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2003
SSERVATORI
O & O
COMUNICAZIONE CULTURA
Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali
Circ.ne Aurelia, 50 • 00165 Roma • Tel. 06.66398.209 • Fax 06.66398.239 - http://www.chiesacattolica.it • E-mail: [email protected]
Servizio nazionale per il progetto culturale
Circ.ne Aurelia, 50 • 00165 Roma • Tel. 06.66398.288 • Fax 06.66398.272 - http://www.progettoculturale.it • E-mail: [email protected]
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Editoriale
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Approfondimenti
3
Dossier
L’Università Cattolica e il Progetto Culturale
Lorenzo Ornaghi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
2
Il nuovo codice di autoregolamentazione TV e minori:
luci e ombre
Paolo Bafile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
4
Giovani e consumi culturali. Dati statistici
al Servizio culturale
Pasquale Giustiniani - Antonio Staglianò . . . . . . . . . . . pag.
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4
Comunicazioni
sociali
• Celebrati a Roma i 75 anni dell’Ucip . . . . . . . . . . . pag.
• Cnvf: è tempo di bilanci
• Savona ha di nuovo il suo giornale
• Lucca festeggia i “suoi” media
• Festival del cinema spirituale
• Il primo portale di musica cristiana è una realtà
• “Via Verità e Vita” celebra 50 anni
• Celebrata la Gazzetta d’Alba
• “DiRete”: in diretta dalla diocesi di Padova
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Progetto culturale
• Cantiere aperto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
• Beni culturali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
• Laboratorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
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Novità
dai media cattolici
• I grandi classici della letteratura a Sat 2000 . . . . . . . pag.
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7
Economia dei media
• Nuovo direttore per l’International Herald Tribune . . pag.
• Il governo francese soccorre France Telecom
• Rapporto Censis 2002: gli italiani e i media
• Cda: per la Corte dei Conti è legittimo
• Pupi Avati alla guida di Cinecittà
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8
I fatti del mese
sulla stampa
• Il Papa e le migrazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
• Federalismo e “ritorno allo Stato”
• Politica e riforme
• Il “silenzio di Dio”
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9
Segnalazioni
multimediali
• I media per l’animazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
• Lo spazio dello scrivere
• Scrivere e fare fumetti con i bambini
• Cinema e Chiesa. I documenti del Magistero
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• Navigando nella rete . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
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1. EDITORIALE
LCattolica’Università
e il Progetto
Culturale
LORENZO ORNAGHI*
N
on c’è un “cosiddetto” Progetto culturale,
come alcuni tendevano a ripetere nel recente
passato, forse per sottolinearne difficoltà vere o
presunte di attuazione. C’è, invece, una realtà quotidiana che - talvolta con fatica, più spesso con
entusiasmo e speranza - sta dando corpo al grande
tentativo di realizzare una nuova sintesi tra fede e
vita, tra Vangelo e piccoli o grandi mutamenti di
quella storia in cui, ognuno per la sua parte, tutti
noi siamo immersi. Il Progetto culturale non traduce schemi e ambizioni di un gruppo più o meno
sparuto, seppur illuminato, di intellettuali.
Rappresenta e alimenta, semmai, il desiderio del
popolo cattolico del nostro Paese di riprendere in
mano il filo e il senso del proprio destino. Per poter
essere protagonista, e non solo spettatore, della
società e delle sue inevitabili trasformazioni. Per
poter contribuire alla concreta preparazione di un
futuro sempre più incombente.
I cattolici italiani si sono impegnati, a partire
dal Convegno ecclesiale di Palermo del 1995, a
ribadire in termini convincenti e plausibili – per sé
e per gli altri – le ragioni della propria fede e del
proprio agire nella vita di ogni giorno. Proprio per
questo il “Progetto Culturale” non è – non può
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diventare – un’automatica citazione che si appone,
secondo necessità o convenienza, ai margini o a piè
di pagina di uno scritto o di un discorso. Il
Progetto culturale nasce infatti per rilanciare la
coscienza e la condotta individuale e collettiva, economica e sociale, dei cattolici italiani, oltre che (se
non si ha paura dei termini, e li si accoglie nel loro
senso più alto e autentico) la rilevanza politica –
oggi, e per l’immediato domani – del nostro cattolicesimo.
Nel rafforzare la propria missione storica al
servizio della Chiesa e del Paese, l’Università
Cattolica ha dunque il compito di lavorare in piena
sintonia funzionale con il “Progetto culturale”,
continuando ad esserne uno dei principali e più
innovativi cantieri. Si tratta di un sforzo di cui
l’Università Cattolica è del tutto consapevole. Uno
sforzo che impone in primo luogo di confrontarsi,
senza moralismi di comodo o enunciazioni convenzionali, con il progredire della ricerca scientifica.
La Cattolica avverte la necessità che, in un contesto segnato da una pericolosa privatizzazione dell’etica, la scienza e la conoscenza non vengano fatte
adagiare dentro un’affaticata concezione antropologica, quasi che essa fosse il letto di Procuste.
Come è emerso nei Forum che il Servizio nazionale per il Progetto culturale ha promosso negli anni
scorsi, l’antropologia deve venire nuovamente e
pienamente innalzata all’altezza delle conoscenze
scientifiche già attuali e di quelle possibili.
In questa fase storica nulla può essere dato per
definitivamente acquisito o scontato. Nemmeno
quell’antropologia e quell’umanesimo che, con le
loro profonde radici cristiane, costituiscono il corredo genetico e il sigillo dell’Europa e dell’intero
Occidente. Affinché il nuovo umanesimo non
diventi una meta troppo lontana, è infatti urgente
portare l’antropologia ai livelli più alti della ricerca. Come ha ricordato il Papa, incontrando lo scor-
1. EDITORIALE
so 5 dicembre i rettori delle università cattoliche di
tutto il mondo, «le nuove questioni scientifiche
richiedono grande prudenza e studi seri e rigorosi.
Esse pongono numerose sfide, sia alla comunità
scientifica sia alle persone che devono prendere
decisioni, soprattutto in ambito politico e giuridico. Vi incoraggio, dunque, a restare vigili, per percepire nei progressi scientifici e tecnici e anche nel
fenomeno della globalizzazione, ciò che è promettente per l’uomo e l’umanità, ma anche i pericoli
che comportano per il futuro».
Tanto più la Cattolica sarà fedele alla missione
già indicata dal suo fondatore, quanto più sarà in
grado di assumersi la non facile responsabilità di
elaborare nuove idee, nuove categorie di analisi,
nuove modalità di azione in ambiti decisivi per il
futuro della cultura. Benché non ancora diffuso
capillarmente, il Progetto culturale è sintesi di una
riflessione e di un’azione sempre più collettiva,
sempre più – verrebbe da aggiungere – ‘popolare’.
All’interno di questa sintesi l’Università Cattolica,
utilizzando anche gli strumenti di comunicazione
culturale che storicamente le sono più consoni
(penso in particolare alla rivista-vessillo Vita e
Pensiero), svolgerà il compito prioritario di ogni
università che non intenda rassegnarsi a un ruolo
marginale: il compito, cioè, di cogliere e interpretare, nei diversi ambiti, le grandi sfide che – dalle
scoperte delle neuroscienze e delle biotecnologie, alle
trasformazioni del lavoro e della prassi politica,
sino alla centralità dell’educazione e del ruolo dei
media – toccano l’unitarietà della persona e la sua
trascendenza.
Anche per l’Ateneo dei cattolici italiani, il
Progetto culturale è la grande occasione di far convergere verso un obiettivo comune e condiviso quegli sforzi individuali e di gruppo, quelle azioni e
quelle opere, che altrimenti sarebbero a repentaglio,
esposte come sono al rischio della frammentazione
e, alla fin fine, di una crescente irrilevanza.
* Rettore Università Cattolica S. Cuore
3
2. APPROFONDIMENTI
Iautoregolamentazione
l nuovo codice di
Tv e minori: luci
e ombre
PAOLO BAFILE*
Costituzione, sia alle Convenzioni internazionali
(prima, fra tutte, quella dell’O.N.U. del 1989). Le vere
e proprie “norme di comportamento” per le emittenti
televisive, che costituiscono la parte centrale del nuovo
Codice, anche se appesantite da qualche ridondanza
verbale, assicurerebbero, senza dubbio, ove correttamente osservate, un’adeguata salvaguardia dei ragazzi e
dei bambini di fronte alla tv. Fermi restando i divieti
assoluti già disposti dalle leggi in materia, si avrebbe, in
sostanza, una “televisione per tutti” dalle ore 7 alle ore
22,30 – fascia oraria che coincide, peraltro, con quella
indicata dalla legge Mammì (n. 223 del 1990) – poi
una fascia “a protezione specifica” dalle ore 16 alle 19,
in cui i programmi saranno espressamente dedicati ai
minori o, in ogni caso, a loro adatti, e dunque, tranquillamente visibili anche senza la presenza di genitori
o adulti responsabili. Se, pertanto, tutto funzionerà a
dovere, almeno quel “minimum etico” costituito dall’osservanza delle leggi dello Stato e qualche attenzione
in più nei riguardi dei telespettatori più giovani risulterebbe garantito.
Nuove attenzioni
A
lla fine dello scorso novembre è stato presentato
con una certa solennità, nell’Aula Magna del
Ministero delle Comunicazioni, un “Codice di autoregolamentazione” sulla tutela dei minori in tv. Si tratta,
indubbiamente, di un evento da guardare con interesse e simpatia, magari con un pizzico di sano scetticismo ma, in ogni caso, con la massima attenzione.
Come tutte le iniziative in questo campo, così delicato e complesso, anche questo testo presenta luci e
ombre. Cerchiamo di individuare le une e le altre.
Delle luci si fa presto a dire. Ogni tentativo, ogni
serio proposito di richiamare le emittenti radiotelevisive e le persone che vi operano alle loro responsabilità,
coinvolgendole direttamente prima della formulazione
di regole e poi, nella loro pratica osservanza, rappresenta, in sé, qualcosa di positivo, se non altro come
segno di buona volontà, di presa di coscienza del problema di impegno a risolverlo.
Le “premesse” teoriche e i “principi generali” che vi
sono enunciati – siamo ancora alle luci e ai buoni propositi – sono nobilissimi e tutti da condividere; giusti e
pertinenti anche i richiami sia ai principi della nostra
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Ma, soprattutto, sono meritevoli di attenzione alcune norme successive che impegnano le emittenti a produrre specifici “programmi per i minori”, assegnando
a questi “personale appositamente preparato e di alta
qualità”. Non solo limiti e divieti, dunque, ma anche
impegni in positivo, diretti ad assicurare non solo
quantità, ma anche qualità nei programmi destinati ai
ragazzi e ai bambini.
Degno di nota (e di apprezzamento) è anche l’attenzione che il Codice riserva alla pubblicità, nella
chiara consapevolezza del ruolo e dell’influenza che
essa esercita sugli stessi “contenuti” della televisione e
anche delle sue capacità suggestive soprattutto per i
telespettatori in giovane età, veicolando talvolta eccessive spinte consumistiche e suggerendo perfino modelli di comportamento non sempre positivi.
Guardando al complesso della normativa, il nuovo
codice rappresenta, in sostanza, una rielaborazione e
un aggiornamento – diciamo una riedizione – del
“Codice Prodi” del 1997, così detto perché nato da
un’analoga iniziativa personale dell’allora Presidente
del Consiglio.
2. APPROFONDIMENTI
Un precedente sfortunato
Come qualcuno ricorda, quel codice ebbe vita breve
(oltre che travagliata), che si concluse con le clamorose (e polemiche) dimissioni del Presidente del
“Comitato di controllo” prof. Francesco Tonucci e di
altri componenti, una volta constatata l’impossibilità
di indurre le emittenti a rispettare le regole.
In realtà tutti i codici di autoregolamentazione – si
può affermarlo in generale – funzionano nella misura
in cui esiste la volontà dei firmatari di osservarli spontaneamente e lealmente, tenendo fede agli impegni
volontariamente assunti. I problemi nascono proprio
quando ciò non avviene. Il vero “tallone d’Achille” di
ogni codice di autodisciplina è sempre costituito dal
sistema sanzionatorio, dalle forme e dai modi con cui
si esercita, dalla effettiva applicazione delle sanzioni,
dalla loro concreta efficacia dissuasiva.
E qui – bisogna riconoscerlo – il nuovo codice non
differisce molto dagli altri, ormai numerosi, che lo
hanno preceduto, nonostante la creazione di un imponente “Comitato di applicazione” costituito da ben
quindici membri ordinari e da altrettanti supplenti,
che saranno nominati con decreto del Ministero delle
Comunicazioni: cinque su designazione di tipo “istituzionale” (autorità per le garanzie nelle comunicazioni,
Comitati Regionali per le Comunicazioni, ecc.), cinque
indicati dal Consiglio Nazionale degli Utenti e cinque
in rappresentanza delle stesse emittenti televisive firmatarie del codice.
Comitato e sanzioni
Per passare senza troppe scosse dalla luci alle ombre
di questa – comunque apprezzabile – iniziativa, si può
osservare che il predetto Comitato di applicazione
appare alquanto pletorico. Se è vero che l’efficienza di
un organo collegiale è inversamente proporzionale al
numero dei suoi componenti, anziché 5+5+5, meglio
sarebbe stato 3+3+3. Ma non è questo il punto.
Il punctum dolens – come al solito – è il sistema sanzionatorio, che appare, anche questa volta, debole e
impacciato.
La prima sentenza prevista, quella ordinaria, consiste, in pratica, solo nel... darne notizia, con le “modalità” indicate dal Comitato, a seguito di “risoluzione
motivata” adottata a maggioranza assoluta dei suoi
membri e, dunque, con almeno otto voti. La sanzione
consisterebbe, in sostanza, in una sorta di “gogna”
mediatica (ma che potrebbe anche risolversi, a voler
guardare le cose con un po’ di malizia, in un’ambigua... pubblicità per il programma “incriminato”).
Il Comitato può inoltre “ingiungere all’emittente,
qualora ne sussistano le condizioni, di modificare o
sospendere il programma o i programmi, indicando
tempi e modalità di attuazione”, oppure di “adeguare il proprio comportamento alle prescrizioni del
Codice”. Va già meglio, visto che l’ingiunzione di
fare qualcosa è di più che l’obbligo di dare la notizia.
Ma, a questo riguardo, sorge spontanea una domandina: che cosa accade se l’emittente non si adegua
all’ipotizzata ingiunzione? Il testo tace sul punto e
questa è un’altra ombra che grava sulla nuova normativa.
Ma tutto torna all’Authority
E se l’infrazione eventualmente accertata dal Comitato costituisse non soltanto inosservanza del codice di autoregolamentazione, ma addirittura – caso
ben più grave – violazione di una disposizione di
legge? Anche questo caso è previsto – pur in un semplice e breve inciso – nel codice in parola, ma i due
casi (violazione del codice e/o violazione di legge)
portano ad una identica conseguenza: il Comitato
“inoltra una denuncia (!) all’Autorità per le garanzie
nelle comunicazioni (...) allo specifico fine di consentire (?!) all’Autorità (...) l’esercizio dei poteri alla
stessa attribuiti ai sensi della legge n. 223/90 (...) e
della legge 249/97 (...)”. Andrebbe tutto bene. Ma
una “denuncia” all’Authority per un’infrazione commessa da un’emittente televisiva può inoltrarla qualsiasi semplice cittadino o associazione, senza bisogno
di “passare” per un Comitato forte di quindici qualificatissimi componenti: senza bisogno, insomma, di
scomodarlo, per di più riguardando, inevitabilmente,
i tempi di arrivo della denuncia all’Autorità.
Ecco, dunque, la principale “ombra” del nuovo codice: la scarsa incisività dell’azione di vigilanza del
“Comitato di applicazione”, autorevolissimo per le
persone che lo compongono, ma praticamente privo di
poteri sanzionatori effettivi nel tutelare i minori di
fronte alla tv.
Si può solo sperare che l’Autorità per le garanzie
nelle comunicazioni, che fino ad oggi non ha brilla-
5
2. APPROFONDIMENTI
to per solerzia nel sanzionare le violazioni di legge
commesse dalle emittenti televisive nazionali, si
senta in dovere, d’ora in poi, di prendere in attenta
considerazione almeno le denunce e le segnalazioni
che le perverranno dal Comitato di applicazione del
nuovo codice: sarebbe, questo, già un passo avanti –
minimo, sì, ma concreto – e nella giusta direzione:
all’insegna (diciamolo pure) del meglio di niente.
Conclusioni
Di fronte ad un accadimento così importante e
pubblicizzato, che tanta eco ha ottenuto sulla stampa e
nell’opinione pubblica, bisogna evitare due atteggiamenti estremi e altrettanto sterili. Il primo – tutto in
negativo – è quello di considerare aprioristicamente
ogni dichiarato proposito, ogni solenne impegno di
autodisciplinare l’attività radiotelevisiva come un’operazione di pura facciata, una sorta di alibi furbesco, per
cui si finge di voler cambiare le cose, affinché tutto
resti come prima. L’atteggiamento opposto – votato
all’ottimismo, ma un po’ ingenuo – è quello di considerare risolto il problema della salvaguardia dei minori dalle insidie della cattiva televisione solo perché è
stato solennemente sottoscritto un nuovo codice deontologico anche dai responsabili dell’emittenza televisi-
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va (pubblica e privata, nazionale e locale), nel presupposto che, una volta assunti formalmente determinati
impegni, nessuna emittente vorrà, poi, perdere la faccia, rischiando quella “caduta d’immagine” che colpisce chiunque venga meno alle sue promesse.
Si tratta, come si vede, di posizioni basate su preconcetti di segno opposto, tutt’e due da scartare. Ma
non è che la verità sita nel mezzo. Tutto dipenderà,
infatti, dal senso di responsabilità, dall’etica professionale, dalla buona volontà – che possono esserci o non
– di chi opera in questo settore. Nel caso affermativo
avremo una televisione migliore e più rispettosa della
particolare sensibilità (e vulnerabilità) dei telespettatori minorenni. Nel caso opposto, come s’è detto, ci si
può aspettare ben poco dal “deterrente” dell’apparato
sanzionatorio.
A questo punto, tutto sarebbe rimesso alle previsioni. Ma le previsioni – si sa – sono sempre difficili.
Soprattutto se riguardano il futuro, come precisava un
umorista. Sempre meglio chiudere il caso con una battuta, piuttosto che con un banalissimo chi vivrà vedrà.
*Vice Presidente
Consiglio Nazionale degli Utenti
1. EDITORIALE
Gculturali.iovani e consumi
Dati statistici
al Servizio culturale
PASQUALE GIUSTINIANI*
ANTONIO STAGLIANÒ**
Dai dati quantitativi alla progettualità
culturale orientata in senso cristiano
Ogni progettazione pastorale contestuale deve
tener in debito conto l’ambiente concreto, gli stili di
vita, i grandi orientamenti delle persone cui si riferisce: di qui la rilevanza della survey statistica, condotta però nell’ottica che alcuni studiosi hanno già
denominato di «sociologia pastorale». La rilevazione
socio-statistica – sotto i vari aspetti culturali, simbolici, antropologici, linguistici – richiede un ripensamento in prospettiva teologico-pastorale, allorché
s’intendano gestire le tendenze in atto all’interno di
un orizzonte progettuale preciso, qual è quello perseguito dal Progetto culturale orientato in senso cristiano. Si è detto sin dall’inizio, infatti, che il Progetto
culturale è una dinamica di ricerca, di risposta, di proposta e di comunicazione, con l’esplicito obiettivo di
leggere ed interpretare cristianamente tutti gli eventi
antropologico-culturali, specie quelli relativi alla
cultura giovanile. Impresa delicata e difficilissima,
poiché, si tratta di «processi in atto non chiaramente
definibili e, perciò, “ambigui” e aperti a sviluppi
diversi» (Tre proposte per la ricerca, Sussidio del Ser-
3. DOSSIER
vizio nazionale per il progetto culturale, n. 25). È un
giudizio che vale anche per il mondo giovanile, secondo una recente ricerca del Censis, la quale, tra l’altro,
configura la personalità dei giovani italiani come una
realtà che tende a sfuggire alle etichettature ed agli schemi
(cf Rapporto Finale: I giovani e la cultura nell’era della
comunicazione in www. Chiesa cattolica.it /parabole).
L’attenzione nei confronti dei trends socio-culturali dei giovani che vivono in Italia non può tanto
indulgere su letture di tipo moralistico, ma deve piuttosto orientare all’identificazione di qualche «inusuale» profilo antropologico, culturale e sociale (l’ottica
della ricerca è stata appunto quella di sondare aspetti
inusuali): questo ben corrisponde allo scopo della
progettazione pastorale e culturale, che si propone di
valutare i dati contestuali correlandoli con il punto di
vista del Dio di Gesù Cristo (= quello della fede cristiana) sulle concrete situazioni degli uomini e delle
donne di un contesto in trasformazione. È una ricerca appassionata, condotta nella comunione ecclesiale, che, con nuovo ardore, nuovo metodo, nuovi linguaggi, si fa carico di un discernimento critico del
contesto di riferimento – nel quale ci si pone come un
lievito – per comunicare nella concretezza della vita
delle persone il Vangelo di Gesù Cristo. Senza centralismi e senza «fai da te», bensì in un tessuto organico
«a rete», per superare le dicotomie tra vangelo e vita,
fede e cultura e, soprattutto per mostrare la coerente
ed argomentabile corrispondenza tra la sapienza che
è Gesù Cristo e la ricerca umana, anche giovanile,
della verità.
Come ogni altra trasformazione, anche quella del
mondo giovanile accade dentro ritmi interni propri
(a cui non sono estranei gli stessi cristiani) e a causa
di una creativa rielaborazione culturale dei fattori
esterni, geografici e ambientali. Il cambiamento è
inesorabile e inarrestabile. Tuttavia, se i credenti sondano questo mondo che varia – anche con adeguati
strumenti scientifici –, lo fanno perché convinti della
sua radicale incidenza nella modificazione del concreto terreno di missione che essi devono abitare, per
riproporre in modo rinnovato lo spessore culturale
della proposta cristiana. I processi del mutamento
vanno verificati ad occhi aperti, per coglierne potenzialità ed ostacoli quanto alla testimonianza cristiana:
appare allora necessario riconoscere e attrezzare le
più opportune strategie e proposte culturali per
accompagnare e, possibilmente, anticipare il cambiamento già in atto, così anche orientandolo (come, a
più riprese, ha affermato il Card. Ruini).
7
3. DOSSIER
Come gestire una certa “voglia
di aggregazione giovanile”?
Quali sono, dunque i fenomeni socio-statistici
messi in luce dalla recente ricerca presentata nel corso
del Convegno nazionale «Parabole mediatiche. Fare
cultura nel tempo della comunicazione», che sembrano degne di attenzione teologico-pastorale? Li raccogliamo liberamente, desumendoli dalla quarta parte
della ricerca, dedicata ad alcuni originali aspetti del
«consumo culturale» dei giovani italiani, soprattutto
in quei profili che gli stessi sociologi hanno definito
“imprevedibili” alla luce di altri fenomeni, pur presenti nella stagione del glocal e dei new media, di internet e
delle tecnoscienze.
In generale occorre, anzitutto, accettare un’ennesima sfida al rinnovamento: quella di riconoscere, e far
riconoscere, alla popolazione giovanile residente nella
Penisola italiana la valenza culturale del soggetto denominato Chiesa. Una Chiesa rinchiusa nella ritualità e
nelle celebrazioni, senza connessioni con i consumi
culturali e con la vita dei giovani, o senza approfondimenti scientifici e comunitari di fenomeni cruciali di
una società – che scommette sempre più sui giovani,
dentro un progressivo processo d’invecchiamento della
popolazione –, non sarebbe la «vera» Chiesa, qualificata dalle tre dimensioni peculiari di celebrazione, di
annuncio del vangelo, di realizzazione operativa della
rivoluzione cristiana nel mondo che cambia. Gli
Orientamenti pastorali per il primo decennio del duemila lo ribadiscono: «la creazione di occasioni per
approfondire tematiche cruciali alla luce della fede non
è una scelta elitaria, così come non è affatto elitario
chiedere alle comunità cristiane uno sforzo di pensiero
a partire dal Vangelo e dalla storia. Avere una vita interiore, custodire nella memoria le cose, riflettere dentro
di sé e nel confronto comunitario è quanto di più
umano ci sia dato, e non è certo appannaggio di pochi,
perché la fede è sempre ragionevole!» (Comunicare il
Vangelo in un mondo che cambia, CV n. 50).
Più in particolare, poi, un profilo comune della
cultura giovanile attuale sembra dato da una certa
voglia e dalla effettiva realizzazione di «aggregazione».
Tale fenomeno diviene un consolante segnale, seppur
ambiguo, della persistenza di una tendenza a fare gruppo, forse anche a fare «comunità», comunque a stare
insieme, almeno in certi specifici momenti e fasi della
vita sociale, a cui non sono estranei tempi devozionali
e di religiosità popolare, particolarmente in ambienti
non urbani. La partecipazione significativa del campio-
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ne (64,9%) a feste paesane, a manifestazioni folcloristiche, all’attività di centri e di associazioni culturali,
potrebbe essere riletta come una modalità giovanile di
sfidare l’istanza comunionale che caratterizza la ricerca ecclesiologica a partire dal Vaticano II e, sul piano
pastorale, sollecita ad «un creativo ripensamento delle
modalità di cammini all’iniziazione della maturità cristiana, e una modificata forma di accompagnamento
nel discernimento vocazionale» (D. E. Viganò, in
Strumento di lavoro per «Parabole mediatiche», p. 61).
Resta, tuttavia, interessante il rilievo che tale voglia di
aggregazione e socialità non si realizzi tanto nello sport
e nell’informatica (come ci si potrebbe attendere ad
un’analisi superficiale), ma piuttosto nel tempo da trascorrere con gli amici, nella fruizione di televisione,
musica, cinema e telefono, o anche per gite e viaggi,
talvolta a svantaggio di uno stare insieme più “impegnato”: questo dovrebbe interrogare i servizi culturali
in rete con il Servizio Nazionale, anche per valutare
criticamente certe proposte della comunità credente,
finora maggiormente convinta delle opportunità offerte dal teatro, dalle biblioteche e dai musei, nonché
dalle attività di volontariato e di terzo settore. È vero, il
trend socio-statistico non può mai significare, per i credenti, «rinuncia alla differenza cristiana, alla trascendenza del Vangelo, per acquiescenza alle attese più
immediate di un’epoca o di una cultura» (CV,
n. 35). Appare però congruo insistere maggiormente
sui linguaggi televisivi, musicali, cinematogratici e, più
ampiamente, comunicativi, anche per specifiche proposte cristiane, in grado d’insistere su una nuova identità comunicativa che non rinchiuda i fruitori sul proprio
io, ma li centri sulla relazionalità e sull’alterità. Allo
scopo non va disattesa, infine, la grande attenzione per
il censimento, il rilancio e la messa in rete dei Centri
culturali territoriali, specie se di orientamento cristiano, in linea con quanto già avviato con il Sussidio del
Servizio Nazionale che recensisce i motivi, i contenuti,
i modi ed i luoghi del Progetto culturale (cf Edizioni
Paoline 2001).
Progettare il tempo libero giovanile?
L’indagine socio-statistica constata che il tempo
libero degli attuali giovani italiani è da ritenere un
tempo «leggero», ovvero un tempo dai decisi contorni
evasivi, un tempo di tipo sociale ma poco impegnato,
all’interno del quale non soltanto i consumi più colti
(come, per esempio quello di libri e giornali, o la fruizione teatrale) ma perfino i new media appaiono ridi-
1. EDITORIALE
mensionati. All’auspicato desiderio di autenticità su cui
hanno insistito i Vescovi – «i giovani, in particolare,
sono disposti a investire con generosità energie, ove
sentano che davvero quanto stanno facendo ha un
senso» (CV, n. 37) –, sembra opporsi, a livello statistico, una sorta di leggerezza dell’esistenza giovanile, all’interno di un più vasto orizzonte di oggettivo ritardo sul
piano dei consumi e delle politiche culturali. Il dato
diviene preoccupante quando si incrociano i risultati
relativi con l’atteggiamento giovanile nei confronti
della cultura «dotta». La ricerca Censis si spinge a parlare, in merito, di una popolazione deprivata sul piano
culturale, soprattutto in quelle fasce di giovani più
carenti a livello dei titoli di studio e che non risiedono
nei centri urbani. Il campione fa presagire un mondo
giovanile, per così dire, frantumato, in cui ciascuno ha
un suo libro e in cui la maggior parte tende ad impiegare il tempo libero in consumi televisivi, per lo più di
tipo evasivo. Il dato, insomma, sembra confermare
quanto, nel corso del Seminario di studio su
«Trasmissione della fede e progetto culturale», veniva
già presagito in chiave antropologica: «il risultato
antropologico non può essere che la frantumazione dell’esperienza e la difficoltà della sua ricomposizione»
(Notiziario del Servizio nazionale n. 5, ottobre 2001,
p. 24). Certamente, la variabile «titolo di studio», giudicata dai sociologi del Censis come una rilevante precondizione per modelli più attivi e impegnativi di fruizione del tempo libero, va al di là di quello che le forze
della comunità ecclesiale potrebbero opporre in controtendenza (senza però dimenticare che la comunità
cattolica possiede un interessante potenziale di istituzioni scolastiche libere). L’indicazione pastorale potrebbe essere quella di una maggiore sinergia, da perseguire anche in nuove forme istituzionali, con gli organismi statali e, come sembra, prossimamente regionali, deputati all’istruzione ed alla formazione degli adolescenti e dei giovani. Una più vasta qualificazione dei
titoli di studio può ben essere un obiettivo di medio e
lungo periodo da perseguire anche in chiave sociologico-pastorale.
Il primo posto, comunque, assegnato alla Bibbia nel
consumo culturale giovanile, mentre indica la resistenza del grande codice nella cultura giovanile contemporanea, non può non essere incrociato con la preoccupazione già espressa dai Vescovi che, tra i fenomeni
socio-culturali ambigui d’inizio millennio (i quali rappresentano, piuttosto che delle potenzialità, dei veri e
propri ostacoli nel processo di trasformazione), «ciò
che tuttavia è più preoccupante è il crescente analfabetismo religioso delle giovani generazioni» (CV, n. 40).
3. DOSSIER
Infine, la differenziazione del consumo culturale
non soltanto tra le diverse aree geografiche del Paese
(l’inchiesta parla di Nord-Est, Nord-Ovest, Centro e
Sud, evidentemente supponendo una maggiore compattezza territoriale dal Centro in giù), ma addirittura
tra i singoli soggetti, è un altro dato evidente delle pagine della ricerca socio-statistica del Censis: non esisterebbe tra i giovani italiani una base culturale comune,
e addirittura di fede. Constatare la frantumazione, la
molecolarizzazione totale dei riferimenti, impone l’urgenza di una ponderata riflessione sui temi dell’identità e
legittima quanto nel Progetto culturale si va facendo e
proponendo sotto il capitolo di «Identità nazionale,
identità locali, identità cristiana».
Com’è noto, non sempre è stato sufficiente aver
sancito, sul piano delle carte e delle decisioni istituzionali, alcuni valori capaci di far identificare le diversità
legittime sparse sul territorio peninsulare. Dunque, si
tratta di ricominciare, sempre da capo e nuovamente,
la costruzione di una cultura cristianamente orientata
che qualifichi le Chiese in Italia. Certo, «duemila anni
fa, non esisteva neppure un popolo italiano, i cui rami
ascendenti vanno ritrovati non solo tra Galli e Latini,
ma tra Arabi e Normanni, tra Goti, Longobardi e
Unni», (ma, «un destino non dissimile è toccato
all’Europa tutta» ed agli altri continenti), e perciò
«sappiamo davvero troppo poco per poter almeno tratteggiare lo sfondo su cui va a dipingersi l’avventura cristiana»(G. Rumi, Amici di Dio, amici dell’uomo, in Dopo
2000 anni di cristianesimo, cit., 33-49, qui 33). È allora sempre troppo poco quanto si è fatto e si va facendo
per consentire ai valori dell’identità cristiana d’interagire a fondo con le diversità culturali, anche con le
legittime differenze di consumo culturale giovanile,
permeando dall’interno le identità locali e rendendole
più trasparenti all’identità cristiana, in un’opera di
costruzione collettiva di una dinamica identità nazionale. Il cantiere è però aperto, a ognuno è richiesto un prezioso contributo: «in rete», meglio «in comunione»,
tutti possono partecipare a quel discernimento comunitario, culturalmente apprezzabile, che porterà a convertire le comunità cristiane, rendendole più «giovani», anche perché capaci di intercettare i bisogni reali
del mondo giovanile, offrendo proposte di educazione
liberante e, perciò, salvifica.
* Ordinario di Filosofia, Facoltà Teologica
dell’Italia meridionale
** Consulente del Servizio Nazionale
per il progetto culturale C.E.I.
9
Csocialiomunicazioni
scopale Italiana, il prof. Ismar Soares, Presidente
dell’Ucip, ha indicato il progetto dell’Organizzazione
per i prossimi anni: attenzione alla formazione dei giovani giornalisti, migliore coordinamento tra le diverse
aree geografiche, l’ideazione di un centro internazionale da strutturare a Roma.
Nell’occasione del 75° sono state consegnate le
prime copie del libro “Celebrating 75 years...” a un
rappresentante per ogni Paese.
Il giorno seguente alcuni membri dell’Ucip hanno
compiuto una visita culturale presso gli scavi di
Pompei e l’Abbazia di Montecassino in cui, oltre ad un
momento di spiritualità, hanno potuto ammirare il
prezioso Museo e la pinacoteca.
Celebrati a Roma i 75 anni dell’Ucip
Dal 2 al 7 dicembre si è celebrato a Roma il 75° giubileo dell’Ucip (Union Catholique Internationale de la
Presse), un organismo internazionale che nella sua
articolazione – in federazioni regionali, agenzie stampa, periodici e pubblicazioni, istituzioni e centri formativi per la comunicazione sociale – raccoglie giornalisti professionisti di tutto il mondo.
I momenti più significativi si sono avuti il 6 dicembre. Nella mattinata la celebrazione in San Pietro, presieduta da Mons. J. P. Foley, Presidente del Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni Sociali, a cui è seguita
la speciale udienza con Giovanni Paolo II.
Il Santo Padre si è rivolto ai partecipanti
all’Incontro indicando il profilo del giornalista cattolico quale testimonianza indispensabile nell’attuale contesto culturale: “Il coraggio di cercare e riferire sempre
la verità, anche quando è scomoda e non è considerata ‘politicamente corretta’ – ha ricordato il Pontefice –
significa essere attenti agli aspetti morali, religiosi e
spirituali della vita umana, aspetti che spesso vengono
dimenticati o volutamente ignorati”.
Nel pomeriggio, presso la Pontificia Università
Gregoriana, si è svolta la celebrazione ufficiale del giubileo dell’Ucip. Tra i momenti salienti, la tavola rotonda su “Chiesa e opinione pubblica: la comunicazione
della Chiesa nei momenti di crisi”, con la partecipazione di Tom Larsung, direttore della CNS (Catholic
News Service) di New York, Orazio Petrosillo, vaticanista de “Il Messaggero”, Joyce Kazembe dello
Zimbawe, Robert Withe, docente del CICS (Centro
Interdisciplinare delle Comunicazioni sociali della
Gregoriana).
Alla presenza di Mons. Foley e di Mons Giuseppe
Betori, Segretario Generale della Conferenza Epi-
10
Cnvf: è tempo di bilanci
I membri della Cnvf (Commissione Nazionale
Valutazione Film) si sono riuniti a Roma, nel pomeriggio del 12 dicembre, presso la sede della Cei, per il
consueto bilancio annuale della sua attività.
All’incontro hanno preso parte, portando il proprio
contributo e la propria esperienza, Enrico Danesi,
responsabile programmazione Sale della Comunità
della diocesi di Milano e don Giuseppe Cutrone,
responsabile Sala della comunità “Il piccolo” di Bari.
La relazione sul lavoro e le attività svolte durante
l’anno è stata presentata da Massimo Giraldi, segretario del Cnvf.
A conclusione dei lavori è sta celebrata la Santa
Messa, presieduta da Mons. Claudio Giuliodori, presidente della Commissione stessa.
Savona ha di nuovo il suo giornale
Il 13 dicembre, dopo un anno di incertezze, “Il
Letimbro”, settimanale della diocesi di Savona-Noli, ha
ripreso la sua pubblicazione diventando un mensile
(uscirà, a partire da gennaio, ogni primo venerdì del
mese).
Per presentare questa nuova edizione la Commissione diocesana della Comunicazioni Sociali ha
organizzato una serata pubblica alla quale sono intervenuti il vescovo di Savona, Domenico Calcagno, il
presidente della Fisc (Federazione italiana dei settimanali cattolici), Vincenzo Rini, e il direttore della testata, Maurizio Vivalda. Il mensile ha anche una sua edizione online visitabile all’indirizzo www.letimbro.it.
4. COMUNICAZIONI SOCIALI
Lucca festeggia i “suoi” media
L’Ufficio diocesano per la cultura della diocesi di
Lucca, per festeggiare il 60° di “Regnum Christi” e il
20° anno del settimanale “Toscana Oggi” ha organizzato, il 12 dicembre, un convegno dal titolo “Tra
memoria e profezia. 1942-2002 Periodici cattolici a
Lucca, un mezzo per essere testimoni”.
All’incontro ha preso parte, in qualità di relatore il
giornalista Angelo Bertani (“Il ruolo della stampa
periodica d’ispirazione cristiana”), Maria Eletta
Martini della redazione di “Regnum Christi” e Alberto
Migone, direttore di “Toscana Oggi”.
Festival del cinema spirituale
Si è svolto a Roma, dal 2 all’11 dicembre la 6ª edizione del festival cinematografico “Terzio Millennio”.
La manifestazione, patrocinata da due dicasteri
vaticani, il Pontificio Consiglio della Cultura ed il
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, propone uno sguardo alla cinematografia internazionale
all’insegna della spiritualità; tra i film selezionati
“Pinocchio” di Roberto Benigni, “Il Pianista” di
Roman Polanski e due retrospettive dedicate a Vittorio
De Sica e Jacques Tati.
Il primo portale di musica cristiana
è una realtà
Il sito “Informazione musica cristiana” (www.informusic.it) si è completamente rinnovato diventando un vero e proprio portale, il primo in Italia di musica cristiana. Con clic sul sito, curato da Paola Maschio,
è possibile accedere ad un mare di notizie d’attualità
sulla musica di ispirazione cristiana in Italia e nel
mondo: articoli, biografie, foto, novità discografiche,
segnalazioni di concerti, libri specializzati, videoclip e
collegamenti ad altri interessanti link.
“Via Verità e Vita” celebra 50 anni
Compie 50 anni “Via Verità e Vita”, rivista di
approfondimento pastorale-catechistico. Per l’occasione, è stata realizzata un’edizione speciale del periodico,
in cui vengono ripercorse le principali tappe della storia della rivista, in particolare, attraverso interventi che
mostrano il fermento della catechesi in Italia nel periodo che segue il Concilio Vaticano II, e le riforme che
questo ha avviato.
La rivista ha iniziato le sue pubblicazioni per adempiere alla missione che il fondatore della Famiglia
Paolina, don Alberione, aveva affidato alle Figlie di San
Paolo: annunciare il Vangelo con le nuove forme di
comunicazione. L’anniversario della rivista è stato celebrato anche con due incontri culturali che si sono svolti presso l’Auditorium del Centro editoriale Paoline di
Roma, il 22 e il 23 novembre.
Celebrata la Gazzetta d’Alba
Si sono concluse, nel mese di novembre, le celebrazioni per i 120 anni della Gazzetta d’Alba, per l’anno
2002.
“Non si può fare la storia di questo territorio senza
tenere presente Gazzetta d’Alba”, ha sottolineato don
Giusto Truglia, direttore da due anni del settimanale
paolino, in occasione della chiusura delle manifestazioni per la celebrazione dei 120 anni dalla fondazione
del periodico. “Oggi, infatti, Gazzetta ha un bacino di
lettori che abbraccia quattro diocesi (Alba, Asti,
Fossano, Torino) e tre province (Cuneo, Asti, Torino)”,
precisa il direttore, “Sono cadute le divisioni geografico-amministrative e religiose-canoniche, in nome di
una territorialità più omogenea che non risponde ai
criteri e alle regole tradizionali, una territorialità ridefinita dalle risorse economiche, dalle vie di comunicazione e dalla crescente mobilità, oltre che dalle spinte
culturali e politiche operanti”.
“DiRete”:
in diretta dalla diocesi di Padova
È partito mercoledì 4 dicembre “DiRete”, il nuovo
talk show dell’emittente DiRadio, che fa capo al
network diocesano “DiComunità” di Padova, che comprende il servizio web, le notizie, il cinema, i servizi
pastorali e informativi. Con “DiRete” diverse persone
potranno confrontarsi da luoghi diversi e interagire tra
loro. In trasmissione è previsto un pubblico di giovani,
che seguirà la trasmissione via radio, dalle sale multimediali della diocesi, e potrà esprimere la propria opinione per telefono o via Internet.
Il format della trasmissione è nato da un’idea di
don Marco Sanavio, cappellano a S. Anna di Piove di
Sacco, collaboratore del segretariato nazionale Cei, per
il progetto Webdiocesi. Il programma è stato poi messo
a punto dal Centro padovano della comunicazione
sociale, diretto da don Sandro Stefani.
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5. PROGETTO CULTURALE
Capertoantiere
Albenga-Imperia
17 ottobre 2002 - 9 gennaio 2003
L’Ufficio diocesano per la scuola, l’Unione
Cattolica Artisti Italiani e l’Istituto Superiore di
Scienze Religiose organizzano dal 17 ottobre al 21
novembre il corso “Frammenti d’Oriente: religiosità
d’origine orientale nell’Occidente moderno”.
Intervengono: V. Maccantelli su “L’India lontana e
quella vicina: l’Induismo missionario”, P. M.
Ferraresi su “Prospettive dal tetto del mondo. La
galassia buddista in Occidente”; A. Menegotto su
“Terapie o culto? Un caso concreto: il Reiki”;
P. Cantoni su “Reincarnazione e Cristianesimo”.
Dal 19 novembre al 9 gennaio ha luogo poi la serie
“Cultura e Teologia: incontri con l’Autore”.
Intervengono: Robert Royal, presidente del Faith and
Reason Institute di Washington, che presenta il suo
volume su “I martiri del ventesimo secolo. Il volto
dimenticato della storia del mondo”; don Luigi Negri,
docente nell’Università Cattolica di Milano, che presenta il volume di Giovanni Battista Gandolfo e Luisa
Vassallo “Il Canto del Cielo. Gli Angeli nella poesia
italiana del Novecento”; Cesare Cavalleri, direttore
della rivista Studi Cattolici, che presenta il volume di
Autori Vari “Un Santo per amico”.
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Enna • 9-10 novembre
La diocesi di Piazza Armerina, la Fondazione
Istituto di Promozione Umana “Mons. Francesco Di
Vincenzo” e il Rinnovamento nello Spirito Santo promuovono il convegno su “La spiritualità e l’impegno
dei laici nella carità, fondamento della giustizia e di
un’autentica promozione umana”.
Intervengono il cardinale Alfonso Lopez Trujillo,
presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, su
“La verità della famiglia cristiana, dono e impegno,
speranza e patrimonio dell’umanità”; Luisa Santolini,
presidente del Forum delle Associazioni Familiari, su
“«Famiglia, credi in ciò che sei!» (Giovanni Paolo II):
cultura della vita, missione educatrice e sviluppo della
società”; il cardinale Salvatore De Giorgi, Arcivescovo
di Palermo, su “Ricchezza carismatica dei movimenti
ecclesiali e testimonianza di vita nuova, per un autentico risveglio delle coscienze cristiane sopite”; S. E.
Mons. Michele Pennisi, Vescovo di Piazza Armerina,
su “La «coscienza comune» della carità (L. Sturzo):
l’eredità spirituale di Mario e Luigi Sturzo e la profezia di un nuovo umanesimo sociale”; don Vittorio
Nozza, direttore nazionale della Caritas italiana, su
“«Il male non ha l’ultima parola nelle vicende
umane!» (Giovanni Paolo II, nel Giubileo delle carceri): le nostre società sono ancora capaci di misericordia?”; Claudio Sarzotti, coordinatore nazionale
dell’Osservatorio sulle carceri dell’associazione
“Antigone” per i diritti dei detenuti, docente di
Sociologia del Diritto nell’Università di Torino, su
“Rapporto sulla condizione carceraria in Italia: evidenze, emergenze e speranze”; Rocco Buttiglione,
Ministro per le Politiche Comunitarie e docente di
Scienza della Politica nell’Università “San Pio V” di
Roma, su “Sogno un’Europa dello Spirito” (Card.
Carlo M. Martini): dalla Sicilia – terra di frontiere,
crocevia della storia, culla del cristianesimo – una
novità di bene, per un nuovo rinascimento culturale
e spirituale”; Francesco Bonini, coordinatore del
Servizio nazionale per il progetto culturale della CEI e
docente di Storia delle Istituzioni Politiche
nell’Università di Teramo e nella Lumsa di Roma, su
“Coltiviamo il seme cristiano!: fede anestetizzata,
cambiamenti culturali, passione per la verità, crescita
della libertà”; Giovanni Palladino, presidente del
Centro Internazionale “Luigi Sturzo”, su “«L’uomo è
la via della Chiesa” (Giovanni Paolo II): la dottrina
5. PROGETTO CULTURALE
sociale della Chiesa come strumento di nuova evangelizzazione delle povertà”; Guzman Carriquiry, sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici, su
“Povertà contemporanee e globalizzazione della
dignità umana: una nuova educazione alla socialità e
alla solidarietà”. Nel corso del convegno viene presentato il progetto a favore di ex-detenuti e delle loro
famiglie intitolato “Polo di eccellenza di promozione
umana e della solidarietà Mario e Luigi Sturzo”.
Parma
11 novembre 2002 - 19 maggio 2003
La Scuola diocesana di formazione sociale promuove una riflessione su “I beni della creazione per tutti: la
sfida di questo millennio”. Dopo la prolusione di suor
Marjorie Keenan, del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, su “L’ambiente: un problema trasversale”, l’iniziativa si articola in tre filoni di
approfondimento.
Sul tema “Un pianeta a rischio” intervengono:
mons. Antonio Moroni, dell’Università di Parma, su
“Esseri umani ed ambiente: storia di un rapporto difficile”; Lamberto Soliani, dell’Università di Parma, su
“Ambiente e problema demografico”; padre Saturnino Muratore, della Pontificia Facoltà Teologica
dell’Italia Meridionale, su “Futuro del cosmo, futuro
dell’uomo”; Nelson Marmiroli, dell’Università di Parma, su “Ambiente e sviluppo tecnologico. Le biotecnologie”; Sergio Rondinara, dell’Università di Roma,
su “L’uomo tra microcosmo e macrocosmo”. Sul
tema “Il creato nella rivelazione” intervengono:
mons. Bruno Maggioni, della Facoltà Teologica
dell’Italia Settentrionale, su “La creazione e il disegno
di Dio”; Giancarlo Bruni, monaco della Comunità di
Bose, su “Spiritualità della creazione”; mons. Karl
Golser, dell’Istituto per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato della diocesi di BolzanoBressanone, su “Per una cultura rispettosa dell’ambiente”. Infine in merito a “La salvaguardia del creato” intervengono: mons. Carlo Rocchetta, docente al
Camillianum e alla Pontificia Università Lateranense,
su “Ecotenerezza: ‘festa’ del creato”; Renata Livraghi,
docente nell’Università di Parma e membro del
Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, su
“Sviluppo sostenibile e solidarietà tra generazioni”;
Stefano Zamagni, dell’Università di Bologna, su
“Globalizzazione e ambiente”.
Milano • 12 novembre - 3 dicembre
Il Centro Culturale “San Fedele” presenta nella sua
sezione “Artefilm” grandi mostre e documentari d’arte. In quattro incontri vengono presentate le esposizioni “Gonzaga. La Celeste Galeria, il Museo dei Duchi di
Mantova” (Mantova, Palazzo Tè); “Il Trecento Adriatico: Paolo Veneziano e la pittura tra Oriente e Occidente” (Rimini, Rocca Malatestiana); “Sargent e
l’Italia” (Ferrara, Palazzo dei Diamanti); “Il mondo
nuovo. Milano 1890-1915” (Milano, Palazzo Reale).
Alle presentazioni delle mostre viene abbinata la proiezione dei filmati: “Il collezionismo dei Gonzaga” e
“Verso la Celeste Galeria”; “La Ca’ d’Oro”; “Degas e
l’Italia”; “Triennale: Design a Milano”.
Nei giorni 11 e 25 novembre si tengono poi le presentazioni dei libri “Il secondo sguardo” dello storico
dell’arte Massimo Pulini e “La lanterna del diavolo.
Cinema e possessione” di Michel de Certeau.
Milano • 14 novembre - 12 dicembre
Il Centro Culturale “Alle Grazie” organizza un
ciclo di conferenze intorno al Trattato sulle Passioni
della Summa Theologiae di San Tommaso d’Aquino.
Intervengono: padre Bernardino Prella, priore provinciale della Provincia San Domenico dei Padri
Domenicani, su “La ‘passione’ e la creatività dell’amore”; padre Giuseppe Barzaghi, della Pontificia
Università San Tommaso di Roma, su “Malinconia e
istinto contemplativo” e su “Desiderio e abbandono.
Tommaso d’Aquino e Meister Eckhart: le due facce di
un’unica
metafisica”;
Francesco
Botturi,
dell’Università Cattolica di Milano, su “La moralità
delle passioni”.
Infine il 12 dicembre ha luogo la presentazione del
volume “Ontonòesis. Introduzione alla metafisica” di
padre Pier Paolo Ruffinengo. Intervengono Alessandro Ghisalberti, dell’Università Cattolica di Milano, e
Giovanni Ungarelli, della casa editrice Marietti.
13
5. PROGETTO CULTURALE
Potenza • 22-23 novembre
L’Istituto Teologico del Seminario Maggiore interdiocesano di Basilicata, in collaborazione con l’Associazione “Don Giuseppe De Luca”, le Edizioni di
Storia e Letteratura e il Comune di Sasso di Castalda,
promuove il convegno su “Fede e cultura in don
Giuseppe De Luca (1898-1962)”. S. E. Mons. Loris
Capovilla, Arcivescovo Prelato emerito di Loreto,
Romana Guarneri, biografa di don Giuseppe De Luca
e storica della pietà, e lo storico don Giovanni
Antonazzi presentano testimonianze, filmate o scritte,
di introduzione ai lavori. Sul tema “L’esperienza spirituale di don Giuseppe De Luca e la teologia” intervengono: S. E. Mons. Domenico Sorrentino, Arcivescovo Prelato di Pompei, su “L’esperienza spirituale
come fonte ed approdo della teologia. La via proposta
da don Giuseppe De Luca”; S. E. Mons. Felice Di
Molfetta, Vescovo di Cerignola - Ascoli Satriano su
“Don Giuseppe De Luca: il cristiano e il sacerdote di
fronte alla riforma liturgica”; Federico Corrubolo,
Archivista del Pontificio Seminario Romano, su
“Giuseppe De Luca al Seminario Romano. Aspetti e
problemi della pedagogia seminaristica all’inizio del
xx secolo”; Luigi Telesca, docente di Teologia patristica nell’Istituto Teologico di Basilicata, su “Don
Giuseppe De Luca e S. Agostino: svolta culturale
nella continuità”; Filippo Nicolò, docente di Teologia
dogmatica nell’Istituto Teologico di Basilicata, su
“Elementi di ecclesiologia nei carteggi don Giuseppe
De Luca - Montini e don Giuseppe De Luca Minelli”: Sul tema “La ‘profezia’ in don Giuseppe De
Luca” intervengono: Giampaolo D’Andrea, docente
di Storia contemporanea nell’Università della
Basilicata, su “Cultura, politica e Chiesa nella prima
metà del Novecento”; lo scrittore e critico letterario
don Vincenzo Arnone su “La figura del prete nella
narrativa italiana del Novecento con particolare riferimento a don Giuseppe De Luca”; Giuseppe Mario
Pizzuti, docente di Filosofia teoretica nell’Università
di Basilicata, su “C’è posto per una cultura cattolica
in una società post-nichilista? Ripensando alla biografia culturale di don Giuseppe De Luca”; Ignazio
Sanna, docente di Antropologia teologica nella
Pontificia Università Lateranense, e Vincenzo
Vitiello, docente di Filosofia teoretica nell’Università
di Salerno, su “Fede e cultura. Le sfide attuali ed il
possibile dialogo”; Giuseppe Maria Viscardi, docente
di Storia moderna nell’Università di Salerno, su
14
“Don Giuseppe De Luca e don Vincenzo D’Elia”;
Gerardo Messina, direttore dell’Archivio storico diocesano di Potenza, su “Don Giuseppe De Luca e la
formazione globale del clero tra esperienza e cultura
teologica”. S. E. Mons. Agostino Superbo,
Arcivescovo di Potenza – Muro Lucano – Marsico
Nuovo e presidente della Conferenza Episcopale di
Basilicata, e Filippo Bubbico, presidente della
Regione Basilicata, illustrano le conclusioni.
Agrigento • 23-30 novembre
L’Accademia di Studi Mediterranei “Lorenzo Gioeni” organizza nella Sala del Trono del Palazzo
Arcivescovile una serie di tre convegni su “L’Urbe: da
Roma pagana a Roma cristiana”, “Il Diritto come
condizione dello sviluppo economico” e “Le culture
trans-etniche del Mediterraneo, tra passato e presente. Il sacro, i linguaggi, la storia, la medicina”. Il ciclo
di convegni si conclude con la consegna del Premio
Internazionale Empedocle per le scienze umane, giunto alla decima edizione.
Milano
27 novembre 2002 - 20 gennaio 2003
Il “Centro Culturale di Milano” organizza per il
ciclo “Vini diVersi” due serate di “Letture poetiche e
degustazione di vini scelti” con i poeti Stefano Dal
Bianco, Francesco Serragnoli e Alda Merini e con
Daniele Mencarelli, Maria Luisa Vezzali, Sauro
Albisani e Giovanna Sicari. Per il ciclo “Ripensare le
fonti” il Centro organizza i dibattiti su: “Persona,
società e libertà. Il contributo di liberalismo e cattolicesimo nella crisi culturale e politica”, cui partecipa
l’editorialista del Corriere della Sera Ernesto Galli Della
Loggia; “Prima e dopo la Carta Europea: problemi
aperti”, cui intervengono Paolo Grossi, docente di
Storia del pensiero giuridico moderno nell’Università
di Firenze, e Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università
Cattolica del Sacro Cuore; “Utopia, ideologia e speranza. Dialoghi sul mondo contemporaneo”, cui è invitato l’intellettuale francese Alain Finkielkraut. La presentazione del volume di Ambrogio Amati “Cronache dell’immigrazione - 2001” vede la partecipazione del
direttore di Abacus Nando Pagnoncelli, dell’editoriali-
5. PROGETTO CULTURALE
sta di Libero Alberto Mingardi e del vicedirettore di
Liberal Renzo Foa. La presentazione del libro dello storico Alberto Leoni “La croce e la mezzaluna” offre la
possibilità di discutere su “Cristianesimo e Islam, storie di conflitto e di convivenza”. Oltre all’Autore del
volume, intervengono il presidente della Rcs Paolo
Mieli e il vicedirettore di Libero Renato Farina. Alla presentazione del libro “La disattenzione” prendono
parte, oltre all’Autore Renzo Modiano, il vicedirettore
di Panorama Pasquale Chessa e il giornalista de Il
Corriere della Sera Claudio Sabelli Fioretti.
Roma • 28 novembre
Il Master in Scienze Ambientali dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” organizza il congresso
dal titolo: “Organismi Geneticamente Modificati:
cibo di Frankenstein o sconfitta della fame?”.
Intervengono: Francesco Sala, docente nella Facoltà
di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Milano; Vincenza Mele, dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma; Nathalie Louise Moll, responsabile delle relazioni
istituzionali dell’Assobiotec; Augustín Mariné, presidente dell’associazione dei produttori di mais della
Spagna; Corrado Clini, direttore generale del Ministero
dell’Ambiente.
Bari nel 2005. Convoca ed introduce l’incontro S. E.
Mons. Domenico Padovano, Vescovo di Conversano-Monopoli, delegato della Conferenza Episcopale Pugliese per la cultura e le comunicazioni
sociali.
Panzano in Chianti (FI)
30 novembre 2002 - 27 febbraio 2003
La Comunità di San Leolino, in collaborazione con
il Centro San Lodovico e il Movimento dei Focolari,
organizza il ciclo di incontri dal titolo “Spiritualità al
femminile. L’esperienza di quattro laiche cristiane”.
Vengono presentate le figure di Vara Francini, Tilde
Manzotti, Nella Pratesi e Renata Borlone.
Beni culturali
Il Natale attraverso Beweb
Brindisi • 29 novembre
L’Associazione degli Amici della Biblioteca Arcivescovile “A. De Leo” e l’Ufficio diocesano per i beni
culturali ecclesiastici organizzano la conferenza di
Luigi De Tommasi, Rosario Jurlaro e Gerardo Trisolino
su “Il dialetto nella poesia dell’area brindisina. Pietro
Gatti e A seconda venute”.
Bari • 30 novembre
Vittorio Sozzi e don Domenico Scordamaglia
intervengono all’incontro dei referenti diocesani per
il progetto culturale della Puglia, nel corso del quale
vengono elaborate e proposte alcune attività da condurre in sinergia regionale in preparazione al
Congresso Eucaristico Nazionale in programma a
Un percorso telematico tutto da sfogliare composto
da undici schede che raccontano il Natale attraverso
l’arte. Una vera e propria galleria on line che arricchisce il rinnovato sito dell’Ufficio nazionale per i beni
culturali ecclesiastici che conta un inventario di oltre
50mila schede.
La celebrazione del Natale nella tradizione cristiana
si impose intorno al IV secolo per soppiantare la festa
del “dio sole mai vinto”, legata al solstizio d’inverno.
Anche per questo motivo, oltre che per la tradizione
neotestamentaria e apocrifa, elementi iconografici del
natale sono la luce e le tenebre. Epifania e teofania di
Dio, la manifestazione del bambino Gesù diviene uno
dei soggetti con valore liturgico e teologico per lo stretto legame esistente fra il Corpo di Cristo ed il pane
eucaristico.
Per scorrere l’itinerario multimediale basta collegarsi all’indirizzo www.chiesacattolica.it/beweb.
15
5. PROGETTO CULTURALE
Alla scoperta del Romanico
in Lombardia
Convegno di studio a Bergamo
Si è svolto a Bergamo il 14 dicembre scorso il
Convegno regionale di studi sul tema “Romanico in
Lombardia: dalla conoscenza al piano-progetto”. Il
convegno ha avuto luogo presso il Museo Adriano
Bernareggi ed è stato promosso da Antenna Europea
del Romanico con la collaborazione del Museo che ha
ospitato l’iniziativa, con l’Ateneo di Scienze, Lettere e
Arti di Bergamo con il contributo della Regione
Lombardia, la Fondazione Cariplo e il Rotary Club di
Bergamo Nord.
«Con questa prima giornata di studi si è voluto
sondare lo stato attuale delle conoscenze in vista della
realizzazione di un atlante del romanico – hanno
avuto modo di spiegare gli organizzatori –. Tale strumento deve essere configurato come un vero e proprio
piano-progetto, volto cioè al coordinamento di tutte le
azioni tese all’identificazione, tutela e valorizzazione
delle testimonianze romaniche della Lombardia».
Il convegno ha visto la presenza di Carla Di
Francesco, della Soprintendenza regionale per i Beni e
le attività culturali della Lombardia, del direttore operativo del Museo Adriano Bernareggi, Gabriele Allevi;
di Cesare Rota Nodari, presidente dell’Antenna europea del romanico; di Ettore Albertoni, assessore alle
culture, identità e autonomie della Lombardia. Le sessioni di studio sono state due, una la mattina e l’altra
il pomeriggio. Il convegno si è concluso con un dibattito conclusivo.
L aboratorio
Dalle diocesi
L’Istituto Veritatis Splendor di Bologna rende
note alcune attività della sua programmazione
annuale. In ottobre il Cardinale Giacomo Biffi svolge
16
“Tre riflessioni sulla realtà battesimale”, distribuite in
tre lezioni, momento prezioso di approfondimento
della natura e delle implicazioni dell’atto che segna
l’inizio dell’appartenenza ecclesiale e che rimane
principio costitutivo dell’identità cristiana. Si tratta
di un appuntamento ormai tradizionale con la cattedra del Vescovo, promosso congiuntamente
dall’Istituto e dall’Ufficio catechistico diocesano.
Sono inseriti nel programma del 2003 altri interventi del Cardinale Arcivescovo di Bologna: tre lezioni su
“Il mistero di Pinocchio” e sei lezioni sul tema dell’escatologia.
Riprende il corso di “Esposizione del Catechismo
della Chiesa cattolica”, in cui viene completata la spiegazione degli articoli del Credo, a partire da quello in
cui si tratta del mistero pasquale di Gesù Cristo. Nei
mesi di ottobre e novembre si tiene un ciclo di lezioni
dedicate a “I capolavori della musica sacra dal ’700 al
’900”, in cui vengono analizzate opere di Bach,
Mozart, Beethoven, Rossini, Verdi, Faurè, Bruckner e
Perosi, con l’intento di affrontare non solo problemi
tecnici specifici, ma soprattutto di inquadrare il fenomeno musicale nel complesso della storia della cultura, della filosofia e dell’arte. Continua la proposta di
apprendimento delle lingue antiche, greco e latino,
utili per accostare i testi della cultura classica e cristiana, della Scrittura, della liturgia e della patristica.
Viene offerto un corso di base di latino. Per quanto
riguarda il greco neotestamentario, l’Istituto propone, oltre ad un corso per principianti, un secondo
anno di completamento grammaticale, e un seminario di lettura di testi per il consolidamento del possesso della lingua.
Prendono avvio alcuni corsi in collaborazione con
il Progetto “Isola Montagnola”. “La parola: memoria e
invenzione” mira ad offrire la possibilità di migliorare
la conoscenza e l’uso della lingua italiana, mediante un percorso attraverso scrittori e poeti del ’900. La
proprietà di linguaggio è infatti una ricchezza sempre
più rara, mentre la nostra lingua ha una grande duttilità espressiva e ampiezza lessicale. “Saper usare le
parole. L’arte del persuadere e del convincere” intende
presentare in modo accessibile il complesso delle
regole della retorica (arte del persuadere) e della dialettica (arte del convincere), che presiedono al ragionamento corretto e alla sua efficace espressione nel
discorso. Il “Veritatis Splendor” organizza poi a Forlì,
5. PROGETTO CULTURALE
in collaborazione con la “Sala multimediale S. Luigi”
della locale Opera salesiana, la proiezione da videocassetta delle lezioni del Cardinale Biffi e il corso “Il
pozzo di Isacco. Storia e simbologia dell’arte sacra I”.
Scrittori e poeti
del ’900 per migliorare
la conoscenza e l’uso della
lingua italiana
Altri corsi vengono attivati a partire da gennaio
2003. Prosegue l’ “Esposizione della Lettera ai Romani”.
Si svolge la seconda parte (dal Medioevo ai nostri
giorni) del corso su “Simbolismo, Scrittura e tradizione. Studi di arte sacra II”. Viene proposto un nuovo
ciclo di esposizione commentata delle tavole della
Biblia pauperum e il corso di “Storia della musica sacra
dal Gregoriano al ’700”. Infine, il corso di introduzione alla “Lettura dell’architettura e dell’arte sacra” viene
svolto sul posto, vale a dire mediante la visita di quattro chiese del centro di Bologna.
La diocesi di Perugia-Città della Pieve ha costituito l’ “Associazione culturale Leone XIII” allo
scopo di dar vita nell’anno 2003 ad una serie di iniziative culturali in occasione del centenario della
morte di Gioacchino Pecci, che fu Vescovo a Perugia
per 34 anni prima di essere eletto Papa e di assumere
il nome di Leone XIII.
Tra le attività in preparazione si segnalano: un
convegno internazionale su “La filosofia cristiana tra
Ottocento e Novecento e l’opera di Leone XIII”, un
convegno di studi storici su “Il movimento cattolico
nell’età leonina e le aperture alla democrazia e alla
libertà”, un incontro ecumenico su “Problemi e prospettive ecumeniche dell’età leonina giunti sino a
noi”, un seminario di studi ecclesiastici su “La Chiesa
perugina nel primo millennio e il ‘memoriale’ della
diocesi”, due mostre documentarie su “Le cinquanta
chiese leonine nella diocesi di Perugia” e su “I cimeli
leonini”. Proseguono inoltre i corsi offerti dal
“Centro teologico-pastorale Leone XIII”, tra i
quali spiccano una Scuola di formazione alla visione
cristiana dell’uomo e una Scuola di formazione sociale
cristiana.
17
6. NOVITÀ DAI MEDIA CATTOLICI
Ncattoliciovità dai media
che, confrontandosi con il mondo espresso dall’opera letteraria, testimonierà la propria esperienza di
vita.
A rendere più suggestiva ed evocativa la discussione, ci saranno gli attori Andrea Soffiantini e Teresa,
che interpreteranno i brani principali di ogni libro,
accompagnati dalle note di un musicista.
“Non è una semplice trasmissione sui libri né,
tanto meno, di libri” spiega Davide Rondoni, “ma è
un vero e proprio corpo a corpo tra la letteratura e la
vita. Vogliamo portare in TV le grandi storie del
nostro tempo, facendole incontrare con le storie della
vita di oggi. Insomma, sarà un invito alla lettura
senza bisogno di giochi e giochetti, ma portando le
Storie nella realtà”.
Il programma in trenta puntante, per trenta libri,
viaggerà tra “La Storia della Colonna Infame” di
Alessandro Manzoni e “Il Giardino dei Finzi Contini”
di Giorgio Bassani, tra “On the Road” di Jack Kerouac
e “Le Finzioni” di Jorge Louis Borges. Incominciando
da “Una stagione all’inferno” di Arthur Rimbaud,
rivisitata dal poeta Andrea Margotta. “Il tutto”, spiegano dalla redazione, “all’insegna dell’approfondimento e dell’originalità, a partire dalla scelta dell’accoppiata libro-ospite”. Ecco alcuni esempi. Lo scrittore Eraldo Affinati commenterà “I racconti” di Isaac
Singer. Il giudice Rosario Priore (capo dipartimento
della giustizia minorile di Roma) si metterà sulle tracce del giovane Raskolinkov in “Delitto e Castigo”, di
Fedor Dostoevskij. Ma non mancheranno binomi
ancor più singolari. Il pilota di aerei Vincenzo Manca
affronterà “Ilia e Alberto” di Alberto Gatti. Claudia
Sabina Ferrero, rinomata sommelier, sarà alle prese
con una “leggenda”. Ovviamente la “Leggenda del
Santo bevitore”, di Joseph Roth. Ermes Coffrini e
Don Luigi Mandelli, sindaco e parroco di Brescello,
rivivranno le vicende dei loro famosi “predecessori”,
Peppone e Don Camillo immortalati dalla penna di
Giovannino Guareschi. Interverranno a raccontare i
“loro” classici anche Monsignor Giancarlo Santi
(direttore ufficio nazionale beni culturali ecclesiastici della CEI), la poetessa Alba Donati, i docenti universitari Paola Montefoschi e Cristina Lardo e tanti
altri.
Protagonista del programma non sarà, quindi,
solo il libro o il suo autore, ma l’ospite della puntata
“Pagina Cometa” andrà in onda dal lunedì al giovedì alle 10.00, e in replica alle 17.00 e alle 20.00.
I grandi classici della letteratura
a Sat 2000
Parte a gennaio il nuovo ciclo di Pagina Cometa,
trasmissione condotta dal poeta e critico letterario
Davide Rondoni, dedicata alla grandi classici della
letteratura italiana e internazionale. Il programma,
quest’anno, abbandona i tradizionali studi televisivi
per scegliere come set un caratteristico barcone, in
viaggio lungo le acque del Tevere. E le cupole delle
basiliche, i tetti dei palazzi rinascimentali di Roma
diventano il suggestivo sfondo della conversazione tra
ospite e conduttore.
18
Edei media
conomia
ü
Nuovo direttore
per l’International Herald Tribune
Walter Wells è il nuovo direttore dell’International
Herald Tribune, dopo il passaggio del quotidiano sotto
il controllo del New York Times (50%); Wells subentra a David Ignatius che torna al Washington Post.
Il governo francese
soccorre France Telecom
La Francia finanzierà France Telecom con un’immissione di 9 miliardi di euro per far fronte ai creditori; il governo e la società, infatti, hanno concordato un
piano di salvataggio che dovrebbe portare a dimezzare
entro il 2005 il debito complessivo che oggi è pari a 70
miliardi di euro. France Telecom, che è controllata per
il 75% dallo stato francese, si è impegnata a ridurre il
debito di altri 15 miliardi di euro nel giro di tre anni
attraverso risparmi operativi.
Rapporto Censis 2002:
gli italiani e i media
Sono stati resi noti i dati del Rapporto Censis
2002 sulla comunicazione. Vediamo alcuni dei più
significativi dati emersi. Innanzitutto la passione dei
giovani per la radio. Il 75% dei ragazzi fra i 14 e i 29
anni, infatti, la ascolta costantemente. In particolare la radio, seconda nella classifica dei media più utilizzati dopo la tv, è seguita un po’ più dalle donne
(75%) che dai giovani uomini (74,6%). Il computer,
poi, è usato dal 48,4% delle donne e dal 59% degli
uomini contro un 29,2% del totale. Le persone che
utilizzano più media dichiarano di farsi guidare dalla
pubblicità negli acquisti. Il 43,5% di quelli che usano
tutti i mezzi ed il 39,&& di quelli che ne usano 6 o 7
dichiara di acquistare alcuni prodotti per averli visti
pubblicizzati. E proprio sulla quantità dei media usati
emerge che il 37,%% degli italiani utilizza abitualmente due o tre mass-media; il 36,3% quattro o cinque e quelli che utilizzano un solo mezzo, la tv, rappresentano il 9,1% della popolazione. Solo il 14,8%,
poi, usa adi sei ai sette mezzi mentre il 2,3% li usa
tutti.
Cirm: nominato il presidente
L’assemblea degli azionisti dell’Istituto di ricerche
Cirm, dopo la cessione delle proprie quote al gruppo
Hdc da parte del fondatore, Nicola Piepoli; ha nominato presidente il prof. Morris Grezzi, amministratore
delegato è stato designato il prof. Gianno Pecci e vicepresidente Luigi Tua.
Cda: per la Corte dei Conti è legittimo
La Corte dei Conti ha stabilito la legittimità del
Cda della Rai, dal quale si sono dimessi tre consiglieri su cinque. I giudici hanno però sottolineato
che “ la riduzione del numero degli amministratori
in carica costituisce un grave vulnus alla funzionalità della gestione sia sotto il profilo aziendalistico e
sia soprattutto per gli importanti interessi pubblici”.
Informazioni economiche e finanziarie:
costituita una joint venture
Dow Jones & Company e Class Editori hanno firmato la costituzione di una nuova joint-venture a
quote paritarie che produrrà informazioni economiche
e finanziarie in lingua italiana. Il servizio sarà integrato da articoli dell’edizione globale di Wall Street
Journal e di M/F Milano Finanza.
19
7. ECONOMIA DEI MEDIA
Settimanali e mensili: alcuni dati
La Simmaco Management Consultino ha presentato, a Milano, i dati emersi da una propria ricerca sui
periodici. Leader del mercato dei settimanali certificati
Ads è il gruppo Mondatori (32%); segue Rcs (19%), il
Gruppo L’Espresso (10%); Hachette-Rusconi (7%) e
San Paolo (&%). Nel mercato dei periodici si conferma la leadership della Mondatori con 20 testate certificate e una quota pari al 27%; segue, piuttosto distanziato, Rcs con 8 testate che rappresentano il 7% del
mercato. Seguono Hachette-Rusconi e Domus con il
4% a testa e Darp con il 3%.
Il Sole 24 ore Spa ha un nuovo direttore
Giuseppe Cerbone è il nuovo direttore generale de Il
Sole 24 Ore Spa e assumerà anche la carica di presi-
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dente del consiglio di amministrazione delle società
controllate Nova Radio Spa e 24 Ore Television Spa.
Cerbone assumerà ufficialmente l’incarico dal prossimo 7 gennaio.
Pupi Avati alla guida di Cinecittà
Il ministro dei Beni culturali, Giuliano Urbani, ha
nominato Pupi Avati presidente della Cinecittà
Holding e gli altri membri del consiglio di amministrazione: Ubaldo Livolsi (amministratore delegato),
Francesco Alberoni, Michele Lo Foco, Alessandro Usai,
Marcello Veneziani, Angelo Maria Petroni, Francesco
Pionati e Gaetano Blandini. Francesco Pionati, però,
rinuncia all’incarico ed al suo posto viene nominato
Gianni Galoppi, già nella Commissione per il Credito
Cinematografico.
Isullafattistampadel mese
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Il Papa e le migrazioni
Xenofobia, razzismo e nazionalismi esasperati:
questi, secondo il Papa, i tre “mali” da sconfiggere in
materia di immigrazione. È, in sintesi, quanto si legge
sui principali quotidiani nazionali del 3/12, impegnati a riferire dei contenuti del Messaggio per la
prossima Giornata delle Migrazioni. Alcuni titoli: “Il
Papa: il razzismo è un peccato, ma gli immigrati rispettino le leggi” (Stampa), “L’allarme del Papa: ‘Cresce il
razzismo verso gli immigrati’” (Mattino), “Wojtyla: il
razzismo scontro di civiltà” (Tempo), “Il Papa: troppa
ostilità verso gli immigrati” (Messaggero), “Il Papa:
‘Vincere xenofobia e razzismo’” (Liberazione),
“Immigrati: domande accettate al 100%” (Corriere
della Sera), “Il Papa: attenti al razzismo, si annida
anche nella Chiesa” (Unità).
“Razzismo e xenofobia – scrive Marco Tosatti sulla
Stampa – sono un peccato, e i cristiani devono ricordare che ‘l’appartenenza alla comunità cattolica non è
determinata né da nazionalità né da origine sociale o
etnica, bensì fondamentalmente dalla fede in Gesù Cristo
e dal battesimo nel nome della Santissima Trinità’”.
Accoglienza, ricorda però subito dopo il Pontefice,
“non vuol dire stravolgere la realtà in cui i nuovi arrivati si inseriscono, e Giovanni Paolo II invita gli immigrati ‘a riconoscere il dovere di onorare i paesi che li ricevono e a rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni della
gente che li ha accolti. Solo così prevarrà l’armonia sociale”. Quella del Papa, commenta Fabio Scandone sul
Mattino, “è una denuncia forte che dalla cronaca delle
ultime tragedie del mare al largo della Libia e del
Marocco si proietta negli scenari a più ombre che luci del
mondo opulento: verso gli immigrati crescono razzismo
e xenofobia”. Per il Santo Padre, annota inoltre l’autore dell’articolo, dalle “discriminazioni latenti” nei
confronti degli immigrati “non sono immuni i cattolici, ai quali Giovanni Paolo II rivolge un richiamo preciso quando rimarca che ‘limitare l’appartenenza a una
comunità locale sulla base etnica o di altre caratteristiche esterne rappresenterebbe un impoverimento per
tutti, e contraddirrebbe il diritto fondamentale del battezzato a compiere atti di culto e partecipare alla vita di
una comunità”.
“Il razzismo e la xenofobia contro i migranti e i rifugiati sono un male da battere. L’accoglienza verso lo straniero è un dovere”, sottolinea Roberto Monteforte
sull’Unità, e aggiunge: “Il dramma degli immigrati è il
dramma del mondo moderno. Lo testimonia il bollettino,
che ogni giorno va tragicamente aggiornato, di coloro che
perdono la vita nel tentativo di fuggire dalla loro situazione disperata. Sono oltre 190 milioni coloro che da
tutti i continenti sono stati costretti a lasciare la propria
terra e sono 50 milioni quelli ‘sfollati’ all’interno dei
propri paesi”. “Domenica scorsa – ricorda Fulvio
Fania (Liberazione) – Wojtyla si era rivolto ai cattolici filippini immigrati a Roma ricordando la loro difficile condizione e facendo appello ai datori di lavoro perché li accolgano come fratelli. A poche ore di distanza, il
Pontificio consiglio per i migranti ha presentato il documento papale su cui i vescovi di tutto il mondo dovranno organizzare, nel 2003, la 89ma giornata delle migrazioni. Sotto traccia, il testo è percorso da alcuni interrogativi che attraversano e talvolta dividono la Chiesa. Il
Papa riconosce la ‘via crucis’ che gli immigrati devono
sopportare per farsi accettare nella loro identità culturale e, al contempo, le tensioni che si determinano nelle
società di arrivo. Di fronte agli ostacoli, il realismo del
Papa non rinuncia però alla profezia: ‘La credibilità della
Chiesa – ammonisce – poggia sul coraggio morale dei
pastori e dei fedeli di puntare tutto sull’amore’”.
Federalismo e “ritorno allo Stato”
“Venti piccole piramidi, fossero anche gestite con staliniano decisionismo regionale, non riusciranno mai a
governare la policentrica articolazione dell’arcipelago
italiano”.
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8. I FATTI DEL MESE SULLA STAMPA
Ne è convinto Giuseppe De Rita (Corriere
della Sera, 2/12), secondo il quale quello su cui si
scontrano oggi maggioranza e opposizione è un “federalismo sbagliato”.
Il “regionalismo forte, infiocchettato con i termini
di federalismo o di devoluzione”, è in altri termini la
tesi di De Rita, non può essere l’alternativa alla
“piramide statuale” di stampo risorgimentale, messa
oggi in crisi della globalizzazione e dal processo di
integrazione europea: “Con il regionalismo a paradigma piramidale – sostiene il sociologo – non si costruiscono né devoluzione né federalismo né governo delle
periferie”, perché “il regionalismo forte (o presunto
tale) è l’esatto contrario di uno Stato delle autonomie,
dove i poteri si articolano in orizzontale e si condensano dal basso, fuori della logica discendente dall’alto di
ogni piramide”.
Il federalismo, scrive Mario Pirani (Repubblica, 3/12), “non rientra nelle aspirazioni della stragrande maggioranza degli italiani”. Quanto all’altro
argomento, di cui si avvalgono i sostenitori della
“devolution”, in virtù del quale “il federalismo risponderebbe alla esigenza di avvicinare la gestione della cosa
pubblica ai cittadini, di renderla più flessibile ed efficiente, di portarla il più possibile prossima al controllo
democratico dei cittadini”, la strada da percorrere –
più che quella auspicata dal dibattito politico attuale – dovrebbe per Pirani essere quella, “davvero sentita dagli italiani e corrispondente alla nostra storia”, di
una “radicale devoluzione di autonomia, poteri e competenze alle amministrazioni comunali. Questo sì
avrebbe permesso di stabilire un rapporto assai più vicino, vivo e fecondo tra cittadini e istituzioni, che non
accrescere il potere politico e burocratico della nuova
classe partitocratica, frapposta a mezza strada, tra il
vertice e la base dello Stato, che si ingrasserà e ingrandirà, grazie ai nuovi poteri ricevuti”. Pirani, in particolare, definisce quello oggetto del dibattito politico
attuale “un federalismo privo di precedenti plausibili”,
visto che – come ha scritto di recente Giovanni
Sartori – “nessun Stato federale è mai stato creato
all’indietro e cioè svuotando e spezzettando un preesistente Stato unitario”.
Di un “ritorno” degli italiani “allo Stato”, ma
“senza nostalgia”, parla invece Ilvo Diamanti
(Repubblica, 28/11), secondo il quale – contrariamente a quanto l’acceso scontro sul federalismo
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indurrebbe a credere – in base ad una recente indagine sugli italiani e lo Stato, “cresce l’incidenza di
quanti” chiedono che vengano potenziati i poteri
pubblici, statali e istituzionali, “mentre tracolla il consenso verso i simboli del mercato: gli imprenditori, le
banche”. Con la seconda Repubblica, commenta dunque il sociologo, “il ciclo del privato, del mercato, dell’imprenditore, dell’antipolitica e dell’antipolitico, sembra declinare. Ma non è un ritorno al passato”, perché
la fiducia nello Stato “convive con un’ampia domanda
di poteri a livello di Comune, Regione, Unione europea”
e “la domanda di privato si ridimensiona mentre la
sfera dell’intervento pubblico, del governo, si è diffusa e
de-istituzionalizzata”.
Politica e riforme
La nostra è “una stagione politica radicale e gridata”, in cui “di alto rimane solo il volume” e dove “la
scomparsa di partiti e ideologie reali apre un vuoto che
tende semprepiù ad essere riempito solo dal radicalismo”,
in tutti gli schieramenti.
A sostenerlo è Ernesto Galli Della Loggia
(Corriere della Sera, 9/12), che nella sua analisi
parte da una affermazione lapidaria: “Ormai lo si è
capito: Silvio Berlusconi non sarà mai un moderato, non
riuscirà mai, cioè, a calarsi davvero in un ruolo istituzionale, ad adottarne un linguaggio, non mostrerà mai
una capacità di governo fondata sulla mediazione. E non
è detto che ciò gli nuoccia elettoralmente. Ma la sinistra
non riesce a cogliere il vero dato di fondo, vale a dire che
l’estraneità di Berlusconi alla moderazione/mediazione
non ha nulla a che fare con una qualche sua pulsione
autoritaria o peronista, bensì deriva in linea diretta
dalla rottura di sistema verificatasi in Italia nell’ultimo
decennio, ne è solo l’estrema conseguenza. Tant’è vero che
quell’estraneità si manifesta, si sta manifestando, anche
nelle file della sinistra stessa”.
Galli Della Loggia attribuisce tale crisi generale
della politica italiana a ciò che è accaduto dopo il
1993, e che il nuovo sistema elettorale ha “contribuito a tenere nell’ombra”: la fine dei partiti e delle ideologie politiche. “La scomparsa di partiti e culture politiche veri, dotati di un minimo di radicamento, ha significato – sostiene il politologo – la fine della vecchia
autodisciplina, della vecchia separazione, e il brusco
8. I FATTI DEL MESE SULLA STAMPA
accorpamento della più schietta agitazione nell’ambito
delle istituzioni e del governo. Ciò vale innanzitutto per
il presidente del Consiglio. Berlusconi, infatti, sembra
servirsi del suo ruolo di premier più che altro per condurre un’incessante lotta politica a base di polemiche,
affondi e iniziative estemporanee: il tutto all’insegna
della più completa deistituzionalizzazione della sfera di
governo e di un’inquieta informalità che fanno della sua
figura quanto di più lontano possa immaginarsi da quella d’un politico moderato. Ma non è detto, ripeto, che ciò
diminuisca in futuro i suoi consensi, forse addirittura li
può far crescere”.
“Le riforme sono pensate per l’Italia e il suo popolo,
perché sia governato meglio e non debba più attendere
anni fra una decisione e la sua attuazione? O si fanno
perché c’è un cittadino che freme nella esasperata attesa
di diventare capo dello Stato?”. A chiederselo è Oscar
Luigi Scalfaro, intervistato da Vittorio Ragone sulla
Repubblica (9/12). A proposito di quella che molti
commentatori hanno definito la “svolta presidenzialista di Berlusconi”, l’ex capo dello Stato puntualizza:
“Premetto che il tema non mi pare assolutamente vitale
per la democrazia, perché ci sono paesi – la Francia, per
esempio, a noi vicina – che hanno regime presidenziale e
insieme una democrazia salda e efficace. Ecco perché non
reagisco a questa ipotesi come reagirei invece se si toccasse uno qualunque degli articoli della Costituzione, dall’uno all’undici, in cui sono trattati i principi fondamentali. Quel che mi colpisce, piuttosto, è l’urgenza
dimostrata dal presidente del Consiglio”.
Riguardo alla tesi di Berlusconi, secondo cui il
ruolo del capo del governo è in sostanza privo di reali
poteri, Scalfaro replica: “Questi stessi poteri furono
usati per primo da De Gasperi che guidò i suoi governi
per sette anni facendo risorgere l’Italia dalle devastazioni della guerra”. A mostrare scetticismo sull’ “immensa riforma” ventilata dal presidente del Consiglio è
anche Maurizio Viroli (Stampa, 9/12), che mette
in guardia soprattutto dai “rischi del plebiscitarismo”.
La riforma auspicata da Berlusconi, spiega infatti
l’autore dell’articolo, “darebbe agli italiani una
Costituzione in cui non ci sarebbe più un Presidente della
Repubblica che rappresenta ed impersona l’unità e la continuità nazionale, la forza permanente dello Stato al di
sopra delle mutevoli maggioranze ed è il garante del
rispetto della Costituzione con poteri di controllo, ma un
Presidente che è un capo del governo. Con l’aggravante,
nel contesto italiano, di un Presidente che avrebbe il potere di influenzare direttamente con i mezzi di comunicazione di massa di sua proprietà quella stessa volontà
popolare che è la fonte della sua legittimità”. Viroli boccia anche la “riforma federalistica”, che “così come la
vuole la Lega, tocca il principio dell’unità nazionale” e
“se attuata, renderebbe gli italiani diversi per quanto
attiene alle garanzie su istruzione e diritti sociali fondamentali, ovvero i primi pilastri dell’unità di un popolo”.
Viroli conclude il suo articolo mettendo l’accento
sull’importanza della posta in gioco, in un percorso
riformistico che può portare alla modifica della
Costituzione: “Con la proposta dell’ ‘immensa riforma’
– è, infatti, la tesi dell’autore dell’articolo – la lotta
politica in Italia ha assunto un carattere nuovo. Da una
parte c’è l’eredità morale e politica del Risorgimento e
della Resistenza, in tutte le sue forme; dall’altra il proposito di varare una riforma che interviene sul fondamento parlamentarista della nostra Costituzione per
imprimerle una decisa svolta plebiscitaria”.
Il “silenzio di Dio”
Le parole usate dal Papa sul “silenzio di Dio”, nel
corso dell’ udienza generale del giorno precedente,
hanno suscitato una vasta eco sui principali quotidiani nazionali del 12/12, impegnati proprio nello
stesso giorno a riferire dell’annuncio di Bush sulla
possibilità del ricorso alla bomba atomica, qualora si
rivelasse necessaria nella lotta contro il terrorismo.
Così i titoli: “Dio è disgustato dall’agire dell’uomo”
(Corriere della Sera), “Il Papa: ‘Dio non si rivela, è
disgustato dall’umanità” (Repubblica), “Il Papa: ‘Dio
non si rivela più perché disgustato dall’uomo’”
(Stampa), “Dio sta chiuso nel suo cielo come disgustato dall’uomo” (Libero), “L’agire umano disgusta Dio”
(Tempo), “Il Papa: Dio disgustato si nasconde. Bush:
non possiamo usare l’atomica” (Unità), “Guerre e fame
il disgusto di Dio” (Manifesto), “Dio tace perché è
disgustato dall’uomo” (Mattino), “Giovanni Paolo II:
Dio è disgustato dall’agire dell’uomo” (Messaggero),
“Il silenzio di Dio, disgustato dall’umanità”
(Giornale), “Il Papa sulla guerra: Dio ‘disgustato’
dagli uomini” (Liberazione), “Dio disgustato dall’uomo” (Gazzetta del Mezzogiorno).
“Non è la prima volta – fa notare Luigi Accattoli
sul Corriere della Sera – che Wojtyla parla del silenzio di Dio, che sempre attribuisce al peccato dell’uomo.
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8. I FATTI DEL MESE SULLA STAMPA
Ma più della risposta, che è di tutta la tradizione, capita che impressioni la forza con cui egli pone le domande. Una forza che si è sentita anche ieri e che segnalala
sua viva avvertenza dello smarrimento dell’umanità di
fronte a quel silenzio”. Sullo stesso quotidiano,
Elisabetta Soglio raccoglie alcune autorevoli voci
al discorso del Pontefice. “Non si pensi che Dio abbia
abbandonato l’uomo. Semmai, con il suo silenzio lo
ammonisce”, precisa mons. Gianfranco Ravasi: quello di Giorgio Rumi è, invece, un invito ad allargare
le prospettive attraverso cui guardiamo la storia: “La
nostra prospettiva europea è falsata, perché siamo periferici di fronte ai grandi eventi dell’umanità. Il terrorismo colpisce l’America, i focolai di guerra sono in terre
lontane... Mentre il resto del mondo vive problemi apocalittici, e penso all’Argentina o al Venezuela, alla
Palestina e all’Iraq, noi siamo un po’ tagliati fuori
(...). Da noi, in questo primo mondo, serpeggia un
grande smarrimento che è padre del soggettivismo o del
relativismo etico. Per dirla in altro modo, qui domina
una sorta di indifferenza, una specie di chiusura nel
particolare e nell’espansione dei desideri (...). Il Papa
(...) ci descrive attraverso le Scritture un Dio disgustato dalla violenza ma anche dall’indifferenza di questa
nostra società sorniona, che non vuole essere disturbata da quanto accade fuori e che si preoccupa ma non
troppo”.
Massimo Cacciari, sulla Repubblica, parla della
“grandezza tragica” di Giovanni Paolo II: per non far
cadere nel vuoto le parole del Papa, secondo il filosofo,
“la domanda che bisogna porsi è: come dare senso al problema del silenzio di Dio, se nessuno ci crede, se nessuno
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è convinto che pensare a lui sia una questione decisiva.
Da qui emerge la grandezza tragica di questo Papa.
Tragica perché profeta è – letteralmente – colui che parla
di fronte a un popolo e il popolo lo ascolta. Il popolo può
mettere anche a morte i suoi profeti come accade da quelli veterotestamentari fino a Gesù. Ma anche metterli a
morte è una forma radicale di crederci. Se la risposta è
invece l’indifferenza, se di fronte alla parola del profeta io
continuo ad andare perla mia strada, non ascolto la sua
predica, ma anzi, peggio, fingo ipocritamente ossequio,
allora chi parla non è più un profeta. È la tragedia del
profeta quella di non essere ascoltato. Questa essenzialmente è la condizione di questo Papa e di questa Chiesa”.
Poi la proposta di Cacciari: “Davanti alla tragedia non
del silenzio di Dio, ma di questo non ascolto del silenzio
di Dio, la Chiesa dovrebbe passare dalla parabola all’azione, dovrebbe dire chi sono i sepolcri imbiancati, chi
sono gli ipocriti, i mercanti nel Tempio, i mercanti di
guerra. Dovrebbe cominciare a indicarli col dito. Così
facevano i profeti davanti ai re, rischiando di essere lapidati. La grande differenza è che oggi tutti vanno a baciargli l’anello”. Il filosofo conclude con un appello traversale: “Il Papa non parla di un Dio vendicativo, ma di un
Dio ammutolito: e la domanda su come ascoltarne il
silenzio vale per il cattolico come per il laico, che dovrebbe porsi quelle che una volta si chiamavano le questioni
ultime, quelle per le quali pensare non vuol dire solo calcolare, ma vuol dire anche chiedersi chi siamo, da dove
veniamo, se abbiamo un senso. Domande che possono
anche non avere risposta. Ma se nel mondo contemporaneo gli unici interrogativi sensati sono quelli che possono
avere una risposta definita, allora il tema del silenzio di
Dio cade nel vuoto”.
Smultimediali
egnalazioni
I media per l’animazione
Gianna Cappello - Lucio D’Abbicco, Leumann
(Torino), Elledici, pp. 128, € 9.
Destinato a educatori, animatori e operatori pastorali della comunicazione e della cultura, questo manuale è il nono volume (quinto in ordine di uscita) di
una bella collana il cui obiettivo è andare incontro alle
“domande di formazione” da parte di chi si affaccia in
modo serio al mondo dell’educazione, dell’animazione
culturale e della pastorale giovanile. Gli autori infatti si
dicono convinti che il punto di vista educativo sui
media possa e debba far parte dell’orizzonte quotidiano
di una pastorale giovanile e culturale che voglia essere
aggiornata, puntuale ed efficace.
Dopo una riflessione generale sull’enorme incidenza dei mezzi di comunicazione (dalla stampa ai new
media) nell’ambito dell’educazione in generale, e della
pastorale in particolare, il percorso più impegnativo del
libro parte dalle considerazioni di fondo espresse più
volte e con molta chiarezza in questo campo dal
Magistero della Chiesa (primo capitolo).
In seguito, nel secondo capitolo, si entra nel vivo
della cosiddetta “media education”, mettendo in luce
rapporti di fondo e implicazioni reciproche fra mondo
della comunicazione e mondo della formazione.
Infine, affinché quanto scritto non rimanga sterilmente sulla carta, vengono offerte alcune linee-guida utili
per attività e percorsi di pastorale “ai” media e “con” i
media (terzo capitolo). In sintesi, il messaggio del libro
vuol essere questo: elaborare e realizzare interventi formativi in relazione ai media è oggi più che mai una
priorità assoluta e per questo servono strategie concre-
te suffragate dall’esperienza, oltre che sostenute da
persone appassionate di questi temi cruciali per il futuro della società.
Chi desidera approfondire i contenuti del saggio (e
della collana cui appartiene) può collegarsi via Internet
al sito dell’editrice: www.elledici.org.
Lo spazio dello scrivere
Jay David Bolter, Milano, Vita e Pensiero, 2002,
pp. 308, € 20,70.
Non sono le innovazioni tecnologiche che devono
guidare o addirittura condizionare i cambiamenti
sociali e culturali: è questo il concetto base, apertamente polemico verso il principio del determinismo
tecnologico, che ispira il libro di Jay David Bolter,
docente di New Media al Georgia Istitute of
Technology e autore del celebre saggio “L’uomo di
Turing. La cultura occidentale nell’età del computer”,
edito in Italia nel 1985.
Questa è la seconda edizione, completamente riveduta e aggiornata, con prefazione di Fausto Colombo,
di un’opera pubblicata nel 1991, divenuto presto un
classico della letteratura scientifica sulle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
La rapida diffusione globale di Internet e dei nuovi
media ha imposto una revisione profonda del testo,
che però non si limita a una sia pur utile ricostruzione
storica dei fatti e fenomeni.
Lo scopo principale dell’autore, anche se limitato
da una rete di riferimenti bibliografici “anglocentrici”
(che mette in secondo piano i contributi europei e italiani), è quello di indagare le radici e le implicazioni
culturali della cosiddetta “civiltà digitale”.
Sulle autostrade della grande ragnatela digitale di
Internet viaggiano pur sempre, insieme ai bit, le esperienze umane: i sentimenti, le idee, i valori, le convinzioni culturali e religiose. “La sua convinzione intuitiva – osserva Fausto Colombo parlando di Bolter – è che
le tecnologie nascono ‘parlate’ da una cultura, e non
viceversa”. Impossibile rendere conto della complessità
dei temi e dei problemi affrontati in trecento pagine di
saggio.
Fra le cose che più colpiscono l’attenzione del lettore è il concetto di “ipermediatezza”: è il grande dibatti-
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9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI
to che distingue fra media che rappresentano la realtà
(o quantomeno che tendono onestamente verso questo obiettivo) e media che invece si preoccupano
soprattutto di rappresentare se stessi, fra i media che si
pongono come “segno” e i media che si impongono
come “oggetto”: nel ruolo prevaricante di questa
seconda tendenza (la realtà viene “risucchiata” dal
mezzo) si può individuare una delle più grandi e pericolose distorsioni della nostra società contemporanea.
Una riflessione dunque a tutto campo, d’impianto
chiaramente e diremmo quasi orgogliosamente umanistico, che coinvolge più discipline: la sociologia, la linguistica, la semiotica, l’antropologia... Questa seconda
edizione del libro (con ben venti pagine di bibliografia)
è associata a un sito web: www.lcc.gatech.edu (cercare “Bolter” nella sezione “People”). Per altre notizie,
ecco il sito dell’editrice: www.vitaepensiero.it.
Scrivere e fare fumetti con i bambini
Davide Calì, Torino, Sonda, 2002, pp. 164, € 12,50.
Il fumetto è un tipo di linguaggio (o meglio di
espressione artistica) ingiustamente trascurato nel
dibattito culturale e, in particolare, nella vita scolastica. Ecco quindi la necessità di manuali come questo,
scritto da un esperto, che ha come obiettivo dichiarato
quello di guidare il lettore (educatore o insegnante che
sia) a “come sviluppare la scrittura creativa, illustrare
e fumettare storie”.
Senza la pretesa di fornire un quadro completo di
regole fisse e predeterminate, il testo di Davide Calì
fornisce prima di tutto utili indicazioni, scritte con
molta chiarezza di stile, su che cos’è una storia, su
quali sono i suoi elementi essenziali e i suoi meccanismi fondamentali, su come avviene il processo ideativo che trasforma le parole in immagini, i concetti in
colori, i testi in “nuvolette parlanti”.
L’autore passa quindi a spiegare, soprattutto, come
si possono coinvolgere bambini e ragazzi in un’avventura altamente educativa e creativa come quella del
fumetto. L’importante - sottolinea Calì - è concedersi
la libertà di provare e riprovare, di inspirare nell’animo
dei più piccoli la curiosità, di stimolare la loro fantasia,
di educarli al piacere della ricerca e della sperimentazione. Per altre informazioni, si può consultare il sito
della casa editrice: www.sonda.it.
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Cinema e Chiesa
I documenti del Magistero
È stato pubblicato dall’Effatà Editrice il volume
“Cinema e Chiesa – I documenti del Magistero” di
Dario Edoardo Viganò, professore di teologia della
comunicazione presso la Pontificia Università Lateranense e responsabile del settore cinema e spettacolo
della CEI.
Suddiviso in tre sezioni, il libro contiene in progressione cronologica ben 132 interventi della Chiesa sul
cinema. Sono raccolti, infatti, 74 documenti dei
Pontefici (7 di Pio XI, 13 di Pio XII, 7 di Giovanni
XXIII, 20 di Paolo VI e 27 di Giovanni Paolo II), 36 atti
della Curia Romana e 22 documenti dell’Episcopato
Italiano.
Nessun documento dedicato all’argomento cinema è stato dimenticato e la minuziosità della ricerca
segnala atti ed interventi dove, anche solo parzialmente, si parli di cinema. Al termine delle tre sezioni, gli indici danno la possibilità di accostarsi ai testi
attraverso una molteplicità di accessi (per Papi, per
argomenti e per ordine di data). Da segnalare il preziosissimo indice analitico che consta di quasi 300
voci.
La parte relativa ai documenti e agli interventi
magisteriali è preceduta da un saggio dell’autore, che
disegna una mappa ideale con la quale il lettore è abilitato alla conoscenza delle implicanze storiche e sociali, che hanno innervato l’approccio della Chiesa al
mondo del cinema.
Dall’attenta analisi cronologica dei testi risulta
chiarissimo come il Cinema per la Chiesa sia veicolo di
“cultura e proposta di valori”.
Come ricorda esemplarmente Giovanni Paolo II
nel Discorso al Pontificio Consiglio delle
Comunicazioni Sociali del 1995, in occasione del
centenario dalla nascita del cinema: “Il giudizio globale della Chiesa su questa forma di arte, come su
tutta la vera arte, è positivo e pieno di speranza.
Abbiamo visto che capolavori della produzione cinematografica sono in grado di porre delle sfide allo
spirito umano, di trattare in profondità soggetti di
grande significato e importanza da un punto di vista
etico e spirituale”.
9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI
Navigando nella rete
Diocesi di Milano
www.diocesi.milano.it
Lo spazio web della Diocesi di Milano è ormai
attivo dall’aprile ’98, per l’iniziativa del dinamico
Don Davide Colombo. Da allora è diventato uno
degli approdi più visitati dai navigatori, soprattutto
italiani.
Cosa cerca e cosa trova il lettore abituale? Principalmente notizie sulla vita delle comunità locali. Le
parrocchie infatti segnalano le iniziative che propongono (incontri di formazione, spettacoli, dibattiti, feste...). Le si possono trovare nella sezione
Agenda.
Non mancano i testi dell’arcivescovo Card. Dionigi
Tettamanzi e, cliccando su Vescovo, si possono leggere
le sue lettere pastorali ed i molteplici ed autorevoli
interventi sia suoi che del suo predecessore, Card.
Carlo Maria Martini.
Continuando a navigare, nella completa sezione
con i dati della Diocesi, viene soddisfatta la necessità di
chi cerca informazioni sulle parrocchie, su gruppi e
movimenti, su associazioni, ecc.
La parte più innovativa del sito è però la rivista online Incroci, che propone sempre nuovi articoli sui
temi legati alla vita ecclesiale e non solo.
La sezione Itinerari invita i lettori a visitare luoghi
significativi della terra ambrosiana, sia fornendo le
informazioni necessarie a chi vuole davvero concedersi un’escursione, sia a chi dà la preferenza a una visita
‘virtuale’.
Per ultimo, non mancano delle sorprese. Vengono
infatti riservati ai navigatori dei piccoli gadget: un programma per la compilazione automatica del libretto
con la liturgia delle nozze e gli auguri natalizi via email.
ABI
Associazione
Biblica Italiana
www.associazionebiblica.it
Fondata nel 1948, l’Abi è un’Associazione privata di
fedeli a carattere nazionale, riconosciuta dalla Cei. Ha
lo scopo di promuovere la conoscenza della Sacra
Scrittura attraverso la ricerca scientifica e la divulgazione della Parola di Dio, secondo le linee emerse nel
Concilio Vaticano II.
Il sito, moderno e ben strutturato, si apre con la
sezione che presenta l’Abi, lo statuto e la direzione
(presidente è don Rinaldo Fabris, del Seminario arcivescovile di Udine).
Nella visita si passa poi alle attività dell’Associazione, con il programma dettagliato dei prossimi eventi e la cronaca di quelli passati.
È senza dubbio un sito rivolto a studiosi e ricercatori, che hanno la necessità di continui aggiornamenti scientifici e di approfondimento e qui riescono a trovare i nomi degli autori di alcuni articoli o
di saggi con i quali completare ricerche, tesi o studi
particolari. Infatti grande attenzione è riservata dai
curatori del sito alle pubblicazioni dell’Abi, dalla
Rivista Biblica italiana, organo dell’Associazione,
alle ricerche storico-bibliche, in collaborazione con
le Edizioni Dehoniane. Vi è inoltre la collana di
studi biblici a cura del Consiglio di presidenza ed,
infine, il bimestrale dell’associazione “Parole di
vita”.
In rilievo anche le pagine della Bibbia in Italia e nel
mondo, con istituzioni, convegni, assemblee, dialogo
interconfessionale, gruppi di coordinamento.
Purtroppo è ancora in allestimento la sezione che
si prospetta come la più interessante e che riguarderà “La Bibbia nella vita” con la Parola nella liturgia e la Lectio Divina. Per finire poi alla zona
“Bibbia e informatica”, che contiene moltissimi
links selezionati appositamente per lo studio scientifico della materia, ma comprendente anche siti
divulgativi e pastorali.
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9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI
Preti
on line
www.pretionline.it
Internet è uno strumento comunicativo splendido,
perché non sfruttarlo, cercando di mettere in contatto
tra loro sacerdoti presenti in Rete? Con questa semplice idea, nel giugno 1997 Don Giovanni Benvenuto,
della diocesi di Genova, ha creato questo sito che ha
due finalità:
✔ Favorire il contatto e lo scambio tra tutti i preti
“internettari”. C’è l’esperto di Sacra Scrittura, quello di Teologia Dogmatica, quello che si occupa di
Scouts, il vice-parroco alla prima esperienza,... perché non dialogare ed aiutarsi nello svolgimento del
comune ministero?
✔ Mettersi a disposizione di chiunque ha bisogno di
un prete. Forse molti hanno il desiderio di parlare
con un sacerdote ma non sempre ne hanno la possibilità: i sacerdoti iscritti a pretionline si mettono a
disposizione.
La pagina principale appare molto snella nella sua
essenzialità grafica, e dà immediatamente la possibilità di ricercare un prete per nome, o per diocesi, o per
incarico, o per competenza. Gli iscritti sono al
momento più di 900, di cui più di 700 preti. Oltre alla
possibilità di contattare i singoli sacerdoti (e anche
due vescovi!, insieme a religiosi, seminaristi, diaconi
permanenti), è possibile anche lasciare richieste,
appelli o altri messaggi in un’apposita bacheca, per
essere poi contattati personalmente e proseguire il
dialogo avviato.
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ACR Mania
www.acrmania.it
“ACR mania” è un archivio di materiale per animatori e sito ufficiale dell’ACR (Azione Cattolica dei
Ragazzi) della diocesi di Treviso.
Il sito è nato nel corso del 2000 con lo scopo di
essere un archivio ben organizzato di sussidi per l’educatore a cui da tutta Italia è possibile attingere per rendere sempre più fantasiose e riuscite le attività che l’animatore svolge con il gruppo affidatogli.
Tantissimo il materiale disponibile che comprende
le attività, i giochi, immagini, proposte di formazione,
diverse storielle, la possibilità di consultare il Vangelo
on-line.
Questa ricca miniera continua a crescere ed i sussidi sono forniti da chiunque vuole contribuire allo sviluppo dell’archivio inserendo qualcosa di ben riuscito
che desidera condividere e compartecipare agli altri
animatori.
Un’altra finalità di ACRmania è di essere un sito di
collegamento tra le numerose realtà parrocchiali ed il
centro diocesano. Vi si trovano, quindi, informazioni
sulle attività, riflessioni, sussidi, proposte ed orientamenti dell’Azione Cattolica sia nazionale che diocesana. Ma è possibile anche ricevere opinioni, consigli,
esperienze di servizio, proposte di gemellaggio o anche
solo le foto delle attività, feste svolte dai tanti gruppi
dell’ACR sparsi in Italia.
9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI
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Progetto culturale - Chiesa Cattolica Italiana