Carissimi la vita nuova non è uno stato, ma un camminare, compiere dei passi. Ma non è neppure un camminare da sonnambuli, in modo incosciente, bensì un camminare consapevole e responsabile: consapevolezza che siamo il compiacimento (il piacere, ciò che piace) di Dio, Figli indipendentemente del nostro stato attuale e comunque. Il “fare” ha senso a partire dalla coscienza del nostro essere e da questo essere. Ogni cosa che facciamo è manifestare questa nostra realtà che porta a vedere e capire che ogni persona è così, cioè compiacimento e Figlio. Gesù si presenta come verità dell’uomo attraverso parole, gesti, segni, dai quali traspare che egli conosce come è fatto l’uomo, sa quale è il suo vero bene, ha una visione luminosa del mistero che avvolge e spiega la sua vita, che è anche la vita di ogni persona. Questo viene descritto con l’espressione che Gesù usa per i suoi discepoli «17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: "Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome". 18Egli disse loro: "Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli".» (Lc10,17ss) Ogni cosa che facciamo deve avere come termine ultimo e come mezzo l’unione fra le persone e non la divisione, il gioire per il bene che è o che ha l’altro. Bisogna fare quello che già facciamo ma con lo scopo vero che è riconoscere l’altro o gli altri per quello che sono nello sguardo di Dio: Compiacimento, Figli. Ecco come si esprime il nostro umano nella sua pienezza, ma questo è possibile se coltiviamo l’unione con Gesù, con Dio che sono la fonte e il senso della vita. Buona settimana don Giuseppe *************************** Papa Francesco: UDIENZA - La Famiglia - 5. I Fratelli Mercoledì, 18 febbraio 2015 Cari fratelli e sorelle, buongiorno. Nel nostro cammino di catechesi sulla famiglia, dopo aver considerato il ruolo della madre, del padre, dei figli, oggi è la volta dei fratelli. “Fratello” e “sorella” sono parole che il cristianesimo ama molto. E, grazie all’esperienza familiare, sono parole che tutte le culture e tutte le epoche comprendono. Il legame fraterno ha un posto speciale nella storia del popolo di Dio, che riceve la sua rivelazione nel vivo dell’esperienza umana. Il salmista canta la bellezza del legame fraterno: «Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!» (Sal 132,1). E questo è vero, la fratellanza è bella! Gesù Cristo ha portato alla sua pienezza anche questa esperienza umana dell’essere fratelli e sorelle, assumendola nell’amore trinitario e potenziandola così che vada ben oltre i legami di parentela e possa superare ogni muro di estraneità. Sappiamo che quando il rapporto fraterno si rovina, quando si rovina il rapporto tra fratelli, si apre la strada ad esperienze dolorose di conflitto, di tradimento, di odio. Il racconto biblico di Caino e Abele costituisce l’esempio di questo esito negativo. Dopo l’uccisione di Abele, Dio domanda a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?» (Gen 4,9a). E’ una domanda che il Signore continua a ripetere in ogni generazione. E purtroppo, in ogni generazione, non cessa di ripetersi anche la drammatica risposta di Caino: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9b). La rottura del legame tra fratelli è una cosa brutta e cattiva per l’umanità. Anche in famiglia, quanti fratelli litigano per piccole cose, o per un’eredità, e poi non si parlano più, non si salutano più. Questo è brutto! La fratellanza è una cosa grande, quando si pensa che tutti i fratelli hanno abitato il grembo della stessa mamma durante nove mesi, vengono dalla carne della mamma! E non si può rompere la fratellanza. Pensiamo un po’: tutti conosciamo famiglie che hanno i fratelli divisi, che hanno litigato; chiediamo al Signore per queste famiglie - forse nella nostra famiglia ci sono alcuni casi - che le aiuti a riunire i fratelli, a ricostituire la famiglia. La fratellanza non si deve rompere e quando si rompe succede quanto è accaduto con Caino e Abele. Quando il Signore domanda a Caino dov’era suo fratello, egli risponde: “Ma, io non so, a me non importa di mio fratello”. Questo è brutto, è una cosa molto, molto dolorosa da sentire. Nelle nostre preghiere sempre preghiamo per i fratelli che si sono divisi. Il legame di fraternità che si forma in famiglia tra i figli, se avviene in un clima di educazione all’apertura agli altri, è la grande scuola di libertà e di pace. In famiglia, tra fratelli si impara la convivenza umana, come si deve convivere in società. Forse non sempre ne siamo consapevoli, ma è proprio la famiglia che introduce la fraternità nel mondo! A partire da questa prima esperienza di fraternità, nutrita dagli affetti e dall’educazione familiare, lo stile della fraternità si irradia come una promessa sull’intera società e sui rapporti tra i popoli. La benedizione che Dio, in Gesù Cristo, riversa su questo legame di fraternità lo dilata in un modo inimmaginabile, rendendolo capace di oltrepassare ogni differenza di nazione, di lingua, di cultura e persino di religione. Pensate che cosa diventa il legame fra gli uomini, anche diversissimi fra loro, quando possono dire di un altro: “Questo è proprio come un fratello, questa è proprio come una sorella per me”! E’ bello questo! La storia ha mostrato a sufficienza, del resto, che anche la libertà e l’uguaglianza, senza la fraternità, possono riempirsi di individualismo e di conformismo, anche di interesse personale. La fraternità in famiglia risplende in modo speciale quando vediamo la premura, la pazienza, l’affetto di cui vengono circondati il fratellino o la sorellina più deboli, malati, o portatori di handicap. I fratelli e le sorelle che fanno questo sono moltissimi, in tutto il mondo, e forse non apprezziamo abbastanza la loro generosità. E quando i fratelli sono tanti in famiglia - oggi, ho salutato una famiglia, che ha nove figli?: il più grande, o la più grande, aiuta il papà, la mamma, a curare i più piccoli. Ed è bello questo lavoro di aiuto tra i fratelli. Avere un fratello, una sorella che ti vuole bene è un’esperienza forte, impagabile, insostituibile. Nello stesso modo accade per la fraternità cristiana. I più piccoli, i più deboli, i più poveri debbono intenerirci: hanno “diritto” di prenderci l’anima e il cuore. Sì, essi sono nostri fratelli e come tali dobbiamo amarli e trattarli. Quando questo accade, quando i poveri sono come di casa, la nostra stessa fraternità cristiana riprende vita. I cristiani, infatti, vanno incontro ai poveri e deboli non per obbedire ad un programma ideologico, ma perché la parola e l’esempio del Signore ci dicono che tutti siamo fratelli. Questo è il principio dell’amore di Dio e di ogni giustizia fra gli uomini. Vi suggerisco una cosa: prima di finire, mi mancano poche righe, in silenzio ognuno di noi, pensiamo ai nostri fratelli, alle nostre sorelle, e in silenzio dal cuore preghiamo per loro. Un istante di silenzio. Ecco, con questa preghiera li abbiamo portati tutti, fratelli e sorelle, con il pensiero, con il cuore, qui in piazza per ricevere la benedizione. Oggi più che mai è necessario riportare la fraternità al centro della nostra società tecnocratica e burocratica: allora anche la libertà e l’uguaglianza prenderanno la loro giusta intonazione. Perciò, non priviamo a cuor leggero le nostre famiglie, per soggezione o per paura, della bellezza di un’ampia esperienza fraterna di figli e figlie. E non perdiamo la nostra fiducia nell’ampiezza di orizzonte che la fede è capace di trarre da questa esperienza, illuminata dalla benedizione di Dio. . . . non sarete il futuro 2 se non siete già ora il presente APPELLO: Vorrei invitare ancora a pregare per i nostri fratelli egiziani che tre giorni fa sono stati uccisi in Libia per il solo fatto di essere cristiani. Il Signore li accolga nella sua casa e dia conforto alle loro famiglie e alle loro comunità. Preghiamo anche per la pace in Medio Oriente e nel Nord Africa, ricordando tutti i defunti, i feriti e i profughi. Possa la Comunità internazionale trovare soluzioni pacifiche alla difficile situazione in Libia. *************************** 27.02.2015 Una preghiera per i cristiani perseguitati Negli ultimi giorni, in particolare, drammatiche notizie sono giunte dalla Siria, dalla regione del Khabour (al confine con l’Iraq), dove l’Isis - sconfitto dai curdi sul fronte di Kobane - è avanzato occupando due villaggi cristiani nel governatorato di Hassake, che ne conta complessivamente 35. Decine di famiglie sono state fatte prigioniere (mentre 600 sono riuscite a fuggire), le chiese di Tel Hormidz e Tel Shamiram sono state devastate e bruciate e sono poi iniziate le uccisioni dei cristiani, assiri e caldei: per oggi, venerdì 27 febbraio, è stata annunciata un'esecuzione di massa nella moschea di Bab Alfaraj. Altra emergenza è quella del Darfur (Sudan), dove, a 12 anni dall'inizio del conflitto che ha lasciato sul campo 300 mila morti e oltre due milioni di sfollati, si registrano nuove violenze. Secondo un rapporto di «Italians for Darfur», nel 2014 l’incremento di violazioni dei diritti nei confronti dei cristiani ha proiettato il Sudan al sesto posto nell'elenco dei 50 Paesi in cui la persecuzione verso i cristiani è più intensa. Tra gli episodi più gravi, gli stupri di massa a Tabit di cui sono stati vittime 221 tra donne, adolescenti e bambine. *************************** Papa Francesco, SOLO GLI IPOCRITI NON SANNO PIANGERE “Ci farà bene a tutti, ma specialmente a noi sacerdoti, all’inizio di questa Quaresima, chiedere il dono delle lacrime, così da rendere la nostra preghiera e il nostro cammino di conversione sempre più autentici e senza ipocrisia. Ci farà bene farci la domanda: ‘Io piango? Il Papa piange? I cardinali piangono? I vescovi piangono? I consacrati piangono? I sacerdoti piangono? Il pianto è nelle nostre preghiere?’. Sapete, fratelli, che gli ipocriti non sanno piangere, hanno dimenticato come si piange, non chiedono il dono delle lacrime. Quando si compie qualcosa di buono, quasi istintivamente nasce in noi il desiderio di essere stimati e ammirati per questa buona azione, per ricavarne una soddisfazione. Gesù ci invita a compiere queste opere senza alcuna ostentazione, e a confidare unicamente nella ricompensa del Padre ‘che vede nel segreto’”. 1 – 8 marzo 2015 / II settimana di Quaresima B – I / L. d. O. II Sabato 28 ore 17.00 Cusino ore 19.30 S. Margherita Domenica 1 ore 9.30 Cavargna ore 11. 00 S. Bartolomeo ore 14.30 S. Bartolomeo ore 17.00 S. Nazzaro . . . non sarete il futuro Def. Vischi Giacomina e Curti Giulio Def. Bugna Giacomo, Primo e Lucia // Bugna Piero Attilio e Giovanna II di Quaresima - della Samaritana Def. Coen Ugo Def. Mariarosa e familiari 2a Confessione Comunicandi (4a elem.) Def. Ernesto, Lisetta e Attilio 3 se non siete già ora il presente Lunedì 2 ore 17.00 S. Margherita Def. Martedì 3 ore 9.00 Cusino Def. ore 21.00 Oratorio o … Catechesi dell’Arcivescovo per Adulti e Giovani (vedi libretto) Mercoledì 4 ore 9.00 S. Nazzaro Def. Giovedì 5 ore 9.00 Cavargna Def. Venerdì 6 ore 17.00 in Parrocchia Via Crucis Ragazzi, Pre e Adolescenti ore 20.30 in Parrocchia Via Crucis per Giovani e Adulti Sabato 7 ore 17.00 Cusino Def. Alessandro ore 19.30 S. Margherita Def. Domenica 8 III di Quaresima - i figli di Abramo ore 9.30 Cavargna Def. ore 11. 00 S. Bartolomeo Def. ore 14.30 S. Bartolomeo Battesimo: Rita ore 17.00 S. Nazzaro Def. Monga Zita Prima delle celebrazioni siamo disponibili per le Confessioni - Appuntamenti Domenica 1 ore 18.30 Incontro Adolescenti e Giovani (nati nel 1999 e maggiori) Martedì 3 ore 21.00 Catechesi dell’Arcivescovo per Giovani e Adulti in Oratorio, o a gruppi o in casa (ritirare il sussidio per seguire l’incontro) Giovedì 5 ore 14.30 Incontri preadolescenti (2a e 3a media) Venerdì 6 ore 17.00 in Parrocchia Via Crucis Ragazzi, Pre e Adolescenti ore 20.30 in Parrocchia Via Crucis per Giovani e Adulti Sabato 7 dalle ore 15.30 Confessioni a S. Bartolomeo (don Ambrogio) Domenica 8 ore 18.30 Incontro Adolescenti e Giovani (nati nel 1999 e maggiori) 6 - 8 Aprile 2015 Pellegrinaggio Diocesano 14enni a Roma Si possono iscrivere i genitori o degli adulti Iscrizione entro 1 marzo o raggiungimento 35 persone Quattro martedì 3, 10, 17, 24 marzo 2015 alle 21, sul tema “Innalzato da terra attirerò tutti a me” via Crucis con il card. Scola QUARESIMA DI FRATERNITÀ 2015: L’ORTO DEI BAMBINI IN MOZAMBICO Obiettivo: combattere la malnutrizione promuovendo modelli di produzione e consumo alimentare sani ed eco-sostenibili: Formazione e Formazione di pratiche agricole in loco. Le nostre rinunce li consegneremo in una busta fra le offerte o nelle cassette in Chiesa “meglio insegnare a pescare che dare un pesce” . . . non sarete il futuro 4 se non siete già ora il presente