TEATRO DI TORINO
Il
TEATRO DI TORINO
SOCIETÀ DEGLI AMICI DI TORINO
Martedì,
22
Aprile 1930
TEATRO KAMERNY DI MOSCA
DIRE'ITO DA
A.TAIROF
Prima Rappresentazione
GIROFLÈ-GIROFLÀ
Operett~ in tre atti di Charles Lecocq
Bolero ..
Aurora,
sua moglie
Giroflè-Giroflà,
..
loro figlia
Murzuk
Maraschino ..
Pedro ..
Paquitta
Matarnoros, arrunrraglio
I cugini
..
jl?'Vghenij Viber
E/jena UvarO'Va
E/jena SpendiarO'Va
LI?'V Fenin
Aleksandr Rumnjof
Nikolaj Bykof
jl?'Vghenija Tolubejl?'Va
Serghjej Tichonravof
Nikolaj Bykof, Grigorij Zacharoj, Nikolaj Ciaplyghin, Viktor Matissen,julij Chmelnitskij
Cori
Vasilij Albazinoj, Ivan Aleksandroj, Viktor Matissen, Grigorij Zacharoj, Serghjej Gortinskij, jurij Fjodorovskij, jurij
Chmelnitskij, Nikolaj Ciaplyghin, Nikolaj Maloj, Viktor
Ganscin, Serghjej Tichonravof
Chriflina Bojadzieva, Nina Suchotskaja, Eljena Lapina, Klavaija Torbejeva, Nina Lukanina, Natalija Gorina, Galina
Kirejevskaja, Natalija Chodorovic, Natalija Efron, Marrika
Paas, Eljena Spendiarova, Lidija Nazarova,jevghenija Tolubejeva, Aleksandra Imberg,
Inna Stejn
Messa in scena di A. T AIROF
Régisseur: L. Lukjanov - Bozzetti di G. jakulov
Direttore d'orchestra: N. Glizburg
IL TEATRO DI ALESSANDRO TAIROF
La prima rappresentazione del «Teatro da Came ra» (Kàmerny Teàtr) di
A. Taitof avvenne a Mosca, il 25 dicembre I9I4. Nessun'epoca poteva sembrare
meno adatta di quella alla creazione d'un organismo artistico vitale, giacchè
tutti pens~vano sopratutto alla guerra da non molti mesi incominciata .. Eppure
il Tairof, che già s 'era fatto notare con le sue messe in scena al « Teatro Libero _,
riteneva ché fosse urgente oppor si alla cri stall izzazione delle tendenze naturalistiche che signoreggiava il teatro, ponendo in primo piano, invece dello sforzo
di rivivere una vicenda, la maestria dell'attore che recita; naturalmente anche
la costruzione dello spettacolo doveva mutare, e adeguarsi al nuovo ritmo di
com posizione.
Il primo esperimento, tentato con la Salm ntala di Kalidasa, suscitò le ire
e i timori di coloro che si facevan paladini del passato, e credettero in pericolo
le . antiche forme consacrate dall'uso. Altri, invece, più scettici, dissero ch'eran
bravate senza seguito: il nuovo Teatro sarebbe stato ben presto costretto ad
abbandonare i s uoi principi innovatori, o sarebbe perito. Invece il Teatro entrò
felicemente nel sùo secondo anno di vita, mise in scena Le nozze di Figaro,
Cyrano de Bergerac, Due mondi, e riusei a conquistarsi le simpatie della stampa
moscovita. Ogni lavoro offriva la risoluzione di problemi particolari, che si
presentavano alla mente dell'inscenatore in un continuo lavoro di ricerche. Il
palcoscenico, come si potè vedere negli anni successivi, non doveva essere se
non uno strume nto della recitazione, da cui avevan da dipendere anche le luci
e il ritmo stesso dello spett acolo. Il successo di questi tentativi si delineava
completo già nella stagione 1917-I8, con la Salome di Oscar Wilde e la pant<r
mima La boUe à joujoux con musica di Debussy .
Partendo d al principio che ciascun attore del suo Teatro doveva cimentarsi
ed eccellere in ogui genere dell'arte teatrale, il Tairof fece recitare, negli anni
seguenti, opere di spirito diversissimo: 1lli «mistero _ come l' Annonce tait à
Marie di Paul Claudel, una «arlecchinata» come La Principessa BrambiUa,
un CO m elodranrma _ come l'Adriana Lecouvreur dello Scribe, una tragedia come
la Fedra del Racine, un dramma come L'Uragaao dell'Ostrovskij, un'operetta
come Giroflè-Giroflà del Lecocq, una pantomima come Il velo di Pier-rette del
Donhanyi. Con questo repertorio il Teatro intraprese la sua prima tournée nell'Europa occidentale (1923), suscitando nei più svariati ambienti artistici un entusiastico interessamento, che poneva i risultati dei suoi primi anni di lavoro fra
le migliori conquiste della scena contemporanea.
Ma, col ritorno a Mosca, nuove esperienze dovevano venire affrontate. Nella
stagione 1923-24 fu dapprima messo in scena L'uomo che fu Giovedi, riduzione
del romanzo di Chesterton, ch'era un esempio di «spettacolo urbanistico », dove
ascensori, ponti, scale, passaggi, schermi erano composti in una complessa macchina; in seguito venne affrontato L'Uragano dell'Ostrovskij, con cui il Tairof,
cHcando d'individuare e di sottolineare i tratti universalmente umani e altamente tragici di quello ch'era stato sempre considerato più che altro un dramma
d'ambiente, passava dalla ricerca della forma alla ricerca dell'emozionalità, secondato dal mirabile sforzo interpretativo di Alice Koonen. Seguì, nel 1925, un
secondo viaggio all'estero, che anch'esso ebbe il migliore dei successi.
Nella stagione 1925-26 il T~atro si accostava per la prima volta a Eugene
O' Neill, con Lo scimmione velloso, nella cui interpretazione un critico russo notò
« uno scultorio e metallico ritmo di movimento e di suoni» novissimo. L'anno
dopo era la volta dell'Amore sotto gli o~mi, in cui la severa semplicità degli scenari, la complessità delle luci, l'assenza di ogni minuzia che potesse nuocere all'azione non erano che il presupposto necessario d'una recitazione , che di ogni
personaggio dava soltanto i tratti essenziali e maggiormente caratteristici .
L'Antigone dello Hasenc1ever, con una messa in scena in cui, avendo rinunciato alla stilizzazione del teatro antico, il Tairof creava una tragedia patetica
e poeticamente organica, cui facevano da sfondo le masse di enormi torri mobili
nere s u un cielo di tramonto, fu rappresentata nella stagione 1927-28. Più tardi,
un altro dramma di Eugene O' Neill, Tutti i figli di Dio hanno ~e ali,
entrava nel repertorio del Teatro, dando vita · a una nuova formula, quella del
realismo concreto: allo stile laconico e sobrio dello scrittore veniva a corrispondere una forma scenica altrettanto laconica e sobria, in cm e'rano sottolineati i
momenti culminanti; anche qui Alice Koonen superò con grande maestria ostacoli tecnici che potevano sembrare insormontabili.
Nel campo nella commedia musicale la stagione 1929-30 portò la messa in
scena della Drei-Groschen-Oper di Bert Brecht e Kurt W-eill, che diede origine a
un'interessante costruzione scenica e a gustose trovate di recitazione. La satira,
il grottesco, lo «spettacolo eccentrico », fondato sul ritmo, che secondo il Tairof ha da essere individuato in ogni la voro da chi lo mette in scena, avevano
avuto, de l resto . in tutta la vita del teatro, le stesse cure degli spettacoli tragici, sì da ottenere singolari risultati nella trasformazione finemente fantastica
e ironica di operette come Giroflè-Giroflà e Il giorno e ~ notte di Charles Lecocq.
Se già nel decimo anniversario della fondazione del Teatro Leopold ]essner
scriveva che quei dieci anni non appartenevano oltanto alla storia del teatro
russo, ma anche a quella del teatro mondiale, a magg ior ragione il 25 dicembre
r<)29, quindici anni dopo la Sakllnta~ ch'era stata la prim:a di quarantadue messe
in scena, il Tairof poteva ritenere d'aver tentato con qualche successo di scoprire e di creare, in un'incessante' ricerca, lo stile dell'epoca nostra, tendendo a
un'armonica concordanza d'invenzione e di realizzazione sia nello spettacolo tragico come in quello buffonesco.
Adesso, mentre l'edificio èhe lo ospita a Mosca sta rinnovandosi, si da permettere che nel prossimo novembre s'inauguri la nuova sala due volte più grande
dell'antica, dimostratasi insufficiente a contenere tutto il pubblico che vi affluiva,
il Teatro ha intrapreso una grande tournée attraverso la Germania, l'Austria,
la Cecoslovacchia, l'Italia, la Francia, il Belgio e l'America del Sud, con un
repertorio che comprende Giroftè-Giroftà e Il giorno e la notte di Charles Lecocq,
L'amore sotto gli olmi e Tutti i figli di Dio hanno le ali di Eugene O' t'ill e
L'Uragano dell'Ostrovskij.
GIROFLÈ- GIROFLA
DI LECOCQ
Giroflè-GiroflèL è trattato dal Teatro Kàmerny come uno « spettacolo eccentrico», in cui l'elemento vocale domini su tutti gli altri,
sottolineando le strofette, che sostituiscono le arie, tutta la trama ritmica del lavoro: infatti tanto l'interpretazione parlata, come il gesto
dell'attore e il movimento per masse, sono costruiti secondo un ritmo
esattissimo; w è impossibile .sopprimere un esecutore, sia pure nel c?ro,
senza turbare la composizione generale dell'insieme, o sopprimere una
parbla, senza alterare ritmicamente il testo .
. Lo spettatore ha davanti a sè una costruzione decorativa in cui
deve inquadrare l'azione, giacchè i paraventi, le aperture, i ponticelli
mobili ne sono parte integrante, e i costumi servono da accessorio.
Con una messa in scena così costrutta il Teatro Kàmerny ha voluto
semplicemente avere una maggiore facilità per sviluppare l'azione.
Il I Atto
Sulla scena è il coro. Tutti gli esecutori portano il medesimo costume: una maglia e alcuni particolari caratteristici sostituiscono le
vesti ingombranti delle solite messe in scena. Il coro canta la gioia e
il riso, che devono regnare ora che le due figlie di Bolero, Giroflè e
Giroflà, prendon marito tutt'e due. Ma Paquita e Pedro, due giovani
fidanzati, avvertono che i pirati potrebbero venire a turbar la festa : i
pirati, narra Paquita in una ballata, rapiscono le ragazze e le vendono
agli harem. Si avanza intanto Bolero, il vecchio e severo padrone, e
svela come sia difficile la vita d'un padre che abbia delle figliole da
marito, accennando alle prossime nOZze. Bolero è un padre d'operetta,
interpretato « eccentricamente » : nella parrucca rossa, nel cinabro che
ha sulle gote, nei rapidi movimenti appare quella ironia su sè steSSO
che è caratteristica dello « spettacolo ·e ccentrico »; nelle sue parole, più
che in quelle degli altri personaggi, appare sovente, con buffe citazioni
di poeti celebri, la parodia letteraria. A lui, ch'è suo padrino, Paquita
chiede la propria mano a nOlfle di Pedro, che non osa: Bolero accollsente, ma grida che non è questo il momento più adatto, che vadano
al diavolo o dalla moglie sua Aurora. Aurora è il vero èapo di casa, e,
adesso che compare, s'informa se il marito ha eseguito a puntino tutt'i
suoi ordini riguardo al matrimonio delle figlie e al pranzo di nozze:
poi c6n~gna a Bolero il testo del discorsetto che egli dovrà fare a Giroflè e a Giroflà ·p rima che vadano all'altare. Viene prima Giroflè, e
narra la propria emozione, e .chiede che cosa propriamente l'aspetti:
il padre tenta invano di decifrare le parole preparategli dalla moglie,
e finisce col dare il foglietto a Giroflè, che lo legga per 9UO conto. Poi
viene Giroflà, che assomiglia alla sor·ella come fossero due gocce
d'acqua, ma porta un nastro celeste nei capelli e piange, mentre Giroflè
ne aveva uno rosa e rideva: il testo del discorsetto Bolero l'ha già dato
Vlia, e perciò alle interrogazioni di Giroflè è costretto a rispondere con
un'improvvisazione, dalla quale s'impara che la moglie deve difendere
il marito, il quale a lei deve piena ' obbedienza: cosi, del resto, hanno
sempre vissuto lui e Aurora . Giroflè se ne va via, e fa il suo ingresso
il primo dei fidanzati, Maraschino, che con una serie di strofette si
presenta ai futuri suoceri : egli è l'erede della famosa ditta Maraschino,
che non ha succursali anche in America soltanto perchè l'America non
è ancora stata scoperta. Aurora e Bolero 19 avvertono che per celebrare
il matrimonio bisogna aspettar l'altro fidanzato, il moro Murzuk, che
sposerà Giroflà, mentre Maraschino sposerà Giroflè; ma Maraschino
comunica che Murzuk è stato ferito da un colpo di lancia, e che dovrà
tardare: sicchè si decide di far subito almeno questo matrimonio. Entrano Giroflè, Paquita e Pedro : Giroflè e Maraschino, appena si vedono,. subito si piacciono, e s'innam~rano l'uno dell'altro; intanto il
coro augura loro ogni felicità, e li accompagna, quando tutti si avviano
verso la chiesa. Solo Paquita e Pedro rimangono ancora in scena, e si
lamentano della crudeltà di Aurora, che vuoI ritardare il loro matrimonio; poi escono anche loro.
CompaÌQno allora i pirati, veri pirati d'operetta, a cui il loro capo
deve raccomandare di cantar più basso d'un'ottava la loro canzonetta,
per non farsi sentire. Essi rapiscono Giroflà, e anche P edro, venuto in
suo soccorso. Paquita, che ha veduto il rapimento, fa accorrere Bolero,
il quale a sua volta dà alla moglie, dopo mòlte paurose esitazioni~ il
triste annunzio. Sono disperati tutt'e due; e poi, che cosa dirà Murzuk?
L'unico che possa salvare Giroflà è l'ammiraglio Matamoros, e Aurora
manda suo marito a pregarlo d'organizzare subito una spedizione punitiva. Intanto ritornano, già sposati, Giroflè e Maraschino, e fanno un
dolce duetto d'amore; ma poi brutte notizie si susseguono: l'ammiraglio è irreperibile, Murzuk sta per arrivare. E Murzuk giunge finalmente .c ol suo seguito di mori, e si presenta anche lui, terribile e spicciativo: la sua ferita non era grave, e non era di lancia ma di lancetta,
sicchè ha potuto adoperare l'arma per l'orologio. Egli vuole la sua fidanzata ad ogni costo, non ascolta i discorsi che gli fa Bolero per
guadagnar tempo, scambia Giroflè per la sua fidanzata finchè non &,li
spiegano ch'ella è soltanto la gemella di Giroflà, e poi se ne va per tre
minuti, minacciando di sterminare tutta la schiatta di Bolero fino alla
settima generazione, se al suo ritorno Giroflà non sarà presente. Bolero
sta per impazzire dal terrore, supplica Maraschino di difenderli, quando
il ritrovamento del nastro celeste di Giroflà e una geniale idea di
Aurora salvano la situazione: finchè l'ammiraglio non riporterà la sorella rapita, Giroflè prenderà il suo posto, e il suo nastro. Murzuk
torna, ed è pieno di gioia; ma Giroflè è un poco perplessa, perchè non
le sembra che la bigamia sia il miglior modo di mettere in pratica i
saggi consigli che le hanno dato. Anche la nuova coppia s'avvia verso
l'altare, mentre il coro canta il proprio giubilo.
Il II Atto
Sulla scena sono Paquita e Bolero. Paquita racconta come Aurora
abbia rinchiuso in una stanza Giroflè, per sottrarla a tutt'e due i mariti; Bolero si lamenta delle spese e delle noie che gli costerà questo
banchetto nuziale: è diflicile fare il padre d'operetta. E .cominciano ad
arrivare gli invitati, fra cui sono i cugini delle due fidanzate, ragazzi
gioviali e burloni. Aurora crede di potersi mettere a tavola tranquillamente, ma appena tutti gli altri sono andati via, Giroflè appare, e
confida la sua tristezza e la ·sua impamenza al padre, che invano tenta
di calmarla. Intanto Maraschino e Murzuk, ubriachi, pretendono le
loro rispettive mog li, e fanno irruzione sulla scena, mentre Aurora rinchiude di nuovo Giroflè, pronta a difenderne l'incoluÌnità fino alla
morte. Alle sue grida vengono tutti gli invitati, e i cugini, facendosi
largo, -chiedono, secondo l'antica usanza che Maraschino spiega con
le sue ' strpfette, le giarrettiere della fidanzata: questo sì ch' è un diritto
che nessuno oserà negare. Infatti i cugini ottengono le giarrettiere, e
tutti se ne vanno ballando. Girofiè, che non è stata rinchiusa ammodo,
nispunta fuori, e s'imbatte prima nel padre e poi nella madre; e con
tutt'e due fa la tragica; ma le rispondono che non stanno mica rappresentando la Fedra.
Ritorna improvvisamente un po' di speranza : è arrivato Pedro,
vestito da aiutante di bandiera di Matamoros; forse anche Girofià è
salva. Ma Pedro è riuscito a fuggire, mentre la fanciulla è ancora nelle
mani dei pirati. Giunge però Matamoros, il quale afferma che i pirati
sono un suo monopolio, e certamente potrà salvar Girofià: basta che
gli diano dei denari. Qùando il patto è concluso, le danze riprendono.
Giroflè, rimasta anoora una volta sola, pensa bene di rifocillarsi un po' :
i cugini, sopraggiuntli, la ubriacano, ed ella, andandosene con loro,
cànta le delizie del rhum. T ornano Aurora e Bolero, e hanno appena
potuto constatare la scomparsa di Girofiè, che vengono gli invitati a
ringraziare, e Maraschino e Murzuk a chiedere che sia n loro restituite
le mogli. Compare Girofiè, ubriaca, in compagnia dei cugini, e ognuno
dei due mariti scorge in lei quella che desidera, sicchè gli invitati li
prendono in giro. Si sentono dei colpi di cannone. Dovrebb'essere il
segnale di vittoria di Matamoros, ma invece viene un suo messaggio che
narra la sconfitta patita: la liberazione di Giroflà è ancora rimandata.
Per guadagnar tempo con Murzuk, A~rora lo chiude a chiave 111 una
stanza. Intanto gli invitati cantano le lodi del vino.
Il III Atto
Il coro è in scena, e canta il levar del sole. Vengono Giroflè e Maraschino, che, facendo colazione, seguitano il loro idillio. Li interrom-
pono gli starnuti di Aurora e di Bolero, che véngono a vedere che cosa
ne è di Murzuk; ma Murzuk è scomparso: la stanza dov'è stato rinchiuso è vuota. Lo spavento è generale, e aumenta ancora quando si
avanza Murzuk: la pausa nella recitazione è tale, che Bolero chiede se
per caso non si sia in un teatro all'antica, come il Teatro Artistico.
Murzuk ha fretta, perchè ha ancora da andare a conquistar la Castig lia; ma prima vuole la moglie, disposto magari a chiederla con le
buone. Bolero cerca di giustificare quel ch'è accaduto la sera prima, e
fa di nuovo passare Giroflè per Giroflà . Murzuk vorrebbe restar solo
con quella che crede sua moglie; Giro~è invece cerca di calmare le sue
espansioni d'amore, e Manischino vuoI rimanere ad ogni costo a difender-e il proprio onore coniugale. Il tempo stringe, a Murzuk portano
i b~ga g li in scena; però egli decide di fare una finta partenza, giacchè
sospetta che sua moglie e Maraschino se la intendano. Ritorna infatti,
mentre tutti sono già felici d'essersi liberati della sua presenza: Bolero
si sente morire; Maraschino alle sue escande~enze dichiara che quella
donna è sua mog lie . Ormai non c'è più nulla da faTe: 'Bolero confessa
la verità a Murzuk. Questi compie un ultimo tentativo d'impadronirsi
di Giroflè, .con la scusa che, se Maraschino è stato il primo a sposarla,
è g iusto che g li ultimi siano i primi, e viceversa; ma siccome neppure
adesso riesce, minaccia di sterminare tutti. In quel momento giunge
Paquita, ad annunciare che è tornato Matamoros, e porta con sè Giroflà.
Solenne, e pieno di citazioni a vanvera, è il discorso di ringraziamento
di Bolero a Matamoros. Fra i due uomini a lei ignoti che ha dinanzi,
Giroflà sceglie senz'altro Murzuk, quel moro così carino, che somiglia
a OtelIo; e non rimane se non da cantar-e il gioioso coro fi nale.
CHARLES LECOCQ
Charles Lecocq è considerato, insieme con H ervé e Offenbach,
come uno dei maestri dell 'operetta francese dell' ' 800.
iNac9ue a P arigi il 3 giugno 1832 e fu allievo, al Conservatorio di
Parigi , di Bazin per l'armonia e di Halévy per la composizione insieme
con Bizet e Saint-Saens.
L a sua prima opera teatrale fu il Doeteur Miracle, scritta in collaborazione con Bizet e rappresentata al teatro dei « Bouffes Parisiens ))
1'8 aprile 1857. Ma il primo grande successo, quello che gli dette senz'altro la popolarità, l'ottenne con l'operetta Fleur - de - Thé, rappresentata al « Thé:1tre Athénée )) il 20 novembre 1868. Dal 1857 al I9II,
Charles L ecocq scrisse circa sessanta tra operette, opere comiche e balletti, fra cui le più celebri sono La Fille de Madame Angot (1872), Giroflé-Girofla (ì874), Le P etit Due (1878), Le ]our et la Nuit (1881), Ali
Baba (1887), ecc.
Un elenco completo della sua copiosa produzione, che comprende
oltre alle opere teatrali numerose composizioni per pianoforte e per canto,
è stato p ubblicato da Louis Schneider nella sua monografia su Hervé e
Charles L ecocq (Parigi, I924).
Charles Lecocq morì a Parigi il 24 ottobre 19I8, ma per il pubblico
il suo nome rappresentava già quello di un astro scomparso.
Girofiè - Giroflà fu rappresentata per la prima volta a Bruxelles,
al Teatro delle « Fantaisies Parisiennes)), il 21 marzo 187:1 . .Il libretto
era fi rmato da Albert Vanloo e Eugène Leterrier.
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Istituto Subalpino
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