CLUB ALPINO ITALIANO Comitato Scientifico Veneto Friulano e Giuliano Sezione C.A.I. Camposampiero con il Patrocinio di: I complessi meccanismi e processi alla base della natura montana ed i profondi legami che l’uomo ha instaurato con essa nel corso dei secoli ci possono permettere infatti di assaporare in maniera più matura e completa l’incontro con questo mondo meraviglioso. Non solo un mordi e fuggi , tesi unicamente a raggiungere il proprio obiettivo, ma uno sguardo attento a quanto si manifesta davanti a noi in modo che lo stupore, la gioia ed il rispetto, possano essere sempre compagne di viaggio durante escursioni e ascensioni, gite o vacanze. In linea quindi con l’articolo 1 dello statuto del C.A.l. Club Alpino Italiano, fondato in Torino nell’anno 1863 per iniziativa di Quntino Sella, libera associazione nazionale, con scopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale, la rassegna proposta vuole far proseguire con vigore e slancio gli intenti dei fondatori di una delle associazioni più conosciute in Italia. Per informazioni: www.caicamposampiero.it www.caicsvfg.it Città di Camposampiero C.A.I. Veneto MONTAGNA SORPRENDENTE A NE E VENDIT COSTRUZIO A, TREKKING CICLI CORS TAIN BIKE E MOUN /1 o Padova, 56 D) - Via Borg (P O ER PI M SA 9300704 35012 CAMPO 149 - Fax 049 Tel. 049 5792 iprimula.com cl ci i@ cl ci ula.com www.cicliprim AUTOMAZIONE CLIM UN ANNO DI CONFERENZE SULLA MONTAGNA Sala Filarmonica Camposampiero ore 20.45 ATIZZAZIONE SICU ELE.CO s.r.l. - in grosso Materiale Elettrico 35012 CAMPOSA MPIERO (PD) Via I. Nievo, 2 Tel. 049 579136 6 - Fax 049 5794 590 E ENZ SUL CON oale D E G iN , 25 zia d rano Agen tta del G ) E e z V Piaz Noale ( 2 2 3 3003 41 58261 4 6 s.it 0 Tel. 41 58024 gruppoita 0 Fax. ia.noale@ .it z s agen ruppoita .g www AS IVE S RAT ICU ASS ica ra e Mon chin Barba di Zec E R LA CASA E P I IL T U I CHE ARTICOL LIORI MAR IG M E L L E ED LI DI CLASS REGA Te (PD SAMPIERO 4 - CAMPO 0 ilio.it 2 , rg vi lle ae n@ hi Via Str onica.zecc m 8 8 2 0 l. 049 579 1863-2013 REZZA 150° anniversario di fondazione del Club Alpino Italiano 1863-2013 Nuova apertu ra Campos ampiero Piazzetta Dan te, 5 Tel. e Fax 049 9301872 150° anniversario di fondazione del Club Alpino Italiano In occasione del 150° anniversario di fondazione del Club Alpino Italiano, la Sezione di Camposampiero in collaborazione con il Comitato Scientifico Veneto Friulano e Giuliano, organizza un ciclo di conferenze da svolgersi nel corso di tutto il 2013. L’obiettivo è quello di offrire ai propri soci e a tutta la collettività, una serie di incontri su temi legati alla montagna, a cui interverranno personalità del mondo scientifico, professionisti, appassionati ed alpinisti, che ci aiuteranno a capire meglio quali siano i molteplici segreti dell’ambiente e della cultura della montagna. Una MONTAGNA SORPRENDENTE, quindi, quella che potremo avvicinare e scoprire in queste serate, la montagna per la quale il Club Alpino è stato fondato un secolo e mezzo fa e che sempre di più il Sodalizio vuole far conoscere per incuriosire, interessare, stupire sia chi frequenta abitualmente la montagna oppure quanti la amano e la ammirano pur non avvicinandola spesso. Venerdì 25 Gennaio 2013 Dolomiti, dalle origini ai giorni nostri Venerdì 22 Febbraio 2013 Storia e status dei ghiacciai alla luce dei cambiamenti climatici in atto. Venerdi 22 Marzo 2013 Adattamenti della fauna alpina all’alta quota. Venerdì 31 Maggio 2013 La flora alpina e i suoi rapporti con il clima. Dott. Antonio Galgaro Università di Padova Dott. Christian Casarotto Museo delle Scienze di Trento Giancarlo Ferron guardiacaccia e scrittore Prof. Renato Gerdol Università di Ferrara. Ricercatore confermato, dottore di ricerca in geologia applicata, prof. aggregato di Sistemi di Controllo e Monitoraggio e geotermia presso il Dipartimento di Geoscienze dell’Università degli Studi di Padova. E’ stato responsabile scientifico di progetti dedicati allo studio di movimenti di superficie in aree montane con metodologie innovative. Ha inoltre collaborato ad un progetto di predisposizione di sistemi di previsione di rischio idraulico (nowcasting) basati su reti neurali, per enti di Protezione Civile della Provincia di Padova e di Vicenza. Si occupa di sistemi di monitoraggio di frane di vario tipo, installati sulle Dolomiti ed Ande argentine e sta sviluppando, nell’ambito di un progetto di eccellenza dell’Università di Padova, un nuovo sistema di rilevamento a fibra ottica delle vibrazioni precursori di crolli in pareti rocciose. E’ autore di oltre 90 pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali. Christian, attratto da sempre dall’alta montagna, con un lavoro sulla Geomorfologia e Geologia del Quaternario inizia a studiare i ghiacciai svizzeri del Bernina. Sposta poi la sua attenzione su quelli italiani e oggi concentra la sua attività sui ghiacciai trentini come ricercatore al Museo delle Scienze di Trento e glaciologo del Comitato Glaciologico Trentino della SAT (la Società degli Alpinisti Tridentini). Al Museo delle Scienze di Trento si occupa anche di mediazione culturale, ovvero comunicare al vasto pubblico le ricerche condotte sul campo, traducendo in un semplice linguaggio concetti, a volte, complessi. E’ membro del Comitato Scientifico Centrale del CAI. Gestisce e progetta attività didattiche a carattere geologico, sviluppa percorsi sul territorio valorizzando gli aspetti naturalistici ambientali e culturali, organizza e cura mostre, convegni e pubblicazioni a carattere glaciologico. Partecipa alla formazione di insegnanti, guide alpine e istruttori di alpinismo. Giancarlo Ferron appassionato naturalista, guardiacaccia con oltre venticinque anni di esperienza sul campo, fotografo naturalista nasce nel 1963 a Zovencedo, un piccolissimo paese in mezzo alla natura dei Colli Berici (VI). Fin da piccolo ha coltivato il suo innato interesse per l’ambiente naturale, esplorando i boschi della sua zona. Questo lungo percorso a contatto con la natura da autodidatta lo ha portato ad acquisire una grande esperienza e molta pratica sul campo. Nel 1987 viene assunto in quello che allora era il Corpo dei Guardiacaccia, oggi Polizia Provinciale (di Vicenza). Ha scritto una serie di racconti denuncia pubblicati dalla Casa Editrice “Biblioteca Dell’Immagine” di Pordenone: “Ho visto piangere gli animali”, 2000; “Ho sentito il grido dell’aquila”, 2001; “Il suicidio del capriolo”, 2003; “I segreti del bosco”, 2006; “La mia montagna”, 2009; “La zampata dell’orso”, 2010. Inoltre ha curato e realizzato alcuni documentari: “Il gallo cedrone”, 1997; “Il camoscio dell’Alta Val Leogra”, 2000; “ Il gallo forcello e la fauna delle Piccole Dolomiti”, 2002; “Le stagioni della fauna selvatica”, 2011. Renato Gerdol, è stato Ricercatore presso la facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Pavia dal 1983 al 1987 e Professore associato di botanica sistematica presso la facoltà di agraria di Padova dal 1988 al 1994. Attualmente è Professore ordinario di ecologia vegetale presso la facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Ferrara e componente del consiglio d’amministrazione dell’Ateneo ferrarese. E’ responsabile del Laboratorio di ecologia vegetale del Dipartimento di Biologia ed Evoluzione, svolge, da quasi 30 anni, attività di ricerca scientifica nel campo dell’Ecologia vegetale. Il Prof. Gerdol si occupa principalmente di ecologia della vegetazione nei territori artico-alpini ed è autore di circa 120 pubblicazioni, molte delle quali apparse in riviste internazionali a diffusione mondiale. E’ inoltre autore dell’unico trattato di sintesi sulla vegetazione delle montagne italiane. Dolomiti dalle origini ai giorni nostri: la storia e gli accadimenti di un percorso evolutivo che spazia dalla nascita delle rocce che compongono le Dolomiti, sino allo loro formazione ed evoluzione fino ad oggi. Le trasformazioni prodotte dal clima, dall’acqua e dal ghiaccio e dalle deformazioni generatesi durante i movimenti tettonici, e messe in moto dalla forza di gravità, hanno consentito di plasmare la morfologia unica delle vette dolomitiche, in un lento lavoro che continua nel tempo. I segni di tali modifiche sono i movimenti della montagna che reagisce a scatti per riportarsi a nuove condizioni di equilibrio. Le Dolomiti “Patrimonio naturale Unesco” raccontate da un appassionato che ha fatto del suo interesse per la montagna una ricerca scientifica di come avvengono le trasformazioni geologiche in un ambiente unico al mondo. I ghiacciai sono un importante elemento del paesaggio alpino e rappresentano una fondamentale risorsa sociale, turistica, economica ed energetica. Gli operatori del Comitato Glaciologico Italiano, con enti di ricerca, conducono ogni anno campagne per monitorare l’evoluzione dell’estensione glaciale, inquadrandola nell’attuale fase di riscaldamento globale. L’incontro è un’occasione per valutare lo “stato di salute” dei ghiacciai con particolare riferimento a quelli delle Alpi Orientali. Le variazioni glaciali, manifestazione dei cambiamenti climatici, hanno da sempre accompagnato l’evoluzione del paesaggio e le modificazioni dell’attività umana. Tutti questi cambiamenti sono “scritti” negli strati di neve e ghiaccio, le pagine di un libro tutto da leggere e scoprire. Quando noi, poveri escursionisti, ci avventuriamo verso l’alta quota della montagna anche solo per poche ore, siamo costretti a farlo portandoci dietro notevoli quantità di attrezzature. Senza scarponi, giacca a vento, cibo e acqua nello zaino, non riusciremmo a spostarci né a vivere un solo giorno a certe altitudini. Basterebbe questa semplice osservazione per comprendere quali sofisticati adattamenti hanno subito gli animali che vivono lì tutta la loro esistenza, in tutte le stagioni dell’anno. Camosci, marmotte, pernici bianche, galli forcelli e stambecchi sono animali stanziali, ovvero che non migrano, che non scappano dalla montagna per evitare l’inverno o la carenza di cibo. Possiedono zampe adatte agli spostamenti sulla neve e sulle rocce, hanno apparati digerenti in grado di ricavare energia da alimenti poverissimi; il loro mantello fornisce un isolamento termico efficace. Straordinari adattamenti fisici e comportamentali fanno di ogni specie un esempio di adattamento a condizioni estreme di clima e ambiente. Nel corso della conferenza verranno illustrati gli effetti delle condizioni climatiche passate sulla distribuzione dei vegetali nei territori montani con particolare riferimento alle Alpi ed ai fenomeni delle grandi glaciazioni che hanno interessato il nostro emisfero. Verranno inoltre prese in considerazione le attuali condizioni della vegetazione sulle nostre montagne, alla luce degli effetti dei cambiamenti climatici in atto, e le proiezioni future. Venerdì 28 Giugno 2013 L’uomo sulle Alpi Orientali nel post glaciale (uomo di Similaun e di Mondeval) Venerdì 27 Settembre 2013 Ladini, Cimbri e Mocheni: mito e realtà di tre isole etniche delle Alpi Orientali Venerdì 25 Ottobre 2013 Alpinismo in guerra Venerdi 15 Novembre 2013 Alpinismo dolomitico, tra passato e presente Dott. Gianni Frigo Italo Zandonella Callegher Bepi Pellegrinon Antonio Guerreschi è stato professore ordinario di Paletnologia all’’Università di Ferrara e grande specialista nell’antico popolamento delle Alpi. Ha diretto e dirige numerose ricerche in quota su tutto il territorio alpino. Accompagnatore nazionale di escursionismo del Club Alpino Italiano, è stato inoltre presidente del Comitato Scientifico Centrale sempre del CAI, ed è attualmente membro della Scuola Centrale del Servizio Valanghe. Gianni Frigo, originario dell’altopiano di Asiago (Rotzo), laureato in Scienze Forestali, Guida Naturalistica-Ambientale della Regione Veneto è socio del Club Alpino Italiano sezione di Bassano dove attualmente è Presidente sezionale. Operatore Naturalistico e Culturale Nazionale del CAI è stato anche Presidente del Comitato Scientifico Veneto Friulano e Giuliano. Botanico-naturalista, svolge la propria attività come docente di Scienze nei Licei, libero professionista Forestale, accompagnatore e divulgatore presso le sezioni CAI, gruppi naturalistici, associazioni, scuole, centri di educazione ambientale. Nato a Dosoledo di Comelico Superiore BL, alpinista e scrittore è Accademico e socio Onorario del Club Alpino Italiano e past president del TrentoFilmfestival. E’ stato direttore editoriale della stampa Nazionale del CAI, ha scritto numerose guide escursionistiche, alcune tradotte in inglese, tedesco, francese e in braille, e importanti volumi sulla storia alpinistica delle Dolomiti Orientali. Ha prodotto importanti saggi sulla Grande Guerra come “La Valanga di Selvapiana” con il quale ha vinto nel 2008 il premio letterario internazionale “Città di Gaeta” e nel 2009 il premio nazionale “Alpini sempre”, Ponzone-Acqui Terme e “La Ragazza del Mulo ancora il premio nazionale “Alpini sempre”, Ponzone-Acqui Terme. Le Alpi orientali nel post glaciale risultano frequentate in maniera intensiva da parte dell’uomo. Sebbene le ricerche si possano considerare ancora nella fase iniziale, a partire dalla fase antica dell’Olocene con i cacciatori del Mesolitico ed a seguire con i pastori e con i cercatori di minerali dell’Olocene recente, le nostre montagne hanno restituito centinaia di siti in quota con resti evidenti dell’attività umana. I modelli che erano stati pensati nella fase iniziale delle ricerche, dovranno essere rivisti e prendere in considerazione anche le quote intermedie e, di conseguenza, i siti aumenteranno fortemente. I rinvenimenti più eclatanti di questa prima fase di studi, sono stati sicuramente quelli di Similaun e di Mondeval. Nel primo caso si tratta di una mummia rinvenuta a 3210 m di quota, preservata, con tutto il suo corredo di attrezzi, dai ghiacci, la scoperta ha aumentato in maniera significativa le conoscenze sulle genti che nel quarto millennio popolavano le Alpi. Nel secondo caso, il sito di ritrovamento a 2148 m di altezza, ha restituito, all’interno di una sequenza stratigrafica complessa che attesta la presenza umana nelle Dolomiti per parecchi millenni, una sepoltura con un importante corredo funerario databile al sesto millennio. Anche in questo caso le informazioni ricavate hanno contribuito ad aumentare in maniera notevole la conoscenza delle genti che frequentavano la montagna nell’antichità. La conferenza illustrerà, alla luce delle ricerche scientifiche attuali, come viveva e cosa faceva l’uomo nell’arco alpino durante l’antichità, quando la sfida per la sopravvivenza era basata sulle leggi naturali delle quali l’uomo era totalmente parte integrante. Nel corso della serata cercheremo di seguire il percorso che ha portato queste genti ad insediarsi nelle “Terre Alte” del Nord-Est, evolvendo culture che hanno loro permesso di entrare in sintonia con un ambiente così severo in modo da ricavarne ciò che necessitava alla sopravvivenza senza stravolgerne i delicati equilibri. Adopereremo quali fili d’Arianna per guidarci nei labirinti della storia, le leggende – a cui ognuno dei tre gruppi etnici ha affidato il compito di conservare e tramandare la conoscenza acquisita e la propria identità – assieme alla toponomastica – che rimane a testimoniare un profondo, atavico, ancestrale rapporto con un territorio che con le sue forme e le sue risorse ha condizionato, e in realtà ancora determina, la vita degli uomini che in esso hanno trovato dimora. Ci potremo così rendere pienamente conto della ricchezza e della complessità che queste interpretazioni del reale possiedono e di come, pur se elaborate in un contesto pre-scientifico, abbiano le loro radici in una oggettiva, attenta e precisa osservazione dell’esistente nei suoi più reconditi aspetti. Ciò che più affascina, comunque, nel rivisitare queste genti ed i loro universi è l’enorme carica di poesia che in ogni cosa, anche la più banale e prosaica, è profusa... Quasi recassero in se e nella propria visione del mondo un ultimo barlume di quella mitica e splendida “età dell’oro”, ormai altrove perduta per sempre. “Fino al primo conflitto mondiale le guerre si combattevano nelle pianure, un esercito contro l’altro armato. Con il 1915 nasce un nuovo modo di combattere, duro, estremo, feroce: la guerra in montagna per il predominio delle vette e, da lassù, delle valli. Fiorisce l’alpinismo di guerra. Fra le rocce, i ghiacciai, spesso a 40 gradi sotto zero. Non fu una libera scelta, ma un alpinismo comandato che contrastò fortemente con la filosofia dell’arrampicamento che era ed è un inno alla libertà. Ciò non toglie che in quegli anni si siano scritte - per “l’onor della Patria” e non solo in Italia - alcune delle pagine più belle di vero “alpinismo eroico”. Nato a Falcade nel 1942, sin da giovane ha un’innata passione per la ricerca, la storia (specie locale) e la scrittura. A 15 anni scrive un libretto dedicato al poeta-contadino Valerio Da Pos di Carfón, arricchito da un ritratto di questi, opera del grande scultore falcadino Augusto Murer. Instancabile lettore e studioso di cultura locale, si interessa della letteratura di montagna; sarà “Alpinismo eroico” di Emilio Comici ad avvicinarlo definitivamente ai monti. Dal 1959 al 1968 si dedica ininterrottamente alle ascensioni, con centinaia di scalate (oltre 50 vie nuove, invernali, solitarie e un centinaio di salite di sesto grado), sulle Dolomiti ed in altri gruppi alpini, arrampicando con i più forti alpinisti del tempo senza mai trascurare gli aspetti umani e culturali. Ha pubblicato alcune guide (due sulle Pale di S.Martino nel 1971 e 1976 e una sulla Marmolada nel 1979) e in seguito una trentina di lavori, tra i quali: “Falcade attraverso i secoli” (1971),”Artisti Agordini” (con F.Tamis), “Un ricordo dall’Agordino”, “Agnèr, il gigante di pietra”, Pale di S.Martino (ed. Zanichelli, in coll. con L.Marisaldi, che nel 1994 ha ottenuto il Cardo d’argento al Premio ITAS),”Le montagne del destino”, “Ghiaccio rovente”, “Gunther Langes, Spigolo del Velo”, “Attilio Tissi”, “La Valle del Biois anni sessanta”, fino alla recente opera “Salve Regina…” dedicata alla Marmolada, “Le vie dell’ideale” e “Fassa e dintorni”. Prof. Antonio Guerreschi Collabora con riviste alpinistiche in Italia e all’estero, fra cui la Rivista del CAI, Le Alpi Venete, il Bollettino della SAT, Le Dolomiti Bellunesi, Alpinismus, Der Bergkamerad, Alpinisme, Der Bergsteiger, Berge, ecc. Ha inoltre dedicato energie alla vita politica, amministrativa e sociale. Nel 1971 ha fondato la Casa Editrice “Nuovi Sentieri”, che ha prodotto quasi 500 titoli: pubblicazioni di montagna, storia locale, guerra, fotografia, poesia, letteratura, arte, resistenza, narrativa, ecc. Da ricordare i volumi di Giovanni Angelini (Civetta e Pelmo), le traduzioni dall’inglese dei libri dei pionieri dell’Ottocento (Edwards, Gilbert, Churchill, Tuckett, White, ecc.), la ristampa di classici della scoperta delle Dolomiti (Grohmann), l’ultima opera di Domenico Rudatis, una serie di riproposte di Giuseppe Mazzotti, la monumentale Storia dell’Agordino di don Ferdinando Tamis, ecc. Nuovi Sentieri ha vinto nel 2001 il prestigioso “Premio Mazzotti”, sezione montagna, con il libro di Vincenzo Dal Bianco “Civetta-Solleder, la soglia dell’impossibile”. E’ stato presidente della Sezione Agordina del CAI dal 1985 al 1991. Giornalista-pubblicista dal 1974, è stato membro dell’H.G Bergland di Vienna, del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna), dal 1981 è accademico del CAI e nel 2001 ha ricevuto il prestigioso Pelmo d’oro.