Carta dei servizi Casa Accoglienza Mamme Fondazione Casa Regina della Famiglia Via Villanova 1002 - 41100 Villanova Modena Tel. 059 840041- 849329 - Fax 059 849001 e-mail [email protected] profilo Responsabili della Comunità Recapiti Presidente della Fondazione “Casa Regina della Famiglia” Padre Remo Sartori Donelli Elisa Basoli Anna Ufficio Responsabile di Casa Regina della Famiglia Donelli Elisa tel 059 840041 tel 059 849329 fax 059 849001 e-mail [email protected] Utenti Responsabile Appartamento Accoglienza Mamme Basoli Anna Donne gestanti e madri con bambini (0 -10 anni) Caratteristiche Casa Regina della Famiglia è una Comunità formata da famiglie ivi residenti con i propri figli che si sono costituite come Case Famiglie per l’accoglienza di minori in affido familiare e dalle mamme coi loro bimbi accolte in un distinto appartamento. Nella Casa si cerca di vivere e si promuove anzitutto uno spirito familiare e comunitario ispirato al Vangelo. L’appartamento dedicato all’accoglienza delle mamme è composto da 4 camere con servizio interno, una cucina-soggiorno comune, un bagno comune con doccia, un ampio corridoio, una stanza-giochi con TV e diversi spazi comuni all’interno della struttura. Vi è inoltre una foresteria riservata all’accoglienza di situazioni di emergenza: mamme con bambini o nuclei familiari. Casa Regina della Famiglia è frequentata da una più ampia rete di famiglie che, pur non essendo residenti, collaborano e partecipano alla vita della Casa condividendone le motivazioni profonde e lo spirito dell’ospitalità e dell’accoglienza. 1 premessa Storia ed evoluzione Casa Regina della Famiglia nasce nel 1998 dalla Comunità del Pozzo (via Montecatini 103, San Damaso - Mo), alla quale appartiene, fondata e guidata da Padre Remo Sartori, gesuita, con un gruppo di fedeli associati. Animati dal desiderio di vivere alla sequela del Signore Gesù e del suo Vangelo, siamo sollecitati a condurre la nostra vita familiare e comunitaria in una prospettiva di servizio e di accoglienza, in particolare nei confronti di minori e di mamme in difficoltà coi loro bambini. dei bambini, una grande stanza adibita a lavanderia e stireria comune; infine una garage che funge da cantina e ripostiglio. Nella Casa sono stati realizzati sei appartamenti; quattro sono predisposti come abitazione per famiglie; attualmente ne sono occupati due, nei quali abitano altrettanti nuclei famigliari, costituiti in Case Famiglie; un appartamento sede della Casa Accoglienza Mamme, dove vengono ospitate mamme in difficoltà con i loro bimbi. Casa Regina della Famiglia sorge nelle campagne di Villanova in una grande villa antica, ora completamente ristrutturata, circondata da un ampio parco, dotata di una cappella, avente sei appartamenti e due ampie “ali” laterali: l’ala sud è costituita di due grandi saloni (su due piani), una cucina e un laboratorio; l’ala nord è composta di una sala utilizzata per i pasti comuni e i giochi Ciascuna famiglia è invitata a vivere la propria dimensione famigliare nel rapporto con i propri figli, ma al contempo a costituire una realtà comunitaria, aperta e disponibile alle altre, per formare una “famiglia di famiglie”, sia con i membri della comunità stessa che con gli ospiti. identitÀ Mission Visione Sistema di valori, stile e finalità Il nostro desiderio è di realizzare a Casa Regina della Famiglia un punto di riferimento in ordine a varie realtà, diverse ma compatibili, anzi capaci di produrre sinergie interessanti e reciprocamente stimolanti. Un punto di riferimento per: • le ex-ospiti, perché le mamme uscite possano trovare qui a CRF uno spazio di incontro, di convivialità, di sostegno personale e per i loro bambini; perché possano venire a trovarci periodicamente, partecipando ai nostri diversi momenti comunitari (liturgie, pasti comuni, feste...); • le famiglie, in particolare per le famiglie del nostro territorio e della nostra Parrocchia di Villanova perché possano trovare presso questa Casa un luogo di incontro spirituale-liturgico, di servizio e ricreativo; •per i bambini del nostro territorio attraverso l’organizzazione di alcuni momenti adatti a loro: rappresentazioni sacre; campi estivi; appuntamenti di preghiera e di catechismo (una ventina di bambini della scuola elementare vengono già seguiti in un percorso catechistico, con il coinvolgimento indiretto delle loro famiglie); •per la gente del nostro territorio, promuovendo occasioni e appuntamenti specifici utili ad una sensibilizzazione intorno ai temi della solidarietà, dell’accoglienza, dell’affido familiare; •per persone o famiglie in ricerca spirituale o col desiderio di fare esperienze significative di servizio e volontariato. Nella Casa viviamo uno stile di vita sobrio, fraterno e familiare di condivisione, basato sullo spirito evangelico. La presenza residenziale e stabile delle famiglie che costituiscono la Comunità assicura un riferimento valido per la costruzione di rapporti interpersonali significativi in grado di sostenere e ridare fiducia a donne ferite negli affetti, nella dignità e nell’animo e, al contempo, di offrire uno spazio di serenità e di opportunità di crescita e relazionali, ludiche e ricreative per i loro bambini e i minori presenti. 2 accoglienza Tipo di utenza Pronta accoglienza •Donne gestanti in condizioni di difficoltà personale e relazionale che per l’assenza di un contesto familiare ed affettivo e per fragilità personale, abbiano bisogno di adeguati supporti finalizzati alla costruzione di un progetto di vita per sé e per il figlio •Madri con bambini che esprimono il bisogno di un affiancamento nell’assunzione delle capacità genitoriali e nell’acquisizione di autonomia. Numero posti dedicati alla pronta accoglienza: una donna gestante o una madre con relativi figli. Le ospitalità di emergenza verranno effettuate utilizzando un locale distaccato dall’Appartamento stesso ma ugualmente all’interno della Casa, costituito da una camera da letto e da un servizio. La permanenza di ogni ospitalità d’emergenza è di una settimana,eventualmente rinnovabile, previo accordo scritto, per una seconda settimana. La tipologia dell’ospitalità di emergenza potrà prevedere, vista la temporaneità, casi di donne sole e piccoli nuclei familiari completi. Entro questo termine il Servizio dovrà elaborare un progetto che preveda: •l’eventuale passaggio nell’Appartamento Mamme, qualora sia praticabile, nelle modalità descritte precedentemente; •la dimissione del caso; •il trasferimento presso un’altra struttura. In entrambi i casi, le donne non dovranno presentare rilevanti problematiche psichiatriche né dipendenze in atto. Posti disponibili 4 mamme e relativi figli di età compresa fra 0 - 10 anni I casi ospitati dovranno essere compatibili con gli ospiti presenti sia nella Casa Accoglienza Mamme che nelle Case Famiglia della Comunità. Modalità di ammissione Al fine di facilitare i percorsi di collaborazione, nel rispetto delle reciproche competenze, si descrivono qui le diverse fasi di lavoro, definendone tempi e ruoli 1Primo contatto dei Servizi Sociali. La prima presentazione del caso da parte del Servizio avviene, di solito, informalmente, attraverso un contatto telefonico e un incontro finalizzato a capire se ci sia la disponibilità del posto, se la situazione possa essere compatibile con le caratteristiche proprie della comunità e con le mamme ospiti già presenti, se ci siano le risorse necessarie al progetto. 3Disponibilità della Comunità, inserimento graduale e adesione personale dell’ospite. In caso affermativo, la Comunità chiede, di norma, un periodo di conoscenza per un inserimento graduale e ponderato. Quando si realizzano le condizioni per l’ingresso, la Comunità chiede espressamente alla nuova mamma ospite l’adesione personale al progetto di accoglienza e alla vita della Casa, non solo alle regole ma allo stile che anima la vita comunitaria, ne accoglie la fragile adesione iniziale ma chiede, al contempo, un impegno concreto e progressivo nell’integrazione alla vita comunitaria e allo stile di Casa. Nei casi in cui non ci siano le condizioni per programmare un inserimento graduale, l’accoglienza rientrerà nella modalità di Pronta Accoglienza. 2Valutazione interna della Comunità. Il personale educativo della Comunità, sulla base delle informazioni ricevute, esprime la propria disponibilità o meno a prendere in carico l’accoglienza a seguito di una propria consultazione interna. 3 4Richiesta formale dei Servizi Sociali. Accertata la comune adesione al progetto di accoglienza, il Servizio Sociale presenta formalmente, per iscritto, la richiesta di inserimento accompagnandola da una relazione che descrive l’ospite, ne illustra le problematiche più evidenti, definendo gli obiettivi e i tempi del progetto concordati con la Comunità nel periodo di inserimento non residenziale. 6Incontro di ingresso. Viene fissato l’incontro di ingresso nel quale l’assistente sociale, la Comunità e la mamma ospite stabiliscono congiuntamente le linee guida del progetto, gli accordi e gli impegni concreti della vita quotidiana, la frequenza e le modalità delle “uscite” settimanali, nel primo periodo e in quello successivo; 7Progetto di vita. Entro un mese dall’ingresso viene formulato il “progetto di vita” che definisce le varie tappe del percorso di autonomia, ipotizzata la durata dell’accoglienza, individuate le risorse di supporto interne ed esterne, concordate le reciproche assunzioni di responsabiltà tra la Comunità, il Servizio e l’ospite stessa. 5Accertamento situazione sanitaria. Prima dell’ingresso in Comunità, è importante accertare la situazione sanitaria della mamma e del bambino ed eventualmente predisporre l’invio dell’ospite ad effettuare analisi o visite mediche. I ticket saranno a carico del Servizio inviante. Modalità di monitoraggio dell’accoglienza 1Mantenimento dei rapporti con la famiglia o con il partner. Nell’incontro di ingresso o nei successivi, vengono anche definite le linee di condotta riguardo ai rapporti con la famiglia d’origine o con l’eventuale partner. Essendo questo un punto delicato, merita riflessione da entrambe le parti. Di norma si segue in principio una linea prudente, ovvero una frequenza “diluita” (un incontro settimanale) per consentire alla neo-ospite di investire pienamente le sue risorse personali per un’integrazione significativa in Comunità e al personale educativo di operare una valutazione dell’andamento degli incontri stessi. In un secondo tempo potrà esserci un’intensificazione degli incontri, ma sempre a tre condizioni: che la valutazione degli incontri sia positiva; che le uscite siano compatibili con i compiti affidati all’ospite e alle esigenze di presenza in casa; infine, che il numero delle uscite sia equilibrato rispetto a quello delle altre ospiti. Riguardo al luogo degli incontri, la Comunità si riserva di valutare se è preferibile che avvengano all’esterno o nella Casa stessa. 2Incontri di verifica periodici. Dopo il primo periodo di adattamento e di inserimento dell’ospite in Comunità, saranno concordati degli incontri di verifica periodica tra il Servizio, la Comunità e l’ospite stesso. Saranno oggetto di osservazione e valutazione gli eventuali “progressi” della mamma nell’ambito relazionale, partecipativo e in ordine all’acquisizione delle competenze personali e lavorative. Sarà dedicata un’attenzione specifica a tutti quegli aspetti che riguardano gli atteggiamenti e le competenze genitoriali. 3Tempi di permanenza. Affinché l’esperienza abbia un rilievo positivo e significativo, i tempi di permanenza in Comunità verranno concordati e stabiliti nel Progetto di vita con una durata, di norma, intorno ai 12/18 mesi. Tuttavia la Comunità è disponibile a valutare accoglienze che si sviluppino presumibilmente in un tempo di durata inferiore o che, al contrario, si prolunghino ulteriormente. Modalità di dimissioni L’Assistente Sociale, la Comunità e la mamma ospite, a conclusione del progetto, concorderanno insieme le tappe che condurranno alla dimissione, specificando i reciproci impegni. Il giorno dell’uscita dalla Comunità sarà formalmente comunicato via fax al Dirigente del Servizio Sociale e all’Assistente Sociale dell’ospite. Preparazione delle dimissioni. Ogni dimissione verrà adeguatamente preparata e concordata con il Servizio Sociale: si valuterà la maturazione personale conseguita e, attraverso atteggiamenti di incoraggiamento e di sostegno, si individuerà e predisporrà con le ospiti stesse il nuovo contesto di vita. 4 Metodologie educative 1Prima accoglienza: ascolto dei bisogni e osservazione dell’ospite nelle sue modalità di relazione con il figlio, le altre ospiti, le famiglie residenti ed esterne appartenenti alla Comunità. Alla donna appena entrata sarà affiancata una figura di supporto che l’aiuterà e l’accompagnerà nel percorso di inserimento e adattamento allo stile e alle regole della Casa. 2Lavoro di gruppo: analisi e discussione da parte del personale educativo delle problematiche dell’ospite e determinazione delle scelte inerenti le modalità del suo affiancamento che verranno poi sottoposte a verifiche periodiche. 3Attenzione alle varie fasi del percorso comunitario delle donne: oltre che nella fase iniziale di inserimento, si terrà periodicamente una valutazione del cammino delle donne sia nel loro ruolo materno che rispetto al proprio percorso di autonomia personale, sociale e/o lavorativa. 4Cura di un ambiente positivo per lo sviluppo dei bambini: si porrà ascolto ai bisogni dei bambini ospiti per offrire loro, dentro e fuori la Comunità, opportunità e risorse adatte a favorire la loro crescita. I bambini avranno la possibilità di avere rapporti di amicizia e momenti di gioco con i figli delle famiglie residenti, nonché con altre figure e modelli genitoriali. Si avrà particolare cura nell’osservare i bambini nel loro rapporto con la madre, evidenziando i punti critici che verranno segnalati ai Servizi al fine di progettare congiuntamente ulteriori programmi di sostegno che potranno fondarsi sulle risorse della Comunità o dei Servizi stessi. 5Cura e promozione di un clima collaborativo e responsabilizzante. La presenza residenziale delle famiglie che costituiscono la Comunità assicura un riferimento stabile e significativo per la costruzione di rapporti interpersonali. Ad ogni membro della Comunità è richiesto di entrare nella logica di rapporti basati su sincerità, lealtà, confidenza, fiducia, esplicitazione dei propri bisogni e difficoltà, come avviene in una famiglia. Il personale educativo affiancherà le donne nell’organizzazione e nella gestione della vita quotidiana e nell’acquisizione di atteggiamenti genitoriali positivi, nella cura e nell’educazione del proprio figlio, integrando e rinforzando le sue capacità, ed assicurando, in ogni caso, un regime di vita consono al minore. 6Laboratori. Nella Casa è allestito un laboratorio creativo (decoupage, pittura, cucito, restauro) con appuntamenti settimanali guidati da esperti. Questi momenti di lavoro insieme favoriscono sia una crescita dell’autostima individuale che un clima di relazione positivo e, in ultimo, possono costituire una base per l’acquisizione di competenze eventualmente spendibili in ambito lavorativo. 7Formazione umana e religiosa. Poiché nella Casa si realizza la convivenza di ospiti di diversa provenienza culturale e nazionale, la Comunità esercita in occasioni informali un servizio di formazione umana e civica per la conoscenza e l’interiorizzazione dei valori propri e condivisi della nostra cultura: educazione alla convivenza democratica, alla diversità, alla gestione positiva e costruttiva dei conflitti, all’impegno e all’onestà nel lavoro e nelle relazioni sociali. Per un’educazione integrale della persona, la Comunità offre anche, per chi lo accetta, momenti di formazione religiosa. 8Incontri di revisione di vita. Vengono svolti incontri periodici di revisione della vita quotidiana in cui le responsabili insieme alle mamme affrontano i problemi, le motivazioni e le difficoltà della vita personale e comunitaria. Questi incontri, che tendono a favorire la conoscenza reciproca e di sé, mirano in particolare a: •aiutare la mamma a cogliere il senso della esperienza che sta vivendo all’interno della comunità in una prospettiva evolutiva; •curare l’integrazione della mamma nel nuovo contesto sociale di riferimento aiutandola a strutturare relazioni positive con le altri ospiti, nonché con gli adulti della comunità; •sostenere e rafforzare la sua competenza genitoriale in ordine alla consapevolezza e agli atteggiamenti fattivi; •sollecitare l’acquisizione delle autonomie e la cura nella gestione della persona e delle cose, degli ambienti e delle attività comuni; •promuovere e sostenere l’autostima; •supportare l’integrazione in ambito formativo e/o lavorativo; •supportare e vigilare sul rapporto con eventuali altri membri della famiglia d’origine o con l’eventuale partner. 9Incontro di gruppo periodico. E’ un incontro di gruppo periodico tra le mamme ospiti e una psicoterapeuta con lo scopo di sostenerle nelle problematiche legate alla genitorialità e alle dinamiche relazionali. 5 aspetti organizzativi I responsabili 1Il personale educativo. Il personale educativo è composto dai membri adulti residenti nella Comunità. Tra loro sono presenti persone con specifiche competenze educative e considerevole esperienza. L’ambiente comunitario e il clima relazionale sono fondati su un modello di tipo familiare. La responsabile dell’Appartamento Accoglienza Mamme è il referente della Comunità nei rapporti con i Servizi Sociali, assicura la tutela dei minori e cura in modo specifico la vita e l’organizzazione dell’Appartamento. Ne organizza e coordina le attività, le mansioni delle ospiti, sollecita all’esecuzione dei compiti stabiliti e agli impegni assunti, vigila sull’andamento relazionale dell’Appartamento, garantisce un’osservazione sistematica di ogni ospite e dell’insieme; coordina l’eventuale presenza di tirocinanti e delle figure di supporto esterne della Comunità. Riferisce e si coordina con la Responsabile di Casa, che svolge un servizio di autorità e di supervisione di tutta la Casa, sia dei membri residenti che degli ospiti, con cui collabora strettamente in ogni aspetto di tipo decisionale ed organizzativo che riguarda la vita comunitaria. 2Varie figure di collaboratori. All’interno della Comunità sono presenti alcune figure di collaboratori e volontari che prestano il loro servizio in modo continuativo e stabile: esse rappresentano una risorsa di diversità generazionale (introducendo anche la figura dei “nonni”) e di confronto potenzialmente ricca e armonica. 3Incontri bisettimanali con una suora della Comunità e le mamme ospiti (tra cui alcune già uscite e in stato di autonomia). Gli incontri, basati sulla lettura e l’applicazione del Vangelo alla vita quotidiana, servono alla coesione del gruppo e a sollevare ed affrontare questioni personali, relazionali e spirituali che riguardano il proprio progetto di vita. Le due responsabili agiscono in stretto rapporto col padre fondatore della Comunità stessa, a lui riferiscono dell’andamento e delle problematiche più rilevanti della Casa e a lui fanno riferimento per ogni scelta importante. 4Incontri mensili con un supervisore esterno e il personale educativo della Comunità nei quali vengono raccolte e analizzate le problematiche educative e relazionale più rilevanti e urgenti. 5Incontri settimanali del personale educativo per un momento di verifica, programmazione e scambio, prendendo in esame la settimana conclusa e pianificando di comune intesa quella in corso. formazione privacy Impegni che l’Ente gestore assume per la formazione e l’aggiornamento degli adulti o degli operatori. Casa Regina della Famiglia partecipa alla formazione annuale del Coordinamento Provinciale delle Case Famiglia e Comunità Familiari. L’ente garantisce la riservatezza dei dati delle mamme e dei minori accolti ai sensi del DLGS 196/03. I dati comunicati da parte del Servizio inviante sono custoditi in idonei locali ai quali possono accedere unicamente gli adulti accoglienti o personale specificamente incaricato. I dati identificativi e sensibili delle mamme e minori vengono trattati per le finalità legate alla loro accoglienza e alla realizzazione del progetto di vita concordato coi Servizi invianti. Gli adulti accoglienti comunicano a educatori, volontari, insegnanti le informazioni strettamente necessarie allo svolgimento delle attività loro affidate, informandoli sulla tutela dei dati comunicati. In nessun caso i dati sono soggetti a diffusione. Inoltre partecipa alle occasioni formative proposte da: • piano formativo della Regione Emilia Romagna, della Provincia di Modena. • Associazioni del territorio. 6 parte economica 1Il Servizio Sociale si impegna per iscritto a fornire un contributo spese giornaliero alla Comunità per ogni intervento di accoglienza. 2Nel momento in cui un’ospite inizia a lavorare, si prevede l’apertura di un libretto di risparmio intestato all’ospite e in cui verrà depositato l’intero stipendio ad eccezione di una somma da concordare per le spese personali (sigarette, cellulare, benzina ...). Il risparmio servirà a consentire la realizzazione dell’uscita preparando le basi economiche di un’effettiva autonomia. Tale contributo subisce nel tempo gli adeguamenti in funzione degli aumenti del costo della vita. Il contributo spese richiesto comprende tutte le spese relative al mantenimento della mamma e del minore (vitto e spese personali), le spese di gestione dell’Appartamento (riscaldamento, utenze, imposte, assicurazioni, manutenzione ordinaria e straordinaria), i trasporti. Tale modalità ha inoltre una valenza educativa che deve essere esplicitata chiarendo che l’opportunità loro concessa è data dalla disponibilità del Servizio stesso a costruire tali prospettive di autonomia. Ogni spesa straordinaria va concordata in modo triangolare tra l’ospite, il Servizio e la Comunità. Tutte le spese straordinarie (spese mediche specialistiche, eventuali attrezzature prima infanzia o per portatori di handicap, attività sportive o associative, materiale scolastico, vacanze, patente, ecc.) saranno concordate con l’Assistente Sociale, l’ospite e la Comunità stessa per stabilirne l’opportunità; gli oneri saranno a carico del servizio e/o dell’ospite qualora sia in grado di sostenerli. Le ricevute/fatture delle spese straordinarie saranno documentate in originale allegate alla nota mensile. 7