VENERDI 28 MARZO 2014, ore 20,45 SONDALO, PALAZZETTO COMUNALE ORCHESTRA SINFONICA DI SANREMO Bruno Santori direttore Programma GABRIEL FAURE’ (1845-1924) Pavane, op. 50 GEORGES BIZET (1838-1875) Sinfonia in do maggiore allegro vivo adagio scherzo: minuetto finale: allegro vivace * FRANZ JOSEPH HAYDN (1732-1809) Sinfonia n. 104 in re maggiore “London” (Hob. I:104) adagio – allegro andante minuetto e trio: allegro finale: spiritoso SERGEJ PROKOFIEV (1891–1953) Sinfonia n. 1 in re maggiore, op.25 “Classica” allegro intermezzo. Larghetto Gavotta finale: molto vivace Il classicismo storico (Haydn) e rivisitato (Bizet, Prokof ’ev), incluso Fauré Il programma di questo concerto si basa sul dialogo fra le epoche: sia in modo esplicito, presentando tre brani intitolati «sinfonia» che provengono da tre momenti diversi della storia musicale, sia implicitamente nel brano che apre la serata. La «pavana» è una danza molto antica (nasce addirittura nel Cinquecento), che nessun rapporto sembrerebbe avere con la fine Ottocento in cui si trova a scrivere musica Gabriel Fauré (1845–1924). La sua Pavane op. 50, composta nel 1887, è perciò un tuffo in un passato lontano e dai contorni meravigliosamente sfocati; questo passato, lo stesso Fauré lo preciserà meglio quando anni dopo inserirà la Pavane nelle sue musiche di scena intitolate Masques et bergamasques. Il riferimento, in queste (sia nella scelta del titolo, sia nel testo utilizzato), sarà alle Fêtes galantes di Paul Verlaine, omaggio a quella particolarissima manifestazione del Settecento francese (a metà reale e a metà immaginaria) che popola le tele di Watteau: feste en plein air, dove una quantità di nobiluomini e nobildonne si dispongono in amorose coppie o in atteggiamenti gioiosi, in cui a dominare sono grazia e bellezza. Esattamente questo, ancor prima di entrare in Masques et bergamasques, ci appare il carattere della Pavane di Fauré: quella grazia e bellezza di cui si diceva sono ammantate di una sottilissima tristezza, segno inevitabile del tempo che ha portato via le feste galanti e il loro sogno. Ancor più malinconico ci appare il brano in rapporto alla sua seconda versione con coro, e perciò con testo cantato. La Pavane è dedicata alla contessa Elisabeth Greffulhe e su richiesta di quest’ultima, il compositore aggiunse in un secondo momento una parte di coro su testo di Robert de Montesquiou-Fezensac (cugino della dedicataria): ecco, questo testo di altro non tratta se non del carattere ammaliante Gabriel Fauré eppure effimero dell’amore. (Le due versioni ebbero a Parigi due prime esecuzioni distinte ma vicinissime fra loro: la versione senza coro ai Concerts Lamoureux il 25 novembre 1888, quella corale tre giorni più tardi per opera della Société nationale de musique). Il brano è celeberrimo ed è una delle prime manifestazioni dell’interesse della cultura francese di fine Ottocento e inizio Novecento per questo genere di passato. Nel 1899 sarà Ravel a dar vita a un clima poetico affine a questo in una sua «pavana», la Pavane pour une infante défunte. Oggi la melodia di Fauré è entrata a tutti gli effetti nell’immaginario collettivo; fra i tanti artisti non classici che se ne sono lasciati affascinare, Bill Evans che ne dà una versione cool jazz nel suo album Bill Evans Trio with Symphony Orchestra. L a Sinfonia in do maggiore (1855) di Georges Bizet (1838–1875) è lo straordinario frutto di un diciassettenne e fu scritta durante l’apprendistato con Charles Gounod. Nulla si seppe di essa fino a quando, nel 1933, il manoscritto non fu consegnato alla biblioteca del Conservatorio di Parigi dal compositore Reynaldo Hahn, il quale l’aveva avuto in dono dalla vedova di Bizet (senza peraltro attribuire valore particolare a quest’opera giovanile). A questo punto è il critico francese Jean Chantavoine (particolarmente interessato alla produzione di Bizet in un periodo in cui anche Carmen era un’opera ampiamente sottovalutata) a scoprirla e a scrivere di essa in un articolo: Georges Bizet il direttore d’orchestra Felix Weingartner ne viene a conoscenza e ne dirige la prima assoluta, nel 1935 a Basilea. Per il diciassettenne Bizet il passato è quello delle forme sinfoniche tramandate da Haydn, Mozart e Beethoven, un insieme di strutture logiche che diventano la base per ogni nuovo apporto compositivo; in particolare la forma-sonata, quella maniera logica di disporre nel tempo più temi (principalmente due) in modo tale che essi possano essere prima presentati, poi sviluppati e infine riepilogati. È spesso un’esperienza singolare porsi di fronte all’opera giovanile di un noto compositore. Nel caso di molti autori lo stile può cozzare anche notevolmente con quella che sappiamo essere la sua poetica matura (non a tutti capita, come a Mendelssohn, di essere già se stessi a diciott’anni!). In alcune circostanze, può trattarsi più schiettamente di recuperi sfortunati, che poco aggiungono al lascito già noto del musicista; frequentissimo è il caso di autori che distruggono le tracce della loro produzione giovanile o che comunque ne proibiscono la divulgazione. La Sinfonia in do maggiore di Bizet è un’opera che difficilmente, essendone all’oscuro, si potrebbe attribuire all’autore di Carmen. E tuttavia è una composizione di sorprendente compiutezza, nella quale figurano pagine che particolarmente catturano l’attenzione dell’ascoltatore: una su tutte il tema principale del secondo movimento, sia nel suo mesto esordio, sia poi nel suo splendido aprirsi in un lungo squarcio cantabile. Il giovane compositore aderisce agli schemi tramandati ma contemporaneamente tutela quella freschezza che gli è propria; un apprendistato senza barbe grigie. Dopo aver tanto - e in modi diversi – guardato al passato, il programma della seconda parte del concerto include proprio l’”oggetto del desiderio”: in questo caso specifico, il passato si incarna nell’ultima sinfonia di Haydn, la n. 104 detta Sinfonia di Londra. Così come le altre undici che la precedono, essa fu composta in Inghilterra. La prima esecuzione avvenne al King’s Theatre e fu uno degli apici della carriera di libero professionista di Haydn (ricordiamo infatti come buona parte della sua vita si fosse Franz Joseph Haydn svolta in qualità di musicista alla corte degli Esterházy, fino alla morte del suo protettore nel 1790). Oltre al cambiamento della sua figura professionale, Haydn fece una seconda esperienza del tutto straordinaria: la vastità e ricchezza dell’orchestra londinese, che rispetto alla più angusta orchestra di corte dovette sembrargli un affascinante territorio tutto da esplorare. Piene di colori orchestrali inediti (importantissimo il ruolo dei fiati) sono queste ultime sinfonie, e la n. 104 in particolare (in cui giocano un ruolo particolare i timpani, spesso responsabili di autentiche iniezioni di adrenalina). Non è solo la strumentazione lussureggiante però a essere al centro delle attenzioni di Haydn. Il compositore al culmine della sua padronanza della scrittura sinfonica piega la forma musicale a mille sottigliezze e sorprese; nelle strutture musicali condivise, come la forma-sonata, Haydn fa entrare appena possibile più o meno grandi depistaggi, ambiguità, incidenti di percorso. Prima fra tutte, per esempio, la straordinaria introduzione al primo movimento, che deve aver impressionato non poco i contemporanei; è una sorta di levare di sipario dal singolare patetismo, subito sciolto dall’apparire dell’Allegro. Il secondo movimento, poi, è un luogo di ambiguità, ibridando diverse forme fra cui quella del tema con variazioni. Troviamo in questo Andante un’ulteriore ed emozionante sorpresa: proprio quando i nodi sembrano essere venuti al pettine, la ricapitolazione avvenuta, e il tema pare soggetto a un’ultima metamorfosi, la musica «perde il filo». L’armonia si allontana sempre più dalla tonalità principale e il movimento si blocca; segue un silenzio, dopo di che serviranno alcuni «tentativi», esitanti e quasi smarriti, prima di «ritrovare la strada». Col Minuetto torniamo in un clima di ritmica vitalità, che diventa vera e propria eccitazione nel Finale. Anche qui, sorpresa non proprio scontata: la musica prende l’avvio da un suono grave di corni, violoncelli e contrabbassi, quasi suono pedale di uno strumento popolare. Difatti, popolare è il tema che segue, che darà luogo a sviluppi sempre più incalzanti. Analogamente e specularmente a Fauré, Bizet e Prokof’ev che si volgono indietro, Haydn è più che mai proteso in avanti con la sua produzione sinfonica londinese. Lo scenario dell’intreccio fra le epoche non è cosa insolita; i grandi autori hanno la capacità di sintetizzare il già accaduto e prefigurare il non ancora immaginato; la loro opera, poi, aspira a non appartenere ad alcun tempo, facendo del suo perenne esilio il segno della propria eternità. Se in Fauré il passato è l’oggetto di una rievocazione nostalgica e per il diciassettenne Bizet invece il luogo da cui attingere le strutture logiche del comporre, per Sergej Prokof ’ev (1891–1953) il riferimento al passato settecentesco è un mezzo efficace per saltare a piè pari il «sentimentale» Ottocento. Per il Prokof ’ev che scrive la Sinfonia n. 1 (Classica), guardare indietro significa guardare a un’epoca (talvolta dai contorni più immaginari che reali: tale è il Sergej Prokof’ev potere della memoria) di trasparenza, vivacità, asciuttezza, anche ironia, e dalla quale sia bandito ogni patetismo. «Trascorsi l’estate del 1917 nella più completa solitudine vicino a Pietroburgo; leggevo Kant e lavoravo molto. Il pianoforte l’avevo lasciato di proposito in città. Avevo l’intenzione di comporre un’opera sinfonica senza l’aiuto del pianoforte. In una tale opera i timbri orchestrali avrebbero dovuto essere più puri. Nacque così l’idea di una sinfonia nello stile di Haydn, poiché la tecnica di Haydn mi era divenuta più familiare in seguito agli studi compiuti nella classe di Tcherepnin... Credo che se Haydn fosse vissuto fino a oggi avrebbe mantenuto la sua scrittura arricchendola però di alcune novità, volevo dunque comporre una sinfonia in questo genere, una sinfonia in stile classico. Quando cominciò a prendere forma concreta la battezzai col nome di Sinfonia classica». In questo brano che dura non più di un quarto d’ora (del romanticismo anche le lungaggini devono essere bandite!) si succedono un Allegro, un Intermezzo, una Gavotta e un Finale. Anche il termine «gavotta», così come la «pavana» di Fauré, è vocabolo che ci parla di altre epoche, di tempi andati da rievocare. Celebri gavotte si presentano nell’opera di Bach; secoli dopo la forma torna a nuova vita assumendo il fascino amaro di ciò che non c’è più e sulla cui immagine talvolta scorre anche un sorriso sarcastico. È, questa, una caratteristica ricorrente in Prokof ’ev (e nella Sinfonia classica solo appena attenuata); quelle belle immagini pulite del Settecento tendono a farsi grottesche e inquietanti. La trasparenza può generare il vuoto; la vivacità il delirio; la brillantezza e l’energia di una musica inesorabilmente protesa in avanti, addirittura la ferocia. Alfonso Alberti ORCHESTRA SINFONICA DI SANREMO La Fondazione Orchestra Sinfonica di Sanremo, una delle più antiche e prestigiose realtà musicali italiane con i suoi cento anni di vita festeggiati nel 2005, fa parte delle dodici Istituzioni Concertistico Orchestrali riconosciute dallo Stato ed è Istituzione Culturale di Interesse Regionale della Regione Liguria. Sede principale dei suoi concerti è il Teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo. Nella sua lunga storia ha visto alternarsi i più grandi direttori ed i maggiori solisti internazionali. Il Direttore Stabile ed Artistico è il M° Bruno Santori . Attenta alla valorizzazione dei giovani talenti, la Sinfonica di Sanremo è dotata di una grande versatilità che le permette di eseguire sia il repertorio classico, che quello romantico, moderno e contemporaneo. Tra i Direttori Stabili devono essere ricordati, per il segno lasciato, Carlo Farina (che ha guidato l’Orchestra per vent’anni) Evelino Pidò (1986-1987) e Stefan Anton Reck (19901993). Tra i Direttori Artistici, Roberto Hazon e Alberto Zedda. Dal 2006, sotto l’egida della Regione Liguria, l’Orchestra ha instaurato una convenzione con il Teatro dell’Opera Giocosa di Savona per la produzione di opere liriche; vanta inoltre collaborazioni con numerosi ed importanti Enti musicali italiani e stranieri (Festival Internazionale di Musica Sacra di Montecarlo, Festival Internacional Narciso Yepes del Principato di Andorra, Festival d’Eté di Nizza, Festival International Antibes Generation Virtuoses, Rassegna Estiva di Roquebrune e il Palau della Musica di Barcellona). Presti- giose sale l’hanno vista protagonista (Teatro Regio di Parma, Teatro Olimpico di Vicenza, Teatro Rossini di Pesaro, Teatro Lirico di Milano, Sala Verdi del Conservatorio di Milano, Auditorium Parco della Musica di Roma, per citarne alune).L’Orchestra ha tenuto inoltre alcuni concerti a San Pietroburgo, per i festeggiamenti dei trecento anni della fondazione di questa città. L’attività discografica degli ultimi anni vede la realizzazione di 5 CD: il “Requiem” di G. Verdi, il “Requiem” e la “Grande Messa in Do Minore” di W.A. Mozart, “Sogno di una notte di mezza estate”di Mendelssohn nonché, da ultimo per la Naxos, “Sinfonia in Re e Tre Ouvertures” di Luigi Cherubini con la direzione di Piero Bellugi. Dal 2007 al 2010 la Fondazione Orchestra Sinfonica di Sanremo ha organizzato la Rassegna Internazionale di Musica Barocca ospitando i più affermati talenti del settore ed ottenendo riconoscimenti da parte della critica. Nel 2009 le esibizioni estive dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo sono state giudicate migliore manifestazione della Provincia di Imperia aggiudicandosi il Premio Festivalmare assegnato dal quotidiano nazionale “La Stampa”. Dal 2010 l’ Orchestra Sinfonica di Sanremo, senza dimenticare la propria vocazione classica e al fine di ampliare la propria offerta musicale, affianca al nome e logo storici il nuovo marchio “Sanremo Festival Orchestra”. Nel 2011, la Fondazione Orchestra Sinfonica di Sanremo ha intrapreso una importantissima collaborazione con l’ Accademia Chigiana di Siena, ospitando i migliori allievi del Corso di Direzione d’ orchestra del M° Gianluigi Gelmetti in una serie di concerti con l’Orchestra. BRUNO SANTORI, direttore Bruno Santori, a soli cinque anni, si avvia allo studio del pianoforte con il M° Silvio Marchesi. Dopo aver conseguito brillantemente il diploma in pianoforte sotto la guida di Paolo Bordoni, frequenta a Londra un corso di perfezionamento con Arnaldo Cohen e in seguito la sua formazione artistica prosegue con lo studio della composizione All’età di 23 anni, mosso dall’interesse per la direzione d’orchestra, Santori diviene allievo del grande Maestro Franco Ferrara. Nel corso della sua attività concertistica è stato direttore di importanti orchestre, tra cui l’Orchestra dell’Opera di Budapest, l’Orchestra Sinfonica di Lubiana, l’Orchestra Sinfonica di Sofia, l’Orchestra dell’Angelicum di Milano, Orchestra della Grecia, l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali, l’Orchestra Sinfonica della RAI , l’Orchestra del Bergamo Musica Festival, l’Orchestra della Svizzera Italiana, i Cameristi della Scala, l’Orchestra della Toscana, l’Orchestra Sinfonica di Tokio. INGRESSI SOCI: Stagione “Amici della Musica – Cid”: ingresso con abbonamento NON SOCI: biglietto (fino ad esaurimento dei posti disponibili) € 25 (ridotto “giovani 25 anni”: € 6) INFORMAZIONI E PREVENDITE MORBEGNO Biblioteca “E.Vanoni” – Via Cortivacci, 4 (tel. 0342 610323) SONDRIO “La Pianola” – Via Battisti 66 (tel. 0342 219515) TIRANO “Il ’95 di Mario Cometti” – P.za Cavour (tel. 0342 702569) SONDALO Segreteria “Amici della Musica” – Via Verdi 2 (tel. 0342 801816) BORMIO Ufficio Turistico – Via Roma, 131/b (tel. 0342 903300) SERVIZIO BUS NAVETTA (riservato ai Soci) Delebio Cosio (Stazione) Regoledo (rotonda) MORBEGNO (S.Antonio) Talamona (Nuovo Pignone) Ardenno (bivio) S.Pietro B. (bivio) Castione (bivio) Sondrio (rotonda v.Milano) SONDRIO (Stazione) Montagna Piano (Trippi) Ponte /Chiuro (FS) S.Giacomo (Stazione) Tresenda (Stazione) Villa di Tirano (Stazione) Madonna (rotonda) TIRANO (P.za Marinoni) Sernio (Valchiosa) Lovero/Tovo/Mazzo Grosotto Grosio SONDALO 18,45 18,50 18,55 19,00 19,05 19,10 19,15 19,20 19,27 19,30 19,35 19,40 19,45 19,50 19,55 19,58 20,00 20,05 20,08 20,15 20,20 20,30 SEMOGO Isolaccia Piandelvino/Fiordalpe Premadio BORMIO (Perego) Santa Lucia (Ponte) Cepina (Ponte) Grailè SONDALO 19,40 19,45 19,48 19,53 20,00 20,05 20,10 20,20 20,30 N. 6 - 2014 - Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Sondrio