In ricordo di Franco Lago Südtiroler Gewerkschaftskammer Camera Sindacale Regionale UIL-‐SGK Via Ada Buffulinistr. n° 4 39100 Bolzano-‐Bozen Franco Lago Un grande tessitore / L’Artigianato UIL Franco Lago ci ha lasciati il 7 settembre 2015. Esso è stato per oltre dieci anni, inizi anni settanta e fino al 1985 un dirigente provinciale della UIL-SGK, in particolare della UILM e della mitica FLM, e quindi come Camera Sindacale UIL-SGK dell’Alto Adige, abbiamo quindi pensato di chiedere a chi lo ha conosciuto, nei vari periodo della sua vita, di scrivere un suo ricordo. La sua vita dal 1985 si poi spostata a Roma e a Lenola. A Roma alla UIL in particolare ha lavorato per il settore Artigianato, tanto che molti dirigenti sindacale lo hanno identificato con l'artigianato UIL... . INDICE CONTRIBUTI: Ø TONI SERAFINI Ø CHRISTIAN TROGER it -‐ de Ø CARMELO BARBAGALLO Ø TONI AUER Ø GIORGIO BENVENUTO Ø TIZIANA BOCCHI Ø PINO BRIANO Ø ROBERTO CALZOLARI Ø ADRIANO CHINELLATO Ø CESARE D’ANTONIO Ø STEFANO DI NIOLA Ø SALVATORE FALCOMATÀ Ø RICCARDO GIOVANI Ø FRANCO LOTITO Ø GIANFRANCO MARTELLI Ø ALBERTO STENICO Ø TILA MAYR Ø SILVANO VERONESE Ø PATRIZIA ZANGIROLAMI Dicembre 2015 FRANCO LAGO - Un grande tessitore Ho conosciuto Franco Lago nel 1971, lui era un dirigente del Manifesto ed io ero uno studente, un giovane militante della FGS e della sinistra socialista di Riccardo Lombardi. L’ho ritrovato poi nella UIL nel 1976, lui era nella mitica FLM, si occupava oltre che di appalti telefonici della formazione continua dei lavoratori, è stato il motore delle 150 ore. Era stato inoltre nel 1974 e stato tra i fondatori del Consorzio Lavoratori Studenti (CLS). Nel 1985 andò a Roma, proprio mentre io dopo una breve esperienza di tre anni, tornavo a Bolzano, infatti Franco mi sostituì nello staff di Silvano Veronese alla UIL Nazionale. Da li parti il suo ottimo lavoro nell’artigianato, tanto da farlo diventare per molti dirigenti UIL, e non solo, l’artigianato UIL. Abbiamo quindi spesso collaborato assieme, discusso, litigato, insomma con Franco non ci si annoiava. Io voglio ricordarlo così, come una grande tessitore, rapporti politici e sindacali, ma soprattutto umani. di Grazie Franco per quello che mi hai dato e ci hai dato. Toni Serafini Segretario Generale UIL-SGK IN MEMORIAM FRANCO LAGO E’ molto triste dover constatare dopo la prematura scomparsa di Guido Laconi anche quella del compagno FRANCO LAGO, avvenuta in settembre 2015 a 72 anni. Questo grande uomo e lungimirante sindacalista prima della categoria dei metalmeccanici UILM/Uil-Sgk all’interno della Federazione Lavoratori Metalmeccanici FLM-GVM (struttura unitaria dei metalmeccanici negli anni 80 dello scorso secolo) di via Michael Gaismair a Bolzano-Bozen, era anche uno dei grandi sostenitori della scuola media serale operaia, le 150 ore, conquistate come diritto allo studio negli anni 70 dello scorso secolo, prima nel contratto collettivo nazionale lavoro dei metalmeccanici e poi anche negli altri accordi sindacali collettivi di settore. Con questa sua sensibilità e sempre sostenuta unitarietà sindacale Franco Lago ha contribuito poi anche alla nascita del Consorzio Lavoratori Studenti (CLS), una importante struttura formativa tutt’ora operante qui nella capitale del Sudtirolo-Alto Adige per il miglioramento delle conoscenze e del sapere di tantissimi lavoratori, lavoratrici ed operai/e, anche stranieri/e e di provenienza migrante. Franco Lago era poi anche l’artefice negli anni 80 di importanti accordi contrattuali aziendali, come in una grande azienda metalmeccanica di appalti telefonici, p.e. la Telenit Spa, nella quale si è conquistato per i lavoratori il diritto ad una flessibilizzazione contrattuale degli orari di lavoro ed un anno sabbatico (interruzione dell’attività lavorativa fino ad un anno) con il mantenimen-to del posto di lavoro. Poi negli ultimi 25 anni della sua vita lavorativa si è assunto il non facile compito della costituzione del settore dell’artigianato all’interno della UIL Roma, dalla quale sono stati, anche grazie alla tenacia e capacità di Franco Lago, partoriti, degli importantissimi accordi bilaterali dell’artigianato nazionali, dai quali provengono sia le costituzioni degli Enti Bilaterali Artigianali ma anche i diritti dei delegati sindacali di settore, e norme per il miglioramento della sicurezza lavorativa in questi settori lavorativi di notevole rilevanza socioeconomica nel paese d’Italia. Adieu caro Franco, ci mancherai molto anche come uomo enormemente umano, ma ti ricorderemo sempre piacevolmente. Christian Troger IM GEDENKEN AN FRANCO LAGO Es ist sehr traurig, daß nun nach dem all zu frühen Ableben unseres geschätzten Kollegen Guido Laconi nun auch unser Kollege und Genosse Franco Lago im September 2015 mit seinen 72 Jahren Alter für immer von uns gegangen ist. Dieser große und weitsichtige Mann und Gewerkschafter, der zuerst in der Metallarbeitergewerkschaft UILM/Uil-Sgk und dann in der einheitlichen Metallarbeitergewerkschaft GVM-FLM in der Michael Gaismair Strasse von Bozen tätig war, war auch einer der großen Förderer der Arbeitermittelschule, der 150 Stunden Bildungsurlaub, welche in den 70iger Jahren des vorigen Jahrhunderts zuerst im Metallindustriekollektivvertrag als wichtige Errungenschaft von der Arbeiterund Gewerkschaftsbewegung und dann in den anderen Arbeitskollektivverträgen errungen wurde. Mit seiner Sensibilität und seiner immer bestrebten einheitlichen gewerkschaftlichen Haltung hat Franco Lago in Bozen auch zur Gründung und Schaffung des Arbeiterstudentenkonsortiums, Consorzio Lavoratori Studenti (CLS) genannt, maßgeblich beigetragen. Diese Bildungs-Struktur hat einen wichtigen Beitrag zur Förderung der Arbeiter- und Arbeiterinnenbildung, auch von vielen Einwanderern geleistet, und sie wirkt nach wie vor in der Landeshauptstadt Bozen in der Romstrasse. Franco Lago war zudem in den 80iger Jahren auch ein erfolgreicher gewerkschaftlicher Verhandler von zukunftsträchtigen Betriebsabkommen in großen Metallbetrieben, wie z.B. bei der Telenit AG, welche im Bereich der Telefonlinienverlegungen italienweit tätig war. Schon damals konnte für die Arbeiter eine vertraglich verhandelte Flexibilisierung der Arbeitszeiten und das Recht auf eine bis einjährige Arbeitsfreistellung (Sabbatjahr) bei Beibehaltung des Arbeitsplatzes durchgesetzt werden. In den letzten 25 Jahren seiner Lebensarbeitszeit hat Franco Lago dann auch eine gesamtstaatliche Gewerkschaftstätigkeit in Rom übernommen, und dort die Koordination des Bereichs Handwerk (vorher ein völliges Neuland der Gewerkschaftsbewegung Italiens) der UIL aufgebaut. Mit diesem konnten einige wichtige gesamtstaatliche gewerkschaftliche Abkommen erreicht werden, welche zur Schaffung der Bilateralen Körperschaft des Handwerks, aber auch zur Erweiterung der Arbeitsrechte mit der Einführung von gewerkschaftlichen Vertretern des Handwerks und zur Verbesserung der Arbeitssicherheit in diesem bedeutenden Wirtschaftsbereich Italiens führten. Adieu, lieber Franco, Du wirst uns allen auch als liebenswürdiger Mensch fehlen, aber wir werden uns immer gerne an Dich erinnern. Christian Troger Franco Lago, il sindacalista dell'artigianato Franco Lago era un uomo tenace e determinato. Come le rocce della sua terra, era forte e, a volte, persino duro. Non ci siamo fatti mancare discussioni aspre, quando le nostre rispettive opinioni non collimavano. Ma era un uomo della Uil: e questo sentimento, questo approccio ai problemi ci ha accomunato nel corso di tanti anni. Franco era un metalmeccanico; anzi, per la precisione, un siderurgico. Orgoglioso di questa sua origine, non l'ha mai rinnegata anche quando, da sindacalista autentico, ha iniziato a occuparsi d'altro. Da una realtà produttiva "macro", qual è per definizione un'acciaieria, a una realtà micro, come è quella dell'artigianato, il salto è stato enorme. Eppure, in quella scelta c'era una coerenza di fondo, guidata da un obiettivo strategico, tipico di ogni sindacalista che si rispetti: l'unità del mondo del lavoro. Unità che non è affatto unicità, ma esaltazione delle specificità e delle differenze e, al tempo stesso, impegno a una sintesi. In questa visione, peraltro, risiede l'essenza della stessa confederalità: un valore che è alla base delle scelte e dell'azione della nostra Uil. Proprio l'artigianato, a mio avviso, è l'emblema più significativo di questa confederalità: tante categorie diverse, settori merceologici tra i più disparati possibili, processi e prodotti diversificati, ma un elemento dimensionale e un'impostazione del lavoro che rende comuni alcune problematiche organizzative e alcune opportunità di sviluppo. In fondo, proprio da queste considerazioni nasce l'esperienza della bilateralità. Col passare del tempo, artigianato e bilateralità sono diventati i fattori costitutivi di un binomio inscindibile. E questo risultato è stato il vero merito di Franco: glielo riconoscono tutti. Molti anni fa, fu il vero protagonista dell'accordo interconfederale che diede il via a questo sistema organizzativo, grazie al quale, oggi, è possibile governare relazioni sindacali di una realtà così semplice ma, al tempo stesso, così articolata e complessa. Franco Lago, il sindacalista dell'artigianato. serberemo la memoria. Credo sia ciò che lui desiderasse. Così ne Carmelo Barbagallo Segretario generale Uil Franco's Kunst der kreativen Arbeit. (L’arte faticosa del lavoro creativo ) Franco Lago habe ich als Student in Wien kennengelernt. Er war an der Spitze des Zuges von Studenten der Wiener Kunstakademie, mit dem das Eingangtor der Akademie der Bildenden Künste feierlich zur Aula Magna der Wiener Universität getragen wurde, wo sich die Wiener Studentenbewegung versammelte. Man sagte, dass er , Franco, es war, der vorher über dem Gebäude der Kunstakademie die Fahne der vietnamesischen Freiheitskämpfer gehisst hatte. Das ist mein erstes Bild von Franco, dem die Arbeit am Obststand seines Brudes, am Obstmarkt in Bozen, nicht genug gewesen war und der deshalb auszog, um die Arbeit der Kunst zu erlernen. Meine zweite Erinnerung ist die rote Farbe seiner Graphiken, seine detaillierte Beschreibung der Arbeitsweise, die er für die Erstellung der Bilder entwickelte, seine Idee der Kreativität, der kreativen Kunst für die kommende Befreiung der Arbeit von den Fesseln der Lohnsklaverei und Unterdrückung. Eine weitere Erinnerung führt mich in einen Kellerraum in Oberau, wo Franco die Wichtigkeit der entstehenden Bewegung des „Manifesto“ mit behutsamen aber entschiedenen Worten erläuterte. Im Rückblick war Franco für mich wohl am wichtigsten, als ich – auf dem Rückweg vom Studienaufenthalt in London zurück nach Wien – in Bozen Halt machte und in seiner grossen Wohnung am Obstmarkt Unterkunft fand.. Die Wohnung entpuppte sich als inoffizieller Sitz der Metallergewerkschaft FLM. Franco's Argumente waren gewichtig und so unterbrach ich meine Rückreise nach Wien, wurde in den Bann der Südtiroler Gewerkschaftsbewegung gezogen, zunächst beim GVM/FLM, dann schliesslich bei der UIL/SGK. Franco's Kreativität war vom flammenden Rot seiner Bilder zur Einforderung des Arbeiterrechts auf Bildung weitergegangen: es waren die die Jahre der Arbeitermittelschule, zuerst in der Industriezone Bozen, dann auch in den Tälern Südtirols. Mein Bild von Franco ist letztlich das mühsame aber notwendige Erlernen der Kunst des Wissens, das Zukunft baut. Ich stell mir vor, dass er von uns allen diese Mühe einfordert. Das letzte Mal sah ich Franco, als ich ihn zufällig am Bozner Bahnhof traf, mit einer grossen Mappe unter dem Arm, wie damals in Wien: in der Mappe waren Bilder von ihm, die er in seinen sonnigen Ort im Süden zurückholte. Adelante, Franco. Anton Auer Ricordo di Franco Lago Franco Lago è stato un eccellente, abile, intelligente dirigente della UIL. Si è formato ed è cresciuto a Bolzano nella UILM e nella FLM; ha dato un grande contributo alle tematiche ambientali, del mercato del lavoro, della bilateralità. Lo ricordo giovanissimo in prima fila nelle battaglie sindacali, a cavallo degli anni ’70 e ’80 a Bolzano, con altri dirigenti carismatici della UIL come Guido Laconi ed Arno Teutsch. In Confederazione il suo contributo è stato prezioso, fondamentale. La UIL, grazie a lui, è stata un autorevole punto di riferimento per i lavoratori nel mondo delle piccole imprese. Ricordo di lui la passione, la tenacia, la fantasia con la quale esprimeva la sua militanza ed il suo impegno sindacale. La UIL gli deve tanto, tantissimo. Io sono orgoglioso di aver potuto contare sempre su di lui. Un vero amico. Indimenticato. Indimenticabile. Giorgio Benvenuto In ricordo di Franco Lago Credo di aver discusso animatamente molte volte con Franco, ma ogni volta che accadeva, ciò che non è mai mancata era la reciproca disponibilità a comprendere l'uno il punto di vista dell'altro. Ci siamo confrontati su tutto. Il filo che ci legava era il settore artigiano. Come realizzare una rappresentanza sindacale efficace era la domanda principale alla quale cercavamo di dare risposta. Ovviamente, le particolari relazioni sindacali che in quegli anni non avevano ancora trovato una dimensione strutturata come quella attuale, le politiche contrattuali, il sistema di welfare i temi centrali delle nostre riflessioni. Ragionavamo delle differenze salariali e normative necessarie per cogliere questa realtà produttiva realizzando un intreccio positivo tra esigenze confederali e categoriali. Poi parlavamo di sindacato, della Uil, del suo futuro, delle potenzialità inespresse e delle opportunità da cogliere. Qui le nostre analisi non erano sempre coincidenti ma la passione per la nostra UIL si. Di Franco ricordo anche il sorriso, prima un po' sornione e poi aperto, contento di averti confusa ma subito pronto a spazzare via ogni dubbio. Io rimango sempre colpita dalle persone che si fanno conoscere attraverso il loro cuore, positivamente colpita, è merce rara nelle relazioni di lavoro. E', quindi, attraverso il cuore che abbiamo collaborato in quegli anni. Ogni tanto spargeva la notizia di un mio rientro in confederazione che non aveva nessun fondamento e diceva di divertirsi a vedere le reazioni. Oggi che questo è avvenuto forse ti divertiresti a vedere le mie e poi ti siederesti a parlarne con me. Forse…forse si. Tiziana Bocchi Segretaria confederale Uil Franco Lago, l’Artigianato UIL. Per tanti anni quando nella UIL si parlava di Artigianato, si è parlato di Franco Lago. Infatti, dopo una prima esperienza sindacale nel settore metalmeccanico a Bolzano dove, come Operatore FLM e UILM del territorio incontrò il mondo dell’impresa artigiana, portò a Roma, in Confederazione, nella sua prima collaborazione con l’allora Segretario Confederale Veronese la sua conoscenza di questo comparto e la sua determinazione di dare ai lavoratori delle imprese artigiane pari diritti –ed ancor prima- attenzione; alla pari degli altri lavoratori dell’industria. Lui si riteneva un “siderurgico”, ma dell’impresa artigiana e del lavoro artigiano era innamorato: come sindacalista e come uomo. Infatti, la sua vita fuori dal Sindacato aveva le passioni proprie dell’artigiano: la manualità, la ricerca della conoscenza e dell’utilizzo di nuovi prodotti per nuove produzioni. Fossero piatti gastronomici od opere d’arte, o attrezzi o quant’altro si riuscisse a manipolare e trasformare.Figura imponente ed “ingombrante”; amico di tutti ma per questo non meno determinato a raggiungere i propri obiettivi, fossero anche i più utopici. E la sua esperienza politica giovanile emergeva nelle sue passioni, nelle sue aspirazioni: non sempre il limite era il possibile ma restava l’obiettivo “ideale” il fine del suo lavoro, delle sue relazioni. E per questo intrecciava rapporti con tutti; guardando e prestando attenzione a tutti e finalizzando questi rapporti, queste conoscenze al raggiungimento del suo obiettivo.Chi ha avuto a che fare con lui ne ha un ricordo “impegnativo”: Franco, non era facile. Non nascondeva la sua ferma volontà e determinazione. Ma i risultati oggi presenti nelle relazioni sindacali del comparto artigiano sono frutto e conseguenza anche di questo suo tenace impegno. Profondo conoscitore ed assertore della pratica “bilateralità” è stato protagonista, dagli anni ottanta, del processo di consolidamento e crescita della bilateralità artigiana.Di questo gli va dato merito; così come l’aver portato l’attenzione dell’organizzazione UIL sulla necessità di essere vicino e rappresentare i lavoratori dipendenti le imprese artigiane.In questa occasione non dobbiamo indugiare solo sui meriti, anche perché Franco ha sempre inteso assumersi responsabilità. Quando si è reso conto che non poteva più inseguire il “suo sogno” e l’artigianato UIL aveva bisogno di cambiare ha preferito lasciare. E come sua abitudine, senza mezze misure. Resta il fatto che la Uil gli è riconoscente di decenni di impegno, che i lavoratori artigiani hanno avuto in lui un degno rappresentante. Che il mondo del lavoro artigiano, anche grazie a Franco, ha migliorato alcune condizioni e, questo mondo –a volte non considerato come dovrebbe- è stato all’attenzione di una platea più ampia. La commemorazione che c’è stata presso il cimitero di Lenola, dove è sepolto, ha messo in evidenza, da parte degli amici e dei compaesani queste passioni di Franco, queste peculiarità. Perché Franco era se stesso sempre. Oggi lui è morto, ma le cose fatte o che ha partecipato a generare sono il suo ricordo. La sua vita è stata utile al mondo artigiano. E questo è un motivo che, per tutti, dovrebbe caratterizzare la vita. Essere stati utili e aver lasciato tracce del proprio passaggio. Pino Briano Franco mi mancherai Troppi anni fa (fra il 1986 e l’87) quando per strane coincidenze della vita accettai di venire a lavorare a Roma, in Confederazione, scoprii che fra le prime cose da fare c’era da capire come organizzare - insieme a Franco Lago - un intervento di formazione sindacale sull’Artigianato per i quadri sindacali UIL che vi operavano. Così ho conosciuto Franco, così è iniziato un rapporto personale molto bello e complicato e uno professionale ricchissimo, con una delle persone più importanti che questa Organizzazione abbia avuto a disposizione in tanti anni. Era relativamente facile lavorare con Franco: bastava saper distinguere fra il cazzeggio sul mondo e anche sul Sindacato e le cose serie; queste ultime erano poche: il lavoro da fare, l’onestà implicita nel farlo, le soluzioni ai problemi come “obbligo naturale” (che fossero nettissime o di compromesso non importava, lo mandava in bestia chi girava intorno ai problemi per non affrontarli). L’ho visto arrabbiarsi pochissime volte, era perfettamente consapevole di “non poterselo permettere” e quando la serietà della situazione lo richiedeva glielo leggevi in faccia, punto. Invece, davanti a “persone di gomma” che, come i muri, sono così diffusi nel nostro ambiente, adottava un sistema che l’ha accompagnato per tutto il suo tempo: cambiava argomento, cercava una distrazione da una situazione che non gli andava giù e che non dipendeva da lui ed era meglio parlare d’altro, magari davanti ad un Campari. Di questa sua debolezza non accettava di parlarne (esattamente come non parlava quasi mai di sé stesso e della sua vita privata) e se insistevi, semplicemente, raffreddava i rapporti fino alla prossima necessità di lavoro in comune. Credo che molte persone, nel corso della sua vita, ne abbiano anche approfittato per danneggiarlo piuttosto che per piccole meschinità personali e, nonostante l’intelligenza e la sensibilità che lo contraddistingueva, decideva di rimuovere il problema (e le sue cause..), trovando una ennesima conferma della pessimistica visione che aveva del “genere umano”. Quando la vita mi ha spinto nel fosso, mi è stato vicino e ha cercato di aiutarmi, senza che gli chiedessi nulla perché Franco era una persona buona, nel senso pieno e semplice del termine: altruista e disponibile. I principi etico - morali (prima che ideologici) a cui si richiamava, li poneva alla base della missione del proprio lavoro nel Sindacato e nella società proprio perché giudicava molto poco probabile che tali principi si potessero applicare facilmente. Nel mondo dell’artigianato, inesistente per il Sindacato (e non solo per gli scarsi attivisti) ha costruito, dal nulla, una presenza sindacale UIL fatta di intuizioni, soluzioni, innovazioni, che la parte migliore dei suoi colleghi datoriali e sindacali gli ha riconosciuto ma del quale hanno anche saputo approfittare in tanti. L’arroganza e l’ipocrisia (spesso a braccetto) non le sopportava e gli riusciva molto difficile non renderlo palese quando doveva averci a che fare e l’ha pagato, sulla proprio pelle, fino all’ultimo. Ciao Franco, mi mancherai. Roberto Calzolari Franco Lago La notizia che Franco aveva deciso di lasciarci, mi è arrivata via sms lunedì 7 settembre alle 15.00, dal nostro amico comune Cesare D’antonio , che si è trasferito a Lenola, proprio perché coinvolto da Franco . Franco aveva deciso quasi 15 anni fa di riaprire la casa della famiglia di Emma, per farla diventare il suo nuovo scopo di vita. Questa casa sulla collina di Lenola e il cui giardino guarda il mare, era diventata la base per la sua intraprendenza sociale, per coinvolgere le persone, organizzare gli amici, parlare di politica e sindacato con i giovani del paese. Uscire dalla metropoli per ritrovare le origini , la voglia di costruire e quella di stare assieme alle persone. Nel giardino di casa Franco organizzava mostre fotografiche sulla Lenola di ieri e di oggi, vengono coinvolti pittori di campagna e scultori amatoriali per esporre le loro opere in giardino. Obbligava, gli amici più cari,a giorni e giorni di preparazione, dal tinteggiare gli espositori ad applicare le foto e ad organizzare il museo dei piccoli ricordi. Franco aveva un pensiero per tutti, un piccolo oggetto che veniva pensato e regalato a ogni persona che arrivava, sia esso il Segretario Generale della UIL o il Presidente di Fondartigianato o il Presidente del Covip di INPS , o l’amico contadino conosciuto il giorno prima e puntualmente invitato a partecipare a questa festa. Oggetti di poco valore commerciale , ma di grande valore affettivo che lui aveva scelto proprio per te. Ripensandoci, con molta tristezza, io negli anni ho avuto la fortuna di riceverne tantissimi: ho un fischietto in terracotta a forma di girasole, un cd con le canzoni del Che, un piccolo temperino – che pensavo di aver perso e invece un cassetto me l’ha restituito qualche giorno dopo che Franco se n’è andato. E’ umanità vera di Franco che mi manca di più, questo suo pensiero sempre rivolto agli altri , a coloro che in quel momento non c’erano e che però non uscivano mai dai suoi pensieri. Conservo ancora con molta attenzione dei semi di un fiore che a lui piaceva e che aveva raccolto in una delle sue ultime puntate a Bad Dreikirchen e che aveva fatto seccare. Era circa 10 anni fa e non ce la faceva ormai più ad affrontare la salita che da Barbiano porta all’hotel e allora s’è fatto venire a prendere con la Jeep dal proprietario , che era diventato suo amico nel corso di qualche visita precedente. Come non si poteva essere amici di Franco che con questa sua mole ti sovrastava e ti coinvolgeva in ogni sua idea, in ogni suo progetto, molto spesso un po’ testone, ma la sua forza è anche questa. Ero segretario della Uil di Trento quando un giorno, sarà stato l’inizio del 1990 , mi disse organizza un incontro con le categorie dell’industria, perché dobbiamo parlare di Bilateralità e della prospettiva per le relazioni sindacai legata a questi accordi che abbiamo siglato per l’artigianato. Lo devo confessare ho convocato la riunione con un po’ di perplessità e vi ho partecipato con altrettanto scetticismo, mai avrei pensato che in quelle idee e del mio amico Franco , che si è trapiantato a Roma , avrei trovato una occasione per misurare la mia capacità di costruire e di organizzare un qualcosa di nuovo per i lavoratori e per le aziende. La bilateralità artigiana ha totalmente occupato la mia attività questi ultimi vent’anni della mia vita. Nei miei occhi ho ancora molto nitido il ricordo di quel pomeriggio quando arrivò a Trento per parlare di bilateralità artigiana, anche perché nelle sere di Lenola sul terrazzo che guardava il mare lontano e da cui , nei giorni buoni , si poteva intravedere anche l’isola di Ponza, quella riunione di Trento è stata ricordata, vivisezionata e a volte anche rinfacciata come solo due amici con un bicchiere di bianco di Terracina in mano potevano fare. Arrivò nel primo pomeriggio direttamente dal treno, si tolse il basco che gli aveva regalato suo figlio Alessandro, e che per lui era diventato una sorta di amuleto. Il suo basco era la sua caratteristica . Qualche anno dopo lo dimenticò in un agriturismo vicino a Trento , dopo aver mangiato una torta di patate e affettato e parlato del nuovo fondo per la formazione che si voleva costituire, parlato di sindacato, di bilateralità di progetti futuri, di un convegno da organizzare a Mezzocorona e di cosa avremmo fatto assieme quando sarei sceso a Lenola . Fu così il basco rimase nell’agritur e Franco fra il caldo del sole e del vino salì sul treno. Immediata la telefonata: “ho lasciato il basco all’agritur , è sulla mensola …, va a prenderlo!” Anche questo essere perentorio/ determinato è una sua caratteristica. Non lasciava spazio a volte per riprendere per mano la discussione o le cose da fare , ma quella volta per il basco di Alessandro il tono era diverso. Ho capito chiaramente che c’era un pezzo della sua affettività che non era con lui. Bisognava ricongiungerli immediatamente. Era Franco che ci teneva legati assieme, noi i suoi amici , fra noi i più diversi legati da questo filo doppio di amicizia con una personale eccezionale. Franco organizzava, stabiliva che si facessero cose, a volte illogiche, ma che nella sua mente avevano una logica e anche un indirizzo. Come quando volle organizzare una lotteria a margine di una festa a Lenola a casa sua. Decise che alle 10.00 ci si doveva mettere in macchina per fare un giro dei contadini ai piedi della collina di Lenola, ma prima di partire recupera due bottiglie di Rotari dal frigorifero, mezza pezza di speck le infilò in un cesto di vimini. Si parcheggia davanti al panificio due grandi pani caserecci e sulla sua macchina scassata e la sua guida precaria , giravamo per questi viottoli di campagna e quando Franco vedeva qualcuno che lavorava la terra , si fermava prendeva il suo cesto lo approcciava, gli offriva un bicchiere di spumante , una fetta di speck gli parlava delle nostre montagne e di quei sapori e poi chiedeva cosa stesse raccogliendo , e questi offrivano la disponibilità di quanto stavano raccogliendo . Mi ricordo tre zucche giganti che sarebbero diventate premi della lotteria e due o tre cassette di scalogni, che avrebbero accompagnato il nostro tempo libero nella due settimane in cui normalmente mi fermavo suo ospite. Gli scalogni venivano con molta calma spellati e bolliti e messi nei vasi sottolio, per diventare così anche loro protagonisti di qualche premio di lotteria o pensiero per qualche amico che incontrava. A questo proposito conservo ancora intatta una lattina da litro di olio extra vergine tratto da olive di Lenola che Franco e Cesare hanno spigolato un paio d’anni fa, con questa scritta a pennarello sulla lattina “ olive raccolte da Franco e Cesare e spremute a freddo per i nostri amici”. Penso che questa lattina non verrà mai aperta e verrà conservata così fra i ricordi più belli. Quante persone ha fatto incontrare Franco? Decine, centinaia e tutte fra loro diventavano amiche perché legate da questo filo osmotico che ti fa riconoscere uguali anche se diversi. Il rimprovero più grande che gli posso fare è proprio nell’averci lasciato da soli , senza il suo collante diventerà sempre più difficile rimanere uniti e penso a Luisa, Sergio , Cesare, Giovanna, Enrico, Paolo, Franco , Roberto e tutti i ragazzi di Lenola che ci aiutavano a fare il fuoco e a giare la porchetta nel giardino di casa. L’ultima volta che ho sentito Franco è stato al telefono era la fine di aprile. Stavo scendendo a Firenze e al cellulare una voce roca e flebile mi dice : “ adriano sto male sono al San Camillo vieni a prendermi!” Non sapevo cosa fare , ho sentito l’amico Cesare, il quale mi ha un po’ confortato, dicendomi che era ricoverato da un po’ perché i suoi polmoni non l’aiutavano molto e anche il suo cuore generoso viaggiava a velocità ridotta. Dopo una decina di giorni era stato dimesso dall’ospedale , se ne era ritornato a Lenola riprendendo la vita di sempre, un po’ più lento , ma la vita di sempre Franco se ne è andato camminando da solo, sulla spiaggia di Sperlonga e dove amava passeggiare con i piedi nell’acqua avanti e indietro rincorrendo i suoi sogni, che molto spesso sono i nostri. Adriano Chinellato FRANCO: SINDACATO MA NON SOLO Con Franco ci siamo conosciuti alla fine degli anni ’70 inizio anni ’80. Tutti e due seguivamo le aziende del comparto degli appalti telefonici, lui in Alto Adige, io a Verona. Tra di noi la sintonia fu quasi immediata, non solo sul piano sindacale, perché approfondendo il rapporto scoprimmo che per tutti e due il Sindacato era si importante ma che si completava con un impegno nella politica avendo entrambi interesse per il mondo ambientalista e l’esperienza dei Verdi. Poi sia per lui che per me la parte godereccia della vita era fondamentale perché il solo impegno sindacale e politico non poteva essere considerato “il tutto” e quando ci incontravamo era buona norma finire da qualche parte a bere e mangiare. Lui a un certo punto andò a Roma e per un alcuni anni il nostro rapporto si interruppe salvo qualche incontro occasionale a Roma e a Lenola. Poi, io ormai in pensione, lo incontrai nel 2006 a Udine dove aveva organizzato un convegno sull’artigianato. Fu l’occasione per riprendere il rapporto che si consolidò sempre più sino a decidere di trasferirci tutti e due a Lenola, (piccolo e bel paesino sulle colline dei monti Ausoni da cui si vede il mare e le isole Pontine), dove con Emma avevano una casa. Come sempre era una fonte inesauribile di idee, gli dicevo sempre che lui era un artista dell’arte povera (come si definiva) ma era anche un artista nel costruire rapporti con la gente. La Festa di Primavera è stata l’iniziativa più importante in questi ultimi anni a Lenola, ci volevano alcuni mesi per organizzarla. Lui di questa festa era fac-totum, (artista, scrittore, cuoco, inventore di nuove ricette, ecc.). Era momento per rinverdire vecchie amicizie mai dimenticate ed era l’occasione per coinvolgere la gente di Lenola nella ricostruzione di vecchie storie del Paese. Ma la sua eccezionalità la esprimeva soprattutto nel essere sempre in sintonia con le persone più semplici., la sua profonda umanità si esprimeva continuamente. Il possesso delle cose non era per lui importante fondamentale era condividerle con gli altri. Ciao Franco, un segno nella vita di molti lo hai lasciato e questo è la cosa che difficilmente ti farà dimenticare. Cesare D’Antonio Ricordo di Franco Lago - Franco Lago e la “tecnica del polpo” Pur nella grande tristezza per la scomparsa di una cara persona quale era Franco, voglio ricordarlo con un aneddoto che ho trovato particolarmente simpatico e che mi è rimasto impresso nella memoria. Il primo ricordo nitido che ho di Franco risale ai primi anni 2000. All’epoca ricoprivo il ruolo di responsabile delle politiche formative dalla CNA e fui coinvolto, dall’allora responsabile del Dipartimento Relazioni Sindacali CNA, nella fase iniziale del negoziato per l’avvio di Fondartigianato. Ricordo in particolare le prime due trattative, una presso la vecchia sede dell’Ebna a Castro Pretorio, l’altra la svolgemmo in via Lucullo, nella sede della UIL. Nel corso del negoziato, il suo atteggiamento fu rigido su alcuni aspetti e più malleabile su altri, come da manuale del bravo negoziatore qual era. Ma su un punto fu intransigente, la firma delle organizzazioni sindacali dei piani formativi. Mentre ci si accalorava e si discuteva davvero molto, emersero difficoltà su argomenti fino a quel momento impensati. In una pausa, ci ritrovammo a parlare e gli chiesi come intendesse convincerci su una questione appena affiorata che per la CNA era particolarmente ostica. Lui mi guardò e mi disse candidamente: “con la tecnica che si usa per il polpo”. Vedendo il mio stupore e disorientamento continuò e, accompagnando la frase muovendo con velocità braccia e mani verso il muro, mi spiegò che sbattendo almeno tre volte un polpo su una superficie dura questi diventa indubbiamente più morbido. Accompagnò il tutto con una fragorosa e coinvolgente risata per sdrammatizzare l’immagine fornita facendomi ridere a crepapelle, anche perché vedere un uomo con la fisicità di Franco mimare il gesto fu qualcosa di esilarante…me lo ricordo ancora e così lo voglio ricordare, un sindacalista che sapeva rappresentare e tenere le posizioni, ma con una dose di umorismo anche in condizioni complesse. Ciao Franco. Stefano Di Niola Resp. Dipartimento Relazioni Sindacali CNA Nazionale Franco un maestro. Anch'io vorrei pensare e ricordare il caro Franco Lago che per me e la mia generazione era un "maestro" l'ho conosciuto nel 1974 quando militavo nel Pdup partito comunista di unità proletaria, avevo 20 anni e con Franco detto da noi il Maestro poichè quando parlava aveva una sua cadenza lenta e sempre serio, col suo basco nero , calato sulla testa bionda, ci insegnava e ci portava esempi politici su il sindacato, sul partito e sull' arte. Mi intimoriva un pochino poichè ero abbastanza selvatico, poi ero puro e duro e con Lui mi capivo benissimo. Voglio ricordarlo e ritagliarmi sulla mia memoria le tante riunioni dove Franco teneva le fila e faceva sempre sintesi e ci dava a tutti dei punti in conoscenza e in coerenza. Da lui e Vaccari ho ereditato la lettura del Manifesto e da allora mi sono abbonato ogni anno, e spesso per lavoro al Sindacato Edili Cisl , mi recavo a Roma e per questo con Grigoletti e altri, raccoglievamo tra i compagni della commissione operaia, dei soldi fino a 100 mila lire e io li portavo in via Tomacelli a nome di Bolzano, portavo la raccolta per sostenere il giornale che per tutti noi era un incredibile fonte di informazione. Ricordo se sono diventato come sono, capace ed intraprendente nel sindacato e nella politica molto di questo merito di Franco che ci faceva assieme a Lidia Menapace corsi di politica e di militanza. Grazie Franco al quale tributo un saluto caro e a sua moglie Emma un abbraccio fraterno. Salvatore Falcomatà Un breve ricordo di Franco Lago Sono certo di avere conosciuto Franco Lago, alcuni fa, in inverno. Un particolare apparentemente insignificante, ma non lo è per me, perché ancora adesso, ogni volta che penso a Franco, la prima immagine che il ricordo consegna ai miei occhi è quella di una persona distinta, quasi ieratica, avvolta nel loden verde e con il capo coperto da un caratteristico basco. Un basco che, come lo stesso Franco mi spiegò con orgoglio qualche tempo dopo il nostro primo incontro, proveniva da Santiago de Compostela. Avrebbe potuto benissimo fare l’attore di teatro Franco Lago, perché aveva – innata - quella che si chiama presenza scenica, cioè quella capacità di catturare l’attenzione degli altri sia quando si è in silenzio che quando si parla, grazie ad una sorta di magnetismo e ad un uso molto abile ed efficace dei propri mezzi espressivi. Ed è così che, naturalmente, Franco lago era al centro, ed il centro, di ogni tavolo sindacale: sempre protagonista, nel bene e nel male. Ma non si trattava solo di physique du role, perché Franco aveva altre due caratteristiche essenziali per un bravo sindacalista: il cuore e le competenze. L’amore per il lavoro che svolgeva e – soprattutto – l’amore per l’artigianato, erano fuori discussione e totalizzanti. Altrettanto fuori discussione l’ immensa e per certi versi davvero unica conoscenza che Franco aveva dei lavoratori, delle imprese e del mondo dell’artigianato. E’ appena il caso di ricordare che fenomeni unici nel panorama sindacale italiano ed europeo, costruiti ed irrobustiti in anni di intensa attività, quali la bilateralità, il peculiare ed innovativo sistema contrattuale e di relazioni di lavoro delle micro e piccole imprese artigiane, hanno avuto in Franco Lago uno dei principali artefici. Un altro aspetto importante per il quale Franco deve essere ricordato, per averci lasciato un importante insegnamento, è l’amore per la nostra storia e la necessità di tenere sempre vive le ragioni per le quali venti, trenta o quaranta anni or sono, si sottoscrissero alcuni accordi sindacali e si decise di intraprendere un percorso piuttosto che un altro. La pignoleria e l’attenzione con le quali Franco ha sempre curato le raccolte di accordi sindacali ed ha cercato di tramandare la storia delle relazioni sindacali nell’artigianato, ci insegnano che non bisogna perdere la memoria se si vuole andare avanti, perché, come diceva il grande poeta e drammaturgo tedesco Schiller, in noi abbiamo frammenti di avvenire, ma il nuovo si trova anche alle nostre spalle, e lo storico è un profeta che guarda all’indietro. Se accettassimo una concezione delle relazioni sindacali di tipo antagonistico, basata sul conflitto di parti che perseguono interessi divergenti e contrapposti; se – dunque – facessimo nostra una tale visione che considera il sindacalista dei lavoratori e quello d’impresa alla stregua di avversari, Franco lago, per il suo valore e per la sua tenace combattività, meriterebbe certamente tutto il nostro rispetto. Ma la realtà è stata un’altra. Perché se è vero che con Franco ci siamo trovati seduti ai lati opposti del tavolo ed abbiamo a volte anche litigato, se è vero che a volte avevamo punti di vista diversi, è altresì vero che abbiamo sempre perseguito un unico, condiviso, interesse ed obiettivo fondamentale: quello della crescita e dello sviluppo dell’artigianato e del lavoro artigiano. Il nostro modo di vivere le relazioni sindacali era il medesimo, fondato sulla collaborazione e sulla partecipazione, nel quale il conflitto, pur presente, era però solo un accidente nel senso aristotelico del termine, non certo l’essenza del nostro confrontarci. Ci ha sempre unito la passione per l’artigianato, la volontà di contribuire a rendere sempre più grande ed importante un comparto nel quale gli artigiani e i piccoli imprenditori, eredi di un sapere tramandato da secoli, sono il motore del futuro produttivo del nostro Paese, e nel quale le persone che lavorano nelle imprese artigiane, dividendo con gli imprenditori le stesse fatiche e le stesse gioie, sono anch’esse, allo stesso modo, parte integrante e fondamentale dell’impresa artigiana. Ed è per questo che mi piace salutare Franco non con il rispetto che merita un valente e leale avversario, ma con l’affetto e la stima dovute ad un amico, ad un compagno di strada e ad un Maestro Artigiano. Riccardo Giovani Lettera a Franco Franco carissimo Sono venuto a trovarti un’ultima volta nella tua amata Lenola, ma tu eri già andato via. Inaspettatamente, almeno per me. Ero lì, insieme alle tante persone che ti hanno amato, e che tu hai amato. Gli occhi gonfi di chi sapeva piangere e il groppo e la commozione profonda di tutti mentre ascoltavamo le parole di commiato che ti hanno dedicato, erano lì a testimoniare l’affetto che legava tutti a te, e tu a tutti noi. E a me. Quando è stato il momento della nostra prima conoscenza? Non lo ricordo con esattezza, ma è stato tanto tempo fa; quando il mondo era disposto ad essere cambiato e noi – giovani eravamo fermamente decisi a cambiarlo. La realtà concreta di una condizione operaia da cambiare per metterla al centro di un mutamento ancora più profondo della società, dell’economia e della politica; l’unità del mondo del lavoro come valore in sé e come condizione imprescindibile di ogni prospettiva sindacale: erano queste le cose nelle quali hai sempre creduto e per le quali ti sei sempre battuto. “ Abbiamo passato bellissimi periodi di impegno e abbiamo fatto cose sempre alla grande”. Così chiudevi la lettera che mi hai scritto quando hai lasciato il tuo tavolo di lavoro alla UIL. Hai ragione. Adesso però come faccio a raccontare l’impegno e le tante battaglie di cui sono stato partecipe insieme a te nel sindacato e nella politica? Avrei bisogno di te, della tua memoria, della tua raffinata capacità di narrazione, della passione, del senso di lealtà che affiorava in ogni tua azione, della tua umanità, del rigore morale che mettevi nel tuo modo di lavorare e a presidio della ricerca della mediazione necessaria, che fosse però anche giusta. Di quest’ultima impresa, della ricostruzione di una memoria comune degli anni passati a lavorare insieme, avrei voluto parlarti raggiungendoti a Lenola ed approfittando della tua straordinaria ospitalità, se nel frattempo – sono ancora parole della tua lettera – non fosse “calato il sipario” . Così tu hai preso congedo dalla vita e da tutti noi. Ed io non posso fare altro che conservare come un bene prezioso, il senso ed il valore della nostra amicizia ed il dolore per la tua scomparsa. Addio compagno Franco Addio mio carissimo amico. Franco Lotito già Segretario Confederale UIL Ricordo Ricordare un amico scomparso credo che in tutti noi provochi sempre dolore. La nostalgia ti prende e gli episodi sarebbero tanti che meriterebbero di essere citati. Ricordo i lunghi ed a volte estenuanti confronti sul Comparto dell’Artigianato, alle serate conviviali che Franco con molta cura organizzava in occasioni di attivi o seminari Nazionali. Momenti certamente funzionali a creare approfondimenti e rapporti interpersonali preziosi per l’impegno sindacale a cui tutti noi eravamo chiamati a svolgere nei singoli Territori. Sono fermamente convinto che ricordare il compianto Franco significhi parlare di una persona straordinaria, un vero gigante e non solo per la sua notevole presenza fisica ma soprattutto per le sue qualità etiche e morali. Un vero compagno che sapeva trasmettere valori e principi di fondamentale importanza. Il suo lavoro è stato importante e passerà alla storia sindacale essendo stato uno dei padri fondatori del sistema della Bilateralità nel settore dell’Artigianato portando tutele e servizi in un settore complicato e frazionato. Un grazie di cuore a Franco un caro amico e compagno di tante lotte sindacali in cui lui ha sempre svolto un ruolo di primaria importanza per affermare i nostri valori comuni. Gianfranco Martelli Il Coordinatore Regionale U.R. UIL Emilia Romagna e Bologna Comparto Artigianato Grazie Franco "Avere debiti, non è bello, si dice. Ma succede anche il contrario, essi possono essere una fortuna. Io di debiti con Franco Lago ne ho alcuni, ma ne sono anche contento. Attraverso questi debiti, mi sento legato a lui, ne serbo per sempre un bel ricordo e credo anche di aver avuto l'occasione di imparare cose importanti per la vita. Innanzitutto il valore dell'AMICIZIA, l'arte ed il piacere di coltivarla. Il suo più grande piacere era quello di incontrare le persone, di tessere relazioni e scambiare idee, elaborare insieme idee e progetti, sognare utopie "concrete". Amicizia senza conformismi, senza secondi fini, senza barriere e pregiudizi, sincera e profonda. Ne ho ricevuta tanta da lui, non sono sicuro di essere riuscito a corrisponderne quanta ne meritava. Franco ha saputo interpretare in modo nuovo ed originale la missione del SINDACATO. Inteso come lo strumento per la promozione umana, ma anche culturale dei lavoratori, a partire dai più deboli. Con Franco Lago ho condiviso l'esperienza delle 150 ore per il diritto allo studio, la copertura contrattuale dei lavoratori degli appalti, serie B delle grandi aziende. Ho esplorato e scoperto assieme a lui il mondo delle piccolissime imprese e dei loro dipendenti. Ho imparato la parola "formazione duale" e le regole dell'apprendistato tradizionale sudtirolese. Temi ai margini delle grandi vertenze sindacali, ma al centro dell'interesse di migliaia di di lavoratori. Insomma, con Franco è stato bello viaggiare sulla strada delle nuove esperienze e delle nuove idee, stare sul confine in equilibrio tra la cultura italiana e quella tedesca, sognare un mondo migliore. Grazie Franco, la Storia continua e un po' l'hai saputa colorare anche tu." Alberto Stenico FRANCO Piccolo, intenso e forse “poco sindacale” il mio ricordo di Franco. Più che pensare a Franco, ultimamente mi capitava più spesso di parlare di lui con l’amico Toni Serafini quando ci si confrontava sull’artigianato, settore di cui lui si occupava a Roma. Invece, nei miei ricordi e nei miei pensieri , più che il sindacalista Lago era ed è vivo e presente la persona Franco. Con la sua “fisicità”, che a prima vista poteva anche intimorire, era in fondo persona di gran garbo. E a lui associo le parole impegno e passione, con tutto il loro significato. Gli piacevano la compagnia, la buona tavola, il buon vino oltre al sindacato. Si circondava volentieri di amici, e ne aveva molti, faceva onore alla sua nomea di “buona forchetta” e non sempre questo gli ha giovato, non disdegnava un buon bicchiere e nell’altra mano un buon toscano. Aveva non pochi vizi e li viveva tutti alla luce del sole. Era più discreto con le sue virtù. Anche quelle non poche ma meno ostentate. Nelle cose in cui credeva ci metteva il cuore e l’anima. Il sindacato gli deve molto. Una vita, quella di Franco, vissuta intensamente e all’insegna di impegno e di forti passioni. Di altro non sarebbe stato capace. Tila Mair In ricordo di Franco Ho conosciuto Franco Lago molti anni fa, negli anni immediatamente successivi all'autunno caldo in occasione di alcuni incontri con la FLM bolzanina nella mia qualità di membro della segreteria nazionale della stessa e della UILM. Era un delegato di fabbrica e come tutte queste nuove figure di rappresentanza di base nate con le lotte contrattuali dell'autunno del 1969 era fortemente unitario ma anche fermo nella sua identità di valori che lo portarono ad essere vicino - tra le tre componenti della FLM - alla nostra Uilm. Mi colpì subito la sua umanità, la sua forte carica combattiva non priva di una certa radicalità, forse legata alla sua militanza politica dell'epoca, ma - a differenza di altri compagni che si collocavano in quell'area politica - era anche molto concreto e competente sulle questioni contrattuali. Ci perdemmo di vista per vario tempo, salvo incontrarci in qualche Convegno nazionale anche perchè nel 1983 lasciai anche la categoria in quanto eletto in Segreteria Confederale della UIL. Fu allora e a questo livello che i "nostri destini" sindacali si incrociarono. Non vorrei sbagliarmi ma fu proprio Toni Serafini (che aveva fatto una breve presenza nel mio "staff") a propormi di accogliere Franco nella mia "squadra". Fu un scelta molto fruttuosa. Da subito fu un esempio per serietà ed impegno di lavoro, assieme a me era il primo che arrivava alla mattina presto in sede in Via Lucullo, costringendo così anche gli altri giovani compagni a fare altrettanto. Ovviamente - avendo avuto modo di apprezzare le sue competenze contrattuali - gli affidai l'incarico di seguire l'assistenza vertenziale ma, abbastanza presto, si presentò l'occasione nella quale dette il meglio di sè e lo fece conoscere ed apprezzare in tutta Italia in un determinato settore, quello dell'Artigianato. Quando glielo proposi, a differenza di altri, lo accettò ben volentieri pur sapendo che era un settore che non offriva "grande ribalte" come i settori delle grandi fabbriche, che si trattava di costruire partendo dal nulla sia sul piano organizzativo come su quello contrattuale dove non c'era nè una tradizione sindacale nè una forza organizzata, salvo in Emila-Romagna dove però il rapporto si svolgeva tutto all'interno delle organizzazioni sociali di riferimento dell'allora PCI. Ma Franco non si perse d'animo e fu nel settore un autentico pioniere. Ero dell'avviso che un grande sindacato confederale non poteva non avere cittadinanza in quella vasta ma dispersa area di piccolissime aziende e laboratori dove gli operai non avevano un contratto specifico di riferimento. Le categorie interessate (in particolare quelle dell'industria) erano impegnatissime nella attività rivendicativa o nelle lotte per l'occupazione nelle grandi e medie aziende e quindi dovemmo "investire nel territorio" e solo uno spirito generoso con una volontà di ferro come Franco poteva svolgere un lavoro gravoso e complicato. Vennero i primi risultati, i primi contratti interconfederali di settore, grazie anche ad alcune felici intuizioni che costruimmo con Franco e con gli amici della CISL mentre all'inizio la CGIL era scettica ma Lui riusci' poi a convincere i compagni di quella organizzazione che si occupavano del settore. Si tratto' della istituzione del delegato di bacino (in alternativa a quello di azienda, per questo motivo la CGIL "nicchiava"), un rappresentante sindacale a "pieno tempo" per seguire i "contenziosi" e la vertenzialità di azienda e di gruppo di aziende artigiane di un territorio, si trattò della istituzione di una forma di "sostegno al reddito" in caso di inattività per crisi aziendale (in quel settore con c'era la CIG) che "barattammo" (era il modo di dire di Franco) con la riduzione d'orario che era impossibile di far applicare e di controllare. E, poi, la nascita del primo Ente bilaterale nazionale (EBNA) apparso in Italia - ancora prima dell'industria e commercio - sorto per l'appunto per gestire questi aspetti e successivamente la formazione professionale. Franco Lago fu il primo Vice Presidente di EBNA (il Presidente era di parte datoriale), un riconoscimento corale ad un personaggio che era diventato un po' l'emblema sindacale in quel settore particolare in cui Lui si era identificato appieno con passione, competenza e sacrificio. Franco Lago mi fu anche molto solidale non solo nel lavoro sindacale ma anche nella dialettica politica interna ed esterna, con molta lealtà e partecipazione. Gli devo molto e credo che - per quanto fatto e per l'esempio anche morale da Lui espresso - anche la UIL al vertice gli debba molto e si penta di non averlo valorizzato come avrebbe meritato. Ma per quanto ha speso e realizzato nell'Artigianato, dove grazie anche a Lui - è stata vinta una condizione di emarginazione sociale e contrattuale, Franco Lago vive ancora fra noi e nel ricordo di molti lavoratrici e lavoratori di quelle miriadi di micro aziende. Silvano Veronese FRANCO LAGO fu tra i soci fondatori del C.L.S. Consorzio Lavoratori Studenti nel 1974 e Direttore fino al 1976. “……A quel tempo a Bolzano era tutto un fervore di idee, di programmi, di iniziative. Partì così, anche per i corsi per lavoratori studenti, una forte discussione che coinvolse da subito gli insegnanti democratici, i sindacati e le istituzioni. Dopo numerosi dibattiti, assemblee e riunioni si costituì il C.L.S., per rispondere al meglio alle esigenze di un grande numero di lavoratori che intendevano riprendere lo studio. Nacque una “casa”per tutti, che partì dalla base (sono convinto che anche ora sia così); vi fu uno spirito costruttivo e collaborativo da parte di tutti coloro che vi parteciparono: operai, insegnanti, studenti, sindacalisti….” Così Franco Lago raccontava nel suo intervento in occasione dell’anniversario dei 25 anni di attività del CLS. Posso dire con certezza che, a più di 40 anni dalla sua costituzione, il progetto che Franco ha contributo a creare continua ad essere di attualità: il CLS rimane la “casa” per tutti quelli che vogliono continuare a formarsi, oggi non solo operai, ma anche adulti che rientrano nel mondo del lavoro, stranieri che vogliono integrarsi nella nostra cultura, disoccupati che cercano nuovi sbocchi lavorativi, professionisti che hanno bisogno di aggiornarsi, pensionati che finalmente possono dedicarsi a interessi culturali spesso trascurati per necessità, giovani in cerca di nuove possibilità di studio, .. . Personalmente ho ricevuto da Franco l’impulso a guardare al mondo della formazione come alla parte più importante nella vita di una persona e a non smettere di “lottare” per continuare ad avere il diritto di studiare lungo tutto l’arco della propria vita. Fin dal 1975, anno del mio ingresso nel CLS come docente, ho trovato in lui quell’umanità ricca di calore e di ironia che mi hanno fatto sentire davvero a casa, fra persone che, anche tra accese discussioni, parlavano la stessa lingua: ogni essere umano ha il diritto di avere le stesse occasioni di studio e opportunità di momenti culturali per poter decidere in autonomia del proprio futuro. Continuo a credere in questa grande lezione che mi ha lasciato Franco, al punto che dopo 40 anni sono ancora qui al CLS e da 30 come dirigente impegnata in prima persona. E ancora mi rimane la voglia di continuare.Grazie Franco a nome di tutto il CLS, ma soprattutto grazie per l’amicizia che mi hai regalato. Patrizia Zangirolami Presidente CLS …Ciao Franco