COMUNE DI REGGIO EMILIA COMITATO PER UNA COMUNITÀ EDUCANTE GANCIO ORIGINALE ISTITUTO COMPRENSIVO DON P. BORGHI UOC CITTÀ EDUCATIVA PROGETTO NOMADI Previsioni del tempo io mi chiamo M e scelgo il sole perché oggi ho pochi compiti... a cura di Chiara Predieri Alfonso Corradini Previsioni del tempo: io mi chiamo M e scelgo il sole perché oggi ho pochi compiti... 2004-2005 4 Sommario Un piccolo progetto di periferia Alfonso Corradini pag. 7 pag. pag. pag. pag. pag. 11 13 15 17 19 Un anno di attività al Centro Pomeridiano Chiara Predieri Premessa Accoglienza I compiti Identità e amicizia I volontari del Centro Pomeridiano Chiara Predieri Percorso di formazione con i volontari Parole di una maestra Caterina Caminiti Impressioni di un anno trascorso ancora insieme Romana Saccheggiani pag. 27 pag. 31 pag. 35 pag. 39 Ringraziamenti pag. 44 5 Un piccolo progetto di periferia Alfonso Corradini 8 È un piccolo progetto di periferia, il nostro. Un piccolo progetto che non ha nemmeno un nome, così alcuni lo chiamano “gruppi attivi” centrando l’attenzione sulla pedagogia che ispira il lavoro con i bambini; altri dicono “il centro pomeridiano di Rivalta” per significare il punto di riferimento extrascolastico dei bambini. È un piccolo progetto che non passa inosservato, perchè è nato dalla richiesta di dare forma a una possibilità d’integrazione per i bimbi sinti e più tardi, per i bimbi stranieri, e fin da subito, per tutti i bimbi della zona di Rivalta. E ad alcuni non piace questa commistione, ad altri non piace che la sede sia proprio la scuola elementare. L’istituto Comprensivo invece ci ha accolto e dialoga con noi, questo ci consente di superare i fraintendimenti che sempre nascono dalla contigiutà, se non è dialogata. Ma soprattutto questa proposta è piaciuta a molti, tanti ragazzi e ragazze che hanno accettato di fare volontariato qui. Sono loro che ci consentono anno dopo anno di continuare a offrire ai bambini di Rivalta questo servizio, e sono ancora loro che trovano stimolante partecipare a costruire una convivenza possibile, anzi piacevole, tra i tanti bambini che molti adulti leggono “diversi”, a volte “troppo diversi” per aver diritto di coabitare, seppur per poche ore settimanali, sotto il tetto della stessa esperienza formativa (ecco... qui mi sarebbe stato utile avere un nome per questo progetto), tanto da spingere qualcuno a non partecipare per paura di “contaminarsi”. Bisognerebbe interrogarsi un po’ più a fondo su cosa significano contaminazione, integrazione, ed altre parole simili che suggeriscono l’idea di vicinanza, di dialogo, di scambio. E perché questa prospettiva fa nascere paure viscerali il cui oggetto possono essere indifferentemente ora gli zingari e gli stranieri, ora i nostri immigrati, le persone psicologicamente fragili, gli eccetera eccetera di una lunga lista che contiene tutte le differenze che possiamo incontrare e che ci risultano ostiche da comprendere, a partire dalla lingua che parlano 9 tutte le volte che è la lingua dell’ospite, la lingua dello straniero, la lingua dell’immigrato. Così nell’epoca della globalizzazione rischia di prender fiato un provincialismo che non riconosce che sè stesso. Credo che noi adulti abbiamo paura delle differenze molto più di quanto ne abbiano i bambini. Noi diffidiamo, prendiamo le distanze, insinuiamo dei distinguo, ci teniamo a differenziarci; i bambini sono curiosi dell’altro, vogliono conoscere, esplorare le differenze, averci a che fare. E’ anche per questo che il Centro Pomeridiano funziona. I bambini stessi ne sono il motore, insieme ai volontari. E poi ci sono gli insegnanti che provano a comprendere perchè non si fanno solo i compiti. E intanto continuano a chiamarlo doposcuola. E’ qui il motivo dell’incomprensione. I Gruppi Attivi (... il prossimo anno faremo un laboratorio ad hoc e daremo loro un nome!!) non sono un doposcuola (se lo fossero avrebbero ragione alcuni insegnanti a focalizzarsi sui compiti). Sono un’opportunità educativa pomeridiana che tra le finalità ha anche quella di aiutare i bambini ad imparare attraverso i compiti scolastici. Ma oggi s’impara anche e soprattutto attraverso altre esperienze. Noi cerchiamo di offrirne qualcuna: i laboratori, i giochi, i compiti (appunto), attraverso cui migliorare la conoscenza di sè e la conoscenza reciproca; scoprirsi differenti in un modo che sollecita la curiosità e dissolve la paura, costruire la propria identità attraverso la partecipazione, il protagonismo, il dialogo, la responsabilità. In conclusione, tutto ciò significa sostenere i bambini perchè possano affrontare in modo sempre più competente i propri compiti di sviluppo. Contribuire a questo è il nostro compito. Ed allora ringrazio Chiara e Marina, Romana e Caterina che sono state la mente e il braccio, la fantasia e la tecnica nelle proposte di ogni giorno, ma soprattutto sono state il punto di riferimento affettuoso e accogliente per ogni bambino e per ogni volontario che ha contribuito a colorare i giorni di quest’anno in un piccolo progetto di periferia. 10 Un anno di attività al Centro Pomeridiano Chiara Predieri 11 12 Premessa A ll’interno del Centro Pomeri diano di Rivalta si è cercato di creare momenti per un incontro piacevole dove, vivendo spazi fisici conosciuti, i diversi bambini possano scoprire “spazi emotivi” differenti e nuovi, alle volte inaspettati. I bambini e le loro storie si incontrano ed iniziano a confrontarsi, a questi si uniscono le storie dei ragazzi volontari, degli adulti educatori, tutti insieme si trovano coinvolti in un percorso di crescita al quale ogni soggettività porta un contributo ineguagliabile. Cercando di creare un clima di benessere, che sappia accogliere le differenze senza volerle nascondere o confutare, ogni soggetto ha la possibilità di essere parte attiva all’interno di un viaggio la cui meta può essere definita nel “diventare buoni amici”. Alcune informazioni rispetto a quali strumenti accompagnano i 13 viaggiatori sono certe, pensate e realizzate, altre invece sono state costruite passo dopo passo. Il viaggio di questo gruppo di bambini, ragazzi e adulti ha riservato molte sorprese, ha regalato loro la possibilità di sperimentare lo stupore davanti all’inatteso, al non calcolato. Ogni bimbo, ogni ragazzo, ogni adulto porta con se un ricordo dai colori più svariati: dal tenue e rilassante azzurro, verde fino al forte e vulcanico rosso, giallo forse alle volte anche colori più cupi, ma sempre colori. I viaggiatori hanno iniziato la loro avventura nel mese di novembre dell’anno scolastico 2004 concludendola alla fine di maggio 2005, presso la scuola elementare di Rivalta per due pomeriggi alla settimana (martedi, giovedi) dalle 14,30 alle 17,30. Quest’anno per la quarta volta il viaggio del Centro Pomeridiano di Rivalta ha visto la partecipazione di circa 20 tra vecchi e nuovi bambini viaggiatori, di diversi volontari delle scuole superiori e di un equipé educativa formata da due educatrici e da una volontaria; dello stesso gruppo ha fatto parte per buona durata del viaggio anche una maestra della scuola elementare. Il gruppo è stato composto principalmente da bambini che abitano il territorio di Rivalta, ma con storie di provenienze diverse tra loro. Appurato che all’interno di un clima accogliente e motivante il bambino può apprendere e rafforzare le proprie competenze non solo relazionali, ma anche didattiche si è cercato anche quest’anno di coinvolgere i bambini appartenenti alla cultura sinta che risiedono in questo territorio. Favorire e stimolare la loro partecipazione a momenti ludici, socializzanti e di apprendimento li può aiutare nel difficile percorso d’integrazione, dando loro la possibilità di vivere e approfondire relazioni amicali con bambini “gagi” (non Sinti) all’esterno dei contesti di vita abituali; oltre che avere modo di confrontarsi con la cultura maggioritaria e portare ad essa importanti contributi nella conoscenza e valorizzazione della comunità Sinta. Anche quest’anno per la quarta volta il viaggio del Centro Pomeridiano di Rivalta si è potuto realizzare per la collaborazione tra Comune di Reggio Emilia, Istituto Comprensivo Don Borghi, il Progetto Gancio Originale, il Comitato per una Comunità Educante. 14 Accoglienza O gni pomeriggio prima di iniziare le attività ci si ritro vava tutti, educatori, volontari, bambini e maestra all’interno della stanza comune. Il momento dell’accoglienza è un aspetto che abbiamo cercato di curare con attenzione, pensando che sia importante, prima di iniziare qualsiasi cosa, “scambiarci gli umori”. Definito come il momento del “Meteo” questo gioco diventa strumento per dare il segnale dell’inizio della giornata, ma anche e soprattutto per segnare i confini di uno spazio di vita insieme che sarà condiviso dai partecipanti, tutti sono messi al corrente dei tempi e dei modi per poter vivere al meglio quelle ore. Nella concretezza ci si ritrovava in un grande cerchio, seduti, al centro venivano posti due cartelloni indicanti alcuni simboli meteorologici disegnati in maniera molto esemplificativa. Ogni partecipante a turno è chiamato ad esprime il proprio stato d’animo attraverso la scelta di uno o più simboli e raccontare qualcosa di sé, della propria giornata in modo completamente libero. Da quest’anno si è scelto di inserire un oggetto transizionale che avesse la funzione di aiutare il bambino ad esprimersi più liberamente e con meno paure. Il fatto che l’oggetto dovesse passare da un bambino ad un altro dava la possibilità di un contatto fisico tra i bambini che si rivolgevano uno all’altro attirando e aumentando la capacità d’attenzione e l’interesse verso quello che l’altro avrebbe raccontato. Il primo oggetto scelto è stata una conchiglia, da ascoltare appoggiandosela all’orecchio. 15 E’arrivata da noi quest’anno una conchiglia che viene da lontano ed ha tante cose da raccontarci, ne può raccontare una diversa ad ogni bambino...è una conchiglia che ci dice delle cose ma che ascolta tutto quello che noi le vogliamo raccontare. Appoggiandosi la conchiglia all’orecchio... Mhh, ah sì, cosa dici conchiglia? Ma dai!!! Allora bimbi la conchiglia mi ha detto che oggi è un po’ stanca per il viaggio che l’ha portata fin qui e sceglie il sole con le nuvole perché ha un po’ di sonno...Io invece scelgo il sole grande con i raggi lunghi perché sono contenta di essere qui con voi. La conchiglia viene passata seguendo il verso del cerchio. Io mi chiamo K. e scelgo il sole perché oggi è una bella giornata e io sono contenta, ma anche la nuvola nera per una cosa che non posso dire... ...Io mi chiamo G. ma la conchiglia ha detto che mi chiamo Alfonso, scelgo il sole perché tra poco è il mio compleanno e mio padre mi ha detto che mi regala la moto......Io mi chiamo M. e scelgo il sole perché oggi ho pochi compiti... ...Io scelgo il pupazzo di neve perché ho voglia che viene la neve che gioco con R. Circa a metà anno si è aggiunto un altro oggetto: un tamburo, costruito da un bambino diversamente abile che componeva il gruppo. Ogni componente prima di prendere la parola suonava il tamburo come meglio credeva, dopo aver finito di parlare, il tamburo veniva passato in modo che tutti potessero parlare. 16 I compiti U na delle finalità del Centro Pomeridiano è sempre stata quella di fornire un supporto didattico nello svolgimento dei compiti. La prima parte del pomeriggio è appunto dedicata ai compiti. Per circa un’ora e trenta i bambini vengono divisi tra gli educatori ed i volontari, utilizzando diverse aule della scuola. Grazie alla presenza, quest’anno numerosa, di ragazze e ragazzi volontari si è potuto realizzare un intervento più mirato avendo la possibilità di un rapporto uno ad uno tra volontari e bambini. Il momento dei compiti è per molti dei bambini, che compongono il gruppo, un esigenza importante che diventa priorità nel migliorare e rinforzare i propri processi di apprendimento. Inoltre potersi avvalere di un rapporto individualizzato mette il bambino nelle condizioni di sentire un’attenzione maggiore nei suoi confronti ed una cura profonda nell’affrontare le eventuali difficoltà didattiche. Soffermandosi nell’osservazione di alcune storie di questi bambini resta evidente la necessità di essere sostenuti e motivati verso una partecipazione attiva alla vita scolastica, che passa senza dubbio da una acquisizione non solo delle competenze di base, lettura e scrittura, ma anche nel poter esprimere le proprie attitudini utilizzando 17 strumenti diversi. Tutto ciò ha la funzione di facilitare i processi d’integrazione, tutto ciò ha maggior valore per i bambini appartenenti alla cultura Sinta. Un incontro ad inizio anno scolastico con le insegnanti delle classi dei bambini coinvolti, ha permesso alle educatrici di concordare l’intervento didattico in continuità con quanto veniva fatto a scuola. Tale incontro ha dato la possibilità di conoscere alcune delle specificità, non solo problematiche dei singoli bambini. 18 Identità e amicizia S tare insieme può avere molteplici motivazioni e diversi scopi, stare insieme per amicizia e per voglia di conoscersi è senza dubbio una buona motivazione per impegnarsi due pomeriggi alla settimana. Questo è quanto l’equipe educativa ha chiesto e costruito insieme ai bambini ed ai volontari. Nel momento in cui il bimbo si lascia trasportare nella relazione con l’altro ha modo di scoprire e definire parti diverse della propria identità. Questo è stato il filo rosso che ha legato insieme tutto ciò che si è pensato, realizzato e raccontato al Centro Pomeridiano di Rivalta durante quest’anno. Dopo il momento dei compiti, la merenda ed un po’ di gioco libero ci si ritrova nell’aula comune; in cerchio si 19 presentano le attività di quel pomeriggio, cercando attraverso i ricordi dei bambini di riagganciare il tutto con il pomeriggio precedente. Per differenziare i due pomeriggi settimanali è stato scelto di alternare laboratori pratici-manuali, con attività di gioco strutturato, scegliendo giochi di conoscenza e di affiatamento del gruppo. Il tema dell’identità e dell’amicizia è stato sviluppato in tre fasi: Mi osservo e mi scopro La prima fase si è caratterizzata per la proposta fatta ai bambini di scoprire se stessi attraverso il movimento corporeo, la manipolazione nella costruzione della propria rappresentazione con l’utilizzo della creta e con il disegno. I bambini, singolarmente si sono rappresentati su cartelloni dando risalto ad aspetti fisici che li caratterizzassero. Poi in un secondo momento hanno realizzato delle “sagomine” di creta colorandosi e decorandosi come essi si percepivano, utilizzando materiali di recupero diversi. (bottoni, lane colorate, ferro, carta, stoffe ecc.). I momenti invece di gioco strutturato, in questa prima fase, sono stati pensati come proposta ludica che fosse in grado di coinvolgere la parte emotiva e relazionale del bambino. L’osservazione di se stessi è passata attraverso il movimento nello spazio, utilizzando il proprio corpo come realtà da scoprire e riscoprire, coinvolgendosi in giochi di imitazione degli animali, o provando a realizzare movimenti in base ad uno stato d’animo con un sottofondo musicale. E’ stato dato molto spazio ad attività di tipo corporee: giochi di drammatizzazione, di interpretazione, di conoscenza del proprio corpo attraverso il contatto fisico, con lo scopo di aumentare la consapevolezza della propria identità corporea e di movimento all’interno di uno spazio fisico condiviso con altri. 20 All’inizio si sono privilegiate situazioni di gioco individuale, poi a coppie ed infine a gruppetti; questo per dare un senso di processualità del percorso di conoscenza di se stessi fino ad arrivare ad una maggiore coesione del gruppo. Si è cercato di attivare e sostenere la capacità di osservazione del bambino, infatti anche nei momenti in cui un singolo non era direttamente coinvolto dal gioco gli veniva chiesto di registrare e raccontare successivamente cosa avesse notato negli altri e come si sarebbe sentito nella medesima situazione. Questa attenzione a sviluppare la capacità d’osservazione, ad essere un osservatore attivo, ci è sembrata necessaria perché abbiamo visto che in questo modo anche i “bambini osservatori” si sentivano parte attiva della situazione ed inoltre la capacità di osservare dei bambini, una volta orientata su dei focus e contestualizzata (perchè osservare, cosa osservare e come utilizzare poi l’osservazione) è molto migliorata e mentre in precedenza,in assenza di input sufficientemente definiti, rimaneva a uno stadio superficiale rispetto al vissuto emozionale del bimbo stesso, in seguito ha raggiunto un affinamento adeguato a cogliere gran parte dei vissuti e delle emozioni che la situazione provocava nei protagonisti. Osservo e scopro gli altri, i burattini La seconda fase di questo percorso è stata all’insegna della conoscenza dell’altro attraverso la sua rappresentazione grafica, prestando attenzione alle caratteristiche soggettive del proprio compagno. I giochi di movimento proposti in questa fase avevano lo scopo di creare collaborazione tra i bambini in modo da dare loro la possibilità di iniziare percorsi di piccola progettualità. Operativamente i bambini hanno lavorato a piccoli gruppi o 21 a coppie e dovevano decidere insieme delle rappresentazioni brevi da proporre al resto del gruppo: rappresentazioni di animali cercando di definirne i tratti caratteristici, il modo di muoversi, di mangiare, di giocare facendo attenzione ai particolari. Attraverso questa sollecitazione della capacità d’osservazione i bambini presentavano agli altri un proprio “micro progetto” che doveva essere il frutto del confronto e dell’ascolto delle opinioni dei diversi componenti. Parallelamente si sono voluti introdurre alcuni aspetti ed alcune tecniche del teatro, una di queste: il burattino. La costruzione di un burattino come oggetto ludico che potesse, in seguito, diventare mediatore nelle rappresentazioni di storie con tema l’amicizia. L’osservazione dell’altro e la successiva costruzione di pupazzi che rappresentassero il proprio compagno o compagna è stata realizzata con l’uso di tecniche differenti: sagome su palette e pupazzi a calza. I bambini hanno lavorato con materiali come: carta, cartone, stoffe, bottoni, lane, legno. Costruita la sagoma dell’amico hanno potuto realizzare sagome inventandosi personaggi di fantasia (principi, ragazze alla moda, calciatori, super eroi, nonni, streghe ecc.) Nel pensare i pupazzi a calza è stato chiesto loro di rappresentare degli animali veri o inventati, che potessero essere dei “fedeli compagni di storie” insieme alle sagome. I bambini hanno costruito i fondali delle storie poi realizzate. 22 Inventiamo insieme delle storie La terza fase ha portato ancor più i bambini nella direzione di realizzare qualcosa insieme: inventare delle storie! Dando delle ambientazioni che i bambini riconoscessero come appartenenti al loro vissuto quotidiano, hanno iniziato a piccoli gruppetti, o a coppie ad inventare delle (im)probabili vicende scegliendo a piacere, con quali pupazzi interpretarle. Essendo il tema principale quello dell’amicizia, ai bambini veniva chiesto di far vivere ai loro personaggi delle avventure tra amici quindi: due amici, il cagnolino ed il suo padrone, sorelle o fratelli, storie di ambientazione famigliare come la nonna con i nipoti, ecc. Dietro un telo di stoffa da cui si vedevano soltanto le mani ed i pupazzi i bambini potevano dare libero sfogo alla fantasia inventando avventure incredibili coi personaggi più strani. Sono qui riportate alcune delle storie inventate dai bambini sulle basi di ambientazioni proposte dalle educatrici. Due amici fanno un viaggio... G. – Io mi chiamo Giacomo. A. – Io mi chiamo Birba e sono un cane. Questo è il mio amico Giacomo, vogliamo andare a Milano per trovare nostra nonna. G. – Poi c’è anche un altro nostro amico che si chiama Domenico e viene con noi perché è l’unico che può guidare, gli ha dato la macchina suo fratello A. – Forse incontriamo anche la Chiara. Mentre andiamo a Milano passiamo da Genova, dopo se la vediamo la carichiamo mentre fa l’autostop. G. – Ecco siamo arrivati dalla nonna scendete dalla macchina che fa troppo caldo poi Birba deve fare la pipì. 23 M. – Bravi siete venuti tutti a trovarmi anche il mio nipote preferito, Giacomo tu sei il mio nipote preferito. Dai adesso andiamo a mangiare che ho fatto le cotolette. G. – Brava nonna a me piacciono molto le tue cotolette, vieni Birba che ci sono le buonissime cotolette della nonna! A. – Adesso mangiamo ma poi io voglio andare giocare e non voglio andare a dormire, anzi no, voglio andare dormire molto tardi. G. – Tutti dopo aver mangiato andarono a giocare e poi a dormire a casa della nonna. M. – Andiamo a Roma a trovare la mamma? V. – Io sono Matteo e sono suo fratello anche io voglio vedere la mamma. E allora decidiamo di partire con il treno. I due fratelli salgono sul treno e si mettono in viaggio, ma durante il viaggio succede qualcosa... ad un certo punto il treno viene bloccato da un drago. M. – Ma cosa succede, un drago! No Matteo non avere paura adesso dalla valigia tiro fuori il serpente Carletto e gli dico di attaccare il drago. Dai Carletto attacca il drago che Matteo ha paura e si è nascosto sotto il seggiolino. C. – Io sono il serpente e con i miei occhi lo ipnotizzo finché non cade per terra. M. – Adesso che il drago è morto il capo pilota lo prende e lo porta via e noi continuiamo il viaggio. Io e Matteo siamo riusciti ad arrivare dalla mamma, dormiamo con lei poi ripartiamo per tornare a casa. 24 Per continuare nella scoperta di alcune tecniche del teatro, è stato proposto il teatro d’ombre. Per l’atmosfera che questa tecnica è in grado di creare i bambini ne sono rimasti affascinati. Utilizzando il teatro d’ombre le storie sono diventate silenziose, raccontate attraverso i corpi ed il movimento. Sempre a coppie i bambini costruivano le loro storie davanti ad un pubblico attento e rapito. In ultimo si è lavorato su di una storia proposta dalle educatrici “Gallo Cristallo”. Questa favola è composta da molti personaggi, tutti animali con caratteristiche estetiche e caratteriali molto diversi tra loro. Ai bambini è stata prima narrata la storia poi ognuno di loro ha scelto un animale e lo ha interpretato. La storia veniva raccontata attraverso una filastrocca durante la quale i bambini prendevano le parti dei singoli protagonisti, creando così un momento ludico che coinvolgeva tutto il gruppo. La storia ha appassionato talmente i bambini che spesso questa filastrocca era da loro utilizzata anche nei giochi liberi. 25 Ripensando ai diversi momenti dell’anno salta alla mente quanto sia stato stimolante poter vedere nei bambini il cambiamento, pomeriggio dopo pomeriggio. Abbiamo cercato di coinvolgere i bambini all’interno di momenti e spazi in cui potessero esprimersi attraverso codici differenti; questa scelta ha secondo noi permesso loro di vivere il cambiamento, soggettivo e collettivo. Per noi è stato importante poter osservare e registrare le reazioni dei bambini, vivendo insieme esperienze educative, perché ci ha permesso di conoscere la soggettività di ogni bimbo potendo così calibrare meglio le proposte. 26 I volontari del Centro Pomeridiano Chiara Predieri 27 28 A nche quest’anno, come ormai tradi zione consolidata, hanno preso parte alle attività del centro pomeridiano diversi ragazzi e ragazze volontari provenienti da alcuni istituti superiori e in collaborazione con Gancio Originale. La partecipazione è stata numerosa e costante. I ragazzi e le ragazze si sono trovati ad affiancare l’educatore all’interno delle attività dei compiti e durante le attività laboratoriali. I volontari diventano risorsa non soltanto nella concretizzazione del lavoro educativo, ma anche nel costruire relazioni individualizzate con i bambini. Il momento dei compiti, che occupa la prima parte del pomeriggio, è un momento importante e nello stesso momento delicato perché si realizza in una situazione di estrema vicinanza tra il bimbo ed il volontario. I volontari si trovano a doversi mettere in gioco in modo diretto, i compiti diventano mediatori della relazione; è in questo momento che il bimbo impara a conoscere il volontario e così il contrario. Il sentirsi utile e importante per quel bambino che è in difficoltà, diventa esperienza concreta di un vissuto quotidiano. Ai volontari è stato chiesto durante l’anno, di partecipare a momenti di riflessione e verifica. 29 Creare momenti strutturati durante i quali il volontario e la volontaria possono esplicitare il proprio essere all’interno del Centro Pomeridiano, le proprie riflessioni, dubbi o proposte; diventa necessità nell’ottica di un percorso educativo che vede i volontari, gli educatori e i bambini attori nel costruire un’esperienza positiva. Tra i volontari che quest’anno si sono impegnati presso il centro pomeridiano ci sono state ragazze che già l’anno scorso avevano partecipato. 30 Percorso di formazione con i volontari I l primo incontro si è svolto dopo i primi mesi di apertura del centro pomeridiano. E cercava di dare la possibilità alle ragazze e ragazzi di poter comunicare un vissuto ancora parziale, ma senz’altro intenso e non privo di timori e domande. F. – Mi sono sentita molto bene quando mi avete dato l’incarico di seguire un gruppetto da sola durante l’attività manuale, ho sentito che vi fidavate di me! All’inizio ero spaventata, poi ho visto che è andato tutto bene! – E. – Ero un po’ spaventata all’inizio, la prima volta, soprattutto per i compiti… una delle prime volte ero con L. e in tutto il tempo non sono riuscita a farle fare niente…. mi sono scoraggiata molto… poi la volta dopo ho cercato di essere più decisa e sono riuscita a farle finire i compiti… mi sono sentita meglio!R. – Io non conoscevo i bambini, ma è bello imparare a conoscerli piani piano… vedere dei cambiamenti in pochi mesi che sono qui. – R. – Io ero qui anche l’anno scorso e ho visto che il gruppetto dei bambini è cambiato ed è stato bello rincontrarli diversi e conoscere nuovi bambini. Vedere D. che partecipa alle attività non sembra essere lui! – Nel corso dell’anno scolastico, circa a metà del percorso insieme, è stato realizzato un secondo momento di formazione e riflessione su quanto vissuto fino ad allora. Si è ritenuto importante creare il tempo e lo spazio per ascoltare le impressioni dei ragazzi e delle ragazze, anche perché in corso d’anno ci sono stati numerosi nuovi arrivi tra i volontari. Il gruppo finale è stato composto da 20 volontari tra ragazze e ragazzi, provenienti da scuole diverse e coordinati da Gancio Originale, dall’Istituto Matilde di Canossa e dall’Istituto Superiore Don Z. Jodi. 31 L’incontro si è svolto seguendo una traccia di riflessione elaborata e proposta dall’equipe educativa del Centro Pomeridiano. La metodologia è stata quella di un confronto a coppie tra i volontari, e in un secondo momento uno scambio con l’intero gruppo, quindi una riflessione condivisa. Di seguito sono raccolte alcune delle testimonianze dei ragazzi. All’inizio.... Il primo giorno è stato particolare, una cosa ancora sconosciuta, all’inizio c’era un pò di disagio ma ci siamo sentiti molto accolti da tutti i componenti di questo grande gruppo. Eravamo meravigliati, non pensavamo che dei bambini riuscissero ad interagire con noi così presto. Inizialmente ci siamo sentiti spaesati perché non sapevamo come avrebbero reagito i bambini a vedere tante persone nuove. Dopo aver preso confidenza con i bambini abbiamo fatto un gioco che si chiama “meteo” inizialmente non sapevamo ne’ cosa dire ne’ cosa fare e ci sentivamo imbarazzati a dire la nostra opinione davanti a quella moltitudine di persone. Se non fosse stato per i bambini avremmo fatto molta fatica ad integrarci. ... qualche tempo dopo.... Ora ci sentiamo più tranquille perché sappiamo come comportarci con i bimbi cominciamo a capire i gradi di esigenze e di difficoltà anche per il continuo scambio con le educatrici. Il rapporto con i bambini è migliorato e ora tra noi c’è più confidenza. Con le educatrici c’è sempre stato rispetto reciproco e con gli altri volontari ci si aiuta nei momenti di difficoltà. 32 Ci siamo sentite punto di riferimento per i consigli, siamo “i grandi” e siamo viste come figure importanti a cui fare riferimento Abbiamo notato che i bambini ci osservano molto, guardano con attenzione il nostro comportamento e ci vedono come punti di riferimento. Questo è per noi molto gratificante. .... e alla fine dell’anno..... Vorrei portare con me la loro immagine sempre sorridente e un po’ svogliata nel fare i compiti, vorrei lasciare tutta la felicità che mi è stata donata. Il ricordo di queste giornate mi ha dato la voglia di continuare questo percorso anche dopo la scuola. Lasciamo al Centro il nostro tempo, la pazienza, le nostre conoscenze per essere utili ai bambini. Vorremo portare con noi l’esperienza e la capacità di ascoltare. Rimarrà sicuramente in noi il ricordo di una esperienza che ci ha aiutato a crescere e ha arricchito la nostra persona, ciò che speriamo di lasciare è una parte della nostra amicizia. .....e poi qualche consiglio...... E’ organizzato bene soprattutto il momento iniziale in cui noi possiamo osservare i bimbi per capirli meglio. La scansione del tempo è positiva perché non è data la priorità assoluta ai compiti ma sono valorizzate le relazioni. Pensiamo che oltre alla presentazione iniziale sarebbe adeguato avere uno spazio per conoscere meglio ogni bambino che ci è stato assegnato in modo di avere un rapporto di maggiore conoscenza per aiutarli meglio. ... a un nuovo volontario... Suggerirei di parlare, di non avere vergogna dei propri pensieri e di non trattare i bambini come dei “piccoli” ma da persone in via di sviluppo. 33 Suggerirei di portare con sè un “camion” di pazienza e tanta voglia di fare, molta serenità. Gli racconterei quanto questi bambini attraverso i loro progressi riescono a riempirti di felicità, gioia e voglia di continuare. Ad una ragazza che frequenta lo Jodi le racconterei che è un’esperienza che ci aiuta adesso e ci aiuterà nel futuro del settore lavorativo che ha scelto. Consiglieremmo vivamente di accettare questa proposta perché può dare tanto, può farti sentire importante e utile per qualcuno. Racconterei che mi sono trovata bene con i bambini e con le educatrici, che il clima era accogliente e di provarci perché ti può aiutare a crescere. 34 Parole di una maestra Caterina Caminiti 35 36 I l progetto che vede impegnati gli educatori dei Gruppi Attivi del Comune di Reggio Emilia, alcune famiglie di Rivalta, la scuola Don P. Borghi ed un nutrito gruppo di volontari delle scuole superiori, è qualcosa di molto complesso che ha come obiettivi finali l’alfabetizzazione (per i bambini stranieri), la socializzazione e l’integrazione dei bambini che già frequentano le scuole elementari dell’Istituto Comprensivo Don Borghi. Non nascondo le perplessità che ho avuto quando durante l’anno scolastico 2003/04 mi sono ritrovata, io insegnante dello stesso plesso, a far parte di tale progetto. Erano talmente tante le tipologie dei bambini frequentanti il Centro pomeridiano, e così diversi i metodi adottati dalle educatrici rispetto a quelli canonici dell’insegnamento, che credevo improbabile la buona riuscita. Molti sono stati i confronti, a tale proposito, che ho chiesto alle educatrici proprio nell’intenzione di capire le finalità e gli obiettivi che speravano di raggiungere con ad esempio “il gioco del meteo” o con il conseguente giro di presentazioni che tutti noi, adulti e bambini, eravamo invitati a fare all’inizio di ogni incontro. Ora che sono trascorsi due anni dall’inizio di questa mia esperienza, devo ammettere che avevano ragione le educatrici. In questi due anni ho visto bambini che non conoscevano una parola di italiano fare la presentazione di se stessi, riuscire attraverso “il gioco del meteo” a dichiarare il proprio stato d’animo in quel momento, bambini che non riuscivano 37 a rispettare le regole stare seduti in maniera composta e aspettare il proprio turno. Molte altre cose mi hanno dimostrato che ci sono altre strade da percorrere, che affiancate a quelle dell’insegnamento classico, aiutano a raggiungere gli obiettivi prefissati. Tra l’altro c’è da dire che se l’Università della Ricerca di Urbino si è interessata al nostro progetto, che ha dichiarato essere “... particolarmente interessante sia per le finalità che si propone sia per l’originale modalità organizzativa...” qualcosa di vero ci deve essere! Le dottoresse dell’Università di Urbino ci hanno onorato della loro presenza ed hanno voluto partecipare in prima persona, per tre giornate, alla vita del Centro Pomeridiano nello svolgimento del loro progetto di ricerca. Inutile dire che hanno unito l’utile al dilettevole perché mentre ci “osservavano” si sono divertite nell’interagire con noi e con i bambini durante le attività ludiche. Tirando le somme posso dire che il progetto è una grande risorsa, soprattutto se si considera il continuo aumento demografico con provenienze differenti che Rivalta sta vivendo, e che merita di continuare ad esistere, parola della maestra! 38 Impressioni di un anno trascorso ancora insieme Romana Saccheggiani 39 40 I l dott. Vittore Pecchini, ex dirigente scolastico dell’Istituto Don Borghi, scelse quale logo dell’istituto la figura di tre bimbi dove il più grande, tenendo per mano i più piccoli, li aiutava nel loro cammino di crescita. Quest’immagine mi piacque e mi piace ancora molto perché ben rappresenta il ruolo che gli studenti volontari rivestono all’interno del progetto educativo del Centro: guidano i bambini nell’acquisire autonomie e responsabilità tenendoli per mano e crescendo insieme a loro. Quattro anni fa le studentesse volontarie erano due, quest’anno durante l’ultimo quadrimestre sono stati venti, incredibile, provenienti da tre istituti scolastici diversi Città del Tricolore (Gancio Originale), Matilde di Canossa e Zeffirino Jodi. La disponibilità di Gancio Originale e delle Scuole di affidarci tanti volontari denota credibilità verso il progetto che col passare del tempo cresce e si plasma attorno alle esigenze che via, via nascono, restando sempre ancorato alla realtà del territorio ove è insediato. Tutto questo grazie all’encomiabile lavoro delle educatrici che con professionalità, tanta attenzione e molto rispetto hanno saputo far confluire realtà e risorse diverse verso l’obiettivo prefissato. L’impegno è stato grande dovendo mantenere i rapporti con le insegnanti, non sempre facili, con il personale ausiliario che si è rivelato non sempre ben disposto, coi volontari che devono essere seguiti ed indirizzati e con le responsabili delle scuole di provenienza degli studenti. La frequenza dei volontari è stata assidua per i più, si sono distribuiti sulle due giornate, alcuni di loro si sono fermati sino alle 16,30 altri fino al termine dell’orario, tutti sono stati molto corretti nell’avvisare una mancata presenza o un ritardo. Da parte nostra c’è sempre stata un’attenzione e una sensibilità particolari nei loro riguardi, i ragazzi si sono trovati bene e a loro agio tanto che il gioco 41 del meteo era divenuto anche per loro un’occasione per esternare stati d’animo non sempre sereni, buono è stato l’affiatamento con le educatrici alle quali si sono sempre riferiti per chiedere aiuto e suggerimenti. Da un paio d’anni due sono stati i pomeriggi destinati all’aggiornamento coi volontari, occasioni di riflessione sul ruolo educativo degli stessi all’interno del progetto e momenti di scambio di impressioni ai quali i ragazzi si sono prestati molto volentieri. Ciò che ne è scaturito è stato molto utile per tutti, ci siamo conosciuti ed abbiamo avuto l’opportunità di fermarci a riflettere sulle motivazioni che ci hanno spinti e ci spingono a partecipare: per tutti è stata ed è la voglia di aiutare i più piccoli a superare difficoltà e il piacere personale di intrecciare rapporti affettivi. In questo i ragazzi sono stati veramente bravi e i bambini non hanno certo faticato a voler loro bene. Per alcuni studenti questa è stata un’esperienza nuova che ha destato in loro la preoccupazione di non esserne all’altezza, altri invece, che già avevano operato in ambiti simili, hanno trovato gratificazione nel sentirsi responsabilizzati dalle educatrici, altri ancora trovandosi in difficoltà di fronte a rifiuti dei bambini nello svolgere i compiti, hanno elaborato strategie che si sono rivelate efficaci; infine tutti sono stati concordi nell’asserire di aver ricevuto dai bambini molto più di quanto loro avevano donato. Nessuno di loro si è sentito esempio educativo per i bambini forse perché, essendo molto giovani, sono essi stessi alla ricerca di modelli a cui riferirsi. Il provenire da scuole differenti ha fatto nascere nei ragazzi la voglia di conoscersi, alcuni di essi non fermandosi durante l’ultima parte del pomeriggio, hanno perso occasioni per socializzare coi compagni. Provo molta tenerezza nei loro confronti, stanno attraversando il periodo più delicato della loro vita, l’adolescenza, sono attratti ed al tempo stesso intimiditi 42 da ogni nuova esperienza nella quale poi pongono tutto il loro impegno e la loro sensibilità, come è accaduto qui al Centro dove si sono adoperati per aiutare i più piccoli a destreggiarsi tra le regole della vita che, a volte, hanno faticato essi stessi a seguire. Il Centro pomeridiano, così come strutturato, è per i bambini un’ottima palestra dove sperimentare nuovi rapporti coi compagni a volte più grandi, coi volontari coi quali intrecciare rapporti di fratellanza e di complicità, con gli adulti che con tanta sensibilità danno loro gli strumenti necessari per crescere e per tutto questo, sono sempre più convinta che quest’esperienza debba continuare poiché pochissime sono le opportunità che i bambini hanno all’interno del loro quartiere. Dopo la stesura delle prime riflessioni sul Centro pomeridiano noi del Comitato sentimmo la necessità di ringraziare il dott. Alfonso Corradini, per l’impegno assunto dal Comune di Reggio Emilia, con le parole, sempre attuali, che qui voglio ricordare: “Il libretto da Lei curato sull’esperienza dell’intervento pomeridiano ci è giunto come un piccolo talismano capace di custodire per l’oggi e per il domani tanti progetti, tante preoccupazioni, tante operatività che se non fossero state scritte non avrebbero lasciato traccia. Ed invece è una traccia importante perché è il segno tangibile di quell’incontro raro tra scuola e suo territorio che, al di là delle tante parole, stenta a realizzarsi e ad essere compreso.”. Grazie, grazie a Chiara, Marina, Chiara, Caterina, alla prof.ssa Barbara Ghiaroni Dirigente dell’Istituto Comprensivo di Rivalta, grazie a Mariella Cantini di Gancio Originale, alla professoressa Maria Cristina Bigliardi dell’Istituto Matilde di Canossa, alla prof.ssa Chiara Roteglia dell’Istituto Zeffirino Jodi, grazie a tutte le studentesse e gli studenti volontari e soprattutto grazie ai nostri bambini che con i loro occhi, i loro sorrisi, le loro facce buffe si sono meritati un posto speciale nel cuore di tutti noi. 43 Ringraziamenti Un sincero ringraziamento a tutti coloro che hanno permesso l’inizio ed il buon proseguimento di questo viaggio insieme: Romana Saccheggiani Federica Sparano Elena Melli Linda Tran Thi Marika Rossi Elisa Valcavi Giulia Baricchi Paola Ankaran Silvia Codeluppi Milena Logorio Francesca Santi Claudia Belzoino Vanessa Orlandini Aldo Selimi Adela Selimi Alice Amako Gyamfuaa Simone Spaggiari Sara Rami Idrissi Stacy Belli Adalgisa Valastro Simona Foderaro Elena Villani Elisabetta Teggi Marianna Davoli Marina Coli Maestra Caterina Caminiti Dott.ssa Mariella Cantini (Gancio Originale) Dott.ssa Susanna Cagassi (Gancio Originale) Prof.ssa Maria Chiara Roteglia Prof.ssa Maria Cristina Bigliardi D.S. Barbara Ghironi Maestra Anna Bazzani Le insegnanti della scuola elementare di Rivalta Commissione Cultura e Scuola della IV Circoscrizione Servizi Sociali Territoriali Polo 4 I genitori dei bambini iscritti Tutti i bambini Centro Stampa Comune di Reggio Emilia - settembre 2005