1 2003 SSERVATORI O & O COMUNICAZIONE CULTURA Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali Circ.ne Aurelia, 50 • 00165 Roma • Tel. 06.66398.209 • Fax 06.66398.239 - http://www.chiesacattolica.it • E-mail: [email protected] Servizio nazionale per il progetto culturale Circ.ne Aurelia, 50 • 00165 Roma • Tel. 06.66398.288 • Fax 06.66398.272 - http://www.progettoculturale.it • E-mail: [email protected] 1 Editoriale 2 Approfondimenti 3 Dossier L’Università Cattolica e il Progetto Culturale Lorenzo Ornaghi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 2 Il nuovo codice di autoregolamentazione TV e minori: luci e ombre Paolo Bafile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 4 Giovani e consumi culturali. Dati statistici al Servizio culturale Pasquale Giustiniani - Antonio Staglianò . . . . . . . . . . . pag. 7 4 Comunicazioni sociali • Celebrati a Roma i 75 anni dell’Ucip . . . . . . . . . . . pag. • Cnvf: è tempo di bilanci • Savona ha di nuovo il suo giornale • Lucca festeggia i “suoi” media • Festival del cinema spirituale • Il primo portale di musica cristiana è una realtà • “Via Verità e Vita” celebra 50 anni • Celebrata la Gazzetta d’Alba • “DiRete”: in diretta dalla diocesi di Padova 10 5 Progetto culturale • Cantiere aperto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. • Beni culturali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. • Laboratorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 12 15 16 6 Novità dai media cattolici • I grandi classici della letteratura a Sat 2000 . . . . . . . pag. 18 7 Economia dei media • Nuovo direttore per l’International Herald Tribune . . pag. • Il governo francese soccorre France Telecom • Rapporto Censis 2002: gli italiani e i media • Cda: per la Corte dei Conti è legittimo • Pupi Avati alla guida di Cinecittà 19 8 I fatti del mese sulla stampa • Il Papa e le migrazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. • Federalismo e “ritorno allo Stato” • Politica e riforme • Il “silenzio di Dio” 21 9 Segnalazioni multimediali • I media per l’animazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. • Lo spazio dello scrivere • Scrivere e fare fumetti con i bambini • Cinema e Chiesa. I documenti del Magistero 25 • Navigando nella rete . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 27 1. EDITORIALE LCattolica’Università e il Progetto Culturale LORENZO ORNAGHI* N on c’è un “cosiddetto” Progetto culturale, come alcuni tendevano a ripetere nel recente passato, forse per sottolinearne difficoltà vere o presunte di attuazione. C’è, invece, una realtà quotidiana che - talvolta con fatica, più spesso con entusiasmo e speranza - sta dando corpo al grande tentativo di realizzare una nuova sintesi tra fede e vita, tra Vangelo e piccoli o grandi mutamenti di quella storia in cui, ognuno per la sua parte, tutti noi siamo immersi. Il Progetto culturale non traduce schemi e ambizioni di un gruppo più o meno sparuto, seppur illuminato, di intellettuali. Rappresenta e alimenta, semmai, il desiderio del popolo cattolico del nostro Paese di riprendere in mano il filo e il senso del proprio destino. Per poter essere protagonista, e non solo spettatore, della società e delle sue inevitabili trasformazioni. Per poter contribuire alla concreta preparazione di un futuro sempre più incombente. I cattolici italiani si sono impegnati, a partire dal Convegno ecclesiale di Palermo del 1995, a ribadire in termini convincenti e plausibili – per sé e per gli altri – le ragioni della propria fede e del proprio agire nella vita di ogni giorno. Proprio per questo il “Progetto Culturale” non è – non può 2 diventare – un’automatica citazione che si appone, secondo necessità o convenienza, ai margini o a piè di pagina di uno scritto o di un discorso. Il Progetto culturale nasce infatti per rilanciare la coscienza e la condotta individuale e collettiva, economica e sociale, dei cattolici italiani, oltre che (se non si ha paura dei termini, e li si accoglie nel loro senso più alto e autentico) la rilevanza politica – oggi, e per l’immediato domani – del nostro cattolicesimo. Nel rafforzare la propria missione storica al servizio della Chiesa e del Paese, l’Università Cattolica ha dunque il compito di lavorare in piena sintonia funzionale con il “Progetto culturale”, continuando ad esserne uno dei principali e più innovativi cantieri. Si tratta di un sforzo di cui l’Università Cattolica è del tutto consapevole. Uno sforzo che impone in primo luogo di confrontarsi, senza moralismi di comodo o enunciazioni convenzionali, con il progredire della ricerca scientifica. La Cattolica avverte la necessità che, in un contesto segnato da una pericolosa privatizzazione dell’etica, la scienza e la conoscenza non vengano fatte adagiare dentro un’affaticata concezione antropologica, quasi che essa fosse il letto di Procuste. Come è emerso nei Forum che il Servizio nazionale per il Progetto culturale ha promosso negli anni scorsi, l’antropologia deve venire nuovamente e pienamente innalzata all’altezza delle conoscenze scientifiche già attuali e di quelle possibili. In questa fase storica nulla può essere dato per definitivamente acquisito o scontato. Nemmeno quell’antropologia e quell’umanesimo che, con le loro profonde radici cristiane, costituiscono il corredo genetico e il sigillo dell’Europa e dell’intero Occidente. Affinché il nuovo umanesimo non diventi una meta troppo lontana, è infatti urgente portare l’antropologia ai livelli più alti della ricerca. Come ha ricordato il Papa, incontrando lo scor- 1. EDITORIALE so 5 dicembre i rettori delle università cattoliche di tutto il mondo, «le nuove questioni scientifiche richiedono grande prudenza e studi seri e rigorosi. Esse pongono numerose sfide, sia alla comunità scientifica sia alle persone che devono prendere decisioni, soprattutto in ambito politico e giuridico. Vi incoraggio, dunque, a restare vigili, per percepire nei progressi scientifici e tecnici e anche nel fenomeno della globalizzazione, ciò che è promettente per l’uomo e l’umanità, ma anche i pericoli che comportano per il futuro». Tanto più la Cattolica sarà fedele alla missione già indicata dal suo fondatore, quanto più sarà in grado di assumersi la non facile responsabilità di elaborare nuove idee, nuove categorie di analisi, nuove modalità di azione in ambiti decisivi per il futuro della cultura. Benché non ancora diffuso capillarmente, il Progetto culturale è sintesi di una riflessione e di un’azione sempre più collettiva, sempre più – verrebbe da aggiungere – ‘popolare’. All’interno di questa sintesi l’Università Cattolica, utilizzando anche gli strumenti di comunicazione culturale che storicamente le sono più consoni (penso in particolare alla rivista-vessillo Vita e Pensiero), svolgerà il compito prioritario di ogni università che non intenda rassegnarsi a un ruolo marginale: il compito, cioè, di cogliere e interpretare, nei diversi ambiti, le grandi sfide che – dalle scoperte delle neuroscienze e delle biotecnologie, alle trasformazioni del lavoro e della prassi politica, sino alla centralità dell’educazione e del ruolo dei media – toccano l’unitarietà della persona e la sua trascendenza. Anche per l’Ateneo dei cattolici italiani, il Progetto culturale è la grande occasione di far convergere verso un obiettivo comune e condiviso quegli sforzi individuali e di gruppo, quelle azioni e quelle opere, che altrimenti sarebbero a repentaglio, esposte come sono al rischio della frammentazione e, alla fin fine, di una crescente irrilevanza. * Rettore Università Cattolica S. Cuore 3 2. APPROFONDIMENTI Iautoregolamentazione l nuovo codice di Tv e minori: luci e ombre PAOLO BAFILE* Costituzione, sia alle Convenzioni internazionali (prima, fra tutte, quella dell’O.N.U. del 1989). Le vere e proprie “norme di comportamento” per le emittenti televisive, che costituiscono la parte centrale del nuovo Codice, anche se appesantite da qualche ridondanza verbale, assicurerebbero, senza dubbio, ove correttamente osservate, un’adeguata salvaguardia dei ragazzi e dei bambini di fronte alla tv. Fermi restando i divieti assoluti già disposti dalle leggi in materia, si avrebbe, in sostanza, una “televisione per tutti” dalle ore 7 alle ore 22,30 – fascia oraria che coincide, peraltro, con quella indicata dalla legge Mammì (n. 223 del 1990) – poi una fascia “a protezione specifica” dalle ore 16 alle 19, in cui i programmi saranno espressamente dedicati ai minori o, in ogni caso, a loro adatti, e dunque, tranquillamente visibili anche senza la presenza di genitori o adulti responsabili. Se, pertanto, tutto funzionerà a dovere, almeno quel “minimum etico” costituito dall’osservanza delle leggi dello Stato e qualche attenzione in più nei riguardi dei telespettatori più giovani risulterebbe garantito. Nuove attenzioni A lla fine dello scorso novembre è stato presentato con una certa solennità, nell’Aula Magna del Ministero delle Comunicazioni, un “Codice di autoregolamentazione” sulla tutela dei minori in tv. Si tratta, indubbiamente, di un evento da guardare con interesse e simpatia, magari con un pizzico di sano scetticismo ma, in ogni caso, con la massima attenzione. Come tutte le iniziative in questo campo, così delicato e complesso, anche questo testo presenta luci e ombre. Cerchiamo di individuare le une e le altre. Delle luci si fa presto a dire. Ogni tentativo, ogni serio proposito di richiamare le emittenti radiotelevisive e le persone che vi operano alle loro responsabilità, coinvolgendole direttamente prima della formulazione di regole e poi, nella loro pratica osservanza, rappresenta, in sé, qualcosa di positivo, se non altro come segno di buona volontà, di presa di coscienza del problema di impegno a risolverlo. Le “premesse” teoriche e i “principi generali” che vi sono enunciati – siamo ancora alle luci e ai buoni propositi – sono nobilissimi e tutti da condividere; giusti e pertinenti anche i richiami sia ai principi della nostra 4 Ma, soprattutto, sono meritevoli di attenzione alcune norme successive che impegnano le emittenti a produrre specifici “programmi per i minori”, assegnando a questi “personale appositamente preparato e di alta qualità”. Non solo limiti e divieti, dunque, ma anche impegni in positivo, diretti ad assicurare non solo quantità, ma anche qualità nei programmi destinati ai ragazzi e ai bambini. Degno di nota (e di apprezzamento) è anche l’attenzione che il Codice riserva alla pubblicità, nella chiara consapevolezza del ruolo e dell’influenza che essa esercita sugli stessi “contenuti” della televisione e anche delle sue capacità suggestive soprattutto per i telespettatori in giovane età, veicolando talvolta eccessive spinte consumistiche e suggerendo perfino modelli di comportamento non sempre positivi. Guardando al complesso della normativa, il nuovo codice rappresenta, in sostanza, una rielaborazione e un aggiornamento – diciamo una riedizione – del “Codice Prodi” del 1997, così detto perché nato da un’analoga iniziativa personale dell’allora Presidente del Consiglio. 2. APPROFONDIMENTI Un precedente sfortunato Come qualcuno ricorda, quel codice ebbe vita breve (oltre che travagliata), che si concluse con le clamorose (e polemiche) dimissioni del Presidente del “Comitato di controllo” prof. Francesco Tonucci e di altri componenti, una volta constatata l’impossibilità di indurre le emittenti a rispettare le regole. In realtà tutti i codici di autoregolamentazione – si può affermarlo in generale – funzionano nella misura in cui esiste la volontà dei firmatari di osservarli spontaneamente e lealmente, tenendo fede agli impegni volontariamente assunti. I problemi nascono proprio quando ciò non avviene. Il vero “tallone d’Achille” di ogni codice di autodisciplina è sempre costituito dal sistema sanzionatorio, dalle forme e dai modi con cui si esercita, dalla effettiva applicazione delle sanzioni, dalla loro concreta efficacia dissuasiva. E qui – bisogna riconoscerlo – il nuovo codice non differisce molto dagli altri, ormai numerosi, che lo hanno preceduto, nonostante la creazione di un imponente “Comitato di applicazione” costituito da ben quindici membri ordinari e da altrettanti supplenti, che saranno nominati con decreto del Ministero delle Comunicazioni: cinque su designazione di tipo “istituzionale” (autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Comitati Regionali per le Comunicazioni, ecc.), cinque indicati dal Consiglio Nazionale degli Utenti e cinque in rappresentanza delle stesse emittenti televisive firmatarie del codice. Comitato e sanzioni Per passare senza troppe scosse dalla luci alle ombre di questa – comunque apprezzabile – iniziativa, si può osservare che il predetto Comitato di applicazione appare alquanto pletorico. Se è vero che l’efficienza di un organo collegiale è inversamente proporzionale al numero dei suoi componenti, anziché 5+5+5, meglio sarebbe stato 3+3+3. Ma non è questo il punto. Il punctum dolens – come al solito – è il sistema sanzionatorio, che appare, anche questa volta, debole e impacciato. La prima sentenza prevista, quella ordinaria, consiste, in pratica, solo nel... darne notizia, con le “modalità” indicate dal Comitato, a seguito di “risoluzione motivata” adottata a maggioranza assoluta dei suoi membri e, dunque, con almeno otto voti. La sanzione consisterebbe, in sostanza, in una sorta di “gogna” mediatica (ma che potrebbe anche risolversi, a voler guardare le cose con un po’ di malizia, in un’ambigua... pubblicità per il programma “incriminato”). Il Comitato può inoltre “ingiungere all’emittente, qualora ne sussistano le condizioni, di modificare o sospendere il programma o i programmi, indicando tempi e modalità di attuazione”, oppure di “adeguare il proprio comportamento alle prescrizioni del Codice”. Va già meglio, visto che l’ingiunzione di fare qualcosa è di più che l’obbligo di dare la notizia. Ma, a questo riguardo, sorge spontanea una domandina: che cosa accade se l’emittente non si adegua all’ipotizzata ingiunzione? Il testo tace sul punto e questa è un’altra ombra che grava sulla nuova normativa. Ma tutto torna all’Authority E se l’infrazione eventualmente accertata dal Comitato costituisse non soltanto inosservanza del codice di autoregolamentazione, ma addirittura – caso ben più grave – violazione di una disposizione di legge? Anche questo caso è previsto – pur in un semplice e breve inciso – nel codice in parola, ma i due casi (violazione del codice e/o violazione di legge) portano ad una identica conseguenza: il Comitato “inoltra una denuncia (!) all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (...) allo specifico fine di consentire (?!) all’Autorità (...) l’esercizio dei poteri alla stessa attribuiti ai sensi della legge n. 223/90 (...) e della legge 249/97 (...)”. Andrebbe tutto bene. Ma una “denuncia” all’Authority per un’infrazione commessa da un’emittente televisiva può inoltrarla qualsiasi semplice cittadino o associazione, senza bisogno di “passare” per un Comitato forte di quindici qualificatissimi componenti: senza bisogno, insomma, di scomodarlo, per di più riguardando, inevitabilmente, i tempi di arrivo della denuncia all’Autorità. Ecco, dunque, la principale “ombra” del nuovo codice: la scarsa incisività dell’azione di vigilanza del “Comitato di applicazione”, autorevolissimo per le persone che lo compongono, ma praticamente privo di poteri sanzionatori effettivi nel tutelare i minori di fronte alla tv. Si può solo sperare che l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che fino ad oggi non ha brilla- 5 2. APPROFONDIMENTI to per solerzia nel sanzionare le violazioni di legge commesse dalle emittenti televisive nazionali, si senta in dovere, d’ora in poi, di prendere in attenta considerazione almeno le denunce e le segnalazioni che le perverranno dal Comitato di applicazione del nuovo codice: sarebbe, questo, già un passo avanti – minimo, sì, ma concreto – e nella giusta direzione: all’insegna (diciamolo pure) del meglio di niente. Conclusioni Di fronte ad un accadimento così importante e pubblicizzato, che tanta eco ha ottenuto sulla stampa e nell’opinione pubblica, bisogna evitare due atteggiamenti estremi e altrettanto sterili. Il primo – tutto in negativo – è quello di considerare aprioristicamente ogni dichiarato proposito, ogni solenne impegno di autodisciplinare l’attività radiotelevisiva come un’operazione di pura facciata, una sorta di alibi furbesco, per cui si finge di voler cambiare le cose, affinché tutto resti come prima. L’atteggiamento opposto – votato all’ottimismo, ma un po’ ingenuo – è quello di considerare risolto il problema della salvaguardia dei minori dalle insidie della cattiva televisione solo perché è stato solennemente sottoscritto un nuovo codice deontologico anche dai responsabili dell’emittenza televisi- 6 va (pubblica e privata, nazionale e locale), nel presupposto che, una volta assunti formalmente determinati impegni, nessuna emittente vorrà, poi, perdere la faccia, rischiando quella “caduta d’immagine” che colpisce chiunque venga meno alle sue promesse. Si tratta, come si vede, di posizioni basate su preconcetti di segno opposto, tutt’e due da scartare. Ma non è che la verità sita nel mezzo. Tutto dipenderà, infatti, dal senso di responsabilità, dall’etica professionale, dalla buona volontà – che possono esserci o non – di chi opera in questo settore. Nel caso affermativo avremo una televisione migliore e più rispettosa della particolare sensibilità (e vulnerabilità) dei telespettatori minorenni. Nel caso opposto, come s’è detto, ci si può aspettare ben poco dal “deterrente” dell’apparato sanzionatorio. A questo punto, tutto sarebbe rimesso alle previsioni. Ma le previsioni – si sa – sono sempre difficili. Soprattutto se riguardano il futuro, come precisava un umorista. Sempre meglio chiudere il caso con una battuta, piuttosto che con un banalissimo chi vivrà vedrà. *Vice Presidente Consiglio Nazionale degli Utenti 1. EDITORIALE Gculturali.iovani e consumi Dati statistici al Servizio culturale PASQUALE GIUSTINIANI* ANTONIO STAGLIANÒ** Dai dati quantitativi alla progettualità culturale orientata in senso cristiano Ogni progettazione pastorale contestuale deve tener in debito conto l’ambiente concreto, gli stili di vita, i grandi orientamenti delle persone cui si riferisce: di qui la rilevanza della survey statistica, condotta però nell’ottica che alcuni studiosi hanno già denominato di «sociologia pastorale». La rilevazione socio-statistica – sotto i vari aspetti culturali, simbolici, antropologici, linguistici – richiede un ripensamento in prospettiva teologico-pastorale, allorché s’intendano gestire le tendenze in atto all’interno di un orizzonte progettuale preciso, qual è quello perseguito dal Progetto culturale orientato in senso cristiano. Si è detto sin dall’inizio, infatti, che il Progetto culturale è una dinamica di ricerca, di risposta, di proposta e di comunicazione, con l’esplicito obiettivo di leggere ed interpretare cristianamente tutti gli eventi antropologico-culturali, specie quelli relativi alla cultura giovanile. Impresa delicata e difficilissima, poiché, si tratta di «processi in atto non chiaramente definibili e, perciò, “ambigui” e aperti a sviluppi diversi» (Tre proposte per la ricerca, Sussidio del Ser- 3. DOSSIER vizio nazionale per il progetto culturale, n. 25). È un giudizio che vale anche per il mondo giovanile, secondo una recente ricerca del Censis, la quale, tra l’altro, configura la personalità dei giovani italiani come una realtà che tende a sfuggire alle etichettature ed agli schemi (cf Rapporto Finale: I giovani e la cultura nell’era della comunicazione in www. Chiesa cattolica.it /parabole). L’attenzione nei confronti dei trends socio-culturali dei giovani che vivono in Italia non può tanto indulgere su letture di tipo moralistico, ma deve piuttosto orientare all’identificazione di qualche «inusuale» profilo antropologico, culturale e sociale (l’ottica della ricerca è stata appunto quella di sondare aspetti inusuali): questo ben corrisponde allo scopo della progettazione pastorale e culturale, che si propone di valutare i dati contestuali correlandoli con il punto di vista del Dio di Gesù Cristo (= quello della fede cristiana) sulle concrete situazioni degli uomini e delle donne di un contesto in trasformazione. È una ricerca appassionata, condotta nella comunione ecclesiale, che, con nuovo ardore, nuovo metodo, nuovi linguaggi, si fa carico di un discernimento critico del contesto di riferimento – nel quale ci si pone come un lievito – per comunicare nella concretezza della vita delle persone il Vangelo di Gesù Cristo. Senza centralismi e senza «fai da te», bensì in un tessuto organico «a rete», per superare le dicotomie tra vangelo e vita, fede e cultura e, soprattutto per mostrare la coerente ed argomentabile corrispondenza tra la sapienza che è Gesù Cristo e la ricerca umana, anche giovanile, della verità. Come ogni altra trasformazione, anche quella del mondo giovanile accade dentro ritmi interni propri (a cui non sono estranei gli stessi cristiani) e a causa di una creativa rielaborazione culturale dei fattori esterni, geografici e ambientali. Il cambiamento è inesorabile e inarrestabile. Tuttavia, se i credenti sondano questo mondo che varia – anche con adeguati strumenti scientifici –, lo fanno perché convinti della sua radicale incidenza nella modificazione del concreto terreno di missione che essi devono abitare, per riproporre in modo rinnovato lo spessore culturale della proposta cristiana. I processi del mutamento vanno verificati ad occhi aperti, per coglierne potenzialità ed ostacoli quanto alla testimonianza cristiana: appare allora necessario riconoscere e attrezzare le più opportune strategie e proposte culturali per accompagnare e, possibilmente, anticipare il cambiamento già in atto, così anche orientandolo (come, a più riprese, ha affermato il Card. Ruini). 7 3. DOSSIER Come gestire una certa “voglia di aggregazione giovanile”? Quali sono, dunque i fenomeni socio-statistici messi in luce dalla recente ricerca presentata nel corso del Convegno nazionale «Parabole mediatiche. Fare cultura nel tempo della comunicazione», che sembrano degne di attenzione teologico-pastorale? Li raccogliamo liberamente, desumendoli dalla quarta parte della ricerca, dedicata ad alcuni originali aspetti del «consumo culturale» dei giovani italiani, soprattutto in quei profili che gli stessi sociologi hanno definito “imprevedibili” alla luce di altri fenomeni, pur presenti nella stagione del glocal e dei new media, di internet e delle tecnoscienze. In generale occorre, anzitutto, accettare un’ennesima sfida al rinnovamento: quella di riconoscere, e far riconoscere, alla popolazione giovanile residente nella Penisola italiana la valenza culturale del soggetto denominato Chiesa. Una Chiesa rinchiusa nella ritualità e nelle celebrazioni, senza connessioni con i consumi culturali e con la vita dei giovani, o senza approfondimenti scientifici e comunitari di fenomeni cruciali di una società – che scommette sempre più sui giovani, dentro un progressivo processo d’invecchiamento della popolazione –, non sarebbe la «vera» Chiesa, qualificata dalle tre dimensioni peculiari di celebrazione, di annuncio del vangelo, di realizzazione operativa della rivoluzione cristiana nel mondo che cambia. Gli Orientamenti pastorali per il primo decennio del duemila lo ribadiscono: «la creazione di occasioni per approfondire tematiche cruciali alla luce della fede non è una scelta elitaria, così come non è affatto elitario chiedere alle comunità cristiane uno sforzo di pensiero a partire dal Vangelo e dalla storia. Avere una vita interiore, custodire nella memoria le cose, riflettere dentro di sé e nel confronto comunitario è quanto di più umano ci sia dato, e non è certo appannaggio di pochi, perché la fede è sempre ragionevole!» (Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, CV n. 50). Più in particolare, poi, un profilo comune della cultura giovanile attuale sembra dato da una certa voglia e dalla effettiva realizzazione di «aggregazione». Tale fenomeno diviene un consolante segnale, seppur ambiguo, della persistenza di una tendenza a fare gruppo, forse anche a fare «comunità», comunque a stare insieme, almeno in certi specifici momenti e fasi della vita sociale, a cui non sono estranei tempi devozionali e di religiosità popolare, particolarmente in ambienti non urbani. La partecipazione significativa del campio- 8 ne (64,9%) a feste paesane, a manifestazioni folcloristiche, all’attività di centri e di associazioni culturali, potrebbe essere riletta come una modalità giovanile di sfidare l’istanza comunionale che caratterizza la ricerca ecclesiologica a partire dal Vaticano II e, sul piano pastorale, sollecita ad «un creativo ripensamento delle modalità di cammini all’iniziazione della maturità cristiana, e una modificata forma di accompagnamento nel discernimento vocazionale» (D. E. Viganò, in Strumento di lavoro per «Parabole mediatiche», p. 61). Resta, tuttavia, interessante il rilievo che tale voglia di aggregazione e socialità non si realizzi tanto nello sport e nell’informatica (come ci si potrebbe attendere ad un’analisi superficiale), ma piuttosto nel tempo da trascorrere con gli amici, nella fruizione di televisione, musica, cinema e telefono, o anche per gite e viaggi, talvolta a svantaggio di uno stare insieme più “impegnato”: questo dovrebbe interrogare i servizi culturali in rete con il Servizio Nazionale, anche per valutare criticamente certe proposte della comunità credente, finora maggiormente convinta delle opportunità offerte dal teatro, dalle biblioteche e dai musei, nonché dalle attività di volontariato e di terzo settore. È vero, il trend socio-statistico non può mai significare, per i credenti, «rinuncia alla differenza cristiana, alla trascendenza del Vangelo, per acquiescenza alle attese più immediate di un’epoca o di una cultura» (CV, n. 35). Appare però congruo insistere maggiormente sui linguaggi televisivi, musicali, cinematogratici e, più ampiamente, comunicativi, anche per specifiche proposte cristiane, in grado d’insistere su una nuova identità comunicativa che non rinchiuda i fruitori sul proprio io, ma li centri sulla relazionalità e sull’alterità. Allo scopo non va disattesa, infine, la grande attenzione per il censimento, il rilancio e la messa in rete dei Centri culturali territoriali, specie se di orientamento cristiano, in linea con quanto già avviato con il Sussidio del Servizio Nazionale che recensisce i motivi, i contenuti, i modi ed i luoghi del Progetto culturale (cf Edizioni Paoline 2001). Progettare il tempo libero giovanile? L’indagine socio-statistica constata che il tempo libero degli attuali giovani italiani è da ritenere un tempo «leggero», ovvero un tempo dai decisi contorni evasivi, un tempo di tipo sociale ma poco impegnato, all’interno del quale non soltanto i consumi più colti (come, per esempio quello di libri e giornali, o la fruizione teatrale) ma perfino i new media appaiono ridi- 1. EDITORIALE mensionati. All’auspicato desiderio di autenticità su cui hanno insistito i Vescovi – «i giovani, in particolare, sono disposti a investire con generosità energie, ove sentano che davvero quanto stanno facendo ha un senso» (CV, n. 37) –, sembra opporsi, a livello statistico, una sorta di leggerezza dell’esistenza giovanile, all’interno di un più vasto orizzonte di oggettivo ritardo sul piano dei consumi e delle politiche culturali. Il dato diviene preoccupante quando si incrociano i risultati relativi con l’atteggiamento giovanile nei confronti della cultura «dotta». La ricerca Censis si spinge a parlare, in merito, di una popolazione deprivata sul piano culturale, soprattutto in quelle fasce di giovani più carenti a livello dei titoli di studio e che non risiedono nei centri urbani. Il campione fa presagire un mondo giovanile, per così dire, frantumato, in cui ciascuno ha un suo libro e in cui la maggior parte tende ad impiegare il tempo libero in consumi televisivi, per lo più di tipo evasivo. Il dato, insomma, sembra confermare quanto, nel corso del Seminario di studio su «Trasmissione della fede e progetto culturale», veniva già presagito in chiave antropologica: «il risultato antropologico non può essere che la frantumazione dell’esperienza e la difficoltà della sua ricomposizione» (Notiziario del Servizio nazionale n. 5, ottobre 2001, p. 24). Certamente, la variabile «titolo di studio», giudicata dai sociologi del Censis come una rilevante precondizione per modelli più attivi e impegnativi di fruizione del tempo libero, va al di là di quello che le forze della comunità ecclesiale potrebbero opporre in controtendenza (senza però dimenticare che la comunità cattolica possiede un interessante potenziale di istituzioni scolastiche libere). L’indicazione pastorale potrebbe essere quella di una maggiore sinergia, da perseguire anche in nuove forme istituzionali, con gli organismi statali e, come sembra, prossimamente regionali, deputati all’istruzione ed alla formazione degli adolescenti e dei giovani. Una più vasta qualificazione dei titoli di studio può ben essere un obiettivo di medio e lungo periodo da perseguire anche in chiave sociologico-pastorale. Il primo posto, comunque, assegnato alla Bibbia nel consumo culturale giovanile, mentre indica la resistenza del grande codice nella cultura giovanile contemporanea, non può non essere incrociato con la preoccupazione già espressa dai Vescovi che, tra i fenomeni socio-culturali ambigui d’inizio millennio (i quali rappresentano, piuttosto che delle potenzialità, dei veri e propri ostacoli nel processo di trasformazione), «ciò che tuttavia è più preoccupante è il crescente analfabetismo religioso delle giovani generazioni» (CV, n. 40). 3. DOSSIER Infine, la differenziazione del consumo culturale non soltanto tra le diverse aree geografiche del Paese (l’inchiesta parla di Nord-Est, Nord-Ovest, Centro e Sud, evidentemente supponendo una maggiore compattezza territoriale dal Centro in giù), ma addirittura tra i singoli soggetti, è un altro dato evidente delle pagine della ricerca socio-statistica del Censis: non esisterebbe tra i giovani italiani una base culturale comune, e addirittura di fede. Constatare la frantumazione, la molecolarizzazione totale dei riferimenti, impone l’urgenza di una ponderata riflessione sui temi dell’identità e legittima quanto nel Progetto culturale si va facendo e proponendo sotto il capitolo di «Identità nazionale, identità locali, identità cristiana». Com’è noto, non sempre è stato sufficiente aver sancito, sul piano delle carte e delle decisioni istituzionali, alcuni valori capaci di far identificare le diversità legittime sparse sul territorio peninsulare. Dunque, si tratta di ricominciare, sempre da capo e nuovamente, la costruzione di una cultura cristianamente orientata che qualifichi le Chiese in Italia. Certo, «duemila anni fa, non esisteva neppure un popolo italiano, i cui rami ascendenti vanno ritrovati non solo tra Galli e Latini, ma tra Arabi e Normanni, tra Goti, Longobardi e Unni», (ma, «un destino non dissimile è toccato all’Europa tutta» ed agli altri continenti), e perciò «sappiamo davvero troppo poco per poter almeno tratteggiare lo sfondo su cui va a dipingersi l’avventura cristiana»(G. Rumi, Amici di Dio, amici dell’uomo, in Dopo 2000 anni di cristianesimo, cit., 33-49, qui 33). È allora sempre troppo poco quanto si è fatto e si va facendo per consentire ai valori dell’identità cristiana d’interagire a fondo con le diversità culturali, anche con le legittime differenze di consumo culturale giovanile, permeando dall’interno le identità locali e rendendole più trasparenti all’identità cristiana, in un’opera di costruzione collettiva di una dinamica identità nazionale. Il cantiere è però aperto, a ognuno è richiesto un prezioso contributo: «in rete», meglio «in comunione», tutti possono partecipare a quel discernimento comunitario, culturalmente apprezzabile, che porterà a convertire le comunità cristiane, rendendole più «giovani», anche perché capaci di intercettare i bisogni reali del mondo giovanile, offrendo proposte di educazione liberante e, perciò, salvifica. * Ordinario di Filosofia, Facoltà Teologica dell’Italia meridionale ** Consulente del Servizio Nazionale per il progetto culturale C.E.I. 9 Csocialiomunicazioni scopale Italiana, il prof. Ismar Soares, Presidente dell’Ucip, ha indicato il progetto dell’Organizzazione per i prossimi anni: attenzione alla formazione dei giovani giornalisti, migliore coordinamento tra le diverse aree geografiche, l’ideazione di un centro internazionale da strutturare a Roma. Nell’occasione del 75° sono state consegnate le prime copie del libro “Celebrating 75 years...” a un rappresentante per ogni Paese. Il giorno seguente alcuni membri dell’Ucip hanno compiuto una visita culturale presso gli scavi di Pompei e l’Abbazia di Montecassino in cui, oltre ad un momento di spiritualità, hanno potuto ammirare il prezioso Museo e la pinacoteca. Celebrati a Roma i 75 anni dell’Ucip Dal 2 al 7 dicembre si è celebrato a Roma il 75° giubileo dell’Ucip (Union Catholique Internationale de la Presse), un organismo internazionale che nella sua articolazione – in federazioni regionali, agenzie stampa, periodici e pubblicazioni, istituzioni e centri formativi per la comunicazione sociale – raccoglie giornalisti professionisti di tutto il mondo. I momenti più significativi si sono avuti il 6 dicembre. Nella mattinata la celebrazione in San Pietro, presieduta da Mons. J. P. Foley, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, a cui è seguita la speciale udienza con Giovanni Paolo II. Il Santo Padre si è rivolto ai partecipanti all’Incontro indicando il profilo del giornalista cattolico quale testimonianza indispensabile nell’attuale contesto culturale: “Il coraggio di cercare e riferire sempre la verità, anche quando è scomoda e non è considerata ‘politicamente corretta’ – ha ricordato il Pontefice – significa essere attenti agli aspetti morali, religiosi e spirituali della vita umana, aspetti che spesso vengono dimenticati o volutamente ignorati”. Nel pomeriggio, presso la Pontificia Università Gregoriana, si è svolta la celebrazione ufficiale del giubileo dell’Ucip. Tra i momenti salienti, la tavola rotonda su “Chiesa e opinione pubblica: la comunicazione della Chiesa nei momenti di crisi”, con la partecipazione di Tom Larsung, direttore della CNS (Catholic News Service) di New York, Orazio Petrosillo, vaticanista de “Il Messaggero”, Joyce Kazembe dello Zimbawe, Robert Withe, docente del CICS (Centro Interdisciplinare delle Comunicazioni sociali della Gregoriana). Alla presenza di Mons. Foley e di Mons Giuseppe Betori, Segretario Generale della Conferenza Epi- 10 Cnvf: è tempo di bilanci I membri della Cnvf (Commissione Nazionale Valutazione Film) si sono riuniti a Roma, nel pomeriggio del 12 dicembre, presso la sede della Cei, per il consueto bilancio annuale della sua attività. All’incontro hanno preso parte, portando il proprio contributo e la propria esperienza, Enrico Danesi, responsabile programmazione Sale della Comunità della diocesi di Milano e don Giuseppe Cutrone, responsabile Sala della comunità “Il piccolo” di Bari. La relazione sul lavoro e le attività svolte durante l’anno è stata presentata da Massimo Giraldi, segretario del Cnvf. A conclusione dei lavori è sta celebrata la Santa Messa, presieduta da Mons. Claudio Giuliodori, presidente della Commissione stessa. Savona ha di nuovo il suo giornale Il 13 dicembre, dopo un anno di incertezze, “Il Letimbro”, settimanale della diocesi di Savona-Noli, ha ripreso la sua pubblicazione diventando un mensile (uscirà, a partire da gennaio, ogni primo venerdì del mese). Per presentare questa nuova edizione la Commissione diocesana della Comunicazioni Sociali ha organizzato una serata pubblica alla quale sono intervenuti il vescovo di Savona, Domenico Calcagno, il presidente della Fisc (Federazione italiana dei settimanali cattolici), Vincenzo Rini, e il direttore della testata, Maurizio Vivalda. Il mensile ha anche una sua edizione online visitabile all’indirizzo www.letimbro.it. 4. COMUNICAZIONI SOCIALI Lucca festeggia i “suoi” media L’Ufficio diocesano per la cultura della diocesi di Lucca, per festeggiare il 60° di “Regnum Christi” e il 20° anno del settimanale “Toscana Oggi” ha organizzato, il 12 dicembre, un convegno dal titolo “Tra memoria e profezia. 1942-2002 Periodici cattolici a Lucca, un mezzo per essere testimoni”. All’incontro ha preso parte, in qualità di relatore il giornalista Angelo Bertani (“Il ruolo della stampa periodica d’ispirazione cristiana”), Maria Eletta Martini della redazione di “Regnum Christi” e Alberto Migone, direttore di “Toscana Oggi”. Festival del cinema spirituale Si è svolto a Roma, dal 2 all’11 dicembre la 6ª edizione del festival cinematografico “Terzio Millennio”. La manifestazione, patrocinata da due dicasteri vaticani, il Pontificio Consiglio della Cultura ed il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, propone uno sguardo alla cinematografia internazionale all’insegna della spiritualità; tra i film selezionati “Pinocchio” di Roberto Benigni, “Il Pianista” di Roman Polanski e due retrospettive dedicate a Vittorio De Sica e Jacques Tati. Il primo portale di musica cristiana è una realtà Il sito “Informazione musica cristiana” (www.informusic.it) si è completamente rinnovato diventando un vero e proprio portale, il primo in Italia di musica cristiana. Con clic sul sito, curato da Paola Maschio, è possibile accedere ad un mare di notizie d’attualità sulla musica di ispirazione cristiana in Italia e nel mondo: articoli, biografie, foto, novità discografiche, segnalazioni di concerti, libri specializzati, videoclip e collegamenti ad altri interessanti link. “Via Verità e Vita” celebra 50 anni Compie 50 anni “Via Verità e Vita”, rivista di approfondimento pastorale-catechistico. Per l’occasione, è stata realizzata un’edizione speciale del periodico, in cui vengono ripercorse le principali tappe della storia della rivista, in particolare, attraverso interventi che mostrano il fermento della catechesi in Italia nel periodo che segue il Concilio Vaticano II, e le riforme che questo ha avviato. La rivista ha iniziato le sue pubblicazioni per adempiere alla missione che il fondatore della Famiglia Paolina, don Alberione, aveva affidato alle Figlie di San Paolo: annunciare il Vangelo con le nuove forme di comunicazione. L’anniversario della rivista è stato celebrato anche con due incontri culturali che si sono svolti presso l’Auditorium del Centro editoriale Paoline di Roma, il 22 e il 23 novembre. Celebrata la Gazzetta d’Alba Si sono concluse, nel mese di novembre, le celebrazioni per i 120 anni della Gazzetta d’Alba, per l’anno 2002. “Non si può fare la storia di questo territorio senza tenere presente Gazzetta d’Alba”, ha sottolineato don Giusto Truglia, direttore da due anni del settimanale paolino, in occasione della chiusura delle manifestazioni per la celebrazione dei 120 anni dalla fondazione del periodico. “Oggi, infatti, Gazzetta ha un bacino di lettori che abbraccia quattro diocesi (Alba, Asti, Fossano, Torino) e tre province (Cuneo, Asti, Torino)”, precisa il direttore, “Sono cadute le divisioni geografico-amministrative e religiose-canoniche, in nome di una territorialità più omogenea che non risponde ai criteri e alle regole tradizionali, una territorialità ridefinita dalle risorse economiche, dalle vie di comunicazione e dalla crescente mobilità, oltre che dalle spinte culturali e politiche operanti”. “DiRete”: in diretta dalla diocesi di Padova È partito mercoledì 4 dicembre “DiRete”, il nuovo talk show dell’emittente DiRadio, che fa capo al network diocesano “DiComunità” di Padova, che comprende il servizio web, le notizie, il cinema, i servizi pastorali e informativi. Con “DiRete” diverse persone potranno confrontarsi da luoghi diversi e interagire tra loro. In trasmissione è previsto un pubblico di giovani, che seguirà la trasmissione via radio, dalle sale multimediali della diocesi, e potrà esprimere la propria opinione per telefono o via Internet. Il format della trasmissione è nato da un’idea di don Marco Sanavio, cappellano a S. Anna di Piove di Sacco, collaboratore del segretariato nazionale Cei, per il progetto Webdiocesi. Il programma è stato poi messo a punto dal Centro padovano della comunicazione sociale, diretto da don Sandro Stefani. 11 5. PROGETTO CULTURALE Capertoantiere Albenga-Imperia 17 ottobre 2002 - 9 gennaio 2003 L’Ufficio diocesano per la scuola, l’Unione Cattolica Artisti Italiani e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose organizzano dal 17 ottobre al 21 novembre il corso “Frammenti d’Oriente: religiosità d’origine orientale nell’Occidente moderno”. Intervengono: V. Maccantelli su “L’India lontana e quella vicina: l’Induismo missionario”, P. M. Ferraresi su “Prospettive dal tetto del mondo. La galassia buddista in Occidente”; A. Menegotto su “Terapie o culto? Un caso concreto: il Reiki”; P. Cantoni su “Reincarnazione e Cristianesimo”. Dal 19 novembre al 9 gennaio ha luogo poi la serie “Cultura e Teologia: incontri con l’Autore”. Intervengono: Robert Royal, presidente del Faith and Reason Institute di Washington, che presenta il suo volume su “I martiri del ventesimo secolo. Il volto dimenticato della storia del mondo”; don Luigi Negri, docente nell’Università Cattolica di Milano, che presenta il volume di Giovanni Battista Gandolfo e Luisa Vassallo “Il Canto del Cielo. Gli Angeli nella poesia italiana del Novecento”; Cesare Cavalleri, direttore della rivista Studi Cattolici, che presenta il volume di Autori Vari “Un Santo per amico”. 12 Enna • 9-10 novembre La diocesi di Piazza Armerina, la Fondazione Istituto di Promozione Umana “Mons. Francesco Di Vincenzo” e il Rinnovamento nello Spirito Santo promuovono il convegno su “La spiritualità e l’impegno dei laici nella carità, fondamento della giustizia e di un’autentica promozione umana”. Intervengono il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, su “La verità della famiglia cristiana, dono e impegno, speranza e patrimonio dell’umanità”; Luisa Santolini, presidente del Forum delle Associazioni Familiari, su “«Famiglia, credi in ciò che sei!» (Giovanni Paolo II): cultura della vita, missione educatrice e sviluppo della società”; il cardinale Salvatore De Giorgi, Arcivescovo di Palermo, su “Ricchezza carismatica dei movimenti ecclesiali e testimonianza di vita nuova, per un autentico risveglio delle coscienze cristiane sopite”; S. E. Mons. Michele Pennisi, Vescovo di Piazza Armerina, su “La «coscienza comune» della carità (L. Sturzo): l’eredità spirituale di Mario e Luigi Sturzo e la profezia di un nuovo umanesimo sociale”; don Vittorio Nozza, direttore nazionale della Caritas italiana, su “«Il male non ha l’ultima parola nelle vicende umane!» (Giovanni Paolo II, nel Giubileo delle carceri): le nostre società sono ancora capaci di misericordia?”; Claudio Sarzotti, coordinatore nazionale dell’Osservatorio sulle carceri dell’associazione “Antigone” per i diritti dei detenuti, docente di Sociologia del Diritto nell’Università di Torino, su “Rapporto sulla condizione carceraria in Italia: evidenze, emergenze e speranze”; Rocco Buttiglione, Ministro per le Politiche Comunitarie e docente di Scienza della Politica nell’Università “San Pio V” di Roma, su “Sogno un’Europa dello Spirito” (Card. Carlo M. Martini): dalla Sicilia – terra di frontiere, crocevia della storia, culla del cristianesimo – una novità di bene, per un nuovo rinascimento culturale e spirituale”; Francesco Bonini, coordinatore del Servizio nazionale per il progetto culturale della CEI e docente di Storia delle Istituzioni Politiche nell’Università di Teramo e nella Lumsa di Roma, su “Coltiviamo il seme cristiano!: fede anestetizzata, cambiamenti culturali, passione per la verità, crescita della libertà”; Giovanni Palladino, presidente del Centro Internazionale “Luigi Sturzo”, su “«L’uomo è la via della Chiesa” (Giovanni Paolo II): la dottrina 5. PROGETTO CULTURALE sociale della Chiesa come strumento di nuova evangelizzazione delle povertà”; Guzman Carriquiry, sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici, su “Povertà contemporanee e globalizzazione della dignità umana: una nuova educazione alla socialità e alla solidarietà”. Nel corso del convegno viene presentato il progetto a favore di ex-detenuti e delle loro famiglie intitolato “Polo di eccellenza di promozione umana e della solidarietà Mario e Luigi Sturzo”. Parma 11 novembre 2002 - 19 maggio 2003 La Scuola diocesana di formazione sociale promuove una riflessione su “I beni della creazione per tutti: la sfida di questo millennio”. Dopo la prolusione di suor Marjorie Keenan, del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, su “L’ambiente: un problema trasversale”, l’iniziativa si articola in tre filoni di approfondimento. Sul tema “Un pianeta a rischio” intervengono: mons. Antonio Moroni, dell’Università di Parma, su “Esseri umani ed ambiente: storia di un rapporto difficile”; Lamberto Soliani, dell’Università di Parma, su “Ambiente e problema demografico”; padre Saturnino Muratore, della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, su “Futuro del cosmo, futuro dell’uomo”; Nelson Marmiroli, dell’Università di Parma, su “Ambiente e sviluppo tecnologico. Le biotecnologie”; Sergio Rondinara, dell’Università di Roma, su “L’uomo tra microcosmo e macrocosmo”. Sul tema “Il creato nella rivelazione” intervengono: mons. Bruno Maggioni, della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, su “La creazione e il disegno di Dio”; Giancarlo Bruni, monaco della Comunità di Bose, su “Spiritualità della creazione”; mons. Karl Golser, dell’Istituto per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato della diocesi di BolzanoBressanone, su “Per una cultura rispettosa dell’ambiente”. Infine in merito a “La salvaguardia del creato” intervengono: mons. Carlo Rocchetta, docente al Camillianum e alla Pontificia Università Lateranense, su “Ecotenerezza: ‘festa’ del creato”; Renata Livraghi, docente nell’Università di Parma e membro del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, su “Sviluppo sostenibile e solidarietà tra generazioni”; Stefano Zamagni, dell’Università di Bologna, su “Globalizzazione e ambiente”. Milano • 12 novembre - 3 dicembre Il Centro Culturale “San Fedele” presenta nella sua sezione “Artefilm” grandi mostre e documentari d’arte. In quattro incontri vengono presentate le esposizioni “Gonzaga. La Celeste Galeria, il Museo dei Duchi di Mantova” (Mantova, Palazzo Tè); “Il Trecento Adriatico: Paolo Veneziano e la pittura tra Oriente e Occidente” (Rimini, Rocca Malatestiana); “Sargent e l’Italia” (Ferrara, Palazzo dei Diamanti); “Il mondo nuovo. Milano 1890-1915” (Milano, Palazzo Reale). Alle presentazioni delle mostre viene abbinata la proiezione dei filmati: “Il collezionismo dei Gonzaga” e “Verso la Celeste Galeria”; “La Ca’ d’Oro”; “Degas e l’Italia”; “Triennale: Design a Milano”. Nei giorni 11 e 25 novembre si tengono poi le presentazioni dei libri “Il secondo sguardo” dello storico dell’arte Massimo Pulini e “La lanterna del diavolo. Cinema e possessione” di Michel de Certeau. Milano • 14 novembre - 12 dicembre Il Centro Culturale “Alle Grazie” organizza un ciclo di conferenze intorno al Trattato sulle Passioni della Summa Theologiae di San Tommaso d’Aquino. Intervengono: padre Bernardino Prella, priore provinciale della Provincia San Domenico dei Padri Domenicani, su “La ‘passione’ e la creatività dell’amore”; padre Giuseppe Barzaghi, della Pontificia Università San Tommaso di Roma, su “Malinconia e istinto contemplativo” e su “Desiderio e abbandono. Tommaso d’Aquino e Meister Eckhart: le due facce di un’unica metafisica”; Francesco Botturi, dell’Università Cattolica di Milano, su “La moralità delle passioni”. Infine il 12 dicembre ha luogo la presentazione del volume “Ontonòesis. Introduzione alla metafisica” di padre Pier Paolo Ruffinengo. Intervengono Alessandro Ghisalberti, dell’Università Cattolica di Milano, e Giovanni Ungarelli, della casa editrice Marietti. 13 5. PROGETTO CULTURALE Potenza • 22-23 novembre L’Istituto Teologico del Seminario Maggiore interdiocesano di Basilicata, in collaborazione con l’Associazione “Don Giuseppe De Luca”, le Edizioni di Storia e Letteratura e il Comune di Sasso di Castalda, promuove il convegno su “Fede e cultura in don Giuseppe De Luca (1898-1962)”. S. E. Mons. Loris Capovilla, Arcivescovo Prelato emerito di Loreto, Romana Guarneri, biografa di don Giuseppe De Luca e storica della pietà, e lo storico don Giovanni Antonazzi presentano testimonianze, filmate o scritte, di introduzione ai lavori. Sul tema “L’esperienza spirituale di don Giuseppe De Luca e la teologia” intervengono: S. E. Mons. Domenico Sorrentino, Arcivescovo Prelato di Pompei, su “L’esperienza spirituale come fonte ed approdo della teologia. La via proposta da don Giuseppe De Luca”; S. E. Mons. Felice Di Molfetta, Vescovo di Cerignola - Ascoli Satriano su “Don Giuseppe De Luca: il cristiano e il sacerdote di fronte alla riforma liturgica”; Federico Corrubolo, Archivista del Pontificio Seminario Romano, su “Giuseppe De Luca al Seminario Romano. Aspetti e problemi della pedagogia seminaristica all’inizio del xx secolo”; Luigi Telesca, docente di Teologia patristica nell’Istituto Teologico di Basilicata, su “Don Giuseppe De Luca e S. Agostino: svolta culturale nella continuità”; Filippo Nicolò, docente di Teologia dogmatica nell’Istituto Teologico di Basilicata, su “Elementi di ecclesiologia nei carteggi don Giuseppe De Luca - Montini e don Giuseppe De Luca Minelli”: Sul tema “La ‘profezia’ in don Giuseppe De Luca” intervengono: Giampaolo D’Andrea, docente di Storia contemporanea nell’Università della Basilicata, su “Cultura, politica e Chiesa nella prima metà del Novecento”; lo scrittore e critico letterario don Vincenzo Arnone su “La figura del prete nella narrativa italiana del Novecento con particolare riferimento a don Giuseppe De Luca”; Giuseppe Mario Pizzuti, docente di Filosofia teoretica nell’Università di Basilicata, su “C’è posto per una cultura cattolica in una società post-nichilista? Ripensando alla biografia culturale di don Giuseppe De Luca”; Ignazio Sanna, docente di Antropologia teologica nella Pontificia Università Lateranense, e Vincenzo Vitiello, docente di Filosofia teoretica nell’Università di Salerno, su “Fede e cultura. Le sfide attuali ed il possibile dialogo”; Giuseppe Maria Viscardi, docente di Storia moderna nell’Università di Salerno, su 14 “Don Giuseppe De Luca e don Vincenzo D’Elia”; Gerardo Messina, direttore dell’Archivio storico diocesano di Potenza, su “Don Giuseppe De Luca e la formazione globale del clero tra esperienza e cultura teologica”. S. E. Mons. Agostino Superbo, Arcivescovo di Potenza – Muro Lucano – Marsico Nuovo e presidente della Conferenza Episcopale di Basilicata, e Filippo Bubbico, presidente della Regione Basilicata, illustrano le conclusioni. Agrigento • 23-30 novembre L’Accademia di Studi Mediterranei “Lorenzo Gioeni” organizza nella Sala del Trono del Palazzo Arcivescovile una serie di tre convegni su “L’Urbe: da Roma pagana a Roma cristiana”, “Il Diritto come condizione dello sviluppo economico” e “Le culture trans-etniche del Mediterraneo, tra passato e presente. Il sacro, i linguaggi, la storia, la medicina”. Il ciclo di convegni si conclude con la consegna del Premio Internazionale Empedocle per le scienze umane, giunto alla decima edizione. Milano 27 novembre 2002 - 20 gennaio 2003 Il “Centro Culturale di Milano” organizza per il ciclo “Vini diVersi” due serate di “Letture poetiche e degustazione di vini scelti” con i poeti Stefano Dal Bianco, Francesco Serragnoli e Alda Merini e con Daniele Mencarelli, Maria Luisa Vezzali, Sauro Albisani e Giovanna Sicari. Per il ciclo “Ripensare le fonti” il Centro organizza i dibattiti su: “Persona, società e libertà. Il contributo di liberalismo e cattolicesimo nella crisi culturale e politica”, cui partecipa l’editorialista del Corriere della Sera Ernesto Galli Della Loggia; “Prima e dopo la Carta Europea: problemi aperti”, cui intervengono Paolo Grossi, docente di Storia del pensiero giuridico moderno nell’Università di Firenze, e Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; “Utopia, ideologia e speranza. Dialoghi sul mondo contemporaneo”, cui è invitato l’intellettuale francese Alain Finkielkraut. La presentazione del volume di Ambrogio Amati “Cronache dell’immigrazione - 2001” vede la partecipazione del direttore di Abacus Nando Pagnoncelli, dell’editoriali- 5. PROGETTO CULTURALE sta di Libero Alberto Mingardi e del vicedirettore di Liberal Renzo Foa. La presentazione del libro dello storico Alberto Leoni “La croce e la mezzaluna” offre la possibilità di discutere su “Cristianesimo e Islam, storie di conflitto e di convivenza”. Oltre all’Autore del volume, intervengono il presidente della Rcs Paolo Mieli e il vicedirettore di Libero Renato Farina. Alla presentazione del libro “La disattenzione” prendono parte, oltre all’Autore Renzo Modiano, il vicedirettore di Panorama Pasquale Chessa e il giornalista de Il Corriere della Sera Claudio Sabelli Fioretti. Roma • 28 novembre Il Master in Scienze Ambientali dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” organizza il congresso dal titolo: “Organismi Geneticamente Modificati: cibo di Frankenstein o sconfitta della fame?”. Intervengono: Francesco Sala, docente nella Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Milano; Vincenza Mele, dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma; Nathalie Louise Moll, responsabile delle relazioni istituzionali dell’Assobiotec; Augustín Mariné, presidente dell’associazione dei produttori di mais della Spagna; Corrado Clini, direttore generale del Ministero dell’Ambiente. Bari nel 2005. Convoca ed introduce l’incontro S. E. Mons. Domenico Padovano, Vescovo di Conversano-Monopoli, delegato della Conferenza Episcopale Pugliese per la cultura e le comunicazioni sociali. Panzano in Chianti (FI) 30 novembre 2002 - 27 febbraio 2003 La Comunità di San Leolino, in collaborazione con il Centro San Lodovico e il Movimento dei Focolari, organizza il ciclo di incontri dal titolo “Spiritualità al femminile. L’esperienza di quattro laiche cristiane”. Vengono presentate le figure di Vara Francini, Tilde Manzotti, Nella Pratesi e Renata Borlone. Beni culturali Il Natale attraverso Beweb Brindisi • 29 novembre L’Associazione degli Amici della Biblioteca Arcivescovile “A. De Leo” e l’Ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici organizzano la conferenza di Luigi De Tommasi, Rosario Jurlaro e Gerardo Trisolino su “Il dialetto nella poesia dell’area brindisina. Pietro Gatti e A seconda venute”. Bari • 30 novembre Vittorio Sozzi e don Domenico Scordamaglia intervengono all’incontro dei referenti diocesani per il progetto culturale della Puglia, nel corso del quale vengono elaborate e proposte alcune attività da condurre in sinergia regionale in preparazione al Congresso Eucaristico Nazionale in programma a Un percorso telematico tutto da sfogliare composto da undici schede che raccontano il Natale attraverso l’arte. Una vera e propria galleria on line che arricchisce il rinnovato sito dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici che conta un inventario di oltre 50mila schede. La celebrazione del Natale nella tradizione cristiana si impose intorno al IV secolo per soppiantare la festa del “dio sole mai vinto”, legata al solstizio d’inverno. Anche per questo motivo, oltre che per la tradizione neotestamentaria e apocrifa, elementi iconografici del natale sono la luce e le tenebre. Epifania e teofania di Dio, la manifestazione del bambino Gesù diviene uno dei soggetti con valore liturgico e teologico per lo stretto legame esistente fra il Corpo di Cristo ed il pane eucaristico. Per scorrere l’itinerario multimediale basta collegarsi all’indirizzo www.chiesacattolica.it/beweb. 15 5. PROGETTO CULTURALE Alla scoperta del Romanico in Lombardia Convegno di studio a Bergamo Si è svolto a Bergamo il 14 dicembre scorso il Convegno regionale di studi sul tema “Romanico in Lombardia: dalla conoscenza al piano-progetto”. Il convegno ha avuto luogo presso il Museo Adriano Bernareggi ed è stato promosso da Antenna Europea del Romanico con la collaborazione del Museo che ha ospitato l’iniziativa, con l’Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo con il contributo della Regione Lombardia, la Fondazione Cariplo e il Rotary Club di Bergamo Nord. «Con questa prima giornata di studi si è voluto sondare lo stato attuale delle conoscenze in vista della realizzazione di un atlante del romanico – hanno avuto modo di spiegare gli organizzatori –. Tale strumento deve essere configurato come un vero e proprio piano-progetto, volto cioè al coordinamento di tutte le azioni tese all’identificazione, tutela e valorizzazione delle testimonianze romaniche della Lombardia». Il convegno ha visto la presenza di Carla Di Francesco, della Soprintendenza regionale per i Beni e le attività culturali della Lombardia, del direttore operativo del Museo Adriano Bernareggi, Gabriele Allevi; di Cesare Rota Nodari, presidente dell’Antenna europea del romanico; di Ettore Albertoni, assessore alle culture, identità e autonomie della Lombardia. Le sessioni di studio sono state due, una la mattina e l’altra il pomeriggio. Il convegno si è concluso con un dibattito conclusivo. L aboratorio Dalle diocesi L’Istituto Veritatis Splendor di Bologna rende note alcune attività della sua programmazione annuale. In ottobre il Cardinale Giacomo Biffi svolge 16 “Tre riflessioni sulla realtà battesimale”, distribuite in tre lezioni, momento prezioso di approfondimento della natura e delle implicazioni dell’atto che segna l’inizio dell’appartenenza ecclesiale e che rimane principio costitutivo dell’identità cristiana. Si tratta di un appuntamento ormai tradizionale con la cattedra del Vescovo, promosso congiuntamente dall’Istituto e dall’Ufficio catechistico diocesano. Sono inseriti nel programma del 2003 altri interventi del Cardinale Arcivescovo di Bologna: tre lezioni su “Il mistero di Pinocchio” e sei lezioni sul tema dell’escatologia. Riprende il corso di “Esposizione del Catechismo della Chiesa cattolica”, in cui viene completata la spiegazione degli articoli del Credo, a partire da quello in cui si tratta del mistero pasquale di Gesù Cristo. Nei mesi di ottobre e novembre si tiene un ciclo di lezioni dedicate a “I capolavori della musica sacra dal ’700 al ’900”, in cui vengono analizzate opere di Bach, Mozart, Beethoven, Rossini, Verdi, Faurè, Bruckner e Perosi, con l’intento di affrontare non solo problemi tecnici specifici, ma soprattutto di inquadrare il fenomeno musicale nel complesso della storia della cultura, della filosofia e dell’arte. Continua la proposta di apprendimento delle lingue antiche, greco e latino, utili per accostare i testi della cultura classica e cristiana, della Scrittura, della liturgia e della patristica. Viene offerto un corso di base di latino. Per quanto riguarda il greco neotestamentario, l’Istituto propone, oltre ad un corso per principianti, un secondo anno di completamento grammaticale, e un seminario di lettura di testi per il consolidamento del possesso della lingua. Prendono avvio alcuni corsi in collaborazione con il Progetto “Isola Montagnola”. “La parola: memoria e invenzione” mira ad offrire la possibilità di migliorare la conoscenza e l’uso della lingua italiana, mediante un percorso attraverso scrittori e poeti del ’900. La proprietà di linguaggio è infatti una ricchezza sempre più rara, mentre la nostra lingua ha una grande duttilità espressiva e ampiezza lessicale. “Saper usare le parole. L’arte del persuadere e del convincere” intende presentare in modo accessibile il complesso delle regole della retorica (arte del persuadere) e della dialettica (arte del convincere), che presiedono al ragionamento corretto e alla sua efficace espressione nel discorso. Il “Veritatis Splendor” organizza poi a Forlì, 5. PROGETTO CULTURALE in collaborazione con la “Sala multimediale S. Luigi” della locale Opera salesiana, la proiezione da videocassetta delle lezioni del Cardinale Biffi e il corso “Il pozzo di Isacco. Storia e simbologia dell’arte sacra I”. Scrittori e poeti del ’900 per migliorare la conoscenza e l’uso della lingua italiana Altri corsi vengono attivati a partire da gennaio 2003. Prosegue l’ “Esposizione della Lettera ai Romani”. Si svolge la seconda parte (dal Medioevo ai nostri giorni) del corso su “Simbolismo, Scrittura e tradizione. Studi di arte sacra II”. Viene proposto un nuovo ciclo di esposizione commentata delle tavole della Biblia pauperum e il corso di “Storia della musica sacra dal Gregoriano al ’700”. Infine, il corso di introduzione alla “Lettura dell’architettura e dell’arte sacra” viene svolto sul posto, vale a dire mediante la visita di quattro chiese del centro di Bologna. La diocesi di Perugia-Città della Pieve ha costituito l’ “Associazione culturale Leone XIII” allo scopo di dar vita nell’anno 2003 ad una serie di iniziative culturali in occasione del centenario della morte di Gioacchino Pecci, che fu Vescovo a Perugia per 34 anni prima di essere eletto Papa e di assumere il nome di Leone XIII. Tra le attività in preparazione si segnalano: un convegno internazionale su “La filosofia cristiana tra Ottocento e Novecento e l’opera di Leone XIII”, un convegno di studi storici su “Il movimento cattolico nell’età leonina e le aperture alla democrazia e alla libertà”, un incontro ecumenico su “Problemi e prospettive ecumeniche dell’età leonina giunti sino a noi”, un seminario di studi ecclesiastici su “La Chiesa perugina nel primo millennio e il ‘memoriale’ della diocesi”, due mostre documentarie su “Le cinquanta chiese leonine nella diocesi di Perugia” e su “I cimeli leonini”. Proseguono inoltre i corsi offerti dal “Centro teologico-pastorale Leone XIII”, tra i quali spiccano una Scuola di formazione alla visione cristiana dell’uomo e una Scuola di formazione sociale cristiana. 17 6. NOVITÀ DAI MEDIA CATTOLICI Ncattoliciovità dai media che, confrontandosi con il mondo espresso dall’opera letteraria, testimonierà la propria esperienza di vita. A rendere più suggestiva ed evocativa la discussione, ci saranno gli attori Andrea Soffiantini e Teresa, che interpreteranno i brani principali di ogni libro, accompagnati dalle note di un musicista. “Non è una semplice trasmissione sui libri né, tanto meno, di libri” spiega Davide Rondoni, “ma è un vero e proprio corpo a corpo tra la letteratura e la vita. Vogliamo portare in TV le grandi storie del nostro tempo, facendole incontrare con le storie della vita di oggi. Insomma, sarà un invito alla lettura senza bisogno di giochi e giochetti, ma portando le Storie nella realtà”. Il programma in trenta puntante, per trenta libri, viaggerà tra “La Storia della Colonna Infame” di Alessandro Manzoni e “Il Giardino dei Finzi Contini” di Giorgio Bassani, tra “On the Road” di Jack Kerouac e “Le Finzioni” di Jorge Louis Borges. Incominciando da “Una stagione all’inferno” di Arthur Rimbaud, rivisitata dal poeta Andrea Margotta. “Il tutto”, spiegano dalla redazione, “all’insegna dell’approfondimento e dell’originalità, a partire dalla scelta dell’accoppiata libro-ospite”. Ecco alcuni esempi. Lo scrittore Eraldo Affinati commenterà “I racconti” di Isaac Singer. Il giudice Rosario Priore (capo dipartimento della giustizia minorile di Roma) si metterà sulle tracce del giovane Raskolinkov in “Delitto e Castigo”, di Fedor Dostoevskij. Ma non mancheranno binomi ancor più singolari. Il pilota di aerei Vincenzo Manca affronterà “Ilia e Alberto” di Alberto Gatti. Claudia Sabina Ferrero, rinomata sommelier, sarà alle prese con una “leggenda”. Ovviamente la “Leggenda del Santo bevitore”, di Joseph Roth. Ermes Coffrini e Don Luigi Mandelli, sindaco e parroco di Brescello, rivivranno le vicende dei loro famosi “predecessori”, Peppone e Don Camillo immortalati dalla penna di Giovannino Guareschi. Interverranno a raccontare i “loro” classici anche Monsignor Giancarlo Santi (direttore ufficio nazionale beni culturali ecclesiastici della CEI), la poetessa Alba Donati, i docenti universitari Paola Montefoschi e Cristina Lardo e tanti altri. Protagonista del programma non sarà, quindi, solo il libro o il suo autore, ma l’ospite della puntata “Pagina Cometa” andrà in onda dal lunedì al giovedì alle 10.00, e in replica alle 17.00 e alle 20.00. I grandi classici della letteratura a Sat 2000 Parte a gennaio il nuovo ciclo di Pagina Cometa, trasmissione condotta dal poeta e critico letterario Davide Rondoni, dedicata alla grandi classici della letteratura italiana e internazionale. Il programma, quest’anno, abbandona i tradizionali studi televisivi per scegliere come set un caratteristico barcone, in viaggio lungo le acque del Tevere. E le cupole delle basiliche, i tetti dei palazzi rinascimentali di Roma diventano il suggestivo sfondo della conversazione tra ospite e conduttore. 18 Edei media conomia ü Nuovo direttore per l’International Herald Tribune Walter Wells è il nuovo direttore dell’International Herald Tribune, dopo il passaggio del quotidiano sotto il controllo del New York Times (50%); Wells subentra a David Ignatius che torna al Washington Post. Il governo francese soccorre France Telecom La Francia finanzierà France Telecom con un’immissione di 9 miliardi di euro per far fronte ai creditori; il governo e la società, infatti, hanno concordato un piano di salvataggio che dovrebbe portare a dimezzare entro il 2005 il debito complessivo che oggi è pari a 70 miliardi di euro. France Telecom, che è controllata per il 75% dallo stato francese, si è impegnata a ridurre il debito di altri 15 miliardi di euro nel giro di tre anni attraverso risparmi operativi. Rapporto Censis 2002: gli italiani e i media Sono stati resi noti i dati del Rapporto Censis 2002 sulla comunicazione. Vediamo alcuni dei più significativi dati emersi. Innanzitutto la passione dei giovani per la radio. Il 75% dei ragazzi fra i 14 e i 29 anni, infatti, la ascolta costantemente. In particolare la radio, seconda nella classifica dei media più utilizzati dopo la tv, è seguita un po’ più dalle donne (75%) che dai giovani uomini (74,6%). Il computer, poi, è usato dal 48,4% delle donne e dal 59% degli uomini contro un 29,2% del totale. Le persone che utilizzano più media dichiarano di farsi guidare dalla pubblicità negli acquisti. Il 43,5% di quelli che usano tutti i mezzi ed il 39,&& di quelli che ne usano 6 o 7 dichiara di acquistare alcuni prodotti per averli visti pubblicizzati. E proprio sulla quantità dei media usati emerge che il 37,%% degli italiani utilizza abitualmente due o tre mass-media; il 36,3% quattro o cinque e quelli che utilizzano un solo mezzo, la tv, rappresentano il 9,1% della popolazione. Solo il 14,8%, poi, usa adi sei ai sette mezzi mentre il 2,3% li usa tutti. Cirm: nominato il presidente L’assemblea degli azionisti dell’Istituto di ricerche Cirm, dopo la cessione delle proprie quote al gruppo Hdc da parte del fondatore, Nicola Piepoli; ha nominato presidente il prof. Morris Grezzi, amministratore delegato è stato designato il prof. Gianno Pecci e vicepresidente Luigi Tua. Cda: per la Corte dei Conti è legittimo La Corte dei Conti ha stabilito la legittimità del Cda della Rai, dal quale si sono dimessi tre consiglieri su cinque. I giudici hanno però sottolineato che “ la riduzione del numero degli amministratori in carica costituisce un grave vulnus alla funzionalità della gestione sia sotto il profilo aziendalistico e sia soprattutto per gli importanti interessi pubblici”. Informazioni economiche e finanziarie: costituita una joint venture Dow Jones & Company e Class Editori hanno firmato la costituzione di una nuova joint-venture a quote paritarie che produrrà informazioni economiche e finanziarie in lingua italiana. Il servizio sarà integrato da articoli dell’edizione globale di Wall Street Journal e di M/F Milano Finanza. 19 7. ECONOMIA DEI MEDIA Settimanali e mensili: alcuni dati La Simmaco Management Consultino ha presentato, a Milano, i dati emersi da una propria ricerca sui periodici. Leader del mercato dei settimanali certificati Ads è il gruppo Mondatori (32%); segue Rcs (19%), il Gruppo L’Espresso (10%); Hachette-Rusconi (7%) e San Paolo (&%). Nel mercato dei periodici si conferma la leadership della Mondatori con 20 testate certificate e una quota pari al 27%; segue, piuttosto distanziato, Rcs con 8 testate che rappresentano il 7% del mercato. Seguono Hachette-Rusconi e Domus con il 4% a testa e Darp con il 3%. Il Sole 24 ore Spa ha un nuovo direttore Giuseppe Cerbone è il nuovo direttore generale de Il Sole 24 Ore Spa e assumerà anche la carica di presi- 20 dente del consiglio di amministrazione delle società controllate Nova Radio Spa e 24 Ore Television Spa. Cerbone assumerà ufficialmente l’incarico dal prossimo 7 gennaio. Pupi Avati alla guida di Cinecittà Il ministro dei Beni culturali, Giuliano Urbani, ha nominato Pupi Avati presidente della Cinecittà Holding e gli altri membri del consiglio di amministrazione: Ubaldo Livolsi (amministratore delegato), Francesco Alberoni, Michele Lo Foco, Alessandro Usai, Marcello Veneziani, Angelo Maria Petroni, Francesco Pionati e Gaetano Blandini. Francesco Pionati, però, rinuncia all’incarico ed al suo posto viene nominato Gianni Galoppi, già nella Commissione per il Credito Cinematografico. Isullafattistampadel mese ✍ Il Papa e le migrazioni Xenofobia, razzismo e nazionalismi esasperati: questi, secondo il Papa, i tre “mali” da sconfiggere in materia di immigrazione. È, in sintesi, quanto si legge sui principali quotidiani nazionali del 3/12, impegnati a riferire dei contenuti del Messaggio per la prossima Giornata delle Migrazioni. Alcuni titoli: “Il Papa: il razzismo è un peccato, ma gli immigrati rispettino le leggi” (Stampa), “L’allarme del Papa: ‘Cresce il razzismo verso gli immigrati’” (Mattino), “Wojtyla: il razzismo scontro di civiltà” (Tempo), “Il Papa: troppa ostilità verso gli immigrati” (Messaggero), “Il Papa: ‘Vincere xenofobia e razzismo’” (Liberazione), “Immigrati: domande accettate al 100%” (Corriere della Sera), “Il Papa: attenti al razzismo, si annida anche nella Chiesa” (Unità). “Razzismo e xenofobia – scrive Marco Tosatti sulla Stampa – sono un peccato, e i cristiani devono ricordare che ‘l’appartenenza alla comunità cattolica non è determinata né da nazionalità né da origine sociale o etnica, bensì fondamentalmente dalla fede in Gesù Cristo e dal battesimo nel nome della Santissima Trinità’”. Accoglienza, ricorda però subito dopo il Pontefice, “non vuol dire stravolgere la realtà in cui i nuovi arrivati si inseriscono, e Giovanni Paolo II invita gli immigrati ‘a riconoscere il dovere di onorare i paesi che li ricevono e a rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni della gente che li ha accolti. Solo così prevarrà l’armonia sociale”. Quella del Papa, commenta Fabio Scandone sul Mattino, “è una denuncia forte che dalla cronaca delle ultime tragedie del mare al largo della Libia e del Marocco si proietta negli scenari a più ombre che luci del mondo opulento: verso gli immigrati crescono razzismo e xenofobia”. Per il Santo Padre, annota inoltre l’autore dell’articolo, dalle “discriminazioni latenti” nei confronti degli immigrati “non sono immuni i cattolici, ai quali Giovanni Paolo II rivolge un richiamo preciso quando rimarca che ‘limitare l’appartenenza a una comunità locale sulla base etnica o di altre caratteristiche esterne rappresenterebbe un impoverimento per tutti, e contraddirrebbe il diritto fondamentale del battezzato a compiere atti di culto e partecipare alla vita di una comunità”. “Il razzismo e la xenofobia contro i migranti e i rifugiati sono un male da battere. L’accoglienza verso lo straniero è un dovere”, sottolinea Roberto Monteforte sull’Unità, e aggiunge: “Il dramma degli immigrati è il dramma del mondo moderno. Lo testimonia il bollettino, che ogni giorno va tragicamente aggiornato, di coloro che perdono la vita nel tentativo di fuggire dalla loro situazione disperata. Sono oltre 190 milioni coloro che da tutti i continenti sono stati costretti a lasciare la propria terra e sono 50 milioni quelli ‘sfollati’ all’interno dei propri paesi”. “Domenica scorsa – ricorda Fulvio Fania (Liberazione) – Wojtyla si era rivolto ai cattolici filippini immigrati a Roma ricordando la loro difficile condizione e facendo appello ai datori di lavoro perché li accolgano come fratelli. A poche ore di distanza, il Pontificio consiglio per i migranti ha presentato il documento papale su cui i vescovi di tutto il mondo dovranno organizzare, nel 2003, la 89ma giornata delle migrazioni. Sotto traccia, il testo è percorso da alcuni interrogativi che attraversano e talvolta dividono la Chiesa. Il Papa riconosce la ‘via crucis’ che gli immigrati devono sopportare per farsi accettare nella loro identità culturale e, al contempo, le tensioni che si determinano nelle società di arrivo. Di fronte agli ostacoli, il realismo del Papa non rinuncia però alla profezia: ‘La credibilità della Chiesa – ammonisce – poggia sul coraggio morale dei pastori e dei fedeli di puntare tutto sull’amore’”. Federalismo e “ritorno allo Stato” “Venti piccole piramidi, fossero anche gestite con staliniano decisionismo regionale, non riusciranno mai a governare la policentrica articolazione dell’arcipelago italiano”. 21 8. I FATTI DEL MESE SULLA STAMPA Ne è convinto Giuseppe De Rita (Corriere della Sera, 2/12), secondo il quale quello su cui si scontrano oggi maggioranza e opposizione è un “federalismo sbagliato”. Il “regionalismo forte, infiocchettato con i termini di federalismo o di devoluzione”, è in altri termini la tesi di De Rita, non può essere l’alternativa alla “piramide statuale” di stampo risorgimentale, messa oggi in crisi della globalizzazione e dal processo di integrazione europea: “Con il regionalismo a paradigma piramidale – sostiene il sociologo – non si costruiscono né devoluzione né federalismo né governo delle periferie”, perché “il regionalismo forte (o presunto tale) è l’esatto contrario di uno Stato delle autonomie, dove i poteri si articolano in orizzontale e si condensano dal basso, fuori della logica discendente dall’alto di ogni piramide”. Il federalismo, scrive Mario Pirani (Repubblica, 3/12), “non rientra nelle aspirazioni della stragrande maggioranza degli italiani”. Quanto all’altro argomento, di cui si avvalgono i sostenitori della “devolution”, in virtù del quale “il federalismo risponderebbe alla esigenza di avvicinare la gestione della cosa pubblica ai cittadini, di renderla più flessibile ed efficiente, di portarla il più possibile prossima al controllo democratico dei cittadini”, la strada da percorrere – più che quella auspicata dal dibattito politico attuale – dovrebbe per Pirani essere quella, “davvero sentita dagli italiani e corrispondente alla nostra storia”, di una “radicale devoluzione di autonomia, poteri e competenze alle amministrazioni comunali. Questo sì avrebbe permesso di stabilire un rapporto assai più vicino, vivo e fecondo tra cittadini e istituzioni, che non accrescere il potere politico e burocratico della nuova classe partitocratica, frapposta a mezza strada, tra il vertice e la base dello Stato, che si ingrasserà e ingrandirà, grazie ai nuovi poteri ricevuti”. Pirani, in particolare, definisce quello oggetto del dibattito politico attuale “un federalismo privo di precedenti plausibili”, visto che – come ha scritto di recente Giovanni Sartori – “nessun Stato federale è mai stato creato all’indietro e cioè svuotando e spezzettando un preesistente Stato unitario”. Di un “ritorno” degli italiani “allo Stato”, ma “senza nostalgia”, parla invece Ilvo Diamanti (Repubblica, 28/11), secondo il quale – contrariamente a quanto l’acceso scontro sul federalismo 22 indurrebbe a credere – in base ad una recente indagine sugli italiani e lo Stato, “cresce l’incidenza di quanti” chiedono che vengano potenziati i poteri pubblici, statali e istituzionali, “mentre tracolla il consenso verso i simboli del mercato: gli imprenditori, le banche”. Con la seconda Repubblica, commenta dunque il sociologo, “il ciclo del privato, del mercato, dell’imprenditore, dell’antipolitica e dell’antipolitico, sembra declinare. Ma non è un ritorno al passato”, perché la fiducia nello Stato “convive con un’ampia domanda di poteri a livello di Comune, Regione, Unione europea” e “la domanda di privato si ridimensiona mentre la sfera dell’intervento pubblico, del governo, si è diffusa e de-istituzionalizzata”. Politica e riforme La nostra è “una stagione politica radicale e gridata”, in cui “di alto rimane solo il volume” e dove “la scomparsa di partiti e ideologie reali apre un vuoto che tende semprepiù ad essere riempito solo dal radicalismo”, in tutti gli schieramenti. A sostenerlo è Ernesto Galli Della Loggia (Corriere della Sera, 9/12), che nella sua analisi parte da una affermazione lapidaria: “Ormai lo si è capito: Silvio Berlusconi non sarà mai un moderato, non riuscirà mai, cioè, a calarsi davvero in un ruolo istituzionale, ad adottarne un linguaggio, non mostrerà mai una capacità di governo fondata sulla mediazione. E non è detto che ciò gli nuoccia elettoralmente. Ma la sinistra non riesce a cogliere il vero dato di fondo, vale a dire che l’estraneità di Berlusconi alla moderazione/mediazione non ha nulla a che fare con una qualche sua pulsione autoritaria o peronista, bensì deriva in linea diretta dalla rottura di sistema verificatasi in Italia nell’ultimo decennio, ne è solo l’estrema conseguenza. Tant’è vero che quell’estraneità si manifesta, si sta manifestando, anche nelle file della sinistra stessa”. Galli Della Loggia attribuisce tale crisi generale della politica italiana a ciò che è accaduto dopo il 1993, e che il nuovo sistema elettorale ha “contribuito a tenere nell’ombra”: la fine dei partiti e delle ideologie politiche. “La scomparsa di partiti e culture politiche veri, dotati di un minimo di radicamento, ha significato – sostiene il politologo – la fine della vecchia autodisciplina, della vecchia separazione, e il brusco 8. I FATTI DEL MESE SULLA STAMPA accorpamento della più schietta agitazione nell’ambito delle istituzioni e del governo. Ciò vale innanzitutto per il presidente del Consiglio. Berlusconi, infatti, sembra servirsi del suo ruolo di premier più che altro per condurre un’incessante lotta politica a base di polemiche, affondi e iniziative estemporanee: il tutto all’insegna della più completa deistituzionalizzazione della sfera di governo e di un’inquieta informalità che fanno della sua figura quanto di più lontano possa immaginarsi da quella d’un politico moderato. Ma non è detto, ripeto, che ciò diminuisca in futuro i suoi consensi, forse addirittura li può far crescere”. “Le riforme sono pensate per l’Italia e il suo popolo, perché sia governato meglio e non debba più attendere anni fra una decisione e la sua attuazione? O si fanno perché c’è un cittadino che freme nella esasperata attesa di diventare capo dello Stato?”. A chiederselo è Oscar Luigi Scalfaro, intervistato da Vittorio Ragone sulla Repubblica (9/12). A proposito di quella che molti commentatori hanno definito la “svolta presidenzialista di Berlusconi”, l’ex capo dello Stato puntualizza: “Premetto che il tema non mi pare assolutamente vitale per la democrazia, perché ci sono paesi – la Francia, per esempio, a noi vicina – che hanno regime presidenziale e insieme una democrazia salda e efficace. Ecco perché non reagisco a questa ipotesi come reagirei invece se si toccasse uno qualunque degli articoli della Costituzione, dall’uno all’undici, in cui sono trattati i principi fondamentali. Quel che mi colpisce, piuttosto, è l’urgenza dimostrata dal presidente del Consiglio”. Riguardo alla tesi di Berlusconi, secondo cui il ruolo del capo del governo è in sostanza privo di reali poteri, Scalfaro replica: “Questi stessi poteri furono usati per primo da De Gasperi che guidò i suoi governi per sette anni facendo risorgere l’Italia dalle devastazioni della guerra”. A mostrare scetticismo sull’ “immensa riforma” ventilata dal presidente del Consiglio è anche Maurizio Viroli (Stampa, 9/12), che mette in guardia soprattutto dai “rischi del plebiscitarismo”. La riforma auspicata da Berlusconi, spiega infatti l’autore dell’articolo, “darebbe agli italiani una Costituzione in cui non ci sarebbe più un Presidente della Repubblica che rappresenta ed impersona l’unità e la continuità nazionale, la forza permanente dello Stato al di sopra delle mutevoli maggioranze ed è il garante del rispetto della Costituzione con poteri di controllo, ma un Presidente che è un capo del governo. Con l’aggravante, nel contesto italiano, di un Presidente che avrebbe il potere di influenzare direttamente con i mezzi di comunicazione di massa di sua proprietà quella stessa volontà popolare che è la fonte della sua legittimità”. Viroli boccia anche la “riforma federalistica”, che “così come la vuole la Lega, tocca il principio dell’unità nazionale” e “se attuata, renderebbe gli italiani diversi per quanto attiene alle garanzie su istruzione e diritti sociali fondamentali, ovvero i primi pilastri dell’unità di un popolo”. Viroli conclude il suo articolo mettendo l’accento sull’importanza della posta in gioco, in un percorso riformistico che può portare alla modifica della Costituzione: “Con la proposta dell’ ‘immensa riforma’ – è, infatti, la tesi dell’autore dell’articolo – la lotta politica in Italia ha assunto un carattere nuovo. Da una parte c’è l’eredità morale e politica del Risorgimento e della Resistenza, in tutte le sue forme; dall’altra il proposito di varare una riforma che interviene sul fondamento parlamentarista della nostra Costituzione per imprimerle una decisa svolta plebiscitaria”. Il “silenzio di Dio” Le parole usate dal Papa sul “silenzio di Dio”, nel corso dell’ udienza generale del giorno precedente, hanno suscitato una vasta eco sui principali quotidiani nazionali del 12/12, impegnati proprio nello stesso giorno a riferire dell’annuncio di Bush sulla possibilità del ricorso alla bomba atomica, qualora si rivelasse necessaria nella lotta contro il terrorismo. Così i titoli: “Dio è disgustato dall’agire dell’uomo” (Corriere della Sera), “Il Papa: ‘Dio non si rivela, è disgustato dall’umanità” (Repubblica), “Il Papa: ‘Dio non si rivela più perché disgustato dall’uomo’” (Stampa), “Dio sta chiuso nel suo cielo come disgustato dall’uomo” (Libero), “L’agire umano disgusta Dio” (Tempo), “Il Papa: Dio disgustato si nasconde. Bush: non possiamo usare l’atomica” (Unità), “Guerre e fame il disgusto di Dio” (Manifesto), “Dio tace perché è disgustato dall’uomo” (Mattino), “Giovanni Paolo II: Dio è disgustato dall’agire dell’uomo” (Messaggero), “Il silenzio di Dio, disgustato dall’umanità” (Giornale), “Il Papa sulla guerra: Dio ‘disgustato’ dagli uomini” (Liberazione), “Dio disgustato dall’uomo” (Gazzetta del Mezzogiorno). “Non è la prima volta – fa notare Luigi Accattoli sul Corriere della Sera – che Wojtyla parla del silenzio di Dio, che sempre attribuisce al peccato dell’uomo. 23 8. I FATTI DEL MESE SULLA STAMPA Ma più della risposta, che è di tutta la tradizione, capita che impressioni la forza con cui egli pone le domande. Una forza che si è sentita anche ieri e che segnalala sua viva avvertenza dello smarrimento dell’umanità di fronte a quel silenzio”. Sullo stesso quotidiano, Elisabetta Soglio raccoglie alcune autorevoli voci al discorso del Pontefice. “Non si pensi che Dio abbia abbandonato l’uomo. Semmai, con il suo silenzio lo ammonisce”, precisa mons. Gianfranco Ravasi: quello di Giorgio Rumi è, invece, un invito ad allargare le prospettive attraverso cui guardiamo la storia: “La nostra prospettiva europea è falsata, perché siamo periferici di fronte ai grandi eventi dell’umanità. Il terrorismo colpisce l’America, i focolai di guerra sono in terre lontane... Mentre il resto del mondo vive problemi apocalittici, e penso all’Argentina o al Venezuela, alla Palestina e all’Iraq, noi siamo un po’ tagliati fuori (...). Da noi, in questo primo mondo, serpeggia un grande smarrimento che è padre del soggettivismo o del relativismo etico. Per dirla in altro modo, qui domina una sorta di indifferenza, una specie di chiusura nel particolare e nell’espansione dei desideri (...). Il Papa (...) ci descrive attraverso le Scritture un Dio disgustato dalla violenza ma anche dall’indifferenza di questa nostra società sorniona, che non vuole essere disturbata da quanto accade fuori e che si preoccupa ma non troppo”. Massimo Cacciari, sulla Repubblica, parla della “grandezza tragica” di Giovanni Paolo II: per non far cadere nel vuoto le parole del Papa, secondo il filosofo, “la domanda che bisogna porsi è: come dare senso al problema del silenzio di Dio, se nessuno ci crede, se nessuno 24 è convinto che pensare a lui sia una questione decisiva. Da qui emerge la grandezza tragica di questo Papa. Tragica perché profeta è – letteralmente – colui che parla di fronte a un popolo e il popolo lo ascolta. Il popolo può mettere anche a morte i suoi profeti come accade da quelli veterotestamentari fino a Gesù. Ma anche metterli a morte è una forma radicale di crederci. Se la risposta è invece l’indifferenza, se di fronte alla parola del profeta io continuo ad andare perla mia strada, non ascolto la sua predica, ma anzi, peggio, fingo ipocritamente ossequio, allora chi parla non è più un profeta. È la tragedia del profeta quella di non essere ascoltato. Questa essenzialmente è la condizione di questo Papa e di questa Chiesa”. Poi la proposta di Cacciari: “Davanti alla tragedia non del silenzio di Dio, ma di questo non ascolto del silenzio di Dio, la Chiesa dovrebbe passare dalla parabola all’azione, dovrebbe dire chi sono i sepolcri imbiancati, chi sono gli ipocriti, i mercanti nel Tempio, i mercanti di guerra. Dovrebbe cominciare a indicarli col dito. Così facevano i profeti davanti ai re, rischiando di essere lapidati. La grande differenza è che oggi tutti vanno a baciargli l’anello”. Il filosofo conclude con un appello traversale: “Il Papa non parla di un Dio vendicativo, ma di un Dio ammutolito: e la domanda su come ascoltarne il silenzio vale per il cattolico come per il laico, che dovrebbe porsi quelle che una volta si chiamavano le questioni ultime, quelle per le quali pensare non vuol dire solo calcolare, ma vuol dire anche chiedersi chi siamo, da dove veniamo, se abbiamo un senso. Domande che possono anche non avere risposta. Ma se nel mondo contemporaneo gli unici interrogativi sensati sono quelli che possono avere una risposta definita, allora il tema del silenzio di Dio cade nel vuoto”. Smultimediali egnalazioni I media per l’animazione Gianna Cappello - Lucio D’Abbicco, Leumann (Torino), Elledici, pp. 128, € 9. Destinato a educatori, animatori e operatori pastorali della comunicazione e della cultura, questo manuale è il nono volume (quinto in ordine di uscita) di una bella collana il cui obiettivo è andare incontro alle “domande di formazione” da parte di chi si affaccia in modo serio al mondo dell’educazione, dell’animazione culturale e della pastorale giovanile. Gli autori infatti si dicono convinti che il punto di vista educativo sui media possa e debba far parte dell’orizzonte quotidiano di una pastorale giovanile e culturale che voglia essere aggiornata, puntuale ed efficace. Dopo una riflessione generale sull’enorme incidenza dei mezzi di comunicazione (dalla stampa ai new media) nell’ambito dell’educazione in generale, e della pastorale in particolare, il percorso più impegnativo del libro parte dalle considerazioni di fondo espresse più volte e con molta chiarezza in questo campo dal Magistero della Chiesa (primo capitolo). In seguito, nel secondo capitolo, si entra nel vivo della cosiddetta “media education”, mettendo in luce rapporti di fondo e implicazioni reciproche fra mondo della comunicazione e mondo della formazione. Infine, affinché quanto scritto non rimanga sterilmente sulla carta, vengono offerte alcune linee-guida utili per attività e percorsi di pastorale “ai” media e “con” i media (terzo capitolo). In sintesi, il messaggio del libro vuol essere questo: elaborare e realizzare interventi formativi in relazione ai media è oggi più che mai una priorità assoluta e per questo servono strategie concre- te suffragate dall’esperienza, oltre che sostenute da persone appassionate di questi temi cruciali per il futuro della società. Chi desidera approfondire i contenuti del saggio (e della collana cui appartiene) può collegarsi via Internet al sito dell’editrice: www.elledici.org. Lo spazio dello scrivere Jay David Bolter, Milano, Vita e Pensiero, 2002, pp. 308, € 20,70. Non sono le innovazioni tecnologiche che devono guidare o addirittura condizionare i cambiamenti sociali e culturali: è questo il concetto base, apertamente polemico verso il principio del determinismo tecnologico, che ispira il libro di Jay David Bolter, docente di New Media al Georgia Istitute of Technology e autore del celebre saggio “L’uomo di Turing. La cultura occidentale nell’età del computer”, edito in Italia nel 1985. Questa è la seconda edizione, completamente riveduta e aggiornata, con prefazione di Fausto Colombo, di un’opera pubblicata nel 1991, divenuto presto un classico della letteratura scientifica sulle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. La rapida diffusione globale di Internet e dei nuovi media ha imposto una revisione profonda del testo, che però non si limita a una sia pur utile ricostruzione storica dei fatti e fenomeni. Lo scopo principale dell’autore, anche se limitato da una rete di riferimenti bibliografici “anglocentrici” (che mette in secondo piano i contributi europei e italiani), è quello di indagare le radici e le implicazioni culturali della cosiddetta “civiltà digitale”. Sulle autostrade della grande ragnatela digitale di Internet viaggiano pur sempre, insieme ai bit, le esperienze umane: i sentimenti, le idee, i valori, le convinzioni culturali e religiose. “La sua convinzione intuitiva – osserva Fausto Colombo parlando di Bolter – è che le tecnologie nascono ‘parlate’ da una cultura, e non viceversa”. Impossibile rendere conto della complessità dei temi e dei problemi affrontati in trecento pagine di saggio. Fra le cose che più colpiscono l’attenzione del lettore è il concetto di “ipermediatezza”: è il grande dibatti- 25 9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI to che distingue fra media che rappresentano la realtà (o quantomeno che tendono onestamente verso questo obiettivo) e media che invece si preoccupano soprattutto di rappresentare se stessi, fra i media che si pongono come “segno” e i media che si impongono come “oggetto”: nel ruolo prevaricante di questa seconda tendenza (la realtà viene “risucchiata” dal mezzo) si può individuare una delle più grandi e pericolose distorsioni della nostra società contemporanea. Una riflessione dunque a tutto campo, d’impianto chiaramente e diremmo quasi orgogliosamente umanistico, che coinvolge più discipline: la sociologia, la linguistica, la semiotica, l’antropologia... Questa seconda edizione del libro (con ben venti pagine di bibliografia) è associata a un sito web: www.lcc.gatech.edu (cercare “Bolter” nella sezione “People”). Per altre notizie, ecco il sito dell’editrice: www.vitaepensiero.it. Scrivere e fare fumetti con i bambini Davide Calì, Torino, Sonda, 2002, pp. 164, € 12,50. Il fumetto è un tipo di linguaggio (o meglio di espressione artistica) ingiustamente trascurato nel dibattito culturale e, in particolare, nella vita scolastica. Ecco quindi la necessità di manuali come questo, scritto da un esperto, che ha come obiettivo dichiarato quello di guidare il lettore (educatore o insegnante che sia) a “come sviluppare la scrittura creativa, illustrare e fumettare storie”. Senza la pretesa di fornire un quadro completo di regole fisse e predeterminate, il testo di Davide Calì fornisce prima di tutto utili indicazioni, scritte con molta chiarezza di stile, su che cos’è una storia, su quali sono i suoi elementi essenziali e i suoi meccanismi fondamentali, su come avviene il processo ideativo che trasforma le parole in immagini, i concetti in colori, i testi in “nuvolette parlanti”. L’autore passa quindi a spiegare, soprattutto, come si possono coinvolgere bambini e ragazzi in un’avventura altamente educativa e creativa come quella del fumetto. L’importante - sottolinea Calì - è concedersi la libertà di provare e riprovare, di inspirare nell’animo dei più piccoli la curiosità, di stimolare la loro fantasia, di educarli al piacere della ricerca e della sperimentazione. Per altre informazioni, si può consultare il sito della casa editrice: www.sonda.it. 26 Cinema e Chiesa I documenti del Magistero È stato pubblicato dall’Effatà Editrice il volume “Cinema e Chiesa – I documenti del Magistero” di Dario Edoardo Viganò, professore di teologia della comunicazione presso la Pontificia Università Lateranense e responsabile del settore cinema e spettacolo della CEI. Suddiviso in tre sezioni, il libro contiene in progressione cronologica ben 132 interventi della Chiesa sul cinema. Sono raccolti, infatti, 74 documenti dei Pontefici (7 di Pio XI, 13 di Pio XII, 7 di Giovanni XXIII, 20 di Paolo VI e 27 di Giovanni Paolo II), 36 atti della Curia Romana e 22 documenti dell’Episcopato Italiano. Nessun documento dedicato all’argomento cinema è stato dimenticato e la minuziosità della ricerca segnala atti ed interventi dove, anche solo parzialmente, si parli di cinema. Al termine delle tre sezioni, gli indici danno la possibilità di accostarsi ai testi attraverso una molteplicità di accessi (per Papi, per argomenti e per ordine di data). Da segnalare il preziosissimo indice analitico che consta di quasi 300 voci. La parte relativa ai documenti e agli interventi magisteriali è preceduta da un saggio dell’autore, che disegna una mappa ideale con la quale il lettore è abilitato alla conoscenza delle implicanze storiche e sociali, che hanno innervato l’approccio della Chiesa al mondo del cinema. Dall’attenta analisi cronologica dei testi risulta chiarissimo come il Cinema per la Chiesa sia veicolo di “cultura e proposta di valori”. Come ricorda esemplarmente Giovanni Paolo II nel Discorso al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali del 1995, in occasione del centenario dalla nascita del cinema: “Il giudizio globale della Chiesa su questa forma di arte, come su tutta la vera arte, è positivo e pieno di speranza. Abbiamo visto che capolavori della produzione cinematografica sono in grado di porre delle sfide allo spirito umano, di trattare in profondità soggetti di grande significato e importanza da un punto di vista etico e spirituale”. 9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI Navigando nella rete Diocesi di Milano www.diocesi.milano.it Lo spazio web della Diocesi di Milano è ormai attivo dall’aprile ’98, per l’iniziativa del dinamico Don Davide Colombo. Da allora è diventato uno degli approdi più visitati dai navigatori, soprattutto italiani. Cosa cerca e cosa trova il lettore abituale? Principalmente notizie sulla vita delle comunità locali. Le parrocchie infatti segnalano le iniziative che propongono (incontri di formazione, spettacoli, dibattiti, feste...). Le si possono trovare nella sezione Agenda. Non mancano i testi dell’arcivescovo Card. Dionigi Tettamanzi e, cliccando su Vescovo, si possono leggere le sue lettere pastorali ed i molteplici ed autorevoli interventi sia suoi che del suo predecessore, Card. Carlo Maria Martini. Continuando a navigare, nella completa sezione con i dati della Diocesi, viene soddisfatta la necessità di chi cerca informazioni sulle parrocchie, su gruppi e movimenti, su associazioni, ecc. La parte più innovativa del sito è però la rivista online Incroci, che propone sempre nuovi articoli sui temi legati alla vita ecclesiale e non solo. La sezione Itinerari invita i lettori a visitare luoghi significativi della terra ambrosiana, sia fornendo le informazioni necessarie a chi vuole davvero concedersi un’escursione, sia a chi dà la preferenza a una visita ‘virtuale’. Per ultimo, non mancano delle sorprese. Vengono infatti riservati ai navigatori dei piccoli gadget: un programma per la compilazione automatica del libretto con la liturgia delle nozze e gli auguri natalizi via email. ABI Associazione Biblica Italiana www.associazionebiblica.it Fondata nel 1948, l’Abi è un’Associazione privata di fedeli a carattere nazionale, riconosciuta dalla Cei. Ha lo scopo di promuovere la conoscenza della Sacra Scrittura attraverso la ricerca scientifica e la divulgazione della Parola di Dio, secondo le linee emerse nel Concilio Vaticano II. Il sito, moderno e ben strutturato, si apre con la sezione che presenta l’Abi, lo statuto e la direzione (presidente è don Rinaldo Fabris, del Seminario arcivescovile di Udine). Nella visita si passa poi alle attività dell’Associazione, con il programma dettagliato dei prossimi eventi e la cronaca di quelli passati. È senza dubbio un sito rivolto a studiosi e ricercatori, che hanno la necessità di continui aggiornamenti scientifici e di approfondimento e qui riescono a trovare i nomi degli autori di alcuni articoli o di saggi con i quali completare ricerche, tesi o studi particolari. Infatti grande attenzione è riservata dai curatori del sito alle pubblicazioni dell’Abi, dalla Rivista Biblica italiana, organo dell’Associazione, alle ricerche storico-bibliche, in collaborazione con le Edizioni Dehoniane. Vi è inoltre la collana di studi biblici a cura del Consiglio di presidenza ed, infine, il bimestrale dell’associazione “Parole di vita”. In rilievo anche le pagine della Bibbia in Italia e nel mondo, con istituzioni, convegni, assemblee, dialogo interconfessionale, gruppi di coordinamento. Purtroppo è ancora in allestimento la sezione che si prospetta come la più interessante e che riguarderà “La Bibbia nella vita” con la Parola nella liturgia e la Lectio Divina. Per finire poi alla zona “Bibbia e informatica”, che contiene moltissimi links selezionati appositamente per lo studio scientifico della materia, ma comprendente anche siti divulgativi e pastorali. 27 9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI Preti on line www.pretionline.it Internet è uno strumento comunicativo splendido, perché non sfruttarlo, cercando di mettere in contatto tra loro sacerdoti presenti in Rete? Con questa semplice idea, nel giugno 1997 Don Giovanni Benvenuto, della diocesi di Genova, ha creato questo sito che ha due finalità: ✔ Favorire il contatto e lo scambio tra tutti i preti “internettari”. C’è l’esperto di Sacra Scrittura, quello di Teologia Dogmatica, quello che si occupa di Scouts, il vice-parroco alla prima esperienza,... perché non dialogare ed aiutarsi nello svolgimento del comune ministero? ✔ Mettersi a disposizione di chiunque ha bisogno di un prete. Forse molti hanno il desiderio di parlare con un sacerdote ma non sempre ne hanno la possibilità: i sacerdoti iscritti a pretionline si mettono a disposizione. La pagina principale appare molto snella nella sua essenzialità grafica, e dà immediatamente la possibilità di ricercare un prete per nome, o per diocesi, o per incarico, o per competenza. Gli iscritti sono al momento più di 900, di cui più di 700 preti. Oltre alla possibilità di contattare i singoli sacerdoti (e anche due vescovi!, insieme a religiosi, seminaristi, diaconi permanenti), è possibile anche lasciare richieste, appelli o altri messaggi in un’apposita bacheca, per essere poi contattati personalmente e proseguire il dialogo avviato. 28 ACR Mania www.acrmania.it “ACR mania” è un archivio di materiale per animatori e sito ufficiale dell’ACR (Azione Cattolica dei Ragazzi) della diocesi di Treviso. Il sito è nato nel corso del 2000 con lo scopo di essere un archivio ben organizzato di sussidi per l’educatore a cui da tutta Italia è possibile attingere per rendere sempre più fantasiose e riuscite le attività che l’animatore svolge con il gruppo affidatogli. Tantissimo il materiale disponibile che comprende le attività, i giochi, immagini, proposte di formazione, diverse storielle, la possibilità di consultare il Vangelo on-line. Questa ricca miniera continua a crescere ed i sussidi sono forniti da chiunque vuole contribuire allo sviluppo dell’archivio inserendo qualcosa di ben riuscito che desidera condividere e compartecipare agli altri animatori. Un’altra finalità di ACRmania è di essere un sito di collegamento tra le numerose realtà parrocchiali ed il centro diocesano. Vi si trovano, quindi, informazioni sulle attività, riflessioni, sussidi, proposte ed orientamenti dell’Azione Cattolica sia nazionale che diocesana. Ma è possibile anche ricevere opinioni, consigli, esperienze di servizio, proposte di gemellaggio o anche solo le foto delle attività, feste svolte dai tanti gruppi dell’ACR sparsi in Italia. 9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI 29