DEL POPOLO ce vo /la .hr dit w.e ww palcoscenico An no IV • n. 3 08 • Martedì, 4 marzo 20 Sipario UN CAFFÈ CON... Davide Calabrese Pagina 2 ANTEPRIMA Riva i druxi Pagina 3 LA RECENSIONE Le voci dentro Miserabili Nunsense Pagine 4-5 ALFATEATRO N come... O come... Pagina 6 TEATRALIA Teatroterapia Pagina 7 NOTES Marzo nelle CI Pagina 7 CARNET PALCOSCENICO Il cartellone del mese Pagina 8 2 palcoscenico Martedì, 4 marzo 2008 UN CAFFÈ CON... A d aprile farà trent’anni, ma il suo curriculum è già zeppo di esperienze, alcune minori da gavetta, altre invece che farebbero invidia a tanti artisti della scena attuale, come ad esempio la parte di Von Trapp, protagonista maschile del musical “Tutti insieme appassionatamente”, accanto a Michelle Hunziker. Davide Calabrese, triestino, deve la sua formazione alla Bernstein School of Musical Theatre and Performing Arts di Bologna, che gli frutta una borsa di studio di specializzazione alla Guilford School of Acting di Londra. Poi però studia danza, scherma drammatica, mimo e non ultima anche psicologia all’università di Trieste. Attualmente in tournée con il Teatro La Contrada ne “Il divo Garry” nella parte di Morris, amico del protagonista Davide Calabrese di Rossana Poletti Q uando hai cominciato la tua attività con lo stabile triestino? Con La Contrada ho iniziato nel 2000 in verità, il primo libretto Enpals l’ho avuto con loro e con il buon Orazio Bobbio. La fortuna di iniziare con Bobbio Di lui cosa ricordi? Ha creduto in me subito, era un produttore molto schietto, come collega invece era divertente. Per me, giovane attore, è stato importante avere davanti una persona così chiara nelle intenzioni. Poi era gentile con i giovani, generoso lui come anche Livia. Appena finita la scuola era importante cominciare a lavorare e trovare qualcuno che rispondesse a queste aspettative. La prima collaborazione fu con “Un nido di memorie” di Tullio Kezich, dove ero uno dei ragazzi e facevo tutte le parti da mimo. Quando poi ultimai la scuola di Bologna, alla Contrada erano incuriositi dalla mia preparazione anche canora e mi assegnarono uno spettacolo dal titolo “Trieste in poesia”, un recital con pezzi di Musical e Cafè Chantant, con cui girai nei maggiori alberghi di Trieste, era un biglietto da visita per gli ospiti della città. E poi adesso sono Morris ne “Il divo Garry”. tato, però… “Il divo Garry” è una di quelle commedie che si definiscono “sophisticated”, tipicamente inglesi; l’autore Noel Coward non è utilizzato molto a teatro e quindi non si conosceva il suo riscontro con il pubblico. Invece si è visto che si sposa molto bene con gli abbonati che vogliono una serata elegante, divertente e un po’ spensierata, e con questo spettacolo la trovano. Ricordiamo qual è la tua parte. Io sono Morris, uno dei produttori di Garry (Gianfranco Jannuz- un’incognita molto importante. Nonostante si venga tutti da posti diversi, Mirko Soldano viene dal Dramma di Fiume, Danila Stalteri dal cinema, la Izzo viene dalla Compagnia della Rancia, della Contrada ci sono solo Adriano Giraldi, Paola Bonesi e Maria Serena Ciano, Giovanni Boni viene dal gruppo della Rocca di Bergamo, siamo una compagnia variegata, ma proprio grazie alle nostre diversità ci troviamo molto, molto bene e anche dopo tre mesi di tournée c’è un affiatamento intenso. vede. Si crede che la sua esagerazione sia una maschera, lei invece è un vulcano assoluto anche dietro le quinte, spumeggiante anche quando dovrebbe essere stanca. Se non sapessi che è una attenta a quello che mangia, alla sua forma fisica, non so cosa penserei di lei perché è sempre al massimo. Todd”, il cui film è appena uscito nelle sale. In “Sweeney Todd” ci ho lasciato il cuore, perché abbiamo fatto per la prima volta la versione in italiano che tra poco arriverà al Rossetti nella seconda edizione. Io ero il giudice, Alan Rikman nel film di Tim Burton. È un musical meraviglioso. È una persona sensibile? Fa una vita diversa dalla nostra. Poverina non può fare un metro senza essere continuamente fermata dai fotografi e da quelli che le chiedono Hai visto il film? Appena è uscito sono andato subito a vederlo. Mi è piaciuto moltissimo, soprattutto come Tim Burton è riuscito a dare un’impronta così personale. La storia di per sé è già macabra, si sposa con l’immaginario di Tim Burton, e quindi nessun altro regista poteva farlo. Il Premio Nazionale Sandro Massimini, ricevuto nel dicembre 2006 dall’Associazione dell’Operetta, è un piccolo carico in più da portare nello zaino, da tenere in mente e confermare ogni anno, se non altro per rispetto a chi è stato così gentile da assegnarmelo zo), che però va anche a letto con la moglie del suo miglior amico e quindi sono il disperato della situazione, quello che alla fine si innamora della donna sbagliata la quale lo tradirà, sono uno che trama alle spalle, ma gli altri tramano molto di più. Mi diverto molto in questa veste, generalmente mi danno parti molto serie, come in “Tutti insieme appassionatamente”, invece qui sono abbastanza comico e spensierato. Lo stesso può dirsi degli spettacoli che hai fatto nel musical come il già citato “Tutti insieme appassionatamente” o “Grease” e negli altri? In “Tutti insieme appassionatamente” sicuramente sì, in “Grease” la situazione era molto diversa, il cast cambiava continuamente, anche di mese in mese, e quindi non c’era proprio il tempo di conoscersi. Adesso siete a Milano? A Milano al Teatro Manzoni. Compagnie incognita importante La Hunziker è il vulcano che è Bel teatro vero? Un ottimo teatro, siamo in tournée da dicembre, qui al Manzoni per un mese abbiamo avuto un grande successo di pubblico, non inaspet- Il rapporto all’interno della compagnia è buono, in scena sembra così? Come saprai, i rapporti all’interno delle compagnie sono Com’è la Hunziker, raccontaci la realtà di questo personaggio molto descritto sulla stampa. Contrariamente a quello che si pensa lei, è esattamente come la si l’autografo, e Michelle è sempre disponibile si presta anche a tre quarti d’ora di foto e firme dopo lo spettacolo. È rapita dai duemila impegni che imperversano. Durante “Tutti insieme appassionatamente” la mattina provava “Paperissima”, al pomeriggio posava per le riviste e la sera faceva lo spettacolo. Incredibile. Vita dura da star. Assolutamente da superstar. Il cuore a Sweeney Todd Torniamo a te. La tua formazione nel musical è comunque già notevole, hai rivestito ruoli in parecchi lavori, anche in “Sweeney Qualcuno dice che scorre troppo sangue. Ne scorre a litri, però è un sangue un po’ arancione, non impressiona tanto, un po’ fumettistico, anche il musical è così. Burton diceva che è un omaggio alle vecchie pellicole horror di serie B. Anche nel film del 1976 con Angela Landsbury correva molto sangue. La storia viene da un vecchio melodramma inglese e quella volta la gente era abituata, anche con il teatro del Grand Guignol, a vedere queste cose. Ai giovani piace il «crudo» Fino a poco tempo fa il thriller era tensione pura, senza che si vedesse una goccia di sangue, basti pensare ad Hitchcok, al film “La finestra sul cortile”, nel quale non si vede mai la donna ammazzata. Oggi dalla televisione con i serial del tipo CSI, fino al cinema, il realismo è totale. Se non si vede al- palcoscenico 3 Martedì, 4 marzo 2008 ANTEPRIMA Riva i druxi La nostra storia amara «R iva i druxi» di Milan Rakovac (premio “Marin Držić” 2006) in scena grazie agli sforzi congiunti del Lo spettacolo è coproduzione del Dramma Italiano e del Teatro Popolare Istriano di Pola Dramma Italiano di Fiume e del teatro Popolare Istriano di Pola. Uno spettacolo compatto, una sorta di “prima volta” del Dramma Italiano che ancora non ha messo in scena un pezzo parlato in croato. A detta di Laura Marchig, sta venendo fuori uno spettacolo moderno, equilibrato, nuovo dal punto di vista scenografico. “Non so se Gordana Jeromela Kaić ed io ce ne rendiamo ben conto, ma quello che abbiamo compiuto decidendo di coprodurre uno spettacolo come “’Riva i druxi”, è pro- meno un uomo squarciato, sangue sparso e altre amenità, lo spettacolo non rende. Cos’è successo nel pubblico e in particolare in quello giovane, secondo te? I giovani hanno bisogno di vedere queste cose. Un tempo si guardavano i film western, poi le generazioni successive hanno preferito l’horror, filone che continua ancora. Mostrare del sangue a teatro paradossalmente ha un effetto tre volte superiore che al cinema. Nel cinema si nota la finzione, a teatro nudità e sangue hanno un effetto troppo forte. Credo che i giovani di oggi abbiano bisogno di emozioni eccessive. C’è un film “Trenta giorni al buio”, un tremendo film su vampiri, veramente splatter, che sta andando alla grande. Pensavo che questa tendenza finisse con gli anni ’80 invece imperversa ancora. Al teatro ci si scandalizza infatti del nudo che invece vediamo con indifferenza ogni giorno sulle copertine dei giornali. Il teatro mantiene questa situazione di scatola chiusa e di rapporto strettissimo tra platea ed attore, per cui sia la nudità sia il sangue sono troppo forti. Per inciso ricordo un Tito Andronico, di Lavia se non sbaglio, di una decina di anni fa, che venne censurato perché si tagliava in scena una mano e ne usciva del sangue. Al cinema abbiamo un codice di lettura, sappiamo che è pellicola e la guardiamo con più distacco. Scrivendo il palcoscenico Torniamo a te, tra un musical e l’altro hai proposto spettacoli che ti descrivono meglio, scritti da te: “In- dossare una voce”, “Far finta di essere G” spettacolo su Gaber e altri. “Indossare una voce” è andato in scena l’anno scorso grazie all’Associazione Internazionale dell’Operetta di Trieste e al Teatro Rossetti, l’ho scritto mentre a Firenze facevo “Sogno di un mattino di primavera” con Piezzi e Lombardi, è stata un’esperienza interessante. Un recital dove proponevo una ventina di testi, scelti liberamente da me, anche un po’ ricercati. In “Far finta di essere G” abbiamo preso i testi di Gaber meno impegnati, eravamo troppo giovani per metterci a discettare sul comunismo e temevamo che qualcuno ci chiedesse che cosa ne sapevamo noi di quello che era stato. Abbiamo reso pertanto al pubblico un Gaber brillante, in una dimensione sempre attuale. E abbiamo avuto l’approvazione di Sandro Luporini che è stato il coautore di Gaber. Però avete rivisitato anche il quartetto Cetra, che credo nessun giovane oggi conosca. Come mai voi trentenni avete fatto un’operazione del genere? La televisione e il teatro dell’epoca, “Studio uno” e “Senza rete”, quelle trasmissioni lì insomma, sono un esempio di perfezione tecnica dal punto di vista coreografico, canoro e registico. Avevano indubbiamente tempi più lunghi di preparazione e più mezzi a disposizione. Le parodie di Verde e Falqui, che scrivevano per i Cetra, erano affascinanti: il Conte di Monte Cristo, la fanciulla del West... Abbiamo voluto fare la stessa cosa con musiche nostre, grazie al supporto di Virgilio Savona e la moglie Lucia (ndr. i due Cetra superstiti), due menti eccelse, giovani e vivacissime. All’interno dello spettacolo che abbiamo allestito c’è la storia dell’Otello di Shakespeare in cui abbiamo utilizzato musiche moderne mettendo però gli stessi ingredienti che facevano grande quel varietà. E abbiamo avuto molto successo, soprattutto in Emilia Romagna. A scuola da Lebreton La tua formazione è a tutto tondo, reciti, balli, canti, fai il mimo, il mangiafuoco. Che cosa ti aspetti per il futuro, quali sono le tue aspirazioni? Non si ha mai finito di imparare e pertanto continuo a studiare, a fare corsi di canto e di danza. Mi ha preso con sé Yves Lebreton, un grande mimo, inizierò a studiare con lui ad aprile. Credo che questa espressione corporea potrà avere un grosso sviluppo in futuro. Non mi vergogno a dirlo, facevo il mimo in Piazza Maggiore a Bologna per mantenermi agli studi. Sono generosi i Bolognesi? Si soprattutto dopo la messa della domenica, erano molto carini e rapiti dagli oggetti e dalle pantomime che esibivamo. Fare il mimo da forte esigenza è diventata un’esperienza molto formativa che avrà sicuramente sviluppo nella mia preparazione futura. La cosa che ti ha dato più soddisfazione? Il Premio Nazionale Sandro Massimini, ricevuto nel dicembre 2006 dall’Associazione dell’Operetta, è stata la conferma di un impegno, un piccolo carico in più da portare nello zaino, da tenere in mente e confermare ogni anno, se non altro per rispetto a chi è stato così gentile da assegnarmelo. A Fiume, rappresentazioni il 15, 17 e 18 marzo alle 19,30; matinée il 17 marzo alle ore 12 babilmente un passo storico. Non solo perché per la prima volta due realtà teatrali geograficamente vicine, e a mio avviso complementari, come il Dramma Italiano del Teatro Nazionale Croato di Fiume e il Teatro di Pola, hanno fi- nalmente avviato un concreto progetto di collaborazione, ma perché hanno voluto farlo puntando su un testo come “Riva i druxi” e su uno scrittore come Milan Rakovac che è simbolo di un percorso intellettuale passato dell’iniziale diffidenza nei confronti dell’altro, alla sua piena accettazione e comprensione. Non casuale è la scelta del regista Lary Zappia che unisce al talento e al gusto estetico assolutamente vicino a quelle che sono le linee della cultura e del teatro contempo- La «prima» a Pola il 6 marzo alle ore 20; repliche il 7 e l’8 alle 20, matinée il 7 marzo alle ore 12 raneo, il suo personale senso di appartenza a due culture, quella croata e quella italiana, e il suo considerarsi comunque o forse soprattutto, cittadino del mondo.” “Riva i druxi” è, a conti fatti “un modo per parlare di esodi, interiori ed esteriori, collettivi e personali, multietnici e uninazionali, per parlare di noi recuperando brandelli di memoria che incolleremo insieme in un album di ricordi usando una curiosa colla in cui vari idiomi si mescolano e in cui più voci danno vita a un, comunque, comprensibilissimo e suggestivo canto polifonico.” Insomma, nell’accezione migliore del termine, il mismas culturale e linguistico del tempo e dei luoghi. 4 palcoscenico Martedì, 4 marzo 2008 Martedì, 4 marzo 2008 Miserabili: Io e Margaret Thatcher Contro ogni regola e regolamento Le voci di dentro La coscienza muta di Rossana Poletti T rieste. Politeama Rossetti. “Miserabili: Io e Margaret Thatcher” non è una storia come tante, di disastri o di guerre, di quelle che Marco Paolini ha raccontato in questi anni a teatro, e a volte anche in tv, sempre però con il metodo teatrale «L e voci di dentro» è una commedia anomala di Eduardo De Filippo, uno dei suoi testi più amari. Tutto nasce da un niente, un sogno che, raccontato al mattino, potrebbe far ridere e invece diventa cartina di tornasole per quanto di più criticabile c’è nell’animo umano e via via che procede si carica di cattiveria e grettezza. In scena, al Rossetti, Luca De Filippo, Gigi Savoia, Antonella Morea, Marco Manchisi, Carolina Rosi. Al centro degli avvenimenti c’è Alberto Saporito, un poveraccio con difficoltà economiche e problemi famigliari, che crede di avere assistito a un omicidio perpetrato dai suoi vicini di casa. Sogno o realtà? Saporito, convinto che sia realtà, denuncia i Cimmaruta, vicini borghesi, alla polizia che li arresta. Appena adesso si accorge dell’inconsistenza delle prove e la creduta realtà si palesa per il sogno che è stato. Onesto, Saporito ammette l’errore, chiede scusa e fa rilasciare i Cimmaruta castigando se stesso, chiudendosi in casa per paura di qualche ritorsione. Sorpresa: i Cimmaruta bussano alla sua porta. Non hanno niente da rimproverargli ma si scagliano l’uno contro l’altro con false denuncne, illazioni, mezze verità e complete bugie sul delitto che non c’è stato. Mette fine alla tempesta di veleni la ricomparsa della vittima, in buona salute, ma ormai è fatta. Il clima di sospetto è troppo pressante e pesante. Non solo: delitto c’è stato: è morto ammazzato il rispetto. Che fine hanno fatto solidarietà e pietà? Via! Spariti! Uccisi! Che dire di questa nuova società? La risposta migliore la dà zio Nicola: l’uomo, deluso, sceglie di non parlare più. Commenta a sputi e castagnole su chi gli capita a tiro. (Cierre) Nunsense La preghiera non basta U n pizzico di Broadway a Pola. Nunsense. La storia scatenata e strampalata di cinque suore, artiste per caso e per forza. Sotto la tonaca, un cuore di musica, canto, ballo con una punta di business. Anche lo spirito imprenditoriale è pura casualità. Perché la Divina Provvidenza non arriva proprio dappertutto e bisogna, quando lo spirituale zoppica, rivolgersi al terreno. Succede che in un convento, una suora manda al Creatore 52 Consorelle. Viaggio di sola andata complice una zuppa di funghi. Le superstiti del Convento devono organizzare la degna sepoltura delle Consorelle ma queste cose, si sa, costano. Allora, mettono in scena uno spettacolo per la particolare raccolta di fondi: devono organizzare i funerali di quattro sorelle defun- te e attualmente conservate nel congelatore. E’ una corsa contro il tempo e contro l’ispezione dell’ufficio igiene, ma sapete com’è, più si ha fretta, più sono gli intralci. Comunque, vita spirituale e ritirata fin che si vuole, quando serve serve: una volta tanto soggiogate dai riflettori, Suor Mary Regina, Mary Hubert, Robert Anne, Mary Amnesia e Mary Leo mettono in gioco loro stesse proponendosi in numeri improbabili di canzoni, tip tap, scarpette da punta e tutto quello che è o fa spettacolo. E arrivano al traguardo. Nunsense di Dan Goggin ha fatto la storia di Broadway. Il titolo è un gioco di parole, “nun”, infatti significa suora, tutto quello che succede e un non-senso, due mondi diversi che poi sono un unico mondo con due anime. Lo spettacolo è un gioco conti- nuo tra le brave Consorelle (Andreja Blagojević, Vivien Galletta, Elena Brumini, Leonora Surian e Anastazija Balaž Lečić) ed il pubblico in un dialogo che funziona. Non disturba aver visto già una rivisitazione del testo in trasposizione cinematografica, con la scatenata Whoopy Goldberg. Ricordate, no, Sisters' act? Ha un'impostazione un po' più moderna e meno noir: non serve cancellare le tracce di un... suoricidio da funghi (o altro, botulino, ad esempio) ma si contrasta il prepotente di turno che vuole chiudere un convento per far fruttare il lotto ed i mattoni. Comunque, Nunsense parte noir e si sviluppa variopinto al punto da decretare (sulla scia della fama d'Oltreoceano) sul cartellone al scritta "ESAURITO". (Cierre) Rossana si chiede come mai sua figlia, invece di finire l’università a Bologna, dopo che lui si era svenato per farla studiare, sia finita a fare il soldato. E come sia possibile che oggi i giovani accettino un mestiere come questo e rifiutino di fare il cameriere, che a lui, che ha vissuto la guerra, non passerebbe neanche per la testa una cosa così. È il mercato, darling È tutto colpa della Thatcher e di Reagan, e della loro “deregulation”. Era il 1979, lo scià Reza Pahlavi scappava dall’Iran in cui tornava trionfante Khomeini e il resto della storia da esaltante si fece lugubre, disattendendo le aspettative dell’occidente. In quello stesso anno la Lady di Ferro coniò uno slogan “Non esistono società, ma solo uomini, donne e famiglie”, a significare che il mercato doveva reggersi da solo. E da lì ebbe inizio il disastro delle liberalizzazioni: “la Signora Thatcher si è mangiata il regolamento del Monopoli, ha costruito case e alberghi anche sulla Stazione Nord, dove prima era proibito”. Dio, Borsa e Oroscopo del narratore e del cantastorie. È invece la storia in generale, che appartiene a questa e a tutte le epoche, quella che gli fa dire all’inizio dello spettacolo, leggendo un brano tratto da Carl Marx, che non c’è molta differenza tra le prospettive del mondo di un uomo del 1860 e di quello di oggi, se non la velocità con cui il cosiddetto progresso brucia le tappe. Nel 1860 la ferrovia, il cinema, il telefono erano dietro l’angolo, ma ci vollero decine d’anni perché si realizzassero, oggi la tecnologia cambia e si evolve ogni sei mesi, se non prima. Ma è anche la storia di un uomo che ha percorso le avventure degli anni caldi della contestazione, dal 1968 al 1977 puntualizza, per poi approdare alla consapevolezza che quella battaglia era probabilmente tutta un’illusione; che l’idea di cambiare il mondo, di costruirne uno in cui gli uomini fossero più liberi era un’utopia in cui molti di noi sono affondati. E resta per Paolini la sola speranza di essere liberi dentro, di non farsi condizionare da un mondo di slogan e di promesse, che ti mandano in rovina il portafoglio e il cervello. E la Lady di Ferro? Ma perché la Thatcher e cosa c’entra la Lady di Ferro. Paolini lo svela un po’ per volta raccontando in prima persona, con quel linguaggio dialettale che non è solo una lingua, ma anche un modo di essere, una filosofia di vita, di tal Gelindo nato nel 1939 e vissuto per tutta la vita a San Piero in Busa; di quest’uomo che aveva imparato il mestiere dell’operaio a 14 anni, dopo un’infanzia passata a lavorare nei campi, quando in fabbrica si faceva ancora fatica e contavano la capacità e l’occhio. Ad un certo punto capisce quanto si stia bene in Italia perché chiudono le fabbriche e aprono i solarium. E perde il suo posto, quando ormai nel mondo del lavoro non c’è più spazio per lui. È la storia dell’Italia che con il boom economico degli anni Sessanta si mise il riscaldamento in casa. Ma come si sono accorti gli italiani dice Gelindo-Paolini “di star meglio”: “perché si sono messi il raffrescamento”. Sono battute che fanno ridere, ma sono anche sciabolate che trafiggono, quando il padre ormai anziano di Gelindo-Paolini racconta la metamorfosi degli uomini dal dopoguerra ad oggi. Prima c’era l’uomo antico – dice- con lo sguardo chino, dalla vita terrena non si aspettava molto, accettava tutto ciò che gli veniva con umiltà, confidando in quello che l’aldilà gli avrebbe riservato. Poi venne l’uomo moderno, con lo sguardo fisso, di sfida consapevole di ottenere in questa vita quello che voleva, e oggi c’è l’uomo post-moderno con lo sguardo tutto intorno: “credo in Dio, nella borsa e nell’oroscopo”. L’uomo a cui non serve una laurea alla Bocconi, ma molto di più contano gli stage aziendali, quelli in cui si cammina sui carboni ardenti e altre str… simili, che si è messo le cuffiette della Sony alle orecchie, ascolta musica e della società non gliene frega più niente. Un mondo di miserabili, dice Paolini, non perché come nel romanzo di Victor Hugo si tende la mano ai margini delle strade, ma perché uomini-branco accettiamo l’idea che la nostra vita sia in mano al destino scritto nell’oroscopo o alle oscillazioni della Borsa, accettiamo che altri potenti, mafie e massonerie, decidano delle nostre sorti, dei nostri destini. Ballata dolente È una ballata questo spettacolo di Paolini, una divertente e sofferente ballata che ci colpisce al cuore con le parole e con le belle musiche dei Mercanti di Liquore che lo accompagnano in questo lungo monologo. Chiudono sulle note e sulle parole di Gaber che richiama ad un più alto concetto di democrazia intesa come partecipazione. Altri cento spettacoli così Paolini, chissà che l’uomo postmoderno non si risvegli dal letargo. 5 6 palcoscenico Martedì, 4 marzo 2008 ALFATEATRO Personaggi del palcoscenico dall’A alla Z «N» come.. «N» come... In effetti, dietro al Negromante, si nasconde tale Maestro Iachelinio che a Cremona tende insidie per mettere mano al borsello di chi gli si rivolge per le grandi doti di astrologo. Gli dà una mano il servo Nibbio. Va bene fin che va bene: scoperti gli inganni proprio mentre Negromante si appresta a fare il colpo grosso, il Maestro avrà grossi grattacapi, Nibbio preferirà cambiare aria. Sembra che da Ariosto in qua poco o niente sia cambiato. Dice niente fior di telepromotion con vendite di fortuna-salute-soldi-amori finita in tribunale. E un Maestro nella ... nebbia? ... Negromante e Nibbio C’era una volta una bella fanciulla che viveva alla corte (e dove sennò?) del regno di Danimarca. Si chiamava Ofelia ed era la figlia di Polonio, primo consigliere del re. Di lei si era innamorato il principe Amleto (capita così, nelle fiabe), figlio del re di Danimarca, morto da poco, e della regina Gertrude. Egli l’aveva corteggiata con molte lettere e le aveva inviato in dono un anello come pegno d’amore. Ofelia, naturalmente, ricambiava, nonostante gli avvertimenti del padre, che non credeva alla sincerità di Amleto. All’improvviso (e qui la fiaba si opacizza), il giovane Amleto cambiò; il suo comportamento divenne insensato, strano, a volte euforico e a volte malinconico. La fiaba si tinge di tragedia: durante un colloquio con la madre Gertrude, Amleto uccise il padre di Ofelia che, nascosto dietro un tendaggio, lo spiava. Il principe in realtà credeva di colpire re Claudio che aveva ucciso suo padre. Immaginate Ofelia, quando seppe che l’uomo che amava aveva ucciso suo padre! sconvolta è dire poco, infatti, la poveretta impazzì. I sintomi? Comportamento svagato e assente, gesti insensati, cominciò a girare per le sale della reggia regalando fiori a destra e a manca dicendo che erano per il funerale del padre, prese a cantare canzoni d’amore e di morte e a cantilenare frasi senza senso. Un giorno i suoi vagabondaggi, la portarono in riva ad un torrente e le venne l’idea di adornare con ghirlande di margherite e ranuncoli i rami di un salice che nel torrente si specchiava. Uno di questi rami si spezzo sotto i suoi piedi e Ofelia cadde nel ruscello. Le sue ampie vesti la tennero un po’ a galla, quasi a darle il tempo di salvarsi, ma lei, invece di gridare aiuto a squarciagola, riprese a cantilenare vecchie canzoni. Dalla finzione al pragmatismo: le vesti appesantite dall’acqua, trascinarono Ofelia sul fondo. ... Otello ... Ofelia O come... «O» come... Otello è un generale moro, al servizio della repubblica veneta, al quale è stato affidato il compito di comandare l’esercito veneziano contro i Turchi nell’isola di Cipro. È tragedia annunciata. Intanto perchè comunqua, il Nostro, muove alla guerra. Poi, sarà anche un “arrivato”, come si direbbe oggi, però è diverso. Già è difficile esserlo oggi quando la globalizzazione, il circolare di idee e di genti dovrebbero aver attutito certi fastidi (direte, e il terrorismo? OK, ma non è regola), figuriamoci all’epoca. Oggi come allora, allora come oggi, un po’ per il volto abbronzato, un po’ per l’alto incarico, e con l’aggiunta di una moglie bianca (Desdemona, figlia di Brabanzio), Otello si è tirato addosso ire e invidie. Non da ultimo, quelle di Iago, cattivo par exellance, che, dai oggi e dai domani, coinvolgendo pedine, riuscirà a far sì che Otello uccida Desdemona e faccia a sua volta una brutta fine, da suicida: “Se ci son corde o pugnali, o veleno o fuoco, o flutti dove annegare, non resisterò”. Aveva tutto per essere un uomo soddisfatto, Otello, come detto: moglie e status sociale. Forse troppo impulsivo (dote che, ahimè, mal si coniuga con un condottiero), certamente “debole” quando ne andavano di mezzo moglie e onore ( “Il suo nome, ch’era fresco come il viso di Diana, adesso è tutto rughe e nero come il mio”, dice quando gli fanno capire la tresca, peraltro inesistente, di Desdemona e Cassio, suo luogotenente), Otello si scava la fossa da se. Fosse stato diversamente, avesse, Otello preso un po’ di tempo, dato credito a Desdemona, capito le trame di Iago... beh, sarebbe stata una soap, così è tragedia. Perchè è destino degli eroi nascere con addosso un destino da tragedia. palcoscenico 7 Martedì, 4 marzo 2008 La teatroterapia è una forma di arteterapia di gruppo sempre più diffusa e conosciuta anche dal grande pubblico che coniuga le teorie psicologiche e le prassi artigianali dell’allestimento scenico. TEATRALIA Nuove letture Il teatro fa guarire L’obiettivo della seduta di teatroterapia è quello di rendere armonico il rapporto tra corpo, voce, mente nella relazione con l’altro, gli altri, sé stesso e la propria creatività interpretativa NOTES Marzo nelle CI A cura di Daniela Rotta Stoiljković CI BUIE 8 marzo ore 18 spettacolo con tutte le sezioni in occasione della Festa della Donna Gli effetti delle sedute di gruppo continuano a produrre risultati sul singolo anche dopo la seduta stessa, in quanto gli stimoli ricevuti entrano a far parte di un’esperienza profonda che la persona può integrare nella vita di tutti i giorni. La Teatroterapia non produce diagnosi, né interpretazioni psicologiche, ma rafforza nuove visioni di sé, pertanto non può sostituire cure psicoterapeutiche, ma le affianca T eatro come svago, interesse, cultura, comunicazione e ... terapia (ed altro ancora, naturalmente). Una tecnica che aiuta a recurare sicurezza, che aiuta a rimettersi in gioco e a “legare”. Come funziona la teatroterapia? Specifichiamo che usa la messinscena, l’evoluzione e la trasformazione di alcuni aspetti del mondo interiore attraverso i metodi usati dagli attori. Si pratica partecipando a gruppi di interpretazione teatrale con l’utilizzazione di modalità espressive diverse: mimo, recitazione verbale, canto, danza, con la guida di esperti. Signori, si recita Si costruisce gradino per gradino: prima arriva la definizione del progetto poi l’assegnazione dei ruoli. Un fìgradino, quest’ultimo, esigente. Sarà necessario, prima, mettere in atto piccole improvvisazioni, poi ciascuno costruirà il personaggio che interpreta con la propria creatività per dedicarsi poi al momento più espressivo, la recitazione, appunto. Io, un altro, io La scelta dell’opera e l’assegnazione dei ruoli vengono fatte dal terapeuta in base alle necessità di motivare il gruppo e i singoli. Attraverso questi ruoli, infatti, ogni persona dovrà capire se stessa, la prospettiva sulle situazioni che sta affrontando o che ha dovuto affrontare. Quindi, probabilmente succede di dover interpretare personaggi vicini al proprio carattere, che somigliano a chi li interpreta. Magari cone sperienze sorelle. Il tutto letto in una chiave di salvataggio, di uscita dal problema. Oppure, potrà capitare di avere ruoli che si sarebbe voluto avere ma che mai se ne ha avuto occasione: la paura di agire nella vita quotidiana che dà una chance a teatro. Ci sarà, in questo caso, la possibilità di essere chi si vuole o si sarebbe voluto essere, oppure verrà smitizzato un ruolo con buona pace di chi, capita la diottria sbagliata, cambierà la percezione di quello che, concretamente, ha. Mettiamo, invece, di vestire i panni dell’opposto. Aiuta a capire persone e personaggi con i quali non abbiamo niente in comune, diversi dal nostro essere e dal nostro pensare: forse i cattivi risultano meno cattivi, i buoni meno buoni. E cade qualche stereotipo. (Cierre) CI DIGNANO 8 marzo ore 19 spettacolo in occasione dell’8 marzo CI FIUME 7 marzo ore 18 concerto degli allievi della scuola di musica “Ino Mirković” di Abbazia 16 marzo ore 18 concerto del coro “Haliaetum” della CI “P.Besenghi degli Ughi” di Isola; serata di musica corale dedicata ad Antonio Illesberg 18 marzo ore 18 mostra e spettacolo “Lo specchio di Alice” CI “Dante Alighieri” ISOLA 15 marzo ore 19 “Festa in famea”, tradizionale incontro culturale 20 marzo ore 20 serata con la mandolinistica della CI “G. Tartini” di Pirano 26 marzo ore 20 “Bonaventura veterinario per forza” con la Compagnia del Dramma Italiano CI “Giuseppe Tartini” - PIRANO 5 marzo ore 18, Casa Tartini, serata con la mandolinistica “Serenate” ed il “Trio mandolino” 6 marzo ore 17, Casa Tartini, Mostra dei lavori realizzati dal gruppo di ceramica e di pittura con intervento musicale di Metka Rožac (voce) e Matej Lazar (pianoforte) 7 marzo ore 18 presso la Scuola Elementare “Vincenzo e Diego de Castro” di Sicciole “Omaggio alle donne”, spettacolo con gli alunni della SE 7 marzo ore 19, Palazzo Manzioli a Isola “Le donne... ieri, oggi, domani”, serata dedicata all’8 marzo-giornata internazionale delle donne con Anita Forlani, Fulvia Zudič e Monika Bertok. Intervento musicale di Claudio Chicco al pianoforte. La manifestazione viene organizzata dalla CI “P.Besenghi degli Ughi”di Isola 19 marzo ore 18 presso la Galleria Herman Pečarič, serata letteraria ed incontro con la scrittrice Isabella Flego, autrice della monografia “IL MONOPATTINO E LA BAMBOLA DI PEZZA” racconto e poesie 20 marzo ore 20, TeatroTartini, “Una leggera serata classica - Brani della musica italiana” interpretati da Neven Stipanov (voce e clarinetto), Marsell Marinšek (fisarmonica), Miriam Monica (voce), Bojan Glavina (pianoforte) e Fulvia Zudič (disegni dal vivo) 28 marzo ore 12 e ore 20 Teatro Tartini, “Bonaventura veterinario per forza con la Compagnia del Dramma Iatliano CI POLA 14 marzo ore 19 serata di poesia e musica del “Cenacolo” CI SISSANO 8 marzo ore 19 serata artistico culturale con ospite il Coro della CI “Giuseppe Tartini” CI UMAGO 7 marzo ore 19,30 serata in onore della Festa della donna con Sergio Preden Gato 14 marzo ore 17 “Appuntamento con la fantasia” - incontri scenici delle istituzioni prescolari della CNI 31 marzo ore 12 “Bonaventura veterinario per forza” con la Compagnia del Dramma Italiano, matinèe per scuole e asili 8 palcoscenico Martedì, 4 marzo 2008 CARNET PALCOSCENICO rubriche a cura di Carla Rotta TEATRO Il cartellone del mese IN CROAZIA IN ITALIA Teatro Nazionale Ivan de Zajc - Fiume Teatro lirico Giuseppe Verdi - Trieste 11, 12, 13 e 14 marzo ore 19,30; 13 marzo ore 11 Teatro Fenice Nunsense di Dan Goggin. Regia Mojca Horvat. Interpreti Olivera Baljak /Andreja Blagojević, Vivien Galletta / Leonora Surian, Andreja Blagojević / Elena Brumini, Antonela Malis / Leonora Surian, Anastazija Balaž Lečić / Kristina Kaplan 5 e 7 marzo ore 19,30 Tosca di G. Puccini. Regia Damir Zlatar Frey, Direttore d’ochestra Nada Matošević. Interpreti Francesca Patanè, Olga Kaminska, Mirella Toić, Davor Lešić, Voljen Grbac, Sergej Kiselev, Valentin Enčev, Siniša Štork, Robert Kolar, Voljen Grbac, Saša Matovina, Dario Bercich, Vanja Zelčić, Stanislava Šćulac 15, 17 e 18 marzo ore 19,30; 17 marzo ore 12 Riva i druzi di Milan Rakovac. Regia Lary Zappia. Coproduzione Dramma Italiano - Teatro Popolare Istriano di Pola 31 marzo ore 20 Stilske vježbe di Queneau. Interpreti Pero Kvrgić, Lela Margitić 18, 19, 20, 26 e 28 marzo ore 20,30; 22 marzo ore 17,30; 29 marzo ore 17; 20 marzo ore 16 I pescatori di perle di Georges Bizet. Regia Fabio Sparvoli. Interpreti Annick Massis, Virginia Wagner, Celso Albelo, Antonio Gandia, Pierre Yves Pruvot, Alessandro Svab. Politeama Rossetti - Trieste Ciclo: Prosa 12, 13, 14 e 15 marzo ore 20,30; 13 e 16 marzo ore 16 Le lacrime amare di Petra von Kant di Rainer Werner Fassbinder - traduzione di Roberto Menin. Regia Antonio Latella. Interpreti Laura Marinoni, Silvia Ajelli, Cinzia Spanò, Sabrina Jorio, Stefania Troise, Barbara Schroer e gli animatori d’ombre Massimo Arbarello, Sebastiano Di Bella Ciclo: Altri percorsi 10, 12, 13, 14 e 15 marzo ore 21; 11 marzo ore 19; 16 marzo ore 17 Il contrabbasso di Patrick Suskind. Regia Marco Risi. Interpreti: Maurizio Micheli, Federico Vigorito, Nina Splendor 10, 11, 13 e 19 marzo ore 19,30 Othello di W. Shakespeare. Regia Diego De Brea. Interpreti Adnan Palangić, Zdenko Botić, Eduard Černi, Denis Brižić, Alen Liverić, Predrag Sikimić, Csilla Barath Bastaić, Tanja Smoje, Anastazija Balaž Lečić 6 marzo ore 21; 7 e 8 marzo ore 11; 7 marzo ore 19 Wild weekend di Clive Duncan. Interpreti James Ronan, Josephine Rogers, Nathan Cable, Claire Ramsay 11 marzo ore 21 I love you more di Mario Biondi. Regia Daniele Zambelli. Interprete Mario Biondi Teatro cittadino - Pola 6, 7 e 8 marzo ore 20; 7 marzo ore 12 Riva i druzi di Milan Rakovac. Regia Lary Zappia. Francesca Ashby, Gianluca Sticotti, Giovanni Piscopo, Giulia Bertinelli, Loredana Colizzi, Luca Santamorena, Marco Trespioli, Martina Pezzoli, Mauro Di Maggio, Micaela Perardi, Michael Anzalone, Michele Cenni, Nicola Anfuso, Riccardo Berdini, Roberta Profeta, Roberto Fabra, Simone Mastria, Stefania Paternò, Stefania Seculin, Susanna Pellegrini, Tania Occhionero, Tania Polla, Valentina Beretta Zvonimir Zoričić, Ivica Jončić, Mladena Gavran Ciclo:Musical e grandi eventi 4, 5, 6, 7 e 8 marzo ore 20,30; 9 marzo ore 16 Parlami di me da un musical di Maurizio Costanzo e Enrico Vaime. Regia Marco Mattolini. Interpreti Christian De Sica, Paolo Conticini, Laura Di Mauro e con Stefania Caracciolo, Fabio De Filippis, Alex La Rosa, Mara Mazzei, Chiara Monteforte, Zheren Pan, Giorgio Raucci, Simone Tuttobene, Gioia Vicari, Laurence Patris 18, 19 e 20 marzo ore 20,30 Grease di Jim Jacobs e Warren Casey. Regia Federico Bellone. Interpreti: Filippo Strocchi, Sara Maya, Luciano Guerra, Valentina Spalletta, Nicola Paduano, Donatella De Felice, Marco Stabile, Giada D’Auria, Alex Mastromarino, Elena Nieri, Ilio Vannucci, Giuliana Rapone, Fabiana Denicolo, Chiara Vecchi, Andrea De Bruyn, Dario Polmonari, Francesco Di Nicola, Eleonora Pastorelli 21 marzo ore 21 A gentile richiesta ... mi faccio in quattro Concerto di Gigi D’Alessio Ciclo: Fuori abbonamento 4 marzo ore 21; 5 marzo ore 19 Sweeney Todd di Stephen Sondheim. Regia Shawna Farrell. Interpreti: Andrea Croci, Alessandro Brachetti, Alessio Schiavo, Alina Mancuso, Altijana Hidic, Carolin Mayer, Caroline Mayer, Cristina D’Amore, Daniele Palumbo, Davide Dalseno, Elisa Colummi, Filippo Pollini, 11 marzo ore 20 Angeli dell’inferno di Ante Tomić e Ivica Ivanišević. Regia Mate Gulin. Interpreti Anđelko Babačić, Mate Gulin, Jasminka Antić 27 marzo ore 20 Plavi petak balletto di Andrea Gotovina. Interpreti Andrea Gotovina, Ivan Arnold, Carlos Fagin La Contrada - Trieste 7, 8, 12, 13, 14 e 15 marzo ore 20,30; 9, 11 e 16 marzo ore 16,30 La rosa tatuata di Tennessee Williams. Regia Francesco Tavassi. Interpreti Mariangela D’Abbraccio, Paolo Giovannucci 14 marzo ore 20 Mia vecchia signora di Israel Horovitz. Regia Mirko Šatalić. Interpreti Mirko Šatalić, Marija Kohn, Jasna Ančić 18 marzo ore 20 Pantofolai di Miro Gavran. Regia Nina Kleflin. Interpreti IN SLOVENIA Teatro cittadino - Capodistria Non pervenuto 28 e 29 marzo ore 20,30; 30 marzo ore 16,30 Non si paga! Non si paga! di Dario Fo. Regia Dario Fo. Interpreti Marina Massironi e Antonio Catania Anno IV / n. 3 4 marzo 2008 “LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: PALCOSCENICO Redattore esecutivo: Carla Rotta / Impaginazione: Vanja Dubravčić Collaboratori: Rossana Poletti, Daniela Rotta Stoiljković / Foto: d’arhivio La pubblicazione del presente supplemento viene supportata finanziariamente dal Governo Italiano per il tramite dell’Unione Italiana di Fiume e dell’Università Popolare di Trieste, in esecuzione al Contratto n○ 83 del 14 gennaio 2008, Convenzione MAE-UI, n○ 2724 del 24 novembre 2004 derivante dalla legge 193/04