Anteprima Estratta dall' Appunto di Teoria
delle relazioni internazionali
Università : Università degli studi di Bologna
Facoltà : Sc.Politiche
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L' Appunto
Le Domande d'esame
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Lezione 01-03-2012
Tucidide: il personaggio e la sua centralità nel pensiero
realista
Vissuto V secolo a.C., di famiglia benestante con simpatie oligarchiche nonostante vivesse in una
democrazia. Scrisse della Guerra del Peloponneso, guerra tra Atene e Sparta negli ultimi trent'anni
del V secolo: il racconto è incompleto poiché Tucidide morì prima di terminare la propria opera. È
un testo composto di otto libri, i quali sono divisi in sezioni (capitoli) a loro volta suddivise in
paragrafi. La partizione in libri e capitoli non è originale ma operata probabilmente dagli studiosi
alessandrini successivi a Tucidide: egli aveva suddiviso il suo racconto per anni: spesso ricorre la
frase “E l'estate finì”.
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Fino agli anni '90 non si era avuto un interesse approfondito per Tucidide: egli figurava in nota
come riferimento “di routine”, ma alquanto superficiale. Solo a fine '900 infatti lo studio di Tucidide
vive una svolta e viene largamente approfondito. Perché Tucidide è centrale nella teoria realista,
scuola di pensiero di matrice americana? Una scienza sociale in rapida evoluzione come può avere
un perno in un testo così lontano nel tempo?
Due ragioni: una generale e una particolare. Con la prima si fa riferimento a “ragioni intellettuali”:
ossia, Tucidide è considerato il padre del realismo. Le radici di questa teoria affondano nelle idee
(che non era pensata da Tucidide come una teoria) dello storiografo ateniese. Non era necessario
formare consciamente una teoria per fondare le basi del pensiero realista: infatti, al di là di tutti i
distinguo tra le correnti di pensiero interne alla scuola realista, l'elemento comune a tutti è la
centralità della distribuzione del potere: e di rapporti di forza scriveva già Tucidide.
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Punti controversi che non verranno considerati in questo corso
– Veridicità della ricostruzione dei fatti: critici accusano Tucidide di non essere stato fedele hai fatti, di avere
omesso alcuni elementi ed averne enfatizzati altri dando una interpretazione parziale degli eventi.
– È un lavoro unitario o un lavoro composto in più momenti? È stato scritto di getto o in un lungo arco
temporale, a seguito di una riflessione?
Nell'analisi del testo tucidideo fondamentale è ricollocarlo nel contesto sofista che lo circonda.
Forte è anche l'influenza del pensiero medico di Ippocrate.
Tornando alle due ragioni della centralità di Tucidide, vediamo ora la seconda, quella particolare: i
contenuti. Nel libro emergono situazioni idelatipiche che sono state poi riprese dalla scuola realista
americana.
• Anzitutto il tema della sicurezza alla base della guerra: Sparta muove la guerra ad Atene
perché intimorita dall'incremento di potenza della rivale e dal problema che questo poneva
alla sua sicurezza.
• Altro tema è il contrasto geopolitico (terra-mare: Atene potenza marittima, Sparta potenza
terrestre) e quello ideologico (Atene è una democrazia, Sparta una oligarchia).
• Ricorrente è anche il tema del ruolo degli alleati: sono una risorsa o un ostacolo?
Collaborazioni di facciata per perseguire posizioni di vantaggio a scapito dell'alleato
maggiore; trascinamento dell'alleato nelle proprie beghe locali.
• Tucidide parla anche molto della pace e delle sue componenti: arrangiamento dei confini,
vantaggi e svantaggi dell'accordo, ecc...
• I termini del dialogo tra Stati, chiedono alleanza, chiedono neutralità, chiedono la resa,
ecc...Come si nota il dialogo tra Stati non è mutato nei tempi rispetto a questi macrocontenuti.
• Manipolazione dei valori di amicizia e lealtà in modo strumentale e funzionale al
perseguimento di benefici per sé a scapito degli altri.
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Leggere Tucidide oggi e ritrovarvi tanti elementi così attuali come quelli sopra elencati spinge a
ritenerlo fondante per il pensiero e l'analisi realista. Lo stesso fatto che ciò che è stato scritto nel V
secolo a.C. Sia ancora oggi valido spinge a ritenere che esistano leggi immutabili che regolano la
politica internazionale, dato il ripetersi di certi schemi.
Nelle scienze sociali si distinguono due approcci: uno scientifico (spiegare, intendendo che esistono
leggi immutabili) ed uno “umanistico” (comprendere, ponendo al centro dell'analisi le intenzioni
degli attori dell'evento). In Tucidide emergono entrambi, sempre tenendo conto che Tucidide vuole
poi affermare l'esistenza di leggi che regolano la politica internazionale a prescindere dalle
intenzioni dei singoli attori.
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Le guerre Persiane
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Nel 490 a.C. Il re persiano Dario invade la Grecia – guerra di Maratona – a seguito di una ribellione
delle Ionie [allora sottoposte al dominio persiano], in cui soccorso era venuta Atene. Dario viene
sconfitto.
Nel 481 a.C. Serse ritenta con le battaglie di Salamina e Platea l'invasione della Grecia, ma anche
lui fallisce. Troppo forte era l'alleanza di Sparta e Atene.
Nonostante siano state liberate, le Ionie temono ancora la minaccia persiana e chiedono un'alleanza
fissa ad Atene per tutelarsi (478 a.C.). inizialmente si trattava di un'alleanza alla pari: nel tempo la
storia evolve in un impero e da alleati si trasformano in sudditi. Ciò avviene perché gli alleati
minori di Atene avevano preferito contribuire economicamente anziché tramite risorse militari e
umane al conflitto, delegando l'affare di guerra ad Atene stessa. Istituzionalizzando il regime di
tassazione e divenendo totalmente dipendenti da Atene per la propria sicurezza militare, gli alleati
minori divengono nel tempo veri e propri sudditi, mentre Atene accresce la propria potenza ed
influenza regionale. Questa espansione Ateniese, riguardando perlopiù il mare e non la terra, non
preoccupa inizialmente Sparta, e si crea, all'indomani delle guerre persiane, un precario equilibrio
tra le due città-Stato.
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Organizzazione interna delle città-Stato
Sia nelle democrazie che nelle oligarchie è il sistema città a pagare magistratura, sacerdoti esercito e
amministrazione in generale. Sparta fino all'ottavo secolo è una monarchia a moderata oligarchia;
nell'ottavo secolo Sparta muove guerra alla Messenia per motivi espansionistici: essendo i messeni
più numerosi, Sparta è a rischio sopravvivenza visto che questi si ribellano all'occupazione
straniera. Ed è in quell'occasione che si ha una spinta militarizzatrice tale che l'oligarchia militare
diventa centrale nella vita della città-Stato stessa (la riforma in senso militarizzato si ha in
conseguenza dell'ambiente ostile in cui Sparta si venne a trovare, circondata da nemici). Tutti i
cittadini maschi di Sparta (spartiati) dovevano per forza militare nell'esercito. Nella gerarchia
sociale seguivano i perieci – non cittadini – ed infine gli iloti (agli spartiati era affidato un
appezzamento di terra e dato che essi erano dediti solo all'attività militare erano gli iloti a coltivarli
per loro).
Sparta è retta da due re (dal V secolo avevano poteri solo militari in caso di guerra); i veri detentori
del potere sono i 5 efori (magistrati), seguiti dal Consiglio (28 anziani e i due re) e dall'assemblea
(tutti gli spartiati – non è una assemblea non democratica perché convocata solo su volontà degli
efori e senza diritto di parola).
Le prime riforme democratiche di Atene risalgono all'inizio del VI secolo: dopo una breve parentesi
di tirannia, alla fine del VI secolo tornano in auge le riforme democratiche. Atene è divisa in 10
tribù, ciascuna delle quali elegge 50 rappresentanti. Il consiglio che riunisce tali rappresentanti è
dunque composto di 500 membri che deliberano le leggi e decisioni della città-Stato. Oltre ai 50
rappresentanti è nominato uno stratega militare. Sotto al Consiglio si trova l'assemblea di tutti i
cittadini. Nel V secolo l'Assemblea diventa più importante del Consiglio: inoltre i magistrati, che
erano una carica fondamentale nella gestione della cosa pubblica, non sono più eletti dal Consiglio
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ma sono sorteggiati (l'idea era di dare a tutti l'occasione di essere magistrati, ma ciò a scapito della
competenza ed efficienza di tali uffici). Unica carica che rimane elettiva è quella degli strateghi
militari: ciò significa che mentre tutte le cariche per sorteggio mancano di efficienza e competenza,
gli strateghi militari sono qualitativamente migliori ed acquistano sempre più potere.
Nella gerarchia sociale ai cittadini seguono i meteci (non-cittadini) e gli schiavi.
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Libro I
Prima Introduzione, poi capp. 1 – 19 Archeologia, 20 – 22 Metodologia, 23 introduzione ai fatti, 24
– 88 le ragioni della guerra; 89 – 118 Pentacontetia studio dei cinquant'anni antecedenti la guerra;
ultimi capp. dedicati allo scoppio della guerra.
Introduzione
Tucidide scrive questo libro perché prevede che si sarebbe trattato di una grande guerra. Lo intuisce
perché entrambe le potenze sono al culmine della propria potenza e tutti gli attori minori si stanno
schierando con l'una o l'altra, determinando un mondo bipolare.
Archeologia
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Dedicata ad una revisione dei fatti antecedenti lo scoppio della guerra del Peloponneso, per
evidenziare come questi fatti non fossero degni di nota, perlomeno non quanto la grande guerra che
si appresta a narrare. Se Erodoto è il primo storico, Tucidide è il primo storico politico: mentre la
storia narrata da Erodoto è storia di piccoli conflitti, quella di Tucidide è l'epoca dei primi conflitti
tra Stati, dando un connotato politico alla storia.
Tucidide ritiene che una vera organizzazione statale parta dall'impostazione militare: Minosse nel
XVI secolo fu il primo a dotarsi di una flotta, viene evidenziato. Questo fu un primo passo che
stimolò il fiorire dei commerci sia perché la flotta di Minosse sconfisse la pirateria, sia perché
stimolò per emulazione gli altri a dotarsi di navi.
Tra XIII e XII secolo si disputò la guerra di Troia, la prima guerra che vide compatti i greci a
combattere: Agamennone fu in grado di riunire sotto il proprio comando i greci grazie alla sua
potenza. Gli si alleavano gli altri non per stima, ma per la paura che incuteva. Ma paragonata agli
eventi di Tucidide, anche la guerra di Troia pare poca cosa, perché non furono all'epoca mobilitate
grandi risorse militari e finanziarie, come invece accadde nel V secolo tra Sparta e Atene.
Segue una fase di tirannide nella Grecia antica: durante questo periodo le città non crebbero
significativamente poiché i tiranni erano più interessati agli affari personali che al potenziamento
delle città. Solo nel V secolo si pongono chiari sistemi statali: quello di Sparta era lo stesso
dall'epoca dello scontro con i Messeni (continuità istituzionale, punto di forza), quello di Atene
aveva subito riforme dopo la fase dei tiranno durante il VI secolo, per approdare alla democrazia
diretta nel V secolo.
Nelle guerre persiane Sparta e Atene combattono a fianco, ma al termine della guerra già si nota la
formazione di alleanze o con l'una o con l'altra da parte degli attori minori per tutelarsi da future
incursioni barbare.
Metodologia
Tucidide parla del modo e delle finalità per cui scrive: anzitutto egli si dice narratore di verità, senza
abbandonarsi a romanzate in stile “Omero”. Garantisce di aver fonti dirette o indirette altamente
verificate (critica velata a Erodoto, che invece aveva fonti deboli che riportano fatti sbagliati).
Afferma altresì che i discorsi che riporta sono stati o direttamente da lui sentiti o da altri fidati
raccontati.
L'utilità della storia sta nel fatto di poter analizzare i fatti passati e da questi predire quelli futuri:
Tucidide parla di leggi immanenti del mondo. Essendo i protagonisti sempre gli uomini, ed essendo
la natura umana costante, la storia tenderà a ripetersi: gli eventi si ripropongono uguali nel corso del
tempo.
Capitolo 23: introduzione ai fatti
non c'è un colpevole: la guerra è scoppiata per causa della situazione creatasi secondo le azioni di
entrambi. Tucidide distingue tra la causa autentica della guerra (pròphasis: causa, termine medico
che da scientificità alla tesi tucididea), ossia la potenza crescente di Atene e il tentativo di Sparta di
arginarla per ragioni di sicurezza propria, e cause proclamate, quelle enunciate nei discorsi dei
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protagonisti (aitìai).
Capitoli 24 – 88: svolgersi dei fatti
Epidamno: guerra civile durante la quale vengono scacciati gli oligarchi. Questi si rivolgono alla
madrepatria, Corcira, la quale rifiuta di intervenire. Secondo le usanze dell'epoca era prassi
rivolgersi anche allo Stato d'origine, in questo caso Corinto. Questa accetta di intervenire in favore
degli oligarchi: ma questo intervento offende Corcira, che muove battaglia a Corinto,
sconfiggendola. Corcira, temendo la rappresaglia di Corinto (alleata di Sparta), chiede protezione ad
Atene – i corciresi erano fino a quel momento neutrali. I corciresi per persuadere Atene adducono la
potenza della propria flotta che potrebbe servire Atene in un conflitto un domani (se la rifiutassero
quella stessa flotta potrebbe un domani servire il nemico Sparta); adducono altresì ragioni di
giustizia: non solo accettare l'alleanza di Corcira sarebbe utile per Atene (flotta) ma sarebbe anche
giusta (Corcira vittima di una aggressione da parte di Corinto). È una giustizia sia morale (corciresi
vittime) che giuridiche (i trattati lo permettono, Corcira era neutrale fino a quel momento e si
prevede che uno Stato neutrale possa schierarsi ad un certo punto). Inoltre i corciresi parlano dei
preparativi di Sparta per muovere guerra ad Atene. Infine la posizione geografica di Corcira è tale
che la città oltre alla flotta offre la possibilità di bloccare gli eventuali aiuti che potrebbero giungere
a Sparta dalla Sicilia.
om
I corinzi per dissuadere Atene dall'allearsi a Corcira anzitutto denigrano la controparte, dicendo che
sono loro ad aver agito con malvagità. Atene ha altresì degli obblighi nei confronti di Corinto.
Accettare inoltre l'alleanza con i corciresi porterebbe “infiniti pericoli”: è una minaccia.
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Atene infine accetta l'offerta dei corciresi non per ragioni di giustizia, ma per considerazioni di
utilità: gli ateniesi sono interessati alla flotta di Corcira. Inoltre interessante è la posizione di
Corcira, date le ambizioni sulla Sicilia che ha Atene. È formalmente una alleanza difensiva, ma
Atene punta in realtà sul reciproco indebolimento delle potenti flotte di Corcira e Corinto per
potersi imporre sui mari.
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Infine Atene interviene nello scontro tra Corinto e Corcira in favore della seconda, venendo
così meno agli impegni presi in passato con Corinto: la rottura di tale trattato è la prima reale
ragione addotta da Tucidide nella spiegazione dello scoppio della guerra del Peloponneso.
--------------------------------------------------------------------Potidea: è una città alleata di Atene, dunque soggetta a tassazione. Contemporaneamente Potidea è
alleata di Corinto: temendo la vendetta dei corinzi, Atene chiede ai potidei di demolire il muro e
consegnare i catturati, di modo che se i corinzi l'attaccassero avrebbero vita difficile. Sparta
promette protezione a Potidea se questa si ribellerà ad Atene.
I corinzi i recano a Sparta per convincerla ad agire contro Atene. Corinto è la nemica più acerrima
di Atene, soprattutto sotto il profilo commerciale e navale. Interessante è l'accusa mossa dai corinzi
agli spartani per il loro tergiversare e la loro inazione che ha consentito agli ateniesi di accumulare
potenza. Successivamente sono messe a confronto le caratteristiche interne:
Atene
Sparta
Dinamica
Veloce
Audacia
Intraprendente
Statica
Lenta
Prudente
Inattiva
Due ambasciatori di Atene si trovano per altri affari a Sparta, e sentitisi chiamare in causa
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intervengono per replicare alle accuse. Essi giustificano la propria potenza: anzitutto gli ateniesi
meritano tale potere perché lo hanno guadagnato nell'impegno comune contro i persiani (nel
discorso pare che gli ateniesi abbiano fatto tutto da soli, mentre gli spartani ne hanno beneficiato
senza intervenire – manipolazione dei valori condivisi); in secondo luogo “l'impero gli è stato
offerto”: sono stati gli alleati a chiedere protezione ad Atene, che era più propensa all'azione
militare contro i barbari rispetto a Sparta; fondamentale è la menzione dei tre caratteri umani
che stanno alla base dell'azione sociale e dell'azione politica: timore (sicurezza), decoro
(orgoglio, gloria), utile (interesse, guadagno). Queste tre ragioni sono le stesse per cui ora gli
ateniesi non possono rinunciare più all'impero ora costituito: su tutte prevale il timore, ossia la
sicurezza (nella tesi realista, il tema della sicurezza è appunto centrale).
Gli ateniesi aggiungono che chiunque si sarebbe comportano come loro: gli spartani stessi. Se
questi sono rimasti inerti finora, ora “sbandierano” il tema della giustizia accusando Atene di
soprusi: in realtà Atene è sottostata ad una legge naturale, quella del più forte che si impone sui più
deboli (Atene che prevale sugli Stati minori). Infine gli ateniesi rivendicano di essere stati moderati
(avrebbero potuto essere più spietati) verso i propri alleati.
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Nel riflettere sul da farsi (guerra preventiva o no?), gli spartani discutono tra loro ed in particolare
Tucidide riporta i discorsi del re Archidamo e del magistrato Stenelaida. Il re suggerisce di
temporeggiare perché riconosce l'inferiorità navale e finanziaria di Sparta rispetto ad Atene: la sua
soluzione avrebbe guadagnare tempo tramite un negoziato con la rivale per poi colmare le lacune e
agire solo in un secondo momento.
Stenelaida dal canto suo sostiene invece che attendere porterebbe ad essere attaccati per primi e
quindi comporterebbe una posizione di svantaggio per Sparta: Atene potrebbe diventare ancora più
forte in futuro e dunque prima la si attacca meglio è. Gli spartani hanno paura della potenza di
Atene: questa è la seconda ragione che Tucidide adduce allo scoppio della guerra (gli spartani
deliberano per l'attacco preventivo, non dando retta al re Archidamo). Dunque per paura e non
in reazione alle accuse dei corinzi.
Capitolo 89 – 118: Pentacontetia
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Studio dei cinquant'anni che precedono la guerra del Peloponneso. Subito si parla di “dilemma della
sicurezza”: infatti Atene, che era stata distrutta durante le guerre persiane, aveva concentrato i suoi
sfori su mare (era stata costretta ad abbandonare la terra). Sconfitti i persiani, gli ateniesi rientrano
in patria, con una potentissima flotta: alla minaccia navale si aggiunge la costruzione di mura
intorno alla città. Questo fatto allarma Sparta perché se Atene ha un vantaggio su mare, Sparta lo ha
su terra. Ma se Atene si fortifica e indebolisce anche l'azione spartana su terra, Sparta risulta
fortemente svantaggiata.
Inoltre è nell'arco degli anni tra le due guerre (quelle persiane e quella del Peloponneso) che Atene
passa da un sistema di alleanze ad un vero e proprio impero – gli alleati preferiscono contribuire
con tasse piuttosto che con armi e soldati, giungendo a dipendere totalmente da Atene per la propria
sicurezza. Nel tempo si verificano alcune ribellioni al salasso economico: ma queste venivano
sedate agevolmente da Atene che era militarmente forte mentre gli alleati non erano competenti in
materia militare.
Fatti da ricordare: defezioni degli alleati di Atene, primi attriti con Sparta, avventura in Egitto. In
questi anni Sparta non arginò debitamente il diffondersi della potenza ateniese e si trova ora col
grande timore rispetto alla propria incolumità.
Capitoli 119 – 145: inizio della guerra
Discorso dei Corinzi per sollecitare Sparta alla guerra: dicono che i peloponnesiaci sono vittime di
un'ingiustizia e che per forza maggiore (più esperienza bellica e maggiore numero di soldati)
vincerebbero di certo. I Corinzi propongono dunque la strategia di far sollevare gli Stati della Lega
di Atene, affinché si blocchi il flusso di risorse finanziarie dagli alleati verso Atene stessa. Secondo
punto della strategia è occupare l'Attica e fortificare le posizioni conquistate.
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