la sovversione della pubblicità Federica Diomei, manager Warner Bros ci spiega come i brand entrano nei film Guerrilla art: una mostra tra i cadaveri SETTEMBRE, 2010 32 [Blog miniatures settembre] SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 [Editoriale] Surf the Videocracy di Pietro Pierangeli Direttore Responsabile ([email protected]) Piccolo esercizio o meglio, per non caricarvi di ulteriore stress da rientro, esperimento: mettetevi di fronte al vostro PC, acceso e collegato in rete. Probabilmente ci siete già ma magari qualcuno sta leggendo una delle rare copie di Subvertising versione cartacea…. fatto? Benissimo. Ora, utilizzando soltanto il vostro collegamento a internet, ditemi qual è l’esatto procedimento per la produzione di olio d’oliva? Tempo massimo di risposta 5 minuti. Non vale l’aiuto a casa, nessuna risposta multipla, solo voi e la rete. In realtà l’esperimento è già finito, e non dibatteremo a lungo sulla spremitura delle olive. Mi interessa l’approccio. Come state cercando la soluzione? Che porta di accesso alla valanga di informazioni della rete avete usato? Chi vi ha guidato nei segreti dell’olio d’oliva? Soluzione quasi scontata: Google. Sbagliato..almeno per i cosiddetti born digital. L’esperimento è stato fatto in diverse aule dell’Univesità Bocconi di Milano nei corsi di informatica del primo anno, quindi stiamo parlando ragazzi di 19 anni circa una delle prime generazioni ‘born digital’. Dopo aver richiesto a tutti di tirare fuori in 5 minuti la procedura per l’olio di oliva i docenti si sono messi a passeggiare tra i banchi. Con loro grande stupore il 60% degli studenti era su YouTube. A confermare la predominanza assoluta dei video rispetto ad altri tipi di dati vale anche la voce di Cisco Systems, l’azienda californiana sotto i cui occhi transitano gran parte dei dati scambiati in rete. Secondo quanto da loro pubblicato il ‘peso’ dei dati in formato video equivale il 50% del totale. Ebbene la parola d’ordine è sempre quella: video video video. E visto come i comportano le generazioni nate con il mouse in mano, la comunicazione on line sarà sempre più visiva. E a proposito di ‘comunicazione visiva’ Subvertising ha deciso di regalarsi, e quindi regalarvi, a breve un numero confezionato grazie alla prestigiosa collaborazione artistica di esperti e preziosi art director. L’attesa è ancora breve. Buona visione (e lettura) a tutti. Surf the Videocracy 3 SUBVERTISING Anno IV, numero 32 del 15/09/2010 Direttore Responsabile: Pietro Pierangeli - [email protected] Segreteria di redazione: Flavia Farina - [email protected] Comunicati stampa, informazioni o altre richieste: [email protected] Grafica e impaginazione: - [email protected] Edizioni Cnet Web Mensile iscritto presso il Tribunale di Bologna, numero 7803 del 16/10/2007 5 I Teletubbies e la pizza a domicilio di Sara Villa ([email protected]) 10 [Facce da Marketing] Dagli LP ai CD, dai CD alla musica digitale… il marketing delle copertine Subvertising.it Non perderti nessun numero di Subvertising. Clicca su www.subvertising.it e scarica gratuitamente anche i numeri precedenti. Inoltre puoi iscriverti alla newsletter e ricevere in abbonamento il magazine direttamente nella tua casella di posta. di Michela Colombo ([email protected]) 13 Come ti cambio il look: il fenomeno “Sex and the city” di Sabrina Spina ([email protected]) 17 [Guerrilla art] Dottor morte e la fabbrica dei corpi di Padme ([email protected]) 24 [Blob] Digital Marketing di Daria Scaglia ([email protected]) Subvertising è anche su: 28 [LiberaMente] Una bistecca di Muccapardo please di S.B. ([email protected]) SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 I Teletubbies e la pizza a domicilio di Sara Villa ([email protected]) I Teletubbies e la pizza a domicilio di Sara Villa - ([email protected]) 5 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 La digitalizzazione non passa solamente attraverso e-book e Ipad e De Agostini ne sa qualcosa. Nata come casa editrice nel 1901, dopo più di cento anni ha declinato la propria tradizione anche sulle piattaforme digitali attraverso web tv e siti internet. Nel 2008 è nato anche DeA Kids, il canale satellitare dedicato ai bambini che basa la propria filosofia sull’ I-do-tainment. Per sapere qualcosa di più sul neologismo in questione abbiamo chiesto a Michele Arlotti, Responsabile Marketing di DeA Kids che ci ha inoltre illustrato le caratteristiche principali del marketing utilizzato per un canale dedicato ai bambini e di come i Teletubbies si sposino a meraviglia con la pizza e i Mondiali di calcio. Che opinione ha del guerrilla marketing? “Diverse aziende lo utilizzano ma penso che del termine ultimamente se ne stia abusando.” Michele Arlotti Deakids ha mai fatto ricorso a queste tecniche? “Sono state utilizzate in diverse occasioni perchè, da un lato consentono un risparmio economico, ma soprattutto rappresentano una comunicazione diversa, originale e divertente quindi ideale per il nostro pubblico di riferimento, quello dei bambini appunto. Per il lancio di Mega Mindy, una serie tv, abbiamo attaccato dei magneti alle vetture di Roma e Milano. Missione Cuccioli, invece, è stato promosso sul territorio all’interno di Sport e Ambiente, una manifestazione itinerante per i parchi della Regione Lombardia rivolta a bambini e ragazzi e dedicata ai temi dell’educazione ambientale e dello sport. In quest’occasione abbiamo attaccato delle vetrofanie sulle auto nelle diverse zone di Milano che accoglievano la manifestazione. Ultimamente, invece, abbiamo sfruttato i Mondiali di calcio approfittando dell’enorme consumo di pizze da asporto che si fa proprio durante questa manifestazione. Abbiamo quindi utilizzato i cartoni delle pizze delle principali pizzerie d’asporto di Milano e Roma per pubblicizzare i Teletubbies.” I Teletubbies e la pizza a domicilio di Sara Villa - ([email protected]) 6 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 Com’è suddiviso il vostro target di riferimento? Le vostre attività di marketing si rivolgono principalmente ai genitori o ai bambini? “Ragioniamo sul target kids che va dai 4 ai 12 anni. Ci sono tre sottotarget fondamentali: il Pre-school che va dai 4 ai 7 anni, il Kids che è il core vero di Deakids e comprende i bambini dai 7 ai 9 anni, poi c’è il Teen, tra i 10 e i 12 anni. Il target primario rimane quello dei bambini, quello secondario è dei genitori che di solito, per il nostro canale, è della fascia d’età tra i 25 e i 44 anni.” Quali mezzi e quali tecniche utilizzate per pubblicizzare il vostro canale? “Principalmente ci avvaliamo dell’advertising e dell’affissione dinamica sui diversi mezzi pubblici come auto, tram e autobus di Milano e Roma. La stampa completa la pianificazione media e viene usata in maniera mirata. Ci avvaliamo di diverse tipologie di testate, da Tv Sorrisi e Canzoni a Famiglia Cristiana. In questo ultimo caso, ad esempio, Giovanni Muciaccia è molto apprezzato dal target di riferimento quindi investiamo. Inoltre Deakids ha anche una partnership con Focus Junior. Poi, come detto prima, utilizziamo anche il marketing non convenzionale come collaterale.” Quali sono i plus dell’advertising dinamico? “Da alcune ricerche abbiamo capito che i bambini sono entusiasti di prendere l’autobus di Missione Cuccioli o Freestyle – tutta un’altra stanza. Questo crea senso di vicinanza e di condivisione. Il nostro intento non è semplicemente quello di pubblicizzare un prodotto ma vogliamo creare un vero e proprio mondo al quale i bambini possono aderire.” I Teletubbies e la pizza a domicilio di Sara Villa - ([email protected]) 7 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 Quando e perchè nasce Deakids? “Il canale nasce il 1° ottobre 2008 dall’esigenza dell’editore di entrare come player distintivo nel mercato digitale. Negli ultimi anni c’è stata, infatti, l’acquisizione di case di produzione come Magnolia e Zodiak Enterteniment che hanno arricchito il già vasto expertise di De Agostini. L’editore è sempre stato molto forte nel settore kids quindi si è deciso di mettere in piedi un canale tv per questo target nonostante il mercato fosse piuttosto saturo e con grossi players. Deakids nasce come spazio di distintività e mentre i players localizzano i prodotti pensati e creati per la maggior parte in America, Deakids invece nasce in Italia e crea da se i propri contenuti, inserendosi così in un segmento finora non coperto dagli altri grandi gruppi.” Sul sito internet non è presente la tradizionale sessione “chi siamo”. Perchè questa scelta? “La spiegazione trova le sue radici nella filosofia di base di Deakids, un canale che mette i bambini al centro e li incoraggia all’azione. I Teletubbies e la pizza a domicilio di Sara Villa - ([email protected]) Deakids non è edutainment, è qualcosa di più, è I-do-tainment. “I” sta per io, quindi indica che i bambini sono i protagonisti. “Do” significa fare quindi agire e imparare ma divertendosi, attraverso l’“entertainment”. La parte educational è quindi presente e molto importante ma abbiamo trovato il linguaggio e i mezzi per guidare l’apprendimento in maniera divertente e coinvolgente, basato sull’ascolto e l’interazione.” Casa editrice, sito web, canale televisivo. De Agostini negli anni si è evoluta ed espansa: come sono cambiate nel tempo le strategie di marketing? “Il mondo digitale ha camminato con De Agostini che non è rimasta fuori e ha fatto passi importanti per rimanere aggiornata. Oltre al sito web e al canale Sky c’è anche una web tv istruzionale: deabyday. tv. In questi passaggi la strategia di marketing è ovviamente cambiato perchè è inevitabilmente correlata al mezzo e le strategie da utilizzare si sono moltiplicate.” 8 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 L’abilità dei bambini nell’uso di internet e delle nuove tecnologie è sempre maggiore, come incide questo cambiamento sulla programmazione e sul modo costruire i contenuti televisivi? “ I bambini sono multifocali nella loro azione e nella loro fruizione. Parallelamente al mezzo televisivo fruiscono anche del web quindi tendiamo a creare sinergie tra i due mezzi attraverso continui rimandi. Passare da una piattaforma all’altra per loro è facilissimo e naturale e la loro esperienza si arricchisce.” Essendo un canale dedicato ai bambini, immagino vi affidiate al parere professionale di esperti (es: psicologi infantili): qual’è il loro ruolo nelle scelte delle pubblicità da trasmettere? “Facciamo un uso approfondito delle ricerche del mondo dei bambini, siamo costantemente in aggiornamento. Utilizziamo anche focus group gestiti da psicologi e siamo molto attenti alla loro formazione. Lavoriamo tanto con ricerche di scenario per intercettare il bisogno e poi pensare a soddisfarlo. Per la comunicazione ci avvaliamo di un team di psicologhe variegato: alcune con formazione più clinica per studiare il lato emotivo ed emozionale, altre sono psicologhe cognitive e ci forniscono linee guida per come indirizzare la comunicazione in base ai meccanismi di decodifica dei bambini.” I Teletubbies e la pizza a domicilio di Sara Villa - ([email protected]) 9 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 [Facce da marketing] Dagli LP ai CD, dai CD alla musica digitale... Il marketing delle copertine Giuseppe Spada di Michela Colombo ([email protected]) Uno dei motivi che spingevano i ragazzi degli anni ‘70 a investire soldi per un LP era rappresentato dalla sua copertina: negli anni ‘60 la cover era una forma d’arte a parte. Trionfi di grafica e fantasia nel formato gatefold (copertina a libro: 30x60, praticamente un poster). Con l’arrivo del CD negli anni ‘80 la gioia per gli occhi delle grandi copertine è finita, ai grafici rimaneva uno spazio ben ridotto (1/3) su cui lavorare: la superficie, sempre quadrata, del libretto che poteva essere contenuto nel micidiale jewel box in plexiglas, fragilissimo e solito ad andare in pezzi nella parte più delicata - la cerniera - alla minima caduta. Altra fonte di frustrazione per gli appassionati italiani di musica era il malefico “bollino SIAE”, incollato di solito in modo da coprire qualche titolo o elemento importante della copertina ed impossibile da staccare se non lasciando uno strato di colla appiccicosa, non eliminabile senza intaccare il plexiglas. Ma poi i più volonterosi hanno individuato l’unico solvente adatto allo scopo (batuffolo di cotone con olio d’oliva e tanta pazienza). Comunque i grafici, dopo l’iniziale periodo di sbandamento, si sono ingegnati a trovare delle soluzioni in grado di rendere accattivante anche il piccolo formato della copertina del CD. Rinunciando ovviamente alla possibilità di metterci dentro un’infinità di cose, come nelle mitiche copertine di Sgt. Pepper’s dei Beatles o di Abraxas dei Santana. Per capire meglio le dinamiche che si nascondono dietro l’uscita di un nuovo album, le diverse strategie messe in atto dalle case discografiche, abbiamo posto qualche domanda a Giuseppe Spada, uno dei graphic designer più conosciuti nell’ambito dell’industria discografica italiana. Spada ha proprio festeggiato l’anno scorso i vent’anni di attività con una mostra a Milano delle sue migliori copertine di CD (Claudio Baglioni, Renato Zero, Gianni Morandi, Paola e Chiara, Cristina D’Avena, Ron, Gaber, Guccini, Vecchioni e tante altre). Da circa quindici anni vede le proprie copertine passare da Sanremo: ha iniziato nel 1996 con Elio e Le storie Tese, “La terra dei cachi”. E poi: nel 2008 ha curato, in collaborazione con Mauro Balletti, il design del CD di Mina, dei Gemelli Diversi e Studio3; nel 2007 la veste grafica del disco di Daniele Silvestri, Paolo Rossi, Leda Battisti e i giovani SFC, della scuderia di Franco Battiato; nel 2003 Alexia, con la canzone vincitrice “Per dire di no”; nel 2002 ancora Silvestri con “Salirò” premio della critica… fino a Valerio Scanu vincitore dell’ultima edizione. Puoi darci una definizione del tuo lavoro? Non è facile definire quello che faccio. In più di vent’anni di attività mi è capitato di fare un po’ di tutto: ogni anno mi occupo dell’immagine di decine di artisti e band, alcuni molto noti altri no, e per ognuno il lavoro è sempre diverso. Dalla “semplice” creazione della grafica di un compact disc, all’art direction, allo styling fino a una proposta di un piano di comunicazione a 360°. Dagli LP ai CD, dai CD alla musica digitale… il marketing delle copertine di Michela Colombo - ([email protected]) 10 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 [Facce da marketing] È ormai da una decina di anni che il mercato discografico è in crisi: in che modo si è evoluto, secondo te, il marketing delle case discografiche? Il marketing delle case discografiche si è evoluto ben poco, ha faticato a “tenere il passo” al rapido cambiamento che è avvenuto negli ultimi anni a livello di fruizione della musica: la rivoluzione della musica digitale. La reazione delle major è stata principalmente la lotta legale su tutti i punti di vista ai software di file-sharing. I metodi di promozione sul punto vendita sono invece rimasti abbastanza standard. Le nuove etichette hanno invece approfittato delle possibilità offerte dal web realizzando ciò che il mercato ha sempre chiesto loro in termini di prezzo. Dagli LP degli anni ‘70, all’arrivo dei CD negli anni ’80 fino ad arrivare ad oggi, alla musica digitale : cosa è cambiato nel modo di comunicare e nella grafica in particolare? Quali sono gli ultimi trend? Non c’è quasi mai un trend per quanto riguarda la grafica. Il trend lo si crea ogni volta confrontandosi con quello che vuole l’artista, ogni disco è un capitolo a sé stante. Fortunatamente la grafica è ancora un aspetto importante nella musica, un buon design serve a tutti, anche ai migliori. Un tipo di layout oggi in declino è il lettering troppo elaborato, c’è un ritorno al minimal, in ascesa sono invece le copertine disegnate o dipinte a mano. Mentre la copertina “fotografica” mantiene sempre il suo perché. Ci sono artisti sperimentatori? Più che sperimentatori in questi venti anni di lavoro ho imparato a distinguere i diversi artisti con i quali ho lavorato in 3 categorie differenti: gli alternativi, come Elio e Le storie Tese, Morgan, i Marlene Kuntz, ma anche un certo tipo di dance; gli indipendenti: Emily Novak, Xela, Statuto, Silvia Cecchetti; gli intelligenti: Roberto Vecchioni, Fiorella Mannoia, Caudio Baglioni… Il download on line ha rivoluzionato tutto o il supporto rigido mantiene il suo fascino? A mantenere il suo fascino rimangono soltanto gli LP. In tempi di download e supporti digitali il più grande incremento di vendite riguarda i cari vecchi dischi in vinile. Negli ultimi tempi, infatti, alcuni negozi di dischi hanno ri-dedicato un piccolo spazio alla Dagli LP ai CD, dai CD alla musica digitale… il marketing delle copertine di Michela Colombo - ([email protected]) 11 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 [Facce da marketing] vendita degli LP. Io mi sono occupato del progetto che ha visto la ri-pubblicazione di trenta dischi di Mina in vinile. Oggi il ritocco con software come Photoshop è utilizzato molto più di prima. Anche i maledetti artisti del rock ne fanno uso come le attrici su carta patinata? Tutti oggi fanno uso di Photoshop. La post produzione permette di combinare con grande realismo elementi fotografici con altri più pittorici, vettoriali o 3D, di realizzare qualcosa che in natura non potrebbe esistere e comunque con un forte impatto visivo. Molte copertine grandemente evocative trovano in questa soluzione la strada perfetta per farsi notare tra le altre. E non fatevi illusioni…anche se spesso gli artisti giurano e spergiurano che non è così, tutte le fotografie sono comunque ritoccate con Photoshop più o meno pesantemente. Alcune case discografiche hanno adottato sistemi di marketing non convenzionale per promuovere i loro prodotti (i megavideo vitalissimi degli OK Go per dirne uno…), te ne viene in mente qualcuno in particolare? Beh direi i Black Eyed Peas con “I Got a Feeling“: 20.000 fans a Chicago con qualche ora di briefing per insegnargli le mosse da fare durante la canzone… è il primo esempio che mi viene in mente. Una curiosità: qual è la copertina che ha riscosso più successo? Tra tutte quelle che ho fatto forse quella di Daniele Silvestri, l’album Unò-Dué (che contiene il singolo Salirò), Stagioni di Francesco Guccini e Eat the phikis di Elio e Le storie Tese. Quella invece che mi sono di più divertito a creare è quella di Paola e Chiara Television. E riguardo al futuro? Puoi darci qualche anticipazione? Hai avuto qualche richiesta particolare e innovativa? Ora sto lavorando al lancio del nuovo album di Christina Aguilera. Mi hanno chiesto di ideare più soluzioni grafiche per una proposta che preveda diversi tipi di supporti per l’in store promotion: un modo per rendere l’album unico e prezioso in ogni sua forma. Anche un modo per cercare di combattere la pirateria. Ma per il momento non posso aggiungere altro… Dagli LP ai CD, dai CD alla musica digitale… il marketing delle copertine di Michela Colombo - ([email protected]) 12 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 Come ti cambio il look: il fenomeno “Sex and the city” Federica Diomei di Sabrina Spina ([email protected]) Tremate, tremate, le ragazze sono tornate … e si sono portate dietro scarpe, borse, accessori, vestiti nel miglior stile alla Sex and The City. In un trionfo di glam sponsor, è passato anche da noi il secondo episodio cinematografico della serie televisiva più modaiola di tutti i tempi, Sex and the City, e con un crescendo di raffinate tecniche di posizionamento di brand che partono dal serial tv e arrivano al cinema, questa pellicola può essere considerata come l’apoteosi del product placement e uno degli esempi meglio riusciti a livello globale. Chi conoscerebbe le ormai famose Manolo Blahnik e le Jimmy Choo se non fossero state indossate dalle 4 ragazze della serie? L’elenco dei brand che sono diventati cult grazie a Sex and the City è lungo. Nel primo episodio del film, la sola protagonista mostrava circa 50 brand in 100 minuti di pellicola: 7 Come ti cambio il look: il fenomeno “Sex and the city” di Sabrina Spina - ([email protected]) marche di gadget, 24 brand luxury, svariati prodotti editoriali, snacks e prodotti di bellezza. Per la distribuzione del secondo sono state studiate nuove attività di marketing a supporto del product placement più tradizionale, cioè quello visivo attraverso le scene del film, prestando uno sguardo particolare al web: vari site contest e lotterie che hanno messo in palio oggetti di lusso prodotti dai partner, in particolare Mercedes (una delle aziende partner della produzione, insieme a Swarovsky, HP e Moet) ha creato un sito internet dedicato e un concorso su Facebook. Per le irrecuperabili fashion victims, all’interno del sito ufficiale del film è stata creata una sezione guardaroba in cui scoprire gli outfit che le 4 protagoniste sfoggiano nelle diverse scene e comprare proprio le loro scarpe, borse, accessori, vestiti. Nel miglior stile alla Sex and The City. 13 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 Come ti cambio il look: il fenomeno “Sex and the city” di Sabrina Spina - ([email protected]) 14 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 Ma come funziona ‘sto’ product placement al cinema? Lo abbiamo chiesto a Federica Diomei, Promotion Manager della Warner Bros Italia, società che ha distribuito Sex and The City 2. “E’ uno strumento di comunicazione aziendale mediante cui si pianifica e si posiziona un marchio all’interno delle scene di un film. Il fattore critico è l’aderenza tra i valori associati al brand con i messaggi espressi dalla storia e dai personaggi del film stesso. Ci deve essere corrispondenza tra il posizionamento e la narrazione in cui il prodotto viene inserito affinché l’occhio dello spettatore possa percepire ma non notare il marchio... Il successo di Sex and The City è dovuto al fatto che il product placement risulta molto naturale e per nulla ostentato: è più che verosimile che in quel tipo di storia, le protagoniste facciano uso dei prodotti mostrati”. Come ti cambio il look: il fenomeno “Sex and the city” di Sabrina Spina - ([email protected]) 15 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 L’ultima novità è realizzare attività di comunicazione e marketing contemporaneamente al lancio del film catalizzando il product placement della pellicola, come ci spiega Diomei “Moet ha creato 4 cocktail, ognuno ispirato ad una delle protagoniste. HP ha comprato 4 vetrine della Rinascente in cui ha esposto la versione glamour del suo pc che ha un design “scintillante” come il logo del film. Mentre Swarovsky ha personalizzato le vetrine di tutti i suoi negozi utilizzando locandine e visual di Sex and The City.” Cosa ci dice del panorama italiano? “Qui in Italia il product placement è ancora ad un livello molto ‘basic’. Come ti cambio il look: il fenomeno “Sex and the city” di Sabrina Spina - ([email protected]) Dal 2004, data in cui il Decreto Urbani ha sottratto questa tecnica dall’area grigia della pubblicità occulta per dichiararla ufficiale, il product placement non si è sviluppato né ha attecchito molto qui da noi. Manca una riflessione profonda su come creare, come dicevo, la necessaria aderenza tra lo script e il posizionamento del prodotto. Infatti sappiamo che il pubblico rimane infastidito di fronte al product placement delle poche produzioni italiane che ricorrono a questo strumento, ad esempio i cinepanettoni. Lo percepisce come pubblicità invasiva”. 16 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 [Guerrilla art] Dottor morte e la fabbrica dei corpi di Padme ([email protected]) Dottor Morte e la fabbrica dei corpi di Padme - ([email protected]) 17 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 [Guerrilla art] C’è una vecchia fabbrica tessile a Guben. 2500 metri. É un vecchio edificio gotico, di quelli dove chissà perchè il tempo metereologico finisce sempre per addensarsi ed agglomerarsi in grosse nubi nere, quasi a presagio ed avvertimento per il visitatore forestiero, segni degli orrori compiuti al suo interno. Non ci sono fantasmi, non pensate a vecchie storie. Nessun vecchio omicidio, nemmeno una strage. Nessuna anima in pena, nessun delitto irrisolto, neanchè misteriosi accadimenti inspiegabili. C’è una vecchia fabbrica tessile a Guben. 2500 metri. Dal portone di ingresso, di legno spesso e scuro si avvertono appena “Le quattro stagioni” di Vivaldi. Dentro, cadaveri fatti a fette. Corpi dissezionati. Scuoiati. Privati delle budella. Uomini, donne ma anche feti, neonati. Membra umane ricollocate in modo da sembrare atteggiate in pose realistiche. Cadaveri posizionati in maniera che facciano sesso. C’è una vecchia fabbrica tessile a Guben. 2500 metri. Non è il delirio di uno psicolabile non ancora individuato e giustiziato. Non è la manifestazione di una schizzofrenia degenerata. É l’ultima frontiera dell’arte: la PLASTINAZIONE. Dottor Morte e la fabbrica dei corpi di Padme - ([email protected]) 18 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 [Guerrilla art] Dottor Morte e la fabbrica dei corpi di Padme - ([email protected]) 19 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 [Guerrilla art] La rete pullula di articoli in cui giornalisti più o meno schierati da una parte o dall’altra della contesa in atto, si perdono in descrizioni di morti prolungate da un processo per il quale il sangue viene sostituito da derivati del silicone così che i corpi e le membra, mutilate delle pelle e del grasso, divengano flessibili come la gomma e possano essere posizionate nella posa che più aggrada l’ispirazione del fattore: Gunther von Hagens. Anatomopatologo turinigio, neo inventore della tecnica di ‘plastificazione’ dei corpi di cui sopra, è attualmente al centro di controverse discussioni, mentre le sue mostre, rispettivamente “Body World” e “ Il ciclo della vita” girano il mondo raccogliendo testimonianze di gente profana e non al mondo dell’anatomia, che per le più svariate motivazioni trova le rappresentazioni orribili, geniali, macabre, offensive, istruttive, degenerate e senza dubbio mai viste in precedenza. Dottor Morte e la fabbrica dei corpi di Padme - ([email protected]) 20 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 [Guerrilla art] Le mostre prevedono l’esposizione anche di parti umane singole a nessuna delle quali (questo è da dire) è stata affibbiata una funzione ‘innaturale’. Il dottor Morte, così come dai media ribattezzato precisa: “nessuna vescica è stata trasformata in un vaso” piuttosto “durante la visita vedrete diversi organi in una serie di circostanze differenti. Potrete imparare cose riguardo le loro funzioni e le malattie che li interessano. Infine avrete l’occasione di studiare le diverse e complesse strutture anatomiche dei corpi interi e a sezioni trasversali.” Ipse dixit doc Hagens. Polmoni di fumatori completamente anneriti sono un esempio della veridicità di questo estratto. Vero è anche il fatto che molti hanno dubbie convinzioni rispetto alla provenienza dei cadaveri/ sculture. C’è chi malignamente nota che Von Hagens Plastination Ltd abbia preso sede a Dalian, nella Repubblica popolare cinese, dove la legge sul trattamento dei cadaveri è di certo più flessibile. Che sia una cittadina che conta due penitenziari e un campo di lavoro, insomma carne fresca stando ad un telegramma rintracciato di uno dei manager della Ltd: “Ci hanno appena fornito due esemplari freschissimi, di prima qualità. Sono così freschi che i loro fegati sono appena stati venduti per trapianti urgenti: un uomo e una donna, entrambi giovani.” La notizia confermata è stata seguita da quella del licenziamento dei responsabili di tale ‘trattativa’. Ad ogni buon modo le riserve sono comunque pingue, all’uscita da ogni mostra viene noi offerta la possibilità di farci plastificare post mortem e molti, in 3.600, hanno accordato il consenso. Al 2004 la rivista tedesca Der Spiegel titolava che l’inventario totale dei corpi, scorte incluse, ammontava in data 12 novembre 2003 a 647 cadaveri di adulti, 3.909 membra tra mani, gambe, piedi, peni e uteri, 182 tra embrioni, feti e neonati. Insomma, tra i cadaveri non c’è crisi. Dottor Morte e la fabbrica dei corpi di Padme - ([email protected]) 21 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 [Guerrilla art] Perchè parlarne? Come al solito per capire. Si è detto che spesso la parola nasconde la verità e c’è anche da aggiungere che è difficile restare obbiettivi davanti ad argomenti quali la morte e la vita in contesti del genere. In ogni caso se è vero che molti trovano la cosa ributtante, altri la vedono come un opera pedagogica e scientifica e inneggiano alla libertà di espressione soprattutto in campi come questi, dove se non avessimo guardato nel cannocchiale bruceremmo ancora le streghe. In definitiva, è certo una maniera diversa e ‘very strong’ di fare arte e pubblicità, viste le varie collaborazioni di cui si sussurra (Lady Gaga- Michael Jeckson) e noi la prendiamo come tale, lasciando a voi l’opera del giudizio e confidando che al mondo nascano nuovi Galileo Galilei e meno Frankestein intenti a vendere fette di cadaveri come complementi d’arredo. Ma d’altronde cosa sarebbe la luce senza le tenebre? Dottor Morte e la fabbrica dei corpi di Padme - ([email protected]) 22 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 [Blob] Digital Marketing Digital Marketing di Daria Scaglia - ([email protected]) di Daria Scaglia ([email protected]) 24 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 Roberto Venturini [Blob] “Ahi settembre mi dirai quanti amori porterai le vendemmie che faro’, ahi settembre tornerò..’ cantava il signor Alberto Fortis ed eccoci a sostenervi in questo immancabilmente traumatico rientro post vacanziero con un’intervista ad un blogger di razza! Non si offendano i blogger passati e futuri, ma Roberto Venturini si occupa ormai da un bel po’ di tempo di comunicazione e in particolar modo di quella che, per conquistare la nostra attenzione, passa dal monitor e quindi…leggere per imparare… un po’ come un autunnale ritorno a scuola! Digital Marketing di Daria Scaglia - ([email protected]) 25 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 [Blob] Roberto sul tuo blog ti definisci “ uno dei veterani dell’Internet / Digital Marketing Italiano” , quali sono secondo te gli elementi comuni ad una riuscita operazione di marketing non convenzionale agli “albori” del web e oggi? Gli elementi comuni sono la capacità di rompere le regole e di fare l’inaspettato. Il che è sempre diverso, giorno per giorno, dato che il web si evolve, che i primi che fanno qualcosa di inaspettato sono rapidamente copiati, quindi ciò che ieri era inaspettato oggi è scontato... a parte questo però l’elemento di successo più importante è la capacità di pensare in modo strategico. Non è il “famolo strano” gratuito che funziona - quello al massimo può attirare l’attenzione ma dopo un secondo ci si dimentica di chi era il committente. Funziona quando la cosa non convenzionale ha un grandissimo senso per la marca/il prodotto... le persone vedono il progetto e schioccano le dita, e dicono “ma certo...” Era secondo te più semplice ideare una campagna efficace e memorabile quando ancora non si era ancora visto di tutto oppure oggi, con i social network che bussano ad ogni momento allo schermo del nostro smartphone? Forse sì, d’altra parte se sul web è sempre più difficile farsi venire idee rivoluzionarie, quando arriva una Digital Marketing di Daria Scaglia - ([email protected]) innovazione come il mobile si aprono terreni vergini e si può ripartire senza che sia già stato fatto tutto o quasi ;-) Ora pensiamo invece al futuro: in uno dei tuoi post (29 giugno 2010) affermi che la pubblicità così come la conosciamo ora è destinata a sparire, per una migliore contestualizzazione rimandiamo i lettori all’articolo completo, ma tu poi farci qualche previsione su ciò che secondo te ci attende? E’ destinata a sparire.. forse. E con tempi geologici. Il post in questione è satirico e come tale va letto, senza tirare fuori contesto delle affermazioni. Detto questo... Attenzione a non cadere nell’equivoco di pensare che Internet sia la soluzione a tutto: la maggioranza degli italiani non ha e non vuole avere accesso a Internet. Certo è che l’elite socioculturale etc del paese vive sempre più a Internet e quindi guarda con occhi diversi agli altri media. Per molti italiani medi RAI1 è ancora autorevole ed interessante e quindi resta un buon media pubblicitario. Ma non sono generalmente italiani con alto potere d’acquisto. Poi ci si è fatti il callo alla pubblicità, abbiamo (specialmente le elite) sgamato i giochini di comunicazione, abbiamo alzato la capacità di essere disattenti e di dimenticare. La pubblicità dovrà cambiare parecchio ma non penso morirà nei prossimi 10 o 15 anni. 26 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 [Blob] Il tuo blog è pieno di post che ci raccontano gustose campagne non convenzionali che arrivano praticamente dai 5 continenti e da marchi grandissimi o quasi sconosciuti: a chi daresti la “palma d’oro dell’originalità”? Quale campagna, in questi ultimi mesi, ha davvero lasciato il segno e perchè? Per me il massimo sono state le campagne del Whopper Sacrifice http://www.youtube.com/watch?v=XXd0UoxK-Ik e il DUel di Polaris http://www.youtube.com/watch?v=hpgxvZD5H6o Il blog non ha un direttore, ma solo un autore che “posta” in base al suo gusto e alla sua intelligenza. Come definiresti la posizione dei blogger oggi nel panorama della comunicazione e del marketing? La definirei di sperimentazione, di ricerca e costruzione di un ruolo. Sono in parte amplificatori mediatici della comunicazione di altri, in parte creatori di comunicazione, in parte critici. Un sistema non ancora del tutto cristallizzato. Work in progress... Digital Marketing di Daria Scaglia - ([email protected]) 27 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 [LiberaMente] Una bistecca di Muccapardo please di S.B. ([email protected]) Una bistecca di Muccapardo please di S.B. - ([email protected]) 28 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 [LiberaMente] Da un po’ di tempo a questa parte le automobili (ma anche gli scooter e le biciclette) sono un mezzo di comunicazione quasi inflazionato. Non mi riferisco alla personalizzazione dei veicoli (strumento che dalla carovana del Giro d’Italia in poi ne ha fatta di strada...), quanto alla moda di lasciare sulle auto messaggi promozionali di varia fattura: sticker, magneti, o più semplicemente flyer. Inizialmente era uno strumento per “sfigati”: chi lasciava un volantino sotto il tergicristallo solitamente non poteva permettersi una comunicazione più seria (leggi costosa) come una pagina stampa o addirittura uno spot TV. Una bistecca di Muccapardo please di S.B. - ([email protected]) 29 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 [LiberaMente] Poi, con l’avvento del cosiddetto marketing non convenzionale, lo strumento ha ottenuto una dignità mai vista prima. Cosa si promuove? Di tutto. Alcuni sono molto originali ed azzeccati, con una creatività che cattura l’attenzione ed un messaggio mirato. La gran parte è banale. L’ultimo che mi è capitato tra le mani è quello di Webank, la banca online. Realizzato con la tecnica lenticolare, e quindi particolarmente costoso per un’attività di “volantinaggio”, altro non era che la trasposizione delle creatività del banner web su un materiale cartaceo, con relativa rappresentazione del “Muccapardo” (un mix tra la mucca e il ghepardo – come ci tengono a precisare). Quindi non particolarmente memorabile. Cosa spinge una banca, che è quanto di più istituzionale esista, ad utilizzare questa tecnica di comunicazione? Semplice, la sua agenzia creativa. A fronte di un brief dove si chiede di stupire e coinvolgere il consumatore (chiedono tutti più o meno la stessa cosa...), l’agenzia affascina (o meglio, irretisce) il cliente con una presentazione dove il concetto principale è che per raggiungere un target giovane, trendy, attendo alle mode e alle novità, occorre comunicare in modo alternativo e non convenzionale. Ed ecco la soluzione: un bel volantino! Per chi è abituato al marketing tradizionale, le nuove frontiere della comunicazione sono decisamente affascinanti. E’ qualcosa che in azienda da’ lustro agli occhi dei capi e tra i colleghi, e che un buon ufficio stampa riesce facilmente a comunicare sulle riviste specializzate. Non importa se lo strumento è già stato usato da (tanti) altri e se la creatività è debole. Resta la gloria di essere stato uno dei primi (o dei pochi) nel proprio settore. Ma il consumatore, il primo destinatario del messaggio, cosa ne pensa? Una bistecca di Muccapardo please di S.B. - ([email protected]) 30 SUBVERTISING N. 32 SETTEMBRE 2010 [LiberaMente] Io credo che siamo tutti un po’ viziati. E quindi ciò che per l’ufficio marketing di una banca è innovativo corre il rischio di essere percepito come banale dall’utente finale. Inoltre non è detto che il volantino sia lo strumento migliore per contattare individui in target: immagino che la distribuzione avvenga a tappeto, con conseguente spreco di risorse. Perché se è vero che un’attività del genere costa poco rispetto ad una campagna televisiva, il rischio dispersione è molto alto. Una bistecca di Muccapardo please di S.B. - ([email protected]) ...Ma delle belle hostess vecchia maniera, che fuori dalle agenzie delle banche concorrenti distribuiscono un prospetto informativo sul conto deposito Webank? Almeno si avrebbe la sicurezza di parlare con chi già frequenta gli istituti di credito... E se proprio proprio vogliamo essere creativi, perché non facciamo tenere al guinzaglio dalle suddette signorine un bel Muccapardo gonfiabile? Vi garantisco che il word of mouth sarebbe assicurato! 31 la sovversione della pubblicità WWW.SUBVERTISING.IT