- cos’è quella cosa
rossa in mezzo al
mare?
-Ottavia (5anni): è..
Da un sogno:
...mi incammino lungo una costa. Una tartaruga mi indica il
cammino tra gli scogli, conducendomi a una balena arenata. Mi
fermo vicina alla testa della balena e la accarezzo
tranquillizzandola. L'animale dapprima si divincola, poi si abitua
alla mia presenza. Mi allontano alla ricerca di soccorritori, e la
balena mi cerca. Un gran numero di delfini la circondano, come
consapevoli della sua sofferenza. I soccorsi tardano, e io vado loro
incontro. Tornando mi accorgo che i soccorritori, giunti nel
frattempo, le hanno tagliato la parte anteriore del muso.
Da un sogno:
Mi accorgo che nella stanza accanto c'è una balena uccisa,
nell'acqua del mare. L'acqua si sta riempiendo di sangue, ed io
chiudo gli occhi per non vedere. Della gente la taglia a pezzi, che
va a lavare in mare aperto.
2
Indice
Introduzione 5
Incontri
Dall’incontro con A. 10
Il corpo lontano 11
Una parentesi sulla ricorrenza di alcuni temi onirici
Dall’incontro con B. 15
Sogni e periodo perimestruale 119
La “sindrome premestruale” 20
I fluidi del corpo e le lagrime 21
Dall’incontro con C.
23
Dall’incontro con D.
26
14
Brevissima storia del sangue nascosto
Tabù tribali 30
Il mondo civilizzato 31
La luna e le sue parole 34
Il potere della luna 35
La negatività del mestruo 39
Le ragione addotte 40
La macchia mestruale e il sogno
Il fenomeno
45
Un’introduzione al problema interpretativo dei motivi tipici
Interno / esterno 51
49
Il sogno e i motivi tipici – Il corpo
Un sogno, tante funzioni 53
Funzioni e immagini 55
Risonanze 57
Relazioni con l’Io del sogno 59
Interpretando il corpo (e il sangue) nel sogno 60
Motivi tipici legati al sangue mestruale
64
Mestruo o gravidanza ? 64
Suddivisione di gravidanza e mestruo tra due soggetti diversi
La doppia gravidanza 67
3
65
Il due nel sangue 70
Il due tra conscio e inconscio 73
La soggettività e il sangue
77
Il taglio della testa
80
Dal sangue al miele
Il furto del miele
83
Dal mestruo al tabacco
89
Il monosandalismo
91
La circolazione del sangue
Trasfusione e circolazione 97
L’esame di maturità 98
Dal sangue alla scrittura
101
Il sangue pesante
Peso e soggettività
103
Movimenti verticali e orizzontali
105
Tre sogni
107
Il sangue della balena – tracce per una ricerca
Bibliografia (citata nel testo) 116
Altri riferimenti bibliografici (non citati nel testo)
112
117
E’ consentita la riproduzione in toto o in parte del presente scritto purché se ne citi la fonte
4
Introduzione
Da un sogno: "Ho le mestruazioni, e il sangue mi sembra un po' come un paese
straniero."
Il sangue mestruale è dunque, secondo questo breve sogno, un “paese
straniero”. Ci inoltreremo infatti in uno spazio estraneo sia all’uomo, che ne è per
sua natura distante, sia paradossalmente alla donna, che ne è pure così prossima.
Una prossimità così incarnata, che costringe alla presa di distanza, come in genere
deve fare la donna per tutte le manifestazioni tipiche della sua corporeità.
Ed estraneo alla tradizione psicoanalitica.
Il sangue femminile rappresenta un punto nodale che collega reticolarmente più
motivi e più piani, da quello lineare della storia personale dell'incontro spesso
traumatico della donna con la propria femminilità, incontro ciascun mese
rinnovantesi, a quello di un tempo ciclico secondo ritmi che affondano nei più
antichi stadi dell'evoluzione umana; da quello di una manifestazione del corpo
fisiologicamente cruda e radicata, senza mediazioni possibili, al suo sfumare in un
vissuto complesso, dalle sottili tonalità emotive; per scendere giù ai livelli inconsci
del cosiddetto complesso di castrazione, o delle riedizioni della scena primaria, o a
quelli ancora più profondi dove prendono vita i tabù mestruali, all’alba dell’umano:
un percorso labirintico che la circolarità dell'ascolto e della conduzione della seduta
possono accogliere.
Ho constatato che ogni qual volta nell'analisi fa capolino il sangue mestruale, in
genere in relazione a un sogno – di solito le pazienti tendono a non parlarne
spontaneamente, specialmente a un uomo - l'analisi subisce un fertile scossone.
Questo mi ha sorpreso e colto impreparato, per via della scarsissima attenzione
che la psicoanalisi ha da sempre dedicato al tema.
I contributi in materia della Deutsch1, della Harding2 e di pochi altri a stento
riescono a rendersi visibili, vere rarità, in un campo quasi del tutto lasciato alla
sociologia, alla ginecologia, all'antropologia culturale, all'etnologia e alla medicina
psicosomatica.
Il libro della Deutsch risale a mezzo secolo fa, si occupa dello sviluppo della
donna dal punto di vista psicoanalitico, e dedica un capitolo intero alla
mestruazione; credo che sia stata la prima trattazione al riguardo, alla quale in
seguito si è rifatto chi ha voluto toccare il tema. E l’attenzione non si è spinta avanti
di molto, salvo le amplificazioni pervenute dalla dimensione mitica (attraverso la
1
Helene Deutsch - Psicologia della donna nell’adolescenza - Ed. Scientifiche Einaudi, 1957 (The
psychology of Women. A psychoanalytic Interpretation; Girlhood - 1945)
2
M. Esther Harding - I Misteri della Donna - Astrolabio
5
junghiana Elizabeth Harding, e più di recente Tilde Giani Gallino3) e dalla
dimensione antropologica, nonchè dalla spinta della rivendicazione femminista
Nel mio percorso di analista ho sentito nominare una sola volta da un collega la
parola mestruazione: riferiva in supervisione il racconto di una paziente, che in un
sogno versava sangue dagli occhi, associando in seguito con il mestruo. La nostra
didatta insorse: "perchè andare così lontano? Forse che non si dice “versare lacrime
di sangue?"
Già, bisognava tenerne conto; ma bisognava tener conto anche dei casi, dei
quali lessi più tardi nel libro della Deutsch, di sangue coagulato in altre parti del
corpo quale mestruazione vicariante quella vera, o di resoconti clinici di uomini con
flussi periodici di sangue da ferite non rimarginate...insomma è anzitutto il corpo ad
andare lontano.
L'esistenza di una vasta patologia mestruale è ben nota, ed è entrata in tutti i
testi psichiatrici e medici (vedi la famosa sindrome premestruale), e variamente
divulgata; ma tradizionalmente messa ai margini dalla psicoanalisi come espressione
sintomatica - vedi l'attacco di "Le parole per dirlo" di Marie Cardinal - di forme di
un cosiddetto rifiuto della femminilità. E’ solo un sintomo, dirà l’analista.
Non è la sola psicoanalisi a operare una sorta di rimozione su questo soggetto.
Un soggetto che è stato da sempre spazio di demonizzazione, luogo dove è allignato
il pensiero magico di tutte le epoche e di tutte le culture, convergendo
nell’inferiorizzazione della donna. Tuttora nelle chiese ortodosse della Romania è
vietato l'ingresso alle donne mestruanti. Fino a pochi decenni fa in regioni del nostro
Sud, laddove si impastava il pane in casa, lavoro tutto di donne (salvo che per l’atto
finale, dell’impressione sulla pasta lievitata di un marchio distintivo della famiglia,
prima di portarla al forno), non doveva presenziare una donna mestruante. Le
superstizioni relative al mestruo erano ancora vive presso le nostre madri; e tuttora
quelle giovani di oggi, pronte a spiegare tutto del sesso alle loro bambine, restano
tuttavia ancora molto imbarazzate e ambigue relativamente al proprio sangue.
Oppure, all’opposto, l’emancipazione della donna ha creduto di dover passare,
specie nelle generazioni più giovani, attraverso un’altra forma di negazione
dell’evento mestruale, tedioso e inutile motivo di discriminazione: non esiste, non ce
se ne deve accorgere, meglio se venisse sospeso del tutto, in un’operazione tutta tesa
all’equiparazione con il maschio.
Da tempo la psicoanalisi - e con questo intendo anche la psicologia analitica
junghiana – si è accorta che il corpo (e il corpo finisce per essere sempre quello
femminile) è ancora un problema irrisolto. Sembra che il ricorso al simbolico
nell’interpretazione del corpo incontri qualche ostacolo, non riesca a rendere conto
appieno di quanto succede davvero, e che in qualche modo il corpo ne venga tradito.
Forse perchè il ricorso al simbolico è quasi sempre realizzato attingendo a piene
mani al pensiero astratto, alla traduzione in significati già precostituiti? E come
operare diversamente?
Lo junghiano Erich Neumann si è così espresso:
3
T.Giani Gallino – La ferita e il Re -
6
I misteri di trasformazione del femminile sono anzitutto misteri di
trasformazione legati al sangue, che conducono il femminile all'esperienza della
propria creatività; da essi il maschile viene influenzato in modo numinoso. Questo
fenomeno ha le sue radici nello sviluppo psico-biologico. La trasformazione di una
fanciulla in donna presenta una tonalità molto più intensa del corrispondente
sviluppo maschile, da fanciullo a uomo. La mestruazione, il primo mistero di sangue
del femminile è, in ogni senso, una svolta più importante della prima emissione di
sperma nel maschile. Questo momento viene infatti ricordato raramente, mentre la
mestruazione vale, a ragione, come momento fatale della vita femminile.4
Gli altri due misteri del sangue - sempre secondo Neumann - riguardano la
gravidanza e la trasformazione del sangue in latte5.
La chiave di lettura di Neumann è qui - come ci informa egli stesso - "psicobiologica" - ossia si situa nella prospettiva di un’elaborazione da parte della
coscienza della donna delle trasformazioni radicali che il suo corpo subisce. Ci sono
dunque delle alterazioni nell'oggetto corpo, con le quali la coscienza, il soggetto,
deve fare i conti.
Le alterazioni nel corpo - queste in particolare - sono anche alterazioni della
psiche e della coscienza prima che la stessa le osservi, hanno una loro storia
evolutiva che presenta ancora molti lati oscuri, hanno possenti originarie radici
nell’inconscio (e non dunque provenienti solo da un rimosso), parlano con un
linguaggio onirico universale: cosicchè non si tratta solo di osservare applicando
categorie razionali oggettivanti, ma forse neppure con categorie simboliche, laddove
il simbolico sembra non avere molto spazio in queste manifestazioni; tentare invece
di entrare per quanto possibile in sintonia con le modalità stesse con le quali
l’osservato si dice: avvicinarsi a una parola parlata dall’oggetto, dal corpo, che già
si struttura prima della coscienza che la riflette; dando ascolto al sogno, al mito, alla
sofferenza delle donne. Ma come? Non si ricade nell’astrazione simbolica?
La psicoanalisi ha privilegiato altri prodotti corporei, quali sorgenti
esperienziali di un mondo simbolico all'origine della stessa formazione dell'Io, si
pensi anche soltanto alle feci nel discorso kleiniano. L’esperienza corporea è stata il
terreno sul quale il mondo simbolico si è costruito, c’è stato un momento in cui il
simbolo è stato un prodotto più che un fattore. Per questo nella nostra analisi il
simbolico non ci può servire oltre a un certo limite. Non per nulla la psicoanalisi è
passata a scandagliare – dall’Edipo – il pre-Edipo, e le primissime relazioni con la
madre, fino alla vita prenatale.
Il sangue femminile ne è rimasto fuori, forse anche per il suo apparire così
avanti negli anni, rispetto alle altre tappe dell'evoluzione corporea: un evento
prevalentemente fisiologico che influisce sì sulla psiche, ma al quale - non avendo
esso accompagnato i primissimi anni di formazione - non corrisponderebbe un
4
E. Neumann - La Grande Madre - Astrolabio
5
Secondo la concezione dei primitivi l'embrione si forma grazie al sangue della madre, ragione per
cui il flusso periodico cessa con l’inizio della gravidanza. (E. Neumann, Op. cit.)
7
evento strutturante la mente. Un evento drammatico, sì, che rivoluziona il rapporto
della giovinetta con il proprio corpo, con l’altro sesso, con il padre e la madre, ma
che si chiude lì, in un episodio della maturazione psico-sessuale, e che al più,
rinnovandosi, ripete i traumi e i malfunzionamenti originari.
Se il sottolineare l’esistenza di questo luogo dell’esperienza e dell’immaginario
e mostrare la necessità che l’analista vi ponga finalmente attenzione è il primo
obiettivo di questo percorso, il secondo sarà di avanzare delle congetture sulle
funzioni strutturanti la psiche alle quali potrebbe aver assolto in passato, e forse
ancora assolvere l’esistenza di un ciclo mestruale, fatto inedito nell’evoluzione, che
ha coinvolto solo alcuni primati superiori.
L'attenta osservazione del sangue nel mondo onirico femminile (in quello
maschile esso non è assente, ma è più difficile coglierlo) apre uno spazio complesso
e di difficile interpretazione; da un lato si trova a stretto contatto con altri luoghi
dell’iconografia riconosciuta dalla psicoanalisi, per altro se ne distingue per il suo
ricorrere scarsamente individualizzato e con modalità ripetitive.
Si tratta di temi onirici che ho genericamente fatto rientrare nella categoria dei
motivi tipici6, riutilizzando, o meglio parafrasando così una definizione freudiana per
i sogni ‘non interpretabili’, ossia non riconducibili a un rimosso della storia
personale, e dei quali però finiamo tutti per avere esperienza. Ma non si tratta
neppure di temi reperibili nell’universo simbolico dell’inconscio collettivo
junghiano. Motivi tipici già per Freud, come il cadere, per lui non interpretabili e
riferibili a comuni esperienze infantili, o altri motivi, come la gravidanza, gli
ascensori, la zoppia, l’esame da ripetere, l’aggressione da parte di una coppia di
uomini, il mestruo...etc.
Motivi che tuttavia, nel loro presentarsi, si declinano secondo infinite variazioni,
a seconda dell’esperienza e dei caratteri individuali.
La congettura qui avanzata è che i processi psichici che ci caratterizzano in
quanto umani si siano modellati lungo l'evoluzione sui processi biologici e
sull'esperienza che il corpo è andato facendo di se stesso, raggiungendo
un’autonomia da essi, ma mantenendo legami di parentela, di risonanza, quali
ritroviamo nel campo della psicosomatica. Processi metabolici della psiche, sia
conservativi che innovativi delle sue strutture funzionali, risonanti con processi
biologici, sarebbero i responsabili dei motivi tipici onirici.
Le immagini oniriche relative al sangue farebbero dunque parte di una rete più
vasta di codesti motivi tipici. Il ciclo femminile, le vicissitudini del sangue possono
manifestarsi (nel mito, nel sogno, nel vissuto) oltre che come fenomeni apparentati
col biologico, anche come processi a se stanti fatti di immagini, e veicolanti processi
autonomi ancora molto oscuri, e in ogni caso presimbolici. E' questo il campo di
ricerca che vorrei suggerire, proponendo e commentando una particolareggiata
casistica onirica.
6
Se ne è occupato Freud come sogni non interpretabili; vi ha accennato Jung come un campo
ancora aperto alla ricerca; l’ha preso indirettamente in considerazione Fornari nel fondare la sua
teoria coinemica della struttura dell’inconscio.
8
Naturalmente una cosa è individuare l’esistenza di un insieme coerente di
fenomeni, quale quello dei motivi tipici e delle loro reciproche connessioni, altro è
immaginare una loro funzione. Si entra allora in un’area assolutamente congetturale
alla quale si può richiedere solo la coerenza interna, e che chiamo l’immaginazione
del lettore a condividere. Tentativi congetturali, ai quali è dedicata l’ultima parte di
questo lavoro, intesi più ad aprire spazi di ricerca che a fornire risposte, per
formulare i quali sono ricorso a mitologemi amerindi, dove ancora la parola
mestruazione poteva essere apertamente pronunciata, a differenza della mitologia
greca classica, dove le nostre dee sono state ormai del tutto private del sangue, forse
rifugiatosi nelle madonnine piangenti della nostra epoca.
All’analista resta in ogni caso un sapore di mistero. Se apparteneva alla cultura
tribale la possibilità che un incauto sguardo volto verso il sole da parte della donna
mestruante potesse scatenare un diluvio tale da sommergere il villaggio, perchè mai
un evento fisiologico così ‘naturale’ poteva sconvolgere il cosmo intero?
9
Incontri
Dall'incontro con A.
Per almeno un anno le motivazioni all'analisi espresse da A., benchè indicassero
certi luoghi di sofferenza, mi erano state piuttosto incomprensibili. Nel suo ambiente
stimata professionista, sguardo pensoso ma deciso, parola riflessiva, era difficile
comprendere cosa intendesse dire con gli "stati morbosi" che la mettevano in ansia,
e dei quali diceva di vergognarsi molto.
Ogni tanto saltava una seduta. A un certo momento mi accorsi che le assenze
erano intervallate di un mese. Non so da dove mi venne la domanda, mai fatta prima
di allora a nessuna mia paziente: "è per caso in periodo mestruale?".
Certamente avevo in mente una serie di sogni recenti (qui di seguito riportati),
che sentivo oscuramente avere a che fare con mutamenti interni che coinvolgevano
anche il suo corpo, ma in nessuno di essi si accennava esplicitamente al mestruo.
Ricordavo dei sogni di invasione, ad esempio, uno molto recente e uno più
lontano:
In una campagna ci sono sette silos, bassi e cilindrici. Una mano enorme dietro di loro
sta per prenderli. Devono essere tolti da lì forse per far posto all'invasione di un'orda
primitiva. Non si sa se debbano essere distrutti con le armi, o più probabilmente divorati.
Partecipo della paura dei silos.
Un grande albero con un foro dal quale si diparte un tunnel ripidissimo, in fondo al
quale c'é un prato molto verde con tutta la mia famiglia. Ho paura di entrare per via della
ripidità. Si avvicina il rumore di un'orda al che mia madre mi sollecita a sottrarmi al
pericolo. Non lo faccio, ho la sensazione che l'orda mi passi sopra calpestandomi. Nel
dormiveglia ho la sensazione che la testa sia presa come da un tremito, e che dal piede se
ne stacchi un pezzo.
Ma ora la concomitanza con quest'altro mi appariva particolarmente
significativa:
Cristo é seduto per terra, illuminato in un ambiente scuro; vicino c'é Giovanni. Per
terra c'é del pane e del vino molto chiaro in una ciotola. E' l'ultima cena. Cristo dice a
Giovanni: "fai come me". E intinge il pane nella ciotola ritraendolo di un rosso molto vivo.
Mi sento un po' come Giovanni, ma anche diversa da quello che Cristo crede, ossia un po'
come Giuda.
Inoltre era capitato un sogno, relativo a un tema frequente che mi stava
interessando da tempo, gli eventi agli arti inferiori, tema che più tardi mi accorsi
venir attivato in modo particolare alla fine del ciclo:
10
In una stanza, a piedi nudi, con mia madre. C'é un'invasione di piccoli ragni che
sbucano da tutte le parti. Mia madre, finché i ragni sono distanti, suggerisce di buttarli via
con una scarpa che ha in mano. Do una pedata a una ragnatela, e di lì un ragnetto mi sale
su di una gamba.. Terrore.
Fatto sta - non ricordo la successione degli eventi se non come una
contemporaneità - che accaddero:
- la scoperta da parte mia (e anche sua, in quanto non se ne era mai accorta) che
il saltare la seduta era legato al primo giorno del ciclo;
- la scoperta (mia e sua) che a sua volta l'inizio del ciclo era contemporaneo al
periodo morboso di crisi;
- il racconto, per la prima volta, dei fatti e dei vissuti relativi a questa morbosità.
La quale - sempre stando al racconto - consisteva in uno stato semi
confusionale, favorito da un po' di alcol, in una forte inquietudine avvertita in chiave
spiccatamente sessuale, in notti insonni, durante le quali andava a svegliare gli amici
per non stare sola.
In una di quelle notti ricevetti anch'io una telefonata, voce molto impastata, con
la quale mi chiedeva di ricordarmi, nella successiva seduta, della telefonata stessa:
come per attirare la mia attenzione sulla realtà del suo particolare stato, quasi
volesse che io sapessi qualcosa che poi - passato il momento - non sarebbe più stata
in grado di raccontare.
Il corpo lontano
Mi stupì il fatto che A. non avesse mai messo in relazione le sue crisi con
l'inizio del mestruo. Relazione che comunque non accettò appieno neppure dopo
averne parlato; tendeva piuttosto a vedervi una coincidenza con le fasi lunari, che ne
sarebbero stata una concausa (era appassionata di astrologia e di fenomeni occulti).
In seguito con diverse altre donne mi trovai a dover segnalare loro la relazione
tra stati umorali e sintomi fisici con il periodo premestruale; o addirittura a spiegare
a donne (anche laureate) quale fosse la funzione fisiologica della mestruazione.
Va detto che la rimozione della conoscenza del mondo bio-fisiologico non
colpisce solo la mestruazione o il ciclo, casi estremi di una rimozione ben più
diffusa: raro che l'interno del proprio corpo venga visualizzato dalla donna in modo
abbastanza realistico, che tenga conto della dislocazione, della forma e delle
dimensioni degli organi principali; piuttosto, come un mondo oscuro, poche luci, dei
luoghi di contrazione, nodi fissi invasivi e terre di nessuno senza forma, con forte
difficoltà, ansia, rifiuto a immaginarlo, e tanto meno in termini corrispondenti a un
sistema di oggetti su di un livello di concretezza superiore a quello oniroide
sopradescritto.
In ogni caso l'interno è brutto, e ciò che ne esce non può che essere repellente, o
fastidioso, o comunque estraneo e minaccioso. Senza entrare nel campo della
psicosi, sono ben noti i casi estremi dell’alienazione della corporeità nella sindrome
anoressico-bulimica, quasi tutti presentati da donne.
11
Dei sogni di A. dell'ultimo mese precedente la crisi della quale stiamo parlando,
mi avevano colpito le immagini di invasione, calpestamento, annullamento, ad opera
di forze naturali, immagini che singolarmente mi erano ben famigliari, appartenenti
alla classe dei terremoti, incendi, inondazioni, invasioni naziste, etc., ma che qui
apparivano tutte concentrate.
Pensai che la donna, incomparabilmente più dell'uomo, è soggetta ad eventi
naturali traumatici rispetto ai quali deve sottomettersi, che segnano il suo corpo
agendo vivamente sul sistema ormonale e psichico: dapprima la trasformazione
radicale del corpo nella pubertà, e dopo il menarca il periodico sanguinamento, la
gravidanza, la lattazione, la menopausa.
Anche limitandoci al solo ciclo, non c'è da questo punto di vista solo la
mestruazione. Tutto il ciclo è un intrecciarsi di messaggi ormonali, con picchi e
avvallamenti dei relativi grafici, e la produzione di eventi, quali l'ovulazione.
L'ovulazione - se fosse vista da un occhio interno - non apparirebbe meno traumatica
del mestruo. Esplode come un bubbone da una massa spugnosa qualcosa che è stato
in letargo fin dalla vita embrionale, e che ha subito mutamenti improvvisi nell'ultimo
mese. Un vero parto, preceduto da una selezione tra le due ovaie, e successivamente
tra un certo numero di candidati, i quali - tutti meno uno - dovranno morire. Parto
che si accompagna a emissione di sangue (e a una lieve percezione di dolore: ci sono
donne che si accorgono di ovulare, specie se questo avviene in una particolare delle
due ovaie, spesso una è molto più sensibile dell'altra); e si accompagna alla
formazione - proprio là nel piccolo cratere lasciato dall'uovo - di una nuova
ghiandola ormonale, il corpo luteo, che dà un'accelerazione alla ricostituzione
periodica dell'endometrio.
Nuovi equilibri prendono improvvisamente il posto di vecchi, il che comporta
una dialettica di accoglimento-rigetto - accoglimento già a livello fisiologico. Il che
fa scrivere a Jung, in L’Uomo e i suoi Simboli:7
Il tema della sottomissione intesa come atteggiamento essenziale per
promuovere un utile rito di iniziazione è evidentissimo nel caso di ragazze o di
donne. In esse il rito del passaggio tende inizialmente a porre in risalto la loro
fondamentale passività, e ciò viene rafforzato dalla limitazione fisiologica della loro
autonomia imposta dal ciclo mestruale. E’ stato detto che il ciclo mestruale può
rappresentare, dal punto di vista femminile, l’elemento essenziale del processo di
iniziazione poichè esso ha la capacità di svegliare il più profondo senso di
obbedienza verso la potenza creatrice della vita che domina la donna. Di
conseguenza essa si dedica volontariamente alle proprie funzioni femminili, così
come l’uomo si dedica all’assolvimento del ruolo che gli spetta nella vita
comunitaria del gruppo a cui appartiene.
Non è facile liberare queste righe da un taglio patriarcale che oggi non è più
accettabile leggere, ben sapendo che l’obbedienza verso la potenza creatrice della
7
L’Uomo e i suoi Simboli - A cura di C.G.Jung - Ed. Casini (nel capitolo: Miti antichi e uomo
moderno, di J.H.Henderson)
12
vita è stata mediata e gestita dal maschio per millenni, vincolando l’espressione del
femminile per l’appunto a ciò che il maschio riteneva esserne le funzioni
caratteristiche, e ritrovarvi invece un senso del discorso che ritengo ancora
recuperabile.
La passività, l’obbedienza alla vita, possono essere il filo conduttore
dell’individuazione della donna solo se accompagnate dal conflitto con un
legittimato atteggiamento opposto, la ribellione alla passività, quando questa diventa
acquiescienza passiva ai ruoli.
La strettissima dipendenza da funzioni animali, e in particolare da una ciclicità
biologica che si manifesta con segni così appariscenti, non caratterizza soltanto la
naturalità della donna, ma sta a fondamento del senso della propria speculare
innaturalità. La coscienza, una volta emersa dall’identità con il corpo animale, non
può non cogliere come estranea e contraddittoria la specifica coappartenenza del
corpo, della stessa soggettività, alla natura animale. Per l'essere umano sentirsi
animale non è naturale, perchè l'animale gli è ancora più sconosciuto di se stesso.
Un senso di innaturalità che emerge con violenza in risposta a una ciclica
violenza della natura che tende ad annullare il soggetto emerso dal mondo animale,
non può non riuscire esplosivo. Il mestruo non è affatto percepito come evento
naturale, se si intende questo come l’essere in accordo armonioso con i modi e le
finalità della vita, come ad esempio il respirare, o il defecare quotidianamente, o il
procreare. Il parto appartiene in modo molto più spiccato del mestruo al versante
violento della natura, ed è anch’esso vissuto dalla cultura come un luogo di impurità
– anche la religione cattolica prevede un rito di purificazione per le puerpere – ma si
tratta di una violenza che ha finalità comprensibili a chiunque. Ma la finalità di quel
sangue che gocciola periodicamente, senza possibilità di controllo, a differenza di
ogni altra secrezione, non è immediatamente comprensibile, meno che mai da una
ragazza al suo primo ciclo. Assimilabile dunque a una profonda ferita, a una
lacerazione.
Che poi, nel caso di A., la ferita fosse vissuta in modo così sconvolgente,
andava probabilmente fatto risalire a un’omosessualità di spiccate caratteristiche
maschili, che dal periodo mestruale venivano percepite come ridotte, castrate.
Tuttavia questo non basta per giustificare lo stato oniroide – quasi fosse posseduta
da forze aliene - nel quale A. piombava in quelle circostanze.
La macchina culturale ha lavorato per colmare o nascondere la lacerazione,
sterilizzandola igienicamente, prevenendola farmacologicamente, riportandola a
dimensione puramente biologica, nel nome dell'efficienza, della pulizia, del fare
come se nulla accadesse. D'altra parte se in epoca storica il mestruo è stato sempre
assunto come qualcosa che andava nel senso dell'inferiorizzazione della donna, è
ovvio che l'uscita da tale stato si esprima anche con la cancellazione di questi segni,
in un'aspirazione all'equiparazione all'uomo.
Non quando ero io un bambino, ma da tempo nelle famiglie si può già
pronunciare la parola mestruazione, le donne possono confidare agli amici “oggi
sono allagata”, il tema esce sui rotocalchi, in Tv gli spot mostrano pannolini
innaffiati da liquidi dimostrativi (sangue mai)...non sappiamo se stia succedendo
qualcosa di nuovo – e che cosa? – o se sia un ennesimo movimento di rimozione
collettiva.
13
Ma sarà davvero del mestruo concreto, come nella prospettiva psicobiologica di
Neumann, che si parla in questi casi? Tra i sogni di A. che ho riportato non può
sfuggire quello della trasformazione del vino da bianco a rosso, operata da una
figura, riconosciuta come quella di un Cristo. I misteri femminili della
trasformazione, ricordati da Neumann, sono ancora vivi, anche se 'femminile' non va
più inteso come 'della donna', ma come modalità dell’istinto presente in ambedue i
sessi, ma che nella donna appare più manifesta ed attiva che nell'uomo, oltre che
con una propria specificità.
Se il Sè, prima ancora dell'Io, ha il suo radicamento nella materia del corpo, sarà
proprio dalle lacerazioni indotte dal corpo che ne emerge con violenza il campo
energetico.
Da tempo è già stato da più parti messo in luce come storicamente la
psicoanalisi abbia posto l'origine di ogni riferimento nella sessualità maschile,
leggendo quella femminile nei termini della negazione del possesso degli attributi
maschili, e quindi secondo strutture concettuali non autonome. Le quali possono
ritrovarsi solo nel seno (che tuttavia è strutturante solo della mente del bambino, e
non della donna che lo porta), o nella mancanza, nell'innominabilità del vuoto che
contrassegna la genitalità femminile. 8
Jung ha formulato i presupposti teorici per una maggior simmetria della
psicologia dei due sessi, non interessandosi però molto alla concretezza del corpo
come sorgente simbolica.
I genitali femminili sono culturalmente caratterizzati dal non essere, o
dall'essere una non cosa: se questo sta alla base di ogni inferiorizzazione, ha anche
un suo rovescio, l'appartenenza alla profondità insondabile del non essere di ogni
origine, all'oscurità creatrice del vuoto, che ciclicamente e incontrollabilmente si
rende manifesta con la ambigua materialità del sangue.
Di fronte a questa possibilità ed esperienza di stravolgimento psichico è ovvio
che la donna cerchi di porre una distanza di sicurezza, a volte una vera e propria
corazza, ricalcata sulla percezione che ella ha del maschile. Non a caso in diversi
sogni costellati dalla mestrualità si assiste alla morte dell'uomo, o alla propria
decapitazione, quasi il venir meno di una coscienza, che oggi ha ancora segno
maschile. Questo potrebbe essere una chiave di lettura della costellazione di una
castrazione in occasione della mestrualità, come l'attacco a una gamba da parte di un
ragno nel sogno di A. Ma vedremo come questa prospettiva potrà essere di molto
ampliata.
Una parentesi sulla ricorrenza di alcuni temi onirici.
Da tempo, ben prima dell'incontro con A., ero rimasto sorpreso da non poche
situazioni oniriche ripetitive, con dettagli che si ripresentavano simili in pazienti
diverse, e che non riuscivo a collegare nè alla problematica di queste ultime, nè alla
vicissitudini del transfert. In seguito, con la collaborazione di alcuni colleghi9, avevo
8
9
Vedi, ad ed.: Lucie A. Skittecat – I silenzi di Giocasta – Ed Xenia
Gruppo di Ricerca sugli insuiemi archetipali nel sogno – Circolo di Via Podgora – 1993-95
14
potuto verificare che le stesse immagini si ripetevano con altri analisti, e anche in
persone che non erano in analisi affatto.
A distanza di mesi poteva ripresentarsi lo stesso nucleo onirico, e l'ipotesi suggerita dalla letteratura - che fossimo di fronte a un problema che continuava a
restare insoluto, in quei casi non mi lasciava soddisfatto.
Alcuni sogni erano veramente tipici, vedasi ad esempio quelli di caduta, o di
gravidanza. Immagini ricorrenti di tal fatta - come quelle di caduta - erano
considerate da Freud come non interpretabili, ossia non collegabili con la storia
rimossa del sognatore, bensì a primissime e comuni esperienze infantili. D'altra parte
un ampio insieme di immagini ricorrenti nei sogni sono state interpretate
simbolicamente da Freud e da Jung, sia pure con diversa accezione di 'simbolo'.
Senza ricorrenza, ossia senza un processo di astrazione che stabilisca che qualcosa si
ripete e può essere ri-conosciuto, non ci sarebbe interpretazione di sorta.
Ebbene, con un po' di attenzione si può constatare che il campo delle immagini
che si ripetono è molto ampio, e va ben al di là delle immagini archetipiche
classiche. Jung stesso ha - in un suo passo - accennato a una varietà di temi tipici che
richiederebbero maggiore attenzione. Quelle da me riscontrate come ripetitive sono
spesso situazioni apparentemente banali: fare la doccia, essere in un gabinetto
esposto alla vista della gente, andare in bicicletta, andare alla ricerca di una scarpa,
ferirsi a una gamba, dover subire un prelievo di sangue, dover affrontare per
l'ennesima volta l'esame di maturità, avere avventure paurose in ascensore, trovarsi
al cospetto di due piscine tra di loro collegate, etc., tanto per fornire qualche esempio
dei numerosi possibili. Ma anche sogni che sembrerebbero di primo acchito più
significativi- gravidanze, cadute, passaggi di confine, morte (o pseudo-morte) di un
genitore - erano ricorrenti. Nella maggior parte di questi casi avvertivo che la scena
onirica riguardava, e si svolgeva in un corpo, senza peraltro sapere cosa si potesse
intendere con corpo.
La questione dei motivi onirici tipici, essenziale per il discorso che sto
conducendo, verrà ripresa ampiamente nel seguito, in quanto il tema del mestruo è per l'appunto - tipico, e compare spesso connesso in modo più o meno esplicito con
altri motivi tipici.
Dall'incontro con B.
Ero già sensibilizzato all'apparire dei temi tipici, per accorgermi che B., dopo
circa un anno di analisi, incominciava a raccontare sogni di quella specie:
Dal parrucchiere, con il quale discute sul tipo di taglio. Li vorrebbe tagliati tutti
uguali, ma lui vorrebbe farle il codino.
(tema tipico: il taglio dei capelli)
In riva al mare, vuole cambiarsi il costume. Si ritrova con uno slip sottile e a seno
nudo. Dal costume, lungo la coscia, le sporge del pelo e se ne vergogna.
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(temi tipici: contrapposizione tra il seno e altra parte del corpo di cui
vergognarsi; crescita di pelo anomalo sul corpo, corrispondente all’esperienza che
certe donne fanno in periodo premestruale)
A una festa c'é una donna con l'abito strettissimo che le fascia il corpo. Poi guarda se
stessa, e si accorge che é a seno nudo
(L'abito stretto appare difensivo rispetto all'abito pre-maman del sogno
successivo)
A una festa vede un'amica con un abito molto largo, capisce che é incinta, ma l'amica
non lo sapeva.
(tema tipico: la gravidanza)
Alcuni sogni di gravidanza erano già apparsi. Ma in questi ultimi la preminenza
dell'immagine del corpo fisico, e sopratutto l'accenno al pelo che spuntava dal
costume, preceduto dal codino che il parrucchiere non voleva tagliare, mi avevano
già messo in uno stato di attesa. Quindi non mi sorprese questo sogno:
Ho appena fatto l'amore con un uomo e subito mi accorgo di essere incinta. Corro in
bagno, e mi vengono le mestruazioni; ma penso che non possa essere, perché sono incinta, e
che invece siano le calze rosse. Non so se abortire o no. Penso di chiedere consiglio
all'analista.
La crescita di pelo sulla coscia mi aveva preparato - me ne sono accorto dopo al mestruo onirico, forse in quanto espressione di qualcosa che per la coscienza
femminile era particolarmente fastidioso e brutto, e nello stesso tempo espressione
esteriore dell’energia animale.
Vi è dunque un progressivo ingresso dell'evento mestruale sia nel sogno che
nella stanza dell'analisi (non se ne era mai parlato prima di allora), come se si
trattasse non soltanto di un materiale proposto in seduta come tanti altri, ma di un
processo inerente all'analisi, un percorso nel quale l'analisi si trova sospinta.
Si incominciò a parlare di mestrui, e venne fuori l'infinito disagio di B.
nell'uscire di casa in quei giorni, e la tentazione - non sempre ricacciata - di darsi
malata. La ragione addotta: il cattivo odore.
Il sogno citato per ultimo venne fatto nel primo giorno del periodo mestruale.
Poi, ancora per tre cicli successivi, si manifestò un sogno dove la sognatrice ha
le mestruazioni, fatto proprio all'inizio del ciclo. E siamo a quattro. Al quinto non
riporta alcun sogno, e solo 13 giorni dopo ne arriva ancora uno di quel tipo. Nulla
anche al sesto ciclo, sì al settimo, nulla all'ottavo, al nono l'immagine di scarpe (che,
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come si vedrà oltre, ritengo correlata), e poi ancora al decimo. Poi più nulla nei mesi
successivi, fino all'interruzione dell'analisi.
La sequenza dei sogni è stata dunque la seguente (l'* indica il giorno di inizio di
un ciclo):
* Ha appena fatto l'amore con un uomo e subito si accorge di essere incinta. Corre in
bagno, e le vengono le mestruazioni; ma pensa che non possa essere, perché é incinta, e che
invece siano le calze rosse. Non sa se abortire o no.
* Due amici vanno a comprare una patata. Si accorge di essere 'sporca' di mestruo.
Un'amica prende due assorbenti uniti, li passa sotto l'acqua del rubinetto e glie li dà
separati.
* Va a comprare pane e mortadella. Le viene mal di pancia. Un'amica le dice che il
mal di pancia viene quando si é incinte.
* Un amico le bacia il seno. Ella si eccita, tanto che vorrebbe fare all'amore. Ma si
accorge di essere mestruata, e va a lavarsi in uno stanzino stretto, con un catino.
* (assenza di sogni correlabili al mestruo)
(13o giorno del ciclo):
Un amico si eccita e vuole fare all'amore. Si accorge di essere mestruata e va in
bagno.
* (assenza di sogni correlabili al mestruo)
* A letto con un uomo che vuol fare all'amore. E' contenta che non si può, é mestruata.
* (assenza di sogni correlabili al mestruo)
* La vetrina di un negozio piena di scarpe
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* Un oggetto a forma di uovo che la madre mette sotto un bicchiere; si gonfia, si
spacca, é come un fungo. Qui ha le mestruazioni. Fa più volte l'esperienza, e più volte vede
il letto sporco di sangue. L'esperimento é volto a verificare che la spaccatura equivale alle
mestruazioni.
L'ultimo di questi sogni sembra davvero concludere un ciclo di esperienze (è
possibile che fossi io quella madre che mette l'uovo - come un'esperienza di fisica sotto il bicchiere). Un'esperienza che mette al centro un uovo all'origine del
sanguinamento: la mestruazione è dunque una spaccatura dell'uovo.
E perchè mai il bicchiere capovolto? Esso non risponde alla sua usuale funzione
di contenitore, anzi, è un contenitore alla rovescia, ossia il motore di un movimento
diffusivo. Questa forza fa spaccare l’uovo e produce l’efflusso del sangue. Ma che
vuol dire, al di là della corrispondenza con i fenomeni conosciuti?
Il recipiente di vetro è altresì un isolante (la sognatrice è un’insegnante di
scienze, quasi a indicare che questo sangue, proprio in quanto dotato di forza
espansiva, va isolato.
La parola spaccatura può evocare molte cose. La prima che viene in mente è
l'apertura del corpo, che dà luogo a un flusso incontrollabile, dove l'interno sembra
perdersi nell'esterno.
Vediamo anche che - attraverso l'uovo - ritorna l'immagine della gravidanza.
In generale nei sogni non ho incontrato personaggi maschili che rifiutano
rapporti sessuali con la sognatrice che mestrua. Gli ostacoli è sempre lei a metterli, e
si meraviglia, se mai, della disponibilità del partner. Forse che il partner non
dovrebbe saperne nulla, e il suo sguardo restare legato al seno, la cui immagine
viene dalla sognatrice particolarmente valorizzata, come un bello utilizzato per
allontanare lo sguardo dal brutto?
O si tratta di un'erotizzazione indotta dalle circostanze fisiologiche? O c'è
dell'altro? Anche nei primi sogni di B., mentre il seno nudo poteva essere esibito,
non altrettanto il pelo che fuoriusciva da sotto il costume sulla coscia.
Che questo pelo sia inguardabile non è cosa diversa dal fatto che l'uomo non
dovrebbe rendersi conto del mestruo, facendo all'amore con lei: quel sangue non può
essere conosciuto. E' un tema fondamentale del nostro discorso, e verrà sviluppato
successivamente.
Perchè la serie di sogni si è interrotta? Aveva raggiunto un qualche suo
obbiettivo, o si è semplicemente arrestata perchè la 'spaccatura' conteneva qualcosa
di insostenibile ?
Molte interpretazioni ruotano attorno all'elemento depressivo, luttuoso, della
mestruazione, in quanto gravidanza mancata; del resto il mestruo è l'evento
fisiologico corrispondente al disfacimento di un apparato che era andato
predisponendosi per la gravidanza, un inizio non diverso da quello di qualunque
gravidanza.
Il primo sogno di B che parla di mestruo rispetta la sequenza (fare all'amore,
gravidanza, mestruo), salvo che alla fine l'Io del sogno opta per la gravidanza,
facendo retrocedere il 'sangue' a una specie di vernice. Soddisfacimento del
desiderio di gravidanza? Rifiuto di una dimensione depressiva?
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Affronteremo nel seguito questo problema, limitandoci per ora alla
constatazione che l'Io del sogno ha due percezioni, un rigonfiamento che chiama
gravidanza, e un fluido rosso che fuoriesce, e che nel sogno viene per lo più, ma non
sempre, definito dall'Io del sogno come sangue.
Sogni e periodo perimestruale
Quei particolari sogni di B., puntuali con l'inizio del ciclo, così come la
ricorrenza a periodo medio-lungo dei sogni di inondazione o invasione portati da A.,
potevano far supporre la ciclicità di certi eventi onirici in corrispondenza con certe
fasi del processo fisiologico. Un mio studio in proposito durato qualche anno ha dato
esito negativo, ossia ho dovuto concludere che non si può parlare di una ciclicità
onirica strettamente legata a quella riproduttiva. Del resto la sequenza riportata dei
sogni di B. già dà un segnale in questo senso, non tanto per i cicli saltati, ai quali
non corrispondeva cioè un significativo evento onirico (il sogno poteva essere stato
semplicemente dimenticato), ma per quel sogno collocato proprio a metà ciclo,
l’esplicito contenuto del quale lo poneva nella serie di quelli del primo giorno del
ciclo.
La corrispondenza invece era fluttuante, appariva e spariva, confusa inoltre con
un fenomeno concomitante: il netto intensificarsi dei sogni portati in seduta nel
periodo premestruale e mestruale.
Questo dato di esperienza, che ho trovato confermato da altre fonti, potrebbe
essere inquadrato in quella certa maggior sensibilità agli eventi interni, a discapito di
quelli esterni, caratteristica del periodo a cavallo tra due cicli. Ci sono donne che
stentano enormemente a ricordare i sogni, e l'attenzione delle quali può essere
utilmente focalizzata su quei giorni ai fini del ricordo.
In alcuni soggetti la constatazione di questa corrispondenza non manca di
suscitare un senso di meraviglia, che nasce dalla scoperta di poter collegare piani
apparentemente così distanti, cogliere che un fenomeno così strettamente biologico,
relegato tra assorbenti e mal di pancia, ha una connessione con l'interiorità del
sognare.
Da quel momento il fenomeno biologico non è più lo stesso, la percezione che
se ne ha si accompagna al proprio ascoltarsi e interrogarsi psichico, come due fili
che si intrecciano tra di loro.
In secondo luogo si osserva che in tali periodi certi temi tipici sono più
frequenti. E' vero che essendo più frequenti i sogni lo è anche qualunque tema
incline alla ricorrenza, ma col tempo è possibile acquisire una certa sensibilità, e
intuire con una buona probabilità l'imminenza o la presenza del mestruo attraverso il
sogno. Parlo di probabilità, perchè è anche vero che temi tipici di ciclo capitano
anche in tutt'altri momenti.
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La "sindrome premestruale"
Le crisi cicliche di A. e di B. non rientrano propriamente nella clinica
premestruale, che riguarda la decade precedente il mestruo, o anche a partire dal
giorno dopo l'ovulazione. B. tuttavia era soggetta anche a depressione premestruale,
irritabilità, desiderio di isolarsi e di darsi malata, rinforzata poi dal sopravvenire del
flusso.
Depressione e irritabilità, facilità al pianto, difficoltà nel mettere a fuoco
l’attenzione sono le concomitanti psichiche di una serie di sintomi fisici ben noti
(variazioni del tono epidermico, tensione ai seni, oscillazione tra la ritenzione delle
feci e una loro eccessiva fluidità, vampate, emicrania e senso di perdita
dell'equilibrio, mal di schiena e altri ancora), unitamente a modificazioni della
percezione: non solo diminuzione della capacità di concentrazione, ma anche senso
generale di ovattamento, un po' - mi sono fatto l'idea - come quando si esce da
un'influenza; successivamente, a flusso iniziato, la sensazione fisica di bagnato, di
umidità, rinforza il senso dello stare in una cappa paludosa, attraverso la quale viene
mediata l'esperienza del mondo esterno. Alcune donne tuttavia raccontano che
l'inizio del mestruo è un momento liberatorio, una specie di lavacro che segna
l'uscita dal tunnel premestruale; per altre è invece l'ingresso in uno stato
marcatamente doloroso, a causa di contrazioni, di mal di schiena. e di emicranie
Il quadro delle reazioni psichiche e fisiche ha tuttavia la caratteristica di non
essere mai stabile. Non solo i cicli mestruali differiscono notevolmente l'uno
dall'altro nello stesso soggetto: il che è un motivo in più di attenzione e di ascolto;
ma nel lungo periodo si avvertono cambiamenti importanti: varia la lunghezza del
ciclo, ad esempio (con un tendenza a normalizzarsi attorno alla durata media),
variano gli stessi sintomi. Capita che donne che nel passato non avevano per nulla
avvertito gli eventi del ciclo - manifestazione fisiologica per loro del tutto priva di
interesse - nel corso dell'analisi incomincino ad essere affette da disturbi (senza che
si fosse preventivamente parlato dell’argomento). Ma può accadere anche l'opposto,
per donne inizialmente molto disturbate dal loro ciclo.
Vorrei sottolineare che la prospettiva dell'ascolto di queste vicende non si basa
su di un quadro di riferimento di normalità; anche se istintivamente un ciclo di 22
giorni mi dà un senso di uno spazio angusto e sacrificato, dove non può accadere
tutto ciò che vi dovrebbe accadere, e una periodicità di 35 mi fa pensare - in base ad
alcune esperienze - a una dilazione legata a un rifiuto del mestruo; ogni
caratteristica, dalla durata invariabile (un orologio, dicono orgogliosamente alcune),
alla discontinuità, ai cicli extralunghi o contratti, ai flussi interminabili, o ai cicli
saltati, o con il mestruo occasionalmente a metà periodo, o a quelli che si fanno
inaspettatamente sentire al momento dell'ovulazione, magari a quella delle due ovaie
che è più raramente frequentata dai dolori di metà ciclo, forniscono ciascuno una
particolare qualità al modo col quale l'analista può sentirsi nella relazione, sono
eventi importanti, che chiamano l'analista ad essere là in mezzo, con tutte le sue
capacità di ascolto.
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Una variabilità ancora maggiore è tipica del periodo premestruale per quanto
riguarda il tono emotivo: si alternano premestrualità che passano nella più assoluta
indifferenza, con altre che segnano delle vere e proprie microcrisi depressive.
Si ha l'impressione che - anche in assenza di qualunque interferenza specifica da
parte dell'analista - il ciclo si manifesti come qualcosa di vivo, come se avesse una
sua reattività al procedere dell'analisi stessa.
Non si tratta, ovviamente, di interpretare questi andamenti, come minimo non
ne siamo capaci, ma di accoglierli, come una finestra sull'inestricabile intreccio tra
corpo e psiche.
L'attenzione dell'analista provoca reazioni diverse, e non sempre mette in
risonanza l'attenzione delle pazienti. Il fatto che i sogni ne incomincino a parlare
abbastanza esplicitamente non significa che le sognatrici si mostrino pronte ad
avvicinarsi al versante corporeo che ne viene evocato; in strutture ossessivamente
difese la reazione è violenta, come nel caso di C. Della quale parlerò tra breve. E'
però necessario prima presentare una particolare area di immagini tipiche.
I fluidi del corpo e le lagrime
In alcuni passi Jung sottolinea l'equivalenza tra il sangue - aqua vitae - e il fuoco
come simboli dello spirito. Il sangue è stato considerato anche la sede della vita, ed è
naturale ravvisarvi una forma delle rappresentazioni della libido. Per questo le
divinità infere erano ghiotte di sangue, in cambio del quale assicuravano i doni della
terra. Il sangue assumeva così il valore di un elemento di scambio, ubbidendo a una
sorta di circolazione tra il mondo terreno e quello infero. Era questa sua
appartenenza all'area del sacro che rendeva impuro il profano che ne fosse venuto a
contatto, talchè solo il sacerdote era autorizzato a manipolarlo nell'ambito del rito.
Ma perchè solo il sangue e non gli altri fluidi vitali? La medicina antica tendeva
a ridurre a pochi umori, se non a una sola sostanza, i fluidi corporei, attribuendo le
diverse manifestazioni ai diversi gradi di cottura, in una scala di valori dove lo
sperma era il prodotto del livello più alto di cottura, e il sangue mestruale del più
basso.
I modelli scientifici risentono profondamente delle strutture archetipiche, e
anche i modelli prodotti dall'antichità vanno tenuti presente per le realtà psichiche
dalle quali sono ispirati, come Jung ci ha insegnato con il suo studio dell'Alchimia.
E se parliamo del sangue come della rappresentazione di una forma della libido,
anche gli altri fluidi e le altre secrezioni lo sono, urina, mestruo, latte, saliva, etc., da
vedersi quali stati diversi, prodotti di trasformazione di una stessa sostanza. Anche
se per ora non sappiamo attribuire un significato alle differenze.
La trasformazione da compiere, da un fluido chiaro a uno rosso (che un Cristo
doveva compiere, in un sogno già riportato di A.), fa pensare che - nella scala delle
cotture - il sangue mestruale sia a un livello superiore dei fluidi chiari, inclusi l'urina
e le lagrime. E la contrapposizione tra rosso e urina appare in quest'altro, dello stesso
periodo:
21
Una città cinta da un muro rosso. Non fa pipì perché tutti i gabinetti sono esposti alla
vista del pubblico. 10
Nel rito della messa pane e vino vengono consacrati separatamente, e solo
successivamente il sacerdote li mescola prima di cibarsene, atto che Jung suppone
significare l'unione dello spirito con il corpo. Un mescolare che dal punto di vista
alimentare presso diverse culture è vietato in quanto altamente impuro, e che può
trovare uno spazio solo in un suo rovescio sacrale.
Perchè mai nel sogno di A. viene compiuto il mescolamento tra carne e sangue,
un atto che sembra riferirsi all’impurità del mestruo?
Vale la pena citare a questo proposito il sogno di un’altra donna:
Mi trovo dal mio analista. Egli mi dice che sugli autobus "misti" si trova a disagio,
perchè le donne lo evitano, e lui si sente rifiutato. Gli dico che questo è indice del problema
che il contatto corporeo rappresenta per le donne. Gli sono seduta vicino. Gli faccio notare
che le nostre gambe si stanno toccando. Ci alziamo. Tra me e il mio analista gesti
affettuosi, forse anche un gesto d'amore. Muoiono molti bambini; c'è un bimbo di 2-3 anni
nella cassa; sgambetta e si alza. Penso che questo possa succedere a molti. Mi passano
davanti i vari tipi di sepoltura dei bambini nei secoli. Nella prima immagine c'è un tavolo
per fare la pasta. Nella seconda compare il tavolo, la farina, la sfoglia fatta, i bambini
morti. Nella terza c'è tutto questo più la sfoglia che ricopre i bambini morti. Nella quarta,
infine, compaiono i bambini morti nella cassa, avvolti dalla pasta. Parlo con qualcuno e gli
dico che la pasta verrà messa nel forno, e quello ribatte: "Che schifo! la pasta si
mischierà... con gli umori dei morti!"
Umori corporei, prodotti di un disfacimento di bambini morti - come non
pensare al sangue mestruale?- non devono mescolarsi con la pasta, ossia con la
carne. Il mescolamento appare potersi spostare sul contatto con l’analista, in
particolare sul contatto tra le gambe. E il prodotto finale è un...calzone!
Apro una nuova parentesi per fornire un secondo esempio di questa alternativa
tra carne e umori fluidi, che ritroviamo spesso anche nelle ferite oniriche delle quali
si tiene a specificare l’assenza di sangue. E se nell’esempio appena citato il prodotto
del mescolamento è presentato di fatto come un calzone, invece uno solo dei due
prodotti - in quanto non mescolati - appare molto di frequente come un panino o una
pizza:
Partorisco due gemelli. Li porto a casa felice pensando che sono ciò che devo offrire
al mondo. A casa ci sono tutti i parenti invitati a pranzo. Offro la pizza a tutti per
festeggiare la nascita dei gemelli. Mi accorgo che la pizza è costituita dai gemelli stessi.
Così i parenti mangeranno la pizza e quindi anche tutti i bambini. Penso con sgomento che i
bambini verranno consumati ad esaurimento. Per salvaguardare la continuità dei bambini
cucino un altro cibo, una minestra.11
10
Anche questo, del dover urinare in pubblico, è un tema tipico, e vedremo in seguito come sia
connesso ai temi mestruali.
11
Del tema del ‘due’ - in questo caso i gemelli - legato a questo contesto si parlerà più avanti
22
Il problema della commistione tra carne e sangue appare in un’altra sognatrice
con una variante, la commistione tra sangue e latte, nella quale ritroviamo il vino
bianco di A. sotto la forma di latte.
C’è mia madre, e poi tre bambini piccoli. Vedo che uno di questi non ha nulla da
mangiare, e allora chiedo a mia madre di preparagli un biberon. Mi domanda se con il latte
o con il sugo degli spezzatini. Con il latte, naturalmente. Il mescolamento dei due liquidi di
diverso colore mi avrebbe dato molto fastidio. Ma mia madre lo riempie con latte e sugo, e
questa sua sordità mi fa imbestialire...divento violenta...
Due settimane dopo il sogno di A., del Cristo che istituisce la comunione,
emerse prepotente in seduta il tema della crisi mestruale, una ragione di più per
ritenere che il sogno stesso sia strettamente legato alle ,misteriose tematiche delle
trasformazioni del sangue, che affiorano in prossimità della coscienza al momento
del mestruo.
Restando ai temi tipici legati ai fluidi corporei - che qui richiamo per introdurre
il caso di C. - è sull'immagine, o il vissuto onirico, delle lagrime che voglio ora
soffermarmi.
Ho constatato spesso che il pianto di qualche personaggio in un sogno è
accompagnato nello stesso sogno da un riferimento mestruale esplicito.
Esempio:
A scuola una mia collega si mette a piangere sommessamente, la riparo sulla mia
spalla, per condurla via dagli sguardi curiosi dei genitori degli alunni. Alla fine di un lungo
corridoio, sempre in mezzo ai genitori, ci fermiamo nell'angolo di una stanza,dove ci sono
sedie brutte, alcune con macchie di sangue mestruale. Poi la stanza diventa una
metropolitana, e mentre andiamo penso che dovremmo fermarci per andare a fare, come
richiesto, la vaccinazione antitetanica.12
Oggi, se incontro soltanto delle lagrime, mi chiedo: dove sarà andato a finire il
sangue? E mi può capitare così di chiedere se la sognatrice è in periodo mestruale,
ottenendo non di rado risposta affermativa.
Fu proprio questo il caso di C.
Dall’incontro con C.
Il sogno che sollecitò la domanda fu il seguente:
Mio padre e' seduto in un angolo che sta piangendo, e pare che ciò sia per causa mia.
Mia madre mi sollecita: "Diglielo, che ti è piaciuto!"
C. è una giovane omosessuale, femminista militante, presentatasi in analisi in
quanto soverchiata dal problema di dover prima o poi mettere al corrente il padre
della propria omosessualità.
12
Si noti il motivo, che troveremo dominante, del sottrarre il pianto-mestruo allo sguardo altrui.
23
Quel giorno venimmo a parlare del menarca. Mi raccontò della sua disperazione
di ragazzina, della sua furia nei confronti della madre, che sembrava l'unica contenta
della cosa, lei che doveva stare a letto quindici giorni al mese per i dolori mestruali,
e che ora , felice, andava a raccontare a tutti di sua figlia. Ma non raccontò nulla
delle reazioni del padre.
Credo che in genere il ruolo oggettivo svolto dal padre in questa circostanza sia
fondamentale. Di una cosa possiamo essere certi: che il menarca rappresenta una
svolta profonda del modo con il quale il padre vive la figlia, svolta che non di rado si
manifesta come senso di delusione, se non di repulsione, dovuta probabilmente al
venir meno di una proiezione sulla bambina di un’Anima disincarnata; con l’effetto
di confermare alla figlia la disistima di sè per quello che le accade, fossato definitivo
che la separa dal padre e dalla maschilità, non compensato da un adeguato supporto
culturale in favore dei valori del femminile.13
La frase del sogno "Diglielo, che ti è piaciuto" mi si ripresentò alla mente, come
esatto contrario di quanto mi stava dichiarando, frase che la sognatrice invece
riferiva al proprio essere omosessuale. Mi sono chiesto se l’omosessualita’ della
figlia non si fosse confermata come modo per evitare il tradimento ai danni del
padre, consumatosi con il menarca, rivolgendosi la rimozione nella proiezione di un
padre mestruante. Ma fu lei a sorprendermi con l’uscita:
"No, non mi è piaciuto diventare omosessuale..."
Che cosa?
"Sì, l'ho detto, non capisco neppure come, l'ho pensato ora per la prima volta...."
C. si presenta come una persona energica, solare, ma per la prima volta - dopo
quella seduta - fece la conoscenza della depressione, manifestando nel contempo
improvvisamente un forte investimento nei miei confronti. Ma ...troppo facile; e la
reazione non si fece attendere, almeno sul piano onirico.
Nella seduta successiva portò due sogni, che mi confermarono che il
collegamento tra padre piangente e mestruo non era stato arbitrario.
Primo sogno:
In strada vede una coppia di indiani con un bambino. Il padre porta il bambino in
braccio perchè ha un braccino rotto. Il padre ogni tanto glielo prende e lo tira per
raddrizzarlo, capita che urti contro qualcosa, e così il braccio si rompe di nuovo. La
sognatrice si offre di accompagnarli da un medico.
Al padre che piange si sostituisce ora un padre che vuole a tutti i costi
raddrizzare il braccino del figlio, riesumando le strutture difensive rispetto ai vissuti
13
Mi risulta che nello Shri Lanka il menarca venga festeggiato con fiori, doni, e ricevimenti che
durano qualche giorno, spingendo zie e sorelle maggiori - le nostre colf - a sobbarcarsi una breve e
costosa puntata nel paese d’origine per partecipare alla festa.
24
di castrazione, risollevati dal ricordo del menarca (mi sono chiesto anche se non
venivano così rappresentati i miei interventi interpretativi).
Nella misura in cui la fallicità (o la pseudo-fallicità) viene assunta come difesa
rispetto all'esperienza depressiva e ricettiva, richiesta dalla fase mestruale, la messa
in questione di tale difesa viene vissuta come minaccia della castrazione di quello
pseudo-fallo, rifacendosi al momento in cui il maschietto di papà ha dovuto
constatare di essere una donna.
Il menarca è un momento nodale, dove il femminile biologico fa irruzione, non
sempre in sincronia con la maturazione emotiva.
Helene Deutsch, ha segnalato come il menarca sia la prima e più traumatica
esperienza sessuale, capace di segnare - a seconda di come e quando si manifesta, in
concomitanza di quale sviluppo psicologico - il registro nel quale verrà vissuta tutta
la femminilità, sia come punto nel quale vengono riattivati vecchi conflitti e fantasie,
sia come luogo di preparazione dei futuri compiti sessuali.
Basti pensare a come cambia la prospettiva con la quale viene guardato ora
l'uomo, attraverso il padre, e alla forza con la quale si ripresenta il problema
dell'identificazione con la madre.
Mutamenti rafforzati da quelli oggettivi che sopravvengono nel padre e nella
madre in quel momento, i quali attraverso la figlia rifanno i conti - a modo loro - con
le proprie categorie del maschile e del femminile.
E se l'essere donna si intreccia con il sangue e con una ferita che non può
suturarsi, come non collegarlo anche con l’irruzione in lei del maschile,
rappresentato quale conseguenza del rapporto con l'uomo, e come non rinviarlo alla
scena primaria e a ciò che essa di perennemente insoluto rappresenta, o alle
distorsioni con le quali viene utilizzata?
Il nodo del menarca riunisce drammaticamente i fili preedipici ed edipici, e
ripropone tutti assieme i conti rimasti in sospeso.
E ancora: non sarà il sangue il segno di una colpa, quella delle attività
esplorative masturbatorie, primi tentativi di indagine di un proprio interno? Un
interno che ne è ora stato risvegliato, avvertito come cavità vivente, autonoma,
insondabile, che attende di essere riempita, come ogni cavità?
Un'energia fallica primaria la percorre da sempre, in attesa di esprimersi.
Diverse culture hanno rappresentato questa energia in vari modi teriomorfi,
tipicamente con il serpente, e credenze di culture tribali attribuiscono al morso del
serpente la prima mestruazione.
Secondo sogno:
La sognatrice si trova in un tempio indù che sta visitando. Sul pavimento vede
avanzare verso di lei un lungo serpente. Cerca di scansarlo, ma inutilmente. Usa allora per
tenerlo lontano un'asta che termina a due punte. Il custode del tempio le dice che non
bisogna maltrattare gli animali. Con un salto acrobatico si sottrae al serpente
appendendosi con un braccio a una trave del soffitto. Il serpente si rizza, ed ella lo caccia
via con il piede.
25
Singolare la posizione sopraelevata, l'essere in alto, nella quale C. si rifugia, e
l'asta biforcuta con la quale si difende, ancora un fallo, serpentino questa volta,
segno dell'identificazione che la sognatrice opera con l'archetipo14. Inoltre ciò che
viene insidiato è il piede, non diversamente dal ragno che assaliva la gamba di A.
"Non si maltrattano gli animali", dice il custode. Ancora una critica all'analista,
che con le sue interpretazioni addomesticatrici esorcizza ciò di cui bisogna aver
realmente paura?
Immediato riandare alla tarantolate nostrane, studiate da De Martino15, le quali dopo il morso del ragno alla gamba - cadevano ciclicamente (annualmente) in
depressione, per guarire dalla quale il corpo aveva l’esigenza di mettersi in sincronia
con musica fortemente ritmata (la tarantella), giorni e notti di saltelli alternati con
periodi di stati di stupore.
Ricordo, tra l'altro, che la medicina del salasso prevedeva il prelievo di sangue
da un piede per alleggerire le donne dai veleni accumulati nell'assenza di
mestruazioni, assenza considerata causa di una quantità di malanni gravi: il sangue
che fuoriusciva dal piede era dunque lo stesso sangue mestruale, che è pesante16 e
tende quindi a ristagnare verso il basso.
Forse il serpente di C. ha tentato di provocare un nuovo menarca. Ma C. per
parecchio tempo non accoglierà quella depressione, così come ha respinto a calci il
serpente, vivendo reattivamente - senza riconoscerla - la messa in questione della
sua omosessualità.
Dall’incontro con D.
Il caso precedente ci ha orientato sul fatto che la psicologia profonda che gravita
attorno ai temi mestruali è - inaspettatamente -marcata da un segno paterno. La cosa
sembra confermarsi con D., della quale presento i sogni appartenenti a una settimana
premestruale, fatti prima che in analisi ci fossimo interessati al tema:
Devo mettere un paio di stivali per scendere in una cantina fetida e buia, dove c'è
anche acqua. Non so se riesco a trovarli.
Cucina della casa della nonna materna. Nel ripostiglio c'è mia madre che piange, sta
male. Poi piango anch'io, e ci abbracciamo. C'è il senso di un dolore, anche nel vedere mia
madre che vi si lascia andare; il motivo era qualcosa che riguardava mio padre. Mia madre
è seduta sul water. C'è un filo che le esce dalla bocca, legato all'epiglottide, ed è unito ad
un ago o bastoncino; a gambe aperte infilava questo bastoncino dentro la vagina, come per
nascondere, cucire. Io non avrei dovuto vedere che faceva questa cosa. Ma cosa era? Mi
14
Ancora una volta incontriamo il motivo del due attraverso la biforcazione (della lingua del serpente
e del bastone), del quale si discorrerà più avanti.
15
E. De Martino - La terra del rimorso - Ed. Il Saggiatore
16
Vedi il capitolo “Il sangue pesante”
26
confida che riguardava mio padre. Io avevo lo stesso filo legato alla gola, e lei me lo
tagliava. Scopro che mio padre aveva ritagliato e conservato un articolo di giornale in cui
si dava notizia che io ero stata vittima di uno strangolatore. Ci resto molto male, perchè
mio padre non mi aveva detto nulla.
Preparo una cena in cucina, molti piatti li ha già preparati un'amica. Faccio le pere al
forno, ma non ho il forno. Con zucchero di canna e marmellata. L'amica dice che ha messo
il liquore. Le pere si trasformano: ho in mano delle radici, dei tuberi, ai quali do dei
morsi...
Sto guardando una piantina di cui ho messo da poco in terra i semi: ha tre o quattro
splendidi fiori rossi. Poi si trasforma, e i fiori mettono fuori dei frutti gialli, oblunghi,
ricordando dei feti. Non mi piacciono.
L'insieme di questi sogni fa pensare che ciascuno di essi affondi radici nel
processo biologico del ciclo femminile, o in un processo psichico che gli corra
accanto parallelo. Il che non esclude, ovviamente, che vi siano stratificati sopra altri
significati e rimandi.
Elenco qui di seguito i temi che mi sono apparsi legati a questo contesto:
-La discesa nell'oscuro e nell'umido.
-Il bisogno di riparare il piede con una calzatura.
-Le lacrime
-Il riferimento a un 'pene' (la bacchetta) inserito nella vagina.
-Lo strangolamento.
-La preparazione di un cibo particolare; i frutti mescolati a un liquore,
mescolanza di solidi e fluidi, come nel già citato quadro della simbologia
eucaristica.
-I fiori rossi nati dai semi.
Il primo sogno - discesa nell’acqua della cantina e perdita di calzature -riporta a
un altro fatto da A. a ridosso di uno dei suoi momenti critici.17 Sulle lagrime già si è
detto, come anche sul senso del riferimento a un pene (la bacchetta inserita in
vagina), quale - in questo contesto - difesa nei confronti dell’apertura dell’interno.
Colgo inoltre lo strangolamento come equivalente di una particolare decapitazione /
castrazione, come vedremo meglio nel seguito; e, sempre in questo contesto,.il
liquore (a volte un prezioso profumo) sembra rinviare al versante afrodisiaco dello
stato mestruale (ricordiamo il "Ti è piaciuto?" rivolto a C. dal padre). Quanto alla
17
Il sogno:
Nella casa dei miei una bambina mongoloide viene a trovarci, io devo occuparmene...Mia madre
lancia un allarme, perchè è arrivata un'inondazione. L'acqua ha già invaso la cantina. La mia
preoccupazione è la ricerca degli stivali. Mia sorella vorrebbe andare a cercarli in cantina, ma io la
sconsiglio, affogherebbe. Alla fine trovo un solo stivale, foderato di pelo..
27
mescolanza dei frutti con il liquore, rinvio ai già fatti riferimenti eucaristici sulla
mescolanza tra sangue e carne. C’è infine il particolare dei fiori rossi, che Freud non
esitò - in un sogno di una paziente - a mettere in relazione con il ciclo mestruale.18
Ma se ci mettiamo nella prospettiva junghiana i fiori rossi vanno visti come una
spontanea creazione dell’inconscio, forse la stessa che fa chiamare il mestruo les
fleurs, e non come la rimozione di contenuti già appartenuti alla coscienza. E perchè
mai questi stessi fiori diventano successivamente gialli? Vi sarà forse una riposta
alchimia a governare la trasmutazione di questi fluidi?
E altri interrogativi restano aperti; quel misterioso filo che lega l’epiglottide organo della voce - alla bacchetta in vagina, ad esempio: è un legame inerente al
corpo vissuto dalla psiche collettiva, e quindi un legame oggettivo, o appartiene alla
psiche individuale della sognatrice? Forse sono vere entrambe le cose.
Per soffermarmi, almeno una volta, sugli aspetti individuali di questi casi,
aggiungerò che la paziente è una cantante professionista, iniziata a quest’arte dal
padre (che va ad applaudirla ad ogni prima). D. gioca il ruolo di un’asessuata Anima
del padre, che a sua volta viene da lei incorporato quale difesa pseudofallica del suo
versante immateriale, nella fattispecie artistico (la bacchetta collegata con un organo
della voce). Il mestruo appare allora come potenziale destabilizzante di questa
struttura: il filo che congiunge voce e pseudofallo viene tagliato, portando con sè il
riferimento a una nuova nascita (vedremo negli ultimi capitoli in che senso il
mestruo può avere a che fare con una rinascita).
In sogni successivi, sempre in circostanze premestruali, vengono fatti ancora
riferimenti al padre, quale oppressore della madre e causa del suo pianto. Il mestruo
sembra apparire allora nella veste di un prodotto della legge patriarcale (che obbliga
le donne a essere regolate); ma ne vedremo in seguito un versante opposto, come
ciò che può destabilizzare la stessa legge.
Tuttavia sul piano individuale probabilmente è la stessa fissazione all’identità
artistica fornita dal modello paterno a strangolare D., separandola dalla corporeità.
Nella seduta del racconto di quei sogni, dopo aver parlato di temi attinenti al
ciclo, D. riferisce che da un po' di tempo ha diversi guai vaginali, e che il mestruo ha
perso la sua regolarità. Chiedo da quando, e il tempo corrisponde con l'inizio
dell'analisi.
Nella seduta ancora successiva, la sua domanda: “cos'è il vaso di Pandora?” Io
penso tra me: il mestruo è il contenuto del vaso di Pandora.
Immediatamente prosegue così il discorso:
“ a volte il mio ragazzo mi chiama Giulio (dando io qui il nome di Giulia a D.);
e poi: il vaso deve avere a che fare con la femminilità. Ricordo ora un sogno: una
ragazza omossessuale con un ricercato vestito, che lascia scoperte le natiche.”
Congetturo: se è così problematico fare i conti con una propria natura
femminile, e i conti vengono risolti tramite un'immagine di sè maschile, il rapporto
con l'uomo rivestirà un carattere omosessuale tra uomini, e il femminile rimosso
ritornerà sotto le specie di un’omosessualità femminile.
18
Nel sogno riportato da Freud la sognatrice scende le scale recando un ramo fiorito, i cui fiori rossi
vanno via via cadendo. (Freud - Opere, Vol 8, pag.294 - Ed. Boringhieri)
28
E’ comunque curioso che su quattro casi qui riportati, ben tre volte si sia dovuto
far riferimento all’omosessualità femminile. Sembrerebbe il mestruo essere un
terribile terreno di scontro tra archetipi maschili e femminili.
29
Brevissima storia del sangue nascosto
Tabù tribali
Sembra che tutte le popolazioni primitive conosciute attraverso le testimonianze
degli esploratori dell'800 e da studiosi della prima metà del nostro secolo
osservassero , con pochissime eccezioni, usi estremamente severi nei confronti delle
donne mestruanti, specie in occasione del menarca, confrontabili per durezza solo
con quelli adottati negli stessi contesti per le puerpere. E assieme agli usi,
somiglianze di credenze e tabù in regioni del mondo lontanissime tra di loro.
La casistica è impressionante; non starò a riportarla, rimandando alla lettura del
Frazer19, o della Harding (al quale ella fa riferimento)20.
Cercherò di riassumerne le principali caratteristiche.
Quella più costante è la segregazione alla quale la donna è sottoposta. I tempi
sono molto variabili: da diversi anni (in gabbie buie sospese da terra, nella Nuova
Irlanda) ad alcuni mesi, in occasione del menarca, e comunque sempre durante i
giorni del mestruo.
Le modalità sono diverse: in una capanna costruita dalla stessa ragazza, o da suo
padre, lontano dal villaggio, o in un recinto riservato alle donne, o in un zona
segregata dell'abitazione, uno spazio separato da fronde o stuoie; a volte cucita in
un'amaca sospesa alle travi del soffitto della capanna.
Condizione molto comune è l'oscurità nella quale la donna deve stare, in certi
casi se esce deve farlo di notte, oppure riparando il volto con scialli e cappelli;
oppure non deve percorrere i sentieri degli uomini, in Australia pena la morte.
Solo delle donne devono occuparsi di lei, recarle acqua e cibo. Spesso si hanno
rigide restrizioni alimentari (digiuni, particolari regimi) e comportamentali (non
toccare il cibo con le mani, non toccarsi i capelli, stare sedute in dati modi, a volte
subire dei tormenti fisici).
Alla segregazione si accompagnano dunque spesso i divieti di vedere la luce, di
essere viste, di toccare (ad esempio il terreno, l'acqua, le sostanze utilizzate come
cibo).
Sembra che lo sguardo, inviato e ricevuto, e il contatto , fossero le cose più
temute. Alla donna mestruante veniva infatti attribuita una potenza magica
distruttiva nei confronti della quale non esistevano antidoti, se non l'isolamento. Il
cielo non può essere guardato, pena l'arrivo del maltempo o di un diluvio; al pozzo
la donna non può attingere acqua, pena il suo disseccamento. La vacca morirebbe se
ella bevesse del suo latte, i pesci si offenderebbero e abbandonerebbero il fiume se
19
20
J.G.Frazer - Il ramo d’oro - Ed. Bollati Boringhieri
M.E. Harding - I Misteri della Donna - Ed. Astrolabio
30
vi si bagnasse (per questo non può toccare il cibo con le mani). Così pure toccare le
spoglie di un animale ucciso farebbe allontanare tutti gli animali e fallire le attività
di caccia. Altrettanto nefasto per il sostentamento della tribù il transito vicino a delle
piantagioni (ma se un campo è infestato dai vermi, la si fa correre attorno ai suoi
confini per farli morire). I danni di un contatto si estendono agli strumenti da caccia,
che mancherebbero il bersaglio, o di lavoro, che si romperebbero. In certe culture lo
sguardo della donna può uccidere l'uomo, o indebolirlo gravemente e farlo
ammalare.
Frazer osserva che non pochi di questi usi sono analoghi al trattamento riservato
a personaggi regali: impedire che tocchino il terreno (portandoli a spalla o sulle
portantine), impedire che siano illuminati dal sole (usando tendalini e baldacchini);
distruggere il vasellame personale dopo il suo uso. Ne conclude che il sangue
mestruale colloca la donna nel temibile spazio del sacro. E c'è un caso, uno solo,
presso una tribù india, in cui le donne mestruanti vengono adorate dai sacerdoti.
Frazer suggerisce che attorno a questi personaggi divini venisse percepita una
potenza incontrollabile, che andava tenuta a bada sul nascere: il loro potere avrebbe
potuto scaricarsi sul mondo con fatale violenza, annientando loro per primi; ma lo
stesso Essere divino sarebbe stato privato della sua virtù magica, con la quale
operava i suoi miracoli.
Altri hanno osservato che gli usi relativi al menarca hanno punti in comune con
certi riti di iniziazione, quali l'isolamento, l'oscurità, il digiuno, e questo sembra
plausibile, sopratutto se ci riferiamo all'iniziazione dello sciamano, che è
personaggio altamente temibile.
Ma il potere che investe la donna mestruata va oltre a quello dello sciamano,
non è da lei controllabile, e riveste quasi sempre un segno altamente negativo e
distruttivo.
Occultamento e negatività cambiano invece di segno quando il sangue
femminile entra nello spazio sacro rituale di una divinità, (un po' come per noi la
negatività del sangue e della morte cambiano segno nel simbolo cristiano).
Il mondo civilizzato
Ma vediamo cosa è successo a casa nostra.. Chi non conosce il passo di Plinio il
Vecchio, naturalista del primo secolo della nostra era?
In seguito al contatto con una donna in questo stato, il mosto inacidisce, i semi
diventano sterili, gli alberi appassiscono, quelli da frutto si seccano e i loro frutti
cadono solo che essa si sieda di sotto...solo che ne venga guardato uno sciame d'api
morirà, mentre il bronzo e il ferro immediatamente arruggineranno. L' aria si
ammorba. Un cane che ne assaggi impazzirà; le formiche lo sentono e lasciano
quello che stavano trasportando, ne mai più lo riprenderanno; le viti giovani ne
soffriranno irrimediabilmente, e la ruta e l'edera, dotate di alti poteri medici, si
seccherebbero all'istante. Le piante perdono il colore, le cavalle abortirebbero.
Meno nota è l'affermazione di Innocenzo III, di un millennio posteriore:
31
L'alito delle donne mestruate può affascinare l'uomo e fargli perdere la
ragione; il loro sguardo può far ammalare i bambini.
Ma la cosa più sorprendente è quanto troviamo nel Vecchio Testamento.
Il sangue era ritenuto cosa impura, e toccarlo comportava la necessità di certi
riti di purificazione, sacrifici, offerte al Tempio, etc. Non faceva eccezione il
contatto di un uomo con il sangue mestruale, e l'avere avuto rapporti sessuali con
una donna mestruante. Si legge infatti nel Levitico:
E quando la donna avrà il suo flusso, quando le colerà il sangue dalla sua
carne, dimori separata sette giorni. E chiunque la toccherà sia immondo fino a sera.
E ogni cosa, sopra la quale ella si sarà giaciuta, mentre sarà separata, sia
immonda.
E chiunque avrà toccato il letto di essa, lavi i suoi vestimenti e se stesso con
acqua; e sia immondo fino a sera....
E se pure alcuno giace con lei, talchè abbia addosso della di lei immondizia sia
immondo sette giorni, e sia immondo ogni letto sopra il quale egli si sarà giaciuto.
E quando sarà netta del suo flusso contisi sette giorni, e poi sarà netta. E
l'ottavo giorno prendasi due tortore...
Tuttavia non molti versetti dopo queste prescrizioni – tutto sommato abbastanza
blande -, si legge:
Colui che giace con una donna mestruata e scopre la di lei nudità, denuda la
sorgente di lei e lei scopre la sorgente del proprio sangue: li ucciderete ambedue di
mezzo al loro popolo.
Dunque vedere il sangue, la sua origine, è cosa incommensurabilmente più
grave del semplice toccarlo. E questo è un particolare che riprenderemo al momento
opportuno, perchè è anche la sola traccia dei divieti mestruali rimasta nel sogno.21
In Europa, fino all'Illuminismo incluso, erano assunti della scienza medica che
la donna fosse più debole dell'uomo, e che la sua principale funzione fosse la
maternità. E dal momento che il mestruo era la principale testimonianza - o causa della debolezza della donna, affinchè la capacità di generare non venisse menomata
dalla sua irregolarità, su di questa dovevano concentrarsi le attenzioni, come anche
su tutti i comportamenti che si riteneva potessero favorirla. Diversamente - lo si
legge nella letteratura medica inglese del '700 - i disturbi mestruali avrebbero fatto
arrivare le donne alla gravidanza malate o spossate, generando quindi figli deboli,
21
Credo che a questo divieto vada collegato il motivo mitologico dell’uomo che viene punito perchè
sorpreso a guardare la donna nuda mentre fa il bagno, vedi l’episodio di Artemide e Atteone, o quello
biblico di Susanna e i due vecchi. Nella mitologia celtica incontriamo le Melusine, che seducono e
sposano uin umano facendo la di lui fortuna, a condizione che questi non tenti di scoprire il loro segreto:
periodicamente la metà inferiore della donna assume forma animale, serpente o sirena, mentre ella è
immersa nel bagno. Infranto il patto, l’unione si scioglie e sull’uomo si abbatte la sciagura.
32
per cui massima cura doveva essere posta alla salute delle giovani nubili, abitudini,
cibo, frequentazioni, evitando tutto ciò che potesse eccitarle.
Due erano le teorie mestruali, ereditate dalla medicina più antica.
La prima: quando la donna non è gravida (e non deve quindi nutrire il bambino
con il suo sangue), o non allatta (e non deve di conseguenza trasformare il suo
sangue in latte) ha un eccesso di sangue che deve smaltire mestruando.
Una seconda: essendo il temperamento della donna umido e freddo, le sostanze
velenose del sangue non possono evaporare (nell'uomo, di temperamento secco e
caldo, evaporano ad esempio con il sudore), così il sangue deve arrivare a
fermentazione e produrre un precipitato (chiamato anche "il fiore") che costituisce il
mestruo.
In ambedue i casi la ritenzione del mestruo era considerata la principale causa di
tutte le malattie femminili, in quanto il sangue che ristagnava inviava i suoi veleni in
tutto il resto del corpo. Uno dei principali rimedi era il salasso applicato a un piede.
Si arrivò a pensare che tutti i difetti di nascita dei bambini erano imputabili
all'impurità del sangue della madre. Questo era particolarmente vero se il bambino
proveniva da un rapporto in periodo mestruale.
D'altra parte già nel primo Concilio di Nicea - prima metà del quarto secolo - si
decretò che ai mariti non fosse concesso accostarsi alle loro mogli durante le
mestruazioni, perchè non rendessero affetti da elefantiasi e lebbra i corpi loro e dei
loro nati.
Quando l'idea della lebbra incominciò a venire sostituita da quella dell'epilessia
al primo posto nella graduatoria degli scenari clinici più sconvolgenti, confinanti con
le manifestazioni del divino, sarà questa seconda l'esito dei concepimenti in periodo
mestruale.
Si assiste anche a un fatto interessante. Nel 1400 il medico Michele Savonarola
(nonno di Gerolamo) ebbe a scrivere "menstruum quasi monstrum" a proposito della
verità, tramandata dagli antichi, che il coito nel periodo mestruale produceva esseri
mostruosi. La teoria ebbe credito in tutta l'Europa colta. Tuttavia studi recenti hanno
appurato che le fonti letterarie sulle quali essa veniva fondata erano in realtà frutto di
un convergere di fraintendimenti ed errori di trascrizione, e se ne deduce che gli
antichi medici non avevano mai pensato nulla del genere. E allora? I semi che
producono mostri non sono stati solo ereditati, ma tutto il terreno è ancora capace di
generazione spontanea in tal senso.
Ancora un salto, e arriviamo nel primo '800 industriale del nord della Francia: le
raffinerie esentano le operaie dal lavoro nel periodo mestruale perchè farebbero
diventare nero lo zucchero.
Oggi non siamo più nell'epoca, davvero non molto lontana, in cui si credeva che
i capelli femminili recisi durante il mestruo e gettati nel letame si sarebbero
trasformati in un serpente velenoso. Tuttavia possiamo cogliere ancora qua e là le
tracce di queste superstizioni, o dai racconti delle nostre madri, o in divieti ancora
validi in certe zone rurali, specie relativamente alla preparazione di cibi (taglio del
maiale, preparazione del pane). Ma tutti abbiamo sentito dire che le donne in fase di
mestruo non riescono a preparare la maionese e non devono toccare le piante; ed è
ancora vero che - così come il rito cattolico sottopone le nostre puerpere a una breve
33
formula di purificazione - nelle chiese ortodosse viene vietato l'ingresso alle donne
in periodo mestruale.
La luna e le sue parole
Si possono fare opposte congetture su quale dei due astri si sia imposto per
primo come luogo di proiezione privilegiato di una soggettività della quale la
coscienza primitiva era ben lontana dal potersi appropriare.
I bambini disegnano il sole con occhi e bocca prima della luna: ma ricordo che
verso i sei anni si facevano tra i coetanei seri dicorsi se la luna avesse davvero gli
occhi e la bocca, cosa mai ipotizzata per il sole.
C'è tuttavia un accordo generalizzato nel congetturare che prima che il sole
venisse coscientemente vissuto come una divinità, sia stata la luna ad avere questo
ruolo, in quell'ipotizzata era protostorica che va sotto il nome di matriarcato.
La coscienza del fluire del tempo potrebbe essere nata dall'osservazione della
ciclicità delle vicende esterne: troppo breve l'alternarsi del giorno e della notte per
creare un senso di continuità, troppo lungo il ciclo annuale; c'è da immaginarsi che il
primo orologio sia stata la luna; così come i primi calendari a noi noti sono di tipo
lunare.
Le etimologie convergono nell'indicare una stretta parentela tra luna e mente
unite dal concetto di ciò che misura, dove la prima misurazione deve essere stata
quella del tempo (anche oggi, la lunghezza dei trasferimenti in regioni impervie
viene conteggiata in giorni di marcia). Di qui l'omonimia, in molte lingue antiche e
moderne, tra luna e mese.
dalla radice mn,ms ( men, man, mon, mes, mas), (area del contare)
sanscrito
accadico
persiano
arabo
greco ant
mas, masas (luna, mese)
manu (mese, ciò che sta in un pugno, contare)
mah, maneg (luna,mese)
manath (luna, mese)
men, meis, mens (mese) mene (luna)
menìscos (lunetta, menisco) méniaia (mestruazioni)
Mènades, manìa
tedesco mod. Monat (mese) Mond (luna, mestruo)
inglese mod. Month
Moon
latino
mensis (mese) mensura (misura)
l’area semantica coinvolge i concetti affini a mente, pensiero
greco ant.
greco ant.
latino
ménos (senno), mènuo (rivelo), mimnésco (ricordo)
manzàno (imparo)
mens
34
ted. mod. meinen (pensare) Mensch (uomo) Mann (uomo)
ingl. Mod. mean (pensare) Man (uomo)
ital
mente, mantica
e dalla radice mt (da taluni ritenuta equivalente a mn,ms):
sanscrito
greco ant.
greco ant.
ital.
matis (misuro)
metis , Prometeo
metron (misura), metèr (madre) , metros (utero)
matematica, mentire, menzionare, imitare, memoria
Sembra che gli studiosi accordino un’omogeneità all’area semantica di luna,
pensiero,mente, misura del tempo. Il fatto che mestruazioni, (tà ménaia) abbia la
stessa radice di mese e di luna è ancor più inequivocabile. Ma si tratta
semplicemente di una derivazione etimologica da mese (un po’ come viene detto
settimanale un certo abbonamento tranviario, che non rimanda a nessun altro
concetto che la settimana) o di un’effettiva condivisione di un’area semantica molto
più vasta e significativa? Una cosa è tuttavia certa: il legame diretto tra mestruazioni
e luna, tanto da produrre in certe lingue lo stesso lemma per ambedue i concetti.
Dobbiamo allora vedere se questo legame ci porta da qualche parte, e quali
problemi apre.
Il potere della luna
Non sappiamo ancora quanto vi sia di scientificamente verificabile e spiegabile
dell'influenza della luna sulla vegetazione, ma è certo che a tutt'oggi tanti agricoltori,
vinai, e perfino falegnami fanno riferimento a leggi lunari nella scelta del momento
più adatto per diverse operazioni.
Il dominio della luna sull'agricoltura è testimoniato dall'uso del calendario
lunare, del quale troviamo tracce nelle feste religiose cristiane, innestatesi su
festività pagane di origine agraria.
Ma oltre alla parte dovuta ai fenomeni fisici e vegetativi, ha influito
nell'attribuzione di tanto potere alla luna il pensiero magico, e il suo funzionamento
in base all'analogia. Se la luna è un organismo vivente che cresce e decresce, essa
avrà influenza su tutto ciò che segue un'analoga evoluzione.
D'altra parte se tra le prime forme di conoscenza possiamo congetturare quella
che vede come causa del cambiamento, consentendone così il controllo, il
trascorrere del tempo (è necessario attendere perchè qualcosa avvenga), c'è una
ragione in più per vedere nella luna non ciò che rappresenta o accompagna il
cambiamento, ma la forza che lo causa.
Di conseguenza le cose crescono e decrescono con e a causa della luna, è il loro
procedere con essa che ne decide le sorti, e questo equivale a dire che la luna ha un
potere fecondatore e di accrescimento, così come un potere degenerativo.
La luna è una forza fertilizzante di efficacia pressochè universale. Fa germinare
i semi e crescere le piante, senza il suo aiuto gli animali non potrebbero generare i
35
piccoli, e le donne non potrebbero avere i bambini. Non rappresenta la fertilità, ma é
il potere della fertilità.
La luna crescente é stata usata in tutti i tempi come formula magica per
provocare la crescita delle greggi, dei cereali, della famiglia. Se non si fosse
seminato nel primo quarto le sementi sarebbero imputridite nel campo, le pecore
dovevano essere tosate affinché la lana potesse ricrescere con rapidità.
Nella seconda metà del ciclo lunare i primitivi pensavano che la luna fosse
inghiottita, soggiogata da una potenza oscura e distruttiva. Durante la luna calante si
diceva che tutte le cose venivano ridotte al minimo e abbassate, e quindi era un
tempo sfavorevole ad ogni iniziativa, come ad esempio seminare. Gli alberi
dovevano essere abbattuti con la luna calante se no il legno non sarebbe stagionato
bene, così il taglio del fieno, che altrimenti sarebbe fermentato, o quello del grano,
che avrebbe messo i germogli.
Nelle culture primitive si tende ad attribuire la nascita e la morte a forze esterne,
come gli dei o il malocchio.
Ciò premesso, quale forza esterna poteva causare la nascita se non l'azione della
luna, sopratutto se si tiene conto che anche la donna, come la luna, cresce e decresce
con le gravidanze, e che sanguina ogni 28 giorni, così come ogni 28 giorni la luna
sparisce e rincomincia il suo ciclo?
Sulla natura di questa coincidenza si possono fare solo delle supposizioni. Ma
l'elasticità della durata del ciclo, il fatto - che sembra assodato - che in un gruppo di
donne conviventi la durata e gli eventi del ciclo tendano a sincronizzarsi, la
puntualità stagionale (e a volte in un preciso giorno dell'anno) degli amori
nell'ambito di una stessa specie animale, rende non assurda la congettura che vi sia
stato un tempo in cui il mestruo si verificasse in corrispondenza con la luna nera, il
periodo del mese lunare in cui la luna - essendo in congiunzione con il sole - non è
presente nel cielo notturno. Osserviamo anche che la luna nera è stata chiamata la
malattia della luna proprio come a volte il mestruo è stato chiamato la malattia delle
donne.
Ritornando alle proiezioni identificative con gli astri, è certo che quella tra
donna e luna deve essere stata la più tardiva a sciogliersi.
La donna si comporta come la luna, quindi è sotto la sua diretta influenza.
Influenza che si esplicava nell'arte delle donne di seminare, di nutrire e di far
crescere. E sopratutto di generare.
Anzi è la luna che ingravida le donne. Si legge che in Groenlandia le donne non
guardassero la luna e non dormissero supine senza essersi prima spalmate saliva
sullo stomaco, per proteggersi da un’inopinata fecondazione. Anche i nigeriani
credevano che l'apporto dell'uomo fosse marginale; e i Maori che il marito di tutte le
donne fosse la luna, retaggio di una credenza probabilmente molto diffusa.
I bambini della mia generazione credevano nella cicogna, e la cicogna è il
grande uccello lunare, capace appunto di portare i bambini.
La risonanza, la connaturalità tra donna e luna, la percezione della donna come
spazio intermedio tra l'incontrollabilità del soprannaturale e la ciclicità del naturale,
aveva un'immediata conseguenza: se la donna, essere periodico, perdeva la sua
periodicità, anche la luna, e quindi i ritmi del cosmo, potevano perderla, mettendo a
rischio il mondo. Di qui, per alcuni autori, la cura ossessiva, attraverso usi e riti, per
36
assicurare alle fanciulle la regolarità del ciclo, e così pure tutte le pratiche e
restrizioni alle quali le fanciulle erano sottoposte. Non sappiamo se tali regole
abbiano un'origine patriarcale, come spesso viene sostenuto, o se esse non siano
arrivate al mondo patriarcale trasferite da quello cosiddetto matriarcale, dominato
dalla luna, nel quale sarebbero potute preesistere. Ma è plausibile che
l'atteggiamento nei confronti del mestruo abbia risentito profondamente dei
mutamenti nelle modalità della coscienza, o anche - come qualcuno sostiene - il suo
stesso evolversi sia stato concomitante con quello della coscienza.
Vale la pena, per il discorso che stiamo facendo, ricapitolare a grandi linee
l'evoluzione della mitologia lunare nell'area della Grande Madre mediterranea. (ma
in proposito sarà bene rileggere, ad esempio Neumann).22
Possiamo supporre di partire da una stretta identificazione tra un versante vissuto come animale - della donna e e la luna che, una volta superata, potrebbe aver
lasciato la sua traccia nelle successive rappresentazioni teriomorfe della luna: una
personificazione di Ecate era il cane tricefalo, Artemide era un'orsa, Iside la dea
vacca, Cibele una leonessa, Lilith è rappresentata attorniata da gufi e leoni, con
artigli ai piedi e ali da rapace, e infine la scrofa.
Possiamo inoltre supporre che la trasformazione dell'identificazione con la luna
abbia avuto luogo con l'esperienza del ruolo attivo dell'uomo nella riproduzione,
diventando così la luna il marito di tutte le donne 23
La luna diventò un astro, per così dire, bisessuale, nel senso di una
differenziazione primitiva tra i due generi: quanto al suo essere in relazione
fecondante con la donna era maschile, ma in quanto luogo di residenza dell'uomo
lunare (o uccello, o serpente - presso certune culture il serpente era attirato all'amore
con la donna durante il mestruo - o lepre - si pensi al coniglietto pasquale) era anche
di segno femminile. Si ricordi che Iside e Osiride erano entrambi originari della
luna., e che erano fratello e sorella, sposatisi già nel ventre materno.
L'uomo della luna assorbì dapprima tutta la dinamica lunare: egli inizia la sua
storia quando la mezzaluna crescente apparve la prima volta, per combattere il
demone dell'oscurità che aveva divorato suo padre, la luna vecchia. L'eroe sconfigge
il demone, e mentre la luna raggiunge la sua pienezza, egli regna trionfante sulla
terra. E' un saggio, crea l'ordine, l'agricoltura e ne insegna i tempi, é un legislatore.
Ma il vecchio nemico che ha sottomesso il padre inizia ad attaccarlo, prende il
sopravvento e divora anche lui, pezzo a pezzo. Il re viene dichiarato morto, per
smembramento. Inghiottito dal drago, il cui ventre é il mondo infero, l'uomo della
luna vi scende, dove risiede a giudicare le anime.
In questa vicenda i ruoli maschile e femminile si differenziano, la sorella-sposa
Iside erra per il mondo per ricomporre i pezzi di Osiride smembrato.
22
E. Neumann - Op. cit.
23
In alcune lingue, come nel tedesco moderno, la luna è di genere maschile, der Mond
37
Una forma dello sviluppo dell’ermafroditismo lunare fu probabilmente la
relazione sessuale tra la Grande Madre e il giovane figlio amante, l'eroe che muore
prematuramente per poi rinascere.
Il ciclo di morte e rinascita è la caratteristica fondamentale della mitologia
lunare, lo ritroviamo tra l'altro con Attis, Adone, oltre che nella figura di Gesù; altra
caratteristica è la triplicità, che ritroviamo nella Parche, nella tricefala Ecate, etc., e
che viene messa in relazione da alcuni 24con le tre fasi lunari, nonchè con le tre fasi
del ciclo dell'utero, accrescimento della mucosa, pienezza, desquamamento.
In realtà le fasi lunari sono pensabili anche come quattro se si tiene conto della
luna nuova, o luna nera, una non-luna. Rispetto alla visione trinitaria la luna nera
gioca un ruolo simile a quello che l'angelo infero femminile, Lilith25, gioca nella
visione trinitaria cristiana, ossia non c'è ma se ne parla sottovoce. Infatti nel
medioevo cristiano, quando per gli alchimisti Luna rappresentava il Mercurio,
l'Argento, ma era anche la Chiesa, e Sol era il leone, ma anche il Cristo, la luna nera
era una questione imbarazzante: era il momento della conjunctio della Chiesa con il
Cristo - luna e sole in quei giorni viaggiano appaiati nel cielo diurno - ma anche
della corruttibilità, rappresentata dalla luna nera. in tale vicinanza con il Cristo.
Troviamo qui, riedizione del primitivo amore della donna con il serpente quale
origine del mestruo, che la luna nera segna un evento nuziale.
Con lo sviluppo della coscienza e l'avvento del patriarcato, il conflitto tra
calendario lunare e calendario solare, tra luna e sole, si risolse come sappiamo a
favore del secondo, il culto di Ra assorbì quello di Osiride. Trinità, morte e rinascita
dell'eroe, si trasferirono in ambito solare, restando alla luna le caratteristiche
femminili, ivi incluse il lato oscuro rappresentato da Lilith e dalle sue cicliche
malattie.
Nella mitologia lunare sembrano essere state proiettate una serie di valenze, che
riescono a contenere la dialettica vita morte, crescita decrescita. La luna diventa il
paradigma esplicativo di ciò che cresce e di ciò che muore, e anche un paradigma
operativo, che consente di usare sia le fasi positive che quelle negative.
Questo significa concepire l'universo come un insieme di movimenti da
assecondare. Per il primitivo i movimenti erano di origine esterna, ed era il pensiero
magico a consentire di entrarvi in relazione. Per noi i movimenti hanno un'origine
interna, ma la loro antica proiezione sulla luna ha per la donna ancora un'eco, che
può essere risvegliata, come mezzo per far percepire il collegamento tra la propria
naturalità e il cosmo, allargando il senso di sè, un po’ come quando ci lasciamo
prendere da un cielo stellato.
In tal senso il mestruo é ancora vissuto come provocato dal di fuori: tipicamente
é una visita: il marchese, il cardinale.26.
24
Jutta Voss - La Luna Nera - Ed. RED
25
R. Sicuteri - Lilith, la Luna Nera - Ed. Astrolabio
26
Negli USA si dice a volte che è arrivata la zia Flow (che è un abbreviazione di Fiore, ma è anche
flusso).
38
Forse un tempo era così anche per tutti i vissuti coscienti: era un dio a muoverli,
non nascevano nell'interno. Anche il mestruo partecipa in gran parte di questa
alienazione corporea, con la differenza che conserva le tracce di un riferimento a una
realtà extra-umana, nell'antichità la luna, il serpente.
Il flusso del sangue è periodico, del tutto prevedibile, e nel contempo appartiene
all'incontrollabile - a differenza delle normali funzioni escretorie, ad esempio - e
quindi originato e diretto da forze esterne.
Credo che tutto ciò non sia sufficiente per giustificare la potenza negativa
attribuita al mestruo. Per la gravidanza, ad esempio, pure incontrollabile e di origine
divina, abbiamo vissuti molto diversi, anche se di essa esiste una paura profonda,
come processo altro che si sovrappone al soggetto.
La negatività del mestruo
Se la luna costituisce il paradigma esplicativo di ciò che cresce e di ciò che
muore e rinasce, a cosa corrisponde l'innominabilità del momento mestruale? Alla
luna nera?
L'aspetto infero della luna viene interpretato come la faccia distruttiva del
divino, proiettata sulla fase calante, il mostro che fa gradualmente a pezzi il dio fino
a inghiottirlo, manifestazione di quella forza che può annientare oltre che creare; e la
luna poteva proporsi come l'indissolubilità dei due versanti, creativo e distruttivo,
quali appartenenti a una stessa origine, sebbene percepiti in tempi diversi.
Non possiamo forse neppure immaginare come fosse difficile per il primitivo
contenere questa contraddizione, assillato - come supponiamo - dall'esigenza di
riconoscersi in un cosmo ordinato e controllabile.
Sappiamo quanto le religioni cristiane abbiano oscillato tra la separazione e
l'integrazione dei due poli, bene e male, maschile e femminile, spirito e materia,
dando netta prevalenza alla separazione, e lasciando piuttosto alle eresie, alle
pratiche marginali alla religione, la loro integrazione.
Un processo distruttivo incute senza dubbio terrore, specie se esce da ogni
possibilità di controllo; tuttavia può essere accolto dall'esperienza, e la natura è tutta
contrassegnata da questi processi, a partire dalla morte.
Ma la potenza del mestruo, terrificante - se neppure il sole può esserne
spettatore - malgrado la sua periodicità e prevedibilità, ha una qualche valenza
ulteriore, e non può essere controllata altro che confinandola, non c'é magia che
possa sconfiggerla. La potenza creatrice della donna-luna si trasforma in un rovescio
di ordine cosmico, dove - al nostro sguardo di oggi - non sembra esserci relazione
tra l'entità della causa e quella dell'effetto. Dove mai si può annidare questo potere
globalmente nullificante nel mestruo, questo rovescio, e in quale esperienza?
C'è da chiedersi se si tratti non tanto della percezione delle forze naturali
distruttive e della morte, quanto la percezione del contrario dell’esserci del mondo,
la non esistenza.
La percezione della possibilità del non esserci del mondo potrebbe essere
affiorata alla coscienza - dopo esserne stata tenuta lontana dalla Grande Madre della
coscienza matriarcale -successivamente a quella della morte. Un non esserci che
39
rieccheggia attraverso i diluvi universali, attraverso la distruzione del mondo messa
in atto da Demetra dopo il rapimento della figlia. C'è un mito indio secondo il quale
l'alluvione avrebbe cancellato dalla faccia della terra un villaggio in seguito
all'incauto avvicinarsi a un pozzo da parte di una ragazza mestruante.
Le ragioni addotte
Nel mondo percettivo del primitivo - contemporaneamente alla presa di
coscienza del tempo - deve essere penetrata abbastanza presto la coincidenza della
sospensione del mestruo con la gravidanza; coincidenza che in seguito, per molte
culture, quella greca compresa, ha dato origine all'idea che il bambino fosse fatto di
sangue materno, purché opportunamente solidificato e nobilitato dal seme maschile;
di conseguenza il sangue é sì un non-bambino, ma anche la materia prima del
bambino.
E se si é avvertita lì l'origine della vita, in questa materia prima, per quanto
bruta e svilita senza l'apporto del seme maschile, perché attribuirvi in modo
prevalente l'elemento nullificante, distruttivo? Anche ammettendo che questo
svilimento abbia fatto il suo ingresso con il patriarcato, con quale giustificazione per quanto fantastica - attribuire tanta potenza negativa a ciò cui era associato un
potere generativo, benchè limitato e subordinato?
Diverse spiegazioni e congetture sono state proposte per dar ragione della forza,
del radicamento, dell'estensione geografica e cronologica dei tabù mestruali. La mia
convinzione è che ciascuna di esse abbia una sua validità e abbia dato il suo
contributo, ma che non siano tuttavia sufficienti, neppure nella loro sinergia; nè si
riesce ad evitare la sensazione che ci sfugga qualcosa di essenziale.
Cercherò di sintetizzare i principali filoni argomentativi.
Il tabù del sangue
Il sangue, quale sede della vita, partecipa di una dimensione sacrale e quindi
pericolosa. Chi ne viene a contatto, anche il guerriero che lo fa zampillare, deve
purificarsene. E' anche il nutrimento delle divinità infere, alle quali bisogna darne da
bere perché contraccambino con la fertilità; ma é solo il sacerdote a poterlo
manipolare.
Tuttavia sappiamo che c’è un elemento prezioso, transindividuale, appetibile del
sangue, il quale oltre che entrare nella farmacopea può essere usato per suggellare
dei patti. Così nel linguaggio: sangue del mio sangue, difendere l'onore con il
sangue, dare il proprio sangue. Non mancano in tutti i tempi i riti destinati alla
produzione e manifestazione del sangue .
La passione di Cristo, a partire dalla consacrazione eucaristica, gronda sangue,
che si propagherà al cuore dell'Addolorata; mentre la femminilità sanguinante di
Maria non trova posto in nessun luogo, salvo forse rispuntare nelle nostrane
madonnine miracolose dal pianto arrossato. Il collegamento tra il sangue di Cristo e
quello di Maria appare in questo sogno:
40
Porto due bambini al Museo di Storia Naturale, per vedere i dinosauri. In una sala c'è
una scultura, una Madonna, nell'atteggiamento tipico delle Pietà, solo che tra le sue
braccia non c'è il Cristo. Invece un bastone è infisso come una lancia nel suo cuore, da
dove sgorga un rivolo di sangue che scende giù lungo una gamba, bagna l'altro piede, e poi
risale per l'altra gamba fino al cuore.
Il sangue della Madre, è dunque lo stesso di quello versato dal sacrificio del
Figlio.
Al tempo in cui ascoltai questo sogno non ero sensibile alla tematica mestruale;
la paziente mi aveva condotto al museo delle origini della vita per comprendere il
mistero del sangue della Madre, ma io non me ne ero accorto, e probabilmente
l'immagine naufragò in un versante negativo del mestruo, dove la Madre è
rappresentata come un vampiro da uccidere in quanto chiede un perenne sacrificio di
sangue.
La possessione da parte del dio infero
Per quanto il comune sangue partecipi della dimensione sacrale e sia gravato da
tabù, in esso si concentra la vita ben più che la morte e la distruttività, e resta
quindi cosa bel diversa dal sangue femminile.
La dimensione infera, sacrale, e quindi impura assume nel caso della donna una
connotazione particolare: la donna produce spontaneamente sangue, non come se
l'offrisse, ma come se fosse abitata - oggi diremmo - da una forza aliena - proprio
per la sua periodicità e la sua incontrollabilità. Abitata da un dio, o da un demone. E
se la donna é sposa di un dio infero, o di un serpente, non può esserlo di un dio
solare, o semplicemente dell'uomo, che deve tenersene lontano.
Troviamo il motivo della discesa periodica nel mondo infero nel mito di
Proserpina, analogo alla discesa nel mondo dei morti di ogni Faraone che morendo
diventa un Osiride, o come anche di Cristo prima della periodica resurrezione.
Che il periodo mestruale costituisca un momento di intima unione con la
divinità infera, é la tesi anche di Freud27:
L'uomo primitivo non può dissociare il misterioso fenomeno del flusso mensile
di sangue da rappresentazioni sadiche. La mestruazione, specialmente il suo primo
apparire, è da lui interpretata come il morso di uno spirito animale, forse come
segno del rapporto sessuale con questo spirito. Talvolta qualche notizia permette di
riconoscere questo spirito come quello di un antenato e allora, col supporto di altre
scoperte, comprendiamo che la ragazza con le mestruazioni è tabù in quanto
proprietà di questo spirito ancestrale.
27
S. Freud - La "Psicologia della vita amorosa - Il tabù della verginità"
41
Regressione all'animalità
La possessione da parte del dio infero è dunque un'immagine certamente
determinante, ma non riusciamo ancora a spiegarcene l'origine e la funzione.
Il morso dell'animale, tipicamente del serpente, rappresenta tanto il rischio della
regressione al mondo animale, come anche l'accesso alle energie evolutive, e il loro
risveglio.
Perchè tuttavia non è questo il caso di altre manifestazioni animali, come le
quotidiane escrezioni o secrezioni? E' evidente che qui gioca la presenza della sfera
generativa e sessuale, con tutta l'energia che racchiude, unitamente alla magica
sacralità emanante dal sangue. Lo stato animale può accordarsi con questa direzione
della proiezione, ma nel nostro caso non ne parlerei in senso regressivo: nei
confronti di questo tipo di regressione sono state escogitate dalla più profonda
antichità forme rituali molto efficaci, forme che probabilmente sono state un tempo
adottate anche nei confronti della donna mestruata, e che si sono protratte a lungo: la
segregazione, il digiuno, i lavacri e le celebrazioni a menarca concluso. Ma ancora
non si capisce perchè quel sangue potrebbe distruggere il cosmo, e non debba essere
visto.
Mestruo e istinto sessuale
E' diffuso un ordine di spiegazioni che si basa sul raccordo sul piano sessuale
con la fisiologia degli animali.
Si osserva che il sanguinamento caratterizza in diversi mammiferi il periodo
dell'estro, ossia della disponibilità all'accoppiamento, fungendo da fortissimo
richiamo sessuale per il maschio. Il mestruo é un'invenzione recente, e solo in certe
scimmie superiori è presente in manifestazioni molto ridotte.
L'attrazione prodotta dall'estro si sarebbe trasferita sul sanguinamento
mestruale, ad esso così simile. Cosicché - per queste tesi - l'odore o la vista del
sangue avrebbero scatenato, o potuto scatenare nel maschio emozioni sessuali
incontrollabili, capaci di distoglierlo dai compiti necessari, guerra o caccia, ai quali
avrebbe dovuto rivolgersi con la massima concentrazione. Di qui, secondo alcuni
(inclusa la Harding) la necessità della segregazione delle donne.
Infine la stessa selezione naturale avrebbe rivolto in forza repulsiva quella forza
attrattiva che avrebbe fatto concentrare i rapporti sessuali nei momenti di fertilità
nulla.
Il richiamo alla regressione attraverso la forza dell'istinto femminile, la paura di
questo istinto come fattore di dominio e di potere da parte delle donne, avrebbe
inoltre scatenato la reazione repressiva da parte della cultura patriarcale, imponendo
rigide regole e controlli ai costumi femminili. Secondo queste ultime tesi l'orrore per
il mestruo, le molteplici forme di patologie della nostra epoca, sarebbero dovute alla
rimozione dell'istinto femminile svolta ad opera del patriarcato.
Per altri ancora la repressione patriarcale sarebbe stata dovuta anche a invidia
per la capacità istintuale e generativa femminile. A suffragio di questa tesi vengono
42
ricordate le femminilizzazioni rituali di re o sacerdoti - sanguinamenti, rivestimenti
con abiti o con pelle femminili.28
Credo che ciascuno di questi punti di vista abbia una sua validità, ma che
neppure nel loro insieme possano considerarsi sufficienti per spiegare un tabù così
universale, così rigido, e così persistente nell'inconscio moderno.
Si tratta comunque di analisi che concordano nell'associare il tabù mestruale a
una fase dello sviluppo della coscienza e alla concomitante repressione
/trasformazione di energie istintuali. Eppure anche al tabù dell'incesto viene ascritta
una funzione analoga, ha strutturato la coscienza e la società e vi si è - in un certo
senso - diluito, senza lasciare dietro di sè le plateali e minacciose tracce del tabù
mestruale; e questo pur trattandosi di un tabù non so se nato, ma certamente
sostenuto nella coscienza patriarcale, e determinante nella collocazione sociale della
donna come oggetto di scambio. Potremmo anche dire, in altre parole, che il tabù
dell’incesto ha sortito i suoi effetti strutturanti senza che la società, almeno fino a
Freud, ne fosse consapevole,. mentre le protezioni nei confronti del tabù mestruale
sono state consapevolmente e continuamente messe in atto.
Il divieto - nel caso dei tabù mestruali - è dunque un divieto conscio, reazione sarebbe da presumersi - a una forza che non si lascia rimuovere o trasformare da
parte della coscienza.
Forse anche per questo certa letteratura propone il tabù mestruale come il
risultato di qualcosa di estraneo alla natura femminile, che alla donna sarebbe
occorso a causa dell'uomo e della repressione da lui esercitata; in altre parole, i tabù
mestruali sarebbero prodotti dall'uomo, con le conseguenti patologie mestruali nelle
donne, e alle donne resterebbe solo il compito di liberarsi dai condizionamenti
imposti dall'uomo, semplicemente attraverso la comprensione del fatto che essi sono
a loro sovrastrutturali.
In tale prospettiva non si tratterebbe dunque di un'evoluzione dell’essere umano
- maschio o femmina che sia - nella quale la coscienza maschile avrebbe fatto sì da
manifesto soggetto storico, ma partecipato da quella delle donne, anche se
necessariamente a scapito dello sviluppo di una coscienza di segno femminile.
Almeno fino ad’ora.
Non mancano gli indizi secondo i quali nella nostra protostoria il sangue
femminile potrebbe essere stato vissuto in modo opposto, almeno nell'ambito della
ritualità e del sacro. A questo aggiungasi che nel sogno le vicende del sangue sono
spesso strettamente legate alla manifestazione dell'archetipo paterno, come meglio
vedremo nel seguito. Il tabù mestruale potrebbe dunque avere una sua storia, e
questa essere in effetti legata all'instaurarsi della coscienza patriarcale (che è altra
cosa dal dire: a causa della repressione da parte del maschio), e non essersi pertanto
ancora esaurita.
D'altra parte ogni rivoluzione della mente si svolge secondo passi via via
unilaterali, che lasciano un'altra metà in ombra; un'ombra che le vicende oniriche del
28
Tilde Giani Gallino - La Ferita e il Re
43
sangue contribuirebbero a tener viva, e far agire positivamente malgrado il suo
essere in ombra, preparando il terreno per i prossimi sviluppi.
Già ho anticipato che il problema che si incontra nel sogno è di lasciare che il
proprio sangue, mosso da una strana forza volta in tal senso, possa lasciarsi vedere
da un occhio pubblico - infrangendo l'antico severissimo divieto - dove quest'occhio
ha per lo più un segno maschile. Lungi dal trattarsi di problemi di evoluzione
individuale, la congettura qui avanzata è che questa tematica abbia a che fare con
un'evoluzione collettiva della mente.
Potrebbe darsi che si tratti di un processo di integrazione nella coscienza
riflessiva collettiva (oggi pensata ancora come maschile) di modalità di
funzionamento mentale per ora sotterranee e svalutate come femminili, delle quali la
donna ha sopportato il carico di essere la principale custode, come di una promessa
di qualcosa che ancora deve venire alla luce.
44
LA MACCHIA MESTRUALE E IL SOGNO
Il fenomeno
Sarebbe oltremodo interessante sapere qualcosa dei sogni delle donne indie, o
africane, o della Nuova Guinea. Ma dovendoci limitarci ai sogni delle donne
dell'occidente euro-americano (supponendo che la ristrettissima zona del globo dal
quale ho tratto il materiale onirico studiato sia significativa al riguardo) si può dire
che laddove il mestruo appare esplicitamente nel sogno, o anche solo vi si allude,
grosso modo succedono questi fatti onirici:
a- il sangue mestruale ha la tendenza a manifestarsi oltre al confine posto dallo
sguardo privato dell'Io sognante, e a raggiungere uno sguardo pubblico.
b- l'Io del sogno combatte contro questa forza manifestativa cercando di
occultare le tracce del sangue, o anche a negare che di sangue si tratti
c- l'occhio pubblico non reagisce negativamente alla vista, e i partners della
sognatrice vorrebbero ugualmente fare all'amore. 29
Invece non ho ancora incontrato un sogno in cui il sangue potrebbe danneggiare,
avvelenare persone, cose o cibi. Il sangue mestruale non ha dunque nel sogno un
potere magico negativo, neppure nei sogni degli uomini (a differenza di quanto può
accadere ancora nella realtà).
Il sangue ha una forza spontanea, invasiva dell'ambiente, che lo porta sotto lo
sguardo pubblico, mentre l'Io del sogno se ne vergogna e si ribella:
...Ho le mestruazioni...non riesco a restare sola nel bagno perchè c'è tanta gente.
Metto gli assorbenti in tasca, ma escono da soli e li perdo per tutta la casa. Così tutti si
accorgono che ho le mestruazioni...Mi arrabbio con gli altri perchè non si può avere un po'
di privatezza, e un mio amico mi dice che bastava che dicessi che avevo le mestruazioni e
loro avrebbero lasciato libero il bagno.
Sono mestruata, vado nel bagno per cambiarmi, ma non riesco a fermare il sangue.
Continuo a cambiarmi ma il sangue sporca sempre tutto...
...Forse è il compleanno di qualcuno. Io sono a disagio. A peggiorare la situazione
accade una cosa terribile. Vado in bagno e mi rendo conto di avere le mestruazioni. Il
terribile è che, tornando dagli altri, mi rendo conto che semino sangue dappertutto. Sono
29
Vedi ad esempio i sogni di B.
45
disperata. Nessuno però pare accorgersene. Mi siedo sul divano e, inevitabilmente, lo
sporco. Decido allora di non alzarmi più di lì fino alla fine della festa. Sono angosciata.
Sono mestruata. Vado in bagno, dove si poteva solo entrare da una porta e uscire da
un'altra. Il sangue non si fermava, benchè avessi i tamponi interni e i pannolini, e
macchiavo il pavimento. C'è un uomo che aiuta a pulire, e mi stupisce che la cosa non gli
dia fastidio. Io mi preoccupavo di non essere vista...Il water era in mezzo a due porte, con
uno specchio. L'uomo dice a un altro uomo che è come una malattia...La voce era
circolata all'esterno del bagno. Poi resto sola, ma la mia preoccupazione è quella di non
essere vista.
Gli assorbenti escono da soli dalla tasca, il sangue non si lascia fermare, è
capace di superare tamponi e pannolini sovrapposti, si diffonde dappertutto. Il bello
è che - con meraviglia della sognatrice - nessuno sembra farci caso.
Ogni tanto emerge la complicità inconsapevole dell'Io del sogno, con un atto
meccanico del corpo, un gesto sbadato:
...X parla del fatto che io, stando seduta, faccio vedere le mutande, e sono infastidita
dal discorso perchè non è importante. Quasi a dimostrarlo, me le tolgo, e mi accorgo che
sono intrise di mestruo e di perdite.
Ho sbadatamente sporcato di rosso le pareti di un appartamento. Poi con la
stilografica in mano e con un gesto brusco avevo fatto schizzare una goccia di inchiostro
sul bordo del letto, e di qui l'inchiostro colava sul pavimento coperto di moquette bianca.
Cerco di pulire ma l'inchiostro continua a colare.
Davvero singolare questa trasformazione del fluido da rosso a blu, da ciò che
riveste una parete dell'interno a ciò che serve per la scrittura.30
Nel diffondersi del fluido si verifica una specie di dilatazione, di invasione
dell'ambiente, che è in genere ancora un ambiente chiuso, ma più grande del corpo,
ora una stanza - spesso un ristretto gabinetto - ora una vasca da bagno:
...Vedo la mia nipotina in piedi su di un water che guarda fuori dalla finestra e sembra
non accorgersi che le sta scendendo sangue a fiotti. Anch'io ho le mestruazioni,...cerco del
cotone per tamponare...la mia amica cerca di pulire, coprire, mettere a posto la biancheria
sporca di sangue raggrumato.
Sono nel bagno di casa mia, e c'è la mia amica che si sta pettinando davanti allo
specchio. La vasca è piena d'acqua, io sono mestruata, entro nella vasca, e l'acqua diventa
tutta rossa. Un uomo apre la porta per entrare, ma lo mando via perchè non voglio che
veda l'acqua rossa.
30
Della relazione onirica tra il sangue e la scrittura si parlerà nell’ultimo capitolo.
46
L'uomo, dunque, non deve vedere "l'acqua rossa". Grande è la preoccupazione
che il sangue venga visto:
...mi rinchiudo in un gabinetto sporco e piccolo. Ho le mestruazioni, sporco
dappertutto, anche la gonna. Questa gonna diventa un telo molto ampio, è tutto macchiato
di sangue e con il telo pulisco lo sporco del pavimento...Lo riavvolgo attorno alla vita
sperando che non si noti nulla...
Non solo l’uomo, neppure la donna deve vedere:
Era notte, ero a letto e mi trovavo a casa di mia suocera, che dormiva con la la mia
nipotina. Quando mi sono svegliata era ancora notte fonda. Mi sono alzata e sono andata
in camera sua dove c'era la mia valigia, perchè dovevo prendere un paio di slip. Ho cercato
di non svegliarle, ma quando stavo per prendere gli slip mia suocera ha acceso la luce, e
c'era mia nipote sveglia. Mi ha detto: "Cosa te ne fai di un paio di slip a quest'ora?" Io ero
imbarazzatissima perchè non potevo certo dirle che avevo il ciclo e che mi ero allagata.
Meglio dunque non svegliare chi potrebbe vedere, meglio se la luce rimane
spenta; eppure accade tutto il contrario.
Luogo tipico di questi accadimenti è il gabinetto esposto alla vista della gente:
...Uso un gabinetto sul pianerottolo della scala, esposto alla vista della gente. Tirando
l'acqua due volte in questo orrendo gabinetto sporco di cacca e di sangue, mi accorgo di
aver buttato dentro un assorbente...
La questione della visibilità prende forme contraddittorie e contorte:
...Sono in un supermercato per comprare dei detersivi. Sapevo che mi sarebbero venute
le mestruazioni e in più dovevo partire per un viaggio; quindi dovevo comprare gli
assorbenti. Ne vedo molte confezioni, strane...Ne prendo una che contiene assorbenti neri.
Mi stupisco pensando che essendo neri non si vedrà il sangue; ma io lo voglio vedere.
Per il viaggio mestruale sembrano indispensabili sia gli assorbenti che i
detersivi, il sangue non deve nè fuoriuscire nè macchiare. La volontà di vedere il
sangue riguarda qui una consapevolezza tutta privata: è comprensibile che essa
venga dunque frustrata dall’assorbente nero, un colore che nel contempo non
contribuisce a dissimulare, e che forse allude anche al viaggio infero che va
compiuto.
Nella scena seguente l’esposizione pubblica viene sopportata – sembra – grazie
al riferimento a un’usanza collettiva dove non solo la vista è pubblica, ma lo stesso
sangue ha già in partenza una valenza collettiva riconosciuta come positiva.
...Vedo venirci incontro amici che portano un copriletto macchiato di sangue...So che è
il mio sangue delle mestruazioni, ma questo sventolare e stendere mi ricorda il rito
dell'esposizione del lenzuolo della prima notte di nozze.
47
A questo proposito viene da chiedersi come mai – salvo rarissime eccezioni – il
menarca e il periodo mestruale non abbiano trovato un canale di usanze e di rituali
che ne facilitassero l’assimilazione nell’ambito della coscienza collettiva.
Nell’Europa storica esso è mancato del tutto, nelle culture primitive passa attraverso
una pesante segregazione.
Si può avanzare un’ipotesi: il sangue mestruale si trova in una zona di confine,
in un difficile punto di equilibrio tra un’area di partécipation mystique con un
mondo animale e un’area di emersione del soggetto individuale: solo allorchè
quest’ultimo incomincia ad affermarsi il mestruo diventa un pericoloso luogo di
scambio tra due mondi, e assume una qualche misteriosa funzione in quest’ambito,
per cui non può più di tanto venire esorcizzato dal rituale collettivo, in quanto
affonda con una sua parte ineliminabile nell’assolutamente privato e
nell’assolutamente asociale e non istituzionalizzabile. In assenza di un soggetto
adeguatamente sviluppato, non ci sarebbe allora da stupirsi se il sangue femminile
avesse trovato nella protostoria una più libera e positiva collocazione rituale.
Qua e là emergono tuttavia tracce di un contenuto prezioso del sangue: qui ad
esempio il cattivo odore si trasforma in un profumo prezioso che non si trova in
negozio:
...persone sconosciute mi invitano ad andare con loro in un negozio di cosmetici dove
c'è anche il profumo che mi piace...entriamo...chiedo dov'è questo profumo; qualcuno me
lo fa vedere; dico che non è quello, che non hanno capito ed esco. Sono a letto in casa mia;
mi alzo, e scopro, dicendolo a una donna, che lì mi sono venute improvvisamente le
mestruazioni e che ho macchiato le lenzuola. La persona mi dice che può succedere, che
non è nulla di grave; rispondo che è vero, ma che mi scoccia e che non mi era mai
successo.
Il problema sembra consistere nel fatto che l'elemento prezioso non viene
riconosciuto dallo sguardo dell'altro, che, al contrario, lo vedrebbe sporco:
Ho lasciato in giro un mio assorbente macchiato di sangue mestruale. Attorno alla
macchia c'è un alone giallo, e io so che sono le vitamine. Non voglio che il mio compagno
lo veda, perchè lo considererebbe sporco.
o, all'opposto, è l'inconscio che si incarica di inviare qualcuno, lo 'straniero', che
- a differenza dell'Io del sogno - ne apprezzi la presenza:
Incontro un giovane che mi piace...è straniero, mediorientale...Mi sono venute le
mestruazioni proprio quel mattino, ma non ho con me gli assorbenti interni e devo usare del
cotone che trovo nel bagno di casa loro. Dico al ragazzo delle mestruazioni mentre
amoreggiamo...Il ragazzo sorride...Io penso che il cotone macchiato di sangue è più
schifoso dell'assorbente interno...
Nella difesa rispetto alla manifestazione del mestruo ci può essere nell'inconscio
l'influenza di un residuo fossile di quel modo di sentire che ha generato i tabù
mestruali; ma il fatto che il divieto sia rimasto nell'inconscio solo attraverso la
categoria dello sguardo e non a quella del contatto, fa pensare che l'inconscio si sia
48
evoluto di pari passo con la capacità di distanza tra soggetto e oggetto, cosicchè il
divieto del contatto sarebbe passato in subordine. Ma esistono residui fossili privi di
una loro funzione attuale? Io ne dubito.
C'è qualcosa, diciamo provvisoriamente un'energia-sostanza femminile, della
quale la coscienza collettiva non dovrebbe venire a sapere? Se sì, potrebbe essere
ascritto questo divieto a un condizionamento di origine patriarcale? Già ho espresso
qualche dubbio in proposito, almeno fino a che non si riuscirà a formulare la
questione in modo diverso.
Questo condizionamento, per quanto reale possa essere, non è rappresentato
direttamente nel sogno, dove infatti l'occhio collettivo non rifiuta il sangue
mestruale.
Dovrebbe allora trattarsi di un condizionamento talmente introiettato, che l'Io
del sogno vi si identificherebbe, e verrebbe esagerata questa identificazione
mostrando compensatoriamente alla coscienza che è il soggetto stesso il
responsabile della rimozione di un'energia femminile.
Ma non c'è nessuno sprazzo, nessuna apertura, in cui si indichi alla sognatrice
che nel suo occultare il sangue ella si sta identificando con una modalità patriarcale,
mostrando che nel contempo c'è una soggettività disponibile per qualche altra
prospettiva. Nè riuscirei a vedere una nuova soggettività nei sogni - per altro
frequenti - con motivi mestruali nei quali c'è un uomo che muore, sulla falsariga dei
miti lunari di morte e rinascita del giovane eroe.
Potremmo supporre che quest'altro soggetto disponibile a una nuova
comprensione sia il partner che vuol fare all'amore, il quale rappresenterebbe così la
potenzialità di una componente maschile nei confronti di un'accettazione di una
nuova qualità della femminilità, a sua volta incarnata nel sangue. Un personaggio
siffatto tuttavia - anche se nel sogno non manca - è piuttosto raro, e capita molto più
spesso che l'occhio di cui si teme lo sguardo sia impersonale.
Un'impersonalità che può suggerire che lo sguardo importuno appartenga o a
nuovi livelli evolutivi del Sè, non ancora assimilati, che proprio nella donna si
starebbero elaborando, oppure a un momento rigenerativo di strutture della
personalità, ad esempio dei modi del pensiero, sclerotizzate dall'adattamento
all'univocità del reale. (due congetture che riprenderò nell'ultima parte).
In ogni caso la situazione interpretativa è dunque piuttosto intricata; e per
quanto sogni del genere possano alla lunga ammorbidire la coscienza, convogliando
il suo sguardo verso il Sè corporeo, mi sembra difficile che essi possano influire
sensibilmente sulla coscienza nel senso di una progressiva integrazione di un'energia
femminile rimossa. C'e' da pensare che l'influenza si eserciti a tergo della coscienza,
in modi indiretti. Ma quale la loro funzione specifica?
Un’introduzione al problema interpretativo dei motivi tipici
La domanda - relativa all'influenza sulla coscienza da parte di un sogno con
motivi mestruali - può estendersi a un insieme molto più ampio di sogni, laddove
appaiono i motivi tipici, ossia quelle situazioni, immagini o vicende ripetitive, che
mantengono strutture e dettagli simili non solo lungo la storia onirica del sognatore
49
ma anche confrontando i sogni di sognatori diversi: a cosa servono? come innestarli
sulla condizione psichica particolare del sognatore, se assomigliano a tanti altri?
Questo problema viene ritenuto del tutto irrilevante da quegli interpreti che
ritengono che ogni elemento del sogno vada riferito sempre e comunque alla
particolarità del sognatore così come si manifesta nell’hic et nunc della relazione
analitica, con i suoi antecedenti, con le associazioni e i discorsi che ne nascono.
Ritengo che tale modo di eliminare il problema non sia giustificato, in quanto
non c’è interpretazione che possa completamente prescindere da un già saputo, già
deciso - ad esempio dalle teorie di appartenenza - , una specie di linguaggio talmente
radicato e automatico, assorbito dall’analista con il latte della sua propria analisi, da
sottrarsi al senso autocritico, e da venire usato come linguaggio naturale con il quale
si pensa che i simboli vadano letti.
Di conseguenza non è mai vero che le interpretazioni si svolgano interamente
sulla base dell’hic et nunc, ma viene fatta una distinzione, spesso non vista, tra ciò
che va considerato un a priori e ciò che è un’incognita da riempire.
A dire il vero questo aspetto della faccenda non tocca molto l’analisi di stampo
junghiano, che è in genere presieduta da una presenza forte di corrispondenze tra
certe immagini e gli archetipi, per quanto corretta dalle sensibilità analitiche
individuali. Ma perchè, allora, non trattare alla stessa stregua i ripetitivi motivi
tipici?
Si tenga pur conto che ogni motivo tipico in ciascun sogno è fatto di particolari
del tutto individuali, nè più nè meno, tuttavia, come le immagini archetipiche.
Analizzando la forma individuale con la quale un motivo tipico di volta in volta si
presenta, ho sempre trovato arduo collegarla con qualcosa di specifico del sognatore,
che non fosse semplicemente lo stile del suo sognare o i particolari personaggi, o le
situazioni, che in questi casi sono difficilmente riconducibili con processi associativi
a un senso soddisfacente: come se qui le forme individuali fossero del tutto
sovrastrutturali.
Una caratteristica dei motivi tipici sta spesso nella banalità, quotidianità degli
oggetti o delle situazioni, le quali mal si prestano - in un sogno, a impressionare la
coscienza nel senso che dovremmo attenderci dai nostri modelli interpretativi. Che
impatto può avere l'immagine di una persona che si fa semplicemente la doccia?
Non diversamente accade con il rovescio della quotidianità, come l'ascensore che
cade, o che non riesce a fermarsi: il contrario di qualcosa che è assolutamente
quotidiano è qualcosa che non riesce ad essere di per sè particolarmente
significativo, come in algebra il segno meno davanti a un numero, che non fa che
rappresentare un altro numero, ma non un'opposizione; l'impatto emotivo che questi
rovesciamenti provocano porta se mai l'Io del sogno fuori strada, spingendolo a
muoversi con una logica del tutto simile a quella della veglia, e cioè ad attribuirvi
segni fortemente negativi e luttuosi, indicativi di fallimento.
Se - tanto per citare uno dei tanti problemi connessi - il sangue mestruale invade
l'esterno del corpo, dove agli occhi dell'Io del sogno la categoria di esterno ribadisce
quella di alterità e di non appartenenza, quale apporto potrebbero dare queste
immagini ad un'appropriazione da parte della coscienza dei contenuti convogliati
dall'immagine del sangue? L'evento viene pensato da subito associato a perdita,
dispersione, inferiorizzazione, etc. E' vero che a forza di vedere il proprio sangue la
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coscienza potrebbe assimilarlo in forma più positiva, ma una operazione
ripetitiva...non esiste e non è già abbastanza ripetitiva nella realtà? Ho portato
diversi esempi di sogni contenenti immagini di sangue mestruale: quale loro valenza
potrebbe indicare di suo una direzione simbolica, che non siano i significati che noi
vi attribuiamo dal piano delle conoscenze e delle emozioni già appartenenti alla
veglia?
Interno / esterno
Si è visto che il sangue mestruale vorrebbe passare - anche nel sogno dall'interno del corpo al suo esterno. Analizziamo più da vicino la cosa.
Anche solo dal campione di sogni riportati risulta che di frequente l'ambiente è
un locale angusto, un antibagno o un piccolo gabinetto sporco, circostanza che
ritroviamo anche in numerosi sogni tipici che ritengo connessi con la tematica in
esame.
Se nel sogno il sangue si spande sulle lenzuola, o sul pavimento, o si perde negli
scarichi, l'Io sognante vede in questo rappresentato il normale esito del flusso,
adottando così - già nel sogno, e ancor più nel ricordo da svegli, un criterio
interpretativo realistico.
Io ritengo invece che la tazza del WC, la vasca, il pavimento, il gabinetto
angusto, siano il nuovo contenitore che si sostituisce al vaso del proprio ventre.
L'incredibile numero di onirici gabinetti alla turca, a volte semplici buchi rotondi nel
pavimento di una cucina o di un'aula scolastica, riportano a un interno comunicante
in modo essenziale e diretto, senza intermediazioni di altri contenitori, con altri
ambienti, segreti e separati, nell’ambito di un interno più comprensivo.
Stando all'angustia di questi spazi, il microcosmo costituito dal corpo si apre a
fatica, e solo gradualmente si allarga, diventa scenario in cui l'Io del sogno - come
un personaggio miniaturizzato che entra in ciò che prima poteva solo sentire al suo
interno - può vedere il sangue e operare.
Un primo sogno che illustra questo discorso:
Entro in una toilette pubblica, forse di una scuola. Mi levo l'assorbente e per sbaglio lo
butto nel WC. Non ne ho di ricambio. Sono seduta sulla tazza del WC, ma vi sto scivolando
dentro, cosicchè sento che sto toccando l'acqua e la porcellana. Date le mie fobie igieniche
decido di fare una doccia. Una coppia di amici mi avverte che sto bagnando il muro, e mi
fanno notare il soffitto umido. In cucina vedo la macchia sui vetri.
Il contenitore costituito dalle natiche sta incontrando l'acqua, e
contemporaneamente il contenitore gabinetto mostra muri umidi. L'Io del sogno,
dapprima esterno al contatto tra i suoi orifizi e l'acqua, si trasforma in personaggio
avvolto dall'acqua della doccia, in un ambiente dove l'acqua sta penetrando. Il
fluido, non più ostacolato dall'assorbente, forma una macchia sul vetro, disponibile
ad essere attraversata da uno sguardo dall'esterno.
Con un passaggio graduale l'interno del corpo è diventato l'interno del gabinetto,
e l'esterno si rappresenta con ciò che sta fuori dalla finestra.
Ancora più esplicito è il sogno seguente:
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Mi alzo dalla tazza del water sulla quale sono seduto. Vedo dentro la testa di una
donna molto bella. Faccio per prenderla con le mani, ma compaiono due grossi insetti
pelosi che l'afferrano ai lati e la tirano giù. Mi tuffo nell'acqua, e mi trovo all'interno di un
corpo umano, dentro il flusso del sangue, probabilmente in una vena. Qui sto ancora
inseguendo quegli insetti, che erano simili a dei millepiedi, e che ora mi appaiono sotto la
forma di un globulo bianco e uno rosso. Continuo a inseguirli, fino a che il paesaggio
diventa una foresta di grandi alberi attraversata dal sentiero che sto facendo. Una grossa
radice lo attraversa perpendicolarmente. Ho raggiunto uno dei due globuli, lo sto per
schiacciare con un piede, ma poi mi sento stanco e mi chiedo perchè io debba fare tanta
fatica, per cui mi metto a sedere.31
In questi casi, dunque, l'esterno non è che l'interno ingrandito del corpo, che può
accogliere l'Io del sogno.
Una prospettiva, dunque, dove non c'è più un fluido che fuoriesce dal corpo, ma
dove le pareti del contenitore si sono allargate fino a contenere l'Io del sogno. E se
l'ambiente è uno spazio interno del soggetto, a chi appartengono gli sguardi
indiscreti di altri eventuali osservatori? Chi vuol guardare il sangue mestruale? E
cosa racchiude, il sangue, che l'Io del sogno non sappia già e che - a mia esperienza in nessun sogno sembra rivelarsi, se non la struttura binaria, come quella dei due
globuli, uno dei quali andrebbe schiacciato? Forse non c'è nulla da vedere?
Prima di procedere dobbiamo precisare la prospettiva teorica entro la quale ci
muoviamo.
31
Ulteriori commenti a questo sogno verranno fatti nel seguito
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Il sogno e i motivi tipici - Il corpo
Un sogno, tante funzioni
Farò l'ipotesi che nel caso dei motivi tipici si tratti di sogni che - pur potendo
influire indirettamente sulla coscienza - non sono, per un loro versante, alla
coscienza destinati, ossia non sono volti ad ampliare il cono di luce che ha l'Io come
vertice, e ad arricchirne i contenuti e le loro reciproche relazioni.
Supporrò invece che si tratti di processi costruttivi all'opera durante il sogno,
che precedono di molto ogni possibilità della coscienza interpretante, destinati non
tanto ad esserne accolti e modificarne l'atteggiamento, ma a modificare le strutture,
le modalità di funzionamento di livelli che operano alle spalle della coscienza.
Distinguiamo due modi di intendere l'espressione interpretare un sogno.
Un primo modo consiste nello stabilire entro quale ambito funzionale collocare
il sognare in generale, o anche solo un dato sogno.
E più precisamente: quale o quali funzioni esplica il sogno?
Ha una funzione omeostatica, cioè compensatoria della coscienza, è
prognostico, è il soddisfacimento di un desiderio infantile per consentire il sonno, è
profetico, è l'elaborazione di una sintesi di opposti nel processo individuativo? o è
uno specchio di contenuti inconsci dell'analista, è il modo per riprogrammare i
neuroni, è privo di funzioni...etc...? Parla del soggetto o dell'oggetto? O non serve a
trasformare i bioniani elementi beta, provenienti dall'esperienza, in elementi alfa,
mattoni del pensare?
La stessa domanda va di pari passo con quella sulla definizione dei centri
emittenti e di quelli destinatari, ammesso di vedere il sogno come un messaggio.
Su questo piano del discorso parleremo allora di metainterpretazione, ossia di
scelta della prospettiva funzionale all'interno della quale si sceglie di svolgere
l'interpretazione.
E' stato Jung ad applicare al sogno l'ipotesi della polifunzionalità, mentre il
tentativo di Freud si è sempre mosso in un quadro monofunzionale.
Il secondo modo di intendere interpretazione riguarda - una volta stabilita la
metainterpretazione - la domanda: di cosa si sta parlando? Se si vede il sogno come
compensatorio, quale atteggiamento inconscio compensa? O, nella visione
freudiana, quale desiderio infantile tende a soddisfare?
Chiameremo semplicemente interpretazione questo secondo livello.32
32
La parola interpretazione viene spesso adottata con un terzo significato: il lavoro associativo ed
elaborativo che viene costruito nel dialogo tra paziente ed analista partendo da un sogno o da una sua
immagine, e perdendolo di fatto di vista, nell'assunto che tutto quanto si va dicendo è legato da vicino
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Sappiamo che si può parlare di molteplicità di interpretazioni per uno stesso
sogno, senza che questa attenti alla validità di ciascuna.
Sappiamo anche, da Jung, che pure le funzioni alle quali può assolvere
contemporaneamente uno stesso sogno sono molteplici, ossia - e credo sia la regola molteplici possono essere le metainterpretazioni. Anche di questo Jung ha dato molti
esempi.
Accade pure nella fisiologia del nostro corpo che non c’è nessuna cosa ad avere
una sola funzione.
Del resto quando nella veglia la nostra attività mentale è per lo più concentrata
in un dato compito, ad esempio di tipo pratico, accade spesso che nel frattempo
veniamo sorpresi da un'idea, da un pensiero che non c'entra per nulla ai fini di quel
compito, e che al più potrebbe essere insorto grazie a stimoli sollevati da ciò che
stavamo facendo. Il pensiero della veglia è fortemente polifunzionale, sebbene si
svolga in presenza della coscienza. A maggior ragione questo deve poter accadere
nel pensiero notturno.
Sembra che sognino tutti gli animali a sangue caldo, e dobbiamo arguirne che
originariamente il sogno aveva delle funzioni che hanno poco a che fare con la
coscienza riflessiva che lo ricorda o lo interpreta, e non è assurdo immaginare che
parte di queste funzioni arcaiche permanga anche oggi, e che nel frattempo ve se ne
siano sovrapposte altre, inventate ex novo oppure utilizzando in modo nuovo le
vecchie.
Certamente la funzione del sogno è dotata di plasticità, se - nel corso di
un'analisi - impariamo a sognare, nel senso che i sogni diventano via via più
espressivi nei confronti del piano interpretativo che siamo implicitamente invitati
dall'analista a seguire.
E' anche presumibile che non tutte le possibili funzioni si mettano in moto nello
stesso sogno: ci possono essere sogni - o momenti di un sogno - fortemente
impregnati di un dato piano funzionale, e allora sarebbe un errore interpretativo
muoversi prevalentemente su di un altro.
Parlando di funzioni piuttosto che di contenuti ci rivolgiamo quindi al versante
non individuale del sogno e del sognatore, esattamente come si fa con le immagini
archetipiche, operando un taglio tra la struttura che ci appare come collettiva e le
caratteristiche individuali con le quali essa si manifesta; non esistono criteri
oggettivi che ci possano aiutare a dividere l'una dalle altre, se non la sensibilità che
si può acquisire grazie alla conoscenza di moltissimi sogni e alla capacità di
coglierne i motivi tipici, tenendo presente i dettagli con i quali sono a loro tempo
comparsi.
Il piano metainterpretativo che scelgo per il nostro discorso, che è dunque
relativo a una classe particolare di immagini oniriche (ma che potrebbe venire esteso
ad altre classi), ha dunque intanto questa caratteristica: il destinatario del messaggio
onirico non è la coscienza, in quanto interlocutore che debba integrare nuovi
contenuti; ma il sogno è in questi casi esso stesso un processo destinato ad agire sul
a materiale inconscio attuale, in quanto scaturito dallo stimolo del sogno. Ma di questo aspetto non ci
occuperemo.
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metabolismo dello spazio precoscienziale, modificando da lì le strutture della
coscienza. Il che non esclude - anche se ciò non corrisponde alla mia esperienza che il motivo tipico non venga anche usato - nella forma particolare che assume di
volta in volta - come veicolo per compensazioni e integrazioni di contenuti di
coscienza.
Non viene messa in discussione quindi la validità di altri simultanei piani
metainterpretativi, e di conseguenza interpretativi, che qui però ignorerò per cercare
quello piu’ adatto al piano collettivo dei motivi tipici.
Questa ipotesi si porta appresso un grosso problema.
Che ci sta a fare nel sogno l'Io del sogno, che in questi casi - non essendo la
coscienza il destinatario - non può capire proprio nulla del senso di quello che sta
succedendo, o al più presenziare solo per quei simultanei aspetti del sogno che
competono alla coscienza? Con il rischio - non distinguendo gli uni dagli altri aspetti
- di prendere lucciole per lanterne, e muoversi in senso opposto a ciò che andrebbe
fatto?
Funzioni e immagini
Quando si tratta di modelli del corpo umano si usa fare distinzione tra funzioni e
contenuti sui quali le funzioni operano: un conto è l'apparato digerente, altro è ciò
che sto digerendo in questo momento.
Questa distinzione non manca, anche se meno esplicita, in psicologia. Sono
funzioni la junghiana funzione trascendente, la bioniana funzione alfa (che rende
digeribili gli elementi dell'esperienza, trasformandoli in mattoni per il pensiero), la
censura onirica di Freud, i meccanismi di difesa, di proiezione, etc. E la coscienza,
l'Io, non sono essi stessi funzioni che si reggono su strutture in buona parte
inconscie?
L'efficienza o l'evoluzione di una funzione può essere guidata da un'altra
funzione.
Nell'organismo esistono funzioni che svolgono la manutenzione di apparati,
come la depurazione del sangue, l'eliminazione delle cellule morte; o catalizzano la
formazione di certe molecole che hanno a loro volta date funzioni.
Ecco allora che una funzione può essere l'oggetto di un'altra funzione, o esserne
il prodotto, e svolgere in tali casi il ruolo di contenuto. Anzi, in biologia e fisiologia
assistiamo all'esistenza di catene molto lunghe, addirittura circolari, in cui una
funzione A opera su di un contenuto B, il quale a sua volta è una funzione che opera
su di un contenuto C, etc.
Non credo che la psiche sia più semplice dell'organismo corporeo.
La funzione dell'Io può avere in un certo momento per contenuto la capacità di
attenzione, e l'oggetto di quest'ultima potrebbe essere ad esempio la propria
memoria, etc.
La congettura che qui uso è che (sempre sul piano funzionale che stiamo
considerando) vi siano dei sogni che attivano, manutengono, riparano delle funzioni
psichiche inconscie, o addirittura ne sperimentano delle nuove.
55
In altre parole le funzioni delle quali stiamo cercando di immaginare un profilo
sarebbero destinate ad operare sulla struttura funzionale della psiche, che può venire
messa in questione da certe esperienze, o presentare dei problemi di crescita, così
come un terremoto può richiedere la revisione dei muri maestri, o l'espansione
commerciale di una zona la progettazione di nuove strade.
E' in un quadro concettuale di questo tipo che Jouvet33 ha formulato la sua
congettura sulla funzione del sogno: la riprogrammazione dei neuroni, messi fuori
assetto dall'uso, e impossibilitati a riprodurre proprie copie in base a un modello
originale.
Ma se non è la coscienza il principale destinatario dei motivi tipici del sogno,
che ci stanno a fare quelle immagini ripetitive così rifinite e raccontabili? Scarpe,
docce, automobili, ascensori...sangue...?
Le immagini dalle quali è costituito il nostro pensiero cosciente sono tratte - a
vari livelli di sintesi - da esperienze memorizzate, ritagliate e reincollate assieme
come si fa con il montaggio di spezzoni di pellicola. Lo stesso vale per buona parte
delle immagini dei sogni. Certi sogni sembrano davvero il rimescolamento di più
films.
Quando un'immagine viene investita di energia può riattivare parte delle
esperienze o dei contenuti emotivi ai quali è associata, costituiti a loro volta da altre
immagini, non necessariamente ottiche. Oppure può fungere solo da codice, ossia da
riferimento segnico, che si limita a rappresentare un insieme più vasto,
riassumendone alcune valenze.
Le immagini possono provenire anche da esperienze non passate attraverso la
coscienza, come esperienze prenatali, o tappe evolutive di funzioni inconscie, e
quindi neppure recepite attraverso i cinque sensi: qualunque evento interno può aver
richiesto la necessità di una sua rappresentazione, dalle possibilità motorie di un
arto, a un processo fisiologico come il ciclo mensile o sue singole fasi, a una
funzione percettiva come la distinzione di una figura dal suo sfondo, o tra l'esterno e
l'interno, etc.
Ci troviamo quindi a dover ammettere che le immagini possono avere
provenienza sia esterna che interna. Tuttavia qualunque sia la loro provenienza
devono poter essere riconosciute, e quindi possedere forme comunque desunte dalla
memoria di oggetti esterni; oppure da immagini di sogni precedenti.
Sto in pratica distinguendo nell’immagine una sua forma da un suo contenuto.
Se pensiamo però all’immagine non come a una fotografia d’archivio ma come al
lungo stelo di una pianta acquatica, una serie di contenuti legati in un filo dove
ciascun tratto va visto come l’immagine sia di se se stesso che di tutto il tratto
sottostante, potremmo dire che il primo è forma, e tutto ciò che lo precede è
contenuto. Ma a sua volta quella forma diverrà il contenuto di una forma superiore.
Fino ad arrivare in cima, al fiore che spunta in superficie, assimilabile alla forma
percepita dalla coscienza. Forma, quest’ultima, alla quale deve aver contribuito
l’esperienza dell’esterno.
33
M.Jouvet - La Natura del Sogno - Ed. Theoria
56
A qualunque livello ciò si svolga, l'uso e l'elaborazione che vengono fatti delle
immagini possono essere chiamati il significato che viene dato ad esse, ed è a sua
volta un'immagine. Saremmo dunque popolati da significati inconsci.
Se la catena di immagini del motivo tipico di un sogno corrisponde a un
processo metabolico che tocca delle funzioni, che è ben poco legato all’esperienza
fatta dell’esterno, come verrà scelta la forma finale delle immagini, ad esempio nel
nostro caso il cosiddetto sangue?
Perchè questo punto d'incontro possa verificarsi - un evento metabolico tutto
interno con una forma presa dall’esterno - bisogna che tra evento e forma preesista
un punto d'unione. La fonte più ricca di tali punti di unione è il nostro stesso corpo,
uno spazio in cui il corpo come oggetto, il corpo come ambito di propriocettività, il
corpo come terreno dal quale origina lo stesso evento si fondono in un tutt'uno.
Risonanze
Ho parlato di eventi del corpo e questa espressione va giustificata. Quale il
rapporto con l'evento di natura psichica che si elabora nel sogno mediante
immagini?
Attraverso le immagini, appena queste si sono staccate dall'automatismo del
riflesso, dobbiamo supporre che la psiche si sia man mano edificata sul corpo, a
partire dalle sue esperienze e dalle sue invenzioni, attraverso catene di significati
organizzate su molti livelli, ora rigidamente collegati, ora fluttuanti e plastici.
Jung attribuisce agli archetipi la funzione di strutture organizzatrici di tale
edificio. E mentre viene riconosciuta la vicinanza degli archetipi al livello cosiddetto
psicoide, primo ponte tra corpo e psiche, resta da immaginare più dappresso quale
possa essere stato il ruolo svolto dal corpo in questa strutturazione.
I processi biologici possono essere pensati come la matrice di processi psichici,
i quali ne avrebbero a loro volta via via generati di sempre più autonomi.
Possiamo così pensare, per restare in tema, che da - o assieme a - un ciclo
femminile biologico si siano sviluppati processi psichici che si autorappresentano
con un ciclo del sangue dove però ora il sangue è un'immagine, probabilmente di
qualche altra cosa rispetto sia all’esperienza primaria che il corpo nell’onto/filogenesi - ha fatto di sè attraverso ai propri fluidi, sia all’esperienza
filtrata dalla coscienza (il mestruo). Qualcosa di diverso da entrambi ma ad entrambi
legato.
Tali processi psichici derivati si sarebbero resi in buona parte autonomi, ma non
tanto da non risentire dell'evento biologico o da non poter influire su di esso in
particolari circostanze.
Questo modello spiegherebbe la particolare frequenza dei motivi tipici di
mestruo in coincidenza con la fine del ciclo, ma anche il loro occorrere in periodi
non sospetti, come in menopausa avanzata. Ho quindi chiamato la parentela tra
processo biologico e processo psichico derivato risonanza per indicare sia una
debole dipendenza che l'autonomia.
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E' a questo punto, utilizzando un concetto di risonanza, che si può parlare di una
coppia processo psichico / immagine corporea interna (ad esempio il rinnovamento e
le funzioni nutritive e di pulizia espletate dai fluidi) che resta fuori dalla coscienza;
ma anche del suo emergere alla coscienza come immagine riconoscibile, in quanto i
due fili uniti all’origine - processo psichico e biologico - trovano alla fine nella
coscienza un’immagine unificante, il mestruo.
Esiste dunque - secondo questa congettura - un doppio filo che da un lato
congiunge il sangue del sogno con l'esperienza oggettiva del sangue da parte della
donna, e dall'altro con l'esperienza originaria, il significato, che il corpo della donna
ha dato al proprio sangue mentre esso imparava o si accorgeva di sanguinare,
generando processi risonanti usati per il proprio metabolismo psichico.
Questo filo può essere così lungo, da non consentirci di rintracciare parentele
neppure formali tra originari processi biologici (fin dallo stadio embrionale) e forme
corporee assunte dalle immagini in processi psichici risonanti. Possiamo al più
immaginare che il significato che il corpo ha dato al sangue si fondi su precedenti
significati dati alla circolazione dei fluidi e alle loro trasformazioni, a partire dal
liquido amniotico.
(Ad aumentare la distanza tra processi biologici e processi psichici derivati
autorappresentantisi con elementi corporei, stanno le misteriose relazioni tra organi
(e funzioni) distanti, quali quelle ipotizzate dai modelli fondanti l'agopuntura, o
quelle esistenti a livello embrionale, dove sono a contatto futuri organi, che
emigreranno a grande distanza reciproca).
L'importante - ai fini del discorso - è concepire che questo filo sia tutto interno,
mai passato attraverso la coscienza, se non per le forme otticamente visibili che esso
assume, desunte dall'esperienza esterna, ma sciolte per buona parte da un loro
significato raggiungibile e tanto meno determinato da quell' esperienza (e, caso mai,
determinandola)..
Prendiamo ad esempio la simmetria del nostro corpo; essa è stata certamente
determinante nella struttura funzionale del nostro cervello, nel riconoscimento della
molteplicità, nella costruzione delle funzioni che mettono in atto il principio di
identità. E ancora oggi il due della simmetria, l'esistenza di una doppia centralità,
sono strutture determinanti dei nostri sogni, dove ritengo siano alla base di motivi e
immagini ricorrenti. Tra questi, ancora come esempio, la modesta e frequentissima
bicicletta: due centri dotati di moto rotatorio, uno con funzioni motrici e l'altro
direzionali, appesi al filo di un misterioso equilibrio...eppure come potrebbe venire
in mente che trafficando con una bicicletta nel sogno stiamo operando con questa
doppia centralità, non dissimile da quella che mettono in gioco gli occhi, i seni, le
ginocchia e i piedi?
L'utilizzo di queste immagini nei motivi tipici è dunque ben diverso da quello in
cui le immagini vengono richiamate attraverso una via breve, confezionate già ad
alti livelli, tipo film, comparendo in sogni in cui si rielaborano contenuti in relazione
alla vita diurna. Esso sta piuttosto su di una via lunga, dove le immagini rimandano
alle nostre intime strutture, nel buio profondo del nostro tessuto, magari risalenti già
all'epoca della formazione del cervello, dove non avevano certo struttura otticamente
riproducibile. La catena associativa alla fine della quale esse si trovano quando
emergono alla luce del sogno può essere molto tortuosa, attraverso rappresentazioni
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di rappresentazioni e loro associazioni; non andrà percorsa tutta ogni volta, vi
saranno immagini rappresentative intermedie già pronte, ma il tronco che le sostiene
affonda le radici in un terreno profondo e forse insondabile.
Tra le due modalità estreme - via breve, del tipo film registrato (tanto per
intenderci) e via lunga c'è lo spazio per tutti i livelli intermedi e tutti gli intrecci
possibili tra di esse, ivi incluso per le immagini archetipiche.
Il prevalere dell'una o dell'altra modalità caratterizza lo stile del sogno, che può
variare anche nella stessa notte, a seconda della fase attraversata dal sonno.
Relazioni con l’Io del sogno
Qualunque sia il percorso fatto dalle immagini per arrivare sulla scena del
sogno, sta di fatto che alla fine può essere percepito e trattenuto solo quello che può
essere riconosciuto dall'Io del sogno, tenendo presente che riconosciuto non
equivale a coerente o comprensibile per l'Io.
L'azione di riconoscimento non presenterà problemi nel caso dei sogni-film,
mentre nell'altro caso si può pensare che essa intervenga via via anche lungo il
percorso di emersione dell'immagine, una specie di processo di assimilazione da
parte degli strati del complesso dell'Io che si spingono verso il basso; processo
sicuramente laborioso e contrastato, che contribuisce a formare l'immagine, fino a
che essa arriva in superficie. Dove trova l'Io del sogno, con la sua logica aristotelica,
a dare il tocco finale e chiedersi: "visto che sono incinta, saranno mestruazioni o il
colore rosso delle calze?"
Nel sogno B. decide per le calze rosse, ma avrebbe anche potuto dirsi: è sangue,
quindi non sono incinta ma è solo grasso.
Sono decisioni che influiscono non poco sui passi successivi del sogno, ma che
se portano troppo lontano dal valore originario dell'immagine, o dal percorso che
essa era animata a compiere, può accadere un'interruzione, o un forte salto logico, o
un nuovo tentativo con altre immagini.
L'Io del sogno vuole una risposta univoca, e credo che nei motivi tipici questo
atteggiamento determini una notevole distanza tra l'Io e il mondo sognato, dando
luogo all'incomprensibilità spesso integrale del sogno. Distanza aumentata forse dal
fatto che queste immagini, non essendo destinate alla coscienza, possono limitare la
propria autorappresentazione a degli stereotipi, forse a volte a dei veri e propri
codici, o sigle. Tuttavia le percezioni multiple dell'Io del sogno non vanno mai
scartate come invece egli mostra di fare: si tratterà di sangue e di gravidanza, e di ciò
che con tali immagini contraddittorie viene rappresentato.
Anche perchè dobbiamo ora un po' limitare questo quadro in cui l'Io del sogno
sarebbe totalmente estraneo alle immagini messe in gioco dai motivi tipici. Anche
l'Io del sogno è un'immagine che proviene da molto lontano, che ha assorbito lungo
il percorso tutti i livelli dal biologico allo psichico: mi viene da usare l'analogia di
due ninfee - l'Io del sogno e gli oggetti sognati - che si trovano affacciate alla
superficie dello stesso stagno, diverse e distanti, ma i gambi delle quali viaggiano
intrecciati tra di loro fin giù al fondo. L'Io del sogno è da ritenersi infatti alla
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confluenza dell'aspetto inconscio del complesso dell'Io, che a sua volta si fonda
sull'Io corporeo inconscio, e delle ultime propaggini dell'Io conscio.
Se, per quanto concerne il versante della coscienza, l'estraneità ai motivi tipici è
assoluta, il versante inconscio del complesso dell'Io deve avere qualche interesse nel
far finta di non capirci nulla. Perchè mettere in atto tanta resistenza a che il sangue
assurga a una dimensione pubblica? E perchè viceversa il corpo si dilata per
accogliere al suo interno l'Io del sogno, e per metterlo in contatto con ciò che accade
al sangue e con i suoi spettatori?
. Potrebbero accadere contemporaneamente due fatti:
- da questo contatto alcune strutture coscienziali vengono fatte passare in
soluzione, in vista di una loro riorganizzazione; in tal caso il complesso dell'Io
subisce alterazioni sensibili, dalle quali ovviamente non può non tentare di
difendersi, mandando allo sbaraglio un Io del sogno che - grazie alla sua
incomprensione della lingua locale - cercherà di tenersene a debita distanza.
- l’Io del sogno, muovendosi nel sogno tra un oggetto e l’altro, un personaggio e
l’altro, di fatto mette a contatto tra di loro le rispettive immagini, tendendo tra di
loro dei fili dai quali esse resteranno collegate. Un’azione assimilabile a quella di
un’ape che, mentre succhia qua e là, di fatto trasporta il polline da un fiore all’altro,
senza che questo rientri minimamente nelle sue intenzioni. L'Io del sogno
funzionerebbe in tal caso da istanza unificante e strutturante, campo energetico,
ponte relazionale, fattore soggettivizzante. Una specie di operaio, un po' tonto, ma
che per il solo fatto che ha braccia e gambe e una borsa degli arnesi viene usato, e
coinvolto per questo nelle alchimie inconscie.
Interpretando il corpo (e il sangue) nel sogno
Se compare una persona ci chiediamo chi è, cosa rappresenta per noi, in che
rapporto potrebbe stare con qualche nostra modalità, etc....Ma se compare un occhio,
un braccio, una gamba? Vengono in mente tre cose:
1) assumere il corpo realisticamente: se sto correndo é perché ho fretta, e
interpreterò la fretta e non il correre; se perdo sangue é perché qualcuno mi ha
inferto una ferita, o perché ho una malattia, e interpreterò questi eventi anziché il
sangue.
La questione del realismo interpretativo è onnipresente: si sceglie in modo
arbitrario ciò che va preso in modo simbolico e ciò che viene, preso per
insignificante, giustificato in quanto corrisponde a quanto suole accadere nella
realtà, senza accorgerci che si sta facendo - appunto - una scelta, e chiudendo così lo
spazio a possibilità interpretative molto differenti.
2) assumere il corpo - come si suol dire - simbolicamente: se sogno la mano, ad
esempio, farò riferimento ad alcune sue funzioni, come la prensilità, il rapporto che
consente con l'oggetto, la capacità di plasmare il mondo...per certi autori la
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masturbazione, la modalità autistica: e questo tipo di trasposizione, prendere una
parte anziché il tutto, e generalizzare questa parte su di un piano non più
concretamente corporeo (una metafora, dunque), viene chiamato, generalmente,
simbolico.
C'é tuttavia una terza possibilità: che non ci si lasci trascinare dal realismo
interpretativo indotto dall'Io del sogno (e neppure dal fascino del simbolico, che del
resto nel caso dei motivi tipici dà già di per sè risultati sterili, spesso veri e propri
stereotipi di scuola).
Jung ha sottolineato che il simbolo è la migliore espressione possibile di ciò che
è ancora sconosciuto o inesprimibile. Praticamente, a mia esperienza, questa
affermazione viene tradotta nell'amplificazione - elementi di realtà, storia e
valutazioni personali, riferimenti mitologici - ma poi...le categorie interpretative
messe in atto mirano di fatto ad approssimare il simbolo facendo una specie di
sintesi, di media del materiale, qualche elemento più sottolineato di qualche altro,
ritenendo che il bersaglio sia comunque lì in mezzo, mescolando il tutto.
Io penso che dopo aver mescolato assieme l'intruglio, lo si debba lasciare lì,
rinunciare a spremerne qualcosa con le capacità intellettive, e aspettare che lieviti,
magari in nuovi sogni.
E sopratutto devono essere tenuti presenti tutti i sogni simili, con tutti i loro
dettagli.
Altrimenti la risposta, venendo tutta dal mondo della coscienza, veicolerà solo
quegli elementi che tornano buoni per poter disporre di un'interpretazione che stia
logicamente in piedi.
E' tipico ad esempio l'atteggiamento interpretativo comune riguardo la
gravidanza: la gravidanza è quel processo che deve avere come esito un bambino.
Se la sognatrice si trova tra le braccia un bel pupo paffuto, butta bene. Se invece va a
finire in un’emissione di sangue, e l'Io del sogno sentenzia che è un aborto,
all'analista viene l'ansia.
La gravidanza può nascere da un presunto sapere da parte dell'Io del sogno,
frutto di una sua interpretazione di una serie di percezioni oniriche, gonfiore del
corpo, peso, qualcosa che sta dentro, che ha una sua vita, che è anche estraneo...ma
perchè mai dovrebbe diventare per forza un bambino, e non potrebbe essere del
sangue, o una misteriosa sostanza o energia, uno stato percepito come fluido rosso?
La rubedo degli alchimisti, ad esempio? E cosa impedirebbe al sangue di essere
succo di pomodoro, come al cinema, o anche l'essenza contenuta in un uovo, che
viene alla luce per investire il mondo?
D'altra parte, una volta che l'Io del sogno - a ciò indotto anche dalla risonanza
con l'originario processo biologico - ha assunto che quel fluido rosso è sangue, la
scena che vi si cristallizza sopra avrà pure qualcosa a che fare con il sangue dei
nostri ricordi, vissuti, rappresentazioni collettive; e qui si innesteranno altri livelli di
significati, che però non devono farci dimenticare un'originaria immagine, non
precisabile, e alla quale impropriamente alludo dicendo fluido rosso.
Prima che apparissero i cosiddetti albori della coscienza, immagino che fosse
già proprio dell'animale percepirsi attraverso gli istinti, anche semplicemente
attraverso il piacere di esserci e la conseguente spinta alla sopravvivenza, forse già
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attivi nell'uovo e nell'utero. Qualcosa che poi nell'uomo è diventato ciò che viene
definito come narcisismo primario.
Quando questa percezione si è avvicinata alla coscienza possiamo supporre che
abbia trovato, per rappresentarsi, sostanze diffuse e pervasive, come il fuoco, il
vento, l'acqua; immagini ancora prima veicolate dalla percezione del calore
protettivo, del latte, della tensione muscolare, della sensibilità viscerale e della zona
genitale. Immagini dotate di energia relazionale.
E' da ritenersi, con Jung, che le diverse forme dell'energia siano riportabili a un
unico substrato, che è stato chiamato libido. Penso che questa, nel suo stato primario
indifferenziato, si autorappresenti come un fluido, del quale il corpo ha da sempre
percepito la mobilità, la pervasività, la capacità di mettere in comunicazione,
circolare, tra l'esterno e l'interno, ma anche di poter stare raccolto in un contenitore.
Il corpo infatti conosce se stesso, le proprie funzioni e sostanze, e sa che le sostanze
unificanti che circolano ovunque mettendo in comunicazione ogni parte con ogni
altra sono il sangue e la linfa.
La saldatura libido=fluido circolante=sangue va supposta precedere qualunque
immagine di esperienza la coscienza ne abbia potuto avere. Il feto ne può averne
avuto esperienza, sia come fluido irrorato dalla placenta, sia come liquido
amniotico, in libera circolazione tra interno ed esterno del suo corpo: e già allora può
aver incominciato a sognarne, costruendo con tali immagini i mattoni delle prime
funzioni psichiche.
Le esperienze di fluidi interni in relazione alla coscienza sono venute
ovviamente dopo: il latte, le feci, qualunque secrezione, immagini via via
abbandonate per altre più adeguate nella rappresentazione della percezione della
libido. L'esperienza del sangue è arrivata per ultima, dotata di sufficiente mistero e
drammaticità, nei suoi legami con la vita e con la morte, per raccogliere tutto
l'inespresso e l'inadeguato delle immagini precedenti; tanto più significativa se si
salda con l'altro mondo di emozioni e fantasie costituito dalla sessualità.
Due esperienze, dunque, una inconscia fatta dal corpo su se stesso, e un'altra,
più tarda, passata attraverso la coscienza, convergenti nell'immagine del sangue. La
prima all'origine di una catena di rappresentazioni usate in processi psichici
risonanti, la seconda all'origine delle forme con le quali l'Io del sogno ne farà
esperienza. 34
Prima di pronunciarci sulle possibili congetture, dobbiamo vedere più da vicino,
e con mente sgombra, cosa mettono in scena i sogni relativamente a sangue e
gravidanze.
Nei sogni incontriamo spesso qualche dubbio sulla reale identità del liquido di
primo acchito identificabile come mestruale: ora sono le calze rosse, ora - lo si è
visto - é vernice, ora un prezioso profumo, ora una strana macchia circondata da un
alone di vitamine, oppure succo di fragola, o traccia di feci. E' vero che questi
giudizi possono essere il risultato di una rimozione, diretta a negare il mestruo. Ma
34
Teniamo presente che l'esperienza cosciente del sangue in quanto legato alla zona ano-genitale
viene fatta in genere ben prima del menarca, in occasione di piccole lesioni, o scoprendo gli
assorbenti macchiati della madre.
62
dietro a ogni rimozione ci sta, come sappiamo, qualcosa di originario: non solo le
immagini hanno significato polivalente, ma sono esse stesse multiple. ossia nel loro
presentarsi come reciprocamente alternative, in realtà manifestano le loro
contemporanee verità.
Cercheremo ora di andare più appresso a queste immagini.
63
Motivi tipici legati al sangue mestruale
Vedremo più avanti come qualcuno dei motivi mitologici lunari è rimasto nei
sogni con immagini mestruali.35 Ma per quanto concerne i tabù, si è già detto che
ritroviamo solo quello relativo alla vista, nella forma di un sangue dotato di forza
manifestativa in conflitto con l'Io del sogno che vorrebbe occultarlo a sguardi altrui,
i quali - viceversa - non sembrano preoccuparsi affatto della sua presenza.
Si è pure detto che ci sono buoni motivi per ritenere che l'esterno nel quale il
sangue mestruale defluisce uscendo dal corpo vada visto come un interno,
rovesciatosi come un guanto, in modo che l'Io del sogno possa esservi accolto, e
rapportarsi al sangue stesso come a un contenuto nel suo contenitore, esattamente
alla pari dell'Io stesso. Vedere il proprio sangue defluire nella vasca da bagno, in
altre parole, equivale a entrare in un corpo il cui involucro è costituito dalla vasca. Il
fatto che l’Io del sogno sia a sua volta immerso in quel sangue, anzichè contenerlo,
fa pensare che quel sangue sia destinato a influire sulle strutture (ovviamente
inconscie) del complesso dell’Io.
Questa osservazione, per quanto banale e diffusamente applicata negli schemi
interpretativi quando il sogno non è un sogno-film (e quando diciamo che la casa, il
paesaggio rappresentano il sognatore stesso), nel caso del tabù della vista del sangue
proporrà una prospettiva che si discosta da quella che attribuisce a unilaterali divieti
patriarcali l'origine del tabù stesso. E ripropone la domanda: a chi appartiene quello
sguardo indiscreto, e cosa vuole vedere?
Mestruo o gravidanza?
Si è già accennato all'incertezza nella quale si trova l'Io del sogno relativamente
allo stato mestruale stesso, un’incertezza alle prese con una contemporanea
percezione di gravidanza: le soluzioni adottate sono diverse, inclusa quella di
ritenere che ciò che appariva sangue non lo è, o ciò che appariva pancia era solo
grasso. Non di rado si associa l'idea dell'aborto e del sangue come abortivo.
Spesso inoltre la gravidanza non ha una causa nota: il bambino appare come
entrato dal di fuori, o il padre è inesistente, o la madre è stata informata della
gravidanza da altri, essendone ella inconsapevole.
Vediamone degli esempi:
Qualcosa mi preme sullo stomaco, dal basso, e lo visualizzo come un bambino di cui
sono incinta, e che mi sembra essere entrato dalla vagina. Mi accorgo anche di una grande
perdita di sangue mestruale e ho paura che porti via con sè il bambino. Scendeva sulle
gambe, e io mi chiedevo come potevo avere le mestruazioni ed essere incinta...
35
Come la morte dell’uomo, o il taglio della testa (tipico della mitologia amerindia, come vedremo
più innanzi)
64
Sono nella casa dove ho abitato fino a 15 anni. Vengo a sapere da mia madre...che
sono incinta...Vedo, sul comodino, che mio marito ha fatto la prova di gravidanza. Io
controllo; sono perplessa. Poi in realtà mi accorgo di avere delle specie di mestruazioni, e
non capisco se sono o no incinta.
In una squallida sala di ospedale la caposala mi annuncia, consegnandomi le analisi,
che sono incinta. Ma come! dopo due mestruazioni!...Penso che dovrò abortire.
...Arriva X, e io sono vestita sciattamente, in vestaglia e bigodini. X mi dimostra
ugualmente entusiasmo, e vorrebbe fare all'amore. Io ho le mestruazioni, ma egli insiste,
dice che si può fare all'amore ugualmente. In bagno si siede sul water vicino a me. Poi mi
trovo incinta, con la pancia...
...Attendo le mestruazioni, e mi vedo con un po' di pancia. Un nano mi dice che sono
incinta di 2 mesi e mezzo. Mi chiedo chi può essere il padre, e poichè non può essere X
penso di dover abortire. Poi adotto un bambino negro di 4-5 anni...
Ho appena fatto all'amore con un uomo e mi accorgo di essere incinta. Corro in
bagno, e mi vengono le mestruazioni; poi penso che non possano essere le mestruazioni,
perchè sono incinta, e di avere invece le calze rosse. Non so se abortire o tenere il figlio...
Avevo la pancia come se fossi incinta di quattro mesi, quando non si può più
nascondere la gravidanza. Mi domandavo come fosse possibile visto che avevo anche le
mestruazioni. Mi veniva il dubbio che non fossi incinta, ma che quella pancia fosse solo
grasso.
...una festa, forse di nozze...Devo andare al gabinetto, ma è molto piccolo, bisogna
stare quasi in piedi, e la tazza è piena di sangue fino all'orlo. Qualcuno mi vuole regalare
un vestito marrone pre-maman...
...Sono incinta...mi accorgo di una grande perdita di sangue mestruale...ho paura che
porti via con sè il bambino...
Suddivisione di gravidanza e mestruo tra due soggetti diversi
La sovrapposizione tra gravidanza e mestruo nello stesso soggetto trova spesso
una soluzione: le due situazioni vengono attribuite a personaggi diversi, e – negli
esempi a mia disposizione - quasi sempre il mestruo all'Io sognante e la gravidanza a
un'altra donna. E' possibile che la ragione di questa preferenza stia nel fatto che,
essendo nel sogno la gravidanza un evento meno ansiogeno di un mestruo pubblico,
l'attribuzione di questo secondo all'Io sognante lo rende più controllabile,
65
eventualmente occultabile, mentre l'attribuzione ad altri del mestruo significa che
quel mestruo è visibile. Ed è la visibilità ad essere temuta.
Ma si potrà notare che - nella trama del sogno - anche questa gravidanza scissa
dal mestruo a volte presenta dei problemi ed è commista al sangue, o legata a un'idea
abortiva, o manifesta delle anomalie, contraddicendo così l’ipotesi appena avanzata.
E che fine fa il mestruo dell’Io sognante?
Eccetto che nel caso di macchia mestruale evidente e invasiva, lo stato
mestruale viene minimizzato, e l'esperienza visiva ignorata, confermando che lo
spostamento dell'incertezza attribuendo le due alternative a due persone diverse
appartiene a un movimento difensivo.
Tuttavia l’ipotesi più coerente con quanto detto in precedenza è che ambedue le
immagini contengano una loro verità (non solo fisiologica), il mestruo quanto la
gravidanza: che si sia di fronte a una doppia funzione dell’originaria sostanza che ci
si manifesta come sangue, la prima – il sangue mestruale – rivolta alla
ristrutturazione di funzioni (inconscie) del complesso dell’Io, e la seconda – il
sangue-bambino – destinata ad alimentare la conservazione di strutture psichiche
distanti da quel complesso.
Il problema (del sogno) consisterebbe allora nel riuscire ad operare
effettivamente questa distinzione tra gravidanza e mestruo. Sarà questa difficoltà a
determinare l’incrocio dei ruoli nel sogno seguente?
Vedo una mia conoscente che ha abortito. Io ho un filo di sangue, sono le
mestruazioni; così so che non sono rimasta incinta. Le dico con tono di rimprovero: io
faccio tanta fatica per restare incinta e non ci riesco, tu rimani incinta e abortisci.
Queste gravidanze accoppiate al sangue sono comunque molto strane; nel sogno
seguente la gravidanza è un rigonfiamento associato al seno, e cioè a un contenitore di
fluido. Ricordiamo l’ipotesi fatta che sia sempre il sangue a costituire la materia prima.
...C'era tanta gente a tavola, anche mio padre che mangiava. C'era anche un gabinetto
buio, dove ho paura degli scarafaggi e ho paura di perdere sangue. Non riesco a vederci,
ma qualcuno accende la luce. Vedo delle donne incinte, con una specie di boccia - o pancia
- sotto il seno.
La gravidanza dell’altra donna presenta delle singolarità: riporto un caso di
gravidanza molto pesante 36 e un secondo, piuttosto frequente, dove il sesso del
bambino è incerto:
...Parlo con mia sorella di mia cugina incinta e commentiamo che è ingrassata troppo,
io dico: pesa 110 chili; e penso che deve avere la pancia piena di bambini. Ho le
mestruazioni...
36
Vedi il capitolo “Il sangue pesante”
66
A un'amica, che ha appena avuto un bambino, chiedo se è un maschio o una femmina.
L'amica risponde: mah, si vedrà! Sono irritata da questa evasività. Intanto mi trovo su di un
divano, con abbondanti mestruazioni che macchiano la stoffa...
Della necessità di tenere distinto il bambino dal sangue si era già parlato a
proposito di un sogno (la pasta della sfoglia non doveva essere contaminata dagli
umori dei bambini morti); e del superamento di tale distinzione e del mescolamento
eucaristico tra pane e vino si era parlato a proposito di un sogno di A. All’originaria
necessità di tener distinta la carne dal sangue, e corrispondentemente la gravidanza
dal mestruo, sembrava far seguito la necessità di una loro successiva commistione.
Sarà di questa necessità che si tratta mettendo in scena un “assorbente zuppo di
sangue dimenticato dalla donna incinta”? :
Ad una festa conosco tutti e sono bella e abbronzata...Sono in un bagno per lavarmi e
mettere una crema per il corpo perchè farò all'amore con un uomo...Vedo un assorbente
zuppo di sangue, non può essere mio perchè ho quasi finito le mestruazioni. L'ha
dimenticato una donna incinta. Lo butto via.
L’io del sogno ha quasi finito le mestruazioni, l’altra donna è sia incinta che
mestruante.37
In quest’altro l’alternativa gravidanza/aborto (simile a gravidanza/mestruo) è
attribuita ad ambedue i soggetti:
Sono con mia madre e mia zia. Sono mestruata. Le due donne mi danno un paio di
mutande con un assorbente. C’è anche una mia compagna di scuola, venuta lì per abortire.
Forse sono in quella stanza per la stessa ragione. Sento di perdere sangue.
Il gesto delle due donne sembra confermare la natura mestruale del sangue dell’Io del
sogno, mentre la commistione sangue/bambino (ossia l’aborto) viene attribuita al secondo
soggetto.
La doppia gravidanza
La simultaneità delle immagini di mestruo e gravidanza appartiene a una classe
più vasta di sdoppiamenti, che chiamerò doppia gravidanza, includendovi la ben
nota coppia di bambini, non necessariamente gemelli. Sdoppiamenti che spesso
hanno per esito di scindere la coppia, attribuendo un bambino all'Io sognante e l'altro
ad altro genitore.
Si noti come nell'esempio che segue i precedenti sdoppiamenti
gravidanza/mestruo vengono riproposti come bambino normale/non normale (dove
l'anormalità è attribuita a un bambino che fa pipì, ossia secerne un fluido):
37
E perchè la sognatrice è abbronzata? Anche l’essere abbronzati è un motivo tipico da mettere
nell’elenco delle cose da capire. In un’altro sogno si dice: le donne stanno ad abbronzarsi invece di
far figli
67
Sono in un ampio salone in penombra....Io e la mia capa siamo in piedi. Vado in
bagno. C'è un bambino piccolo, maschio, che mi fa la pipì addosso, bagnando la manica
della mia camicia bianca. Rientro nel salone. Mi dicono che quel bambino non è normale.
La mia capa è incinta. E' bella e felice. Indossa un vestito azzurro in due pezzi che le lascia
scoperto l'ombelico...
oppure in quest'altro, dove la scissione è appena accennata (sua madre sta
facendo qualcosa), lo sdoppiamento viene riproposto come maschio / femmina:
Ho in mano l'esito di analisi di gravidanza: è un figlio maschio. Poi sono nell'atrio di
un palazzo, fuori città. Entra molta gente. Qualcuno mi mette in braccio una bambina di 3-4
mesi, forse perchè sua madre sta facendo qualcosa....
o in questo, dove la femmina è dei due la meno desiderata, preferenza che è
meno banale se la si pensa come espressione dell' inferiorità femminile conseguente
al sangue:
Vado in una clinica a partorire, ho il pancione. Sono sola in una stanza. Partorisco
una bambina, con gli occhi neri, e un bambino con gli occhi chiari. Quando registro la
nascita imbroglio, e dico che è nato prima il bambino; penso che sono solo di sei mesi... A
casa mi accorgo che sono ciechi...
I due ultimi sogni sono della stessa sognatrice. Alla luce del secondo il primo
mostra che l’Io del sogno evita di accollarsi la bambina e di lasciare il maschio
all’altra donna, ed è disposto a imbrogliare per questo.
Qui appare esplicitamente il collegamento tra doppia gravidanza e mestruo:
Mi trovo in una grande casa con dei parenti. Arriva mio marito, e ci scambiamo
tenerezze. Arriva poi un'amica, e ci sono anche due neonati. Tutti dicono che uno è mio.
Per dimostrare che non è vero, mi faccio visitare da un dottore. Mi reco nel bagno per
spogliarmi, e scopro di avere indosso più paia di calze e mutande sovrapposte, e tra esse
degli assorbenti.
La doppia maternità appare anche in modi meno diretti:
Ero a casa, stavo andando dalla mia vicina. Ero in ritardo. C'era una boccia con un
pesciolino rosso. Vado in bagno e mi vedo allo specchio: "Dio, quanto sono brutta!". ...Mi
erano caduti i capelli davanti. L'occhio sinistro va per i fatti suoi, tutto il globo oculare è
autonomo dall'altro.
L'analogia pesciolino nella boccia con bambino nell'utero è ovvia. Ambedue
sono analoghi a pupilla nel globo oculare. Anche qui un elemento della coppia,
l'occhio, è anormale.38
38
Si noti che pupilla significa anche piccola pupa bambola, bambina, allieva, duplicità di significato
che ritroviamo nell'equivalente di pupilla nelle lingue neolatine, ma anche in inglese, in tedesco, in
ebraico, e nel greco antico core. E' probabile che, oltre alla relazione archetipica tra occhio e
genitalità femminile, abbia influito il fatto che nella pupilla l'interlocutore vede riflessa la propria
immagine rimpicciolita, dopodichè l’occhio diventa il contenitore di un omunculo, ossia è a tutti gli
effetti un uovo. Non voglio dilungarmi in questa sede sulle vicissitudini di questo occhio-uovo,
68
Nel caso seguente si presenta un’interessante geografia uterina: esiste il posto
per un bambino sia a destra che a sinistra. Visto però che c’è un solo feto, tutto
spostato da una parte. viene da pensare alla potenziale coesistenza di un bambino-sì
e di un bambino-no.
Sono cieca e vivo immaginando le cose, e ricordandole come erano prima di non
vedere più... So che un'analista che conosco è incinta: ne sono contenta. Ma un giorno
vengo a sapere che mio padre non riesce più a sentire il battito del cuore del bambino, che
probabilmente è morto, e si sta rattrappendo e ritirando da un lato dell'addome, perdendo
tutte le sue parti vitali. Così la donna è andata in ospedale ad abortire. Io so di essere
incinta: il mio seno è gonfio. Due uomini mi guardano.
E invece non sopravvive il bambino-sì; questo parrebbe davvero un evento infausto:
non perchè si tratta di un aborto, ma in quanto è l’Io del sogno ad attribuirsi la dimensione
tutta vitalistica, quando l’analista mostrava invece una gravidanza sì/no. dimensione
confermata da quella doppia gravidanza, tutta intera, dei due seni gonfi....39
La casistica riportata può essere così sintetizzata:
IO DEL SOGNO
ALTRA DONNA
mestruo
mestruo
bambino anormale
figlia femmina
gravidanza
gravidanza anomala/aborto
bambino normale
figlio maschio
dove ogni elemento della prima serie appartiene in modo più marcato a una categoria
sangue rispetto al corrispondente elemento dell’altra serie (se il primo è bambina il secondo
è bambino, se il primo è mestruo il secondo è gravidanza, per quanto abortiva).
Nel sogno appena visto, invece, la corrispondenza viene invertita, come se il complesso
dell’Io non reggesse alla possibilità di apprendere dall’analista la compresenza del sì e del
no, del pieno e del vuoto.
consistenti spesso in un occhio che si distacca dalla sua sede - apparentemente a causa di un incidente
- e compie un viaggio all’interno del corpo, scendendo e riapparendo nella regione dorsale all’altezza
di un rene.
39
Si noti come i due seni gonfi facciano eco ai due occhi, diventati ciechi. Come se due uova fossero
scivolate dall’alto verso il basso.
69
Il due nel sangue
Nel sogno appena riportato i due soggetti presentano a loro volta una struttura
binaria: non solo i due lati del ventre della prima donna incinta, ma anche i due seni
della sognatrice. Questo fatto riappare in altri sogni come un due che emerge dal
sangue.
Un’analoga struttura binaria riappare associata al sangue; si tratta spesso di un
particolare piuttosto nascosto, a volte un dettaglio apparentemente trascurabile.
.Uso un gabinetto sul pianerottolo della scala, esposto alla vista della gente. Tirando
l'acqua due volte in questo orrendo gabinetto sporco di cacca e di sangue, mi accorgo di
aver buttato dentro un assorbente...
In una squallida sala di ospedale la caposala mi annuncia, consegnandomi le analisi,
che sono incinta. Ma come! dopo due mestruazioni!...Penso che dovrò abortire.
Con un amico e una coppia. I due uomini vanno a comprare una patata da mangiare.
Io mi accorgo di essere sporca di mestruazioni. La donna prende due assorbenti uniti, li
passa sott'acqua e me li dà.
Per quanto concerne la coppia patata/sangue vale quanto detto nel paragrafo
“Suddivisione tra gravidanza e mestruo tra due soggetti” a proposito dei due destini
del sangue, il sangue-bambino (specie in funzione conservativo-alimentare) e il
sangue-mestruo.
Interessante il frammento di dinamica nel passaggio dall’uno al due grazie alla
soluzione in acqua: penso che sia los tesso sangue ad avere la proprietà di mettere in
soluzione, separare l’unità in due.
Mi sembra naturale inserire nella stessa categoria questo sogno che non contiene
immagini di sangue, ma è stato fatto all’inizio del ciclo.
Devo tirare con l'arco a un bersaglio. Tengo l'arco orizzontalmente con le due mani
davanti a me, e l'estremità della freccia con la bocca. Quando lascio andare la freccia, vedo
che i bersagli sono due, simmetrici e appaiati, e la freccia si sdoppia in due frecce.
L’orizzontalità dell’arco e la posizione simmetrica delle due mani preludono allo
sdoppiamento della freccia e dei bersagli a partire dall’uno costituito dalla struttura
bocca+freccia, analoga alla precedente struttura vagina+assorbente.40
40
Per i due bersagli, circolari e appaiati, si veda l’osservazione fatta a proposito della bicicletta nel
paragrafo ‘Risonanze’
70
Osserviamo la somiglianza di questi due sogni (di due persone diverse), dove il
due si apre in due spazi assolutamente simmetrici:
Sono in un teatro grandissimo con due palcoscenici comunicanti e due platee. Si
tengono due spettacoli diversi: uno lo teniamo noi, l'altro una compagnia famosa. Ogni
tanto nelle quinte ci incontriamo. Noi siamo insicuri. Io ho paura di perdermi nel teatro
grandissimo, e di sbagliare palcoscenico. Mi rivedo con X. Ci abbracciamo, ci baciamo.
Sono mestruata. Mi tocca, tocca l'assorbente, si blocca guardandomi stupito. Gli chiedo
perchè, se non sa che le donne hanno le mestruazioni
Credo che il gesto di X sia volto a entrare in contatto con il sangue, e che egli resti
stupito per via dell’assorbente che vi si frappone. Ci sono due spazi simmetrici, come i due
bersagli circolari affiancati, e il sangue dovrebbe fare da cerniera. Così come il sangue fa da
cerniera tra le due sorelle, in questo secondo sogno:
Vado al cinema con una collega che poi diventa mia sorella. Andiamo in una saletta
dietro allo schermo dove, sul retro dello schermo, c'è un palcoscenico sul quale si trovano
dei personaggi immobili e un po' ripugnanti. Essi incominciano a ballare tra di loro, e
anche noi due ci uniamo al ballo. Mia sorella vuol fare all'amore con me; io dico di
aspettare perchè ho le mestruazioni e devo andare a cambiarmi...Poi c’è mio padre che fa
un discorso contro i film pornografici e in favore dei film nazisti
Di fatto anche qui il contatto con il sangue non avviene, forse per via dell’opposizione
del padre nazista (e cioè di una univocità). I due palcoscenici, le due sale, sembrano
costituire due mondi paralleli che solo nel sangue potrebbero trovare il loro punto di unione.
L'elemento binario interno al sangue è evidente anche nel sogno, già riportato,
dei due globuli-millepiedi che conducono l'Io del sogno lungo le strade del sangue,
dove l’inseguimento termina quando viene incontrata una radice che attraverso il
sentiero.
A volte il due va cercato in particolari secondari, a una certa distanza dalle
scene centrali del sogno:
...una carneficina di donne, vedo la collina coperta di corpi. Poi c'è un palazzo di una
decina di piani; arrivano i pompieri, ma non si vede il fuoco; dalla base del palazzo invece
esce sangue. Mi sono messa sul marciapedi con mia madre, per salvarla. Ho due borse di
documenti, e due mazzi di chiavi strani, con un cordino d'argento. Ne lascio uno in
macchina per mio padre.
Il motivo mestruale appare attraverso al sangue che esce dalla base del palazzo;
va anche tenuto presente che a volte il mestruo viene rappresentato come il sacrificio
mortale al quale la donna deve assoggettarsi. Quasi a margine appaiono due borse e
due mazzi di chiavi.
E ancora:
71
Sono con X in una sala d'aspetto di ospedale, stiamo aspettando che ci tolgano il
sangue, e il nostro turno non arriva mai. Entra un medico, dice che sa di me molto di più di
quello che io possa immaginare, e mi regala due libri. Po ci stufiamo e andiamo a
mangiare..
Penso che il prelievo e l'esame del sangue abbiano a che fare con il misterioso
sapere del medico, che forse si concretizza nei due libri. Vedremo più avanti come le
analisi del sangue possano venir correlate all'incontro del sangue con uno sguardo,
specie paterno, forse proprio quello sguardo che viene temuto. Si noti che ritorna la
coppia di elementi alternativi sangue/alimentazione.
Sto andando dalla nonna, e degli spazzini che stanno lavando vogliono che passi sul
bagnato. Ubbidisco, si intravvedono sottostanti antichi strati di legno. Alla nonna mostro la
mano sinistra con stigmate insanguinate, che sta stringendo due sassolini bianchi.
Questa, appena descritta, è una situazione frequente in cui il sangue appare in
una dimensione umida, esso stesso è umidità che investe anzitutto le scarpe e le
gambe, esse pure un due:
Sono in piedi, e sento scarpe e piedi bagnati. Guardo, e mi accorgo che sto perdendo
una grande quantità di sangue dalla vagina. Mi sento male. Mia madre va a chiamare la
vicina di casa, sullo stesso pianerottolo, la quale dice al marito che non è il caso che venga
anche lui.
E a proposito del due insanguinato che compare nella mano ecco un altro esempio:
X stringe nella mano uina palla di neve, e si ferisce perchè dentro la neve c’è una
lametta da barba.
Sappiamo che la lametta da barba è un’arma a doppio taglio
Il 'due' non compare solo in presenza dell'elemento umido. Tuttavia, abituati a
questa associazione, in un sogno assolato e bianco come il seguente, nel quale
ritroviamo i due ‘sassolini’...:
...c'è una lunga scalinata, stretta e bianchissima per il sole, che scende lungo una
ripida china verde accidentata. Sono in cima alla scala con altre persone, e cerco di
bloccare un lungo e pesante tubo di ferro che rotola per il lungo giù per i gradini, perchè
non travolga la gente, ma non ci riesco. Una donna cade per la scala, distesa per il lungo, a
faccia in giù, un lungo corpo che rotola in basso, rovinosamente. Corro a soccorrerla, la
sollevo, è straniera, sorride; due suoi incisivi scintillano al sole su di un gradino, li ha persi
nella caduta.
...ci viene da chiedere: dov'è l'acqua, dov'è il sangue? In effetti la caduta del
tubo-donna richiama il tema di caduta del pene, tema che rinforzato - per quanto
andiamo dicendo - da quei due incisivi, con la loro rilevanza luminosa, e simili ai
due sassolini precedenti, rende possibile l'apparentamento con un motivo mestruale
anche se questo non appare esplicitamente nel testo del sogno. Si osservi anche che
72
rotola giù l'uno, lasciando un due al suo posto; un evento che sembra schiacciare le
donne. La mancanza del sangue non è un’innocente variante di un motivo tipico, ma
un’indicazione della quale l’analista dovrebbe tener conto. Il che non significa che
se ne debba verbalizzare l’interpretazione – non sapremmo neppure come – ma
registrare nella mente con il suo peso specifico sì, come qualcosa che potrebbe
influire sul nostro modo di sentire.
Prendere in considerazione i motivi tipici conduce a tener conto non solo di
quello che c’è in un sogno, ma anche di quello che non c’è.
Il due tra conscio e inconscio
Premetto che parlando di conscio non mi riferisco qui ai contenuti di coscienza,
quanto alle strutture e agli strati pre-coscienziali che rendono possibile la coscienza,
e che come tali nono possono che essere inconsci.
Jung si è ampiamente accorto della frequenza con la quale nel sogno compaiono
elementi doppi, al punto da cercare di darne un'interpretazione ad hoc,
indipendentemente dalle specifiche immagini.
Egli vede nella duplicità una manifestazione dell'emergere dall'inconscio al
conscio di nuovi contenuti. Questo movimento implicherebbe infatti una
differenziazione, origine della presenza sia di un aspetto conscio che di un aspetto
inconscio dello stesso contenuto, ciò che - sempre per Jung - è probabilmente
caratteristica di ogni contenuto psichico.
Seguirò dunque l'ipotesi di Jung, che l'apparire del due nel sogno sia legato a un
contesto di differenziazione dall’inconscio, tenendo però presente la differenza con
il senso che Jung dà in questo contesto a conscio, come qualità di un contenuto
psichico; io vi sto invece facendo riferimento come a strutture e funzioni
precoscienziali autonome rispetto ai contenuti psichici, e che provvedono alla
differenziazione .degli stessi tra inconscio e conscio.
La psicologia analitica ha messo in evidenza la dinamica degli opposti, come
motore delle più importanti dinamiche sia omeostatiche che evolutive. Proviamo ad
andare addosso alla questione sotto una prospettiva particolare, che immagini da
vicino il comportamento di questi opposti, e che ci serva a precisare il senso di quel
due che vediamo apparire nel sangue, o nella doppia maternità, o negli elementi
doppi in generale.
Una relazione di opposizione tra due elementi - come qualunque altra relazione
- può solo sussistere se i due sono confrontabili, ossia sono per qualche altro aspetto
identici. Inversamente se non c'è nulla per cui siano confrontabili, non possono
neppure entrare in opposizione.
Man mano che la coppia, se investita di energia, emerge verso la coscienza,
viene impregnata - ben prima che vi arrivi - dal principio di non contraddizione.
Tale principio infatti funziona nella coscienza sul piano del pensiero, ma esso
agisce già a livello precoscienziale, preformando le immagini che entrano nel campo
della coscienza stessa.
La coscienza cioè mette in atto strumenti conoscitivi improntati all'univocità,
ma la sua stessa esistenza presuppone ampi strati di univocità che le preesistono.
73
Come agirà questo strato precoscienziale sulla coppia di uguali / diversi ?
Si può pensare che una differenziazione prenda le mosse seguendo le fasi:
- una funzione si predispone per accogliere le strutture doppie; possiamo
immaginarcela come attiva su una coppia di variabili X e Y, ancora prive di
contenuti, alla quale si aggiunge la condizione “X identico a Y”, laddove il modo di
esprimere la confrontabilità è nell’inconscio l’identità 1.
- quando la coppia di contenuti da mettere in relazione riempie le due variabili,
si genera una situazione di instabilità in quanto – in un ambiente dove già si fa
sentire il principio di identità – siamo in presenza di due oggetti che sono due e
tuttavia identici, ciò che ammettiamo possibile solo per l’inconscio profondo. La
funzione di cui sopra opera dunque nel senso di rendere poco definita la distinzione
tra uno e due, tra identico e confrontabile, facendo così da ponte verso la logica del
conscio.
L’instabilità può trovare questi sbocchi:
- Nel conflitto tra identità e differenza prevale la richiesta di rispettare la
condizione “X identico a Y”; di conseguenza uno dei due oggetti (o in modo
equivalente: la differenza tra i due oggetti) cala nell’inconscio
- Salta la richiesta di identità, che resta ad agire nel piano inconscio; i due
oggetti emergono nel conscio attraverso le loro differenze, ma restano uniti da un
elemento identico inconscio. Tra i due aspetti consci si sviluppa un’opposizione.
- Si indebolisce il diaframma tra conscio e inconscio, unpo’ come se si
mescolassero, e con esso la contraddizione tra identità e differenza (analogamente
alla situazione iniziale).
Una funzione siffatta avrebbe lo scopo di filtrare gli elementi provenienti
dall’inconscio e ancora non tocchi dal principio di identità, e quindi uguali/diversi,
permettendo loro di passare sul piano conscio. Il loro cristallizzarsi in elementi
doppi sarebbe il primo passo di questo transito.41
La terza soluzione può diventare minacciosa se si cronicizza, paralizzando la
dinamica degli opposti e facendo ristagnare l’energia. Per questo il due può apparire
sotto il segno del diabolico.
Il primo caso, che è quello che qui ci interessa, apre una domanda ulteriore:
quale relazione si istituisce tra l’aspetto univoco e quello doppio differenziante i due
oggetti?
Se indichiamo i due oggetti emergenti come (A,B) e (A,B’), mettendo così in
evidenza la loro parte identica A e le loro parti diverse B,B’, sul piano conscio i due
aspetti A e A collasseranno in un unico aspetto A, e dei due aspetti B e B’ ne rimarrà
solo uno, diciamo B, restando così l’oggetto (AB); l’aspetto B’ di conseguenza
calerà nell’inconscio.
Se quest’ultimo non si allontana troppo dalla coscienza finisce per agire da
sfondo rispetto alla coscienza stessa, e dirò che è stato oscurato. Diversamente userò
41
Così descritta tale funzione appare essere un caso particolare della funzione alfa di Bion
74
il termine rimosso, impropriamente perchè si tratta di un contenuto che non è mai
appartenuto alla coscienza.
L'elemento oscurato, anche se non viene accolto dalla coscienza agisce sulla
qualità dell'elemento conscio in un certo senso cooperandovi. Sarà di questo caso
che ci occuperemo nel seguito.
Un esempio tipico di come questa dinamica si sia incarnata in certe facoltà
percettive lo troviamo nella capacità di distinzione tra figura e sfondo, dove
l'attenzione si focalizza sulla figura dimenticando lo sfondo, elemento che però
partecipa silenziosamente ma in modo essenziale alla formazione della figura stessa.
Considerazioni analoghe potrebbero essere fatte sulla percezione visiva della
profondità spaziale, dove delle due diverse immagini che arrivano alle retine, una
sola viene ritenuta, per il principio che gli oggetti della realtà non possono essere
doppi, ma dove è la compresenza dell'altra immagine oscurata a generare la
sensazione della profondità.
La forza che si oppone alla coesistenza di una coppia di identici nella coscienza,
il principio di identità, è legata a una manifestazione dell'archetipo paterno, e il suo
indebolimento viene spesso rappresentato nel sogno con il venire meno, o la morte,
di un padre, inteso qui come espressione dell'univocità; oppure con il venir meno
dell’uno, rappresentato dalla testa (tipicamente una decapitazione) o con la morte di
un uomo, o con una caduta.42
Anche nel sogno dei due globuli-millepiedi, l'apparizione di queste due entità ha
origine da una testa tagliata che entra in contatto con l'elemento fluido.43
Tale dinamica si trova espressa sovente in un motivo tipico, dove una donna l'Io del sogno - viene aggredita da due uomini molto simili tra di loro, o accostata da
due personaggi arroganti, che si allontanano se tenuti a bada dall'uno (vedi sogno
seguente) o se sopraggiunge il padre (vedi il sogno ancora successivo):
Vivo in una casa con una donna nuda. Arrivano due uomini vestiti con mantelli neri,
che la vogliono portare via. Ma lei ha dei grandi poteri, e fa passare dell'energia in un
bastone di legno che tiene in mano. Uno dei due lo tocca e ne resta scottato; i due se ne
vanno impauriti.
I grandi poteri del bastone mettono in fuga il due, anche se in quel uno dei due
ne resta toccato sembra adombrarsi una possibilità di soluzione.
Sono in una casa accogliente, con camino acceso. Due ragazzi vogliono entrare, e io
prendo paura, chiudo la porta. Appare mio padre che mi abbraccia protettivamente e si
eccita. So di avere fatto all'amore con mio padre, e come rimarrò dipendente da questa
storia.
42
Si veda a questo proposito l'ultimo sogno riportato.
43
Si osservi come, nello stesso sogno dei due globuli sanguigni, si ponga il problema di uscire dalla
simmetria del due, e come...esso non venga risolto.
75
E così, dopo aver messo in fuga il due, l’univocità paterna è stata concretamente
introiettata.
Quando viceversa la coppia di uomini è libera di agire, il padre manca ed essi si
trovano piuttosto sotto il segno della madre:
Mia madre ordina a due uomini di venirmi a prendere. Entrambi reggono una frusta.
Uno mi dà una frustata e mi toglie il lenzuolo dal corpo, l'altro lo solleva del tutto. Mi
prendono per le braccia e mi portano in una stalla dove ci sono due cavalli. Mi mettono
nella mangiatoia in mezzo alla paglia. I due dicono a mia madre: ecco glie l'abbiamo
portata. La stalla sembra un vecchio monastero di Assisi. La madre dice all'analista, lì
presente, in piedi in mezzo a due colonne bianche: ecco, quello è il suo posto. Mi sveglio
urlando.
Così dunque all'insegna del due l'Io del sogno ripercorre una propria nascita,
che tuttavia - restando intatta la forma simmetrica (ossia non venendo oscurato uno
dei due termini) - non può venire accolta..
Nel seguito di questo tipo di sogni può capitare che la violenza dei due si
smussi, e che nel frattempo essi subiscano una differenziazione, uno buono e l'altro
cattivo, o uno alto e l'altro basso, o uno sparisce e l'altro resta (oscuramento o
rimozione di uno dei due poli). Ecco un esempio:
Non so come mi trovo incastrata tra le parti anteriori di due tram, affacciati. Faccio
equilibrismi per non restarne sfracellata, e anche i manovratori guidano i tram al capolinea
con accortezza. Lì uno dei due mi fa una domanda, mentre l'altro non c'è più, scappato
perchè preso dallo spavento per quanto successo.
Riprenderemo in seguito questo tema studiando il motivo della zoppia o del
monosandalismo, ma fin d'ora possiamo interpretare sia la rimozione che
l'oscuramento di uno dei due come il ristabilirsi di un principio di univocità 44
Resta la domanda, alla quale si cercherà di rispondere nell'ultima parte: quale la
funzione dell'abbandono e della successiva ripresa dell'univocità laddove la materia
44
Coloro che hanno familiarità con i Tarocchi possono constatare come il rapporto tra un uno
dominante e il due si trova rappresentato in più arcani:
La coppia è del tutto asservita all'uno negli arcani:
Il carro (arcano N. 7) (nessuna differenziazione tra i due della coppia)La ruota della fortuna (10)
(c’e’ una differenziazione: uno sale e l’altro scende)
Il diavolo (15) (nessuna differenziazione all’interno della simmetria)
Il due si scioglie dal dominio dell’uno in queste altre situazioni:
La decapitazione dell'uno libera i due nella Torre che crolla (16)
Con eccezione del Sole (19), la liberazione del due avviene in presenza dell'elemento umido e
dell'elemento femminile; anzi nella Temperanza (14) e nella Stella (17) il due è all'origine del
movimento dell'acqua, mentre nella Luna (18) il due si manifesta nella sua forma negativa, in
atmosfera lunare; nell'acqua in posizione opposta alla luna sta immerso un granchio (ancora un due,
per via delle chele), che facilmente può venir messo in relazione con la luna nera, anche perchè
l’arcano presenta già di per sè un’eclissi di luna. L’introduzione della disimmetria appare ben chiara
nella Temperanza, appena accennata nella Stella (attraverso la diversa posizione delle gambe).
76
prima è il sangue e il due che ne emerge, e l’uno appare emissario dell’archetipo
paterno?
Potremmo sintetizzare questo processo con la sequenza (1), (1,2), (2), (2,1), (1)
dove (1,2) è il momento in cui dall’univocità sta emergendo la coppia di uguali, e
(2,1) è il momento in cui i due della coppia si stanno differenziando, restando solo
uno nel campo.
La struttura (2,1) è apparsa - legata al sangue - anche in uno dei sogni di A.:
Sento una specie di eccitazione e vado ai servizi per masturbarmi, ma la finestra è
bassa, e anche chinandomi sarei vista. Abbasso i calzoni, e vedo tre assorbenti, uno grande
al centro e due laterali piccoli, disposti in modo convergente, come se avessero un'origine
comune...
La soggettività e il sangue
L'emergere del due, della coppia di uguali, visto come momento di un processo
normalmente sempre all’opera di differenziazione dall'inconscio al conscio, è stato
dunque considerato in questo discorso anche come il momento di entrata in crisi una dissoluzione nell'elemento acqueo - del principio di identità.
Non una dissoluzione sul piano logico, e neppure su quello percettivo (benchè
su entrambi possa avere notevole influenza, vedi la sindrome premestruale), ma
molto prima, a un livello precoscienziale, alle origini del pensiero, dell'immagine
della realtà esterna e di sè, come correlato delle funzioni che tengono in vita la
percezione della soggettività. Ma se tale momento di dissoluzione intacca le stesse
strutture precoscienziali destinate ad usarla, ci si può trovare di fronte a una sorta di
malattia autoimmune. Oppure, pur non essendo così distruttivo, potrebbe apparire
tale al complesso dell’Io, come minaccia per la soggettività.
Si deve tener presente che la minaccia del venir meno del soggetto non equivale
a quella della morte individuale, ma a quella dell’annullamento di tutto ciò che
esiste, e può essere intuita dall'Io solo attraverso immagini apocalittiche.
Essere soggetto è una scala di infiniti gradini che affonda nella natura animale,
incarnati in forme primarie di riflessività (che di solito chiamiamo invece
automatismi, o anche istinti), come il piacere di esserci, la fame, la paura di morire,
e poi via via sotto forma di psichismi più evoluti, fino all’Io e all’intuizione che l’Io
può averne, sia come istanza gerarchicamente sovraordinata all’Io stesso, sia
orizzontalmente, come gruppalità interna ed esterna, umanità passata e futura,
mondo vivente, cosmo...ambiti che possono essere di volta in volta messi a fuoco
dall'attenzione dell'Io, che ora se ne attribuisce il centro energetico, ora se ne sente
soltanto l’occhio che li vede.
Attraverso il complesso dell’Io l’essere soggetto ha raggiunto oggi la forma più
evoluta della percezione di sè; si tratta di una percezione dalla messa a fuoco
variabile, capace di includere porzioni più o meno ampie del mondo, del corpo,
dell’individuo stesso.
77
Ad ogni livello la soggettività presuppone una relazione con ciò che non
appartiene alla soggettività stessa, o che è in essa compreso come parte; in ogni caso
presuppone un uno in relazione con qualcosa d'altro.
Nel sogno chi si sente soggetto è l’Io del sogno. Gli altri personaggi o cose che
appaiono all’Io del sogno come dotati di autonomia, possono essere chiamati oggetti
se ci mettiamo dal punto di vista dell’Io del sogno, ma si comportano a tutti gli
effetti come soggetti. Non sappiamo se si sentano soggetti, o comunque non è una
domanda che l’Io del sogno si pone, ma certo è che spesso la loro soggettività è in
competizione con quella dell’Io del sogno. Si può pensare che siano sia parti
staccate ed estroflesse dal complesso dell’Io, sia parti provenienti da zone più
remote ed estranee. Quanto più il sogno è un sogno-film queste altre parti hanno
invece poco la qualità di soggetti e di più quella di fantasie inconscie dell’Io.
In relazione alla realtà esterna sappiamo che avvengono cose analoghe, dove le
parti estroflesse, o che si staccano, sono i prodotti dell’identificazione proiettiva.
Potremmo estendere il concetto di risonanza a relazioni tra processi della realtà
esterna e processi psichici.
Ad ogni livello di percezione di se stesso da parte del soggetto viene
presupposta una relazione con ciò che è avvertito come non appartenente alla
soggettività, o che viene avvertito come una sua parte; in ogni caso si presuppone
un uno in relazione con qualcosa d’altro, a sua volta fatto di uni. Il senso
dell’esistente si accompagna alla percezione di un mondo di cose, di enti, ciascuno
dei quali individuabile come un uno o fatto di uni, ivi incluso l’uno del soggetto che
li guarda.
Allorchè, riguardo allo spazio onirico, mi servo del concetto di due non mi
riferisco alla giustapposizione di due uni, ma a qualcosa che sfugge alla stessa
numerazione, perchè ai confini del principio di identità. Si deve quindi evitare di
confondere il due inteso come numero con il due come concetto antitetico alla
numerabilità. Forse il sangue mestruale onirico è ciò che più si avvicina a questo
stato dell’essere, apparendo all’Io del sogno come ciò che può nullificare la
soggettività.
E' comprensibile che autori come Von Franz individuino nel due il numero
strutturante la materia,45 intendendo qui materia come la forma elementare con la
quale si manifesta il soggetto. Affermare che l’uno si dissolve nel due significa dire
che la numerabilità – il mondo fatto di uni e del principio di identità – lascia il
campo all’indistinzione degli opposti, e quindi allo stesso principio di realtà.
Quando nel sogno siamo in presenza dell’elemento doppio già abbiamo lasciato
il regno dell’inconscio e stiamo emergendo verso lo spazio della numerabilità e del
principio di identità, che verrà interamente assunto quando – ne ho descritto uin
possibile modello – la simmetria del due viene a rompersi.
A Von Franz , la quale mette in relazione la struttura dell'inconscio con quella
dei numeri, significativo appare che sia la coppia di numeri ad avere il potere di
generare qualunque altro numero (2=1+1, 3=2+1, 4=3+1), o che nella fisica
45
Marie-Louise Von Franz - Psiche e Materia - Ed. Bollati Boringhieri
78
elettricità e magnetismo si diano come polarità;. o che, sempre nella fisica, alla base
della struttura della materia stia l'oscillazione (delle onde) e quindi il ritmo binario.
Ma il due di cui si sta ora parlando non struttura affatto la materia, bensì la
coscienza che la conosce e che la interpreta su di un piano di numerabilità. Cosa
strutturi la materia della fisica non lo sappiamo: possiamo però immaginare che sia
risonante conla psiche e con il suo modo di conoscere, in quanto aventi l’origine in
comune.
UIn discorso simile può essere fatto per le immagini oniriche simmetriche, le
quali già parlano il linguaggio strutturato della coscienza: i due oggetti (come i due
uomini, o i due sassolini) non sono dunque nel sangue, ma ne costituiscono una
prima cristallizzazione.
Tuttavia, come tutti gli oggetti onirici, non appartengono interamente allo
spazio del principio di identità: l’oggetto che dei due viene oscurato, ad esempio,
contemporaneamente c’è e non c’è.
Se il sangue mestruale avesse il potere di presentificare - attraverso la sua
risonanza con il sangue onirico, e attraverso la dissoluzione dell'uno nel due
associata a quest’ultimo, l'annullamento della soggettività, e quindi del mondo,
avremmo una prima chiave per intuire la ragione per cui la ragazza mestruante che
guarda il sole o che attinge acqua dal pozzo può scatenare il diluvio universale,
specialmente in un contesto in cui la soggettività è anzitutto percepita sul piano
collettivo, prima che individuale, dove è ancora fragile.
Potrebbe tuttavia questa ragione valere ancora oggi per spiegare i fenomeni
onirici relativi al mestruo?
L’indebolimento dell’uno a favore del due è un fatto così universale (si pensi
alla riproduzione cellulare mediante scissione) da chiedersi come esso possa
generare immagini così pervicacemente negative. Non c’è del resto dinamica
psichica che non preveda sdoppiamenti ai danni di un’integrità: la percezione di sè,
del tempo, dell’altro, etc., con conseguente maggior focalizzazione di una delle due
polarità, lasciando l’altra ad agire sullo sfondo, o magari invertendo
successivamente i due ruoli, in una continua oscillazione.
Tra queste dinamiche può essere annoverata quella che coinvolge la coppia Iosoggetto.
Sappiamo come l’Io, investito dal Sè del ruolo di incarnare la soggettività, vi si
identifichi al punto da non voler riconoscere di essere invece parte di un soggetto
che lo comprende. Questo accade anche nel sogno, in particolare nei motivi tipici
(ma non soltanto), dove l’Io del sogno si scontra con la soggettività di tutto ciò che
lo circonda, che non riesce a controllare, e che per parte sua cerca di strappargli
pezzi di soggettività allontanandoli dalla sua zona di influenza. La cosa è
particolarmente evidente quando gli eventi toccano il corpo dell’Io sognante, o si
spostano sul corpo di un altro personaggio: si formano così degli Io-soggetti
parziali46 , sui quali è possibile che si compiano delle operazioni che risulterebbero
destabilizzanti e invise all’Io del sogno, ma alle quali l’Io del sogno stesso, così
ignaro di quanto davvero accade, può addirittura cooperare.
46
Da leggersi come (Io-soggetto)parziale, dove per Io-soggetto intendo lo stato di identificazione
dell’Io con la soggettività
79
Per fissare le idee: in un contesto in cui al piede succede qualcosa, ad esempio
viene morso da un ragno, prenderemo il piede come soggetto-parziale. Il ragno o la
terra sul quale il piede poggia sono soggetti ancora più lontani e lo sono anche
rispetto allo stesso piede.
Ma devo ancora rimandare a dopo la congettura che tenti di rispondere alla
domanda: se vi è un processo psichico – risonante con quello mestruale – che appare
all’Io come annullamento della soggettività, quale ne è la funzione?
Il taglio della testa
Si è detto che qualunque sia il livello al quale la soggettività può venir pensata o
percepita, essa ha la qualità di un uno rispetto ad altro, sia che l’uno appaia nelle
vesti dell’Io, o del Sè individuale, o del noi, o dell’umanità, o del vivente, o
dell’esistente...Anche dell’esistente, se lo pensiamo come forma attuale che esso
assume rispetto a tutte le forme assunte nella sua storia.
La dissoluzione del principio di identità, e quindi dell’uno, comporta dunque
anche la dissoluzione della soggettività, almeno sul piano nel quale la coscienza si
identifica con quest’ultima.
Dice un sogno:
Una ragazza sta in riva al mare, e vedo che ha in mano la propria testa, che butta nelle
onde. Poi il mare la riporta a riva, e quella se la rimette al suo posto. La cosa poi
rincomincia, e così via. Qualcuno dice: bisogna avere una grande fede per fare una cosa
del genere.
Già ho accennato alla decapitazione come momento in cui la struttura binaria
prende il posto dell'univocità.
Il che non va interpretato in senso ingenuo, come se - con la testa - si
allontanasse una qualità della coscienza, lasciando il posto al corpo animale quale
manifestazione del due.
In proposito trovo molto interessanti due miti amerindi,47 nel primo dei quali, in
particolare, la testa tagliata si trasforma in luna, che - da quel momento - prende a
inviare le mestruazioni alle donne: il due, dunque, nelle sue forme di sangue, luna,
testa tagliata, si precisa come una qualità della mente che - nel momento in cui si
manifesta - viene allontanata come nemica della realtà e della vita sociale.
M392 - Una giovane indigena riceveva ogni notte la visita di uno sconosciuto;
una volta ella gli strofinò sul viso il succo blu scuro della genipa, e in questo modo
scoprì che l'amante era il proprio fratello. Il colpevole fu cacciato dal villaggio.
47
Il codice anteposto al mito corrisponde alla numerazione usata da Levi-Strauss, dal quale ho
riportato sia questi miti che quelli che verranno citati più innanzi. Un buon punto di partenza per
ritrovarli è: C. Lévi-Strauss - Dal miele alle ceneri - Ed. Il Saggiatore II°
80
Mentre fuggiva, i nemici lo uccisero e gli tagliarono la testa. Un altro fratello che
cercava di raggiungerlo la raccolse, ma quella non la finiva più di chiedere da bere
e da mangiare. L'uomo, giocando di astuzia l'abbandonò e fuggì. La testa raggiunse
rotolando il villaggio e volle penetrare nella propria capanna. Siccome le
impedivano di entrare, essa tentò una dopo l'altra parecchie metamorfosi: in acqua,
in pietra, ecc. Finalmente scelse di essere la luna, e salì fino al cielo svolgendo un
gomitolo di filo. Per vendicarsi della sorella che l'aveva denunciato, l'uomo mutato
in luna l'afflisse con le mestruazioni.
In un'altra versione (M393) la testa non sa in cosa tramutarsi (se divento frutta
mi mangeranno, se divento terra mi calpesteranno, un serpente, mi odieranno...e
neppure vuol dare loro del bene tramutandosi in sole) Col suo sangue fa
l'arcobaleno, sentiero dei nemici, con gli occhi le stelle, con la testa la luna. (e
iniziano le mestruazioni)
Secondo mito:
M474 - Una bella sconosciuta ha un fratello decapitato del quale porta con sè
la testa, che emerge da un sacco di pelle stretto attorno al collo. E stato proprio lui
che ha ordinato alla sorella di amputare il proprio collo incancrenito dopo che essa
l'ha contaminato con il suo primo sangue mestruale. La ragazza utilizza questa
specie di Medusa per incutere terrore a un orso gigantesco che possiede una
preziosa collana alla quale si sono imprudentemente attaccati 10 fratelli. Questi
muoiono in una spedizione...(alterne vicende della ragazza e della testa)... finchè
l'eroina resuscita i fratelli e procura loro delle spose, le quali riescono a far rivivere
la testa tagliata e la riattaccano al corpo. La sorella e il fratello si mutano in spiriti
ctonii, i 10 fratelli salgono in cielo e si trasformano in venti.
Elementi comuni ai due miti.
Se nel secondo mito la donna ha contaminato il collo del fratello con il sangue
mestruale, dobbiamo interpretare che la stessa cosa sia avvenuta nel primo, quando
la donna strofina il volto dell'amante con il succo di una bacca.
In ambedue i casi questo fatto sta all'origine della decapitazione. Inoltre la testa
si muta in qualcosa - nel primo mito - di maledetto, comunque dotato di potere
terrorizzante, di valenza ostile, come la testa di Medusa.
Siamo in un momento privo di padri, e di identità confusiva di caratteristiche
sessuali, come può essere ritrovata nella relazione incestuosa tra fratello e sorella,
che il mestruo fonde, svela, distingue, momento in seguito al quale uno dei due
opposti, il fratello, si stanzia nell'al di là, quasi fosse un maschile influente sulla
coscienza femminile ma ad essa ancora del tutto estraneo. Tornano alla mente le
usanze, in diverse antiche culture, relative al taglio della testa, la quale diventa una
testa vaticinante come quella di Orfeo, dopo essere stato smembrato dalle Baccanti.
Come se il mito recasse traccia di una fase pre-patriarcale, alla quale il sangue
sembra ricondurre attivando nel contempo - nel primo mito - la percezione di un
maschile messo in ombra, capace di pericolosa e notturna rivincita (ricordiamo
l'uomo nella luna), e capace invece - nel secondo - di rendere disponibile alla donna
81
una smisurata potenza. In ogni caso siamo in un'epoca dell'inconscio in cui il
mestruo fa venire la cancrena all'uomo. Singolari sono le analogie con un sogno di
A.:
Sono ospitata in montagna in una baita di legno. C'è una madre e una figlia. Mi
accorgo che nello spazio a me adibito ho lasciato in giro 3-4 assorbenti macchiati, di cui
uno fatto a pezzetti. Le due donne, sorridenti, non li hanno toccati. Vado a visitare un
santuario dedicato a qualche madonna... Succedono delle cose che io so essere già
accadute l'anno prima, e le addebito ad influenze astrali. Poi sono in un bagno. Ad un
attaccapanni a due posti c'è appeso un sacchetto di spugna, con braccia e cappuccio.
Dentro c'è una bambina, esangue, vaneggiante, che si dondola. Ella dice che un bambino è
morto per colpa sua, perchè gli ha tagliato la testa.
In altra parte del globo, nell’Africa dei Dogon, un mito racconta l’origine delle
maschere funerarie;48 queste vengono indossate da uomini, appositamente iniziati, in
occasione dei riti funebri (che vengono tenuti esclusivamente per i defunti maschi), e
hanno foggia e ornamenti prevalentemente femminili. Quando queste maschere
fanno improvvisa irruzione durante il rito creano grande scompiglio tra le donne, che
corrono via per nascondersi e rifugiarsi.
Secondo il mito un tempo queste maschere erano possedute solo dalle donne,
che le tenevano nascoste presso di sè, finchè non venne un uomo che ne rubò una e
la indossò. A questa vista le donne si spaventarono grandemente, e incominciarono
a fuggire inseguite ovunque dalla maschera, trovando rifugio alla fine nella casa
delle mestruazioni (casa nella quale vanno ad abitare tutte le donne durante il
mestruo).
Mi sembra chiara l’analogia tra la maschera femminile indossata dagli uomini e
la testa tagliata, dove la testa apparteneva al fratello incestuoso della donna. Sembra
cioè trattarsi di una potenza del femminile, che in parte è stata assorbita e controllata
dalla coscienza patriarcale, in parte si è dovuta rifugiare nella casa delle
mestruazioni: una potenza che sembra essere irrimediabilmente nemica della
coscienza che della stessa si può avere.
Percezione del femminile, percezione della soggettività: che relazione ci può
essere tra queste due cose?
48
Dalla testimonianza di Piero Coppo e Lelia Pisani
82
Dal sangue al miele
Il furto del miele
In una raccolta di “Storie prodigiose” appartenente all'epoca dell'Impero romano
troviamo il seguente racconto49, sotto il titolo Ladri, tratto da un nucleo mitico più
antico:
Si dice che a Creta esista una grotta piena d'api in cui, secondo il mito, Rea
partorì Zeus; ed è norma di comportamento imposta dalla religione che nessuno vi
entri, nè dio nè uomo. Ad una certa data si vede tutti gli anni un gran bagliore di
fiamme che si sprigiona dalla grotta. Questo accade, stando al mito che là si
racconta, quando il sangue rimasto dopo la nascita di Zeus trabocca. La grotta é
abitata da api sacre, che furono le nutrici di Zeus. Si racconta poi che quattro
temerari volessero impossessarsi del miele delle api. Essi indossarono corazze di
bronzo, riuscirono a estrarre del miele, ma le corazze si spezzarono e caddero loro
di dosso. Zeus tuonò e scagliò contro di loro il fulmine. Ma Temi, la dea delle leggi
di natura, lo trattenne: perché nessuno doveva morire in quella grotta. I quattro
ladri di miele furono tramutati in uccelli.
Cos'è dunque questo rapporto tra il sangue che trabocca periodicamente - tra
grandi bagliori - e il miele da rubare?
Su di un vaso greco del sesto secolo sono dipinti i quattro ladri che lottano
contro le api, e sul retro dello stesso menadi e satiri che danzano.
Dioniso è una divinità antichissima e poliedrica, che precede il culto di Zeus, e
di cui si dice sia stato, tra l'altro, l'inventore del miele. La più antica bevanda
inebriante è stata il miele mescolato ad acqua, e fermentato grazie all'esposizione al
calore del sole. La leggenda della grotta delle api è una rilettura in chiave greca scrive Kerényi - del mito più lontano della nascita di un bambino divino, portatore
della vita, sotto la forma della putrefazione e della successiva fermentazione.
Su di un altro piano di lettura la grotta che periodicamente schiuma sangue
divino di Rea non può non riallacciarsi al mestruo. D'altra parte della dea Kali
indiana si dice:
Invitò gli dei a bagnarsi nel flutto sanguinoso del suo utero e a berne; e gli dei
in santa comunione bevvero alla fonte della vita e si bagnarono in essa e si
sollevarono benedetti al cielo. Questo oceano di sangue venne chiamato Soma50.
49
Il testo del mito, il relativo richiamo alla pittura vascolare (vedi oltre) e alcuni commenti sono stati
tratti da K. Kerényi - Dioniso - Ed. Adelphi
50
Jutta Voss - Op. cit
83
I taoisti affermano che si può diventare immortali bevendo sangue mestruale.
Vi è dunque un apparentamento tra bevanda divina e inebriante - miele
fermentato o vino - e sangue mestruale. Questa associazione getta una nuova luce
sulla natura attribuita al sangue mestruale, che entra così nell'area del dionisiaco.
(Ricordiamo il sogno di C: "..."Diglielo che ti è piaciuto"...)
D'altra parte la leggenda dei ladri ricorda Prometeo e il furto del fuoco.
C'è un racconto, proveniente dal Mato Grosso, secondo il quale gli animali sono
riusciti a entrare in possesso del miele e a coltivarlo dopo che la tartaruga lo ebbe
rubato al lupo, padrone assoluto del miele; il lupo alla fine sconfitto, si tramuta in
ape.
(M192)...Per ultimo Il capo degli animali disse: ora la foresta é piena di miele,
di tutte le varietà. Potete raccoglierne quanto volete, non finirà mai, a condizione
che prendiate solo quello che potete trasportare nelle zucche. Ma quello che non
potete portar via deve essere lasciato sul posto.
Forse non si tratta soltanto di un istinto ecologico. Vedremo tra breve che esiste
il problema - come per il vino - di non abusare del miele, il piacere del quale
potrebbe indurre una specie di follia, così come vi fa riferimento Levi-Strauss,
intitolando i mitologemi che vedremo tra poco con "La ragazza folle di miele".
In effetti essi non sono privi di un certo moralismo patriarcale, e nella forma in
cui vengono proposti appare l'intento didascalico: sia per rispettare gli equilibri
naturali, sia per evitare i pericoli della regressione, l'istinto si autoimpone un freno,
un controllo, e l'anello debole di ogni istintualità viene considerato, come sempre, la
donna. E' la donna, il femminile, che va controllato, come nella regolarizzazione del
mestruo.
Parrebbe di ritrovare l'ipotesi della negatività del mestruo indotta nell'uomo
come salvaguardia rispetto alla forza d'attrazione esercitata dal mestruo stesso. In
una prima parte del racconto appena riportato vediamo la tartaruga che - stesa sul
guscio - si ingozza con il miele che scende da una zucca posta sopra di lei, mentre il
lupo ne approfitta per prepararle attorno un rogo nel quale arrostirla. Difficile
sottrarsi ai riferimenti sessuali che questa scena suggerisce, con l'aggiunta
dell'interrogativo: chi è il partner della tartaruga?
Nel seguito ci riferiremo a questo mitologema come a quello della “tartaruga e il
lupo”.
Vediamo ora una conferma della relazione del mestruo con l'origine del miele in
un secondo racconto, che intitoleremo “La sposa mestruante“.
M235 Un Indio va a caccia con due figli e una figlia. Si accampano nella
foresta, ma lì la figlia si ferma perché si accorge di essere mestruata, e non avrebbe
potuto accompagnare il padre e cucinare sulla graticola, perché le era vietato
toccare utensili. Gli uomini andarono a caccia e tornarono a mani vuote, e così il
giorno successivo, come se lo stato della ragazza portasse loro sfortuna. La notte un
uomo entrò nella capanna e volle distendersi vicino alla ragazza, malgrado la sua
condizione. Era un membro della tribù delle api. Il mattino si sposarono. Da quel
momento lo sposo si rivelò capace di fare cacce miracolose. Lo insidiavano le due
84
cognate, che un giorno riuscirono a spruzzarlo d'acqua. Ed egli, gridando che
bruciava, si sciolse in miele, e si rifugiò in un cavo d'albero
La struttura di questi mitologemi di origine è circolare: così come in precedenza
la relazione del fratello con la sorella mestruante provocava il taglio della testa e
dava origine alla luna, che si vendicava inviando il mestruo alle donne; in questo
caso il miele esiste già ma è prerogativa dell'eroe cacciatore. E' plausibile che dopo
la morte dell'eroe, e la sua trasformazione in miele nel cavo dell'albero, la
produzione del miele sia stata posta sotto il controllo dell'uomo. Appare qui infatti la
figura dell'individuo geloso/ladro - qui è la cognata - causa della morte del padrone
del miele, il cacciatore membro della tribù delle api. Un po' come se il miele - già in
possesso di una potenza soprannaturale - fosse stato finalmente rubato, come nel
mito del lupo, e proprio come il fuoco rubato da Prometeo. Per il primitivo il
soprannaturale è l'animale, e la donna fa qui da mediazione con l'animale, dove il
momento della mediazione è quello mestruale.
Il mestruo si pone quindi all'interno del mito d'origine, cerniera tra il
soprannaturale e l'umano nell'appropriazione della conoscenza.
Ed ecco la “donna folle di miele” (e fatta arrosto).
M225 (Brasile) Un indio va a cercare del miele con la moglie. L'albero dove si
trova il nido é appena stato abbattuto che la donna, presa da un desiderio
improvviso e violento di miele, vi si getta sopra senza ascoltare i rimproveri del
marito, che vorrebbe finire il lavoro. Furioso, uccide la moglie ingorda e ne
smembra il cadavere, di cui fa arrostire i pezzi su pietre calde. Intreccia una gerla,
vi mette i pezzi di carne e torna al villaggio. Invita suocera e cognate a mangiare
quella carne, che spaccia come quella di un formichiere. Arriva il fratello della
vittima, che assaggia la carne e la riconosce. La mattina dopo i pezzi arrostiti
vengono seppelliti, e si conduce l'assassino nella savana, sotto un albero viene
acceso un gran fuoco; l'assassino é invitato a salire su di un albero per staccare un
nido d'api. Il cognato scocca una freccia e quello cade, e viene finito, e quindi arso
nel braciere.
Il finale del racconto non è sostanzialmente diverso da quello della 'Sposa
mestruante', dove l'eroe, lamentandosi che stava bruciando, andava a rifugiarsi come ape - nel cavo di un albero. L'assassino è dunque il padrone del miele che
viene sconfitto, e deve cedere alla cultura dell'uomo quanto è in suo possesso.
I passi intermedi che conducono a questo finale sono: la donna che si ingozza di
miele (come la tartaruga) e che viene bruciata (come tenta di fare il lupo con la
tartaruga); le carni della donna che vengono offerte in pasto alla sua famiglia, e il
fratello che le riconosce. E' evidente che si tratta di una relazione tra fratello e
sorella e del tabù che la vieta; una relazione già incontrata nei miti della testa
tagliata.
Anche qui la donna fa da cerniera tra il padrone del miele e la cultura che glie lo
carpisce, e in particolare attraverso una morte, non lontana dallo stato mestruale (lo
vedremo anche a proposito dell'origine del tabacco), accompagnata da un
ingozzamento di natura orgiastica.
85
In questi mitologemi vi è un'osmosi continua tra l'uomo e l'animale,
un'oscillazione dove l'animale è colui che consente la sopravvivenza, si offre per
essere mangiato, e quindi insegna l'uso di se stesso; è il precursore mitico, ma è
anche un luogo dove l'uomo non deve tornare. Si capisce come il mangiare, sia
l'animale che il vegetale, sia un mangiare se stessi (come nel sacrificio della messa),
e faccia balenare il ritorno al cannibalismo.
Se teniamo saldo che l'entrata in possesso del miele ha una stretta parentela con
lo stato mestruale, come il riandare a una sorta di incesto primario, osserviamo che il
rapporto intimo che il cognato offre al fratello, mangiare la sorella, appartiene anche
a un altro schema, che Levi-Strauss mette in luce: nel suo periodo mestruale la
donna non è disponibile per il rapporto con il marito, e in un certo senso ritorna
proprietà del ceppo originale famigliare (e ancora riappare l'incesto). (Sul rapporto
incestuoso con la famiglia di origine, specie sotto la forma della coppia padrefratello, dovremo ritornare).
Sul tema della “ragazza folle di miele” Levi-Strauss riporta altri mitologemi. Ci
riferiremo al seguente con "La figlia del Sole".
M216 - La figlia del Sole adorava il miele e le larve di api. Poiché era bianca
di pelle e bella, essa si decise di sposare solo un uomo abilissimo nel trovare un
miele di una qualità molto rara. Il padre le suggerì Picchio. Al momento di
raggiungerlo, mise il piede su di un ramo secco e lo fece scricchiolare. Picchio,
impaurito, incominciò a scappare, finché la ragazza lo persuase a raggiungerla.
Così poté mangiare tutto il miele che voleva. Si sposarono. Un personaggio del
villaggio che faceva la corte alla ragazza, Tawkxwax, ne fu ingelosito, ma ella lo
disprezzava.
Un giorno mentre la donna era rimasta al villaggio perché era in fase
mestruale, Tawkxwax la sorprese mentre faceva il bagno.....
(Altre versioni: la donna resta sola nell'accampamento, e Volpe ritorna da solo
dalla caccia dicendo che gli era entrata una scheggia nel piede. Tenta di violentare la
donna, ma questa fugge perchè è incinta. Oppure: tutti erano andati a caccia di
miele, e Volpe si ferisce apposta un piede per farsi portare sulla schiena dalla donna,
da dove tenta di copulare con lei)
Essa fuggì abbandonando i suoi vestiti. Tawkxwax li indossò assumendo
l'aspetto di una donna, che Picchio scambiò per la moglie. Picchio pregò di
spidocchiarlo come al solito, ma a ogni movimento quello gli scorticava la testa, il
che insospettì Picchio; il quale pregò una formica di salire per le sue gambe, e di
morderlo se avesse visto un pene. Tawxkwax urlò di dolore, e ricevette un sacco di
legnate. Andato in cerca della moglie, Picchio non tornava. Se ne mise in cerca il
Sole, che sul fondo di un fosso trovò due pesci che fece vomitare. Il più grosso
vomitò Picchio, che si trasformò in uccello, mentre la figlia del Sole non ritornò più.
(Oppure: è il figlio della donna che - nato nel frattempo - taglierà la gola a
Volpe. O anche: Volpe viene ucciso a bastonate, e il suo cadavere nascosto in un
albero cavo).
Dai quattro mitologemi riportati possiamo estrarre una struttura costituita da tre
personaggi: il padrone del miele, la donna, il ladro del miele. Specialmente questa
86
terza figura è alquanto oscillante, confina con la donna stessa o con il di lei fratello,
e in un caso è del tutto mancante.
Il padrone del miele è di volta in volta il lupo, il cacciatore membro della tribù
delle api, il marito assassino, Picchio. Cedendo il miele, rendendolo suo malgrado
disponibile alla coltivazione, egli esce di scena, o muore, o si trasforma in animale.
Il lupo sconfitto diventa un'ape, il cacciatore morendo (e cioè diventando idromele,
in quanto mescolato ad acqua e avvolto da gran calore) si rifugia nel cavo di un
albero; e così pure il marito assassino viene fatto salire su un albero fino a un nido
d'api, e infine abbattuto e fatto bruciare, e Picchio diventa uccello dopo aver
trascorso un periodo nelle viscere di un pesce.
Sia il padrone del miele che il ladro ricordano sotto certi aspetti lo spirito del
grano, quell'essenza, o potere, che va catturata e imprigionata, se non uccisa, per
potere venire conservata per la sua rigenerazione nel ciclo successivo di
coltivazione.51
La donna, come già si è osservato, gioca un ruolo fondamentale nel portare su di
un piano naturale, e quindi accessibile, il potere del padrone del miele: la tartaruga
che, riversa, si ingozza di miele prima di rubarlo; la sposa del cacciatore-ape; la
sfortunata, folle di miele, sposa del marito assassino; e la figlia del Sole, seduttrice
di Picchio: sono altrettante Eve, dove il miele sta al posto del frutto della
conoscenza.
Quanto al rapporto con il mestruo, esso ha un ruolo decisivo nel caso della
moglie del cacciatore-ape.; nel caso della donna folle di miele e data in pasto al
fratello abbiamo chiamato in aiuto l'osservazione di Levi-Strauss, secondo la quale
egli mette in relazione l'indisponibilità della donna per il marito e il suo rinvio alla
famiglia di origine con il periodo mestruale; e infine nel quarto caso appare ancora il
mestruo, come luogo che consente il furto.
Sembrano emergere due aspetti della situazione mestruale: quello dionisiaco
della regressione animale come luogo dell'ispirazione dell'invenzione da parte del
dio, e quello della trasmissione culturale, dove il padrone del miele viene
soppiantato dal ladro. La donna è il perno di questo passaggio. Nel racconto della
donna arrostita ella è addirittura il cibo preparato dal padrone del miele.
Osserviamo nel quarto racconto che il ladro, che si è camuffato con le vesti
della figlia del Sole, ne diventa una specie di doppio in chiave maschile.
Abbiamo già incontrato un’analoga situazione nei mitologemi della testa
tagliata e in quello dell’origine delle maschere funerarie presso i Dogon. Potremmo
azzardare che il ladro sia un aspetto sotterraneo del femminile, che storicamente è
stato proiettato sull’uomo, e da questi storicamente agito nell’ambito della coscienza
patriarcale?
Trovo anche significativi i rimandi con questo sogno:
Sono con mia madre. Vi sono diversi armadi, aperti, con gli abiti ammassati dentro.
Prendo un ometto con appeso quello che credo essere un abito di mia madre. E' invece una
sciarpa rossa. La infilo in un altro armadio pieno di abiti. Riordino questo armadio. C'è
anche il mio ex, che mi propone di fare una doccia, ma rispondo che ho già fatto il bagno in
51
Frazer - Op.Cit.
87
precedenza. Egli si fa la doccia, mentre io mi lavo nel lavandino. Voglio cambiarmi gli slip,
perchè sono macchiati di sangue. Uscito dalla doccia, il mio ex si appropria dei miei slip e
li indossa.
I passaggi: ometto (contenuto nei vestiti della madre) -> sciarpa rossa ->
sistemazione nel secondo armadio -> il fidanzato si appropria di indumenti
femminili con segni mestruali. Il passaggio fondamentale è quello della sciarpa dal
primo al secondo armadio, e cioè dall'ometto-madre al fidanzato, entrambi quali
portatori del processo del sangue (ma resta l'impressione che non tutto sia andato per
il suo verso, suggerita dal fatto che la doccia non è stata fatta assieme). E cosa sarà
la sciarpa, tessuto evidentemente precursore del sangue, forse diluitosi grazie alla
doccia?
Questo doppio, sposo-fratello, è anche quello che è stato contaminato dal
sangue mestruale della sorella nel racconto della testa tagliata, ed è anche quello che
riconosce le carni della sorella arrostita. Sembra dunque che un elemento maschile
venga contaminato da qualcosa di femminile, e che questo sia un punto chiave del
processo mestruale.
Avevamo già osservato nel primo capitolo che il partner dell’Io del sogno è ben
disposto nei confronti del mestruo, e che -- se mai - è l’Io del sogno a rifiutare il
rapporto, come nel caso di B. Il partner non appartiene in ogni caso allo sguardo
pubblico, che viene invece particolarmente temuto. La congettura appena proposta è
che questo partner-fratello sia un elemento maschile della donna, che si manifesta
come contaminato, o femminilizzato, dal sangue. Un breve transito, se pensiamo allo
sfortunato Volpe, la cui identità sessuale viene così facilmente smascherata dai
morsi della formica. La tematica della castrazione, quale motivo tipico inerente allo
scenario mestruale, può forse essere fatto rientrare in tale congettura. Ma è ancora
solo una tessera del puzzle.
L’uomo mestruante è una figura dell’inconscio che - nella misura in cui vi è
stata attribuita una qualità di valore - è stata a sua volta proiettata sul concreto
personaggio maschile. Ne sono testimonianza dei rapporti clinici52, secondo i quali
può accadere che degli uomini siano soggetti a periodiche perdite di sangue
(emorragie anali o nasali, riapertura di ferite); ma sopratutto il tema mitico del re
mestruante, o i riti nei quali il sacerdote si veste da donna , con colori che
chiaramente alludono al sangue.53
Viene spontanea a questo proposito la domanda: vi sono - nei sogni degli
uomini - motivi tipici analoghi a quelli connessi all’area mestruale, che stiamo
considerando? La risposta è affermativa, coerentemente con il fatto che tali motivi
sono risonanti con il fatto fisiologico, e cioè solo debolmente dipendenti da esso,
una dipendenza che potrebbe essere di origine filogenetica, o risalire alla fase
embrionale in cui i due sessi sono ancora indifferenziati. Tuttavia, non essendo
costellati dall’esperienza essi sono negli uomini molto più rari, e comunque avvertiti
52
G. Pomata - Uomini mestruanti; somiglianza e differenza fra i sessi in Europa in età moderna Quaderni Storici79 / a. XXVII, aprile 1992
53
Tilde Giani-Gallino - Le ferita e il re
88
da personalità connotate da maggior femminilità, specie se omosessualmente
orientate.54
Dal mestruo al tabacco
Cerchiamo di vedere più da vicino altri aspetti di questa contaminazione, oltre
alla cancrena e al successivo taglio della testa che già abbiamo considerato,
ricorrendo nuovamente a un mitologema amerindio, questa volta sull'origine del
tabacco, ancora una sostanza psicotropa.
M024 Esisteva una donna che era una fattucchiera. Essa imbrattava di sangue
mestruale certe piantine, che faceva poi mangiare al marito. Questi quando aveva
mangiato camminava zoppicando e non aveva gusto a lavorare. Informato dal figlio
delle tresche della moglie, l'uomo annunciò che si recava a cercare miele nella
boscaglia. Dopo aver sfregato l'una contro l'altra le suole dei sandali di cuoio "per
trovare il miele più facilmente"55, egli scopre ai piedi di un albero un alveare e,
vicinissimo, un serpente. Riservando il miele puro per il figlio, prepara per la
moglie una mistura fatta con il miele e con la carne degli embrioni di serpente,
estratti dal ventre di quello che ha ucciso. Non appena incomincia a mangiare, la
donna sente prurito al corpo. Grattandosi, annuncia al marito che lo divorerà.
L'uomo fugge, sale in cima a un albero sul quale nidificano dei pappagalli, e riesce
a placare momentaneamente l'orchessa lanciandole uno dopo l'altro i tre uccellini
che si trovano nel nido, e che ella vuole divorare. Mentre questa rincorre il più
grande che compie brevi voli per sfuggirle, il marito fugge in direzione di una fossa
che aveva scavato per catturare la selvaggina. Egli la evita, ma la donna vi cade e
si uccide. L'uomo riempie la fossa e la sorveglia. Vi spunta una vegetazione
sconosciuta, l'uomo fa seccare al sole le foglie. Sopraggiunta la notte, egli le fuma
in gran segreto. I suoi compagni lo sorprendono e lo interrogano. Così gli uomini
entrarono in possesso del tabacco.
E' dunque la fattucchiera a generare il tabacco, in una storia che prende le mosse
dal suo sangue mestruale, e dove l'avvelenamento indotto dal mestruo fa ammalare
l'uomo provocando la zoppia. E d'altra parte è ancora il miele, mescolato al serpente,
che fa regredire la donna a uno stato animale, vissuto come necessario per dare alla
luce qualcosa di nuovo: ricordiamo che in diversi mitologemi è il serpente a
provocare il mestruo, o con un morso o annidandosi nell'utero, quasi come un
marito.
Colgo l’occasione per segnalare che anche la sigaretta e il fumare sono motivi
onirici tipici connessi con l’area che stiamo studiando.
54
E’ questo il caso dell’autore del sogno dei due globuli sanguigni originati dalla testa della donna.
55
Sottolineatura nel testo di Lévi-Strauss
89
Nel sogno di un uomo, ad esempio, sembra che un pezzo di carne tagliato via
dalla pianta di un piede diventi un pane d’erba da fumare.56 Anche D. ha fatto - alle
porte del periodo mestruale -un sogno del genere:
Sto pulendo lo strato melmoso che ricopre il pavimento della cucina, e così facendo
raccolgo una coscia di pollo e un mozzicone di sigaretta.
Sembra che il due contenuto nel sangue (in questo caso la melma che ricopre il
pavimento) prenda la forma di due gambe, o due piedi, o due scarpe, due elementi,
tuttavia, con destini diversi anche se ambedue relativi alla bocca: il fumo e il cibo,
una variante rispetto alla già citata ripartizione in umore fluido e carne. Non
mancano tuttavia i sogni in cui una gamba umana viene affettata per farne...affettato
da panini (ricordiamo la pizza costituita dai due gemelli). Anche il cacciatore di
miele del mito si trova, alla fine del processo, zoppo e con la possibilità di fumare.
Siamo in un’area - è l’ambiente nel quale ci muoviamo - estremamente
misteriosa, di oscillazione tra le due gambe o le due scarpe e una sola gamba o
scarpa.
Riporto un sogno pubblicato da S. Montefoschi, dove non si parla di zoppia ma
si accenna a due scarpe, come due sono i sandali che il cacciatore batte tra di loro
per trovare il miele:
Mia figlia, una ragazzina di 15-16 anni, salta ripetutamente sopra un mucchio di
piccoli serpenti rossi. Sono spaventata perchè tra i serpentelli improvvisamente si erige un
grande serpente bianco. Supplico la ragazzina di interrompere il gioco, che si è fatto a
questo punto molto pericoloso. La ragazza non solo insiste ma, con atto di sfida, allarga le
gambe sul mucchio di serpenti e il serpente bianco la morde nella coscia. La prendo tra le
braccia e, piena di ansia e di angoscia, corro verso una vecchia madre la quale... dice di
lavare la ferita con acqua fresca. La mia ansia non si placa, cerco di far uscire con violenza
il veleno procurando alla fanciulla un ematoma. Quindi io e lei ci abbracciamo in pianto
come travolte dalla disperazione per l'impossibilità della riparazione. Cambia però la scena
e io do a mia figlia consigli come fa una madre in occasione della di lei sua prima
mestruazione; ma il consiglio non è, come d'uso, quello della cautela, bensì quello
dell'affidamento. Nel sogno mi colpiscono visivamente le scarpe della ragazzina.
Vi sono indizi secondo i quali, dopo essere transitato attraverso la zoppia o la
perdita di una scarpa, l’Io del sogno - a mestruo concluso - si trova nella necessità di
indossare scarpe più grandi.
E' della zoppia, o del monosandalismo, uno dei motivi tipici più frequenti nei
nostri sogni, che ora dovremo parlare in relazione al mestruo.
56
Io stesso ho fatto un sogno in cui si trovavano associati la zampa di un capro, la sigaretta, lo stivale
della nostra penisola.
90
Il monosandalismo
Lo storico Carlo Ginzburg così inizia un capitolo della sua "Storia Notturna”:57
Un antropologo francese che sta scrivendo una grande tetralogia sui miti
amerindi si accorge, giunto quasi a metà dell'opera, di essere incorso in una svista.
Nel volume precedente aveva raccontato e analizzato, tra innumerevoli altri, un
mito della popolazione india dell'Amazzonia (i Tereno) omettendo tuttavia un
particolare di cui tutt'a un tratto afferra l'importanza (...) Si tratta di un particolare
"minimo": in seguito alle fatture della moglie, il protagonista di un mito sull'origine
del tabacco diventa zoppo. L'antropologo si accorge che la zoppaggine compare
anche in un rito tereno, non solo: in un gran numero di miti e sopratutto di riti
documentati nelle Americhe, in Cina, nell'Europa continentale, nel Mediterraneo.
Tutti sono legati - gli sembra - al passaggio stagionale (...) Se il problema posto da
questi riti è quello di abbreviare una stagione a vantaggio di un'altra, per
accelerarne il trapasso, la danza claudicante fornisce un corrispettivo o, meglio, un
diagramma perfetto dello squilibrio auspicato (...)
Dopo la sua allusione a Levi-Strauss (e al mito che ho già riportato nel
paragrafo precedente), Ginzburg fornisce una rassegna impressionante, per la sua
vastità, delle figure del mito coinvolte in ferimenti a una gamba o a un piede, zoppie,
o nell'uso di una sola calzatura (da cui il nome di monosandalismo): Edipo, Efesto,
Achille,...Cenerentola.... Per mio conto già anni prima di questa lettura avevo
constatato che lo stesso fenomeno popolava i sogni, destandomi viva curiosità.
Viene il dubbio che vi sia un altro particolare che sfugge: il collegamento quando c'è - tra zoppia e mestruo.58
Tra i miti riportati da Levi-Strauss a tirare in campo la zoppia (indotta
dall'avvelenamento ad opera del mestruo) non c'è solo il mito tereno sull'origine del
tabacco. Ricordiamo le diverse versioni della “Figlia del Sole”:
- il ladro sorprende la donna - rimasta sola al villaggio perchè in fase mestruale mentre fa il bagno.
- la donna, rimasta sola nell'accampamento, viene sorpresa dal ladro, che rientra
con la scusa di una scheggia penetrata nel piede; la donna fugge perchè incinta.
- il ladro si ferisce apposta un piede per farsi portare sulla schiena dalla donna
con la quale, in quella posizione, cerca di copulare.
Se pensiamo alle oscillazioni possibili tra 'essere mestruata' ed 'essere incinta',
tra essere incinta e portare addosso un peso, e alla relazione incestuosa tra la donna
nella sua fase mestruale e il fratello/ladro, appare plausibile l'esistenza di una
struttura unitaria delle varianti di questo episodio, confermando che il fratello/ladro
incestuoso che copula con la donna mestruata diventa nel contempo zoppo.
57
C. Ginzburg - Storia Notturna - Una decifrazione del Sabba - Einaudi 1989:
58
Nel quadro interpretativo di Levi-Strauss il mestruo si presenterebbe come un ponte di passaggio tra
due periodi, e richiederebbe un rituale movimento claudicante per abbreviare il transito.
91
Il monosandalismo è un caso particolare di un insieme più vasto di immagini di
accadimenti a uno dei due arti inferiori: ferite con o senza perdite di sangue, prelievi
di sangue o iniezioni, deformazioni, strane inclusioni, macchie, crescita di pelo; e
per i piedi, oltre alle manifestazioni anomale o patologiche, perdita, ricerca, cambio
di calzature, amputazione di un piede, a volte per venir mangiato o addirittura
fumato.
Un'analisi di queste figure oniriche richiederebbe un volume apposta, oltre a
portare a sintesi e congetture soddisfacenti, e in ogni caso non sempre collegabili
con l’evento mestruale.
Una cosa soltanto ritengo assodata: il collegamento tra il motivo mestruale e la
necessità di 'cambiare' ambedue le proprie scarpe; e spesso in seconda battuta
l’accorgersi – nel sogno – che si tratta di una sola scarpa; con l’emergere del tema
della zoppia. .
Di solito la ragione manifesta che spinge a rinnovare le scarpe è l'intervenuta
incapacità da parte delle stesse di difendere il piede dall'acqua. Potremmo in prima
istanza interpretare questo fatto come dovuto al venir meno della capacità di
adattamento di 'camminare' con la propria quotidiana fallicità, man mano avanzano
la natura umida, segreta del mestruo, e tutte le modificazioni ormonali che premono
sulla psiche del soggetto. Al fallo femminile, nascosto nel suo contenitore, si
sfaldano le pareti che lo contengono, e che vanno quindi rinnovate.
Possiamo anche ragionare nei termini della sostanza misteriosa che chiamiamo
'sangue'. La quale è una manifestazione - nel sogno - di un fluido che compie un
movimento dall'alto, dalla testa, scendendo verso il basso, coinvolgendo occhi e
seni, e che sembra potersi accumulare nella zona del ventre: una percezione
individuabile come concausa delle immagini oniriche di gravidanza.
La quale 'gravidanza' può innescare le immagini di un decorso gravidico vero e
proprio, anche fino al parto, oppure - come si è visto - defluire ancora sotto forma di
sangue o grumi, suggerendo l'idea dell'aborto; oppure coesistono ambedue le due
strade, gravidanza e aborto
Se inoltre pensiamo al ventre come a un contenitore che si prolunga
biforcandosi nelle due gambe (intese a loro volta come tubi cavi), ecco che il sangue
può proseguire la sua discesa, e arrivare ai piedi, ed essere prelevato all'altezza delle
caviglie, o – avvertito come fluido esterno – bagnare e disfare le scarpe.
Sia che l'evento onirico riguardi entrambi gli arti o uno solo, siamo nell'ambito
della già menzionata struttura del 'due', e dell'eventuale 'oscuramento' di uno dei due
termini.
Ecco due sogni (di sognatrici diverse) che mettono in relazione mestruo e messa
in primo piano delle gambe, la danza, in una contrapposizione tra spinta a
un'esibizione e inibizione della stessa, in quel bilico tra un mestruo che vuol
mostrarsi e che viene anche nascosto.
Devo debuttare come étoile alla Scala in quanto sostituisco un'étoile
improvvisamente assentatasi. Sono un po' preoccupata perchè proprio quel giorno
mi sono venute le mestruazioni, e temo che l'assorbente si veda attraverso il
costume. Una compagna mi propone un assorbente interno che però non so se mi
darà fastidio durante il ballo. Comunque lo metto. Poi c'è il problema delle
92
mutandine, che io ho solo nere e che mi vedono attraverso il costume. Finalmente ne
trovo un paio bianche, e sono pronta.
A danza con altre donne, stavo ballando e preparando un balletto. Mi accorgo
di avere le mestruazioni e che il sangue sta uscendo oltre l'assorbente e macchiando
tutto. Mi metto un po' indietro per mimetizzarmi un po'; non è che non riesco a
ballare, è che non ci sono tanto con la testa. Il sangue non mi dà fastidio più che
tanto, siamo fra donne. In quel momento l'insegnante, una severa, mi chiama in
prima fila e mi dice che nella prossima rappresentazione io interpreterò
Cenerentola. Sgomento, penso di non potercela fare
.
Il secondo sogno sembra dire: devi danzare, ma con una scarpa in meno.
La tesi di Ginzburg riguardo alla straordinaria estensione nel tempo e nello
spazio geografico dei mitici accadimenti alle gambe - egli non fa distinzione tra
eventi simmetrici e monosandalismo - è che si tratti in ogni caso della traccia di un
iniziatico passaggio nel 'mondo dei morti', tesi ancor prima formulata da Propp a
proposito delle fiabe.
Nel sogno le cose sono interpretabili in modo del tutto analogo.
Il mondo dei morti si può identificare con una specie di al di là onirico, uno
spazio-tempo caratterizzato da diverse circostanze possibili:
- l'attraversamento di un confine particolarmente marcato, quale una frontiera,
un fiume, un tunnel.
- il mutamento di luce improvviso nella scena, passando dalla penombra onirica
a un'illuminazione intensa e diffusa.
- la presenza di personaggi vestiti di bianco (i medici o gli infermieri, ad
esempio), o di personaggi dai lineamenti orientali.
- gli stati (sognati) di incoscienza: sonno, ipnosi, ubriachezza, trance, effetti da
droga. Tipicamente il passaggio dal sogno sognato al risveglio, pure nel sogno.
- le distorsioni temporali: essere in ritardo, non svegliarsi in tempo, accorgersi
di inspiegabili salti dell'orologio
Si può immaginare che in questi casi l'Io del sogno compia un viaggio in spazi
mentali che richiedono un particolare 'salto', o che egli debba restare al di qua di una
soglia dietro alla quale - a livelli impenetrabili - qualcosa sta avvenendo.
Il passaggio può svolgersi anche in senso inverso, da parte di figure che
provengono dall'al di là onirico: di solito vengono scelti personaggi nella realtà
deceduti di recente.
Un celebre esempio di questo tipo di incontro si trova nell'Antico Testamento,
nella lotta notturna tra Giacobbe e l'angelo, al termine della quale Giacobbe si trova
con il nuovo nome di Israele e con una lussazione all'anca. Ma anche il ballo
notturno di Cenerentola nel fastoso palazzo, da dove esce con una scarpa in meno, fa
parte di una nutrita serie di passaggi nell'al di là. Uno spazio dove Cenerentola era
93
stata trasportata per magia, con un movimento che Ginzburg assimila al volo
sciamanico, qualcosa che può accadere solo inibendo - ancora - l'uso delle gambe.
L'incontro con i morti può essere intravisto in diverse manifestazioni del
folklore, ad esempio nelle usanze carnevalesche (le bande di giovani mascherati che
si presentano alle case offrendo canzoni e buffonerie in cambio di doni), dove si
tratta comunque di usanze che accompagnano i passaggi stagionali.
Una realtà notturna ultramondana, molto vicina a quella collegata con il
mestruo, in quanto viaggio nel regno di un dio infero, incestuoso carceriere, come
Ade.
94
La circolazione del sangue
Trasfusione e circolazione
Ho in precedenza affermato che nei nostri sogni non rimane traccia del potere
distruttivo del sangue mestruale, e questo resta vero al confronto della severità dei
costumi tribali. Ma qualcosa è rimasto nel nostro inconscio, nella forma più blanda
della contaminazione e dell'infezione.
Ricordate il sogno proposto per introdurre il tema delle lagrime?
A scuola una mia collega si mette a piangere sommessamente, la riparo sulla
mia spalla, per condurla via dagli sguardi curiosi dei genitori degli alunni. Alla
fine di un lungo corridoio, sempre in mezzo ai genitori, ci fermiamo nell'angolo di
una stanza, dove ci sono sedie brutte, alcune con macchie di sangue mestruale. Poi
la stanza diventa una metropolitana, e mentre andiamo penso che dovremmo
fermarci per andare a fare, come richiesto, la vaccinazione antitetanica.
Perché mai bisognerebbe fare una vaccinazione dopo aver visto una macchia di
mestruo? Più chiaro è questo sogno:
Da una finestra vedo uno stagno pieno di bestioline, che mi fa un po' paura.
Alcune entrano dalla finestra. Delle donne stanno lavando i loro assorbenti,
mentre io li butto via.
L'acqua con la quale le donne lavano gli assorbenti alimenta lo stagno, dal quale
escono le bestioline che rientrano quindi dalla finestra, in una sorta di circolazione.
L'lo del sogno, sorgente in molti casi dell'inondazione mestruale, in altri la teme
come inquinante: come se ci fosse un flusso in entrata e un flusso in uscita. Vi sono
casi in cui la combinazione dei due flussi è esplicita:
Mi trovo in Arabia in una moschea dove c'è una piscina divisa in due parti. In
quella più stretta trovo mia madre e mia zia che mi invitano a fare il bagno perché
da quella parte l'acqua è più calda. Io desidero farlo, ma sono impedita perché se
vorrò fare il bagno dovrò togliermi un assorbente, il che non è possibile perché
sono in pubblico. Trovo anche un'amica che fa il bagno, mi affida la sua piccola
bambina alla quale cambio i pannolini. Arrivano tanti cinesi e si siedono sulla
gradinata attorno alla piscina, so che perderanno delle cellule nell'acqua, penso
che schifo, non faccio più il bagno.
Flusso in uscita: l'Io del sogno è mestruante, l'impossibilità di esporsi al
pubblico sposta il mestruo sulla pipì della bambina, alla quale invece i pannolini
possono venir cambiati.
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Flusso in entrata: i cinesi perdono cellule (ovviamente gialle) nell'acqua;
probabilmente la stessa pipì della bambina, che potrebbero contaminare.
Tutta l'operazione si svolge mentre l'Io del sogno è in piedi nella prima vasca,
ovviamente con le gambe immerse nell'acqua: le gambe sono il luogo privilegiato
per i prelievi e le trasfusioni.
La circostanza è più evidente considerando assieme i tre sogni commentati nel
capitolo successivo, ai quali già fin d'ora rimando. Essi hanno una struttura così
simile che - anche se solo il sogno B parla esplicitamente di trasfusione - non è
difficile immaginare che lo stesso accada negli altri due.'
Credo di poter affermare che laddove nei nostri sogni veniamo minacciati da
una siringa, il fluido ivi contenuto proviene da qualche altro personaggio,
eventualmente rimasto dietro le quinte. Inversamente quando ci prelevano il sangue,
a qualcuno esso è destinato.
Quale senso supporre per questa circolarità?2
Propongo due congetture, non escludentesi tra di loro.
1- Supponiamo che il nostro sistema psichico sia costituito da caratteri manifesti
(e cioè che si incarnano - ad esempio - in comportamenti, anche se non per questo
consci) e da caratteri latenti, ossia inattivi (e presumibilmente inconsci). Una
struttura di questo tipo appartiene ai caratteri ereditari contenuti nel DNA, un
insieme di coppie dove uno dei due caratteri è inattivo (recessivo) e l'altro è attivo
(fenotipico).
Non è ancora molto chiaro a cosa serva alla cellula il carattere inattivo; si
suppone - tra l'altro - per fornire pezzi di riserva in caso di guasti. Ma come far
valere l'analogia sul piano psichico?
Ci sarebbe forse da aspettarsi che periodicamente qualche carattere attivo
venisse ingoiato dal calderone di quelli inattivi (che potrebbe pescare a sua volta
nell'inconscio collettivo), e viceversa; ossia che avvenisse una reciproca
contaminazione tra i due sistemi2 al fine di cercare il miglior adattamento col mutare
delle richieste.3
2 - I due personaggi - ricevente e sorgente della trasfusione - corrispondono a
due diverse funzioni di elaborazione di contenuti, tali che la seconda funzione
elabora i prodotti della prima. Nel paragrafo successivo accennerò quale
elaborazione si potrebbe congetturare.
______________________
' In B la trasfusione avviene tra due donne. In C il prelievo viene praticato alla gamba di una
donna, mentre non si specifica la natura dell'iniezione alla gamba della seconda. In A non si parla di
trasfusione, che potrebbe però essere celata nell'immagine di dare lezioni alla cugina.
2
Questo tipo di contaminazione si svolge durante la maturazione dell'ovocita (cellula
riproduttiva non ancora fecondata) durante la fase meiotica: i cromosomi omologhi (quelli di origine
paterna e materna rispettivamente) si accoppiano per dei tratti e si scambiano materiale genetico
(crossing over).
3
L'ipotesi è concettualmente analoga a quella. di M.Jouvet, quando propone di attribuire al
sogno la funzione di riprogrammazione dei neuroni.
96
L'ipotesi di un'elaborazione in due fasi in cascata anziché di uno scambio nei
due sensi viene incoraggiata da altri motivi tipici che potremmo avvicinare alla
trasfusione.
Uno è quello delle "due piscine accoppiate": due vasche, due contenitori d'acqua
collegati tra di loro da uno stretto canale, o tunnel, nel quale è abbastanza pericoloso
avventurarsi; di solito un personaggio, anche l'lo del sogno, tenta il passaggio.
Il sogno delle due piscine nella moschea reca traccia di questa struttura.
Altro motivo è quello dei "due edifici accoppiati" e congiunti da una pericolosa
passerella. C'è un sogno in cui uno dei due edifici viene indicato come quello delle
Ricerche Scientifiche e l'altro come quello della Musica; altre volte questo secondo è
un museo di dipinti, mentre la funzione del primo non è specificata.
In ambedue i casi si tratta di un passaggio da un corpo a un altro.
La supposizione che si tratti dei due emisferi cerebrali, con le loro differenti
modalità di pensiero, emerge spontanea. Vi ritorneremo presto.
Quando ho parlato della dinamica effusiva della macchia mestruale ho proposto
l'ambiente che viene invaso dal sangue come frutto di una nuova prospettiva, il
corpo che si dilata per diventare contenitore dell'Io del sogno: il movimento è simile
ai precedenti, e mette a fuoco l'ambiente del ricevente, questa volta impersonale e
dotato di un occhio pubblico.
Sono due ipotesi di due diverse circolarità, una richiusa su se stessa (in
sostanza: da una gamba all'altra), la seconda che attraversa un punto all'infinito
(come accade nei sogni in cui anziché due piscine c'è una sola piscina collegata con
il mare).
Il sogno B1 dice che la trasfusione è dolorosa, specie per chi la riceve. Così
come è dolorosa la parola dell'analista, per il solo fatto che non corrisponde alla
struttura conoscitiva di chi l'ascolta, così come lo è lo stadio che precede ogni nuova
conoscenza.
Ho la sensazione che il processo onirico sottolinei l'elemento di dolore in quanto
dovuto all'iniezione forzata di fluido nella carne, e cioè in quanto mescolamento tra
carne e sangue, confluenza di due opposte dimensioni che erano state separate.
Nella trasfusione è sempre una gamba sola ad essere implicata: forse il soggetto
deve mantenere certe sue caratteristiche identificatorie manifeste, per permettere che
altre cambino; oppure il sangue esce da una gamba per arrivare all'altra. Oppure il
risultato - una gamba con sangue e l'altra senza - riflette la separazione tra sangue e
carne; o il processo di oscuramento delle caratteristiche che apparentemente
resteranno inattive. In questa materia è come se si intravvedessero delle ombre nella
nebbia, delle quali si cerca di indovinare che forma abbiano e cosa stiano facendo.
___________________
' Vedi al capitolo successivo il paragrafo "Tre sogni".
97
L'esame di maturità
Ho incontrato diversi sogni dove il prelievo o l'analisi del sangue sono
contestualmente associati con un esame. Un'associazione che ritorna nei racconti di
molti altri sogni, dove l'ambiente è descritto come: "ero in un ospedale ma forse era
anche una scuola..." Anche nel sogno B : per andare all'università si passa da un
ospedale. Due esempi espliciti:
Una bambina vorrebbe sapere se è stata promossa o bocciata a scuola, ma non
lo si sa. L'attenzione viene attirata da una teca con tanti scatolini, e tra questi
un'ampollina con del sangue, come per un'analisi.
Un'amica incinta decide, dopo dubbi, di tenere il figlio. Va alla clinica per
aborti per comunicare la decisione, e comunica alle altre donne che festeggerà
facendo acquisti. Le altre, che sono lì per abortire, si lamentano per gli eccessivi
prelievi di sangue fatti per le analisi, che le indeboliscono e le prosciugano. Io devo
fare un concorso per giornalista per inserire il mio lavoro in ambito istituzionale.
Ho perso ogni capacità di concentrarmi e so che verrò bocciata all'esame. Svolgo il
tema all'ospedale seduta su uno dei letti delle donne che stanno per abortire.
Nel secondo l'Io del sogno fa il tema di concorso sul letto della donna cui è stato
prelevato il sangue: l'associazione dei due motivi è molto chiara. Si noti l'alternativa
gravidanza /aborto, che ritorna puntualmente nei sogni seguenti: una volta che si dà
l'esame la loro compresenza non sembra più possibile, la carne viene separata dal
sangue:
X era incinta, ma per dare l'esame ha dovuto perdere il bambino.
X si è laureata; mi racconta che non ha avuto la bambina che aspettava e che
per questo suo marito l'ha cacciata di casa.
Avverto l'insegnante che non potrò dare l'esame perché per quell'epoca aspetto
un bambino.
Se ricordiamo come l'aborto viene assimilato al mestruo, la coerenza esameaborto di questi sogni diventa esame-sangue, opposta all'alternativa dell’avere un
figlio.
Che l'esame sia un esame del sangue emerge anche da questo sogno, dove è il
monosandalismo a riportarci a tematiche mestruali:
Sono a casa di una ragazza che deve sostenere l'esame di laurea; si mette un
vestito molto corto, e sotto un paio di pantaloni stretti con una gamba lunga e una
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corta, come da Arlecchino. Vado da Galtrucco e all'entrata mi fanno una
radiografia. Ma ora è un museo con molte statue.
La sognatrice aveva detto che la ragazza si era vestita così per sedurre il
professore. Non sarebbe la prima volta. Un trucco, allora, una specie di mascherata,
come se davvero la candidata si presentasse zoppa? Probabilmente sì, anche se poi
l'esame viene sostituito addirittura da una radiografia, un esame ancora più
approfondito.
Mi trovo al liceo, ci sono altre donne come me, con la pancia. Capisco che si
tratta del corso di preparazione al parlo, ma so anche che devo dare l'esame di
maturità. Qualcuno mi dice che il preside è innamorato di me. Egli mi dà l'incarico
di ritrovare un mazzo di chiavi che qualcuno ha perso
.
Che l'allieva cerchi di sedurre il professore, e che ci siano i professori che ci
cascano, è un motivo risaputo sia nel sogno che nella realtà, che viene inscritto
nell'area dell'Edipo. Siamo nella normalità, e non è neppure necessario per questo
rinunciare alla maternità. Però... andiamoci piano, c'è da ritrovare delle chiavi andate
perdute.
Se l'esame è un'analisi del sangue, perché l'allieva dovrebbe cercar di sedurre
attraverso questa via? E perché il professore dovrebbe innamorarsi del suo sangue?
E perché, specularmente, anche nei nostri sogni ricorrenti l'esame è così
terrorizzante?
La seduzione non è allora la scorciatoia per aggirare il terrore, per fare in modo
che il professore si interessi al sangue ma nel contempo non faccia l'esame?
Ma già sappiamo che l'esame del sangue da parte dell'occhio pubblico - in
questo caso dell'occhio istituzionale - è terrorizzante. Ricordiamo anche che in uno
dei sogni appena riportati l'lo del sogno scrive un tema di concorso per inserire il
proprio lavoro in ambito istituzionale.
Si sta delineando un'ipotesi che studi successivi dovranno chiarire e verificare
sulla base di una gran mole di materiale onirico.
L'esame è un filtro che fa passare solo i contenuti che si sono dati una forma
adeguata per venir accettati e diffusi nel sistema simbolico condiviso, del quale il
professore è il rappresentante istituzionale. C'è un sogno che illustra bene la cosa:
Sono alla scuola di ceramica. Devo fare un concorso per cambiare lavoro. Mi
danno un foglio bianco con una macchia color marrone di forma quadrata, e la
prova consiste nel creare qualcosa su quella base. Non ne sono capace, e mentre
cerco di sollevare il foglio la macchia cola. Alla fine riesco a mettere il quadrato a
posto.
Allo stato nascente questi contenuti sono riconoscibili solo da chi li produce,
nell'ambito di una coscienza privata, che li sente senza peraltro poter dare loro una
99
forma, in quanto non esiste forma se in qualche modo essa non può entrare in
relazione con uno sguardo pubblico.
Il sangue rappresenta la fase in cui i contenuti non possono ancora accedere al
mondo dell'univocità paterna e del principio di identità, in quanto ancora al loro
stato nascente, dove sono strutturati dal due; stato reso possibile proprio dal venir
meno dell'influenza dell'Io, dell'uno, lasciando così la parola alla creazione da parte
del soggetto (prima fase). Ma perché i contenuti di novità, l'assolutamente nuovo,
possano penetrare nel sistema, devono alla fine accettare il filtro dell'esame di
maturità, uniformarsi al principio di non contraddizione (seconda fase).
Se il professore è un tradizionalista nemico di ogni novità boccerà, farà
appassire ogni contenuto creativo della sua candidata, ed è comprensibile che la
stessa si guardi bene dal mettere sotto i suoi occhi il proprio sangue, perché non ne
venga distrutto o svalorizzato.
Ma chi è il professore?
Il professore è la stessa logica della sognatrice, il sistema segnico introiettato ed
alienato come cultura patriarcale non appartenente al soggetto.
Tuttavia questo stesso discorso, quando lo sguardo temuto è impersonale e non
appartiene a un esaminatore, suggerisce un ulteriore piano di idee: il sistema di
produzione di nuovi contenuti e valori non ha ancora il suo pensatore, come direbbe
Bion.
Abbiamo visto come la donna mestruante sia la cerniera tra la cultura dell'uomo
e la conoscenza in possesso degli dei: e chi sono gli dei se non una soggettività che
non ha ancora la percezione di se stessa? Gli dei ispirano, suggeriscono, ma sono
ancora inconsci di sé, si esprimono mediante il due. Se si cerca di dar loro un volto
diventano subito l'uno dell'archetipo paterno che ristabilisce il principio di identità.
Non bisogna far loro vedere nulla, per ora.
La donna si fa uomo dopo il furto del miele, o è l'uomo che glielo carpisce, la
cosa non cambia. Per ora i frutti del pensiero allo stato nascente, la mente
dell'emisfero destro, possono essere raccolti e utilizzati solo da un pensiero di segno
maschile. Tutti i sogni connessi con la mestrualità stanno a indicare solo il lavoro di
adattamento in tal senso, o lentamente stanno costruendo strutture che sappiano
accogliere un più alto piano di soggettività, che non abbia più bisogno di
identificarsi, per avere coscienza di sé, con un lo tutto maschile ?
Il problema sembra trovare espressione compiuta in questo sogno:
Voglio cogliere delle piante di asparagi per magiarmeli. Tiro a me la pianta ma
mi accorgo che ci sono già le foglie, e quindi gli asparagi sono immangiabili. Così
vi rinuncio... Entro in casa. Un vampiro si avvicina e mi bacia i genitali,
eccitandomi. Perdo la mia identità, ora sono forse un uomo. Una vecchia mi si
avvicina: è grassa, orribile; ne sono schifata. So che dovrei amoreggiare con lei...
Il vampiro che bacia i genitali è un succhiatore di sangue mestruale, che si nutre
della creatività del pensiero di segno femminile. Non diversamente
dall'atteggiamento dell'lo che vorrebbe appropriarsi di modalità maschili, mangiando
l'asparagio. Ma qualcosa si inceppa, l'asparagio mostra la sua coappartenenza alla
100
terra e diventa immangiabile per l'Io. Forse la via d'uscita sta nel riconoscere come
possibile partner la donna grassa e orribile, la madre di una soggettività ancora
sconosciuta.
Dal sangue alla scrittura
Con gli ultimi sogni ci siamo spostati su di un uso lievemente diverso dei motivi
tipici: essi sono ancora presenti, ci indirizzano nell'affrontare il sogno, ma nello
stesso tempo si saldano assieme per costruire strutture più complesse, che
suggeriscono l'ingresso di archetipi con la loro dialettica evolutiva: un discorso
dell'inconscio collettivo.
In questa zona di mezzo troviamo un altro motivo estremamente significativo:
sembra che il sangue, i fluidi interni, abbiano la tendenza a cristallizzarsi nei segni di
un linguaggio condiviso, una forma di scrittura, coerentemente con la congettura
poc'anzi avanzata: un pensiero. femminile costretto a strutturarsi in un secondo
tempo attraverso modalità maschili per diventare consapevole e condivisibile.
Qualcosa che accade sia negli uomini che nelle donne, ma che tocca maggiormente
queste ultime, in quanto più vicine alla prima fase creativa del processo, nella quale
il soggetto si dice prima di ogni intermediazione.
E si pone la stessa domanda: si tratta dei codici della cultura maschile, che
periodicamente vengono dissolti dalla fase femminile (il sangue) e ricostruiti in un
processo sostanzialmente conservativo, o si tratta di tentativi evolutivi verso un
codice del tutto sconosciuto? Verso l'edificazione di una nuova soggettività che
includa - oltre alla mente maschile - anche quella femminile in parallelo?
Per coglierne esempi si potrebbe riprendere la scena della sognatrice che scrive
il tema per il concorso da giornalista sul letto di una donna che deve abortire e alla
quale è stato tolto molto sangue. Non di rado appaiono immagini di libri e di
giornali, caratteri a stampa che hanno diffusione pubblica.
Si rivedano inoltre, al capitolo successivo, i sogni A e B. In ambedue c'è un ago
infilato in una gamba, e nel secondo si parla esplicitamente di trasfusione. Nel primo
un gonfiore alla gamba viene medicato con un foglio di giornale, e nel secondo il
sogno termina con un'operazione di scrittura.
Vediamo qualche altro esempio:
Vedo la maestra elementare con tanti bambini tutti seduti davanti alla porta
dell'aula. Io devo fare pipì. Mi viene indicato un luogo all'aperto dove mi reco con
uno scienziato famoso. Mi devo arrampicare per una montagnola lungo un
sentierino a spirale, ma non trovo posti per fare pipì. Parlo con il mio analista, il
quale mi dice che non ho ancora imparato a scrivere con il mio stesso sangue
Già abbiamo visto le relazioni tra urina e sangue. Questo è il sogno di un uomo:
Sono in ufficio, mi viene da orinare Lo faccio sulla scrivania. Poi prendo uno
straccio per asciugare. Suonano, sono dei ragazzi che mi portano un biglietto da
firmare: si tratta di un ordine che mi impegna a pagare centomila lire per cento
copie a stampa di un documento...
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Trovo interessante il motivo della riproduzione in molte copie. C'è un sogno
dove la sognatrice estrae fotocopie dalla vagina, un altro in cui vengono trovati molti
dattiloscritti nella tazza di un wc, dove la sognatrice si accinge a defecare. Si tratta
dunque di prodotti per una diffusione pubblica, come il sangue.
Le operazioni di lettura e scrittura si intrecciano, non è facile distinguerle. E se
si legge, chi è l'autore dello scritto?
Sono in un ospedale dove devo farmi fare dei prelievi di sangue per degli
esami. Chiedo indicazioni, che sono sbagliate, e mi perdo. Sono in cima a delle
scale, tipo università. Mi accorgo che mi hanno rubato il portafoglio, il libretto
degli assegni - salvo uno che ho tenuto nascosto - e i documenti di identità. Poi mi
trovo in un bar con un amico X, che sta leggendo il giornale con gli occhi molto
attaccati al foglio; senza staccarli, egli risponde a una mia domanda con le parole:
"progettista automatico ".
Se le righe a stampa contengono un progetto già elaborato dall'inconscio
collettivo, il problema è forse quello di inserirsi negli automatismi, e aggiungere
parole nel programma, a testimonianza della propria soggettività. Il sangue è capace
di diluire le vecchie parole, e di aprire il testo alla nuova scrittura:
Il mio analista mi presta un libro che sto sfogliando. E' dedicato dall'autore a
suo padre, un famoso medico, diventato cieco e paralitico a causa di una malattia
progressiva. Vi si narra del rapporto di un uomo con la neve; egli è diventato cieco,
forse per aver voluto fissare il sole. Mi accorgo di avere bagnato e macchiato il
libro, cerco di asciugarlo. Sulle prime pagine un'amica dell'analista, che ha fatto
come me il classico, ha scritto parole in greco. Il libro si sporca sempre di più e
cade addirittura nell'acqua. Sono mestruata.
L'acqua, luogo ultimo di tanti movimenti di caduta, è in questi casi un
equivalente del mestruo:
Molte ragnatele che sembrano gigantesche reti ramificate, abitate da grossi
ragni. Uno di questi cade per terra e si trasforma in uno scorpione. Lo calpesto più
volte, ma ciononostante non muore. Allora lo butto nell'acqua, riuscendo
finalmente ad ucciderlo. Prima di morire lo scorpione riesce a pungermi più volte.
Invece di medicarmi le ferite scrivo parole su di un foglio di carta.
La fantasia corre, e assimila la gigantesca ragnatela a un sistema nervoso, dove
degli elementi cadono tramutandosi in momenti trasformativi che - attraverso il
veleno che inoculano nel piede - producono scrittura. Scrittura di che? Mi piace
pensare che vengano rinnovati o inseriti nuovi nodi nella ragnatela, il libro
ipertestuale dal quale leggiamo e sul quale scriviamo.
102
Il sangue pesante
Peso e soggettività
Il sangue mestruale è stato pensato, fino a un secolo fa anche dalla medicina
ufficiale, come una purga, una specie di fluido cloacale, patogeno se ristagnante, per
sua natura pesante e quindi aristotelicamente tendente verso il basso, e che dal basso
doveva fuoriuscire, eventualmente anche stimolato da interventi esterni quali i
salassi al piede.
Tuttavia la qualità del pesare, attribuita al sangue femminile, può essere
ritrovata nelle produzioni oniriche sotto forma di percezione di un fluido pesante che
si accumula all'altezza del ventre: percezione che ritengo sia il primo stimolo
all'origine di molti vissuti onirici di gravidanza, e delle concomitanti immagini, con
la loro ambivalenza, che lascia incerto l'Io del sogno tra gravidanza e mestruo,
orientandolo spesso verso il giudizio di sangue abortivo.
Percezione di uno stato fisico indotto dall'evento fisiologico, o
autorappresentazione di una sostanza psichica?
Ritengo che si tratti di due cause risonanti, e cioè reciprocamente influenzantisi,
ma anche autonome, ed è la prospettiva dell'autonomia quella che qui ci può
interessare.
Assumerò dunque che il sangue sognato sia - nei motivi tipici - una sostanza
psichica pesante, ossia che può indurre immagini di peso e di reazioni tipiche di un
corpo che è alle prese con un peso da contenere e da sostenere.
Il sangue, abbiamo anche congetturato, è una delle forme prese da un fluido che
assume anche altri colori e altre consistenze, l'accumularsi del quale può non
produrre peso ma immagini di gonfiore, ad esempio a un occhio o a una guancia.
L’accumularsi onirico di urina nella vescica, ad esempio, evento che può
corrispondere o non a un effettivo bisogno di urinare, appare a volte come il modo
per liberarsi dal peso, evitando il rischio dei suoi effetti, come la caduta
Non riporterò qui i numerosi sogni che attestano la relazione tra gravidanza e
cadute59, salite, discese, e quelli, in verità più rari, che mettono in evidenza come
una qualità della gravidanza onirica sia proprio la massa pesante percepita.
Una delle prime esperienze che l'animale fa della propria energia è quella dello
stare in piedi sulle proprie zampe, esperienza di una forza che tira verso il basso, e
della capacità di reagirvi, pena la sopravvivenza. La percezione di sè, dell'energia
che può esser sviluppata, il senso di una soggettività, si manifestano allora come
spinta verso l'alto, reattiva alla forza di gravità. Il sangue pesante, e la conseguente
reazione verso l'alto costituiscono una coppia di opposti che lavora lungo un asse
verticale, variando il punto di equilibrio secondo un movimento oscillatorio (come
nei movimenti pieni di sorprese degli ascensori onirici) che fa da spina dorsale alla
vita del soggetto nei confronti della propria oggettualità. Se il soggetto ha
59
Jung ha notato la sussistenza di tale coincidenza nel mito, spiegandola con il retaggio di antichi usi
barbarici nei confronti delle partorienti.
103
percezione di sè nell'elevazione, l'attrazione verso il basso è la manifestazione
dell'oggetto e della sua materialità. Base e punto di riferimento della reazione verso
l'alto è sopratutto il piede, cerniera, dunque, tra la vita del soggetto e quella
dell'oggetto.
Questa cerniera presuppone una superficie di contatto, abbastanza dura da
adattarsi all'oggetto mediandone le asperità, abbastanza tenera da saldarsi con
flessibilità e adattabilità alla natura del soggetto. Una superficie di contatto che si
esprime con la parte più indurita della pelle, lo zoccolo, o la pianta del piede, o la
stessa scarpa (in alcuni sogni i vari tipi di scarpa corrispondono esplicitamente ai
modi di adattarsi a diverse situazioni).
Riprendo il concetto di Io-soggetto parziale: nella misura in cui il soggetto
parziale contiene qualcosa del complesso dell’Io, questo Io parziale si annida in un
interno al quale la superficie di contatto fa da involucro. Di solito per il piede
l’involucro è una calzatura, per l’Io del sogno l’involucro è la pelle del corpo.
Ogni Io-soggetto parziale (e a maggior ragione se non è parziale) assume
dunque la forma di una coppia di contenuto-contenitore, dove questo secondo è un
involucro che fa anche da superficie di contatto con l'oggetto, e dove L’Iosoggettività si autorappresenta con il contenuto. L’Io-soggetto non potrebbe esistere
senza quella superficie di contatto che sembra contenerlo e che lo mette in relazione
con l'oggetto, sancendo anche la sua separazione e distinzione da questo.
La terna oggetto esterno, superficie di contatto (o involucro), soggetto
contenuto, può essere ritrovata a ogni livello: (terreno - scarpa – piede), (scarpa –
pelle del piede - sensibilità interna al piede), etc.
Da questo punto di vista il piede nella scarpa o la scarpa che affonda nella
propria orma sul terreno non sono diversi dalla coppia pene/vagina, nelle varie
forme fantasmatiche, simboliche o concrete con le quali possono essere vissuti.
L'Io-pelle, una delle prime esperienze di sè, prefigurando l'Io, nei primissimi
mesi di vita sembra costituirsi diffusamente sulla pelle, intesa come superficie di
contatto, per poi accartocciarsi in un nucleo più interno.
Due sono i tipi di pressione che si esercitano sulla coppia contenitore/contenuto
attraverso l’involucro: la durezza dell’oggetto esterno che si trova a contatto e il
peso. La prima, espressione delle forze elettriche di coesione, si esercita sopratutto
lateralmente, e induce la reazione del movimento orizzontale; la seconda,
espressione della forza gravitazionale, è avvertita attraverso la superficie di
appoggio e induce la reazione del movimento verticale.
Contrarsi o dilatarsi, solidificarsi o fluidificarsi in modo da non essere penetrati
o da esserlo, da compenetrare o da farsi risucchiare, evitare le durezze o smussarle, o
infrangerle, sono tra i modi primari della relazione con l'oggetto.
La reazione nei confronti della gravità - assecondarla o resistervi - non è
probabilmente la prima a essere messa in atto, ma - dalla nascita - quella
incessantemente attiva, e quella che conduce alla percezione di un proprio stabile
baricentro interno, continuamente sollecitato ad aderire alla materialità del mondo.
Incessante come la percezione di vuoto o di pienezza dell'apparato digerente.
104
Il movimento orizzontale e gli urti che esso provoca o dai quali è provocato ci
confinano all'interno dell'involucro e ci differenziano in tal modo dal mondo. Ma il
movimento verticale è in relazione con il peso, una qualità percepita come
endogena, come lo è l'energia per contrastarlo, conducendoci così verso il cuore
della percezione che la soggettività ha di se stessa.
Movimenti verticali e orizzontali
Ho proposto dunque la forza di gravità come una pressione soggettivizzante in
quanto induce una reazione contraria verso l'alto che coinvolge tutto il sistema
propriocettivo in uno sforzo costante.
Le percezioni diffuse che costituivano l'Io-pelle, se da un lato convergono in un
nucleo interno, da un altro, in quanto passaggio verso l’interno, mantengono il loro
stato di ubiquità, veicolandosi attraverso tutto ciò che scorre, dall'aria del respiro,
alla materia che fluisce via via mutando stato nei canali digerenti, fino a
rappresentarsi in ciò che vi è di più riposto e misterioso, il sistema dei fluidi.
Si tratta di una soggettività diffusa, che riprendo peso coagulandosi, e che si
ripropone come altro Io-soggetto quando prende la forma di un bambino che nasce.
tracce di questo processo sono ravvisabili negli innumerevoli bambini che rischiano
di cadere dalla finestra o dai balconi senza ringhiera.
La manifestazione onirica del peso ha l'effetto di coinvolgere il corpo in
movimenti verticali, espressioni - in tal caso - di resistenza o - all'opposto - di
abbandono alla gravità: la salita come espressione di una resistenza al peso che si
autorappresenta con l'affaticante movimento delle gambe, la caduta come abbandono
che elimina la percezione del peso, e che porta il soggetto a collassare con la propria
oggettualità; il volo, invece, come perdita di contatto con la forza attrattiva
dell'oggetto.
Con queste oscillazioni il soggetto mantiene in vita, lascia che si indebolisca o
rinnova la percezione che ha di sè tramite l’Io del sogno, variando il suo punto di
equilibrio rispetto alla pressione gravitazionale.
Sul piano di un Io-soggetto parziale, come la coppia piede-scarpa (consideriamo
ad esempio la perdita della scarpa ad opera dell’acqua), il dissolversi e il riformarsi
dell’involucro (e quindi della percezione che l’Io-soggetto parziale ha di sè) si
intrecciano con i mutamenti di posizione del corpo lungo l’asse verticale, e in
particolare alla caduta, come nel sogno seguente:
In compagnia di amici facciamo il bagno in piscina, poi rientriamo in casa
(non ricordo l'acqua), e per questo dobbiamo passare attraverso una specie di oblò.
Ricordo che ero scettica, perchè troppo stretto, e poi sembrava più a una galleria o
a un canale. Più tardi sono sulla terrazza di questa casa che non conosco, e giù c'è
un mio amico che mi invita a scendere. Per questo devo utilizzare uno scivolo, ho
un po' di esitazione, poi mi lascio andare. Indosso una gonna, e quando arrivo giù
mi si scopre una gamba. Mi ricopro subito perchè è brutta e non voglio che si
veda. Passeggio in questo cortile ho la "pancia", sono incinta, e la cosa non mi
preoccupa nè mi emoziona. Ho un abito blu scuro e sono molto sciatta, la stoffa
cede e si forma un buco sul fianco. Passeggio e incontro un uomo che non conosco.
105
Lui nota il mio pancione e reagisce male, sembra deluso e arrabbiato. Dopo avermi
guardato con insofferenza va via. Se voglio posso sempre abortire.
La gamba brutta, tipico esempio di monosandalismo legato alla gravidanza,
ricorda il pelo che fuoriusciva dal costume in un sogno di B, un’allusione al sangue
che non deve essere visto e che ancora non esce, anche se nel vestito della donna
incinta si apre un buco. Del resto anche della piscina non viene ricordata l’acqua60
La maggiore o minore implicazione del complesso dell’Io con i metabolismi
della soggettività potrebbe essere all’origine dei diversi modi del movimento: la
discesa potrebbe avvenire con una caduta, o tramite un ascensore o scendendo le
scale, o appesi a una fune, modi che differiscono tra di loro, forse, per il livello di
controllo che il processo dell’Io esercita sul processo. Ma considero la questione
come del tutto irrisolta.
Un modello interpretativo dovrebbe essere in grado si spiegare anche altre
differenze, la caduta all’esterno (dal balcone) da quella nell’interno (l’ascensore), da
una montagna o da un ponte, e anche l’esito della caduta; quanto a quest’ultimo
posso solo osservare che il piano di arrivo, quando la caduta è sognata fino in fondo,
si trasforma a volte all’ultimo momento in una superficie d’acqua, come se essa
fosse proprio quello stato fluido indifferenziato che attende il soggetto.
Ho riscontrato alcuni sogni così strutturati: l’Io del sogno si affaccia a un
precipizio, ha il terrore di cadere, mentre una figura maschile lo invita a scendere, e
anzi sparisce giù in basso per poi ritornare agilmente, quasi a mostrare che è tutto
facile e non c’è da avere paura. In un sogno in particolare la sognatrice inventa una
scusa per non scendere: “non posso, sono incinta!” C’è una parte, di segno maschile,
che non teme la caduta perchè non è gravata dal sangue, mentre l’Io del sogno ben
percepisce la dimensione sangue che è lì nell’attesa di manifestarsi.
Non ritengo che la salita sia il contrario della discesa, ossia che corrispondano a
processi opposti: per cadere ci si deve trovare in alto, ma non per questo bisogna
necessariamente aver compiuto una salita, anche se questo non di rado succede.
Di due tipi (non escludentisi, ma anzi concorrenti) mi sembrano essere i motori
delle nostre salite oniriche: la difesa dalla caduta e il raggiungimento dello stato di
trance onirica, che è un momento del processo stesso.
Gli aerei di nostri viaggi onirici fin da prima del decollo saranno sostenuti in
aria dalla percezione della potenziale caduta. In questa luce la salita va letta come
una manifestazione di resistenza alla forza di gravità, una reazione all’attrazione
verso il basso.
Per altro verso il punto morto che precede la caduta corrisponde a uno stato di
trance, più o meno esplicito, dell’Io del sogno.
Distinguerei quindi il salire dall’essere in alto, posizione alla quale corrisponde
una vertigine, effettiva o possibile. E’ possibile che la sensazione di vertigine,
unitamente alla percezione di un imminente precipitare, siano ciò che determina
l’immagine dell’essere in alto, e non viceversa.
60
Il sogno ha una debole appartenenza alla categoria delle ‘due vasche’, dove il passaggio nella
seconda è sostituito dalla discesa sullo scivolo, e l’oblò è il punto di transito.
106
Mi sembra quindi di poter leggere la salita come una manifestazione di
resistenza alla forza di gravità, una reazione all'attrazione verso il basso: il punto
morto che precede la caduta corrisponde a uno stato di trance, più o meno esplicito,
dell'lo del sogno.
Distinguerei quindi il salire dall'essere in alto, posizione alla quale corrisponde
una vertigine, effettiva o possibile. Credo che la sensazione di vertigine sia ciò che
determina l'immagine dell'essere in alto, e non viceversa.
Il momento della vertigine, corrispondente alla trance (onirica), comporta una
particolare relazione con il tempo e lo spazio onirici, vissuta spesso come perdita di
identità, e all'ingresso in un nuovo stato contrassegnato da un'inversione - la caduta dell'eventuale precedente movimento. Viene da pensare che la caduta corrisponda al
momento in cui il complesso dell'Io viene abbandonato dal soggetto, fino al distacco
di un lo-soggetto parziale.
Ecco in proposito un interessante sogno di un uomo:
Mio cugino ed io stavamo tornando a casa, aveva piovuto e la casa era
accessibile attraverso una piccola impalcatura che portava poi a un ascensore; ci
accingiamo a scalare... prima scalo e poi mi fermo, è molto pericolante, mi trovo
senza appoggio, mi sento cadere, lui addirittura cade, gli afferro la camicia, almeno
gli rallento la caduta, cade sul marciapiede, picchia la testa, perde sangue. Io sono
spaventato, corro a cercare aiuto a casa (è strano come per cercare aiuto a casa io
passi da un altra parte61, faccio delle scale ed entro nel palazzo, contrariamente a
prima con la storia dell'ascensore); ai famigliari dico di chiamare un'ambulanza,
piangendo e singhiozzando. Io torno giù, ma il terreno è bagnato e sono senza
ciabatte, a piedi scalzi, è meglio che vada a prenderle, anche l'amica X è scalza e
mi chiede di prendergliele in una borsa. Quando torno giù vedo che mio cugino è in
piedi e sta meglio, ma c'è confusione, non capisco, è mia sorella che è caduta e va
all'ospedale; accarezzo la pancia di mio cugino, è gonfia, gli chiedo se sta
aspettando un bambino, pensando però di parlare con mia sorella, ed è lei che deve
andare all'ospedale.
Si noti l'inversione del movimento: prima scalo, poi mi fermo, mi trovo senza
appoggio, mi sento cadere... In questo caso l'Io-soggetto parziale sembra assorbito
dalla persona che cade, versa sangue, resta senza scarpe, ha il ventre gonfio, è una
donna (il quadro mestruale è completato dal terreno bagnato e dalle lagrime). Il
sogno è anche un esempio della relazione esistente tra gravidanza e caduta.
Da spiegare è anche il raccordo dei movimenti verticali con quelli orizzontali,
tipicamente l'ascensore che a un certo punto diventa un treno viaggiando
orizzontalmente.
La modalità orizzontale del movimento fa pensare a un completo assorbimento
della soggettività da parte dell'Io del sogno, dove quella che sarebbe stata la messa
61
Il sogno risente del motivo dei due edifici accoppiati, al quale già si è accennato.
107
in crisi radicale del Io-soggetto attraverso la caduta, viene sostituita da adattamenti
dell'Io.
Tuttavia il movimento orizzontale può incontrare delle catastrofi che
assomigliano molto alle cadute, e che si esprimono con altri motivi tipici, come
quello dell'incidente o della macchina che non ubbidisce più ai comandi, o
dell'impossibilità di correre, o dell'attraversamento di confini, tipicamente con paesi
orientali.
Il movimento orizzontale si avvicina a quello verticale di caduta quando
appunto viene ritardato, come accade nel caso molto comune in cui si è costretti a
stare in coda.
Mi trovo in un aeroporto con compagni di scuola, dobbiamo fare un viaggio.
Prima di uscire bisogna fare una lunga coda, ci sono le transenne, perché ci si deve
sottoporre agli esami dell'orina e del sangue. Mi chiedo chi mi obbliga a fare quel
viaggio in aereo, mi viene il panico.
II coinvolgimento, spesso la lotta - riportata al piano orizzontale - dell'Io del
sogno nei confronti dei metabolismi della soggettività, porta l'lo incontro a catastrofi
oniriche, mutamenti che richiederebbero - per andar oltre - l'entrata iniziatica in
spazi dove le categorie spaziotemporali vengono travolte: il confine è spesso la
frontiera del mondo dei morti: non è diverso dal mondo dei morti di cui parlano le
favole (il bosco, la casa della strega, il regno custodito dai mostri), e di cui parlano
Propp e Ginzburg; di là stanno i vampiri, i cinesi, gli esseri con gli occhi strani, gli
uomini in camice bianco; il passaggio è contrassegnato da distorsioni temporali
(l'orologio si è fermato, o il tempo è improvvisamente volato), mutamenti di luce
(bagliori improvvisi, uscita da un tunnel), variazioni nel livello di coscienza dell'Io
del sogno (addormentarsi o svegliarsi, essere in trance, o ebbri). Anche gli
attraversamenti di confine sono legati al monosandalismo. Si veda questo esempio:
Sono in un luogo chiuso, disadorno, sembra l'atrio di una palestra. Le pareti
sono verdi... Io sono in mezzo ad altre ragazze sconosciute. Avevano un
abbigliamento severo, portavano impermeabili e niente trucco. Sono un po' inquieta
e dubbiosa. Siamo riunite di fronte a una porta a vetri. Grande. Al di là della porta
a vetri c'è un doppio filo spinato, che dà su questa 'piscina di ghiaccio"'. La luce al
di là dei vetri è abbagliante, bianca e argentata. Vedo che le altre si stanno
spogliando per poter accedere in quest'altro luogo ed invitano anche me a farlo.
Allora domando loro se "di là" è riscaldato, se si può stare veramente nudi; Forse
comincio a spogliarmi anch'io, ma non ricordo di quanti indumenti. Do ancora uno
sguardo alla porta a vetri, e dico alle ragazze che mi pare che il doppio filo spinato
non ci sia, che io non lo vedo. Una mi dice di fare attenzione e di guardare bene,
perché il filo spinato c'è. Quando lo attraverso, ovviamente con cautela,
108
probabilmente striscio il polpaccio contro una "spina" ma senza ferirmi. Sono
arrivata "di là ".62
La ferita a una gamba è ancora un esempio di monosandalismo; probabilmente
esso si manifesta con gli attraversamenti di un confine, includendo tra questi anche
l’impattodi una caduta; mentre la fuoriuscita abbondante di sangue si trova
principlamente associata alla caduta e alla gravidanza.
Tre sogni
I tre sogni qui riportati sono espressivi degli intricati problemi interpretativi che
insorgono di fronte all’intreccio di motivi tipici quali il monosandalismo, la
trasfusione, la scrittura, i movimenti verticali e orizzontali, il mondo dell’al di là.
Ma sono anche indicativi dell’intima connessione esistente tra i vari motivi tipici,
che fa pensare a una rete di immagini e di microtrame.
I primi due appartengono alla stessa sognatrice:
Sogno A
Devo andare all'ultimo piano di un albergo a forma di torre. Salgo in ascensore
e tengo gli occhi chiusi per abbreviare il tempo, che sembra non finire mai. Quando
li apro mi accorgo che sto precipitando, ma riesco ad arrivare giù senza farmi male.
Tanta gente cade, tutti si salvano eccetto una coppia. C'è un momento in cui do
lezioni di latino a mia cugina. Intanto una gamba, sotto il ginocchio, si sta
gonfiando. In infermeria mi ci infilano un ago collegato con uno stetoscopio; è solo
una botta. Mi mettono sopra unguento, garza, e - cosa che mi lascia sorpresa - mi
fasciano la gamba con un foglio di giornale.
Sogno B
Devo andare a un centro dell'università. Sono in auto con un bambino, mio
figlio, e una bambina nera adottata. Vi sono varie cause di ritardo, tra le quali la
perdita del tram 15. Per arrivare all'università si fa prima a passare dall'ospedale;
mi danno indicazioni sbagliate. Una dottoressa con una maschera di cartapesta mi
dice: avanti a "due passi". Un'altra si preleva liquido dalle gambe per poi darlo a
una paziente e qualcuno dice: questo è niente, sapesse cosa dovrà sopportare quella
che lo riceverà. Poi sto scrivendo con una penna, in oro su della carta dipinta a
mano. Infine arrivo alla porta che dà sull'università.
Ne sintetizzo differenze a analogie:
Il movimento:
A - verticale (salita e caduta)
B - orizzontale
62
Il sogno reca traccia del già menzionato motivo delle "due piscine".Le virgolettature sono
state scritte di pugno dalla sognatrice (che io non conosco).
109
Il tempo:
A - particolare percezione del tempo attraverso una dilatazione
B - particolare percezione del tempo, il ritardo, attraverso la dilatazione del
percorso)
Stato di trance
A - occhi chiusi, perdita del riferimento alto-basso
B - perdita della strada, del riferimento spaziale
Incontro di un limite:
A - l'impatto della caduta e una morte
B - attraversamento di una soglia (dall'ospedale all'università), come transito in
un al di là (la donna con la maschera)
Il due:
A - lo stetoscopio (biforcazione nei due auricolari)
- i due bambini
B - "L'universita' è a due passi"
L'intervento alla gamba:
A - Gonfiore alla gamba, l'ago infilato
B - prelievo di liquido da una gamba
La scrittura:
A – il foglio di giornale avvolto sulla gamba
B - la scrittura in oro
L’intervento di un medico
A – non personalizzato; l’infermeria e la medicazione
B - siamo in un ospedale; la dottoressa con la maschera
La trasfusione
A - Non evidente (le lezioni di latino alla cugina?)
L’impressione di caratteri a stampa del giornale su di una gamba?
B – donazione di sangue (o altro fluido) da una dottoressa a un’altra donna.
Il regno dei morti
A- l’ultimo piano della torre, l’infermeria
B- l’ospedale, luogo delle maschere
Vediamo ora il terzo sogno, dove il regno dei morti appare come un luogo di
transito tra la vita e il funerale: ancora l’ultimo piano di un ospedale. Si noti ancora
che scopo dell’Io del sogno non è quello di strappare un personaggio alla morte, ma
di liberarlo dal tempo di attesa tra la morte e il funerale.
110
Sogno C
Devo andare al funerale di X, prima però passo a prenderlo vivo al pronto
soccorso di un ospedale. Riesco a sapere che si trova all'ultimo piano di
quell'immenso grattacielo che è l'ospedale, e che l'unico modo per arrivare lassù è
quello di salire su di un montacarichi su cui si trovano due lettini. X è considerato
morto e quindi non gli sarà concesso di venire via con me, devo aiutarlo a fuggire.
Fingo di avere un malore e vengo subito sdraiata su di un lettino di un montacarichi
e mandata su in alto al pronto soccorso. Lì lo incontro e in pochi secondi stabiliamo
il piano di fuga: io mi faccio visitare, e una volta che i miei parametri fisiologici
risulteranno normali verrò rimessa sul montacarichi e rimandata giù, e in quel
momento X salterà sul montacarichi e scenderà con me. Il piano funziona, tuttavia
accanto al montacarichi c'è una specie di botola, percorsa da un lunghissimo
pilastro che arriva a terra. X scende velocissimo ruotando intorno al pilastro e
scompare. Viene dato l'allarme e il montacarichi viene fermato nell'ambulatorio di
un ortopedico che mi si avvicina tenendo in mano un vassoio di ossa. Accanto a me
c'è una ragazza che non vedo in faccia. L'ortopedico mi vuol fare del male,
vendicarsi della fuga cui ho collaborato. Mi lega un laccio emostatico alla caviglia,
il dolore è sempre più forte, ma resisto e consolo la ragazza, cui fanno la stessa
cosa. Passa molto tempo, si avvicina l'ora del funerale e non sono ancora riuscita a
uscire. Decidono di lasciarmi andare, prima però un'infermiera mi infila più volte
con forza la siringa nella gamba e mi aspira sangue. Poi sono libera, respiro
all'aria aperta e corro verso l'auto, pensando che X sarà là che mi aspetta.
Userò la griglia precedente:
Il movimento:
salita e discesa e - usciti dall'ospedale (regno dell'al di là) - il moto orizzontale
(l'automobile, il correre)
Il tempo:
L'azione si svolge in corsa contro il tempo, liberare X prima del suo funerale
Stato di trance
L'Io del sogno finge un malore per poter entrare nell'ospedale.
Incontro di un limite:
L'ascensore viene arrestato nella sua discesa
Il due:
La salita viene fatta in un ascensore con i due lettini
L'intervento alla gamba:
Arresto del sangue nella gamba, gonfiore, e prelievo di sangue con un ago
111
La scrittura
manca
L’intervento di un medico
L’ortopedico che presenta il piatto di ossa, l’infermiera
La trasfusione
Non è evidente, ma c’è un’altra donna cui ‘fanno la stessa cosa’
Alcuni commenti sono già stati fatti nei paragrafi precedenti. C’è più di una
domanda che si pone relativamente alle differenze e alla analogie tra i tre sogni, così
come sipongono in generale delle domande sulle varianti dei motivi tipici: le varianti
appartengono al modo individuale con il quale il motivo tipico viene declinato, così
come variano gli scenari e i personaggi, o discendono da scostamenti rispetto a un
processo normale conseguenti a particolari problematiche?
La scelta del percorso orizzontale, nei sogni A e B, appartenendo essi alla stessa
sognatrice, in tempi abbastanza vicini, sembra non dipendere da caratteristiche
individuali ma - se mai – dal differente modo di risolvere una stessa problematica
nei momenti diversi nei quali il sogno è stato fatto.
Il sogno C è più complesso: introduce più chiaramente la dimensione dell’al di
là (si noti che il personaggio sognato era davvero deceduto poco tempo prima del
sogno) e introduce il personaggio vivo-morto, capace di scendere con grande
velocità (nel sogno A c’è solo una coppia che muore).
Questo secondo personaggio è già stato incontrato in altri sogni (vedi il sogno
del ‘cugino che cade’). Credo che si tratti ancora di un Io-soggetto parziale. Il
motivo è piuttosto comune: di due personaggi, sopratutto bambini, uno precipita e
l’altro no, riprendendo la struttura dell’oscuramento di un termine della coppia.
L’immagine della gravidanza non appare esplicitamente in nessuno dei tre
sogni, se non nel gonfiore della gamba, dovuto all’accumularsi del sangue. Però il
sangue viene estratto e passato altrove, a differenza del sogno del “cugino che cade”,
dove il sangue fuoriesce all’altezza della testa, e non si accumula giù nelle gambe,
ripresentandosi invece come gravidanza.
Vi sono ancora due immagini alle quali nella presente trattazione non è stato
dato spazio: la scrittura (o i caratteri alfabetici) e le ossa, e per le quali rimando a
successivi studi.
Il sangue della balena – Tracce per una ricerca
Ottavia aveva spiegato alla madre che la balena era stata colpita e uccisa dai
pescatori; nel disegno vediamo per l’appunto un pescatore, il fratellino, che si trova
al lato opposto dell’imbarcazione.
112
Da tempo sto usando un concetto, quello dell'autorappresentazione nel sogno
(con motivi tipici) di processi metabolici di manutenzione e ristrutturazione della
soggettività: ho fatto l'ipotesi che essi ricorrano da processi più strettamente inerenti
al corpo, dall'esperienza che il corpo ha fatto di se stesso prima della coscienza, e
che si siano saldati con le esperienze che hanno attraversato la coscienza, creando
così il terreno comune in cui essi si possono muovere con l'Io del sogno.
Ho assunto inoltre il sangue come una delle forme autorappresentative che
prende un'ipotetica sostanza primaria che ci costituisce, e che nei suoi multiformi
metabolismi, dal corporeo allo psichico, vive della sua costante tendenza sia
all'autoconservazione che alla soggettivizzazione: quest'ultimo essendo un processo
che si incarna in infiniti livelli di individualizzazione, dove il confine tra soggetto e
oggetto è assolutamente mobile e funzionale al processo stesso.
Si potrebbe dire che il sangue è il sangue del Sè junghiano, e che in quanto
forma di una sostanza primaria è anche una forma della libido. Possiamo
immaginarlo come il momento fluido, potenziale, della forza soggettivizzante.
L'Io, lo sappiamo, tende a identificarsi con il soggetto, cristallizzandosi (e
cristallizzandolo) in date modalità di rapporto con l'oggetto (ad esempio i vari tipi di
scarpe che usiamo per adattarci alle diverse situazioni), attraverso le quali si
riconosce.
Si può pensare che proprio a causa di questo irrigidimento il soggetto debba
periodicamente rinnovarsi, affondandosi nelle proprie radici oggettuali, e operando
un movimento vissuto dall'Io come uno scacco: se una soggettività tramonta per
lasciare il posto a una nuova, l'Io deve perdere la sua identificazione con il soggetto
morente, resta senza ancoraggio e in balia dell'oggettuale.
Il sangue, quindi, cerca un nuovo occhio che lo guardi, un occhio che essendo
slegato da quello dell'Io, viene vissuto da quest'ultimo come pubblico, non legato a
un'individualità.
La qualità di pubblico può tuttavia alludere, oltre che al non individualizzato,
anche all'ampliamento del corpo del soggetto, del suo involucro, arrivando così a
soggettivizzare modalità collettive fino ad allora autonome. Pubblico significa
dunque (e lo riprenderemo nel seguito) anche appartenente a un mondo segnico
condivisibile.
Usando l'espressione alludere si fa riferimento a un piano simbolico.
Dal punto di vista dell'Io, trasmesso all'Io del sogno, la fluidificazione e la
fuoriuscita, come anche la caduta, sono una perdita; ricordiamo anche l'emergere nel sangue - del due, come indebolimento del principio di identità.
Perdita che viene limitata se il sangue torna in circolo come energia disponibile
per l'Io, coagulandosi in carne, ovvero in un bambino o in un cibo (non mancano
sogni di persone normalmente nevrotiche nei quali il proprio bambino viene
mangiato). La perdita appare invece incontrollabile se si manifesta nella forma di
sangue mestruale, letta - nella prospettiva dell'Io - anche come aborto.
Anche se l'Io si identifica con la soggettività, questa, per proprio conto, è mossa
da una spinta a trascendere i propri confini, mediante l'intuizione di una dimensione
cosmica. Di conseguenza l'indebolimento della percezione della soggettività da parte
dell'Io diventa una minaccia per il cosmo intero, ma anche una minaccia per il
soggetto, che dal cosmo può venire travolto.
113
Di qui, forse, il divieto del contatto tra il sangue e l'oggetto-mondo, che ne
potrebbe venir disciolto. E' presumibile che tali percezioni e i conseguenti divieti
siano nati in un'epoca protostorica in cui emergeva alla coscienza dell'Io la
soggettività, cosicchè la coscienza avrebbe dovuto assumere le modalità patriarcali
come prevalenti, apparendo il sangue come lo stato animale e regressivo per
eccellenza, minaccioso sia per il soggetto che per l'Io.
I miti amerindi, che rispetto alla nostra più moderna e patinata mitologia
gravitano in un'area dove la soggettività patriarcale sembra non essersi ancora del
tutto svincolata dalla comunione con il mondo naturale, recano ancora traccia del
sangue femminile come di uno stadio di potenziale rinascita, di espressione di
energia ancora priva di oggetto che la limiti e la rifletta, seme di successive creazioni
culturali (abbiamo visto il mestruo all'origine del miele e del tabacco).
L'atto del vedere, come momento di nuova distanza e nuova sintesi conoscitiva,
non va forse nel sogno preso simbolicamente, ma come effettivo processo di sintesi
da parte di un nuovo soggetto, grazie al contatto - attraverso al vedere - tra l'occhio e
il sangue.
In questi motivi, l'occhio - come il sangue - non è un simbolo, ma una funzione
operante tramite la sua stessa immagine, durante il sogno, così come è operante
l'archetipo paterno di cui quest'occhio è emissario.
Diversi sono i motivi tipici che sembrano potersi attribuire – in linea del tutto
congetturale - all'operazione ricorrente di un ampliamento della soggettività,
attraverso il discioglimento della relazione identificatoria dell'Io del sogno con il
soggetto, e l'estensione dell'involucro, ossia della superficie di contatto che separa il
soggetto dall'oggetto. Sembrano a volte concatenati in sequenze, altrove isolati, o
convergenti. Ho accennato ad alcuni di essi: la morte del padre, l'aggressione dei due
uomini, il danneggiamento o la perdita delle scarpe, la zoppia, il taglio della testa, il
sangue che esce incontro a uno sguardo pubblico, i movimenti da e verso l'al di là, la
caduta, etc. E questo per quanto riguarda all’interpretazione dei motivi tipici.
Ma se sulla realtà dell’esistenza dei motivi tipici mi sembra non possano esserci
dubbi, qual è la realtà delle loro reciproche relazioni?
Sembra che i motivi tipici siano collegati tra di loro come nodi di una rete: un
numero sensibile di sogni lega la gravidanza alla caduta, ma non tutte le gravidanze
comportano cadute, e viceversa; la caduta è legata all’al di là, ma non sempre. Così
come – ma non sempre – troviamo simultaneamente al di là e monosandalismo; e
quest’ultimo assume forme variabili. Altrettanto si può dire del sangue, la
considerazione del quale ci ha portato a far visita a una costellazione di altri motivi
tipici, e per il quale si sono fatte congetture in quanto sede di ‘metabolismi della
soggettività’.
Siamo cioè in un campo in cui è facile comprendere che esistono fenomeni
comuni non riconducibili a quanto si sa attualmente sul sogno, ma dove manca
ancora la prospettiva per poterne vedere leggi di comportamento abbastanza
unificanti.
Per capirne di più bisogna incominciare a raccogliere molto più materiale
onirico di quanto un solo analista possa fare, immaginare prospettive diverse per i
nostri scenari esplicativi; e sopratutto renderci conto che la nostra ignoranza in
proposito è ancora pressochè totale.
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Si è visto che con il metodo usato fin qui non si è praticamente fatto ricorso alle
caratteristiche individuali dei sognatori, ma non ho dubbi che molte delle varianti
che toccano i motivi tipici debbano essere fatte risalire a scostamenti da un qualche
tipo di ‘normalità’.
E che farne, in analisi?
Nel contesto di un’analisi in generale non ne può nascere un utilizzo diretto, del
tipo di un’interpretazione verbalizzabile alla paziente; o se mai un silenzio, una non
interpretazione.
Non ho difficoltà di dire alla paziente che non so interpretare il materiale
onirico che mi porta, almeno nel senso con il quale ci si attende un’interpretazione.
Le mie reazioni emotive, il mio interesse, i silenzi stessi, mostrano che quei sogni
non mi lasciano indifferente, che mi sollecitano immagini e associazioni ; col tempo,
quando il rapporto ha messo radici, posso anche parlarne, mettendone in luce la
struttura e i vari motivi, che la stessa paziente man mano impara a riconoscere.
Tutto questo ha influenza sull’atteggiamento della paziente verso il mistero dei suoi
accadimenti psico-fisiologici; ma sopratutto ciò che cambia sta nell’attenzione e
nell’ascolto che l’analista vi pone, nonchè l’allargamento della rete associativa, che
ora si estenderà dall’individuale alle vicende dell’umano e del genere in particolare.
Si tratta infatti di estendere la rete delle relazioni, di non scegliere o capire, ma
di stare nel sangue , sostenendo la prossimità con il due, ossia la prossimità con
l’oggetto, che in questi sogni esplicitamente – tale è la congettura fatta – cerca di
aggredire la soggettività in quanto attestata sull’identificazione con l’Io.
La paziente nel suo stato perimestruale è nel sangue, pur recalcitrando o non
rendendosene conto, uno stato che fa da modello per molti altri momenti non più
legati al mestruo. L’interesse naturale dell’analista per i suoi stati psicocorporei, il
suo modo di rispecchiarli con opportuni lemmi del linguaggio, l’accento con il quale
li pronuncia, l’eco che nella mente dell’analista essi destano mentre avverte che la
parola della soggettività è annidata nel sangue, sollevando la messa a fuoco dalla
concretezza dell’evento biologico al mondo delle immagini e dell’incomprensibile,
ritornano alla paziente ridestando alla parola e all’immagine una materia che era
ridotta al silenzio o alla protesta sintomatica. Se la risonanza tra l’evento fisiologico
e il processo psichico vive nella mente dell’analista, essa può risvegliare nella
paziente la percezione che il sangue reale è e non è allo stesso tempo sangue, in
modo analogo al sangue del mistero eucaristico, veicolando l’esperienza che uno
stesso evento può ricevere senso su piani apparentemente opposti, mettendo le basi
per un accesso non intellettuale al simbolico.
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Bibliografia (in ordine di citazione)
Helene Deutsch - Psicologia della donna nell’adolescenza - Ed. Scientifiche Einaudi, 1957
(The psychology of Women. A psychoanalytic Interpretation; Girlhood - 1945)
M. Esther Harding - I Misteri della Donna - Astrolabio
T.Giani Gallino – La ferita e il Re
E. Neumann - La Grande Madre - Astrolabio
C.G.Jung (a cura di) L’Uomo e i suoi Simboli – Ed.Casini (nel capitolo: Miti antichi e
uomo moderno, di J.H.Henderson)
Lucie A. Skittecat – I silenzi di Giocasta – Ed Xenia
E. De Martino - La terra del rimorso - Ed. Il Saggiatore
S. Freud (Un sogno) - Opere, Vol 8, pag.294 - Ed. Boringhieri)
J.G.Frazer - Il ramo d’oro - Ed. Bollati Boringhieri
Jutta Voss - La Luna Nera - Ed. RED
R. Sicuteri - Lilith, la Luna Nera - Ed. Astrolabio
S.. Freud - La "Psicologia della vita amorosa - Il tabù della verginità"
M.Jouvet - La Natura del Sogno - Ed. Theoria
Marie-Louise Von Franz - Psiche e Materia - Ed. Bollati Boringhieri
C. Lévi-Strauss - Dal miele alle ceneri - Ed. Il Saggiatore II°
K. Kerényi - Dioniso - Ed. Adelphi
G. Pomata - Uomini mestruanti; somiglianza e differenza fra i sessi in Europa in età
moderna - Quaderni Storici79 / a. XXVII, aprile 1992
C. Ginzburg - Storia Notturna - Una decifrazione del Sabba - Einaudi 1989
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Altri riferimenti bibliografici (non citati nel testo)
U. Piscicelli – Psicosomatica ginecologica – Ed. Piccin
A. E Walker – The menstrual cycle – Ed. Routledge
J. Hillman – Il sogno e il mondo infero – Ed. di Comunità
A. Guiducci – La mela e il serpente – Ed. Rizzoli
R. Malaguti – Le mie cose – Ed. Bruno Mondadori (2005)
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