5 settembre 2012 19 + L’erba del vicino I custodi del territorio Pamela Giani Con il progetto “custodia del territorio” il comprensorio di bonifica Valle del Serchio risponde alla gestione dei problemi idrogeologici. L’abbandono delle attività agricole nelle aree montane, soprattutto nelle aree marginali, espone il territorio a fenomeni che nel breve o nel lungo periodo si possono ripercuotere sull’assetto idraulico e idrogeologico. Problema quotidiano – e noto – ma che torna alle luci della ribalta solo quando l’ennesimo evento alluvionale sconvolge alcune aree del nostro Paese. Valorizzare il ruolo delle aziende agricole nella tutela idraulica e idrogeologica dei territori montani è la risposta che l’unione di comuni Media Valle del Serchio – in qualità di ente gestore del comprensorio di bonifica n. 4 della Valle del Serchio – sta portando avanti con il progetto “Custodia del territorio”. Il principale obiettivo del progetto è quello di proteggere il territorio dagli effetti negativi dell’abbandono delle attività agricole. L’ente gestore – grazie alle opportunità offerte dall’art. 15 del Dlgs 18 maggio 2001, n. 2281, e dall’art. 17 della legge 31 gennaio 1994, n. 972 – ha attivato convenzioni con alcune aziende agricole affidando loro le attività di sorveglianza, monitoraggio e primo intervento su una parte del reticolo idraulico. Il progetto vuole aumentare l’efficacia delle attività di bonifica da parte dell’ente riducendo i costi, garantendo una corretta gestione della prevenzione e del primo intervento anche nelle aree di minore “accessibilità” attraverso il coinvolgimento e la responsabilizzazione di chi vive quei luoghi, incentivando gli operatori agricoli a rimanere sul territorio, riconoscendo loro la funzione di “custodi del territorio”. Il bacino montano del fiume Serchio si sviluppa su oltre 1.500 km di reticolo idraulico con più di 2.000 opere idrauliche (quali briglie, argini, difese di sponda, soglie di fondo). Il ruolo delle aziende agricole coinvolte consiste nell’attività di monitoraggio e controllo dello stato dei i quali conducono aziende agricole ubicate nei comuni montani, in deroga alle vigenti disposizioni di legge possono assumere in appalto sia da enti pubblici che da privati, impiegando esclusivamente il lavoro proprio e dei familiari di cui all'art. 230-bis del codice civile, nonché utilizzando esclusivamente macchine e attrezzature di loro proprietà, lavori relativi alla sistemazione e manutenzione del territorio montano, quali lavori di forestazione, di costruzione di piste forestali, di arginature, di sistemazione idraulica, di difesa dalle avversità atmosferiche e dagli incendi boschivi, per importi non superiori a lire 30.000.000 per ogni anno.” 1 Dlgs. 18 maggio 2001, n. 228, art. 15. recita: “Al fine di favorire lo svolgimento di attività funzionali alla sistemazione e alla manutenzione del territorio, alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale, alla cura e al mantenimento dell’assetto idrogeologico e di promuovere prestazioni a favore della tutela delle vocazioni produttive del territorio, le pubbliche amministrazioni possono stipulare convenzioni con gli imprenditori agricoli.” 2 Legge 31 gennaio 1994, n. 97, art. 17. Incentivi alle pluriattività, al comma 1 recita: “I coltivatori diretti, singoli o associati, 1 5 settembre 2012 19 luoghi che si traduce in sopralluoghi sulle porzioni di sottobacino assegnate cui fa seguito la trasmissione delle situazioni rilevate agli uffici competenti. Il flusso delle informazioni può avvenire via telefono, fax o a mano, sebbene sia preferibile l’invio dei rapporti attraverso il sito web del comprensorio di bonifica, che mette a disposizione l’apposito sistema di segnalazione “Idra map” (www.bonificavalleserchio.it). A seguito delle segnalazioni effettuate, il comprensorio può affidare alle aziende agricole alcuni lavori di manutenzione idraulica sul territorio limitatamente a interventi di entità proporzionata all’azienda e nel rispetto dell’attività programmatoria dell’ente. L’attività di quest’ultimo, per inciso, diventa più lungimirante grazie alle analisi delle numerose segnalazioni emerse dall’attività dei custodi. Il progetto custodia del territorio – innovativo per semplicità ed efficiente nella gestione delle risorse in quanto agisce in un’ottica di prevenzione e tempestività – nasce nel 2006 e in seguito si è evoluto continuamente. Sino dagli esordi è stata un’iniziativa in grado di raccogliere numerosi consensi e ottenere risultati tangibili e positivi per la collettività; oggi cerca di migliorarsi grazie a continui approfondimenti tematici e incontri partecipati dove gli agricoltori custodi e gli operatori del settore hanno occasione di confrontarsi mettendo in luce aspetti, proposte, punti deboli e prospettive gestionali. Si tratta di riconoscere agli agricoltori e alle aziende agricole il ruolo che hanno sempre avuto: quello di attori e creatori del paesaggio ai quali l’ente, nonostante alcuni limiti dovuti alla “macchina amministrativa”, cerca di adattarsi in modo da assegnare a ciascuna azienda un progetto su misura. Perché l’iniziativa funzioni, infatti, l’ente deve adattarsi alla variegata platea di soggetti e snellire la partecipazione al progetto da parte delle aziende agricole per quanto riguarda sia la semplificazione del bando di selezione sia l’esecuzione dei lavori. È indispensabile che venga a crearsi un rapporto di reciproco rispetto e fiducia tra ente e aziende al fine di realizzare una “osmosi” di conoscenze e una crescita di professionalità e competenze attraverso il confronto. Occorre inoltre considerare il ruolo chiave che l’agricoltore custode assume nel proprio territorio come raccoglitore di istanze degli altri cittadini, ruolo di raccordo tra popolazione e pubblica amministrazione. Nello scorso aprile nella Valle del Serchio sono stati organizzati tavoli partecipati tra i custodi del territorio e i portatori di interesse per suscitare in altri enti la volon- tà di usufruire di questo metodo di lavoro: un modo per aiutare il processo creativo per mezzo dell’incontro della domanda e dell’offerta tra enti e aziende. Inoltre, è stato pubblicato un apposito manuale destinato a ogni custode – o aspirante tale – che illustra con semplicità le modalità di comportamento nelle varie situazioni che possono verificarsi. Con questo “libretto dell’agricoltore custode” l’ente ha cercato di fornire una sorta di linea guida per rendere trasparente e comprensibile a chiunque il contenuto delle convenzioni che legano l’azienda all’ente per una durata almeno annuale. Inoltre, la diffusione di modalità pubblico-private nella gestione del territorio, di cui esistono altri esempi in Italia, se opportunamente estesa ad altri servizi ambientali, consentirebbe il raggiungimento di livelli più elevati di efficacia nella gestione dei “beni comuni” da parte del decisore pubblico garantendo, al contempo, opportunità di diversificazione per le imprese agricole che operano in contesti “difficili”, nonché la loro permanenza sul territorio, il recupero e il mantenimento delle conoscenza dei “luoghi” e il rafforzamento delle relazioni tra gli abitanti e il territorio. Si tratta, quindi, di remunerare l’agricoltura per alcune esternalità positive di manutenzione del territorio che storicamente ha sempre svolto attraverso la coltivazione del fondo, il taglio del bosco, l’attività di pastorizia e il mantenimento delle sistemazioni idraulico agrarie e idraulico forestali. In definitiva, nulla di particolare se pensiamo agli obiettivi della politica agricola comune volta a valorizzare i beni pubblici prodotti dalle imprese agricole e forestali. La novità sta nel rapporto che si instaura con costoro: responsabilizzazione, fiducia e remunerazione del valore della loro attività. Pamela Giani, dottore agronomo, è responsabile Gestione comprensoriale del Comprensorio di bonifica n. 4 “Valle del Serchio” ed è responsabile del Progetto “Custodia del territorio”. www.intersezioni.eu 2