In ricordo
di
Franco Lago
Südtiroler Gewerkschaftskammer Camera Sindacale Regionale UIL-­‐SGK Via Ada Buffulinistr. n° 4 39100 Bolzano-­‐Bozen Franco Lago
Un grande tessitore / L’Artigianato
UIL
Franco Lago ci ha lasciati il 7 settembre 2015.
Esso è stato per oltre dieci anni, inizi anni settanta e fino al 1985 un dirigente provinciale
della UIL-SGK, in particolare della UILM e della mitica FLM, e quindi come Camera
Sindacale UIL-SGK dell’Alto Adige, abbiamo quindi pensato di chiedere a chi lo ha
conosciuto, nei vari periodo della sua vita, di scrivere un suo ricordo.
La sua vita dal 1985 si poi spostata a Roma e a Lenola. A Roma alla UIL in particolare ha
lavorato per il settore Artigianato, tanto che molti dirigenti sindacale lo hanno identificato
con l'artigianato UIL... .
INDICE CONTRIBUTI:
Ø TONI SERAFINI Ø CHRISTIAN TROGER it -­‐ de Ø CARMELO BARBAGALLO Ø TONI AUER Ø GIORGIO BENVENUTO Ø TIZIANA BOCCHI Ø PINO BRIANO Ø ROBERTO CALZOLARI Ø ADRIANO CHINELLATO Ø CESARE D’ANTONIO Ø STEFANO DI NIOLA Ø SALVATORE FALCOMATÀ Ø RICCARDO GIOVANI Ø FRANCO LOTITO Ø GIANFRANCO MARTELLI Ø ALBERTO STENICO Ø TILA MAYR Ø SILVANO VERONESE Ø PATRIZIA ZANGIROLAMI Dicembre 2015 FRANCO LAGO
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Un grande tessitore
Ho conosciuto Franco Lago nel 1971, lui era un dirigente del
Manifesto ed io ero uno studente, un giovane militante della
FGS e della sinistra socialista di Riccardo Lombardi.
L’ho ritrovato poi nella UIL nel 1976, lui era nella mitica
FLM, si occupava oltre che di appalti telefonici della
formazione continua dei lavoratori, è stato il motore delle
150 ore. Era stato inoltre nel 1974 e stato tra i fondatori
del Consorzio Lavoratori Studenti (CLS).
Nel 1985 andò a Roma, proprio mentre io dopo una breve
esperienza di tre anni, tornavo a Bolzano, infatti Franco mi
sostituì nello staff di Silvano Veronese alla UIL Nazionale.
Da li parti il suo ottimo lavoro nell’artigianato, tanto da
farlo diventare per molti dirigenti UIL, e non solo,
l’artigianato UIL.
Abbiamo quindi spesso collaborato assieme, discusso, litigato,
insomma con Franco non ci si annoiava.
Io voglio ricordarlo così, come una grande tessitore,
rapporti politici e sindacali, ma soprattutto umani.
di
Grazie Franco per quello che mi hai dato e ci hai dato.
Toni Serafini
Segretario Generale UIL-SGK
IN MEMORIAM FRANCO LAGO
E’ molto triste dover constatare dopo la prematura scomparsa
di Guido Laconi anche quella del compagno FRANCO LAGO,
avvenuta in settembre 2015 a 72 anni.
Questo grande uomo e lungimirante sindacalista prima della
categoria dei metalmeccanici UILM/Uil-Sgk all’interno della
Federazione
Lavoratori
Metalmeccanici
FLM-GVM
(struttura
unitaria dei metalmeccanici negli anni 80 dello scorso secolo)
di via Michael Gaismair a Bolzano-Bozen, era anche uno dei
grandi sostenitori della scuola media serale operaia, le 150
ore, conquistate come diritto allo studio negli anni 70 dello
scorso secolo, prima nel contratto collettivo nazionale lavoro
dei metalmeccanici e poi anche negli altri accordi sindacali
collettivi di settore. Con questa sua sensibilità e sempre
sostenuta unitarietà sindacale Franco Lago ha contribuito poi
anche alla nascita del Consorzio Lavoratori Studenti (CLS),
una importante struttura formativa tutt’ora operante qui nella
capitale del Sudtirolo-Alto Adige per il miglioramento delle
conoscenze e del sapere di tantissimi lavoratori, lavoratrici
ed operai/e, anche stranieri/e e di provenienza migrante.
Franco Lago era poi anche l’artefice negli anni 80 di importanti accordi contrattuali aziendali, come in una grande
azienda metalmeccanica di appalti telefonici, p.e. la Telenit
Spa, nella quale si è conquistato per i lavoratori il diritto
ad una flessibilizzazione contrattuale degli orari di lavoro
ed un anno sabbatico (interruzione dell’attività lavorativa
fino ad un anno) con il mantenimen-to del posto di lavoro.
Poi negli ultimi 25 anni della sua vita lavorativa
si è
assunto il non facile compito della costituzione del settore
dell’artigianato all’interno della UIL Roma, dalla quale sono
stati, anche grazie alla tenacia e capacità di Franco Lago,
partoriti,
degli
importantissimi
accordi
bilaterali
dell’artigianato nazionali, dai quali provengono sia le
costituzioni degli Enti Bilaterali Artigianali ma anche i
diritti dei delegati sindacali di settore, e norme per il
miglioramento della sicurezza lavorativa in questi settori
lavorativi di notevole rilevanza socioeconomica nel paese
d’Italia.
Adieu caro Franco, ci mancherai molto anche come uomo
enormemente umano, ma ti ricorderemo sempre piacevolmente.
Christian Troger
IM GEDENKEN AN FRANCO LAGO
Es ist sehr traurig, daß nun nach dem all zu frühen Ableben
unseres geschätzten Kollegen Guido Laconi nun auch unser
Kollege und Genosse Franco Lago im September 2015 mit seinen
72 Jahren Alter für immer von uns gegangen ist.
Dieser große und weitsichtige Mann und Gewerkschafter, der
zuerst in der Metallarbeitergewerkschaft UILM/Uil-Sgk und dann
in der einheitlichen Metallarbeitergewerkschaft GVM-FLM in der
Michael Gaismair Strasse von Bozen tätig war, war auch einer
der großen Förderer der Arbeitermittelschule, der 150 Stunden
Bildungsurlaub, welche in den 70iger Jahren des vorigen
Jahrhunderts zuerst im Metallindustriekollektivvertrag als
wichtige
Errungenschaft
von
der
Arbeiterund
Gewerkschaftsbewegung
und
dann
in
den
anderen
Arbeitskollektivverträgen
errungen
wurde.
Mit
seiner
Sensibilität
und
seiner
immer
bestrebten
einheitlichen
gewerkschaftlichen Haltung hat Franco Lago in Bozen auch zur
Gründung
und
Schaffung
des
Arbeiterstudentenkonsortiums,
Consorzio
Lavoratori
Studenti
(CLS)
genannt,
maßgeblich
beigetragen. Diese Bildungs-Struktur hat einen wichtigen
Beitrag zur Förderung der Arbeiter- und Arbeiterinnenbildung,
auch von vielen Einwanderern geleistet, und sie wirkt nach wie
vor in der Landeshauptstadt Bozen in der Romstrasse.
Franco Lago war zudem in den 80iger Jahren auch ein
erfolgreicher
gewerkschaftlicher
Verhandler
von
zukunftsträchtigen Betriebsabkommen in großen Metallbetrieben,
wie z.B. bei der Telenit AG, welche im Bereich der Telefonlinienverlegungen italienweit tätig war. Schon damals konnte
für die Arbeiter eine vertraglich verhandelte Flexibilisierung
der Arbeitszeiten und das Recht auf eine bis einjährige
Arbeitsfreistellung
(Sabbatjahr)
bei
Beibehaltung
des
Arbeitsplatzes durchgesetzt werden.
In den letzten 25 Jahren seiner Lebensarbeitszeit hat Franco
Lago dann auch eine gesamtstaatliche Gewerkschaftstätigkeit in
Rom übernommen, und dort die Koordination des Bereichs
Handwerk
(vorher
ein
völliges
Neuland
der
Gewerkschaftsbewegung Italiens) der UIL aufgebaut. Mit diesem
konnten einige wichtige gesamtstaatliche gewerkschaftliche
Abkommen erreicht werden, welche zur Schaffung der Bilateralen
Körperschaft des Handwerks, aber auch zur Erweiterung der
Arbeitsrechte
mit
der
Einführung
von
gewerkschaftlichen
Vertretern
des
Handwerks
und
zur
Verbesserung
der
Arbeitssicherheit in diesem bedeutenden Wirtschaftsbereich
Italiens führten.
Adieu,
lieber
Franco,
Du
wirst
uns
allen
auch
als
liebenswürdiger Mensch fehlen, aber wir werden uns immer gerne
an Dich erinnern.
Christian Troger
Franco Lago, il sindacalista dell'artigianato
Franco Lago era un uomo tenace e determinato. Come le rocce
della sua terra, era forte e, a volte, persino duro. Non ci
siamo fatti mancare discussioni aspre, quando le nostre
rispettive opinioni non collimavano. Ma era un uomo della Uil:
e questo sentimento, questo approccio ai problemi ci ha
accomunato nel corso di tanti anni.
Franco era un metalmeccanico; anzi, per la precisione, un
siderurgico.
Orgoglioso di questa sua origine, non l'ha mai rinnegata anche
quando, da sindacalista autentico, ha iniziato a occuparsi
d'altro. Da una realtà produttiva "macro", qual è per
definizione un'acciaieria, a una realtà micro, come è quella
dell'artigianato, il salto è stato enorme.
Eppure, in quella scelta c'era una coerenza di fondo, guidata
da un obiettivo strategico, tipico di ogni sindacalista che si
rispetti: l'unità del mondo del lavoro. Unità che non è
affatto unicità, ma esaltazione delle specificità e delle
differenze e, al tempo stesso, impegno a una sintesi.
In questa visione, peraltro, risiede l'essenza della stessa
confederalità: un valore che è alla base delle scelte e
dell'azione della nostra Uil. Proprio l'artigianato, a mio
avviso, è l'emblema più significativo di questa confederalità:
tante categorie diverse, settori merceologici tra i più
disparati possibili, processi e prodotti diversificati, ma un
elemento dimensionale e un'impostazione del lavoro che rende
comuni alcune problematiche organizzative e alcune opportunità
di sviluppo.
In fondo, proprio da queste considerazioni nasce l'esperienza
della bilateralità. Col passare del tempo, artigianato e
bilateralità sono diventati i fattori costitutivi di un
binomio inscindibile. E questo risultato è stato il vero
merito di Franco: glielo riconoscono tutti. Molti anni fa, fu
il vero protagonista dell'accordo interconfederale che diede
il via a questo sistema organizzativo, grazie al quale, oggi,
è possibile governare relazioni sindacali di una realtà così
semplice ma, al tempo stesso, così articolata e complessa.
Franco Lago, il sindacalista dell'artigianato.
serberemo la memoria.
Credo sia ciò che lui desiderasse.
Così
ne
Carmelo Barbagallo
Segretario generale Uil
Franco's Kunst der kreativen Arbeit. (L’arte
faticosa del lavoro creativo )
Franco Lago habe ich als Student in Wien kennengelernt.
Er war an der Spitze des Zuges von Studenten der Wiener
Kunstakademie, mit dem das Eingangtor der Akademie der
Bildenden
Künste
feierlich
zur
Aula
Magna
der
Wiener
Universität
getragen
wurde,
wo
sich
die
Wiener
Studentenbewegung versammelte.
Man sagte, dass er , Franco, es war, der vorher
über dem
Gebäude
der Kunstakademie die Fahne der vietnamesischen
Freiheitskämpfer gehisst hatte.
Das ist mein erstes Bild von Franco, dem die Arbeit am
Obststand seines Brudes, am Obstmarkt in Bozen, nicht genug
gewesen war und der deshalb auszog, um die Arbeit der Kunst zu
erlernen.
Meine zweite Erinnerung ist die rote Farbe seiner Graphiken,
seine detaillierte Beschreibung der Arbeitsweise, die er für
die Erstellung der Bilder entwickelte, seine Idee der
Kreativität, der kreativen Kunst für die kommende Befreiung
der
Arbeit
von
den
Fesseln
der
Lohnsklaverei
und
Unterdrückung.
Eine weitere Erinnerung führt mich in einen Kellerraum in
Oberau, wo Franco die Wichtigkeit der entstehenden Bewegung
des „Manifesto“ mit behutsamen aber entschiedenen Worten
erläuterte.
Im Rückblick war Franco für mich wohl am wichtigsten, als ich
– auf dem Rückweg vom Studienaufenthalt in London zurück nach
Wien – in Bozen Halt machte und in seiner grossen Wohnung am
Obstmarkt Unterkunft fand.. Die Wohnung entpuppte sich als
inoffizieller Sitz der Metallergewerkschaft FLM. Franco's
Argumente waren gewichtig und so unterbrach ich meine
Rückreise nach Wien, wurde in den Bann der Südtiroler
Gewerkschaftsbewegung gezogen,
zunächst beim GVM/FLM, dann
schliesslich bei der UIL/SGK.
Franco's Kreativität war vom flammenden Rot seiner Bilder zur
Einforderung des Arbeiterrechts auf Bildung weitergegangen: es
waren die
die Jahre der Arbeitermittelschule, zuerst in der
Industriezone Bozen, dann auch in den Tälern Südtirols.
Mein Bild von Franco ist letztlich das mühsame aber notwendige
Erlernen der Kunst des Wissens, das Zukunft baut.
Ich stell mir vor, dass er von uns allen diese Mühe
einfordert.
Das letzte Mal sah ich Franco, als ich ihn zufällig am Bozner
Bahnhof traf, mit einer grossen Mappe unter dem Arm, wie
damals in Wien:
in der Mappe waren Bilder von ihm, die er in seinen sonnigen
Ort im Süden zurückholte.
Adelante, Franco.
Anton Auer
Ricordo di Franco Lago
Franco Lago è stato un eccellente, abile, intelligente
dirigente della UIL. Si è formato ed è cresciuto a Bolzano
nella UILM e nella FLM; ha dato un grande contributo alle
tematiche
ambientali,
del
mercato
del
lavoro,
della
bilateralità. Lo ricordo giovanissimo in prima fila nelle battaglie
sindacali, a cavallo degli anni ’70 e ’80 a Bolzano, con altri
dirigenti carismatici della UIL come Guido Laconi ed Arno
Teutsch.
In Confederazione il suo contributo è stato prezioso,
fondamentale. La UIL, grazie a lui, è stata un autorevole
punto di riferimento per i lavoratori nel mondo delle piccole
imprese.
Ricordo di lui la passione, la tenacia, la fantasia con la
quale esprimeva la sua militanza ed il suo impegno sindacale.
La UIL gli deve tanto, tantissimo. Io sono orgoglioso di aver
potuto contare sempre su di lui.
Un vero amico. Indimenticato. Indimenticabile.
Giorgio Benvenuto
In ricordo di Franco Lago
Credo di aver discusso animatamente molte volte con Franco, ma
ogni volta che accadeva, ciò che non è mai mancata era la
reciproca disponibilità a comprendere l'uno il punto di vista
dell'altro. Ci siamo confrontati su tutto.
Il filo che ci legava era il settore artigiano. Come
realizzare una rappresentanza sindacale efficace era la
domanda principale alla quale cercavamo di dare risposta.
Ovviamente, le particolari relazioni sindacali che in quegli
anni non avevano ancora trovato una dimensione strutturata
come quella attuale, le politiche contrattuali, il sistema di
welfare i temi centrali delle nostre riflessioni.
Ragionavamo delle differenze salariali e normative necessarie
per cogliere questa realtà produttiva realizzando un intreccio
positivo tra esigenze confederali e categoriali. Poi parlavamo
di sindacato, della Uil, del suo futuro, delle potenzialità
inespresse e delle opportunità da cogliere. Qui le nostre
analisi non erano sempre coincidenti ma la passione per la
nostra UIL si. Di Franco ricordo anche il sorriso, prima un
po' sornione e poi aperto, contento di averti confusa ma
subito pronto a spazzare via ogni dubbio.
Io rimango sempre colpita dalle persone che si fanno conoscere
attraverso il loro cuore, positivamente colpita, è merce rara
nelle relazioni di lavoro.
E', quindi, attraverso il cuore che abbiamo collaborato in
quegli anni. Ogni tanto spargeva la notizia di un mio rientro
in confederazione che non aveva nessun fondamento e diceva di
divertirsi a vedere le reazioni. Oggi che questo è avvenuto
forse ti divertiresti a vedere le mie e poi ti siederesti a
parlarne con me.
Forse…forse si.
Tiziana Bocchi
Segretaria confederale Uil
Franco Lago, l’Artigianato UIL.
Per tanti anni quando nella UIL si parlava di Artigianato, si è
parlato di Franco Lago. Infatti, dopo una prima esperienza sindacale
nel settore metalmeccanico a Bolzano dove, come Operatore FLM
e
UILM del territorio incontrò il mondo dell’impresa artigiana, portò
a Roma, in Confederazione, nella sua prima collaborazione
con
l’allora Segretario Confederale Veronese la sua conoscenza
di
questo comparto e la sua determinazione di dare ai lavoratori delle
imprese artigiane pari diritti –ed ancor prima- attenzione; alla
pari degli altri lavoratori dell’industria.
Lui si riteneva un “siderurgico”, ma dell’impresa artigiana e del
lavoro artigiano era innamorato: come sindacalista e come uomo.
Infatti, la sua vita fuori dal Sindacato aveva le passioni proprie
dell’artigiano: la manualità, la ricerca della conoscenza e
dell’utilizzo di nuovi prodotti per nuove produzioni. Fossero piatti
gastronomici od opere d’arte, o attrezzi o quant’altro si riuscisse
a manipolare e trasformare.Figura imponente ed “ingombrante”; amico
di tutti ma per questo non meno determinato a raggiungere i propri
obiettivi, fossero anche i più utopici. E la sua esperienza politica
giovanile emergeva nelle sue passioni, nelle sue aspirazioni: non
sempre il limite era il possibile ma restava l’obiettivo “ideale” il
fine del suo lavoro, delle sue relazioni. E per questo intrecciava
rapporti con tutti; guardando e prestando attenzione a tutti e
finalizzando questi rapporti, queste conoscenze al raggiungimento
del suo obiettivo.Chi ha avuto a che fare con lui ne ha un ricordo
“impegnativo”: Franco, non era facile. Non nascondeva la sua ferma
volontà e determinazione. Ma i risultati oggi presenti nelle
relazioni sindacali del comparto artigiano sono frutto e conseguenza
anche di questo suo tenace impegno. Profondo conoscitore ed
assertore della pratica “bilateralità” è stato protagonista, dagli
anni ottanta, del processo di consolidamento e crescita della
bilateralità artigiana.Di questo gli va dato merito; così come
l’aver portato l’attenzione dell’organizzazione UIL sulla necessità
di essere vicino e rappresentare i lavoratori dipendenti le imprese
artigiane.In questa occasione non dobbiamo indugiare solo sui
meriti,
anche
perché
Franco
ha
sempre
inteso
assumersi
responsabilità. Quando si è reso conto che non poteva più inseguire
il “suo sogno” e l’artigianato UIL aveva bisogno di cambiare ha
preferito lasciare. E come sua abitudine, senza mezze misure. Resta
il fatto che la Uil gli è riconoscente di decenni di impegno, che i
lavoratori artigiani hanno avuto in lui un degno rappresentante. Che
il mondo del lavoro artigiano, anche grazie a Franco, ha migliorato
alcune condizioni e, questo mondo –a volte non considerato come
dovrebbe- è stato all’attenzione di una platea più ampia. La
commemorazione che c’è stata presso il cimitero di Lenola, dove è
sepolto, ha messo in evidenza, da parte degli amici e dei compaesani
queste passioni di Franco, queste peculiarità. Perché Franco era se
stesso sempre.
Oggi lui è morto, ma le cose fatte o che ha partecipato a generare
sono il suo ricordo. La sua vita è stata utile al mondo artigiano.
E questo è un motivo che, per tutti, dovrebbe caratterizzare la
vita. Essere stati utili e aver lasciato tracce del proprio
passaggio.
Pino Briano
Franco mi mancherai
Troppi anni fa (fra il 1986 e l’87) quando per strane coincidenze
della vita accettai di venire a lavorare a Roma, in Confederazione,
scoprii che fra le prime cose da fare c’era da capire come
organizzare - insieme a Franco Lago - un intervento di formazione
sindacale sull’Artigianato per i quadri sindacali UIL che vi
operavano. Così ho conosciuto Franco, così è iniziato un rapporto
personale molto bello e complicato e uno professionale ricchissimo,
con una delle persone più importanti che questa Organizzazione abbia
avuto a disposizione in tanti anni.
Era relativamente facile lavorare con Franco: bastava saper
distinguere fra il cazzeggio sul mondo e anche sul Sindacato e le
cose serie; queste ultime erano poche: il lavoro da fare, l’onestà
implicita nel farlo, le soluzioni ai problemi come “obbligo
naturale” (che fossero nettissime o di compromesso non importava, lo
mandava in bestia chi girava intorno ai problemi per non
affrontarli).
L’ho
visto
arrabbiarsi
pochissime
volte,
era
perfettamente
consapevole di “non poterselo permettere” e quando la serietà della
situazione lo richiedeva glielo leggevi in faccia, punto.
Invece, davanti a “persone di gomma” che, come i muri, sono così
diffusi nel nostro ambiente, adottava un sistema che l’ha
accompagnato per tutto il suo tempo: cambiava argomento, cercava una
distrazione da una situazione che non gli andava giù e che non
dipendeva da lui ed era meglio parlare d’altro, magari davanti ad un
Campari.
Di questa sua debolezza non accettava di parlarne (esattamente come
non parlava quasi mai di sé stesso e della sua vita privata) e se
insistevi, semplicemente, raffreddava i rapporti fino alla prossima
necessità di lavoro in comune. Credo che molte persone, nel corso
della sua vita, ne abbiano anche approfittato per danneggiarlo
piuttosto che per piccole meschinità personali e, nonostante
l’intelligenza e la sensibilità che lo contraddistingueva, decideva
di rimuovere il problema (e le sue cause..), trovando una ennesima
conferma della pessimistica visione che aveva del “genere umano”.
Quando la vita mi ha spinto nel fosso, mi è stato vicino e ha
cercato di aiutarmi, senza che gli chiedessi nulla perché Franco era
una persona buona, nel senso pieno e semplice del termine: altruista
e disponibile.
I principi etico - morali (prima che ideologici) a cui si
richiamava, li poneva alla base della missione del proprio lavoro
nel Sindacato e nella società proprio perché giudicava molto poco
probabile che tali principi si potessero applicare facilmente.
Nel mondo dell’artigianato, inesistente per il Sindacato (e non solo
per gli scarsi attivisti)
ha costruito, dal nulla, una presenza
sindacale UIL fatta di intuizioni, soluzioni, innovazioni, che la
parte migliore dei suoi colleghi datoriali e sindacali gli ha
riconosciuto ma del quale hanno anche saputo approfittare in tanti.
L’arroganza e l’ipocrisia (spesso a braccetto) non le sopportava e
gli riusciva molto difficile non renderlo palese quando doveva
averci a che fare e l’ha pagato, sulla proprio pelle, fino
all’ultimo.
Ciao Franco, mi mancherai.
Roberto Calzolari
Franco Lago
La notizia che Franco aveva deciso di lasciarci, mi è arrivata
via sms lunedì 7 settembre alle 15.00, dal nostro amico
comune Cesare D’antonio , che si è trasferito a Lenola,
proprio perché coinvolto da Franco .
Franco aveva deciso quasi 15 anni fa di riaprire la casa della
famiglia di Emma, per farla diventare il suo nuovo scopo di
vita.
Questa casa sulla collina di Lenola e il cui giardino guarda
il mare, era diventata la base per la sua intraprendenza
sociale, per coinvolgere le persone, organizzare gli amici,
parlare di politica e sindacato con i giovani del paese.
Uscire dalla metropoli per ritrovare le origini , la voglia
di costruire e quella di stare assieme alle persone.
Nel giardino di casa Franco organizzava mostre fotografiche
sulla Lenola di ieri e di oggi, vengono coinvolti pittori di
campagna e scultori amatoriali per esporre le loro opere in
giardino. Obbligava, gli amici più cari,a giorni e giorni di
preparazione, dal tinteggiare gli espositori ad applicare le
foto e ad organizzare il museo dei piccoli ricordi.
Franco aveva un pensiero per tutti, un piccolo oggetto che
veniva pensato e regalato a ogni persona che arrivava, sia
esso il Segretario Generale della UIL o il Presidente di
Fondartigianato o il Presidente del Covip di INPS , o l’amico
contadino conosciuto il giorno prima e puntualmente invitato a
partecipare a questa festa.
Oggetti di poco valore commerciale , ma di grande valore
affettivo che lui aveva scelto proprio per te.
Ripensandoci, con molta tristezza, io negli anni ho avuto la
fortuna di riceverne tantissimi: ho un fischietto in
terracotta a forma di girasole, un cd con le canzoni del Che,
un piccolo temperino – che pensavo di aver perso e invece un
cassetto me l’ha restituito qualche giorno dopo che Franco se
n’è andato.
E’ umanità vera di Franco che mi manca di più, questo suo
pensiero sempre rivolto agli altri , a coloro che in quel
momento non c’erano e che però non uscivano mai dai suoi
pensieri.
Conservo ancora con molta attenzione dei semi di un fiore
che a lui piaceva e che aveva raccolto in una delle sue ultime
puntate a Bad Dreikirchen e che aveva fatto seccare. Era circa
10 anni fa e non ce la faceva ormai più ad affrontare la
salita che da Barbiano porta all’hotel e allora s’è fatto
venire a prendere con la Jeep dal proprietario , che era
diventato suo amico nel corso di qualche visita precedente.
Come non si poteva essere amici di Franco che con questa sua
mole ti sovrastava e ti coinvolgeva in ogni sua idea, in ogni
suo progetto, molto spesso un po’ testone, ma la sua forza è
anche questa.
Ero segretario della Uil di Trento quando un giorno, sarà
stato l’inizio del 1990 , mi disse organizza un incontro con
le categorie dell’industria, perché dobbiamo parlare di
Bilateralità e della prospettiva per le relazioni sindacai
legata a questi accordi che abbiamo siglato per l’artigianato.
Lo devo confessare ho convocato la riunione con un po’ di
perplessità e vi ho partecipato con altrettanto scetticismo,
mai avrei pensato che in quelle idee e del mio amico Franco ,
che si è trapiantato a Roma , avrei trovato una occasione per
misurare la mia capacità di costruire e di organizzare un
qualcosa di nuovo per i lavoratori e per le aziende.
La bilateralità artigiana ha totalmente occupato la mia
attività questi ultimi vent’anni della mia vita.
Nei miei occhi ho ancora molto nitido il ricordo di quel
pomeriggio quando arrivò a Trento per parlare di bilateralità
artigiana, anche perché nelle sere di Lenola sul terrazzo
che guardava il mare lontano e da cui , nei giorni buoni , si
poteva intravedere anche l’isola di Ponza, quella riunione di
Trento è stata ricordata, vivisezionata e a volte anche
rinfacciata come solo due amici con un bicchiere di bianco di
Terracina in mano potevano fare.
Arrivò nel primo pomeriggio direttamente dal treno, si tolse
il basco che gli aveva regalato suo figlio Alessandro, e che
per lui era diventato una sorta di amuleto. Il suo basco era
la sua caratteristica . Qualche anno dopo lo dimenticò in un
agriturismo vicino a Trento , dopo aver mangiato una torta di
patate e affettato e parlato del nuovo fondo per la formazione
che si voleva costituire, parlato di sindacato, di
bilateralità di progetti futuri, di un convegno da organizzare
a Mezzocorona e di cosa avremmo fatto assieme quando sarei
sceso a Lenola .
Fu così il basco rimase nell’agritur e Franco fra il caldo del
sole e del vino salì sul treno. Immediata la telefonata: “ho
lasciato il basco all’agritur , è sulla mensola …, va a
prenderlo!”
Anche questo essere perentorio/ determinato è una sua
caratteristica. Non lasciava spazio a volte per riprendere
per mano la discussione o le cose da fare , ma quella volta
per il basco di Alessandro il tono era diverso. Ho capito
chiaramente che c’era un pezzo della sua affettività che non
era con lui. Bisognava ricongiungerli immediatamente.
Era Franco che ci teneva legati assieme, noi i suoi amici ,
fra noi i più diversi legati da questo filo doppio di amicizia
con una personale eccezionale.
Franco organizzava, stabiliva che si facessero cose, a volte
illogiche, ma che nella sua mente avevano una logica e anche
un indirizzo. Come quando volle organizzare una lotteria a
margine di una festa a Lenola a casa sua.
Decise che alle 10.00 ci si doveva mettere in macchina per
fare un giro dei contadini ai piedi della collina di Lenola,
ma prima di partire recupera due bottiglie di Rotari dal
frigorifero, mezza pezza di speck le infilò in un cesto di
vimini. Si parcheggia davanti al panificio due grandi pani
caserecci e sulla sua macchina scassata e la sua guida
precaria , giravamo per questi viottoli di campagna e quando
Franco vedeva qualcuno che lavorava la terra , si fermava
prendeva il suo cesto lo approcciava, gli offriva un bicchiere
di spumante , una fetta di speck gli parlava delle nostre
montagne e di quei sapori e poi chiedeva cosa stesse
raccogliendo , e questi offrivano la disponibilità di quanto
stavano raccogliendo . Mi ricordo tre zucche giganti che
sarebbero diventate premi della lotteria e due o tre cassette
di scalogni, che avrebbero accompagnato il nostro tempo libero
nella due settimane in cui normalmente mi fermavo suo ospite.
Gli scalogni venivano con molta calma spellati e bolliti e
messi nei vasi sottolio, per diventare così anche loro
protagonisti di qualche premio di lotteria o pensiero per
qualche amico che incontrava.
A questo proposito conservo ancora intatta una lattina da
litro di olio extra vergine tratto da olive di Lenola che
Franco e Cesare hanno spigolato un paio d’anni fa, con questa
scritta a pennarello sulla lattina “ olive raccolte da Franco
e Cesare e spremute a freddo per i nostri amici”.
Penso che questa lattina non verrà mai aperta e verrà
conservata così fra i ricordi più belli.
Quante persone ha fatto incontrare Franco? Decine, centinaia
e tutte fra loro diventavano amiche perché legate da questo
filo osmotico che ti fa riconoscere uguali anche se diversi.
Il rimprovero più grande che gli posso fare è proprio
nell’averci lasciato da soli , senza il suo collante diventerà
sempre più difficile rimanere uniti e penso a Luisa, Sergio ,
Cesare, Giovanna, Enrico, Paolo, Franco , Roberto e tutti i
ragazzi di Lenola che ci aiutavano a fare il fuoco e a giare
la porchetta nel giardino di casa.
L’ultima volta che ho sentito Franco è stato al telefono era
la fine di aprile.
Stavo scendendo a Firenze e al cellulare una voce roca e
flebile mi dice : “ adriano sto male sono al San Camillo vieni
a prendermi!”
Non sapevo cosa fare , ho sentito l’amico Cesare, il quale mi
ha un po’ confortato, dicendomi che era ricoverato da un po’
perché i suoi polmoni non l’aiutavano molto e anche il suo
cuore generoso viaggiava a velocità ridotta. Dopo una decina
di giorni era stato dimesso dall’ospedale , se ne era
ritornato a Lenola riprendendo la vita di sempre, un po’ più
lento , ma la vita di sempre
Franco se ne è andato camminando da solo, sulla spiaggia di
Sperlonga e dove amava passeggiare con i piedi nell’acqua
avanti e indietro rincorrendo i suoi sogni, che molto spesso
sono i nostri.
Adriano Chinellato
FRANCO: SINDACATO MA NON SOLO
Con Franco ci siamo conosciuti alla fine degli anni ’70 inizio
anni ’80. Tutti e due seguivamo le aziende del comparto degli
appalti telefonici, lui in Alto Adige, io a Verona.
Tra di noi la sintonia fu quasi immediata, non solo sul piano
sindacale, perché approfondendo il rapporto scoprimmo che per
tutti e due il Sindacato era si importante ma che si
completava con un impegno nella politica avendo entrambi
interesse per il mondo ambientalista e l’esperienza dei Verdi.
Poi sia per lui che per me la parte godereccia della vita era
fondamentale perché il solo impegno sindacale e politico non
poteva essere considerato “il tutto” e quando ci incontravamo
era buona norma finire da qualche parte a bere e mangiare.
Lui a un certo punto andò a Roma e per un alcuni anni il
nostro rapporto si interruppe salvo qualche incontro
occasionale a Roma e a Lenola.
Poi, io ormai in pensione, lo incontrai nel 2006 a Udine dove
aveva organizzato un convegno sull’artigianato. Fu l’occasione
per riprendere il rapporto che si consolidò sempre più sino a
decidere di trasferirci tutti e due a Lenola, (piccolo e bel
paesino sulle colline dei monti Ausoni da cui si vede il mare
e le isole Pontine), dove con Emma avevano una casa.
Come sempre era una fonte inesauribile di idee, gli dicevo
sempre che lui era un artista dell’arte povera (come si
definiva) ma era anche un artista nel costruire rapporti con
la gente. La Festa di Primavera è stata l’iniziativa più
importante in questi ultimi anni a Lenola, ci volevano alcuni
mesi per organizzarla. Lui di questa festa era fac-totum,
(artista, scrittore, cuoco, inventore di nuove ricette, ecc.).
Era momento per rinverdire vecchie amicizie mai dimenticate ed
era l’occasione per coinvolgere la gente di Lenola nella
ricostruzione di vecchie storie del Paese.
Ma la sua eccezionalità la esprimeva soprattutto nel essere
sempre in sintonia con le persone più semplici., la sua
profonda umanità si esprimeva continuamente. Il possesso delle
cose non era per lui importante fondamentale era condividerle
con gli altri.
Ciao Franco, un segno nella vita di molti lo hai lasciato e
questo è la cosa che difficilmente ti farà dimenticare.
Cesare D’Antonio
Ricordo di Franco Lago - Franco Lago e la “tecnica
del polpo”
Pur nella grande tristezza per la scomparsa di una cara
persona quale era Franco, voglio ricordarlo con un aneddoto
che ho trovato particolarmente simpatico e che mi è rimasto
impresso nella memoria. Il primo ricordo nitido che ho di
Franco risale ai primi anni 2000.
All’epoca ricoprivo il ruolo di responsabile delle politiche
formative dalla CNA e fui coinvolto, dall’allora responsabile
del Dipartimento Relazioni Sindacali CNA, nella fase iniziale
del negoziato per l’avvio di Fondartigianato. Ricordo in
particolare le prime due trattative, una presso la vecchia
sede dell’Ebna a Castro Pretorio, l’altra la svolgemmo in via
Lucullo, nella sede della UIL.
Nel corso del negoziato, il suo atteggiamento fu rigido su
alcuni aspetti e più malleabile su altri, come da manuale del
bravo negoziatore qual era. Ma su un punto fu intransigente,
la firma delle organizzazioni sindacali dei piani formativi.
Mentre ci si accalorava e si discuteva davvero molto, emersero
difficoltà su argomenti fino a quel momento impensati. In una
pausa, ci ritrovammo a parlare e gli chiesi come intendesse
convincerci su una questione appena affiorata che per la CNA
era particolarmente ostica.
Lui mi guardò e mi disse candidamente: “con la tecnica che si
usa per il polpo”. Vedendo il mio stupore e disorientamento
continuò e, accompagnando la frase muovendo con velocità
braccia e mani verso il muro, mi spiegò che sbattendo almeno
tre volte un polpo su una superficie dura questi diventa
indubbiamente più morbido. Accompagnò il tutto con una
fragorosa e coinvolgente risata per sdrammatizzare l’immagine
fornita facendomi ridere a crepapelle, anche perché vedere un
uomo con la fisicità di Franco mimare il gesto fu qualcosa di
esilarante…me lo ricordo ancora e così lo voglio ricordare, un
sindacalista che sapeva rappresentare e tenere le posizioni,
ma con una dose di umorismo anche in condizioni complesse.
Ciao Franco.
Stefano Di Niola
Resp. Dipartimento
Relazioni Sindacali CNA Nazionale
Franco un maestro.
Anch'io vorrei pensare e ricordare il caro Franco Lago che per
me e la mia generazione era un "maestro" l'ho conosciuto nel
1974 quando militavo nel Pdup partito comunista di unità
proletaria, avevo 20 anni e con Franco detto da noi il Maestro
poichè quando parlava aveva una sua cadenza lenta e sempre
serio, col suo basco nero , calato sulla testa bionda, ci
insegnava e ci portava esempi politici su il sindacato, sul
partito e sull' arte.
Mi intimoriva un pochino poichè ero abbastanza selvatico, poi
ero puro e duro e con Lui mi capivo benissimo.
Voglio ricordarlo e ritagliarmi sulla mia memoria le tante
riunioni dove Franco teneva le fila e faceva sempre sintesi e
ci dava a tutti dei punti in conoscenza e in coerenza.
Da lui e Vaccari ho ereditato la lettura del Manifesto e da
allora mi sono abbonato ogni anno, e spesso per lavoro al
Sindacato Edili Cisl , mi recavo a Roma e per questo con
Grigoletti e altri, raccoglievamo tra i compagni della
commissione operaia, dei soldi fino a 100 mila lire e io li
portavo in via Tomacelli a nome di Bolzano, portavo la
raccolta per sostenere il giornale che per tutti noi era un
incredibile fonte di informazione.
Ricordo se sono diventato come sono, capace ed intraprendente
nel sindacato e nella politica molto di questo merito di
Franco che ci faceva assieme a Lidia Menapace corsi di
politica e di militanza.
Grazie Franco al quale tributo un saluto caro e a sua moglie
Emma un abbraccio fraterno.
Salvatore Falcomatà
Un breve ricordo di Franco Lago
Sono certo di avere conosciuto Franco Lago, alcuni fa, in
inverno. Un particolare apparentemente insignificante, ma non
lo è per me, perché ancora adesso, ogni volta che penso a
Franco, la prima immagine che il ricordo consegna ai miei
occhi è quella di una persona distinta, quasi ieratica,
avvolta nel loden
verde e con il capo coperto da un
caratteristico basco. Un basco che, come lo stesso Franco mi
spiegò con orgoglio qualche tempo dopo il nostro primo
incontro, proveniva da Santiago de Compostela.
Avrebbe potuto benissimo fare l’attore di teatro Franco Lago,
perché aveva – innata - quella che si chiama presenza scenica,
cioè quella capacità
di catturare l’attenzione degli altri
sia
quando si è in silenzio che quando si parla, grazie ad
una sorta di magnetismo e ad un uso molto abile ed efficace
dei propri mezzi espressivi.
Ed è così che, naturalmente, Franco lago era al centro, ed il
centro,
di ogni tavolo sindacale: sempre protagonista, nel
bene e nel male.
Ma non si trattava solo di physique du role, perché Franco
aveva altre due caratteristiche essenziali per un bravo
sindacalista: il cuore e le competenze. L’amore per il lavoro
che svolgeva e – soprattutto – l’amore per l’artigianato,
erano fuori discussione e totalizzanti. Altrettanto fuori
discussione l’ immensa e per certi versi davvero unica
conoscenza che Franco aveva dei lavoratori, delle imprese e
del mondo dell’artigianato.
E’ appena il caso di ricordare che fenomeni unici nel panorama
sindacale italiano ed europeo, costruiti ed irrobustiti in
anni di intensa attività, quali la bilateralità, il peculiare
ed innovativo sistema contrattuale e di relazioni di lavoro
delle micro e piccole imprese artigiane, hanno avuto in Franco
Lago uno dei principali artefici.
Un altro aspetto importante per il quale Franco deve essere
ricordato, per averci lasciato un importante insegnamento, è
l’amore per la nostra storia e la necessità di tenere sempre
vive le ragioni per le quali venti, trenta o quaranta anni or
sono, si sottoscrissero alcuni accordi sindacali e si decise
di intraprendere un percorso piuttosto che un altro.
La pignoleria e l’attenzione con le quali Franco ha sempre
curato le raccolte di accordi sindacali ed ha cercato di
tramandare
la
storia
delle
relazioni
sindacali
nell’artigianato,
ci insegnano che non bisogna perdere la
memoria se si vuole andare avanti,
perché,
come diceva il
grande poeta e drammaturgo tedesco Schiller, in noi abbiamo
frammenti di avvenire, ma il nuovo si trova anche alle nostre
spalle, e lo storico è un profeta che guarda all’indietro.
Se accettassimo una concezione delle relazioni sindacali di
tipo antagonistico, basata sul conflitto di parti che
perseguono interessi divergenti e contrapposti; se – dunque –
facessimo
nostra
una
tale
visione
che
considera
il
sindacalista dei lavoratori e quello d’impresa alla stregua di
avversari, Franco lago, per il suo valore e per la sua tenace
combattività, meriterebbe certamente tutto il nostro rispetto.
Ma la realtà è stata un’altra.
Perché se è
vero che con
Franco ci siamo trovati seduti ai lati opposti del tavolo ed
abbiamo a volte anche litigato, se è vero che a volte avevamo
punti di vista diversi, è altresì vero che abbiamo sempre
perseguito un unico, condiviso,
interesse ed obiettivo
fondamentale:
quello della crescita e dello sviluppo
dell’artigianato e del lavoro artigiano.
Il nostro modo di vivere le relazioni sindacali era il
medesimo, fondato sulla collaborazione e sulla partecipazione,
nel quale il conflitto, pur presente,
era però solo un
accidente nel senso aristotelico del termine, non certo
l’essenza del nostro confrontarci.
Ci ha sempre unito la passione per l’artigianato, la volontà
di contribuire a rendere sempre più grande ed importante un
comparto nel quale
gli artigiani e i piccoli imprenditori,
eredi di un sapere tramandato da secoli, sono il motore del
futuro produttivo del nostro Paese,
e nel quale le persone
che lavorano nelle imprese artigiane, dividendo con gli
imprenditori le stesse fatiche e le stesse gioie,
sono
anch’esse, allo stesso modo, parte integrante e fondamentale
dell’impresa artigiana.
Ed è per questo che mi piace salutare Franco non con il
rispetto che merita un valente
e leale avversario, ma con
l’affetto e la stima dovute ad un amico, ad un compagno di
strada e ad un Maestro Artigiano.
Riccardo Giovani
Lettera a Franco
Franco carissimo
Sono venuto a trovarti un’ultima volta nella tua amata Lenola,
ma tu eri già andato via. Inaspettatamente, almeno per me.
Ero lì, insieme alle tante persone che ti hanno amato, e che
tu hai amato. Gli occhi gonfi di chi sapeva piangere e il
groppo e la commozione profonda di tutti mentre ascoltavamo le
parole di commiato che ti hanno dedicato, erano lì a
testimoniare l’affetto che legava tutti a te, e tu a tutti
noi. E a me. Quando è stato il momento della nostra prima conoscenza? Non
lo ricordo con esattezza, ma è stato tanto tempo fa; quando il
mondo era disposto ad essere cambiato e noi – giovani eravamo fermamente decisi a cambiarlo.
La realtà concreta di una condizione operaia da cambiare per
metterla al centro di un mutamento ancora più profondo della
società, dell’economia e della politica; l’unità del mondo del
lavoro come valore in sé e come condizione imprescindibile di
ogni prospettiva sindacale: erano queste le cose nelle quali
hai sempre creduto e per le quali ti sei sempre battuto.
“ Abbiamo passato bellissimi periodi di impegno e abbiamo
fatto cose sempre alla grande”. Così chiudevi la lettera che
mi hai scritto quando hai lasciato il tuo tavolo di lavoro
alla UIL. Hai ragione. Adesso però come faccio a raccontare
l’impegno e le tante battaglie di cui sono stato partecipe
insieme a te nel sindacato e nella politica? Avrei bisogno di
te, della tua memoria, della tua raffinata capacità di
narrazione, della passione, del senso di lealtà che affiorava
in ogni tua azione, della tua umanità, del rigore morale che
mettevi nel tuo modo di lavorare e a presidio della ricerca
della mediazione necessaria, che fosse però anche giusta.
Di quest’ultima impresa, della ricostruzione di una memoria
comune degli anni passati a lavorare insieme, avrei voluto
parlarti raggiungendoti a Lenola ed approfittando della tua
straordinaria ospitalità, se nel frattempo – sono ancora
parole della tua lettera – non fosse “calato il sipario” .
Così tu hai preso congedo dalla vita e da tutti noi. Ed io non
posso fare altro che conservare come un bene prezioso, il
senso ed il valore della nostra amicizia ed il dolore per la
tua scomparsa.
Addio compagno Franco
Addio mio carissimo amico.
Franco Lotito
già Segretario Confederale UIL
Ricordo
Ricordare un amico scomparso credo che in tutti noi provochi
sempre dolore.
La nostalgia ti prende e gli episodi sarebbero tanti che
meriterebbero di essere citati.
Ricordo i lunghi ed a volte estenuanti confronti sul Comparto
dell’Artigianato, alle serate
conviviali che Franco con molta cura organizzava in occasioni
di attivi o seminari Nazionali.
Momenti certamente funzionali a creare approfondimenti e
rapporti interpersonali preziosi
per l’impegno sindacale a cui tutti noi eravamo chiamati a
svolgere nei singoli Territori.
Sono fermamente convinto che ricordare il compianto Franco
significhi parlare di una
persona straordinaria, un vero gigante e non solo per la sua
notevole presenza fisica ma
soprattutto per le sue qualità etiche e morali.
Un vero compagno che sapeva trasmettere valori e principi di
fondamentale importanza.
Il suo lavoro è stato importante e passerà alla storia
sindacale essendo stato uno dei padri
fondatori del sistema della Bilateralità nel settore
dell’Artigianato portando tutele e servizi in
un settore complicato e frazionato.
Un grazie di cuore a Franco un caro amico e compagno di tante
lotte sindacali in cui lui ha
sempre svolto un ruolo di primaria importanza per affermare i
nostri valori comuni.
Gianfranco Martelli
Il Coordinatore Regionale U.R. UIL
Emilia Romagna e Bologna
Comparto Artigianato
Grazie Franco
"Avere debiti, non è bello, si dice. Ma succede anche il
contrario, essi possono essere una fortuna. Io di debiti con
Franco Lago ne ho alcuni, ma ne sono anche contento.
Attraverso questi debiti, mi sento legato a lui, ne serbo per
sempre un bel ricordo e credo anche di aver avuto l'occasione
di imparare cose importanti per la vita. Innanzitutto il
valore dell'AMICIZIA, l'arte ed il piacere di coltivarla. Il
suo più grande piacere era quello di incontrare le persone, di
tessere relazioni e scambiare idee, elaborare insieme idee e
progetti, sognare utopie "concrete". Amicizia senza
conformismi, senza secondi fini, senza barriere e pregiudizi,
sincera e profonda. Ne ho ricevuta tanta da lui, non sono
sicuro di essere riuscito a corrisponderne quanta ne meritava.
Franco ha saputo interpretare in modo nuovo ed originale la
missione del SINDACATO. Inteso come lo strumento per la
promozione umana, ma anche culturale dei lavoratori, a partire
dai più deboli. Con Franco Lago ho condiviso l'esperienza
delle 150 ore per il diritto allo studio, la copertura
contrattuale dei lavoratori degli appalti, serie B delle
grandi aziende. Ho esplorato e scoperto assieme a lui il mondo
delle piccolissime imprese e dei loro dipendenti. Ho imparato
la parola "formazione duale" e le regole dell'apprendistato
tradizionale sudtirolese. Temi ai margini delle grandi
vertenze sindacali, ma al centro dell'interesse di migliaia di
di lavoratori. Insomma, con Franco è stato bello viaggiare
sulla strada delle nuove esperienze e delle nuove idee, stare
sul confine in equilibrio tra la cultura italiana e quella
tedesca, sognare un mondo migliore. Grazie Franco, la Storia
continua e un po' l'hai saputa colorare anche tu."
Alberto Stenico
FRANCO
Piccolo, intenso e forse “poco sindacale” il mio ricordo di
Franco.
Più che pensare a Franco, ultimamente mi capitava più spesso
di parlare di lui con l’amico Toni Serafini quando ci si
confrontava sull’artigianato, settore di cui lui si occupava a
Roma.
Invece, nei miei ricordi e nei miei pensieri , più che il
sindacalista Lago era ed è vivo e presente la persona
Franco. Con la sua “fisicità”, che a prima vista poteva anche
intimorire, era in fondo persona di gran garbo.
E a lui associo le parole impegno e passione, con tutto il
loro significato.
Gli piacevano la compagnia, la buona tavola, il buon vino
oltre al sindacato. Si circondava volentieri di amici, e ne
aveva molti, faceva onore alla sua nomea di “buona forchetta”
e non sempre questo gli ha giovato, non disdegnava un buon
bicchiere e nell’altra mano un buon toscano.
Aveva non pochi vizi e li viveva tutti alla luce del sole. Era
più discreto con le sue virtù. Anche quelle non poche ma meno
ostentate. Nelle cose in cui credeva ci metteva il cuore e
l’anima. Il sindacato gli deve molto.
Una vita, quella di Franco, vissuta intensamente e all’insegna
di impegno e di forti passioni.
Di altro non sarebbe stato capace.
Tila Mair
In ricordo di Franco
Ho conosciuto Franco Lago molti anni fa, negli anni
immediatamente successivi all'autunno caldo in occasione di
alcuni incontri con la FLM bolzanina nella mia qualità di
membro della segreteria nazionale della stessa e della
UILM. Era un delegato di fabbrica e come tutte queste nuove
figure di rappresentanza di base nate con le lotte
contrattuali dell'autunno del 1969 era fortemente unitario ma
anche fermo nella sua identità di valori che lo portarono ad
essere vicino - tra le tre componenti della FLM - alla nostra
Uilm. Mi colpì subito la sua umanità, la sua forte carica
combattiva non priva di una certa radicalità, forse legata
alla sua militanza politica dell'epoca, ma - a differenza di
altri compagni che si collocavano in quell'area politica - era
anche molto concreto e competente sulle questioni
contrattuali.
Ci perdemmo di vista per vario tempo, salvo incontrarci in
qualche Convegno nazionale anche perchè nel 1983 lasciai
anche la categoria in quanto eletto in Segreteria Confederale
della UIL.
Fu allora e a questo livello che i "nostri destini" sindacali
si incrociarono. Non vorrei sbagliarmi ma fu proprio Toni
Serafini (che aveva fatto una breve presenza nel mio "staff")
a propormi di accogliere Franco nella mia "squadra". Fu un
scelta molto fruttuosa. Da subito fu un esempio per serietà
ed impegno di lavoro, assieme a me era il primo che
arrivava alla mattina presto in sede in Via Lucullo,
costringendo così anche gli altri giovani compagni a fare
altrettanto. Ovviamente - avendo avuto modo di apprezzare le
sue competenze contrattuali - gli affidai l'incarico di
seguire l'assistenza vertenziale ma, abbastanza presto, si
presentò l'occasione nella quale dette il meglio di sè e lo
fece conoscere ed apprezzare in tutta Italia in un determinato
settore, quello dell'Artigianato.
Quando glielo proposi, a differenza di altri, lo accettò ben
volentieri pur sapendo che era un settore che non offriva
"grande ribalte" come i settori delle grandi fabbriche, che si
trattava di costruire partendo dal nulla sia sul piano
organizzativo come su quello contrattuale dove non c'era nè
una tradizione sindacale nè una forza organizzata, salvo in
Emila-Romagna dove però il rapporto si svolgeva tutto
all'interno delle organizzazioni sociali di riferimento
dell'allora PCI.
Ma Franco non si perse d'animo e fu nel settore un autentico
pioniere. Ero dell'avviso che un grande sindacato confederale
non poteva non avere cittadinanza in quella vasta ma dispersa
area di piccolissime aziende e laboratori dove gli operai non
avevano un contratto specifico di riferimento.
Le categorie interessate (in particolare quelle
dell'industria) erano impegnatissime nella attività
rivendicativa o nelle lotte per l'occupazione nelle grandi e
medie aziende e quindi dovemmo "investire nel territorio" e
solo uno spirito generoso con una volontà di ferro come Franco
poteva svolgere un lavoro gravoso e complicato. Vennero i
primi risultati, i primi contratti interconfederali di
settore, grazie anche ad alcune felici intuizioni che
costruimmo con Franco e con gli amici della CISL mentre
all'inizio la CGIL era scettica ma Lui riusci' poi a
convincere i compagni di quella organizzazione che si
occupavano del settore.
Si tratto' della istituzione del delegato di bacino (in
alternativa a quello di azienda, per questo motivo la CGIL
"nicchiava"), un rappresentante sindacale a "pieno tempo" per
seguire i "contenziosi" e la vertenzialità di azienda e di
gruppo di aziende artigiane di un territorio, si trattò della
istituzione di una forma di "sostegno al reddito" in caso
di inattività per crisi aziendale (in quel settore con c'era
la CIG) che "barattammo" (era il modo di dire di Franco) con
la riduzione d'orario che era impossibile di far applicare e
di controllare. E, poi, la nascita del primo Ente bilaterale
nazionale (EBNA) apparso in Italia - ancora prima
dell'industria e commercio - sorto per l'appunto per gestire
questi aspetti e successivamente la formazione professionale.
Franco Lago fu il primo Vice Presidente di EBNA (il Presidente
era di parte datoriale), un riconoscimento corale ad un
personaggio che era diventato un po' l'emblema sindacale in
quel settore particolare in cui Lui si era identificato
appieno con passione, competenza e sacrificio.
Franco Lago mi fu anche molto solidale non solo nel lavoro
sindacale ma anche nella dialettica politica interna ed
esterna, con molta lealtà e partecipazione. Gli devo molto
e credo che - per quanto fatto e per l'esempio anche morale
da Lui espresso - anche la UIL al vertice gli debba molto e
si penta di non averlo valorizzato come avrebbe meritato.
Ma per quanto ha speso e realizzato nell'Artigianato, dove grazie anche a Lui - è stata vinta una condizione di
emarginazione sociale e contrattuale, Franco Lago vive ancora
fra noi e nel ricordo di molti lavoratrici e lavoratori di
quelle miriadi di micro aziende.
Silvano Veronese
FRANCO LAGO fu tra i soci fondatori del C.L.S.
Consorzio Lavoratori Studenti nel 1974 e Direttore
fino al 1976.
“……A quel tempo a Bolzano era tutto un fervore di idee, di
programmi, di iniziative. Partì così, anche per i corsi per
lavoratori studenti, una forte discussione che coinvolse da
subito gli insegnanti democratici, i sindacati e le
istituzioni. Dopo numerosi dibattiti, assemblee e riunioni si
costituì il C.L.S., per rispondere al meglio alle esigenze di
un grande numero di lavoratori che intendevano riprendere lo
studio.
Nacque una “casa”per tutti, che partì dalla base (sono
convinto che anche ora sia così); vi fu uno spirito
costruttivo e collaborativo da parte di tutti coloro che vi
parteciparono: operai, insegnanti, studenti, sindacalisti….”
Così Franco Lago raccontava nel suo intervento in occasione
dell’anniversario dei 25 anni di attività del CLS.
Posso dire con certezza che, a più di 40 anni dalla sua
costituzione, il progetto che Franco ha contributo a creare
continua ad essere di attualità: il CLS rimane la “casa” per
tutti quelli che vogliono continuare a formarsi, oggi non solo
operai, ma anche adulti che rientrano nel mondo del lavoro,
stranieri che vogliono integrarsi nella nostra cultura,
disoccupati che cercano nuovi sbocchi lavorativi,
professionisti che hanno bisogno di aggiornarsi, pensionati
che finalmente possono dedicarsi a interessi culturali spesso
trascurati per necessità, giovani in cerca di nuove
possibilità di studio, .. .
Personalmente ho ricevuto da Franco l’impulso a guardare al
mondo della formazione come alla parte più importante nella
vita di una persona e a non smettere di “lottare” per
continuare ad avere il diritto di studiare lungo tutto l’arco
della propria vita.
Fin dal 1975, anno del mio ingresso nel CLS come docente, ho
trovato in lui quell’umanità ricca di calore e di ironia che
mi hanno fatto sentire davvero a casa, fra persone che, anche
tra accese discussioni, parlavano la stessa lingua: ogni
essere umano ha il diritto di avere le stesse occasioni di
studio e opportunità di momenti culturali per poter decidere
in autonomia del proprio futuro.
Continuo a credere in questa grande lezione che mi ha lasciato
Franco, al punto che dopo 40 anni sono ancora qui al CLS e da
30 come dirigente impegnata in prima persona. E ancora mi
rimane la voglia di continuare.Grazie Franco a nome di tutto
il CLS, ma soprattutto grazie per l’amicizia che mi hai
regalato. Patrizia Zangirolami
Presidente CLS
…Ciao Franco
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Libretto - in ricordo Franco Lago