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Rubriche2015–L’incontrodelleArti
ClaudiaAntonellaPastorino
LaBohèmeincorsatraduesecoli
L’incontrodelleArti#2
Murger,unamodestafonteletteraria
LaBohèmeincorsatraduesecoli
diClaudiaAntonellaPastorino
La Bohème (1896) non fu un travaglio impossibile né per
alquanto difficile – per musicare La Lupa, progetto poi
PuccininéperisuoilibrettistiGiuseppeGiacosaeLuigiIllica,
naufragato.
ilcontrariodiciòcheavvenneperlaManonLescaut(1893)e
Solo tempo dopo, tra periodi di abulia e di daffare dietro
come accadrà per Tosca (1900) e Madama Butterfly (1904).
i soliti diversivi, si deciderà a occuparsene più seriamente,
Ilcompositoreeradistrattodamillecose:lamoda,lacaccia,
a partire dall’estate del ’95, convinto di dover finalmente
la bicicletta, le chiacchiere epistolari con amici e parenti,
«liricizzare un po’ tutti questi spezzatini» (a Giulio Ricordi).
l’idea di accordarsi con Giovanni Verga – personaggio
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Non è chiaro come fosse arrivato al libro di Murger, forse
palpabilediquestarealtàsocialeepersonalediun’epocain
dissolvimentocheperònonhanulladideprimente.Èsoloun
– a detta dell’amico Arnaldo Fraccaroli – aprì veramente
mondo in crisi, esistenzialmente stanco, presente
quelle pagine in un giorno di pioggia, di quelli in cui ci si
soprattuttonelterzoQuadro,unmodofisicodifarmusicain
annoiaononsihanulladafare.
un acquerello bohèmien di morti di fame, stremati dalle
Bohèmeverràfuoriconlospiritodellagiovinezzascapigliata
necessità materiali e dal freddo, di artisti di strada la cui
e vagabonda – la bella età d’inganni e d’utopie – che erra
giovinezza è il solo dato certo su cui contare, di amori
attraverso la musica; musica diafana, esangue, che sembra
sospesitraritid’addioericonciliazioni,digoliardatesempre
evaporare tra pallori e nebbie, gelo e neve che fiocca in
inbilicosull’orlodell’abisso.
abbondanza.C’èscolorimento,quelmododivederelecose
Nonèsoltantolospecchiodiun’epoca,èPucciniconlesue
elagentevagareperfanalifiochiospenti,amorimalatinel
dolcezze estreme (primo duetto Mimì-Rodolfo, primo
fisico e nell’anima che si consumano nel tedio, sentimenti
Quadro) e il suo usuale sciocchezzaio, lo stesso che si
che bruciano a fuoco basso. Sono tepori smorti che
avverte nell’opera con le finte schermaglie tra i quattro
appartengono più che mai al nostro tempo, tradotti in una
amici, le banalità, le baruffe di gelosia tra Marcello e
umanità disossata, presa da nervi e noia, consunta da
Musetta, l’illusoria atmosfera di allegria al Caffè Momus, la
passioni senza respiro perché troppo veloci. Una poetica a
cacciata furbesca del padrone di casa Benoit che osa
tinte pastello priva della nerboruta idealità del teatro
pretendere l’affitto arretrato… Personaggi liberi nella loro
dell’Ottocento, cedente il passo all’uomo nuovo del
precarietà, nei loro sogni, ma al tempo stesso tragiche
Novecentoeallasuanervosafragilità.Bohèmeèl’estensione
caricature di se stesse, ognuna in dissolvenza, ognuna
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non fu compresa pienamente – linguaggio troppo nuovo
nellasuadimensionecomunicativamelodico-verbale–tanto
che il critico Carlo Bersezio vaticinò l’oblìo (“Non lascerà
grande traccia nella storia del nostro teatro lirico”). Da
allora, invece, è rimasta ancora tra noi, rappresentata e
amatissima.
Il soggetto è un perfetto esempio di svecchiamento, oltre
che di estrema sintesi cara al sentimentalismo pucciniano,
deltestodiHenriMurger,ScènesdelaviedeBohème(1851).
La fonte cartacea è un puzzle – costituito da tante scene
episodiche – non facile da mettere in scena se non per
ancorataallapropriafelicitàbohèmienneminatatuttaviadal
l’ambientazione invernale, manca l’unità narrativa propria
sensoamarodellasolitudine.
delromanzoedegliannessiaccadimenti.Inquestadirezione
L’opera surclassò completamente quella omonima di
riuscì un’impresa far collimare testo francese e libretto nel
Ruggero Leoncavallo, andata in scena il 6 maggio 1897 alla
senso della fedeltà letteraria a personaggi, circostanze,
FenicediVeneziaesopravvissutasoprattuttonellaromanza
cronologia di eventi e incontri, ma il risultato finale premiò
del tenore (“Testa adorata”) in sala d’incisione o da
ancheincoerenzalariduzionelibrettistica:iquattroQuadri
concerto.Quellapucciniana,rappresentataunannoprimaal
assecondano i procedimenti pucciniani che richiedono
Regio di Torino il primo febbraio 1896, piacque con riserva,
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sintesi, velocità d’azione, approccio immediato tra eventi e
personaggi.
Sbirciando a fondo nel testo francese (una fedele
rappresentazionedicomesiarrabattasseroaviveregliartisti
nellaParigialtempodiLuigiFilippo),sicomprenderàancora
meglio quale miracolo abbiano compiuto i librettisti
setacciandounastoriadiroutinepullulantedigente,episodi,
avventureedisavventuregalanti,problemidisopravvivenza,
tragedie esistenziali, insomma un guazzabuglio di colori, un
collage di vite allo sbando che fece prendere allo stesso
Murger le distanze dalla definizione di romanzo. Nella loro
impegni sociali e dalla voglia di aderire ai mutamenti della
frammentazione spesso autonoma tra un episodio e l’altro,
realtà,dellacollettività,dellapolitica.
era giusto definirle scene di bohème come indicato dal
Nato a Parigi il 27 marzo 1822, poeta e narratore, Murger
titolo. L’Autore lo sapeva bene, essendo un componente
ebbetraisuoiamoridiartistaspiantatotaleLucilleLouvet,
dello scanzonato cenacolo parigino con ritrovo al Caffè
morta ventiquattrenne di tubercolosi nel ’48, come Mimì;
Momus,inviaSaint-Germain-l’Auxerrois,secondoaquellodi
buon giornalista, fu redattore capo del “Castor”, abitò al
Gerard de Nerval, e riuniva intellettuali del tipo, assai più
Quartierelatino,pubblicòlaViedeBohèmesu“LeCorsaire”
lontanoneltempo,deiNeotericidell’etàdiCesare,ilgruppo
trailmarzo’45el’aprile’49,poiinvolumenel’51coltitolo
diartisticontrocorrentebenlontanidallapartecipazioneagli
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Scenès de la Bohème ottenendo buona notorietà. Ne venne
fuori un dramma in cinque atti, in collaborazione con
Théodore Barrière, rappresentato con successo il 22
novembre ’49 al teatro dei Variétés alla presenza di Luigi
Napoleone,eall’Odéon.Nel’60ricevettelaLegiond’Onore,
morendo un anno dopo a soli trentanove anni (gli stenti
realmente vissuti contribuirono alla fine prematura) il 28
gennaio del ’61. Oggi potremmo dire che è stato reso
famosodall’operadiPuccini,perchénonèmaientratoafar
parte della rosa dei grandi scrittori francesi del suo tempo,
neppure tra i minori, ma quel genere ammantato di
nostalgia, giovinezza, rimpianti e belle époque, piaceva e
facevafantasticareancheitardo-romantici.
Il libro è spassoso, ben scritto, espone in ogni dettaglio la
vita di bohème sia individuale sia del gruppo di personaggi,
principali o minori che siano. In Puccini c’è tragicità e
sospensione anche nell’ironia, nelle goliardate d’insieme,
mentre il Francese tende in linea di massima a
sdrammatizzare,apresentarelacronacadeifatti,delvissuto
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spesso narrato come realtà a sé, buona per quel giorno e
Ambientata a Parigi tra gli anni 40 e 50 dell’Ottocento, la
quella circostanza, ricca di episodi e di personaggi spesso
storia murgeriana ha inizio dalla figura di Alessandro
transeunti, senza un seguito, per cui riuscire a ricavarne un
Schaunard,pittoreemusicista,seguitadaquelladelpittore
libretto credibile avrebbe dato filo da torcere a chiunque.
Marcello che va ad occupare la camera lasciata libera da
A dimostrarlo valgano quelle parti che più convergono con
Schaunard,insolventeinfuga.GustavoColline,bibliofilo,col
l’opera o che ne offrono gli spunti più significativi, tuttavia
suospecialecappottopienoditaschegigantiincuifiniscono
così rimaneggiati da riuscire una fatica riconoscerli, anche
libri di ogni specie (la “vecchia zimarra” che nell’opera
per effetto dei capovolgimenti cronologici impressi dai
prenderàlastradadelmontedeipegni,salutatacoldoloredi
librettisti rispetto agli accadimenti francesi. Le discrepanze
un vero distacco) conosce Schaunard al tavolo di una
più evidenti sono insite nel vuoto che intercorre tra il
trattoria, mentre Rodolfo, redattore capo de “La Sciarpa
secondoeilterzoQuadrodell’opera,quandodall’esplosione
d’Iride”edel“Castor”,giornalidibonton,frequentailCaffè
diamoriegozzoviglienelQuartiereLatinoinfesta,sipassa
Momus dove gli altri lo conosceranno. Il bello è che,
direttamente alla stretta del gelo e degli animi alla barriera
abitandoognunoinpostidiversi,èproprioSchaunard,senza
d’Enferall’internodiun’ambientazionechepiùinvernalenon
più un tetto dove stare, a invitare gli altri da lui,
sipuò,coniprotagonistiancoraunavoltavessatidafreddo
dimenticando che la casa è ormai occupata da Marcello, il
e neve, oltre che dall’angoscia di esperienze consumate
nuovo inquilino, il quale se li ritrova all’improvviso tutti
accanto a gelosie, livori, malattie avanzate e tanta
insieme. Nei primi due capitoli dominano gli altri, Rodolfo
stanchezzadentro.
entra in ballo a partire dal terzo. Barbuto, con una netta
calvizie alla fronte, sognatore, idealista, quando ha un
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appuntamentoconunadonna,siapurediquellichelasciano
giusto,spessoalserviziooccasionalediqualcuno–convinti
iltempochetrovano,trascorreleorediattesacomeinuna
comesonodelrispettivovalore–equandocapitadiessere
febbre, bighellonando e fantasticando. Occupa una camera
pagatiperillorotalento,sientusiasmanodiessereriuscitia
esposta ai quattro venti all’ultimo piano di uno stabile
guadagnare “quasi come i facchini”. In caso di difficoltà si
parigino,perscaldarsiècostretto–comenelprimoQuadro
concedono al massimo qualche furberia restando onesti,
pucciniano–abruciareilmanoscrittodiunsuodrammamai
riuscendoinsommaasalvarsiinextremissenzagrandanno.
rappresentato,il“Vendicatore”.
Ed ecco che Benoit, uno dei tanti padroni di casa che si
Tutti loro, per quanto spiantati, fanno valere i diritti
avvicendano, viene fatto ubriacare finché non gli vien fuori
riconosciutiall’Arteeagliartisti,consapevolidellerispettive
detto che la sua nuova mantenuta è la stessa Femia di
qualità a prescindere dalla situazione di precarietà in cui
Schaunard, al che Marcello, dapprima prodigo di pigioni
versano. L’artista è artista e va socialmente riconosciuto,
arretrateeperfinoanticipate,siriprendeisoldirestituendo
non importa se messo bene a soldi o col becco di un
peròlequietanze.Benoitnonèilpadronedicasaditutti,lo
quattrino. Sebbene sfrattati in continuazione, la loro
èdiRodolfo,comealsolitoinbollettaalpuntotaleche,un
indigenzanonèallivellodiquelladipezzenti,sonopoveria
giorno,nonpuòpiùpagarelacamera.Vienebuttatofuorie
testa alta, dotati di grande dignità; molto spesso devono
glisubentraMimì.
saltare i pasti, sono in arretrato con l’affitto, hanno i vestiti
I due già si conoscevano e, poiché è sera tardi e fuori sta
rattoppatichesiaggiustanodasoliconagoefilo,mavanno
imperversandountemporale,laragazzaloospita.Quandola
avanti senza il ricorso a imbrogli o ruberie. Ad aiutarli è il
diciottenne Mimì, il cui vero nome è Lucilla (la Lucia de La
caso, qualche provvidenziale committenza al momento
Bohème) appare per la prima volta, siamo già al decimo
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capitolo. Rodolfo se ne innamora follemente ma, dopo il
uominidelCaffèMomusdoveconsumanoebevonoditutto
romanticismodeinastridivaricolori,dellacuffiettadanotte
avendoiquattroamicifattoneunasecondacasa.Infatti,con
rigata di bianco e di nero, dei fiori finti, come Manon e le
il pretesto di elevarlo a circolo artistico, essi dettano le
fanciulle della sua età lei comincerà a pretendere di più, la
qualcosalaindurràaguardarsiintornospintadalvederele
sue amiche più fortunate. Lui cerca di distrarsi con nuove
amanti senza riuscire a liberarsi del suo ricordo, pensa
sempre a lei, piange e si dispera giorno e notte, finché gli
amici cercano di togliergliela dalla testa dipingendogliela
cinica, arrivista, ingannatrice. Poi arriva il giorno della
riconciliazione, sempre però con le stesse logiche di cui
abbiamounesempioneImiserabilidiHugo,apropositodel
giro studentesco rallegrato da fanciulle disponibili a vivere
quanto basta i fuochi brevi della giovinezza: una cerchia di
regoleaiclientinonostanteleprotestedelproprietario,che
cuinelromanzohughianofaràparte,asuespese,lapovera
riescono a convincere a suon di chiacchiere e con
Fantina,lamadrediCosetta.
l’allettamento di una maggiore clientela grazie alla
Come Mimì, così agiscono Femia, l’amica di Schaunard, e
rinomanza letteraria garantita al locale dalla loro presenza.
Musette,l’amicadiMarcello,donnelibere,attaccateallusso
Se si ritrovano con qualche soldo in tasca non fanno che
e ai piaceri della vita, entrambe frequentatrici con i loro
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spendereespandere,finchéneppureunamonetasisalvae
giovinetto. Un deja vu cui, in fondo, i quattro amici sono
si ritrovano nel giro di pochi giorni in una miseria peggiore
abituati ognuno per la sua parte. Nessuno ostenta
dellaprecedente,comequandoalCaffèMomus,facendoun
meraviglia, nessuno fa scenate, nessuno fa mostra di
chiasso del diavolo, ordinano e ordinano fino al fatidico
disperarsisenonquandoèdasolo:sannobenechefunziona
momento del conto (una scena assimilata nel libretto a
così, che i loro amori, per quanto reciprocamente sinceri,
quella unica della vigilia di Natale, nel secondo Quadro).
sono sballottati dalla sorte e
Questedonne,comesipuònotare,nonhannomoltodicosì
condizionatidallatasca.
poetico come nella musica, mangiano come lupi e bevono
A questo disinvolto costume
piùdiubriachidataverna,pronteamollareicompagniperil
s’aggancia, in Murger, il noto
benefattorediturno,perpoitornarepresedallanostalgiae
duetto
ripartire come se niente fosse per il nido dorato
terzo Quadro, ma nel libro è
temporaneamente lasciato deserto. Così fa Mimì col
molto diverso. Marcello, che
viscontino Paolo, un giovinetto allievo del facoltoso
vedesoffrireRodolforidottoa
gentiluomo Carolus, coetaneo dei bohèmiennes, aspirante a
un cencio, la rimprovera con
farpartedelcenacoloperlesuevelleitàfilosofico-letterarie.
durezza, ma lei controbatte
E, poiché l’iniziazione di Carolus avviene nel corso di una
opponendo a motivo dei dissapori e della rottura la di lui
festa in un lussuoso appartamento di proprietà del
gelosia. Lo strazio del poeta è celato da finta indifferenza,
viscontino, alla presenza del gruppo e delle loro dame,
seguiranno gli strascichi dell’addio – riverbero di quello del
accade che gli occhi azzurri di Mimì facciano colpo sul
terzo Quadro, “alla stagion dei fior” – che è il secondo da
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Mimì-Marcello
del
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quando si conoscono. La loro storia in senso pucciniano
manca del tutto, nonostante il ritratto iniziale collimi con la
prende spunto da quella infelice di Giacomo e Francine, da
civetteria descritta nell’opera. Murger fa ancora sapere che
cuiillibrettodell’operaestrapolaalcunipuntiriannodandoli
«Madamigella Musette era una bella fanciulla di vent’anni,
alla vicenda Rodolfo-Mimì. Il primo Quadro, in soffitta,
chepocotempodopoessergiuntaaParigi,eradiventataciò
rispecchia piuttosto fedelmente il loro incontro in Murger.
che diventano le belle ragazze, quando posseggono un
Lei bussa, sviene a causa della stanza piena di fumo. Lui
corpo snello, molta civetteria, un po’ di ambizione e poca
scultore, lei cucitrice, entrambi poveri in canna, entrambi
ortografia». Con Rodolfo sono soltanto amici, sarà lui a
prossimi a morire. Il loro amore non durerà che sei mesi.
presentarle Marcello, che con la vendita del quadro
Primamuorelei,conlemanistrettealmanicottoregalatole
“Il passaggio del Mar Rosso” spera di comprarle dei mobili
dall’amico,nonmoltotempodopotoccheràalui.Malattiain
nuovi al posto di quelli confiscati per debiti; i due vanno a
comune,lamiseria.
vivere insieme, anzi lei, sloggiata dal padrone di casa, va a
Musette invece esordisce per prima dalla penna del suo
stare da lui. Ritroviamo questa tela - nota già al levarsi del
Autore, il quale, per farci entrare subito a contatto col
sipario sul primo quadro dell’opera - sul cavalletto dove
personaggio, spiega che «venendo al mondo, la prima cosa
sosta da circa tre anni in attesa di un acquirente, tanto che
ch’elladovettecercarecollosguardo,fucertounospecchio
nelle more il suo autore vi apporta ritocchi, aggiunte, vi
per accomodarsi intorno le fasce e prima d’andare al
affoga un egiziano (“un faraon” in Puccini) od occulta
battesimo, ella aveva già commesso il peccato della
qualche dettaglio per rinnovarlo. Il suo sogno era di
civetteria».Nienteperòcherichiamilascenadellaseduzione
piazzarlo alla commissione preposta per l’ammissione al
diMarcellonelsecondoQuadro,unacocotteriechenellibro
Louvre, ma veniva puntualmente respinto con una
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frequenza tale da far dire allo scrittore: «A forza di passare
normale, non c’è il tuffo al cuore, i rapporti amorosi si
dallostudiodell’artistaall’Esposizioneedall’Esposizioneallo
accendonoesispengonocomefanali,chimuoreèdestinato
studio dell’artista, il quadro conosceva così bene la strada,
a morire e si passa avanti. La vigilia di Natale al Quartiere
chesegliavesseromesseleruote,sarebbeandatoalLouvre
latino si presenta alle ultime pagine, capitolo XXII, in cui
dasé».Ungiornounvecchiomercanteebreolocompraper
figurano soltanto Marcello e Rodolfo che guardano con
conto di una sedicente galleria d’arte che Marcello scoprirà
avidità le leccornie esposte nei negozi, finché il desiderio
essere la bottega di un salsicciaio, la cui insegna consiste
spingeRodolfoafarsiprestaredaunconoscenteimpegnato
proprionelsuoquadro,ribattezzato“AlportodiMarsiglia”
al gioco qualche franco per acquistare un po’ di cibarie e
dopol’aggiuntadiunbattelloavapore.
imbandire una modesta tavola nella stanza in affitto.
Il testo scorre piacevolmente, ma non c’è nulla della
Anziché banchettare si lasciano prendere dalla malinconia
straripante giocosità del secondo Quadro al Caffè Momus,
dei ricordi – come nell’inizio del quarto Quadro – e, per
delle sue folle parigine o dei tratti caratteriali dei quattro
reazione, decidono di comune accordo di dare fuoco agli
artisti, come non c’è nulla – se non in termini puramente
oggetti rammentanti le rispettive amiche, ma alla fine del
climatici–dellanevositàtuttamagicadelterzoQuadroalla
falò nessuno dei due ha il coraggio di distruggere l’ultimo
barrierad’Enfer,puntellatodallevocialladoganaedalquasi
ricordo: un mazzetto di fiori appassiti di Musetta e la cuffia
quartettoMimì-Marcello/Mimì-Rodolfo:lìc’èunalternarsidi
da notte di Mimì. Mentre si accingono ad andare a letto si
cosedadire,dicosesospesee,allafine,dicosedachiudere
sente bussare alla porta: è Mimì allo stremo delle forze (ha
non perché finite, ma perché logorate dalla realtà e dalle
impiegatoun’oraafarelescale),quasisfiguratadalmale,si
incrinature del vivere. Nelle pagine francesi è un racconto
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èappenaseparatadalviscontinoPaoloetrascorrelìlanotte,
lieto fine o, per meglio dire, una parvenza di serenità per
vegliatadaRodolfo.
tutti. Un anno dopo i quattro amici faranno la loro strada,
Il giorno dopo sono raggiunti da Schaunard e Colline,
perlorocisaràfinalmenteunpo’distabilità.Collineeredita
entrambihannovendutoqualcosaperaiutarel’amico,Mimì
èricoveratainospedaleeluivaincercadivioleneiboschetti
esisposa,MusettapuresisposamanonconMarcello(icui
copertidineveneidintornidiParigi,netrovaeglieliporta.
dipinti vengono finalmente accettati all’Esposizione),
Poi però, per lo sbaglio di un amico medico che lo tiene
Rodolfo pubblica un libro, Schaunard un testo di musiche.
informato sulla situazione e che un giorno gli comunica di
I tempi della bohème finiscono definitivamente e ognuno
aver trovato vuoto il letto della fanciulla data dunque per
trovailsuospazio,ilsuobenessere,soddisfazioniartistichee
morta, Rodolfo non si reca più in ospedale. Apprende
lavorative al tempo stesso. Passano le privazioni e la fame,
dell’equivocoottogiornidopoecorredalei,mortaperòper
con esse anche gli espedienti. Finisce pure la bella e
davvero quella stessa mattina, destinazione una fossa
indimenticabile stagione della giovinezza, una strada dal
comune. Nulla, dunque, del finale struggente, dal dolore
ritornoimpossibile.
condiviso, presente in Puccini, finale pervaso da spirito di
CosìinMurger,chenons’attardasuisentimentipiùditanto,
sacrificio e rimorso che porta sempre alla commozione lo
disseminandoli nelle pagine come pulviscoli al vento.
spettatore di ogni tempo, davanti all’agonia di Mimì e
Tutt’altro struggimento in Puccini, l’ammaliatore che di
all’invocazione disperata di Rodolfo sul corpo ormai
quelle vite allo sbando ha saputo cogliere, accanto alla
esanime.
corrosionepropriadell’esistenza,lenebbiedelcuorevelato
InMurger,dopolamortedellaragazza,siaffacciainveceun
dipianto.
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IMMAGINI
Claudia Antonella Pastorino è giornalista, musicologa, studiosa
pag.1-Autografopucciniano
nel campo della critica storico-letteraria e del teatro d’Opera.
pag.3-LaBohème,locandinastorica
Unendo al giornalismo culturale e alla Musicologia la profonda
pag.4-Parigi,scorciodelQuartiereLatinoconMontmartre
formazione umanistica, ha sempre conciliato le sue attività di
ricerca con gli studi critici e la dedizione alle Lettere Classiche.
pag.5-IllibrodiHenriMurger
Ha pubblicato vari testi e contributi saggistici per riviste e
pag.8-BozzettodiAdolfHohensteinperilQuadroII,al
quotidiani (Il Mattino, Il Giornale di Napoli, La Voce del Meridione,
QuartiereLatino,allaprimatorinesedell'opera
Musica). Tra le pubblicazioni: Guida Generale della Provincia di
pag.9-HenriMurger
Salerno(sezioneArte,AgenziaServiziGiornalistici),Sulletraccedi
pag.13,asinistra-GiacomoPucciniinunafotopoconota
Monna Lisa (GRG), La Gioconda (Eura Press, Milano), Le porte
pag.13,adestra-PucciniconGiacosaeIllica
dell’opera(GRG,PremioViareggionel70°dallamortediGiacomo
Puccini), Speciale Verdiano (nel Centenario Verdiano 1901-2001,
EditriceRMI).ÈinseritatrainomidelDizionariodiMusicaClassica
2005
Ha fondato e diretto la rivista di Musicologia Rassegna Musicale
Italiana,
edito
dalla
BUR
dedicata
interamente
Universale
all’opera
Rizzoli).
lirica.
Collaboratuttora,concontributisaggistici,ariviste,ufficistampa,
programmidisala,caseeditrici.
Pubblicatonelmesedinovembre2015
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