Nicola Ferrari
LA CUCINA DEL
SIGNOR GIARDINI
Ovvero la romanzesca invenzione
del linguaggio musicale
Euno Edizioni
Le scritture della buona vita
collana diretta da Nunzio Zago e Giuseppe Traina
Comitato scientifico:
Luciano Curreri (Université de Liège)
Pasquale Guaragnella (Università di Bari)
Sebastiano Martelli (Università di Salerno)
Pasquale Sabbatino (Università di Napoli Federico II)
Francesco Spera (Università Statale di Milano)
Anna Tylusinska Kowalska (Università di Varsavia)
I volumi pubblicati sono sottoposti alla lettura
e all’approvazione di esperti anonimi.
© copyright 2012
Euno Edizioni
via Mercede 25 - 94013 Leonforte (En)
Tel. e Fax 0935 905300
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isbn 978-88-97085-67-6
Finito di stampare nel novembre 2012
da Fotograf - Palermo
Sommario
Etwas lebhaft und mit der innigsten Empfindung
9
§ 1. Tlön, Uqbar, Orbis Tertius
13
§ 2. Il Mondo come Volontà e Rappresentazione
31
§ 3. Panerga e paralipomeni
45
§ 4. Sistemi Elementari della Parentela
69
§ 5. Descrizioni di descrizioni
75
§ 6. Punto, Linea, Superficie
83
§ 7. Critica del Giudizio
95
§ 8. Anatomia della critica
103
§ 9. Tecniche del mio linguaggio musicale
111
Coda
119
Bibliografia Cronologica delle Fonti
127
Indice dei Nomi
131
Etwas lebhaft und mit
der innigsten Empfindung
Il romanzesco e misconosciuto musicista, l’invidioso, il risentito, il geniale Rameau – Jean François (1716-1722), nipote
del monumentale Jean-Philippe (inventore, con Lully, della musica francese) – discute di molte cose con il suo interlocutore narrativo, lo sterniano Denis (l’enciclopedico Diderot, filosofo e scrittore).
Da una parola all’altra, molti temi – centrali, irrinunciabili – vengono evocati, modulati – composti, si vorrebbe dire. La relazione tra etica ed estetica, ad esempio, che non avverte più l’incondizionata assolutezza del patto classico tra
bene e bello (e, conseguentemente, tra arte e paideia):
IO [...] come mai con un tatto così fine, con una tale sensibilità per
le bellezze dell’arte musicale potete essere tanto cieco sulle belle
cose in campo morale, tanto insensibile agli incanti della virtù?
LUI Perché evidentemente c’è per queste un senso che non ho.1
Oppure il ruolo della pedagogia, la querelle apologetica
sui primati nazionali nella composizione (era stato Rous1 La linea di questa riflessione conduce a molte tragedie del Novecento ma, più lievemente, al meraviglioso personaggio creato da Woody Allen
del drammaturgo mafioso in Bullets over Broadway, 1994.
9
seau a impazzire per la musica italiana, generando nella sensibilissima Parigi, mode, battaglie, opere e pensieri), l’applicabilità di una concezione imitativa alla musica:
ogni arte d’imitazione ha il suo modello in natura. Qual è il modello del musicista quando fa un canto?
Ma soprattutto, parlano di lui, Jean-François. Del suo nodo
di contraddizioni. Della sua vita, di ambizioni e fallimenti. Insomma, di «uno dei più bizzarri personaggi di questo paese
cui Dio non ne ha mai fatto mancare», composto tragicomico
«di altezza e di bassezza, di buonsenso e di irragionevolezza».
Jean-François, impietoso (e a tratti sgradevole) motteggiatore di quanto tutti fanno e non dichiarano, è un virtuoso. Le sue indimenticabili interpretazioni, però, sono soltanto mimate, non suonate. A differenza delle generazioni che
l’hanno preceduto – quando fra concezione e attuazione artistica non si davano cesure (la fluidità, naturale e necessaria,
del pensiero che si fa partitura, della prassi che rappresenta
compiutamente la teoria, nelle opere dello zio, il cui nome indossa, doloroso, come un cilicio) – il nipote non può realizzare quanto, profondamente, visionariamente, riesce ad intuire:
Si batteva il pugno in testa tanto forte da rompere la fronte o le
dita [...] – Eppure mi sembra che qui ci sia qualcosa; ma ho un
bel pestare, scuotere, non ne esce niente [...] sento, sì sento [...]
da solo prendo la penna, voglio scrivere, mi rosicchio le unghie,
mi consumo la fronte. Tanti saluti; il dio è assente.2
La percezione di un Nume mancante 3 – come sentimento di scacco del fare artistico, paralizzato dalla memoria di
un antico legame, ormai perduto –: dietro questa espressione – che tutti noi (della generazione postnovecentesca dei ni2
Denis Diderot, Le Neveu de Rameau, 1762-1772, ma pubblicato postumo – non troppo casualmente forse – per la prima volta nella versione goethiana del 1805 [ed. it.: Il nipote di Rameau. L. Magrini, t.; Garzanti, Milano, 1974], p. 75.
3 Non nel senso metafisico, che sarà di Nietzsche, di una follia ontologica da volgere, forse, in riscatto antropologico.
10
poti) sentiamo nostra a vario titolo – non si è consumato però un tragico rivolgimento epocale.
Al contrario, l’incapacità di Jean-François, la sua maledizione, si assume tutta a titolo personale, non permette di individuare le stimmate dell’eccezionale talento. Più semplicemente e dolorosamente, richiama un destino personale, insopportabile, di mediocrità:
LUI Sono stato dunque, sono furente di essere mediocre. Sì, sì,
sono mediocre e furente.
In quale epiciclo della complessa (e labirintica) storia
delle idee, la tragedia privata di Jean-François cambia significato e diviene profezia? Quando la musica conosce la tentazione paradossale di affermare, contro ogni competenza
tecnica, contro ogni diritto di corporazione, contro ogni orgoglio di sapienza artigianale, la concezione del genio come
impotenza? E come si deve deformare l’idea di musica, per
immaginare prima, accogliere, poi, e rendere sensata (o in
qualche misura accettabile) questa idea? Proprio questa è la
storia che vogliamo provare a raccontare.
***
11
§ 1. Tlön, Uqbar, Orbis Tertius
bien qu’il soit impossible de définir l’art,
bien qu’il échappe constamment à notre
compré-hension, une chose est certaine:
l’homme que je suis est incapable de vivre
sans art [...] il s’agit, en ce que mi concerne, d’une dé-pendance totale [...] il représente néanmoins à mes yeux la liberté en
même temps qu’un asservissement. Où
que j’aille, quoi que je fasse, tout m’est
toujours dicté par l’art [...] l’art peut decider de faire de nous des handicapés dans
notre relation à autrui.
Anselm Kiefer, L’art survivra à ses ruines.
Die Kunst geht knapp nicht unter, 2011
Si potrebbe iniziare così – sfogliando, a caso, tra le pagine di
questa enciclopedia apertasi d’improvviso sul nostro tavolo.
ALTHAM, GEORG AELOSIUS. Compositore, pedagogo e teorico
musicale (Eisenach, 1672-1709). Raggiunta già da fanciullo una
certa fama per le sue doti vocali e le capacità improvvisative,
avrebbe presto occupato il posto di organista e maestro di cappella nella città natale se un’accidentale caduta da cavallo non
gli avesse causato il tumore al cervello che avrebbe determinato tutte le successive bizzarrie comportamentali e la precoce
morte. Dedicò i suoi ultimi anni all’elaborazione di un enigmatico metodo di composizione musicale capace di racchiudere la
vasta melodia dell’universo come i cabalisti pretendevano di
poter esprimere l’infinito attraverso una composizione di sefi13
roth. La melodia che concepì senza attenersi ad alcuno dei modi e delle sequenze armoniche conosciute parve assurda agli
allievi che, dopo la morte, cercarono di trascriverne i frammenti. La ricostruzione moderna è stata tentata dal compositore spagnolo g José Medir. [1999a]
ASTUCIO. Compositore, direttore d’Orchestra, impresario italiano naturalizzato tedesco (secolo XVIII-XIX). Emigrato
dall’Italia, trova impiego presso la corte del gran duca Federico, liberale amante della musica e delle arti. Esercitando la
più completa egemonia sulla vita musicale di corte, cerca di
rafforzare il suo potere, non esitando davanti a una arrischiata politica di cabale e intrighi che lo porteranno alla conclusiva rovina. La sua produzione melodrammatica è andata completamente dispersa. [1859]
AYRS, VYVYAN. Compositore inglese naturalizzato belga (secolo XIX-XX). Insofferente all’ambiente culturale insulare,
ritenuto troppo tradizionalista, si ritira nella campagna belga,
in una tenuta a Zedelghem. Divenuto quasi cieco a causa della sifilide, dopo un lungo periodo di paralisi creativa, scrive le
sue ultime opere, che desteranno scandalo e ammirazione in
tutta l’Europa tra le guerre, grazie all’aiuto del giovane g
Robert Frobisher. La fuga e le accuse di plagio rivoltegli dal
discepolo gli impediranno la conclusione dell’ultima composizione sinfonica, ispirata ai testi del venerato Friedrich Nietzsche. OPERE PRINCIPALI: Secular Magnificat, Matruschyka
Doll Variations, Society Island, Untergehen Violinkonzert, Digressions on a Theme of Lodovico Roncalli per pianoforte,
Scirocco, per quintetto di fiati, Der Todtenvogel, poema sinfonico, Eternal Recurrence, per orchestra [su materiali dell’opera:
The Island of Doctor Moreau, incomp.] [2004b]
BAADUR, D. Compositore e cantante georgiano (Tbilisi, sec.
XX). Vissuto nel clima torrido e disperato della guerra, la sua
parabola esistenziale viene segnata dalla morte assurda dell’amata Ija, colpita accidentalmente da un proiettile sparato per
scacciare un corvo accovacciato sulla croce della chiesa. In relazione a questi eventi, si propone di scrivere quello che sarà il suo
capolavoro, un’opera lirica, nella quale i protagonisti siano tutti
morti, nell’aldilà, in attesa dell’incontro con Dio. OPERE PRINCIPALI: Opera, melodramma su testo del compositore. [2005]
14
BLITZSTEIN, MARC. Compositore tedesco di origini ebraiche
(secolo XX). Dedicatosi con particolare successo alla musica
operistica, si recherà in Martinica dove troverà la morte in circostanze misteriose. [1980]
BERGLINGER, JOSEPH. Direttore d’orchestra, critico musicale e
compositore tedesco (fine secolo XVIII). Originario di un
paese della Germania meridionale, orfano di madre dalla nascita, vive dall’infanzia il difficile contrasto con il padre che,
eccellente medico ma progressivamente inaridito dalle precarie condizioni economiche, ne contrasta duramente le inclinazioni artistiche. Le sue prime esperienze musicali sono legate
all’ascolto di quelle composizioni religiose, alle quali dedicherà in seguito un importante saggio critico. I successi nella carriera direttoriale non ne appagano l’inquieta sensibilità. Muore dopo aver eseguito la Passione, il capolavoro al quale ha
consegnato ai posteri la sua memoria. OPERE PRINCIPALI: Passione per soli, coro e orchestra. [1797]
CALW, BASTIAN PIERROT DI. Teorico della musica, pioniere della prassi esecutiva filologica su strumenti antichi e compositore tedesco (inizi secolo XX?). Della sua vicenda biografica
non rimangono altre tracce, oltre alle testimonianze di un carattere stravagante ma geniale, socievole, cortese e la fama
del celebre procedimento teorico-compositivo, a lui attribuito. Il Glasenperlenspiel consisteva in un telaio con alcune dozzine di fili tesi sui quali poteva allineare perle di vetro di diversa grandezza, forma e colore. I fili corrispondevano al rigo
musicale, le perle alle note. Con queste perle, formava citazioni
musicali o temi inventati, li modificava, li trasponeva, li modulava o vi contrapponeva altri temi. OPERE PRINCIPALI: Grandezza e decadenza del contrappunto. [1943]
CÉDRAT, PAUL. Compositore francese (secolo XXI). Legato alle avanguardie postdarmstadtiane è autore di una complessa
produzione cameristica. Colpito da un male incurabile, non gli
è risparmiata l’amarezza di assistere alla dura contestazione
della sua ultima creazione, rilanciata da una campagna di stampa che lo accusa di mistificazione. OPERE PRINCIPALI: Troisième quatuor à cordes, opus 12. [2004a]
CRUGES. Pianista e compositore portoghese (secolo XIX). Personalità misteriosa e appartata, infastidito dall’ambiente pro15
vinciale della capitale lusitana, Cruges sembra aver cercato di
cancellare ogni traccia del suo percorso esistenziale ad eccezione dell’appartenenza al cenacolo intellettuale detto di Ramalhete, nel quale, come Schubert nelle sue serate, si confrontava con artisti, intellettuali e scrittori sodali. Raffinato improvvisatore, pianista di eccezionale qualità, sia come solista
che come accompagnatore preferiva infatti esibirsi privatamente, piuttosto che in occasioni pubbliche. OPERE PRINCIPALI: Meditazioni d’autunno per pianoforte. [1888]
EFIMOV, EGOR PETROVIC. Violinista e compositore russo (Pietroburgo, XIX secolo). Figlio di un povero musicista girovago,
entra sin da giovane nell’orchestra della sua città natale, suonando il clarinetto. L’amicizia con un direttore d’orchestra
d’origine italiana, licenziato per la sua cattiva condotta e morto improvvisamente in circostanze misteriose, gli permette di
scoprire nel violino la sua più profonda e lacerante vocazione.
Nonostante l’apprezzamento di molti importanti artisti europei, il viaggio a Pietroburgo lo conduce alla miseria. Le esperienze in un teatrino viaggiante, un matrimonio di interesse,
le amicizie musicali che non riescono a salvarlo, soprattutto
la coscienza di non aver raggiunto i risultati artistici cui ambiva lo fanno sprofondare sempre più nell’abiezione. L’alcolismo rimane l’ultimo rifugio. Alla morte della moglie, presa
definitiva coscienza della sua frustrazione artistica ed esistenziale, fugge dalla città in preda ad un accesso di pazzia furiosa.
Muore da solo in ospedale, pochi giorni dopo. OPERE PRINCIPALI: Variazioni su canzoni russe per v.no solo. [1849]
FOLTYN, BEDRICH [FOLTEN, BEDA]. Compositore ceco (sec.
XX). Di famiglia povera, inizia studiando pianoforte. Sposa la
figlia di una famiglia facoltosa, impressionata dal suo gesto di
artista. Alla morte del suocero, ormai liberato dai problemi
economici, può dedicarsi completamente alla creazione musicale. La sua vita dissipata e la condotta moralmente libera
(l’alcool, i rapidi abbandoni famigliari per cantanti che dovrebbero interpretare o ispirare la sua opera, i progetti economicamente fallimentari) lo precipitano, dopo l’inevitabile divorzio, nella miseria e nella tragica morte, sopravvenuta d’improvviso, al manicomio di Bohnice. Per il capolavoro cui aveva
lavorato tutta la vita, viene accusato di plagio tanto per il libretto che per la musica: avrebbe rimaneggiato le prime prove
di giovani studenti del Conservatorio, presi, a questo scopo,
16
sotto la sua protezione, e avrebbe tentato di appropriarsi delle
intuizioni del compositore maudit g Kanner. OPERE PRINCIPALI: Giuditta, melodramma su testo proprio. [1939]
F ROBISHER , ROBERT. Pianista e compositore inglese (London 1906-Bruges 1931). Interrompe gli studi accademici con
sir Trevor Mackerras al Caius College, a causa di una sarcastica recensione rivolta contro il suo maestro. Rifiutato dal
padre, decide di scappare dalla città natale in cerca di fortuna.
A Bruges, riesce ad essere accolto da g Vyvyan Ayrs come collaboratore. Quando anche il rapporto il grande maestro fallisce
drammaticamente, F. conclude il suo capolavoro e pone termine alla sua vita. OPERE PRINCIPALI: Cloud Atlas Sextet, per
pf., fl., ob., cl., v.no, vc. [2004b]
FUGAZZA, PINO. Compositore italiano (vivente). Giovane autore dalla marcata personalità compositiva, si è segnalato per
una produzione vocale che, considerata ai limiti dell’ineseguibilità, innova profondamente il linguaggio tradizionale per
ensemble madrigalistico. OPERE PRINCIPALI: Partitum Mutante per coro misto. [2002]
GAMBARA. Compositore e organologo italiano nat. francese
(secolo XIX). Nato a Cremona, figlio di un liutaio, apprende dal
padre le leggi della costruzione musicale e ne approfondisce
da autodidatta l’applicazione, tanto nell’organologia che nella composizione. Girovaga di teatro in teatro per tutta l’Italia.
A ventidue anni è a Venezia per la prima esecuzione della sua
opera Martyrs, su soggetto di Chateaubriand. Il fiasco lo costringe a fuggire in Germania, ma l’iniziale apprezzamento dei
colleghi si muta presto in invidia. Decide allora di recarsi in
Francia, paese che spera accolga favorevolmente le sue innovazioni e che invece troverà sordo alla sua voce autoriale. Dopo avere inventato un nuovo strumento, chiamato Panharmonicon ed aver lavorato per anni alla creazione, rimasta ineseguita,
del Mahomet, conoscerà il dolore di essere lasciato dall’amata
moglie Marianne che gli preferisce un giovane nobile italiano.
Gli ultimi anni, segnati dalla miseria più nera ma anche dal ritorno della moglie, vedranno questo genio, tra i più grandi del
suo tempo, questo «Orfeo sconosciuto» cercare di strappare
qualche spicciolo all’indolenza parigina, eseguendo per strada
frammenti delle sue partiture inedite. OPERE PRINCIPALI: Melodrammi: Martyrs, Jérusalem délivrée, Mahomet. [1840]
17
HORN, GUSTAV ANIAS. Compositore tedesco (secolo XX). Dopo una giovinezza avventurosa, segnata dal misterioso coinvolgimento nella sparizione della sua fidanzata Ellena e nel naufragio della nave in legno sulla quale si era imbarcato clandestinamente per seguirla, Horn intraprende una serie di peregrinazioni alla ricerca di se stesso. Apprende la musica da autodidatta, sperimentando una tecnica innovativa di composizione
sui rulli del piano meccanico che anticipa le successive esperienze di Conlow Nancarrow. Conquistato un posto sempre più
eminente nel panorama compositivo internazionale (non senza
aspre contestazioni della sua effettiva competenza tecnica),
Horn si esilia volontariamente in un incontaminato e selvaggio paese del Nord, per portare avanti la sua ricerca musicale.
La dolorosa solitudine seguita alla morte dell’amato compagno Tutein, con il quale aveva condiviso il suo isolamento creativo, lo precipita in una condizione psichica sempre più fragile,
ossessionata da oscure presenze. In preda a follia crescente,
muore a soli quarantanove anni. L’opera, tutta edita dal suo
scopritore Peter Thygesen, conta più di cinquanta titoli, nei
quali l’innovazione armonica, ritmica e tonale si innesta su un
interessante lavoro di ripensamento della tradizione antica, da
Jannequin a Scheidt. OPERE PRINCIPALI: Quintetto delle Driadi,
Canto degli Uccelli, Preludio Passacaglia e Fuga per organo,
Fantasia per organo, Sonata per piano e violino, Prima sinfonia
per coro orchestra [su testi tratti dalle Lamentazione di Geremia, dalla saga di Gilgamesh, da Confucio], Seconda sinfonia ‘La mia vita con Ilok, Quartetto ‘alle forme arcaiche’. [1950]
* JAKOB. Violinista austricaco (m. Vienna, 1830). Figlio di un
consigliere di corte di grande potere con il quale intrattiene un
rapporto kafkiano di sudditanza psicologica, venerazione, sottomissione, respingimento, fallisce gli esami finali e viene messo alla prova in un ufficio dell’amministrazione finanziaria dove dà sfogo a quella passione per la calligrafia che si esprimerà
al meglio nella copiatura delle partiture musicali. Dopo la morte del padre, viene truffato, perdendo tutto il patrimonio e conseguentemente la possibilità di sposare Barbara, la ragazza dal
naturale talento di cantante. Si dedica allo studio del violino e
all’esecuzione per le strade. Nelle sue improvvisazioni o fantasie, che dimostrano un’attrazione verso il sonoro del tutto indifferente alle forme del musicale, è stata vista un’anticipazione profetica di sperimentazioni estetiche scelsiane. Muore sacrificando la vita nell’alluvione del 1 marzo 1830.
18
JOSEPH, DETTO JOSET L’ÉBERVIGÉ. Compositore, improvvisatore e interprete di cornamusa francese (sec. XIX). Nato a SaintChartier nell’Indre, il suo talento musicale viene scoperto casualmente dal mulattiere borbonese Huriel, il cui padre gli darà le prime lezioni di strumento. Nonostante la maestria precocemente conquistata, l’irriducibilità del suo stile alle convenzioni del tempo e la rigorosa asprezza di carattere gli rendono
contrastato l’ingresso nella corporazione dei maestri sonatori
di Saint Charter. L’invidia e il risentimento suscitati tanto dalla
sua musica che dalla sua personalità sembrano potersi considerare la causa per la quale, durante il viaggio di formazione, intrapreso nella decisione di donarsi completamente alla musica,
viene assassinato nel Morvan da un gruppo di suonatori. [1853]
KANNER, LADISLAV, compositore ceco (sec. XX). Il suo sconfinato talento venne dissipato tra le peggiori bettole della città.
Ubriaco fradicio, si dedicava a parodie beffarde dei compositori più in voga e a personali, impressionanti improvvisazioni, tenebrose e selvagge come il loro autore. La sua sparizione nel
nulla non fu avvertita da nessuno e non ha trovato a tutt’oggi
alcuna spiegazione plausibile. [1939]
KLAUS. Compositore e direttore d’orchestra tedesco (vivente).
Regolarmente invitato al Festival di Spoleto, acuto conoscitore
dell’opera italiana, in particolare della vocalità rossiniana, ha
profondamente innovato il tradizionale linguaggio melodrammatico introducendo uno stile riccamente sincretistico. OPERE PRINCIPALI: Pentesilea [su libretto proprio tratto da Kleist,
commissione dell’opera di Amburgo]. [1993a]
KLESMER, ELIJAH poi JULIUS. Pianista e compositore tedesco
naturalizzato inglese (XIX secolo). La sua origine ebraica e il
rigore incompromissorio del carattere gli rendono faticosa
l’accettazione da parte delle comunità aristocratiche locali,
specialmente nel momento in cui decide di chiedere in sposa la
giovane figlia della famiglia Arrowpoint a Quetcham Hall.
OPERE PRINCIPALI: Freudvoll, Leidvoll, Gedankenvoll fantasia
per pf., Ich hab’ dich geliebet und liebe dich noch, lied per voce
e pianoforte (testo di Heine). [1876]
KNAUER, AMADEUS. Organista, didatta e compositore tedesco
(fine secolo XIX) Ottiene l’incarico di organista titolare del19
la chiesa di S. Anastasia, le sue improvvisazioni si fanno conoscere per la loro intensità e bizzarria. Incapace di sopportare
il dolore e il senso di colpa per l’assurda morte del piccolo figlio Gottlieb, stritolato dai meccanismi interni del suo stesso
organo; abbandonando la moglie prima della sepoltura del
bimbo, fugge dalla sua cittadina. Quando, molti anni dopo, ormai affermato didatta, vi farà ritorno, proponendo di riottenere il proprio posto di organista, verrà duramente allontanato dalla comunità locale, la sua richiesta giudicata un gesto sacrilego di «boriosa pazzia». [1913]
KRAFFT, JEAN-CRISTOPHE. Compositore e direttore d’orchestra
tedesco naturalizzato francese (secolo XIX-XX). Allevato dal
nonno e dalla madre (il padre, musicista ma alcolizzato e violento morirà prematuramente di morte violenta), Krafft si ribella fin dai primi anni a ogni modello stabilito, sentendosi soffocare dall’ambiente provinciale della sua adolescenza. L’accidentale uccisione di un ufficiale durante una rissa, gli offre l’occasione per emigrare a Parigi, dove riesce ad acquisire un nome nonostante l’insofferenza per l’ambiente intellettuale. Politicamente impegnato, viene coinvolto in una sommossa operaia nella quale muore Olivier Jannin, suo amico fraterno. Fugge nuovamente in Svizzera. Dopo una serie di amori disordinati e una dolorosa crisi creativa, si ritira sulle montagne: una profonda esperienza mistica gli permetterà di elaborare un nuovo
stile musicale, nel quale la temperie espressionistica degli anni
giovanili si rasserena in una raggiunta classicità. Il suo catalogo
conta numerose opere di musica da camera e per clavicembalo. OPERE PRINCIPALI: Prima Sinfonia ‘L’Isola delle calme’, Seconda Sinfonia ‘Il Sogno di Scipione’. [1912]
KREISLER, JOHANNES. Compositore, teorico, critico e maestro
di cappella tedesco (sec. XVIII-XIX). Talento musicale scoperto dalla zia, nella sua precoce esplorazione del pianoforte paterno alla ricerca di accordi consonanti che lo avrebbero fatto
piangere di gioia. Nonostante l’opposizione paterna, porta a
termine gli studi e diviene maestro di cappella alla corte del
Pincipe Ireneo, ove si innamora della principessa Julia. Improvvisatore abilissimo e critico musicale di penetrante sensibilità, Kreisler è però personalità complessa e conflittuale, rispetto all’ambiente che lo circonda. Alimenta le voci della sua
presunta pazzia raccontando di ricevere in sogno la sua musica
e manifestando idee sempre più personali e criptiche. Scompa20
re improvvisamente senza lasciare più alcuna traccia di sé.
OPERE PRINCIPALI: Ah, che mi manca l’anima in sì fatal momento, duetto per voci, Messa solenne. [1814, 1822]
KUHN. Violinista e compositore tedesco (seconda metà secolo
XIX). Trascorre una infanzia oppressa dall’ambiente provinciale della cittadina natale, trovando rifugio e consolazione solo nella musica. Inizia gli studi di violino, ma presto prosegue
con la composizione. Deve gli inizi della sua carriera all’interessamento del celebre tenore Heinrich Muoth, che interpreterà e promuoverà le sue prime prove compositive e gli diviene
presto amico. Animatore delle celebri serate musicali presso la
famiglia Imtohr, si innamora di Gertrud, figlia del padrone di
casa, ma la sua menomazione fisica (era rimasto zoppo in seguito a un incidente in slitta), nonché il carattere scontroso e appartato, lo condannano ad assistere impotente al matrimonio
tra la sua amata e Muot, e alla sua tragica conclusione (il suicidio dell’amico). Mentre si ritira a vita privata, la ricca produzione operistica, sinfonica e cameristica raggiunge una consistente notorietà. OPERE PRINCIPALI: Sonata per violino e pianoforte, Lieder per voce e pianoforte, Fantasia per violino, Duo
per due violini, Trio, Quartetto d’archi, Preludio per organo,
Pezzo lirico per due violini e pianoforte. [1910]
LEO, JOSEPH, compositore e didatta austriaco (XIX secolo).
OPERE PRINCIPALI: Ode all’Italia, per voce e pianoforte (testo
da Giacomo Leopardi). [1876]
LEVERKÜHN, ADRIAN. Compositore tedesco (secolo XIX-XX).
Trascorre l’infanzia in Turingia. La sua prodigiosa predisposizione musicale viene presto riconosciuta. Compie la prima formazione con il maestro Kretzschmar, che lo introduce alla sperimentazione estetica e compositiva dell’ultimo Beethoven.
Proseguiti i suoi studi in teologia ad Halle e in musica a Lipsia,
contrae scientemente con la giovane prostituta Esmeralda la
sifilide che gli avrebbe offerto momenti di formidabile estasi
creativa e la demenza degli anni terminali. Durante i suoi viaggi, si reca a Palestrina, vicino a Roma, dove riferisce di un misterioso incontro con presenze demoniache, che avrebbe cambiato la sua vita. Si ritira a Pfeiffering (Monaco) per scrivere
l’Apocalisse. Autore di una delle opere più radicali del Novecento, solo nella Lamentatio, il suo testamento artistico, applica compiutamente il rivoluzionario metodo compositivo basa21
to sulle dodici note del totale cromatico, in pieno anticipo su
Arnold Schönberg. Rapito dalla malattia e dall’incoscienza,
trascorre gli ultimi anni con la madre nella città natale. OPERE PRINCIPALI: Tredici Canti di Brentano, Pene di amor perdute
[melodramma, libretto da Shakespeare], Silent night [testo di
Blake], per canto e pianoforte, Ode to a Nightingale, To Melancholy [testo di Keats], per canto e quartetto d’archi, La festa di
Primavera [testo di Klopstock], per baritono, organo e orchestra d’archi), Le meraviglie dell’universo, per orchestra (19131914), Gesta, per voci, violino, contrabbasso, clarinetto, fagotto,
tromba, trombone, batteria campane e annunciatore, Apocalipsis cum figuris, cantata per coro e orchestra (1919), Concerto per
violino e orchestra (1924), Complesso strumentale per tre archi,
tre legni e pianoforte (1927), Quartetto, Trio, Lamentatio Doctoris Fausti per soli, coro e orchestra. [1947]
LOCKMANN. Direttore d’orchestra, compositore e didatta tedesco (secolo XVIII). Dopo gli studi a Napoli, per apprendere i
fondamenti della grande tradizione operistica, viene invitato
alla Corte del Principe di una cittadina sul Reno, nella qualità di Kappelmeister. Conosce la giovane cantante Hildegard
von Hohenthal, che gli ispira, insieme ad una divorante passione erotica e ad una serie di peripezie che lo condurranno
fino a Roma, la conclusione del suo celebrato capolavoro, sintesi della formazione italiana e del gusto tedesco. OPERE PRINCIPALI: Achille in Sciro, melodramma. [1796]
LOUIS. Organista, didatta, compositore canadese (vivente). Rivelatosi compositore di una interessante produzione vocale e
organistica dedicata al collegio di Saint-Aldor, nel quale ha svolto la sua carriera di insegnante (definito dall’A. «periodo benedetto»), tragici eventi famigliari (la morte del figlio e della moglie), lo conducono a una progressiva afasia creativa. Lascia incompiuta la partitura del suo ultimo oratorio. OPERE PRINCIPALI: musiche per organo, per coro misto a cappella, oratori. [1997]
MEDIR, JOSÉ. Compositore e didatta spagnolo (sec. XX). Nonostante il riconosciuto talento, per ragioni economiche, non
potè concludere gli studi accademici. La sua aura leggendaria
non è legata all’eccellente fattura delle poche opere per pianoforte e quartetto effettivamente pubblicate, né all’attività pedagogica nella provincia che lo ha accolto per tutta la sua vita ma
a una misteriosa partitura ancora inedita, nella quale, influenza22
to avanti le idee visionarie dell’eccentrico compositore barocco g Anthelm, si dà vita a un linguaggio musicale assolutamente personale, fortemente drammatico e perturbante, privo
di qualsiasi possibile inquadramento storico-analitico. [1999a]
MISERERE, MAESTRO DEL. Compositore spagnolo (secolo
XVIII). Nella dissolutezza giovanile, l’esperienza musicale si
lega a passionali e violente vicende, che si concluderanno nel
delitto. La seconda parte della vita del compositore si dedica
completamente all’espiazione, dando origine a una significativa produzione di carattere sacro. Si ritira nell’abbazia di Fitero
per intraprendere la composizione di un Miserere, che resta la
sua pagina più nota. Giunto alla metà della composizione, il
progressivo offuscamento delle sue capacità cerebrali gli impedisce di portare a termine l’opera. Nonostante l’enorme quantità di abbozzi, infatti, non gli sembra di essere riuscito a trascrivere la musica che avrebbe precedentemente udito in una
visione estatica. Muore in preda a una febbre cerebrale. OPERE PRINCIPALI: Miserere per coro. [1860]
PEER, DETTO IL FORTUNATO. Attore, danzatore, cantante, compositore danese (sec. XIX). Di umili origini, sperimenta il suo
talento d’interprete in molteplici direzioni, conseguendo in
ognuna di esse importanti traguardi. Scoperta la produzione sinfonica di Beethoven e Haydn, decide di studiare armonia. Il successo delle sue improvvisazioni al pianoforte e la passione per la
concezione compositiva wagneriana lo convincono alla produzione di un’opera della quale non solo scrive testo e musica, ma
interpreta anche il ruolo del protagonista. Muore sul palcoscenico, ancora giovanissimo, alla prima del suo capolavoro. OPERE PRINCIPALI: La neve ancor sul suolo giace Lied per voce e
pianoforte, Aladino [melodramma, libretto proprio]. [1870]
PEKISH. Compositore, organizzatore musicale, nativo di Quinnipak (secolo XIX). Senza aver mai lasciato il suo piccolo paese – per il quale crea tutti i suoi ‘miracoli musicali’ –, si dedica
attivamente alla sperimentazione di nuove forme di interpretazione collettiva. Oltre a un’intensa attività di rielaborazione e
trascrizioni, rimane memoria della «composizione» di uno
spettacolare evento organizzato per la festa di San Lorenzo e
dedicato all’amico Pehnt. Precorrendo di mezzo secolo Charles
Ives e di un secolo intero Luciano Berio, due bande che eseguono musiche differenti si muovono partendo da punti diver23
si del paese, avvicinandosi, incrociandosi e riallontanandosi
con inaudite combinazioni di conflagrazioni e dissoluzioni sonore. È anche l’inventore dell’umanofono: organo in cui al posto delle canne si trovano delle persone, ognuna delle quali
emette una e una sola nota. Secondo alcune testimonianze Pekish manovrava l’umanofano attraverso un’elementare tastiera, i cui tasti premuti permettevano di raggiungere con uno
strattone il polso destro dei cantori. OPERE PRINCIPALI: Variazioni su temi popolari, Rondò per banda e umanofono, Foresta incantata, boschi natii per umanofono. [1991]
RANKIN, DONALD J. Compositore statunitense (vivente). Nella
tradizione tipicamente americana del compositore-lavoratore,
resa celebre dalla leggenda dell’’assicuratore’ Charles Ives e dagli inizi da tassista di Philip Glass, R. prosegue una sua autonoma e personale linea di ricerca, svincolata da qualsiasi carriera
accademica o istituzionale, lavorando in un’impresa di pulizia.
Nella sua musica, cerca la risposta per sopravvivere ai traumi,
personali e nazionali, della guerra del Vietnam. OPERE PRINCIPALI: Private String Concert with One Discordant Violin. [1993b]
RAKAR, CAMILLA. Violinista austriaca (secolo XIX). Intrapresi
gli studi di strumento a Milano, deve rinunziarvi in seguito al
tracollo economico della famiglia. Si ritira in una casa avita sul
lago di Garda, rifiutando ogni attività concertistica per proseguire un personale cammino di perfezionamento tecnico e approfondimento musicale. Al recupero del patrimonio famigliare, si dedica ad audaci improvvisazioni riservate ad una ristretta e selezionata compagnia di ospiti della casa, nella quale incontra l’amato marito. [1850]
SIRENA, MAESTRO (DETTO) DELLA. Violinista, maestro di cappella e compositore tedesco (sec. XVIII?). Dedicatosi in tarda
età alla composizione, l’impegno creativo lo aliena dai suoi
compiti professionali in teatro. La sua precedente fama di stravagante si muta in accusa di inadempienza: subisce l’umiliazione del licenziamento. Ma la sua opera conoscerà un riconoscimento, trionfale seppure tardivo, grazie all’eccezionale interpretazione che l’adorata figlia, offre dell’ultima opera. OPERE
PRINCIPALI: Sirena [melodramma in due atti]. [1969]
TACHIBANA, MORIO. Compositore giapponese (secolo XX). Affetto fin dall’infanzia da ritardo mentale viene accudito dal24
la sorella e trova nella musica che egli stesso esegue al pianoforte l’unico modo di comunicare al mondo le sue emozioni.
La sua fama deriva dalla setta mistica detta Chiesa di Maestro,
che usa le sue composizioni per accompagnare le oceaniche riunioni cultuali. Tachibana muore in un rogo sviluppatosi in circostanze misteriose durante una delle celebrazioni della setta.
OPERE PRINCIPALI: Ascensione per pianoforte. [1999b]
TENGIER, PUTRYCYDES. Pianista e compositore polacco (Ludzimierz, fine XX secolo). Dopo aver studiato organo al conservatorio, sposa, nonostante la sua professata e bulimica bisessualità (celebrata come antidoto all’orrore metafisico che
trafigge le rovine delle illusioni quotidiane), una giovane contadina per averne in cambio un modesto sussidio economico.
Entra al circolo di artisti patrocinato dalla principessa Irina Ticonderoga, dedito alle esperienze estreme tanto dei paradisi
artificiali (prima chimici e poi esclusivamente etilici) che di
una sregolata, demonica e iconoclasta creazione estetica. Allo scoppio della guerra, viene assunto come direttore musicale dell’avanguardistico teatrino di Kwinotfron Wieczorowicz,
dove per la prima volta ha l’occasione di sentire eseguite da
un’orchestra le sue provocatorie fantasie sonore che influenzeranno in modo decisivo i successivi sviluppi della musica nazionale. Dopo i drammatici rivolgimenti politici, T. ottiene una
elevata posizione ufficiale nei quadri del nuovo regime. OPERE PRINCIPALI: Preludi per pf. [alla memoria di Szymanowski],
Sinfonia, Stabat Vater [parodia dello Stabat Mater di Szymanowski], Interlubrichi musicali. [1930]
ÜXKÜLL, KARL BERNDT EGON WILHELM, FREIHERR VON. Compositore e musicologo tedesco (XX secolo). Aristocratico appartenente alla nobiltà baltica, partecipa eroicamente alla Prima Guerra Mondiale, al termine della quale viene decorato
con una medaglia al merito. Durante la Repubblica di Weimar,
la sua musica, nutrita della lezione del grande settecento francese di Couperin e Rameau, acquista crescente celebrità in Europa. Comandante della Landswehr, durante una missione
contro i Lettoni in Curlandia, riceve una ferita alla spina dorsale che lo obbliga alla sedia a rotelle. Pur sostenendo il nuovo regime, alla presa di potere del Reich non aliena la stima e il
convinto sostegno ad Arnold Schönberg, compositore degenerato, nonché il contatto con scrittori e musicisti sovietici. Nonostante le pressioni di Richard Strauss, rifiuta di iscriversi al25
la Reichsmusikkammer. Firma così la condanna della sua carriera pubblica e si ritira nell’isolamento del castello avito in Pomerania, prima di fuggire in Svizzera con la moglie nell’imminenza della disfatta. OPERE PRINCIPALI: Variazioni seriali. [2006]
VALENTIN, CHRISTIAN. Pianista, didatta e compositore tedesco
(sec. XIX). Precocemente orfano di madre, la sua educazione
musicale dipende dal padre, che, nonostante l’affetto, non riesce
a mitigare gli effetti devastanti dell’acuta ipersensibilità del figlio. La sua carriera si svolge quindi nella più anonima oscurità,
ottenendo solo un postumo risarcimento nelle interpretazioni
della sua ultima allieva, figlia dell’unico amore della sua vita,
frustrato e segreto come le sue ambizioni artistiche. La qualità della sua composizione cerca di ricreare una semplicità di
marca squisitamente mozartiana contro le seduzioni dei linguaggi armonici ad essa contemporanea. OPERE PRINCIPALI: Du liebe
schöne Gotteswelt, per voce e pianoforte (testo dell’A.). [1875]
VERITY, LEONARD. Compositore inglese naturalizzato francese
(sec. XX). Gli anni di formazione lo vedono impegnato in un
viaggio a piedi in Tirolo, dedicato alla lettura integrale di Nietzsche in lingua originale. I contatti con Busoni e Sibelius, le scoperte metodologiche dell’Impressionismo Cinetico conducono
presto all’affermazione internazionale e a una vita in viaggio
attraverso l’Europa da Berlino a Helsinki a Parigi. Ma, all’apice della sua fama, decide di ritirarsi con l’amata moglie Adeline, in un piccolo paesino francese, Saint-Maure-de-Vercelles.
Muore proprio nel momento in cui la radio nazionale inglese
comincia a trasmettere la prima esecuzione del suo ultimo lavoro sinfonico, programmato in occasione del suo prossimo
settantesimo compleanno. OPERE PRINCIPALI: Le Coup de Chapeau per quartetto d’archi, flauto, mezzosoprano e suxafono,
Sonata per viola, Fantasia per oboe, Canzoni Francesi, Sinfonia
Pagana, Elegia per violoncello, Quattro Stagioni Inglesi. [1994]
VINTEUIL. Compositore francese (Paris, XIX-XX secolo). Nonostante la sua fama ormai universale, Vinteuil lascia un’opera estremamente esigua e un’assenza quasi assoluta di tracce
biografiche. La possibilità stessa di ascoltare le sue partiture,
lasciate alla morte dell’A. in stato di notazioni apparentemente indecifrabili, rimane legata allo sforzo eccezionale di un’amica della figlia rimasta anonima per sua stessa volontà, che
passò parecchi anni di ricerca per riuscire a risolverne la mi26
steriosa crittografia. OPERE PRINCIPALI: Sonata per violino e
pianoforte, Variation religieuse per organo, Septuor. [1922]
La raccolta di profili biografici, che la nostra enciclopedia ci offre, pur attraversando più di tre secoli di storia, dal
Settecento a oggi, e l’intera geografia dell’Europa dal Portogallo alla Russia (ma con puntate in Giappone e Australia),
presenta alcune rimarchevoli costanti. Seppur piuttosto lacunose, infatti, le vite di questi musicisti condividono alcuni tratti essenziali: esclusivamente di sesso maschile (le donne non paiono avere diritto di ospitalità nella terra dell’invenzione ma solo in quella della riproduzione – si voglia pure esecutiva); vivono negli anni di formazione (a confortare,
se ne avessero bisogno, gli analitici teorizzatori della psiche) forti conflitti con la figura paterna, generalmente contrastiva rispetto alla loro ispirazione; patiscono una insoddisfazione profonda nei confronti dell’ambiente circostante; il loro apprendistato artistico risulta essenzialmente privo di maestri, atto di autoformazione (come per i grandi innovatori: Wagner, Schönberg o Sciarrino). Un ripetuto destino di erranza può motivarsi (prosaicamente) nelle ragioni
professionali di studio o carriera, in alcuni casi (romanzeschi) si giustifica come tentativo di espiazione (o fuga) da
oscuri sensi di colpa, misteriosi fantasmi di delitti, sempre testimonia di un’inquietudine profonda e senza rifugio. La loro stessa arte sembra figlia di questa erranza: si tratta di compositori visionari, fermi sulle soglie di un inaudito universo
sonoro nel quale cercano di entrare con dolorosa difficoltà,
del quale vorrebbero offrire testimonianza, trasferendone (almeno frammenti) sulla carta. Ad eccezione di Peer,
non casualmente antonomastizzato ‘il Fortunato’, cui le note
sgorgano irriflesse e naturali, come da una fresca sorgente
(come, direbbe Calvino, le mele da un melo),4 il loro far musica è lotta costante con l’aridità, contesa al silenzio all’afa4 Come, per il compositore Louis [v. supra] nei suoi ‘anni benedetti’, le
dighe costruite dal castoro: ma, poi negli anni del successivo prosciugamento ispirativo, ci si accorge del «danno che potrebbero causare».
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sia, agone con un’ispirazione matrigna, micragnosa, i cui artigli serrati devono essere forzati.
Questa insoddisfacibilità rigorosa e tagliente (su sé e,
inevitabilmente, sugli altri) rende il loro pubblico elettivo,
vocazionalmente postumo.5 Ai contemporanei, invece, è lasciata l’impressione di una discrasia col contesto sociale, da
declinarsi variamente: tollerata bonariamente come bizzarria (la zavorra della creatività), duramente contestata come
pericolosa, irriducibile pazzia (sovvertitrice dell’ordine costituito – estetico, politico, teologico).6 E questa, della pazzia, non rimane solo voce di paese, malignità in spettegolari
di accenni e ammicchi dietro le spalle (ma, poi, in verità venata di affettuosa considerazione) – caratterizzazione stereotipica del compositeur toqué 7 nella sua alterità irriducibile, hapax tollerato perché, in qualche modo, confortante
la raggiunta e capillare modulazione borghese (ideologica,
economica) della società – : il ripiegamento interiore, il fanatico attaccamento ai propri ideali estetici, il fallimento
del processo artistico e comunicativo possono, finalmente,
estremizzarsi in effettiva, sintomatologia psichiatrica – i
fantasmatici paesaggi interiori, divenuti prigione, la commedia mondana mutata in tragedia esistenziale, nell’alienazione di Kreisler o Kanner, la demenza di Efimov o Leverkühn, il ritardo autistico, infine, di Tachibana.
5 Si immagina una posterità che agisca con la pietas missionaria della figlia del Maestro della Sirena [v. supra] – che si impadronisca della partitura paterna per trascriverla, costantemente in preda al timore di essere
scoperta – e rimanga nascosta e invisibile fino all’ultimo momento [per
questa interpretazione, v. Bloch, 1969].
6 L’unica eccezione, che abbiamo incontrato, il compositore Astucio [v.
supra], impresario e maneggione, funzionario perfettamente integrato nella politica di corte, viene letto dal compositore Hector Berlioz, nei suoi
Grotesques de la Musique 1859, in senso oppositivo rispetto al vero musicista (la stirpe dei Paër, dei Cherubini che non include i compositori): un
paradigma, quindi, dell’Artista fornito ex negativo.
7 Così un altro compositore francese, Louis-Auguste-Florimond Ronger
detto Hervé (1825-1892), buffonescamente, descrive, nell’operetta omonima (1854: il titolo rimarrà il suo nomignolo) il compositore Fignolet dal
punto di vista del suo servo: pur trattandosi nel caso de La presa di Gigomar
da parte degli intrusi di un vero e proprio chef d’oeuf (il lapsus gastronomico – oeuf/oeuvre – ci avvicina alla cucina dell’atteso signor Giardini) non è
forse matto chi rinunci alla licenza di tabacchi per scrivere una Sinfonia?
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Ma, nascosto nell’arazzo, oltre la trama dei colori, c’è poi,
in verità, un unico filo a tessere insieme tutte le nostre figure.
Se cercaste su altre enciclopedie – le vostre, di famiglia,
o spingendovi a curiosare per biblioteche di scuola o cittadine –, non solo non riuscireste a colmare le riscontrate lacune biografiche della nostra, ma scoprireste con ansia crescente (come precipitati in un racconto di Borges) che di
nessuno dei compositori finora nominati viene fatta neppure postillare menzione – nessuna traccia: la loro opera, la loro esistenza sembrano essersi dissolte fra le mani nel tentativo di afferrarle. Come se non fossero mai esistiti.
E in effetti, nello spazio epistemologico dei repertori enciclopedici (che avete consultato) che rubricano e classificano enti di un mondo fatto di cose, non possono essere accolti i nostri Autori, popolo di un mondo fatto di parole: personaggi senza persona, nati e morti tra i paragrafi di un racconto, nelle scene di un atto, i loro amori – le passioni, i fallimenti – sofferti e consumati nello spazio sconfinato e segreto che celano le pagine di un romanzo, tutta la loro musica interpretata e disvanente nel ritmo fratto di una virgola, nel nero respiro di un ultimo punto.8
Donare carne ai Compositori di Carta – offrire (finzione
di) realtà nel metalinguaggio critico a chi esista solo in
(finzione di) linguaggio letterario – può sembrare ormai
8 Il repertorio, che sognerebbe l’esaustività, non può certo sperare più di
una sufficiente rappresentatività. La scelta attraversa l’Europa letteraria degli ultimi tre secoli, (di)mostrando la forza di un paradigma che attraversa
liberamente le frontiere linguistiche – in una dimensione culturale transnazionale che è sempre da considerarsi (anche) integrata e unitaria, come
aveva già magistralmente compreso il Goethe della Weltliteratur – e rivela
nessi profondi (soprattutto quando taciuti) e permenanze di figure dell’immaginario antico fino alla più (apparentemente) dimentica contemporaneità. Restano fuori dal quadro e oggetto di ricerche complementari, le reinvenzioni narrative dei compositori reali (basterebbero il caso Mozart, da
Puskin a Mörike, da Stendhal a Sollers) e i compositori di celluloide (che il
cinema ha proposto impegnandosi in vario modo a risolvere il problema di
sostituire l’evocazione verbale delle opere finzionali con la loro effettiva sibizione (creazione) musicale – si pensi, tra gli infiniti esempi possibili, ai casi di Trois couleurs: Bleu, 1993, di Krzystof Kieslowski o di Die zweite Heimat. Cronik einer Jugend, 1992, di Edgar Reitz).
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partecipazione postuma al carnevale postmoderno (intendendo l’esercizio analitico come pratica mescidante i possibili agli attuali, invenzione e documento). Ma rilanciando,
nella critica, il gioco della creazione affabulatoria (giocando il gioco seriamente, fino in fondo, come il gioco esige) se
ne scopre la posta: attraverso un complesso processo proiettivo del reale e dell’immaginario, nasce un nuovo paradigma
estetico nel quale i linguaggi artistici si cerchino (e creino) in
reciproco riflesso – proficuamente deformante: nelle mani
del maestro vorticano e si scambiano le perle di vetro.
Procediamo con ordine, ricollocando nella storia, le figure nella nostra galleria. All’ordine aleatorio dell’enciclopedia,9 che aveva evidenziato, nelle casuali (e così rivelative)
associazioni alfabetiche, una definizione socio/psicologica
sostanzialmente unitaria del compositore di invenzione, sostituiamo la successione cronologica che ricostruisca la genesi di quel modello (e intanto leggiamo un’immagine – anamorfica? – della storia della musica moderna, attraverso lo
specchio dell’invenzione letteraria ad essa contemporanea).
***
9
La data posta tra parentesi quadre a conclusione di ogni voce, rimanda alla data di edizione dell’opera letteraria, nella quale vive il personaggio [cfr. Bibliografia cronologica del Canone].
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la cucina del signor giardini