Erich Fromnr Personalit), libert), amore Intervista con R. I. E,vans Titolo originale Dialogue with Erich Fromm €) 1966 Richard Harper Traduzione I. Evans, & Row, New York di David Mezzacapa Terza edizione: marzo 1985 G) 1980 Newton Compton editori s.r.l. Roma, Casella postale 6214 Newton Compton editori l'ltl lri\Zl( )NI Alla mia amata moglie eai niei /igli l,r' (1)r)versazioni contenute nel presente volume forniscono uno \lluntento che rende possibile isolare ed esaminare, in iln (r)ilt('sto unitario e coerente, tutti i piil importanti concetl r lrl l',r.ich Fromm i andato via via elaborando nei suoi rrrrrn,'rrsi scritti. Esso, quindi, potri essere utile a chi non ,(,n.s(:r srrfficientemente l'opera di Fromm, giacchd se ne ri, ,r\,,r unir rappresentazione chiara e completa delle sue teorie l,',r,,,l,,lliche e della sua concezione filosofica dell'uomo. I!l,r rrrrche chi avesse gii un'ampia conoscenza dei libri di l r,rnur trover) interessante il presente materiale. Vi reperir) rrrl,rtti rrrra presentazione aggiornata di cid che Fromm pensa ,rrrlurlru('nte su molte delle idee che egli stesso ha avarrzato rr( l (()r's() degli anni, e vi troveri inolffe proposti alcuni con( ttr {' rrrgomenti nuovi, come per esempio il suo atteggianr'rt,) r)ci confronti della conduzione della psicoterapia (la l",r,,,,rrr,rlisi umanistica). Un ulteriore punto di notevole intr'r('\s(' I il modo con cui Fromm, con risposte spesso assai l,rrll;rrrti alle domande rivoltegli, si accinge a conciliare fra 1,,1. 1l1ysi7[6pi diverse, come la psicoanalisi freudiana, l'esi',tcrrzirrlisnr<'r e la teoria sociologica. Nl:r soprattutto, oltre ad essere una lucida esposizione di ,,url('r)uti concettuali, cib che il dialogo nel suo insieme rivela ,' l;r vivida, intensa personaliti di Fromm: egli emerge infatti rl;r tlrrcste conversazioni come la personificazione vivente dell,r srrrr filosofia umanistica, e in modo assai pii chiaro che in rulti i srroi scritti pii dichiaratamente didattici. l'r'ogcttata appunto come strumento didattico, questa se,li tlialoghi estemporanei con alcuni degli scienziati che sull,r sr't'rrir inten.razionale hanno maggiormente contribuito alla rr,' (.n()sccnza della personaliti umana, venne iniziata nel 1957 (.n rllr finanziamento del Fund for Advancement of Education, (' ('()ntinua cla allora sotto gli auspici della National Science RICTIARD I. EVANS Foundation Urc .degli.scopi del progerro e la produzion(, a didattici , di dialoghi filmati, che riflettan.'il particolare apporto dei personaggi intervistati al patrimono delre teorie su.Ua personaliti. Ci auguriamo che i film prodotti assolvano bene la loro funzion" di do.u-.nti storici, il cui varore cresce col tempo, e che possano costituire alirettanti conributi significativi alla storia delle scienze del comportamento. .II presente volume d il secondo della serie, . .orn. il primo d basato su un film sonoro da 16 mm, pir) altri aaf"gfri..gi strati su nastrol. Ci auguriamo che, nella loro veste di libri stampati, i dialo, ghi possano servire come un,estensione degli .cofi '"iigirrfi che avevano i film, e ciod, anzitutto presentare al lettore i principali c.oncetti e punti di vista deli'intervistaro, e inoltre comunicargli qualcosa della sua personaliti attaverio l'estemporaneiti del dialogo fini R l.Jttrt'crrit.t tlr I r<;rrRHo I. EvaNs lousttttr di R. _I. Evans uscite finora in i.;ucsra serie sono: -t uith Carl Juns and R;r;,;;,;;'fic,,n Ern"sr /rr",, t.* York, Van Nostran.l, 196-l rtrad. i, a. C. irriroonolisi ,'r'riiii, "rsz?rr ga annlitit,.a?. Roma, Newton Compron .a., Jr;s *i,ir"'eiiit, york, Harper, 1966 (fiad. it. Erich n;;t;;';;,' personaliti, Fromm, i,r:*.!,r\ew ttberta, amore,,.Roma, Ne,wton Compron ed., l9g0t; B ,1,i, and bts ldeas., New.york, Dutton. l96g (trad. i. FB Skinnei, F. Shin. ::^". t uomo e ner. le sue idee_,-Fire\ze, La Nuova kalia, 1974); Diologiu" ?:|!? E,!4 Erikson, New york,- lluiton, rgigi; ily,iotier'iri'Ai,"b"r', Milier,. New York, Dutton, 1969b; oton,.ib,_r,i,"n, ,. ?f,. fri.,trv".f p.sychology: ten I'ilmed dialogues *i,[- r.,rUf." conrributors ro DSv_ chology", psychot Report s., zj.Jsst6q. r-;;;;; i;;;7"'iti p"li,, ", Mun.,lnd bis.' Ideas. New y.,rk.'Ori,"n. igiii't'"'r, piager: tbe Man i" and -pri b:,^l_l1r';New York. Durron. leTl r.rrad. i;. i;;; p;ierr. Ci,:a'-1r (oto{td, Koma. l\ewron Lompton ed.. I979tl Carl Nogers: the Man 'koi|oa and. his ideas. New York, t97i,a; Loienz, i, M';; af| hi,: //eas. New.York. _Dutton. Harcourt. tglii riruJ.- ir. Lorri, otti ,iirl cDro, t\oma, Armando. 1977\: R. D. _Laing: the Man and his Iieas, N.gw !o$, Dutton, t976a (rrad. it n. Ol r_ri"g. At ii"ia")Lil-"pr;. cbia.tria, Roma, Newron Compton ed_. 19791s lrig o, EL"*r;;;;; F;;_ cbology. New York. f)urron.' lgj(tbl ^' ILe interviste C.on.uers,t!ions lr ll'J(;lir\ZIAMENTI il,l,,rrsr) tlel lungo lavoro per le riprese filmate e per la regi' ,lcllc mie conversazioni con Erich Fromm a Cuernavaca rl\lr'.'.rr.), e poi per la trascrizione e la rielaborazione delle stesse ,lrrr,rrrI lrr prepafazione di questo volume, sono stato aiutato da un lr,rr nurr(l(;.li persone. Lo spazio mi vieta di ricordare tutti coloro ,1,, r.lnr(' cortesemente mi hanno assistito nell'impresa, ma almeno .,,1 .rl, rrrri ,li essi voglio esprimere qui la mia gratitudine. | ',rl ,rlrti ,: ['immaginazione della signora Judith \(oodard, assistente . ,lrr,r rrrlr', mi E staia di grande aiuto nella preparazione del mano,ilil,', ( l)cr questa sua fatica le sono profondamente grato. I lrr r i,'l,,raziamento E dovuto anche allo studente - di psicologia \ ll,, r t llrrrnircz per la sua assistenza,,e a Cllarles Kasdorf per la re,lr r"rt ,lrrttilosciitta di un manoscritro ancora molto imperfetto' I lrr ltr,rlo riconoscimento va all'Universiti di Houston per il per,,,, ,..,, ,lr ttlizzate i testi stampati del dialogo filmato e registrato, ' ,r l,rnrcs []auer, della stessa Universiti, che ha svolto il ruolo imper,r,rrr\,'r (li tlirettore tecnico delle sedute di registrazione e di.ripresa' L, ,,rllrrborazione e I'ospitaliti della signora Fromm ha reso rr,r.,r,,n( Lr vr',rt.r:tllrt sua casa un'esperienza estremamente gradevole' \i('rr.r ilnche ingraziare ta signora Carolyn Cole per la grande co., r, r,.ril\rrrr che ha mostrato nel lavoro di prima trascrizione del materr,rl, ( lir signora Ellen Roberson per le numerose operazioni di detr,r1rlr,, rr,,t'ssit'ie per il completamento del progetto, e in particolare 1,,:r l.r lrirrrc essenziale relativa alla preparazione finale del rnanoscritr,, llrr grrrto apprezzamento anche a Peter Leppmann,.che mi ha aiutato r rrrrrrr|rrtitrc n.l diulogo Ie impressioni che Fromm ha mani{estato nei ',rrlrorrti .lcl rlanoscritto. r ttlilt() a[a National Science Foundation, senza il cui aiuto 'n, ,lilr",' lo l)l()ge tto non avrebbe potuto essere- cOldott() a termine' lnlrr(:, ,,,, ."ntitt, ringraziamento a Erich Fromm per la sua ma1,'rrlrr.r rrrllaborazione e [.'. l, s,-,a grande disponibiliti - nonostante r ',r r.r glitrrt)Si impegni I sia nel lorso delle conversazioni, sia nel Lur ( r l( r,,. inipissiolti conclusive sulla loro prima redazione' , INo SGUARDO INTRODUTTIVO AL CONTENUTO E ALLO SIII,E DEL DIALOGO I l.c parti dialogate del presente volume sono state divise in capitoli seguendo il naturale svolgimento degli argomenti ,lt:llc conversazioni. Nel primo capitolo le domande sono volte ,rllo sviluppo della tattazione di temi frommiani classici: l'olicntamento produttivo e quello non-produttivo, gli importanti rrrcccanismi di fuga dalla liberti, altri concetti come quello di irrclividuazione, Il di libert), di autenticiti e di amore. capitolo successivo, il cui argomento d la psicoterapia, di lrromm l'opportuniti di trattare dei suoi metodi terapeutici, 'r .hc egli stesso chiama <psicoanalisi umanisticar. Punti di particolare interesse sono, in questo contesto, le sue idee riguar.l,rnti [a terapia centrata sul cliente e la psicoterapia di gruppo. Nel terzo capitolo si hanno alcune riflessioni di Fromm sui suoi rapporti con Sigmund Freud, sui punti in cui si rova in ,rccordo o in disaccordo con i concetti psicologici e filoso{ici l.r'crrdiani, e su quelli che egli invece sviluppa autonomamente. Nei due ultimi capitoli della parte dialogata le domande tcndono ad ottenere da Fromm le sue riflessioni su problemi rli natura piir filosofica: qui egli tratta argomenti come la rnetodologia scientifica, la salute mentale, l'alienazione, l'esistcnzialismo, gli opportunismi culturali, la ricerca della pace. Il tlialogo termina con un accenn() a ftrturi piani di lavoro. La parte conclusiva, infine, contiene alcune mie opinioni pcrsonali, fra cui un'introduzione a quelle teorie sulla personalit,j che si basano sul determinismo biologicn, sul determinismo culturale e sull'auto-determinismo: cid pcltrir aiutare il lettore ,rd afferrare tutto il dialogo nella sua giusta 1'rrospettiva. Particolare attenzione richiedono le note a pii di pagina, che c()ntengono richiami a precedenti opere di Fromm. Sono state scelte quelle parti dei libri di Fromm che sono di speciale rilievo per il presente volume, e gli argomenti citari non solct l)crmettono di osservare in che modo Fromm abbia eventualnrente modificato o sviluppato le iciee e i concetti precedenti, t2 RICI'IARI) I. F]VANS ma- a volte sono esposti in maniera pir) elaborata che non nell'intervista. ln tal modo ho inteso aggiungere una nuova dimensione che mi auguro possa aumentare il'valore del libro come srumento didattico, specialmente per quei lettori che non avessero molta familiariti con l'opera di F.o-.. Nel caso dell'intervista con Jung, primo volume di quesra serie (Evans 1961),I'uso della recnica del dialogo ha favorito un grado di chiarczza d'espressione che spesso non si riscontra negli scritti di questo autore. I1 caso di'Fromm d diverso: Ie sue opere sono scritte con chiarczza, e vi appaiono evidenti le sue doti comunicative, che per molie vie riiordano le qualiti umane risconrabili negli scritti di Freud. Si pud quindi con_ cludere che nel sro caio la tecnica del dialogo serve soltanto per permettere al lettore di accostarsi ad alcune delle idee di Fromm, o di riesaminarle se gii lc conosccvrr, in una situazione di maggiore estemp()raneiti, rrclla <.1ualc essc prendono forma in funzionc dcllc rl,rmanclc, c <lci ptrnti tli vi.sta che vi sono impliciti: la crri strrtclliil gcncr,rlc vcrli csposta nel capitolo conclrrsivo. Nci str.i li[rri, lir.r,r, l.rrr l,r lxrssiIriliti di riscrivere e di -linr.alc.l'inchi il pr.rkrtt. {init. ,irrr sirr rla ltri srcsso giudicato soclclisfaccntc, nrcnrrc I'inrnrcdiatczza clcl clialog. gli impone di 'sperare clab.rarc cstcmlx)ra.cilr)rertc lc suc idcc. (l'i'soi. da che intr.clrrcerrtkr I'clcnrcrt. clcller sP.ntirneitz\ si ortenga una oN'I'IiNUTO E STILE DEL DIALOGC) ( l2) (lu(:sto genere, si E irresistibilmente tentati di farsene un'idea ,rrrt'hc come essere umano. Naturalmente sarebbe prestlnzione ,l:r parte mia se con cid intendesst che sono in grado, sulla Lrrsc'rli un contatto di qr.ralche ora, di dare una valutazione delirritiva di un uomo della sr-ra complessita. Sono tuttavia convinro che un tratto dominante della sua personaliti sia la ricerca, rrr rrn'esistenza consacrata al lavoro, del tempo necessario alla ,,,ntemplazione creativa. Ttrtti i nostri colloqui si sono svolti nt'llo stuclio della sr-ra hella casa di Cuernavaca, e osservandolo rrr r;rrell'ambiente si raf{ctrzava in me la sensazione che egli aves\( trovato a Cuernavaca il posto adatto per realizzarsi come ,lt'sidcra e come ritiene importante. e cid in conffasto ad altri :rrrrbicnti nei quali rascorre dei mesi ogni anno: I'istituto Wiltiam Alanson \X/hite di psicoanalisi, a New York, e l'Univt rsit) di New York, dove E professore, e tutte le altre citti \l)rrrse nel mondo dove si reca qlrando accetta impegni per ,onferenze e lezioni. i') Cuernavaca che rronurle gli consente periodi di creativit) profese personale, e di godere dell'intimiti familiare con la rrroglie Annice. Voglio ripetere ancora una volta che nel dialogo che segue clomande sono costruite in modo che dalle risposte di liromm ognuno dei suoi concetti pii importanti possa emerge- It' n' il pii coerentemente, ma anche il pii spontaneamente pos- rnaggior' pcnetrazionc nclla pcrsona cl.rc si nasconcle dietro il libro, senza che si venga a pcrrlcre alctrna clcllc idcc cli fondo del suo pensiero. Poichd la preservazionc di qLrcstzr nattra\ezz.a di comunicazione d cruciale ai fini che quesra scric cli volumi si propone, il contenuto essenziale delle risposte alle domande non i stato manipolato in alcun modo se non per quei ritocchi redazionali che si sono resi necessari per rendere pii .,r-p."nsibile e piir efficace il passaggio dalia comunicazione orale a silrile. Se a tratti I'equilibrio fra immediatezz^ e coerenza si r'{)r)rpe, confido che il lettore comprendera quanto sia difficile (()nservare la progressione logica in un colloquio estempora- effettivamente verificatesi fra me rli vcdute essenzialmente libero, sia stato adeguatamente quella scritta. Il dialogo qr-ri iiportato, quindi, riproduce il pir) fedelmente possibile il tenore-dello scambio di comunicazioni sorpresa p-iacevole, nel rileggere il e Fromm. Ed d stata una contenuto cli tutte quelle di colloquio, constatare quanto fossero poche le cor. da togliere e le correzioni da fare. La materia dei colloqui scorre ore, costantemente con pochissime ripetizioni, e il lettore vi trova alcune idee che non sarebbe possibile ricavare prontamente da una presentazione diclattica di tipo convenzionale. Quanclo ci si trova di fronte a Lrn uorro come Erich Fromm di br-rona grazia a partecipare a rrn lavoro di che consente rr,'o, anche senza tutte le azioni di disturbo provocate dalle rrc'prese, dai registratori, e di tutte le persone la cui presenza i'rrccessaria per motivi tecnici. Va resa giustizia a Fromm del I:rtto che una tale situazione non era certo l'ideale per ottenere rrrrrr perfetta presentazione delle sue idee. Pure, tenuto conto ,k'lle circostanze, ritengo che l'obbiettivo di una presentazione ,,r'ganica, in cui non viene perduta I'atmosfera di uno scambio t llitrr.rto; e mi auguro che rlir rtlizio. il rag- lettore possa con.jordare con questo F] o z 4 ,< t-, trl ca J ,< F J z a F.l (;I,I II I ORIE,NTAMENTI DEL CARATTERE MECCANISMI Di FUGA I:t,ans: Dr. Fromm, per dare ir-rizio al nostro dialogo polrtrc essere interessante parlare anzitutto di un argomento ,lr, richiamd sul suo lavoro I'attenzione del mondo della psicol,,girr. Al pari di Freucl, lei ha descritto non solo il concetto di. lissrrzione Iciod l'arresto ud u,-ru fase pii primitiva dello svi] lrrl,pol ma anche i vari modi con cui le fissazioni si manifestarro piir tardi come tipi del carattere Per esempio lei sembra ,r\/('r'preso mo]to sul serio il lavoro di Freud sul rapporto tra lrssrrzione arcaica e carattere successivo, arrzi alcuni di questi tr t di tipo orale e quello di tipo lei sviluppati. Inolre, si debbono specifi(;u)rcnte a lei altri tipi, o come iei stesso li chiama, <(orientanr('nti)> caratteriali I. Un gruppo di tali orientamenti sono stati r.1;1'c11i, come ad esempio quello ,rr)irlc, sono stati da .l,r lei chiamati <non-produttivi>, il che nel corrispondente linl,rrrrggio di Freud sarebbe il <pre-genitaler; una delle modalitd ,li c1r-rcsti orientamenti non-produttivi ha preso ii norne di .,rit'ctiivor>. Ritiene tuttora che il tipo ricettivo sia di importan- .., rr.lla nostll cultura? liromm'. Si, ritengo di si. Credo anzi che sia pii importante rrr'l vcntesimo secolo che nel diciannovesimo. La classe media ( rr'()l)ea del diciannovesimo secolo era carattetizzata dall'accurrrrrlo di ricchezza; 1'uomo del ventesimo secolo i 1'etern<r lx)l)l)ante che non fa che succhiare: succhia sigarette, Bibite, ,,,rrl'erenze, sapere; tutto viene inqerito in modo passivo, ciod rtt'ltivo. Pir) in generale mi sembra che i concetti ireudiani ..,rll:r fornrazione del carattere abbiano un valore incalcolabile: | (,1r. Mun lor Himsell (trad. it. D,tllt ptrt,' ,lell'uomo), 1947, pp. Frclmm per la prima volta espone gli orientamenti nortI'r.rlrrnivi. Si noti Ia corrispondenza generale fra queste pagine del lrlrr,r c le cose dette da Fromm nel presente dialogo. Al tcmpo stesstr ,,,rr. rla n()tare alcunc differenze cli accento e di analisi, oltre all'ag;,[il]lir (lcl quinto orientament() non-procltrttiv0. I'rlricntarrcnto <<llc- t,.)t2, tlove , r,rl ilo" I8 ERICH FROMM lo studio scientifico del carattere abbia inizio col giorr o irr cui Freud pubblicb il suo breve ar:icolo sul .u.uit.r. anale (Freud, 19ls). E tuttavia c'b una gran differenza fra il rendersi conto della validit) di questa entit) che Freud ha descritto, e spiegarla in via teorica' La spiegazione teorica che ne ho dato io non concorda con quella di Freud, ma questo non altera di certo il fatto, di cui sono convinto, che iid che egli vide i un quadro che nessuno aveva visto prima di lui:- la questione delle spiegazioni teoriche d di anzi credo che secondaria intportanza. Eoans: Sicchd, nella sua concezione, l'orientamento ricettivo si fonda su basi pii larghe del carattere orale freudiano' Ma lei ha concettualiziato l'orientamento <<accumulante>> facendolo derivare da una fissazione a livello anale, allo stesso modo con cui Freud postuld il suo tipo anale. Sarebbe interessante vedere in che modo I'ipotesi di Freud, che le fissazioni infantili di tipo anale ed orale siano in rapporto diretto col tipo car^tteti^le successivo, sia stata da lei ripresa e sviluppata. Fromnt: (irme E implicito nelle sue parole, il concetto di Irreud cra chc la gencsi di ogni palticolare tipo di orientamento carattcriale, sia csso orale o anale, ricettivo o sadistico, risalc alla I:issazionc tlclla libiclo Irlefinita semplicemente , essa i' l'cncr1 ia psichica in scuso lato] s,r ,rna delle zons erogene. Cid avvicnc ncl corso clcllo svilupoo della lioido ed d favorito da certi cvcnti, c()mc pcr csenrpio l'educazione ilLa puJizia, la s<rvralinrentazionc, la sottoalimentttzione e simili. In altri terr.nirri la libiilo scgLrc il srro particolare destino nel corso dcllo svilupl.ro, c si Iissa su un certa zona erogena; il tratto del carattere che ne risulta ts la sublimazione di questo desiderio libidico o una formazione reattiva contro di esso. Cosi i desideri si manifestano attraverso il bc-re, attraverso la ritenzione delie feci, e cosi via. Io invece ritengo che non si ratti di fissazioni su questa o quella zona erogena primaria. Secondo me, nel processo di assimilazione clel mondo l'uomo non ha molte possibiliti. Posso avere delle cose ricevendole passivamente; posso averle prendendole con la forza; posso averle accumulandole. C'i un'altra possibiliti, che ho considcrato nei miei scritti, ed E che posso averle scambiandole con altre. Infine posso avere delle cose producendole. Altre possibilit) non esistono. Quale sar), fra queste modalit) di assimilazione, quella che si manifesta primariamente di una data persona? Credo che questo dipenda anzitutto dalla natura della societ) e della cultura, e ilrIi\Nl\Nl I I)l r9 lr(1(;A ., , , rrr,l.rr rrun('nlc clal carattere dei genitori. Allora, ma sempre ,,rrlil rrr vl:r s((1)r)(larizr, qualunque cosa si possa dire delle zone ilr' ;ll)l)iilili no11 come causa. ma come consegnenT,a. I r',rrrt A tlrrcsto punto sarebbe interessante descrivere pii ilr l',il rr( ol;r'(' il carattere sfruttante, per vedere in che cosa , ,,rr.rr( nt( t'sso differisce dagli alri orientamenti: 1'accumul,l rt, rl r it t't t ir,o e il produttivo 1t,,,'tttt Ar)zitr.ltt() vorrei spiegare che il carattere <<sfruttanr, , un;r l)('r's()n2l in cui f intero senso della vita si fonda su |, r , r r( ,r r ,,nvirrzione, quella di essere incapace di produrre qualunque la 'rl, rrrrr lrr l.11li crede che se vuole avere una cosa rlr r r 1,;r'11111'1..' cla qualcun altro, e poich6 questo qualcun altro rrrr , rlr\l)()sto a dargliela, deve prendersela con la forza. La ,,r.r , , rr( , ziont' della vita viene a {ondarsi sul furto e sulla ' f r'l!r r,rl,rr,r rrrr:r trrrlcc;zione che, nella sua essenza, B canniL,alistica. ,'rr, ur ,,rrrrribale infatti, il carattere sfruttante d quello che l,r , rr l, ,l,r;1li altri tutto cib di cui ha bisogno. Il carattere tl r rlrv. irtvt'cc .\ quello che si aspetta che siano gli altri a r r ,lrrl,lr ',l,,rrrlrurc2lmente da mangiare, se appena 1i tratteri con 11rlr:,/.r; nrentre quello accumulante non si aspetta niente da ,,,',rnr,, 1x'r'ch6 se ne sta chiuso nel suo covo a far la guardia ,u ',r,,r t, s,ilr. Nell'orientamento produttivo, ir-rfine, la persona l" u,,r ,lr l)()tcr ottenere tutto cib di cui ha bisogno lavorando e p,r 1,r,,rlrrr, rrtlo: quello che avr) sar) il risultato dei suoi propri t,,1.1 I t,rtr, (.)rri forse c'd un punto che potrebbe essere frainte,, l, r rL st liv(: I'orientamento sfruttante in terrnini di prende', l, r ( r\( ('()n la forza, in termini di rapina eccetera. Ma ,1, r r','.r'rr' lrroprio cosi scopertamellte agglessivo conte per e, irl'r,r ;r\/r'('l)lrc Pottrto essere nell'uomo primitivo? Non pud llr\, ( r', rrt'llrr societ) dell'uomo civilizzat<l, essere qualcosa di l,rI llr(1il('ll()? lttu//t//: (.crtamente. Un uomo che si innamori sempre c ,,lt.rrrtrr,li tlor-rne sposate d solita;nente un buon esempio di , r.rtt( rr'sllrrttlrnte: per lui una cosa ha valore solo in quanto 1,,r,, (,,s('r(' l()lta a qualcun altro. E il caso di <;ualcuno, per Irr, rrrr ,rllr'o t'sempio, cui piacciono le ciliege soltanto se pub , ',1,1r, r l, ,l,r trn albero non suo; oppure dell'intellettuale che ;,1,r ,,r rir,,'r't' solo cose rubate ad altri. Il punto i che tutto ,lr, ,lrf lrrrir t'sscle pii o men<l raz.ionaliz.zato: pud essere pii o n, l'r lrl('n\(r. i,l natrrrale che fra prrimitivi prenda la forma di , .,,,r,rl,,rlisrrro l)lll'() (' scmplice, nra se si potesse fare una ra,1,,';,r.rli,r rlt'i lrr'occssi intcriori clegli uomini di oggi , si trovt'- - ERICH FROMM rebbe fra essi una buona percentua]e di cannibali, anche se poi si verrebbe a scoprire che a livello di coscienza sono tutre persone molto per bene che lavorano per guadagnarsi da vivere. Si, se si tenesse conto di tutti i modi indiretti e ipocriti con i quali pud esprimersi il carattere sirutranre, si scoprirebbe che c'd oggi una fJran parte della popolazione, non solo occidenta]e ma di tutti i paesi civilizzati, per la quale l'unico modo di avere una cosa i di prenderla a qualcun altro. Euans: Fra i suoi tipi di carattere ce n'd un alrro, quello che lei chiama <<mercanteggiante>, che ha interessato molto gli psicologi sociali. Con questo concetto lei si riferisce a quel tipo <li individuo che sembra offrirsi in vendita al migiiore of{erentc, c lei ne scrive e ne parla c()me se si trattasse di un ()ricntunrent() pllrtic()larntcntcr ltericokrso. Crede ancora che il tipo tli ('tll,lll('t(' nl(.t(;utt(.llHi;lrrlt. siir rrrro <lc-i ;rrodotti pir) l)r('()((lrl):illli,lt llrr, illlril,r ('()il1(.nrl)()r'iilr(.il? l:t()t//tt/ l\1 i 1r:rrt'1rro111 io tlr si . Pt.t'tlrt. I'olir.ntatlcnt() mer(,llrl('llliliiltl(' ( ilt l(.:lll.l ilil r)t t(.llt:iln(.il1r) \lx.(.iIiCiltamCnte mO,L ttr,r l,,r lr( t,.ol;l ron rllr(.sl() Iipo rli or.it'rrlrrrnt'r-tto del caratterl nolr l,,r t,t,,r,t,.,lr l,r,rrlrrllivo, rrti tlt slr.rrilrlt)lc, ne< cli accumul.tltt, ,, l(r'llt\,(, l'rrrrt,,r i,L.rt clrt.si i. lrrtt:r tlcl rnondo E che lrr't ( r(';l( notr i t \t.t ,lr,. rlt rn,r,l,r, l,r st.ittttlrio. ll ver:o giudice ,li trtlt I r,;rlol rlt\,, nt:r il rrrt.r,r'lrlo. rrorr it rrrr.r.t-rrto rionale della Itttll.t, ttt.t rlrtr'llo itr (ut tulto t irr vt.rrrlillr, lt.t.ose, il lavoro, la l)('t\()n,rlrl;t Sr lt;rtt:r,li rlr t.lt.rrrt.rrlo t.sst,rrzirrtc rlcll'economia ttt()(l(','trrr. ltr IttrrPi l,.rrrl;rli il llrr,,,r,, n()n ('r-rt unll nrcrce: non ('lil iltLr ,,,s,t clrt. si ylolt'ssr. (.()llll)till.(,, r'ftt ir.tvccc una CoSa Itrtrliziorrirlc. clre il sigrror'(' [)()te\/il scn)[)tc tr()varc. Ma oggi il Iavoro i ur)il nrerce . ti nella nostra clas.se inrpregatizia, in'tutta qu.anta_la scala gerarchica, su sr-r fincl ai direttori generali, non solo il lavoro ma anche la personaliti d una rn"r... Si fa uso e commercio delle persone sulla base del tipo di persor-raliti che una data situazione richiede. Euans: Qui, anche per uniformarci allo schema che abbiamo usato per i primi tre orientamenti non-produttivi, vale la pena di chiederle se c'e corrisponclenza fra il tipo mercanteegiantc e una delle fissazioni dello sviluppo psicoiessuale. Fromm: Vede, se fossi r-rr-r freudiano tr()verei molto difficile questa domanda, perch6 nella tipologia di Freud qlresro ripo non viene descritto, e sarebbe arduo spiegare questa struttura caratteriale in termini di schcma di sviluppo freudiano. Ma, coJrre accennavo prima, ho dei dubbi sull'utiliti di quello schema per spiegare gli orientamenti del caratrere . Per esem- MF]CCANISMI DI FUGA pio, d molto discutibile com'i nello schema di 2t: il fatto che l'orientamento anale sia, Freud, qualcosa di piil sano o piir bcnigno rispetto all'orientamento orale-ricettivo solo perch6, sccondo Freud, sopraggiunge a un punro pii avanzato dello sviluppo. Non mi pare che ci sia motivo di credere che la la descrive Freud, e lrcmmeno che debba esserci necessariamente una sequenza ri- scquenza debba essere precisamente come gida. Euansi Ma allora com'd aruivato ntcrcanteggiante al concetto di carattere ? Fromm'. Ebbene, non attraverso lo sviluppo della libido, ma l)ilrttosto dal carattere dei genitori. e da quel carattere che io chiamo sociale, ciob quel tipo di carattere che d specifico di ogni societA. Per dirla alla buona, la societ) ha bisogno di rronrini che siano disposti a fare certe cose: ad esempio, nel tliciannovesimo secolo la societ), a causa del bisogno di accurrrrrlazione del capitale che caratterizzava qtel periodo, aveva lrisogno di gente disposta a risparmiare, e cosi attraverso I'cclucazione, attraverso 1'esempio dei genitori, insomma per rrrczzo di tutto quanto rienffa nel processo di formazione dei liiovani, venne a prodursi quel tipo di carattere <sociale> che porebbe definirsi anale o accumulanre. Oggi invece la sociera richiede gente che voglia spendere, ed ecco emergere l'orientiurlento ricettivo e quello mercantile o mercanteggiante. Vi d infatti un effettivo bisogno di persone che siano disposte a r,.'rrdersi, a offrirsi sul mercato. Prenda ad esempio un'espressione come.,Non credo a cid che dici>: molti oggi, in inglese, rrsano invece il modo di dire <Questa non la compro>. Il che significa che sanno benissimo, anche se inconsciamente, che l,crfino uno scambio di idee B una questione di mercato, in cui I'irlea I una cosa che si pud comprare oppure no. Iiuans: Gruzie per aver spiegato questo punto con estrema ,li',trezza: questo sara certo utile a quanti non avessero ;u)('()ra afferrato la distinzione. Lei ha detto che il tipo anale e il tipo orale di Freud non stanno in corispondenza diretta e 1r:rrallela con i suoi orientamenti, rispettivamente l'accumulante e che anzi, per spiegare quesri ultimi, lei si serve ,li basi diverse, e ciod la loro determinazione culturale e la loro ,r lrlrropriatezza storica. l;romm'. Io direi che la corrispondenza esiste, ma solo per (lulnto riguarda la descrizione della sindrome. Non esiste inve- , il ricettivo; ((' per quanto riguarda l'interpretazione generale. l',t,ans; Capisco. Questo punto E importante, perch6 a volte ;. i.:l ii'.,,r,.iilir :l';!:11#.;:!i. ; :!'.,r ffi; ERICH FROMM 22 gli studenti, dopo aver letto la descrizione di questi orienta- menti, sono tentati di concludere che forse si tatta soltanto di una variante della tipologia freudiana. Fromm: Le sono grato per aver toccato questo punto, perch6 pud darsi che nei miei scritti non sia abbastanza chiaro clove le mie idee corrispondono a quelle di Freud e dove invece se ne discostano: anzi questa E una distinzione che nella mia stessa mente si d andata chiarendo solo in questi ultimi anni. Euans: Uno dei motivi principali per cui annetto tanta importanza alla spontaneiti del nostro dialogo d proprio questo, che d) modo a un autore come lei di rifiettere su concetti elaborati ed esposti molti anni fa, sui quali oggi I 'ilu t()re stcsso pud avcr modif icato le sue opinioni. I;rrtruru: I)cvo clirc chc ncssuna delle mie idee rimane mai ('slllrlnlcnl(' lrr stc'ssa, nrrcht, solo ncl giro di un paio d'anni, pt'tclrti a'n:rlur':tl('r'lrt'lc itlt't,si rnorlifichino con 1a riflessione, con I'osst'r'vrrziorrt', t,,rr I'rrt't'rrrrrrrllrsi clcl rnateriale clinico che si lr;r sotto lili rxllri 1,,(l i.rurclrt.vcro.:hc in tutti questi anni \()r() ;l tiv;rlo :r vt'tlt.r'r. s('nll)r(. rtrcglio I'enrlrme importanza di tt'rli torrrr'tti lrt'rrtli:rrri .'1r,.v,.rrt'rrrrrri l'rr crcdcvo di aver supellll() l',t',utt. l'. trrtt:rvirr litit'rrt':ul(()l'rr t'lrt.nclla societA contempot:rtt('ir il (()n('('ll() rli ,liclrlrurrt.nl() nl(.tciultcggiante sia di eslt('n)ir inrlxrrlirrrz:r. l)ottt'lrlx,t'sst.rvi corlisl.>ondenza fra questo ('on('('ll() c t;rrt'llo r'hc Irr tlr,[.irrito tla l)avirl Ricsman IRiesman, l9(rII clcll'inrlivirlrro oetcrodiretto"., o quello che lei stesso ha clrialrrato l'incliviclLxr <alienato>? Frrtrum: Certamente si. Credo chc Riesman 1'abbia descritto lrenissimo e gli abbia dato un nome interessante. Essenzialmente c'e un rapporto assai stretto {ra l'eterodirezione, 1'orientamento del carattere che io chiamo mercanteggiante, e la personaliti che chiamo alienata. Vede, i stato detto che io do troppa importanza ai fattori culturali. Si dimentica che anche Freud era interessato alle determinanti culturali. Ma con questa differenza: per Freud la cultura d un'entit) quantitativa: civilt), ciot, determina in una data misura il grado, o i'intensit), di repressione degli istinti. Io guardo invece alla cultura non in senso quantitativo, corrc se ciod essa detern-rinasse la quantita di repressione, ma come a qualcosa di qualitativo, che di alla personalit). una certa struttura perch6 pr',ssa conformarsi a quella particolcre matrice sociale. In altri una data MECCANISMI DI FUGA 23 termini credo che l'uomo assuma le caratteristiche che sono necessarie per poter rispondere ai bisogni della societ) in cui vive. Ecccr perchd ritengo di esrema importanza analizzare la sruttura particolare di una data societi, sia essa il feudalesimo, il capitalismo del diciannovesimo secolo o la societ) schiavistica greca. Euans: Si tratta quindi di un reale spostamento dell'accento clal biologico al culturale. Fromnt: Si, ma non molto piil radicalmente di quanto abbia fatto lo stesso Freud, se si considerano gli strumenti concettuali di cui disponeva per dare il debito riconoscimento ai {attori culturali. Come accennavo prima, Freud vedeva bene la grande influenza della cultura; ma quello che lo interessava erano le differenze quantitative, ciod le differenze nel grado di primiti vit) fra una societi e I'alma, mentre il mio interesse B per le tlifferenze qualitative. Freud aveva un'immagine della societ) non dissimile da quella di Rousseau: i primi stadi dello sviluppo sono primitivi, poi a mano a mano che la societi si fa piir complessa, si fanno pii pesanti le istanze repressive nei confronti della soddisfazione diretta delle pulsioni istintuali. Io nrctto l'accento sull'analisi della strr-rttura particolare (unica) di trrra societ) data; Freud non ha mai fatto niente di simile. ()uesta non E una critica di Freud: come abbiamo gi) vistcl, (luesto modo di pensare non faceva parte della sua formazione. Ma nemmeno Karen Horney, nemmeno Harry Sullivan hanno rnai analizzato la societi, pur interessandosi primariamente ,lclle influenze culturali... No, quest'affermazione d un po' ingiusta, infatti la Hornev IHorne1,, 1939) ha accennato a ccrti aspetti tipici della societa moderna, per esempio la compctizione. Comunque, dal mio punto di vista t necessario t'ombinare la psicoanalisi con una analisi scientifica rigorosa tlclla struttura sociale. I:uans'. Dr. Fromm, recentemente lei ha lavorato alla definizione di r-rn quinto tipo di carattere nell'ambito degli orientarncnti non-produttivi, che ha chiamato <necrofilo> e che mi prtrc descriva una persona preocclrpata della morte. Vuole ..'lirborare qui questo concetto2 I;romm'. Si, ma vorrei prima spiegare l'origine del termine. lrsso d preso da un discorsr:r di lJnamuno, r-rn discorso di Itcllczza classica e di importanza storica, che Urramuno tenne rrt'l l9l6 all'universit) di Salalnanca rispondendo a uno dei 1lt'ncrali clell'armata franchista. Il motto favorito di questo ERI(IH FROMM 24 gi) <Viva la vita!>>, ma.<Viva Ia mortel>. Unamuno lo defini un grido necrofilo. Il termine si riferisce di solito a una precisa perversione sessuale, del resto abbastanza rara. Cid che io intendo con generale era, non l'ho preso dal discorso di Unamuno, d un tipo di persona tutta orientata verso un'attrazione per la morte, la malattia, il disfacimento: tutto cid che non E vivente, l'inorganico conrapposto all'organico. f)i fatto, i un orientamento che sta in un rapporto molto preciso con due importantissimi concetti freudiani, il tipo anale da una parte e l'istinto di morte dall'altra. Questo perd non vuol dire che il carattere necrofilo abbia origine da una delle fasi di sviluppo proposte da Freud. Freud derivd la sua tipologia primariamente da elementi biologici, mentre icl derivo la mia principalmente da tipi di comportamento, consiclerati nel contesto della societi. Ebbene, il carattcrc nccrofilo i' il prorlotto pii maligno di cib che in forma nrt'rro nrirlignrr sirrr:[rtrc, pcr usare la tipologia freudiana, anale. St'rrrlrlt' trsiurtl,r lrr stt'ssir tct'nrir-rologia, sarebbe una forma estr('nrir rli pt'r'sorrirliti rluasi c()lnphtamente diretta dall'istinto esso, cosi come tli tttot't,'. liuart.s: l',sistorro, rrt'llrr socicti, pcl'sone reali come questa? E si lxrtttlrlx't'o ricorrosccre rlir ciir che fanno? , c liconoscerlc ! molto facile se si tengono gli occhi alrcrti. I.,'cscmlrio pii conoscir-rto i forse quello di Hitlcr: cgli erzl un carattere necrofilo tipico, un uomo ossessionato cla idee di disruzione. Si racconta di lui che durante la prima guerra mondiale fu visto in stato di contemplazione ipnotica davanti a un cadavere in decomposizione; ci volle del bello e del buono per portarlo via. Il Gijtterdammerung di Hitler, la sua fine personale, quella dei suoi amici e dei loro figli, la fine di tutta la Germania: in realt) E per tutto questo I;rotttrrt'. Si che aveva lavorato. Consciamente, aveva convinto se stesso (e anche molti tedeschi) di voler salvare la Germania, ma in effetti lavorava per la sua distuzione. La crudelt) inutile, Ia strage di milioni di persone, erano tutte manifestazioni di una personalit) necrofila. Euans'. Abbiamo cosi dato un rapido sguardo ai suoi cinque orientamenti non-produttivi, l'accumulante, il ricettivo, il mercanteggiante, lo sfruttante e il necrofilo. Nel corso degli anni lei ha continuato a lavorare anche sulle caratteristiche dell'alternativa costruttiva a questi tipi di orientamento non-produt- MI.]C(]ANISMI DI tivo: I lei chiama <(carattere produttivo>, termine <(carattere genitale> per ir-rdicare questo alternativa che Freud usa livello FUGA di il sviluppo nel suo sistema.l Porebbe dire adesso ipralcosa a complemento delle sue descrizioni dell'orienrament() produttivo? 2 Fromm'. Conformemente al metodo che abbiamo seguito fin rlui, cioB un confronto delle mie idee con quelle di Freud, vcrrrei prima dire una parola sulla dilferenza fra il concetto I rcudiano di carattere genitale e il mio concetto di carattere 1rr-oduttivo. Descrittivamente parlando, essi appaiono molto vicini, il che d vero anche per gli orientamenti pre-genitali. La rlifferenza interessante d che Freud, pur dandoci un quadro lrirrticolareggiato delle sindromi der vari caratteri,pre-genitali (che io chiamo caratteri non-produrtivi), ci parla molto meno ,liffusamente del carattere che egli chiama <genitale>. per Iircud, in realt), il carattere genitale d 1'uomo sano; cioB I'rromo che, conformemente alle norme della nostra societi, E strfficientemente indipendente, E in grado di lavorare e contril,rrisce alla riproduzione delTa ruzza Si tatta insomma di una ,lt'scrizione molto meno elaborata rispetto a quella dei caratteri 1,r'e-genitali. Rifacendomi a quanto ho detto prima sui caratreri rron-produttivi, dird che col termine <produttivo> intendo la lx'l'sona capace di produrre da sola le cose di cui ha bisogno. Non sto parlando di una specie di Robinson Crusoe, nel sinso ,li rrn individuo letteralmente isolato dalla societi, ma piurtosto di un iirdividuo in grado di rendersi relativamente indil,cndente dagli altri nel produrre quello che gli serve, contirrrr,rndo a funzionarc all'interno della societ). l'.uan_s'. Immagino che se volessimo fare degli esempi cont lcti, il concetto di carattere produttivo potiebbe r.irr-... rrr,rlte forme diverse. Per esempio: pud essere considerata lrlocluttiva una brava mamma, che perb non produca n6 beni rrti opere d'arte? l;romm: Certo che si. Ma dipende da come tira su i suoi lrgli. Non la considererei un carattere produttivo se fosse il tipo_che legge tutti i libri di psicologia infantile, di psicoanalisi, rli psichiatria infantile, e poi applica delle formule ai suoi l,rrrrrbini. Per me questo sarebbe, eisenzialmente, un carattere ). ln Man lor Himself (trad. it. cit.), pp. 82-96, Fromm proponeva in cui venivano ivilirppate ;rL ntrc delle idee qui presentate. rrrr'interpretazione del carattere produttivo z6 ERICH FRoMM poi applicarle' ricettivo che non fa che assorbire delle cose per se stessa osserva Un, -uat. produttiva, al contrario' i. una che che altri; dicono,gli le che cii'r anzich| badare .orru.rr.-..,te a dl nell'accezlone non personale, autorith h, il ,.nro della sua persona.che una cid con it'ttni"ndo autoritario, carattere -u e quindi si ha delle convinzioni sue; che sa osservare gli altri E in{elice se male' sta bambino ' u.ao.g. tempestivamente se un se E in ansia, etc. Euans: C'd qui, sottintesa, una componente intuitiva? Frornm: Non necessariamente nel senso di intuizioni sffaorse ai.rti., -^ di semplici percezioni' Tutti noi siamo intuitivi: c1. place o questa volta prima la per persona incontriamo una non ci piace sulla base di cib che vediamo, per esemplo " Yn' intuitipersona onesta oppure no. In un certo senso questo E percepito i si che fatto del solo ;;' ;; in ."ult), si ratta <lualcosaclrenonc'Ebisognodisottoporreariflessioneintel. i'.*ir.f", pcrclrcl si {oncla srr csperienze precedenti e su una certa ca;raciti cli nvcdcrc'' Uniti' liuurt.r, ()ggi si sct ivc tllr;lto, specialmente negli Stati che dice si e donna' della ruolo dcl irl xtto sr.,lla tra.f,,rn'tari.,,'r., offrono si le la Irtrizi.,n., tlcllc tttrovc opportuniti educative che nel i. i,,r...rJfr" con la scnsaz.ionc .li essere meno produttiva, suo' nel l'uomo sia qtrttnto cli ,,,,, ,,,.r1r., t rrrtliziorlalc, I;romlt'. Notr tni sentirci Jl'^.tt"du con donne che prendesscr() qLrcsta pt'rsizionc. Di fatto t possibile che la maggioranza ,l"i'.;ii,.dini rraschi dcgli Stati Uniti sia in realti composta da .jr.rir".i tneni pro<luttivi delle donne Ma indipendentemente che tende ;;l.;... Jegli individui, E chiaro che in un mondo quello ad essere sempre rnaggiormente burocratizzato, uno fa nemdice non spesso; .h. gli dicono; .ron iL. di no troppo di giusto> umodo il invece scopre Si meno troppo spesso di si' specie una come i segnali: <conoscono' si p".ch6 ."-p".tritl, di - sistema di riflessi condizionati ' le Euans: Lei sta dicendo che la persona <<adattata',segue bravo"' il a attento sta dice, si regole d"l gioco, o come --'Fro**,''Infatti. "fate L'uomo condizionato impara a capire .i produttird;;il. M" non bisogn, confonderlo con la p9r.s9na fisico' lavoro del senso nel E attiva, f non ,oltunto uu] l, q.,ul" 'sentimenti, con relazioni sue nelle pensare, di modo nel ma nei gli altri . Questa persona afftoita il mondo attivamente' da del s'o essere sono autentiche' i^a."r.t .-;tt" lL espressioni proprie, non gli sono state sue nel senso che sono genuine e ME,CCANISMI DI FUGA 27 suggerite da influenze esterne come i giornali o il cinematogralo. b.uans: Lei dice, quindi, che gli americani hanno la tendenza rrcl essere piir non-produttivi che produttivi. Frr,mm:Temo proprio di si. Oggigiorno le persone proclut- tive sono delle eccezioni. Questo non vuol dire che non vi siano artisti, scrittori, scienziati: vuol dire solo che essi non s()no autentici n6 in quello che sentono, n6 in quello che l)cnsano, n6 in quello che {anno. Le emozioni dovrebbero ,'rrere il risultato di un'attiviti che si svolge denro di noi, non ,li qualcosa che ci viene detto, esplicitamente o no, o comunicrrtci per mez.zo di un segnale. Oggi si obbedisce a segnale; ('cnt'anni fa si obbediva perch6 ci dicevano che cosa si doveva l.rrre, e ci avvertivano delle conseguenze nel caso che non I'avessimo fatto. Era un sistema molto pir) tozzo rr,^ anche pii s:lnc). I:.uans: Fondamentalmente quello di oggi E lo stesso sistema irutoritario, solo che E meno scoperto. Fromm: S), meno scoperto, e quindi peggiore, perchd oggi si opera a un livello piil inconscio. Io pre{erisco che mi si dica .lirettamente cosa devo fare, almeno si vedono pii chiaramente lc alternative, e almeno si sa che si obbedisce, invece di dei segnali che agiscono in modo indiretto, sublimina- 'itcvere It' o inconscio. l'.uans'. Lei dice insomma che il processo di socializzazione, l'individualit) delle persone in senso co\uuttivo, ...r- p.t mezzo del condizionamento sociale degli rrrtlividui che funzionano come automi. Di{atti uno dei suoi rrrcccanismi di fuga E chiamato ploprio .,obbedienza da auto.rrrzich6 sviluppare il processo di fuga in questione rrr,rr; inoltre lei ha descritto nella sua opera proprio ,li cui abbiamo parlato. Il meccanismo potrcbbe servire a distinguere gli orientamenti non-produttivi ,l:r quelli produttiviT Itromm: Di fatto li distingue. Del resto sono stati scritti n()n pochi libri sull'<uomo dell'organizzazione>> [r{/hyte, l')5(rl,5ui <<persuasori occultio IPackard, 1957] e via dicendo. l',ssi dimostrano a che punto si sia gi) arrivati, nella nostra di un sistema di segnali ',rcicti burocratica, nell'elaborazione rrrolto indiretti, in virtr) dei quali percepiamo e verifichiamo il rr()srro grado di accettabiliti o inaccettabiliti e mediante i quali irrpariamo a fare sempre la cosa <<giusta>. Mai come oggi ci si ,' richiamati tanto al concetto di irrdividualiti. Ma l'iniziativa MF-,CCANISMI DI FUGA ERICH FROMM 28 privata era un'idea del diciannovesimo secolo, e si.-applica.va ioprattutto alle imprese economiche. Oggi invece, nell'et) delle grandi corporazioni , I'iniziativa privata non ha pii importanza n6 p.. le attiviti economiche r-16 per la vita privata, e il conietto di individualiti d stato quasi del tutto relegato nel mondo degli ideali: di quegli ideali che comispondono cos) poco alla vita pratica. Euans: Si direbbe che stiamo cercando di comprendere il carattere produttivo per conuasto, contrapponendolo a quello non-produttivo perch6 quest'ultimo d quello che pii spesso d creato dalla nostra societi. Implicitamente lei dice che per essere veramente produttivi si deve essere liberi' Ma nel concetl.o di libert) vi E inerente quello di responsabiliti. Diventando un automa, cioB un indiviciuo che reagisce a un sistema di segnali, la persona sfugge alla sua libert) di scelta e quindi alla sua responsabilit), che ne d la concomitante. con f illusione di Frctmm'. Si, ma ve11si aggittngere cssere libera. - - Iluuns: Visto che abbiamo parlato di uno dei meccanismi di frrga clrrlla lilrcr'ti (l'obbedienza da automa), poremmo forse u"il"r., irnchc solo brcvctncnte gli alri due.' Uno di essi b quel lrrc:cc:rrrisnro rli ftrga chc lei l-ra chiamato <distruttivit]>. Pud Iorc clurrlchc c()nlncnt() su qtlesta sindrome? l;rotttl: Volcrrtieli, anchc pcrch6 fornare su questo concetto nri rl) l'occasionc di rtccennare a un'idea che prima non avevo mai forrnulato. Per dirla in breve, io considero l'uomo come un capriccio della natura: infatti l'animale-uomo i l'unico caso cii organismo vivente che abbia coscienza di s6. Questa condizione, la coscienza di s6, incorporata in un organisrro animale, crea un senso terribile di separazione e di paura; in conseguenza del quale l'uomo si sente spinto a cercare una qualche forma di unit), un significato, il che pub fare solo in due modi: progredendo o regredendo. Quando dico regredendo voglio indicare i tentativi fatti dall'uomo per ridiventare un lrorn Freedom (trad. it. Fuga dalla libertd), 194I, pp.141-206: qui Fromm presenta per la prima volta una traLtazione sistematica dei suoi tre meccanismi di fuga dalla libert). Nel confrontare a questa prima formulazione le cose dette nel dialogo, si noti 3 Cfr. Escape in particolare lo spostamento dell'accento quanto alf importanza relativa dei vari meicanismi. Oggi che Fromm non E piir immediatamente coinvolto negli effetti dell'autoritarismo nazista, assumono gior im.portanza gli altri meccanismi. mag- 2L) rr.imale irriflessivo, ossia per distruggere Ia coscienza e la lagione. Ma quando parlo di progredire mi riferisco invece ai tcntativi che l'uomo fa per svilupoare proprio le sue capacitd ,rrane, e in misura tale che egli consenta di trovare Llna n.()\/a rrnit). La persona incapace di vivere in maniera produttiva, la l)crsona che non E capace di creare niente, non per cluesto i tlisposta ad essere un'entita passiva, un dado che il'caso fa al contrario, vuole tiascendere l,esistenza, vuole esse_ '.tolare: rc una persona, vuole lasciare nel mondo una traccia di s6. E,uans: Lei vuol dire che non rurti sono soddisfatti di essere ,icgli automi e di vivere obbedendo a un sistema di segnali? Fromru: Direi anzi che la grande maggioranza della gente si scnte vagamente insoddisf atta di questo automa che ha dentro, t' in un modo o nell'altro desidera di tascendere la propria animaliti. Un modo per farlo consiste nell,essere creativi.: e _non importa come. Per esempio posso essere creativo ,rrrche facendo delle cose molto semplici con le mie proprie rrrani. Ma se non so creare niente posso sempre trrraand..a l, rrria condizione animale distruggendo. Distruggere la vita E rr.'attivit) rrascendente quanto il crearla, con laiola dif{erenza , lrc per creare E necessario che vi sia un interesse, una capaciti ('l(., mentre per distruggere basta una cosa sola: una pistola, o rrrr 1"ro' di muscoli. Ma nell'atto della disruzione avr3 rrovato ii .rodo di s.ddisfare anch'io 1o stesso desiderio: trascendere il nrr() stato di animalit) passiva, e tionfare cosi sulla vita. Si lrotrcbbe anche dire che E il mio modo di vendicarmi contro la vila, che _non mi ha permesso di orientarmi a lei produttivarr)cnte , ed i per questo motivo che considero la distruttiviti ,rrr,r delle forme pit profonde di patologia mentale, . .liuans: Si ha f impressione che su quesro meccanismo lei preoccupazioni pii serie di quando lo formulb Ia 'rirbia oggi lrirssiva l,r'irna volta. .l:romm: Proprio cosi. Durante gli ultimi anni ne sono ,livcntato_ sempre pir) consapevole Lu .o.ru agli armamenti n rclczrri lo ha messo in evidenza: si direbbe quasi che gli rr.rrini abbiano una sorta di indifferenza verso ii desiderio v i "di vcre. l:uans: Sarebbe giusto dire che il meccanismo distruttivo, ,,,si com'd visto da lei, d un'elaborazione dell,istinto di morte I r ,'r rcliano ? I.:romm'. Si, per molti versi. Si potrebbe dire che d, in r,',rlti, rin tentarivo di combinare fra ioro due concetti freudia- - ERICH FROMM 3o anale, che fa parte della teoria della libido, e I'istinto di morte. che B un concetto dell'ultimo Freud' Tuttavia B molto importante distinguere fua i vari tipi di ostilit): c'd infatti un'ostiliti al servizio della vita, per esempio le reazioni alla {rustrazione, le reazioni all'aggressione etc.; per{ino l'invidia, in un certo senso, d ancora al servizio della vita, perch6 pud consistere nel volere una cosa e nel cercare di ottenerla con mezzi costruttivi Euans: Come sarebbe un comportamento {inalizzato verso scopi costruttivi? Fromm: Appunto. Mentre invece, quando si parla di necrofilia non .i paria di distruttivit) al servizio della vita, ma di un vero amore della morte, di un amore per la distruzione. Eaans: Abbiamo parlato di obbedienza da atLomi, e dei meccanismi distruttivi di fuga, da! punto di vista della libert) e della responsabilit) che in essa B implicita. Un contributo ciassico allo stesso argomento generale 1o ha dato lei, con la sua elaborazione personale di un altro meccanismo: l'autoritarismo. L'espeienza da lei fatta vivendo nella Germama oazi' sta, e in un periodo che vide l'annientamento di sei milioni di persone, deve averle lasciato un'impressione tertibile sul potere distruttivo dell'atrtoritarismo e dei suoi effetti in quanto meccanismo rli fuga. Ptttrebbe clirci se anche oggi prova gli stessi scntimcnti circa gli effetti dell'autoritarismo? Fromm: No, non proprio gli stessi. Quando scrivevo sull'autoritarismo mi trovavo sotto I'influenza di due grandi eventi ciella storia moderna, isisterni politici di Flitler e di Stalin, che erano entrambi regimi autoritari. E vero che l'Unione Sovietica i a tutt'oggi uno stato di polizia, ma vi sono in atto dei fattori di lil,erulizzazione che prima o poi, diciamo nel giro di vent'anni, lasceranno quel paese con una forma di autoritarismo meno scoperta. Ma vi sari plrr sempre qualche forma di autorit) anonima, qualche sistema in cui la gente verr) manipolata con dei segnali. Euans: Nella sua prima elaborazione lei analizzava l'autoritarismo sulia base dei concetti freudiani di sadismo e masochismo. Considerandolo oggi direbbe ancora che la dimensione sado-masochistica d ugualmente importante per comprendere ni: I'istinto . l'autoritarismo ? Fromm: Direi che elementi masochistici e sadistici sono ancora pertinenti alle {orme scoperte di autoritarismo. Il fatto ts che mi sembra che I'autoritarismo scoperto ceda senlpre pii MIICCANISMI DI FUGA )r tcrreno a forme meno apparenti, che, come ho tletto, si manilcstano con la manipolazione delle persone attraverso un sistema di segnali. Euans: Lei dice quindi che il nreccanismo autoritario di luga sta gradualmente trasformandosi in un meccanismo di ,rlrhedienza da automi. Frornm: Proprio cosi. E vorei che questo fosse molto t'l.riaro" E una trasformazione che, come ho detto, avr) probabilmente luogo nell'Unione Sovietica; ma sta prendendo io.rnu ,rnche qui. Anche in questa burocrazia industriale, dove a 1.,arole si continua a onorare l'indivjdualitd,f iniziativa privara, I'attiviti individuale e cosi via, si cede in realt) sempre pii lcrreno alla societi, con la sua struttura burocratica in iui l'rromo medio d l'uomo dell'organizzazione. E questo d l'uomo chc si d rifugiato appunro nell'obbedienza da automa. Euans: Come appare anche da una sua osservazione di poco lrr, lei pensa che f individuo preso nella rete di questo sisiema tli segnali sia, in realti, vittima di rrn'illusione. Razionalizzando ,r srro favore certi segni molto ambigui, riesce a convincersi di ,rvcre il controllo della situazione, fino a vedersi come un irrclividuo libero. Ma potr) mai una persona sapere di essere irrvece la vittima di un sistema di segnali che lo guida? Frorum: E difficile per l'individLro averc piena consapevoIt'zz.a di questo meccanismo. Intanto c'E da considerare l'orgo1ilio, che rende molto scomoda l'idea di non essere in realt) , irc un automa, il che provoca una resistenza contro ogni idea ,li cssere manipolati e comandati da segnali. Vogliamo tutti ,rvcre l'illusione di essere noi a prendere liberamenre le nostre ticcisioni: nessuno vuol vedersi in una luce diversa. Un esperimento che faccio spesso con i miei pazienti, e che i' Lrno dei miei favoriti, consiste nel chiedere al paziente di l):rssare un pomeriggio con Dn pezzo di carta e una matita, e sclivere tutte le cose de11.: quali sia veramente convinto. Sugiit'r'isco di cominciare, per esempio, scrivendo che la terra si nruove attorno al sole; qualunque cosa, insomma, della quale sirr [ermamente convinto. Dev'essere, cioE, una convinzione, n()n una semplice opinione: una cosa sulla quale sarebbe dislx)sto a giocarsi la vita, non una probabilit) ma una cosa della ,;rrrlc sia assolutamente sicuro. La prima cosa che pensano trrlti, nevrotici e persone normali, i che sia una cosa facilissinrrr. Quando perd provano a farla, finiscono spesso come quel rrrio paziente che scrisse: <L'unica cosa di cui sono convinto E F,RICH FROMM )2 di nienter. E questo illustra mio argomento. Mi riferisco non solo a una questione di convinzioni intellettuali, ma anche a questioni come le seguenti: di quale persona sento di aver fiducia? Chi sono le persone delle quali sono convinto che non porebbero mai fare certe cose, per esempio tradire un ideale per denaro, o far del male a qualcuno per ricavarne un guadagno? E quante persone conosco sulle quali mi giocherei la testa nella convinzione che non poranno mai fare certe cose? O forse penso che ognuno ha il suo prezzo, e che non si pud mai sapere quando potri che non sono veramente convinto il scattare il meccanismo? L'amore d anch'esso una forma di convinzione. Questo mi ricorda Nietzsche, che ha scritto: ,,L'uomo d un animale capace di promettere> [Nietzsche, 1906], il che appunto equivale a dire che d un animale capace di avere delle convinzioni. Euans: Abbiamo parlato sia dei cinque orientamenti non-produttivi del carattere (ricettivo, accumulante, mercanteggiante, sfruttante e necrofilo), sia dei re meccanismi di fuga dalla libert} (obbedienza da automa, autoritarismo e distruttiviti). A questo punto sarebbe interessante esplorare i campi di intersezione fra gli orientalnenti del carattere c i meccanismi di fuga 1. Per escmpio lei ha strggcrito che ccrti inclividui non- produttivi posson() csserc caratt criz.zati da manifestazioni di comportanrcnto cla intcrl)rctare con-rc obhedicnza da aLltoma. Esistono altre intcrazioni di qLrcsto gcncrc? Fromm: (,lertamentc esistollo. Ma vorrei ricorclarle che gli orientamenti del carattcre, qr!attr() in originc e non cin<1ue come oggi, erano stati da me rr-rbricati sotto il titolo generico cii "modalit) di assirnilazioue>>, e cid per indicare che essi rappresentano per I'uomo modi diversi di assimilare dal mondo esterno (in generale dal mondo della natura) tutto cid che ha bisogno di incorporare da esso. Parlavo poi di un altro concet- to generico, il processo di socializzazione, e qui consideravo Ie omodaliti di rapporto, ciod di rapporto con gli altri esseri umani. Poco fa lei parlava di masochismo e sadismo accopa Cfr. Man lor Himsell (trad. it. cit.), pp. 110-117, dove Fromm un tentativo di mettere in relazione fra loro i vari orientamenti del carattere, o modaliti di assimilazione, e imeccanlsmi di fuga dalla liberti, e dove si trovano anche esempi di ofusione, fra orientamenti diversi. Nel presente dialogo b interessante notare come Fromm tenti di chiarire ulteriormente le relazioni fra questi concetti' olre che la loro genesi compie MI.]CCANISMI DI FUGA \) piando le due idee: la consideri una relazione simbiotica, ed ,rvri la distruttivit); questa pr-rd poi associarsi all'obbedienza tia automa. Eoans: Anche per vedere di svihippare ulteriormente questo l)unto, vorrei chiederle qualche commento sul modo in cui lei tratta il concetto di <individuazione>>. Questo termine i stato usato da molti psicologi contemporanei in relazione allo svi Iuppo della personalit). Essi ciob 1o usano nel senso positivo di Lrn processo continuo di crescita, nel quale l'io gradualmente si reahzza e diventa sempre pii produttivo. Lei invece, apparentcmente, considera l'individuazione sia in senso positivo che in scnso negativo. Fromm; Certamente. Il principio d'individuazione ha un irspetto negativo, che ha una connessione molto reale con I'intero problema della- fuga dalla liberti. Io credo che occorra 1;artire dalf ipotesi che l'uomo, fin dal momento in cui nasce, ,rbbia due tendenze: l'una d di ritornare da dove e venuto, I'rrltra d di andare avanti...Da dove si B venuti> B un posto clre rappresenta l'assenza certa di ogni rischio e pericolo. E vcro che Rank IRank,1929) parla di rauma della nascita, ed i' vero che l'atto di nascere B un evento fisiologico unico, ma lrsicologicamente non E cosi: dal punto di vista psicologico la rrrrscita d stata molto sopravvalutata. F,uans: Lei non la vede dunque un evento psichico per ,'cccllenza ? A dispetto di alc,-rni dati citati da Rank, il nc()nato probabilmente non ha che una ben scarsa consapevolczz-a di cib che significa nascere. ilersonalmente credo che si l:romm'. No. Ad ogni momento ci troviamo ad irlIrontare il dilemma fra tornare indietro o andare avanti. I)obbiamo ritornare da dove siamo venuti, o progredire per ,(nrsca)> ad ogni momento. svilupparci? Abbiamo paura di progredire, perchd ci sono dei rischi. Possiamo progredire so]o nella misura in cui siamo lirrsciti a sviluppare le nosre capaciti umane: la forza della rrrgione, la capacit) di amare, la capacit) di metterci, come rrr.lividui, in rapporto col resto del mondo, ed ts solo in questa rrristrra che riusciremo a tagliare i legami che ci tengono attac,rrti alla madre, al padre, alla terra, al sangue, agli idoli. E t,rlo in questa misura che riusciremo a renderci indipendenti. l'. rlcfinisco qui l'indipendenza nel senso della definizione che l(' <liede Marx, dell'uomo ciod che deve la sua indipendenz^ a stcsso, non soltanto materialmente ma anche emotivamente I ERICH FROMM 11 e intellettualmente. Questo d poi cid che chiamo l'uomo 1-,roduttivo. Euans: Lei distingue, nel suo libro L'arte di amare [Fromm, lL)56), fra il concetto di <amore di s6,, e quello di <<amore per se stessir>.s Rispetto alla nostra conversazione sulI'uomo produttivo e l'uomo non-pioduttivo questa distinzione mi sembrerebbe rilevante. Fromm: Cid che chiamiamo egoismo, o anche egotismo, o <amore per se stessi>>, non E in realt) che una forma di aviditi. L'avidit) i una delle cose che cerco sempre di analizzare. Cerco ciots di portare alla coscienza del paziente I'aviditi che c'B in lui, non importa sotto quale forma si manifesti: se riguardi ciots il cibo, I'affetto, la propriet), la fama, il conforto. In se stessa l'avidit) d uno fra i vizi umani pir) fondamentali, e quasi tutti noi la conosciamo. Il buddismo e il cristianesimo ci insegnano entrambi che la vera liberti consiste nel vincere l'aviditi. S'intende che la cosa che ho chiamato <amore di s6> ne L'arte di amare E completamente diversa. E un atteggiamento positivo di amore e di amicizia nei confronti del proprio io. Quando una persona ha questo atteggiamento verso se stessa lo ha anche verso gli altri: si tratta di un sentimento indivisibile. E analogamente per il suo contrario, ciob l'atteggiamento necrofilo. Quando esso pervade di s6 una persona, viene diretto indifferentemente vers<l gli alri o verso se stessi. Qui infatti I'orientamcnto d il seguente: ,,Se amo la morte, amo tutto cib che d inanimato o meccanico, e non fa praticamente rressuna dilferenza che Ia mia distr.rttivit) sia diretta piil verso me stesso o pir\ verso gli altri". NIa di solito ts diretta verso entrambe le direzioni : a volte pii consciamente verso di s6, a volte pir) consciamente verso gli altri. Euans: Si pub quindi dire che abbiamo qui un altro modo di distinguere fra orientamento produttivo e orientamento non-produttivo, se diciamo che la persona produttiva d capace s Data la breviti del presente scambio sull'argomento dell'amore, che molti considerano uno dei pii interessanti contributi di Fromm, si rimanda il lettore a Tbc Art ol Looing (trad. it. L'arte d'amare), 19)6,,pp.46-82, dove viene preso in considerazione l'oggetto dell'amore: questa parte del libro E di particolare rilevanza per comprendere il senso del presente dialogo, giacchd la distinzione fra amore di sd e amore per se stessi assume un significato solo nel contcsto di tutti gli altri oggetti dell'amore considerati da Fromm. MF:CCANISMI DI FUGA 15 di s6, tnentre l'individr"ro nonproduttivo manifesta solo avidit), o amore per se stesso. Fromm'. Esattamente. Uno degli elementi che concorrono lrell'orientamento produttivo d la capaciti di an-rare Lrna persona diversa da se stessi. Un fattore secondario d la capaciti di Lrsare la ragione. Uniti insieme, i due elementi costituiscono una cosa che io chiamo <<autenticit)>>: essa non B che un altro aspetto dell'orientamento produttivo. Sulle esperienze autentiche molto d stato scritto da Sartre [Sarte, 19$) e da altri csistenzialisti : a me pare che si lrarti di un concetto importanclr provare un genuino amore te. Euans; Su questa idea dell'ar.rtenticit) poremmo forse aggiungere qualche altra considerazione. Prendiamo per esempio la questione di come lei ed io appariremo in questo film.u Al cinema pur\ accadere a volte di vedere i personaggi come delle persone reali, genuine; a volte perb si vedono solo delle <apparenze>, delle ombre che si arritano sullo schermo. Questo fcnomeno propone un interessante problema di ricerca agli studiosi di comunicazione di massa: perch6 qualche volta si ha la percezione di una realta, e qualche volta no? E non potrebbe un fenomeno come questo essere in qualche rapporto con il sLlo concetto di autenticitiT Fromm: Un certo rapporto esistc, Oggi i molto importante per tutti, ma specialmente per I'analista, comprendere bene la ciistinzione fra autenticit) e apparenza. La capacit) di fare (lLresta distinzione si direbbe oggi molto indebolita. La maggior parte di noi non d pil in grado di distinguere, consciamente, fra la facciata e la realti che vi sta dietro. Qualche volta Ia tiistinzione viene fatta, ma a livello dell'inconscio: per esempio rrna persona fa un sogno e sogna un uomo che ha conosciuto tluel giorno, e che I'aveva impressionata favorevolmente; ma nel sogno l'uomo viene rappresentato come un ladro o r-rn ,rssassino. Cos'B accaduto? Pub essere che la persona che sogna sia stata subliminalmente consapevole che l;uomo d un disorrcsto, ma che consciamente ]'abbia trovato piacevole e simpatico. I sogni non vengono influenzati dagli aspetti superficiali rlegli eventi esterni, e percid riflettono spesso un confronto t' Questa parte del dialogo d contenuta nel film NotabLe Contributors Psycbology ol Personality, No. 10, che d stato prodorto sotto ;1li ar.rspici e grazie alla donazione della National Science Foundation. to tbe ERICH FROMM )6 con la realti pir) onesto di quanto a livello di possano fare le impressioni coscienza. Eaans: Forse adesso lei potri aiutarci a chiarire la distinfru il concetto freudiano di <identificazione>>, nel suo rapporto con I'autenticit), e il suo corollario: il culto degli idoli, e ciod l'alienazione. Lei parla dell'alienazione come di In aspetto del meccanismo di obbedienza da automi, sia nell,infanzia che per I'adulto; ma non sembra pensare che l,identificazione freudiana sia la stessa cosa. Fromm'. Quello che a me inreressa d il senso delf identit): zione ii senso ciod di essere sinceri con se stessi, insomma di <essere se stessi>. Questo vuol dire avere un senso del mio io che si fonda su un'esperienza autentica di me stesso come il centro e il soggetto delle mie capaciti umane. Sono proprio io che amo, io che mangio, io che bevo, e non <<c'd ,.ra .oiu dentro di me che bever. Ebbene, quello che accade oggi E che molte persone non pensano mai: hanno l'illusione di essere loro a pensare, ma in realt) c'B una <(cosa>> dentro di loro che pensa. Cos,E questa cosa? Sono i mezzi di comunicazione di massa; l,atmo- siera generale; queste almeno sono alcune risposte parziali. All'individuo non resra che I'illusione di penrare, mente in realti non ha mai pensato una cosa in tutta la sua vita. Euans: Questo sembrzr analogo a qtrel concetto di G. H. Mead IMead,19311, clcl .,rne,, che si ha prima che l'individuo emerga come <<ior>. Fromm'. Si, aln.rcno nel scr-rso cli Lrna persona che B rimasta un oggetto rispetto a sc srcssa. E Lrn'esperienza tipica del bambino, che a me sembra importante: a cinque, sei o sette anni il bambino ha per la prima volta esperienza di s6 come <io>. Ma molti hanno la stessa esperienza anche da adulti, e qualche volta pub essere bizzarra i quasi terrificante. Uno si guarda nello specchio e si domanda: <Ma di chi d quella faccia? E di'me'?o. E pub essere un'esperienza che incuie un certo timor sacro, a meno che non si abbia quella forza interiore, quell'indipendenza, quelf insieme di convinzioni che si sono formate con l'esperienza, che consentono di dire: <Si, quello ts 'me', ma questo sono 'io,>>. In altre parole, che consentono di essere se stessi. Ma se non sono aftro che un fantoccio, se non ho con,rinzioni, se non ho un solo sentimento autentico, allora veramente non posso piil dire <iorr, e mi devo nascondere dietro una maschera, dietro un idolo; e posso avere MIICCANISMI DI FUGA 37 della mia identit) solo attraverso il culto di idolo, non importa quale sia la sua natura. Euans: Ebbene, dr. Fromm, dopo questa breve rassegna di tutto il suo lavoro, e tenendo conto dei cambiamenti sopravvenuti di recente nella sua concezione dell'uomo, lei ritiene che oggi vi siano motivi per affermare che l'uomo sta diventando meno indipendente e meno autentico in conseguenza di quel sistema di segnali e di quelle rasformazioni sociali che Lur certo senso quelf ,rbbiamo veduto? Fromm: Temo proprio di si. Oggi siamo in una ben strana situazione: da una parte ci sentiamo orgogliosi per gli obbiettivi di individualismo e di indipendenza che l'uomo ha raggiunto nel diciannovesimo secolo, almeno dal punto di vista cconomico e limitatamente alle classi medie e superiori; dall'altra constatiamo che la mobilit) sociale ha portato con s6 ,-rn'illusione di indipendenza che perd i senza rapporto con la realt), e che anzi a livello di realt) l'uomo non fa che diventare sempre di pii l'ingranaggio di una macchina. Il iuturo della civilt) dipende dalla capacit) dell'occidente di cambiare questa tendenza a {arci diventare tutti automi, per ritornare al vero individualismo, al vero umanesimo. A parole l'individualit) i ancora tenuta in onore; purtroppo perb io temo che la realt) ciell'uomo si stia perdendo rapidamente. 19 I,A PSICOANALISI UMANISTICA LA PSICOANALISI UMANISTICA E LE OPINIONI DI FRONIM SULLE ALTRE TECNICHE PS I CO'I'F,R A PET]TICHE A (lu('st() l)unt() sarebhe interessante che lei ci partlci srroi pcrsorrrrli rnctocli psicoterapeutici . E anzitutto: cosil l)cns:l rlcl lcnornoro tlel transfert l? I;rotttttt.. Si tlrrtt:r sit'uran'rcrrtc di Lrna scoperta fondamentale chc Iilcrr<l lrir crrrrrlrirrlo; ('tltttllvil io guarderei al transfert in r-u'r'olticir piir rrrrrpirr, ipotizzln<lolt) n()n come Lln fenomeno l'.uarts: lassc spccilico c lirnituto rrllrr sitrr:rzionc psicoanalitica, ma uno che si Ptrir risconn'irrt'iu rrrrrr vilri('li rli sitLrazioni iliverse. Una perso111I r)cvt()ti('a () l)(x'() r'r':rlistitrr vivc in partc irr un mondo fatto c.icllc srrc lrurl:tsir.'pt'tsorrirli, r'il tlarrs[r'r't ptrir vcrificarsi in pir) cl'rrna rk'llc srrt' rt'lrrzitrrri t'on gli ;rltli: vrlso ur) inscgnante, vcrso la llropri:r nroglic', v('rs() un rulric(), o anche verso un pcrsorraggio 1.rrb[rlir:<,, 1'r'<lprio allo stcsstl rlockr chc verso il proprio psicoanalista. It, ilciinirci il tlansfcrt della lrsicoanalisi cotne un rapporf() irrazionalc con trn'altra l)ers()na, che perd pud essere an^li77.ato con le proce.iure analitichc classiche. In aire situazioni la cosa i analoga, solo che adesso il transfert non e aperto all'analisi. In un rapl.rorto di anricizia, 1.rer csempio, non i'li sul tappet(), conre invcce avvierre ncl rapporto col terapeuta. Euans: E quindi questo concetto Ie sernbra utile anche per' un'interpretazione clel comportamento nella societi, in senerale. lln breve, il termine (transferr,) viene riferito a quella cruciale clottrina freudiana secondo la quale le espressioni affettive (per esempio amore e/o odio) che il paziente rivolge manifestamente verso il suo psicoanalista debbono essere interpretate da quest'ultimo comc. dirette in realti verso i genitr>ri rlel paziente. Per il paziente, infatti, lo psicoanalista diviene inconsciamente una incarnazione emotiva dei suoi gc:nitori. Questo genere di interpretazione coslituisce per lo psicoanalista uno strumento essenziale per comprendere fino in fondo r rapporti del paziente con i genitori. Il termine, tuttavia, pud anche essere impiegato per indicare un() stato di marcata dipendenza..infantileo clel rraziente nei confronti dell'analista ha Fromm'" (,ertamente . Se clualctrno, per fare Lrn csemPio' ttna da ..;p;;"i; ,.ni. ll Potere, o v.role farsi proteggere persona potente, avra verso il suo analista Ia stessa stima 'r"u"r..rriul., Io stesso culto che l-rzr per il professore' il su<r .sLro el-rtro la sua ceraltto chiunqtre o confessore, rt tuo irt...", cioE un chia di conoscenze. E set-lr;''re lo stesso meccanismo' diiio. o.tii-fare di raPporto irrazionale: nell'analisi' esso che a abbiamo Insomma, ;;;r"i;;"*""o J.l'-r"ttigazione' che irt. ."f ii..,.o bl.ogno di una persona di avere qualcuno fragile' sento mi se L'"-pio, Per bisogni. is.,oi .l.uuair., decisioni' i...".,1i-.roso clel rischio, incapace di prendere sicura di s6' che sia fr.rf,oiit..nte vorrei trovare.una persona possa quale il presso qualcuno i,,r," o potente, cioE ii ;;,ilh".nte cercherd questa persona ri{ugiarmi' tutta la rrita: sar) iJ sono urnio tipo ideale di direttore o di capo, o di professore se Se analista. mio nel cosa ;;:;t;,',d";;;. i-..r.h..d la stessa invece fossi narcisista all'estremo, una di quelle persone che penser'r'edono che chiunque osi criticarle sia un idiota' allora del pro(essore' ,"i-f.opri" questo del mio analista, del mio manifestadi sempre tratta ,-l..|in'di..tto.e e di tutti gli altri. Si in z.ioni diverse dello stesso fenomeno, il tralrsfert' solo che analizzapuit lo si quando tecnico questo nome prende ,,"^iiti Euans'. Dr. Fromm, un aspetto interessante e non molto noto della sua carriera E il suo rtrolo di insegnatltc per analisti' (all'Istituto cli rLrolo che lei svolge sia qui a citti del Messico Alanson (all'istituto \X/illiam I)sicoanalisi) cheta New York V.lt-rit") Questo le d) la possibiliti di -osservare clinicamente prollemi teorici del fenomeno del trans{ert' Nel suo ge"lcuni ,,".. pi..o"ule di psicoterapia lei considera il transfert di impirruir vitale; r'iio.,o p.trlt.o anche quelli che hanno criticaio il *ansferr convinti .h. in esso sia inerente il pericolo di possa creare uno stato di dipendenza, dal quale poi il paziente esoeduplice sua .rr.r. in.upuce di liberarsi. Sulla base della del {enomeno il che crecl.e rienza di terapeuta e di insegnante, qY:"", nascete"problemi ;;;;?Jt J..i" di. 'lPo',,t^'h' lappresenii davvero un pericolo potenziale di tale livetloi 'iro**, E uno Anzitutto Questa d una materia complessa e il l'analista fra succede che quello ,tugti"...d;; che tutto un che i non infatti cluesto transfert: al appartenga paziente aspetto Un rrspetto d.i irppoito, e nemmeno il pii importante' due persor"re che si tji 1',i'i f.,r.lr-"*rl" a inu"." il fatto r* "'tt" 4o F]RICH FROMNl parlano: rcaltii, questa, troppo spesso s()ttovallttata in telefoni, di radio e di televisione. eueste due pers()nc. inoltrc. parlano di una cosa seria: pr.lrn.i della vita del paziente. Ma in realt) esse si inconrrano su due livelli distinti. Un livello ts quello del ,ansfert, l,al*o e ,lr.ll; ;;i confo-transfert. Notr B sempre e soltanto il paziente che ha il Lr_na un'epoca di transfert. Iiuans: Per contro-transfert lei intencle la stessa cosa che intendeva_Freud, ciod che I'atteggiamento dell,analista uerro ii paziente fa anch'esso parte della situazione terapeutica? Fromm: Certo. Anche l'anaiista pud avere una quantit) di atteggiamenti irrazictnali verso il paziente. pud averne timore; pud voler essere ammirato da lui; pud desiderare il suo amore etc. Le cose stanno purtroppo cosi, e specialmente nel caso cli quegli analisti che non sono mai arrivati a capire b.n. .. ,t.r.i atraverso la loro analisi personale. Dal canto suo il paziente ha ogni sorta di atteggiamenti irrazionali nei confronti del terapeuta, molti dei guali derivanti dai suoi desideri infantili e parte il transfert e il contro-tansfert, nella situazione sono inrplicate anche due persone reali. Il paziente ha pur sempre Lrna certa idea di com'.\ in realti la p".rc,nu che gli sta accanto. Perciir un aspetto estremamente importn,-,'te .le)ia tecnica analitica E chc I'analista <lcvc tt:ncl. scml)re prcsenti, contemporancamenre, i drre <livers; livclli del ra;r1.,orio: anzitutto si deve <lffrire c()me_ ollgcttt, clr-,1 transfr.,rt, '. nl t..po stesso analizzare; in scconclo lrrogo, rlevc oll.rirsi cornc la per_ nevrotici. A sona reale che i, e c()mc talc risponrlcrc al 1.tazicnte. Euans: Qui lei sembra discosta.si rrarre vcrrirtc .rtodosse .della psicoterapia e della psicoanalisi frcrrcliana. [..rrr applrrenre intenzione di Freud, nel *ansfert, di crcarc ,,n,illrsi.,ne e poi intensificarla, laddove per lei non scnrbra csscrvi ,,",n g.und. preoccupazione su qLresto punto: Iei prcfcrisc c ttnz.i il,. it paziente comprenda il terapeuta in .luarit<, [)crsona rcale, anzi_ ch6 come una figura paterna illusoria e inclistinta. , From.m'.-In questo rispetto la mia espcricnzn d stata diversa cia quella di Freud. In rlalti ho fatt. I" "rp.,".i.nr", prima ho ricevuto la formazione cli ur-r ",-,tron.,[.," analista fretrcliano ortodossc, e come tale ho esercitato per circa dieci anni, poi perd ho cominciaro a senrirmi sempre piir insoddisfatto'di qri;; esperienza. Probabilmente il fattore clecisiv. e srato che irrante I'ora di analisi mi annoiavo. Freud vedeva la seduta anaritica come una situazione cli laboratorio, in cr-ri il paziente i rrn I,A PSICOANALISI UMANISTICA .+r ()ligett(), e I'analista ()sser\/A c()sA e:icc da clucst() ()ggetto; dopo ,li che trae ogni sort.l di ,lctte dal conclusioni, c <intcrpretar> le cose paziente. Et,ans'. Questo d il pr-rnto sul qrrale, divergendo dalla psicoanalisi classica, nasce ii concetto di terapia non direttiva: in l)irrticolare qrrella praticata da Carl Rogers IRogers, lL)41 ). l-a tt'rapia centrata sr-rl cliente presuppone che il terapeuta, anzithrl fornire al paziente r:na interpretazione del suo comportar)rcnto, diventi una specie di specchio, nel quale il paziente lrtrr'r riflettersi. Fromm'. Verissimo. Ma se B vero che il n-rio disaccordo con gli ar-ralisti classici riguarda numerosi pLrnti, su questo aspetto n()n sono cl'accordo nemmeno col Dr. Rogers. L'espressione che egli usa, <,terapia centrata sul clienter, mi sembra un po' strana, perch6 qualunque terapia dev'essere centrata sul clientr': se poi l'analista d tanto narcisista da non esserne capace, ,rilora non dovrebbe fare qr.resto mestiere. Dr:nque va da s6 che lir terapia debba essere centrata sul cliente; essa perd non deve lirrritarsi a {are da specchio. Al contrario. lo ascolto il paziente t' poi gli dico: <Senta, lei deve fare cosi: deve dirmi tutto .luello che Ie viene alla mente. Pud darsi che non sia sempre una cosa facilel ci saranno delle cose che lei non vorr) dirmi. 'l'r-rtto cid che le chiedo d avvertirmi quando preferisce non rlir:mi una cosa. Non voglio fare lressuna pressione morale su ,ii lei perch6 me lo dica: probabilmente le avranno gii comanciato chissi quante volte di fare qualche cosa. Ma le sard grato se mi dir) che ha omesso qualcosa dal suo discorsor. (Incidentulmente, questo capita raramente) Poi dico: oOra I'ascolterd; rlcve sapere che mentre l'ascolto io reagisco come potrebbe lcagire uno strumento molto sensibile. La lormazione che ho licevuto mi ha preparato a questo scopo, di modo che quello lei mi racconter) mi far) percepire certe cose. Queste cose io gliele dirb. Saranno spesso molto diverse da quelle che lei rni avri detto, o anche da quelle che lei aveva intenzione di tiirmi. Poi lei mi dir) quel che pensa di queste mie interpretazioni. Sar) in questo modo che comunicheremo: io reagisco a cprello che lei mi dice, e lei reagisce alle mie reazioni . (.i cl're r)ruoveremo liberamente slr questa traccia. Non pretendo che le cose che percepird siano necessariamente giuste; ma vale la pena che lei vi presti attenzione, perch6 sono le reazioni di che bado a l)rovocate in me dalle sue stesse p,rroler. Dopo ntrtntenere attivamente queste ist|rrzi<lni. 12 ERICH FROMM I,,\ PSICOANALISI UMANISTICA Euans'. Freud era convinto che qualunque interpretazione fornita a|-paziente potesse al massimo fornirgli un insight intellettuale, mai un vero insight emotivo. Mi risrlta ihe lei d d'accordo su questo punto: percld quando parla di questo scambio col paziente non pud voler dire' che intende davvero dargli delle interpretazioni, Frornm: E vero. Nella situazione reale non uso neppure la parola <interprerazione>>, ma parlo soltanto di cid che ascolto o di cid che percepisco. Supponiamo per esempio che il paziente mi dica che ha paura di me. Me lo diri parlandomi-di una situazione specifica. Supponiamo ora che io <percepisca> le sue parole nel senso che egli ha un'invidia terribile: supponiamo che abbia un carattere orale-sadistico-sfruttante, e che in realt) gli piacerebbe prendersi tutto quello che posseggo. Questo si fa sempre pir) evidente ai rniei occhr mentre mi iacconia i suoi sogni, mentre lo esprime coi gesti, mentre lo rivela attraverso le libere associazioni o in qualunque altro rnodo. Allora gli dico: <Dunque guardi: da questo, da q,-,est'altro ancora che Tei mi ha detto io desumo che lei ha paura di me perch6 non mi vuole far sapere che in realt) nri vorrebbe divorare>. Euans: Visto che parliamo di interpretazioni possiamo muovere verso un aspetto della psi,.-oterapia che vi d connesso. Dr. Fromm, lei ha lavoraro molto sulf interpretazione dei so- gni; specialmente nel suo libro'fhe Forg.otten Language Fromm, lgrl l. Sarebbe inrcressanre a questo punto vedeie quali siano lc- corrisponclcnze fra i slroi metodi teiapeutici e le f sue opinioni su questo argomento. Fromm'. L'inrerpretazione dei sogni d uno degli smumenri pir) importanti che abbiamo in terapia psicoanalitica. Nulla E pir) significativo dei sogni, nulla E pii rivelatore del comportamento del paziente. Io sono d'accordo con Freud che l,interpretazione dei sogni i la vera srada maesffa per capire l'inconscio; devo dire al tempo sresso che la mia posizi,one sull'interpretazione dei sogni E diversa dalla sua, quella di Irng t. e anche da Cfr. The Forgotten Language (trad. it. Il linguaggio dimenticato), ^2 pp. 19f1, 9l-108, dove si pub desumere che originalmente Fromm cons.iderava le teorie di Frerl,.l e di Jung sulla inierpretazione dei sogni rilevanti nei confronti delle sue proprie. Nel dialogo Fromm ridimlnsiona il suo debito verso Freud e Jung u propoiito dell,interpreta. zione.dei sogni in quanto tecnica analitica n"llu rr,ra personale <<psicoanalisi umanistica>>. t I !r $l 4J Conre lei sa, Freud pensava che idesideli istir-rtuali che cnrano nei sogni abbiano si radice nel passato del paziente. rna che il testo del sogno debba essere necessariamente distorto, e che quindi il suo vero significato (il contenuto latente) rlebba essere, per cosi dire, strappato al contenuto manifesto. I-'impressione che ho io degli scritti di Freud sull'interpretazione dei sogni B che essi rapprescntino un esercizio intellettuale molto elaborato, che forse pcrd lascia l'analista pressaPal punto di prima nella sua conoscenza del paziente. lroco -[ung, d'alro canto, pensava che il sogrro sia un messaggio scoperto, non un messaggio distorto: ma io ho l'impressione chc Jtrng abbia sbagliato I'interpretazione di molti sogni proprio perch6 tanto scoperti essi generalmente non sono. In quel libro mio che lei ha citato distinguevo fra simboli accidentali e simboli universali. Se per esempio lrn paziente sogna una citta, una casa, un momento particolare, abbiamo a che fare con simboli accidentali, e soltanto le associazioni del paziente pou irnno f armi capire il loro significato. Prendiamo come esempio il sogno seguente. Una persona s<,gna di rovarsi, in principio, con rrna r^gazztl in una cattedralc, ed ha paura che i passanti posslrno riconosccrlo; in seguito si ritrova sll una spiaggia con la stcssa ragazzr, e camlninano lLrngo il mare, ma ora B nottetemptl Infine, nelln terza parte ilel sogno, si trova tLrtto solo: alla sua destra vcde rlelle r-ovine, alla sua sinistra delle pareti rocciose. In un sogno come (luesto non si avr) un'assoluta necessit) delle associazioni del paziente, perch6 esso contiene dei simboli universali. I1 sogno csprime una regressiclne inconscia, r.rel profondo. La cattedrale i' rrn simbolc) materno, il paziente si trova con la rag,azza e ha lrarrra. Poi d ancora con la ragazza. ma di notte. Alla fine d da solo, ma d rimasto con una madre mutilata (le rovine e le 1-,areti di roccia). ' In questo sosno B gii formulato, senza bisogno di usare le associazioni, il problema centrale del pazientc: il desiderio di ritornare nel grembo materno, in conflitto col desiderio di amare una donna. I1 paziente prova, con ir-rtensiti crescente, sentimenti di paura o di solitudine; infine si ha il confronto con una madre distruttiva (o distrutta). Chie<icrb c<rmun<1ue le associazioni al paziente, perch6 anche in trn ,,rso chiaro c()me Lluesto poss()no servire. Un buon esempio di sogno con una piccola ma significativa rlistorsione ci viene invece raccontato dallo stesso Jung nella sua autobiogra{ia, pubblicata postuma IJung, 1963]. Tung F 44 ERICH FROMM sogna dunque di sentire come I'obbligo di uccidere Siegfried; infarti lo affronta e lo uccide, poi si sente acuramente in'colpa e teme di essere scoperto. Ma con sua grande soddisfazione cade una pioggia rorrenziale che cancella ogni traccia del suo crimine. Al risveglio Jung pensa: devo scoprire qual B il vero significato di questo sogno, altrimenti ,u.d .o.t..tto a ucciciermi. Si mette a riflettere e trov.,l questa interpretazione: il sogno significa che uccidendo Siegfried egli ha uiciso Ia parte eroica cli se sresso; il sogno d quindi un simbolo dei sucl attuale stato di umilt). Ma purtroppo in questo sogno una distorsione c'era: il nome Siegfried b un,alterazione' di Sigmund, ciod Freud. Per quanto piccola e superficiale sia, questa distorsione d sufficiente perch6 Jung non riconosca il sogno per quello che d, e cioi la realizzazione di una cosa che lo stesso Freud gli andava dicendo da tempo: il desiderio di lnorte che .fung nutriva nei suoi confronti. La leggera alterazione del nome era bastata per:ch6 .Jung non potesse comprendere il significato del sogno; per di pin al riweglio, 1o roviamo con la sensazione che se lo comprender) esattamente (ciod con.re Lrn desiderio di uccidere Freud), dovr) suicidarsi. Per proteggersi da un tale colpo .|ung di un'interpretazione del sogno che i il contrrrrio del suo vero significato. Egli ha represso questo significato e ha raz)onalizzato l'interpretazione a su()_vanraggio. Non si tratta di un caso raro. L'equazione fatta da Jr,rng fra il tcsto esplicito dcl sogno e il suo contenuto latente (come proprio Irrcrrd I'ha definito) non E buona in tutti i casi, comr. si F visto qui. Euans: .Jur.rg, come lei sa bene, andd oltre Freud nella elaborazione del concetto di archetipo. per -[ung l,archetipo rappresenta una concezione quasi lamarckiana, in quanto egli crede che sia possibile erediiare dalle cuiture'del passato un numero praticamente infinito di tendenze di comportamento, spesso riflesse in forme simboliche. euel suo ioncetto di simboli universali presenti nei sogni pud avere analogia con gli archetipi concepiti da Jung? Fromrn: Si. Sotto molti aspetti i simboli che io chiamo universali sono la stessa cosa degli archetipi di Jung. Spesso non.d facile parlare di Jung a proposito, p..the il'suo"modo di esprimersi, che E magnifico, non d peia sempre alrrertanro chiaro, e anzi ci lascia incerii su cosa ^intendesse in realth con molti dei suoi concetti. Tuttavia credo che quello di archetipo sia un concetto molto pregnante. Noi vediamo, da un punto di I,A PSICOANALISI UMANISTICA 45 vista umanistico, che la condizione fondamentale dell'esistenza umana d sempre divisa, in quanto I'uomo non B soltanto rlcterminato dalla sr.,a natura aninrale, ma ha anche una coscienza di sd. Tale frattura di fondo nella sua natura gli lascia ben poche soluzioni per i problemi che la vita lo obbliga ad ,,ffrontare. La risposta di un dato individuo potra,essere una lcgressione nel grembo maternoi un altro trover) la sictrezza n"il'obb.di"nza-al padre. Un altro ancora potrd trovare la sua risposta in una religione o in una filosofia umanistica, e sentir.i in armonia col suo universo attraverso uno sviluppo massi,no delle sue capaciti umane, in particolare la ragione e.l'amorc. Ma il numero di queste risposte che l'uomo pud dare ai di sceglierne Problemi della vita d limitato; .,6 l'romo ts libero consegue che il numero dei simboli che rappresentano queste rispoite d anch'esso limitato. Ma i simbo'stessi ,orro u.,iu..rali, perch6 una sola B la struttura ontolo' li ,,n, qrulr.rque. Ne 11ica della natura umana. Euans'. In altre parole lei limita il concetto junghiano di rrrchetipo a un piccolo numefo di simboli molto signific-ativi, ,'h" ,ono .-..ri dalla storia dell'rromo e che corrispondentenrcnte limitano il numero delle risposte possibili del suo repertorio. Fromm: Si. In realti qui l'uomo non ha molta scelta' (.onsideriamo per esempio il personaggio di Abramo nell'Anti(1) Testamento. Egli .rpp....ntu l'uomo che ha il coraggio di lischiare l'individiazio.r". Ab.u*o diventa un eroe perch6 presta l'orecchio alle parole rivolte.eli da Dio: .<Lascerai il tuo ti 1',..." . lascerai la casa del Padre, e andrai a un paese che io ,,1,,rt..rd,r. E il simbolo dell'eroe che osa mettere in gioco la vita, e lasciare ogni certezza per l'incertezza' per ottenere I'indipendenza. Quetta i una delle alternative a sua disposizio,,.., lLlt.u possibilita sarebbe il rifir-rto di rischiare l'individuazione e restare per sempre irretito entro i suoi confini (la rnadre, la casa, il sangue, la terra) senza mai raggiungere una vcra indipendenza da-queste forze e senza mai diventare una pcrsona indiPendente. Euans: Neila situazione terapeutica, come abbiamo visto, lei int".preta i sogni in modo piuttosto diverso sia da Freud che ,la Jung. Vorr*ebbe dirci come. procederebbe,. nel contesto di ,,,'lo' ,"inpiu, all'u'tilizzaztone di un sogno del tipo che ha rlescritto'poco fa, per farci osservare da vicino Ia sua procedu- sLra ra? 46 ERICH FROMM I;romm: E,bbene, a volte il paziente racconta un sogno gii nella prima o nella seconda seduta. In questi casi di .oliro .,on dico molto, giacch6 ho I'impressione che non sia ancora suffi cientemente preparato a capire f interpretazione. E tuttavia mi pud essere capitato di dire qualcosa a qualche paziente anche fin dalla prima o dalla seconda seduta. per esempio a un paziente che mi avesse raccontato un sogno come quello che ho riferito avrei potuto dire: <Lei rembrl timoroso di restare escluso dalla vita; e di farsi invischiare in una cosa morta e cadente, una cosa senza vita>>. Insomma l'uso che faccio dell'interpretazione dipende dalla mia stima della capaciti atruale di comprensione da parte del pazicnte, -u o..urio.r"lmente lo posso anche prendere di petto. A volte, nei miei seminari didattici, uno studente mi chiede quanto debba e quanro non debba dire a un dato paziente, e io gli suggerisco qualcosa da dirgli. Allora sento spesso la protesta: uMa-1emo che questo il paziente non-sia in grado di accettarlol>. E la mia risposta d la seguenre: <<L'unico che non b in grado di accettailo ts lei, perch6_ha,paura di uscire allo scoperio e interpretare un sogno al quale il paziente porebbe ..ugi." adirandosi o emozioriandosi; e lei non d sicuro che l'internretazione sia giusta, o che per Io meno abbia un senso>>. Ma di solito ts l,eJperienza che d) la sensibilit) necessaria per sentirsi relativamente sicuri dell'interprerazione di un dato sogno. Euans: Si dircbbe quindi che per raggiungere un grado di elficienza.paragonabile al sLro n.l t.utlr..nto dei slgni sia indispensabile al.terapeuta una l5rande esperienza, forr. ,rn,e_ sperienza di molti anni. Fromna: Assoluramente. Agli studenti dico spesso che non posso far altro che aiutarli a'evitare gli stessi sbagli che ho fatto io, ma che ne faranno certamente- altri per coito loro, e si pub solo sperare che siano *..ro g.orroiani dei miei. Eaans: Dr. Fromm, parlando dell,interpretazione dei sogni iei ci ha illustato uno dei metodi porritili per facilitare" il processo terapeutico. Cosa pensa di altri metodi, come l,uso dei ,ranquillanti tipo cloropromazina, che hanno lo scopo di rendere il paziente piil suscettibile alla terapia? Alcuni tera_ peuti credono.che questi farmaci non por.rno avere che un,uti- Irta supertrclale. Fromm: Credo che sarei pii o meno d'accordo con loro, ma non ho. abbastanza esperienza sul loro uso e quindi non mi sento di esprimere un'opinione ragionata. Invece non ho dubbi 47 I-A PSICOANALISI UMANISTICA sui farmaci antidepressivi, e credo che questi debbano essere usati in casi di dipressione, a volte in combinazione con la psicoanalisi. Euans: E che direbbe sull'uso delle terapie da shock? Fromm: Direi Ia stessa cosa anche sulle terapie da shock: condivido con alri colleghi un senso di forte opposizione, ma \a mancanza di esperienia personale mi proibisce di fare altri commenti. Dir6 comunqr.r" ih. mi fa molto piacere il {atto che gli psicofarm aci appaiano capaci di alleviare i sintomi delle iepiessioni e della schizofrenia: queste tecniche poranno rendeie la terapia da shock meno necessaria che in passato' Euans: Unlaltra innovazione che mette in discussione i concetti tradizionali della psicoterapia-E I'uso.crescente della terapi, ai g."ppo. Chi l, ptopugnu a{ferma.che la terapia individuale ciea-una sorta di atmosfera arti{iciale, e che il,paziente iarit fatica a liberarsene quando dovri affrontare il mondo d.lia societ), che E poi quello che sta all'origine dei suoi problemi; mentre la tirapia di g-ruppo servirebbe a creare una iitrurior. sociale piil prossima illa'normalit), entto- la quale il paziente pud trovare pii facilmente il modo di risolvere i suoi problemi. Lei cosa ne Pensa? Fromm'. Avrei dei gravi dubbi: perb devo dire che personalmente non ho mai f"atto terapia di gr'-'ppo, e proprio perch6 non *i piace. L'idea di una persona che racconta le sue faccende pii intime davanti ad altri dieci individui E una cosa che mi metterebbe molto a disagio. Non potrei fare a meno di pensare: ecco la psicoanalisi per chi non pub p^gate.venticinque dollari I'ora: si mettono in dieci e ne pagano cinquanta' Ad.rro sto scherzando, ma il fatto d che l'idea non mi convin- ce. Forse potrebbe andar bene per un grup-p9 di adolescenti che non stiano molto male e che abbiano problemi dello stesso tifo, ,up.r. che anche alri hanno problemi simili ai loro pot..bb. abbassare il livello dell'ansia, e guidando il gruppo .on uru tecnica a metA strada fra didattica e orientamento si potrebbe forse ffovare una base terapeutica molto super{iciale. tlo-,r.rqu. una cosa del genere non pud sostituirsi in alcun rnodo u una psicoanalisi individuale. In essa si affrontano problemi cosi personali, cosi altamente individualizzati, the non credo por*rro presiarsi ai procedimenti della terapia di gruppo. Io sono un individualista, e sono all'antica; sar) per questo che sento intorno a me deteriorarsi continuamente il senso 48 ERICH FROMM dell'intimiti privata, e mi sembra che questo sia il riflesso di un atteggiamento anti-umanistico che non pud essere favorevole a nessun tipo di buona terapia. E ho l-'impressione che un po' di questa atmosfera esista anche nella terapia di gruppo. Mi interessa molto la liberti, ma mi interessa .anche il priuut" di tutti i giorni. Euans: F. comunque interessante, quali che siano le sue opinioni sulla terapia di gruppo, che alcuni di coloro che la praticano siano stati influenzati proprio dalle sue idee. Come reagirebbero queste persone se conoscessero le sue opinioni in proposito? E pur esprimendo questc- riserve sulla ierapia di gruppo, lei d certamente d'accordo sul fatto che il campo della psicoterapia, in questa fase ancora giovanile del suo ,rriluppo, debta restare aperto a influssi di ogni genere. Fromm: Certamente. Non credo che neppure la psicoanalisi sia l'unica soluzione. Non vedo .o-,mqr. come la'terapia di gruppo possa sostituirsi alla psicoanalisi individuale, anche se potr) dimostrarsi utile in una quantira di situazioni. Euans'. Viene tuttora usato, a scopo di diagnosi e di terapia, il sistema di classificazione dei disturbi mentali. Da quanto abbiamo visto finora sul suo modo di considerare la terapia mi sono fatto l'idea che lei, Dr. Fromm, eviterebbe p., qrunto possibile di <cticl.rcttare)> con diaqnosi precise i pazienii che vengono da lci. Sono ncl vcro? Fromm: Si, d cosi. Anche se nci miei scritti faccio ricorso a certe tipologie trsandole comt: punto di partenza per una discussione teorica, in ogni siruazionc clinica mi studio di non pensare mai in termini tipologici. Mi limito a spiegare al paziente le cose che percepisco dalla sua descrizione di un sogno, dal suo comportamento, dalle libere associazjoni, dall'ansia o .da altri segni che indicano l'esisrenza di qualche processo inconscio in atto. Gli dico cid che percepisco, ma mi astengo del tutto dall'uso di etichette ciiagnostiche in quanto tali. Euans: Tumavia lei fornisce al oaziente un quadro generale in virtt del quale egli possa comprendere r".p.L piil a-fondo i suoi processi inconsci. Fromm'. Certo. Per far questo ricorro talvolta a storie de]la Bibbia, altre volte uso siorie ratte dalla mitologia greca: questo rientra del resto nella tradizione freudiana. Servendori di queste storie E pii facile dirigere l,attenzione del paziente verso cose di cui non ha coscienza. I1 punto importante su I,A PSICOANALISI UMANISTICA 4r) (luesto argomento B che alcuni terapeuti, per esempio i roger iani di cui abbiamo gi) parlato, ma anche molti freudiani, ritcngono che debba essere il paziente a rovate il bandolo ,lclla matassa per conto suo. Io penso invece che questo sistema sia un'enorme perdita di tempo. ln un modo o nell'altro si tratta di un processo lungo e difficile. Certi elementi del .luadro vengono repressi dal pazie'nte, che spesso ha i suoi lruoni motivi per farlo: pud avere paura di guardarli, pud non volerne prendere coscienza. Se ora io me ne sto seduto ad lrspettare che sia lui a spezzare queste resistenze, la cosa pud lrrendere degli anni: questo E fargli perdere il suo tempo. Euans: Lei dice quindi in realt) che con una tecnica coperlamerlte direttiva si possono abbassare i tempi di durata del l)rocesso terapeutico. Fromm: Non la chiamerei Lrna tecnica direttiva, ma piuttoit() una tecnica di attivazi<>ne. Qrrello che faccio ha analogia con I'interpretazione dei sogni come la faceva Freud: io applic<, la stessa tecnica anche ad alre cose. Freud era capace di interpretare il sogno pii innocuo nel senso di un desiderio di rrccidere il terapeuta, dicendolo apertamente a\ paziente. AnaIogamente io dico al paziente cit, che vedo, e poi analizzo \e srrc resistenze nei confronti di quelio che ho detto. Perd credo che intellettrtalizzare non serva a niente: anzi pub rendere rutto quanto impossibile. Quello che conta i che il paziente possa <<sentire, le cose che sto clicendo. lr a questo punto potrei aggiungere che, diversamente dalI'rrnalista ortodosso, io pure devo ..sentire>> in me stesso le cosc che mi sta dicendo il paziente, prima di poterlo veramenic comprendere come persona. Lui pud anche essere inconsalrevole di quello che dice; io perd devo sentirlo. Questcr cliteric'r 1o chiami pure r:manistico, nel senso che non vi E nulla tli umano che mi sia alieno. Dentro di me c'E tutto: il lrambino piccolo, l'adulto, l'assassino, il santo; sono narcisista e srrno distruttivo. Nel paziente non c'd nulla che non sia anche ir.r me. E solo se r,iesco a richiamare dentro di me quelle cspcrienze di cui, esplicitamentc o copertamente, il paziente mi yrarla; solo se esse ffovano un'eco nel mio interno; solo allora l)osso sapere di che cosa mi sta parlandc,, e posso restituirgli la veriti su quello che ha detto. E allora succede una cosa molto strana: il paziente non ha la sensaziclne che io stia parlando di cose che gli sono esranee, e nemmeno che io stia parlando semplicementc di lui come potrei parlare di qualunque argo- ERICH FROMM ,O mento: no, sente che sto parlando di abbiamo in qr-ralcosa che I,A PSICOANALISI UMANISTICA tutti e due comune. Euans: A me sembra che fra l'empatia, o il <senso del noi,r, di cui lei parla adesso, e il concetto di contro-transfert vi sia una distinzione molto sottile. Consideriamo per esempio l'ope- ra di Harry Stack Sullivan f srrllivan, 1962), nella quale si riflette la sua figura di brillante teorico e terapeuta: tuttavia coloro che 1o conobbero come individuo lo descrivono come un introverso, forse anche un po' schizoideo. Ciononostante egli aveva raggiunto una immensa abiliti nel rapporto con pazienti schizofrenici, tanto da essere considerato un pioniere, l'inventore di una psicoterapia ad essi appropriata. E a questo che lei si riferisce, a questo pii intenso <<sentire>> che l'introverso Sullivan provava nei confronti di altri introversi? Oppure si riferisce a qualche altra idea, pir) di fondo o meno specifica? Frornm: Conoscevo molto bene Sullivan, e devo anzi d:rre che ho imparato molto da lui. Sullivan aveva la capaciti di provare egli stesso le esperienze di cui gli parlava il paziente, entro una gamma che andava dallo schizoide al malato mentale pii grave. Ma questo non vuol dire che tutti i contro-tansfert siano delle distorsioni. Vorrei citare una frase che prendo dal Iibro dcl Deuteronomio nel Vecchio Testamento: <<Amatc lo strzrnicro, perch6 voi siete stati srranieri in Egitto e clunquc c()nosccte I'anin-ra dello sffaniero>. Si pud conoscere un'altra persona solo nella misura in cui si i, fatta esperienza c'lelle mc<lesimc cosc: csscrc stati analizzati v:uol dire quindi sempliccmente csscrc aperti alla totaliti dell'esperienza umana, br-rona () cattiva cl-rc sia. Recentemente ho sentito rifcrire una clichiarazione di Martin Buber, che diceva in sostanza di sentirsi incapace cli avere una qualunque simpatia per Adolf F,i< hmann, e di non essere favorevole all'idea di processarlo, giaccl-r6 non riusciva a trovare nulla di Eichmann dentro di si. lo trovo qLlesta dichiarazione molto sconcertante. In me stcsso io posso trovare Eichmann, perch6 ci posso trovare clualLrnque cosa: si, se permette anche un santo. Essere analizzato significa per me essermi reso disponibile verso tutta I'irrazionaliti che c'd in me: soltanto cosi posso capire il mio paziente. I-'analisi d qualcosa di pin della scoperta di questo o qr-rel trauma infantile. Euans: Quindi si pud dire che lei cerca delle risonanze. Fromm: Risonanze, si, ma non che debba cercarle, ci sono fin dall'inizio. Questo significa che i miei pazienti mi analiz.za' * * ,j, *, { ti 1, t! t, 51 rro continuamente. La migliore analisi ict l'ho avuta facendo l'analista, non quando mi hanno analizzato, perch6 cercando di rispondere al paziente, cercando di capire e di sentire che cosa accade nel suo intimo, ho dovuto guarclare dcntro me stesso e rnobilitare tutte le cose irrazionali di cui il paziente sta parlando. Se il paziente E timoroso e io reprimo il mio proprio timore, non riuscirb mai a capirlo. Se il paziente ha un caratte' le ricettivo e io non riesco a mobilitare quanto c'B o quanto c'era in me di ricettivo, ancora una volta non lo capird mai. Ma non appena il paziente sente che non sto soltanto parlando di lui, ma di qualcosa di umano che E presente in enrambi, non c'd pii nessun pericolo di creare un clima giudicatorio, n6 che il paziente senta dell'imbaruzzo nel dire una cosa. Si ratta rli un assunto umanistico, che i al tempo stesso teorico e l)ratico: esso dice infatti che il nosmo materiale umano di base i lo stesso per tutti, e che percib non abbiamo mai nessun rnotivo n6 per sorprenderci n6 per indignarci. Eoans: Pur lavorando su questo orientamento umanistico, che mette l'accento sugli elementi piil immediati di un rapporto e sull'empatia che in esso viene a crearsi, lei cerca tuttavia cli fare una ricapitolazione anamnestica della vita passata del paziente? In altri termini, ritiene che in una terapia la complensione della storia del paziente sia importante quanto la c()noscenza della sua situazione attuale? Fromm'. Lei pone il quesito come una dicotomia. Io preferi rci chiedermi: qual d l'obbiettivo? L'obbiettivo d di arrivare a una comprensione intima dei processi inconsci che in questo r)romento si stanno svolgendo nel paziente. E come se si cercasse di prendere una radiografia di cid che avviene nell'inconscio del paziente. Dal canto sr-ro quest'ultimo si trovera spesso, per poter capire di che si ffatta, a dover rivivere certe csperienze della sua inlanzia, delle quali attualmente non pub lrvere coscienza. Sono ricordi che a volte sopravvengono nel transfert, a volte nei sogni, a volte con rievocazioni spontanee <lella fanciullezza o dell'adolescenza: non i raro il caso del ricordo spontaneo di un evento che era stato dimenticato rent'anni prima. Ma l'obbiettivo che mi propongono, l'obbiettivo che si propone la psicoanalisi, non d la ricerca storica fine a sc stessa: E invece quello di venire a conoscenza dello stato inconscio attuale del paziente. Spesso, per raggiungerlo, E necessario. conoscere le esperienze che il paziente ha vissuto it-l periodi trascorsi della sua vita. E anzi, anche quando analiz.zo ,2 F]RICH FRoMM me stesso (cosa che faccio tutti i giorni) cerco inrenzionalmente di rivivere le esperienze della mia vita passara: f accicr quindi uno sforzo costante per mantenere aperte le comunicazioni con le esperienze dell'infanzia, fino alle piL remote, ed E proprio il mantenere vive tali esperienze che mi aiuta a riconoscere per quello che sono certe reazioni che ho adesso, e che altrimenti resterebbero fuori dalla mia coscienza. Eoans: Adler ha elaborato una specie di modello dei primi cinque anni di vita, asserendo che in tale periodo si consolida uno <(stile di vita>, che d poi quello che determiner) il comportamento dell'individuo per il resto della sua vita. Anche Freud del resto dice pressapoco la stessa cosa. Lei crede che questa concezione delle origini dello stile di vita abbia un'im- pottanza pratica? Fromm: Adler chiedeva fin dala prima seduta al paziente raccontare i pii importanti ricordi d'infanzia, e io trovo che questa sia una buona idea. Da questo procedimento emerge spesso del materiale di primaria importanza. Sono anche convinto che durante i primi cinque anni di vita accada una quantitA di cose realmente importantissime per lo sviluppo successivo; perb ritengo che gli eventi successivi siano altrettanto capaci di provocare canrbiamenti nell'individuo. Quanto al concetto freudiano, che I'individuo ripeta in continuazione dcllc risposte conrlx)r,an-rcntali che sarebbero il prodotto delle sLre rcaziorri ctnotivr-, a cvcnti occorsi nei primi cinque anni, cluestct per me d un concctto ccccssivamente meccanicistico. lo credo che nella vita nulla si ripeta: la ripetizione b propria delle macchine. Nel periodo di sviluppo di una persona accadono certo molte cose che producono cambiamenti, ma nemmeno si pud negare che anche i fattori costituzionali abbiano la loro importanza. Molti analisti, e con loro una vasta percentuale del pubblico laico, considerano la persona come il risultato di cid che le hanno fatto i genitori. In analisi si sente spesso raccontare la stessa storia lacrimevoIe: .,Mio padre non mi amava; mia madre non mi amava; la nonna non mi voleva bene. E cosi io sono tanto cattivo>. E certo un'idea che rende tutto molto facile per il paziente: non c'd da far akro che dare Ia colpa di tutto a tutti gli altri. Eaans: Rappresenta una fuga dalf indipendenza, o una negazione delf indipendenza mediante un comportamento razion lizzante; e tale da contribuire forse al mantenimento di tipi spesso antisociali di risposta. di 5i I,^ PSICOANALISI UMANIS'IICA Frctmm: Esattamente, ecl d Per questo chc la ritengcl sbagliata. Il successo della terapia dipende dai fattori costituzionaii .lu r., lato, e dall'altro dalle capacit) del paziente di mobilitare il suo senso di responsabiliti personale e il suo impegno all'azione. Gran parte di quello cl,e avviene oggi in analisi.si londa su un'ipotesi falsa, ma nella quale molti pazienti credono: quella.h. l, psicoanalisi sia un metodo per diventare senza feiici parlando, e senza correre rischi, senza sofferenza, 'l-utto questo bisogno di prendere n6 iniziative n6 decisioni. non pud accadere nella vita, e non accade in analisi' Non d si parla con ;,orlando che si trova la feliciti, e neppure quando i,, s.opo di ricevere l'interpretazione di cid che si E detto' Perchl dei cambiamenti si pioducano, il paziente deve avere la [c'',rza di volonti e la spinta interiore necessarie a produrli' Euans: Si direbbe che ci sia stata come una deformazione sia delle teorie freudiane che della teoria sociologica, per cui la rcsponsabiliti del comportamento individuale ricade sugli altri ,, sulle condizioni sociali; ed d una distorsione che pervade talmente la stessa sruttura del modo di pensare collettivo, che nessuno vuole pii assumersi delle responsabiliti personali' La tendenza b di dare la colpa agli altri o alla societz\''Iantissimi che non vogliono accett;re il loro destino, o non vogliono lccettare le'consegnenze del loro comportalnento antisociale, per esempio i delinquenti e i criminali, attribuiscono agli a1tri, anzich6 a te .tessi, la responsabiliti di quello che B loro oaccadutor>. Frorum'. Esatto. Tutti d)nno la colpa a qualche altro e cosi stuggono alle loro responsabilit). Intendiamoci, non voglio ..tiJ n.gu." che ci siano tanti a cui la colpa bisogna darla' N6 .lico questo per accusare. Nessuno ha il diritto di erigersi- a giudice e di accusare un alto uomo' Ma resta il fatto che ,.,"rrrrn paziente pub fare progressi terapeutici se non acquistando t.-p." pii il senso delia responsabiliti e della partecipazione e sviluppando un senso di orgoglio per essere riuscitt-r 1r star bene. ci riporterebbe al problema gii inconrato parlando del trans{ert: il paziente che diventa troppo dipenciente. Si direbbe che lei combatta qtlesto fenomeno non permettendo neppure la prima comparsa del senso di dipendenza' [,r:i incoraggia il paziente ad assumersi la responsabiliti di se Ettans: Questo StCSSO. Fromtn'. Infatti . Spesso anzi scendo in campo contro di lui' - I,A ERrCH FROMM 54 UMANIST]CA coanalitica. di Fromm: Si. Per qllanto riguarda la riduzione dello stato si tratta di una questione di dosagsono quasi- psicotici: in ;i;, ;;;. ;.r''.^.., Alcr-rni pazier.rti per I'ar-ralista cosi attaccamento un ;;;.ri-;i it,d sviluppare simbiosi' una chiamerei lo ch. ii.,,t.nro """E;;rt; Lei parla qui di simbiosi nel senso biologico del t"..in", cioe <ii un oigunismo che vive su di un altro e ne trenta o trentacinque anni. Certo avri dei problemi; soffrir) e le sembrerA una sofferenza inutile. Ma pud andare avanti senz nessun bisogno di cambiare. Lei si sta gettando la polvere negli occhir. Ad altri pazienti dico addirittura cosi: .,Se osservo il tipo di esistenza che lei ha condotto fin qui, concludo che mi sembra molto poco probabile che I'analisi possa aiutarla. <lipendenza, aggiungo che Lei vive troppo nel velhrto: da quello che mi lra detto vedo che ha un'infinit) di rneccanismi coi quali fa fronte a ogni tipo di situazione. Posso dirle che, statisticamente, ci sono ottanta probabilit) su cento che la terapia non le rechi vantaggio. C'd sempre I'altro venti per cento di probabilit), e questo basta a patto che in lei ci sia un impulso molto forte a cambiare. Nel corso del lavoro vedremo se E cosi>. Euaas: Cos) facendo non si viene a restringere il numero dei pazienti che accettano di continuare la terapia? Fromm: Qualche volta si, qualche volta invece si ottiene I'effetto opposto: il senso di responsabiliti del pazienre si impegna pii fortemente, e cosi la volonti di continuare. Euans: Anche Freud ammetteva cl-re per alcuni individui la <[ipende? 'Fromm: Proprio cosi. I legami con la persona ospite deb[,uno .r."r" spizzati prima di poter parlare di successo terao pre-schizofrenici sono in l;;.;. Molti'pazienti schizofrenici o materna' Messi di paterna, figura la con iffi". simbiotico fronte alla necessiti di stare in piedi da soli, possono avere questo r.,".- ti.rart, psicotica' In un tapporto simbiotico di sebluogo' ha avuto non individuazione ai ;;;.;;-ii;;;.!"o ir"n. l, tutpo della psicoterapia indi- una data scuola cherebbero che I'appartenenza del terapeuta a non b il fattore etc.') adleriana, u t.ori, (freudiana, rogeriana, questo sareDDe e.che terapia; della fini pin ai che conta di indipen' inoltre L'esperienza .i",-rr.*.ni" dai suoi ori"ntr-.nt-i teorici. in^modo comportarsi a diverse scuole condurrebbe terapenti Ji ..-pt. piJ simil". Cosa pensa di queste conclusioni? che Frorum: Mi trovano essenzialnente d'accordo' Queldi un .on,o t che l,analisi abbia una sua coerenza all'interno di migliori sono teorie iri".- rL,.-, di rife.imento' Alcune dell'analista' I'esperienza piJ importante.E ;it;;, ;1; co.u th.t gti ;1;;;;il t"" qr^riri personali, che sono poi^quelle un tuttavia C'B o"r-.rrono di capire u,, ultto essere umano' divenuti sono che analisti, molti [.i."i. ".t q"riJ i".o*ono nello stabilire un contatto proiali perch6 si sentivano inibiti (ciots quello fondo con nlt.i .r...i- rmani, il ruolo di analista una certa costoro a permette che sta seduto dietro il divano) ;r*.;; ii-g;;do di esperienza raggiunto. dal terapeuta' successo_ Fromm: Si, Freud ha scritto rlualcosa sLr qLresto punto. Anch'io in molti casi non sono aff,rtto ottilnista sulle probabilit) che una terapia abbia completo successo. Ma anche laddove il paziente non ha ottenuto la 1gr-rarigione, le ore di analisi che ha fatto non vanno del tutto perdr-rte. Esse rappresentano pur sempre uno scambio diretro fra due esseri umani, nel quale egli ha avuto almeno un certo contatto con se sresso e con un'altra persona; e in certi casi questo ts piir di quanto il paziente avrebbe mai potuto sperare. Euans: Riassumendo, lei ha detto di scostarsi dalle reorie freudiane ortodosse, prima perch6 punta deliberatamente al mantenimento di r-rn sentimento cli empatia col paziente, nei Iimiti della possibiliti di condividere le sue esperienze; e poi anche perchd non permette lo sviluppo di uno stato di dipendenza del paziente nella situazione di transfert. Impegnando il paziente a coltivare il suo senso di responsabilit) si ottiene persona sia cronologicamente ad.ulta' Euans: Alcune ricercht t'"1 psicoanalisi poteva essere troppo irnpegnativa c cl-re non poteva sempre avere '' a I'cf{etto che nel paziente viene a crearsi una determinazione incenti,lr.rt"il ;";i problemi. Nonostaute questo 'lteriore terapia psivr.r, tuttavia, non tr.rtti i pazienti risponclono alla il paziente mi dice: <<Devo proprio cambiare; non posso andare avanti in questo modorr. Allora di solito gli dico: oSenta, questo oolr u\ af{atto vero. Lei ha gi} vissuto per trentacinque anni in questo modo e non d ancora morto. Nessuno muore per queste cose. Lei pr-rd vivere benissimo per altri Per esempio PSICOANALISI ll !l ir p.oa.rion". La prima considera'ione da fare d quindi che perch6 i'unntlr,u ,ron .bbiu timore d'el suo slesso inconscio' scoprire nello solo allora non avra n6 timore n4 imbarazzo l'inconscio del Paziente. I I'I(I,(;I.]I)L]NTI ]. I PRECEDENTI STORICI STORIC.I tir,r(luirlr)rcnte mi sentivo sempre 57 pii insoddisfatto sia clella teo- r;r ( l)c della tecnica: fu cosi che, lentamente, presi a ricercare rrrr,rvi t'lementi al di fuori di quelli chc mi avevano insegnato a ,',,,rr,l,rle. In conseguenza di tale es:rnc critico della teoria l',i,,,,rrralitica si produssero cambiarnenti, sia nella nria tecnica, '.r,r rrt'l mio modo di vedete: e da allora in poi E una lunga '.1o1i;1. Euans: I)r. Fromm, fino a questo momento il nosffo dialogo ha messo bene in chiaro che Freud, e anche le teorie freudiane, sono srare parte integrante nello sviluppo della sua vita intellettuale Ora Ie chiederd: in quali circoitanze lei si trovd ad essere coinvolto personalnrente nella psicoanalisi e nel movimento psicoanalitico? Fromm'. Per rispondere a qLresta domanda occorrerebbe quasi la mia autobiografia. Ero figlio unico e i miei genitori erano molto nevrotici; io stesso rono .cuto probabilmente un bambino insopportabilmenre nevrol ico. Ma cominciai molto presto a prendere coscienza dell'irrazionaliti del comportamento umano. Forse I'evento piir decisivr>, nella mia giovinezza, fu l'inizio della prima gu..r^ monclialc. E,ra il 1914 e io avev<; quattordici anni, e vivevo in (]ermania. Ben presto, dopo lo scoppio della guerra, cominciai a essere colpito dal .li-u i.np.- rante di isterisnr. anti-britannic.. l_,entusiasmo per l, grr..., che si era ven.r() f.rman.l. ir.r trrtti mi spingeva a chieiermi perch6 mai..tairte pers()nc pcr bcne e ragi.rneroli potessero i.mpazzire all'improvviso. (.om'erzr ;,ossibile che clegii uomini fossero disposti a stare per anni in una ffincea, vivendo come animali? E, per che cosa poi? L'irrazionalit) di questo modo di comportarsi mi impressir)nava, cr;rno jrniei stessi gcnitori a rendermene aclrtarrente c.nsapevole, e fu cosi che cominciai a interessarmi di questo p,roblema c a tenrare rli analizzarlo. Analogamente, fu la follia della prima guerra mondiale che mi fece capire I'irrazionalit) del comportur"n,u sociale. E, cosi mi. misi a studiare psicologia, filosofia e sociologia, appresi l,esistenza della psicoanalisi, e decisi di diventare r-rno' psicoanalista. Per cinque o sei anni lavorai al mio clottorato in psicoana_ lisi e alla fine divenni membro delra Societ) psicoanalitica di Berlino e della freudiana Societi psicoanalitica Internazionare. 4. qr.l tempo ero rrn analista ortodosso, e per una decina ci'anni esercitai la professione cosi come I'avevo imparata. Ma lit'tttts Gli studiosi di teoria della personaliti hanno fatto r'.rrr lcntativi di classificazione delle diverse scuole esistenti: l,r'r ('scmpio c'd un gruppo denomir,ato <rortodosso> in quanto r'.rr,,i nrembri sono molto vicini alle posizioni di Freud. Esso B ,,r.;trttrito dai seguaci pii devoti, come Ernest Jones e Hans L,r, lrs. Un alro gruppo, quello dei <dissidenti>, ! formato da l,i rs()n('che in origine lavoravano con Freud ma che poi se ne ,lr,;t:rt'cirrono a causa di profonde differenze su certi punti, per , ,( nrl)i() le idee di Freud sulla sessualiti: questo gruppo comI'r('n(lcva Otto Rank, Alfred Adler e Carl Jr-rng. Un terzo fra i quali figurano Karen I'rul)lx) E quello dei <<neo-freucliani>, llorrrcV, Harry Stack Sullivan, Abranr Krrrdiner. T ner>freudiarrr, rnturalmente, sono colorc che rispetto alle teorie dei primi lr, rrrlirrni introdussero una concezione che dava r-rna maggior mrl)()r'tirnza alle determinanti culturali della personaliti. In st() qr-radro lei ritiene giusta, come descrizione della sua 1','..izione personale, la definizione di neo-freudiano che i stata ,1r( t,r'r voltc applicata alle sr,re idee? l:rottm: Veramente questa etichetta non mi d mai piaciuta ,r,,lt,r. (lon Kardiner non ho mai avuto dei veri rapporti di l,r\,.r'(). Con Sullivan e con la Horney invece si, e da loro ho r, rt;unCnte imparato: ci siamo insorr,ma influenzati a vicenda, ,rrrrlrt'sc le mie idee di fondo sono molto diverse dalle loro. | 'rrrrico clemento comune fra noi ts il fatto che lei stesso ha gia rrrli(irt(), e ciots l'importanza che diamo tutti alla cultura; ma ,rr( I)(' sr.l qllesto esistono fra noi delle differenze. Personalmenr, n()r) mi sentirei di estendere tanto il concetto: metterei rrrv.tt'[rii 1'accento sulla struttura sociale e di classe e sulla ',rurttrrrA economica, elementi il cui impatto si fa sentire sullo ',r,ilrrppo dell'individuo e sul suo modo di vivere. A parte poi ,pr'\l() clemento con)une, il mio pensiero dif{erisce non poco ,l.r ,1rrt'llo di Sullivan e della Horney. Forse la differenza sta rr.l lirtto che io mi sento molto pii vicino a Freud: il mio l,rr,,,ro tli tutti questi anni d stato un tentativo di tradurre l'r,'rr,l in certc categorie filosofiche e sociologiche che a me ,8 ERICH FROMM pare corrisponclano meglio ai modelli piil recenti del pensiero filosofico e sociologico. Per questo motivo io mi sento un po' come un allievo di Freud che cerchi. di tradurre il suo linguaggio e di presentare le sue scoperte piil importanti in termini pil chiari; liberandole dalla troppo limitata teoria della libido e rendendole cosi pii ricche e pii proionde. Quando dico che non mi piace I'etichetta di neo-freudiano non voglio certo sottintendere una mancanza di stima per il lavoro della Horney e di Sullivan, che invece apprezzo molto: voglio dire soltanto che io ho avuto uno sviluppo un po' diverso dal loro, e che il mio pensiero d stato influenzato da fattori differenti. Euans: Sempre a proposito di questo argomento: Freud medesimo, grosso modo dopo 11 1920, si diede a formulare nuove tendenze nel suo pensiero. E stato detto tuttavia che questi nuovi centri d'interesse del suo pensiero sarebbero di natura troppo speculativa, tanto da non poter pii essere considerati scientifici. Come valuterebbe lei queste tendenze del tardo pensiero freudiano, ed anche le reazioni ad esse cui ho accennato? Frornrrz: Si tratta di una evoluzione molto interessante. E la prima guerra mondiale, col suo significato storico, che va considerata come linea di divisione nelle formulazioni teoriche di Freud. Questo evento, uno dei piil crudeli e irrazionali della storia moderna, pose termine al diciannovesimo secolo, e segnd la fine dell'illuminismo e di un lungo periodo dl ottimismo e di speranza. Io stesso devo fare attenzione quando parlo della prima guerra mondiale, giacchd per quelli della mia generazione d stato l'evento pii importante della vita, anche se alcuni di noi erano troppo giovani per parteciparvi direttamente. Freud, come gli alti, fu sensibile agli effetti della guerra e alle circostanze in cui essa fece la sua iruuzione nella storia dell'occidente. Cid significa che {ino alla fine della guerra, e ciob fin verso il 1918 e per qualche tempo dopo, Freud era stato un tipico rappresentante della filosofia dell'illuminismo: ottimista, razionalista, convinto della possibilit) un-rana di raggiungere una profonda comprensione di se stessi, e attraverso tale comprensione operare dei cambiamenti nella propria natura. Essendo convinto che la ragione possa rendere l'uomo libero, che la ragione possa vincere f irrazionalit), Freud era un apostolo del pensiero illuministico. Ma poi visse il trauma violento della prima guerra mondiale e della sua completa irragionevolezza e follia; espetienza che in I PRECEDENTI STORICI 59 scguito fu acuita dalla crudelti e dall'irrazionalit) del regime stalinista prima, e poi di quello hitleriano" Freud si trasformb, cla filosofo delf illuminismo e difensore di idee razionalistiche, in un pensatore forse piii profondr), ma scettico: un() che non llpparteneva pii all'illuminismo n'ra che sotto molti aspetti era un vero pensatore del ventesimo secolo, soprattutto per il suo scetticismo, che d il segno distintivo dell'esistenzialismo. Anche se i cambiamenti nel suo pensiero non sopraggiunsero che verso la fine della sua vita, gli eventi che li produssero sono in realti quelli della prima guera mondiale. Freud divenne anche scettico sulle possibilit) di srlccesso della psicoanalisi come terapia, ed espresse questi timori in una delle sue ultime opere I Freud, 1937). Euans: Ecco un punto interessante, giacch6 si dimentica troppo facilmente che Freud considerava la psicoanalisi non solo una tecnica terapeutica, bensi uno strumento di ricerca. Frorum: Proprio. Si potrebbe anzi dire che in realt) a Freud non interessava primariamente la terapia. Non gli era mai lrarticolarmente piaciuto fare ii <dc'ttore>>, come ho scritto nel rnio libretto sulla missione di Freud IFromm, 1959]. Fin dall'inizio Freud fu un uomo che sentiva di avere una missione, che era quella, tipicamente illuministica, di rendere conscio I'inconscio e con cid condurre l'uomo al pieno del suo stato di ragione. Era convinto che sotto questo rispetto l'uomo sia <iavvero capace di evolversi fino al limite delle sue capaciti. 1l vero obbiettivo di Freud era quindi non gi) l'esercizio della terapia individuale, ma il miglioramento dell'uomo, e da questo punto di vista egli riflette pienamente la filosofia dell'illun-rinismo. Euans: il interessante che lei ci abbia gi) detto, Dr. Fromm, quale profondo effetto abbia avuto anche su di lei la prima guerra mondiale. In quel periodo lei era un adolescente, c naturalmente era molto pii giovane di Freud: gli eventi del tcmpo devono averla colpita anche pir) profondamente di come ,rhbiano colpito Freud, che era pii avanti con gli anni. Consi,lcrando in generale l'e{fetto dello Zeitgelst sul pensiero degli individui e sulle loro teorie, viene da chiedersi quale sia ('sattamente l'influenza della cultura sul lavoro di un daro individuo che venga a trovarsi in immediato contatto con essa. Ncl suo Iibro lei scrive, per esempio, che E,rnest Jones, nella srra biografia di Freud [.Tones, 1951), ha indicato come Freud vivesse, nella societ) viennese, a contatto con una classe media, rr ERICH FROMM 6o piuttosto repressa ed estremamente puritana. Nella mia conversazione con Jones IEvans, 1964] questo tema viene ripre- so. Lei invece d stato esposto, nel corso della carriera, a influenze completamente diverse: quelle di una societi in trasformazione. Crede che se Freud fosse stato esposto ad alcune delle stesse influenze che lei ha vissuto, le fondamenta delle sue concezioni teoriche ne sarebbero state coffispondentemente toccate ? Fromm; Senza dubbio. Sono sicuro che questo E cid che sarebbe accaduto. Un genio come Freud d assai pir) degli altri uomini figlio della sua societi, e sotto certi aspetti egli lo era ancor pir) di altri grandi pensatori. Per esempio, il suo atteggiamento verso l'emancipazione della donna b riflesso nei commenti che egli stesso aggiunse alla sua traduzione di uno scritto di John Stuart Mill in favore dell'emancipazione femminile. Freud scrisse che era quasi'follia pensare che le donne potessero mai essere le eguali dell'rromo. In questo egli era in pieno nello spirito della classe media vittoriana, e lo stesso va detto per il suo atteggiamento verso il sesso. Si potrebbe anzi dire che se Fretrd non fosse stato cosi completamente vittoriano non si sarebbe forse sentito al:,l:astanza libero di scrivere sul sesso con tanta {ranchezza. Ma proprio perch6 era egli stesso tanto <rispettabile>> in campo sessuale, era immune da ogni imbarazzo quando scriveva sull'argomento. Nella sua biografia Ernest Jones racconta corne Freud, ormai vicino ai quarant'anni, scrivesse una volta a un amico di sentirsi attratlo da una giovane donna, e di esserne sorpreso giacchd non avrebbe mai pensato di poter pr()vare, alla sua etA, un'attrazione di questo genere. Questo episodio E tipico dell'atteggiamento di Freud verso il sesso, e si riflette in tutta la sua opera. Euans: Dr. Fromm, da tutti i srroi scritti traspare un lungo studio e una profonda conoscenza uon solo della psicologia e della psicoanalisi, ma anche di discipline come la filosofia, I'economia e la sociologia. Conversamente, vi sono stati osservatori che hanno criticato Freud per la sua mancafiza di conoscenze profonde nel campo delle scienze sociali. Ammettendo che queste critiche siano fondate, non potrebbe \a carenza in questione derivare dalle scarse opDortunit) di formazione nelle scienze sociali che venivano offerte al tempo suo? E quali commenti farebbe lei su questo argomento? Fromm: Se ne potrebbero fare diversi. Anzitutto Freud si I I'RECEDENTI 6t STORICI interessava moltissimo di problerni sociali, certo moko pin di rluanto facessero i medici e gli psichiari del suo tempo. Freud costrui una teoria completa sulla. societi primitiva, elaborando in essa le implicazioni dei vari sistemi di tabi. Si interessava rnolto anche dei fenomeni di psicologia di massa, e attraverso Irr teoria della libido spiega col fenomeno del narcisismo l'attaccamento delle masse al loro capo. Freud si interessava grandemente ai fenomeni sociali, e in realti tutta quanra la stlrttura teorica del suo pensiero in questo campo ha un ()rientamento di natura sociologica. Euans: Questo B un ptrnto di rrlievo, dato che la maggior parte di noi per-rsa unicamente a Freud come esponente del ticterminismo biologico. Lei sta dicendo invece che in molte parti del suo lavoro egli riconosceva f importanza dell'ambiente s,rciale nella formazione della personaliti. bromm: Esatto. Naturalmente Freud si era formato nell'arnbito del materialismo fisiologico-meccanicistico prevalente tta i medici e i fisiologi del suo tempo; fondamentalmente, 1rcrd, le sue teorie sono per molti versi sociologiche. Vomei slriegare perchd dico questo. Freud era partito da questo contctto: l'uomo primitivo ts quello che d) piena soddisfazione ai srroi istinti (e qui si ri{eriva specialrnente all'istinto sessuale in senso molto ampio); seguiva poi I'nssunto che lo sviluppo della c ivilt) imponga cli reprimere Llna parte dell'istir-rto sessuale, giacchd questa repressione, per usare la formulazione di Freud, i' quella che sublima le forze istintuali, le quali in tal modo vcngono a trovarsi al servizio della cultura. In alffi termini l;t'eud pensava che I'espansione della cultura si fondasse su una scmpre maggiore repressione delle forze istintuali: l'uomo si s()ttopone al pericolo di diventare nevrotico perch6 B un costruttore di civilti. Freud vedeva insomma la storia come una llrrgica alternativa: o non possedere alcuna cultura e vivere senza nevrosi, o avere la civilti, ma con le repressioni e le r)('vrosi che essa comporta. L'insieme dei processi repressivi B visto corre il risultato dello sviluppo sociale dell'uomo. Ma (luesta B appunto una teoria nella quale i fattori sociologici Iri,nno un ruolo preponderante. Al tempo stesso, Freud non disponeva in realtd che di scarsissime conoscenze formali nel campo dell'antropologia cultrrt'ale, non per sua colpa, rna perch6 a quel tempo questa ,lisciplina non aveva una diffusione adeguata. Diversi studi ,rrrtropologici erano gii stati pubblicati al tempo di Freud, ma ERICH FROMM 6z I PRECEDENTI STORICI non gli erano noti. Insomma, come lei stesso ha detto, la non era diffusa come oggi, neppure presso gli intellettuali del calibro di Freud. Freud avrebbe potuto trarre profitto, per esempio, dalla teoria di Bachofen sul matriarcato, ma non era al corrente n6 di questa n6 di altre ricerche antropologiche che pure esistevano; ailo stesso modo aveva una conoscenza inadeguata della sociologia del tempo, rappresentata soprattutto dal Capitale di Marx, e dagli scritti di Durkheim e di Max \il/eber. Ma pur essendo quindi relativamente sprovveduto in queste due discipline, Freud per un sr.ro dono particolarissimo sentiva che l'uomo si pud comprendere soltanto nel contesto del suo sviluppo storico e sociale; e sebbene egli si interessasse primariamente a quegli aspetti che considerava essenziali nell'uom<r (i'istintivo e il fisiologico), il nosro compito oggi consiste nel sr.rperare questa separazione, e nel tentare di accostarci allo studio dell'uomo tenendo conto anche di tutti gli alri. Ripeto: Freud era sotto f infltienza del materialismo meccanicistico del suo tempo, per cui costrui l'intera teoria della libido sull'idea che vi fosse r-rn unico fenomeno, a[ tempo stesso fisiologico e psicologico: un modello che si potrebbe definire primitivo. Euans: Lei quindi sostiene che la mancar,za di familiarit) con 1'antro;.rologia e ia sociokrgia E cib che spiega la risrettezza, lo scarso respiro dclla tcoria freudiana della libido; ristrettezza che sarebbc pcrciir dovtrta non alle limitazioni personali di Freud, ma 2l u11 difetto cli informazione. Fromm'. Si. Ritengo che Frcud, nel cercare una risposta alle sue domande, sia stato costrctt() nci limiti delle tendenze materialistiche e meccanicistichc clel suo tenlpo, e che le sue ipotesi riguardanti la libido, il sesso c gli istinti costituissero la ti pii limitati conoscenza dell'anropologia culturale scritti . suo pensiero, E pur vero che altre influenze i suoi Fromm: Questo ts plausibile. Frer-rd era un medico, un rni di natura morale e sociale: vale a dire ihe il Freud illrrrninista, l'ottimista razionalistico dell'anteguerra, divenne uno scettico quasi disperato, ma arrnato di una nuova profonpensiero. A differenza di tanti suoi colleghi, che Ia ,liti di Jlucrra non aveva nemmeno sfiorato, Freud fu profondamente t.usso dagli avvenimenti; e il srro pensiero acquistd nuove .lin.rensioni e una nuova profondit). liuans: Sarebbe interessante sentire il suo parere su alcune ,lt'lle revisioni pir) specifiche operate da Freud nel suo pensier',,, cluando dal cosrrurro ipotetico di libido gli si venne .svilupl,:rrrclo un interesse per l'aggressivit), che a iua volta generd il ('()ncetto di Thanatos, o istinto di morte. C'E chi ritiene che lrrcud non sia mai arrivato a una concetttalizzazione adeguata rrtl dell'istinto di morte, n6 di un modello di aggressivit), 1x'rch6 si era in realt) trasferito sr-r un terreno assai meno It'condo di quello dei suoi primi lavori. Lei che ne pensa? I'-romm: Direi che nel periodo fino alla prima guerra mon,li:rlc Freud ha esteso grandemente la filosofia dell'illuminismo, tlirrosrando quale sia il reale potere delle passioni istinrive, t ioi' irrazionali, e in che modo esse possano passare sotto il Euans: Si porebbe tuttavia sostenere che, se B vero che queste influenze materialistiche e meccanicistiche possono aver il che poi hanr-ro influenzato maggiormente ? lisiologo che si era formato nel laborator.io. Inoltre.., ,,n b.,un borghese: un tipico rappresentante della classe media. per cntrambi questi motivi era pii aperto al meccanicismo materialista che alla filosofia kantiana o marxista, o anche a istanze l,olitiche come quelle di John Stuart Mill. Erano numerosi i lrrttori che spingevano le sue energie a incanalarsi in questa ilirezione_ particolare. Certo che avrebbe anche potuto fare ,rltre scelte. Ma d anche possibile che alla base delle sue l'istrette sistematizzazioni concettuali vi siano stati dei fattori pcrsonali. Abbiamo gi) veduto come Freud fosse influenzato rlalla filosofia meccanicistica gi) prima del 1914, e come proIondamente ]o scuotesse l'esperienza della guerra. Dopo questa csperienza egli comincib a vedere possibilit) nuove. Mi risulta chc molti analisti continuarono imperturbati ad essere quello cl.re erano prima: dei materialisti per i quali i problemi esistcnziali, come il problema delf istinto di vita e di morte, non t't'ano alro che speculazioni metafisiche. Invece il pensiero di Irreud dopo il 1920 si fece sorro molti aspetti piil profondo, e rispetto a cid che era prima, pii iniimamente legato a proble- spiegazione pir) soddisfacente possibile dato il contesto culturale del sistema di riferimento di cui disponeva. delimitato (r) si facevano contemporaneamente sentire r-rello stesso periodo: ed erano influenze che provenivano dalla storia del pensiero filosofico, e il cui respiro era amplissimo. In realt) il pii del grande pensiero filosofico era gi) compiuto ai giorni di Freud. Non porebbe darsi che le sue possibiliti di accesso a queste influenze fossero pii grandi di quel che pensiamo, e che egli fosse invece selettivamente pii attratto proprio da quei concet- ,l I l G IiRICH FRoMM 64 controllo della ragione; o almeno mosrando che esse possono venir governate in una certa misura se si comprende cosa c'i nelf inconscio. Tuttavia il suo atteggiamento razionalistico rifletteva ancora uno stato d'animo improntato all'ottimismo, che era quello prevalente nel secolo diciannovesimo. Diciamo che Freud rifletteva quello stato d'animo esprimendo la convinzione che l'uomr', sia motivato dal desiderio di vivere. Sia il concetto di istinto dell'Io che quello di istinto sessuale vennero pensati da Freud al servizio della vita. Ma poi la guerra mise termine a un intero periodo della umana, che durava da due o trecento anni, e Freud, come abbiamo visto, fu profondamente sconvoito cialia sua terribile crudelti e dall'indiffererza per la vita umana che aveva creato: e gli sembrir di capire fino in fondo la disruttiviti dell'uomo,'fino a concettualiz'zarla c<lme impulso a distruggere, o almeno come impulso che sta al servizio sia della ,rita-ihe della nrorte. Questo concetto venne ad aggiungersi all'ipotesi originale dell'istinto di vita. civilt) Sono pronto ad ammettere il carattere speculativo-di questo concetto freudiano dell'istinto di morte, tanto piir che esso si fonda su un altro concetto, quello della coazione a ripetere, che Freud non ha suff ragato che con scarsissimi elementi critici e che quindi comc costrtltto teoretico rimane nel vuoto. Ma non credo che cid possa alterare il iatto che il Freud del dopoguerra va nrolto al di lir, come pensiero, del Freud prece- dente. L,ibet'ato dagli orpelli clcll'illuminismo, Freud riusci a vedere molto piir in profonditi il conflittct insito nell'esistenza umana, e la realt) clella distruttivit) e del male. E qui non importa che le spiegazioni che ha dato siano pii o meno corrette. Da parte mia, recentemente ho cercato di dimostrare che la forma pii maligna di quel cdrattere che Freud chiamava nell'uoln() clinicamente parlando anale si ha proprio gravemente oppresso-dall'istinto Ji morte. Euans: Dr. Fromm, per passare piil specificatamente al suo pensiero su alcuni dei concetti tcorici f reudiani potremmo adesso considerare il modello di sviluppo da lui proposto. Freud chiamd <narcisismo>>, o amot'e per se ste;si, il livello piir arcaico dello sviluppo. Alla luce del suc, lavoro personale lei ritiene ch.^ il concetto di narcisismo sia significativo? Fromm: Si, io credo anzi che il cclncetto freLrdiano di narcisismo sia potenzialmente una delle sue piil grandi scoperte. Freud lo applicd non soltanto allo sviluppo del bambino, ma I I'RECEDENTI STORICI 65 :rrrt:he alla corrispondente psicosi: solo che, avendolo spiegato di riferimento, spiegazione che prrrtendo dalla teoria della libido come sistema kr costrinse in gravi limitazioni sia come ,,rme applicabiliti. I:uans: Insomma lei ritiene che r orne energia psicosessuale in il concetto di libido, intesa senso lato, fosse troppo limitato lx:r consentire un'interpretazione adeglrata del narcisism<1. l:rnrnm'. E,satto. E credo che una volta liberato da questi lirniti (il che del resto fece Jung quando estese ulteriormente I'idea di libido fino a comprendere l'energia psichica intesa in un senso molto piir ampio), il narcisismo risulteri uno dei (()ncetti piir importanti che Freud abbia mai formulato. Personalmente io ridefinirei la person,i narcisista come quella per l,r quale la realt) consiste unicamente in cid che accade dentro ,li lui, e ciod nella sua realti soggettiva. Nella prima infaozia si (' estremamente narcisisti, giacch6 in origine non vi d realti stcrnA dalla quale il bambino si senta differenziato. Ma anche rrrtti noi siamo pii o meno narcisisti , nel senso che siamo pii () meno portati a ritenere reale sokr cid che B denfto di noi e rron cid che d in rapporto con alre persone. Credo che lo srtrclio del narcisismo sia una conclizione essenziale per coml)rendere l'uomo; ma che non gli sia stata data un'adeguata :rttenzione, neppure nell'analisi ortodossa, perch6 E sempre stirta usata qr-rasi esclusivamente in relazione al bambino picco1,, . r11'rOrlto psicotico. []uans'. Lei crede quindi che il narcisismo sia un concetto di 1ir',rncle importanza, e che, liberato dall'interpretazione ristretta rlrrtagli da Freud, possa svilupparsi e diventare uno strumento ( ,rrrcrrr pii potente. I;romm'. Proprio cosi. Potrei anz.i a{fermare che gran parte ,lt'l lavoro futuro degli psicoanalisti consister) nel prendere le ,rsscrvazioni fondamentali di Freud e liberarle dal troppo limitlto sistema di riferimento che abbiamo gi) ricordato, il mec, rrrricismo materialista del secolo scorso; rivelando con qLresto l.rv()r'o tlrtta la loro importanza, piir grande anche di quanto l<r slt'sso Freud potesse sospettare. E questo si applica non solt;rnto al narcisismo, ma anche ad altri concetti freudiani. I'.uans: Chi ha sufficiente familiariti con la sua opera sa lu'rr.- che una buona parte di essa consiste proprio in un It'ntativo di ampliare i concetti fondamentali di Freud al fine ,li csaltarne il significato nel contesto del pensiero modernoM:r per procedere con le sue osservazioni sul modello freudia- ERICH FROMM 65 no di sviluppo: la teoria freudiana di sviluppo psicosessuale postula una transizione, dal livello narcisistico che abbiamo appena visto, alla fase orale, poi aila {ase anale, per giungere infine a quel livello che molti considerano il punto cenrale della teoria freudiana dello sviluppo: il livello fallico. Freud parla di ur:a sessualit) prematura che emerge a questo livello, allorch6 il bambino si innamora del genitore di sesso opposto, e dei timori di castrazione che vi si accompagnano, con'rplicandola, e che debhono essere risolti con qualche forma di repressione o di sublimazione. Sempre rrfacendcci alle sue osservazioni sui limiti delle concettualizzazioni freudiane, ritiene che anche questa concezione della sitrrazione edipica sia troppo limitata, e quindi passibile di sviluppo? Frotnrn: Si, credo che anch'essa si potrebbe espandere. Credo anche, come per il narcisismo, che la situazione edipica sia qualcosa di pii profondo e pii potente di quanto lo stesso Freud pensasse: e cib perchd Freud la vedeva in maniera un po' roppo razionalistica. Il bambino che ha raggiunto la fase fallica ha desideri sessuali che riguardano le donne in generale. La madre d ur.ra donna che si trova ad essergli vicina: ecco perchd si {orma il triangolo. Ma la relativa importanza atribuita da Fteud a questa situazione impallidisce se confrontata a un'altra scoperta, che io credo sia la vera scoperta cli Freud. Parlo di quella enorme forza, forse la passione pii grande che esista nell'uomo e nella donna, che ts il desiderio di tornare al grembo, al seno materno; il desiderio di tornare in braccio alla mamma, di tornare a77a sicurezza, a cid che protegge, a cid che non obbliga a prendere una decisione. Si potrebbe clire che questo comporta una fuga dalla libert) e verso il passato: verso la capsula protettiva, verso il calore amorevole della madre o di una persona in funzione materna. Non ts detto infatti che debba essere la madre reale: pud essere una nolrna, un nonno, o anche un idolo, qualcuno insomma che possa avere una funzione di amore e di protezione senza condizioni. Ma d una fuga che si fa a spese dello sviluppo personale: e percib costituisce, in un senso importante. il rifiuto della propria potenziale o il rifiuto di realizzaila. in psicopato)ogia, ma in tutta la storia dell'uomo sia possibile scorgere la forza temibile di questa passione di restare legati alla madre o ad equivalenti di essa: indipendenza, Credo che non solo la natura, il passato, la tera, l'amore. E vero che nei bambi- I I'RECEDENTI STORICI (.; rri, e piir tardi negli adulti, si possono osservare, contenutj nei sentimenti o nei sogni, desideri sessuali nei riguardi della l,ropria madre. Senza voler elaborare troppo, dird che a me t.,rnbra non esservi sufficienti motivi, sulla base delle prove lirrora presentate, per postulare l'esistenza del fenomer-ro. Ma vomei aggiungere che non appena un uomo, o un bambino, 1,r'ova nei confronti della madre un sentimento di desiderio rrrrito a un appetito sessuale, allora si pub dire trattarsi gii di rrr tentativo che egli compie per salvare se stesso da una situazione molto piil pericolosa, che d appunto quella di sparilt' nelia propria madre. Infatti cor.r Ia comparsa del desiderlo r.'ssuale egli almeno afferma la sua viriliti. Si osserva spesso ,'lrc persone molto legate alla madre riescono, trasformando il lcgame e aggiungendovi la sessualiti, ad affermare la loro rrrlscolinit) sfuggendo con cib al pcricolo di una totale dipen,lcnza e di una completa passivitl. (:oNSIDERAZIONI TEORICHE 4. CONSIDERAZIONI TEORICHE E FILOSOFICHE Eaans: Nelle scienze sociali e del comportamento si verifica oggi una situazione che tende a creare ideologie conrastanti. Per esempio, nella psicologia americana esistono diverse variet) di determinismo, molte delle quali ci offrono una psicologia costruita sul modello delle scienze naturali. Ma d'alro lato vi si trovano anche molti autori che non dipendono da questi modelli e che invece sono alla ricerca di un approccio pii umanistico. La conseguenza d che si ha spesso un conflitto aspro fra i due punti di vista, che potremmo definire rispettivamente meccanicistico e dinamico. Lei crede che nel campo della psicologia vi sia spazio per entrambi questi sistemi di riferir"ento ? Fromm: La risposta E affermativa ma con qualche riserva, per qlranto il fatto di essere io stesso uno degli esponenti dell'orientamento dinamico limiti l'autorevolezza di cib che dird sul piir statico orientamento meccanicistico. Sono certo che molti degli studi esistenti in campo behavioristico e in campo pavloviano siano validi, e arricchiscano la scienza psicologica. Non ho nulla da dire conro di essi, almeno finchd restano nel campo della scienza, finch6 ncln fanno affermazioni che non possono dimostrare, e finch6 non attaccano la psicoanalisi e le teorie dinamiche in genere senza averle adeguatamente comprese. Personalmente direi che Ia forrna pii scientifica di psicologia d la psicoanalisi. Qual i I'essenza del procedimento psicoanalitico? I-'osservazione dei fatti. Nessuno viene cosi minutamente osservato come un paziente in centinaia di ore di sedute analitiche. La procedura dell'analisi consiste nel trarre indicazioni dai fatti osservati, nel formare delle ipotesi, nel confrontare queste ultime con altri fatti, e infine nel sintetizzare una massa di materiale che d sufficiente, se non a verificare le ipotesi, almeno a riconoscere la possibiliti della loro fondatez' E FILOSOFICHE 69 E ora dovrei parlare della questione di fondo: Ia guarigiorrc del paziente come prova dell'esattezza delle ipotesi. Sono lrcrr) piuttosto scettico sulla questione della <prova>. Tutti srrl.rpiamo che con l'ipnosi e la suggestione si pud curare quasi rutto. Questo perb lascia senza risposta la questione della rr,rtura della guarigione. Si pud davveto spiegare la natura della llrrarigione con I'esattezza dei |atti osservati, oppure si tratta di ..;rralcos'altro? Questo d il punto, ed d un problema n-rolto, ma rnolto difficile. Per esempio, se un paziente mi racconta un sogno io devo dare un senso a quel sogno nel contesto di tutti i dati di cui dispongo su quel paziente. Certe volte ci riesco e c('rte altre no. Comunque ho davanti a me un problema che rlt'vo risolvere: non posso evaderlo. Se voglio procedere in nrodo scientifico devo affrontare il problema e dargli un signil'icato sulla base di tutti i dati che ho a disposizione. L'osservnzione dettagliata dei fatti; l'acquisizione di inferenze; Ia Iormazione di ipotesi; la verifica delle ipotesi, o della loro plausibilit): questo E il metodo Lrsato in tutte le scienze. Con l,r differenza che in psicologia dinamica e in psicoanalisi i rnctodi di verifica sono diversi da quelli delle scienze naturali. Ma sono cionondimeno metodi di verifica sufficientemente rrttendibili. Dopo tutto non dobbiamo dinenticare che in tutte lc scienze si hanno differenze di opinione, fra ricercatori che lrirsano i loro risultati su metodi sperimentali, circa l'interpret:rzione teorica delle conclusioni raggiunte. Non appena ci si s,rllevi un po' al di sopra del livello pii superficiale, i <fatti>> r)on sono pii dei semplici fatti. Sarei invece molto piil scettico sugli aspetti terapeutici della yrsicoanalisi. Qui le possibiliti sono certamente limitate, e in rnolto di quanto si sente asserire c'E dell'esagerazione, specialrncnte se si tiene conto delle speranze del pubblico. Ma (luanto alle procedure e alla loro natura, l,crfettamente scientifiche. Da questo punto credo che siano di vista non c'E rrr<ltivo che la psicoanalisi debba sentirsi scientificamente meno lispettabile delle metodologie di tipo pii meccanicistico. Oc- ('()rre tuttavia rendersi conto che i metodi dinamici sono pii ,lifficili. Direi che ciascuna analisi costituisce un progetto di licerca a s6, un progetto originale ogni volta: cid esige in chi l,r conduce una grande capacit) cli ricerca. liuans'. E ben nota la classica critica rivolta a Freud e in gcnerale a tutti gli psicologi e gli psichiatri cli scuola dinamica: ,l,c molte delle ipotesi contenute nei loro modelli teorici non 7o siano per loro natura slrscettibili di verifica ernpirica. Qui in America uno psicologo dell'universit) Stanford, Robert Sears, ha tentato ISears, 19$) di sottoporre a veri{ica alcune ipotesi di Freud. ,N{a a parte i pochi lavori di questo genere, I'opinione generale di molti psicologi <scientifici> d che i modelli dinamici non si prestano a operazioni di convalida scientifica. In molti casi c'B chi definirebbe le teorie dinamiche come pura speculazione anche in presenza dell'inclusione di osservazioni empiriche raffinate. Questi critici ritengono che la formulazione di teorie che per la lorcl stessa natura si precludono ogni verifica empirica non possa equivalere all'investigazione rigorosa di un'ipotesi con i r-netodi della ricerca empirica; n6 sono disposti ad accettare un credo che r-reghi la necessiti di adottare un approccio pii o meno deduttivo nello studio di un problema. Fromm: Ebbene, Dr. E,vans, tutto dipende da cosa inten<<rigoroso>>. Decisamente, io non credo sia esatto affermare che la psicoanalisi non si presta aila veritica empirica. Diciamo che ho un pazienre e che l'ho ascoltaro per trenra sedute. L'ho sentito raccontare alcr.rni sogni. Mi sono formato r-rn'ipotesi. Le trenta sedute successive (con altri trenta sogni) din-rostreranno vcra o falsa la mia ipotesi. Ne faccio rlna nuova, raccolgo altro materiale, e alla fine tr-rtte le ulteriori informazioni che potrd aver ottenuto da lui saranno interpretabili oppure non Io saranno nel senso della mia ipotesi. Tutto questo io lo considero come rrna verifica sulficientemente empirica. Posso analizzare una persona per un certo periodo di tempo, e sapere che nor.r l'ho coml-,resa. Poi, forse dopo altri sei mesi di analisi, arriva un mominto in cr-ri tutto improvvisamente si colloca al sutl post.r, e ci st',n,r: oEccola 1a struttura! Ecco che ora si capisce perch6 si erano sviluppati quei sintomil>. Tutto qr-resto credo che sia abbastanza empirico. E chiaro perb che una verifica come questa pud essere fatta soltanto da uno che ha studiato a fondo la procedura. Un esempio molto semplice di cid che intendo: prendiamo una radiografia, una radiografia clel torace. Due medici, entrambi specialisti della materia, vedor.ro la medesima ombra. Il piil delle volte si troveranno d'accordo sul significato di questa ombra, ma qualche volta saranno in completo disaccordo. Se ora mostrano la radiografia a ona terza persona che conosce poco la materia o che ha poca r:sperienza, questa potrebbe benissimo metterli sotto accusa rrrendendo spunto dal loro diamo con IIAZIoNI 1'EORICHE E FILOSOFICHE F,RICH FRoMM 71 .l)otr:ebbe clire: .,Ma come potete affermare di nretodo empirico? Voi tirate a indovinare. Dite che , l,,rrrl,t-,t l:osse di un millimetro nrir grande, o se fosse un po' () mcno scura, indicherehbe forse un cancro, e altril'trl i l,llll( llll rtr s:r'c[)be solo il segno di rrna vecchia cicatrice tubercola,. Nirlurlrlnrente ben pochi, inesperti cli racliografie, avrebbe- n, r, ,,, rl ,,,r'rrggio di dire queste cose a dlre esperti della materia. E ,, r.rrrr.rrle i necessario aver visto centinaia e centinaia di lastre Ir{rr('r csserc in grado di interpretare al giusto questa o , r' ll,r rrrircchizr particolare. Ma non esiste nemmeno la possibil lrr.r ,li rrna verifica <<rigorosa>> di quella interpretazione; che rrr.rvi;r i'ernpirica e scientifica. E, semplicemente, osservar''r( : Ilrrtto di alffe lunghe osservazioni, frutto dell'esperien.r lrrrtto rlclla conoscenza del loro significato. chc [o stesso d vero per l'osservazione, da parte di uno 1,.r,.;r1l1q1i5121, di un paziente che sia stato ascoltato per lunghe ( .lr irrnclue voglia convincersi della giustezza della mia . ,r r n,,n deve far aTtro che partecipare con me all'osserva,,,,,, ,it 1 [)azici)te, alia raccolta di notizie su di lr-ri e sui stroi rrr. r.uuSnri. Allora sari nella medcsirna posizior-tc cli r-rn collc,,r, ( lr( 1,rrt) giuclicare le mie intcrpretazioni. Ma esnttamentc ,,,r,', il 1,r'ofano, privo di ogni espencnza di radiologia, sarebbe , r,,((. clriedere il significato della macchia snlla lasra, cosi 'r ,r,1,1,,'r.iclicolo il pro{ano di psicoanalisi che tcntasse di valur,r( r nr('r'iti di un'analisi particolare. ir',rtrt. Occasionalmente ho sentito dire le stesse cose da l,iologi, chimici e fisici, forsc particolarmente creativi: r ( ssi sostengono che gli psicologi in una situazione speri,,,l.rl( csigono maggior <<rigore>> di quanto potrebbe forse ,, lrr, ilt'r'r' Lrn ricercatore nel campo deile scienze <(esatte)>. It,,rttrt/ Proprio cosi. Io temo anzi che i nosri colleghi l,,rr.l.r,i siarro qualche volta un po' all'antica nella loro conce,,,r,, ,l, llrr scienza. Sono convinto che riuscirei piil facilmente I'r( 1,,:r'c il carattere scientifico del metodo psicoanalitico a ,,rr lr,,rr() tcorico, a un biologo, che a molti psicologi : infatti il tr r,(, () il biologo di oggi b molto piil cosciente della sua rr,r,r,'i.r)(, che d quella di non stare semplicemente studiando ,1, r Lrrti che possono essbre pesati o contati, e per i quali 1,,,,.(,r() plcdisporsi le cosiddette prove rigorose. Direi che il t,,rr',r( r() lrsir:o2n2li1i6. i di un genere pii moderno e anche pii r,rrrrlrlr'ssr) rli quel tipo di ricerca psicologica che esige prove r | , I t( (' r-igorose. In fisica teorica nessuno parla molto cli ERICH FROMM prove strette e rigorose per dimosffare alcunchd; lo stesso E vero molto spesso anche in biologia. Forse alcuni psicologi sono tanto preoccupati di fornire prove rigorose perch6 quello che cercano di dimostrare non sigrnifica gran che. Euans: Naturalmente c'B chi accusa gli psicologi di stare sulla difensiva quando d in gioco la questione della <scientifici ta>. ii stato fatto rilevare che si insegna di pii sul metodo scientifico in quanto tale nei corsi pre-universitari di psicologia, che nei corrispondenti corsi di biologia e di fisica. A suo avviso, la conosce.rza del metodo scientifico e la relativa formazione nelle tecniche di ricerca di tipo ipotetico-deduttivo, sono proprio il modo migliore di preparare il futuro ricercato- re di psicologia? no E verissimo che 1o studio paziente equivale a un Progetto di ricerca (una ricerca sulla vita), che esige un alto grado di abilit), grande obiettivith nell'osservazione, grande capacit) di formulare ipotesi, ecceteta. Ma nemmeno E sufficiente, per fare un ricercatore qualiiicato, prendere un clinico e sottoporlo a questo tipo di studio. Va da s6 che ogni clinico pratic.rnte, in medicina come in psicoterapia, deue possedere una certa abiliti di ricercatore' Perb si trovano molti psicoanalisti che non hanno interesse per la ricerca: non ne hanno il gusto, insomma non hanno il dono della ricerca. Di cclnseguenza 7l lavoro che fanno E davvero Fromm: Francamente direi di di un poco scienti{ico. E,ssi non fanno che adottare una certa formula, la applicano ai loro pazienti, vedono solo le cose che si aspettano di trovare, e se ne cscono con risultati che avevano gi) anticipato. Per forza: mancano riella sensibilit), o anche, se vuole, della coscienza scientifica necessaria per dar conto col dovuto rispetto di tutti i dati in cui si imbattono; c Per essere critici verso se stessi. E una vera sciagura che cib possa accadere in psicoanalisi, che B invece un metodo scientifico altamente sviluppato. In questo contesto la parola <<scienza>> non indica semplicemente un metodo, ma bensi implica una volonti ostinata di scoprire onestamente e obiettivamente Ia veriti che si nasconde in una situazione. In questo senso Freud era un vero scienziato: e tutti i clinici dovrebbe ro essere come lui. Euans: Spostiamoci su un argomento connesso al precedente. Thomas Ezasz fa rilevare in un suo libro ISzasz, 1961] che il concetto di salute mentale a stato sempre considerato attraverso occhiali, ideologicamente parlando, colorati : ciod che (]()NSIDERAZIONI TEORICHE :rbbiamo un'ideologia, E FILOSOFICHE 73 pii che una scienza, della salute menta- lc. Lo stesso autore, in un recente simposio dell'American l)sychological Association, d arrivato ad affermare che Freud l)u(') essere stato in parte responsabile di questa situazione, l,"rpetuando senza saperlo non una scienza, ma un'ideologia. i)rn qr"rto si pud collegare alla sua ultima risposta, e le obiettivi e si E lei posizione favorita? propria della a difesa tliventa avvocati come ha risolto questo problema/ Froruna: Lo sa anche lei, io sono stato criticato spesso lrcrch6 sarei una sorta di predicatore: uno che difende le proprie idee sociologiche, filosofiche, o politiche. Nella psicoIogia troverei qualcosa che mi dimostra che queste idee sono giuste. Non voglio difendermi: penso che in realti i miei tritici non abbiano fondamenta per le loro accuse. Nelle scienzc sociali c'd sempte stato interesse per certi dati; e tutta la scienza E basata sulf interesse per la scoperta, per cib che rtoverna la natura, per il ritrovamento di una medicina che litrarisca una malattia, per il disegno di mezzi atti a vincere la 1,,lverti. Supponiamo ora ch6 qullcuno dica a un medico: <Senta, cosi non va. In realti lei ha fatto questa scoperta rrcll'eccitamento di voler trovare una cura per il cancro: ins()rnma se lo aspettava di farc una scoperta scicntifica>. Chialrrmente questo d un discorso che non ha senso. Freud aveva 1,er' la scoperta un interesse naturale, cosi come lo avevano ,rltri psichiatri, alri sociologi, alri psicoanalisti del suo tempo. I I iuo interesse specifico era di scoprire un modo per curare le rrralattie mentali. In s6 cib costituisce un interesse speciale ,lclla scienza. La medicina si fonda sul principio che la vita d rncglio della morte. E anche concepibile di cosruire un'intera scicnza basata sul principio che la morte i meglio della vita: in questo caso si studierebbero sistematicamente i vari modi di ,,..id.... Il modo migliore di abl>reviare la vita sarebbe il rrrodello teoretico di una simile scienza. Dire che si ha un interesse per qualcosa, dunque, non prova rrrrlla sui risultati. La prova dei risultati sta precisamente rrt'll'atteggiamento (scientifico e critico) verso cib che si sta l,rccndo. Insomma il problema si riduce a questa domanda: lirro a che punto il metodo scientifico viene qui applicato (()rrettamente? Lo scienziato deve poter dimostrare di avere irrtcresse ad arrivare alla soluzione di certi problemi; che le risposte siano di Lrn certo tipo o di un alffo non ha nessuna ,hiedo: quand'd che si F- cessa di essere osservatori 74 ERICH FROMM importanza. Sappiamo anzi che 1o psicoanalista si trova in una posizione particolare, in quanto uno dei suoi compiti fondamentali d di analizzare continuamente le slre motivazioni soggettive. Questo d il motivo per cui ogni analista degno di questo nome deve egli stesso sottoporsi ad analisi; in piir, egli analizza costantemente se stesso per comprendere le sue motivazioni profonde, le sue inclinazioni, e le sue eventuali possibiliti di falsificare o deformare qualche dato. Questo egli cerca di evitare, ed d questa la vera essenza delle preoccupazioni dell'analista. Visto che lei mi ha posto questa domanda, le dirb che si tratta qui di una mia preoccupazione personale, che perd amministro senza difficolt), giacch6 mi analizzo tutte le mattine per quaranta o cinquanta minuti. Si, cerco di essere consapevole e cerco di essere molto critico; non pretendo certo di non fare errori. Non n-ri sembra di fare pii errori di qualunque scienziato che si rispetti, e dico questo conoscendo la dif{erenza che esiste fra un fatto e un desiderio. In ultima analisi tutto 1'orientan:rento scientifico 6 in realti questione di salute mentale, qtrestione ciots di sapere qual i 7a dif{erenza fra i {atd e i pensieri, fra la realt) e l'esperienza soggettiva. Se l'analisi produce un effetto, € quello di liberare gradualmente f individuo dal proprio narcisismo, vale a dire dalla confusione che si fa ta i fatti e i desideri soggettivi. Per quanto riguarda la prova, questa d una questione che chiamerei, come ho fatto poco fa, una questione di coscienza scientifica. E perfettamentc vcr() che nei can.rpi in cui si pub misurare e pesare si hanno prohabilmente meno tentazioni di f tode che in un campo dove invece misurare e pesare E impossibile, ernche se sappiamo tutti che niente pr-rir spingere a mentire come la sratistica, che pub prestarsi tanto facilmente alle manipolazioni. Non ho mai prorzato tanto la tentazione di dire bugie come quando facevcl io stesso iavoro statistico. Ma la questione riguarda la propria coscienza, e questo vale anche per le alfte scienze. Se uno scienziato lavora in un campo piil rigoroso, come per esempio la chimica o la biologia, ci si aspetta di solito da lui che non deformi i fatti che presenta, che renda conto dei suoi esperimenti con correttezza e onesta, e che nei suoi dati non vi sia nulla di falso. Ma tutti sappiamo che si sono dati dei casi, anche in campi come qllesti, di persone che hanno presentato dati falsificati. Non credo, in conclusione, che il metodo psicoanalitico di per se stesso si presti piir di altri metodi alle falsificazioni, n6 che isuoi -,!i4*'*saerr{tffin+r (]oNSIDERAZIONI TEORICHE E FILOSOFICHE 75 e obbiettivi lo rcndano meno scientitico. La distinzione d ir-rteressante. Ma per continuare spcciali interessi Euans: rr.'lla stessa direzione, potremmo prendere r-rn genio come lo stcsso Freud, che prima elabora un magnific<l sistema di contt'tti sul comportamento umano, con delle intuizioni capaci di s('onvolgere il mondo, e pci ne resta egli stesso scollvolto, ,liventa uno strenuo difensore delle sue posizioni, e alla fine ts rlivenuto, con i suoi metodi, uno strumento di trasformazioni sociali. Sappiamo che a un certo punto Freud muoveva verso ,',.,nclrsionl va[de, ma sappiamo anche che in certe zone il su<l pur l,cnsiero successivo si E Jimostrato meno efficace. Quindi, riconoscendo l'assoluta genialit) di vaste porzioni della sua ,,pcra, dobbiamo anche a"mmettere che essa contiene asserti la c,ri validiti d molto variabile' Mi pare che cib corrisponda in 1,arte al pensiero di Szasz lSzasz, l96lf : un-grande .pensatore dalla convinzione di 1,,.,d fursi prendere, senza esserne conscio, conglobare in esse punto di irvcr scoperto certe veritd, fino al per contaminarle' poi finiscono che idee quantit) altre di ,,,,a I I nostro punto d se tutto questo possa essere considerato scicntifico. Frornm'. Lei concorder) con me che la storia della scienza i rrna storia di errori: d nella natura del progresso scientifico cl-rc un errore venga sostituito da rtn nuovo errore. E tuttavia' in questa sequela di nuovi errori che prendono il pos-to- di u.ccii .r.o.i, il pensiero scientifico va avanti' La parola definitiva, la verit) uliima non esistono. Cib che conta d la differen,,r fra un errore produttivo e ull errore sterile, e la storia della scicnza d una storia di errori fertili e di fertili veriti' Cid che di solito accade nella storia della scienza E che una tlrrta proposizione non si dimosffa semplicemente vera o falsa, ,',^ b.nri tale da trovare la sua applicazione in uno specifico sistema di riferimento. Nel ,.,...ttiuo stadio di sviluppo quella irl)plicazione originale viene vista in un quadro pii vasto ll l,ensiero scientifico procede perch6 un'idea la cui applicazione i' originalmente ristretta vierre ampliata dagli sviluppi successivi. Credo che questo sia vero anchc per la psicoar"ralisi e per la l,sicologia. Si d) spesso il caso di psicokrgi chc,- ansiosi di i,'.,ru." validaziclni e prove rigorose, preferiscono lavorare su l,roblemi insigni{icanti ma che si prestano alla dimostrazione, ,urzich6 affrontare problemi di grande importanza che perd non ( ()nscnrono prove altrettanto rigot'ose. :E{ilItin|Fee*-' 76 ERrcH FRoMM Euans: In altri termini esigenze di rigore scientifico restririgerebbero il campo del protlemi affrontati. Fromm: Si, molto spesso E cosi. E molto pii facile e pir) dire: <Voglio interessarmi solo di cose che possono rigorosamente provare, anche se sono cose che conosco gii. Ma stavolta posso provarle cifre alla mano, e con belle statistiche>>. Ma Ia psicologia ha tanti problemi difficili e urgenti: cos'd l'uomo? Quali motivazioni lo spingono? Perch€ un uomo perde la ragione, perch6 rn alro diventa nevrotico? Perch6 quest'uomo vuole uccidere e quest'altro no? Lo scienziato che vuole trovare prove rigorose a tutto sarA portato a evitare questioni come queste; e la- psicologia sar) allora una scienza molto sicura, molto innocua, e anche molto noiosa. Euans: Cosa pensa della gii ricordata lSzasz,1961l tesi di Szasz secondo la quale il concetto comente di salute mentale sarebbe soltanto ideologico in quanto rifletterebbe teorie a loro volta influenzate dallo Zeitgei.sl, com'B accaduto nel caso di Freud, anzich6. avere un suo proprio signi{icato e validit)? Frotam: Non dobbiamo dimenticare che il concetto di salute mentale non E semplicemente un concetto psicologico, ma E realmente influenzato da numerosi fattori culturali e sociali. Teoricamente ogni societiL definisce la salute menrale sulla base ciei suoi fini specifici e della sua stessa sturtura. Nella societ) occidentale del diciannovesimo secolo alla persona media si chiederra risparn-rio e accumulazione, non spese e consumi: percid un individuo che si fosse messo a comprare a rate sarebbe stato considerato poco sano di mente, e anche moltc immorale, giacch6 in quell'epor:a la socierzi definiva sia la salute della mente che la moralit) anche col criterio che non bisogna spendere il denaro che non si ha. Questo atreggiamento si fondava su una struttllra socioeconomica ancora molto interessata all'accumulo di capitale anzich6. alle spese. L'economia della societ) urbana del ventesimo secolo E invece basata in maniera predominante sullo spendere: oggi E la persona che non compra niente a rate che viene considerata strana e non del tutto sana di" mente. Un atteggiamento che per la societi del diciannovesimo secolo era adeguato ed utile d diventato sconveniente nel ventesimo. In altri termini, il concetto di sanit) mentale E inrinsecamente influenzato dal clima culturale prevalente in un periodo dato, e dai bisogni dettati dalla situazione economica di quel periodo. Freud viene costantemenre rimproverato di essersi conveniente adagiarsi e (:()NSIDERAZIONI TEORICHE E FILOSOFICHE 77 llrrro srrlrmento per l'inizio di trn'epoca di gratificazioni sessuali i,rdiscriminate, e di totale assenza di repressione dei desideri. Io non credo che l'accusa sia giustif icata' Come ha scritto llrrxlev f Huxley, 1%91,Ia doman,-la che tutti oggi si-pongono questa; perch6 rimandare a clomani la soddisfazione .' proprio 'rrn'desiderio, se posso averla gii oggi? Ma qLresto rrtteggia,li ,'.,.,n,. E il .iriruro del nostro titt"-u di produzione attuale, ,'hc d fondato sull'aumento dei consumi; e non soltanto di lrcni tangibili come vino e liquori, ma anche intangibili come il scsso. L'uomo del consumismo d per sua stessa natura un con poca l,rodotto del sistema industriale del secolo ventesimo, ansiosi sono russi politica. I ,, nL,lla influenza della sruttura (luanto noi di creare questo tipo di uomo, la sola differenza b indietro di noi' Provi a immaginarsi cosa che sono un po' pii 'nostra economia se tutti usassero la stessa ,'ccadrebbe della rrtrtomobile per dieci anni, o se tutti smettessero di compra-re col sistema iell. ,ate. Avremmo una grave crisi' Ecco perch6 c'd bisogno di un tipo di r-romo cLre desideri consumare e che uoglia avere rn, nuou, cosa tutti igiorni. L'uomo del vente.imo secolo vuole consumare, non vuole rimandare, vuole cvitare ogni conflitto, non vuole avere frustrazioni' E un rrtteggiamento che si vede anche in riferimento ai bambini' La mai 1,r"o.-.up.rione piir grande d che i bambini non vadano felicil potesse rendere qllesto se Come i,r.unr.,, a frustiazioii. (,oncludendo, gli insegnamenti di Freud sono stati costretti in rrr-r'ideologia,.che difende queste opinioni perch6 esiste la necessit) economica del consumismo. Euans: Quindi lei r-ron crede che Freud medesimo abbia nrinimamente contribuito a rasmettere e diffondere I'atteggi:rmento anti-f rtrstrazione. bromm'. No. Al contrario: Freud era vittoriano all'estremo, c avrebbe avuto orrore dell'atteggiamento consumistico, esattamente come chiunque altro avrebbe fatto nel secolo decimonono. Un atteggiamento del genere gli sarebbe sembrato semplicemente immorale: se si leggono le -opere di Freud vi si ,r.',,r, trnu quantit) di giudizi morali e di espressioni -di riprovrzione di iutte le attivite sessuali al di fuori di quelle cosidtit'tte rtormali o Iegittime. f:uans: E stata un'analisi molto interessante la sua, Dr' Irromm, e molto puntuale: di certo una buona risposta a chi ,rbbia espresso opinioni diverse. E, ora una questione collegata allo stesso argomento, che 78 ERICH FROMM '.0NS interessa g1i psicologi sociali: l,eccessiva preoccupazione per problemi di classificazione delle malattie mentali,'in ,r, _o" mento in cui vi sono alri problemi che probaUii."""t. piil importanti che non conoscere il numero potenziare,ono dei pazienti da ospedalizzare. per esempio nei suoi scritti si ri_ sconra un interesse per questioni come il pregiudizio, I,urtori_ tarismo e la misanrropia. Di parricolare i.rt.ress" d pei molti la t'irc spesso Ia religione diviene. L'interessante i che il fenomerro dell'alienazione si rova nel Vecchio Testamento, dove si 1,,rrla del culto degli idoli. Il profeta parla di r',rccoglie della legna, ne usa meta per cuocersi un uomo che cibo, e con l',r[tra met) costruisce un idolo che si mette ad adorare. Ma I'iclolo ha orecchi e non ode, ha occhi e non vede. Cosa significa s:ru.": Lei ha nominato Oswald. N.t ,,ipp"ri; :]i.:]l dalle _Ll?riautorit) redilrrl sanitarie di New york e da trrtre parti.i legge, come lei ha accenrato, che .ra stataf;,;; ;;;-di*;;;; di personaliti schizoidea quando O.;rld ;" ancora zo; e naturalmente sappiamo clre si rratta di una un ragaz_ il.;""r%l capace di atti di violenza, a volte anche continuativi. Non nome. Voglio dire, insomma, che Euans'. Qrreste diagnosj. fatte qr-rando il paziente d in fiorr_ ne et) a volte non significan., gian chc-. ' Elrro, 1o-n significano rnolro. In realti sappiamo ,.!r::,*, b(n poc() su Oswald. Ma io crcdt, chc il problc., d"llrli.rrr_ zione vada molto al di la del cornportarncnto parricolare il concetto biblico di idolatria ts Jropolazione, in modo particolare i burocrati e 91i irnpiegati ,lclle grancii corporazioni, la cr.ri vita viene governata da segnali sirubolici. Ma come facciamo a sapere che tutti diventano s('rnpre priir alienati? Lo sappian-ro quando vedian.ro emergere ligure di capi e di dittatori; quando gli individui hanno uno scarso senso di s6 e delle loro capaciti creative; quando hanno ii culto dello stato; quando adorano idoli in qualsiasi campo, siano essi stelle del cinema o grandi industriali. Rimovano il scnso delle loro capacit) creative soltanto adorando dei simbo- di ch. .i ,igu,,Jn-irtti. Sto usando il .sia termine <alienazione,> come d stato r;sato da Flegel, pii; ;;ji cia Marx: detro cioE di una persona .t";; " vive nell,esperien- za delle sue capaciti umane (per esempio-iiurrro.. il ..'ssenzialmente la stessa cosa del concetto hegeliano e marxiano .li alienazione. Marx sostiene che l,r classe operaia non qualificrrta b la classe pir\ alienata. Oggi vediamo piir chiaramente un lirtto clle Marx non aveva previsto, e cioE che anche il lavoratore qualificato pud essere non meno alienato del resto della sappiamo nepprrre se Osu,ald .sia stzrto, in qualche n onr.,la, uno schizofrenico non riconoscir,rto .o-. ,nj. con Lrna diagnosi. o l, .rgg.r- pensiero . la ragione, il girr,o Lp.*"f , _" ;rr?;??; tnvece queste capaciti su qualche idolo o su qualche {orza a lui esterna; e che poi i costretta, per ritrovare un contatto con esse, a sottomettersi completamente a questo idolo. II fenomeno E frequente nella religione. Dio, o qualche inrmagine di idolo Dagano, viene investito di qualch.';;; attributo. L'indivicluo ii in,puu.ri.;;, il';;r* h sua forua alla figura esterna, e pud ritrovare se stesso solo se si sottomette za, il ciir? Significa precisamente cl-re invece di sentire dentro di me I'infinita, smisurata forza della ragione e dell'amore, io cedo rltrcsta forza all'idolo svuotando lne stesso. Poi gliela richiedo, 1,ct cosi dire: ritrovo me stesso sottomettendomi a lui. Ecco lrcrchd nri devo sottomettere a un idolo: se non lo facessi sarei rrn uomo completarnente vuoto. Ma mi sono consegnato alf i,iolo e sono morto, perch6 mi identifico con una cosa morta. E (lrresto d il contrario del concetto originale di Dio nel monoreismo, che era precisamente la negazione degli idoli asserendo <'hc Dio non d visibile, non E una cosa, e non ha neppure un E stato giudicato sufficientemenr" un,.nirio di ,,.ni" il;;;_ cedergli l'ospedalizznzione. Ma ,-n;i;;; tn po"r'f,itita Jfo possa rrarrarsi di una personaliti schizoidea, il'p..bl;;; ;i;; .rvvr'anrenre egli rappresenta E qucllo dell,indi,ri,t.,o rii;";;; nelta cLtltura colltemporanea. Lei d d,accordo? Fro:nm: Apprezzo la.domanda, perch6 credo che il proble- un problema 79 ,trlto di quella figura. Questo non i, naturalmente, il concetto ,rriginale del monoteismo biblico o del cristianesimo, ma d cib sua concezione dell,alienazi<tne. Un esempio sciagurato ma che c.rde a proposito parlanclo di questa ultima sindrome d dato da C)sr,,,rli, ii p.".;;;;;;;r;no del presidente Kennedv. Abbianro qui un ind;viduo .h. ,o, Osrvald, e IDERAZTONI TEORICHE E] IJILOSOF]CHI, li, sui quali hanno rasferito Fl a questo punto entra rluelle stesse capaciti. in gioco la psicoiogia dinamica, e il rrrolo che essa oggi riveste. Per ccnto anni il termine oalienad stato di proprieti della filosofit, e anzi i ancora un t('mrine filosofico: d stato usato da Hegel e da Marx, ed d rirnasto un concetto del quale si occupano rnolti filosofi. Ma rl l:rttc.r i che con questo termine si fa riferirnento a certi coml)()r'tiimenti concreti e specifici che possono essere studiati con zior-rc>> al -{tF---- 8o metodi empirici. Finora ERICH FROMM i due mondi, la concettualizzazione filosofica e la ricerca psicologica, non si sono mai incontrati: si sono a"vuti casi isolati di individui che, lavorando all,interno di uno dei due campi, hanno preso a prestito i criteri dell'altro campo, ma una vera comunicazione fra i due sistemi non c,E quasi mai stata. E, invece un concetto come l,alienazione, se vuole avere un significato che vada oltre il livello descrittivo-speculativo, va studiato empiricamente, il che pud essere fatto dalla psicologia dinamica: un buon esi:mpio ji .o-e lu .iescrizione speculativa, propria della filosofia, possa fornire aila ricerca psicologica obiettivi adequati. Se qresia ricerca non venisse compiuta, l'alienazione resterebbe un termine esso stes- so alienato. Molti parlano dell'alienazione senza veramente sapere di che s.tiano parlando, perch6 I'interesse per questo concetto pub diventare un'ideologia (ed essere qrrindi esso stesso un esempio alienazione). Se ne sente discutere ovunque. per esempio pud capitare di sentire un russo che afferma: <Il capitalismt d alienato!>. A una Ci queste discussioni p."r.nt., e ricordcl ".,,voi siete che qualcuno ha ribattuto: <<Ma anche altrettanto alienati>>. Allora il russo ha risposro: <Ah no, noi non siamo alienati, sarebbe impossibile. Marx dice che non c,E alienazione in una societi socialista. Noi siamo una societ) socialista, perchd abbiamo nazionalizzato i mezzi di produzione; quindi non possiamo essere alienati". Ahbiamo qui un,asserzione di natura ideologica, che pud essere pronuniiata ,o[o perch6 il termine <alienazione> non d altro che una parola: proprio come <<Dio>> non d nu11'altro che una parola per tantisiima gente. Ecco perch6 dico che d arrivcto il momento che dev'essere la psicologia a studiare empiricamenre i concerti chiave ciella religione, della filosofia e della sociologia. Cerri atteggiamenti, che in passaro venivano designati con termini d'uso di esclusivamente politico ( <<liberale>>, <socialista,r, <progressista>>, etc.), e che tuttora non hanno nessLln significato-in iermini di studio del ca_ratrere, debbono essere studlati dalla psicologia se si vuole definire con precisione il loro significato reaie. . La psicologia dinamica freudiana, e specialmente la parte che riguarda il carattere, ci fornisce una base per lo studio, in termini concreti, di tutti questi fenomeni religiosi, filosofici e politici. A me pare che qui si apra un campo immenso a una ricerca.psicologico-sociale che si fondi sulle teorie della psico- logia dinamica. Potremmo per esenlpio porci la domanda, che !+.le€fsgaffiFl (JoNSIDERAZIONI TEORICHE E FILOSOFICHE 8r cos'd Ia fede? C'd un interessante Iavoro IRahner, 1964] di un teologo gesr.rita liberale, Karl Rahner, che verte su questa clLrestione: come si fa a sapere che un uomo a un cattolico? N6 la professione di fede, n6 1'osservanza del ritrrale sono sufficienti a determinare se una persona sia realmente cattolica o cristiana nel suo intimo. 'Iutto cib poffebbe diventare interessante materia di ricerca per lo psicologo dinamico, e avrebhe Ia duplice funzione di chiarire il significato di termini Iinora rimasti vaghi, e di riferirli ad una realt] psicologica. Euans'. Se ora volessimo parlare di come liberarsi dallo stato di alienazione, mi pare che si renderebbe necessario un contesto in cui fosse possibile accettare l'idea dell'autodeterrrinazione, o della responsabiliti verso se stessi. Un punto di vista social-deterministico parebbe incongruente con l'idea di uscire da una condizione alienata. Il problema E quindi quello <li operare una ransizione da un contesto teorico in cui l'accento e posto sugli effetti delle trasformazioni sociali, a un rrltro che concepisca I'uomo come persona libera e capace di reaiizzarc la sua potenziale individualiti, ciots una persona che in qualche modo trascenda le suddette determinanti sociali. Abbiamo gi) rilevato, parlando del transfert, come nel corso dell'analisi sia indispensabile usare la dipendenza del paziente rrl fine di fargli meglio comprendere i suoi problemi. Arriva lrerd il momento in cui il paziente deve diventare indipendente, e avere sempre pii iiducia nelle sue capaciti di conservare (luesta indipendenza. Come facciamo a distinguere tra il rafforzamento di una illusione di indipendenza, e 1<> sviluppo genui no di un forte Io, genuinamente responsabile di se stesso? Fromm'. Un modo possibile E l'analisi critica delle proprie esperienze. Una persona potrebbe ciob dire a se stessa: io credo in questa data cosa; oppure, io amo mia moglie; oppure, ho fiducia in Dio. Poi con l'analisi oitica si cercherebbe di rlistinguere fra queste proposizioni quelle autentiche e quelle non autentiche, chiedendo quali prove la persona pud esibire 1ter cid che ha detto. Si potrebbe chiedergli dove ha preso tyuell'idea (per esempio di credere in Dio), come si i sviluppatir questa sua convinzione, e in che modo si manifesta. Polremmo allora giungere alla conclusione che si tratta di una ,rffermazione molto significativa, oppure che non B altro che rrn clichd che deriva da un fatto casuale, come I'essere nato in un certo ambiente, per cui la cosa pii facile da fare E di |il)etere quello che dicono tutti gli altri. In breve, credo che ERICH FROMM 8z I'analisi critica dei lenomeni che ci si presentano sia il n-rodo giusto di scoprire, se non altro, cid che b autentico e cid che non i autentico. Euans: A questo punto sarebbe interessante considerare pii in generale 1a <1r-restione dell'alternativa fra determinismo e libero volere, della quale lei si b gii occupato nei suoi scritti, e che inoltre sta al cenro di un classico articolo di Kurt Lewin I Lewin, 19)5), sulla distinzione fra pensiero aristotelico e pensiero galileiano. Un modo assai frequente di accostarsi a questa materia E di partire dalla domanda: cos'd che costituisce responsabilit) giuridica per gli atti di una persona? A volte ts possibile dimostrare che le circostanze nelle cluali un dato crimine a stato commesso sono sufficienti per giustificarlo, anche se si ratta cii omicidio. Ma quali sono i limiti della responsabilit) dell'individuo? E questo un problema non soltanto giuridico, ma che chiama irr causa anche psichiatri e psicologi, specie quando vengono chiamati a deporre in tribunale. Visto che abbiamo gii parlato di Oswald, si porebbe ora prendere il caso di colui che 1o uccise, Jack Ruby, come esempio. Dobbiamo ritenere intenzionale il suo gesto, o vera-".,i. "nt.u.ono in gioco forze irresistibili che 1o in{luenzarono al punto da costringerlo a sparare? Fromm'. E una questione cruciale, quella della contrapposizione fua determinismo e liberti di volere: ma al tempo stesso, almeno come viene proposta da nrolti teologi, da non pochi filosofi, e recentemente dagli esistenzialisti, a me pare insostenibile, anzi la trovo crudele e disr-rmana '. Prendiamo un ragazzo come tanti: E cresciuto in r-rn ambiente di alcolismo, non E mai anclato a scuola, e stato sempre in mezzo alla strada, E gi) stato in prigione, e poi, a vent'anni, gli si presenta l'occasione di rubare un po' di soldi. Viene la societi e dice che costui era libero di fare come voleval Ecco perchd parlo di crudelti e di mancanza di realismo' I1 ragazzo i Ctr. Man lor Hinsell (trad. it. cit ), pp. Dl-2)7, dove (l()NSIDE.RAZIONI TEORICHE E FILOSOF-lCHI1 83 ,lopo di che ha un'altra occasione di commettere un altrc'r ,lclitto, e voi venite ancora a raccontarmi che ts libero di fare (lucllo che gli pare, allora comincerb a parlare di impostura. l)'alro canto, perd, nemmeno la posizione del determinismo rrri sembra molto convincente. Vecliamo molto spesso, denrcr rroi stessi e negli altri, che viene fatta una scelta inattesa, ,liversa dal comportamento precedente, e che non pud nemmeno spiegarsi come una conversione etica o religiosa. Io sarei incline a impostare diversamente il problema, ricorr'.'ndo a un concetto che chiamerb <alternativismo>>. Intendo ,on cid che ogni insieme o molteplicit) di scelte, per sua stessa nirtura, offre {in dalf inizio soltanto un numero limitato di lxrssibilit) reali. La scelta non i mai fra un numero infinito di l,ossibilit); si pud solo scegliere fra due o tre.,possibilit) l.',rli>> (cosi le chiamava Hegel). Non sono libero di scegliere torne mi pare, questa E la prima questione: libero di scegliele, si, ma solo fra quelle possibilit), fra quelle alternative che Ir,rnno un carattere di realti. Se nou hanno questo carattere n()n sono che alternative fittizie. Seconda questione, qualunque srrr la liberti che ho, essa cambia di continuo ad ogni atto che L'esempio migliore che posso portare slr questo Punto rrna partita di scacchi. All'inizio del gioco i dr-re giocatori, ,rssrrmendo pari abilit) in entrambi, hanno le stesse probabiliti ,ir vincere. Dopo cinque mosse il prin-ro giocatore ha gi) fatto ,rlcrrni errori e percib non ha pii le stesse probabiliti che ,rvcva all'inizio; esse sono quindi minori di quelle che ha l'rrvversario. Tuttavia pud ancora vincere; ma dopo altre dieci nr,,sse ha perso ogni speranza. Se E un buon giocatore, sa ,rllora di aver perso, e non ha bisogno di aspettare 1o scacco rrrrtto. Se d un cattivo giocatore, continua a giocare fino alla ,,,nclrrsione inesorabile della partita: non ha compreso che non torr.rtr'rio. c in alcun modo. ln altri termini la libert) di lr()lcva vincere 1,,,ssiecle scelta che ciascuno di noi in funzione delle nostre azioni, c'd la storia di MosE e del faraone, varia costantemente N,'ll'Antico Testamento llrr quale ricorre piir volte la frase <E il cuore del faraone ',, rrr,lrrri,>. Anche a noi indurisce il cuore ogni volta che facciamo iln:r nr()ssa sbagliata, e c'd un momento raggiunto il quale non '.r r()nrA piir indietro. Ogni azione produce r-tn risultato, che .rur)cnta o diminuisce la nostra libert). Percib non possiamo l,:rllrrre della liberti che .,abbiarno>>, neppure nel senso che ho , lrirurrato alternativisn.ro: dobbiamo aggiungere la clatrsola che Fromm espone opinioni interessanti sul problema della contrapposizione libeiti di volere-determinismo, nel contesto del carattere e del giudizio morale. Nel presente dialogo emergono alcuni penetranti svilup'pi della stessa concezione fondamentale, ma in un contcsto leggermente diverso. Il confronto fra le due formulazioni pua aiutare a comprendere certi valori prevalenti negli schemi concettuali di Fromm. non era affatto libero; se ora passa altri venti anni in prigione, :]ffi-!- F-RICH FROMM 84 la liberti che ,,abbiamo> cambia continuamente, e che vi E un punto raggiunto il quale non <abbiamo>> piil nessuna libert) di farcla scelta giusta. E come dice Agostino, c'd anche un punto raggiunto il quale non possiamo pii nemmeno fare una scelta .'rragliatr, perch6 non siamo pii nemmeno liberi rnrL. Inro-ma credo che si ratti di un di scegliere problema molto complicato, in cui giocano due fattori: la scelta fra alternative diverse, vale a dire fra possibilit) reali, che perd sono gi) definite dalla situazione totale, e il grado costantemente variabile di libert) di cui una persona dispone, e che dipende dal <<Non suo modo di agire. Va aggiunto che dire "l{o libert}> o ho libert)>> intendendo oggi, in questo luogo e in questo momento, E una proposizione priva di senso, perch6 lo stesso termine <liberti>> B un concetto alienato. Posso si liberarmi da qualcosa, ma non .<ho,> la liberti. Molti, si sa, preferi,con., ,.rr. sostantivi anzichl verbi. se dico <Sto liberando me stesso>> dico una cosa reale; ma dire uHo la libert)> non d reale, perch6 <<liberti> d solo una parola: un termine alienato Euans: La psicologia contemporanea sembra orientarsi verso un piil grundi interisse per questo problema della libert) di volere: mentre finora il pensiero psicologico veniva influenzato dalle diverse posizioni deterministiche, di recente le idee esistenziali hanno provocato ripensamenti sul problema del libero volere e della responsabiliti personale. Questo interesse si riflette anche nella sua opera; tuttavia lei E molto attento all'enorme forza detetminante della costitLlzione biologica, del- l'ambiente socio-economico, della cultura individuale. ii possibile cosruire un sistema psicologico coerente che al tempo stesso mostri come l'uomo sia .,guidato> da queste fotze, e lasci tuttavia aperta la possibilit) che in qualche maniera sia lui stesso alla guida? Fromnt'. Penso che anzitutto dobbiamo renderci conto di un fatto: Spinoza, Freud e Marx non erano n6 deterministi n6 indeterministi. Spinoza viene spesso definito determinista, e naturalmente anche Freud e Marx. E una tesi fino a un certo punto vera; ma si trascr.,ra rind pJrte essenziale, ed i che tutti e re questi pensatori hanno detto: <<Si, I'uomo E determinato. Ma b compito della vita superare questo determinismo, sia esso rappresentato da forze economiche o dalle passioni irrazionali presenti in ognuno di noi, per raggiungere un optimum di liberti>. E questa E del resto I'essenza dell'etica di Spinoza, che d anche la sua operrr maggiore. Spinoza credeva che scopo (J()NSIDERAZIONI TEORICHE E FILoSOFICHE ,lt'lla vita fosse il raggiungimento cli un oPtimum 8; di liberti, e suo pensiero coinciJe con quello di Marx e di Freud quando ,i chieie come fare a raggiungere questo scopo e si risponde,: ,,,n la consapevolezza. Per Spinoza, come per Marx e Freud, rr,,rr esistono surrogati della veriti, e per essi vale I'ingiunzione il l,iblica: d la verit) che rende liberi. Soltanto prendendo cost ir:nza delle forze che agiscono su di me p()trb trovare la mia iil,crt) di esserc umano. Ma finch6 non conosco queste forze, s,,rro irresponsabile: vengo sospinto qua c li da forze che l)r'rnlono alle mie spalle. E tuttaviir posso vivere nell'illusione ,li .rr.." io a detern-rinare il mio destino. Spinoza pone la ,l,,rranda: <Perch6 gli uomirri credono nella libert) di scelta?'' l', risponde molto semplicemente: oPerch6 sono consapevoli ,lt'i loto desideri, ma non sono consapevoli delle motivazioni ( iro stanno dietro ai desideri>. Ir qual era dunque la natura della terapia freudiana? Freud , r'cdeva possibile cambiare gli effetti del determinismo attrar,,'t.so la presa di coscienza delle forze che spingono l'uomo tiicro le sue .pall.. E questa l'essenza della teoria psicoanaliricir. Lo.t.sso potr"bbe dirsi del pensiero di Marx, ma non di ,;,rclla sua interpretazione che vige nell'Unione Sovietica, ciob ,11r" la socializzizione delf industria e dell'agricoltura condurr , hbe automaticamente alla disalienazione e alla liberth ' l'.oans: In altri termini lei sta dicendo che n6 Freud era rLrcrminista in biologia, nd lo era Marx in economia; anzi , r',rno il contrario, perch6 enffambi, secondo lei, aspiravano a lrl,r'rtrre 1'uomo dalle forze che lo plasmano. Ii rctmm : Precisamente. l:uans: E perch6, allora, tanti nostri scrittori e pensatori' ,livcrsamente da lei, non riescono a vedere olffe il detern.rini'.rno che pure appare presente nelle posizioni di Freud, di l\lrrlx e di Spinoza? l)romm'. Francamente, credo che sia a causa della grande , ,,rrrplessiti di queste posizioni. La maggior parte, di noi. d .rurritta dalla sempliciti dei ragionamenti, ed E facile asserire ,,rlt'goricame.rt" .h" Freud, Marx e Spinoza erano tutti deterrrrrrristi. Poi non resta che formrrlare una bella dicotomia: ,h tcrminismo da una parte, libert) di volere dall'altra. Allora tull() E risolto e non c'B pii alcun bisogno di sforzarsi. Ma Slrirroza, ivlarx e Freud eiano nella particolare situazione di ,'ss('le al tempo stesso deterministi e indeterministi. Una-per"r)nrl EFFry che si mette a pensarci sopra E costretta a fare uno sforzo 86 ERICH FROMM ()NSIDERAZIONI TEORICI]E E FILOSOFICHL' molto grande se vuol capire il problema in tutta Ia sua complessit); non cosi grande se si contenta di costringerli in l:uans'. Lei quindi d d'opinione che Sartre non sia riuscito nrcttcre d'accordo cid che rlrlisi e categorie semplici. Se Freud fosse veramente determinista, perch6 mai raccomanderebbe una terapia che cambia le motivazioni? F. perchd si aspetterebbe che una persona sull'orlo di perdere la ragione ritrovi il benessere, o che una persona spinta da forze che la conducevano alla nevrosi grave si metta a star bene? Ovviamente un determinista non si aspetterebbe a psicoa- l. sue buone intenzioni non abbia realmente capito l'essenza ,lclla psicoanalisi e della psicologia dinamica: sotto questo ,rs1.lctto il suo lavoro ts superficiale, manca di profonditi, e, pur , il modo sodclisfaccnte attchc ttn intcrcsse per le influenze di natura biologica, ccrtt-tott'ticii c st.r'iitle? Fromm: Con questa don.rancla lei ponc due problemi distinti, uno sulla filosofia rli Sartre ,: uno sulla cventuale integrazione di teorie molto diverse fra loro in r-ina presentazione unitaria e sistematica. SLrlla posizione di Sartre non ho molto da dire: rni sembra che la sua psicologia sia superficiale, e che i suoi sforzi di combinare esistenzialismo e marxismo siano futili. La filosofia di Sartre mi appcre come l'espressione di un pensiero egocentrico e borghese: un pensiero in cui il pessimismo e la disperazione del nostro secolo ha preso il posto dell'ottir-nismo che regnava nel secolo scorso. E che contrasto fra questa filosofia e la posizione di un uomo come Camus! ICamus, 1916). Quello che Sartre ci offre B una curiosa mescolanza di marxismo, psicoanalisi ed esistenzialismo, piena, a micr avviso, di contraddizioni e di incoerenza. i vitale nel marxismo, nella nell'esistenzialismo. Fromm: Si, questa d la mia opinione. Credo che nonostlinte che la terapia possa cambiare il corso clegli eventi. Ma la terapia di Freud era fondata sulla presa di coscienza: il suo scopo era di re'ndere conscio l'inconscio. Euans: Abbiamo il caso di Sartre, il cluale, operando er-rtro sistema teorico dell'esistenzialismo ISartre, 1943), vede il problema della coscienza da un altro punto di vista di quello di Freud e della teoria psicoanalitica. E giir accaduto in passato che un pensatore abbia cambiato il proprio punto di vista, senza peri, fare uno sforzo coerente per integrare posizioni diverse in un unico, organico sisterra di riferimento. Anche nel leggere le sue opere, Dr. Fromm, si ha l'impressione che una sintesi fra diversi punti di vista, una sintesi fra campi diversi, sia in atto: tuttavia essa appare incompleta. L'essenza delle varie posizioni esisterrzialiste i f interesse per Lrna radicale liberti di volere: Ia liberti di volere come dato ontologico. Sarebbe possibile, malgrado cib, incorporare una di queste posizioni esistenzialistc in un sistcrna composito, nel quale insieme con I'inte resse per la coscie nza venisse formr.rlato in 87 j $ * t $ $, .scndo sempre brillante non arriva a dare una giusta valuta- ,ionc dell'opera di Freud. Iiuans: E quanto ad uua integrazione di tutte queste posizioni, Ia ritiene possibile malgrado le difficolt)7 I;ronttn: Si. L'importante B di non perdere di vista i fatti e ,li considerarli spassionatamente. L'uomo E anzitutto un essere vivcnte, e con certe caratteristiche di esistenza biologica a lui slrecificamente proprie; in secondo luogo d un essere sociale, in lrrrga misura plasmato dalla struttura della societd in cui vive, struttura che dev'essere quindi analizzata; in terzo luogo, d un , sscrc che ha la peculiarit) di cercare una risposta alle doman,1.'s,,rl perch6 siamo nati e sul perch6 viviamo, che tradizio,,,,lmente sono domande di natura religiosa, etica e filosofica: l'rromo ciod ha bisogno di unir norma di vita e di condotta' ( )gni tentativo di comprendere l'uomo deve quincli farc i conti ,,,,, l" t.. componenti: il sr:o bagaglio biologico e istintuale, le rnlltrcnze sociali della societi in cui vive, e iproblemi etico-relilliosi che deve affrontare. Se una sola di queste componenti il quadro che ne risulta B angusto e manchevole' Mi pare che lei sia d'accordo con quanto dicevo, e , r, ri' che *o1ti p"nsatori hanno una tendenza a considerare I rrorno da un punto di vista particolare, senza tentare una ,,irrtcsi fra teorii che stanno fra loro in apparente contraddi,.r()nc pur avendo ciascuna di esse una propria vitaliti.. ui..','" onr".ru, Iiuans'. I;romm: Credo che le cose stiano esattamente cosi, e credo atteggiamento derivino irnmagini deformate' littans: In conffasto con questo tipo di atteggiamento pii lrrrritato, il suo appare come un tentativo di analisi trascenden- ,lr, rla questo r,rl,' dcll'uomo, che vuole combinare i vari punti di vista' difficile; e sono molte le que..r,,,rii che un tale tentativo pub sollevare. Per esempio, sulle ,,ri1lini dell'etica di una data societ): E, l'etica, essenzialmente rrrr:r rluestione di convenienza, oppllre essa E un dato spiritual, l I', come pud essere risolta questa questione in un sistema ,lrt' si fonda sull'analisi individuale? Come si sviluppa un'eti- (.,rrrrpiere una simile sintesi E 4rrf|ipfFFffi-= 88 (,0NSIDERAZIONI TEORICHE, E FILOSOFICHE ERrcH FRoMM ca? Come si fa sentire sugli individui che si trovano enro il suo raggio d'influenza? Fromm: Si tratta di un problema empirico. Anzitutto, se esaminiamo l'etica sociale vigente in una data societ) troviamo che essa consiste nelle norme di quella societi. Questo B un primo significato del termine: l'etica sarebbe quindi quel sistema di norme che b il pii adatto per il funzionamento di una particolare societ). In nna societi di cacciatori di teste la cosa etica d di uccidere i nemici e disossare le loro teste. In una societ) di pacifici contadini sono cose etiche la cooperazione e la non-violenza. In rna societ) industriale moderna B etico essere membro di un gruppo, avere <<spirito di corpo>, non avere troppa personalit) (ma la giusta dose dipende dalla posizione sociale di ciascuno). Cent'anni fa era etico essere risparmiatori e non spendere. Questo tipo di etica pud essere considerato come un'espressione della convenienza culturale; o come legge di natura; oppure anche come qualcosa che ha la sua origine e il suo fondamento in qualche concetto di rivelazione divinaNel mio libro Man for HimseU IFromm, 19477 ho tentato. anch'io di definire l'etica come un insieme di norme: ma intendendo con cid quelle norme che offrono le risposte migliori al problema di esseri umani. Nascere significa che la vita pone una domanda, alla quale si deve rispondere. In contrasto con quella di un animale, la vita di un essere umano non d una questione facile: dobbiamo irrfatti prendere decisioni, e per farlo d necessario avere le norme corrispondenti. Inoltre l'uomo d capace di provare la noia c la delusione, sentimenti che nessun altro animale prova. Ird E capace di porsi queste domande: che cos'b l'esistenza per un uomo? Quali sono le sue possibilit), quali conflitti deve affrontare? In questa 1uce, il comportamento etico sari ora quel comportamento che d il pit adatto a clare all'individuo vista la sLla costituzione umana una sua atmonia, una -sua uniti e Llna sua forza. Molte -religioni umanistiche sono gi) giunte a quesra interpretazione dell'uomo, e sono quindi essenzialmente in accordo col punto Ci vista psicologico. Per esempio, sarebbe possibile riassumere in termini psicologici i comandamenti etici del buddismo, del taoismo, della religione dei profeti e del Nuovo Testamento in questa unica formulazione: scopo c{ella vita E vincere il proprio narcisismo, vale a dire superare quegli intralci strl cammino del proprio sviluppo che causano egoismo e aviditi, che * r('r)gono viva l'illusione della propria :,t rivono i indistruttibiliti e che rendersi disponibili verso il mondo. Come mistici, dovremmo essere vLloti per poter essere rrrrpcrliscono di 89 l,rt'rri del mondo. Si badi che questi comandamenti sono conse- { i. .* $ 4 6, * s # B T fl I I I 1u('nti con la natura dell'uomo, perch6 si dl il caso che il rr.rlcisista d una persona molto infelice: si sente separato e ha l,,rrrlrr. Se d narcisista all'esfemo, i paz,zo. La pazzia E precisarr( ntC qLleStO. l:uans'. Allora il punto di vista che ho chiamato trascendent,rlc cleve emergere dallo stesso comportamento dell'uomo. I"romm'. Esatto. II fatto puro e ser-nplice E che in tutte le si ha un conflitto fra gli interessi di quella data societ) ",rticti (lrr sr-ra sopravvivenza in quella forma particolare) e I'interesse l,iir generale dello sviluppo umano: la salvezza dell'uomo, per rrs:rlc il termine teologico, o il suo pieno svilupparsi, per usare rl lcrmine umanistico. E un conflitto antico, ed d simboleggiat,, ncl conflitto fra Cesare e Dio. E anche un conflitto della ( ()s('icnza, e purtroppo in quasi tritte le societ) 1'etica della ( ()nvenienza sociale d sempre stata 1, , rrmanistica pii forte dell'etica universaquesto e religiosa. Gli uomini si liberano di ,,'rrflitto razionalizzandolo, e anche facendo una gran confusiorr,'Ila Dio e Cesare. Ma c'E sempre stato qualcuno capace ,rlrrrt'no di afferrare la differenza. s()( '. RIFLESSIONI SU PROBLEMI SOCIALI PER IL FUTURO E PROGRAMMI Euans: Dr. Fromm, nel corso del nostro dialogo sono emerse alcune tendenze molto significative in atto nella nostra societh; molti osservatori ritengono di vitale importanza per la societi che in essa si sviluppino atteggiamenti di speranza e di ottimismo per evitare la distruzione della societi. Come rimeCio tutto cib suona assai futile. Siamo infatti arrivati a un punto in cui forse non bastano pii dei semplici atteggiamenti di speranza e di ottimismo. Con la minaccia di una guerra nucleare sospesa sulle nosffe teste. e con tutta l'angoEcia che una tale situazione pub generare. occorrono, e subito, delle decisioni drastiche e coraggiose. Pensatori come Julian Huxley ed altri {anno pessimisticamente rilevare che 1o sviluppo tecnologico e le possibilit) di annientare la civilti hanno di gran lunga superato tutti i progressi compiu,ti verso il miglioramen- delle- relazioni umane. Secondo Huxley la fine pomebbe fatto che la nostra capacit) di distruggere noi stessi si d sviluppata molto piil rapidamente di quanto possiamo sperare che si sviluppi in noi la capaciti di tirare avanti pacificamente. C'b secondo lei, malgrado tutto, qualche to essere determinata dal motivo per fat risuonare anche una nota di ottimismo? Fromrrt'. Veramente non saprei se si possa chiamare ottimismo. Sono d'accordo con lei che forsc mai prima d'ora la tazza ;rmafia si E rovata di fronte a una scelta tanto di {ondo. L'alternativa d assai chiara: o distruggere I'intera razz^ con ur,a guerra nucleare, o costruire un nuovo modo di vivere, che sar) di incredibile bellezza perch6 conterr) le basi di una vita materiale dignitosa per tutti. L'epoca che viviamo b una delle pir) creative nella storia dell'uomo, nella scienza come nelle arti. Se riuscissimo a evitare la guerra mi sentirei molto ottimista; avrei fiducia perfino nella pcssibiliti di neutralizzarc gli effetti, potenzialmente tanto disumanizzanti, dell'industtializ' zazione. D'altro canto Lrna glrerra nucleare lzrscerebbe ben poca spe- I] PROGRAMMI FI]TURI ()l .r lx r il lrrturo. Non voglio apparire troppo pessimista, ma r,ril,, ,,oniln1rto, e da un angolo puramente intellettuale, credo 1,, l, l,r,rbabiliti di una guema nucleare siano maggiori delle 1,r,,1 ,.rl,rlit) cli evitarla. Credo rutavia che sarebbe possibile ,, rr,rrl;r, :l l)ittto che siano in tanti a rendersi conto del perico!,, l'r'rt lrti irr realt) qui abbiamo proprio un caso di quell'alier, r r,,n(. ,li cui parlavamo. Milioni Ci persone parlano tranquill rrrrr rrtc tli clistruggere la razza umana tutta quanta. La ruzio'r rlr .';rzirl)c che viene usata d che la guema nucleare B uno irrun( nt() politico. Di fatto d invece chiarissimo che essa non , , l. rnr n'rczzo che conduce a totale distruzione senza ragJ rrrrl,( l(' n(.ssun fine politico. Non la sopravvivenza nazionale. ,,,,rr l,r lilro'ti, nessun altro fine potri mai reaTizzarsi in quelle ,,,i,),r.urz('. Ir un esempio di alienazione: si parla di una cosa r..,,lrr:un('ntc spaventosa, ma senza Ie componenti affettive ,1,1,rr11rri;l11'. F, anzi in tutto simile a uno stato schizoideo, che ' 1,,'r ,lrr, llo in cui la maggior parte di noi vive continuamente. \ ,lr(.,r() pr'oposito d interessante notare che il secolo diciani' invece caratterizzato da r-rno stile di vita isterico: I ,,r.tt()l i:t Io stile epistolare fiorito, i sintomi clinici . Ma la rrr rl.tlli:t rncntale caratteristica di oggi c il nostro stilc cli vita ,,rr,, ,li t i1-ro schizoideo. Ir',tr'. Qucllo che dice oggi d rrrir pessin.ristico di i'nolti dei ',,'r ',,r'itti. Lei non pud credere davvero che una guerra ,'1, l,.11, sia inevitabile. Quali suggerimenti si sentirebbe di ,1,r, .ri liovcrnanti, all'attuale struttura del potere, quali misure ,,,1, ,lrt' ,-'ssi potrebbero prendere per migliorare le relazioni t r r ;'lr rrorrini e diminuire le probabilit) di una guerra? lt,)t//tt/'. Voglio chiarire che non penso affatto che sia imrl,il, cvitare Llna guerra nucleare. Se f<lssi convinto di t,r,,t() n()n me ne starei seduto qui a parlare. Non So cosa I rr, r ',( ,rvcssi perduto ogni sl)eranza. \l.r l,t l rispondere alla sua domanda: mi pare che ci siano ,1,', r',, ,,,sc che i governanti porebbero fare per ridume le q,,,,1 ,,rl,iliti rli guerra. In primo luogo credo sia importante, ,,,,,, .,,1,r lrcr i governanti ma anche per le popolazioni, cercare ,lr, ,,r'rr'rlssollltamente realistici e vedere Ie cose come stanno i,, r,,rll,r. (ili psicologi, per esempio, hanno scritto qualcosa a 1,,,,1,,,:.ilo rlclla doppia immagine che si d formata fra noi e i ri, ,r, ( l)l)ulc la maggior parte delle cose che noi temiamo nei ,r ,r, i r'rrssi le temono ir-r noi. - 92 ERICH FROMM Euans: Si riferisce all'articolo IBronfenbrenner, 1961 ] di Urie Bronfenbrenner ? Froinm: Certo: ed E una cosa ovvia. Nell'articolo c'd l'esempio dei bambini ai quali si mosra una foresta della Russia e si chiede cosa significa. I bambini rispondono che tutti quegli alberi servono a nascondere qualcosa. Io sono sicuro che si porebbe fare la stessa ricerca in Unione Sovietica e si avrebbe un risultato analogo: la reazione dei bambini russi sarebbe la stessa. Una risposta generale alla sua domanda potrebbe essere che c'E bisogno di una rinascita del pensiero illuministico. Non di un illuminismo ingenuo: dovremmo essere quasi cinici, il nostro illuminismo dovrebbe essere realistico e mostrarci chiaramente la realti, farci vedere i rr:ssi per quel che sono. Sono convinto che questo ci permetterebbe di vederli come uno stato di polizia indu,strializzato, molto conservatore e reazionario. Osservando poi noi stessi con pari realismo, vedremmo una burocrazia indusriale nella quale moltc delle virtr) che attribuiamo al capitalismo (la libera rniziativa, 1'avventura individuale, la responsabiliti personale) sono andate a farsi benedire. Oggi tutti questi elementi si possono trovare, in occidente, solo al cinema: ed d proprio questo che rende il cinema tanto popolare. Se vedessimo questa realti non saremmo pii ossessionati da quella specie di atteggiamento paranoideo che a me ricorda tanto i sentimenti reciproci dei cattolici protestanti clurantc le gr.rerre religiose del diciassettesimo e dei seco- lo. Oggi a noi scn.rbrano irrazionali, ma inostri propri atteggiamenti sono alrettanro irrazionali c poco realistici. La difierenza d che oggi sono pii 1>ericolosi, coi mezzi distruttivi di cui disponiamo. Euans: Lei dice insomma che le imrnagini reciprocl-re che si sono formate nel nostro paese e in Russia tendono a rrnforzarsi, e che in se stesse contribuiscono all'attuale reciproca ostilira. Fromm: Si, insieme con rutta la nostra invidia distorta, che ci fa vedere i russi tutti neri e noi rutti bianchi. Non vediamo i nosri propri difetti; e dei russi non vediamo i lati positivi. La Russia E una societd industriale dove la rivoluzione non interessa nessuno. Il russo medio si interessa meno al comunismo di quanto l'uomo medio occidentale si interessi a Dio. L'Unione Sovietica d una societ) materialisrica pervasa da un'unica idea: quella di diventare un giorno tutti ricchi come r f I'II0III,EMI SOCIALI E PROGRAMMI FUTURI 93 lilr ,rrnericani. Vanno incontro a una delusione, prima perch6 rroi rron siamo ricchi come diciamo di essere (una gran parte r['ll:r ;ropolazione vive ancora in poverti), e poi perchd sapl,i,uno cosa signiiica una societ) affluente. Lo sappiamo, e , r,',kr che la maggior parte di noi sia, nel profondo e incon',( iiul)cnte, delusa: abbiamo giA capito che non d questa la risl)()sta alla vita. Un'altra automobile, un alffo eletffodomesti(,), un altro bel viaggio, non E qr.resto che pub risolvere i rr,stri problemi. I russi sono molto pii ingenui e credono che ,lrr,rrrclo avranno tutto questo sarenno felici. Vanno incontro a ,rrr,r bella delusione. liuans: Vede un parallelo nello sviluppo della Cina comuiristrr? l:romm: C'E da dire che la Cina comunista E a tutt'oggi un l):rrsc povero, intendo povero veramente. Percid tutte le loro r,'rrzioni psicologiche sono molto diverse da quelle dei russi. In rrr rnio libretto ho cercato di spiegarlo [Fromm, 19611. I rrrssi fanno parte oggettivamente delle nazioni <<ricche> d'Eur()l)a e d'America, in grado quindi di difendersi dall'ondata in :rrr.ivcr delle nazior.ri <<povere>>. E credo che la questione sia (lucsta: B in atto una rivoluzione dei popoli coloniali, in sd lit'vcnto maggiore del ventesimo secolo. Prender) la forma di ,,,' conflitto-barbaro e sanguinoso che poffi condurci alla o si compiri invece in forma razionale e non violenta , vitando terribili distruzioni? ltu('rra, liuans: Tutto quello che potremmo aggiungere sarebbe insiin confionto alle implicazioni vitali contenute nella (lu('stione; e vedo che lei assume al riguardo un atteggiamento r.'rrlistico, vale a dire cinico e ottimistico insieme. Crede che le yirril.icante e psicologiche potranno conribuire costruttivarisposte, per esempio al miglionr('nte a trovare piU "d.g.rut. r:unento delle relazioni diplomaticlre fra gli stati, o al problerrr,r di evitare una guerra totale? ltrontm: Credo di si, se gli scienziati stessi vorranno collalu,rare e se avranno I'opportuniti di farlo. Ricordo che uno di , ssi, un giovane russo, diceva all'rrltimo congresso internazio,r,rlc di sociologia, a \0ashington, che il suo governo ascoltava i lolo consigli e aveva in genere un grande interesse per cid che ,liccvano. La mia impressione fu che questo fosse molto ingerrrro e assai poco probabile. Ma anche nel caso che fosse vero, tt'rno proprio che quei consigli non sarebbero stati di grande r, icnze sociali :rirrto. Non so che cos'abbiano da dire i nostri sociologi e i T l'ltolll-l1MI SOCIALI E PROGRAMMI FU'fUI{I ERICH FROMM 94 I',rltro paese sia dittatoriale e incline alla guerra, pLrr accettando ilr llenerale la popolazione comune di quel paese. Questo ci ,,lllc il paradosso di masse di persone che non sentono nessurr;r ostilit) reciproca, in cui perd d la sruttura del potere che nostri psicologi. Se sono cose penetranti e critiche, se sono cose dette con gli occhi aperti, allora credo che sarebbe davvero molto importante che il nostro governo li ascoltasse. Insomma non saprei se dar la colpa al governo perch6 non ascolta le scienze sociali, o alle scienze sociali perch6 non hanno da offrire quasi nulla che sia pertinente ai problemi in cui il governo si dibatte. Credo che la colpa stia da enmambe le parti. Eaans: Lei ha sentito certamente parlare dei movimenti per condurre ricerche sulla pace. Vorei chiederle come la imposterebbe lei, una ricerca in vista di una cosa cosi grande come la pace mondiale. Avrebbe senso, per lei, mettere a lavorare insieme psicologi, sociologi, antropologi, psichiari e psicoanalisti col compito di disegnare concettualmente uno schema di ricerca su un problema come questo? Fromm; Mi sembra una cosa possibilissima. Ma si dovrebbe cominciare dallo schema concettuale, e soltanto dopo formare il gruppo e pensare al7'organizzazione. Il vero problema i che nelle scienze sociali fanno difetto teorie su{ficientemente sviluppate per impostare adeguatamente la questione' Prenda ad esempio la domanda: quali sono le cause della guerra? C'E una causa psicologica? O la guerra d una specie di istituzione sociale, in cui gli individui che stanno al governo dei vari paesi riproducono esattamente le stesse oscillazioni fra rettitudine e insensibilit) che caratterizzano rl cittadino medio, finch6 in date circostanze questo comportamento scatena una guerra come per caso? O dovremmo assllmere come motivo essenziale la distruttiviti umana in se stessa? E qual d il ruolo dei motivi economici? E di quel sistema, rigiclo c grottesco, di accuse che vengono mosse reciprocamente a catena? E della disperazione silenziosa di masse alienate, alle quali la guerra appare meno terribile della noia quotidiana? E del desiderio di non essere diversi dagli alri: per cui si d pronti a odiare semplicemente perch6 anche gli altri odiano? Eaans: C'ts qualche rapporto fra quello che lei dice e le osservazioni trans-culturali di Bronfenbrenner IBronfenbrenner, 19611: lavorando su campioni rappresentativi della popolazione di due paesi diversi, questo autore ha riscontrato che gli abitanti dell'uno nurono simpatia per gli abitanti dell'altro, ma che ciononostante in ciascuno dei due d presente uno stato di sospettositi verso i governanti dell'altro. L'opinione pubblica in ciascuno dei due paesi crede che il governo del- ,l,r inizio al conflitto, dopo rr:rscinata verso quella forma ,lt'scriveva. --a*?ffi*E# E di che la gente comune viene di conformismo affettivo che lei questo che avviene veramente? l)romm'. Si tratta di un problema complesso, ma se doves,irrro trpprofondirlo troveremmo forse che d proprio da qui che 1,rrir svilupparsi un programrna di ricerca per la pace. La prima ,l,,nnnda da porsi d sempre la stessa: c1uali sor-ro i fatti rile\,:urti? Per esempio, fino a che punto la popolazione in quesrionc' E sospettosa verso gli stranieri? Qual E la proporzione ,li xenofobia presente nei vari setrori? Ir-r che misura e con rtu:rlc grado di prontezza gli abitanti di questo paese si lasciano rrrlluenzare emotivamente dai loro capi? E anche, in che misui;r riusciamo a vedere realisticamente la struttttra di un sistema dal nostro? Sd Times di ieri ho letto un articolo intetessante: per la pubblicato sui giornali 1,rima volta in Russia un rapporto ,lrvcrs<'r amcricani non siano rrrssi sposa l'opinione che i lavoratori rr,'r'cssariamente favorevoli al disarmo. Per anni le clichiarazioni ,li Krusciov hanno continuato a ripctere il clich6 marxista .,,'iondo il quale tutti i lavoratori americani sono per il disarmo. I );rl srro punto di vista sarebbe stato bello se fosse stato vero, nrrr non B vero. E ora per la prima volta i russi pubblicano un ;rllicolo in cui si dice che i lavoratori americani, in quanto ,l:rsse, non sono favorevoli al disarmo sebbene alcuni membri ,1,'lle classi medie e superiori lo sia.no. La cosa importante B to la pubblica,lr.' per la prima volta i russi abbiano ^Lttotizz societi americana. zi,,nc informazioni piir obiettive sulla di tutti gli aspetti della situazione lei ci sia qualche possibiliti di iniziare un di ricerca inteso a scor-tgiurare il pericolo di una l;,uans'. Considerando r ir it'r-re dunque che l)r()grrmma )llr('rfa termonucleare. Iiromnt: Senz'altro. littans: Spero che il suo interesse, le sue osservazioni SU (lr('st() problema possano incoraggitrre gli enti governativi e sli ,rltli interessati a fare tentativi per la realizz-azione di un di questa natlira. ,\1a pei' passare ad ,rtr llro arsomento: scritti, Dr. l'rrrrnm, rispecchiano una niolteplicit)r di campi I)r'()gramma i .1 I ,.,...iql:? 14ffia*3tt 95 in 96 ERICH FROMM tiI(JIIARD I. EVANS molto diversi, dal rifiuto sistematico dello scientismcl ad ampie analisi della religione, della filosofia, della psicolo' gia, della sociologia. Lei ha perseguito tutti questi interessi i.riduu*.n,. e c*on grande immaginazione. Data la grande varieti degli argomenti gi) afftontati, non si pub fare a meno di clii.d..tI quali sia'no i suoi programmi di lavoro per il futuro. Fromm: Continuerd naturalmente a occuparmi dei miei interessi pii profondi, che riguardano il movimento umanistico. Per me questo movimento d simboleggiato da uomini come Einstein, bchweitzer, Russell e Papa Giovanni xxlu: b la comparsa di figure come queste clre tcstimor-tia-.esservi in atto una rinascitu dell'umanesimo. Le discipline nelle quali questi elementi umanistici sono penetrati potrebbero apparire a volte in contraddizione con .rri, rnu sono convinto che esista una base di comunicazione' Per di piil, su questa base sento di condividere con molte discipline un'esperienza fondamentale. Quanto ai programmi specifici, ho appena terminato un lavoro che voriei chiamare ull cuore dell'uomo>>, in cui vengono esaminati i corrcetti di necrofilia, di incestuositi simbiotica e di narcisismo nei loro aspetti distruttivi. Ho anche intenzione di terminare un libro iull'Antico Testamento, che ho in mente da vent'anni ma che non ho mai avuto il tempo di finire. Vorrei anche scrivere un'esoosizione sistematica, in due , ".','rniiore, disturbo che si d preso. Frornm: Grazie a lei. Per me d stato un grande piacere: non c'd nulla di cui debba ringraziarmi. constatato nell'insegnamento della teoria della personalit); che possa risultare utile anche a quel lettore che rurpilia compr.nd.." il quadro generale, il contesto degli studi .,rrlla personaliti in cui collocare i contributi pii recenti' T,o ',rt'sso schema E poi quello che sta alla base delle domande da rrrt' rivolte a Fromm. Lo schema prevede ffe classi in cui , ,,llocare, enro la matrice generale della teoria, le diverse l,osizioni teoriche che si desideta analizzarc: si tratta in realti ,li rrn approccio descrittivo alla comprensione della personalit), , lrt' ha la sua origine teorica in re orientamenti di fondo, il ,lt'tcrminismo biologico, il determinismo culturale e l'autodet.r'rninismo individuale. tlrr gruppo di autori che enfatizzano il determinismo biololirr'o i quello che viene considerato il gruppo psicoanalitico (1,iir o meno tradizionale). Esso comprende fua gli altri Hans i,,.. l,s ed Ernest Jones, oltre naturalmente allo stesso Freud; lo \)ttiterizza l'accento posto sulla <,coazione a ripetere>> (nella r( r'nrinologia di Freud), un concetto secondo il quale nello dell'uomo sono importanti i primi cinque anni di vita ",,,ilrrppo .hi sono fortemente in{luenzati dalle predisposizioni bioloperch6 sono essi a preparare e a determinare quello lii, hc r,rilt' di- viia che si manifesterd poi continuamente durante tutta l,r vita dell'individuo. In questo postulato B centrale l'idea di ;iii .,1,,'rando comune o tre volumi, della psicoanalisi umanistica vista nei suoi diversi aspetti: l'aspetto tiorico, l'aspetto tecnico e l'aspetto clinico' Ma per fare tutto questo mi occorreranno diversi anni' Eians, L'entusiasmo col quale lei parla di questi progetti {a pensare che ce ne saranno molti altri a venire- Ma ora devo 'ringraziarla per il tempo che ha voluto,-dedicate al nostro diiogo' le .ono molto grato per la sua collaborazione e per il Anzich6 tentare una ricostruzione sistematica di tutti i cont'tti pii importanti che sono stati esposti nella presente conmi atterb a un semplice schema, la cui utilit) ho !i ,' , ,,rrrplesso edipico. Un altro aspetto importante della teoria lr',',riliana tradizionale E quello emerso nel gi) pubblicato dial,,go con Ernest Jones [Evans, 1964f, li dove Jones dichiara .rl('rtamente: <Insomma, dopo tr-rtto l'uomo d un animale>. Alcuni pensano che vi sia toppo cinismo in qLlesto punto di vista friudiano; Jones lo nega. La descrizione freudiana origi- .r#_ i:.t,i-r*rf,;r*effilm . .'l ir U RICTIARD 98 nale dell'uomo d quella di un organismo in I. (,( EVANS con lui, centro delle motivazioni e delle energie umane la libido sessuale: manifestazione, per essi, dell'aspetto animale come aspetto dominante dell'uomo. Nelle opere successive Freud perd comincid a spostare I'accento su altri aspetti della costituzione Llmana, mentre molti seguaci continuano a tutt'oggi a concepire ia psicoanalisi classica secoudo le vedute originali. C'd poi un altro gruppo, i neo-freudiani, il cui lavoro pone invece l'accerrto sugli effetti delle influenze c,,rlturali. Cid che essi criticano E il valore uniaersale attribuito dai primi freudiani agli elementi che dominerehbero la natuta umana: la natura istintiva e animale dell'uomt',, la coazione a ripetere, la conformazione biologica generale che si stabilisce nei primi anni dello sviluppo. I neo-freudiani rifiutano questa universalit), convinti che l'uomo sia anzitutto un prodotto del tipo specifico di cultura in cui vive, e convinti che nello sviluppo della personaliti l'apprendimento abbia un ruolo molto pir) importante della conformazione biologica. Per esempio, la compianta Karen Horney, eminente neo-freudiana che aveva lavorato all'istituto psicoanalitico di Bellino, si dissocic\ dallc posizioni freudiane ortodosse perch6 insoddisfatta da certi aspetti di qrrcsto orientamento biologico proprio della primitiva posizione freudiana, come per esempio il postulato della superioriti maschile (di cui vuol essere prova l'asserzione che l'invidia del pene d caratteristica femminile). La Horney elabord la teoria che I'uomo sia plasmato in misura significativa dalla societi in cui vive, che E quella con la quale deve fare i conti se vuole affrontare i problemi dell'ansia; e considerava questo tipo di ansia, provocato dalle pressioni sociali, pii importante dell'ansia connessa coi tentativi di superamento della natura animale. Altri psicologi hanno tentato di collocare l'uomo nel suo ambiente sociale, nella convinzione che sia questo a costituire la lorza essenziale nella formazione della personalit). Nonostante sia un fatto che Freud nel corso degli anni d andato S IONI.-- 99 pii sottolineando l'import.anza della societ) in quanto influenza formativa nello sviluppo della personalit) individua- larga misura dominato dall'Es (la parte animale o biologica), conro il quale I'Io (la parte conscia, la consapevolezza di s6) combatte una strenua battaglia, riuscendo appena a tenere la testa {uori dall'acqua nella lotta contro l'animale nascosto in lui. Questa visione dell'uomo, che gi) si articola nei primi lavori di Freud, fu poi accettata da molti dei suoi primi seguaci, che credevano, )NCI,I, s('nrpre It', la teoria freudiana tadizionale continua tuttora a ircccntuare quasi mai questo elemento. I non neo-freudiani ne fece- rrr invece I'aspetto dominante nei rapporti fra l'uomo e il rrr,rndo, instaurando un determinismo culturale che costituisce ,rrr distacco radicale dalla teoria freudiana tradizionalmente irrtesa. Se Freud avesse enfatizzato questo aspetto fin dai suoi ;,r'imi scritti, forse non avrebbe mai acquistato la fama di , ssere orientato in senso cosi fortemente biologico. E certo ()munque che l'orientamento biologico sia stato continuato da rrr.rlti fra i suoi immediati seguaci, mentfe se ne distaccarono i rrco-freudiani (rappresentati dalla Horney, da Abram Kardiner ,' da Harry Stack Sullivan), impegnati a estendere lo studio l,sicoanalitico dell'uomo almeno al di 1) dei concetti fondamentrrli del primo Freud. Un'altra caratteristica del gruppo neo-freudiano B evidente rrclla loro tecnica terapeutica. I primi freudiani consideravano Lr psicoterapia un'impresa che doveva durare da tre a cinque ,rrrni, per cinque giorni la settimana, e in forma intensiva, l,rirna che fosse possibile parlare di successo. I neo-freudiani, rrrilizzando certe innovazioni, ritengono che piil della durata ( ()ntino i fattori situazionali, e affermano di aver ottenuto risrrltati positivi in periodi molto pii brevi. A meti strada fra i neo-freudiani e gli ortodossi c'B poi un ltrul)po di re autori individualmente importanti, che possiamo ( ,l<'linire dissidenti, poich6 sebbene ciascuno di essi abbia lavorrrto in stretto contatto con Freud, tutti in seguito, per motivi ,livcrsi, se ne dissociarono o furono da lui ripudiati. Essi sono { i;rrl Jung, Otto Rank e Alfred Adler. Adler E certamente quello che fin dall'inizio attribuiva prirrrrrria importanza all'uomo sociale: si potrebbe anzi dire che lrr proprio lui a preparare il terreno da cui doveva avere ,'rigine il gruppo dei neo-freudiani. Orientato verso un'altra tlir'ezione era Rank, in accordo per molti aspetti con la prima rrrncezione biologica di Freud, ma che poi, interessandosi alla <volont)>> e ai problemi della sua autonomia, introdusse una sorta di auto-determinismo che apparentemente Freud non :rvcva preso in considerazione. Dal canto suo Jung si allontand dalla dottrina freudiana il concetto di inconscio individuale ma espandenrl<rlo in quello di inconscio collettivo, o inconscio deTla ruzza, .r',nservando E"ffi*- RICHARD I. EVANS roo nel quale concetto veniva cosi a incorporarsi una precedente idea di Freud, l'archetipo, che perb era sviluppato molto oltre la formulazione freudiana. Anche .|ung comunque, col concetto fondamentale di individuazione, si allontana dal determinismo biologico, e forse con pii profonditd di Adler e di Rank si orienta verso l'idea dello sviluppo di un essere spirituale, in ultima analisi auto-determinato e che percid trascende le forze biologiche che agiscono su di lui. Cid lo condusse alla considerazione di vari concetti metafisici, che ovviamente non hanno pii parentela con l'idea moderna di psicologia scientifica. L'intetesse per f individualiti e per la responsabiliti personale, poco presente nel determinismo biologico e anche in quello culturale, continua invece a riflettersi in gran parte del pensiero contemporaneo: per esempio nel lavoro di Abraham Maslow [Maslow, t954f , e nelle posizioni esistenzialiste, in particolare nelle opere di Rollo May [May, 196l), in quelle del teologo-filosofo Paul Tillich lTillich, 1952), dei filoso{i Husserl IHusserl, 1952] e Heidegger IHeidegger, 1956), e di Carl Rogers [Rogers, 1947), per limitarsi agli rStati Uniti. Ma vi sono molti altri orientamenti che riflettono il sempre maggiore interesse della psicologia per I'autonomia individuale, pur nel quadto generale di un behaviorismo che naturalmente con- tinua a occuparsi solo di questioni di natura chiaramente empirica, che implicano i criteri di previsione del comportamento e le tecniche da usare per" influenzarlo. Le domande rivolte a Fromm nel presente dialogo sono state preparate in modo da ottenere risposte che potessero rientrare nello schema dei tre orientamenti piii sopra descritti. Il compianto Clark Hull, behaviorista americano di fama, chiarisce fin dal primo capitolo di un suo noto libro [Hull, 7c)43) che per poter costruire una scienza del comportamento d necessario considerare l'organismo, essenzialmente, come una macchina predeterminata. Questo punto di vista, come E gi) stato accennato, d condiviso da tutti o quasi gli psicologi di orientamento comportarnentista. Il dibattito che si B avuto fra Carl Rogers e B. F. Skinnet, eminente esponente di questa corrente, verte sulle implicazioni filosofiche e psicologiche che essa sottintende. Nel dialogo con Frornm le conrapposizioni fra meccanicismo e dinamismo, e fra determinismo e libert) di volere, sono state proposte sotto varie forme; in tutto il corso del dialogo si d cercato di offrire a Fromm l'opportunit) di reagire a IOI (:0NCI-USIONE (lucstc domande nei termini delle differenze esistenti fra le cultu1,,,sizioni del determinisrno biologico, del detenninismo i,'1" e del determinismo che ho chiamato autodeterrn*inismo iil,lividuale. Dal canto suo Fromm ha integrato le tre diverse ,,rncezioni in un sistema unico di vasta prospettiva' Scguendo queste direttrici, la conversazione finisce pur con l'offrirci le idee fondamentali di Fromm, le stesse "r'rrrlire largamente liii sparse nei suoi numerosi libri e che - tanto [2nn6 destato tanto interesse' Gran parte, infatti, ,iif t'rr. e delle persone colte di -tutto il mondo ha ,|,'gli intellettuali ,,,,,, grarde familiariti con le opere di,Erich Fromm, e qu-e!!a l,',,,iiiarit) E di per se stessa un magnifico riconoscimento della l.rrr importanza: esse trascendono largamente i confini acca,lt'rnici. in anni recenti le scienze sociali sono arrivate a liconoscere la necessiti di occuparsi di questioni di interesse altre scienze pii rigi s,rciale immediato. Ma, analogamente .a ad Soltanto cosi almeno diventare ,lrrurente empiriche, esse tendono - dei pochi speesclusivo dominio profano al sembrare 1,,,i, - discipline. Fromm ts da considei,,listi Je[e loro pur diverse dei confini di questo domipioniere nell'allargamento ,,,r.i ,o tff/ashington r',i,r. Ne[t stesso spirito e nato recentemente alla si chiama che periodico llrriversity, a St. touis, un nuovo Gouldner) Alvin (frutto sociologo del della mente l'ransacti'o'n ' ,,rl ;rreciso programma di portare le scienze sociali a un rapdella societh nel 1,,,rto pii urnpil . pii diretto coi problemi gli esperimenti di questi ,,,,, inri.-.. So.ro q,r.rt. le iniziativi, perseguire per dovrebbero sociali scienze ,..r'unicazione che ie piil interesforma in prodotti intellettuali loro i o{frire lxrter I srurte e pii utile a segmerr-ti piil vasti della popolazione' . Irromm lavorava gi) da tempo in questo campo quando ,1,,"ra tipo cli attivi;e non era u.r.o.u n6 di{fuso, 16 general,,r.,,t" accettato. Gii nel 1941, con la tta Fuga dalla liberth possibile presenI Iiromm, 19417, egli aveva dimostrato che era pubblico, in vasto un a i,,r. i .on..tti dile scienze sociati terminolouna usando e lucida, ruirniera sistematica e insieme confermahanno lavori I successivi chiara. liia sufficientemente i,, .1u.rt. qualit), stabilendo una norma che secondo I'opinione ,li molti dtvrebbe essere imitata accuratamente da chi scrive tlt:lla stessa materia. Si deve riconoscere a Fromm I'abilit) di rn2lntenere un alto livello e una c0stante sistematiciti in una csposizione che tuttavia suscita interesse anche in chi non ts F IO2 RICHARD I. (]oNCI.T]SIONE EVANS specialista della materia. Fromm ncn sacrifica mai la qualiti e l'acutezza del suo pensieto, pur scrivendo deliberatamente in modo da raggiungere un pubblico eterogeneo. Altro punto interessante in lui E la lorza e la continuiti dell'impegno nell'esercizio della psicoterapia. E parso allo scrivente che il punto delf intervista che ha suscitato maggior entusiasmo in Fromm sia stato l) dove la discussione verteva sui suoi personali metodi terapeutici, che egli ha chiamato <<psicoanalisi umanistica>. C'b in Fromm un equilibrio {ra gli interessi del terapeuta e il desiderio di scrivere, e tale equilibrio gli fa evitare gli inconvenienti tanto spesso incontrati da chi rimane troppo legato a una sola attiviti. Per esempio, molti di coloro che sono impegnati in attiviti cliniche vi si trovano a volte coinvolti troppo personalmente per poter osservare con il dovuto distacco il proprio lavoro, e per poter quindi radurre quell'esperienza in termini di applicazioni pii ampie. Questo non pud certamente dirsi di Fromm: senza dubbio una delle sue abiliti piil spiccate consiste nel rendere significativo in un pii largo contesto il suo materiale clinico. Un simile talento non pub essere atribuito a molti altri terapeuti, anche di fama: parecchi dei quali hanno grandi successi nelle situazioni cliniche e tuttavia difettano della rara capaciti di applicare ad altre situazioni la prospettiva della psicoterapia. Nel dialogo si possono ffovare accenni ad alcuni casi clinici che dimostrano questo genio per riportare ad una pii ampia situazione, sociale o teoretica che sia, un qualche principio che i stato elaborato durante un rapporto terapeuti co. Si pub affermare che nessun altro autore, nel campo della psicologia, della psichiatria e della psicoanalisi, E stato capace di offrire al publico concetti utili al bene della societ) con tanta efficacia e in maniera tanto interessante. Un altro aspetto, che non E ancora stato sufficientemente messo in risalto, d il seguente: c'E nell'opera di Fromm molto materiale atto a stimolare la formulazione di interessanti ipotesi di ricerca. Un esempio molto invitante in proposito: le implicazioni per una ricerca di psicologia sociale contenute nel concetto di orientamento produttivo e non produttivo del carattere. La nota opera sulla personalitd autoritaria IAdorno et al., 19501, per tanti versi anticipatrice di programmi di ricerca sull'applicazione delle teorie psicoanalitiche alf ideologia, contiene numerosi esempi di verifica di molte delle ipotesi che sono implicite nella teoria frommiana del carattere. I i $ 1 IOJ Analogamente, nel descrivere alcune delle sue tecniche terapcrrtiche Fromm elabora interessanti varianti che potrebbero i,,rnire ipotesi altrettanto interessanti per ricerche di psicologia t linica e di psichiatria. In conclusione si pub a{fermare che a parte ogni sua alt-ra :rttivit) Erich Fromm ha dato un importante conuibuto alla n()stra epoca, non soltanto nel campo della psicologia, della psichiatia e della psicoanalisi, ma anche in quello del pensiero s..,ciale nella pii vasta accezione di questo tetmine' I I tl I l - ! RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI -t. w., et al., 1950, The authoritarian Personalily Itrad. it. ^r)oRNo, I-a personalith autoritaria, ( lomuniti, 1971). inrod. di Giovanni Jervis, Milano, Ed. di I}^I,D!/IN, A. L., BRONFENBRENNER, U,, MC CLELLAND, D. C., 'STRODTBECK, r. r-., 1958, Talent and Society, Princeton, N. J., Van Nostrand. TIRoNFENBRENNER, u., 1961, <The mirror Image A Social Psychologist's vol. xvrl, n. ), pp. 45-56. Relations: Reportr>, in Soviet-American lournal ol Social Issues, r., 1951 L'b'ontze reuolt|, Paris, Gallimard, 1951 [trad. it. L'uomo in rioolta, Milano, Bompiani, 1957J. c^MUS, n., 19)6, La chfite, Paris, Gallimard Itrad. it. 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Euans Ringraziamenti Uno sguardo introduttivo al contenuto e allo stile del dialogo ll prnsoNerrrh, LIBERTi\, AMoRE Gli orientamenti del di fuga carattere ei meccanismi t1 1. Itt 2. Lapsicoanalisi umanistica e le opinioni di Fromm sulle alte tecniche psicoterapeutiche ,j(r ). I (rll 4. Considerazioni teoriche e filosofiche 5. Riflessioni su ptoblemi sociali e programmi per ,)() ,) I precedenti storici il futuro R. I. Euans Conclusione nti biblio gralici I05 Rif erim t ()lJ Bibliogralia selezionata delle opere e di Erich Ftomrn