ACCADEMIA DI BELLE ARTI “A C M E” di MILANO DIPARTIMENTO DI PROGETTAZIONE E ARTI APPLICATE SCUOLA DI NUOVE TECNOLOGIE DELL’ARTE Corso di laurea triennale in Fumetto e Illustrazione TESI “FUMETTO ED ILLUSTRAZIONE, ALLA SFIDA DELLE NUOVE FRONTIERE EDITORIALI: L’AUTOPUBBLICAZIONE DIGITALE” Relatore: Prof. Scricco Antonio Correlatore: Prof. Delvecchio Pasquale Candidato dell’Aquila Adriano Matr. N 404FI Anno accademico 2010/2011 1 2 RIASSUNTO ANALITICO In un mondo editoriale completamente in evoluzione, l’avvento del digitale sta profondamente cambiando i tempi e i metodi di diffusione, nuovi supporti come gli e-book, stanno diventando una realtà, e il Web sembra poter diventare il padrone anche in questo campo. Che ruolo ha l’editore in tutto questo? E l’autore? Una cosa è certa ormai, le strade si sono moltiplicate, la rete ha permesso a molti autori di saltare il confronto con gli editori per passare all’autopubblicazione. Proprio da questo punto parte la riflessione che sta alla base di questa tesi. È quindi la mossa giusta provare ad auto-pubblicarsi? Se è si, qual è il metodo migliore per riuscirci? E quali supporti sarebbero più adatti? Questa tesi vuole cercare di dare una risposta a questi interrogativi, tenendo conto della complessità di un mercato che si evolve molto velocemente, che anche se molte volte ci offre banalità e prodotti di scarso appeal, sembra essere il miglior modo per poter rimanere al passo con i tempi. 3 4 PREFAZIONE Nel momento in cui ho iniziato a scrivere questa tesi, l’argomento trattato si apprestava ad essere innovativo, infatti cercare di auto-pubblicare una propria opera, magari con un’App per iPhone o iPad sembrava difficile anche a me, adesso invece, dopo nemmeno un anno, le App di fumetti pervadono il mercato digitale, soprattutto sui dispositivi portatili di Apple. Mi viene da pensare quindi che, alla fine del lavoro sia solamente al “passo” con i tempi, e non avanti, facendoci capire quali siano i ritmi frenetici del mercato di oggi. Se lo sviluppo di questi lavori da un lato, può non far sembrare unico il mio, dall’altro si può dedurre che questo tipo di mercato sta crescendo in maniera esponenziale. Perché proprio l’auto-pubblicazione? Perché bisogna buttarsi, e provare! Tutte le grandi persone di successo ci hanno provato. Magari non andrà bene, ma potremo sempre dire di averci provato. Quello che ho fatto in questa tesi è stato mettermi in gioco, per vedere dove posso arrivare. Per questo, da un’analisi di come e del perché è cambiato il mondo dell’editoria, cercherò di trarre una conclusione finale, e capire qual è la soluzione migliore. Detto questo non mi resta che ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutato nella stesura di questo lavoro. Prima di tutto ringrazio il professor Antonio Scricco, mio docente relatore, che mi ha sempre incoraggiato, e invogliato a dare il massimo, con i suoi consigli e insegnamenti per la tesi, ma anche per tutta la durata dell’esperienza accademica. Un ringraziamento particolare va anche al professor Pasquale Delvecchio, che mi ha aiutato nel progetto per la storia a fumetti, e la professoressa Roberta Giudetti, per il tempo che mi ha sempre dedicato, e per l’aiuto nella stesura dell’intera storia a fumetti, un grazie anche a Federico Buratti, che ha collaborato 5 con me colorando le tavole del fumetto. In generale ringrazio tutti gli altri docenti, ma anche tutte le altre persone che ho conosciuto all’interno dell’accademia, perché ognuno mi ha insegnato e dato qualcosa, che porterò sempre con me. Ringrazio Marta, la mia fidanzata, che mi ha supportato ogni giorno e mi è sempre stata accanto. E, infine, un vero ringraziamento va ai miei genitori, che nella mia vita sono sempre stati presenti, sostenendomi senza ostacolarmi, appoggiando ogni mia decisione come quella di studiare in questa accademia. Hanno sempre creduto in me, ed è giunto il momento di iniziare a ripagarli. Grazie a tutti. 6 INDICE Riassunto analitico .................................................................................................. 3 Prefazione ................................................................................................................ 5 Indice ....................................................................................................................... 7 Indice immagini ...................................................................................................... 9 Introduzione .......................................................................................................... 11 CAPITOLO 1: L’editoria: genesi ed evoluzione .................................................. 15 1.1 L’editoria .................................................................................................... 15 1.1.1 La genesi dell’editoria ........................................................................... 16 1.1.2 L’evoluzione dell’editoria ..................................................................... 20 1.1.2.1 La tavoletta, il papiro e la pergamena ........................................... 20 1.1.2.2 Le forme del libro.......................................................................... 23 1.1.3 La stampa ai tempi di Gutenberg .......................................................... 25 1.1.4 Il cammino della stampa ....................................................................... 27 1.1.4.1 Aldo Manuzio e la rivoluzione tascabile ....................................... 28 1.1.4.2 Giambattista Bodoni...................................................................... 29 1.1.5 Nuove macchine di stampa ................................................................... 30 1.1.6 Dalla fotografia alla fotocomposizione ................................................. 32 1.1.7 La rivoluzione Informatica.................................................................... 34 1.2 L’editoria per Fumetti................................................................................. 36 1.2.1 La nascita della nona arte ...................................................................... 38 1.2.2 Il giornale a Fumetti e il libretto tascabile ............................................ 40 1.2.3 Riviste, albi cartonati e albi popolari .................................................... 43 1.2.4 La fenomenologia dell’Underground ................................................... 47 1.2.5 L’Underground in Italia ........................................................................ 50 CAPITOLO 2: L’editoria odierna ......................................................................... 53 2.1 Cos’è oggi l’editoria ................................................................................... 53 7 2.1.1 L’editoria “Mainstream” ....................................................................... 57 2.1.2 L’editoria “Underground” in Italia ....................................................... 58 2.2 La moderna editoria digitale ....................................................................... 59 2.2.1 Dalla carta, al web, all’e-book .............................................................. 60 2.3 Dispositivi per la lettura degli e-book: e-reader ......................................... 63 2.3.1 Kindle .................................................................................................... 65 2.3.2 Sony ...................................................................................................... 67 2.4 Dispositivi multifunzione, ovvero la “Good Enough Revolution” ............ 68 2.4.1 iPhone.................................................................................................... 70 2.4.2 iPad........................................................................................................ 72 CAPITOLO 3: Il mio percorso verso l’auto-pubblicazione .................................. 75 3.1 I progetti ..................................................................................................... 75 3.1.1 E-book a fumetti.................................................................................... 76 3.1.2 Podcast Audio ....................................................................................... 77 3.1.3 Dee Calcio ............................................................................................. 79 3.1.4 Quanto ne sai di Calcio? ....................................................................... 80 3.2 L’auto-pubblicazione.................................................................................. 81 3.2.1 Amazon, Smashwords e Lulu ............................................................... 82 3.2.2 Baker framework................................................................................... 83 3.2.3 Laker ..................................................................................................... 85 3.3 Per raggiungere gli acquirenti, pensare come un editore ........................... 88 3.3.1 Creazione di un sito Web ...................................................................... 90 3.3.2 Creazione di un Blog............................................................................. 91 3.3.3 I Social Network ................................................................................... 95 3.3.3.1 Facebook ............................................................................................ 96 3.3.3.2 Twitter ................................................................................................ 97 3.4 Il “Viral Marketing” ................................................................................... 99 3.4.1 Il “World Wide Rave”......................................................................... 101 Conclusioni ......................................................................................................... 104 Bibliografia ......................................................................................................... 107 Sitografia ............................................................................................................. 109 8 INDICE IMMAGINI Fig.1.1 Tavoletta argilla e terracotta ..................................................................... 21 Fig.1.2 Libro dei morti su papiro .......................................................................... 22 Fig.1.3 Ritratto di Gutenberg ................................................................................ 25 Fig.1.4 Il primo dagherrotipo ................................................................................ 33 Fig.1.5 Steve Jobs con tre modelli del primo Macintosh ...................................... 35 Fig.1.6 Yellow Kid ................................................................................................ 37 Fig.1.7 The Funnies............................................................................................... 38 Fig.1.8 Primo numero di Action Comics .............................................................. 38 Fig.1.9 Primo numero del Corriere dei Piccoli ..................................................... 40 Fig.1.10 Numero 1 di Topolino............................................................................. 41 Fig.1.11 Primo numero si Spirou .......................................................................... 43 Fig.1.12 TinTin Au Pays De Soviets .................................................................... 44 Fig.1.13 Pilote ....................................................................................................... 45 Fig.1.14 Primo numero di Linus ........................................................................... 45 Fig.1.15 Il primo Tex Gigante............................................................................... 46 Fig.1.16 Il numero 1 di Dylan Dog ....................................................................... 47 Fig.1.17 Un numero recente di Mad ..................................................................... 49 Fig.1.18 Primo numero di Zap Comix .................................................................. 50 Fig.2.1 Tre metri sopra il cielo e Calcio lo sport che ha fatto l’Italia ................... 57 Fig.2.2 L’Amazon Kindle ..................................................................................... 66 Fig.2.3 Sony Touch Edition .................................................................................. 67 Fig.2.4 L’iPhone 3gs e iPhone 4 a confronto ........................................................ 70 Fig.2.5 L’Apple iPad 2 .......................................................................................... 73 Fig.3.1 Logo Podcast............................................................................................. 79 Fig.3.2 Logo Dee Giallo........................................................................................ 80 Fig.3.3 L’App di Lulu ........................................................................................... 83 Fig.3.4 L’App di Smashwords .............................................................................. 83 Fig.3.5 L’App di Amazon ..................................................................................... 83 Fig.3.6 Baker Framework Logo ............................................................................ 84 Fig.3.7 Laker Landscape ....................................................................................... 88 9 10 INTRODUZIONE Nel momento in cui si è iniziato a pensare a un argomento valido per la tesi, l’attenzione si è subito focalizzata su un progetto ben preciso. La domanda posta è stata: come è possibile inserirsi nel mondo del lavoro? La risposta è la tesi che segue. Creare un fumetto, proporlo a un editore e riuscire a pubblicarlo è un’impresa ardua, soprattutto se sei giovane, alle prime esperienze e con nessun lavoro precedente alle spalle. Nell’argomentazione si pone l’attenzione sull’auto-pubblicazione, una nuova strada, che potrebbe agevolare il compito a chiunque, grazie anche alle nuove tecnologie. Prendiamo in considerazione il mondo editoriale: è in evoluzione, si sta espandendo e da qualche anno si stanno evolvendo sempre più gli “e-reader”: dispositivi elettronici portatili che permettono di caricare un gran numero di testi in formato digitale (e-book) e di leggerli analogamente ad un libro cartaceo. Gli ereader sono studiati quasi esclusivamente per la lettura di testi, e nell'accezione originaria vengono identificati come aventi schermi con tecnologia E-Ink. Agli inizi del 2010 Apple, con il lancio dell'iPad (che non è un e-book reader, ma un tablet computer dotato di funzionalità e-book reader) ha annunciato la creazione dell'iBookstore, uno speciale mercato virtuale dedicato alla vendita e alla diffusione dei libri digitali. Queste mosse industriali di grandi gruppi mostrano come il mercato degli e-book si stia sempre più ampliando. Per il mercato anglofono la diffusione degli e-book ha raggiunto una massa critica sufficiente a giustificare grandi investimenti ed addirittura a ripensare il futuro dell'editoria. Si metta in disparte per un momento il mondo dell’editoria per concentrarci sull’iPhone, perché il 10 luglio del 2008, l’azienda di Cupertino ha lanciato sul 11 mercato una delle idee più innovative del nuovo millennio: “l’App Store.”1 Inizialmente era disponibile solamente per iPhone e iPod Touch. App store si presenta come un negozio virtuale, dove poter scaricare applicazioni di qualsiasi tipo, ovunque ci troviamo, gratuitamente o a pagamento. La vera rivoluzione sta nell’iPhone SDK2che è stato annunciato per la prima volta il 6 marzo 2008. L'SDK permette agli sviluppatori di creare applicazioni, utilizzando il codice “Xcode”,3 che verranno poi eseguite su iPhone, iPod touch e iPad. Gli sviluppatori riceveranno il 70% sul fatturato di vendita delle loro applicazioni. Oggi App store conta circa 425.000 Apps per un totale di 14.000.000.000 di downloads (dati del 6 giugno 2011). Ma, cosa centra tutto questo con l’editoria? Semplice, esistono applicazioni di qualsiasi tipo su dispositivi Apple, e con l’arrivo di iPad, sono cresciute esponenzialmente anche quelle editoriali, soprattutto quelle riguardanti Libri, Fumetti o “Motion Comics”. In questo modo si può mescolare l’evoluzione editoriale con l’opportunità di sviluppare un’applicazione che sia in grado di soddisfare l’utente. Volendo creare un App, nello specifico un libro a fumetti, bisogna capire prima che cosa può interessare alla gente, per renderla poi completa con l’aggiunta di un servizio di podcasting, o delle storie aggiuntive. Infine sarà fondamentale il marketing: “Ma come sarebbe possibile se non avessimo le possibilità economiche?” Il “Viral Marketing” è la perfetta soluzione a un pensiero innovativo. Infatti, è un tipo di marketing non convenzionale che sfrutta la capacità comunicativa di pochi soggetti interessati per trasmettere il messaggio ad un numero elevato di utenti finali. Le modalità di diffusione del messaggio seguono 1 è un servizio realizzato da Apple disponibile per iPhone, iPod touch e iPad che permette agli utenti di scaricare e acquistare applicazioni disponibili in iTunes Store. Le applicazioni possono essere sia gratuite che a pagamento, e possono essere scaricate direttamente dal dispositivo o su un computer. L'App Store è stato aperto il 10 luglio 2008 tramite un aggiornamento software di iTunes. 2 Software Development Kit (più brevemente SDK) è un termine che in italiano si può tradurre come "pacchetto di sviluppo per applicazioni", e sta a indicare un insieme di strumenti per lo sviluppo e la documentazione di software. 3 Xcode è un ambiente di sviluppo integrato (Integrated development environment, IDE) sviluppato da Apple Inc. per agevolare lo sviluppo di software per Mac OS X e iOS (precedentemente iPhone OS). È fornito gratuitamente in bundle con il sistema operativo a partire da Mac OS X 10.3 Panther, sebbene sia in grado di generare programmi per qualsiasi versione di Mac OS X. 12 un profilo tipico che presenta un andamento esponenziale. È un'evoluzione del passaparola, ma se ne distingue per il fatto di avere un'intenzione volontaria da parte dei promotori della campagna. E’ fondamentale anche creare tramite i canali di comunicazione più famosi (Facebook, Twitter, YouTube) dei collegamenti da aggiornare in modo che la gente possa seguire gli sviluppi del tuo lavoro, in ogni momento. Infine creare un sito Web, in grado di fornire tutte le informazioni necessarie per chi desidera sapere tutto, dalla storia, all’autore, fino ai collegamenti, download, e magari anche un piccolo store on line. Creare un App, può non essere così semplice, esistono online, alcuni tutorial o corsi veloci per riuscire a creare semplici applicazioni per iPhone, iPad e iPod touch: tutto ciò a volte non è sufficiente. Per creare qualcosa di professionale e soddisfacente servirebbe sempre un programmatore esperto. Fortunatamente nuove forme digitali stanno prendendo corpo, da “Push pop press” al Framework 4 Open Source “Baker”, fino ad arrivare all’ultimo nato “Laker”. Esse sono le nuove piattaforme per pubblicazione digitale che ridefiniranno il modo e l’esperienza di vivere un libro. Chi le userà potrà integrare al testo immagini, audio, video e grafici, l’utente sarà in grado di interagire in prima persona con il libro. Grazie a questo software chiunque sarà in grado di realizzare la propria App senza aver bisogno di uno sviluppatore, risparmiando tempo e denaro. Il mondo delle applicazioni non è però l’unica risorsa disponibile, anche il Web ci permette di essere gli editori di noi stessi. Esistono numerosi siti disposti a concedere tutta la libertà necessaria per pubblicare le proprie opere. (ad esempio Amazon, Smashwords e Lulu garantiscono un potenziale guadagno immediato, e in pochi click). Nel corso della tesi questi elementi saranno essenziali per poter riuscire a realizzare un progetto innovativo e dare quelle risposte che vi sono sorte nella semplice lettura di questa introduzione. 4 è una struttura di supporto su cui un software può essere organizzato e progettato. Alla base di un framework c'è sempre una serie di librerie di codice utilizzabili con uno o più linguaggi di programmazione, spesso corredate da una serie di strumenti di supporto allo sviluppo del software, come ad esempio un IDE, un debugger, o altri strumenti ideati per aumentare la velocità di sviluppo del prodotto finito. 13 14 CAPITOLO 1: L’EDITORIA: GENESI ED EVOLUZIONE 1.1 L’editoria Per secoli gli effimeri supporti (come foglie, pezzi di corteccia o di legno) sui quali rare incerte mani vergavano messaggi, secondo codici limitati e approssimativi, andarono subito perduti, riassorbiti dalle trasformazioni della natura. Solo con la prima produzione di supporti specializzati, soprattutto le tavolette di argilla, il papiro e più tardi (ma non in Palestina) la pergamena, alcuni climi asciutti ci hanno consentito di trovare traccia di questi testi e qualche volta, di interpretarli. Non si tratta, dapprima, di testi religiosi o letterari, ma piuttosto di scritture referenziali: inventari di regge, note ed elenchi commerciali. Fin da subito, dunque, la tecnologia interferisce con la scrittura: senza l’invenzione di materiali adeguati e di un apparato sociale che la producesse e la diffondesse, la parola scritta non avrebbe avuto un destino diverso da quello orale: svanire. La scrittura e la stampa rappresentano, come le armi, il primo terreno in cui la società ha elaborato uno sviluppo tecnologico coerente e interrotto. La vanga, il rastrello, come altri strumenti utili al lavoro umano, sono stati praticamente uguali per millenni, fino all’invenzione delle macchine. Legata al pensiero, libera forma del comunicare informazioni e pensieri a distanza nello spazio e nel tempo, la stampa ha continuato invece a progredire fin dall’inizio. Con la nascita del movimento sindacale, all’inizio del Novecento, solo i tipografi furono insigniti dello spadino dell’eccellenza. Solo l’editore, tra gli imprenditori industriali, assume immediatamente una dimensione culturale. E ancora oggi non c’è comunicazione articolata che non parta da un testo. Immaginate come sarebbe il mondo se non esistesse la scrittura. Non solo non saremmo qui, ora con questa tesi tra le mani, ma l’intero percorso della giornata sarebbe diverso. Probabilmente questa mattina non avremmo usato l’ascensore, e non ci saremmo spostati in macchina; in pausa pranzo, niente telefonino per chiamare casa; arrivati a sera, poi, in assenza di libri non avremmo avuto nemmeno i programmi televisivi da guardare per passare il tempo. Ascensore, macchina, telefonino e televisione: come tutte le invenzioni dell’uomo, ognuna di esse è il frutto di scoperte passate e il seme di altre tante meraviglie. 15 Che cosa permette – con facilità – questo fluire di conoscenze tra tempi diversi? Che cosa rende possibile la fusione delle esperienze di un’epoca con quelle di un’altra? La scrittura. Essa, dunque, non è una monotona raccolta di segni convenzionali, ma si rivela una realtà dal ben più vivace carattere. Non si sbaglia se si afferma che la scrittura sia memoria. Non v’è dubbio che la scrittura, fin dalle origini, sia stata memoria e carne della società. Nell’universo culturale delle antiche popolazioni, la comparsa del segno scritto ha avuto la forza dirompente di una vera e propria rivoluzione, capace di modificare e innovare per sempre le dinamiche delle relazioni sociali. La comunicazione orale, infatti, non permetteva di diffondere messaggi attraverso il tempo, né in situazioni diverse dai rapporti viso-a-viso, limitando – in questa maniera – le possibilità di sviluppo della società. La scrittura ha reso possibile invece più fluidamente il nucleo di elementi culturali attorno ai quali si cimenta qualsiasi gruppo umano. La rafforzata e più certa condivisione di esperienze, valori, sentimenti e regole consentirono alle società di svilupparsi in maniera più complessa e articolata. Fin dall’inizio, dunque, dimensione sociale e “segni”, sono legati a doppio filo: lo sviluppo della prima accompagnerà per sempre, con reciproche influenze, il trasformarsi dei secoli. 1.1.1 La genesi dell’editoria Forme di comunicazione più complesse rispetto a quelle gestuali e vocali poterono essere sviluppate dall’ uomo solo con l’abbandono della vita nomade. La scrittura alfabetica non è stata una conquista immediata, ma il frutto di un lungo processo di evoluzione. Un’epoca importante per la storia della scrittura fu quella in cui fiorì la civiltà sumera. Furono proprio i sumeri ad abbandonare la rappresentazione pittorica del reale e a dare organizzazione – nelle terre mesopotamiche – al primo sistema di scrittura, basato su simboli in parte stilizzati: i pittogrammi. Il sistema pittografico consiste nella rappresentazione, di pochi tratti e priva di segni fonetici, di oggetti materiali e avvenimenti. La 16 necessità di scrivere più velocemente trasformò i pittogrammi in simboli sempre più stilizzati. Sulle nostre strade, sembra incredibile a dirsi, convivono le più alte vette della tecnologia e le radici dell’antichità. Nessuno pensi alla propria vecchia, decrepita auto: sono altri a portare la storia lungo l’asfalto. È nei cartelli stradali che si nascondono gli ideogrammi, ultima evoluzione dei pittogrammi. La scrittura ideografica è basata su una rappresentazione del reale ancor più stilizzata di quanto avveniva nei precedenti sistemi pittografici. Nei successivi sistemi di scrittura, infatti, il legame tra simbolo e il concetto espresso è spinto a livelli sempre più elevati di astrazione, consentendo una rilevante riduzione dei segni necessari ad assolvere in maniera soddisfacente i compiti narrativi ed espressivi richiesti. Nell’ultima fase della loro storia, i sumeri passarono con gradualità dall’utilizzo di un sistema scrittorio pittografico a quello della scrittura ideografica, che conobbe poi il massimo sviluppo con i geroglifici egiziani. Nonostante la loro lunga storia, gli ideogrammi non invecchiano e restano al centro di sistemi di scrittura utilizzati ancora oggi da antiche culture: da oltre 4000 anni i cinesi si esprimono, in forma scritta, con un gigantesco insieme di ideogrammi e simboli fonetici. Affascinante e misteriosa, la “lingua degli dei” usata dai faraoni è stata fonte di curiosità per secoli, fino alla decifrazione avvenuta per opera di Champollion, intorno agli anni Venti del XIX secolo. Per secoli i geroglifici sono stati visti come simboli mistici, portatori di conoscenze esoteriche e misteriose, testimonianze incomprensibili ma affascinanti di una civiltà ormai scomparsa. In verità i geroglifici non sono altro che un sistema di scrittura, per quanto molto elaborato e affascinante: l’unico modo degno di rappresentare per iscritto quella che, per gli egizi, era la “lingua degli dei”. Il termine corretto “geroglifico”, infatti, viene dalle parole greche hieròs glyphos, “iscrizione sacra”; questa a sua volta è una traduzione del nome dato dagli egizi al loro sistema di scrittura, chiamato appunto “lingua degli dei”. A differenza di altri tipi di scrittura antichi, non possediamo ancora per i geroglifici, testimonianze primitive di evoluzione: essi sembrano comparire 17 all’incirca nel 3000 a.C. nella loro forma già perfezionata. Dalle prime iscrizioni dei nomi di re sulle tavolozze di Narmer (3000 ca a.C.) o del Re Scorpione (3250 ca a.C.), fino alle più raffinate ed elaborate produzioni degli scribi e alle iscrizioni monumentali, i geroglifici non subirono mai grandi modifiche, diventando solamente più elaborati e sempre meno comprensibili. Il principio fondamentale della scrittura egizia è la combinazione di ideogrammi e fonogrammi. Mentre un ideogramma esprime un concetto per rappresentazione diretta, o per metafora derivata da questa, il fonogramma rappresenta semplicemente un suono. Nella scrittura geroglifica queste due espressioni sono strettamente legate tra loro, al punto che non è possibile conoscere il momento del passaggio dall’uno all’altro, pur se questo è esistito. Un esempio classico è quello dell’anitra: in egiziano, la sillaba “sa” è rappresentata dall’immagine di un’ anitra di profilo, e indica sia la parola “anitra” che la parola “figlio”. L’uso dell’immagine dell’anitra come ideogramma è chiaro ed evidente, mentre l’utilizzo di tale immagine associata al concetto di “figlio” è un estensione e ci mostra la trasformazione di “sa” da ideogramma a fonogramma. L’idea che un simbolo possa rappresentare suoni invece di oggetti è un principio proprio del “rebus”, simile a quelli che si possono trovare in oggetti sulle riviste di enigmistica, i geroglifici fanno ampio uso di tale meccanismo, che combina la rappresentazione grafica con il suono indicato da singoli segni. La differenza tra i due significati viene indicata da un segno distintivo che, posto accanto al singolo geroglifico, indica il significato in quel contesto: per esempio, accanto a “sa” col significato di “anitra” troveremo un volatile, mentre “sa” in quanto a “figlio” avrà un uomo. Tali indicazioni, chiamati “determinativi”, sono fondamentali per comprendere vi testi geroglifici. Alcuni segni hanno assunto una funzione specializzata nel rappresentare determinati suoni. La scrittura egizia comprende quindi un alfabeto base da ventisei lettere, mediante il quale è possibile riprodurre tutti, o quasi, i suoni necessari, oltre a segni che indicano gruppi di più lettere. 18 I geroglifici devono molto del loro fascino alla molteplicità delle direzioni di scrittura: disposti da destra verso sinistra, da sinistra a destra, e non solo in righe, ma anche in colonne, permettevano composizioni artistiche che esaltavano la magnificenza degli obelischi, delle tombe e dei palazzi su cui erano dipinti o incisi. I geroglifici, infatti, non si ritrovano solo dipinti su papiro dagli scribi, ma anche in iscrizioni artisticamente scolpite e decorate su tombe e monumenti testimoni della grandezza dei faraoni, nei quali ogni singolo segno era curato con attenzione, come se fosse parte di un dipinto. Tali testimonianze, più resistenti al tempo, sono quelle che hanno colpito la fantasia di moltitudini di studiosi e viaggiatori, vista la difficoltà di conservare i papiri, spesso anch’essi splendidamente decorati, ma purtroppo più esposti all’usura. I geroglifici artistici delle iscrizioni e dei monumenti erano, di solito, riservati all’utilizzo nell’arte e nell’architettura; nei manoscritti su papiro, di uso più comune e non riproducenti testi sacri o atti ufficiali, gli scribi egizi svilupparono una forma di scrittura più rapida, derivata da una semplificazione dei segni, che viene oggi chiamata corsivo geroglifico. Una forma ancora più semplificata era lo ieratico; la relazione tra questo e i geroglifici originari era simile a quella che oggi possiamo trovare tra un testo stampato e la calligrafia. Lo sviluppo più lontano della forma originaria era il demotico, usato in documenti amministrativi, nel quale i geroglifici erano completamente irriconoscibili. 19 1.1.2 L’evoluzione dell’editoria L’istinto di conservazione ha spinto la civiltà a inventare qualcosa che le consegnasse al futuro e permettesse loro di comprendere il presente. Ecco un breve viaggio tra i supporti e gli strumenti di scrittura dell’antichità. Gli strumenti scrittori hanno avuto grande importanza nell’evoluzione dei vari alfabeti: si spiega più facilmente la formazione di alcuni caratteri della scrittura se la si mette in relazione con innovazioni di tecnica di scrittoria. I primi supporti sono stati di vario genere. I materiali duri comprendevano pietra, ossi, bronzo ecc. La pietra ha favorito le iscrizioni di carattere monumentale. Il suo uso fu determinato anche dalla necessità di scrivere testi che fossero ben leggibili e visibili grazie alla loro esposizione. L’argilla ben si presta alla scrittura cuneiforme, i cui caratteri vengono tracciati su materiale fresco, in seguito cotto in forno. Le notizie più antiche sull’uso di supporti scrittori non duri nell’area mediterranea vengono da Plinio il Vecchio, che accenna a materiali come papiro, “folia” (foglie i alberi), “liber” (parte interna della corteccia di alberi) e libri lintei, ossia di lino. 1.1.2.1 La tavoletta, il papiro, la pergamena Fin dai tempi di Omero, e ancora presso i romani, si adoperavano tavolette di legno dealbate (cioè ricoperte di una vernice bianca ) o più spesso cerata. Molto diffuso in età classica, le tavolette furono conosciute anche nel medioevo. Le tavolette di età romana giunte fino a noi appartengono al I, II e III secolo a.C. e contengono atti giuridici o testi di natura privata. Nell’ambito privato si usarono fino al secolo XIV. Tale uso era divenuto comune in tutto l’impero. Originariamente riunite a gruppi, rappresentano i primi esempi di codex5. Erano costituite da asticelle rettangolari di legno o di avorio e portavano la scrittura tracciata a inchiostro o a graffio su un lieve strato di cera. La parte centrale era spalmata di cera mista a pece colorata. Essendo molto agevole 5 In filologia, un codice è un libro manoscritto. L'origine del nome deriva dal latino caudex "tronco d'albero", poi monottongato in codex e riferito all'uso antico di scrivere su tavolette di legno ricoperte di cera, unite insieme da anelli metallici o da una striscia di cuoio. In Ecdotica il termine può essere usato anche come sinonimo di testimone, cioè di un manoscritto che tramandi un dato testo. 20 cancellare e scrivere su di esse, le tavolette furono impegnate per esercitazioni scolastiche, conti, affari giornalieri, lettere. Presso i romani le tavolette erano chiamate tabulae, con termine generico, mentre codices o codicilli era detto l’insieme di due o più tabulae unite da fermagli metallici. Fig. 1.1 Tavoletta in argilla e terracotta Altro tipo di supporto scrittorio nell’antichità era la tavoletta in argilla e terracotta (Fig. 1.1), il materiale più diffuso in Mesopotamia, oggi nota come Iraq Meridionale. Gli scavi in questa regione, iniziati nella metà dell’Ottocento, hanno portato alla luce milioni di tavolette, le cui iscrizioni hanno consentito di decifrare la scrittura cuneiforme e ricostruirne le diverse fasi. Il papiro è un supporto vegetale fabbricato con il fusto di una pianta palustre coltivata in Egitto. Il più antico papiro egizio a noi pervenuto risale al IV secolo a.C. Lo strumento di scrittura utilizzato sul papiro è lo stilo. Il papiro apparve in Grecia intorno al IV secolo a.C., dove nacque la poesia lirica, che trovò in esso lo strumento per propagarsi e perpetuarsi. I generali vincitori portavano a Roma come bottino di guerra collezioni intere di libri greci suscitando un vero e proprio interesse per il libro. Il papiro (Fig. 1.2) ebbe molta diffusione in Grecia e a Roma e la sua influenza fu determinante per lo sviluppo letterario della civiltà classica. Universalmente usato fino al III secolo d.C., il suo declino fu lento ma inesorabile. La fabbricazione del papiro in Egitto cessò intorno al IX secolo quando la siccità del Nilo rese irreperibile la pianta. 21 Fig. 1.2 Il libro dei Morti su papiro. Secondo la lavorazione e la dimensione si ottenevano fogli di papiro di diversa qualità e prezzo: la qualità migliore era detta Augusta, la più economica invece Emporetica, che non era buona per scrivere ma solo per avvolgere oggetti. L’uso della pergamena sarebbe stato introdotto da Emanuele II Re di Pergamo (195-158 a.C.) per sostituire il papiro che il faraone dell’Egitto si rifiutava d’inviargli, volendo impedirgli di creare una biblioteca che oscurasse quella di Alessandria. Certamente l’uso risaliva a molto tempo prima, ma il nome stesso indica in Pergamo il centro principale della sua produzione. La pergamena è costituita da pelle di animale trattata e ridotta a fogli lisci e sottili. La morbidezza, la pesantezza e il colore dipendevano dal processo di lavorazione, che non era uguale dappertutto. Di regola la pergamena richiedeva un intervento da parte dello scriba per renderla liscia come la pomice, e per ridurla alla grandezza desiderata. I più antichi frammenti di pergamena risalgono al III secolo d.C. per quanto riguarda lo strumento di scrittura su pergamena, fu Isidoro di Siviglia a parlarne per primo, nel VII secolo citando il ricorso a penne di uccello. Dal IV secolo la pergamena divenne di uso comune; nell’VIII secolo i codici divennero numerosi, e fino al XIII secolo, dominò il campo librario. Per i codici di lusso come per i documenti importanti si usava tingere la pergamena prima di scrivere: il colore più usato era la porpora (rossa o violacea). Nell’alto medioevo il frequente uso portò a riutilizzare i fogli già scritti. La tecnica consisteva nel cancellare la vecchia scrittura immergendo i fogli nel latte e strofinandoli con una spugna; bisognava poi raschiarli con una pietra pomice per lisciarli nuovamente e far scomparire le tracce del vecchio inchiostro, rifilarli 22 secondo la grandezza del nuovo codice e rigarli per una nuova scrittura. I manoscritti così preparati erano detti palinsesti. La necessità del riutilizzo dei fogli di pergamena fu soprattutto causata dalla sua scarsità e dal caro prezzo del materiale nuovo, non dal disprezzo dei monaci verso i libri della scrittura pagana, come qualcuno ha suggerito. 1.1.2.2 Le forme del libro L’evoluzione del libro ha assunto forme diverse secondo il supporto utilizzato. Il rotolo, forma predominante del papiro, ha lasciato posto, a partire dal IV secolo d.C. al codice, forma privilegiata dei testi letterari su pergamena. Il libro a forma di rotolo nasce nel VI secolo a.C. in Egitto terra ricca di piante di papiro, e si diffonde nell’area mediterranea del mondo romano. La lunghezza del “volumen”, costituito da fogli incollati tra loro, è assai varia senza mai andare oltre i cinquanta metri. Al fine di facilitare l’avvolgimento, il rotolo era fissato all’”umbiculus”, un cilindro di legno o di avorio, con due estremità sporgenti detti “cornua” che, secondo il suo valore, potevano essere costituite di un materiale prezioso. La lettura era fatta svolgendo il rotolo in senso orizzontale da sinistra verso destra. Essendo di materiale fragile, il rotolo era conservato in un astuccio di legno o pietra. I testi erano scritti su di un’unica facciata, eccezione fatta per i rotoli opistografi originari dei periodi in cui c’era penuria di papiro. Nel mondo romano i testi terminavano con l’espressione “liber exlicit”, che indicava la fine di svolgimento del rotolo. Dopo il IV secolo fino al medioevo la forma del rotolo rimane in uso ma circoscritta ai documenti pubblici e privati, realizzata su pergamena o carta. L’etimologia della parola “codex” risale al termine “caudex” che nel mondo romano indicava il tronco d’albero. Il codice prende piede dal II secolo d.C. soprattutto nei testi della letteratura cristiana in Egitto, Oriente e Grecia secondo un uso probabilmente romano. Bisognerà attendere il IV secolo prima che si diffonda anche tra i testi della letteratura pagana. Il codice è formato da un insieme di fogli piegati a formare fascicoli di varia grandezza. Un antenato di questa forma è rintracciabile nelle tavolette cerate in 23 uso a Roma, che poste una sull’altra avevano già le sembianze del codice. Nasceva così la prima espressione del libro, come inteso ai nostri tempi. A partire dall’XI secolo, fa la sua comparsa il sistema del richiamo, attraverso cui indicare la successione dei quinterni segnando alla fine di ciascuno di essi la prima parola del quinternio successivo. Nel XII secolo si comincia ad assegnare i numeri al “recto” di ogni foglio, a causa del complicarsi delle procedure editoriali che aumentavano il rischio di confusione tra i fogli di uno stesso fascicolo. Infine, nel basso medioevo divenne comune la pratica della numerazione continua. Prima di procedere con la scrittura, i fogli di pergamena erano delimitati da due righe verticali. Partendo da forellini guida tracciati su di esse con uno strumento a punta di metallo o di piombo, una serie di righe orizzontali, a piena pagina o a colonne, disciplinavano la regolarità della scrittura. Nella seconda metà del XII secolo questo sistema di rigatura a secco fu sostituito dalla legatura con inchiostro, in genere rosa o nero. Il modo in cui si stabiliva il rapporto tra spazio scritto e immagini (quadratico) era molto rigoroso. Più casuale invece il lavoro di sistemazione delle “glosse” o commenti, collocati in maniera poco curata. Per i testi di studio delle università si utilizzava un grande formato e le glosse erano scritte in carattere più piccolo e chiuse in un riquadro. Il titolo e l’indicazione dell’autore sono invece riportati alla fine dell’opera, introdotti dalla formula “explicit” che indica nei rotoli l’azione compiuta per giungere alla fine. Completato il manoscritto si procede alla “miniatura”, ossia alla decorazione del testo. Dal IV secolo si tende ad ornare gli incipit, i titoli e le iniziali con motivi geometrici, a intreccio o di tipo zoomorfico. La rilegatura costituisce l’ultima parte del libro. Nel corso del basso medioevo tale operazione passa dalle mani dei membri delle comunità monastiche a quelle del cartolaio. Essa consisteva nella cucitura fatta secondo tecniche diverse: si potevano per esempio tenere insieme i fascicoli, piegati nel mezzo e inseriti l’uno nell’altro, mediante un filo lungo la piega centrale oppure con fascette, cinghie o spaghi uniti orizzontalmente ad angolo retto al dorso. 24 Nel caso dei libri di gran lusso si terminava il rivestimento con decorazioni in oro, pietre preziose, smalto e avorio. 1.1.3 La stampa ai tempi di Gutenberg Johannes Gensfleisch zur Ladenzum Gutenberg (Fig.1.3) nasce tra il 1394 e il 1399 a Magonza, allora piccolo ma attivo polo commerciale bavarese, da una famiglia di orefici. Di Gutenberg non si hanno molte notizie, se non quelle che lo individuano come un uomo di medio rango, spesso alle prese con i debiti. Era un “tecnico” che, assunto come lavorante apprendista in laboratori, per lo più strasburghesi. Fig. 1.3 ritratto di Gutenberg Il suo interesse era la riproduzione (fosse di carta stampata o monete) veloce ed economica di oggetti che all’epoca erano prodotti manualmente, come per esempio la produzione di specchi. Nel 1438 fonda una prima società in cui i partecipanti versano del denaro per finanziare un’opera, definita Kunst und Afentur , di cui non si conosce la reale natura, ma che avrebbe a che fare con l’azione di stampare: si prevedeva la creazione di un’attrezzatura molto simile al torchio atta a pressare delle forme. Dopo una serie di esperimenti, attorno al 1448, torna a Magonza, dove fonda una società con Johannes Fust, che gli presta 800 fiorini d’oro per la realizzazione della Werck der Bucher, l’opera dei libri. Nasce così nel 1454 la “bibbia del 42 linee” il primo libro a stampa dell’umanità. Non solo Gutenbergsi era cimentato nella riproduzione non manuale di un libro, ma lo aveva fatto con il “libro dei libri”. Nessuna delle copie a noi oggi reca la data di stampa; le prime informazioni giunte provengono da una lettera di Enea Silvio Piccolomini, il futuro papa Pio II in cui si parla di un incontro avvenuto a Francoforte con un “uomo sorprendente” che vende fascicoli di una Bibbia, in gran numero e facilmente leggibile per via dei caratteri chiari e corretti. 25 La grande idea di Gutenberg fu di riprodurre centinaia di volte un carattere originale in modo da poterlo utilizzare singolarmente più volte per formare parole e frasi; fino ad allora infatti venivano riprodotte pagine intere come se si trattasse di un disegno unico. La tecnica di produzione del carattere mobile prevedeva una serie di operazioni rimaste pressoché identiche nei 500 anni di vita del sistema tipografico. Gutenberg inoltre ideò un inchiostro che aderisse al meglio così da evitare sbavature: era il composto di un pigmento macinato in una vernice di olio di lino. La scoperta di Gutenberg non è arrivata inattesa nel mondo della riproduzione grafica: essa presenta dei legami molto stretti con la tecnica xilografica. Le prime tracce europee della xilografia, nata in Cina o in Giappone, si possono datare alla seconda metà del XIV secolo. Ma, è nel XV secolo che la tecnica raggiunge il suo massimo splendore grazie a opere di artisti quali Durer e Campagnola. La Mirabilia urbis Romae (1489), guida della città per il pellegrino devoto, un’edizione napoletana del Filocolo boccacceso (1478) e la famosa Hypnerotomachia Poliphili (1499), uscita dalla fucina veneziana di Aldo Manuzio, sono le opere prodotte con questa tecnica che hanno avuto maggiore diffusione. La parola xilografia deriva dai termini greci xylon (legno) e gràphein (scrivere). Il principio con cui si procede è semplice: su una tavoletta di legno è inciso il disegno che si vuole riprodurre, si inchiostra la tavoletta vi si sovrappone la carta e la si tampona con un panno in modo da imprimere l’immagine in negativo. Oltre alla tecnica classica, si può anche utilizzare il “taglio a risparmio”: l’intaglio risparmia le aree disegnate che, rimanendo in rilievo, vanno poi a imprimere il disegno sul foglio di carta. Con il tempo si tentò di creare, sovrapponendo più tavolette diversamente intagliate, disegni a colori per riprodurre il più fedelmente possibile le opere dei miniatori. Fu un orafo toscano, Maso Finiguerra (1426- 1464) a creare quella che rappresenta un’evoluzione della xilografia: l’incisione a incavo detta poi calcografia. 26 Lo strumento utilizzato per tale tecnica è il bulino, formato da un’asta d’acciaio puro infissa in un manico di legno a forma di fungo o di sfera. Il bulino è impugnato tenendo il manico nel palmo della mano, l’indice sulla lama e le altre dita attorno a essa per evitare che si muova durante il lavoro. Va tenuto il più piatto possibile sulla lastra da incidere per evitare che la punta si spezzi e arrotato spesso per fare in modo che il tratto sia netto e preciso, con la produzione del classico “ricciolo” all’atto dell’incisione. Terminato il disegno, la lastra è sfregata con un foglio di carta spoltiglio (sottile carta vetrata) per eliminare le eventuali barbe. Si passa poi sulla lastra un sottile strato di petrolio, che è asciugato prima di mettere la matrice nel torchio calcografico. Le tecniche d’incisione possono essere dirette o indirette. Le prime suddivisibili in puntasecca, mezzatinta e punteggiato; le seconde in acquaforte, acquatinta e calcografia a colori. 1.1.4 Il cammino della stampa Tra il 1450 e il 1460, pochi uomini che operavano in alcuni laboratori a Magonza – tra cui Gutenberg – conoscono i segreti dell’arte tipografica. L’Italia è il primo paese straniero dove gli stampatori tedeschi importano la nuova invenzione e quello in cui perderanno molto presto il monopolio. Essa è il centro della civiltà romana, cristiana, la culla del moderno sistema bancario e contabile, e offre a editori e a stampatori delle opportunità che non esistono nel sistema sociale tedesco, ancora prevalentemente medioevale. I primi torchi a stampa, in Italia, non sorgono in una capitale o in una grande città, ma presso il monastero benedettino di Subiaco vicino a Roma, dove la prima tipografia è aperta da due allievi di Gutenberg: C. Sweynheym e A. Pannartz, che, in seguito si trasferirono a Roma. La prima edizione di un libro in Italia è realizzata dopo qualche anno, nel 1465, con la raccolta di tre opere di Lattanzio in un unico volume: De opificio hominis, De Dei ira, Contra Gentiles. La capitale, tuttavia, non è il luogo esclusivo dell’attività tipografica italiana. Venezia, per esempio, che rappresenta un importante porto commerciale per i mercanti della Germania del Sud, data la sua posizione strategica, in pochi anni diviene famosa anche per la prolificazione di stamperie. E poi ancora Padova e 27 Bologna, nelle cui prestigiose università italiane studiano i figli di ricche famiglie tedesche. L’introduzione della stampa a Roma avviene nel momento in cui la città è diventata il centro culturale dell’intera Europa. Basti pensare che, in poco più di trent’anni, circa sessanta tipografie pubblicano oltre milleottocento titoli: una produzione sterminata ed eccessiva per quei tempi, che conduce, già vent’anni dopo, alla prima crisi del settore. 1.1.4.1 Aldo Manuzio e la rivoluzione tascabile Nato a Bassiano (Latina) nel 1449, Aldo Manuzio studia a Ferrara e si stabilisce a Venezia nel 1490 circa. È iniziato all’arte della stampa intorno al 1495 dove, introduce soluzioni originali e inedite per quei tempi: nel 1501 pubblica l’opera di Virgilio in un volume di formato molto più piccolo del solito, molto curato sotto il profilo estetico e filologico, dal costo economico accessibile e ai più, pratico e maneggevole: inventa dunque la prima forma di quella che oggi è chiamata “tascabile”. Tra le novità introdotte nell’arte tipografica, significativa è quella dell’uso dei caratteri a mano, tra i quali privilegia il carattere latino sul gotico, comune agli stampatori tedeschi. Non solo, nella ricerca di un proprio stile, egli inventa un carattere nuovo. Per la progettazione dei caratteri egli si avvale, infatti, del lavoro di un bolognese, Francesco Griffo, che gli fornisce un nuovo tipo di segno, inclinato e derivato dalla scrittura della cancelleria papale, detto corsivo. Con questo nuovo carattere, poi chiamato “aldino” e col progetto di far conoscere gli autori contemporanei e classici al maggior numero di lettori possibile, Manuzio pubblica una collana mensile di opere classiche per cinque anni, in una tiratura di mille copie, che porta alla realizzazione di sessanta volumi, accuratissimi nella rilettura filologica dei testi e nella composizione tipografica, pronti a circolare in Italia e in tutta Europa. Manuzio introduce una specie di copyright6ante litteram quando, per primo, chiede e ottiene la difesa del suo “formato” e del suo “carattere”. Al 23 marzo 1501 risale il decreto di concessione del privilegio decennale (che avrà valore solo sul terreno veneto). Un’altra 6 Il copyright (termine di lingua inglese che letteralmente significa diritto di copia) è l'equivalente del diritto d'autore nei paesi di common law, come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, dal quale però differisce sotto vari aspetti. 28 particolarità delle pubblicazioni aldine consiste negli avvisi al lettore in cui l’editore illustra i criteri e il metodo seguiti nella revisione ortografica e di accentazione delle parole. Inoltre, è il primo editore a pubblicare un proprio catalogo con l’aggiunta dei prezzi per ciascun volume pubblicato. Tra le opere più importanti lasciateci dalla stamperia di Aldo Manuzio ricordiamo: la Galeomyomachia e i Salmi; l’edizione completa delle opere di Aristotele (14951498): la Divina Commedia (1502); il De Aetna di Pietro Bembo (1496); l’Hypnerotomachia Poliphili (1499); di Franceso Colonna. 1.1.4.2 Giambattista Bodoni Fin dall’invenzione, dei caratteri mobili, avvenuta a metà del XV secolo, l’Italia ha giocato un ruolo di vitale importanza nel panorama europeo della produzione e stampa. Agevolata da condizioni storiche favorevoli, il paese aveva offerto un terreno di crescita ideale per quelle figure diverse tra cultura e impresa che si erano buttate nel mondo nuovo e promettente della tipografia. Tuttavia, dopo lo splendore del Cinquecento, che produsse figure di spicco come il veneziano Aldo Manuzio, mutamenti storico-politici influenzarono profondamente la regione che finì per essere relegata a periferia culturale del continente. Gli effetti della controriforma e le continue invasioni di eserciti stranieri spengono l’originario fervore intellettuale e pochi saranno gli avvenimenti in grado di rischiare i due secoli successivi; tra questi è importante ricordare l’istituzione della prima biblioteca aperta al pubblico: l’Ambrosiana di Milano nel 1609. A riscattare in parte questa età incolore sarà Giambattista Bodoni, grande tipografo nato a Saluzzo nel 1740. Figlio d’arte, Giambattista è introdotto al mestiere fin dalla più tenera età. Diciottenne, si trasferisce a Roma dove lavora nella Stamperia della Congregazione di Propaganda Fide, promossa e incoraggiata da papa Gregorio XV. Il clima culturale di Roma influenza e forma il giovane Bodoni, particolarmente affascinato dalle lingue e i caratteri di stampa orientali: passione che non mancherà di lasciare una profonda traccia nel suo lavoro di incisore di 29 tipi. Chiamato nel 1768 a dirigere la Stamperia Reale di Parma, ha l’occasione di dimostrare pienamente il proprio talento e il carattere innovativo delle sue stampe. Apre una propria tipografia all’interno del vecchio palazzo ducale della Pilotta, sede oggi del museo dedicato al tipografo. Tra le opere da ricordare va citata la prima stampa di successo prodotta con caratteri ideati da lui, gli “Epithalamia exoticis linguis reddita” del 1775 e il “Manuale Tipografico”. I canoni della sua arte sono raccolti in questo scritto, pubblicato postumo nel 1818 grazie al contenuto della vedova Bodoni. È possibile tutt’oggi ammirare alla Biblioteca Palatina di Parma una raccolta completa delle sue edizioni. Con Bodoni, sicuramente l’ultimo grande nome della stampa si conclude un’epoca. La rivoluzione industriale è ormai alle porte, e con essa nasce una nuova età, un nuovo mondo. Le grandi innovazioni tecniche coinvolgeranno nelle loro trasformazioni gli stili e le dimensioni del mercato con profonde ripercussioni nel costume e nella società. Anche la storia della stampa è totalmente travolta da questa ondata innovatrice: non essendo più prodotto delle singole nazioni, la stampa travalica ormai i limitati confini nazionali per affacciarsi nel contesto mondiale. 1.1.5 Nuove macchine di stampa Tipografia e calcografia erano le tecniche di stampa più diffuse nel XVII secolo. Due metodi basati su tecniche opposte: la prima aveva le parti stampanti in rilievo la seconda in incavo. Verso la fine del 1700 nasce una nuova tecnica di stampa la litografia, non più basata sull’alternanza rilievo e incavo. Alojs Senefelder ne fu l’inventore. Alla morte del padre è costretto ad abbandonare gli studi per occuparsi della famiglia. Pubblica con editori diversi le sue opere teatrali e quelle scritte dal padre, senza incassare il necessario al sostenimento della famiglia. La bassa disponibilità di mezzi tecnici ed economici lo spinge a creare un metodo che consenta la pubblicazione di libri a buon mercato: inizialmente cerca di perfezionare i metodi esistenti ma con scarsi risultati. Allora sposta l’attenzione sulla rilievografia su pietra, in particolare sulla pietra calcarea presente nelle vicine cave di Solenholfen. 30 Compatta e levigabile, usata nelle pavimentazioni stradali e nell’edilizia, la pietra è reperibile a buon mercato; ma la sua proprietà più importante – quella di trattenere i grassi – Senefelder la scopre in modo puramente casuale. Senefelder si trova nel suo laboratorio quando la madre gli chiede di preparare la lista della lavanderia. Egli decide di scriverla con il suo inchiostro fatto di cera, sapone e nero fumo di lampada sulla pietra calcarea che ha appena levigato per altri scopi e dalla quale l’avrebbe ricopiata con comodo. Solo in un secondo momento ha l’idea di far mordere dell’acquaforte i segni che ha tracciato sulla pietra, tentando di applicare all’incisione, l’inchiostro da stampa per trarne delle riproduzioni. Questo procedimento permette a Senefelder di creare matrici pronte a essere stampate col torchio calcografico. Negli anni a seguire migliora sempre più le scritte in rilievo e l’inchiostro ottenendo una qualità di stampa così soddisfacente che il Re di Baviera lo premia con cento fiorini, e il privilegio (brevetto) per il nuovo genere di stampa. L’ultimo è più avanzato sistema litografico è rappresentato dalla stampa offset. In essa non vi è più contatto diretto tra la lastra di zinco e la carta, la quale solo in un secondo momento riporta il segno grafico sul foglio. Fredrich Koenig entra nel campo della stampa nel 1792. Nel 1806 incontra Andreas Fredrich Bauer, disegnatore, con il quale inizia una stretta collaborazione. Nel 1811 brevetta la macchina da stampare monocilindrica, caratterizzata da un piano porta-forma spinto in avanti e indietro sotto un cilindro. Il cilindro presenta tre superfici di stampa separate e stampa tre fogli a ogni rotazione completa. Diventa la macchina bicilindrica chiamata “Times double Machine” e brevettata nel 1813. Tuttavia l’invenzione non consegue il successo sperato finche John Walter, editore del “Times”, non ne usa due esemplari per stampare il quotidiano. Quella notte tra il 28 e il 29 novembre 1814, la macchina a due cilindri stampa 1100 copie, ben 800 in più del torchio a mano. L’invenzione di Koenig e Bauer muta radicalmente il sistema di stampa. Se prima, col metodo in piano, era richiesta una forza enorme per pressare contemporaneamente tutta la superfice, ora col metodo cilindrico ne occorrono molte di meno. 31 Inoltre, l’utilizzo della macchina a vapore invece della forza umana abbrevia i tempi lavorativi, poiché le fasi di stampa non sono più separate ma riuniti in un unico processo. 1.1.6 Dalla fotografia alla fotocomposizione Il 1837 è un anno di svolta nella storia della riproduzione delle immagini: Louis-Jacques Mandé Daguerre riesce a scattare la prima fotografia della storia, che è chiamata dagherrotipo in suo onore. Nato nel 1789 a Carneilles-en-Paris, Daguerre si interessa ben presto di pittura e scenografia, realizzando il “diorama 7 ”, e impiega, nei suoi primi esperimenti di fotografia, la “camera oscura”: stanza priva di luce caratterizzata da un forellino praticato su uno dei muri o sull’imposta della finestra, attraverso il quale le immagini esterne venivano proiettate capovolte su una parete di fronte a uno schermo bianco. Ma è solo nel 1837 che riesce a catturare un’immagine dalla realtà utilizzando lastre di rame sensibilizzate attraverso l’esposizione a vapori di iodio e mercurio. L’invenzione di Daguerre innova soprattutto il mondo della stampa: fino a quel momento, infatti, per riprodurre rare immagini artistiche si utilizzavano la xilografia e la calcografia. Col dagherrotipo (Fig. 1.4) le immagini d’attualità possono finalmente entrare nella vita della gente comune: i primi giornali infatti ricorrono alle fotografie per comunicare meglio. Dal dagherrotipo si passa in seguito al cliché a tratto e retino; l’impiego di pellicole per la loro creazione segna l’ingresso della fotografia anche nella composizione che si svilupperà nei moderni sistemi di fotocomposizione. Alla fine del XIX secolo, la composizione del testo avveniva manualmente, utilizzando caratteri mobili e mettendoli sul composito per formare le righe di testo. Con gli anni, si è passati dalla composizione manuale a un tipo di composizione meccanica, che ha velocizzato i processi di lavorazione e al tempo stesso, ha stimolato la ricerca di processi ancora più veloci. 7 Un diorama è un'ambientazione in scala che ricrea scene di vario genere. Fra gli utilizzi più diffusi dei diorami i principali sono quello ad uso tecnico, principalmente ingegneristico, (riproduzione di superfici ed edifici) e quello hobbistico che permette di ricreare particolari ambientazioni in scala, cercando di ottenere effetti quanto più possibile realistici. 32 Dopo l’impiego di linotype8 e monotype9 si è arrivati a realizzare a metà del XX secolo il primo film fotografico di un testo, sostituendo il piombo e portando i caratteri del testo su una pellicola fotosensibile attraverso un procedimento fotografico: il prodotto della fotocomposizione, infatti, non è altro che una stampa su carta o su pellicola. Fig. 1.4 il primo dagherrotipo L’evoluzione della tecnologia ha portato all’impiego sempre più massiccio dell’informatica e dell’elettronica, arrivando a ottenere i vari processi dell’elaborazione, della composizione, impaginazione e illustrazione anche su supporti non fotografici. Esistono tre diversi tipi di fotocomposizione: la fotocomposizione ottico-meccanica; la fotocomposizione CRT e la fotocomposizione a raggio laser. La fotocomposizione ottico-meccanica nasce nel 1948 ed è caratterizzata da un supporto che porta la forma delle lettere in negativo: la luce, attraversandole, impressiona la carta o la pellicola. Nel modello Linotronic, l’apparecchiatura è costituita da una tastiera, un calcolatore, una memoria e un’unità fotografica di fotocomposizione. 8 La Linotype fu la prima macchina per la composizione tipografica meccanica, inventata negli Stati Uniti (1881) dal tecnico tedesco Ottmar Mergenthaler. La macchina fu installata per la prima volta nel 1886 al New York Tribune. 9 Monotype Imaging, Inc è una società che si occupa di design in ambito tipografico, in particolare della creazione dei caratteri di stampa, ed è stata protagonista di molti progressi nell'ambito della tecnologia di stampa — in particolare le macchine della Monotype sono state le prime stampatrici completamente meccaniche — e nella progettazione e produzione di molti font nel XIX e XX secolo. Il suo carattere più conosciuto è il Times New Roman. 33 La fotocomposizione CRT,10nata nel 1967 è molto simile a quella a raggio laser: sebbene si basino sullo stesso principio, è la natura della fonte di luce che determina la differenza tra le due tecniche. Il carattere non è prodotto da una matrice come nel caso della fotocomposizione ottico-meccanica, ma è disegnato da un punto luminoso opportunamente guidato da un processo di digitalizzazione. La fotocomposizione laser, nata nel 1976, si basa sugli stessi principi della CRT, ma in questo caso è la luce del laser che è guidata per riprodurre i caratteri su pellicole. Inoltre, e nella prima il carattere era disegnato grazie a una serie di linee verticali, in questa le righe sono disposte orizzontalmente. 1.1.7 La rivoluzione Informatica A partire dagli anni ’70 importanti aziende americane (Silicon Graphics e Xerox) sviluppano una serie di strumenti tecnologici nel campo della trasmissione del sapere e delle informazioni e, in collaborazione con i laboratori di ricerca delle industrie, progettano strumenti e software che rendono più agevole l’uso dei computer. La ricerca sulle interfacce e sui software, insieme a studi teorici, apre progressivamente nuovi spazi di scrittura, luoghi in cui trasferire in formato digitale – non gutenberghiano – i prodotti intellettuali. A metà anni ’80 si diffonde nel mondo dell’editoria il personal computer: l’utilizzo di questa tecnologia muta radicalmente il sistema di composizione. Le macchine sono ora in grado di trattenere in memoria il testo battuto con i suoi attributi tipografici e, solo al momento richiesto, stamparlo su pellicola o direttamente su lastra. Nel 1984 nasce il primo Macintosh (Fig.1.5), il personal computer che rivoluziona il modo di considerare l’informatica e il comunicare e, nel giro di soli dieci anni, trova nel mondo dell’editoria la sua killer application:11la “killer app” del personal computer è sicuramente la videoscrittura. Programmi come Word per Windows o per Mac Os sono la svolta reale per giornalisti e colleghi editoriali. 10 Acronimo di: Cathode Ray Tube cioè tubo a raggi catodici. La locuzione inglese killer application (abbreviata anche come killer app), spesso utilizzata nel gergo dell'informatica, dell'elettronica, dei videogiochi e in altri settori, significa letteralmente applicazione assassina, ma viene intesa nel senso metaforico di applicazione decisiva, vincente. Essa si riferisce a un prodotto di successo costruito su una determinata tecnologia (quindi una applicazione di quella tecnologia), grazie al quale la tecnologia stessa penetra nel mercato, imponendosi rispetto alle tecnologie concorrenti e aprendo la strada alla commercializzazione di altre applicazioni secondarie. 11 34 Messa in cantina la macchina da scrivere, bisogna stare al passo con i cambiamenti tecnologici che impongono computer sempre più leggeri, ma potenti. L’attività redazionale avviene ora tutta su computer, ma c’è una novità importante datata 1990: il Laptop o meglio conosciuto come Computer portatile. Il giornalista in questo modo può scrivere tranquillamente il suo pezzo ovunque si trovi, e con l’arrivo di Internet (1993) spedirlo in redazione, senza doverci mettere piede o quasi. Fig. 1.5 Steve Jobs, con tre modelli dell Macintosh Arriviamo quindi ai nostri giorni, l’introduzione di nuovi dispositivi portatili dedicati alla lettura, ha fatto pensare alla morte del libro cartaceo, e nel contempo ha portato alla coniazione del neologismo e-book. Acronimo di Electronic book, è un sistema hardware compatto che consente di immagazzinare, tramite un software, al fine di leggerlo su un display. Le prime sperimentazioni risalgono addirittura agli inizi degli anni Sessanta, quando un ricercatore della Xerox, ne progettò uno mai realizzato. Bisogna attendere il 1986 per vedere la Franklin Electronic Publisher uscire con un’agendina in grado di contenere un dizionario digitale. Più tardi anche Sony proporrà il proprio. Oggi proprio quegli esperimenti innovativi di metà anni ottanta sono diventati la base della nuova tecnologia, portati avanti da grandi aziende come Apple, Samsung, Sony, Amazon ecc.. 35 Tutta la storia dell’editoria ci ha portato a questo, al computer e ai dispositivi portatili, che non sono altro che nuovi supporti a disposizione del lettore. È il momento giusto quindi per adattarci ai nuovi formati e rimanere al passo con i tempi, sviluppando dei progetti in linea con le nuove opportunità del mercato. 1.2 L’editoria per Fumetti I “predatori dell’arca perduta” di Steven Spielberg, la pellicola che ha lanciato il personaggio di Indiana Jones (Harrison Ford), quando uscì nel 1981 fu subito definita un classico “film-fumetto”. Eppure il lavoro di Spielberg non rappresenta la versione sul grande schermo di nessun eroe specifico dei comics (Indiana Jones è un personaggio di George Lucas),12né, del resto, vi compaiono le convenzioni grafiche particolari del genere, come succede invece, nella vecchia serie televisiva dedicata a Batman con Adam West, in cui, ogni tanto, appare qualche balloon, o vengono sovraimpresse alle immagini delle onomatopee colorate, per evocare la matrice originaria della saga. Nei “predatori dell’arca perduta” ci sono – come hanno rivelato gli stessi Lucas e Spielberg – alcune situazioni riprese dalle avventure di Paperino disegnate da Carl Barks, l’impronta “fumettistica” del film deriva più che altro dal ritmo della narrazione e dalla tipologia dei personaggi. È il susseguirsi incalzante dei colpi di scena ed è la forte caratterizzazione dei protagonisti secondo i ruoli standard dell’avventura (Indiana Jones è l’avventuriero per eccellenza, invincibile e invulnerabile, Belloq è il malvagio antagonista, Marion la donna dell’Eroe, ecc…) a denotare il modello ispiratore di tutta l’opera. Questi due aspetti narrativi sono infatti caratteristici dei comics classici statunitensi pubblicati a puntate, e dipendono in ultima analisi, dal tipo di distribuzione praticata negli USA, dove i fumetti, prima dell’avvento dei comic books, erano in pratica, monopolio dei quotidiani. Per comprendere bene questo punto, bisogna aprire una breve parentesi e ritornare ai primi anni di vita del fumetto. 12 è un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e montatore statunitense. Proprietario di una holding del cinema è anche un importante imprenditore nell'ambito dei giocattoli e dei videogiochi. È famoso soprattutto per le saghe di Guerre stellari e Indiana Jones. 36 Accettato, ormai, il 1895 come l’inizio ufficiale dei comics con la creazione di Yellow Kid,13(Fig.1.6) gli storici del settore attribuiscono il merito della rapida diffusione dei fumetti ai gruppi editoriali che facevano capo a Joseph Pulitzer 14 e William Randolph Hearst. I due editori compresero subito l’importanza del nuovo medium per l’incremento delle vendite dei giornali, e lanciarono i supplementi domenicali a colori dedicati ai fumetti (comic sections), che ospitavano le cosiddette tavole domenicali Fig.1.6 un’immagine di Yellow Kid (sunday pages), cioè una pagina alla settimana per ogni personaggio dei vari disegnatori. Una decina di anni dopo la nascita delle tavole domenicali, nel 1907 è stato introdotto sui quotidiani le strisce giornaliere (daily strips), una striscia al giorno di ciascuna serie a fumetti con quattro o cinque vignette in bianco e nero. La prima daily strip a ottenere un autentico successo presso il pubblico fu Mr. A. Mutt di Bud Fisher. In generale, sia le brevi strisce giornaliere che le tavole domenicali, se di argomento “comico” risultavano autoconclusive, mentre, se di argomento avventuroso, ospitavano una storia che poteva prolungarsi anche per qualche mese. Queste modalità di edizione, standardizzate dai Syndicates (le potenti agenzie che divennero ben presto proprietarie degli eroi e delle serie), imponevano all’autore di fumetti umoristici una gag alla fine di ogni striscia o tavola, e a quello di fumetti di avventura un colpo di scena o un momento di suspense a conclusione di ogni puntata, per spingere i lettori ad acquistare il giornale con la sequenza successiva. Ed è qui nasce la struttura “a effetto” tipica di molti comics, il ritmo che Spielberg ha cercato in qualche modo di riprodurre nel suo film. 13 Mickey Dugan, meglio noto come The Yellow Kid (tradotto in italiano: Il Bambino Giallo), è il protagonista di Hogan's Alley, una delle prime serie di strip comiche a fumetti della storia e la prima a colori. 14 è stato un giornalista ed editore ungherese naturalizzato statunitense. Nato a Makó, in Ungheria, ed immigrato negli Stati Uniti, Pulitzer divenne un famoso giornalista ed editore. A sua memoria e per sua volontà è stato istituito un premio, il Premio Pulitzer, il più importante nel campo giornalistico, assegnato per la prima volta nel 1917, secondo proprio le volontà lasciate dal giornalista stesso scomparso pochi anni prima. 37 1.2.1 La nascita della nona arte I Comic books nacquero negli USA soltanto nel 1929, quando George Delacorte, proprietario della Dell Publishing Company, lanciò “The Funnies” (Fig.1.7), un fascicolo formato tabloid di ventiquattro pagine, un terzo delle quali a colori. Questa forma editoriale non è, però, un’invenzione degli americani, perché i giapponesi li avevano preceduti di circa un decennio, con i fascicoli stampati su carta economica e a periodicità mensile. I Comics books delle origini – che assunsero ben presto il formato attuale di 26 x 17 cm – si limitavano a riciclare le daily strips già apparse sui quotidiani e venivano distribuiti in omaggio agli acquirenti di determinati prodotti. Nel maggio del 1934, l’Eastern Color Printing Company pubblicò il primo comic book editoriale e non più promozionale della storia del fumetto: “Famous Funnies”. Per i primi albi con storie Fig.1.7 il numero 52 di “The Funnies” inedite, appositamente disegnate per questo tipo di pubblicazione, si dovette aspettare il 1935, quando apparve “New Fun Comics”, che conteneva fumetti umoristici. Nel 1937 nacque poi “Detective Comics” con racconti d’avventura, un comic book edito dalla National Comics, in seguito meglio conosciuta con le iniziali di quella rivista: DC. Nel 1938 la futura DC lanciò un’altra testata, “Action Comics” (Fig.1.8), sul cui primo numero apparve Superman, scritto da Jerry Siegel e disegnato da Joe Shuster, un personaggio destinato a diventare il capostipite di tutti i futuri super-eroi dei comic books. I comic books, ancora oggi nelle edicole, sebbene il loro nome (che in inglese significa “libri a fumetti”), non abbiano proprio nulla del volume da libreria; si tratta, invece, di fascicoli a colori con poche pagine, su carta generalmente povera, che ospitano due o tre storie complete dalla struttura narrativa piuttosto diversa Fig.1.8 Il primo volume di “Action Comics” che raffigura il primo supereroe, Superman. 38 rispetto a quella delle daily strips o tavole domenicali. Innanzi tutto le storie pubblicate sugli albi risultano più scenografiche e si sviluppano con maggiore dinamismo e vivacità. Nel contempo, però, l’intreccio tende a semplificarsi, anche perché si abbassa la fascia di età dei lettori. Infatti, soprattutto in passato, se la maggioranza del pubblico era costituita da adulti, i potenziali acquirenti dei comic books erano invece prevalentemente bambini o gli adolescenti. Consideriamo, a questo proposito, i comic books, disneyani degli anni Quaranta-Cinquanta (“Walt Disney’s Comics and Stories”, “four color comics”, “Donald Duck”, “Mickey Mouse”, ecc…) e confrontiamoli con le strisce giornaliere dello stesso periodo, disegnate da Floyd Gottfredson. Alberto Becattini afferma che la striscia disneyana sta al suo comic book come i viaggi di Gulliver di Jonathan Swift stanno a un qualsiasi classico della letteratura per l’infanzia. “come nel libro di Swift, che pure tanto successo ha sempre avuto anche tra i bambini, nelle strisce avventurose di Floyd Gottfredson la mente adulta scorge spesso più di una chiave di lettura, mentre la linearità, la semplificazione è volutamente alla base delle storie per gli albi, destinate principalmente a una fascia di lettori tra i 5 e i 16”. Nei comic books come Mickey Mouse e Co, vengono infatti eliminati tutti quegli elementi che potrebbero turbare i sonni tranquilli di qualche innocente fantolino: sono messi al bando l’idea della morte (spesso presente nelle strisce giornaliere, vedi, per esempio l’inquietante Topolino e la casa misteriosa del 1944-45), i pur vaghi riferimenti sessuali, la presenza di personaggi umani al fianco di topi e paperi, e così via. Il pregio di questi fascicoli va dunque cercato, più che altro, nel disegno fa eccezione per le storie scritte e disegnate da Carl Barks, in cui anche i testi toccano delle vette qualitative elevatissime. Anche i comic books per super-eroi, sono stati a lungo afflitti da trame infantili ed ingenue. Finché, negli anni 60 Stan Lee e la Marvel (leader nel settore con la DC) non decisero di creare dei super-eroi con “super problemi” fisici o psicologici, per renderli più umani e più vulnerabili. Nel periodo 1968-73 i comic books dei super-eroi furono ulteriormente rivitalizzati da alcuni cartoonist di talento come Neal Adams, Berni Wringhtson, Jim Steranko, Mike Kaluta, ecc… Ma verso la metà degli anni settanta il fumetto statunitense, soprattutto per 39 mancanza di nuove idee e per la diaspora di molti autori di talento, orientati verso attività più remunerative, entrarono in una profonda crisi durante la quale la DC rischiò di sgretolarsi. Qualcosa riprese a muoversi durante la fine del decennio, con la nascita e lo sviluppo dei Comic Shops, cioè delle librerie specializzate nella vendita di fumetti. In questi centri di distribuzione, presero a circolare degli albi di piccole case editrici indipendenti, che avevano creato le cosiddette graphic novels, le limited series, e le mini-series, in tre o quattro episodi: tutte pubblicazioni non sottoposte al comics-code, l’organo censorio che controlla i comics venduti nelle edicole. Soprattutto le graphic novels rappresentarono un’importante innovazione, trattandosi di albi di lusso, dalla carta di ottima qualità, di grande formato ( circa 20x28cm) e con un minimo di 48 pagine. Grazie a questi albi gli autori usufruivano finalmente di una forma editoriale duttile e raffinata molto simile all’albo francese, e per la quale potevano costruire delle storie più elaborate e gratificanti. Anche la Marvel e la DC furono coinvolte nella progressiva metamorfosi delle strutture ataviche dei comics, e negli anni ottanta emersero alcuni grandi cartoonists, protagonisti di un vero e proprio “rinascimento” del comic americano: Howard Victor Chaykin, Bill Sienkiewicz, e soprattutto Frank Miller, che nella mini serie “Il ritorno del Cavaliere Oscuro” (del 1986) ha approfondito psicologicamente la figura di Batman (creato nel 1939 da Bob Kane), presentandolo ormai cinquantenne in una Gotham City del futuro dominata dalla violenza e dallo strapotere dei Mass-Media. 1.2.2 Il giornale a Fumetti e il libretto tascabile Mentre negli USA i comics sono ancora pubblicati prevalentemente sui quotidiani e sui comic books, in Italia le “storie disegnate” hanno trovato anche altri canali di diffusione, come il “giornale” a fumetti, il “libretto” tascabile, le “riviste” e gli albi “popolari”. L’antenato del “giornale” a fumetti classico, è il “Corriere di Piccoli” (Fig.1.9), nato, come sappiamo, nel Fig.1.9 il primo numero del Corriere dei Piccoli 40 1908. Sulle pagine del “Corrierino” ospita, sin dall’inizio, alcune tavole domenicali dei maestri americani (“Little Nemo” di Winsor McCay15, “Buster Brown” di Outcault, “Happy Hooligan” di Opper ecc…) anche se senza i balloons e commentate da didascalie in versi. Accanto a queste storielle, compaiono le prime creazioni dei nostri migliori disegnatori (“il Signor Bonaventura” di Sergio Tofano, “Sor Pampurio” di Carlo Bisi, ecc…), nonché racconti e poesie di Rudyard Kipling, Anatole France, Renato Fucini, Guido Gozzano, Ada Negri e di tanti altri autori. Più tardi nel 1932, esce il primo numero di “Jumbo” dell’editore milanese Lotario Vecchi, con storie umoristiche e d’avventura, e “Topolino”, di Nerbini, che insieme alle strisce giornaliere e alle tavole domenicali di Mickey Mouse, diffonde in Italia (dal 1933) le storie di Cino e Franco (Tim Tyler’s Luck) di Lyman Young. “Jumbo” e “Topolino” sono ancora parzialmente legati alla filosofia del “Corriere dei Fig.1.10 il numero 1 di Topolino Piccoli”, perché accettano un compromesso tra nuvolette e didascalie, ammettendo contemporaneamente sia le une sia le altre. Pertanto sarà solo il nerbiniano “L’Avventuroso” (su cui appariranno Gordon e l’agente segreto X-9 di Alex Raymond; l’Uomo mascherato, cioè Phantom, di Lee Falk e Ray Moore e Mandrake, di Lee Falk e Phil Davis, ecc…) a definire, nel 1934 la vera formula del “giornale” a fumetti, di grandi dimensioni, basato soprattutto sui comics a continuazione, senza didascalie e con un’appendice di novelle e raccontini praticamente ridotta al minimo. Tuttavia il “giornale” così concepito, e che effettivamente rivoluzionò, verso la metà degli anni Trenta, il mercato italiano delle pubblicazioni per ragazzi, non propone fumetti di tipo strutturalmente nuovo, giacché si limita a riprodurre le Sunday pages statunitensi, nonché le daily strips, a gruppi di cinque o sei strisce sovrapposte. E anche quando “L’Avventuroso” stampa delle storie disegnate 15 è stato un autore di fumetti, animatore e illustratore statunitense. Prolifico ed eclettico artista, è stato un pioniere del fumetto e del cinema d'animazione. Nel 1905 ha creato la serie onirica Little Nemo in Slumberland, una delle più importanti nella storia del fumetto. 41 appositamente in Italia, l’aspetto delle singole puntate resta più o meno quello delle tavole domenicali americane. Una variazione efficace nella formula editoriale dei fumetti si verifica, invece nel 1949, quando esce il primo numero di “Topolino” libretto (Fig.1.10), in formato tascabile. La trovata fu di Arnoldo Mondadori, proprietario della casa editrice che aveva strappato “Topolino” a Nerbini nel 1935. I motivi del cambiamento nelle dimensioni della celebre pubblicazione disneyana furono soprattutto di natura economica. Dall’ottobre del 1948 la Mondadori pubblicava “Selezione” la versione italiana del “Reader’s Digest16” che è stato sugli scaffali delle edicole italiane fino al 2007. Per stampare questo mensile Arnoldo Mondadori aveva dovuto acquistare un costoso macchinario, che effettivamente era un po’ sprecato solo per quello scopo. Si pensò, dunque, di utilizzarlo, nei tempi morti, anche per “Topolino”, realizzando così un prodotto tecnicamente identico alla rivista di attualità italoamericana. E per molti anni ad ogni modifica della veste di “selezione” – cambio della carta, passaggio dal punto metallico al dorso quadro, minime variazioni di formato – corrispose un cambiamento speculare in “Topolino”. L’operazione si rivelò indovinatissima e le vendite del mensile (poi quindicinale dal 25 aprile del 1952) si impennarono improvvisamente. Le dimensioni ridotte (12 x 18, che agevolavano la lettura dei comics a letto, in tram, in treno, ecc., per la loro praticità) imposero però, il rimontaggio delle strips di Topolino disegnate da Gottfredson, per adeguarle alla pagina dell’albo con tre strisce di due vignette ciascuna. In compenso, la nuova formula permise il rilancio degli autori Disney italiani, che imposero un modo diverso di raccontare le vicende a fumetti di Topolino & Co. Alcune storie disneyane made in Italy erano già apparse alla fine degli anni Trenta a opera di Federico Pedrocchi, Enrico Mauro Pinochi e Nino Pagot, ma si era trattato ancora di esperimenti pionieristici. Negli anni Cinquanta, il “libretto” 16 Edita dalla casa editrice Edizioni Selezione Reader's Digest, con sede a Milano in via Alserio n. 10, ha pubblicato il primo numero nell'ottobre 1948 ed ha cessato le pubblicazioni nel dicembre 2007. La casa madre statunitense, fondata a New York nel 1922 da Roy DeWitt Wallace e dalla moglie Lila Bell Wallace, è stata per moltissimi anni il mensile generalista più venduto negli Stati Uniti. Nel 2004 raggiunse la tiratura di 12,5 milioni di copie. In seguito si è verificato un forte calo delle vendite, e in agosto 2009 la società editrice ha annunciato di voler ricorrere al Chapter 11 per la procedura di bancarotta controllata, contando in tal modo di risanare i debiti e di poter continuare l'attività. 42 ospitava due episodi lunghi di 25-30 pagine (spesso a continuazione), in apertura e chiusura del fascicolo, e in più, all’interno, un nuovo variabile di storie brevi. Poiché in questa nuova versione di Topolino tutte le pagine a fumetti dovevano essere dedicate esclusivamente ai personaggi Disney, ben presto il materiale americano non fu più sufficiente, e la Mondadori ottenne l’autorizzazione a utilizzare storie scritte e disegnate da autori di casa nostra, appositamente per il nuovo formato. Il successo del Topolino libretto dette via a una lunga serie di imitazioni, il digest, andò affermandosi come formato ideale per fumetti umoristici (meno spettacolari di quelli di avventura), ma anche, più tardi, per quelli neri e pornografici. Contemporaneamente, il tascabile segnò il progressivo tramonto del giornale, una formula che sopravvisse, col “Vittorioso17” (le cui origini risalgono al 1937) e col “Corriere dei Piccoli”. Entrambe le testate negli anni Sessanta dovettero alla fine adeguarsi alla nuova linea editoriale che all’epoca sembrava vincente, quella delle riviste a fumetti d’oltralpe. Il Vittorioso lo fece nel 1967, anno in cui cambiò nome diventando il “Vitt”, e il “Corrierino” nel 1968, quando si trasformò in una rivista di 23 per 30 cm. 1.2.3 Riviste, albi cartonati e albi popolari La tipica rivista a fumetti, come il “Corriere dei Piccoli” alla fine degli anni Sessanta, più maneggevole e più piccola del giornale, ma un pò più grande dei comic book, si ispira alla struttura dei settimanali franco-belgi 18 “Spirou ”(Fig.1.11) nato nel 1938, “TinTin” (Fig.1.12) in edicola dal 1946 e soprattutto “Pilote19” (Fig.1.13), fondato nel 1959, e a cui collaborarono i più grandi cartoonist Fig.1.11 il primo numero di Spirou 17 è stato un periodico a fumetti italiano, distribuito non in edicola bensì nel solo circuito delle parrocchie e degli oratori, e pubblicato dalla Casa editrice AVE, emanazione dell'Azione Cattolica Italiana. 18 Le Journal de Spirou, meglio conosciuto col diminutivo Spirou, è un settimanale a fumetti franco-belga, fondato nel 1938 dall'autore Charles Dupuis per le edizioni Dupuis, di proprietà del fratello Jean. 19 è stato un periodico francese a fumetti, fondato il 29 ottobre del 1959 e cessato nel novembre del 1989. Sulle pagine di questo giornale nacquero alcuni dei principali personaggi del fumetto d'oltralpe, come Asterix, creato nel 1959 da René Goscinny e Albert Uderzo, e Lucky Luke, nel 1967, nato dalla collaborazione tra Goscinny e Morris. 43 francesi come René Goscinny e Albert Uderzo ( i creatori di Astérix), Jean Michel Charlier, e Jean Giraud20, ecc.. In generale le storie che apparivano su “Spirou”, “TinTin” e “Pilote”, al ritmo di due pagine alla volta, erano destinate ad una successiva pubblicazione in volume, nel caratteristico album cartonato verticale, con copertina dura, per cui si articolavano in un numero fisso di tavole: 44 o 62. Agli autori erano così imposte delle nuove regole narrative: un aumento della tensione nelle vicende avventurose ogni due pagine, e l’obbligo di rispettare la lunghezza standard prevista per i volumi. Fig.1.12 TinTin au Pays des Soviets Le riviste hanno consentito un utile rodaggio, per i disegnatori esordienti e per gli eroi a fumetti di nuova concezione, le cui storie, prima di passare in libreria sotto forma di “cartonati”, dovevano guadagnarsi il favore dei lettori nelle versioni a puntate. In realtà, l’uso franco-belga di ripubblicare in volumi gli episodi risale al 1930, quando l’Editions du “Petit Vingtième” raccolsero e stamparono in un album rilegato la storia di TinTin au pays des Soviets, apparsa in precedenza sul loro settimanale. È solo agli inizi degli anni Cinquanta che tale moda fu estesa alla maggior parte delle serie a fumetti d’oltralpe. Nel 1950, la redazione di “TinTin” aveva ricevuto molte lettere di lettori che dichiaravano di aver perduto alcuni numeri della rivista, con le relative puntate del Segreto dell’Espandon (pubblicato a partire dal 1946) di Jacobs. I ragazzi domandavano con insistenza una ristampa di questa storia. È a causa di simili richieste che le Editions du Lumbard stamparono il loro primo cartonato con le avventure del professor Mortimer (1950). Il volume fu lanciato parallelamente, in Francia e in Belgio, e le vendite confermarono negli editori l’idea che esisteva un mercato per questo genere di pubblicazioni. Il precoce successo dei fumetti cartonati nei paesi di lingua francese è un sintomo rivelatore della diversa importanza ivi attribuita alle bande dessinée21 rispetto alla situazione italiana. 20 Jean Giraud più noto con gli pseudonimi di Moebius e di Gir (Fontenay-sous-Bois, 8 maggio 1938) è un autore di fumetti francese. È considerato uno dei più importanti disegnatori di fumetti al mondo ed è noto soprattutto per le sue storie fantastiche - fantascientifiche. 44 Negli anni Cinquanta, sarebbe stato inconcepibile, in Italia, collocare in biblioteca un albo a fumetti: per questo i comics erano diffusi in fascicoli non rilegati e utilizzabili anche per incartare il pesce. E persino quando, con i “Classici Audacia”, a partire dal 1963, furono introdotte in Italia sistematicamente le avventure di Michel Vaillant di Jean Graton, Dan Cooper di Albert Fig.1.13 Un recente numero di Pilote Weimberg, Blake e Mortimer, ecc., della scuola francobelga, gli albi nella nostrana vennero diffusi in brossura. In pratica, il fumetto acquistò in Italia una sua dignità solo nel 1965, con la creazione di “Linus” (Fig.1.14), promessa da un gruppo di intellettuali tra cui si segnalavano Elio Vittorini, Umberto Eco e Oreste del Buono. Linus rese popolari i Peanuts di Schultz, Krazy Kat di Herriman, Li’l Abner di Al Capp, ecc., e segnò così la nascita nel nostro paese della cosiddetta “rivista di prestigio”, stampata su carta di buona qualità e diretta prevalentemente agli adulti. Gli autori italiani come Guido Crepax, Hugo Pratt, ecc., che, pubblicarono le loro storie su Linus negli anni Sessanta-Ottanta – regolarmente ristampate in lussuosi volumi – usufruirono, così, di una nuova autonomia espressiva, senza dover rispettare nemmeno i vincoli editoriali delle riviste di lingua francese citate sopra. Tuttavia, anche su Linus di una quarantina di anni fa, la libertà dei cartoonists non era assoluta come dimostra il caso di Benito Jacovitti, che nel 1973 dovette affrontare Fig.1.14 Numero 1 di Linus una dura contestazione per le sue storie di “Gionni Peppe”, un cui attaccava i comunisti e i gruppuscoli nati nel ’68 (comprese, a onor del vero, le frange estremiste di destra). Le proteste dei lettori e della redazione costrinsero Jacovitti a modificare alcune delle sue vignette più satiriche, come quella in cui l’autore aveva ritratto Linus abbracciato alla bandiera del P.C.I., anziché alla sua celeberrima coperta. Resta il fatto che la rivista per adulti – che gode oggi di discreta fortuna in Italia ma non in Francia, dove quasi tutte le 21 è una locuzione che designa un peculiare genere di fumetti nato in Francia e Belgio. Questi paesi hanno una lunga tradizione fumettistica ed i fumetti appartenenti a questo genere sono conosciuti con l'abbreviazione BDs in Francia e come "stripverhalen" (letteralmente "storie a fumetti") in Germania. 45 gloriose testate sono scomparse – rappresentò una svolta fondamentale nella storia dei comics, perché riuscì ad accreditare il nuovo medium anche presso il mondo della cultura, promosse la nascita di studi teorici interessati al linguaggio del fumetto. Nel panorama delle varie forme editoriali a fumetti, resta infine da segnalare il cosiddetto “albo popolare”, formato quaderno, a dorso quadro, diffuso soprattutto oggi in Italia dalle edizioni Sergio Bonelli.22Tutto cominciò nel 1948, con la nascita di “Tex” di Gianluigi Bonelli (testi) e Aurelio Galleppini (disegni), libera interpretazione del genere western, ma in cui confluivano anche spunti horror, fantastici, parapsicologici, ecc… I primi episodi furono pubblicati in “albi striscia”, settimanali, di 16,5 per 8 cm. Nel marzo del 1958, dopo varie riedizioni in diversi formati, arrivò finalmente in edicola il primo numero del “Tex gigante” (Fig.1.15), come lo conosciamo ancora oggi, che all’inizio ristampava in ogni pagina tre strips sovrapposte della serie a strisce. È questo il capostipite dei futuri albi Bonelli, economici, in bianco e nero e su carta “povera” ( ma oggi di migliore qualità). Sfruttando l’ottima uscita editoriale di “Tex”, sono nate in seguito altre fortunatissime collane di albi “popolari”, come “Zagor”, “Mister No”, “Il Comandante Mark”, “Martin Mystère”, “Dylan Dog” Fig.1.15 il primo Tex Gigante (Fig.1.16), “Nick Raider” e poi “Nathan Never”. 22 Figlio di Gian Luigi Bonelli (creatore di Tex e fondatore della casa editrice Audace), e di Tea Bonelli, che dal 1946 ha preso le redini della casa editrice dell'ex marito, entra giovanissimo nel mondo del fumetto e dell'editoria facendo il tuttofare nell'impresa di famiglia: da fattorino a magazziniere, fino a rispondere alle lettere dei lettori. 46 Quasi tutte le serie attuali presentano serie frutto di un buon artigianato, con qualche vetta di ottimo livello grafico e narrativo. Cosicché, ormai, sta praticamente sfumando la distinzione tra fumetto “popolare” e fumetto “d’autore”: agli albi di Sergio Bonelli mancano la rilegatura, la carta patinata e i colori, però i suoi personaggi non sfigurano quando talvolta vengono presentati sulle riviste di prestigio Fig.1.16 il numero 1 di Dylan Dog come “Comic Art” o sui periodici di informazione. 1.2.4 La fenomenologia dell’Underground Il fumetto Underground è nato come una piccola forma di editoria o per meglio dire, fu il primo caso di auto-pubblicazione di fumetti, che spesso erano socialmente rilevanti o di natura satirica. Si differenziavano dai fumetti mainstream 23 per i contenuti espliciti, che sarebbero stati vietati dalle pubblicazioni tradizionali della “Comics Code Authority”,24per l’onnipresente uso di droghe, la sessualità e la violenza. Erano molto popolari negli Stati Uniti tra il 1968 e il 1975, e nel Regno Unito tra il 1973-74. Robert Crumb e Gilbert Shelton con numerosi altri fumettisti crearono titoli Underground che erano popolari grazie anche alla scena della controcultura Hippie. Molto tempo dopo il periodo di massimo splendore il fumetto Underground, assume grande rilievo con film e serie tv influenzati dal movimento e dai i principali fumetti, ma la loro eredità più evidente rimane con il fumetto alternativo. Tra la fine degli anni 1920 e 1940, artisti anonimi producono fumetti pornografici contraffatti, con scene non autorizzate di personaggi del fumetto popolare impegnati in attività sessuali. Spesso definiti come “Tijuana bibles”, 23 è un termine che significa "una corrente conosciuta dalle masse", di "tendenza". È usato in genere nelle arti, come la musica, nel cinema, nella letteratura e in molti altri campi culturali in contrapposizione alle culture minoritarie. 24 è l'organo di censura del fumetto statunitense, creato nel 1954, sotto la spinta del libro Seduction of the Innocent dello psichiatra Fredric Wertham, è stato imposto a tutti gli editori di comics. 47 questi libri sono spesso considerati i predecessori della scena comics Underground. I primi fumetti Underground appaiono sporadicamente prima, e nella metà degli anni Sessanta, ma cominciano ad apparire frequentemente solo dopo il 1967. Spesso erano lavori personali prodotti per amici degli artisti, in aggiunta alle ristampe delle comics strips, che comparvero per la prima volta nelle riviste Underground. La scena del fumetto Underground negli USA emerse nel 1960, concentrandosi su temi cari alla controcultura, quali, l'uso di droghe ricreative, politica, musica rock e amore libero. Questi titoli sono stati definiti "comix" al fine di differenziarli da pubblicazioni mainstream. La "X" ha inoltre sottolineato l'X-rated, cioè i contenuti delle pubblicazioni. Molti degli aspetti comuni della scena Underground erano come risposta alle forti restrizioni imposte dalle pubblicazioni tradizionali dalla Comics Code Authority, che ha rifiutato le pubblicazioni con raffigurazioni della violenza, la sessualità, l'uso di droghe e contenuti socialmente rilevanti, che apparvero in maggiori livelli del fumetto Underground. Il successo arriva negli Stati Uniti tra il 1968 e il 1975, con i titoli inizialmente distribuiti nei negozi principali. Spesso erano caratterizzati dal fatto di ricorrere alla cultura della droga, e le loro idee erano di fare copertine che si ispiravano all’LSD,25con il fine di aumentare le vendite. Crumb ha dichiarato che l'appello del fumetto Underground era proprio la mancanza di censura: "La gente dimentica che questo era ciò che si trattava. Ecco perché l'abbiamo fatto. Non abbiamo avuto nessuno sopra di noi che ci diceva: 'No, non è possibile disegnare questo' o 'Non si può dimostrare che'. Potevamo fare quello che volevamo. " I fumetti americani sono stati fortemente influenzati dalla “EC Comics26” e soprattutto dalle riviste a cura di Harvey Kurtzman,27come Mad28(Fig.1.17) e 25 è una fra le più potenti sostanze psichedeliche conosciute. Entertaining Comics è una casa editrice fondata da William Gaines, più conosciuta come EC Comics, nomignolo derivatole dal marchio che recavano in copertina le sue pubblicazioni. È stato un editore di fumetti specializzato in crime story, storie horror, umoristiche, fantascienza e guerra, attivo tra gli anni quaranta e cinquanta. 27 è stato un autore di fumetti statunitense. Il suo personaggio più importante, creato nell'ottobre del 1962 insieme al disegnatore Will Elder, è stato Little Annie Fanny, che verrà pubblicata sulle pagine di Playboy per una quindicina d'anni. 26 48 Help!, riviste caratterizzate dalle opere di artisti che sarebbero poi diventati noti nella scena del fumetto Undergorund, come Crumb e Shelton. Forse il primo fumetto Underground fu God Nose di Jack Jackson, pubblicato nel Texas nel 1963. Una guida elenca altri due fumetti Underground di quell'anno, Das Kampf e Robert Ronnie Branaman, e le prime apparizioni di “Wonder WartHog in Baccanale # 1-2”. Nel 1964, Frank Stack ha pubblicato una raccolta dei suoi fumetti “The Adventures of Jesus” sotto il nome di Sturgeon Foolbert. È stato accreditato come il primo fumetto Underground. Nel 1968, Crumb, a San Francisco, California, autopubblica il suo primo fumetto solista, “Zap Comix” (Fig.1.18). Il titolo fu un successo finanziario, e dal numero 3 fu pubblicato da “The Print Mint”. 29 Zap sviluppò un mercato per i fumetti Underground, tanto che lanciò altri fumettisti, e Crumb pubblicò una serie di Fig.1.17 Un recente numero di Mad, con Barack Obama in copertina. titoli da solista, tra cui “Despair”, “Uneeda” (entrambi by Print Mint in 1969), “Big Ass Comics”, “R. Crumb's Comics and Stories”, “Motor City Comics”, (tutti pubblicati da Rip Off Press nel 1969), “Funnies Home Grown” ( Sink Press Kitchen, 1971) e “Hytone Comix” (Apex Novelties, 1971), oltre a fondare “the pornographic anthologies Jiz and Snatch” ( Entrambe le novità Apex, 1969). Entro la fine degli anni Sessanta, ci fu il riconoscimento del movimento da un importante museo americano quando la “Corcoran Gallery of Art” allestì una mostra, l'esposizione “Phonus Balonus” (20 maggio - 15 giugno, 1969). A cura di Bob Stewart famoso per la direzione del museo Walter Hopps, incluse il lavoro di Crumb, Shelton, Vaughn Bodé , Kim Deitch , Jay Lynch e altri. 28 Mad Magazine, spesso abbreviata semplicemente in Mad, è una rivista mensile statunitense ideata da Harvey Kurtzman e William Gaines nel 1952 per la casa editrice EC Comics. La rivista è nota soprattutto per la satira di tutti gli aspetti della vita quotidiana americana (cultura pop, politica, intrattenimento e figure pubbliche). Attualmente è una rivista di proprietà di DC Comics. 29 Fu la più grande casa editrice di Fumetti Underground durante il periodo di splendore. Partita come produttrice di poster psichedelici, presto si evolse in casa editrice e distributrice. Fu il "ground zero" dei poster psichedelici. 49 Le migliori opere di Crumb con caratteristiche di nota Underground, sono: “Whiteman”, “Angelfood McSpade” , “Fritz the Cat” e “Mr. Natural”. Crumb ha anche disegnato se stesso come personaggio, ritraendosi nel modo in cui spesso è stato percepito, un disgusto di sé, ossessionato dal sesso intellettuale. Mentre il lavoro di Crumb è stato spesso elogiato per la sua critica sociale, è stato anche criticato per la misoginia che è apparsa nei suoi fumetti. Trina Robbins ha dichiarato "E’ strano per me vedere come le persone sono disposte a trascurare l’oscuro nel lavoro di Crumb... Che diavolo è divertente sullo stupro e l'omicidio?" A causa della sua popolarità, molti fumettisti Underground hanno cercato di imitare il lavoro di Crumb. Mentre “Zap” è stata la miglior antologia nota della scena, altre antologie, tra queste citiamo “Funnies Bijou”, a cura di Jay Lynch e fortemente influenzato da Mad. The San Francisco anthology di Young Lust (Company & Sons, 1970), che fa una parodia del genere romanzesco 1950, presenta opere di Bill Griffith e Art Spiegelman. Un'altra antologia, Fig.1.18 il primo numero di Zap Comix. “Bizzarre Sex” (Kitchen Sink, 1972), è stata influenzata dalla fantascienza a fumetti e dall’arte di Denis Kitchen e Richard "Grass" Green, uno dei pochi afro-americani creatori fumetti. 1.2.5 L’Underground in Italia Nel panorama italiano, c’è una tipologia di testo - ma anche di genere - ancora poco studiato; parliamo delle riviste Underground italiane, nate sull’onda lunga del fenomeno beat30americano a cominciare dalla metà degli anni Sessanta. Se è comprensibile il disinteresse da parte della cultura di massa, visti i difficili argomenti affrontati e una diffusione non certo commerciale, colpisce piuttosto 30 La Beat generation fu un movimento artistico, poetico e letterario sviluppatosi dal secondo dopoguerra (1947 circa) a fine anni cinquanta, negli Stati Uniti. Tra gli autori di riferimento: Jack Kerouac, Allen Ginsberg, William Burroughs, Gregory Corso, Neal Cassady, Gary Snyder, Lawrence Ferlinghetti, Norman Mailer. 50 che altrettanta poca attenzione sia stata dedicata all’argomento anche dalle numerose storie degli anni ribelli in Italia; eppure l’Underground precedette e in parte preparò il terreno ai movimenti del Sessantotto. Senza modelli editoriali precisi (ma forse la libreria-casa editrice City Lights Books31diretta da Ferlinghetti, ne era per molti un tacito esempio), l’arcipelago delle riviste Underground si espresse come uno splendido mosaico dalle più diverse tessere: da quelle più politicizzate (Re Nudo) a quelle squisitamente visionarie (Pianeta fresco), da quelle che si rifacevano ai provo olandesi (Gatti selvaggi) a quelle dei "capelloni" tout court (Mondo beat), dalle voci del situazionismo militante ("S") al negazionismo (Puzz), ai comix alternativi (Fallo!), all’omossessualità (Fuori!). Se il numero delle testate che presero vita è vasto, essendo prodotte da numerosissime realtà, non certo facile è l’approccio a esse, visto che le tirature non erano, di solito, quantitativamente significative, e che la distribuzione, spesso svolta a cielo aperto, era destinata non certo a collezionisti e bibliofili. Venendo allo specifico di queste riviste, per quanto riguarda il contenuto - pur nella loro spesso accesa diversità - esse trattavano con candida innocenza (ma anche con anarchica irriverenza) temi poco meno che blasfemi per la morale comune del tempo: antimilitarismo, liberazione sessuale, anticlericalismo, stati modificati di coscienza indotti da droghe, gratuità della musica, antiautoritarismo in genere. Ed è forse quest’ultima connotazione, la sistematica allergia a ogni forma di potere, a differenziare questi movimenti da quelli della sinistra extraparlamentare: compagni di vita e di gioco da una parte, compagni di lotta e di partito dall’altra, due binari che non esiteranno più volte ad incrociarsi, specie in alcune fasi del movimento del Settantasette. Se sperimentali e pressoché inediti erano gli argomenti, l’apparato grafico, spesso ricchissimo, che le accompagnava non era da meno, a cominciare dall’impaginazione dei testi, costruiti con una libertà formale che ricorda la rivoluzione tipografica dei futuristi o le sperimentazioni dada, e non è forse un caso che non sia difficile trovare qualcuna di queste riviste tra le biblioteche 31 Casa editrice fondata nel 1953 da Lawrence Ferlinghetti e da Peter Martin (figlio di un italiano) situata a suo tempo in Columbus Avenue 261, all'angolo con Broadway Street, nel quartiere italiano di San Francisco denominato North Beach. È una libreria che si interessa di letteratura indipendente internazionale, arti e politica progressista. 51 dedicate all’arte contemporanea; del resto basti pensare che tra i designer di questi fogli Underground ci sono artisti del calibro di Matteo Guarnaccia (Fallo!, Insekten Sekte), Ettore Sottsass (Pianeta Fresco) e Gastone Novelli (autore del fumetto beat I viaggi di Brek). Segni visionari, tracce di viaggi nell’altrove, siano essi il bianco e nero tra l’azteco e l’art nouveau di Insekten Sekte, i cromatismi iridescenti di Paria (storica rivista Underground della svizzera italiana), o il grottesco iperbolico e dissacratore dei comix americani (in primis i lavori di Crumb, Wilson e Shelton, papà dei celebri Freak brothers) pubblicati su Fallo!, che non tarderanno ad influenzare geni nostrani come Tamburini e Pazienza, nel loro magnifico sodalizio sulle pagine di Cannibale (1977), che proseguirà poi su Il Male e Frigidaire, termine ultimo del nostro filo rosso Underground. 52 CAPITOLO 2: L’EDITORIA ODIERNA 2.1 Cos’è oggi l’editoria Fino a non molto tempo fa l’editoria era assimilabile a un’attività artigianale, su piccola scala, a carattere familiare, dove i profitti erano quasi in secondo piano rispetto alla passione e al fermento intellettuale di cui si arricchiva la vita culturale del paese. Oggi i tempi sono cambiati, l’editoria, giustamente è un’impresa economica, che sottostà al gioco-forza e alle leggi economiche del mercato. Non ci si può più permettere il lusso di pubblicare quel che si vuole, ma bisogna oculatamente scegliere e selezionare le pubblicazioni in base all’effettivo ritorno economico. Effettivamente è un cambiamento concentrato tutto nel corso dell’ultimo decennio, ulteriormente accentuato nei paesi anglofoni, dove le case editrici, alla pari di tutte le altre imprese degli imperi economici, vengono fuse, assimilate e comperate da grossi gruppi internazionali. A questo punto sembrerebbe che il ruolo dei critici letterari, degli intellettuali, degli opinionisti della letteratura in genere venga ad essere ridimensionato. In osservanza alle crudeli leggi del mercato, potrebbero dunque essere oggi le tirature delle vendite a decretare o meno quale sia la vera letteratura. C’è da dire, però, che anche in un passato nemmeno tanto recente, il successo di pubblico ha spesso acclamato come grandi scrittori, proprio coloro che erano invece stati stroncati dalla critica, istituzionalizzando un fenomeno in contro corrente. In anni più recenti sono state ancora le leggi del mercato a riconoscere e a identificare i futuri premi Nobel della letteratura del calibro di Hemingway, Faulkner, Steinbeck, o scrittori difficili da coniugare, come Kafka, Joyce, Eliot. Tuttavia non si può e non si vorrebbe mai veder popolati gli scaffali delle librerie sempre e soltanto dai soliti acclamati best sellers, per poi magari portarli come argomento di studio nelle antologie scolastiche. Infine ci si domanda, giustamente, quanto sia smaliziato questo pubblico, quanto edulcorato, quanto evoluto possa mai essere, abbandonato e inerme com’è, completamente in balia delle parossistiche leggi del Merchandasing. 53 Si rischia, e fortemente, in un mercato ibrido, impuro, ineducato, di non offrire sbocchi concreti né agli autori esordienti né agli scrittori letterati acclamati dalla critica. Come sempre in tutti i corsi e i ricorsi storici, è nei periodi di incertezza che il vero talento rischia di venire schiacciato e confuso nella massa. Cosa ne sarà dunque in un prossimo futuro della letteratura italiana e mondiale? Nel tentativo di rispondere a questa domanda rimandiamo alla disamina, uno per tutti, di un celebre caso di crisi dell’editoria contemporanea, che volendo potrebbe essere analizzato come un giallo, e che come tale potrebbe portarci un passo più vicini alla soluzione, nelle migliori tradizioni di un buon Mistery. Osservando gli scaffali delle librerie si nota che il settore editoriale è in crisi, eccezion fatta per opere tradizionalmente considerate di minimo valore artistico e letterario, come certi best sellers di oltreoceano, raccolte di barzellette, biografie di personaggi dello spettacolo, manuali di galateo e svariate altre produzioni ai margini della letteratura. La causa principale di tutto ciò va senz’altro ricercata nell’attuale tendenza a indentificare il libro non più come mezzo di evoluzione, o di studio, o di arricchimento culturale, ma piuttosto come una banalissima merce di intrattenimento e di svago, alla ricerca della politica del profitto. Le case editrici internazionali sono diventate vere e proprie imprese economiche, dove non è certo la diffusione della cultura il primo imperativo, sostituito dalle molto più pressanti leggi del budget. Ed ecco allora che il mercato viene invaso da volumi di scarsissima qualità ma dal forte impatto emotivo, libri in grado di vendere oltre e al di là dei contenuti letterari, che spesso infatti non hanno. Vi raccontiamo a questo proposito una storia, davvero illuminante, tratta dal libro di André Schiffrin, 32 ”Editoria senza editori” pubblicato dalla Bollati e Boringhieri nel 2000. “In Inghilterra e in America la maggior parte di questi grandi gruppi sono immense holdings che regnano nel campo dei mass media, dell'industria del divertimento oppure di quelle che vengono chiamate ora le industrie 32 André Schiffrin (Parigi, 1935) è un saggista francese naturalizzato statunitense. 54 dell'informazione (...). I nuovi proprietari delle case assorbite dai grandi gruppi esigono che il rendimento dell'editoria libraria sia identico a quello degli altri settori della loro attività: giornali, televisione, cinema, ecc.., tutti settori notoriamente molto remunerativi. (...).La decisione di pubblicare questo o quel libro non è più presa dagli editori ma da quello che si chiama il "comitato editoriale" dove il ruolo essenziale è tenuto dai finanziari e dai commercianti”. Accadde dunque che la Pantheon Books, casa editrice vivacissima e culturalmente impegnata, nel 1962 avesse allestito un catalogo di assoluta eccellenza arrivando a pubblicare titoli di pregio e di enorme rilievo internazionale quali Il dottor Zivago di Pasternak, Il gattopardo di Tomasi di Lampedusa, Il tamburo di latta di Grass. In seguito la Pantheon lanciò in America le opere dei grandi autori francesi come Jean Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Marguerite Duras con notevoli riscontri di pubblico. Acquisita dalla Random House33 riuscì a mantenere ancora per un certo tempo in catalogo opere prestigiose e di grande risonanza internazionale, senza intaccare il fronte del ritorno economico. Successivamente l’intera Random House, completa delle aziende collaterali, fu ceduta a un magnate dei media, il miliardario Newhouse, che pensò bene di dare una spinta massiccia verso il basso al livello intellettuale del gruppo editoriale, con la convinzione che si potesse aumentare notevolmente i profitti con la pubblicazione di autori come Donald Trump o Nancy Reagan. Sperando di assecondare il gusto morboso delle masse per le celebrità e lo star system, 34 si diede il via a un esperimento commerciale su vasta scala, destinato però a un clamoroso insuccesso. Fu questo il caso anche della contemporanea Harper Collins, 35 altro importantissimo editore americano, spinto sull’orlo della bancarotta da un errato investimento commerciale, effettuato su Jeffrey Archer, leader del partito conservatore inglese e mediocrissimo autore di romanzi polizieschi, cui furono 33 La Random House, Inc. è la più grande casa editrice di lingua inglese del mondo. È stata acquistata nel 1998 dalla tedesca Bertelsmann, una delle maggiori aziende multimediali del mondo, e ne è diventata la marca ombrello per l'editoria. 34 è un fenomeno di costume nato nel XX secolo e consiste essenzialmente in un processo di "divinizzazione" di un individuo, nel senso il cui la sua immagine diventa un'icona altamente simbolica e onnipresente nella vita della gente comune, al pari di quello che era stato per le icone religiose del passato. 35 HarperCollins è una casa editrice con sede a New York che appartiene al gruppo multimediale News Corporation. 55 corrisposti addirittura trentacinque milioni di dollari come anticipo sui diritti di autore per tre libri che non riscossero alcun successo né di pubblico né di vendita. Allo stesso modo, ghettizzando verso il basso, Newhouse che nel 1980 aveva acquisito la Random per sessanta milioni di dollari si ritrovò dieci anni dopo con una società che ne valeva ottocento, ma non contento, continuò a pretendere un aumento del rendimento, dimenticando che la produzione e la vendita di libri non poteva in alcun modo essere equiparata con l’andamento economico delle altre imprese del gruppo, appartenenti a ben diversi settori. Nel frattempo, nonostante le alterne vicende, la Pantheon Books continuava ad andare piuttosto bene, con una collana dedicata a un pubblico non necessariamente colto, e un’altra parallela, che continuava a pubblicare opere intellettuali che andavano da Marx a Freud. Fino a quando l’attuale direttore della Random fu sostituito da Alberto Vitale, tristemente noto per l’infelice battuta "Sono troppo impegnato per leggere un libro", come se la questione fosse ininfluente per quello che era in fondo il direttore editoriale di una delle più grosse case editrici americane. "A lungo cercammo di spiegare che era assurdo" scrive Shiffrin, " entrare in concorrenza con le case editrici commerciali dell'impero Random, che conoscevano meglio di noi quel settore, e che la nostra forza si basava sulla composizione lenta di un catalogo destinato a durare anni. Ci spingemmo fino a far preparare dai finanziari del gruppo un bilancio che dimostrava che Pantheon sarebbe diventata nettamente meno redditizia se tagliava il suo programma in modo così radicale. In occasione della riunione decisiva, ci fu dato di vedere quale abisso ci separasse". Nel tentativo assurdo di trattare una casa editrice alla pari di un’attività imprenditoriale come tutte le altre, la nuova gestione portò dunque alle dimissioni di massa di tutto l’organico della Pantheon, e al totale ridimensionamento del catalogo. La casa editrice che aveva pubblicato nomi come Sartre e Duras, si ritrovò nel giro di pochi anni ad avere come titolo di punta un libro di fotografie della bambola Barbie. Quando dalle analisi di bilancio emerse il fatto che nel 1997 la Random House aveva perduto oltre ottanta milioni di dollari solo per gli anticipi sui diritti, e che 56 gravitava attorno all’uno per cento di utile, a fronte del quindici per cento preteso dalla proprietà, fu chiaro che "Newhouse", come conclude amaramente Schiffrin, "era riuscito nel triplice intento di rovinare il capitale intellettuale della casa editrice (e di tutte le altre aziende editoriali ad essa collegate), di offuscarne la reputazione e di perdere soldi nello stesso tempo". Cosa che dovrebbe, forse, insegnare qualcosa ai grandi del mercato editoriale contemporaneo di casa nostra. 2.1.1 L’editoria “Mainstream” Mainstream è un termine che significa "una corrente conosciuta dalle masse", di "tendenza". È usato in genere nelle arti, come la musica, nel cinema, nella letteratura e in molti altri campi culturali in contrapposizione alle culture minoritarie. Nella letteratura, Mainstream indica solitamente la narrativa "non di genere" (per vari motivi, la narrativa di genere è spesso considerata "di bassa qualità", in contrapposizione "all'alta qualità" della narrativa letteraria). Spesso il termine è usato anche in senso spregiativo, per indicare degli artisti che si legano a generi tipicamente di "tendenza", (es. film d'azione, musica pop) o a un particolare target (es. adolescenti), per motivi puramente commerciali; in contrapposizione a Underground, subcultura, controcultura. Fig.2.1 Tre metri sopra il cielo di Moccia, sicuramente fa parte dell’editoria Mainstream, mentre Calcio, storia dello sport che ha fatto l’Italia di John Foot, è sicuramente un prodotto di nicchia. 57 Facendo un esempio pratico, parlando di libri (ma non solo) le prime posizioni solitamente sono occupate da prodotti “Mainstream”, cioè tutti quelli che hanno dei contenuti di più immediata godibilità, più d’intrattenimento che di riflessione. Non sempre questo significa che i prodotti siano di minor qualità, indubbiamente però il libro mainstream (Fig.2.1) nasce per piacere a un numero molto più elevato di persone. Tipicamente questi prodotti sono quelli che diventano dei “best sellers”, oppure quando dal libro si arriva anche a girare un film, finisce per diventare anche un “blockbuster”. In contrapposizione al Mainstream c’è il mercato di nicchia, che è anche quello a cui mira il nostro prodotto. Spesso sono prodotti dichiaratamente rivolti a un pubblico ristretto: vuoi per i contenuti, vuoi per le scelte artistiche dell’autore. Per questi prodotti in genere il budget è molto più ristretto, ed è assai più importante mirare alla comunicazione. 2.1.2 L’editoria “Underground” in Italia Dopo esserci occupati, delle riviste Underground italiane, con un ovvio focus su quelle storiche degli anni Sessanta e Settanta, apriamo ora un panorama sull’editoria alternativa contemporanea, e senza limitarci alle riviste. L’indagine, come nella prima parte di questo percorso, è preceduta per campioni, e non ha pretese di completezza. Se molte delle tematiche rimangono invariate (antiproibizionismo, liberazione sessuale, ricerca di un’altrove, critica alla spettacolare società dei consumi) l’imaginerie espressiva è quasi sempre al passo con i tempi, giungendo spesso a superarli. Le nuove tecnologie non fanno paura, anzi, tra le lotte più sentite ci sono quelle per la loro democratizzazione, per la liberazione dal copyright, per la condivisione dei software e dei contenuti in genere. Casa editrice di riferimento in quest’ambito è la Shake36che con le sue collane “Cyberpunkline”, “Underground”, “Corpiradicali” e “re/search”, offre un ampio panorama del postmoderno tecnologico alternativo, dalla net art all’hackeraggio, dai romanzi di Sterling a quelli di Echaurren (suo il bellissimo "Delitto d’autore", parodia al vetriolo del mondo dell’arte contemporanea). Oltre ai libri, la Shake, 36 vedi www.Shake.it 58 pubblica anche video (Dai "corsi d’aggiornamento" sull’uso alternativo di modem e pc ai corti del cinema indipendente) e quattro riviste: “Decoder”, rivista cyberpunk, “fumetti del prof. Bad Trip” (una grafica claustrofobica, all’opposto della leggerezza di Guarnaccia), “Fika Futura” e “Psychoattiva”, ad oggi due numeri dedicati alla psichedelia e alla sua storia con ottima grafica, in stile con gli argomenti trattati. I fumetti dell’Underground postmoderno hanno superato l’età dell’innocenza, per raffigurare, nella diversità di tratto, il sentire cinicamente violento della modernità. 2.2 La moderna editoria digitale “I libri stanno vivendo il cambiamento più profondo e strutturale dall’era di Gutenberg”, scrive John Mekinson (CEO37di Penguin) sul Wall Street Journal. “Gli editori reagiranno con ansioso entusiasmo. La pirateria è una delle fonti di ansia, ma siamo vulnerabili a tutti gli effetti del digitale, partendo dal crollo dei prezzi e della protezione del copyright. La soluzione? Leggere il contesto in prospettiva e anticipare il cambiamento”. Anticipare il cambiamento significa anche ripensare al processo produttivo del libro, guardando al libro cartaceo come a una delle possibili versioni del libro stesso, al quale affiancare la versione digitale nelle sue numerose declinazioni. Sono molti anni che si parla di libri digitali, ma mai come adesso i tempi sono sembrati maturi per una loro effettiva diffusione. Il mondo editoriale è in fermento, i dispositivi di lettura si moltiplicano con velocità sorprendente, l’interesse e la curiosità dei lettori sono vivissimi. Quando l’e-book smette di essere un’idea di difficile realizzazione, una speculazione su quanto può essere “oltre la carta”, un oggetto dai contorni indefiniti, allora si sente il bisogno di lasciare per un momento da qualche parte le teorie e di entrare nel vivo della sua produzione, di capire cosa bisogna fare concretamente per pubblicare libri fatti di bit. 37 Negli Stati Uniti è denominato chief executive officer (CEO), l'amministratore delegato (Ad) che è un componente del consiglio di amministrazione di una società per azioni o altra azienda organizzata in modo analogo, al quale il consiglio stesso ha delegato propri poteri. 59 Ci si lascia contagiare dalla curiosità e dalla ricerca di e-book, cercando di sviluppare un percorso che possa mettere in luce tutti gli aspetti, tecnici e non, sull’attuale panorama dei libri digitali. Sono molti i discorsi in rassegna a cui siamo abituati a sentire quando si parla di e-book: il libro inteso come tecnologia e la sua tipica organizzazione dei contenuti, il Web e i nuovi strumenti per la gestione della conoscenza e la diffusione delle informazioni. Tutti gli elementi che hanno modificato radicalmente il nostro modo di rapportarci con la conoscenza, il testo e l’informazione in genere. Scopriremo i vari formati per i libri digitali, dando particolare attenzione all’ePub, lo standard aperto basato su XML, pensato apposta per gli e-book; ne analizzeremo le principali caratteristiche tecniche in maniera da capire quali siano i metodi migliori per sfruttarne al meglio le opportunità. Ragioneremo sulle numerose implicazioni che comporta la produzione di un e-book dal punto di vista editoriale: l’impatto sulle figure professionali coinvolte, la collocazione dei libri digitali nelle linee editoriali, le tecniche di distribuzione. Riguardo a quest’ultimo aspetto osserveremo da vicino le esperienze di editori già attivi nella realizzazione di e-book, e delle nuove figure che si fanno largo nella distribuzione, come i librai e come me attraverso il meccanismo dell’auto-pubblicazione. 2.2.1 Dalla carta, al Web, all’e-book Che ci si riferisca al prodotto, alle modalità di distribuzione, ai formati in uso, o al flusso di lavoro sul contenuto, quello che è certo, è che l’editoria digitale ruota attorno ai libri digitali. Ma di cosa si tratta in effetti? Per quali aspetti – oltre che per la loro “immaterialità” – si differenziano da quelli “fisici”? E quali abitudini culturali sono in grado di influenzare? Per provare a rispondere a queste domande può essere utile fare un passo indietro e chiarire cosa sia in realtà il libro stesso. Si tratta infatti di un oggetto ormai talmente quotidiano da apparire come un mezzo del tutto naturale per l’espressione delle idee. In realtà nel libro cartaceo non c’è mai stato niente di naturale: è una tecnologia, sotto ogni pinto di vista. Nessuna fase della sua produzione, con 60 l’unica eccezione del concepimento dell’idea da parte dell’autore, vive lontana dall’artificio tecnologico. La carta su cui si scrive, la penna, la macchina da scrivere un tempo, il computer oggi, (carta, matita, gomma, china, tavoletta grafica) tutti questi oggetti sono tecnologie. L’intero processo produttivo del libro si svolge in ogni sua fase – scrittura, redazione, impaginazione, stampa – (nel nostro caso – scrittura, sceneggiatura, disegno, colorazione, stampa –) grazie all’aiuto delle macchine. Per poter inquadrare nel modo giusto il libro digitale bisogna ricominciare a considerare anche il suo corrispettivo materiale come una tecnologia, e non ritenerlo “naturale” in virtù della maggiore familiarità che abbiamo acquistato nei suoi confronti. Parlare del libro come oggetto ci permette inoltre di osservare altri due aspetti dovuti alla sua fisicità: le idee di consumo e di possesso dell’informazione. Si da per scontato che l’informazione venga consumata, né più né meno di una risorsa esauribile che va ricreata per poter essere ancora utilizzata e diffusa. In realtà non è così che succede: l’informazione una volta consumata, non scompare, ma anzi prolifera e si diffonde in mille modi, dal semplice passaparola al più raffinato e moderno mezzo di comunicazione che ci può venire in mente. L’informazione è piuttosto trasferita, e qualunque sia il mezzo attraverso il quale questo “spostamento” si compie – una pagina web o di carta, un’immagine, un video e così via – esso rimane tale: un tramite, uno strumento per stabilire un collegamento tra chi ha concepito l’idea da comunicare o chi ha trovato l’informazione da diffondere e chi viene a conoscenza di quell’idea o notizia, sia che questa venga letta, guardata o ascoltata. Che la trasmissione delle idee avvenga in modo netto dal loro contenuto. Quest’ultimo, proprio grazie alla sua assenza di fisicità, è in grado di adattarsi alle forme più varie di diffusione. Anche per questo motivo, parlare di possesso dell’informazione è fuorviante: si dovrebbe parlare di accesso dell’informazione. L’idea del possesso deriva dal fatto che, considerato il legame d’identità profondo che unisce il libro fisico al suo contenuto, il possedere l’oggetto lascia pensare di possedere le idee in esso contenute. In realtà, possedere intere biblioteche non è di alcuna utilità se i libri non si leggono: in quel non si possiede alcuna informazione ma solo una grande quantità di carta rilegata, ossia il mezzo d’informazione. La differenza è data dalla 61 possibilità di accedere ai contenuti, il che non comporta necessariamente il possedere fisicamente i mezzi. Dopo queste considerazioni si può forse osservare il libro con giusto distacco e concordare sul fatto che nell’oggetto non si identifica il contenuto che esso veicola. Il libro è un o dei metodi più efficaci per fissare e divulgare il pensiero umano, ma non è certo l’unico. Del resto da quando la stampa a caratteri mobili ha permesso che la lettura diventasse un fenomeno diffuso, dando una spinta all’alfabetizzazione di massa l’idea che il libro sia sinonimo di contenuto ha avuto più di mezzo millennio per stratificarsi nel nostro immaginario. Pensiamo adesso al Web. È un’immensa ragnatela di ipertesti. Il suo contenuto è navigabile grazie alla sua organizzazione in siti, blocchi di contenuto suddivisi in entità più piccole definite “pagine”, con un evidente richiamo alla struttura fisica del libro. La base del Web è costituita da gran parte da testi e grafica, ma grazie alla diffusione delle connessioni a banda larga anche contenuti audio e video sono diventati quotidiani trasformando il Web in un mezzo di comunicazione in grado di sfruttare tutte le tecnologie dell’informazione che fino a un paio di decenni fa, condividevano in luoghi distinti e in qualche mondo distanti. La possibilità di trasformare in digitale qualunque forma di comunicazione assuma (testo, audio, video, immagini e tutte le loro possibili combinazioni) ha permesso la diffusione di nuovi modelli d’informazione e intrattenimento ormai irrinunciabili. L’abitudine alla fruizione dell’informazione non solo attraverso il testo, e soprattutto non solo attraverso il testo stampato, fa si che le esigenze dei destinatari stessi cambino: la multimedialità e la possibilità di stabilire percorsi personali all’interno dei contenuti e la scomparsa dell’obbligo di seguire schemi precostituiti, l’immediatezza degli aggiornamenti, la possibilità di conservare le pagine più importanti non solo sul computer ma anche attraverso sistemi di archiviazione on line spesso condivisibili, hanno portato nuovi bisogni informativi che obbligano i mezzi di informazione tradizionali (radio, televisione, giornali, libri) se non ad adeguarsi quantomeno a reinventarsi, per tenere testa all’enorme varietà di strade aperte al web per la diffusione dell’informazione. 62 2.3 Dispositivi per la lettura degli e-book: e-reader I primi dispositivi per la lettura degli e-book fanno la loro comparsa nel 1999. Da allora la tecnologia ha compiuto enormi passi avanti: se l’editoria digitale sta vivendo un momento di particolare vitalità è dovuto anche alla diffusione di dispositivi sempre più efficienti e con caratteristiche di volta in volta più in sintonia con le esigenze di lettura. A questo punto prenderemo in esame alcuni tra i dispositivi più interessanti in commercio al momento in cui si scrivono queste pagine. Dal discorso sui dispositivi possono partire punti di riflessione che vanno oltre alle caratteristiche tecniche, che rischiano di diventare obsolete a velocità sorprendenti. Entriamo nel merito. Il vantaggio del libro è la consuetudine che ha conquistato nelle nostre abitudini culturali: leggere un libro è un’azione talmente comune da essere considerata quasi scontata. Il libro è un oggetto così familiare da permettere una completa immedesimazione e concentrazione nella lettura, dimenticando il mezzo per favorire la totale attenzione sul contenuto. Questo è il primo ostacolo che un e-reader deve affrontare: si tratta di una tecnologia che non può contare sul senso di familiarità che il libro ha costruito in più di cinquecento anni di diffusione. Oltre agli aspetti in qualche modo soggettivi che determinano la differenza nei confronti della lettura da un dispositivo elettronico (sensazioni tattili, olfattive, un rapporto “fisico” col libro, che può essere manipolato in vari modi, scarabocchiato e così via), gli e-reader incontrano anche delle difficoltà oggettive dettate dal tipo di tecnologia che utilizzano: una tra queste è l’affaticamento della vista dato dalla lettura prolungata su schermi retroilluminati. A questo scopo è stata sviluppata una tecnologia in grado di ridurre tale difficoltà: l’inchiostro elettronico.38 L’e-paper è una tecnologia che simula la resa dell’inchiostro su carta su uno schermo. A differenza dei monitor comuni che utilizzano la retroilluminazione per rendere visibili i pixel, l’e-paper riflette la luce come la carta normale e visualizza testo e immagini per un periodo di tempo indeterminato senza consumare elettricità. 38 L’inventore di questa tecnologia è stato Joe Jacobson nel 1996, fondatore della compagnia E-Ink. 63 L’e-paper, rispetto ai display convenzionali permette una lettura più confortevole questo è dovuto alla stabilità dell’immagine sullo schermo, che non ha bisogno di essere aggiornata costantemente, e soprattutto al fatto che lo schermo riflette la luce ambientale anziché emetterne lui stesso. Un display con tecnologia e-paper può essere letto tranquillamente anche in piena luce solare senza che l’immagine perda di luminosità. Al momento in cui si scrive sull’epaper non è possibile visualizzare colori. Una delle tecniche più diffuse per l’inchiostro elettronico prevede l’utilizzo di piccole sfere all’interno dello schermo. Ciascuna sera è colorata per metà di bianco e per metà di nero e le due parti possiedono rispettivamente una carica elettrica negativa e una positiva. Grazie a dei campi elettrici è possibile orientare le sere e ottenere così le parti interessate dello schermo cambino colore. In questo modo si possono realizzare supporti sottili che richiedono alimentazione solamente nel momento in cui la configurazione delle sfere deve essere variata: i dispositivi riescono così a essere molto leggeri e ad avere un’autonomia piuttosto elevata, valutabile in voltate di pagina (l’unico momento in cui il dispositivo consuma energia muovendo le sere) anziché il tempo di accensione. Per leggere i libri in formato digitale esiste un’infinita varietà di soluzioni. I vincoli principali sono la compatibilità del formato del file con l’hardware e il software che dovrà interpretarlo. Nei prossimi capitoli ci occuperemo dei dispositivi per la lettera degli e-book distinguendo tra dispositivi dedicati, ossia con funzioni mirate in modo quasi esclusivo alla lettura digitale, e dispositivi multifunzione, in grado di svolgere molte altre operazioni e allo stesso tempo di produrre sufficienti strumenti per un esperienza di lettura completa e soddisfacente. Come abbiamo osservato più volte, i dispositivi progettati specificamente per la lettura dei libri elettronici. Possono svolgere altre funzioni, ma generalmente si tratta di attività utili o complementari alla lettura. Ma andiamo a vedere i modelli più diffusi e interessanti soffermandoci più sulle funzionalità di lettura che sui dettagli tecnici di ciascuno. 64 2.3.1 Kindle Kindle (Fig.2.2) è l’e-reader sviluppato da Amazon39e lanciato sul mercato statunitense nel 2007. Il nome indica sia l’hardware sia il software utilizzato tanto sul dispositivo quanto sul computer con il quale si intende sincronizzarlo. Esistono, attualmente tre modelli di Kindle: Kindle, Kindle 2, Kindle DX, mentre il software è disponibile per varie piattaforme, inclusa un’applicazione per iPhone. In ottobre 2009 è stato lanciato anche sul mercato internazionale, con alcune differenze specialmente riguardo alla connessione senza fili. Kindle utilizza la tecnologia E-Ink per lo schermo, e permette di scaricare contenuti attraverso Amazon Whispernet,40 utilizzando negli Stati Uniti, la rete a banda larga fornita dall’operatore Sprint; la versione internazionale utilizza quella di AT&T. Kindle, come abbiamo detto, è anche il nome del software installato sull’ereader Amazon; ma allo stesso tempo si riferisce anche a una serie di applicazioni che permettono di sincronizzare il contenuto di Kindle con altre tecnologie. In particolare: • L’applicazione Kindle per iPhone e iPod touch consente di sincronizzare i contenuti di Kindle e del proprio account su Amazon con i due dispositivi Apple attraverso la tecnologia Whispersyn. Non è tuttavia possibile acquistare i libri direttamente dall’applicazione; • Kindle per PC è un’applicazione gratuita per leggere i libri scaricati con l’e-reader anche sul computer, sincronizzando gli acquisti effettuati su Amazon con il software. Kindle 2, lanciato nel febbraio del 2009, possiede uno schermo da 6”pollici” con tecnologia E-Ink (16 livelli di scala di grigi) e una memoria interna da 2GB non espandibili (di cui 1,4GB utilizzabili dall’utente) in grado di contenere circa 1500 libri non illustrati. Nell’ottobre del 2009 Amazon ha lanciato un modello di 39 Amazon.com, Inc. è una compagnia di commercio elettronico statunitense con sede a Seattle, nello stato di Washington. È stata tra le prime grandi compagnie a vendere merci su Internet ed una delle aziende simbolo della bolla speculativa riguardante Internet alla fine degli anni Novanta. Dopo che la bolla scoppiò Amazon affrontò un certo scetticismo nei confronti del suo modello di business ma il 2003 fu l'anno in cui raggiunse per la prima volta un guadagno su base annua. 40 Amazon Whispernet è una connessione wireless pensata appositamente per Kindle, che consente di accedere al web per scaricare libri e altri contenuti senza dover passare da provider Internet esterno. Negli Stati Uniti Whispernet è accessibile gratuitamente; la versione internazionale sfrutta la tecnologia 3G integrata nel dispositivo. 65 Kindle 2 pensato appositamente per il mercato internazionale: la difficoltà maggiore in questo caso è costituita dalla disponibilità della rete telefonica per l’utilizzo della connessione a Internet. La differenza tra il Kindle 2 per il mercato statunitense e quello per il mercato internazionale, dal punto di vista hardwere, sta proprio nel utilizzo di un differente standard di connessione mobilie. Oltre a questo, mentre la versione americana permette di navigare sull’intero Web attraverso il browser sperimentale integrato nel dispositivo, la stessa cosa non è possibile con i Kindle acquistati in Europa. Fig.2.2 L’Amazon Kindle I contenuti per Kindle possono essere scaricati direttamente dal Kindle Store di Amazon nel formato AZW; possono anche essere caricati sull’e-reader contenuti in altri formati, come ad esempio il “mobi”. I termini di utilizzo degli AZW impediscono il trasferimento dei file ad altri utenti. È possibile sottoscrivere abbonamenti a numerosi quotidiani e riviste e blog disponibili in formati adatti per la lettura su Kindle. Kindle supporta fin dalla prima versione gli e-book nel formato “Mobipocket” non protetto (MOBI o PRC), semplici file di testo (TXT) e naturalmente il formato proprietario di Amazon (AZW) coperto da DRM. Gli ePub non sono supportati da Kindle 2, mentre un recente aggiornamento del firmware (novembre 2009), permette di leggere i PDF. Ogni Kindle dispone di un indirizzo di posta elettronica, personalizzabile: questo viene sfruttato per il servizio via mail che consente di convertire diversi formati immagine (JPG,GIF,PNG e BMP) in AZW, cosi come file HTML e DOC. 66 il servizio si occupa di inviare all’account di posta elettronica o direttamente sull’e-reader il file formattato correttamente per Kindle ( nel secondo caso dietro una formula di pagamento stabilita in base al peso del file). 2.3.2 Sony Anche la Sony, propone diversi modelli di e-reader, dalle varie funzionalità e specifiche tecniche, qui di seguito parleremo del “Touch”(Fig.2.3) del “Pocket” e del “Daily Edition”. Fig.2.3 Sony Touch Edition Il “Touch”, come si può dedurre dal nome, sfrutta uno schermo sensibile al tocco (6”) e la tecnologia E-Ink. Tra le funzioni, la possibilità di inserire segnalibri, modificare i font, utilizzare la tastiera virtuale o la penna inclusa per rendere appunti o sottolineare le parti del testo di cui si vuole tenere traccia; dispone inoltre di un dizionario integrato. Supporta PDF, DOC, TXT, vari formati d’immagine ed ePub, e può essere sincronizzato con il software Digital Edition di Adobe. Compatibile sia con Pc che con Mac, è in grado di riprodurre file audio compressi nei formati mp3 e AAC. Ha la memoria espandibile, ma non è dotato di connettività “Wi-Fi”, ma grazie al Reader Library Software, può accedere allo Store Sony e alla collezione di alcune biblioteche. Il “Pocket” ha uno schermo leggermente più piccolo (5”) e senza la tecnologia touch. Supporta gli stessi formati del modello precedente e può anch’esso essere sincronizzato con l’applicazione Reader Library Software, oltre che con Digital 67 Edition. Rispetto alla versione Touch le funzionalità di lettura sono limitate alla sola aggiunta di segnalibri: non è possibile prendere appunti o evidenziare parti del testo. Non dispone del dizionario integrato né della possibilità di riprodurre file audio o immagini. La memoria integrata non è espandibile. Il “Daily” invece, dispone di un accesso Wi-Fi alla rete, che consente di accedere allo Store di Sony, ad alcune biblioteche digitali e a Google books per scaricare nuovi libri senza bisogno di utilizzare il computer. Permette anche di abbonarsi a quotidiani e riviste, lo schermo è leggermente più ampio dei precedenti (7”). 2.4 Dispositivi multifunzione, ovvero la “Good Enough Revolution” Robert Capp, Senior Editor di Wired, ha scritto nell’agosto del 2009 un articolo riguardo le nuove tecnologie dal titolo “The Goog Enough Revolution: When Cheap and Simple Is Just Fine”41. La tesi di fondo è che la tecnologia ha dato una spinta tale alle nostre abitudini da cambiare in maniera radicale ciò che ci aspettiamo dai prodotti e dai servizi. Si preferiscono la flessibilità, la convenienza e la velocità, anche a fronte di una minor pulizia, ampiezza e dettaglio del prodotto. È un cambiamento trasversale, che non interessa solo ambiti direttamente coinvolti dalla tecnologia. L’esempio più evidente riguarda l’industria musicale. Inizialmente le case discografiche sottovalutarono il formato mp3 perché convinte che l’oggettiva migliore qualità dei CD non potesse essere neanche lontanamente avvicinata da quella – scarsa – dei formati compressi, trascurandone in questo modo il gran numero di aspetti positivi. La riduzione della dimensione dei file musicali ha facilitato il loro utilizzo sui computer ma soprattutto su Internet senza considerare i dispositivi portatili che permettono di portare con sé un’enorme quantità di musica digitale e di condividerla con i propri amici. Evidentemente, questa serie di caratteristiche può offrire benefici maggiori rispetto al parametro della qualità utilizzato per valutare fino a allora la musica. In realtà, i libri stessi fanno parte della rivoluzione del Good Enough. Se pensiamo ai codici minati, i libri a stampa erano di qualità inferiore, meno 41 Potete leggere l’articolo su Wired per intero all’indirizzo http://Underground.wired.com/gadgets/miscellaneous/magazine/17-09/ff_godenough. 68 accurati e di scarso pregio. Proprio questo li rendeva alla portata di molte più persone, e la velocità con cui potevano essere prodotti e diffusi non avevano paragoni. Gli e-reader, i dispositivi progettati quasi esclusivamente per la lettura di libri digitali, sono una tecnologia che permette di svolgere il compito per cui è stata pensata a un livello qualitativamente elevato. Tuttavia nell’ottica del Good Enough, hanno lo svantaggio di essere ancora molto costosi e poco flessibili, proprio perché così specializzati. C’è di più. Se dovessimo dare ascolto ai continui allarmi sulla sempre più scarsa diffusione della letteratura (in Italia e nel mondo), dovremmo chiederci se un dispositivo costoso e concepito per svolgere un’unica funzione (o meglio, diverse funzioni, legate a un’unica attività) sia lo strumento giusto per la diffusione dei libri digitali. È qui che entrano in campo i dispositivi multifunzione. Console portatili, telefoni cellulari e altri dispositivi in grado di compiere le operazioni più diverse contemporaneamente hanno trovato il modo di conquistarsi letteralmente un spazio nelle tasche di un numero sempre maggiore di persone. Non sempre si tratta di dispositivi di alta qualità, ma compensano con la flessibilità e una relativa economicità rispetto alla gamma di funzioni proposte. Tutto questo determina una paradossale sovrabbondanza di dispositivi dai quali è possibile eseguire applicazioni per la lettura di libri digitali: non sono i migliori supporti sui quali leggere, non sempre vantano tutte le f unzioni di un dispositivo dedicato, ma gli esempi che proporremo qui di seguito competono in maniera più che eccellente con gli e-reader visti nelle pagine precedenti. Senza dubbio, un monitor con tecnologia E-Ink che può effettuare tutte le operazioni più utili per la lettura è più funzionale a questa attività; non sottovalutiamo però la possibilità di riunire in un unico dispositivo un gran numero di funzioni che coinvolgono unicamente i libri digitali. Proprio questa versatilità potrebbe fare da traino per tutti quei consumatori che non acquisterebbero un costoso e-reader, ma già in possesso di un altro dispositivo, potrebbero considerare di caricarci anche qualche e-book. 69 2.4.1 iPhone iPhone42(Fig.2.4) è il telefono cellulare Apple, anche se definirlo in questo modo appare piuttosto riduttivo. Di fatto, con il suo schermo multi-touch, l’accelerometro, la possibilità di essere continuamente connesso alla rete (via UMTS o Wi-Fi), il GPS e le migliaia di applicazioni disponibili sull’App Store, iPhone ha rappresentato una vera e propria rivoluzione nel mondo dalla telefonia Fig.2.4 L’iPhone 3gs e l’iPhone 4 a confronto. mobile e dei dispositivi tecnologici in generale. Se gli e-reader hanno conquistato quasi due milioni di americani con ottime previsioni di crescita, nella stessa nazione le persone in possesso di uno smartphone capace di leggere libri digitali sono circa ottantaquattro milioni di cui circa una cinquantina usano iPhone. Proprio questo ha spinto compagnie come Amazon, Barnes &Nobles e altre a realizzare la propria applicazione per iPhone in grado di leggere gli e-book. Un’altra strategia piuttosto diffusa è la vendita dei libri stessi sotto forma di applicazioni: per esempio il mio obiettivo è proprio questo, creare la mia applicazione, e scaricare il fumetto in questa forma, anziché in uno dei formati ebook precedentemente descritti. La differenza non è di poco conto: gli e-book “classici” sono perfetti per qualunque dispositivo di lettura ne supporti il formato, ma la creazione di un App specifica per uno smartphone permette di pensare per ogni titolo tutta una serie di funzioni ad hoc impossibili da gestire su un e-reader dedicato, e di sfruttare, per 42 Lanciato nel 2007 e arrivato alla quarta generazione, iPhone è uno strumento dai numerosissimi possibili utilizzi, amplificati dall’enorme numero di applicazioni presenti gratuitamente o a pagamento sull’App Store. È possibile sviluppare applicazioni e metterle in vendita nello stesso negozio on line di Apple. Funzioni molto simili sono disponibili sull’iPod touch che però, non essendo un telefono, può contare sulla connessione WiFi e non UMTS. 70 esempio, le particolari potenzialità tecniche del dispositivo per rendere ancora più interessante l’esperienza di lettura. Tecnicamente, rispetto a un e-reader, iPhone ha uno schermo più piccolo (3,5”), a colori, retroilluminato e con tecnologia touch; le funzioni per lettura variano a seconda dell’applicazione che si decide di utilizzare. Sull’App Store le applicazioni relative ai libri digitali sono raccolte sotto categoria e-Books: vediamo le principali. • Stanza: è un’applicazione gratuita per la lettura di e-book, quotidiani e altra pubblicazioni digitali. Sviluppata da Lexcycle, supporta i formati ePub, ereader, LIT, Amazon Kindle, Mobipocket e PalmDoc, oltre a HTML, PDF, DOC e RTF. il sotwere è fornito in due versioni: per iPhone, iPad, iPod touch e per Desktop. Stanza per iPhone consente di organizzare e gestire la propria libreria e di personalizzare al massimo l’interfaccia di lettura intervenendo sulla presentazione del testo. Può collegarsi a un gran numero di cataloghi online (anche personalizzati) dai quali scaricare migliaia di libri sia gratuiti sia a pagamento, a seconda del catalogo a cui si fa riferimento, e permette di aggiungere i propri cataloghi preferiti. • eReader: La versione 2.1.3, l’ultima disponibile al momento, consente di accedere alle librerie dei siti eReader.com e Fictionwise.com ma non vincola al download da questi siti: e possibile caricare e leggere anche contenuti personali o scaricabili da altri siti. L’unico formato supportato al momento è l’e-reader PDB. Il software è in lingua inglese e gratuito. • BookShelf: si tratta di un e-reader a pagamento in grado di leggere libri digitali formato TXT, HTML, Palm, Mobi privi di DRM. Tra le altre possibilità permette di aprire link e indirizzi di posta elettronica contenuti negli e-book lanciando le relative applicazioni (Safari43 e Mail44); per scaricare i libri ha bisogno di appoggiarsi all’applicazione Desktop collegata (shelfServer), da cui può accedere a diversi cataloghi on line. 43 È il borwser predefinito di Apple, presente sia su tutti i dispositivi (iPod touch, iPhone e iPad) che in versione Desktop. 44 Software predefinito di Apple per la ricezione di posta elettronica, anch’esso presente su tutti i dispositivi (iPod touch, iPhone e iPad) e per Mac. 71 • B&N e-reader e Kindle: B&N e-reader è l’applicazione per la lettura degli e-book della libreria americana Barnes & Noble45. Consente di accedere via (Safari) a un vastissimo Store di libri digitali, di personalizzare le opzioni di lettura ed è fornita anche in versione Desktop per Mac e PC. Kindle è l’applicazione di Amazon per iPhone. Permette di sincronizzare i libri salvati sull’account nella libreria on line con il dispositivo e – se lo si possiede – con il proprio Kindle, conservando memoria dell’ultima pagina letta a prescindere dal dispositivo sul quale è stata visualizzata. Le opzioni di lettura richiamano molto da vicino quelle di Kindle stesso, anche dal punto di vista dell’interfaccia. Gli acquisti su Amazon possono essere effettuati tramite Safari. Le applicazioni per la lettura su iPhone sono molto più numerose di quelle elencate in queste pagine, e non sono solo necessariamente strumenti per la lettura, ma possono rappresentare veri e propri strumenti promozionali. Non ultimo e come già ricordato, esiste un vastissimo numero di libri direttamente venduti in forma di applicazione, acquistabili e scaricabili dall’App Store. 2.4.2 iPad Il 27 gennaio 2010 Apple ha presentato un nuovo dispositivo che potrebbe cambiare le carte in tavola nel settore dei dispositivi di lettura multifunzione (e non): iPad46 (Fig.2.5). In poco più di un centimetro di spessore, uno schermo con tecnologia Multitouch da 9,7” nasconde un processore altamente performante associato al sistema operativo di iPhone, che permette totale compatibilità con le centinaia di migliaia di applicazioni già esistenti; Wi-Fi e 3G assicurano il massimo delle prestazioni per la connessione ad Internet. 45 Barnes & Noble rende disponibile anche l’applicazione Barnes & Noble Store, dalla quale si può navigare nel negozio on line riempendo un carrello che sarà trasferito su Safari al momento di concretizzare l’acquisto. 46 Il 2 marzo del 2011 è stata presentata la seconda generazione di iPad (iPad 2) reperibile in 2 colori diversi (bianco e nero) con l’aggiunta di due fotocamere, e con una sensibile miglioria delle prestazioni, oltre allo spessore ridotto. 72 Fig.2. l’Apple iPad 2 Al di là delle specifiche tecniche del dispositivo, è la presenza di una nuova applicazione tra quelle integrate, iBooks, a destare maggiore interesse in campo editoriale. iBooks è pensata appositamente per leggere e-book e gestire la propria biblioteca digitale. La novità fondamentale è l’integrazione nella stessa applicazione della libreria on line, iBookstore, che sul modello dell’iTunes Store consentirà la distribuzione e la vendita di libri digitali in formato ePub. Rispetto a ciò che permette Amazon sullo store di Kindle (esplicitamente indicato da Apple come modello ispiratore), Apple ha stipulato accordi molto convenienti con gli editori47ai quali consentirà di vendere in prima persona i propri libri digitali, lasciando stabilire a loro i prezzi. L’integrazione di iBooks e iBookstore su iPad combina la formula iTunes per i contenuti audio e video con il successo indiscutibile dell’App Store e di iPhone: iBookstore potrebbe riuscire a replicare per i libri quella struttura di servizi già pirateria, portando nelle tasche del lettore un dispositivo con enormi potenzialità per la lettura digitale capace di svolgere tante operazioni diverse quante sono le applicazioni nell’App Store. Inoltre è possibile tramite Mac o PC, poter caricare sull’applicazione e-book già in nostro possesso senza dover passare tramite iBookstore. Ad esempio, possedendo svariati fumetti in formato PDF, possiamo caricarli tramite iTunes sul nostro iPad (compresi i nostri lavori). 47 Gli editori che già fanno parte del progetto sono Penguin, HarperCollins, Simon & Schuster, Macmillan e Hachette Book Group. 73 74 3 CAPITOLO: IL MIO PERCORSO VERSO L’AUTOPUBBLICAZIONE 3.1 I progetti Dopo aver finito tutti gli esami nell’ottobre del 2010, ho iniziato a pensare al lavoro per la mia tesi e inizialmente non avevo nessuna idea sul da farsi, la confusione era padrona e il solo pensare mi portò via un bel po’ di tempo prezioso. Non volevo incappare in qualcosa di banale, e soprattutto, volevo essere sicuro di creare qualcosa che non fosse solo fine a se stessa. Allora mi sono venute in mente le parole di Steve Jobs48che in un discorso tenuto all’Università di Stanford disse la frase: “Stay Hungry, Stay Foolish”, cioè “Siate affamati, Siate folli”. Il discorso ovviamente fu molto più lungo e si può trovare sottotitolato in italiano su YouTube. Il messaggio di Steve era chiaro: realizza i tuoi sogni, non quelli di qualcun altro, assicurati che le tue ambizioni si avverino, e provaci! Un discorso, affascinante e incoraggiante, dettato dalla consapevolezza di un uomo che è stato capace, a modo suo di cambiare il mondo. Tutto a un tratto così, presi la mia decisione, creare quello che avevo sempre desiderato: una storia a fumetti sul calcio. Ma non avevo risolto tutti i miei problemi, come detto in precedenza, avevo bisogno di dare un senso alla mia tesi, sarebbe dovuta essere interessante si, ma soprattutto utile. Quasi immediatamente capii cosa avrei dovuto fare: condividere il mio lavoro. Adattarlo ai tempi, attraverso un nuovo e attuale strumento di comunicazione: l’e-book. L’argomento da me scelto poi, il calcio, in Italia (ma anche in Europa, e in quasi tutto il mondo) è lo sport più seguito e amato, motivo di grande passione per milioni di persone. Raccontare una storia di “Calcio italiano” può portare un significativo numero di lettori. Un sito web, fatto bene, e ricco d’informazioni, è 48 È il cofondatore e amministratore delegato di Apple Inc., è stato proprietario di NeXT Computer (poi acquisita da Apple al momento del suo ritorno dopo quasi 12 anni), nonché amministratore delegato di Pixar prima dell'acquisto da parte della Disney. Ha lasciato di recente il ruolo di direttore operativo di Apple Inc. per motivi di salute. È inoltre membro del consiglio d'amministrazione della Walt Disney Company, di cui è la persona fisica con il maggior numero di azioni. È noto per aver fatto produrre e conoscere al grande pubblico il primo computer con mouse e interfaccia a icone. 75 quello che serve per chi vuole saperne di più, ed è un punto di riferimento per i vari collegamenti, come social network, che sono una realtà e possono essere indispensabili per farsi conoscere, e conoscere il proprio pubblico. Un podcast audio personalizzato invece, potrebbe rivelarsi come, la ciliegina sulla torta, uno strumento in grado di poter farci fare il salto di qualità. Tutto ciò rappresenta il nostro progetto, ambizioso, funzionale, completo e in grado di poter avvolgere il lettore per catturarlo e ingraziarselo in ogni modo. Nelle prossime pagine, nei dettagli spiegheremo i modi, le tecniche e le strategie, per arrivare al raggiungimento del nostro obiettivo. 3.1.1 E-book a fumetti Sfogliando, le pagine dell’App Store non abbiamo potuto fare a meno di notare e di scaricare, un considerevole numero di nuove applicazioni studiate appositamente per i fumetti. Alcune propongono direttamente un e-book, altre invece sono dei veri e propri store on line di fumetti, come le App delle grandi case di Comics americani: la DC, la Marvel, la Dark Horse ecc. Altre Ancora, invece, sono totalmente dedicate a determinati titoli: ad esempio l’App di “The Walking Dead”,49una volta aperta ci presenta tutti i numeri della serie, e ci permette di acquistarli con un click. Ovviamente il primo numero è gratuito, in questo modo ci da la possibilità di saggiare la qualità del lavoro e acquistare i seguenti capitoli se sono di nostro gradimento. Potrebbe esserci delusione per chi conosce solo l’italiano, infatti quasi tutte le App sono in lingua inglese, se togliamo, piccole produzioni italiane come “A Separate World”50della casa editrice “Enanched Press” o “la Sindone – 2000 anni di storia raccontati a fumetti” di “Manfont”. Se grandi e piccoli editori, hanno iniziato a infestare il mercato digitale con le loro App, questo vuol dire che è un buon momento per provare a sperimentare, e pubblicare qualcosa. 49 Dopo il successo del comic, è stata fatta un’omonima serie Tv, che però nonne ricalca fedelmente le trame. 50 www.aseparateworld.com 76 Con un’infinità di tipologie disponibili di lavori, partendo dai classici fumetti a colori e in bianco e nero, ai motion comics51passando a quelli da leggere con gli occhialini 3d, fino ad arrivare ai libri illustrati o i fumetti della Walt Disney, abbiamo deciso che il nostro e-book, sarà strutturato in capitoli, e ognuno di essi, costituito da venti tavole a colori. Alla fine di ogni capitolo, in aggiunta il lettore potrà trovare delle schede sui personaggi o importanti note provenienti dal mondo del calcio, attinenti al capitolo letto. Inoltre per raggiungere un maggior numero di acquirenti, l’e-book verrà proposto anche in lingua inglese. Stabilite queste opzioni, non si può tornare indietro. E’ arrivato il momento della pubblicazione, il Web ci offre molte opportunità, ad esempio, siti come Amazon, Smashwords e Lulu, ci garantiscono con grande facilità, e con la possibilità di scegliere tra diversi formati, di pubblicare il nostro lavoro senza tanti fronzoli e in maniera gratuita. Sono siti davvero completi che ci lasciano ampia libertà, è infatti possibile stabilire anche il prezzo di vendita. Il Web non è l’unica soluzione, con Apple e il suo App Store, abbiamo la possibilità di creare il nostro e-book e non solo, avremmo la possibilità di arricchirlo, con contenuti multimediali (ad esempio con un podcast integrato), quiz, o link utili. Rispetto alle opportunità del Web, però, la realizzazione è più complessa, dovremmo avere delle conoscenze di programmazione, e imparare l’SDK; oppure avremmo bisogno di qualcuno che sia in grado di sviluppare l’App per noi. Nei prossimi paragrafi, ne parleremo più precisamente e scopriremo che potrebbe esserci una soluzione anche per questo problema. 3.1.2 Podcast Audio Audio e video non sono nuovi del web. Sui siti c’erano le clip si dai primi tempi, ma fino a poco tempo fa né audio né video erano molto usati on line perché il contenuto era difficile da collocare, impossibile da navigare e non c’era un modo semplice per effettuare aggiornamenti regolari. Poi non li creavano in molti perché i contenuti audio e video erano lunghi – tipo un’ora o più – e la gente non 51 fumetto in movimento, caratterizzato da animazioni in 2d 77 aveva idea di quello che c’era in questi file senza che li guardasse o li sentisse effettivamente. La migrazione di audio e video dalle retrovie alla ribalta dei contenuti utili è avvenuta grazie a siti come YouTube e iTunes, con i quali la gente vede e ascolta facilmente. Inoltre, le connessioni ad alta velocità di internet sono diventate la norma e la tecnologia per creare e caricare audio e video ed è stata semplificata a tal punto che chiunque può farlo (noi compresi). Ma concentriamoci sullo spettro audio, è bene notare che sono due le innovazioni alla base del passaggio da download di audio statici a podcast stile stazioni radio, molto più efficaci per gli ascoltatori (e anche come veicoli di marketing per le aziende). La prima è stata la facoltà di aggiungere feed e notifiche audio agli Rss, cosa che mette in grado gli ascoltatori di iscriversi a un feed audio per scaricare i nuovi aggiornamenti subito dopo che vengono rilasciati. Quando i contenuti audio sono stati liberati dalla necessità di un grosso download e sono invece arrivati a essere offerti come serie di continui audioclip, è decollato il concetto di trasmissione. I presentatori hanno modellato i loro programmi sulla base della radio, producendo contenuti su argomenti specifici che soddisfano audience precise. Tuttavia, il modello di business del podcasting (fig. 3.1) è molto diverso dalla trasmissione radio. Gli spettri radio possono sopportare solo un numero finito di stazioni e i segnali hanno un’estensione geografica limitata. Per sopportare l’infrastruttura tecnica radiofonica, i broadcaster hanno bisogno di audience e molto advertising per saldare i debiti (o di benefattori, nel caso della radio pubblica). Mettete a confronto tutto ciò con il podcasting di audio su internet, che è fondamentalmente gratuito (eccetto tariffe minime di hosting e il costo di attrezzatura economica). Una trasmissione podcast raggiunge un’audience potenzialmente su scala mondiale e tutti possono produrne e ascoltarne. La seconda innovazione importante è stata l’accessibilità di feed podcast tramite iTunes. Ora tutti coloro che utilizzano un iPod possono semplicemente abbonarsi ad un feed ( di solito gratuitamente) e poi, ogni volta che collegano l’iPod al computer, le nuove trasmissioni dei feed cui sono abbonati si scaricano automaticamente e vengono copiate. Chi fa il pendolare e ascolta l’iPod in auto o 78 in treno (come me) ha improvvisamente accesso a trasmissioni regolarmente aggiornate, proveniente da una miriade di nicchie ed espressamente scelte. Con il podcasting la gente si libera immediatamente della tirannia della radio mainstream, che sottostà alle leggi delle hit, e può ascoltare trasmissioni sulla base dei propri interessi specifici. Forse dovremmo fare marcia indietro solo per un momento. La parola “podcasting” confonde le idee. Un podcast è semplicemente un contenuto audio connesso ad un feed Rss.52 Il mezzo non richiede espressamente un iPod, benché da questi abbia origine il termine. Un podcast Fig.3.1 logo podcasting si può ascoltare su iPod ( o un qualsiasi altro lettore mp3) o direttamente dal proprio computer, senza necessita di alcun iPod. Ora gli addetti al marketing hanno uno strumento per creare efficacemente e diffondere contenuti audio a chiunque abbia voglia di ascoltarli. Anche noi quindi possismo produrre facilmente una trasmissione che si rivolga ai nostri acquirenti tipo e quindi diffondere regolarmente contenuti aggiornati che sono ben accetti e utili per il nostro pubblico. Rivolgendoci a un mercato di nicchia e diffondendo audio cha la gente ha deciso di ascoltare, possiamo essere considerati leader di pensiero ed è la prima scelta per ascoltatori che hanno intenzione di fare un acquisto. 3.1.2.1 Dee Calcio Quando andavo all’università, scendevo dal treno nella stazione “Domodossola” a Milano, dopo di che mi incamminavo verso via Cagnola per andare a lezione. Il tragitto richiedeva all’incirca dieci-dodici minuti, giusto il tempo per gustarmi con il mio iPhone il podcast quotidiano di Carlo Lucarelli53. Dee Giallo54(Fig.3.2) propone un radiodramma declinato su storie del mondo della musica a sfondo tragico. 52 Il feed web, o RSS feed, in italiano flusso RSS in è un'unità di informazioni formattata secondo specifiche (di genesi XML) stabilite precedentemente. Ciò per rendere interoperabile ed interscambiabile il contenuto fra le diverse applicazioni o piattaforme. 53 Carlo Lucarelli (Parma, 26 ottobre 1960) è uno scrittore, conduttore televisivo, sceneggiatore e giornalista italiano. 54 In onda su Radio DeeJay a tarda serata 79 Il giornalista, ricostruisce in forma narrativo- documentaristica delitti irrisolti più o meno famosi e grandi vicende ancora oggi poco chiare, il tutto con il suo inconfondibile stile che intreccia racconti personali e trame storiche. Fig.3.2 Carlo Lucarelli nel logo del podcast Dee Giallo Carlo Lucarelli, ha reso indimenticabili quelle mie camminate, la sua capacità di catturare l’attenzione non ha eguali, al punto tale che alla fine di ogni podcast non potevo far altro che andare a documentarmi per saperne di più su quello che avevo appena ascoltato. Quindi mi sono detto: “hei, aspetta un attimo!?” Perché non creare un podcast che ricalchi le orme di Dee Giallo? Nella mia storia, uno dei personaggi principali è un giornalista, perché non fargli fare quello che fa Lucarelli? Ovviamente, non sarà un esperto di Noir, thriller, o di musica, ma bensì di un esperto di calcio! Infatti è praticamente la stessa persona, con la differenza del nome (Carlo Locatelli), delle sue conoscenze, e del suo programma (che si chiama Dee Calcio). Il giornalista, propone sempre un radiodramma ma questa volta parlerà di storie provenienti dal mondo del calcio, storie incredibili, epiche, tragiche e immortali. Il mio intento, è quello di trasmettere la passione che ho per il calcio, raccontando storie incredibili che pochi conoscono, cercando di emulare al meglio uno scrittore unico come Carlo Lucarelli. Creare il podcast di “Dee Calcio”, e renderlo disponibile su iTunes, blog, social network e sito web potrà sicuramente aumentare l’interesse delle persone verso il mio prodotto. In questo modo ho l’opportunità anche di arricchire un aspetto del mio lavoro, il podcast farà si che il personaggio preda realmente vita con le storie che narrerà, e non rimanga circoscritto nel fumetto. 3.1.3 Quanto ne sai di Calcio? “Quanto ne sai di Calcio?”, è una pagina di Facebook che ho creato, per raggiungere i miei acquirenti e aiutarmi a realizzare i miei obiettivi. Benché i siti di social networking non siano advertising, possiamo tuttavia utilizzarli per convogliare la gente nel nostro processo d’acquisto. 80 Ecco alcuni passi da seguire per poter ottenere il massimo dalla nostra pagina di Facebook: • Miriamo a un’audience specifica: creiamo una pagina che raggiunga un’audience importante per il nostro prodotto. Di solito è meglio puntare a un mercato di nicchia (questo è proprio quello che fa “quanto ne sai di calcio?” si rivolge agli appassionati del calcio che ne vogliono sapere di più.) • Leader di pensiero: forniamo informazioni utili e interessanti alla gente che vuole sapere. (raccontare storie di calcio è un ottimo argomento). • Autenticità e trasparenza: non dobbiamo impersonare qualcun altro. • Creiamo tanti link: creiamo link verso i nostri siti e blog verso quelli di altri del nostro settore e network. I link piacciono a tutti perché rendono il web quello che effettivamente è. • Incoraggiamo la gente a contattarci: Dobbiamo fare in modo che gli altri possano raggiungerci on line e assicuriamoci di coltivare personalmente i contatti sulla nostra mailing di fan. • Facciamoci trovare facilmente: tagghiamo la nostra pagina e aggiungiamola alle directory degli argomenti. Incoraggiamo gli altri a inserire la nostra pagina tra i preferiti di Delicious e Digg. Creare quindi non basta, è essenziale ottimizzare la propria pagina al meglio se vogliamo davvero che la gente ci segua e prenda parte alle nostre azioni. 3.2 L’auto-pubblicazione Dopo aver progettato l’intera opera meticolosamente, tenendo a mente ogni particolare, in modo da raggiungere una determinata fascia di potenziali acquirenti, è necessario trovare il modo di pubblicare il tutto. I libri digitali permettono a tutti, in maniera sempre più immediata, di autopubblicare le proprie opere. In qualunque forma s’intenda distribuirle – come App per iPhone e iPad o e-book in ogni tipo di formato – il digitale consente di annullare la mediazione dell’editore e di pubblicare direttamente libri e fumetti senza passare per il suo filtro. L’auto-pubblicazione demanda esplicitamente il compito di selezionare i contenuti ai lettori. 81 Se questo può essere un vantaggio, perché offre infinite possibilità per la circolazione delle idee e un’ideale “democrazia editoriale” in cui ognuno può raccontare la propria storia, in realtà non fa altro che aumentare il sovraccarico di dati a cui siamo costantemente sovrapposti, in cui facciamo spesso fatica a trovare le informazioni che ci interessano, perdendole nel “rumore” di quelle inutili, scorrette e poco accurate. La mediazione dell’editore è ancora necessaria sotto diversi punti di vista. In primo luogo come garante della qualità dei contenuti: l’editore si assicura dell’accuratezza delle informazioni e dell’organicità del testo, oltre che della sua cura redazionale e formale. Tuttavia possiamo ritenere un atto dovuto percorrere questa via, il fatto di poter arrivare a pubblicare qualcosa con simile facilità, va sfruttata resta solo da capire qual è la via migliore. Nei seguenti paragrafi cercheremo con attenzione di esaminare le potenziali opportunità che ci si prospettano. 3.2.1 Amazon, Smashwords e Lulu Esistono come citato in precedenza dei servizi che permettono agli autori di diventare autori di se stessi, Amazon (Fig.3.5) permette a chiunque di pubblicare e distribuire sulla sua libreria on line libri digitali scaricabili direttamente su Kindle. Smashwords55(Fig.3.4) è una piattaforma di pubblicazione e distribuzione di ebook pensata appositamente per gli autori, dove questi ultimi hanno – gratuitamente – il pieno controllo delle loro opere, del prezzo e delle possibilità di promozione. L’autore ricava da ogni copia venduta attorno all’85% del prezzo di copertina: molto più di quanto guadagnerebbe con qualunque editore. Smashwords è presente nella sezione e-books di Barnes & Noble e nei cataloghi delle maggiori applicazioni di lettura su iPhone (Stanza ed e-reader, per esempio). Il sito distribuisce anche le opere digitali dei cataloghi degli editori che ne fanno richiesta. Lulu56(Fig.3.3) invece è un’azienda che offre l’opportunità di auto-pubblicare le proprie opere sia in formato cartaceo che in formato digitale. Permette la pubblicazione multiformato, la possibilità di pubblicare attraverso un pacchetto 55 56 http://www.smashwords.com/ vedi http://www.lulu.com/it 82 che comprende sia il libro stampato sia l’e-book e fornisce all’autore un completo sistema di strumenti di supporto per scegliere al meglio la soluzione adatta alle proprie esigenze. Tutte queste opportunità sono ottime, specialmente quella offerta da Smashwords, il sito da tutta la libertà di cui l’autore ha bisogno, e le opere potrebbero essere facilmente reperibili anche su App (come Stanza e eReader) per iPhone e iPad, tutto eseguibile con assoluta semplicità. Fig.3.3 L’App di Lulu per iPhone Fig.3.4 L’App di Smashwords per iPad Fig.3.5 L’app di Amazon per iPad 3.2.2 Baker e-book framework Il Web permette anche di immettere direttamente nel mercato di Apple il prodotto, si possono trovare delle opportunità non indifferenti, eseguibili senza essere necessariamente degli sviluppatori di applicazioni. Cercando informazioni on line sull’auto-pubblicazione, mi sono imbattuto in “iSpazio Genius57”sito dedicato ai dispositivi Apple, dove dopo esserti registrato, puoi fare domande o rispondere a domande di altri utenti. Senza aspettare ho fatto subito la mia domanda, una richiesta di aiuto per creare un App. Dopo neanche dieci minuti, come risposta mi è arrivato un link che mi ha indirizzato su una pagina che parlava di realizzare un e-book per iPad con Baker,58un progetto Open Source59italiano. Davide Casali, Marco Colombo e Alessandro Morandi sono gli sviluppatori che si stanno occupando del progetto Baker (Fig.3.6), un framework Open Source 57 vedi http://genius.ispazio.net/index.php vedi http://bakerframework.com/ 59 indica un software i cui autori (più precisamente i detentori dei diritti) ne permettono, anzi ne favoriscono il libero studio e l'apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti. Questo è realizzato mediante l'applicazione di apposite licenze d'uso. 58 83 per Xcode che permette, in maniera molto semplice, di realizzare un e-book per iPad in poco tempo. L’e-book, in forma di applicazione, e non di ePub, è subito inviabile ad Apple per l’approvazione e la vendita su App Store. Il progetto è sviluppato su GitHub, 60 la piattaforma di condivisione e collaborazione che permette di realizzare un fork,61una diramazione, partendo proprio da un progetto come Baker, per realizzarne la propria personale versione, oppure proprio di collaborare con gli sviluppatori per contribuire a sviluppare il progetto originale. Per sfruttare al meglio Baker, sono necessari tre passaggi principali: Il primo passaggio è la progettazione di pagine HTML che abbiano una larghezza fissa di 768 pixel (quella dell’iPad) usando tutte le tecnologie a disposizione di WebKit62, ovverosia HTML 5,63CSS64e Javascript.65Per testare la grafica e il funzionamento di queste pagine, ognuna delle quali deve rappresentare un capitolo del libro, è sufficiente caricarle su Safari.66Per questo scopo è utile usare il codice CSS a larghezza fissa di 768 pixel messo a disposizione dal team di Baker. Il secondo passaggio e la realizzazione del pacchetto che verrà usato dal framework. Si tratta semplicemente di una cartella chiamata book che dovrà contenere, come già accennato, i file HTML, uno per ogni capitolo. In particolare si dovranno chiamare 1.html, 2.html, eccetera, con 1.html che Fig.3.6 Logo di Baker presumibilmente sarà la copertina dell’e-book. Nella stessa cartella dovranno essere incluse anche tutte le immagini e gli altri file necessari ai documenti HTML, anche inseriti in sottocartelle. Gli autori del 60 è un social-code, è una specie di social network dedicato ai programmatori. si verifica quando uno sviluppatore (o un gruppo di essi) inizia lo sviluppo di un nuovo progetto software partendo dal codice sorgente di un altro già esistente. 62 è un framework per applicazioni disponibile come aggiornamento per Mac OS X a partire dalla versione 10.2.7 e integrato in Mac OS X 10.3 e successivi. WebKit è il motore di Safari e di altre applicazioni come Google Chrome. Esso permette a sviluppatori terzi di includere con facilità nelle loro applicazioni molte delle funzioni proprie di Safari. 63 è un linguaggio di markup per la progettazione delle pagine web attualmente in fase di definizione (draft) presso il World Wide Web Consortium. 64 Cascading Style Sheets o Fogli di stile) è un linguaggio usato per definire la formattazione di documenti HTML, XHTML e XML. 65 è un linguaggio di scripting orientato agli oggetti comunemente usato nei siti web. 66 È il Browser dedicato di Apple. 61 84 progetto Baker hanno messo a disposizione un file zip contente un e-book d’esempio in formato HTML, creato secondo le linee guida qui sopra illustrate. Il terzo e ultimo passaggio consiste nel download del framework, sotto forma di progetto Xcode (e licenza BSD, nella versione a tre clausole). Basta scompattare lo zip, sostituire la cartella book con quella preparata in precedenza (o quella d’esempio) e fare doppio clic sul file Baker.xcodeproj per aprirlo in Xcode. A questo punto ci sono delle modifiche da fare per poter pubblicare l’applicazione e-book, ma possiamo già cliccare sul pulsante Build&Run per vedere, con il Simulatore, come apparirebbe l’esempio di libro digitale su iPad. 3.2.3 Laker Le nuove frontiere dell’e-book, come accade spesso nelle nuove tecnologie, non arrivano da un qualche colosso dell’editoria, bensì da uno studente di un’università tedesca, e forse permetteranno una svolta in semplicità nell’editoria on line. L’ultimo prodotto che è arrivato sul mercato, anche se in forma gratuita, si chiama Laker. 67 E’ un programma costruito appositamente per gli e-book, sfruttando il nuovo protocollo HTML 5 e dando nuove possibilità di interattività e collegamenti progettando la propria applicazione per e-book. Laker è basato su un certo numero di altri progetti, tra cui proprio il già citato Baker ebook Framework e Less CSS Framework,68e, utilizzando l’HTML5 è possibile ottenere effetti davvero stupefacenti. Per chi sviluppa e costruisce ebook, anche Less Framework è un’applicazione molto interessante. Laker è frutto del lavoro di Florian Franke, uno studente di 26 anni in Comunicazioni visive all’Università delle scienze applicate di Mainz, in Germania. Laker è parte del suo progetto finale di tesi, seguito dal professore Robert Paulmann. E’ un miglioramento di Baker. Infatti Laker ha la maggior parte della navigazione inclusa in questo programma, ed è progettato per accedere alla stessa formattazione, tra cui le barre di scorrimento, l’audio e video integrati, e i bottoni d’azione. 67 68 vedi http://www.lakercompendium.com/ vedi http://lessframework.com/ 85 Il risultato di Baker, come dell’ultimo creato, non è però creare un ebook per eReader dedicati, quanto invece l’obiettivo è direttamente l’iPad. Baker permette di formattare le pagine dei libri a proprio piacimento, dando solo un vincolo per la larghezza e non permettendo la funzionalità landscape – orizzontale – nella visualizzazione. La copertina di un e-book costruito con Laker come compare su iPad - a sinistra - su iPhone - al centro - e su un desktop di un Mac. Quando le pagine sono state create, il framework, le confeziona per rendere il tutto un vero e proprio libro digitale, da essere poi inserito nell’iBookStore di iTunes. Laker ha le stesse funzionalità di base, ovvero è fatto per creare e-book per iPad e iPhone, però sfrutta ancora maggiormente le caratteristiche dell’HTML5. Tra queste, una delle più importanti è che ora gli e-book creati si ridimensioneranno automaticamente a seconda dalla dimensione dello schermo in cui sono caricati, così come l’orientamento del testo. Diventa quindi disponibile la funzionalità landscape (Fig.3.7). Con Laker sarà possibile fare un gesto di trascinamento con il dito per cambiare le pagine, è possibile toccare lo schermo due volte per mostrare l’indice dei contenuti. Inoltre, implementa, all’interno del libro, la possibilità di mostrare slide show di foto, suoni, video di YouTube, immagini, ed è consentito creare impaginazioni multi-colonna. Come sperimentazione è stata implementata una funzionalità per adattare il layout anche al browser di un normale computer. Per l’utilizzo di Laker non è necessario avere installato un Web server,69e il programma è completamente personalizzabile. Con Laker è possibile progettare ed editare fumetti, riviste e cataloghi digitali, gallerie d’immagini, sondaggi, programmazioni di conferenze e qualsiasi altra cosa si possa pensare, utilizzando solo l’HTML – nella nuova versione. 69 Un server web è un servizio, e per estensione il computer su cui è in esecuzione, che si occupa di fornire, tramite software dedicato e su richiesta dell'utente, file di qualsiasi tipo, tra cui pagine web (successivamente visualizzabili dal browser sul PC dell'utente). Le informazioni inviate dal server web all'utente viaggiano in rete trasportate dal protocollo HTTP. L'insieme di server web dà vita al World Wide Web, uno dei servizi più utilizzati di Internet. 86 Per usare Laker, gli unici requisiti sono una conoscenza di base dell’HTML e del CSS, un Macintosh e Xcode per esportare l’applicazione. Ma non sono richieste conoscenze di programmazione. Laker è un compendio di file, stili e suggerimenti per disegnare pubblicazioni digitali in HTML5. Utilizza una versione personalizzata di Baker per produrre un’applicazione in ambiente iOS. Fondamentalmente, legge una serie di file HTML e li mostra uno dopo l’altro, mentre disegnare le pagine e aggiungere l’interattività è tutto fatto nella nuova versione di HTML. Questo rende il tutto più accessibile ed economico per l’utilizzo, in quanto non è necessario alcun software proprietario, o a pagamento. Laker infatti è open source quindi gratuito. Oltre alla versione rifatta di Baker, Laker ha anche una serie di file HTML e stili che sono installati in un altro programma, Less Framework, che permette di disegnare le pagine in colonne multiple in modo semplice, e il ridimensionamento automatico con lo schermo. Gli stili pre-configurati sono ordinati in “moduli”, che sono frammenti di codici HTML e Javascript adatti per contenuti specifici o interattività. Nel sito di Laker trovate tutte le informazioni per l’utilizzo. Ci sono soluzioni più rapide per costruire un libro digitale, per esempio WoodWing70o Adobe In Design, molto conosciuti nel settore. Ma questi sono venduti a caro prezzo, costando almeno 400 euro al mese. Per gli editori o chiunque altro sia intenzionato – e con successo – a vendere moltissime copie ne varrebbe la pena, ma per studenti o autori e disegnatori indipendenti certo non lo è. Il primo esperimento fatto da Florian è stata una rivista digitale, ‘Zuviel’, di 17 dossier diversi, ciascuno con una grafica particolare, funzionante su iPad, iPhone e anche su browser di computer. Funziona anche su dispositivi Android71e altri smartphone, ma senza alcune funzionalità quale lo scorrimento delle pagine col tocco, per esempio. 70 Vedi http://www.woodwing.com/en sebbene sia definito da molti come un sistema operativo per dispositivi mobili, è in realtà uno stack software che include un sistema operativo, i middleware per le comunicazioni e le applicazioni di base. Ciò che lo contraddistingue dagli altri sistemi per dispositivi mobili è la sua natura open source 71 87 Fig.3.7 Ecco come appariranno le applicazioni sui vari dispositivi Apple. Laker sembra dare la risposta definita alla tesi, un programma open source, in grado di fornire all’utilizzatore i mezzi necessari per proporre la propria applicazione. Si tratta infatti di un’evoluzione del già ottimo Baker, e oltretutto sembra essere anche una soluzione migliore rispetto alle varie pubblicazioni di Amazon, Smashwords e Lulu. Un’App garantisce un canale di comunicazione più diretto. Basta connettersi ad App Store, e con un click ho l’intera opera su un iPad o un iPhone. La possibilità inoltre di scaricarla in modo gratuito aiuterebbe a guadagnare popolarità, e magari di raggiungere la classifica delle 50 App più scaricate, opzione da non sottovalutare, in quanto darebbe molta luce all’opera. 3.3 Raggiungere gli acquirenti, pensare come un editore Arrivati a questo punto è essenziale far conoscere alla gente il nostro prodotto. L’esorbitante spesa che comportava l’affidarsi alla pubblicità per convincere gli acquirenti a prestare alle nostre idee e ai nostri prodotti e servizi è un problema superato. Al giorno d’oggi gli addetti al marketing intelligenti creano un’informazione persuasiva e raccontano tutto direttamente via Web, e noi vogliamo fare esattamente la stessa cosa. Nella rete, tutte le persone hanno il potere di elevarsi a una posizione preminente. Nel nuovo mercato elettronico delle idee, possiamo far risaltare la nostra competenza in forme diverse come un sito web, un podcast (che abbiamo visto in precedenza), news release che focalizzano l’attenzione sulle necessità dell’acquirente. 88 Tutti questi media, consentono di trasmettere all’acquirente le informazioni giuste, proprio nel momento in cui è più ricettivo. Gli strumenti a nostra disposizione sono media basati sul Web, atti a diffondere i nostri contenuti ponderati e formativi tramite siti, blog, immagini, foto, video, audio e anche giochi e quiz. Abbiamo pure la capacità di interagire e prendere parte a discussioni che altri aprono su siti di social network come Twitter, Facebook, blog e forum. Ciò che accomuna tutte queste tecniche e che ci permettono di comportarci come se noi stessi fossimo gli editori, creando contenuti che la gente è impaziente di divorare. Attraverso i contenuti, il nostro prodotto può acquistare credibilità e fedeltà presso gli acquirenti, tutto questo è possibile pensando e agendo come un editore, per creare e diramare contenuti direttamente rivolti alla nostra audience. Inoltre, diffondere contenuti quando e dove occorre e, nel frattempo, contraddistinguere se stessi. Dopo che abbiamo trovato la nostra audience, cioè le persone che diventeranno i nostri acquirenti (o quelle che si iscriveranno, si registreranno o scaricheranno il nostro prodotto) potremmo creare una strategia editoriale e di contenuti apposta per loro. Quello che funziona è l’attenzione che diamo ai nostri acquirenti e ai loro problemi. Quello che fallisce è l’esibizione egocentrica del nostro prodotto. Per attuare una strategia ottima, occorre pensare come un editore. Una delle cose più importanti che fanno gli editori è iniziare con una strategia di contenuti. Gli editori identificano attentamente, definiscono le target audience e considerano quali contenuti occorrono per soddisfare le loro necessità. Gli editori prendono in considerazione tutte le seguenti domande: chi sono i miei lettori? Come li raggiungo? Quali sono le loro motivazioni? Quali sono i problemi che posso aiutarli a risolvere? Come posso intrattenerli e informarli allo stesso tempo? Quali contenuti li costringeranno ad acquistare quello che ho da offrire? Anziché vendere direttamente solo qualche cosa, un gran sito, blog o ciclo di podcast racconta al mondo che siamo brillanti, che capiamo bene il mercato e che possiamo essere qualcuno che ci sa fare. I contenuti Web contribuiscono direttamente alla nostra reputazione on line e mostrando la leadership di pensiero nel mercato delle idee. 89 Nei prossimi paragrafi, parleremo di cosa ci vuole per realizzare un ottimo sito Web, un blog che sia seguito, e parleremo di Viral Marketing e del World Wide Rave. 3.3.1 Creazione di un Sito Web Come sa chiunque abbia sviluppato un sito, non si deve pensare solo ai contenuti, ma anche a molto altro. Il design, il colore, la navigazione e una tecnologia appropriata sono tutti aspetti importanti da tenere in considerazione. Sfortunatamente, in molti casi questi altri elementi dominano. Perché? Probabilmente più semplice concentrarsi sul design o sulla tecnologia di un sito che sui contenuti. Inoltre ci sono meno risorse per aiutare i creatori di siti web sotto l’aspetto dei contenuti. Spesso l’unica persona che ha il permesso di lavorare su un sito è il webmaster; molti di questi concentrano tutta l’attenzione su bei softwere plugin; su html, Xml, tutti gli altri tipi di “ml” e su cose essenziali come tecnologie del server e internet service provider. Però, quando il responsabile è il webmaster, che cosa accade ai contenuti? In alcuni casi sono messi da parte da graphic designer e pubblicitari che appaiano belli. In tutte queste organizzazioni, agenzie pubblicitarie ben intenzionate hanno la fissazione di design all’ultima moda o tecnologie che spopolano, come Flash. Abbiamo visto molti casi di siti dove si nota un’attenzione particolare per il design tale da dimenticare come degli ottimi contenuti siano l’elemento portante di qualsiasi sito web. I siti migliori prestano molta attenzione soprattutto ai contenuti per riunire i loro vari acquirenti (nel nostro caso lettori) in un solo grande luogo in cui il contenuto non fa solo la parte del re, ma anche quella del presidente e del papa. Un ottimo sito è il punto d’incontro di ogni altra iniziativa web, compresi podcast, blog, news release e altri media on line. Il sito Web ricco di contenuti organizza in modo coeso e interessante la personalità on line della nostra organizzazione per divertire, intrattenere e – cosa più importante – informare ogni acquirente. Non è importante affrontare molti argomenti, anzi, è meglio selezionare i più importanti e approfondirli nel migliore dei modi. Il mio sito si concentrerà sul mio prodotto (l’e-book a fumetti) quindi nella sezione “story”, non sarà importante 90 solo spiegare di cosa parla la storia, ma sarà essenziale anche arricchirla di ulteriori dettagli e nuove informazioni. La pagina “home” è forse la più importante, è qui che cogliamo l’attenzione del nostro visitatore, nella nostra abbiamo inserito il disegno di una foto, che raffigura una bacheca, con delle coppe, dei premi e delle medaglie. Sulla destra invece, ci sono dei link per le pagine di Facebook, Twitter, Blogger dedicate al nostro prodotto. Il banner che si trova in alto, è tutto dedicato al fumetto, infatti riporta il disegno di un tavolo con sopra dei quotidiani sportivi, una rivista di calcio, dei fogli, un’agenda ed un posacenere. Chi avrà letto il fumetto capirà subito a cosa si trova davanti. 3.3.2 Creazione di un Blog Ormai i blog sono un veicolo Mainstream con cui le organizzazioni immettono le proprie idee sul mercato. I lettori di blog considerano le informazioni condivise da blogger brillanti come una delle poche forme di comunicazione vera, autentica. Intanto negli ultimi anni, i blog sono stati pubblicizzati in modo davvero martellante. Le riviste economiche s’infiammano sempre d’entusiasmo quando parlano di come i blog e i blogging abbiano il potere di trasformare il mondo degli affari. Benchè noi siamo assolutamente d’accordo sul fatto che il proprio business e la propria vita possano essere cambiati da un blog, attorno al blogging aleggia ancora del mistero per chi non se né mai occupato. Di seguito esporremo i concetti fondamentali su come impostare il nostro blog, ma prima di iniziare a scrivere, bisogna monitorare i blog del nostro mercato ed entrare nella “blogosfera” lasciando commenti su qualcuno di essi. Quando inizieremo a fare commenti sui blog degli altri creeremo la nostra voce blog e avremo la precisione di quello che ci piace discutere on line. È grandioso! Sperimenteremo sul patrimonio blog di qualcun altro. Abitualmente si fa fatica a decidere cosa scrivere sul blog. La prima cosa da chiedersi è: “ chi voglio raggiungere?” La risposta è una combinazione di acquirenti, clienti in essere e influenzatori come gli analisti e i media. Molti blogger alle prime armi cercano di seguire troppi argomenti. È meglio iniziare con un ambito ristretto e lasciare spazio all’approfondimento. Dobbiamo 91 essere autentici. La gente legge i blog perché vuole trovare una voce onesta che parla con passione di un tema. Non dobbiamo essere duri o polemici. Se siamo interessanti e forniamo informazioni utili, i nostri lettori aumenteranno. Grant D.Griffiths, familiarista e divorzista del Kansas, lanciò il suo blog72 nel marzo 2005. “ho imparato che nella professione legale, e probabilmente in qualsiasi altra bisogna essere molto mirati”, dice Griffiths. Il suo blog è destinato ad un acquirente tipo molto specifico. “io non scrivo il mio blog per gli altri avvocati, lo scrivo per il pubblico. Scrivo espressamente, scrivo per la gente del Kansas che ha bisogno di un famigliarista. Il mio blog professionale è la mia vetrina, la mia insegna, la targa sulla porta del mio studio, la mia inserzione sui quotidiani, e quella sulle pagine gialle”. Griffiths ha calcolato di ricevere via email circa una decina di richieste a settimana, da agosto 2005, mail che arrivano da nuovi contatti avuti grazie al suo blog. “E in media, sempre grazie al blog, ottengo 2 o 3 nuovi casi a settimana”, precisa. “ Se in un motore di ricerca digitiamo qualsiasi cosa riguardo al Kansas, e il diritto di famiglia, di solito il mio blog è tra i primi risultati della prima pagina. L’anno scorso ho smesso di fare inserzioni sulle pagine gialle. Parlando con gli altri avvocati ho sentito che hanno paura di smettere perché temono di non lavorare più. Non si sentono veri avvocati senza un inserzione sulle pagine gialle perché questo è marketing tradizionale.” Nel rapporto “State of the blogosphare” 73 del 2008, il motore di ricerca technorati dichiara di aver localizzato più di centododici milioni di blog in ottantuno lingue e che ogni giorno vengono creati circa centomila nuovi blog: questo significa che, in media, ne viene creato uno ogni secondo di ogni giorno. C’è un’infinità di concorrenza e potremo chiederci se il gioco vale la candela, ma se scriviamo un blog di nicchia (per esempio quello citato prima sul diritto di famiglia del Kansas) allora on siamo in concorrenza con altri centododici milioni di blog. Stiamo scrivendo di un ambito di cui ce ne sono (se ce ne sono) pochi altri e senza dubbio troveremo dei lettori interessati a quello che diciamo. Se la nostra nicchia è piccola, forse potremo suscitare l’interesse di qualche centinaio di lettori, ma raggiungeremo i lettori giusti, quelli interessati a ciò che voi e la nostra organizzazione abbiamo da dire. 72 73 Vedi http://gdgrifflaw.typepad.com vedi http://technorati.com/state-of-the-blogosphare del 2008, 92 Differentemente da un sito web, che richiede conoscenze di design e html per essere sviluppati, i blog sono semplici e veloci da creare perché si usa il softwere preconfezionato e facile da utilizzare. Basta solo un po’ di Know-how di base per poter impostare rapidamente e agevolmente il vostro blog e promuoverlo. Ecco alcuni passi fondamentali: • Bisogna riflettere attentamente sul nome del nostro blog e sulla tag-line, che sarà indicizzata sui motori di ricerca. Una volta stabilite queste informazioni è difficile tornare indietro e modificarle. Il nostro attuale blog si chiama rebelwithoutacase (nome preso dal famosissimo film di James Dean). • Softwere per il blogging semplici da usare sono disponibili su TypePad74, Worldpress75o Blogger76. Alcuni servizi sono gratuiti mentre altri richiedono una piccola quota di adesione. Facciamo ricerche e scegliamo valutando attentamente le nostre necessità, perché è difficile trasferirsi su un servizio diverso senza perdere tutti i contenuti creati. Oltretutto, una volta che il nostro blog è stato indicizzato dai motori di ricerca e la gente si è iscritta ai nostri feedRSS o ha inserito il nostro “url” nei preferiti, è veramente dura trasferirsi su un altro softwere. • Dovremo scegliere un Url per il nostro blog. I servizi di blogging offrono tutti Url personalizzati. Possiamo anche mappare il nostro blog su un dominio personalizzato. Il nostro è http://rebelwithoutacase.blogspot.com/ • I softwere per il blogging semplificano la scelta dei colori, dei design e del font, nonché la creazione di una testata elementare, basata sul testo. Potremo prendere in considerazione il fatto di utilizzare come testata, un’immagine personalizzata: è semplice da progettare e renderà il nostro blog accattivante agli occhi degli utenti. Per esempio, sempre in onore al film citato prima abbiamo preso una foto di James Dean e con photoshop l’abbiamo modificata in modo buffo, facendo sembrare che sul volto di James c’è appiccicata con della carta gommata la mia faccia. • Quando iniziamo a bloggare, dobbiamo apportare dei piccoli cambiamenti al nostro design e dobbiamo provare a inserire qualche post in via 74 vedi Underground.TypePad.com vedi http://Worldpress.org 76 vedi Underground.blogger.com 75 93 sperimentale. Per iniziare abbiamo postato alcune tavole in bianco e nero del nostro fumetto, e l’incontro avvenuto con un autore di fumetti famosissimo! • L’aspetto e l’atmosfera del blog potrebbe essere complementare al nostro stile in quanto a design, ma questo non dovrebbe essere identico. Per molti blog è meglio differenziarsi un po’ per comunicare ai lettori che si tratta di una voce indipendente, non di un portavoce aziendale. • I softwere per il blogging di solito consentono di attivare l’opzione commenti in modo che i visitatori possano dire la loro sui post. Ci sono molte possibilità da prendere in considerazione. Alcuni preferiscono che il proprio blog non abbia affatto commenti provenienti dai lettori. Una delle cose più entusiasmanti invece sono proprio i commenti che gli utenti lasciano su quello che scriviamo. A seconda del nostro softwere possiamo optare per i commenti aperti (in cui la gente scrive i pareri non soggetti alla nostra approvazione) o per un sistema in cui dobbiamo approvare ogni commento prima che appaia sul nostro blog. Molti blogger utilizzano l’opzione di approvazione per controllare se ci sono commenti inopportuni, noi esortiamo ad ammettere i commenti della gente che la pensa diversamente: il dibattito è uno dei migliori indizi di un blog molto letto. 94 3.3.3. I Social Network La popolarità di social networking come Facebook, Twitter, LinkedIn 77 e Bobo78è fenomenale. I siti di social networking permettono di creare facilmente il proprio profilo e di utilizzarlo per formare un network virtuale, aggregando i propri amici off line e nuovi amici on line. Secondo i dati diffusi da comScore79, all’inizio dell’2009 la categoria dei siti web di social networking aveva quasi centoquaranta milioni di visitatori negli Stati Uniti ovvero quasi tre quarti degli utenti statunitensi di internet! I siti mySpaces erano in testa con settantuno milioni di visitatori, seguiti da Face-book.com, a quota 67,5 milioni, e Twitter.com, terzo sito di social networking, con diciassette milioni. Non è così solo per gli Stati Uniti: il social networking è estremamente popolare in tutto il mondo. Per esempio, in Europa, in un anno, Face-book ha visto un incremento del trecentoquattordici per cento toccando quasi i cento milioni di visitatori. Naturalmente, non tutti i visitatori di questi siti creano un profilo, ma ci sono milioni e milioni di persone che lo fanno: condividono foto, messaggi, video, musica e interessi con un network di amici. Il sito di LinkedIn dice: “La nostra missione è di collegare i professionisti di tutto il mondo per favorirne il successo […]. Dopo aver effettuato l’iscrizione, potrai creare il un profilo che sintetizzi la tua carriera professionale e le tue competenze. Puoi stabilire collegamenti duraturi, invitando contatti affidabili a iscriversi a LinkeIn e a collegarsi con te. La tua rete è formata dai tuoi collegamenti, dai collegamenti di quest’ultimi e dalle persone che loro conoscono, e ti consente di entrare in contatto con un gran numero di esperti e professionisti qualificati” 80 . La pagina delle inormazioni di LinkedIn fornisce una lista interminabile, di cose che puoi fare sul sito, come trovare potenziali clienti, cercare lavoro, stringere accordi e ottenere presentazioni. Anche se simili cifre sono impressionanti, è facile che noi non cogliamo il senso di ciò che questo significa. Quando consideriamo il potere che esercita la 77 vedi Underground.LinkeIn.com Creato nel 2005 dai coniugi Birch, poi acquistato da Aol e infine rivenduto, questo social network è oggi gestito dalla Bobo Inc. di San Francisco (California) e si rivolge in particolar modo agli adolescenti europei. Secondo comScore, a marzo 2009 aveva ventiduemila utenti, ma ha comunque risentito dell’ascesa di Facebook. 79 Vedi Underground.comScore.com 80 “informazioni su LinkedIn” (http://press.linkedIn.com/about_it), ottobre 2010 78 95 gente influente sui siti di social networking dovremmo ripensare alle teorie che abbiamo su chi può diffondere meglio le nostre idee e raccontare le nostre storie. 3.3.3.1 Facebook La scintilla di questa enorme esplosione ci fu a settembre 2006 con l’apertura di Face-book con i non studenti. In precedenza bisogna avere un indirizzo e-mail con estensione .edu per essere abilitati a un account. Secondo comStore.com, nei mesi prima che l’iscrizione venisse consentita a tutti il traffico di Face-book.com si attestava approssimativamente attorno ai quattordici milioni di visitatori unici al mese. Il numero dei visitatori arrivò quasi a raddoppiarsi nei nove mesi successivi, raggiungendo i 26,6 milioni a maggio 2007. Mentre scrivo Face-book ha tagliato il traguardo dei settecentocinquanta milioni di utenti attivi. Il sito riporta81il 50% di questi si loggano almeno una volta al giorno. Ciò che è importante ricordare in merito al marketing su Face-book (e altri siti di social networking) è che non consiste nella produzione di battage pubblicitario. Il migliore approccio al marketing di Face-book coinvolge tre modi utili per diffondere informazioni e idee a un network di persone interessate a noi e ai nostri prodotti e servizi: la comunicazione da amico ad amico, i gruppi e le applicazioni. Il primo modo è generalmente il più semplice ed effettivamente richiede sole che descriviamo noi stessi tramite il nostro profilo personale. Per esempio quando io pubblico un nuovo post sul mio blog, lo condivido su Face-book, così i miei amici sanno che cosa sto facendo. Un ottimo modo che organizzazioni di tutti i tipi hanno per mantenere la gente informata è radunarla in un gruppo. I gruppi di Face-book possono essere creati da tutti i suoi utenti e la membership può essere chiusa (solo su invito) o aperta (si può iscrivere chiunque). C’è un posto analogo in cui la gente può incontrarsi: la cosiddetta fan page, pagina di informazioni che possono vedere tutti (a differenza dei gruppi in cui prima bisogna iscriversi). Solitamente i gruppi sono destinati a comunicazioni più approfondite su un argomento (come il lancio di un prodotto), mentre le fan page sono per una presenza più libera ma a lungo termine. 81 All’ indirizzo Underground.face-book.com/press/info.php?statistics è possibile consultare statistiche costantemente aggiornate. I dati qui riportati sono antecedenti ad Agosto 2011. 96 Una volta che avremo pubblicato, il nostro e-book sarebbe quindi un’ottima idea creare una fan page su Facebook, dove tutti i lettori potranno seguire gli sviluppi e le novità del nostro prodotto semplicemente cliccano mi piace sulla nostra pagina! 3.3.3.2 Twitter Avremmo davvero dovuto capire che Twitter82stava arrivando. Dopo tutto, uno dei più noti elementi della mania della messaggeria istantanea è l’”away message”, che da agli utenti l’opportunità di dire alla gente ciò che fanno altrove (un po’ come una versione testuale di un messaggio di segreteria telefonica). Quando i blog (uno dei mezzi più prolissi per rispondere a questa domanda) sono diventati più popolari, probabilmente era solo questione di tempo prima che i posti iniziassero ad avere l’aspetto di un “messaggio d’assenza”. Quindi stava nascendo il microbloggig, con Twitter in testa in quanto a popolarità. La popolarità è importante per la natura sociale di Twitter, che fa comunicare amici, familiari e colleghi attraverso lo scambio di messaggi veloci e brevi (con una lunghezza massima di centoquaranta caratteri). Si usa Twitter, per mantenere aggiornati i propri “follower” (persone che si iscrivono al feed) sulla propria vita. Tanto per fare un esempio, potremmo “twittare” con chi pranzeremo o del progetto che stiamo realizzando oppure ancora porre una domanda al nostro network. Gli utenti possono decidere se seguire gli aggiornamenti di Twitter su qualcuno di cui vogliono avere notizie: familiari, colleghi o magari dell’autore dell’ultimo libro che hanno letto. Visti i severi controlli che vengono effettuati sulla lunghezza dei messaggi, Twitter si usa per postare informazioni che per il nostro network sono importanti da sapere, ma che sono molto più sintetiche del post di un blog e più informali di una mail. È possibile aggiornare il nostro feed e da un browser web, un cellulare o un servizio di messaggeria istantanea, quindi Twitter è sempre attivo. Io ad esempio pubblico i miei messaggi sia da computer che da telefono, e in genere si riferiscono a quello che sto facendo in quel momento. Oppure diffondo anche link, video di YouTube 82 Vedi http://twitter.com 97 e post di blog. In questo modo con Twitter, posso indirizzare la gente verso cose che trovo interessanti. Molte pagine, non dicono abbastanza e la maggior parte ha un pessimo design. Non c’è nessun problema nel caso in cui noi stessimo semplicemente comunicando con i nostri amici, ma siccome noi teniamo al nostro personal branding dobbiamo fare di più. È’ molto semplice! Dopo aver impostato il nostro account di Twitter, possiamo decidere questi cambiamenti a tutti gli elementi del nostro profilo (ad eccezione dell’Id) in qualsiasi momento, andando sotto la voce “settings”. Id Twitter: (il mio è Adrienji23) bisogna scegliere un Id appropriato. Nome: (il mio è Adriano dell’Aquila) è giusto usare il nostro vero nome. Se teniamo veramente al personal brand, ci servirà che la gente sappia chi siamo veramente. Città: (la mia è Varese, Lombardia) bisogna utilizzare il paese o la città più vicina che per noi ha senso. (infatti io abito a Castiglione Olona, ma nessuno si saprebbe relazionare al paese, e spegnerebbe l’interesse delle persone che non ci conoscono). Inoltre, la città è un buon modo per allacciare i contatti in zona. Web: (il mio è: http://rebelwithoutacase.blogspot.com/) se abbiamo un blog o un sito inseriamolo! Questo dovrebbe essere il posto in cui la gente può ottenere maggiori informazioni su di noi. Lasciando il nostro link “web” sarebbe come dire alla gente che non vogliamo essere contattati. Biografia: (il mio è: Comic writer and Illustrator, now i'm trying to publish my first comic book!) è il luogo in cui dobbiamo dire qualcosa su noi stessi. E abbiamo solo centosessanta caratteri. Dal punto di vista del personal branding è una sezione fondamentale. Non bisogna lasciarla vuota. Foto: è importante! (io ho una mia foto in primo piano) la foto trasmette la prima impressione che la gente ha su di noi, non possiamo mettere quella del nostro cane o una foto in cui non ci si vede. Immagine di sfondo: (Io ho una mia foto, in cui indosso la maglia dell’inter) è un posto in cui davvero possiamo metterci in mostra. Twitter ha alcune opzioni, ma molta gente le usa, quindi con esse non sarete unici. Scattare una foto personalizzata con indosso la maglia della squadra del cuore ci può 98 distinguere davvero ( specialmente per l’autore di un fumetto che parla di calcio) . Su twitter è il mio personal brand. 99 3.3.4. Il “Viral Marketing” Sorprendentemente, se agitate una caramella Mentos in una bottiglia di Diet Coke, ottenete un’esplosione di marketing. Più concretamente, una reazione menta-cola innesca un geyser con un getto di tre metri o più. Questo fenomeno è diventato popolare grazie al video degli esperimenti pubblicati da Fritz Grobe e Stephen Voltz sul loro sito Eepybird.83 Dopo il successo iniziale, Grobe e Voltz girarono il video di un esperimento estremo per rispondere alla seguente domanda: “ Che cosa succede quando si mettono insieme duecento litri di Diet Cokee più cinquecento mentos?”. Le audience del web rimasero ipnotizzate dal risultato – è pazzesco – e diedero vita ad un classico fenomeno virale. In sole tre settimane quattro milioni di persone videro il video. Centinaia di blogger ne scrissero e poi ci si misero anche i mainstream, con Grobe e Voltz che andavano al “Davide Letterman Show”84e al “Today Show”.85 Immaginate l’entusiasmo negli uffici marketing della Mentos quando i video presero il volo on line: milioni di esposizioni mediatiche a costo zero. Per ottenere risultati simili, il cartellino del prezzo del marketing tradizionale avrebbe potuto raggiungere un totale di decine, se non centinaia di dollari. Per gli addetti al marketing una delle cose più belle del web è che quando un’idea decolla, può spingere un brand o un’azienda verso la fama e il successo a gratis. In qualsiasi modo lo chiamiate – Marketing virale, buzz marketing o “World of Mouse” marketing – avere altra gente che racconti la vostra storia incentiva l’azione. Molti fenomeni virali sono partiti di recente. Qualcuno crea qualcosa – un videoclip spassoso, un cartone animato o una storia - per far divertire amici, una persona lo invia ad un’altra e questa lo manda ancora ad un’altra e così al massimo il creatore si sarebbe potuto aspettare di raggiungere al massimo qualche decina di amici. Uno dei primi esempi è il “Dancing Baby”86di metà anni novanta. 83 http://eepybird.com spesso conosciuto anche col suo titolo originale: Late Show with David Letterman, è un talk show statunitense, vincitore di numerosi Emmy Award, trasmesso in terza serata dall'emittente CBS e in Italia da Sky Uno. 85 Seguitissimo programma mattutino di attualità, trasemsso tutti i giorni dalla Nbc. 86 Noto anche come Baby Cha-cha, è il video di un neonato in 3d che balla su sfondo nero per diversi secondi. 84 100 Era sgranato e a bassa tecnologia, ma era “cool” e si diffuse da matti. Invece di raggiungere qualche centinaio di amici e colleghi, il “Dancing Baby” toccò il tasto giusto e ne raggiunse milioni. La sfida per gli addetti al marketing è sfruttare la straordinaria potenza del virale. Ci sono persone che vi racconteranno che è possibile creare una campagna virale e ci sono anche agenzie che si specializzano in questo campo, ma proprio quando le organizzazioni si propongono di diventare virali, la stragrande maggioranza delle iniziative fallisce. Ancor peggio alcune aziende organizzano finte campagne virali in cui gente appositamente assunta o in qualche modo retribuita scrive di un prodotto. Quando si tratta di fare rapporti investigativi collettivi e smascherare frodi, il Web è iper-efficiente quindi queste campagne raramente hanno successo e possono addirittura causare gravi danni alla reputazione. Un approccio aziendale frequente consiste in qualche gioco o concorso promozionale che sembra di circostanza e molto simile a un annuncio pubblicitario. È molto difficile se non impossibile, creare un programma di web marketing che abbia garanzia di diventare virale. Ci vogliono un sacco di tempo e di fortuna. Ciò che sembra veramente funzionare è il “fatto in casa”, mentre non vanno bene l’eccellente e il raffinato. Per esempio la “Numa Numa Dance”,87così popolare tanti anni fa, era più di quanto casalingo si potesse fare – solo un ragazzo con una webcam sul computer – e contribuì a diffondere la canzone e a vendere un mucchio di download. Naturalmente non è solo il folle ballare che contagia. La formula vincente è la combinazione di contenuti web (un video, il pezzo di un blog o un e-book) ottimi (e gratuiti) che sono innovativi, sorprendenti o esilaranti, oppure coinvolgono una celebrità, più un network di persone che accende la miccia, e tutto attraverso link che semplificano la condivisione al massimo. Anche se molte organizzazioni pianificano campagne di marketing virale per spargere la voce sui propri prodotti o servizi, non bisogna dimenticare che può andare bene anche qualcosa che non sia nostro (come la Diet Coke con le Mentos) può diventare virale e può mostrare 87 Nel 2004 Gary Broisma, diciottenne del New Jersey, girò con la webcam un video di se stesso mentre ballava, indossava la cuffia e faceva playback della canzone “Dragostea din tei” nota come “numa numa”, del gruppo moldavo O-Zone.Dopo aver registrato milioni e milioni di visualizzazioni ed essere entrato nel Guinness dei primati, Gary lanciò anche il follow-up “the numa song”, il sito ufficiale NewNuma.com e un altro video girato sulle note di “Crazy Loop” di Dan Balan, sviluppando un vero e proprio buisness. 101 noi o i nostri prodotti sotto una luce sia positiva sia negativa. Bisogna monitorare il web in modo da essere immediatamente informati su quello che la gente dice di noi. Non è straordinario il fatto che qualcosa che si crea ha il potenziale di continuare a propagarsi da una persona ad un’altra e, allo stesso tempo, di rendere note le proprie idee a gente che nemmeno si conosce? Esiste un libro che parla di tutto ciò e si chiama “World Wide Rave: Creating triggers that get millions of people to spread your ideas and share your stories”88di David Meerman Scott89 uscito a marzo del 2009. 3.3.4.1 Il “World Wide Rave” Il World Wide Rave è in atto quando la gente di tutto il mondo parla di noi, del nostro prodotto: sia che ci troviamo a Milano, Dubai, o New York, si verifica quando le comunità globali sono impazienti di collegarsi ai nostri contenuti sul web; quando il passaparola on line indirizza gli acquirenti alla nostra porta virtuale e quando tonnellate di fan visitano web e il nostro blog perché vogliono esserci sinceramente. Nel libro è evidenziata una frase: “Anche voi potete innescare un World Wide Rave: Create solo qualcosa di utile che la gente vuole condividere e fate in modo che vi riesca facilmente” Il World Wide Rave è uno dei metodi più entusiasmanti ed efficaci per raggiungere la nostra Audience. Chiunque abbia idee precise da condividere – e modi intelligenti per renderle interessanti – può diventare famoso e riscuotere successo sul web. Per gli addetti al marketing la sfida è sfruttare la sorprendente potenza del World Wide Rave. A dire il vero, l’operazione è piuttosto semplice: chiunque può farlo. Ad ogni modo, dovremmo sapere che ottenere successo richiede un approccio nettamente diverso rispetto a quello che stiamo avendo ora. Molte delle tecniche 88 il libro è stato pubblicato dalla John Wiley & Sons di Hoboken (New Jersey). professionista del marketing. Le strategie da lui ideate hanno vinto numerosi premi e hanno portato alla vendita di oltre un miliardo di dollari in prodotti e servizi su scala mondiale. Laureato al Kenyon College, ha lavorato per gran parte della sua carriera nel campo dei contenuti on line. Speaker e ideatore di seminari sulle nuove regole di marketing e Pr, ha presenziato a centinaia di conferenze ed eventi aziendali in più di venti Paesi di quattro continenti. 89 102 semplici per innescare un World Wide Rave sono l’esatto opposto di quello che ci è stato insegnato a scuola. David Meerman Scott inoltre ci illustra brillantemente delle regole da seguire per il suo World Wide Rave. Naturalmente è sicuro come la morte che per indurre migliaia o addirittura milioni di persone a condividere le nostre idee e storie su web, dobbiamo creare qualcosa che valga la pena di condividere. Gli elementi essenziali li troviamo di seguito: • A nessuno interessano i nostri prodotti (tranne che a noi). Ci preoccupiamo di noi stessi e dei modi per risolvere i nostri problemi. Amiamo anche essere intrattenuti e condividere qualcosa che sia degno di nota. Per far si che gli altri parlino di noi e delle nostre idee, dobbiamo resistere alla forte spinta di pubblicizzare eccessivamente i nostri prodotti e servizi. Creiamo qualcosa di interessante di cui si parlerà on line, ma non preoccupatevi perché quando saremo famosi sul web la gente si metterà in fila per saperne di più e acquistare quello che abbiamo da offrire. • Non è necessaria nessuna coercizione. Per decenni, aziende di tutti i tipi hanno investito una grande quantità di denaro nella pubblicità destinata a obbligare la gente ad acquistare i propri prodotti. Spedizione gratuita! Solo per questa settimana sconto del 20%? Nuovo è migliore? Più veloce degli altri? Questo advertising prodotto centrico non è il modo in cui far parlare gli altri di noi. Quando avete qualcosa che valga la pena condividere, la gente lo condividerà, senza alcuna coercizione. • Perdiamo il controllo. C’è un elemento che, stupidamente, spaventa molte persone. Dobbiamo perdere il controllo dei nostri “messaggi”. Dobbiamo rendere i nostri preziosi contenuti on line totalmente gratuiti (e gratuitamente condivisibili), e dobbiamo capire che World Wide Rave, non significa generare “lead di vendita”. Si, possiamo misurare successo, ma non attraverso i calcolatori “roi” (ritorno sul capitale investito) della scuola di gestione aziendale. • Mettiamo radici. Quando ero un bambino mia nonna diceva:” Se vuoi ricevere una lettera, prima ne devi mandare una a qualcuno”. Poi, quando ero 103 all’università i miei compagni dicevano: “Se vuoi conoscere le ragazze, devi andare nei posti che frequentano”. La stessa cosa vale per il mondo virtuale del Web. Se vogliamo, che le nostre idee si diffondano, dobbiamo inserirci nelle community on line di gente che condivide attivamente. • Creiamo stimoli che incoraggino la gente a condividere. Quando un prodotto o un servizio risolve un problema di qualcuno oppure è molto utile, interessante, divertente o anche solo stravagante, è pronto per essere condiviso. Per elevare i nostri contenuti allo stato di World Wide Rave abbiamo bisogno di una causa scatenante in modo che la gente ne parli. • Indirizziamo il mondo alla nostra porta (virtuale). Se seguiamo le regole del Rave come le ha descritte David Meerman Scott, la gente parlerà sicuramente di noi. E quando lo farà genererà ogni tipo di passaparola on line che sarà indicizzato dai motori di ricerca, tutto relativo a quello di cui la nostra organizzazione si occupa. Dimentichiamo le tecnologie dei motori di ricerca basate sui dati. Il migliore approccio per indirizzare la gente e i nostri contenuti tramite i motori di ricerca è creare un World Wide Rave. Come conseguenza, i siti web della nostra organizzazione assumeranno importanza nei ranking di google, Yahoo! E degli altri motori. Questa tipologia di marketing si potrebbe rivelare come una mossa vincente, infatti senza un editore o fondi finanziari le possibilità di farsi pubblicità sono ridottissime. Come abbiamo scritto nei capitoli precedenti esistono diversi modi per pubblicizzarsi per cui proveremo con Facebook, Twitter, Blog e sito web. Con questo non pretendiamo di scatenare un World Wide Rave come dice David Meerman Scott, ma più semplicemente speriamo di poter far conoscere me e soprattutto il mio prodotto agli utenti del web. Come farci conoscere? Semplice: attraverso il calcio. Tutti sappiamo quanto il calcio sia influente in Italia, è presente nelle case, nei bar, nelle tv, sui giornali o in internet. Tratterò l’argomento in maniera differente, farò scoprire ai tifosi di tutta Italia (e perché no anche di tutto il mondo), cosa si cela dietro allo sport che dal 1898 diverte, appassiona, fa gioire e piangere gli italiani. 104 CONCLUSIONI Le domande che hanno dato origine a questo lavoro, vale a dire se sia vantaggioso percorrere la strada dell’auto-pubblicazione facendo uso delle nuove tecnologie, creare un’applicazione per iPad e utilizzare l’App Store di Apple come personale editore, senz’altro hanno trovato una risposta affermativa. Nella tesi si è cercato di analizzare tutti gli aspetti, partendo dal principio, conoscere l’editoria è stato importante quanto seguirne gli sviluppi, che hanno portato poi alla nascita del fumetto. Abbiamo costatato che l’Underground, movimento libero da ogni censura, ha solo anticipato i tempi, perché è stata senza dubbio la prima via dell’autopubblicazione, che senza l’adeguata tecnologia è finita quasi per scomparire. Dalla nascita dei computer, il mondo è cambiato, e ogni campo ha avuto le sue ripercussioni, in pochi anni si è passati dalla macchina da scrivere ai PC, e i disegnatori di fumetti, da un tecnigrafo sono passati alle più sofisticate “Cintiq di Wacom”,90tavolette grafiche in grado di sostituire carta e matita. In un mondo in continuo movimento, abbiamo capito che è possibile diventare autori di noi stessi mettendoci al servizio dell’acquirente. Ciò che è sorto nella tesi, è che esistono numerose vie, e man mano che ci si documenta altre ancora si presentano davanti a noi. Tecnologie come Baker e Laker, sono il futuro per molti autori che si apprestano a usufruire questi sistemi per poter pubblicare. In più il mondo del Web sta chiaramente agevolando il tutto. App store ci permette di accedere ad un mercato globale ed accessibile in ogni momento e in ogni parte del mondo. Ma perché affidarsi ad Apple? Abbiamo visto che esistono diverse opportunità e tutte quante sono molto interessanti, a portata di mano e vantaggiose. La risposta è semplice, vogliamo affidarci alla risorsa in cui ci sono più potenziali acquirenti, e in questo caso Apple non ha rivali: basti pensare che i dispositivi iOS91hanno superato la cifra mostruosa di 100 milioni di unità vendute, e questo invoglia sviluppatori ad investire nella programmazione di App; pensate che infatti esistono 425.000 App per iPhone e oltre 90.000 per iPad. Mentre per 90 vedi http://www.wacom.com/en/Products/Cintiq/Cintiq21UX.aspx è il sistema operativo sviluppato da Apple per iPhone, iPod touch e iPad. Come Mac OS X è una derivazione di UNIX (famiglia BSD) e usa un microkernel XNU Mach basato su Darwin OS. 91 105 l’avversario numero uno, il “Galaxy Tab” di Samsung, che monta un sistema operativo Android, ha a disposizione solamente 80.000 applicazioni. Per finire abbiamo spiegato come, grazie al Web e alle nuove tecniche di marketing, è possibile farsi conoscere, crearsi una reputazione e condividere informazioni, la potenza di un blog o un social network al giorno d’oggi può rivelarsi essenziale. Insomma, tutti questi passi, che piano piano nel corso dei mesi si sono susseguiti nel lavoro di questa tesi, stanno per congiungersi, per diventare un unico prodotto. Ovviamente il nostro obiettivo è quello, di farci conoscere, sperando che la gente inizi a parlare di noi, che clicchi sulle nostre pagine, ascolti i nostri podcast e scarichi la nostra applicazione, e con un po’ di fortuna potremo costruirci il nostro pubblico di nicchia, e chissà che così ci prepareremo per realizzare un nuovo progetto, a portata di click! 106 107 BIBLIOGRAFIA • Andrea Sani – Fumettopoli, come nascono e come crescono LE STORIE A FUMETTI – Univerale Sansoni 1993 • David Meerman scott – Nuove regole di marketing & pr – Libreria dello Sport 2011 • Ferruccio Giromini - Gulp! 100 anni a fumetti - Electa 1996, Milano • G. Ferretti - Storia dell'editoria letteraria in Italia. 1945-2003 - Einaudi 2004 Torino • Letizia Sechi – Editoria Digitale – Apogeo 2010 • Mark Estren - A history of underground comics - Ronin Publishing USA 2002 • Ottorino Baseggio – iPod e iTunes per Win e Mac – Apogeo 2005 • Patrick Rosenkranz - Rebel Visions: the underground comics revolution, 1963-1975 - Fantagraphics Books USA, 2002 • Scuola di Editoria – Piccola storia dell’editoria – Modern Publishing House 2007 • Will Eisner - Fumetto & arte sequenziale - Vittorio Pavesio Edizioni 1997, Torino 108 109 • • SITOGRAFIA Apple: un fenomeno sociale; http://thecrew.blogosfere.it/2008/03/appleun-fenomeno-sociale.html • Baker http://bakerframework.com/ • Come costruire un’App http://www.kuandika.com/1296/come-costruireunapplicazione-iphone-in-2-minuti-a-basso-costo/ • Come innescare il Viral Marketing http://www.masternewmedia.org/it/2009/03/02/principi_di_viral_marketin g_sei_regole_chiave.htm • DeeGiallo http://www.deejay.it/dj/radio/programma/130/Dee-Giallo • Editoria mainstream http://www.slideshare.net/modroman/lezione-2-adistr-longtail-e-manistream • Editoria Underground http://www.questotrentino.it/qt/?aid=8665 http://www.questotrentino.it/qt/?aid=8699 http://www.fulvioromanin.it/piermariociani/ • Laker http://www.lakercompendium.com/ • Il blog di David Meerman Scott http://www.webinknow.com/ • Il mio blog http://rebelwithoutacase.blogspot.com/ • Il mio profilo LinkedIn http://www.linkedin.com/profile/edit?trk=hb_tab_pro_top • Il mio Twitter http://twitter.com/#!/Adrienji23 • iPhone venduti al mondo http://www.iphoneitalia.com/apple-vendera-piuiphone-nel-2011-di-quanti-non-ne-siano-stati-venduti-nei-tre-anniprecedenti-268893.html • Quanto ne sai di calcio? http://www.facebook.com/pages/QuAnTo-ne-SaIdi-CaLcIo/113729362059537 • Ti piace leggere? iPad ha un’applicazione apposita per questo; http://www.ipad-guida.com/ti-piace-leggere-ipad-ha-un-applicazioneapposita-per-questo.html 110