TRE CORONE PER UN RE Realizzazione editoriale NetPhilo Srl Nuccio Ordine, Trois couronnes pour un roi, Paris, Les Belles Lettres, 2011 Questa edizione italiana è una versione accresciuta e rivista della prima edizione francese. Traduzione di Edoardo Ripari L’Editore si dichiara disponibile con gli eventuali aventi diritto delle fotografe di cui non è riuscito a risalire alla fonte. © 2011 Nuccio Ordine © 2015 Bompiani/RCS libri S.p.A. Via Angelo Rizzoli, 8 – 20132 Milano ISBN 978-88-452-7709-2 Prima edizione Bompiani ottobre 2015 a Dante Della Terza, a Umberto Eco e a George Steiner Sero, sed serio PrEfazionE di Marc fumaroli dell’académie française Pochi studiosi hanno avuto una generazione di allievi così numerosa e brillante come frances Yates, una delle principali personalità scientifche inglesi che hanno saputo preservare lo spirito dell’istituto fondato da aby Warburg e trasferito giusto in tempo, prima del 1939, da amburgo a Londra. L’aura leggendaria che emanava dal fondatore e dai suoi discepoli tedeschi, Gertrude Byng, Edgar Wind, Erwin Panofsky, si è estesa a frances Yates e alla sua opera. frances Yates non fu la sola a benefciare di tale ispirazione. il suo collega inglese D.P. Walker aprì un nuovo campo di ricerche con il saggio Magia spirituale e magia demoniaca da Ficino a Campanella (1958), in cui metteva in evidenza la rinascita nel XVi secolo, con il neoplatonismo di Giamblico, della fede nei poteri angelici e magici di entità intermedie, di cui le arti, e in modo particolare la musica, potevano farsi veicolo. È allo spirito Warburg che dobbiamo anche la summa bibliografca, fonte di innumerevoli lavori successivi, dedicata dal grande anglista italiano Mario Praz alle raccolte di emblemi e imprese dei secoli XVi e XVii. La grande tesi di andré Chastel, Arte e umanesimo a Firenze ai tempi di Lorenzo il magnifco, e la tesi annessa, Marsilio Ficino e l’arte (1954), sono debitrici dei contatti che l’autore aveva allacciato, prima della guerra, con il Warburg institute di Londra. Questi lavori furono il punto di partenza di una nuova era nella storia dell’arte in francia. Viii TrE CoronE PEr Un rE Dame frances Yates non viaggiò molto, ma nel suo caso è possibile affermare che ogni suo libro ha aperto un campo internazionale di ricerche, e fondato persino una nuova disciplina. il suo libro sulle accademie dei Valois (1947) ha modifcato profondamente l’idea che i Saggi di Montaigne ci davano dell’epoca di D’aubigné e Lefèvre de La Boderie. il libro che ha dedicato all’Arte della memoria (1966) è all’origine di molte importanti carriere di storici ed interpreti dell’antica mnemotecnica. Quello su Giordano Bruno e la tradizione ermetica (1964) ha attirato sul nolano un rinnovato interesse mondiale; tre generazioni di storici delle idee hanno fnito poi per restituire a Bruno il posto che frances Yates reclamava per lui nella storia della flosofa. Vale la pena osservare che ciò che caratterizza lo spirito Warburg – e in questo frances Yates è perfettamente in linea col suo fondatore – è la serietà con cui, per comprendere e interpretare il mondo, vengono affrontati i testi e le opere d’arte detti “pre-moderni”, le scienze su cui quel mondo si fondava, a dispetto del fatto che siano state poi “smentite” dalla scienza galileiana, secondo la quale il mondo è scritto in linguaggio matematico e non in corrispondenze e metafore. aby Warburg (che fu anche antropologo sul campo) ha reclamato la stessa attenzione, ricettiva e simpatetica, nei confronti dei sistemi di pensiero simbolici, alchemici e magici dell’Europa pre-moderna, che Claude LéviStrauss ha richiesto in seguito per il “pensiero selvaggio” e l’ingegnoso “bricolage” dei cosiddetti popoli “primitivi”. Merita attenzione il fatto che lo straordinario centro di riscoperta del mondo delle immagini simboliche e della dimensione magica della parola che fu il Warburg institute trasferito, alla vigilia della seconda guerra mondiale, nel paese di francis Bacon, della royal PrEfazionE iX Society e di John Locke, è esattamente contemporaneo di alan Turing. fu, questi, il matematico di genio che a Bletchey Park, durante la guerra, decodifcò i cifrari dell’esercito e della marina tedeschi e che, fn dal 19371939, aveva posto le basi delle procedure algebriche, se non dei tours de force tecnologici, che hanno reso possibile in seguito il mondo dell’informatica e del digitale (si veda il libro di Jean Lassègue, Turing, Belles Lettres). Si ha la percezione di due poli rivali dell’intelligenza umana, antitetici, incompatibili, e tuttavia stranamente vicini per il loro ricorso a forme simboliche e alle loro operazioni. frances Yates era diventata a tal punto esperta di pensiero magico da suscitare sospetti ed essere rimproverata di eccessiva simpatia per i suoi eroi del Cinquecento, neoplatonici e aristotelici. Cosa che non ha impedito al governo di Sua Maestà di nobilitarla col titolo di Dame Commander nel 1977. alan Turing, il cui genio matematico estese la scienza di Galileo dal mondo fsico al mondo sociale e alla formalizzazione algoritmica dei problemi di comunicazione e gestione, fu trattato meno bene dallo Stato inglese che pure gli doveva una vittoria decisiva. Condannato alla castrazione chimica per devianze sessuali, si suicidò il 7 giugno 1954, dopo aver morso, a quanto pare, una mela impregnata di cianuro. È questa mela che Steve Jobs ha scelto per emblema della apple. La malinconica fne di Turing vale, in orrore, il supplizio per eresia capitale di Giordano Bruno, arso sul rogo innalzato in Campo de’ fiori. nuccio ordine è nato sotto una stella ben più benigna di quelle di Bruno e Turing, la stella di frances Yates di cui è uno dei giovani emuli più eruditi e produttivi, sia negli studi bruniani sia nell’ermeneutica delle immagini simboliche, antiche rivali degli algoritmi di X TrE CoronE PEr Un rE Turing e dei computer. negli studi bruniani, che il libro di Dame frances Yates ha contribuito a legittimare in francia, nuccio ordine ha giocato un ruolo decisivo per far conoscere al pubblico colto francese un pensiero sino ad allora quasi escluso dal canone flosofco universitario. in questo sforzo di lungo respiro, ha benefciato di sostegni napoletani (l’avvocato Marotta e il suo coraggioso istituto italiano per gli Studi filosofci) e parigini (le edizioni Belles Lettres). Con Yves Hersant, nuccio ordine è condirettore, presso questa ospitale casa editrice, di una “Collection Bruno”, che pubblica contemporaneamente un’edizione bilingue delle “Œuvres complètes” del nolano e studi tradotti in francese legati a tale edizione, di cui molti titoli, e non dei minori, sono frmati dal condirettore. Si tratta di un’impresa di formato certo differente, ma della stessa tipologia, dell’edizione di Voltaire curata dalla Voltaire foundation di oxford, accompagnata dalla magnifca serie di “Studies on Voltaire and the XViiith century”, ampiamente aperta su tutti gli aspetti del contesto dell’opera voltairiana. È appunto nella serie bruniana delle Belles Lettres che è stato pubblicato in francese – prima di esserlo in italia presso la casa editrice Bompiani, diretta da Elisabetta Sgarbi – l’ultimo libro di nuccio ordine, Tre corone per un re. L’impresa di Enrico III e i suoi misteri. Lavoro di decifrazione di un messaggio codifcato del re di francia, nel solco (ma sull’altro fronte) di quello a cui si è dedicata frances Yates nel suo ultimo libro, Astrea. L’idea di impero nel Cinquecento. Due equivalenti arcaici dei codici segreti della macchina Enigma dello Stato maggiore nazista, che Turing riuscì a penetrare. Enrico iii, l’ultimo re Valois, uno dei quattro nipoti di francesco i, ha interessato molto anche frances Yates nel primo libro da lei pubblicato, dedicato alle PrEfazionE Xi accademie di Carlo iX e di suo fratello minore Enrico, in cui si parlava a lungo di una musica delle sfere, di un’arte coreografca e poetica capaci di far scendere l’armonia cosmica sulla terra travagliata, ma anche di un’arte della persuasione in grado di conferire alla parola regale il potere di placare le passioni e domare la violenza. intrisi della cultura e della scienza neoplatoniche e neoaristoteliche del rinascimento italiano, questi prìncipi, e Caterina de’ Medici loro madre, erano tanto più preoccupati dai problemi politici posti da Machiavelli e dagli italiani (prima ancora che dal francese Jean Bodin) in quanto un’atroce guerra civile tra calvinisti e cattolici dilaniava, di crisi in crisi, il loro regno, sfdato nella sovranità dei suoi re, minacciato da intrighi e intrusioni da parte degli asburgo di Spagna, ma anche da possibili interferenze da parte del papato, detentore di un potere spirituale ancora molto effcace e favorevole agli asburgo. il re di francia e sua madre avrebbero auspicato una riconciliazione dogmatica tra i loro sudditi cattolici e calvinisti, ma il concilio di Trento rese impossibile un tale compromesso. D’altra parte non vollero mai rompere col papato, come aveva osato fare Enrico Viii d’inghilterra, per creare una Chiesa gallicana autocefala. La francia dei Valois poneva un problema politico inestricabile come la quadratura del cerchio, e si poteva pensare di risolverlo (aspettando l’imprevedibile: l’assassinio di Enrico iii e l’abiura di Enrico di navarra) solo grazie a un intervento divino o alla coalizione delle risorse della magia naturale e dei poteri della parola al servizio della moderazione. non sorprende che Giordano Bruno, fuggendo l’italia e l’inquisizione, abbia raggiunto le corti di francia e inghilterra, dove poteva trovare interlocutori più attenti a una cosmologia che a roma era in odore di eresia, ma che nell’entourage di Elisabetta i e presso la stessa regi- Xii TrE CoronE PEr Un rE na (molto colta, come hanno dimostrato i recenti lavori di Janet Mueller, Chicago, 2000 e 2003) e anche presso Enrico iii (allievo dell’académie du palais) era aperta a ogni tipo di speculazioni e di speranze relative alla capacità della parola di agire sulle congiunzioni astrali e sulle disfunzioni umorali del corpo politico. Molto prima che Giordano Bruno fosse ricevuto da Enrico iii, la corte di francesco i e lo stesso re avevano festeggiato Giulio Camillo e il suo Teatro di Memoria, un computer poetico che aveva fama di risolvere con rapidità ed effcacia i problemi più diffcili di invenzione di discorsi appropriati. Un’altra erede italiana di frances Yates, Lina Bolzoni, ha recentemente pubblicato tutti i dettagli relativi a questo leggendario episodio franco-italiano. Una delle operazioni magiche su vasta scala organizzate dal re Enrico, sua madre e l’académie du palais, è il famoso Balet comique de la Royne rappresentato nel 1581 nella sala del Petit Bourbon in occasione del matrimonio di anne de Joyeuse, mignon del re Enrico, e anne de Vaudémont, sua cognata. Lo scopo era di richiamare e concentrare tutte le energie e tutti i veicoli di energia positiva in grado di scongiurare le forze negative che minacciavano e rovinavano il regno. il direttore di questa performance, che durò circa cinque ore, era un italiano, Balthazar de Beaujoyeulx (Baltazarini di Belgioioso), valet de chambre del re. nella prefazione del libretto pubblicato l’anno seguente, Balthazar si congratula con Enrico iii per la sua arte di governo che alterna l’utile e il dilettevole, l’azione, politica e militare, e le arti della pace, “piaceri onesti, passatempi squisiti, ricreazioni meravigliose”. il Balet rappresenta e intensifca gli effetti di questa doppia terapeutica regale sul corpo malato della francia. Si dà il caso che Giordano Bruno, giunto a Parigi nel 1581, abbia assistito al balletto o abbia sentito par- PrEfazionE Xiii lare di questa messinscena regale. ad ogni modo tiene una serie di lezioni sull’arte della memoria che attira l’attenzione del re sul conferenziere, il quale dedicherà a Enrico iii, l’anno seguente, il suo trattato di mnemotecnica De umbris idearum, che gli varrà la nomina di “lettore” al Collège royal. nello Spaccio si preoccupa di spiegare la misteriosa impresa del re, “Manet ultima coelo”, l’ultima attende in cielo, come un frammento delle Chimere di nerval. Così incomincia l’indagine di nuccio ordine sull’interpretazione o le interpretazioni del senso nascosto e ultimo di questa impresa. Essa appartiene a un genere di origine cavalleresca (la promessa fatta alla dama, inscritta sull’orifamma e le armi del torneo), ma di cui si è appropriato l’umanesimo, che ne ha fatto una delle sue forme epigrammatiche, a fanco dell’emblema. Ma mentre l’emblema (a tre livelli: il corpo immagine, l’anima verbale e il commento esegetico) veicola un pensiero morale di portata universale, l’impresa (spesso tripartita come l’emblema) veicola un progetto di vita tutto personale. Che cosa signifcano tre corone di cui la terza (spesso rappresentata come corona di spine) “attende in cielo”? È un banale ricordo che il re è stato incoronato due volte (in Polonia e in francia), ma che per lui conta solo la corona celeste degli eletti? È il disegno criptato di voler uguagliare la triplice corona del re gallicano, consacrato a reims, all’altezza della tiara papale a tre corone e, in tal modo, rifutare ogni ingerenza pontifcia nel regno dei gigli? a seconda del contesto, il signifcato pende da diversi lati, conservando in tutti i casi l’aura di mistero che conferma l’intrinseca sacralità della regalità francese e il legame mistico che la collega direttamente a Cristo e a Dio. L’erudizione e l’ingegnosità di nuccio ordine ci consentono di percorrere questo labirinto semantico assicurandoci diverse possibili uscite. ordine non di-