Segmentazioni e dinamiche del mercato del lavoro in Italia Michele Raitano Università di Roma “La Sapienza” Indice I principali indicatori del mercato del lavoro: definizione teorica, descrizione della realtà italiana e di UE15. Gli ammortizzatori sociali e le politiche del lavoro in Italia. La flexicurity: a) b) c) d) Definizione e dimensioni. Il modello danese e la sua esportabilità. L’applicabilità della flexicurity in Italia. La segmentazione del mercato del lavoro italiano. 2 Gli indicatori del mercato del lavoro Popolazione attiva (forza lavoro) e la popolazione 15-64. Il tasso di occupazione. Il tasso di attività o di partecipazione. Il tasso di disoccupazione. La disoccupazione di lungo periodo. Differente denominatore fra TdO e TdU. Il limite del TDU come indicatore sintetico dell’andamento del mercato del lavoro: la dipendenza dalla partecipazione e dallo “scoraggiamento”. 3 92_4 93_1 93_2 93_3 93_4 94_1 94_2 94_3 94_4 95_1 95_2 95_3 95_4 96_1 96_2 96_3 96_4 97_1 97_2 97_3 97_4 98_1 98_2 98_3 98_4 99_1 99_2 99_3 99_4 00_1 00_2 00_3 00_4 01_1 01_2 01_3 01_4 02_1 02_2 02_3 02_4 03_1 03_2 03_3 03_4 04_1 04_2 04_3 04_4 05_1 05_2 05_3 05_4 06_1 06_2 06_3 06_4 07_1 07_2 07_3 07_4 08_1 08_2 Tassi di disoccupazione nel periodo 1992-2008 per macro area 22.0 20.0 18.0 16.0 14.0 12.0 10.0 8.0 6.0 4.0 2.0 0.0 Nord Centro Sud Italia 4 1992_4 1993_1 1993_2 1993_3 1993_4 1994_1 1994_2 1994_3 1994_4 1995_1 1995_2 1995_3 1995_4 1996_1 1996_2 1996_3 1996_4 1997_1 1997_2 1997_3 1997_4 1998_1 1998_2 1998_3 1998_4 1999_1 1999_2 1999_3 1999_4 2000_1 2000_2 2000_3 2000_4 2001_1 2001_2 2001_3 2001_4 2002_1 2002_2 2002_3 2002_4 2003_1 2003_2 2003_3 2003_4 2004_1 2004_2 2004_3 2004_4 2005_1 2005_2 2005_3 2005_4 2006_1 2006_2 2006_3 2006_4 2007_1 2007_2 2007_3 2007_4 2008_1 2008_2 Tassi di occupazione nel periodo 1992-2008 per genere 75.0 70.0 65.0 60.0 55.0 50.0 45.0 40.0 35.0 30.0 Maschi Femmine Totale 5 92_4 93_1 93_2 93_3 93_4 94_1 94_2 94_3 94_4 95_1 95_2 95_3 95_4 96_1 96_2 96_3 96_4 97_1 97_2 97_3 97_4 98_1 98_2 98_3 98_4 99_1 99_2 99_3 99_4 00_1 00_2 00_3 00_4 01_1 01_2 01_3 01_4 02_1 02_2 02_3 02_4 03_1 03_2 03_3 03_4 04_1 04_2 04_3 04_4 05_1 05_2 05_3 05_4 06_1 06_2 06_3 06_4 07_1 07_2 07_3 07_4 08_1 08_2 Tassi di occupazione nel periodo 1992-2008 per macro area 70.0 65.0 60.0 55.0 50.0 45.0 40.0 Nord Ovest Nord Est Centro Sud Italia 6 Tasso di occupazione femminile per macro-area Fig. 14: Andamento del tasso di occupazione femminile per macro-area territoriale (popolazione di età 15-64). Fonte: elaborazioni su dati Eurostat 65,0 60,0 55,0 50,0 45,0 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 1999 2000 2001 Italia 2002 Nord-Ovest 2003 2004 Nord-Est 2005 Centro 2006 Sud 2007 2008 2009 Isole 7 I tassi di occupazione in UE15 nel 2008 per genere 90.0 85.0 80.0 75.0 70.0 65.0 60.0 55.0 50.0 45.0 K U en ed Sw Fi nl an d l ga Po rtu Au st ria nd s he rla N et Lu x Ita ly ce Fr an Sp ai n G re e ce d la n Ire an y er m G en m ar k D Be lg iu m 40.0 Totale Maschi Femmine 8 I tassi di occupazione degli anziani (55-64) in UE15 nel 2008 80 70.0 70 58.6 60 57.4 55.0 53.8 51.5 50.9 50.9 50 44.6 42.4 38.6 40 38.3 34.4 33.8 32.0 30 20 10 Lussemburgo Italia Belgio Francia Austria Grecia Spagna Portogallo Paesi Bassi Germania Irlanda Finlandia Regno Unito Danimarca Svezia 0 9 I tassi di disoccupazione in UE15 nel 2008 per genere 14.0 12.0 10.0 8.0 6.0 4.0 2.0 K U en ed Sw an d Fi nl l ga Po rtu Au st ria nd s N et he rla Lu x Ita ly ce Fr an in Sp a G re e ce d la n Ire an y er m G m ar k en D Be lg i um 0.0 Totale Maschi Femmine 10 Grecia 12.1 Spagna Portogallo 14.1 Italia 15 Finlandia 17.2 Irlanda 17.8 Francia 20 Lussemburgo 22.6 Belgio 25.0 Austria 25 Danimarca 25.2 Svezia 26.0 Regno Unito Germania Paesi Bassi Quota di occupazione part-time 50 46.8 45 40 35 30 24.1 22.1 16.8 13.6 11.8 10 5 5.6 0 11 Il lavoro a tempo determinato Fig. 4.3.3: Quota di lavoratori dipendenti con contratto a termine nei paesi di UE15. Fonte: elaborazioni su dati Eurostat 35 30 25 20 15 10 5 1993 2007 Media 1993 Regno Unito Svezia Finlandia Portogallo Austria Paesi Bassi Lussemburgo Italia Francia Spagna Grecia Irlanda Germania Danimarca Belgio 0 Media 2007 12 Gli ammortizzatori sociali in Italia Finanziamento contributivo. Assenza di uno strumento unico. Assenza di un reddito di ultima istanza means tested. Assenza di un beneficio di ingresso. Assenza di un salario minimo. Strumenti contro disoccupazione “parziale” o totale. Frammentarietà degli istituti: discriminazione per dimensione di impresa, settore di lavoro e tipologia contrattuale. Scarsa copertura per i tempo determinato, nessuna per i parasubordinati. Le misure “anti-crisi”. 13 La copertura incompleta degli AS Secondo Banca d’Italia (2009), 1,6 milioni di lavoratori dipendenti o parasubordinati (circa 11% dell’occupazione totale) non hanno diritto ad alcun trattamento in caso di sospensione o cessazione del reddito da lavoro, anche a seguito dell’introduzione delle nuove tipologie di ammortizzatori previste dalla legge 2/2009. Anastasia, Mancini e Trivellato (2009) stimano che appena un terzo del totale dei disoccupati sia attualmente coperto da una delle forme di sostegno al reddito. Analogamente il rapporto di monitoraggio del Ministero del Lavoro (2008) stima per il 2006 un indice di copertura pari al 31% (rapporto tra uno stock medio annuo di 525.000 beneficiari, esclusi cassintegrati e prepensionati, e 1,673 milioni di disoccupati secondo la RCFL). 14 La cassa integrazione guadagni Sospensione totale o parziale dell’attività senza interruzione del rapporto di lavoro. CIG ordinaria: imprese industriali di qualsiasi dimensione (e in alcuni casi artigiane e edili) per fluttuazioni della domanda e durata fino a 12 mesi (o 24 in alcune aree). CIG straordinaria: imprese industriali o edili con almeno 15 dipendenti (o terziario con 50 per riconversione). Stabilita da un accordo fra governo e parti sociali. CIGO e CIGS con TdS dell’80% per le ore di lavoro non prestate e di durata di 12 o 24 mesi (aree svantaggiate), ma estendibile in deroga. 15 Gli strumenti contro la disoccupazione L’indennità di disoccupazione ordinaria non agricola: TdS del 60% per 6 mesi (poi 50% fino all’ottavo e 40% fino al 12esimo per gli over50). L’indennità di disoccupazione a requisiti ridotti (per i 78isti): TdS del 35% per 120 giorni e 40% fino a 180. Ma pagata lump sum. Effetto dei requisiti contributivi di accesso! L’indennità speciale per lavoratori dell’agricoltura e edilizia. L’indennità di mobilità: solo per lavoratori cui si applica la CIGS e in caso di licenziamento collettivo: TdS dell’80% nel primo anno e 64% nei successivi (durata variabile da 12 a 36 mesi per in base all’età e a 48 mesi nel Sud; anche mobilità lunga fino al pensionamento). 16 L’accesso potenziale agli ammortizzatori sociali Copertura degli ammortizzatori sociali a fine 2004: lavoratori dipendenti di età 25-34. Fonte: elaborazioni su dati INPS 100% 11.8 90% 2.8 39.2 80% 70% 60% 10.5 50% 40% 85.4 30% 50.3 20% 10% 0% Dipendenti a tempo indeterminato Soddisfa i requisiti per l'ordinaria Dipendenti a tempo determinato Soddisfa solo quelli per la ridotta Non può ricevere nessuna indennità 17 Le misure “anti-crisi” (legge 2/2009) concessione dell’indennità di disoccupazione ordinaria a lavoratori sospesi a causa di crisi aziendali o occupazionali (anche in aziende che non hanno diritto a richiedere l’intervento della cassa integrazione); concessione dell’indennità di disoccupazione a requisiti ridotti a lavoratori che rientrino nella situazione descritta al punto (i), ma i cui requisiti contributivi consentano di accedere solo all’indennità a requisiti ridotti e non a quella ordinaria; estensione, a titolo sperimentale per il periodo 2009-2011, dell’indennità di disoccupazione ordinaria a favore degli apprendisti, sospesi o licenziati, con almeno tre mesi di servizio; introduzione, a titolo sperimentale per il periodo 2009-2011, di un’indennità a favore dei lavoratori parasubordinati che operino in regime di monocommittenza e il cui reddito dichiarato nell’anno precedente rientri entro specifiche soglie; ma basso entitlement (15%?) e Tds del 20% lump sum. estensione della possibilità di erogare ammortizzatori sociali in deroga a tutte le forme di lavoro subordinato. previsione, a titolo sperimentale per il periodo 2009-2011, di un intervento integrativo a carico degli enti bilaterali pari al 20% del trattamento. 18 La composizione della spesa per ammortizzatori sociali in Italia Tabella 3.16 Spesa, entrate e saldi per gli ammortizzatori sociali, diversi schemi, media anni 2003-2007 (bilanci consuntivi 2003-2007) (milioni di Euro) Prestazioni Coperture figurative Contributi Saldo Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria 402,4 239,5 2549,1 1907,2 Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria 437,8 315,1 909,8 156,9 11,8 0,0 35,1 23,4 980,4 648,9 482,6 -1146,7 45,6 26,4 98,2 26,1 3308,0 1124,0 Cassa Integrazione per i lavoratori agricoli (CISOA) Indennità di mobilità Indennità di disoccupazione speciale edile Indennità di disoccupazione non agricola ordinaria 1171,0 1013,0 Indennità di disoccupazione. non agricola con requisiti ridotti 651,6 940,5 0,0 -1592,1 Indennità di disoccupazione agricola ordinaria 210,7 333,9 99,2 -445,4 Indennità di disoccupazione agricola con requisiti ridotti 9,8 9,2 0,0 -18,9 Indennità di disoccupazione agricola speciale (40%) 354,9 0,0 0,0 -354,9 Indennità di disoccupazione agricola speciale (66%) 543,3 0,0 0,0 -543,3 Assegni straordinari - Fondo credito ordinario(*) 323,0 0,0 549,9 226,9 3,9 0,0 11,8 7,9 13,4 0,0 18,3 4,9 Assegni straordinari - Fondo credito cooperativo(*) Assegni straordinari - Fondo ex Monopoli di Stato(*) Assegni straordinari - Fondo settore assicurativo(*) Assegni straordinari - Fondo esattoriale(*) (**) Assegni straordinari - Fondo poste(*) (***) Assegni straordinari - Fondo volo(*) (***) Pensionamenti anticipati (per crisi occupazionale) Totale ammortizzatori sociali 1,8 0,0 3,0 1,2 19,9 0,0 106,6 86,7 0,0 0,0 11,4 11,4 20,0 0,0 51,0 31,0 529,6 0,2 0,0 -529,7 5730,8 3526,6 8234,0 -1023,5 19 Le politiche attive del lavoro in Italia Legge 469/1997: trasferimento delle competenze su politiche attive del lavoro e CPI a Regioni ed enti locali. Ruolo finora limitato e fortemente differenziato per Regioni. Politiche di vera employability o assistenziali? O semplici incentivi alle imprese? Riforma del contratto di apprendistato e introduzione dei tirocini formativi. Introduzione Borsa Continua Nazionale del Lavoro. Ruolo (tuttora) rilevante degli incentivi all’assunzione. Le politiche per la formazione e il ruolo dei fondi interprofessionali (Legge 388/2000). 20 I limiti del sistema Frammentarietà e disomogeneità degli strumenti. Segmentazione settoriale e dimensionale. Strumenti contro disoccupazione parziale o totale. Sistema contributivo/assicurativo: assente ogni forma di reddito di minima istanza. Nessuna copertura dei parasubordinati. Incentivi perversi dei “78 giorni” e degli istituti speciali. Assenza di un legame con le politiche attive. Le riforme per la flessibilità: Pacchetto Treu (1997) e Legge Biagi (2003); la definizione del lavoro parasubordinato e la moltiplicazione delle forme contrattuali: verso la segmentazione del mercato del lavoro? Più flessibilità e poca e disomogenea sicurezza? 21 La definizione di flexicurity Tema fondamentale della EES. La comunicazione di giugno 2007: un nuovo paradigma dell’OMC? Genericamente: strategia di politica economica che cerchi di conciliare le richieste di flessibilità provenienti dal lato delle imprese con un’elevata protezione dei lavoratori, da realizzarsi attraverso un rafforzamento dell’apparato degli ammortizzatori sociali e la realizzazione di politiche attive che supportino le transizioni sul mercato del lavoro. “Flessibilizzazione dal volto umano” (Tangian 2006). “Strategia che tenta, in maniera sincronica e deliberata, di aumentare, da un lato, la flessibilità dell’assetto del mercato del lavoro, della sua organizzazione e delle relazioni industriali e lavorative; dall’altro di accrescere la sicurezza – sia sociale che di occupabilità – soprattutto dei gruppi più deboli, interni o esterni al mercato del lavoro” (Wilthagen, Tros 2004). La flessibilità della relazione lavorativa: nuovo rischio sociale o semplice individualizzazione dei rischi? Dalla sicurezza del posto di lavoro all’employability? 22 Le caratteristiche della flexicurity Mercato del lavoro non segmentato. Elevata flessibilità (esterna, interna, funzionale, salariale). Elevata protezione (del posto di lavoro, dell’occupabilità, del reddito, “combinata”). Quindi: politiche passive e politiche attive (PES, formazione e lifelong-learning, pubblico e privato). Un triangolo d’oro (Madsen 2002)? Le riforme di Danimarca (1993) e Paesi Bassi (1995). 23 Il modello danese Poca EPL. Sussidi contributivi generosi (TdS fino al 90% e pagati fino a 4 anni) con elevata spesa pubblica; al termine, prestazione means tested non contributiva. Stretto legame fra politiche passive e attive e stringenti requisiti di ricerca del lavoro. Estese politiche di attivazione. Elevato passaggio nella disoccupazione, ma durata molto breve dei periodi di disoccupazione. Una terza via fra socialdemocrazia e liberismo? 24 Il modello danese: l’EPL Fig. 4.3.1: Andamento dell'indice di employment protection legislation (EPL) nei paesi di UE15 fra il 1985 e il 2003. Fonte: elaborazioni su dati OCSE 4.5 4.0 3.5 3.0 2.5 2.0 1.5 1.0 0.5 1985 1995 Portogallo Spagna Francia Grecia Germania Svezia Belgio Paesi Bassi Finlandia Italia Austria Danimarca Irlanda Regno Unito 0.0 2003 25 Il modello danese: la spesa Fig. 4.3.2: Spesa pubblica per politiche del lavoro nel 2004 nei paesi di UE15. Fonte: elaborazioni su dati Eurostat - Labour market policy database, 2007 4.5 4.0 3.5 3.0 2.5 2.0 1.5 1.0 0.5 Spesa totale Politiche attive Danimarca Paesi Bassi Belgio Germania Finlandia Francia Svezia Media UE15 Spagna Austria Portogallo Irlanda Italia Regno Unito Grecia 0.0 Politiche passive 26 Alcuni caveat sull’esperienza danese Successo dovuto alla domanda o all’offerta? Esclusione sociale dei lavoratori meno qualificati. Sostenibilità fiscale in periodi di difficoltà? E’ un bene di lusso? In periodi di crisi emerge solo la flexibility? In ogni caso, il successo danese non può dipendere dalla sola flessibilità, ma sembrano necessarie alcune fondamentali pre-condizioni complementari. 27 Valutazioni sull’esportabilità del modello Modello istituzionale complesso; cosa accade se se ne esporta solo qualche elemento? Aspetti istituzionali rilevanti (soprattutto per l’attivazione): nessuna legislazione vincolante, ampia concertazione, clima di mutua fiducia, decentramento e omogeneità territoriale. Il ruolo del capitale sociale nello spiegare EPL o UB (Algan, Cahuc 2006). Vanno valutate tutte le complementarietà e, in primo luogo, la specializzazione produttiva e la politica industriale. Per il suo efficace funzionamento prerequisito essenziale sembra essere: un sistema produttivo innovativo e in espansione che necessita di continua espulsione a fini di riqualificazione della forza lavoro. La flessibilità è richiesta dalle PMI danesi per restare sulla frontiera tecnologica e non per risparmiare sul costo del lavoro e competere in produzioni tradizionali (differenza con la Svezia). 28 E in Italia? Dove sta andando il mercato del lavoro in Italia? Possiamo riscontrarvi aspetti di flexicurity? Ma flexicurity non va intesa come una strategia sincronica (non risarcitoria!) rivolta soprattutto ai più svantaggiati? Situazione italiana: Segmentazione: differenziali salariali e di tutele del welfare (ammortizzatori sociali e pensioni). Duplice segmentazione di temporanei e parasubordinati? Ma in un quadro generale di salari stagnanti e di diseguaglianze in aumento … Elevata flessibilità esterna per gli outsider. Limitati e frammentari ammortizzatori sociali. Nessun legame fra politiche passive ed attive. Politiche attive (PES e formazione) spesso inefficienti e disomogenee. Poco e disomogeneo lifelong learning (effetto creaming?). 29 Le riforme del mercato del lavoro: la flessibilità numerica Legge 335/1995: introduzione fondo INPS “gestione separata” per lavoratori parasubordinati e collaboratori “Pacchetto Treu” (legge n. 196/1997): prima (parziale) deregolamentazione dei contratti a termine; introduzione agenzie lavoro interinale; tirocini formativi D.lgs. n. 368/2001: liberalizzazione contratti lavoro dipendente a termine (recepimento direttiva 1990/70/CE) “Legge Biagi” (legge n. 30/2003): introduzione nuovi contratti atipici (job sharing, job on call, staff leasing); trasformazione dei co.co.co. in “collaboratori a progetto”; introduzione “contratto di inserimento”; nuovo contratto di apprendistato; riforma del part-time; liberalizzazione dei servizi all’impiego “Protocollo sul Welfare” (legge 247/2007): limite per la stipula dei contratti a termine a 36 mesi (con eventuale deroga); aumento contribuzione per parasubordinati; abolizione job on call e staff leasing 30 Le riforme del mercato del lavoro: gli ammortizzatori sociali Il sistema degli ammortizzatori sociali rimane molto frammentato e complesso con 3 principali tipi di strumenti: Indennità di disoccupazione ordinaria e a requisiti ridotti; Cassa Integrazione Guadagni (ordinaria e straordinaria); Indennità di mobilità E’ assente una copertura universale (rivolta a tutti i lavoratori): i sussidi dipendono dalla tipologia del contratto di lavoro, dalla durata del rapporto, dalla dimensione di impresa e dal settore di attività. I parasubordinati non sono ammessi ad alcuna forma di sostegno del reddito (sono formalmente considerati lavoratori autonomi). Il recente Protocollo sul Welfare (2007) ha leggermente aumentato durata e ammontare dell’indennità di disoccupazione, e creato tre “fondi di rotazione” (150 milioni ciascuno) per il sostegno ai lavoratori atipici, al microcredito e all’imprenditoria giovanile. 31 Le riforme del mercato del lavoro: politiche attive e lifelong learning Politiche attive del lavoro: Legge 469/1997: trasferimento delle competenze su politiche attive del lavoro e CPI a Regioni ed enti locali Riforma del contratto di apprendistato e introduzione dei tirocini formativi Introduzione Borsa Continua Nazionale del Lavoro Ruolo (tuttora) rilevante degli incentivi all’assunzione Lifelong learning: Legge 53/2000: introduzione dei congedi per la formazione continua Legge 388/2000: introduzione dei fondi interprofessionali per la formazione continua 32 Il ruolo della formazione Tab. 10 - Quota di lavoratori che nel 2005 ha partecipato ad attività formative organizzate dal datore per dimensione d’impresa, settore, area geografica e qualifica. Settore Industria Servizi Totale Area geografica Nord-ovest Nord-est Centro Sud-Isole Qualifica Dirigente Impiegato Operaio Fonte: Excelsior (2006) 1-9 Dimensione d’impresa (classe di addetti) 10-49 50-249 250-499 Over 500 Total 5,8 10,9 8,7 7,8 14,0 10,4 12,5 18,1 15,1 29,9 31,1 30,5 37,3 40,8 39,6 14,7 22,0 18,5 9,6 10,3 7,4 7,5 10,5 11,3 9,3 10,3 15,5 15,9 14,9 12,8 31,5 30,3 33,9 23,2 40,3 38,0 41,1 38,2 19,9 18,5 18,8 15,8 14,5 12,0 7,0 10,4 14,4 8,6 12,0 22,4 10,8 35,7 41,6 21,8 44,7 50,2 24,3 25,5 28,6 11,7 33 Alcuni dati sulla segmentazione Duplice segmentazione: fra “indeterminati e temporanei” e poi fra dipendenti a termine e parasubordinati. Segmentazione in termini di flessibilità della relazione contrattuale, tutele, salari, rischi di disoccupazione e accesso al credito. Quota di lavoratori con contratto a termine in linea con la media UE, ma allora perché tanta preoccupazione? Le statistiche internazionali non includono le collaborazioni. Mancanza di adeguate tutele del welfare per giovani e disoccupati. Numero dei lavoratori temporanei in rapida crescita; dal 1996 al 2004 quello dei parasubordinati è raddoppiato, nel periodo 1992-2007 quello dei dipendenti a tempo determinato è passato dal 6,2% al 13,2%; mentre dal 2001 al 2007 la quota annua di nuove assunzioni con contratti a tempo indeterminato si è ridotta dal 60% al 45%. Alcune categorie di lavoratori particolarmente esposti. Di conseguenza forte riduzione dell’indice OCSE dell’EPL. 34 Diverse dimensioni di segmentazione Stabilità della relazione contrattuale. Tutele del welfare. Salari. Rischi di disoccupazione. Probabilità di formazione. Prospettive previdenziali (seminari futuri…). Prospettive di transizione: trappola o trampolino? Risk shift? 35 L’occupazione atipica nelle previsioni di assunzione delle imprese Tempo indeterminato 2001 60,0 2002 58,0 2003 56,5 2004 58,4 2005 50,0 2006 46,3 2007 45,4 Fonte: Excelsior (2007) Tempo determinato 32,5 34,6 34,2 33,5 41,0 44,1 45,1 Apprendisti 7,5 7,4 9,3 8,1 9,1 9,6 9,6 36 La composizione dell’occupazione Classe d’età 15-24 25-34 35-44 45-54 55-64 Sesso Maschio Femmina Area geografica Nord-ovest Nord-est Centro Sud-Isole Settore Pubblico Privato Titolo di studio Al più licenza elementare Al più licenza media Al più diploma secondario superiore Laurea Dipendente a tempo indeterminato Dipendente a tempo determinato Autonomo Parasubordinato Totale 5,9 24,8 35,6 25,2 8,5 24,6 31,4 28,1 11,3 4,5 3,0 20,1 35,9 25,1 15,8 11,1 37,6 29,0 16,0 6,2 7,0 24,8 34,8 23,6 9,8 58,9 41,1 48,0 52,0 71,8 28,2 47,9 52,1 60,5 39,5 30,9 21,8 20,0 27,3 21,7 18,7 19,5 40,1 28,6 21,5 20,7 29,2 29,5 23,7 21,2 25,6 29,5 21,5 20,2 28,8 32,5 67,5 28,3 71,7 2,8 97,2 20,0 80,0 24,7 75,3 7,7 34,2 46,2 11,9 12,3 34,7 38,2 14,8 10,9 34,2 38,2 16,6 7,1 18,1 44,5 30,4 8,8 33,6 43,6 13,9 Fonte: Raitano (2007) 37 La distribuzione salariale per tipologia contrattuale Average Median 10th percentile 25th percentile 75th percentile 90th percentile Ratio 90th/10th percentiles Standard deviation Open-ended employee Fixed-term employee 20,167 18,571 11,818 15,701 22,792 27,164 2.3 9,736 16,236 15,195 8,442 11,818 18,571 21,948 2.6 8,124 Self-employed Collaborator 33,221 22,000 6,000 12,000 40,000 75,000 12.5 38,355 13,645 9,600 3,600 6,000 15,600 27,600 7.7 14,422 Source: Raitano (2007b) Differenza anche nei rischi di disoccupazione: a un anno di distanza è disoccupato l’1,3% degli indeterminati, il 5,8% dei determinati, il 6,1% dei “cocopro” e il 7,7% degli occasionali (CNEL, 2007). 38 Retribuzioni medie annue e mensili, Italia 1985-2002 Retribuzioni lorde medie annue (asse sx) e mensili (asse dx) da lavoro dipendente nel settore privato (esclusi dirigenti); valori a prezzi costanti 2004; 1985-2002. Fonte: elaborazioni su dati INPS 19,000 1,900 18,500 1,850 1,800 18,000 1,750 17,500 1,700 17,000 1,650 16,500 1,600 16,000 1,550 15,500 1,500 15,000 1,450 14,500 1,400 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 Retribuzioni mensili 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Retribuzioni annue 39 Disuguaglianze retribuzioni annue e mensili, 1985-2002 Indice di Gini delle retribuzioni lorde medie annue (asse sx) e mensili (asse dx) da lavoro dipendente nel settore privato (esclusi dirigenti); 1985-2002. Fonte: elaborazioni su dati INPS 0.40 0.30 0.39 0.29 0.28 0.38 0.27 0.37 0.26 0.36 0.25 0.35 0.24 0.34 0.23 0.33 0.22 0.32 0.21 0.31 0.20 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 Retribuzioni mensili 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Retribuzioni annue 40 Working poor Fig. 11: Quota di lavoratori dipendenti full-time con salario mensile netto inferiore alla soglia di povertà per macroarea nel 2004. Fonte: elaborazioni su dati ISTAT IT-SILC XUDB 2005 - versione Novembre 2007 10% 8.7% 8.0% 8% 6% 4% 2.9% 2.6% 2% 2.2% 1.9% 0% Nord Ovest Nord Est Centro (escluso Lazio) Poverty ratio Lazio Sud Isole Italia - 4.0 41 Working poor 2 Fig. 12: Quota di lavoratori dipendenti full-time con salario mensile netto inferiore alla soglia di povertà per macroarea e tipologia contrattuale nel 2004. Fonte: elaborazioni su dati ISTAT IT-SILC XUDB 2005 - versione Novembre 2007 30% 28.3% 27.9% 28% 26% 24% 22% 20% 18% 16% 14.5% 14% 12% 10.5% 10% 8% 6.4% 5.8% 6% 5.1% 4.7% 4.1% 4% 2% 1.4% 2.1% 1.9% 2.6% 1.9% 0% Nord Ovest Nord Est Centro (escluso Lazio) A tempo indeterminato Lazio Sud Isole Italia A tempo determinato 42 Differenziali salariali e di probabilità di formazione Tab. 1: differenziali salariali e di partecipazione ad attività di formazione per tipologia contrattuale Regressione OLS sul Regressione logit sulla logaritmo del salario mensile netto partecipazione ad attività di formazione Coefficiente P>t Coefficiente P>z Donna -0,2276 0,000 -0,2592 0,000 Anzianità lavorativa 0,0060 0,000 Anzianità di servizio 0,0027 0,000 0,0118 0,001 Part-time -0,5790 0,000 Dimensione 1-15 -0,0786 0,000 -0,5587 0,000 Dimensione 16-50 -0,0522 0,000 -0,4001 0,000 Pubblico -0,0525 0,000 0,2511 0,007 Servizi -0,0155 0,032 0,4202 0,000 Secondaria superiore 0,1202 0,000 1,1036 0,000 Laurea 0,2997 0,000 1,7341 0,000 Dirigente 0,1851 0,000 1,3659 0,000 Impiegato 0,0927 0,000 0,8433 0,000 Tempo determinato -0,1029 0,000 -0,3924 0,000 Parasubordinato -0,3566 0,010 Nord Ovest 0,0798 0,000 0,1641 0,062 Nord Est 0,0755 0,000 0,4884 0,000 Centro 0,0675 0,000 0,0634 0,497 Isole -0,0051 0,647 0,0327 0,776 Costante 6,8274 0,000 -2,0913 0,000 Numero di osservazioni 10.742 Numero di osservazioni 13.891 F(16, 10725) 269,62 Wald χ2 (17) 1.251,69 Prob > F 0,000 Prob > χ2 0.000 χ2 0,2869 Pseudo R2 0,2046 R2 corretto 0,2858 Log verosimiglianza -7425,28 N.B.: La modalità di riferimento delle dummies sulla dimensione d’impresa è “più di 50 dipendenti”, sul titolo di studio è “al più diploma secondario inferiore”, sull’occupazione è “operaio”, sulla tipologia contrattuale è “dipendente a tempo indeterminato”, mentre l’area geografica di riferimento è il Sud. La variabile dipendente nella regressione logit è individuata dalla risposta positiva alla domanda “negli ultimi 3 anno ha partecipato a corsi di formazione o aggiornamento professionale?”. Fonte: elaborazioni su dati ISFOL PLUS 2005 43 Ma c’è vera segmentazione? Quanto è transitoria l’appartenenza allo status secondario? Pochi dati a disposizione, ma i primi confermano l’idea di persistenza (Raitano 2008). Ma chi resta “intrappolato”? Osservando le transizioni dai dati INPS la situazione sembra preoccupante. Relativamente sfavorite donne, anziani, residenti al Sud (e presumibilmente low skilled). Ma mercato segmentato o “mercato liquido” con rischi pervasivi? 44 Le transizioni a 1 anno 2006 2005 Dipendenti a tempo indeterminato Dipendenti a tempo determinato Collaboratori a progetto Collaboratori occasionali Autonomi Dipendenti Dipendenti Collaboratori Collaboratori Autonomi Disoccupati a tempo a tempo a progetto occasionali indeterminato determinato 95.1 2.2 0.2 0.0 1.2 1.3 28.8 61.2 1.3 0.4 2.5 5.8 12.4 9.3 64.6 0.5 7.1 6.1 12.3 15.4 6.2 41.5 16.9 7.7 3.8 0.9 0.2 0.1 93.8 1.2 Inoltre, meno del 40% dei nuovi assunti indeterminati proviene da forme flessibili (35% dai determinati, 3,5% dei collaboratori; CNEL, 2007). 45 Le caratteristiche del campione INPS Ampio panel dei contribuenti alle diverse gestioni INPS fra il 1998 e il 2004. Non osservato pubblico impiego, casse autonome e dirigenti (e artigiani e commercianti dal 2003). Dal 1998 individuabili i dipendenti a tempo determinato. Dal 1999 individuabile chi versa contributi alla GS come collaboratore esclusivo con mansioni generiche. Per tali categorie di lavoratori possibile quindi osservare le transizioni fino a 5/6 anni di distanza dall’entrata nel mercato del lavoro. Per evitare distorsioni si osservano solo i “neo-entrati” nelle gestioni INPS. Status annuo identificato in base alle caratteristiche dell’ultima contribuzione. 46 Pro e contro del campione INPS Mancata copertura di tutte le forme lavorativa. Chi scompare dal campione potrebbe migliorare o peggiorare il proprio status. Come interpretare la modalità “altro”? Mancanza di variabili fondamentali per analisi econometriche (titolo di studio, composizione familiare, caratteristiche del datore, retribuzioni per i collaboratori) e quindi per capire chi e perché è segmentato. Ma strumento molto efficace per fare analisi descrittive di medio-periodo delle transizioni. Si valuta la duplice segmentazione dipendente vs collaboratore e indeterminato vs temporaneo. 47 Le transizioni dei collaboratori Destinazione dei lavoratori iscritti per la prima volta alla Gestione Separata nel 1999 come collaboratori esclusivi1; classe d’età nel 1999: 15-39. Dimensione campionaria: 786 osservazioni. Dipendenti a tempo indeterminato2 Dipendenti a tempo determinato2 Collaboratori esclusivi Altra gestione INPS Non più registrati negli archivi INPS Totale 2000 11,8 5,5 45,9 1,4 35,5 100,0 2001 18,8 6,8 27,1 2,3 45,1 100,0 2002 21,2 7,2 24,1 3,5 44,1 100,0 2003 24,6 10,1 20,5 n.d. 44,9 100,0 2004 28,9 10,8 14,9 n.d. 45,4 100,0 1 Sono esclusi dal campione gli amministratori, sindaci e revisori e gli studenti di dottorato o i percettori di assegni e borse di ricerca 2 Lavoratori dipendenti del settore privato. Fonte: elaborazioni su dati INPS 48 Le transizioni di 5 coorti di collaboratori Destinazione dei lavoratori registrati all'INPS per la prima volta come collaboratori puri non ASR fra il 1999 e il 2003 da 1 a 5 anni di distanza dalla loro entrata nell'attività. Fonte: elaborazioni su dati INPS 55.0 51.1 50.7 50.0 46.4 48.1 45.0 42.3 40.0 33.4 35.0 31.4 30.0 25.0 18.8 20.0 17.4 16.9 13.8 14.0 15.0 10.0 23.6 22.5 8.9 9.2 9.6 9.7 9.2 7.0 5.0 2.8 3.2 3.4 1.6 2.3 0.7 1.2 1.3 0 0 0.0 Indeterminati Tempo determinato 1 anno Collaboratore puro 2 anni 3 anni Altra gestione separata 4 anni Altra gestione inps Dati mancanti 5 anni 49 Le transizioni dei dipendenti a termine Destinazione fra il 1999 e il 2004 del campione dei lavoratori registrati per la prima volta negli archivi INPS nel 1998 come dipendenti a termine (classe d’età 15-40; 2.393 osservazioni). 1999 2000 2001 2002 2003 2004 Dipendente a termine 60,0 30,9 18,6 19,1 17,0 16,6 Dipendente a tempo determinato 16,5 38,5 47,3 46,1 47,1 46,7 Gestione separata 1,1 2,0 2,5 2,8 3,5 3,1 Altra gestione INPS 1,2 2,0 2,6 3,3 3,8 n.d. Non più registrato negli archivi INPS 21,2 26,5 29,1 28,6 28,5 33,6 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: elaborazioni su dati INPS 50 Le transizioni di 6 coorti di dipendenti a termine Destinazione dei lavoratori entrati nel lavoro dipendente con un contratto a termine il 1998 e il 2003 da 1 a 6 anni di distanza dalla loro entrata nell'attività. Fonte: elaborazioni su dati INPS 60.0 55.0 52.5 49.3 49.8 47.4 44.9 50.0 45.0 40.0 39.7 35.0 31.1 28.730.0 30.0 26.1 27.1 25.7 25.0 21.9 20.0 19.5 17.217.0 16.0 20.0 15.0 10.0 5.0 1.7 2.6 3.1 2.9 2.9 2.3 3.6 0.3 0.5 0.7 0.7 0.8 0.7 5.5 4.8 3.0 0.0 0.0 0.0 Indeterminati Tempo determinato 1 anno Collaboratore puro 2 anni 3 anni Altra gestione separata 4 anni 5 anni Altra gestione inps Dati mancanti 6 anni 51 Le transizioni dei dipendenti a tempo indeterminato Destinazione dei lavoratori entrati nella forza lavoro per la prima volta nel 1998 come dipendenti a tempo indeterminato; classe d’età nel 1998: 15-39. Fonte: elaborazioni su dati INPS 70 65.3 59.5 60 56.9 54.5 53.3 51.4 50 40 34.0 27.4 26.4 25.8 25.8 30 20.7 20 12.1 10.9 12.1 12.5 11.9 12.6 10 2.0 2.5 1.9 0.6 1.1 1.5 1.4 2.7 3.7 4.6 4.9 n.d. 0 Dipendenti a tempo indeterminato Dipendenti a tempo determinato 1999 2000 Collaboratori esclusivi 2001 2002 Altra gestione INPS 2003 Non più registrati negli archivi INPS 2004 52 Probabilità condizionate di essere dipendente a termine 70.0 60.0 60.0 50.0 40.0 30.9 30.0 19.1 18.6 20.0 12.1 10.9 17.0 12.1 12.5 16.6 11.9 12.6 10.0 0.0 1999 2000 2001 1998 - Determinato 2002 2003 2004 1998 - Indeterminato 53 Probabilità condizionate di scomparire dagli archivi INPS 40.0 35.0 33.6 29.1 30.0 28.6 34.0 28.5 27.4 26.5 25.8 25.8 26.4 25.0 21.2 20.7 20.0 15.0 10.0 5.0 0.0 1999 2000 2001 1998 - Determinato 2002 2003 2004 1998 - Indeterminato 54 … qualche dato più recente Status nel 2007 Tempo Distribuzione Temporaneo Imprenditore Autonomo Disoccupato Inattivo indeterminato 2004 Tempo indeterminato 87.1 3.5 0.9 3.0 1.6 3.9 44.4 Temporaneo 48.1 34.5 0.5 4.2 5.7 7.1 6.3 Status Imprenditore 4.0 0.8 64.0 26.6 1.3 3.5 5.4 nel 2004 Autonomo 8.3 3.4 8.9 71.1 3.5 4.8 12.7 Disoccupato 20.9 12.5 1.5 7.0 31.0 27.1 8.9 Inattivo 13.7 3.8 1.7 5.1 7.0 68.9 22.3 Distribuzione 2007 47.9 6.1 5.6 13.8 5.9 20.7 100.0 Fonte: elaborazioni su dati IT-SILC Longitudinal Non sono coorti di nuovi entrati ma persone già nel LM (si sa da quanto lavorano, ma non si conosce la storia lavorativa pregressa). Il 9,1% dei temporanei nel 2004 ottiene fra il 2005 e il 2006 un contratto a tempo indeterminato ma non lo ha più nel 2007. Il 7,4% dei tempo indeterminato nel 2004 non lo è fra il 2005 e il 2006, 55 ma torna ad esserlo nel 2007 Alcune conclusioni dall’osservazione delle transizioni Per alcuni sottogruppi dei collaboratori – presumibilmente i più vulnerabili: le donne, i meridionali, i meno giovani e, in tutta probabilità, i meno istruiti (gli unskilled) – lo status di parasubordinato o di lavoratore temporaneo non appare per nulla semplicemente transitorio, ma anzi – ritenendo lavoratore “marginale” e svantaggiato la gran parte di chi è nella modalità “altro”– si rivela nella maggior parte dei casi persistente. Esiste quindi la fondata preoccupazione che, almeno per alcune tipologie di lavoratori – lo studio della cui composizione necessita di analisi che dispongano di informazioni maggiormente dettagliate sulle caratteristiche individuali e sull’effettiva motivazione della scomparsa dagli archivi INPS – le forme contrattuali flessibili non costituiscano un ponte verso un’occupazione più stabile e tutelata. L’incremento dei tassi di occupazione registratosi in Italia negli ultimi anni potrebbe quindi essersi accompagnato ad una persistenza, se non ad un’accentuazione, delle caratteristiche di dualità del mercato del lavoro e di conseguente 56 segmentazione della forza lavoro. Alcune evidenze dalle fonti dati disponibili Molteplici, e molto complesse, traiettorie di carriera individuali. Segmentazione cruciale e grave (soprattutto nel breve periodo) ma dinamiche profonde ancor più pervasive nel medio-lungo periodo. Andare oltre una semplice lettura “lineare” in “tempi di stabilizzazione”. Necessità di associare le dinamiche (e le fragilità osservate) a caratteristiche individuali (e.g. area geografica, nazionalità, settore, dimensione, titolo di studio, condizioni familiari), per meglio valutare determinanti e possibili risposte di policy. Alcune nuove evidenze anche per titolo di studio e fino al 2009. E’ immaginabile la flexicurity in Italia? Che rischi comporta seguire flexicurity nel contesto sociale e produttivo italiano? Incentivo a ulteriore flessibilità anche degli insiders? Poca necessità di politiche attive riqualificanti in settori tradizionali? Elevata crescita della spesa pubblica? L’impatto sull’economia sommersa? E i rapporti fra le parti sociali? E la disomogeneità territoriale? 58 Quali policies? Paradosso delle minori tutele proprio per chi sopporta il peso della flessibilità! Scaricati sugli individui il risparmio di oneri per le imprese (con poco pooling di rischi da parte dello stato). Incentivi distorti alle imprese e incentivo a rimanere in una logica di competitività “obsoleta”. Quali sono gli effetti della flessibilità sulla produttività? E sull’occupazione? Segmentazione o “mercato liquido”? Quali risposte di policy? Flexinsurance (Tangian, 2006). Contratto unico. Come rispondere a problemi strutturali? 59