DEL POPOLO
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IV
• n. 3
08
• Martedì, 4 marzo 20
Sipario
UN CAFFÈ CON...
Davide Calabrese
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ANTEPRIMA
Riva i druxi
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LA RECENSIONE
Le voci dentro
Miserabili
Nunsense
Pagine 4-5
ALFATEATRO
N come...
O come...
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TEATRALIA
Teatroterapia
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NOTES
Marzo nelle CI
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CARNET PALCOSCENICO
Il cartellone del mese
Pagina 8
2 palcoscenico
Martedì, 4 marzo 2008
UN CAFFÈ CON...
A
d aprile farà trent’anni, ma il suo curriculum è già zeppo
di esperienze, alcune minori da gavetta, altre invece che
farebbero invidia a tanti artisti della scena attuale, come ad
esempio la parte di Von Trapp, protagonista maschile del musical “Tutti insieme appassionatamente”, accanto a Michelle
Hunziker. Davide Calabrese, triestino, deve la sua formazione alla Bernstein School of Musical Theatre and Performing
Arts di Bologna, che gli frutta una borsa di studio di specializzazione alla Guilford School of Acting di Londra. Poi però
studia danza, scherma drammatica, mimo e non ultima anche psicologia all’università di Trieste. Attualmente in tournée con il Teatro La Contrada ne “Il divo Garry” nella parte
di Morris, amico del protagonista
Davide
Calabrese
di Rossana Poletti
Q
uando hai cominciato la
tua attività con lo stabile
triestino?
Con La Contrada ho iniziato
nel 2000 in verità, il primo libretto
Enpals l’ho avuto con loro e con il
buon Orazio Bobbio.
La fortuna di iniziare
con Bobbio
Di lui cosa ricordi?
Ha creduto in me subito, era un
produttore molto schietto, come collega invece era divertente. Per me,
giovane attore, è stato importante avere davanti una persona così
chiara nelle intenzioni. Poi era gentile con i giovani, generoso lui come
anche Livia. Appena finita la scuola
era importante cominciare a lavorare e trovare qualcuno che rispondesse a queste aspettative. La prima
collaborazione fu con “Un nido di
memorie” di Tullio Kezich, dove ero
uno dei ragazzi e facevo tutte le parti da mimo. Quando poi ultimai la
scuola di Bologna, alla Contrada
erano incuriositi dalla mia preparazione anche canora e mi assegnarono uno spettacolo dal titolo “Trieste in poesia”, un recital con pezzi
di Musical e Cafè Chantant, con cui
girai nei maggiori alberghi di Trieste, era un biglietto da visita per gli
ospiti della città. E poi adesso sono
Morris ne “Il divo Garry”.
tato, però… “Il divo Garry” è una
di quelle commedie che si definiscono “sophisticated”, tipicamente
inglesi; l’autore Noel Coward non
è utilizzato molto a teatro e quindi non si conosceva il suo riscontro
con il pubblico. Invece si è visto che
si sposa molto bene con gli abbonati che vogliono una serata elegante,
divertente e un po’ spensierata, e
con questo spettacolo la trovano.
Ricordiamo qual è la tua parte.
Io sono Morris, uno dei produttori di Garry (Gianfranco Jannuz-
un’incognita molto importante.
Nonostante si venga tutti da posti
diversi, Mirko Soldano viene dal
Dramma di Fiume, Danila Stalteri dal cinema, la Izzo viene dalla Compagnia della Rancia, della
Contrada ci sono solo Adriano Giraldi, Paola Bonesi e Maria Serena Ciano, Giovanni Boni viene dal
gruppo della Rocca di Bergamo,
siamo una compagnia variegata,
ma proprio grazie alle nostre diversità ci troviamo molto, molto
bene e anche dopo tre mesi di tournée c’è un affiatamento intenso.
vede. Si crede che la sua esagerazione sia una maschera, lei invece è
un vulcano assoluto anche dietro le
quinte, spumeggiante anche quando
dovrebbe essere stanca. Se non sapessi che è una attenta a quello che
mangia, alla sua forma fisica, non
so cosa penserei di lei perché è sempre al massimo.
Todd”, il cui film è appena uscito
nelle sale.
In “Sweeney Todd” ci ho lasciato il cuore, perché abbiamo fatto per
la prima volta la versione in italiano che tra poco arriverà al Rossetti
nella seconda edizione. Io ero il giudice, Alan Rikman nel film di Tim
Burton. È un musical meraviglioso.
È una persona sensibile?
Fa una vita diversa dalla nostra.
Poverina non può fare un metro senza essere continuamente fermata dai
fotografi e da quelli che le chiedono
Hai visto il film?
Appena è uscito sono andato subito a vederlo. Mi è piaciuto moltissimo, soprattutto come Tim Burton
è riuscito a dare un’impronta così
personale. La storia di per sé è già
macabra, si sposa con l’immaginario di Tim Burton, e quindi nessun
altro regista poteva farlo.
Il Premio Nazionale Sandro Massimini, ricevuto
nel dicembre 2006 dall’Associazione dell’Operetta,
è un piccolo carico in più da portare nello zaino, da
tenere in mente e confermare ogni anno, se non altro
per rispetto a chi è stato così gentile da assegnarmelo
zo), che però va anche a letto con la
moglie del suo miglior amico e quindi sono il disperato della situazione,
quello che alla fine si innamora della donna sbagliata la quale lo tradirà, sono uno che trama alle spalle,
ma gli altri tramano molto di più.
Mi diverto molto in questa veste,
generalmente mi danno parti molto
serie, come in “Tutti insieme appassionatamente”, invece qui sono abbastanza comico e spensierato.
Lo stesso può dirsi degli spettacoli che hai fatto nel musical come
il già citato “Tutti insieme appassionatamente” o “Grease” e negli altri?
In “Tutti insieme appassionatamente” sicuramente sì, in “Grease” la situazione era molto diversa, il cast cambiava continuamente, anche di mese in mese, e quindi
non c’era proprio il tempo di conoscersi.
Adesso siete a Milano?
A Milano al Teatro Manzoni.
Compagnie
incognita importante
La Hunziker
è il vulcano che è
Bel teatro vero?
Un ottimo teatro, siamo in tournée da dicembre, qui al Manzoni per
un mese abbiamo avuto un grande
successo di pubblico, non inaspet-
Il rapporto all’interno della
compagnia è buono, in scena sembra così?
Come saprai, i rapporti all’interno delle compagnie sono
Com’è la Hunziker, raccontaci la realtà di questo personaggio
molto descritto sulla stampa.
Contrariamente a quello che si
pensa lei, è esattamente come la si
l’autografo, e Michelle è sempre disponibile si presta anche a tre quarti
d’ora di foto e firme dopo lo spettacolo. È rapita dai duemila impegni
che imperversano. Durante “Tutti insieme appassionatamente” la
mattina provava “Paperissima”,
al pomeriggio posava per le riviste
e la sera faceva lo spettacolo. Incredibile.
Vita dura da star.
Assolutamente da superstar.
Il cuore
a Sweeney Todd
Torniamo a te. La tua formazione nel musical è comunque già
notevole, hai rivestito ruoli in parecchi lavori, anche in “Sweeney
Qualcuno dice che scorre troppo sangue.
Ne scorre a litri, però è un sangue un po’ arancione, non impressiona tanto, un po’ fumettistico, anche il musical è così. Burton diceva
che è un omaggio alle vecchie pellicole horror di serie B. Anche nel
film del 1976 con Angela Landsbury
correva molto sangue. La storia viene da un vecchio melodramma inglese e quella volta la gente era abituata, anche con il teatro del Grand
Guignol, a vedere queste cose.
Ai giovani
piace il «crudo»
Fino a poco tempo fa il thriller
era tensione pura, senza che si vedesse una goccia di sangue, basti
pensare ad Hitchcok, al film “La
finestra sul cortile”, nel quale non
si vede mai la donna ammazzata. Oggi dalla televisione con i serial del tipo CSI, fino al cinema, il
realismo è totale. Se non si vede al-
palcoscenico 3
Martedì, 4 marzo 2008
ANTEPRIMA Riva i druxi
La nostra
storia amara
«R
iva i druxi» di Milan Rakovac (premio
“Marin Držić” 2006) in scena
grazie agli sforzi congiunti del
Lo spettacolo
è coproduzione
del Dramma
Italiano e del
Teatro Popolare
Istriano di Pola
Dramma Italiano di Fiume e
del teatro Popolare Istriano di
Pola. Uno spettacolo compatto, una sorta di “prima volta”
del Dramma Italiano che ancora non ha messo in scena un
pezzo parlato in croato. A detta
di Laura Marchig, sta venendo
fuori uno spettacolo moderno,
equilibrato, nuovo dal punto di
vista scenografico.
“Non so se Gordana Jeromela Kaić ed io ce ne rendiamo ben conto, ma quello che
abbiamo compiuto decidendo
di coprodurre uno spettacolo
come “’Riva i druxi”, è pro-
meno un uomo squarciato, sangue
sparso e altre amenità, lo spettacolo
non rende. Cos’è successo nel pubblico e in particolare in quello giovane, secondo te?
I giovani hanno bisogno di vedere queste cose. Un tempo si guardavano i film western, poi le generazioni successive hanno preferito
l’horror, filone che continua ancora.
Mostrare del sangue a teatro paradossalmente ha un effetto tre volte
superiore che al cinema. Nel cinema
si nota la finzione, a teatro nudità e
sangue hanno un effetto troppo forte.
Credo che i giovani di oggi abbiano
bisogno di emozioni eccessive. C’è
un film “Trenta giorni al buio”, un
tremendo film su vampiri, veramente
splatter, che sta andando alla grande. Pensavo che questa tendenza finisse con gli anni ’80 invece imperversa ancora.
Al teatro ci si scandalizza infatti
del nudo che invece vediamo con indifferenza ogni giorno sulle copertine dei giornali.
Il teatro mantiene questa situazione di scatola chiusa e di rapporto
strettissimo tra platea ed attore, per
cui sia la nudità sia il sangue sono
troppo forti. Per inciso ricordo un
Tito Andronico, di Lavia se non sbaglio, di una decina di anni fa, che
venne censurato perché si tagliava in
scena una mano e ne usciva del sangue. Al cinema abbiamo un codice di
lettura, sappiamo che è pellicola e la
guardiamo con più distacco.
Scrivendo
il palcoscenico
Torniamo a te, tra un musical e
l’altro hai proposto spettacoli che ti
descrivono meglio, scritti da te: “In-
dossare una voce”, “Far finta di essere G” spettacolo su Gaber e altri.
“Indossare una voce” è andato in
scena l’anno scorso grazie all’Associazione Internazionale dell’Operetta di Trieste e al Teatro Rossetti, l’ho
scritto mentre a Firenze facevo “Sogno di un mattino di primavera” con
Piezzi e Lombardi, è stata un’esperienza interessante. Un recital dove
proponevo una ventina di testi, scelti
liberamente da me, anche un po’ ricercati. In “Far finta di essere G”
abbiamo preso i testi di Gaber meno
impegnati, eravamo troppo giovani
per metterci a discettare sul comunismo e temevamo che qualcuno ci
chiedesse che cosa ne sapevamo noi
di quello che era stato. Abbiamo reso
pertanto al pubblico un Gaber brillante, in una dimensione sempre attuale. E abbiamo avuto l’approvazione di Sandro Luporini che è stato
il coautore di Gaber.
Però avete rivisitato anche il
quartetto Cetra, che credo nessun
giovane oggi conosca. Come mai
voi trentenni avete fatto un’operazione del genere?
La televisione e il teatro dell’epoca, “Studio uno” e “Senza
rete”, quelle trasmissioni lì insomma, sono un esempio di perfezione
tecnica dal punto di vista coreografico, canoro e registico. Avevano indubbiamente tempi più lunghi di
preparazione e più mezzi a disposizione. Le parodie di Verde e Falqui,
che scrivevano per i Cetra, erano affascinanti: il Conte di Monte Cristo,
la fanciulla del West... Abbiamo voluto fare la stessa cosa con musiche
nostre, grazie al supporto di Virgilio Savona e la moglie Lucia (ndr. i
due Cetra superstiti), due menti eccelse, giovani e vivacissime. All’interno dello spettacolo che abbiamo
allestito c’è la storia dell’Otello di
Shakespeare in cui abbiamo utilizzato musiche moderne mettendo
però gli stessi ingredienti che facevano grande quel varietà. E abbiamo avuto molto successo, soprattutto in Emilia Romagna.
A scuola da Lebreton
La tua formazione è a tutto tondo, reciti, balli, canti, fai il mimo,
il mangiafuoco. Che cosa ti aspetti
per il futuro, quali sono le tue aspirazioni?
Non si ha mai finito di imparare e pertanto continuo a studiare, a
fare corsi di canto e di danza. Mi ha
preso con sé Yves Lebreton, un grande mimo, inizierò a studiare con lui
ad aprile. Credo che questa espressione corporea potrà avere un grosso sviluppo in futuro. Non mi vergogno a dirlo, facevo il mimo in Piazza
Maggiore a Bologna per mantenermi
agli studi.
Sono generosi i Bolognesi?
Si soprattutto dopo la messa della domenica, erano molto carini e
rapiti dagli oggetti e dalle pantomime che esibivamo. Fare il mimo da
forte esigenza è diventata un’esperienza molto formativa che avrà sicuramente sviluppo nella mia preparazione futura.
La cosa che ti ha dato più soddisfazione?
Il Premio Nazionale Sandro Massimini, ricevuto nel dicembre 2006
dall’Associazione dell’Operetta, è
stata la conferma di un impegno, un
piccolo carico in più da portare nello zaino, da tenere in mente e confermare ogni anno, se non altro per
rispetto a chi è stato così gentile da
assegnarmelo.
A Fiume,
rappresentazioni
il 15, 17 e
18 marzo alle
19,30; matinée
il 17 marzo
alle ore 12
babilmente un passo storico.
Non solo perché per la prima
volta due realtà teatrali geograficamente vicine, e a mio
avviso complementari, come
il Dramma Italiano del Teatro
Nazionale Croato di Fiume
e il Teatro di Pola, hanno fi-
nalmente avviato un concreto
progetto di collaborazione, ma
perché hanno voluto farlo puntando su un testo come “Riva i
druxi” e su uno scrittore come
Milan Rakovac che è simbolo di un percorso intellettuale
passato dell’iniziale diffidenza nei confronti dell’altro, alla
sua piena accettazione e comprensione. Non casuale è la
scelta del regista Lary Zappia
che unisce al talento e al gusto
estetico assolutamente vicino
a quelle che sono le linee della
cultura e del teatro contempo-
La «prima»
a Pola il 6
marzo alle ore
20; repliche
il 7 e l’8 alle
20, matinée
il 7 marzo
alle ore 12
raneo, il suo personale senso di
appartenza a due culture, quella croata e quella italiana, e il
suo considerarsi comunque o
forse soprattutto, cittadino del
mondo.”
“Riva i druxi” è, a conti fatti “un modo per parlare di esodi, interiori ed esteriori, collettivi e personali, multietnici
e uninazionali, per parlare di
noi recuperando brandelli di
memoria che incolleremo insieme in un album di ricordi
usando una curiosa colla in cui
vari idiomi si mescolano e in
cui più voci danno vita a un,
comunque, comprensibilissimo e suggestivo canto polifonico.” Insomma, nell’accezione migliore del termine, il mismas culturale e linguistico del
tempo e dei luoghi.
4
palcoscenico
Martedì, 4 marzo 2008
Martedì, 4 marzo 2008
Miserabili: Io e Margaret Thatcher
Contro ogni regola e regolamento
Le voci di dentro
La coscienza muta
di Rossana Poletti
T
rieste. Politeama Rossetti. “Miserabili: Io e
Margaret Thatcher” non è una storia come tante, di disastri o di guerre, di quelle che Marco Paolini ha raccontato in questi anni a teatro, e a volte anche in tv, sempre però con il metodo teatrale
«L
e voci di dentro» è una commedia anomala di Eduardo De
Filippo, uno dei suoi testi più amari. Tutto nasce da un niente, un sogno che, raccontato al mattino, potrebbe far ridere e invece
diventa cartina di tornasole per quanto di più criticabile c’è nell’animo umano e via via che procede si carica di cattiveria e grettezza. In
scena, al Rossetti, Luca De Filippo, Gigi Savoia, Antonella Morea,
Marco Manchisi, Carolina Rosi.
Al centro degli avvenimenti c’è Alberto Saporito, un poveraccio
con difficoltà economiche e problemi famigliari, che crede di avere assistito a un omicidio perpetrato dai suoi vicini di casa. Sogno o
realtà? Saporito, convinto che sia realtà, denuncia i Cimmaruta, vicini borghesi, alla polizia che li arresta. Appena adesso si accorge
dell’inconsistenza delle prove e la creduta realtà si palesa per il sogno che è stato. Onesto, Saporito ammette l’errore, chiede scusa e
fa rilasciare i Cimmaruta castigando se stesso, chiudendosi in casa
per paura di qualche ritorsione. Sorpresa: i Cimmaruta bussano alla
sua porta. Non hanno niente da rimproverargli ma si scagliano l’uno
contro l’altro con false denuncne, illazioni, mezze verità e complete
bugie sul delitto che non c’è stato. Mette fine alla tempesta di veleni la ricomparsa della vittima, in buona salute, ma ormai è fatta. Il
clima di sospetto è troppo pressante e pesante. Non solo: delitto c’è
stato: è morto ammazzato il rispetto.
Che fine hanno fatto solidarietà e pietà? Via! Spariti! Uccisi! Che
dire di questa nuova società? La risposta migliore la dà zio Nicola:
l’uomo, deluso, sceglie di non parlare più. Commenta a sputi e castagnole su chi gli capita a tiro.
(Cierre)
Nunsense
La preghiera non basta
U
n pizzico di Broadway a
Pola. Nunsense. La storia
scatenata e strampalata di cinque suore, artiste per caso e per
forza. Sotto la tonaca, un cuore
di musica, canto, ballo con una
punta di business. Anche lo spirito imprenditoriale è pura casualità. Perché la Divina Provvidenza non arriva proprio dappertutto e bisogna, quando lo
spirituale zoppica, rivolgersi al
terreno.
Succede che in un convento,
una suora manda al Creatore 52
Consorelle. Viaggio di sola andata complice una zuppa di funghi. Le superstiti del Convento
devono organizzare la degna sepoltura delle Consorelle ma queste cose, si sa, costano. Allora,
mettono in scena uno spettacolo per la particolare raccolta di
fondi: devono organizzare i funerali di quattro sorelle defun-
te e attualmente conservate nel
congelatore. E’ una corsa contro il tempo e contro l’ispezione dell’ufficio igiene, ma sapete
com’è, più si ha fretta, più sono
gli intralci. Comunque, vita spirituale e ritirata fin che si vuole, quando serve serve: una volta tanto soggiogate dai riflettori,
Suor Mary Regina, Mary Hubert, Robert Anne, Mary Amnesia e Mary Leo mettono in gioco loro stesse proponendosi in
numeri improbabili di canzoni,
tip tap, scarpette da punta e tutto quello che è o fa spettacolo. E
arrivano al traguardo.
Nunsense di Dan Goggin ha
fatto la storia di Broadway. Il titolo è un gioco di parole, “nun”,
infatti significa suora, tutto quello che succede e un non-senso,
due mondi diversi che poi sono
un unico mondo con due anime.
Lo spettacolo è un gioco conti-
nuo tra le brave Consorelle (Andreja Blagojević, Vivien Galletta, Elena Brumini, Leonora Surian e Anastazija Balaž Lečić)
ed il pubblico in un dialogo che
funziona.
Non disturba aver visto già
una rivisitazione del testo in trasposizione cinematografica, con
la scatenata Whoopy Goldberg.
Ricordate, no, Sisters' act? Ha
un'impostazione un po' più moderna e meno noir: non serve
cancellare le tracce di un... suoricidio da funghi (o altro, botulino, ad esempio) ma si contrasta
il prepotente di turno che vuole chiudere un convento per far
fruttare il lotto ed i mattoni.
Comunque, Nunsense parte noir e si sviluppa variopinto
al punto da decretare (sulla scia
della fama d'Oltreoceano) sul
cartellone al scritta "ESAURITO".
(Cierre)
Rossana si chiede come mai sua figlia, invece di finire l’università a Bologna, dopo che lui si era svenato per farla studiare, sia finita a fare il soldato. E
come sia possibile che oggi i giovani accettino un
mestiere come questo e rifiutino di fare il cameriere, che a lui, che ha vissuto la guerra, non passerebbe neanche per la testa una cosa così.
È il mercato, darling
È tutto colpa della Thatcher e di Reagan, e della loro “deregulation”. Era il 1979, lo scià Reza
Pahlavi scappava dall’Iran in cui tornava
trionfante Khomeini e il resto della storia
da esaltante si fece lugubre, disattendendo le aspettative dell’occidente. In quello stesso anno la Lady di Ferro coniò
uno slogan “Non esistono società,
ma solo uomini, donne e famiglie”,
a significare che il mercato doveva
reggersi da solo. E da lì ebbe inizio
il disastro delle liberalizzazioni: “la
Signora Thatcher si è mangiata il regolamento del Monopoli, ha costruito case e alberghi anche sulla Stazione
Nord, dove prima era proibito”.
Dio, Borsa e Oroscopo
del narratore e del cantastorie. È invece la storia in
generale, che appartiene a questa e a tutte le epoche, quella che gli fa dire all’inizio dello spettacolo, leggendo un brano tratto da Carl Marx, che non
c’è molta differenza tra le prospettive del mondo
di un uomo del 1860 e di quello di oggi, se non la
velocità con cui il cosiddetto progresso brucia le
tappe. Nel 1860 la ferrovia, il cinema, il telefono
erano dietro l’angolo, ma ci vollero decine d’anni
perché si realizzassero, oggi la tecnologia cambia
e si evolve ogni sei mesi, se non prima. Ma è anche la storia di un uomo che ha percorso le avventure degli anni caldi della contestazione, dal 1968
al 1977 puntualizza, per poi approdare alla consapevolezza che quella battaglia era probabilmente
tutta un’illusione; che l’idea di cambiare il mondo,
di costruirne uno in cui gli uomini fossero più liberi era un’utopia in cui molti di noi sono affondati.
E resta per Paolini la sola speranza di essere liberi
dentro, di non farsi condizionare da un mondo di
slogan e di promesse, che ti mandano in rovina il
portafoglio e il cervello.
E la Lady di Ferro?
Ma perché la Thatcher e cosa c’entra la Lady di
Ferro. Paolini lo svela un po’ per volta raccontando in prima persona, con quel linguaggio dialettale che non è solo una lingua, ma anche un modo di
essere, una filosofia di vita, di tal Gelindo nato nel
1939 e vissuto per tutta la vita a San Piero
in Busa; di quest’uomo che aveva imparato il mestiere dell’operaio a 14 anni,
dopo un’infanzia passata a lavorare
nei campi, quando in fabbrica si faceva ancora fatica e contavano la
capacità e l’occhio. Ad un certo
punto capisce quanto si stia bene
in Italia perché chiudono le fabbriche e aprono i solarium. E perde
il suo posto, quando ormai nel mondo
del lavoro non c’è più spazio per lui.
È la storia dell’Italia che con il boom
economico degli anni Sessanta si mise il
riscaldamento in casa. Ma come si sono
accorti gli italiani dice Gelindo-Paolini
“di star meglio”: “perché si sono messi il
raffrescamento”. Sono battute che fanno
ridere, ma sono anche sciabolate che trafiggono, quando il padre ormai anziano di
Gelindo-Paolini racconta la metamorfosi
degli uomini dal dopoguerra ad oggi. Prima c’era
l’uomo antico – dice- con lo sguardo chino, dalla
vita terrena non si aspettava molto, accettava tutto
ciò che gli veniva con umiltà, confidando in quello
che l’aldilà gli avrebbe riservato. Poi venne l’uomo
moderno, con lo sguardo fisso, di sfida consapevole di ottenere in questa vita quello che voleva, e
oggi c’è l’uomo post-moderno con lo sguardo tutto
intorno: “credo in Dio, nella borsa e nell’oroscopo”. L’uomo a cui non serve una laurea alla Bocconi, ma molto di più contano gli stage aziendali, quelli in cui si cammina sui carboni ardenti e
altre str… simili, che si è messo le cuffiette della
Sony alle orecchie, ascolta musica e della società non gliene frega più niente. Un mondo di miserabili, dice Paolini, non perché come nel romanzo
di Victor Hugo si tende la mano ai margini delle
strade, ma perché uomini-branco accettiamo l’idea
che la nostra vita sia in mano al destino scritto nell’oroscopo o alle oscillazioni della Borsa, accettiamo che altri potenti, mafie e massonerie, decidano
delle nostre sorti, dei nostri destini.
Ballata dolente
È una ballata questo spettacolo di Paolini, una divertente e sofferente ballata che ci colpisce al cuore
con le parole e con le belle musiche dei Mercanti di
Liquore che lo accompagnano in questo lungo monologo. Chiudono sulle note e sulle parole di Gaber
che richiama ad un più alto
concetto di democrazia
intesa come partecipazione. Altri cento spettacoli così
Paolini, chissà che
l’uomo postmoderno non
si risvegli dal
letargo.
5
6 palcoscenico
Martedì, 4 marzo 2008
ALFATEATRO Personaggi del palcoscenico dall’A alla Z
«N» come..
«N» come...
In effetti, dietro al Negromante, si nasconde tale Maestro Iachelinio che
a Cremona tende insidie per mettere mano al borsello di chi gli si rivolge
per le grandi doti di astrologo. Gli dà una mano il servo Nibbio. Va bene
fin che va bene: scoperti gli inganni proprio mentre Negromante si appresta a fare il colpo grosso, il Maestro avrà grossi grattacapi, Nibbio preferirà cambiare aria.
Sembra che da Ariosto in qua poco o niente sia cambiato. Dice niente
fior di telepromotion con vendite di fortuna-salute-soldi-amori finita in tribunale. E un Maestro nella ... nebbia?
... Negromante
e Nibbio
C’era una volta una bella fanciulla
che viveva alla corte (e dove sennò?)
del regno di Danimarca. Si chiamava
Ofelia ed era la figlia di Polonio, primo consigliere del re. Di lei si era innamorato il principe Amleto (capita
così, nelle fiabe), figlio del re di Danimarca, morto da poco, e della regina Gertrude. Egli l’aveva corteggiata
con molte lettere e le aveva inviato in
dono un anello come pegno d’amore. Ofelia, naturalmente, ricambiava,
nonostante gli avvertimenti del padre,
che non credeva alla sincerità di Amleto. All’improvviso (e qui la fiaba si
opacizza), il giovane Amleto cambiò;
il suo comportamento divenne insensato, strano, a volte euforico e a volte
malinconico.
La fiaba si tinge di tragedia: durante un colloquio con la madre Gertrude, Amleto uccise il padre di Ofelia
che, nascosto dietro un tendaggio, lo
spiava. Il principe in realtà credeva di
colpire re Claudio che aveva ucciso
suo padre. Immaginate Ofelia, quando seppe che l’uomo che amava aveva ucciso suo padre! sconvolta è dire
poco, infatti, la poveretta impazzì. I
sintomi? Comportamento svagato e
assente, gesti insensati, cominciò a girare per le sale della reggia regalando
fiori a destra e a manca dicendo che
erano per il funerale del padre, prese a
cantare canzoni d’amore e di morte e a
cantilenare frasi senza senso. Un giorno i suoi vagabondaggi, la portarono
in riva ad un torrente e le venne l’idea
di adornare con ghirlande di margherite e ranuncoli i rami di un salice che
nel torrente si specchiava. Uno di questi rami si spezzo sotto i suoi piedi e
Ofelia cadde nel ruscello. Le sue ampie vesti la tennero un po’ a galla, quasi a darle il tempo di salvarsi, ma lei,
invece di gridare aiuto a squarciagola,
riprese a cantilenare vecchie canzoni.
Dalla finzione al pragmatismo: le vesti
appesantite dall’acqua, trascinarono
Ofelia sul fondo.
... Otello
... Ofelia
O come...
«O» come...
Otello è un generale moro, al servizio della repubblica
veneta, al quale è stato affidato il compito di comandare
l’esercito veneziano contro i Turchi nell’isola di Cipro.
È tragedia annunciata. Intanto perchè comunqua, il
Nostro, muove alla guerra. Poi, sarà anche un “arrivato”,
come si direbbe oggi, però è diverso. Già è difficile esserlo oggi quando la globalizzazione, il circolare di idee e di
genti dovrebbero aver attutito certi fastidi (direte, e il terrorismo? OK, ma non è regola), figuriamoci all’epoca. Oggi
come allora, allora come oggi, un po’ per il volto abbronzato, un po’ per l’alto incarico, e con l’aggiunta di una moglie bianca (Desdemona, figlia di Brabanzio), Otello si è
tirato addosso ire e invidie. Non da ultimo, quelle di Iago,
cattivo par exellance, che, dai oggi e dai domani, coinvolgendo pedine, riuscirà a far sì che Otello uccida Desdemona e faccia a sua volta una brutta fine, da suicida: “Se ci
son corde o pugnali, o veleno o fuoco, o flutti dove annegare, non resisterò”.
Aveva tutto per essere un uomo soddisfatto, Otello,
come detto: moglie e status sociale. Forse troppo impulsivo (dote che, ahimè, mal si coniuga con un condottiero),
certamente “debole” quando ne andavano di mezzo moglie
e onore ( “Il suo nome, ch’era fresco come il viso di Diana, adesso è tutto rughe e nero come il mio”, dice quando
gli fanno capire la tresca, peraltro inesistente, di Desdemona e Cassio, suo luogotenente), Otello si scava la fossa da
se. Fosse stato diversamente, avesse, Otello preso un po’ di
tempo, dato credito a Desdemona, capito le trame di Iago...
beh, sarebbe stata una soap, così è tragedia. Perchè è destino degli eroi nascere con addosso un destino da tragedia.
palcoscenico 7
Martedì, 4 marzo 2008
La teatroterapia è una forma di arteterapia
di gruppo sempre più diffusa e conosciuta
anche dal grande pubblico che coniuga le
teorie psicologiche e le prassi artigianali
dell’allestimento scenico.
TEATRALIA Nuove letture
Il teatro
fa guarire
L’obiettivo
della seduta di
teatroterapia è quello
di rendere armonico
il rapporto tra corpo,
voce, mente nella
relazione con l’altro,
gli altri, sé stesso e
la propria creatività
interpretativa
NOTES
Marzo nelle CI
A cura di Daniela Rotta Stoiljković
CI BUIE
8 marzo ore 18 spettacolo con tutte le sezioni in occasione della Festa della Donna
Gli effetti delle sedute di gruppo
continuano a produrre risultati sul
singolo anche dopo la seduta stessa, in
quanto gli stimoli ricevuti entrano a far
parte di un’esperienza profonda che la persona
può integrare nella vita di tutti i giorni. La
Teatroterapia non produce diagnosi, né
interpretazioni psicologiche, ma rafforza nuove
visioni di sé, pertanto non può sostituire cure
psicoterapeutiche, ma le affianca
T
eatro come svago, interesse, cultura, comunicazione e ... terapia (ed altro ancora, naturalmente). Una
tecnica che aiuta a recurare sicurezza, che aiuta a rimettersi
in gioco e a “legare”.
Come funziona la teatroterapia? Specifichiamo che usa la
messinscena, l’evoluzione e la
trasformazione di alcuni aspetti del mondo interiore attraverso i metodi usati dagli attori. Si
pratica partecipando a gruppi di interpretazione teatrale
con l’utilizzazione di modalità
espressive diverse: mimo, recitazione verbale, canto, danza,
con la guida di esperti.
Signori, si recita
Si costruisce gradino per
gradino: prima arriva la definizione del progetto poi l’assegnazione dei ruoli. Un fìgradino, quest’ultimo, esigente. Sarà
necessario, prima, mettere in
atto piccole improvvisazioni,
poi ciascuno costruirà il personaggio che interpreta con la
propria creatività per dedicarsi
poi al momento più espressivo,
la recitazione, appunto.
Io, un altro, io
La scelta dell’opera e l’assegnazione dei ruoli vengono
fatte dal terapeuta in base alle
necessità di motivare il gruppo e i singoli. Attraverso questi ruoli, infatti, ogni persona
dovrà capire se stessa, la prospettiva sulle situazioni che
sta affrontando o che ha dovuto affrontare. Quindi, probabilmente succede di dover
interpretare personaggi vicini
al proprio carattere, che somigliano a chi li interpreta. Magari cone sperienze sorelle.
Il tutto letto in una chiave di
salvataggio, di uscita dal problema. Oppure, potrà capitare di avere ruoli che si sarebbe
voluto avere ma che mai se ne
ha avuto occasione: la paura
di agire nella vita quotidiana
che dà una chance a teatro. Ci
sarà, in questo caso, la possibilità di essere chi si vuole o si
sarebbe voluto essere, oppure
verrà smitizzato un ruolo con
buona pace di chi, capita la
diottria sbagliata, cambierà la
percezione di quello che, concretamente, ha.
Mettiamo, invece, di vestire i panni dell’opposto. Aiuta a capire persone e personaggi con i quali non abbiamo niente in comune, diversi
dal nostro essere e dal nostro
pensare: forse i cattivi risultano meno cattivi, i buoni meno
buoni. E cade qualche stereotipo. (Cierre)
CI DIGNANO
8 marzo ore 19 spettacolo in occasione dell’8 marzo
CI FIUME
7 marzo ore 18 concerto degli allievi della scuola di musica “Ino
Mirković” di Abbazia
16 marzo ore 18 concerto del coro “Haliaetum” della CI
“P.Besenghi degli Ughi” di Isola; serata di musica corale dedicata
ad Antonio Illesberg
18 marzo ore 18 mostra e spettacolo “Lo specchio di Alice”
CI “Dante Alighieri” ISOLA
15 marzo ore 19 “Festa in famea”, tradizionale incontro culturale
20 marzo ore 20 serata con la mandolinistica della CI “G. Tartini”
di Pirano
26 marzo ore 20 “Bonaventura veterinario per forza” con la Compagnia del Dramma Italiano
CI “Giuseppe Tartini” - PIRANO
5 marzo ore 18, Casa Tartini, serata con la mandolinistica “Serenate” ed il “Trio mandolino”
6 marzo ore 17, Casa Tartini, Mostra dei lavori realizzati dal gruppo di ceramica e di pittura con intervento musicale di Metka Rožac
(voce) e Matej Lazar (pianoforte)
7 marzo ore 18 presso la Scuola Elementare “Vincenzo e Diego de
Castro” di Sicciole “Omaggio alle donne”, spettacolo con gli alunni della SE
7 marzo ore 19, Palazzo Manzioli a Isola “Le donne... ieri, oggi,
domani”, serata dedicata all’8 marzo-giornata internazionale delle
donne con Anita Forlani, Fulvia Zudič e Monika Bertok. Intervento
musicale di Claudio Chicco al pianoforte. La manifestazione viene
organizzata dalla CI “P.Besenghi degli Ughi”di Isola
19 marzo ore 18 presso la Galleria Herman Pečarič, serata letteraria
ed incontro con la scrittrice Isabella Flego, autrice della monografia “IL MONOPATTINO E LA BAMBOLA DI PEZZA” racconto
e poesie
20 marzo ore 20, TeatroTartini, “Una leggera serata classica - Brani della musica italiana” interpretati da Neven Stipanov (voce e clarinetto), Marsell Marinšek (fisarmonica), Miriam Monica (voce),
Bojan Glavina (pianoforte) e Fulvia Zudič (disegni dal vivo)
28 marzo ore 12 e ore 20 Teatro Tartini, “Bonaventura veterinario
per forza con la Compagnia del Dramma Iatliano
CI POLA
14 marzo ore 19 serata di poesia e musica del “Cenacolo”
CI SISSANO
8 marzo ore 19 serata artistico culturale con ospite il Coro della CI
“Giuseppe Tartini”
CI UMAGO
7 marzo ore 19,30 serata in onore della Festa della donna con Sergio Preden Gato
14 marzo ore 17 “Appuntamento con la fantasia” - incontri scenici
delle istituzioni prescolari della CNI
31 marzo ore 12 “Bonaventura veterinario per forza” con la Compagnia del Dramma Italiano, matinèe per scuole e asili
8 palcoscenico
Martedì, 4 marzo 2008
CARNET PALCOSCENICO rubriche a cura di Carla Rotta
TEATRO Il cartellone del mese
IN CROAZIA
IN ITALIA
Teatro Nazionale Ivan de Zajc - Fiume Teatro lirico Giuseppe Verdi - Trieste
11, 12, 13 e 14 marzo ore
19,30; 13 marzo ore 11 Teatro
Fenice
Nunsense di Dan Goggin.
Regia Mojca Horvat. Interpreti Olivera Baljak /Andreja
Blagojević, Vivien Galletta / Leonora Surian, Andreja
Blagojević / Elena Brumini, Antonela Malis / Leonora Surian,
Anastazija Balaž Lečić / Kristina Kaplan
5 e 7 marzo ore 19,30
Tosca di G. Puccini. Regia
Damir Zlatar Frey, Direttore
d’ochestra Nada Matošević. Interpreti Francesca Patanè, Olga
Kaminska, Mirella Toić, Davor
Lešić, Voljen Grbac, Sergej Kiselev, Valentin Enčev, Siniša
Štork, Robert Kolar,
Voljen
Grbac, Saša Matovina, Dario
Bercich, Vanja Zelčić, Stanislava Šćulac
15, 17 e 18 marzo ore 19,30;
17 marzo ore 12
Riva i druzi di Milan Rakovac. Regia Lary Zappia. Coproduzione Dramma Italiano - Teatro Popolare Istriano di Pola
31 marzo ore 20
Stilske vježbe di Queneau.
Interpreti Pero Kvrgić, Lela
Margitić
18, 19, 20, 26 e 28 marzo ore 20,30; 22 marzo ore 17,30; 29 marzo
ore 17; 20 marzo ore 16
I pescatori di perle di Georges Bizet. Regia Fabio Sparvoli. Interpreti
Annick Massis, Virginia Wagner, Celso Albelo, Antonio Gandia, Pierre
Yves Pruvot, Alessandro Svab.
Politeama Rossetti - Trieste
Ciclo: Prosa
12, 13, 14 e 15 marzo ore 20,30; 13 e 16 marzo ore 16
Le lacrime amare di Petra von Kant di Rainer
Werner Fassbinder - traduzione di Roberto Menin.
Regia Antonio Latella. Interpreti Laura Marinoni,
Silvia Ajelli, Cinzia Spanò, Sabrina Jorio, Stefania
Troise, Barbara Schroer e gli animatori d’ombre
Massimo Arbarello, Sebastiano Di Bella
Ciclo: Altri percorsi
10, 12, 13, 14 e 15 marzo ore 21; 11 marzo ore
19; 16 marzo ore 17
Il contrabbasso di Patrick Suskind. Regia Marco Risi. Interpreti: Maurizio Micheli, Federico Vigorito, Nina Splendor
10, 11, 13 e 19 marzo ore
19,30
Othello di W. Shakespeare.
Regia Diego De Brea. Interpreti
Adnan Palangić, Zdenko Botić,
Eduard Černi, Denis Brižić,
Alen Liverić, Predrag Sikimić,
Csilla Barath Bastaić, Tanja
Smoje, Anastazija Balaž Lečić
6 marzo ore 21; 7 e 8 marzo ore 11; 7 marzo ore 19
Wild weekend di Clive Duncan. Interpreti James Ronan, Josephine Rogers, Nathan Cable, Claire Ramsay
11 marzo ore 21
I love you more di Mario Biondi. Regia Daniele
Zambelli. Interprete Mario Biondi
Teatro cittadino - Pola
6, 7 e 8 marzo ore 20; 7
marzo ore 12
Riva i druzi di Milan Rakovac. Regia Lary Zappia.
Francesca Ashby, Gianluca Sticotti, Giovanni Piscopo, Giulia Bertinelli,
Loredana Colizzi, Luca
Santamorena, Marco Trespioli, Martina Pezzoli,
Mauro Di Maggio, Micaela Perardi, Michael
Anzalone, Michele Cenni, Nicola Anfuso, Riccardo Berdini, Roberta
Profeta, Roberto Fabra,
Simone Mastria, Stefania
Paternò, Stefania Seculin, Susanna Pellegrini, Tania Occhionero, Tania Polla, Valentina Beretta
Zvonimir Zoričić, Ivica Jončić,
Mladena Gavran
Ciclo:Musical e grandi eventi
4, 5, 6, 7 e 8 marzo ore 20,30; 9 marzo ore 16
Parlami di me da un musical di Maurizio Costanzo e Enrico Vaime. Regia Marco Mattolini. Interpreti Christian De Sica, Paolo Conticini, Laura
Di Mauro e con Stefania Caracciolo, Fabio De Filippis, Alex La Rosa, Mara Mazzei, Chiara Monteforte, Zheren Pan, Giorgio Raucci, Simone Tuttobene, Gioia Vicari, Laurence Patris
18, 19 e 20 marzo ore 20,30
Grease di Jim Jacobs e Warren Casey. Regia
Federico Bellone. Interpreti: Filippo Strocchi, Sara
Maya, Luciano Guerra, Valentina Spalletta, Nicola Paduano, Donatella De Felice, Marco Stabile,
Giada D’Auria, Alex Mastromarino, Elena Nieri,
Ilio Vannucci, Giuliana Rapone, Fabiana Denicolo,
Chiara Vecchi, Andrea De Bruyn, Dario Polmonari,
Francesco Di Nicola, Eleonora Pastorelli
21 marzo ore 21
A gentile richiesta ... mi faccio in quattro Concerto di Gigi D’Alessio
Ciclo: Fuori abbonamento
4 marzo ore 21; 5 marzo ore 19
Sweeney Todd di Stephen Sondheim. Regia
Shawna Farrell. Interpreti: Andrea Croci, Alessandro Brachetti, Alessio Schiavo, Alina Mancuso, Altijana Hidic, Carolin Mayer, Caroline
Mayer, Cristina D’Amore, Daniele Palumbo,
Davide Dalseno, Elisa Colummi, Filippo Pollini,
11 marzo ore 20
Angeli dell’inferno di Ante
Tomić e Ivica Ivanišević. Regia
Mate Gulin. Interpreti Anđelko
Babačić, Mate Gulin, Jasminka
Antić
27 marzo ore 20
Plavi petak balletto di Andrea Gotovina. Interpreti Andrea Gotovina, Ivan Arnold,
Carlos Fagin
La Contrada - Trieste
7, 8, 12, 13, 14 e 15 marzo ore 20,30; 9, 11
e 16 marzo ore 16,30
La rosa tatuata di Tennessee Williams. Regia Francesco Tavassi. Interpreti Mariangela
D’Abbraccio, Paolo Giovannucci
14 marzo ore 20
Mia vecchia signora di
Israel Horovitz. Regia Mirko
Šatalić. Interpreti Mirko Šatalić,
Marija Kohn, Jasna Ančić
18 marzo ore 20
Pantofolai di Miro Gavran.
Regia Nina Kleflin. Interpreti
IN SLOVENIA
Teatro cittadino - Capodistria
Non pervenuto
28 e 29 marzo ore 20,30; 30 marzo ore 16,30
Non si paga! Non si paga! di Dario Fo.
Regia Dario Fo. Interpreti Marina Massironi e
Antonio Catania
Anno IV / n. 3 4 marzo 2008
“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina
IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina
Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat
edizione: PALCOSCENICO
Redattore esecutivo: Carla Rotta / Impaginazione: Vanja Dubravčić
Collaboratori: Rossana Poletti, Daniela Rotta Stoiljković / Foto: d’arhivio
La pubblicazione del presente supplemento viene supportata finanziariamente dal Governo Italiano per il tramite
dell’Unione Italiana di Fiume e dell’Università Popolare di Trieste, in esecuzione al Contratto n○ 83 del 14 gennaio 2008,
Convenzione MAE-UI, n○ 2724 del 24 novembre 2004 derivante dalla legge 193/04
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4. 3.2008 - EDIT Edizioni italiane