Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma, 2, DCB Filiale di Pistoia Direzione, Redazione e Amministrazione: PISTOIA Via Puccini, 38 Tel. 0573/308372 Fax 0573/25149 e_mail: [email protected] Abb. annuo € 42,00 (Sostenitore € 65,00) c/c p.n. 11044518 Pistoia CONTIENE I.P. G I O LaVita R N A L E C A T T O L I C O T O S C A 3 Anno 113 n. DOMENICA 24 GENNAIO 2010 N O € 1,10 Riflessioni sull’anno sacerdotale È augurabile che l’attenzione per l’anno sacerdotale in corso non sia venuta meno nel tempo finora trascorso dal suo inizio. Certamente un anno di preghiera perché in campi come questo dobbiamo riconoscere che “tutto è grazia”, che tutto è dono di Dio: dono di Dio la chiamata, dono di Dio la risposta, dono di Dio la fedeltà dei prescelti, dono di Dio la partecipazione alla vita della chiesa in uno dei suoi capitoli più decisivi da parte di tutti i battezzati. Siamo alle stesse radici dell’insegnamento rivelato, come ci viene costantemente ricordato dai testi ispirati, dalla liturgia, da coloro che per la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità. “Ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce”, si legge nella lettera di san Giacomo. Un pensiero che, nonostante tutte le spinte in contrario, dobbiamo costantemente mantenere al centro dei nostri pensieri e dei conseguenti atteggiamenti. Ma è anche un anno di riflessione e di riforma. C’è da registrare le nostre idee sulla base delle ultime acquisizioni della chiesa. Tutta la comunità cristiana ne è interessata, tutto il popolo di Dio con i suoi ministri ordinati e insieme tutti i battezzati. La dottrina del concilio è stata ampiamente ripresa e commentata in tanti importanti documenti che, se non hanno messo la parola fine alla crisi che ci trasciniamo dietro ormai da tanti anni, hanno almeno messo dei punti fermi sui quali dovremmo tutti convergere e allinearci. Il ministero della presidenza, all’interno di una chiesa tutta quanta compartecipe e corresponsabile, ha trovato la sua migliore definizione in una frase fortunata di un lontano documento della nostra Conferenza Episcopale: “La grazia propria del vescovo non è d’essere la sintesi dei ministeri, come si poteva pensare in passato, ma il ministero della sintesi, della armonizzazione e della generazione di tutti ministeri volti alla edificazione della comunità”. Naturalmente quello che è detto del vescovo va ripetuto anche nei riguardi del parroco e di ogni ministro ordinato. Siamo a un punto decisivo dell’intero concilio Vaticano II, un’affermazione che fa corpo con tutto quanto il suo pensiero sulla chiesa. Su affermazioni di questo genere è necessario che si allineino tanto i pastori quanto il gregge loro affidato, non prendendo troppo alla lettera un’immagine che, se fosse portata fino in fondo, sarebbe certamente fuorviante e decisamente al di fuori del pensiero che vuole esprimere. Sul gregge e sul pastore si è fatta troppa retorica anche in All ’interno IL PAPA NELLA SINAGOGA DI ROMA Le polemiche sul silenzio di Pio XII nel tempo della persecuzione hitleriana non hanno impedito un incontro proficuo e fecondo tra Benedetto XVI ei maggiori rappresentanti dell’ebraismo italiano SERVIZI A PAGINA 4 IL PRETE NELLA COMUNITA’ L’anno sacerdotale in corso richiama l’attenzione di tutti. Da una parte il popolo di Dio sente ancora il bisogno di una figura che sia il centro di raccordo dell’intera comunità cristiana; dall’altra i ministri ordinati avvertono sempre di più la necessità del loro generoso impegno SERVIZI A PAGINA 2 un recente passato. Perché non ricordare quanto, all’inizio del secolo scorso, san Pio X scriveva in una sua enciclica? “La chiesa è, per essenza, una società disuguale, cioè comprendente due categorie di persone, i pastori e il gregge, coloro che occupano una posizione nei differenti gradi della gerarchia e la moltitudine dei fedeli. E questa categoria sono così distinte tra loro che solamente nel corpo dei pastori risiede il diritto e l’autorità necessari per promuovere e dirigere tutti i membri verso il fine della società. Quanto alla moltitudine, essa non ha altro diritto che quello di lasciarsi condurre e, gregge fedele, di seguire i suoi pastori”. Non solo i concetti, ma nemmeno le parole sono ormai accettabili. Su di loro è passato con la forza dello Spirito Santo il Vaticano II e nessuno, né da una parte né dall’altra, può rifarsi a testi di questo genere. Da una parte, il popolo rinunci al comodo spirito di delega, dall’altra, i pastori si mettano in linea con quanto è loro richiesto. Segno di Cristo capo e pastore, il ministro ordinato vive integralmente col suo popolo la propria vocazione cristiana (la santità è una chiamata universa- le), in più egli è chiamato a far propri i sentimenti del vero e unico Pastore, di cui attualizza nel tempo le parole, i passi, i gesti, i comportamenti. Il Nuovo Testamento conserva testi molto significativi a questo proposito: su tutti domina il cap. X del quarto vangelo. “Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano”, affermava con la consueta lucidità il grande Agostino. Per un verso, il ministro ordinato è dentro il popolo, per un altro, egli ne è al di fuori, di fronte, perché investito della stessa funzione di Gesù Cristo. Una verità che deve trasparire in tutta la sua vita: nella presidenza dell’eucaristia (certi populismi liturgici che molti oggi si permettono non hanno nessuna giustificazione teologica) e della comunità, nel tratto del buon pastore (si ricorderà che il testo originale parla del “bel” pastore, bello della bellezza di Dio), nella preghiera di intercessione, su cui è necessario insistere soprattutto ai nostri giorni. Per questo la chiesa ha messo in mano ai nostri ministri un testo magnifico che risponde al nome della Liturgia delle ore. C’è certamente qualcosa da cambiare nei nostri comportamenti. L’anno in corso è destinato a questo. Giordano Frosini IL 2010, ANNO DELLA LOTTA ALLA POVERTA’ TERREMOTO DI HAITI TREMA UN’ALTRA TERRA L’Unione europea ha proclamato l’anno europeo di lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Un richiamo per tutti, naturalmente in particolare per i cristiani e le loro comunità CAIFFA A PAGINA 13 13 Credenti e non credenti di fronte ai cumuli di morti DOBNER A PAGINA 15 2 in primo piano n. 3 24 Gennaio 2010 Vita La L’ANNO SACERDOTALE Che cosa si attende oggi dal prete? N La voce dei laici che guardano ancora al sacerdote come a una guida spirituale e un mediatore di salvezza on si può negare che oggi i laici cristiani hanno, nei confronti dei loro sacerdoti, attese vive e numerose: forse troppe, forse troppo alte. D’altra parte questo significa che i sacerdoti non smettono di essere punti di riferimento per la sensibilità comune: basti pensare al successo che riscuotono programmi televisivi in cui hanno un ruolo di primo piano. Avere delle attese non significa tuttavia che i laici pretendano che i loro preti siano perfetti: sarebbe ingiusto e ingeneroso, perché anche il prete è un uomo e dunque, come tutti noi, con i suoi difetti e i suoi limiti, che non sminuiscono il valore del suo sacerdozio, ma piuttosto lo rendono umano, vicino a noi, non straordinario. UOMO DELLA PAROLA E DEI SACRAMENTI I frequentatori della Messa della domenica, soprattutto quelli che non hanno molte altre occasioni per alimentare la loro vita cristiana, desidererebbero che le omelie fossero pensate e che fossero occasione per accostarsi alla Parola di Dio comprendendola nel suo messaggio autentico, senza quelle divagazioni che sembrano essere un esercizio di discernimento e che finiscono spesso con il distogliere dal messaggio evangelico. Non che i laici chiedano ai loro preti di essere oratori affascinanti; si aspettano che in modo vero facciano sentire l’importanza della Parola per la vita cristiana e la propongano in maniera autentica, mostrando come essa possa diventare l’alimento di un cristianesimo serio. Vorrebbero vedere che la Parola sta al centro della comunità, insieme a quell’amore che nell’Eucaristia dà forma alla vita di fede. E poi al prete i fedeli chiedono disponibilità per il sacramento della riconciliazione e per il colloquio spirituale. E’ singolare constatare come, mentre da una parte alcuni sacerdoti lamentano che i fedeli “non si confessano più”, dall’altra i laici lamentano come i loro preti non abbiano mai tempo per fermarsi a parlare, non si trovino mai in Chiesa, dando così un messaggio di scarsa disponibilità per quei dialoghi di fede e di vita che non sono facili, ma per i quali avrebbero bisogno di incoraggiamento. D’altra parte, i preti che sono disponibili a questo delicato aspetto del ministero, hanno le agende sempre piene, a dimostrazione che esiste una domanda e un’esigenza. UOMO DELLA COMUNITÀ Il prete è l’uomo della comunità: la presiede da pastore; di Paola Bignardi nel dare risposta alla domanda di pienezza che ciascuno porta nel proprio cuore. Una comunità può andare verso queste persone, sempre più numerose soprattutto tra i giovani, se sarà presieduta da preti che hanno la passione per l’incontro, la vicinanza, il dialogo. La scorsa estate mi è capitato nel piccolo paese dov’ero in vacanza di incontrare il parroco al mercato. Non faceva spesa, ma era andato per trovare la gente “perché, -mi disse- certe persone, se non vengo qui, non le incontro mai”. Non è una pastorale missionaria elaborata la sua, ma rivela l’istinto dell’andare verso, del muoversi per incontrare. Le riflessioni esposte sopra non sono né richieste né pretese, ma semplicemente il riflesso di un modo di pensare la Chiesa che potrà diventare più viva di quanto non sia oggi, se preti e laici insieme, rifiutando di collocarsi su piani diversi, sapranno trovare forme creative e attuali per fare della Chiesa la presenza viva del Risorto accanto alle persone nella loro esistenza quotidiana. Dall’intensità dell’essere insieme potrà allora emergere un sentimento che è vivo e presente nei laici, anche se a volte si esprime male: la gratitudine per quei fratelli di fede che hanno scelto di mettere interamente la loro vita a servizio della Chiesa e della sua missione nel mondo. la guida da padre; ne coltiva l’unità come chi è convinto che quello è il tratto qualificante di essa. I laici vorrebbero vederlo attento a tutti, appassionato dell’unità della comunità, che coltiva con le scelte pastorali ma anche con la disciplina della parola e dei comportamenti: sobri, liberi, aperti a tutti. Il problema di tante comunità, soprattutto di quelle più piccole, è quello di dividersi in gruppi e gruppetti, che non ha a che fare con la varietà di esperienze che sono una ricchezza che si alimentano di piccole cose: divergenze di opinioni, simpatie, desiderio di affermarsi, pettegolezzo. Certo è responsabilità di tutti non cedere a questi comportamenti disgreganti e negativi, ma lo è soprattutto del sacerdote, che ha nel suo compito di pastore l’impegno di tenere unito il gregge, senza lasciarsi catturare da quanti lo vorrebbero tutto per sé, siano essi persone, gruppi o movimenti. Uomo della comunità, per essere veramente tale, il prete deve salvaguardare il pluralismo delle sensibilità ecclesiali, culturali e spirituali e favorirne l’emergere, dedicandosi al tempo stesso a far sì che tutti si possa tenere lo sguardo puntato sull’essenziale, come elemento di stabilità e principio di unità. E poi, perché la comunità sia effettivamente la casa di tutti, occorre che lo stile delle relazioni al suo interno sia cordiale, attento e soprattutto corresponsabile. La corresponsabilità, che ha avuto le sue migliori fortune nella Chiesa all’indomani del Concilio, oggi è decisamente dimenticata, a scapito di altri stili, meno coinvolgenti. Stili che soprattutto chiedono ai laici di dare una mano, di collaborare, senza che il loro pensiero e la In un libro le suggestive confessioni di un prete Come il profeta Geremia di Patrizio Ciotti “I n tanti oggi mi hanno chiesto un parere, mi hanno domandato una parola, un suggerimento, un’indicazione. C’è chi implora un aiuto, chi mi rimprovera, chi reclama il mio intervento in qualche questione, chi attende una mia risposta, chi mi sollecita un favore... Io provo a dare e a dire qualcosa a tutti, così come sono capace, ma spesso finisco col ritrovarmi nella frase del profeta Geremia, che guardando sconsolato le vicende del suo popolo ferito scrive: ‘Anche il profeta e il sacerdote si aggirano per il paese e non sanno cosa fare’”. È una lettera aperta quella che don Davide Caldirola rivolge, nell’Anno Sacerdotale, a uomini e donne del nostro tempo, credenti e non. Con le “Confessioni di un prete” (edito dalla San Paolo), si racconta come uomo e come sacerdote. DENTRO LE “COSE” DELL’UOMO “Non riesco a pensare il mio essere prete oggi distante dalla cosa pubblica, dai problemi della vita sociale, dagli interrogativi della scienza e delle tecnologie avanzate. Non posso immaginarmi fuori dalle questioni vere dell’uomo, dalle battaglie civili, dalle lotte pazienti per i diritti umani, per l’eguaglianza sociale, per il rispetto delle diversità, per la lotta contro ogni forma di disonestà, di sopraffazione, di inganno”, scrive Davide Caldirola. “E nello stesso tempo vorrei vivere tutto questo senza mai diventare un uomo di parte, o di partito. Piuttosto, là dove c’è scontro, là dove albergano i conflitti più duri e più crudi, vorrei avere la forza di pormi come intercessore, cioè come colui che - letteralmente - fa un passo nel mezzo e allarga le braccia tra i contendenti in segno di riconciliazione, loro sensibilità siano tenuti in conto. UOMO DEL DIALOGO E DELL’INCONTRO Molti, che stanno sulla soglia della comunità, vorrebbero qualcuno disposto a capire le loro ragioni, che sono quelle di chi non crede o crede poco o crede a modo suo. Sappiamo che le lontananze non sempre sono generate da motivate ragioni contro la fede: spesso nascono da perdita di interesse per il vangelo e per una prospettiva di vita cristiana, di cui non si coglie più il senso, l’utilità e il valore per l’esistenza quotidiana. Per questo, si può affermare che la questione dell’evangelo e della nuova evangelizzazione è nella capacità o meno di mostrare la bellezza e la forza della vita cristiana nel far emergere e nel dare realizzazione a tutti gli aspetti dell’esistenza; e dunque provando a mettere pace, disposto a pagare di persona”. LA NOTTE DEGLI ALTRI In una grande città, come quella in cui vive l’Autore, la notte degli altri è fatta di disperazione e abbrutimento di sé: droga, alcol, prostituzione, gioco clandestino, povertà. “È un mondo che vedo passare, che purtroppo conosco solo di striscio; un mondo di voci e volti notturni che regala al mattino le proprie tracce di miseria”, osserva Caldirola. Un mondo di “cui ritrovo personaggi ed interpreti - a volte - dietro le sbarre di un carcere, a scontare qualche anno di pena in attesa di un riscatto o di una nuova caduta, di un altro abisso di tristezza e di desolazione”. Ma è “proprio nelle notti più buie che le stelle appaiono in tutta la loro bellezza e regalano senza risparmio una luce vivida e intensa, capace di orientare e rischiarare”. Al- lora perfino “il mio ‘non sapere cosa fare’ scopre la sua direzione. E quando qualcuno mi chiede una buona parola, provo a rispondergli: ‘Amico, vieni, che la cerchiamo insieme’”. Vita La 24 Gennaio 2010 cultura n. 3 Letteratura italiana e religione Cultura e mistero Enzo Noè Girardi (Università Cattolica) propone dieci saggi critici per scoprire le ragioni dell’invisibile di Angelo Rescaglio G ià dal titolo “Letteratura italiana e religione” (nelle Edizioni Jaca Book) cogliamo la forte provocazione di “pagine scritte” che aiutano ad evidenziare altre dimensioni nei testi conosciuti della nostra formazione culturale; sentiamo l’autore: “... io mi domando: i sacerdoti e i laici cristiani impegnati anche culturalmente e politicamente, quale delle ‘due culture’ avrebbero dovuto preferire? Quella dei poeti interessati all’invisibile, all’infinito, come Leopardi, o quella dei promettitori di ‘magnifiche sorti e progressive’ garantite da scienziati e ideologi? Ovviamente, quella dei poeti; e, in ogni caso, era loro compito opporsi alla separazione tra facoltà artistiche e facoltà intellettuali e pratiche, in nome dell’indivisibilità dell’anima umana, creata da Dio, a propria immagine e somiglianza, una e trina; cosicché, come gli artisti non fanno bellezza se non usano anche intelligenza e senso pratico, così ideologi e politici non possono che produrre disastri... se intelligenza e volontà non s’accompagnano in loro con il sentimento, naturalmente religioso, del mistero e, quindi, dei limiti del pensiero e dell’azione umana”. Da questa precisa impostazione culturale del noto docente universitario deriva la scelta degli autori: il sonetto foscoliano “Alla sera”, la religione di Leopardi e “La condizione della poesia nell’età moderna”, Giacomo Leopardi, il poeta dell’infinito Collana quadrimestrale “Ocra gialla” Assunzione di Samuel Beckett A ssunzione di Samuel Beckett, (Foxrock (Dublino), 13 aprile 1906 – Parigi, 22 dicembre 1989). Questo il titolo del volumetto numero 47 , della collana quadrimestrale “Ocra gialla”, curata da Fabrizio Zollo per le Edizioni Via del Vento di Pistoia, che da alcuni anni propone, agli appassionati bibliofili, testi inediti e rari di grandi autori del Novecento. In questa occasione, del geniale scrittore irlandese, vengono proposti ai lettori due racconti giovanili, inediti in Italia, di cui Assunzione rappresenta il primo racconto in assoluto pubblicato in vita da Beckett, apparso sulla rivista francese Transition nel 1929, mentre l’altro, Un caso su mille, fu pubblicato per la prima volta nell’agosto 1934, sulla rivista The Bookman. Il volumetto, tradotto e curato da Francesco Cappellini, è arricchito dalla postfazione di Gabriele Frasca. Duemila gli esemplari numerati, impressi su carta vergatina avorio, per i tipi della Stamperia Elle Emme di Pieve a Nievole (Pistoia). A pagina 2 una bella foto in bianco e nero ritrae Samuel Beckett nei primi anni Venti, mentre a pagina 22 lo stesso è ritratto alla fine degli anni Venti. In copertina Nudo maschile (autoritratto), 1911, matita su carta di Egon Schiele. Dopo aver girovagato per alcuni anni attraverso l’Europa, nel 1937, all’età di 31 anni decide di stabilirsi definitivamente a Parigi dove, un anno dopo, incontra Suzanne DecheveauxDumesnil che sposerà ben presto e alla quale rimarrà legato tutta la vita, condividendo con lei l’attivismo nella resistenza francese, durante il periodo dell’occupazione nazista. Nel 1946 inizia a scrivere Molloy, il primo romanzo di quella trilogia che comprende anche Malone muore e L’innominabile, che, molti anni più tardi, sarà riconosciuta come uno dei capolavori della seconda metà del XX secolo. Nel 1948 si dedica alla stesura di Aspettando Godot, il testo teatrale che lo renderà famoso al grande pubblico. Fra i suoi lavori teatrali più importanti troviamo, inoltre, Finale di partita (1957), L’ultimo nastro di Krapp (1958) e Giorni felici (1960) che si collocheranno in quel filone che il critico Martin Esslin definì il “teatro dell’assurdo”. Nel 1969 riceve il Premio Nobel, quale consacrazione della sua opera, ormai pienamente riconosciuta a livello planetario. La collana quadrimestrale di prosa “Ocra gialla” viene distribuita nelle migliori librerie e si può ricevere anche in abbonamento annuale mentre, per maggiori informazioni e curiosità sulla piccola ma qualificata casa editrice pistoiese, è attivo il sito internet all’indirizzo www. viadelvento.it. Franco Benesperi “Il ‘sacro’ nel romanzo italiano da Manzoni a Santucci”, “Poesia e attualità a proposito di Carducci”, “D’Annunzio e la religione”, “Il Lazzaro di Pirandello”, “Montale e i poeti puri”, con una seconda parte che ci propone “L’opera poetica di Giovanni Cristini”, la “Lettura critica di ‘Nel Labirinto’ di Pier Luigi Piotti” e “L’opera poetica di Michele De Padova”, di Alessandria. In queste analisi, condotte con rigore e passione, troviamo tanti spunti felici per riflettere e ricaricarci di valori, stimolati anche da questa successiva considerazione: “Alle ‘due culture’ insomma, e alla decadenza della civiltà occidentale che esse avrebbero provocato, non si rimedia né con le lettere né con le scienze e neppure con una loro pseudoreligiosa confusione, ma, se Dio lo vorrà, con quella nuova cultura che potrebbe nascere... ‘dalla libera e intelligente collaborazione dei credenti con quei laici non laicisti che sono forniti di sentimento morale. Di amor del prossimo e di disinteresse personale, e dall’orientamento della Chiesa”. Parlando di Leopardi, della sua “religione”, troviamo questa sublime riflessione: “Manzoni... si serve della poesia per rilanciare il messaggio cristiano della speranza in un mondo migliore, fondato su una rinnovata convivenza tra la ragione di Renzo e la fede di Lucia. Leopardi, al contrario, si serve della sua filosofia negatrice di ogni speranza che sia affidata alla fede cristina o ai promettitori liberali di ‘magnifiche sorti e progressive’, per promuovere la poesia come valore primo, come unica religione da cui è lecito sperare un mondo migliore” (e più avanti parlerà di “profondo, incomprimibile bisogno di Dio...”). Trovo fortemente incisivo il concetto, a proposito del romanzo italiano da Manzoni a Cantucci, considerando le insufficienze della critica attuale: “... il compito dello scrittore cristiano può essere ormai solo quello di dare un significato cristiano, e dunque positivo, a questo senso di smarrimento e di angoscia che sembra ormai essere la condizione stessa di fondo del vivere, del sentire e quindi anche dell’operare letterario e artistico dell’uomo moderno: dell’uomo comune, non meno che dell’intellettuale, del credente come dell’incredulo, del laico come del sacerdote, se è vero che abbiamo potuto scorgere i segni dell’angoscia persino sul volto di due grandi papi contemporanei come Pio XII e Paolo VI”. Anche da questi rapidi riferimenti, non esaustivi dei contenuti del libro, non sarà difficile derivare un giudizio altamente positivo. 3 Poeti Contemporanei MAUTHAUSEN Nei tuoi occhi vedo il filo spinato, il fumo di un camino e una gamella vuota, secca come il tuo cuore. Vedo un’alba fredda e grigia coprire di neve una terra straniera. Vedo un’asse di legno sulla quale vegliare teso al minimo rumore. Vedo scarni pensieri e sangue gelato, non un volto, ma la fatica di ossa e di fragili vene. Un lento fluire di passi, cadenzati d’abitudine e terrore. Per ogni insulto, per ogni pugno in quel doloroso calvario, contro la morte guardasti il Cielo e mai scordasti l’essere Uomo. (luglio 1995) Alessandro Orlando IL DOLORE DI HAITI In questi giorni onde di sofferenza, gridi di dolore, ci raggiungono dalla lontana Haiti, dai suoi figli seppelliti dalla terra impazzita. Separati da mare e monti e fiumi, ci siamo coricati senza conoscervi, figli di Haiti, e ci siamo svegliati vostri fratelli travolti dal vostro dolore. Più di tutto ci brucia il cuore lo spavento nero dei bambini che tra le lacrime vagando sperduti gridano e chiamano la madre che non risponde. E tu che fai, Signore e Padre, ti sei messo un cuore di pietra davanti alla disperazione di questi Tuoi figli, o gli angeli, con le loro dita soavi, hanno chiuse le Tue orecchie per farti finalmente riposare nella gloria della tua bellezza. Oh, la Tua piccola figlia Speranza, lei sì l’abbiamo incontrata tra le pietre delle case crollate che piangeva baciando gli occhi dei bambini, stringendo tra le sue le loro piccole mani e noi l’abbiamo implorata: Rimani con noi e sveglia tuo Padre il Signore che faccia tacere questa tempesta di dolore, come un giorno ha sedato la tempesta sul mare di Galilea… E noi nudi di fede continuiamo continuiamo a scorticarci le mani contro la roccia dell’indifferenza del Tuo cielo, delle Tue stelle, del Tuo sole, del Tuo cuore che non risponde e gridiamo a Te “Non ti vediamo più. Ti abbiamo perduto! E aspettiamo aspettiamo e tutto il mondo aspetta con noi che tu gridi a noi: Non temete sono io! sono sempre con voi e sono sempre l’Amore”. Anna Tassitano 4 attualità ecclesiale 24 anni dopo l’incontro con Giovanni Paolo II la Sinagoga di Roma, in segno di pace e di amicizia ha accolto Benedetto XVI di Fabio Zavattaro n. 3 IL PAPA IN SINAGOGA Parole, gesti, silenzio I primi gesti di papa Benedetto alla Sinagoga di Roma non hanno bisogno di parole. Lascia un cesto di fiori davanti la lapide che ricorda la deportazione dal ghetto di 1.022 ebrei romani: tornarono in 15, una sola donna e 14 uomini. C’erano donne in attesa di un figlio, anziani, 200 bambini: “E non cominciarono neppure a vivere”. Dopo un tratto di strada percorso a piedi, si ferma davanti la lapide del piccolo Stefano Tachè morto a due anni, vittima di un attentato terroristico. Ci sono i genitori e il fratello. Preghiera silenziosa, intensa. Infine il saluto all’anziano rabbino Elio Toaff, che è voluto scendere per salutare il Papa in questa visita che fa memoria dell’altra storica di 24 anni fa: allora ad accogliere il Papa, Giovanni Paolo II, è stato proprio lui, il rabbino Toaff, l’unico citato da papa Wojtyla nel suo testamento. Lo ricorda nel breve scambio di saluti con Benedetto XVI, sottolineando la continuità di un cammino di dialogo che è irreversibile. E ricorda quel silenzio e poi quel lungo applauso di commozione, di speranza, di sentimento fraterno. C’è un ultimo gesto prima delle parole, il Papa che si alza, applaude e si inchina rivolto agli ex deportati. Tornano alla mente le parole che ha pronunciato a Auschwitz: non potevo non venire qui, come uomo, come Papa, come figlio del popolo tedesco. Quindi l’atteso momento dei discorsi, limati fino all’ultimo. Ma non sono discorsi di circostanza: se la visita di papa Wojtyla la possiamo chiamare storica – ci sono voluti duemila anni per compiere quei pochi chilometri dal Vaticano a Lungotevere Cenci – la tappa di Benedetto XVI è ancora importante e complessa. Si tratta di proseguire la via del dialogo, coinvolgendo anche l’islam nell’impegno delle religioni per la pace. Si tratta soprattutto di superare differenze e incomprensioni, cresciute in questi ultimi tempi, dal caso del vescovo negazionista Williamson, alla proclamazione delle virtù eroiche di Pio XII. Papa Benedetto inizia già all’Angelus: fa capire che la sua visita sarà un’ulteriore tappa nel cammino di concordia e di amicizia tra cattolici ed ebrei: “Malgrado i problemi e le difficoltà – dice – tra i credenti delle due religioni si respira un clima di grande rispetto e di dialogo, a testimonianza di quanto i rapporti siano maturati e dell’impegno comune di valorizzare ciò che ci unisce: la fede nell’unico 24 Gennaio 2010 Vita La Le dieci parole Lo storico incontro con gli ebrei a Roma U n incontro per “rendere più saldi i legami che ci uniscono e continuare a percorrere la strada della riconciliazione e della fraternità”. Questo il senso della visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma, il 17 gennaio, a quasi 24 anni da quella di Giovanni Paolo II. Visita iniziata con un omaggio floreale del Papa, accompagnato dai cardinali Tarcisio Bertone, Walter Kasper e Agostino Vallini, alla lapide di marmo che ricorda i 1.022 deportati da Roma ad Auschwitz, il 16 ottobre 1943; un secondo omaggio floreale alla lapide per l’attentato del 9 ottobre 1982, da parte di terroristi palestinesi, in cui perse la vita un bimbo, Stefano Gaj Tache; e, poi, l’incontro con il rabbino emerito Elio Toaff. Una visita, ha chiarito il Pontefice, che si è posta nel “cammino tracciato” da Giovanni Paolo II di “superare ogni incomprensione e pregiudizio” per “confermarlo e rafforzarlo”. IL DRAMMA DELLA SHOAH Dio, prima di tutto, ma anche la tutela della vita e della famiglia, l’aspirazione alla giustizia sociale e alla pace”. Quel guardare più a ciò che ci unisce è tutto di Giovanni XXIII, il Papa che diede un forte impulso al dialogo, grazie a quell’incontro con Jules Isaac, 20 minuti assieme a Castelgandolfo. “Parlo a nome dei martiri di tutti i tempi”, gli dirà Isaac consegnando un dossier e chiedendo se può nutrire qualche speranza. “Avete diritto più che alla speranza”, gli risponde Roncalli. Moriranno prima di vedere il testo della Dichiarazione conciliare “Nostra aetate”. All’interno del Tempio maggiore, il primo a prendere la parola è il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici. Nell’aula ci sono il vice primo ministro di Israele, Silvan Shalom, gli ambasciatori di Israele, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, il sottosegretario, Gianni Letta, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno; e poi il patriarca di Gerusalemme, Fouad Twal, il custode Pizzaballa, e ci sono rappresentanti della comunità islamica di Roma. Un segno anche questo dell’attenzione con la quale è seguita la visita del Papa alla Sinagoga della più antica comunità d’Occidente. Riccardo Pacifici ricorda che se oggi può parlare e salutare il Papa è perché suo padre e lo zio Raffaele trovarono rifugio nel Convento delle suore di Santa Marta a Firenze. Non si è trattato di un caso isolato, “per questo il silenzio di Pio XII di fronte alla Shoah duole ancora come un atto mancato. Forse non avrebbe fermato i treni della morte, ma avrebbe trasmesso un segnale, una parola di estremo conforto, di solidarietà umana”. “Il silenzio di Dio, o la nostra incapacità di sentire la sua voce davanti ai mali del mondo, sono un mistero imperscrutabile”, afferma il rabbino capo Riccardo Di Segni. “Ma il silenzio dell’uomo è su un piano diverso, ci interroga, ci sfida…”. Ma i problemi aperti e le incomprensioni non devono essere messi in primo piano: “L’immagine di rispetto e di amicizia che emana da questo incontro deve essere un esempio per tutti coloro che ci osservano”, afferma ancora Di Segni. Papa Benedetto afferma che la sua visita si inserisce in un cammino teso a superare incomprensione e pregiudizi. La Shoah, dramma singolare e sconvolgente, rappresenta “il vertice di un cammino di odio che nasce quando l’uomo dimentica il suo creatore e mette se stesso al centro dell’universo”. Ricorda gli ebrei romani “che vennero strappati da queste case, davanti a questi muri, e con orrendo strazio vennero uccisi ad Auschwitz”. Come è possibile, afferma, “dimenticare i loro volti, i loro nomi, le lacrime, la disperazione di uomini, donne e bambini”. E aggiunge: “Purtroppo, molti rimasero indifferenti, ma molti, anche fra i Cattolici italiani, sostenuti dalla fede e dall’insegnamento cristiano, reagirono con coraggio, aprendo le braccia per soccorrere gli Ebrei braccati e fuggiaschi, a rischio spesso della propria vita, e meritando una gratitudine perenne. Anche la Sede Apostolica svolse un’azione di soccorso, spesso nascosta e discreta. La memoria di questi avvenimenti deve spingerci a rafforzare i legami che ci uniscono perché crescano sempre di più la comprensione, il rispetto e l’accoglienza”. Cristiani ed Ebrei hanno una grande parte di patrimonio spirituale in comune, afferma ancora il Papa: “Pregano lo stesso Signore, hanno le stesse radici, ma rimangono spesso sconosciuti l’uno all’altro. Spetta a noi, in risposta alla chiamata di Dio, lavorare affinché rimanga sempre aperto lo spazio del dialogo, del reciproco rispetto, della crescita nell’amicizia, della comune testimonianza di fronte alle sfide del nostro tempo, che ci invitano a collaborare per il bene dell’umanità in questo mondo creato da Dio, l’Onnipotente e il Misericordioso”. “La Chiesa non ha mancato di deplorare le mancanze di suoi figli e sue figlie, chiedendo perdono per tutto ciò che ha potuto favorire in qualche modo le piaghe dell’antisemitismo e dell’antigiudaismo. Possano queste piaghe essere sanate per sempre!”, ha detto il Papa. Il “dramma singolare e sconvolgente della Shoah” rappresenta, per il Pontefice, “il vertice di un cammino di odio che nasce quando l’uomo dimentica il suo Creatore e mette se stesso al centro dell’universo”. Un ricordo poi degli ebrei romani deportati: “Purtroppo, molti rimasero indifferenti, ma molti, anche fra i cattolici italiani, sostenuti dalla fede e dall’insegnamento cristiano, reagirono con coraggio, aprendo le braccia per soccorrere gli ebrei braccati e fuggiaschi, a rischio spesso della propria vita, e meritando una gratitudine perenne. Anche la Sede apostolica svolse un’azione di soccorso, spesso nascosta e discreta”. LA FIACCOLA DELL’ETICA, DELLA SPERANZA E DEL DIALOGO “La nostra vicinanza e fraternità spirituali – ha osservato Benedetto XVI – trovano nella Sacra Bibbia il fondamento più solido e perenne, in base al quale veniamo costantemente posti davanti alle nostre radici comuni, alla storia e al ricco patrimonio spirituale che condividiamo”. Il Decalogo, ha evidenziato il Papa, costituisce “la fiaccola dell’etica, della speranza e del dialogo, stella polare della fede e della morale del popolo di Dio, e illumina e guida anche il cammino dei cristiani. Esso costituisce un faro e una norma di vita nella giustizia e nell’amore, un ‘grande codice’ etico per tutta l’umanità. Le ‘Dieci Parole’ gettano luce sul bene e il male, sul vero e il falso, sul giusto e l’ingiusto, anche secondo i criteri della coscienza retta di ogni persona umana”. Le “Dieci Parole”, ha ricordato il Pontefice, “chiedono di riconoscere l’unico Signore, contro la tentazione di costruirsi altri idoli, di farsi vitelli d’oro”. Allora, “risvegliare nella nostra società l’apertura alla dimensione trascendente, testimoniare l’unico Dio è un servizio prezioso che ebrei e cristiani possono offrire assieme”. Le “Dieci Parole”, poi, “chiedono il rispetto, la protezione della vita, contro ogni ingiustizia e sopruso, riconoscendo il valore di ogni persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio”. Dato che in ogni parte della terra vengono ancora calpestati i diritti umani, “testimoniare insieme il valore supremo della vita contro ogni egoismo, è offrire un importante apporto per un mondo in cui regni la giustizia e la pace, lo ‘shalom’ auspicato dai legislatori, dai profeti e dai sapienti di Israele”. Le “Dieci Parole” chiedono ancora “di conservare e promuovere la santità della famiglia”. Perciò, “testimoniare che la famiglia continua ad essere la cellula essenziale della società e il contesto di base in cui si imparano e si esercitano le virtù umane è un prezioso servizio da offrire per la costruzione di un mondo dal volto più umano”. AMORE E MISERICORDIA “Tutti i comandamenti si riassumono nell’amore di Dio e nella misericordia verso il prossimo. Tale regola – ha avvertito il Papa – impegna ebrei e cristiani ad esercitare, nel nostro tempo, una generosità speciale verso i poveri, le donne, i bambini, gli stranieri, i malati, i deboli, i bisognosi”. Con l’esercizio della giustizia e della misericordia, “ebrei e cristiani – ha sottolineato Benedetto XVI – sono chiamati ad annunciare e a dare testimonianza al Regno dell’Altissimo che viene”. In questa direzione “possiamo compiere passi insieme, consapevoli delle differenze che vi sono tra noi, ma anche del fatto che se riusciremo ad unire i nostri cuori e le nostre mani per rispondere alla chiamata del Signore, la sua luce si farà più vicina per illuminare tutti i popoli della terra”. Malgrado una grande parte del patrimonio spirituale in comune, spesso cristiani ed ebrei rimangono sconosciuti l’uno all’altro: “Spetta a noi, in risposta alla chiamata di Dio, lavorare affinché rimanga sempre aperto lo spazio del dialogo, del reciproco rispetto, della crescita nell’amicizia, della comune testimonianza di fronte alle sfide del nostro tempo, che ci invitano a collaborare per il bene dell’umanità”, ha affermato il Pontefice, che ha concluso il suo intervento invocando “dal Signore il dono prezioso della pace in tutto il mondo, soprattutto in Terra Santa”. Vita La 24 Gennaio 2010 attualità ecclesiale n. 3 La Parola e le parole LITURGIA Prima di predicare “A ccanto e prima, anzi dentro, la coscienziosa preparazione di una omelia c’è, nel ministro, innanzitutto l’esigenza di accogliere la Parola con la propria mente, con il proprio cuore e nella propria vita”. A ricordarlo è stato monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, in un recente incontro svoltosi a Roma. Ma quali sono i requisiti di una omelia che sappia coniugare fede e vita, ascolto e attualizzazione del messaggio? Lo abbiamo chiesto a don Erio Castellucci, docente alla Facoltà teologica dell’Emilia Romagna e parroco nella diocesi di Forlì. Qual è, a suo avviso, lo “stato di salute” delle omelie in Italia? “Mi ha colpito favorevolmente l’intervento di mons. Crociata che, con molta franchezza, definisce una certa omiletica diffusa ‘poltiglia’ insulsa, quasi una ‘pietanza immangiabile’ o, comunque, ben ‘poco nutriente’. Ovviamente non bisogna generalizzare: ma purtroppo penso che il segretario generale della Cei abbia ragione quando denuncia un fenomeno troppo diffuso. Spesso infatti le omelie, anziché favorire l’assimilazione della Parola di Dio appena proclamata, creano noia e assuefazione nei fedeli. Eppure Gesù non favoriva il sonno: i verbi ‘annoiarsi’ e ‘sbadigliare’ non esistono nel Vangelo; magari qualcuno si arrabbiava, ma non si annoiava mai”. Il sacerdote è anzitutto un “ascoltatore” della Parola, ricorda mons. Crociata: è questa una prima risposta al rischio di “improvvisazione”? “Certo: anche se può essere impegnativo e porta via del tempo, è essenziale che chi deve predicare la Parola si fermi prima a meditarla. Più che ricorrere alle omelie già stampate o pubblicate su internet, personalmente credo che sarebbe meglio dedicare un po’ di tempo alla lectio divina sul brano biblico e solo in un secondo tempo chiedersi cosa dire agli altri. In questo modo l’omelia rispecchia anche la sensibilità del predicatore, lo mette in gioco e la rende più ‘vissuta’ e credibile”. L’omelia è anche un richiamo alla coerenza, per il sacerdote, tra fede e vita… “Appunto: il decreto Presbyterorum Ordinis afferma che nell’atto stesso di predicare il sacerdote ‘converte’ anche se stesso, perché quella parola che dice è rivolta prima di tutto a lui. È ovvio che il presbitero - come chiunque altro - sarà sempre ben al di sotto della Parola, poiché il Vangelo è molto esigente e di fatto nessuno può pretendere che la propria predicazione si identifichi con la propria vita. Tuttavia, deve esistere nel predicatore questa tensione: credo che chi ascolta l’omelia si renda conto se il sacerdote sta pronunciando parole in cui crede e alle quali cerca di conformare la sua vita oppure se sta ‘recitando’ e battendo l’aria”. Da una parte il vago moralismo, dall’altra il pericolo di una fede quasi privata o intimistica. Come evitarli? “Ponendo molta cura nella preparazione dell’omelia. Il moralismo o l’intimismo sono spesso frutto dell’improvvisazione. Forse non è ancora molto diffusa tra noi presbiteri la convinzione che vale la pena dedicare tempo alla preparazione dell’omelia: ci lasciamo prendere da tante altre attività, anche pratiche, molto più gratificanti e crediamo - erroneamente - che ai fedeli sia sufficiente impacchettare qualche esortazione. Spesso l’improvvisazione porta poi alla lungaggine, che rende davvero pesante la partecipazione all’intera celebrazione eucaristica. Personalmente penso che un’omelia non dovrebbe durare più di dieci-dodici minuti e che sarebbe bene scrivere il testo o almeno una traccia. Non ne farei un teorema vero e proprio, ma mi pare che tante volte la durata dell’omelia sia inversamente proporzionale al tempo impiegato a prepararla. Un esempio per me molto significativo è papa Benedetto XVI, che cura l’omelia fin nei minimi particolari linguistici, offrendo sempre riflessioni profonde e di grande concretezza”. 5 Le omelie che ascoltiamo meritano veramente l’appellativo di “poltiglia”? di M. Michela Nicolais Che importanza ha in pratica l’omelia per i fedeli? “Un’importanza enorme. Pensiamo solo che - ci piaccia o meno - il 90% dei praticanti ha quasi solo l’omelia come occasione per accostare i contenuti della fede cristiana e percepirne l’attualità per la sua vita e la storia. Se fallisce questo appuntamento, moltissimi fedeli vengono privati di questa vitale possibilità. Per non parlare poi delle occasioni nelle quali sono presenti battezzati normalmente non praticanti, come i funerali, i matrimoni e le grandi solennità: in queste circostanze l’omelia andrebbe preparata ancora più meticolosamente”. I fedeli laici sono solo ascoltatori o possono rivestire un ruolo attivo nell’omelia? “Una volta un professore universitario credente, durante una conferenza, si lasciò sfuggire questa battuta: ‘Io sono appassionato al Vangelo e lo ascolto con gioia ogni domenica, anche se poi purtroppo alla sua proclamazione segue la predica’… Non si tratta tanto di pensare a come far intervenire direttamente i laici nell’omelia - che rimane un atto legato normalmente alla presidenza dell’Eucaristia - ma si tratta di creare occasioni di lettura e meditazione comune della Parola di Dio, tra presbiteri e laici e di attenzione, da parte dei primi, alle concrete e quotidiane situazioni dei secondi. Don Bosco, come è noto, faceva sentire l’omelia alla mamma prima di pronunciarla, e ne ascoltava le osservazioni. Forse oggi, più che coinvolgere la mamma nell’omelia, si tratta di coinvolgersi con i problemi e le situazioni delle persone e dare vita a luoghi di ‘comunicazione della fede’ attorno alla Parola di Dio”. III domenica del tempo ordinario - Anno C Nc. 8,2-4a 5-6.8-10; Lc. 1.1-4.14-21 “Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio, non fate lutto ne piangete… non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza” Al ritorno dall’esilio di Babilonia il popolo cerca di riorganizzarsi sotto la guida del governatore Neemia e del sacerdote Esdra. A base e a suggello di questa riforma viene rinnovato il patto col Signore (descritto nel cap. 10). Il rinnovamento dell’alleanza è preceduto e preparato da una solenne lettura del libro della Legge di Mosè. Il primo giorno del settimo mese del 444 a.C il sacerdote Esdra raduna nella piazza davanti alla Porta delle Acque in Gerusalemme una grande assemblea di uomini, donne e di quanti erano capaci di intendere. Allo spuntare di quel mattino di settembre, il Libro è aperto davanti agli occhi di tutto il popolo che accompagna la benedizione pronunciata dal sacerdote, alzando le mani, inginocchiandosi, prostrandosi con la faccia a terra e dando il suo assenso con un duplice Amen. I Leviti proclamano la legge a brani distinti, spiegando e attualizzando quanto leggono e così l’assemblea può comprendere il messaggio, si lascia giudicare dalla Parola e, piangendo, esprime il suo dolore per non aver osservato le prescrizioni contenute nel Libro. Ma la celebrazione non può tramutarsi in giorno di lutto. Neemia, Esdra e i Leviti invitano a vivere il giorno del Signore come un giorno di festa. Il Signore è un Dio che accoglie, perdona, invita alla gioia e dà speranza e forza di rinnovamento. Infine l’ascolto della Parola di Dio produce il frutto prezioso della condivisione: “Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno preparato”. “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio” Il brano evangelico di questa domenica presenta il prologo di Luca e la visita di Gesù alla sinagoga di Nazaret. Nel prologo l’evangelista dedica a Teofilo, amico di Dio e simbolo di tutti coloro che lo vorranno divenire, il racconto evangelico che, assicura, è stato redatto dopo aver fatto ricerche accurate, tenendo presente le tradizioni trasmesse dai testimoni oculari. Sospinto dalla potenza dello Spirito, Gesù inizia la sua attività pubblica in Galilea, terra dei poveri e emarginati socialmente, economicamente, politicamente e religiosamente. E’ tenendo presente la situazione degli abitanti di questa regione che si comprende meglio l’episodio della sinagoga di Nazaret. Luca descrive nei minimi particolari quanto avviene in quel giorno: Gesù entra nella sinagoga, si alza a leggere, gli viene dato il rotolo del profeta Isaia, trova il passo da proclamare, legge, riavvolge il rotolo, lo consegna all’inserviente, siede, risponde all’aspettativa dei presenti con un lapidario e sconvolgente commento. Questa puntigliosa accuratezza ha lo scopo di distaccare che questo sabato ha una rilevanza storica unica: è il giorno della proclamazione del programma missionario di Gesù. Il brano di Isaia (61,1-2) che contiene l’annuncio di liberazione per tutti gli oppressi, viene assunto da Gesù come impegno di vita e di azione. La missione del Nazareno sarà quindi quella di compiere le attese del profeta del dopo esilio: portare ai poveri il lieto annuncio, proclamare ai prigionieri la liberazione, ridare ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore, anno in cui tutte le sperequazioni dovevano essere annullate. Si possono fare due annotazioni. La prima è che Gesù è certamente venuto per salvare tutti. Ma per donare la salvezza ha scelto di partire dai poveri, da coloro che mancano dei beni indispensabili alla vita. Inoltre Gesù non ha fatto la scelta dei poveri partendo da una posizione di privilegio ma si è fatto lui stesso povero, umile e servo. Ponendosi allo stesso livello ha coinvolto i poveri nella proclamazione e costruzione del regno della libertà e della giustizia. Per volere di Gesù i poveri sono i destinatari ma anche i protagonisti del regno. La seconda annotazione riguarda l’omissione, da parte di Luca, del versetto di Isaia che dice: “mi ha mandato… a fasciare le piaghe dei cuori spezzati” sostituendolo con un altro più incisivo e concreto attinto da Isaia 58,6: “rimettere in libertà gli oppressi”. E’ lecito supporre che questa sostituzione sia avvenuta perché la comunità di Luca rischiava di cadere in una eccessiva spiritualizzazione del messaggio di Gesù. La missione del Signore era sì rivolta a consolare gli afflitti, ma ribadendo che la consolazione più vera, concreta, irrinunciabile era quella di tirarli fuori dalla loro condizione di miseria, di malattia e oppressione. Questo programma di liberazione spirituale e materiale verrà riaffermato nel Vangelo di Luca dalla proclamazione delle beatitudini (6,20-26) e dalla risposta che Gesù darà agli inviati del Battista (7,18-23) in cui la cura dei malati, la resurrezione dei morti, l’annuncio della buona notizia ai poveri sono presentati come prova della messianicità nel Signore. La speranza per i poveri annunciata da Isaia diviene così realtà nella persona e nell’opera di Gesù che afferma: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Quest’“Oggi” inaugura l’anno di grazia, il tempo della liberazione. Un “Oggi” che estendendosi alla comunità di Luca, come appare dagli Atti, vuole giungere fino ai nostri giorni. Noi viviamo un tempo in cui più di un miliardo di persone si trovano in situazione di estrema povertà; ad esse vengono negati i più elementari diritti umani come alimento, educazione, salute. C’è una minoranza della popolazione mondiale, di cui facciamo parte, che ha uno stile di vita predatorio, sfrutta sconsideratamente le risorse non illimitate della terra sottraendole al resto dell’umanità. Stiamo chiudendo le porte a quanti, fuggendo da guerre, persecuzioni, fame, ci chiedono ospitalità. Si sente parlare, e non solo parlare, di xenofobia, razzismo, pulizia etnica. E’ in questo nostro oggi che noi, come chiesa, siamo chiamati a proclamare e far Enzo Benesperi diventare realtà l’“Oggi” di Gesù. 6 n. 3 24 Gennaio 2010 Azzardo «non è un gio- Oltre che sullo sport, si punta ante su vulcani, guerra e Bin Laden co». Mette subito i puntini sulle «i» lo psicoterapeuta Rolando De Luca: «Con la vita non si scherza». Lui lo sa bene quanta sofferenza possa essere generata dall’illusione di una vincita facile. Dal 1992, con l’associazione ex giocatori d’azzardo e le loro famiglie (Agita) di Campoformido, si occupa del recupero di giocatori patologici. Sono circa 200 quelli che attualmente frequentano i gruppi di terapia. Persone che hanno «toccato il fondo» e trascinato con sé in un baratro mogli, mariti, figli, amici. Frequentavano i casinò (il 30%) o giocavano alle new slot (19%), ma anche a lotto (16%), superenalotto (13%), corse dei cavalli e altro ancora. Una malattia. In aumento. Riconosciuta dagli psichiatri -tra i «disturbi del controllo degli impulsi»- ma ignorata, anzi alimentata, dallo Stato. Malati per le scommesse rispetto al 2008. «L’azzardo è l’unico comparto in Italia a non aver risentito della crisi -sottolinea De Luca-. Ciò significa che investiamo in un settore che conta appena 70 mila dipendenti e che non ci procura perdite». Non solo. Un settore che attira nella sua rete «soprattutto famiglie con redditi bassi e più della metà dei disoccupati». E sbaglia chi crede che la febbre da gioco sia prerogativa delle regioni del sud Italia. Basti pensare che il Friuli-Venezia Giulia, insie- Dobbiamo purtroppo constatare che è lo Stato a far concorrenza alle sale da gioco di Valentina Zanella me alla Sardegna, è in testa alla classifica delle regioni che nel 2009 hanno visto crescere di più la raccolta di giocate sportive (+14%). Anche tra i minorenni l’azzardo cresce. Secondo contribuenti.it, che con lo «sportello antiusura» monitora il fenomeno, sono passati nell’ultimo anno da 860 mila a 1,8 milioni. L’ARCIVESCOVO: NON SIATE PASSIVI DI FRONTE ALLA VITA Nell’omelia del giorno dell’Epifania anche l’arcivescovo, monsignor Andrea Bruno Mazzocato, ha messo in guardia da «soluzioni facili e illusorie a cui l’uomo è tentato di aggrapparsi», ma che lo rendono «passivo di fronte alla vita». Come «la UNICO SETTORE A NON SUBIRE LA CRISI Il 2009 ha fatto registrare l’ennesimo record: oltre 53 miliardi di euro di giocate raccolte. Solo le scommesse sportive, fa sapere l’Agicos (agenzia giornalistica giochi e scommesse), hanno sfiorato i 4 miliardi di euro e, tra queste, quelle on line hanno fatto segnare un +12,9% Incompetenza e arroganza nella scuola L a Circolare del Ministro Gelmini dell’8 gennaio 2010, che fissa al 30% la presenza di alunni stranieri nelle scuola è l’ultima di una serie di disposizioni, frutto, sia della non conoscenza delle realtà concrete, sia della visione ideologica di fenomeni complessi come l’integrazione. Le scuole sanno che l’accoglienza e l’integrazione cominciano nelle classi, dove si apprende a diventare cittadini del paese e dove, insieme alla lingua e alla cultura dei luoghi, si apprendono i diritti e i doveri dettati dalla Costituzione, si pratica quotidianamente l’amicizia, la solidarietà, l’incontro fra diversi, il confronto, la ricerca insieme di percorsi per migliorare la vita di tutti. I giovani saranno capaci di accettarsi nelle diversità, solo se avranno preso coscienza delle proprie caratteristiche, della propria identità, della propria cultura. Quindi: gli studenti provenienti da realtà culturali diverse non costituiscono un problema, anzi, se bene accolti e valorizzati, possono costituire una risorsa, perché permettono ai docenti e ai compagni di conoscere altre realtà storico-geografiche, abitudini e costumi, tradizioni, religioni, nate e consolidatesi in contesti diversi e lontani dal nostro dei quali non ricerca di una sicurezza materiale a buon mercato, cioè giocando». Sottolineando l’attualità dell’esempio del Magi, monsignor Mazzocato ha ricordato come essi «ci invitano a non fermarci alle illusioni, ma ad affrontare con onestà e responsabilità la nostra vita». SCOMMESSE ANCHE SU BIN LADEN Sono tutte partite di calcio i 10 eventi che hanno raccolto più giocate nel 2009: il primato spetta alla finale di Champions (ha incassato 8,4 milioni di euro). Eppure il mercato delle scommesse va oltre lo sport: dal gossip (quotatissime le possibili nozze del rampollo della famiglia reale inglese William) alla musica (il vincitore del festival di Sanremo, il possibile ritorno dei Take That), alla letteratura (l’uscita dell’ultimo capitolo di «Harry Potter»). Si scommette persino sul prezzo del petrolio, sul clima, su quale sarà il prossimo vulcano a risvegliarsi, sulla cattura di Bin Laden o su un eventuale attacco degli Usa all’Iran. dalle situazioni concrete. Nessuna scuola è, ovviamente, interessata a raggruppare tutti gli alunni stranieri in un’unica classe, ma, se, ad esempio, in un piccolo centro vi sono sezioni uniche di scuola primaria e gli iscritti sono in maggioranza figli di immigrati, che cosa si fa? Si chiude la scuola e si trasferiscono tutti i pochi alunni di quel Paese o di quella frazione,italiani e immigrati, in altra scuola di altro paese? E se in una periferia urbana i nati sono in maggioranza figli di migranti, per situazioni abitative non governate dalle amministrazioni locali, cosa si fa: si chiudono sezioni? Si costringono i migranti a trasferire in altra scuola i propri figli? E se alcune sezioni, perdendo alunni stranieri divengono sottodimensionate, cosa si fa? Se si ascoltassero le scuole, le docenti e i docenti, che sono, in molti casi, competenti e concreti (non “buonisti” e “idealisti” come li descrive spesso la Lega!), capirebbe che per integrare è molto più utile creare situazioni di relazioni e scambi comunicativi, piuttosto che sottoporre gli alunni ad aride esercitazioni solitarie. La partita che si gioca oggi in questo nostro paese che imbarbarisce e rischia la xenofobia e il razzismo è veramente complessa. Nei periodi di crisi economica è facile rinchiudersi nei piccoli egoismi e dall’incitamento a combattere la povertà dando addosso ai più poveri, si può facilmente passare alla guerra e alla violenza incontrollata ed esasperata di tutti contro tutti: Rosarno (ma non solo) insegna. Per questo la società tutta dovrebbe essere molto attenta ai messaggi che vengono dalle scuole, dalle docenti e dai docenti e che parlano di reciprocità, di ricerca di valori condivisi, di confronto pacato e rigoroso, di regole da scoprire ed accettare, non da imporre. Piero Pierattini Una questione di credibilità e coerenza E’ innegabile che ci sono e ci saranno sempre dei valori non negoziabili per noi cattolici,valori che sono chiaramente presenti nel Vangelo,e poi illustrati molto chiaramente nella Dottrina sociale della Chiesa . L’amore fraterno per il prossimo, la solidarietà, il solidarismo, la tutela della vita (prenatale, e vita dei malati) la centralità della famiglia, la non violenza, e il rispetto del creato perché affidato da Dio Padre a tutti gli uomini (tutti nel vero senso della parola) sono e devono essere i pilastri che sorreggano la nostra impronta laica nella società, che non vuol dire mancanza di dialogo verso quelle culture che 2010, ARRIVANO Lo Stato ci mette del suo. non hanno le stesse convinzioni. L’obbiettivo semmai è cercare di non fare muro contro muro. Ma c’è un ma! Diversa cosa è in nome di una simpatia o comunque di una stima di una personalità rinunciare e negare i valori in cui crediamo. La candidatura di Emma Bonino apre nel PD e specialmente tra i cattolici questo problema, non è infatti cosa nascosta il forte laicismo e anticlericalismo professato dal candidato presidente radicale (cortei anti vaticano, eutanasia, coppie di fatto, aborto, liberalizzazione e libero uso di tutte le droghe); tutti sappiamo come delicata e importante sia la figura del presidente regionale, il “Caso Englaro ce lo ha fatto capire chiaramente, cioè le regioni, possono comunque legiferare su di una gamma non ampissima ma sufficientemente importante di argomenti che possano incidere su certi valori, ad esempio fine vita, alcune pratiche abortive, etc. Qui diventa importante l’impegno o meno in una coalizione! Può un cattolico accettare passivamente una gestione governativa di questo genere? Personalmente mi sento di dire no, non perché ritengo il dialogo impossibile ma perché con una coalizione del genere ritengo impossibile che (l’ha detto chiaramente l’interessata) non vengano attuate nei limiti del rispetto delle leggi nazionali e costituzionali leggi che imporrebbero il rifiuto per noi cattolici e una coerente presa di distanza da una coalizione del genere. Ne verrebbe meno la governabilità. Comunque sia non si può pensare di fare una coalizione con queste problematiche di fondo! Io penso che in parte in questa bega un po’ l’Udc è colpevole firmando un accordo; con l’altra candidata, Renata Polverini, che badiamo bene ospita l’estrema destra nella sua coalizione (xenofobia, pena di morte, e tante altre “cosette” non proprio di ispirazione evangelica, ma del suo lo fa anche il Pd; infatti messo da parte il comunismo come visione economica, non riesce invece a dimenticare la sua fede materialista il suo mito dell’uomo materia e la sua eterna contrapposizione (per altro drammaticamente fallita) con la visione cattolica, che invece si batte per la difesa dei diritti della persona che sono ben diversi dal porre in prima fila i diritti dell’individuo. Nel primo modo di pensare ci si ispira ad una universalità, nel secondo al centro vi è l’individuo nella sua solitudine e nel suo primato. Visione edonistica della ricerca della felicità (Rispettabile ma non condivisibile). Ma mi chiedo: la presenza dei cattolici è per i dirigenti ex Pci davvero importante ai fini del disegno congressuale, o si aspettano solo un marchio di garanzia una cosa in più che può dar vantaggio! Mi auguro che la cosa rientri poiché sarebbe veramente un brutto inizio di vita politica di un partito che si augura di coniugare le due grandi tradizioni politiche del paese (progressista e cattolica). Massimo Alby Lettere in Redazione devono vergognarsi. C’è poi da dire che per realizzare percorsi di accoglienza efficaci occorre che, quando si presentano situazioni di bisogno e di difficoltà delle famiglie, di insicurezza lavorativa, di precarietà abitativa, intervengano le istituzioni e le realtà associative territoriali, con azioni di sostegno all’integrazione delle famiglie. La scuola è spesso il luogo in cui tali bisogni vengono alla luce. Tutte queste riflessioni sono premesse per affrontare in modo non astratto alcune legittime domande che il Ministro, ma le stesse scuole si pongono, di fronte al fenomeno immigrazione che, in Italia, si è sviluppato in maniera più rapida e convulsa che in altri paesi europei. Quanti alunni “stranieri” può tollerare una scuola, per raggiungere risultati efficaci? Troppi alunni “stranieri” rallentano gli apprendimenti delle classi? E’ opportuno raggruppare in ogni classe alunni della medesima provenienza geografico-culturale? E’ necessario che gli alunni “stranieri”frequentino classi riservate, per l’apprendimento della lingua italiana, prima di essere inseriti insieme agli altri alunni nelle classi normali? Come valutare gli alunni figli di immigrati, senza che vengano penalizzati dalle difficoltà linguistiche o dalle situazioni sociali ed economiche precarie? Sono domande alle quali non si possono dare risposte astratte, sganciate All’inizio c’era il Lotto solo il sabato, oggi 3 estrazioni ogni settimana per Lotto e Superenalotto. E l’ultima trovata: «Win for life», «Vinci per la vita». Il nome la dice lunga: dopo il Bingo per le famiglie, ecco lo specchio per le allodole per precari, disoccupati, cassaintegrati. Promette veri e propri vitalizi (montepremi di 4 milioni di euro per vent’anni), stabilità, un futuro sicuro. Chi non li desidera? Eccoci accontentati: estrazioni ogni ora, meccanismo semplice e massima accessibilità. Si gioca ovunque: bar, tabaccherie e ogni punto vendita autorizzato. LE VIDEOLOTTERIE Ma non c’è limite al business dell’azzardo: il 2010 sarà l’anno delle videolotterie. Se con le slot normali si vincono fino a 100 euro qui si salirà a 5 mila, ma a livello di rete si potrà volare fino a mezzo miliardo di euro. Le macchine dovranno essere installate in locali appositamente dedicati al gioco, come le sale bingo. Su ciascuna si potranno giocare migliaia di partite al giorno. Garantendo l’ennesimo superincasso allo Stato. La sperimentazione è alle ultime battute, al massimo a marzo le videolotterie faranno il loro ingresso nel circo mangiasoldi italiano. ESTRAZIONI OGNI ORA Festeggiamenti per una vincita al Superenalotto Vita La Pistoia Sette N. 3 24 Gennaio 2010 Tutti i canali per le offerte Ufficio scuola La Caritas diocesana per il terremoto di Haiti D opo l’appello del Papa, anche la Chiesa italiana ha espresso vicinanza alla popolazione haitiana, mettendo a diposizione 2 milioni di euro tramite il comitato per gli interventi caritativi a favore del terzo mondo. La presidenza della conferenza episcopale italiana ha invitato inoltre le comunità ecclesiali a pregare per quanti sono stati colpiti dal tragico evento e a sostenere le iniziative di solidarietà promosse dalla Caritas italiana con l’obiettivo di alleviare le sofferenze di quella popolazione. La diocesi di Pistoia aderisce a questo appello e ha indetto per domenica 24 gennaio 2010 una “raccolta straordinaria a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto nell’isola caraibica”. Durante tutte le celebrazioni eucaristiche di quella domenica saranno raccolte offerte da destinare, tramite la Caritas, alle popolazioni così drammaticamente colpite dal terremoto. Questo è l’aggiornamento che Caritas italiana ci ha inviato: “Le enormi difficoltà di comunicazione restano l’ostacolo più grande per il coordinamento dei nostri primi interventi. Cibo, acqua, tende, prodotti igienici sono le necessità immediate alle quali cerchiamo di rispondere”. Joseph Jonides Villarson, responsabile per le emergenze di Caritas Haiti ringrazia per la solidarietà espressa dall’intera Stanziati 100mila euro per i primi aiuti rete Caritas e aggiunge che tutti gli operatori che erano sul posto sono salvi e stanno già occupandosi degli aiuti d’urgenza. Insieme al direttore, padre Serge Chadic, e alla coordinatrice, Marie Fausta Jean-Maurice, ha già visitato le zone più colpite della città: Delmas, la zona Palais des Ministères, Turgeau, Champs de Mars, Bas Lalue e Debussy. Anche nelle precedenti emergenze Caritas Haiti è riuscita a fornire tempestivamente aiuti alimentari, tende, acqua potabile e assistenza sanitaria, grazie alla mobilitazione dei centri Caritas in tutte le dieci diocesi. Sta perciò utilizzando quanto già disponibile nei suoi magazzini. Centro missionario diocesano Incontro con don Guidotti I l centro missionario diocesano, in accordo con il vescovo, invita i sacerdoti, i diaconi e tutti i laici interessati alla missione, ad un incontro con don Umberto Guidotti, sacerdote diocesano “fidei donum”, Balzas (Brasile). Don Umberto, alla fine di questo mese ripartirà per la missione. L’incontro è in seminario, via Puccini 36 a Pistoia, martedì 26 gennaio alle 21. Inoltre il Crs, Caritas statunitense, presente ad Haiti con proprie sedi, sta mettendo a disposizione kit da cucina e per l’igiene, disinfettanti e materassi per mille famiglie. Si attende anche l’arrivo di cisterne per l’acqua potabile in grado di far fronte ai bisogni di duemila famiglie. Altro materiale di prima necessità potrà essere reperito anche nei centri Caritas nella confinante Repubblica Domenicana. E’ possibile effettuare i versamenti direttamente presso l’ufficio amministrativo della Curia di Pistoia, specificando la causale: Emergenza Haiti. Marcello Suppressa Irc, un incontro Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui: UniCredit Banca di Roma Spa, via Taranto 49, Roma - Iban: IT50 H030 0205 2060 0001 1063 119 Intesa Sanpaolo, via Aurelia 796, Roma Iban: IT19 W030 6905 0921 0000 0000 012 Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma - Iban: IT29 U050 1803 2000 0000 0011 113 CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio). G iovedi 14 gennaio nell’aula magna del seminario vescovile si è svolto l’incontro dei dirigenti scolastici degli istituti di ogni ordine e grado della diocesi con la partecipazione del consulente giuridico del servizio nazionale per l’Irc della conferenza episcopale italiana, dottor Nicola Incampo,. L’incontro, promosso dall’Ufficio scuola diocesano e che ha visto anche la partecipazione del dirigente dell’Usp di Pistoia, dottor Francesco Mauro, era incentrato sui cambiamenti relativi all’insegnamento della religione cattolica a quasi 25 anni dalla revisione del concordato. Questo meeting, che ha visto una ottima partecipazione, ha voluto offrire un servizio aggiornato affinché i dirigenti scolastici potessero essere aggiornati sugli strumenti necessari per l’organizzazione e gestione della disciplina dell’Irc nell’ambito scolastico. E’ stata l’occasione per ascoltare le difficoltà che i dirigenti si trovano puntualmente ad affrontare nei rispettivi istituti scolastici riguardo all’Irc e per dare risposte adeguate e risolutive dove fosse possibile. Ne parliamo con il direttore dell’Ufficio scuola, don Alessandro Carmignani. Quali sono state le problematiche che i dirigenti hanno evidenziato? Le problematiche sono state diverse in relazione ai diversi gradi di scuola: per quanto riguarda i dirigenti delle direzioni didattiche, le questioni relative all’aggiornamento degli insegnanti ed alla loro figura specifica all’interno della scuola. Per quanto riguarda i dirigenti degli istituti secondari, invece, è stata sollevata la questione della gestione degli avvalentisi e le difficoltà riguardanti l’organizzazione delle attività degli studenti non avvalentisi, difficoltà soprattutto di ordine economico. Incontro con i giornalisti Colazione con il vescovo A lla vigilia della festa di San Francesco di Sales l’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali ripropone la “Colazione con il vescovo”: un incontro fra i giornalisti e il vescovo in occasione dell’inizio anno con una “conferenza stampa” informale, a briglia sciolta, con monsignor Mansueto Bianchi. L’appuntamento è nella saletta del Centro Monteoliveto a Pistoia (ingresso via Bindi) per le 9 precise di sabato 23 dicembre 2010. Alla chiacchierata con il vescovo, segue – come di consuetudine – la colazione predisposta dai volontari che prestano servizio alla “Casa” e offerta dall’Ufficio comunicazioni sociali. Perché il tema dello stato giuridico e delle norme che regolano l’Irc ogni anno torna alla “ribalta” delle cronache? Per una non sempre adeguata conoscenza delle norme che regolano l’Irc, anche a volte da parte degli stessi addetti ai lavori. L’incontro aveva proprio questa finalità insieme al desiderio di consolidare, nel mantenimento del ruolo di ognuno, un rapporto di collaborazione tra dirigenti scolastici e Ufficio scuola diocesano. Molti dirigenti, al termine dell’incontro infatti, hanno sottolineato e apprezzato questa opportunità. Nell’occasione il dottor Incampo ha incontrato la commissione dell’Ufficio scuola e gli insegnanti. Cosa è venuto fuori? E’ stata questa l’occasione perché il dott. Incampo potesse incontrare la commissione e potesse darle sostegno e sprone a continuare sulla strada intrapresa dall’Ufficio stesso nei suoi diversi ambiti di azione. C’è stata inoltre l’opportunità, molto apprezzata, di incontrare le insegnanti titolari di classe della suola dell’infanzia e primaria secondo il calendario previsto dal corso di aggiornamento organizzato dall’Ufficio, corso che avrà termine intorno alla fine di Febbraio. La conoscenza è sempre l’occasione per una crescita condivisa in un ambito sempre in evoluzione e che vede la necessità di concorrere, da parte di tutti i soggetti coinvolti, al bene della disciplina dell’Irc. Daniela Raspollini 8 comunità ecclesiale n. 3 Il 24 gennaio alle 18, nella 24 gennaio in Cattedrale alle 18 Cattedrale di Pistoia si svolgerà il rito di ammissione all’ordine sacro del seminarista Alessio Tagliafierro. Conn il rito dell’ammissione, la Chiesa, nella persona del vescovo, accoglie ufficialmente l’aspirazione del candidato all’ordine sacro del presbiterato. La pubblica manifestazione del suo proposito costituisce la presentazione alla comunità ecclesiale, invitata a farsene cura con la preghiera, affinché consolidato nella fede, speranza e carità, e fortificato dallo Spirito esso possa continuare a seguire Cristo e approfondire e ultimare il suo discernimento vocazionale. Alessio Tagliafierro, ci racconta la sua esperienza: proviene dalla parrocchia di san Bartolomeo a Tizzana; dopo aver conseguito il diploma di perito tessile, adesso è al terzo anno di seminario e Giornata dei ministeri Rito di ammissione all’ordine sacro del seminarista Alessio Tagliafierro di Daniela Raspollini secondo di studio di teologia; fin da piccolo, Alessio ha studiato musica, dedicandosi prima alla chitarra classica poi all’organo e al canto. E’ stata la musica una delle cause d’accrescimento della sua vocazione e avvicinamento alla liturgia e a Dio. Per diverso tempo ha cantato e suonato nel coro parrocchiale di Tizzana e ha partecipato, nei momenti possibili, alla vita di tale parrocchia che lo ha protetto, sottolinea Alessio, e tenuto al sicuro come il pampano protegge l’uva. “Crescendo -racconta- ho riscoperto la chiesina di Buriano, dove nel giugno 1987 fui battezzato dal parroco don Henny Pietro Innocenti. Per diverso tempo don Henny mi chiese di animare la Messa domenicale e le feste della piccola chiesa, con i suoni del bellisssimo organo Agati. Don Henny e Buriano mi hanno dato molto, e devo a questo parroco una gran riconoscenza ed un grande affetto. L’anno passato, Alessio ha prestato servizio nella parroc- chia di Sant’Ignazio di Loyola (Spirito Santo) con don Umberto Pineschi, mentre da ottobre svolge servizio pastorale nella parrocchia di San Bartolomeo in Pantano. “La città è molto diversa dall’ ambiente paesano -afferma- a cui ero abituato; i primi tempi era come essere in un altro mondo: è più difficile conoscere le persone, alcune sono solo di passaggio, le iniziative sono svolte in modi diversi”. Alla domanda: “Chi vorresti ringraziare per questo tuo primo traguardo?”, risponde: “Un grazie a don Umberto, uno a don Luca ed uno al mio arroco don Mario del Becaro che mi ha seguito fino all’entrata in seminario e che tutt’ ora mi sta vicino”. Fraternità apostolica di Gerusalemme Celebrata la memoria di san Basilio Il 2 gennaio la Fraternità apostolica di Gerusalemme ha celebrato San Basilio. Ne parliamo con don Giordano Favillini, priore della stessa fraternità. Come mai la vostra Fraternità di Gerusalemme ha celebrato la festa di San Basilio? Nel nostro libro di vita le fraternità apostoliche di Gerusalemme si modelleranno sullo stile di vita della spiritualità di san Basilio. Secondo questo Padre della Chiesa i monaci dovevano vivere insieme, vicino alla città in stretta comunione con la chiesa locale ed aprirsi al servizio dei più poveri. Al tempo di san Basilio, nel quarto secolo, i più poveri, le persone, le più bisognose erano gli ammalati in quanto non esistevano gli ospedali, e i bambini senza famiglie e di famiglie povere. San Basilio all’ interno dei monasteri riservava dei luoghi per l’acco- glienza dei bambini e dei malati; nacquero per la prima volta gli ospedali e gli orfanotrofi. Così la nostra fraternità vive ed opera nella città a servizio della chiesa locale e dei più poveri Da quale idea San Basilio mutuava questo stile di vita monastica? Nel IV secolo imperversava l’eresia ariana e che concepiva Gesù come un grande uomo e non come Dio; san Basilio invece asseriva che nella persona di Gesù ci sono unite le due nature: quella umana e quella divina. Dio si è fatto uomo per innalzare l’uomo alla dignità divina. La conseguenza pratica di questa visione di Gesù è che la natura umana acquista una maggiore dignità in quanto è stata assunta dal verbo. Per questo ogni essere umano ha una sua dignità che va difesa è dunque necessario curare e assistere la persona che si trova nella difficoltà o nella sofferenza. In che senso il pensiero di san Basilio oggi è attuale? Per quanto riguarda la vita monastica essa deve essere aperta alla realtà ecclesiale e sociale e non un fenomeno distaccato e isolato a se stante. Essa deve essere a servizio della chiesa per il bene della collettività. Anche l’ordinamento interno si basa molto sulla sobrietà e sulla semplicità di vita in modo tale che sia accessibile a tutti . Le regole di San Basilio tendono a riunire armonicamente la contemplazione, con l’azione a fare dei monaci persone di comunione. Per quanto riguarda il pensiero teologico la Cristologia è molto attuale in questi tempi in cui si tende a spiritualizzare il Cristo o a renderlo troppo umano: San Basilio presenta l’Eucarestia come il mezzo attraverso il quale oggi si può conoscere e vivere pienamente la vita del Cristo e la comunità cristiana ritrovare in essa la comunione. La nostra fraternità anche se segue il “libro della vita “ scritto 30 anni fa dal fondatore si radica profondamento nella spiritualità di san Basilio; infatti i monaci della fraternità sono impegnati nella comunità con diversi sevizi pastorali: fra Marco si occupa dell’aeroporto dei vivi (come lo definisce lui), fa servizio presso la capella della misericordia a sostegno al dolore dei parenti dei morti, pregando con loro, fra Antonio si occupa del sostegno della formazione didattica dei minori, fra Pierluigi si occupa della catechesi, fra Giacomo si occupa della pastorale dei giovani, fra Alessio si dedica alle attività pastorali insieme al priore don Giordano. Daniela Raspollini Ufficio catechistico Laboratori di preparazione INCONTRO DEI GRUPPI DELLA PRIMA COMUNIONE NEI VICARIATI Laboratorio di preparazione Lunedì 25 gennaio 2010 ore 21 seminario di Pistoia Incontro dei gruppi nelle Zone Sabato 20 Marzo 2010 INCONTRO DIOCESANO DEI CRESIMANDI Quest’anno l’incontro si svolgerà in piazza Duomo dalle 16 in poi. Alla messa delle 18 sono invitati anche i parroci, i genitori e i padrini dei ragazzi. Laboratorio di preparazione Lunedì 18 gennaio ore 21 Seminario di Pistoia PROGRAMMA DELLA GIORNATA DI DOMENICA 18 APRILE ORE 16-19 Piazza Duomo ore 16: arrivi dei partecipanti ore 16.30-17.30: animazione in Piazza ore 17.30: Processione di ingresso in cattedrale ore 18: Concelebrazione eucaristica in Cattedrale presieduta dal vescovo In caso di pioggia ritrovo alle 17,30 per l’eucaristia UFFICIO CATECHISTICO TOSCANO 29-30 gennaio Monastero S. Cerbone Massapisana (Lu) Seminario di sturio sull’iniziazione cristiana “Generare i cristiani. Alla ricerca di un modello”. INFO: 0573.976133 e-mail: segreteriapastorale@ diocesipistoia.it Vita Cena di solidarietà 24 Gennaio 2010 La La Casa della Solidarietà-Rete Radiè Resch di Quarrata organizza per sabato 23 gennaio alle 20,30, presso la Casa della Solidarietà in via delle Poggiole 225 a Lucciano, una cena di solidarietà a sostegno del progetto di “Aguadolce“ nel Sertao do Carangola-Petropolis (Brasile) referente Waldemar Boff. Waldemar lavora in questa comunità da 15 anni con un asilo e con pre-adolescenti e adolescenti. In questo momento hanno necessità di proseguire i lavori di adeguamento delle opere di depurazione delle acque della comunità del Sertao di Carangola. Il menù sarà casalingo e il contributo è di € 20,00 (adulti); € 10,00 (bambini). INFO: tel. 0573.750539 ore serali. Mariella cell. 3332654911, Patrizia cell.3392349201. Incontri Per riflettere insieme La Casa della solidarietà-Rete Radiè Resch di Quarrata, parrocchie di san Piero Agliana-Santomato-Stazione di Montale e Vignole, Giustizia e Pace (provincia romana dei domenicani-Pistoia) organizzano per il 2010 i seguenti incontri: Venerdì 5 febbraio ore 21 Auditorium Banca di Vignole-Olmi (Quarrata) - “Resistere come e perchè?”, don Alessandro Santoro, Comunità delle Piagge-Firenze. Venerdi 19 febbraio ore 21 Compagnia della Chiesa di san Piero ad Agliana (Pistoia) - piazza Gramsci - “Il Concilio è morto?”, mons. Luigi Bettazzi, vescovo. Venerdì 5 marzo ore 21 Auditorium Banca di Vignole-Olmi (Quarrata). Don Enzo Benesperi, parroco di Stazione (PT) presenta il libro: “Gino Strada, dalla parte delle vittime”. Sarà presente l’autore: Mario Lancisi. Venerdì 9 aprile ore 21 Compagnia della Chiesa di san Piero ad Agliana (Pistoia) - piazza Gramsci “L’altra via, diritti e sobrietà” - Francuccio Gesualdi, fondatore del Centro nuovo modello di sviluppo. Venerdì 23 aprile ore 21 Auditorium Banca di Vignole-Olmi (Quarrata) - Don Primo Mazzolari, a 50 anni dalla morte “Il Vangelo, profezia nella storia”, Mariangela Maraviglia, studiosa. Venerdì 7 maggio ore 21 presso la Compagnia della chiesa di San Piero ad Agliana (Pistoia) - piazza Gramsci - “La questione ambientale, sfida a nuovi stili del con-vivere e del pensare”, Alessandro Cortesi, padre domenicano-Pistoia. Il 24 marzo 2010 ricorre il 30° anniversario dell’assassinio di monsignor Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di san Salvador. La celebrazione sarà il giorno stesso alle 20.30 presso la chiesa parrocchiale di Santomato. Parrocchia di Maresca Nominato il parroco In una lettera ai fedeli il vescovo annuncia che don Luciano Tempestini inizierà il nuovo ministero domenica 7 febbraio E’ don Luciano Tempestini il nuovo parroco di Maresca. Lo co- munica il vescovo di Pistoia, monsignor Mansueto Bianchi, ai fedeli del centro montano, con una lettera di cui è già stata data lettura alle Messe della scorsa domenica. Don Tempestini, nato a Pistoia il 7 marzo 1954, ordinato sacerdote il 16 novembre 1985, è stato parroco a Carmignano, e ha ricoperto per molti anni l’incarico in diocesi di direttore dell’Ufficio per i beni culturali. A Carmignano don Tempestini è stato parroco dall’ottobre 2000 e ricopriva l’incarico di vicario foraneo per Carmignano e Poggio a Caiano. “Dopo i giorni dolorosi ma carichi di fede e di cristiana speranza che hanno segnato la morte di don Vincenzo Venturi –scrive il vescovo ricordando il parroco scomparso– ho finalmente la gioia di comunicarvi la nomina del vostro nuovo parroco”. Sarà proprio il vescovo ad accompagnare don Luciano a Maresca domenica 7 febbraio con una celebrazione eucaristica che segnerà l’inizio del nuovo ministero. Monsignor Bianchi sottolinea: “So che lo accoglierete con tutto l’affetto e la stima che ampiamente si merita, ma che soprattutto non gli lascerete mancare la vostra partecipazione e collaborazione”. E’ infatti necessario che tutte le parrocchie della diocesi “assumano un nuovo stile pastorale, meno individualistico, più collaborativo, creino tra loro alleanze e collaborazioni, investano e promuovano la partecipazione e la responsabilità laicale, riconoscano e valorizzino i diversi carismi presenti nella comunità in modo che anche la ridotta disponibilità di numero e di forze dei sacerdoti sia compensata dalla presenza di un laicato più disponibile e partecipe e da una nuova mentalità pastorale in cui le parrocchie collaborano e si integrano reciprocamente”. Alla fine ha ringraziato don Tommaso Rekiel, don Cipriano Farcas e tutti i sacerdoti che in questi mesi hanno assistito la comunità di Maresca. Vita La 24 Gennaio 2010 comunità ecclesiale n. 3 9 400 anni di spiritualità visitandina 24 gennaio: inizio dell’anno giubilare Q uattrocento anni. Quattrocento anni di storia. Venti, venticinque generazioni che assumono in proprio un tipo di spiritualità che non è, e non può essere, identico per tutte le migliaia di monache; non può essere una identica storia, un’identica vicenda. Quando si accosta una storia così complessa come quella di un ordine religioso, soprattutto se orientato alla vita contemplativa, è impossibile avere presenti solo i binari delle regole e gli stessi orientamenti della comune spiritualità. Le vicende, che si inseriscono nel cammino di una vita, nascono dalla intensa vita mistica di ciascun membro ma anche dalle vicende storiche che non dipendono più solo dai soggetti interessati ma anche da un contesto culturale e politico. Sfogliando la storia dell’ordine della Visitazione S. Maria, si incontrano esperienze totalmente diverse e, tanto per fare un esempio, l’estatica S. Maria Margherita Alacoque, con le sue rivelazioni sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù, monaca diretta spiritualmente dal Beato de La Colombien, gesuita, e la carretta che conduceva al martirio sette visitandine in occasione della rivoluzione comunista spagnola del 1936. Dentro, un fiume di spiritualità con le proprie fatiche, i silenzi, le interiori implorazioni, i sussulti del cuore e della mente, l’apertura al mistero della chiesa, l’ansia della salvezza per tutti… Non potremo, quindi, dopo aver fatto cenno alla spiritualità di san Francesco di Sales e di santa Giovanna Francesca Fremìot de Chantal, che tentare di cogliere i binari di una spiritualità, che ha attraversato quattrocento anni, e i pilastri su cui si sono costruiti, con l’accoglienza dello Spirito Santo, tanti eroismi noti e sconosciuti, visibili e invisibili. Bisogna subito affermare che la spiritualità visitandina punta, per natura sua, per quella impronta lasciata da san Francesco di Sales, non su grandi penitenze, faticose pratiche di pietà, digiuni estenuanti… ma su la santificazione della quotidianità. La “Visitazione” non parte da forme esterne, eclatanti, esorbitanti le stesse forze umane. Non esaspera neppure la solitudine! La spiritualità visitandina parte dalla mente e dal cuore. Tende a pacificare, in una lenta maturazione della personalità, il profondo dell’essere umano, là dove si annidano le ferite del passato fin dalla prima fanciullezza: dove talvolta una male impostata vita spirituale ha fatto intravedere grandi vette di santità, quasi cime innevate su cui non si è posato mai piede umano, ma con le conseguenti delusioni. Il continuo ritornello di una certa formazione cristiana era costituito, un tempo, da un errore di impostazione: “grande santa, presto santa” per non dire subito santa, senza tener conto che la santità vera non è quella pensata ma quella vissuta che parte, inevitabilmente, dall’umile accettazione di un cammino nel tempo, con docilità allo Spirito Santo. La saggezza di Francesco e della Chantal, invece, partiva a piccole osservanze: il silenzio interiore ed esteriore, il distacco anche dalle piccole cose di uso quotidiano – ogni anno, per esempio, si cambiavano tutti quei piccoli attrezzi (forbici, croci, corone, ecc. ecc.) che servivano per le attività quotidiane… La “Visitazione” insegna una santificazione dei piccoli passi, in uno stile di serenità, di umiltà, di fiducia, di abbandono alla tenerezza del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. La vera cella è quella interiore. Ma, giustamente, qualcuno potrebbe domandare: “Quali sono i pilastri su cui certi atteggiamenti che prediligono la mitezza, la dolcezza, la pace del cuore e della mente… si vanno costruendo di giorno in giorno?”. IL PRIMO PILASTRO È LA PREGHIERA Non tanto fatta di parole quanto di un atteggiamento interiore: del senso della presenza, della effusione del cuore. Se la spiritualità visitandina non esclude la meditazione discorsiva, tuttavia l’orientamento non è quello intellettuale e della ricerca colta, ma è piuttosto quello affettivo. Sono significative di uno spirito le parole che Francesco scriveva in una lettera alla Chantal: “Preoccupatevi solo di essere fedeli nel restare vicino a Dio in questa dolce e tranquilla attenzione del cuore, in questo soave riposo tra le braccia della sua provvidenza, in questa dolce acquiescenza alla sua santa volontà, perché tutto questo gli torna gradito. Guardatevi dalle intense applicazioni dell’intelletto, perché sono un danno, non solo al resto ma anche all’orazione…”. E dava, come criterio generale, anche contro possibili distrazioni, questo consiglio: “Con la maggiore dolcezza possibile, riconducete il nostro spirito a questa unità e semplicità di presenza e di abbandono a Dio”. Certo, per la spiritualità visitandina la preghiera o, come si diceva, l’orazione, conserva un aspetto personalistico fortemente accentuato. È la strada per giungere alla mistica con la normale mediazione alla grazia. “Mistica, diceva san Francesco, La spiritualità visitandina è, dunque, una vera ricchezza e una strada praticabile, non solo per le monache, ma per tutta la chiesa e, perciò, per ogni fedele, perché lo stile di vita, la pace del cuore, la semplicità della persona, la benevolenza e la fraternità evangelica hanno la capacità e la forza di superare anche le grate della clausura. Simone Scatizzi, vescovo emerito SABATO 23 GENNAIO Serata vigiliare ore 21: “La comunicazione nel pensiero di San Francesco di Sales”. Relatore Ugo Feraci DOMENICA 24 GENNAIO Solennità del santo ore 7,30: Santa Messa Ore 16: Esposizione del Ss. Sacramento ore 17: Messa con la presenza dei giornalisti presieduta da don Paolo Palazzi, vicario generale Parrocchia di Santonuovo Inaugurazione dell’organo restaurato È San Francesco di Sales perché la conversazione vi è tutta segreta e nulla si dice tra Dio e l’anima che non sia da cuore a cuore, con una comunicazione che non può essere partecipata se non da coloro che la fanno”. IL SECONDO PILASTRO È LA VITA FRATERNA La spiritualità visitandina ha una viva attenzione alla persona, alla sua salute, alle sue difficoltà, ma esige una grande attenzione alla fraternità. La vita in comune è veramente un grande dono ma se lo si vive in quello spirito evangelico che è l’amore fraterno, con quella gratuità che si fa stile reciproco, con quella benevolenza che è il segno della vera maturità umana e cristiana. Questo stile semplice, che trabocca dalla preghiera affettiva e dalla parola di Dio, accolta e tradotta nel vivere comune, è una tipica caratteristica della “Visitazione”. Vi è infatti, un principio espresso da Gesù, che Francesco e la Chantal non si stancavano di raccomandare alle monache: “Amatevi come Lui ci ha amato. Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Perciò la lavanda dei piedi, nei suoi valori simbolici, diviene un icona a cui fare mentalmente riferimento. Gli altri vengono prima del proprio io e, a imitazione del Padre, la misericordia, tenera e benevolente, diviene il tessuto che ingloba anche i limiti di ciascuno, nel perdono e nella pace. IL TERZO PILASTRO È LA VOLONTÀ DI DIO È nello spirito della “Visitazione” questo umile fidarsi di Dio, lasciarsi portare e rispondere, col Vangelo alla mano alle varie provocazioni che la vita ci offre, ogni giorno, a chi la sa ascoltare e riconoscere. In questo semplice abbandono, la persona ritrova sempre la pace e, quindi, la gioia. Quello che Francesco di Sales scrive nella “Introduzione alla vita devota”, diviene normativo. “La cattiva tristezza turba l’anima, la rende inquieta, ispira timori eccessivi, dà il disgusto dell’orazione, assopisce ed opprime il cervello, prima l’anima della saggezza; di risoluzione, di giudizio e di coraggio e prostra le energie… Essa, infatti, toglie ogni dolcezza dall’anima e la rende quasi rattrappita e impotente in tutte le sue facoltà!”. corso gramsci, 159/b - cell. 338.5308048 - pistoia aperto pranzo e cena stato salutato da un bagno di folla, il restauro dell’antico organo Filippo Tronci e Nicomede Agati (1885), della chiesa di San Germano a Santonuovo. Chiesa stracolma per il concerto inaugurale di Wladimir Matesic, che ha eseguito brani di Karg-Elert, Valerj, Bach, Vignali, Boëly, Benoist, Vierne e padre Davide da Bergamo. Alla cerimonia, hanno partecipato, tra gli altri, il vescovo di Pistoia, monsignor Mansueto Bianchi, che ha benedetto lo strumento, il sindaco di Quarrata Sabrina Sergio Gori, Franco Benesperi per la Fondazione Banche di Pistoia e Vignole, e il maestro Umberto Pineschi, direttore della Commissione diocesana per la musica sacra. Il restauro dello strumento è stato realizzato dalla ditta Samuele Maffucci conservazione e restauro organi storici, con il contributo della Fondazione Caript la quale, insieme alla fondazione Banche di Pistoia e Vignole per la cultura e lo sport e al gruppo attività parrocchiali della Chiesa di San Germano, ha contribuito anche al restauro della cassa e cantoria, eseguito dalla ditta Massimo Drovanti. L’organo torna a suonare dopo anni di silenzio grazie al parroco don Aldemiro Cinotti, che ha voluto restituire alla sua comunità questo gioiello dell’arte organaria, frutto dell’influenza degli Agati e quella dei Tronci, le cui maestranze si unirono nel 1883 sotto l’unico proprietario Filippo Tronci. Patrizio Ceccarelli Le poesie dei nostri lettori SHOAH Il dolore era forte e disumano la gente era muta di dolore o di soddisfazione perché tutte le persone non sono buone. Indifferenti del male altrui. Povero Cristo, in quei giorni di passione ci fu chi pianse e chi ne rise. La terra tremò muta ed il cielo lo raccolse in gloria. La vita, la morte, la gloria in quel sole balsamo confortevole l’uomo riprende speranza e sogna. Mi rividi felice e serena la sera la mia mente si pasciava di sogni il rifiorire degli alberi dopo l’inverno sole, amore, pane e pace. Quando il dolore si fa disumano lo spirito si rallegra in Dio salvatore, la musica suona celestiale inonda l’anima che sale libera da ogni male e l’uomo ha brividi di gioia eterna ovunque si trova. Fenenna Caramelli 10 comunità e territorio n. 3 SVILUPPO E FORMAZIONE L a crisi si sconfigge anche con il turismo. L’occasione per parlare delle strategie di sviluppo del settore è stata la presentazione alla stampa, da parte della presidente della Provincia Federica Fratoni, del nuovo direttore dell’Apt di Pistoia, Carlo Bartolini. «Credo ci sia la necessità di costruire una rete per quanto riguarda la politica dell’accoglienza – ha detto la presidente Fratoni -, mettere in rete i vari punti informativi, fare un’attività di formazione serrata per tutti gli operatori del settore, costruire degli accessi internet che siano basati su un’unica filosofia e che in qualche modo riescano a caratterizzare il nostro territorio, anche con un’identità forte che possa essere promossa nei confronti del mercato interno e di quello estero». Carlo Bartolini, 38 anni, A CURA DI PATRIZIO CECCARELLI Turismo Le strategie per il rilancio Fratoni: «Investiremo nella formazione». Bartolini: «Pinocchio sugli sci e Bit, i miei primi impegni» montecatinese, un curriculum professionale eccellente, succede a Franco Belluomini. Il nuovo direttore arriva in un momento molto delicato per l’Azienda di promozione turistica pistoiese, alle prese con un’azione di rilancio del settore e a ridosso di due importanti appuntamenti: il Pinocchio sugli sci e la Borsa internazionale del turismo. «Il Pinocchio sugli sci – afferma Bartolini – è una manifestazione (verrà presentata alla stampa naziona- le ed estera questa settimana a Cortina, ndr) che valorizza in particolare la montagna pistoiese e che ci porta in tutto il mondo. Il secondo evento, che ci vede impegnati a breve, assieme alla Regione Toscana, è la Borsa internazionale del turismo di Milano. Per noi sarà l’occasione per internazionalizzare il nostro prodotto e per contattare gli operatori, sia italiani che internazionali, in particolare quelli della enogastronomia». «Pistoia – riprende la Presidente Fratoni - è si- curamente un territorio inesplorato. La nostra è una provincia che può consentire al turista non di visitare dei luoghi, ma di fare un’esperienza, perché è un territorio svincolato dai grandi circuiti di massa e quindi offre una dimensione molto più genuina e autentica. A Pistoia non ci sono i negozi di souvenir: il turista compra i prodotti tipici, visita le nostre bellezze, magari fa un salto alle terme, va al parco di Pinocchio, va a sciare all’Abetone, gustandosi un po’ tutto. È un turismo slow, il nostro, e tutto questo può costituire una specializzazione anche in un sistema toscano che viene promosso in tutto il mondo e che ha un appeal particolare». Vivaismo Successo per la decima edizione del Meeting U na ventina di appuntamenti, non solo a Pistoia, ma anche a Firenze, Lucca e Roma, per far conoscere la realtà del vivaismo pistoiese, motore dell’economia locale. La decima edizione del Meeting sul florovivaismo, promossa dall’Associazione internazionale produttori del verde «Moreno Vannucci», che aveva preso il via lo scorso 6 settembre, si è conclusa la scorsa settimana, con l’omaggio alle massime istituzioni e alle forze dell’ordine dell’area metropolitana (Pistoia, Prato, Firenze e Lucca). L’iniziativa si S ono in partenza i corsi «Start», legati anche a ricadute occupazionali, per i giovani tra i 16 e i 18 anni, che hanno deciso di non continuare il percorso scolastico superiore tradizionale. I ragazzi che vi parteciperanno sono un’ottantina. La scelta dei corsi da svolgere è legata alla programmazione, realizzata dall’assessorato all’istruzione della Provincia con la collaborazione di scuole e associazioni di categoria (nell’ambito del piano annuale di offerta formativa), che tiene conto dell’offerta di lavoro sul territorio. Chi frequenta i corsi ha la possibilità di conseguire una qualifica di secondo livello europeo, entro i diciotto anni di età, e di assolvere dun- Vita La 24 Gennaio 2010 è svolta all’interno dell’azienda Vannucci Piante di Piuvica ed ha visto la partecipazione, tra gli altri, dei questori di Pistoia e Lucca, dei comandanti provinciali dei carabinieri di Prato, Pistoia e Lucca, dei comandanti provinciali della guardia di finanza e del corpo forestale di Pistoia e del vicesindaco Mario Tuci. La manifestazione si è aperta con la visita ai vivai, cui è seguita una conferenza sull’importanza del florovivaismo pistoiese in Italia e nel mondo e si è conclusa con un pranzo d’onore con menù tipico pistoiese. Ad accogliere gli esponenti delle forze dell’ordine dell’area metropolitana è stato il segretario generale dell’Associazione produttori del verde, Renzo Benesperi, che ha spiegato le caratteristiche climatiche della valle dell’Ombrone, che hanno favorito negli anni lo sviluppo del vivaismo pistoiese. «La decima edizione del Meeting – ha detto Benesperi – ha avuto risultati apprezzabili e di questo siamo soddisfatti. Anche quest’ultimo appuntamento è finalizzato a far sì che nell’area metropolitana si abbiano più notizie Formazione Al via i corsi Start Sono rivolti ai giovani fra i 16 e i 18 anni che hanno abbandonato la scuola. Chi li frequenta ottiene la qualifica di secondo livello e al termine può anche riprendere gli studi que l’obbligo formativo. «Mi preme sottolineare - dice l’assessore provinciale all’istruzione Paolo Magnanensi - che i percorsi sono finalizzati ad un possibile inserimento lavorativo ma consentono anche, una volta conclusi, il rientro nel sistema scola- stico. Il ragazzo, dunque, se cambia idea, acquisita la qualifica, può riprendere il percorso scolastico tradizionale, continuando gli studi come crede». I corsi sono gratuiti per l’utenza in quanto finanziati dal Fondo Sociale Europeo e dal Ministero del lavoro L’ultimo appuntamento ha visto la presenza delle massime istituzioni e forze dell’ordine dell’area metropolitana Firenze-Lucca riguardo all’importanza che questa realtà riveste nell’economia italiana. Non dimentichiamoci, infatti, che il florovivaismo di Pistoia rappresenta il 35% della produzione nazionale di piante da esterno». e delle politiche sociali. I soggetti coinvolti con la Provincia sono, l’istituto «Pacinotti» di Pistoia, che è capofila, gli istituti «Martini» di Montecatini, «Einaudi» di Pistoia, «Sismondi-Pacinotti» di Pescia, le agenzie formative Platform, Servindustria, Cesat, Ascom, Saperi Aperti. I profili professionali in uscita da ciascun percorso sono: addetto ai servizi ristorativi, addetto alla saldatura, addetto montatore/manutentore di impianti termofluidici, addetto agli uffici turistici. Ciascun corso avrà una durata complessiva di 900 ore e vedrà gli allievi svolgere sia una parte teorica che una parte pratica di stage in realtà territoriali. Coldiretti – Epaca L’invalidità civile all’Inps solo per via telematica L’ Epaca, ente di patrocinio per i cittadini e l’agricoltura della Coldiretti, che assiste e tutela la cittadinanza per il conseguimento di benefici previdenziali, sociali, assistenziali, in sede amministrativa e di contenzioso e garantisce informazioni, consulenze e servizi a tutti i cittadini in materia di risparmio previdenziale, diritto di famiglia e successione, mercato del lavoro, assistenza sanitaria, prestazioni sociali legate al reddito, anche facilitando l’accesso ai dati e ai servizi della pubblica amministrazione, informa che dal 1 gennaio 2010 è cambiata la normativa sul riconoscimento dell’invalidità civile, sordità civile, cecità civile, handicap e disabilità. Le domande non vanno più presentate alle Asl di zona ma presso le sedi di competenza Inps ed esclusivamente per via telematica. La nuova procedura prevede che la domanda sia divisa in due parti: il certificato medico da inviare on line all’Inps, redatto da un medico in possesso di idonea abilitazione; la domanda amministrativa di riconoscimento, anch’essa da inviare telematicamente. L’Epaca informa inoltre che presso le sedi della Coldiretti della provincia di Pistoia, dove ha sede anche il patronato, è possibile ricevere a titolo completamente gratuito assistenza ed informazioni per adeguarsi alla nuova normativa, oltre alla possibilità di inviare le richieste per via telematica agli uffici competenti Inps. Le sedi Epaca sono a Pistoia, via dell’Annona 191, tel. 0573/991011; Monsummano Terme, via Benedetto Croce 39, tel. 0572/959504; Quarrata, via Corrado da Montemagno 96, tel. 0573/72738; Pescia, via Salvo D’Acquisto 45, tel. 0572/444448; San Marcello Pistoiese, via F.lli Cervi 301, tel. 0573/630474. PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633 - [email protected] - [email protected] SEDE PISTOIA Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - [email protected] FILIALI CHIAZZANO Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected] PISTOIA Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected] MONTALE Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - [email protected] MONTEMURLO Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected] SPAZZAVENTO Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected] LA COLONNA Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected] PRATO Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected] S. AGOSTINO Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected] CAMPI BISENZIO Via Petrarca, 48 - Tel. 055 890196 - [email protected] BOTTEGONE Via Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - [email protected] Vita La P er il 2010 l’Accademia d’Organo «Giuseppe Gherardeschi» di Pistoia ha programmato 21 vespri d’organo che si svolgeranno su importanti strumenti storici e moderni di cui è ricca la nostra zona. Nel cartellone sono presenti organisti locali, molti dei quali affermati anche a livello internazionale e docenti nei conservatori di stato e organisti di altre nazioni. Fra questi ultimi spiccano i nomi di Harald Vogel, Guy Bovet e Ludger Lohmann, di fama mondiale, ma ormai di casa a Pistoia. Essi oltre ai concerti, terranno anche dei corsi di interpretazione su strumenti particolarmente adatti alla letteratura che tratteranno. Nel caso di Harald Vogel, da notare che il suo corso si svolgerà in collaborazione con la Nordeutsche Orgelakademie di cui è direttore. Un modo, quindi, per diffondere la conoscenza e l’amore per l’organo tra i cittadini della nostra provincia e per far conoscere le nostre risorse organarie anche al di fuori dei suoi confini. Dopo il concerto inaugurale, domenica 24 Gennaio 2010 Il prorgamma del 2010 Vespri d’organo 3 gennaio, in Cattedrale (organo Tronci 1793), con Eliseo Sandretti, ecco gli altri appuntamenti in programma per il 2010. Domenica 7 febbraio, ore 17, Cattedrale (organo Costamagna 1969), Cesare Mancini. Domenica 7 marzo, ore 17, Cattedrale, (organo Tronci 1793), Mitsuru Azuma (Giappone). Martedì 6 aprile, ore 17, Chiesa del Carmine (organo Ghilardi 2008), Guy Bovet (Svizzera). Giovedì 7 aprile, ore 21, Chiesa di S. Ignazio (organo Ghilardi 2007), Ludger Lohmann (Germania). Domenica 11 aprile, ore 17, 11 n. 3 Cattedrale (organo Costamagna 1969), Andrea Vannucchi. Domenica 2 maggio, ore 17, Cattedrale (organo Costamagna 1969), Elisa Teglia. Sabato 8 maggio, ore 21, S. Rocco di Larciano (organo Ghilardi 2005), Andrea Vannucchi, Domenica 16 maggio, ore 17, Sarripoli (Pistoia), Kumiko Konishi, Giappone (organo Tronci 1793), Bernardo Barzagli (violino). Domenica 6 giugno, ore 17, Cattedrale (organo Costamagna 1969), Michiko Kato. Domenica 4 luglio, ore 17, Cattedrale (organo Costamagna 1969), Antonio Galanti. Venerdì 16 luglio, ore 21.15, Chiesa del Carmine (organo Ghilardi 2008), Umberto Pineschi. Domenica 18 luglio, ore 17, Chiesa di S. Ignazio, (organi Hermans 1664 e Ghilardi 2007), Michiko Kato (Giappone), Andrea Vannucchi. Domenica 8 agosto, ore 17, Chiesa di S. Lorenzo a Cerreto, Pescia (organo Agati 1852), Gianpaolo Prina. Martedì 10 agosto, ore 21.15, Chiesa di Treppio (organo Agati 1794), Andrea Vannucchi. Sabato 14 agosto, ore 21.15, Chiesa di Treppio, Elisa Teglia (organo Agati 1794), Domenica 5 settembre, ore 17, Cattedrale (organo Tronci 1793), Roberto Menichetti. Giovedì 16 settembre, ore 21, S. Ignazio (organo Ghilardi 2007)Harald Vogel (Germania). Domenica 3 ottobre, ore 17, Cattedrale (organo Costamagna 1969), Anna Picchiarini. Domenica 7 novembre, ore 17, Cattedrale (organo Costamagna 1969), Wladimir Matesic. Domenica 5 dicembre, ore 17, Cattedrale, Kumiko Konishi (organo Tronci 1793), Bernardo Barzagli (violino). Agliana Un protocollo per l’ambiente I ncremento delle compostiere domestiche, installazione di una fontanella per l’acqua pubblica, creazione di un parco fotovoltaico e attivazione di uno sportello energia, questi i cardini del protocollo d’intesa ambientale firmato recentemente dall’Amministrazione comunale di Agliana, dal comitato No all’inceneritore del Calice e dal circolo aglianese di Legambiente. “Oltre ad un percorso formativo che sarà alla base di tutto – spiegano i firmatari – si cercherà anche un accordo con la grande distribuzione per ottenere, tra l’altro, una riduzione dei confezionamenti di alcuni prodotti, l’introduzione L o ha affermato il capitano comandante della Compagnia montana dell’Arma, dottor Salvatore Menta. Sottolineando capillarità e incisività di operazioni condotte nell’ambito di specifiche indagini, l’ufficiale ha citato il fatto che nel corso del 2009 i reati consumati sul territorio sono diminuiti del 33% rispetto all’anno precedente e che solo il 28% del totale è riferibile a crimini che determinano maggiore allarme sociale, quali furti e rapine. Riferito poi che viene completata in questi giorni l’installazione, in punti strategici dei territori comunali di Abetone, Cutigliano, Piteglio e San Marcello di videocamere che consentiranno di controllare l’intero comprensorio, il comandante della compagnia montana ha relazionato sui risultati che, grazie a impegno e capacità dei militari in servizio nel comprensorio montano, sono state accertate nel corso del 2009 numerose violazioni al codice della strada, diciannove delle quali per guida del sistema dei vuoti a rendere e l’allestimento di dispenser per la vendita sfusa di latte, detersivo e olio”. “Si è trattato di un confronto molto produttivo – evidenzia il sindaco di Agliana, Eleanna Ciampolini – c’è stata una convergenza importante che impegna i soggetti a mettere in atto comportamenti concreti”. “E’ fondamentale – commenta Simone Bartolini di Legambiente – improntare l’atteggiamento dei cittadini al rispetto dell’ambiente, teniamo in modo particolare allo sportello energia che potrà essere attivato sul territorio”. Rinaldo Bini, presidente del comitato No all’inceneritore del Calice spiega come sia stata compiuta “la scelta di procedere per piccoli passi in modo confrontarsi correttamente con gli enti pubblici interlocutori. L’accordo potrà essere criticato da qualcuno ma si tratta del raggiungimento di un punto di incontro che qualche anno fa era impensabile ottenere”. L’accordo non tratta direttamente della differenziazione dei rifiuti, ma le parti hanno concordato di proseguire il confronto che in poche settimane porterà ad una traccia definitiva sul tema. Il sindaco Ciampolini ribadisce il suo favore verso il sistema porta a porta. “Attuandolo immediatamente – evidenzia – avrebbe, però, un impatto forte sulla Tia, valuteremo se possiamo esser pronti a sostenerlo. Ci sarà un confronto sul tema in consiglio comunale e probabilmente anche con un’assemblea aperta a tutti i cittadini interessati. Il Cis ha già elaborato una bozza di progetto e i tempi sono davvero stretti”. “Dobbiamo far capire – conclude Rinaldo Bini – che abbandonando i rifiuti per strada si compie un atto gravemente dannoso per tutti. Il sistema migliore per sviluppare una cultura adeguata è senz’altro il porta a porta”. Marco Benesperi Carabinieri della montagna pistoiese Consuntivo positivo delle attività di Alessandro Tonarelli in stato di ebbrezza, con relativo ritiro di patente e in alcuni casi il sequestro dell’auto. Sono stati inoltre individuati e smantellati sodalizi dediti a spaccio e uso di stupefacenti, con l’arresto di nove persone, la denuncia di dieci e la segnalazione di altre quarantuno. I carabinieri della montagna si sono inoltre occupati di immigrazione clandestina (4 arrestati, 15 denunciati in stato di libertà e 6 rimpatriati) lavoro nero, sicurezza nei luoghi di lavoro e corretta igiene alimentare. “Tra i positivi risultati raggiunti nei vari settori –aggiunge il capitano Menta- sicuramente il dato più rassicurante per le popolazioni è rappresentato, rispetto allo scorso anno, dalla riduzione del numero dei reati per quanto concerne i furti (84 rispetto al 159 del 2008) e gli arresti effettuati in flagranza di reato (19, a fronte dei 7 dello scorso anno)”. E’ stato anche evidenziato come proprio in questi giorni le stazioni dei carabinieri che fanno capo alla compagnia di San Marcello stanno programmando, in tutti i territori comunali della montagna, iniziative verso anziani e altre categorie sociali più deboli. Analoghe attività sono rivolte alla popolazione scolastica, con manifestazioni finalizzate alla formazione della cultura della legalità. Altra novità di rilievo è rappresentata dalla presenza costante di carabinieri-sciatori sulle piste di Abetone e Doganaccia, al fine di incrementarne la sicurezza. L’inizio della stagione sciistica ha peraltro anche portato ad arresti e segnalazioni di diversi giovani sopresi in possesso di stupefacenti. Il comandante ha concluso l’incontro con i giornalisti attribuendo i positivi risultati conseguiti esclusivamente al lavoro che tutti i militari in servizio nelle stazioni di Abetone, Cutigliano, San Marcello, Campo Tizzoro, Cireglio, Pracchia e Sambuca nonché del nucleo operativo e radiomobile assicurano ad ogni ora del giorno e della notte con dedizione, professionalità e senso del dovere. Confermando quel senso di sicurezza che è avvertito dai cittadini, i quali hanno indubiamente sviluppato negli ultimi anni un rapporto di stima, fiducia e anche collaborazione che è sicuramente maggiore, rispetto ad altre realtà territoriali nazionali. Riconoscimento all’arch. Bassi Navigare dentro l’arcobaleno S abato 23 gennaio alle 10, al Palazzo dei Vescovi a Pistoia, l’ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Pistoia celebra Giovanni Battista Bassi. Dopo i saluti del professore Cellini, presidente dell’ordine degli architetti, del sindaco Berti e l’introduzione di Alessandro Cotini e Alessandro Soppressa, intervengono Marco Dezzi Bardeschi, iLuigi Zangheri, Elisabetta Pastacaldi, Emilio Pagnini e Silvano Salvadori. Durante l’incontro verrà consegnata una targa realizzata dall’Istituto d’Arte “P. Petrocchi” di Pistoia. L’evento è stato realizzato grazie al contributo del Comune di Pistoia, l’Istituto d’Arte Petrocchi e la Banca di credito cooperativo di Mariano. La sala è stata gentilmente concessa dalla Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. Provincia di Pistoia L’aumento della Cassa integrazione nel 2009 U n incremento del 440%. E’ questo il dato più significativo che dimostra la drammatica situazione occupazione nella nostra provincia nel corso del 2009. Le ore complessive di cassa integrazione sono state 1.571.141 ed ha riguardato un po’ tutti i settori economici a partire da quello alimentare passando da quello dell’abbigliamento e del vestiario per arrivare ai settori tessili, meccanici, della carta e delle pelli e del cuoio. L’unico settore che ha mostrato una controtendenza è stato quello dell’edilizia che ha registrato un totale di poco più di 6.000 ore di cui 3.693 di cassa integrazione ordinaria, mentre i restanti 2.389 di cassa integrazione straordinaria, con una variazione negativa rispetto al 2008 del 64,69%. Fra i settori più in crisi c’è quello delle pelli che ha fatto registrato 257.522 ore di cui circa 173.000 di interventi ordinari mentre quelli straordinari superano le 84.000 ore. Il settore più in difficoltà, tuttavia, è senza dubbio il tessile con più di 300.000 ore con un aumento rispetto al 2008 di oltre il 474% e gli interventi straordinari (216.592 ore) hanno superato di gran lunga quelli ordinari (circa 84.000 ore). Non da meno i settori della carta e delle poligrafiche che nel corso del 2009 ha fatto registrare circa 164.000 ore di cassa integrazione di cui ben 128.186 in misura ordinaria e 36.232 in misura straordinaria e che con il 3117% di incremento rispetto al 2008 si colloca subito dopo il settore dei trasporti e comunicazioni che ha fatto segnare un incremento negativo delle ore di cassa integrazione di circa il 26700% anche se le ore effettive sono “soltanto” 10.720 e per di più solamente nella fascia ordinaria. I periodi dell’anno di maggior crisi sono senza dubbio il mese di giugno con oltre 161.000 ore fra settori industriali e artigianali, seguito da ottobre con 87.900 e aprile con 55.682; mentre per quanto riguarda la le ore di cassa integrazione straordinaria si è registrato un forte aumento a partire dal mese di maggio dove si è passati dalle 41.901 ore per arrivare alle 155.342 ore pagate a dicembre segno evidente che la crisi con il passare dei mesi sta raggiungendo una forma sempre più strutturale e consolidata Edoardo Baroncelli 12 n. 3 Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia Vita La 24 Gennaio 2010 La Bcc Vignole aderisce al fondo di garanzia La Fondazione finanzia Prestiti agevolati per i nuovi genitori “Galleria virtuale” L o scorso 12 dicembre è stata inaugurata presso il Battistero di San Giovanni in Corte in piazza del Duomo, la mostra “Galleria Virtuale”, organizzata, e interamente finanziata, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia in collaborazione con l’Università di Firenze Micc, il Polo museale fiorentino e centrica srl. La mostra, prima nel suo genere in Italia, riproduce, attraverso una nuova tecnologia informatica, 9 capolavori, conservati presso la Galleria degli Uffizi, la Galleria Palatina e la Galleria d’Arte moderna di Modena nonché della cattedrale di Pistoia. Tali opere difficilmente lasciano la loro sede; sono altresì difficili da ammirare da vicino nei loro splendidi particolari. La particolarità del progetto consiste nella possibilità di avere un ingrandimento ad altissima risoluzione dell’opera attraverso il semplice tocco dello schermo sul quale questa è riprodotta. Ciò è stato possibile attraverso una nuova tecnologia messa a punto dall’Università di Firenze e l’azienda giapponese Hitachi. Le opere riprodotte sono: l’Annunciazione di Leonardo da Vinci, il Tondo Doni di Michelangelo, la Madonna del Cardellino di Raffaello, il Dittico dei duchi di Urbino di Piero della Francesca, Madonna della seggiola di Raffaello, La libecciata di Giovanni Fattori, il Canto dello stornello di Silvestro Lega e il Crocifisso di Coppo di Marcovaldo e Salerno di Coppo della Cattedrale di Pistoia. Fino ad oggi la mostra ha riscosso un notevole successo con una partecipazione di oltre 13.000 visitatori. La mostra rimarrà aperta fino al prossimo 31 gennaio. “Per gentile concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali è fatto assoluto divieto di ulteriori riproduzioni o duplicazioni con qualsiasi mezzo” I l Consiglio di Amministrazione della Banca di Credito Cooperativo di Vignole ha recentemente deciso di aderire al Fondo di garanzia per il credito ai nuovi nati. L’iniziativa, promossa dal Dipartimento per le politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri in collaborazione con l’Associazione Bancaria Italiana, prevede la concessione di un prestito di 5.000 euro, di durata non superiore a 5 anni, a tassi particolarmente agevolati, garantito da apposito Fondo. Il prestito è finalizzato ad agevolare le famiglie nel far fronte alle spese che riguardano la nascita di un bambino; il progetto si rivolge ai soggetti esercenti la potestà genitoriale di bambini nati o adottati negli anni 2009, 2010 e 2011. Il progetto ha l’obiettivo di fornire un piccolo aiuto a sostegno dell’economia familiare in questo periodo di crisi e, in linea di principio è anche utile a contrastare il fenomeno della denatalità. “Con questa iniziativa, a cui aderiamo fra i primi 7 istituti di credito in Italia – sottolinea il presidente della Bcc di Vignole Giancarlo Gori – si conferma la nostra vocazione di Banca at- tenta alle esigenze del territorio e delle famiglie. Nel 2009, per i figli dei nostri soci, abbiamo ad esempio sperimentato con grande successo il bonus bebè: l’apertura di un libretto di deposito a risparmio intestato al nuovo nato, con il primo versamento di 500 euro offerto dalla nostra Banca”. Dario Zona sport pistoiese INIZIATIVE A Leonardo, a scuola di cultura sportiva lezione di cultura sportiva. Nell’aula magna dell’Istituto Comprensivo Statale Leonardo Da Vinci di Pistoia si è svolto nei giorni scorsi un incontro tra i ragazzi delle classi seconde e terze e una delegazione della Pistoiese 1921, guidata dal presidente Fabio Fondatori e dal direttore sportivo Simone Mazzoncini, a cui hanno presenziato alcuni calciatori della squadra arancione e l’allenatore, ex Pistoiese, Carmelo Palilla, appena rientrato dall’esperienza al Cluj, in Romania. Incontro che fa parte del progetto “Apertamente Scuola”, voluto dal dirigente scolastico Anna Maria Corretti e, in particolare, dall’insegnante di educazione fisica, Giovanna Lucarelli. “I temi affrontati -ha sottolineato Lucarelli- sono stati: lo sport come mezzo per contribuire allo sviluppo fisico-mentale e morale di ogni allievo; i valori dello sport e quindi il codice deontologico sportivo; il mondo del calcio, ovvero come questo sport che appassiona milioni di persone sparse in qualsiasi parte del pianeta, venga praticato in ambienti che, anche nei settori giovanili, fanno registrare comportamenti volgari, maleducati e violenti”. Con “Apertamente Scuola”, agli studenti della Leonardo Da Vinci interessa lavorare in un contesto, cioè in un territorio che contiene una pluralità di presenze pubbliche e private. Partecipare e operare insieme, creando momenti e strumenti di scambio, di collaborazione e solidarietà. “Vogliamo che la nostra scuola _ ha aggiunto la professoressa Lucarelli _ possa allargare il suo orizzonte territoriale e sia una comunità che apprende”. In questo progetto, la Leonardo Da Vinci lavora con altre istituzioni scolastiche, centri socio-educativi, agenzie formative, il mondo dello sport appunto, gli enti locali, gli istituti di credito, la Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, le forze dell’ordine e collabora con Cai, Andi, Unicef, Ordine dei farmacisti, Ordine degli oculisti, Giardino zoologico e orchestra Maberliner. Quest’anno l’area del Piano d’Offerta formativa (Pof) “Apertamente Scuola” è stata arricchita da alcuni incontri con personalità significative del mondo sportivo: tra questi, oltre a quelli con Pistoiese e Fiorentina (a febbraio alcuni dirigenti e calciatori della Viola saranno presenti nella scuola), gli alunni hanno avuto modo di conoscere un campione del passato, l’ex ciclista Loretto Petrucci, che ha raccontato le sue imprese sportive attraverso aneddoti che hanno fatto al contempo sorridere e riflettere. Un modo saggio di educare. Gianluca Barni contropiede di Enzo Cabella E VVIVA la Carmatic Basket. Scivolata sul parquet di Udine, uno scivolone che le ha fatto perdere l’accesso alla coppa Italia, la squadra di coach Moretti si è subito rialzata e si è permessa il lusso di battere nientemeno che la capolista del campionato, quel Banco di Sardegna Sassari che aveva perso solo due volte da quando è cominciato il campionato. Scesa in campo senza lo svedese Ringstrom e con la stella Slay in precarie condizioni fisiche, tanto che è rimasto in campo una dozzina di minuti senza incidere come suo solito, la Carmatic ha dato una dimostrazione di forza talmente netta che non è difficile pensare ad un suo futuro roseo. La realtà fotografa una squadra solida, che ha qualità morali, caratteriali, tecniche e agonistiche di prim’ordine. A questo punto, a metà campionato, ci si chiede se la Carmatic riuscirà a mantenere questo ritmo e a dare la scalata alla vetta della classifica. Se consideriamo che deve recuperare Slay e Ringstrom, pedine fondamentali, si è propensi a dare una risposta affermativa. D’altronde, la squadra vive in un ambiente ideale per esprimere il miglior rendimento. La società è forte e sana, i tifosi sono sempre più numerosi al Palafermi. E se guardiamo la classifica, non c’è da porsi troppi dubbi: i biancorossi sono quarti a pari punti (20) con Reggio Emilia, a sei dalla capolista sarda e a due dalla coppia Veroli-Brindisi. Tutto, quindi, può accadere. Se la Carmatic è fantastica, la Pi- stoiese non è da meno. La squadra ha conquistato, a San Gimignano contro la Virtus Poggibonsi, la settima vittoria fuori casa, consolidando la seconda posizione in classifica. Un exploit, però, che non le ha permesso di ridurre il distacco dalla capolista Pianese, che ha superato la crisi di Natale e ha ripreso a macinare successi in serie. I punti di distacco sono rimasti 7 e si ha l’impressione che resteranno tali fino allo scontro diretto in programma il 3 febbraio sul campo della capolista. La Pistoiese, lo ripetiamo, è condannata a vincere sempre, uno sforzo fisico e (soprattutto) psicologico che potrebbe avere riflessi sul rendimento della squadra. Per fortuna, l’organico della Pistoiese è ampio e di qualità, per cui l’allenatore Di Stefano è in grado di fare le scelte più opportune. In verità, il tecnico è da sempre alle prese con gli infortuni, che hanno investito la squadra come uno tsunami. Prima la frattura del legamento crociato di un ginocchio a Gemignani (stagione finita), poi le fratture di costole, di dita delle mani e di diti dei piedi, danni muscolari più o meno rilevanti. Di Stefano, ogni volta, non ha potuto contare su tre, quattro, cinque e addirittura sei uomini. Per fortuna la rosa è ampia, ma quando essa viene ridotta di alcuni titolari non è facile allestire la formazione, anche alla luce dell’obbligo di schierare almeno tre ‘under 21’. Ma la tenace volontà di volere la promozione è più forte di tutti i contrattempi. Vita La 24 Gennaio 2010 I l 2010 è stato proclamato dall’Unione europea “Anno europeo di lotta alla povertà e all’esclusione sociale”. Per le Chiese europee, e in particolare per le Caritas, è un’occasione per fare sentire unitariamente la propria voce a favore dei poveri e degli emarginati. Benedetto XVI visiterà l’ostello della Caritas diocesana “Don Luigi Di Liegro”, in via Marsala, a Roma, domenica 14 febbraio (memoria di Cirillo e Metodio, santi patroni d’Europa). La Comece (Commissione degli episcopati dell’Ue) ha invitato tutti i vescovi europei a compiere un “gesto simbolico” nelle proprie diocesi, il 14 febbraio o durante la stessa settimana. Invito raccolto e rilanciato in questi giorni da mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, che ha inviato una lettera a tutti i vescovi italiani. Abbiamo rivolto alcune domande a mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, che denuncia un aumento del 20% negli ultimi due anni, soprattutto al Sud, delle persone che chiedono aiuto ai Centri d’ascolto. In seguito alla crisi economica sono aumentate le persone che si rivolgono alle Caritas? Quali differenze territoriali? “In base alle testimonianze provenienti dalle delegazioni regionali Caritas si evidenziano alcuni aspetti di tendenza della crisi economica nel nostro Paese: al Nord si tratta di una ‘povertà inattesa’, che si riflette soprattutto nell’esplosione della cassa integrazione, nel mancato rinnovo dei contratti a termine e di lavoro interinale, nella forte crescita dell’iscrizione al collocamento e alle liste di mo- CARITAS Poveri “inattesi” Lei è stato a fianco degli immigrati della Piana di Gioia Tauro nei giorni della rivolta e non solo. Qual è la sua opinione su quello che è successo – e perché? “Gli episodi di Rosarno, credo, siano la cartina al tornasole di come viene affrontato il fenomeno migratorio nel nostro Paese. Un fenomeno che in Italia è diventato ‘problema’ ed in Calabria ‘emergenza’. Per l’Italia un problema. E non può non essere così, dal momento che non si parla in termini di integrazione ma di pubblica sicurezza. Il fondo per le politiche per l’integrazione è di appena 5 milioni di euro, mentre, per esempio, in Germania è di 750 milioni. Nello stesso tempo il governo italiano per il biennio 2008-10 ha stanziato 535 milioni di euro per la gestione dei Centri di identificazione ed espulsione. Si tratta di 178 milioni l’anno, 36 volte di più di quanto si ai Centri Caritas. Si tratta di famiglie sovraindebitate o vittime dell’usura, persone sole, malati psichici e tossicodipendenti, situazioni di povertà estrema e assoluta. Per intercettare tali situazioni è necessario uno sforzo congiunto di più soggetti del territorio e un potenziamento dei servizi domiciliari. Perché non si rivolgono alla Caritas? Le motivazioni più frequenti sono di tipo psicologico: per ‘orgoglio’, ‘vergogna’ o ‘dignità’, atteggiamenti molto diffusi tra le ‘nuove famiglie povere’, che non accettano la situazione (spesso improvvisa) di disagio. Si avverte quindi l’esigenza di una qualche forma di sostegno psicologico, in grado di accompagnarle”. Sempre più famiglie si rivolgono ai Centri sul territorio a cura di Patrizia Caiffa bilità, nel calo delle assunzioni. Maggiormente colpiti sono i pensionati con reddito basso, le famiglie disgregate, in situazioni difficili, con genitori separati; al Centro si tratta invece di una ‘povertà discreta’, sommersa e dignitosa, tuttavia significativa nell’insieme di un territorio che, per diversi aspetti, era già in sofferenza da tempo; nel Mezzogiorno la crisi ‘piove sul bagnato’ e aggrava una situazione già compromessa. In alcuni casi rappresenta una sorta di alibi per operazioni strumentali da parte delle imprese (cassa integrazione, mobilità, spostamento territoriale della produzione…). A Rosarno, in Calabria, recentemente alcune centinaia di lavoratori extracomunitari, impegnati in agricoltura e accampati in condizioni inumane in alcune strutture abbandonate hanno scatenato una guerriglia urbana per protestare contro il ferimento di due di loro. Abbiamo parlato della situazione con monsignor Pino Demasi, vicario generale della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi. dall’Italia n. 3 Complessivamente i segnali relativi al 2008 e al 2009 evidenziano un aumento del 20% delle persone che chiedono aiuto ai Centri d’ascolto della Caritas”. Le famiglie scivolate di recente sotto la soglia della povertà - per perdita di lavoro, malattia o altro - si rivolgono alle Caritas oppure cercano altre forme d’aiuto? “Sempre più famiglie italiane si rivolgono alla Caritas per problemi di reddito insufficiente rispetto alle normali esigenze della vita. Ma accanto a queste vi sono anche ‘povertà sommerse’, persone che non si rivolgono I media hanno parlato di una ripresa dei consumi nel periodo natalizio; i vostri osservatori constatano una possibile via d’uscita dalla crisi? Oppure no? “L’uscita dalla crisi non è così scontata. Anche perché i suoi effetti s’intrecciano con complessità e squilibri sociali già presenti. Basti pensare che ciò che in altre parti del Paese è vissuto come crisi, nel meridione fa parte di una condizione permanente di povertà, disagio ed esclusione di gran parte della popolazione. Il rischio è che i ‘poveri estremi’ peggiorino ulteriormente le proprie condizioni economiche e cresca lo squilibrio tra Nord e Sud in termini di spesa e di interventi ROSARNO La nota stonata stanzia per l’integrazione. E allora mi domando: come si può aspettare una società ben integrata, se non si investe in servizi sociali e sanitari pensati sulle esigenze dei migranti, in mediatori culturali, in sostegno alle associazioni, nella scuola e nell’insegnamento della lingua italiana?”. In Calabria “emergenza”… “Sì, perché lo Stato è assente. Qui già vivono gli ‘uomini senza’: senza lavoro, sanità, politiche sociali, tutela dei diritti, territorio, perché chi fa da padrone è spesso solo la delinquenza organizzata. Senza legalità, perché è il mondo dell’illegalità diffusa. In un sistema così debole c’è stata allora quella che potremmo chiamare ‘guerra tra poveri’ e a pagare maggiormente non poteva non essere il più povero, cioè l’immigrato. E allora Rosarno forse segna il punto più alto di quella che potremmo chiamare ‘crisi umanitaria’”. Da più parti si è parlato di lavoro nero, sfruttamento, etc. Quanto c’è Il silenzio della gente davanti all’urlo degli africani di Raffaele Iaria di vero e quanto c’entra la ‘ndrangheta in tutto ciò. Quali vantaggi per l’organizzazione mafiosa da questa situazione? “Per la ‘ndrangheta è fondamentale il controllo del territorio. La presenza di migliaia di immigrati in una cittadina di 15.000 abitanti non può sfuggire, nel bene e nel male, al controllo della ‘ndrangheta che, in assenza dello Stato, detta le regole del gioco, stabilisce le dinamiche dei flussi migratori, del lavoro nero e dello sfruttamento. In questi termini sta il vantaggio della ‘ndrangheta”. Vogliamo sgombrare il campo una volta per tutte: quanto di razzismo alla base della situazione che si è venuta a creare? Si può parlare comunque di razzismo nel nostro Paese e in Calabria, terra notoriamente accogliente oltre che di emigrazione? “Credo che le tentazioni di xenofobia siano presenti anche in questi territori, ma la gente di Calabria non è razzista; è un popolo accogliente. Il problema a Rosarno non è il razzismo. I cittadini della Piana non hanno paura degli immigrati. Hanno paura della ‘ndrangheta. Quello che mi ha impressionato non è stata solo la risposta violenta ad altrettanta violenza della prima sera; non sono stati solo i gruppuscoli che, brandendo spranghe, andavano alla caccia dell’immigrato; quello che mi ha impressionato di più è stato il silenzio della maggioranza. È questa la nota stonata del territorio, di questa gente incapace di esercitare lo stesso sdegno verso chi assassina la nostra economia, verso chi avvelena i nostri mari e le nostre montagne di rifiuti tossici o chiede le tangenti etc. E allora credo che la ‘ribellione’ degli immigrati di colore sia stata 13 per l’assistenza sociale. Paradossalmente si spende di più per contrastare la povertà nelle regioni laddove ci sono meno poveri: nei Comuni del Sud la spesa pro capite per la povertà è quasi sempre inferiore alla media nazionale”. I fatti di Rosarno hanno enfatizzato un clima di diffusa intolleranza e discriminazione nei confronti degli immigrati, poveri tra i poveri. La sfida culturale ed educativa, in questo senso, si fa sempre più difficile ed impegnativa… “Alcuni dicono che la clandestinità ha alimentato la criminalità. Proviamo a mettere la frase al contrario e a pensare a tanti territori del Sud Italia. Lavoro nero e criminalità organizzata prosperano da sempre rendendo ancora più disumana la vita di tante persone, soprattutto degli immigrati. Tenuto conto che gli immigrati sono necessari - e questo gli imprenditori lo sanno bene - bisogna essere coerenti e, all’interno di un sistema di norme da rispettare, iniziare a inquadrarli come compagni di viaggio, nuovi cittadini che insieme a noi devono costruire il futuro del nostro Paese. La sfida educativa sta nel porre al centro il bene comune a partire proprio dagli esclusi chi non ha lavoro, soffre, non ha famiglia, è ferito in tanti modi - per riordinare la comunità, nel segno della fraternità. Serve l’impegno di tutti per favorire incontri, relazioni, confronto, tutela dei diritti, in una città aperta, che considera le persone in una logica di prossimità più che di invisibilità. Una città che rende accessibili a tutti i suoi beni”. una grande lezione per gli abitanti di questo territorio. Sono stati gli africani ad insegnare ai calabresi che ci si può ribellare anche alla ‘ndrangheta”. La cittadina di Rosarno ha protestato per dire che non è razzista… “A dimostrare che la popolazione di Rosarno e della Piana non è razzista è la diffusa rete di solidarietà tra la popolazione locale e gli immigrati, solidarietà che in oltre 20 anni è andata sempre aumentando e che non è mancata neanche in quei giorni di scontro. Nella mia parrocchia la Giornata mondiale delle migrazioni è stata segnata da una nota particolare: dal 17 gennaio, infatti, ospitiamo uno degli immigrati feriti a Rosarno, per dargli la possibilità di terminare le cure mediche di cui ha bisogno”. In Calabria, ma anche nelle altre Regioni italiane, Rosarno è una situazione isolata o ci sono casi simili? “Purtroppo anche se con modalità e sfaccettature diverse, ci sono in Italia altre situazioni delicate. In Calabria, in particolare, ci sono altre due bombe con innesco pronto. Mi riferisco alla situazione della Piana di Lamezia e della Sibaritide, territori molto vasti a vocazione olivicola e agrumicola, comparti in cui operano prevalentemente immigrati”. 14 dall’Italia A l Governo non è piaciuta molto l’analisi contenuta nell’ultimo Bollettino Economico della Banca d’Italia. Due punti sono stati apertamente criticati dall’Esecutivo. Da un lato, le stime sulla crescita economica del biennio che ci sta davanti sono ritenute troppo basse, ben al di sotto di quelle contenute nei documenti governativi che sono alla base di tutte le stime sui conti pubblici futuri. Dall’altro il Ministro Sacconi non ha per nulla gradito il fatto che i ricercatori della Banca d’Italia, nel determinare il grado di sottoutilizzo del fattore lavoro, abbiano sommato ai disoccupati anche i lavoratori in cassa integrazione e i cosiddetti “scoraggiati”, cioè quei senza lavoro che, pur essendo disponibili a lavorare, non hanno effettuato concrete azioni di ricerca di lavoro, perché convinti di non aver successo. A ben guardare, le polemiche sono mal poste n. 3 ECONOMIA O riforme o declino perché forse ai cittadini i numeri interessano poco. Per la famiglia media Italia, sapere che il PIL nel 2010 crescerà dello 0,7% piuttosto che dell’1,5% non cambia nulla, a parità di condizioni lavorative. Così come poco interessa sapere se un tasso di disoccupazione complessivamente più basso di quello di molti altri Paesi debba o meno essere “corretto” attraverso una misura che tenga conto anche dei cassintegrati e degli scoraggiati. Quello che conta per chi deve arrivare alla fine del mese è che la propria situazione migliori o almeno non peggiori. Cosa questo concretamente voglia dire, dipende dai singoli casi. Ad esempio, una situazione potrebbe essere migliore se un lavoratore dipendente Dati Bankitalia: oltre le polemiche di Nico Curci privato vedesse i conti della sua azienda andare meglio perché in questo modo diminuirebbe per lui il rischio di perdere il lavoro. Oppure, in una famiglia con figli giovani e disoccupati, una migliore condizione economica richiederebbe una maggiore disponibilità di posti di lavoro che aumenterebbe la probabilità che i giovani disoccupati trovino un impiego. E così via. Da questo punto di vista allora i due contendenti, cioè il Governo e la Banca d’Italia, hanno entrambi ragione. Soprattutto per quanto riguarda il discorso sul tasso di disoccupazione, non si può negare che dire GIOVANI E SOCIETÀ Ancora nel nido? P eriodicamente i “bamboccioni” salgono all’onore della cronaca. Un paio d’anni fa l’occasione fu data dall’esternazione di Padoa Schioppa, il ministro dell’economia del governo di centro-sinistra, ora guadagnano la luce della ribalta per le dichiarazioni di Renato Brunetta, ministro della funzione pubblica nel governo di Berlusconi. Il ministro, dopo aver fatto outing – “Sono stato anch’io un bamboccione” – spiega che i giovani dovrebbero essere fuori casa a diciotto anni per legge. E aggiunge che la colpa della loro dipendenza dalla famiglia d’origine è da attribuire ad un sistema che rende i genitori iperprotettivi. A prescindere dalle reazioni di rito più o meno scandalizzate o indirizzate a circoscrivere il fenomeno. Si può cogliere un’attenzione bipartisan verso un problema concreto che attraversa la società italiana, ma che ancora sembra lontano da essere risolto, o quanto meno affrontato. Per ora ci si limita ad evidenziarne l’esistenza. La transizione dei giovani allo stato adulto è di sostanziale importanza per un Paese. L’Italia, invece, fa fatica a svezzare i propri figli. Nel ritardo italiano forse ha un suo peso speci- Vita La 24 Gennaio 2010 fico la tradizionale “mammite” dei popoli latini e mediterranei che tendono a conservare i propri figli, come Teti proteggeva il suo Achille. Tuttavia una porzione di problema nasce dalle condizioni in cui si trovano i giovani: mercato del lavoro scarno di prospettive e che offre redditi bassi specialmente al momento dell’inserimento lavorativo, senza mettere in conto la maggiore precarietà che le nuove generazioni devono affrontare rispetto alle precedenti. A questo si aggiunge un mercato edilizio inaccessibile, dove, in alcune città, dei buchi di 60 metri quadri d’appartamento costano quanto una persona può permettersi per il resto della vita, ovviamente l’affitto non è nemmeno da prendersi in considerazione: si favoriscono gli studenti o gli immigrati, d’altronde la pigione rende di più quando si affittano le camere a tante persone piuttosto che ad un’unica famiglia. La porzione che, però, non viene quasi mai considerata riguarda le esigenze dei giovani. Non ci sono semplicemente che l’Italia sta meglio di altri perché ha un tasso di disoccupazione più basso è un po’ troppo ottimistico. Infatti il massiccio uso della Cassa Integrazione non ci garantisce che, una volta che il sussidio verrà meno (e questo prima o poi avverrà), le imprese non siano costrette comunque a tagliare la forza lavoro. Dunque la Banca d’Italia fa bene a mettere in guardia contro facili entusiasmi. Allo stesso tempo, il Governo fa bene a difendere le politiche economiche che ha scelto per fronteggiare la crisi, in particolare il rafforzamento della CIG , che permette di evitare licenziamenti in La questione dei “bamboccioni” massa e conseguenti perdite di capitale umano per le aziende, soprattutto quando queste non hanno ancora chiaro quale sarà il loro futuro. La Cassa Integrazione è un ottimo strumento per le crisi cicliche di domanda. Il Governo spera che questa lo sia. Forse avrà ragione. Ma qualche dubbio rimane e la Banca d’Italia fa bene a ricordarlo. Infatti il nostro Paese nel periodo pre-crisi non dimostrava certo di avere una economia capace di crescere a ritmi sostenuti. La crisi può essere una occasione di rilancio, se costringe il mondo delle imprese a ripensarsi completamente, portandolo a riposizionarsi sui mercati internazionali. Tuttavia questo mondo ha bisogno di aiuto da parte della politica. La Cassa Integrazione è uno dei possibili aiuti ma non crediamo possa essere l’unico. C’è bisogno di grandi riforme: liberare le forze buone dell’economia da un fisco troppo opprimente che serve solo a perpetuare fiumi di spesa pubblica improduttiva; eliminare il pesante intervento pubblico in economia, liberalizzando i mercati; rendere la Pubblica Amministrazione una burocrazia efficiente e moderna a servizio di cittadini e imprese; debellare la criminalità organizzata; garantire la certezza del diritto, attraverso la giusta durata dei processi; e così via. Non possiamo negare che il Governo stia provando a fare qualcosa almeno in alcuni di questi campi. Sappiamo che il suo orizzonte temporale è abbastanza lungo. Ma anche le elezioni regionali passeranno. A quel punto non ci saranno più alibi: o riforme o declino. E le responsabilità allora diventeranno finalmente chiare. Scuola di Andrea Casavecchia Anche “in prova” Al via la riforma delle superiori risposte quando si pone in evidenza un sistema di welfare completamente sbilanciato sugli anziani, né arrivano ipotesi di miglioramento del sistema formativo italiano. Nel primo caso ci si limita a profetizzare le riforme sulle pensioni, delle quali saranno sempre i giovani a sostenere i costi. Nel secondo caso ci si ferma a ristrutturazioni degli organici per cercare di affrontare le spese. I contenuti e le modalità di insegnamento, però, sono più o meno le stesse almeno dagli ultimi 40 anni, nel frattempo è crollato il muro di Berlino, i giovani possono chattare con gente che vive in Australia e filmare una lezione di un loro professore con il cellulare. Ai “bamboccioni” è chiesto di uscire di casa, perché altrimenti non sono produttivi e quindi abbassano il Pil. Si trascura di ribadire l’importanza della ricerca dell’autonomia per la crescita delle persone. Abbandonare il nido e provare a spiccare il volo è di fondamentale importanza per un giovane che vuole iniziare ad affrontare e costruire la sua vita. Magari sarebbe opportuno spiegargli a cosa servono le ali e cercare di non mettere troppe zavorre sulle zampette. ovrebbe partire la riforma della scuola superiore. Il condizionale è d’obbligo, anche se il ministero usa un rassicurante indicativo: parte. Condizionale d’obbligo, anche solo perché la telenovela della riforma della secondaria di secondo grado dura da così tanti anni che immaginarne la fine è davvero difficile. E infatti c’è chi sostiene che si dovrebbe aspettare ancora: slittamento di un altro anno, perché mancherebbe ad oggi un quadro certo di programmi e orari e le famiglie sarebbero disorientate. Il ministero pensa diversamente e ha dato il via libera per le iscrizioni dell’anno prossimo, contando appunto sull’avvio dei nuovi ordinamenti. In una nota ha precisato che per la scuola primaria e per la secondaria di I grado le iscrizioni si svolgeranno entro il 27 febbraio, mentre per la scuola secondaria di II grado “le iscrizioni si svolgeranno dal 26 febbraio al 26 marzo, per consentire un’adeguata informazione alle famiglie sulla riforma delle superiori”. Incassato il parere positivo del Consiglio di Stato sui regolamenti, il ministro ha disposto l’entrata in vigore della riforma di licei, tecnici e professionali dal settembre 2010, per le classi prime. Serviranno alcuni altri passaggi, ma il ministro è deciso e promette anche “una massiccia campagna di informazione verso le scuole e le famiglie sulle novità introdotte”. Questo per limitare il più possibile il “quadro di incertezza” che effettivamente finora regna. Senza entrare nel merito della riforma, che il ministero definisce “epocale” e che dovrebbe semplificare sostanzialmente il quadro dell’offerta, va rilevato che è senz’altro ora per una nuova partenza della secondaria di secondo grado. La si attende da decenni e bisogna anche ricordare che tutto il complesso movimento riformatore che ha attraversato e sta attraversando questi anni è partito proprio dall’esigenza imprescindibile di riformare la scuola superiore, rimasta però, fino ad adesso, sostanzialmente ferma. È vero che esiste un clima di incertezza, nel senso che non tutto è ancora determinato con precisione e forse, nel fare e rifare continuo di questi anni, si sono persi pezzi importanti, smontati e rimontati altri, con risultati non ancora ben definiti. Tuttavia il gioco al rimando continuo, oltre ad essere logorante oltre misura, potrebbe non portare ad efficaci chiarimenti, rischiando piuttosto di alimentare nuove involuzioni oltre al clima di scontento e, per certi versi, di sconforto che aleggia intorno alle questioni scolastiche. Meglio allora dare il via alla riforma. Anche “in prova”. Con l’onestà intellettuale – e l’attenzione reale ai bisogni scolastici – che permette di verificare da subito eventuali correttivi – se dovesse essercene bisogno – al disegno che sta avanzando. Cercando di coinvolgere il più ampio fronte possibile, al di là di schieramenti ideologici, ai quali la scuola, purtroppo, è ben abituata. Alberto Campoleoni D Vita La E lezioni per uscire dall’isolamento internazionale e ottenere la fine dell’embargo. È quanto propone la giunta militare birmana, al potere dal 1988 quando, con un colpo di Stato, salì al governo e sospese la Costituzione. Da allora l’esercito ha continuato a promettere una democratizzazione, arrivando perfino ad elaborare una road map per redigere una nuova carta costituzionale. E mentre gli intrighi di palazzo portavano ai vertici l’uno o l’altro generale, il Consiglio di Stato per la pace e lo sviluppo (Spdc), organo decisionale della dittatura, emanava la nuova Costituzione, approvata nel maggio del 2008 da un referendum svoltosi sotto lo stretto controllo dei militari. Le elezioni che avranno luogo nel 2010 dovrebbero chiudere il periodo di transizione cominciato dopo lo scrutinio del 1990, vinto a grande maggioranza dalla lega nazionale per la democrazia e dai suoi alleati: nel corso degli ultimi vent’anni Aung San Su Kyi, leader della Lega, diventata una figura emblematica per gran parte della popolazione, ha passato 14 anni agli arresti domiciliari. Quindi nessuno si fa illusioni su un’elezione che, come il referendum, avrà dei risultati tipici di un qualunque 24 Gennaio 2010 Le promesse mancate dell’esercito birmano Con la giunta militare il Myanmar resta stretto tra isolamento internazionale ed embargo di Angela Carusone regime totalitario, e pur tuttavia l’idea di parteciparvi conquista terreno tra l’opposizione: l’unico freno è l’assenza di informazioni riguardanti la procedura elettorale da seguire. A pochi mesi dalla data prevista, infatti, la giunta non ha pubblicato alcuna modalità, sia sull’iscrizione dei partiti e dei candidati, I l confine fra realtà ed immaginazione si varca e, forse, si dissolve subito una volta raggiunti dalle riprese della catastrofe di Haiti. I film di azione presentano la difficoltà di contare le persone eliminate e l’obiettivo si posa insistentemente su corpi dolenti feriti o su cadaveri sanguinanti, grondanti. Gangster, federali, poliziotti, mafiosi e spacciatori, lasciano la pelle con disinvoltura e la conta si smarrisce nella ridda degli eventi. “Lord of War” però ci porta, sapientemente, su di un altro piano, ineludibile e scuote la coscienza per il cinismo, la mancanza di riferimenti che, almeno lontanamente, ricordino qualche principio etico che sorregge ciascuno e la comunità che abita. Lo stesso pregevole “Il Signore degli anelli”, con tutto il suo portato simbolico e costruttivo per la persona umana, abbonda in corpi devastati, stragi, uccisioni, crolli… il nostro sentire però lo ritiene una valvola di scarico, uno sfiatatoio e quasi, a visione avvenuta, ci sentiamo liberati, dimentichiamo l’orrore della guerra e ricordiamo solo la barca che Frodo calca e si allontana là, dove tutti, finalmente in pace e pacificati, ci ritroveremo. La realtà ci colpisce solo di striscio, mentre la dall’estero n. 3 sia sullo svolgimento e il controllo del voto. D’altro canto, anche il testo della nuova Costituzione è poco diffuso, fanno notare fonti diplomatiche. Anche se è emerso che tra le disposizioni previste dalla nuova Carta c’è il divieto di candidarsi alle elezioni per chiunque abbia avuto rapporti con l’estero. “L’esercito, inoltre –osservano gli analisti– continua ad avere una posizione di grande rilievo, perché il suo comandante in capo ha il potere di sciogliere il Parlamento di fronte a qualunque evento che possa rappresentare una minaccia per la sicurezza o l’integrità del Paese”. Il futuro Parlamento, bicamerale, sarà composto da 664 rappresentanti, di cui un quarto costituito da militari. Mentre il Consiglio nazionale della sicurezza e della difesa (Cnsd), che avrà il controllo sul destino del Paese, conterà solo 11 membri, tra cui il presidente e due vicepresidenti, il capo delle forze armate e il suo vice e un piccolo gruppo di ministri. Altra novità, tra i due vice presidenti nominati dalle Camere, uno dovrà provenire dalle minoranze etniche. Con quest’ultima disposizione, la dittatura birmana ammette l’importanza di queste minoranze, anche se continua con tutti i mezzi a frenare la loro influenza politica. “Non c’è niente di meglio dei partiti che rappresentano le minoranze etniche, a lungo in guerra contro il potere centrale, per ottenere una parvenza di legittimità democratica”, osserva lo studioso Philippe Rekacewicz. Nel frattempo, poiché la nuova Costituzione attribuisce alle ‘regioni speciali’, i territori delle minoranze etniche limitrofi della Cina, solo lo statuto di distretti regionali autonomi, la situazione si è fatta tesa, gli incidenti si sono moltiplicati, e l’esercito birmano ha cercato di penetrare in queste zone per isolare i ribelli. All’inizio del 2009 la tensione è aumentata e l’esercito birmano ha con- TERREMOTO DI HAITI Trema un’altra terra fantasia può volare e colorarsi lietamente. Il confine però rimane: le notti sono tranquille e i pasti assaporati. Il confine invece non solo si sfilaccia ma letteralmente salta e scompare quando la realtà di Haiti penetra nel nostro universo mentale e immaginifico: realtà nuda, non finzione da studios hollywoodiani. La distruzione, le macerie, i cumuli di corpi devastati ed abbandonati, suscitano un rigetto di nausea e di impotenza. Il pensiero è immediato: potrei, da un momento all’altro, trovarmi anch’io nella stessa, identica, situazione. Allora trema un’altra terra. La terra del mio io trema e si apre nella scossa sussultoria, nel panico. Quanto, io e noi abbiamo costruito nella storia, lascia solo calcinacci, voragini, odori nauseabondi, pericoli di epidemie spietate. Le antiche Cronache narrano l’orrore della peste, quella descritta da Manzoni e vissuta in prima persona dai miei confratelli carmelitani milanesi, risparmiati dal contagio ma, Credenti e non credenti di fronte ai cumuli di morti di Cristiana Dobner consapevolmente offertisi per soccorrere gli appestati, certi, agendo così, di contare le loro, personali, ore di vita. Perché non si misero in salvo? Per la stessa ragione per cui oggi i volontari accorrono, pur sapendo che le scosse non sono finite e che pericoli di ogni genere sono in agguato per ghermire la loro vita. La solidarietà, quando è in gioco la realtà, diviene la forma storica, tangibile, della speranza, di quella tensione che lega persona a persona in una relazione che, unica, rimane e che unica, per chi crede, passa per il Cristo Crocifisso che portò nel suo stesso corpo di carne ogni possibile devastazione. Il ribrezzo allora cede il posto alla pietà, il cumulo di cadaveri, siano essi ad Auschwitz, nei gulag, o ad Haiti, gridano che il morto ha lasciato il suo dono alla storia, alla vita, ha vissuto il suo tempo con dignità, perché essere umano e perché tale deve essere considerato. Una fossa comune è dettata, in Haiti – non così “nell’ano del mondo” di Auschwitz o nella lordura morale dei Gulag – da necessità igieniche, però il rimbalzo urta perché l’interrogativo preme: io così finisco? Tutto quello che ho inseguito in vita, che ho costruito, che ho preso e ho donato, tutto, integralmente, viene buttato in un buco e ricoperto da qualche palata di terriccio? In fine che cosa rimane? La relazione persona-persona, quel canale che tutti dobbiamo attraversare per conoscere noi stessi e diventare “grandi”, abbandonando le spoglie del bambino e mostrandoci adulti consapevoli. Questa dimensione è imprescindibile ed è di tutti (o di tutti deve essere) al di là del colore, della nazionalità, della bellez- 15 tinuato le sue azioni di forza. La resistenza delle minoranze etniche costituisce infatti la principale forza armata ancora in lotta con la giunta, e la sua influenza si è estesa ai due terzi delle ‘regioni speciali’. “Non è detto comunque che la situazione degeneri in uno scontro generalizzato –osservano gli analisti– e non solo perché nessuna delle due parti ha interesse ad andare fino in fondo, ma soprattutto perché il grande fratello cinese non lascerà mai sviluppare alle sue porte un conflitto che danneggerebbe i suoi interessi economici e strategici, per non parlare della sua influenza su questa parte del mondo”£. Già da tempo Pechino contribuisce con investimenti alla costruzione di infrastrutture e ai programmi di sviluppo agricolo in Birmania dove, va ricordato, un terzo dei suoi circa 48 milioni di abitanti vive sotto la soglia della povertà. L’abbondante manodopera locale è rafforzata da centinaia, se non migliaia, di lavoratori cinesi, e la Cina inonda con i suoi prodotti il mercato birmano, sfruttando senza scrupoli le materie prime e, allo scopo di assicurarsi abbondanti risorse energetiche, nel 2005 è riuscita a strappare agli indiani il gas birmano e ora progetta di costruire un gasdotto e un oleodotto. za e dell’efficienza. Edith Stein lo visse sulla sua stessa pelle e l’indicò come la porta del XX secolo che si apriva nelle antiche mura del Castello Interiore di Teresa di Gesù, che, fino ad allora, conosceva solo la porta dell’orazione. Porta moderna, varco senza soglia, libero, che solo consente di aprirsi ad un’altra relazione e la fonda, quella che silente attende di liberare la sua luce dentro di noi: lo stesso Creatore in attesa che si percepisca il suo Amore e gli sia dia risposta. Chi, non credente, entra in relazione con gli altri e li soccorre, come ammirati possiamo constatare in questi giorni ad Haiti, forse non lo sa ma è già all’interno di questa relazione costruttiva ed eterna, è già nel Castello, è nel vivo della relazione con Dio che lo attende. Chi, credente, entra in relazione con gli altri e con Dio, trasfigura il cumulo di corpi devastati, la ributtante fossa, in una delle dimore più sontuose del Castello, perché il Cristo stesso accoglie chi, come lui, passò per l’orrore. Nulla è perduto, l’apertura della persona all’Infinito, a Dio, permane e canta, nella morte, il grido di trionfo sulla morte, perché è sconfitta ed è divenuta incontro con il Risorto. 16 musica e spettacolo C arlo, missionario in Africa in piena crisi spirituale, torna a Roma per rimettere in ordine le idee e per riflettere sul vero senso della fede -se la sta perdendo oppure no. I prelati cui si rivolge non gli offrono un letto argomentando che, per ritrovare se stessi nella maniera più profonda, occorre il calore della famiglia. Non l’avessero mai fatto. Carlo, rivedendo i propri congiunti dopo dieci anni d’assenza, ritrova il padre (con parrucchino assurdo) che si è sposato con la badante moldava, Olga, e di cui elogia le performance sessuali; il fratello cocainomane, Luigi, (con naso perennemente impolverato di bianco) nel bel mezzo di un litigio di coppia, con la particolarità che la sua donna, invece che seduta su un divano, è in precario equilibrio su un cornicione, minacciando di Etica e informazione nell’eredità di san Francesco di Sales di Riccardo Benotti N ato da famiglia nobile nel 1567 in Savoia, Francesco di Sales abbandonò presto la carriera giuridica voluta dal padre per dedicare la vita a Dio. Dopo essere stato nominato vescovo di Ginevra nel 1602, Francesco continuò ad operare per diffondere la fede nella comunità spendendosi nel dialogo sereno e disteso con il mondo protestante. Al centro della sua predicazione erano i laici, per i quali sognava una vita cristiana capace di rispondere alle esigenze dell’uomo comune: “Sembra che il Sales -scrive Pio XII nell’enciclica Rerum omnium perturbationem- sia stato donato da Dio alla Chiesa per un intento particolare: per smentire cioè il pregiudizio, fin d’allora già in molti radicato e oggi non ancora estirpato, che la vera santità, quale viene proposta dalla Chiesa, o non si possa conseguire, o almeno sia così difficile raggiungerla da sorpassare la maggioranza dei fedeli ed essere riservata unicamente ad alcuni pochi magnanimi; che per di più sia impastoiata di tante noie e fastidi da non potersi affatto adattare a chi vive fuori del chiostro”. Beatificato nel 1661 e canonizzato nel 1665, fu proclamato dottore della Chiesa nel 1887 e “patrono dei giornalisti” nel 1923. Abbiamo incontrato Antonio Preziosi, direttore Radio Uno e Giornale radio Rai, per riflettere sull’eredità di Francesco nel panorama n. 3 Vita La 24 Gennaio 2010 IL NUOVO FILM DI CARLO VERDONE Io, loro e Lara di Francesco Sgarano buttarsi. Poi c’è la sorella, Beatrice, psicanalista -che se ne dovrebbe intendere di disturbi della personalità- che invece non si accorge di avere in casa una figlia debosciata, con capelli colorati di viola, copia spiccicata dell’ami- ca, anche lei depressa cronica, più per posa che per reale malessere. Insomma, una famiglia sfasciata, devastata da gelosie, rancori e meschinità di vario tipo. Carlo tenta di spiegare in tutti i modi il moti- vo del suo ritorno ma, a quanto pare, a nessuno interessa, perché i suoi fratelli, dopo la morte della seconda moglie del padre, che le ha intestato tutti i beni, sono intenti a riprendersi gli averi che -a detta loro- gli spettano. La beneficiaria di tutti i soldi del padre è invece Lara, figlia di Olga, ragazza con non pochi problemi sulle spalle. Dopo una convivenza terribile, saranno proprio Carlo e la sua famiglia a restituire il sorriso alla giovane. Lieto fine assicurato. L’ultimo film di Verdone (dedicato al padre Mario, storico del cinema) è una commedia venata di malinconia, come nel suo stile -e come era anche “Il GIORNALISMO La dote dell’umiltà dell’informazione contemporanea. San Francesco di Sales, che utilizzava dei “manifesti” stampati per comunicare, può suggerire qualcosa a un giornalismo che avvalendosi oggi di potenti tecnologie rischia di sacrificare il contenuto alla velocità? “Le tecnologie sono una straordinaria opportunità per diffondere le notizie in tempo reale, rendendoci sempre più informati. Ma la velocità dell’informazione non deve mai pregiudicare la sua correttezza. Per questo l’esempio di san Francesco di Sales rimane attualissimo: ogni notizia, prima di essere immessa nel circuito della comunicazione, va verificata. Molto meglio arrivare secondi, piuttosto che primi con una notizia sbagliata”. Quello del santo francese è un linguaggio semplice, pacato e rispettoso: improponibile per un giornalismo spesso gridato e teso? “L’informazione giornalistica è esattamente questo: semplicità, pacatezza, rispetto. Chi grida ha solo bisogno di farsi sentire. Ma l’informazione, se fatta bene, è verità. E la verità ha una sua luce che non ha bisogno di strepiti e sensazionalismi”. L’etica professionale può essere un terreno di confronto tra giornalisti laici e giornalisti cattolici per un’informazione al servizio del bene comune? “Il rispetto degli altri e la consapevolezza che noi informiamo non per noi stessi ma per i nostri lettori è uno straordinario punto di contatto tra i giornalisti cattolici ed i giornalisti laici. Ho incontrato nella mia vita professionale tanti colleghi che, pur non avendo il dono della fede, portavano una testimonianza di correttezza e di eticità”. Quale futuro attende la radio, che sembra vivere una stagione favorevole, di fronte al crescere delle sfide dei nuovi media? “La radio sembra vivere oggi una seconda giovinezza. Non teme l’aggressione dei nuovi media, anzi si aggiorna. Oltre alla vecchia radiolina, o all’autoradio, la si può ascoltare on line, sul satellite o sui telefonini. In più è attuale la formula del suo modo di fare informazione. Abbiamo festeggiato qualche giorno fa i cinquant’anni della più popolare trasmissione radiofonica italiana: ‘Tutto il calcio minuto per minuto’. Ebbene, cinquant’anni fa, Sergio Zavoli, Roberto Bortoluzzi e Guglielmo Moretti si sono inventati la formula, ancora modernissima, delle all news in diretta”. Una domanda personale: quale “maestro di giornalismo” ha più di altri segnato il suo percorso professionale? “Sembrerà strano, ma il mio maestro di giornalismo è stato il mio maestro delle elementari. In quinta elementare ci faceva stampare in classe un giornalino ciclostilato che si chiamava ‘Il Campanello’: quattro fogli, una volta al mese. È stato grazie a lui se ho imparato l’amore per questa professione. Parlando di grandi giornalisti, invece, ricordo sempre una mia intervista ad Enzo Biagi. Ero molto giovane. E mi disse che la più grande dote di un giornalista è l’umiltà. Aveva ragione”. Sostieni LaVita Abbonamento 2010 Abbonamento 2009-2010 Sostenitore 2010 Amico 2010 c/c postale 11044518. euro euro euro euro mio miglior nemico”, film anche quello di discreta fattura. E’ un piacere vedere ritornare l’attore e regista romano su un terreno più complesso, dopo l’imbarazzante uscita del film a episodi “Grande, grosso e Verdone” che, volendo rinverdire i fasti del suo film d’esordio, fu un passo falso gigantesco, risultando una delle cose più brutte viste negli ultimi tempi. “Io, loro e Lara” è invece una storia ben scritta, recitata da attori in palla (compresi i comprimari, Sergio Fiorentini su tutti, nel ruolo del padre; Laura Chiatti, bella, non cambia invece di molto la recitazione offerta altrove), ricca di equivoci interessanti (Carlo, avendo tentato di togliere dalla strada tre ragazze africane di cui si era occupato anni prima, per via di alcune fotografie viene scambiato per un puttaniere; Lara, creduta da Carlo, che la pedina, una poco di buono per essersi denudata in auto in pieno giorno con uomo, è invece una guida per turisti al Colosseo, che ca- techizza solo dopo essersi infilata in fretta e furia gli abiti dell’antica donna romana nella suddetta macchina). Ci sono situazioni, più che battute, che sprigionano veramente la più sfrenata ilarità, come quando Carlo e Lara, di ritorno dalla discoteca (altra scena ricca di gag) completamente esausti, infilano la chiave nella toppa dell’appartamento sbagliato, svegliando in piena notte gli inquilini piuttosto seccati, oppure quando si crede che sia morto il padre, sfinito dalle sfrenate maratone sessuali, mentre invece si scopre che a tirare le cuoia è stata la procace donna moldava. C’è il tempo anche per riflettere, tuttavia: ce lo insegna la tradizione della migliore commedia all’italiana. Ci si interroga sul ruolo dei sacerdoti nei paesi arretrati, sul tragico destino sulla strada che aspetta nei paesi europei le ragazze emigrate dall’Africa in cerca di un futuro migliore, sull’affidamento di minori a madri disagiate, e su altri aspetti che, via via, si presentano nel corso del film, sapientemente abbinati però a uno spirito divertente e a una vena comica elettrizzante. 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