Questionario sul controllo sociale Collettivo Infoshock – Csoa Gabrio Cobs Piemonte http:www.infoshocktorino.noblogs.org http://www.bassasogliapiemonte.it Sezione A: dati anagrafici Nazionalità intervistati Sesso degli intervistati Femmine 26% Stranieri 0% Maschi 74% Italiani 100% Provincia di Residenza <18 0% Fuori To 21% Età degli intervistati >45 0% 36 - 45 3% Torino 79% 26 - 35 41% 18 - 25 56% • • • Il questionario rappresenta un work in progress del quale presentiamo i dati finora raccolti vista la pertinenza dell’incontro di oggi. La prima somministrazione è avvenuta in concomitanza con la “Festa della Semina”, noto appuntamento annuale realizzato dal Csoa Gabrio. Il contesto del centro sociale permette, come già sperimentato in passato, di poter disporre di un osservatorio privilegiato poiché molte delle persone che attraversano tale luogo, dispongono di una certa esperienza in fatto di sostanze e della relativa repressione che i consumatori subiscono, spesso declinata in chiave politica. • • • Per contro, rilevata tale specificità, il campione in oggetto non è propriamente rappresentante della cosiddetta “società comune” ma ne rappresenta, comunque, un sottoinsieme. Questo è uno dei motivi per i quali questo lavoro costituisce un work in progress. Il campione analizzato comprende un numero maggiore di maschi pari a circa tre volte quello delle donne. Tutti gli intervistati sono di nazionalità italiana ed il 79% risiede nella città di Torino. • • • • L’età media delle persone intervistate è abbastanza bassa: non sono presenti minorenni e non sono presenti persone sopra ai 45 anni. Il 56 % rientra nella fascia che va dai 18 ai 25 anni. Il 41% in quella dai 26 ai 35 e solo il 3% è compreso nella fascia che va da 36 a 45 anni. Tale distribuzione costituisce, al momento, uno degli elementi critici del rilevamento, ma permette d’altro canto di valutare le risposte in riferimento ad un target giovane, che a detta delle statistiche è quello maggiormente interessato dall’uso di alcol e sostanze. Tipo di impiego op.sociale 5% altro 22% educatore 5% impiegato 10% operaio 5% falegname 3% insegnante 3% disocc. 7% studente 37% imprend. 3% Come si evince dal grafico relativo alle professioni degli intervistati, sono presenti molte tipologie d’impiego caratteristiche del terziario e del terziario avanzato, così come altre che si riferiscono al settore secondario. Mancano totalmente persone impiegate nell’agricoltura ma il quadro complessivo è ovviamente indicativo dell’ambiente cittadino in cui il questionario è stato somministrato. Sezione B: controllo sociale Sei mai stato trovato in posesso di sostanze per uso personale? sì 48% no 52% Sei mai stato sottoposto a controlli stradali sul consumo di sostanze? sì 22% no 78% Sei mai stato sottoposto a controlli sul posto di lavoro? sì 7% no 93% • • • Circa la metà degli intervistati è stata sottoposta a controlli tesi a rilevare l’uso di sostanze. Quasi i tre quarti sono stati sottoposti ad analoghi controlli mentre si trovavano alla guida. Solo il 7% è incorso in controlli relativi all’uso di sostanze sul posto di lavoro. Ciò è dovuto ad una serie di variabili che in prima analisi sono state identificate con problemi di carattere economico (controlli a carico del datore di lavoro), dalla relativa novità rappresentata da tale tipologia di accertamento nonché dalla presenza di un discreto numero di studenti nel campione esaminato (oltre i ¾ del totale). Sezione C: Conoscenza della legislazione e delle procedure Art. 75 del testo unico in materia di sostanze stupefacenti (legge 309/90) Conoscenza iter art.75 Conoscenza art. 75 dpr 309/90 abb. 22% sì 22% poco 32% no 24% Percezione dell'efficacia sì 2% no 98% abb. 34% sì 31% poco 35% no 0% Cambiamento nello stile di consumo n.r. 3% no 59% sì 38% La conoscenza dell’art. 75 della legge 309/90 è noto al 44% degli intervistati, mentre il 65% è a conoscenza dell’iter generico cui si viene sottoposti se si è colti in possesso di sostanze stupefacenti (con riferimento quindi anche ad altri articoli della normativa). Dalle risposte appare pertanto evidente come non si conosca tanto la legge in quanto tale ma si è al corrente delle sanzioni in cui si può incorrere. Risulta comunque alto il numero di persone che non è a conoscenza delle sanzioni cui potrebbe incorrere (poco più di una su tre, trattandosi tutte o quasi di consumatori). Percezione dell’efficacia delle norme in materia di consumo di stupefacenti (art. 75 e altri) Perchè l'art.75 del d.p.r. 309/90 non è efficace? 1 - Non serve perché è meramente repressiva 13% 32% 4% 6% 2 - Non distingue il tipo di sostanza 3 - E' utile solo al controllo sociale 4 - Favorisce il mercato illegale 5 - Non influisce sull'uso di sostanze 15% 15% 11% 4% 6 - E' discriminatoria nei confronti dei consumatori 7 - L'uso di sostanze non è da condannare 8 - Altro • Il 98% degli intervistati ritengono inefficaci le misure di contrasto all’uso presenti nella normativa vigente (legge 309/90). Tra questi, il 32% vede nella normativa un intento meramente repressivo, il 15% disapprova il criterio di unificazione delle sostanze come tutte illecite ed ugualmente pericolose ed altrettanti ritengono la norma ininfluente nel tentativo di arginare il consumo. Seguono pareri che esprimono la convinzione che essa favorisca il mercato illegale e della sua utilità ai fini di estendere il controllo sociale. Appare, infine, discriminatoria nei confronti dei consumatori per il 6% degli intervistati mentre secondo un 4% il consumo di sostanze non dovrebbe costituire reato. Cambiamento delle abitudini di consumo in relazione alla normativa vigente Cambiamento nello stile di consumo 1 - Faccio maggiore attenzione 9% 5% 2 - Smetto prima delle analisi 9% 3 - Ho diminuito il consumo 77% 4 - Non guido dopo aver consumato sostanze Il 59% degli intervistati ritiene di non aver cambiato abitudini relative al consumo di sostanze. Considerando esclusivamente le risposte aperte relative alle persone che dichiarano di aver dovuto operare un cambiamento nello stile di consumo (38% del totale), appare prevalente l’aver adottato in genere una maggior attenzione (77%) relativa alla quantità di droga da portare appresso o agli strumenti che potrebbero individuarne l’uso, così come la limitazione del consumo operata in luoghi e momenti ritenuti maggiormente a rischio. Il 9% si astiene in vista di esami tossicologici ed altrettanti intervistati rispondono di aver diminuito il consumo di sostanze, mentre un 5% afferma di aver smesso di guidare sotto l’influenza di sostanze. Tutte le classi di risposte individuate possono essere ricondotte alla seguente: le persone hanno, in genere, adottato delle azioni correttive nel far uso di sostanze al fine di limitare i rischi relativi alle sanzioni. Le risposte indicano come la ricaduta della normativa sul consumatore riguardi delle azioni intraprese riferite ai tempi ed ai luoghi in cui il consumo viene perpetrato. Infine, solo il 9% di chi ha variato le proprie abitudini di consumo, che scende però ad un 3.5% del totale degli intervistati, adotta delle limitazioni legate alla quantità di sostanza consumata ma non è ben chiaro se in conseguenza del diminuito numero di occasioni in cui si ritiene di poterlo fare in sicurezza oppure per un ragionamento legato al concetto statistico per cui “meno consumo meno rischio di essere sanzionato”. In definitiva non è sostanzialmente variata la quantità di sostanze assunte né emerge una aumentata coscienza relativa all’uso: la percezione di una norma repressiva induce dei cambiamenti negli stili di consumo attraverso l’adozione di meccanismi di difesa tesi a mantenere il più possibile intatti i comportamenti acquisiti in precedenza (retroazione). Questo risultato è indipendente dalla valenza che possiedono tali comportamenti per il consumatore, limitando pertanto lo sviluppo di una coscienza nell’uso. E’ ipotizzabile ad es. un aumento dei binge di sostanze nei luoghi e nei momenti ritenuti “più sicuri”, associato ad un aumentato carico psicologico nei consumatori a fronte di possibili sanzioni. E’ del resto noto come le limitazioni introdotte dalla legge Sirchia sul consumo di tabacco non abbiano portato ad una variazione del numero di fumatori né della quantità di tabacco venduta in Italia. Artt. 186 e 187 del codice della strada Conoscenza artt.186 e 187 C.d.S. abb. 17% sì 35% poco 29% no 19% Percezione dell'efficacia dip. 3% no 73% Iter per positività abb. 36% sì 39% poco 16% no 9% Cambiamento nello stile di consumo n.r. 2% sì 22% n.r. 7% no 57% sì 36% Il 52% degli intervistati è a conoscenza degli articoli che riguardano la guida in stato di ebrezza. Addirittura il 75%, pari ai ¾ del totale riferisce di conoscere le sanzioni cui potrebbe andare incontro. Come per l’art. 75, sono maggiori le persone che ritengono di conoscere ciò che la legge comporta rispetto a quelli che invece sono a conoscenza degli specifici articoli. In definitiva una persona su quattro non è a conoscenza dei rischi relativi alle sanzioni. Valutazione dell’efficacia degli artt. 186-187 del C.d.S. Valutazione efficacia art. 186-187 C.d.S. 1 - Non rilevano l'effettiva incapacità di guidare 2 - E' solo repressione o controllo sociale 5% 5% 3 - Limiti troppo bassi 5% 15% 4 - Non è uno strumento che aiuta a limitare il consumo 12% 23% 5 - L'educazione stradale e la prevenzione non sono adeguate 6 - Altre motivazioni di inefficacia 10% 10% 10% 5% 7 - Sono giuste perché ci vuole controllo per chi guida 8 - Prevengono incidenti e incentivano l'autocontrollo 9 - Aumentano la sicurezza sulle strade 10 - Altre motivazioni di efficacia Il 73% degli intervistati rivela di percepire un’inefficacia dei suddetti articoli del C.d.S. perché i metodi di controllo utilizzati per l’accertamento non rilevano l’effettiva incapacità di guidare. Gli articoli costituiscono poi elementi tesi unicamente alla repressione ed al controllo, dispongono di limiti eccessivamente bassi e quindi non rappresentano strumenti che agevolino un minore consumo di sostanze. D’altro canto il 22% degli intervistati ritiene invece utile istituire dei controlli per chi guida al fine di limitare il numero degli incidenti e la sicurezza sulle strade. La frequenza più elevata è relativa a chi percepisce queste leggi in maniera troppo restrittiva e ne sente il carattere repressivo e teso al controllo sociale (23%). Cambiamento delle abitudini di consumo in relazione agli artt. 186 – 187 del C.d.S. Come ho modificato le mie abitudini in relazione agli artt. 186-187 del C.d.S. 1 - Se guido non bevo 5% 24% 14% 2 - Non uso la macchina se consumo 3 - Aspetto prima di guidare 4 - Ho diminuito il consumo se devo guidare 19% 24% 14% 5 - Faccio maggiore attenzione 6 - Altro Il 36% degli intervistati afferma di aver cambiato le proprie abitudini di consumo dopo le variazioni introdotte agli artt. 186 e 187 del C.d.S. Tra questi, il 24% non consuma alcolici se deve guidare e il 19% evita di guidare se ritiene di voler assumere sostanze. A seguire il 24% ha moderato il consumo ed il 14% attende prima di mettersi alla guida. Analoga è la percentuale di chi ritiene di porre , in genere, maggiore attenzione, senza specificarne però la natura. In generale è possibile affermare che nonostante la percezione coattiva, le modifiche introdotte agli artt. 186 e 187 del C.d.S., dovute all’ennesima tranche del pacchetto sicurezza, il 38% dei consumatori ha adottato comportamenti correttivi tesi a scongiurare il rischio di gravi sanzioni. Non emerge nulla su un ipotetico aspetto educativo delle sanzioni, anzi poiché solo alcuni tra quelli che hanno risposto di non aver variato le proprie abitudini fanno cenno ad una incompatibilità tra guida e sostanze, si deve ritenere tale cambiamento nei comportamenti frutto della paura della sanzione non certamente di un’assunzione di responsabilità. Sebbene tale scenario possa avere quale ricaduta una diminuzione degli incidenti stradali dovuti all’alterazione da sostanze, è lecito pensare che si possa mantenere solamente adottando una continuità dell’azione repressiva con un impiego notevole di risorse umane ed economiche. A meno di un effetto di “ammaestramento” che si realizza in un tempo relativamente lungo, non è possibile mantenere il dato rilevato senza perpetrare l’azione repressiva. Viene da chiedersi quanto siano maggiormente efficaci la prevenzione, l’educazione alla guida sicura e magari, ma non meno importanti, azioni correttive tese al miglioramento della viabilità stradale, aspetti anch’essi valutabili sul lungo periodo ma certamente meno lesivi e più “democratici”. Controlli sui posti di lavoro Conoscenza dei controlli sul posto di lavoro no 36% sì 64% Cambiamento nello stile di consumo n.r. 19% Conoscenza iter controlli abb. 17% no 48% poco 21% Percezione dell'efficacia non so 5% sì 10% no 71% sì 14% no 62% dip. 5% n.r. 9% sì 19% Poco più di 1/3 degli intervistati è a conoscenza dei controlli sul posto di lavoro. Meno di 1 persona su 3 conosce l’iter cui si è sottoposti all’atto dei suddetti controlli. Quasi la metà degli intervistati non ne sa assolutamente nulla. E’ evidente come riguardo ai controlli e alle procedure per l’accertamento di uso di alcol e/o sostanze (così come per gli accertamenti dello stato di dipendenza) in ambito lavorativo, sia presente una grande lacuna informativa. Percezione dell’efficacia dei controlli sul posto di lavoro Valutazione dell'efficacia dei controlli sul posto di lavoro 1 - Sono repressivi e tesi al controllo sociale 2 - Non rilevano se si lavora alterati 10% 3 - Non sono attendibili perché programmati 2% 5% 4 - Sono discriminanti 14% 5 - Al lavoro sono lucido 6 - Non aiutano chi fa uso di sostanze 7 - Per alcune tipologie di lavoro sono utili 2% 31% 5% 5% 19% 7% 8 - Sono legittimi 9 - Si evitano incidenti 10 - E' importante valutare solo come si lavora Il 19% di chi è stato intervistato pensa che siano efficaci i controlli sul posto di lavoro. Considerando solo coloro i quali hanno saputo argomentare la propria scelta, la maggioranza pensa che per alcune tipologie di lavoro siano utili (19%), legittimi (10%) e che limitino gli incidenti (2%). Il 62% degli intervistati pensa invece che siano inefficaci. Considerando solo le risposte argomentate, tale valore sale al 69%. La maggioranza (31%) pensa che siano inefficaci perché rilevano se si fa uso di sostanze non se si svolge il lavoro in uno stato di alterazione che potrebbe far insorgere dei rischi. Il 14% ritiene che i controlli siano frutto di un disegno repressivo e teso al controllo sociale, un 7% che siano discriminanti e un 2% ritiene che non aiutino chi fa uso di sostanze. Il 5% pensa invece che sia logico considerare la qualità del lavoro che si realizza e non se si fa uso o meno. La stessa percentuale è da riferirsi a chi non usa sostanze al lavoro e crede basti quello. Cambiamento delle abitudini di consumo in relazione ai controlli nel posto di lavoro Cambiamento delle abitudini in relazione ai test sul lavoro 1 - Limito l'assunzione di sostanze 25% 25% 2 - Ho evitato di scegliere lavori sottoposti a controllo 3 - Ho smesso per un certo tempo prima dei test 25% 25% 4 - Scelgo di tenermi il lavoro costi quel che costi Solo il 10% ha effettuato delle variazioni in merito alle proprie abitudini in conseguenza dei controlli sui posti di lavoro, mentre il 71% non ne ha sentito il bisogno o ha scelto di non farlo. I dati riportati nel grafico non hanno una valenza statistica riportando frequenze troppo esigue. Il valore puramente indicativo è da imputare al fatto che ad oggi i controlli sul lavoro non sono ancora completamente operati. Possiamo ipotizzare poi che uno dei limiti risieda anche nel fatto che risultino a carico del datore di lavoro, il quale ovviamente vuole sobbarcarsi un onere minimo che gli permetta però di essere in regola con la normativa. D’altro canto le procedure di accertamento sono ancora in qualche caso dibattute sulla obbligatorietà o meno, come nel caso dei controlli sull’alcol e molti dei controlli sono ancora da mettere in opera vista la “recente” pubblicazione delle procedure di cui sopra. E’ inoltre da notare come, al contrario di ciò che il legislatore prevede, tali controlli siano programmati ed annunciati tempo prima al lavoratore e pertanto al momento non costituiscano oggetto di eccessiva preoccupazione. Le uniche tipologie di lavoro interessate e sicuramente sottoposte a controllo risultano quelle inserite nell’allegato 1 della conferenza unificata del 30 ottobre 2007 ma riguardante i soggetti che lavorano in aziende pubbliche o avente una compartecipazione pubblica. Autocontrollo: è possibile? E' possibile sviluppare un autocontrollo nell'uso di sostanze? 1 - E' possibile sviluppando consapevolezza nell'uso e nelle modalità 2 - E' doveroso 3 - E' soggettivo 6% 2% 7% 31% 4 - Sì è possibile 5 - Sì legalizzando 6 - Sì ma non con tutte le sostanze 7% 6% 6% 9% 13% 7 - Sì, altro 13% 8 - No, non penso sia possibile 9 - Non mi interessa 10 - No, altro 13% No – 85% Sì – 2% Non interessato alla tematica