HYGIENE TRIBUNE
The World’s Dental Hygiene Newspaper • Italian Edition
Dicembre 2014 - anno VII n. 3
Allegato n. 1
di Dental Tribune Italian Edition - Dicembre 2014 - anno X n. 12
Il giudice di Glasgow: lo sbiancamento
deve farlo solamente l’odontoiatra
L’igienista dentale e la postura non isiologica,
patologia occupazionale e causa di assenteismo
In UK un’estetista che aveva comperato
un prodotto convinta di poter fare lo
sbiancamento ha vinto la causa contro
l’azienda venditrice che le aveva fatto credere il contrario.
Nell’igienista dentale le posture non isiologiche
sono costanti, necessarie all’espletamento delle
mansioni. Una patologia che in certi casi è prima
causa di assenteismo dal posto di lavoro.
pagina 19
UNID: un maggior aflusso di partecipanti
al XIII Congresso all’Holiday Inn di Roma
Orbassano: il Simposio nazionale della Società
Italiana di Patologia e medicina orale (Sipmo)
Un workshop (più adesioni del previsto)
ha riscosso consensi e aperto i lavori del
XIII Congresso svoltosi a Roma all’Holiday Inn
dal 23 al 25 ottobre. Segnalati oltre 300 iscritti.
Docenti, ricercatori e medici hanno preso parte
ad Orbassano al Simposio nazionale della Sipmo
(Società italiana di patologia e medicina orale),
alla sua terza edizione.
pagina 31
www.dental-tribune.com
pagina 25
pagina 32
Nuovo approccio al protocollo
di full-mouth disinfection
L. Lettieri, C. Lorenzi, A. Genovesi
Case report
Gli obiettivi principali di ogni trattamento professionale sono l’arresto della malattia in corso e il mantenimento della salute orale e della
sua funzione, l’estetica del sorriso
con trattamenti minimamente invasivi e il comfort per il paziente. Il
mantenimento diviene la fase della
terapia di prevenzione più dificile
e fondamentale, poiché il paziente
deve prendere coscienza di un suo
impegno a collaborare in modo
continuo con procedure di igiene
orale domiciliare e i follow-up previsti nel piano di cura professionale.
Uno dei punti chiave per il successo della terapia è la comunicazione con il paziente che serve per far
comprendere ad esso l’importanza
delle procedure di mantenimento.
Monitorare i cambiamenti educativi e il comportamento è importante
quanto monitorare i segni clinici di
Studio autonomo
di igiene orale
Il no del TAR dell’Emilia
L’igienista dentale non può aprire uno studio autonomo di igiene orale
senza la presenza di una struttura guidata dall’odontoiatra. A confermarlo, con la sentenza 01061/2014 (resa pubblica il 10 novembre), è il TAR
Emilia-Romagna, chiamato a giudicare il ricorso di un igienista dentale
che si era visto negare l’autorizzazione sanitaria all’apertura di uno studio autonomo di igiene orale da parte del Comune e dell’ASL competenti. Una decisione che fa discutere. Nel circuito dei social network, prima
ancora che a livello uficiale, si è aperto un dibattito serrato tuttora in
corso. Trascriviamo ora i pareri raccolti tra le associazioni di dentisti e di
igienisti più accreditate.
Prada (presidente nazionale
ANDI): «La sentenza sembra
essere stata scritta da noi»
«La sentenza
– commenta,
soddisfatto,
il presidente
nazionale
ANDI, Gianfranco Prada – sembra essere stata
scritta da noi, riprendendo e condividendo in pieno le tesi espresse da
ANDI e dai suoi legali, con l’obiettivo
fondamentale di aver ben ribadito
la centralità della salute del pazien-
te e del ruolo che l’odontoiatra svolge a capo del team, in cui la igura
dell’igienista ha ruolo importante,
ma sempre integrato nell’ambito
dello studio odontoiatrico». Contro
la possibilità per un igienista dentale di aprire uno studio autonomo,
da tempo si erano schierati sia ANDI
che CAO Nazionale, che avevano
fortemente contestato il parere positivo all’apertura di studi autonomi emesso dal Ministero della Salute in data 18 novembre 2013.
> pagina 18
salute e malattia, per la salute sia del
parodonto che dei denti.
> pagina 20
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18 Speciale
Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2014
Il TAR dell’Emilia: l’igienista dentale non può
aprire uno studio autonomo di igiene orale
< pagina 17
CAO Nazionale, istituzione posta
a tutela del diritto alla salute dei
cittadini, ha svolto le proprie funzioni anche nei confronti del Ministero vigilante, trovando in ANDI
supporto e condivisione: «ANDI si
era sempre duramente opposta a
questa interpretazione, con incontri e con scritti al Ministero della
Salute – commenta Gianfranco
Prada – che, costituendosi con i
propri avvocati al TAR Emilia-Romagna fin dall’inizio nel giudizio,
ha voluto sostenere il fatto che il
profilo professionale dell’igienista prevede obbligatoriamente
l’indicazione dell’odontoiatra per
eseguire qualsiasi atto terapeutico
e che l’esercizio in uno studio autonomo da parte dell’igienista costituisce un pericolo per la salute
pubblica».
E proprio il TAR, che nella sentenza
«non condivide le considerazioni
ministeriali» contrastate da ANDI,
ritiene che «sulla base della vigente normativa non è pertanto possibile ritenere che sussista anche la
possibilità, per l’igienista dentale,
di essere autorizzato ad aprire un
proprio studio professionale, a
prescindere, quindi, dall’esistenza
in loco di una struttura sanitaria
nella quale operi anche un odontoiatra», confermando pienamente l’interpretazione data da ANDI
al concetto di “indicazione”.
Afferma, infatti, che l’avvertenza
«su indicazione degli odontoiatri
e dei medici chirurghi legittimati all’esercizio dell’odontoiatria»
vada conseguentemente interpretata nel senso che essa non possa
dirsi compiutamente integrata
attraverso una mera disposizione
verbale attuabile anche a distan-
za (e tramite il paziente stesso)
da parte dell’odontoiatra, ma che,
invece, individui una ben precisa fase del complessivo percorso
terapeutico svolto dal paziente
all’interno di una stessa struttura
sanitaria».
Successo AIO: TAR EmiliaRomagna ribadisce
l’esigenza di contiguità
dentista-igienista
Il verdetto di
primo grado
r appr e s ent a
una vittoria
per l’Associazione Italiana
Odontoiatri, assistita dall’avvocato Marilena Giungato, che, con altre rappresentanze della professione odontoiatrica, aveva presentato
opposizione al ricorso.
AIO aveva anche scritto al Mini-
stro della Salute Beatrice Lorenzin
e al sottosegretario Vito De Filippo, chiedendo di fare chiarezza
dopo che il parere del direttore generale del Ministero del 18 novembre scorso apriva alla possibilità
per l’igienista di svolgere l’attività
anche in assenza dell’odontoiatra.
Lo scorso aprile, annunciando il
ricorso, il presidente AIO Pierluigi
Delogu aveva ribadito: «Consideriamo il ruolo dell’igienista fondamentale per migliorare la qualità del servizio in odontoiatria, ma
proprio per questo, se vogliamo
garantire la sicurezza del paziente e la qualità delle cure erogate,
l’igienista dentale deve operare in
strettissima integrazione con l’odontoiatra, integrazione che si verifica solo lavorando all’interno
della stessa struttura sanitaria, in
prossimità logistica e temporale
tra i due professionisti».
Delogu esprime soddisfazione
e aggiunge: «Confidiamo che la
sentenza apra un dibattito franco
e atto a fare definitivamente chiarezza sui ruoli e sui contenuti delle
professioni del dentale».
Boldi (AIDI): «Sconfessata
in pieno la posizione del
Ministero della Salute»
LA RIVELAZIONE
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Modalità PERIO : Evidenzia la presenza di placca dentale e di iniammazioni gengivali, anche se presenti in uno stadio iniziale.
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La sentenza
del TAR Emilia-Romagna
mi lascia stupita, ma non
impreparata.
Quando un socio dell’AIDI ci ha
chiesto aiuto, in direttivo abbiamo deciso di supportarlo mettendo a disposizione il nostro legale,
l’avvocato Silvia Stefanelli, e impegnando le risorse economiche
necessarie per sostenere il ricorso
al TAR. La mia convinzione circa
la legittimità di aprire studi autonomi era, ed è, ben salda, ma
sapevo bene di andare contro a
pareri assolutamente contrari di
FNOMCeO, ANDI e AIO.
La sentenza accoglie queste posizioni restrittive, sconfessa la posizione
del Ministero della Salute (che peraltro è il soggetto che ha scritto il
proilo professionale e che ha preso
una posizione chiara su questa problematica) e non tiene conto dell’orientamento di liberalizzazione delle professioni e del mercato.
L’infondatezza della sentenza e la
bontà delle mie convinzioni era
rafforzata dal confronto con le altre professioni sanitarie: alcune di
esse, pur avendo nel profilo addirittura l’obbligo di prescrizione
medica, aprono tranquillamente i
loro studi autonomi.
Non è stato così, e la sentenza dà
un’interpretazione burocratica e
assolutamente “statalista”, ossequiosa delle posizioni di chiusura
e controllo tipiche della Regione
Emilia-Romagna.
Dopo un primo scoramento, co-
munque, la mia determinazione
a veder riconosciuto quello che
ritengo un sacrosanto diritto ha
ripreso vigore e ho già incaricato
l’avv. Silvia Stefanelli di portare
la questione al Consiglio di Stato;
siamo convinti che non si possa
permettere che la posizione di
una sola Regione – e del suo TAR
– vadano a minare l’interpretazione data dal Ministero della
Salute e da molte altre Regioni in
materia di professioni sanitarie.
Ritengo, inoltre, che questa sentenza “politica” potenzialmente
danneggi l’autonomia di tutte le
professioni sanitarie e vada contro la tutela stessa della salute dei
cittadini, continuando a favorire
l’abusivismo che ancora troppo
spesso viene perpetrato, a danno
degli igienisti dentali, in quegli
studi odontoiatrici dove l’igiene
dentale viene fatta eseguire dalle
assistenti.
Luperini (UNID): «Una lettura
di un sistema normativo
storicamente superato»
Siamo molto
a m a r e g g i at i
per quanto accaduto al collega e ci chiediamo come
possa un organo, come un Tribunale amministrativo regionale, emettere una sentenza che richiama, da
un lato, le norme del nostro proilo
e, dall’altro, va contro il parere del
Ministero della Salute che l’ha valorizzata negli anni! Il nostro proilo
risale a un DM del 1999 e successive
modiiche e integrazioni, non si è
fermato alla prima stesura, e quindi
riteniamo che tale sentenza mostra
i suoi limiti d’impostazione, andando sostanzialmente a riportarsi a
una lettura del sistema normativo
storicamente superato.
L’igienista dentale acquisisce titolo e abilitazione dallo Stato, e
lo acquisisce con le norme che ne
regolano la professione come il
DGPROF 0051531-P del 2013, che ne
valorizza l’autonomia.
La nostra sensazione è che questi
continui attacchi dalle categorie
odontoiatriche denotino una consapevole contrarietà a quelle che
sono le leggi.
Riteniamo che le difficoltà che incontriamo non siano da attribuire
alla classe odontoiatrica, ma a chi
permette di violare quelle leggi
cui l’igienista dentale si attiene.
Supporteremo l’AIDI e impiegheremo le nostre risorse per riprenderci quello che, per diritto, è
nostro, dimostrando ancora una
volta che riconosciamo la forza
dell’unione a sostegno della nostra preziosa professione, che non
ha interessi diversi se non quelli
nella tutela del paziente che sa
ormai distinguere e apprezzare il
nostro lavoro.
Speciale 19
Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2014
I non dentisti non possono eseguire lo sbiancamento
dentale: lo dice un tribunale britannico
BROMLEY (UK) – Quando Caroline Sumpter, estetista di Bromley
acquistò dalla Dentalwhite di Glasgow una licenza Megawhite per lo
sbiancamento dei denti non sapeva
che stava compiendo qualcosa di illegale. Quando l’ha scoperto ha subito chiesto il rimborso alla società.
Rimborso negato.
Poche settimane fa, il Tribunale
di Glasgow ha emanato una sentenza in suo favore, ribadendo che
per legge solo i dentisti possono
eseguire sbiancamento dei denti,
accogliendo la tesi della Sumpter,
secondo cui la licenza le era stata
venduta nascondendole la circostanza che occorre essere un dentista per eseguire l’operazione. La
Dentawhite, che ha sede a Glasgow,
vende quello che viene deinito un
“laser avanzato per lo sbiancamento dentale”, un’operazione che l’azienda sostiene non essere di competenza dentale, potendo essere
gestita dai clienti a casa.
«La sentenza – commenta Nigel
Carter, direttore generale della
Fondazione britannica per la salute
orale – potrebbe porre ine al cosiddetto “sbiancamento tecnico” che
cerca di fare leva sulle lacune della
legge attuale, invitando il General
Dental Council ad agire immediatamente contro tali pratiche. Non si
dovrebbe lasciare ai singoli come la
Sumpter il compito di segnalare l’illegittimità di certi trattamenti», ha
concluso Carter.
Da quando il Tribunale britannico
ha dichiarato illegale l’effettuazione dello sbiancamento dentale da
parte dei non dentisti, il Council ha
individuato vari altri trasgressori
Proprio la scorsa settimana, un’igienista di Dundee è stato denunciata per aver eseguito tali procedure senza una licenza valida. «Se
si forniscono servizi odontoiatrici,
occorre assicurarsi di essere a posto
con la legge» dice l’avvocato Amanda Maskery dello studio Sintons di
Newcastle, specializzata in materia
dentale e presidente dell’Associazione dei fornitori di odontoiatria
(ASPD). «In casi dubbi – ha commentato – meglio consultare un
legale per essere sicuri di rimanere
dalla giusta parte della legge».
Secondo il Dentist Act del 1984,
solo i dentisti, gli igienisti dentali
e gli odontotecnici (che lavorano
secondo le direttive di un dentista)
sarebbero autorizzati a effettuare lo
sbiancamento dei denti con prodotti contenenti o che rilasciano tra lo
0,1 e il 6% di perossido di idrogeno.
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20 Speciale
Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2014
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Nuovo approccio al protocollo
di full-mouth disinfection
L. Lettieri*, C. Lorenzi*, A. Genovesi**
*Igienista dentale, Fondazione IST
**Professore a contratto, Università degli Studi di Genova, Corso di Laurea in Igiene Dentale – Responsabile reparto di Igiene orale Fondazione IST
< pagina 17
I protocolli operativi devono essere
necessariamente personalizzati in
base alle caratteristiche intrinseche che il paziente presenta, prendendone in considerazione l’aspetto clinico, isico e psicologico.
Paziente: c. n. - anno 2009
All’inizio dell’anno 2009 si presenta alla nostra attenzione un paziente di 33 anni, fumatore. Durante
l’esame intraorale si osserva un’evidente iniammazione diffusa dei
tessuti gengivali, manifestata da
sanguinamento e edema generalizzato (Fig. 1); inoltre, osserviamo
una numerosa quantità di placca
e tartaro sopra e sottogengivale
(Figg. 2, 3) con danno a livello parodontale in tutti i quattro quadranti.
Si nota una malocclusione tra il sestante 2 e il sestante 5.
Dopo aver inquadrato il paziente
durante l’esame intraorale, indagando sulle sue abitudini domiciliari, scopriamo che usa solo spazzolino manuale duro e impiega
poco tempo nell’effettuare il lavaggio, senza nessun ausilio interdentale. Valutando bene il caso clinico
davanti a noi si decide di usare un
protocollo “One stage full-mouth
disinfection protocol” (OSFMDP),
che consiste nella rimozione e abbassamento della carica batterica
in un’unica seduta, per riportare
una guarigione il prima possibile.
Prima seduta (2 ore)
In questa seduta abbiamo eseguito,
prima di tutto, uno status fotograico delle arcate del paziente per
la raccolta della documentazione
fotograica. Successivamente si è
effettuato il sondaggio parodontale riportando tutti i dati nell’apposita cartella, dopodiché abbiamo
iniziato con la seduta operativa effettuando debridment ultrasonico,
scaling e root plaining di entrambe
le arcate. Per abbassare la carica
batterica, sia prima della seduta sia
durante, abbiamo irrigato le gengive con un lavaggio a base di clorexidina allo 0,2% per 60 secondi.
Al termine della seduta operativa
abbiamo effettuato le istruzioni
all’igiene orale sulle tecniche domiciliari da usare successivamente, mostrando al paziente, con lo
specchio, gli strumenti e le tecniche di utilizzo: spazzolino elettrico
oscillante-rotante e sciacqui con clx
0,2% 3 volte al giorno per 15 giorni,
con abbinato l’uso di scovolini interprossimali di misura 0,7.
Abbiamo dato appuntamento a 7
giorni per controllo tissutale e per
veriicare la compliance del paziente.
Rivalutazione tissutale
Il paziente si è presentato con un
notevole miglioramento dei tessuti, assenza di placca batterica, tartaro, e nessun sito presentava sanguinamento al sondaggio. Si sono
scattate le foto i nali; per rendere
più partecipe il paziente, abbiamo
confrontato insieme sia le foto iniziali che quelle i nali, evidenziando
le differenze e mettendo in risalto
il miglioramento. Abbiamo rinforzato la motivazione rivedendo con
il paziente stesso gli ausili e le modalità di utilizzo; al termine della
seduta viene dato appuntamento
a un mese per una seduta di controllo ulteriore. Il paziente manca
l’appuntamento successivo e non si
presenta più in studio.
Paziente: c. n. - anno 2014
Si ripresenta alla nostra attenzione
a marzo 2014 (dopo 6 anni) paziente di 39 anni, sempre fumatore,
spiegandoci che ha avuto dei problemi e non è più potuto tornare ai
normali richiami di igiene. All’esame obiettivo, si osserva iniammazione diffusa dei tessuti gengivali,
manifestata da sanguinamento
evidente ed edema generalizzato
(Fig. 4), si osserva una numerosa
quantità di placca e tartaro sopra
e sotto gengiva con danno a livello
parodontale in tutti i quattro quadranti (Fig. 5). Si nota una malocclusione tra il sestante 2 e il sestante 5.
Il paziente ci riferisce che ha smesso di usare tutti gli ausili precedentemente consigliati e usa solo lo
spazzolino manuale quando capita
e, paragonata alla prima visita del
2009, la carica batterica è aumentata e il suo livello di igiene è peggiorato.
In tutti i casi, il nostro obiettivo è
quello di non creare, o per lo meno
limitare il più possibile, le recessioni sugli elementi parodontalmente
compromessi, agendo nell’assoluto
rispetto dei tessuti. Pertanto, verrà attuato un protocollo OSFMDM
(modiicato), diverso da quello
utilizzato precedentemente, e
con applicazione di ozonoterapia
in diverse fasi – tecnica utile a ridurre il grado di iniammazione
permettendoci di asportare la minor quantità possibile di tessuto
di granulazione – unico modo per
raggiungere l’obbiettivo preissato.
Prima seduta (motivazione)
La prima seduta si è basata princi-
Fig. 1 - Anno 2009: gruppo frontale del paziente; notare la numerosa presenza di
placca e tartaro sopra e sottogengivale con ipertroia gengivale e iniammazione.
Fig. 2 - Anno 2009: particolare del 5 sestante.
Fig. 3 - Anno 2009: particolare del 2 sestante.
Fig. 4 - Anno 2014, foto iniziali: situazione generale del paziente. Confrontandole
con le foto del 2009, si nota un forte peggioramento sia dell’ipertroia gengivale
sia degli indici di placca e di tartaro.
palmente sulla motivazione: conoscenze sulla formazione del bioi lm,
struttura, localizzazione, effetti
dannosi e risposte biologiche. Al
paziente viene pertanto indicata
una tecnica di spazzolamento nuova, di maggior eficacia, cambiando
lo spazzolino da manuale a spazzolino sonico, che permette di rimuovere il bioi lm batterico attraverso
l’effetto cavitazione generato dal
movimento delle setole senza aggredire meccanicamente le gengive. Inoltre, viene consigliato l’uso
di scovolini in diverse misure per
effettuare una detersione maggiore negli spazi interdentali. Si effettuano le istruzioni anche per la detersione del dorso linguale con uno
speciico grattalingua.
Per completare la disinfezione e detersione di tutte le nicchie ritentive,
viene consegnato un protocollo domiciliare che prevede l’utilizzo di
collutorio a base di clorexidina 0,2%
da usare puro 2 volte al giorno per
effettuare uno sciacquo dell’intero
cavo orale in abbinamento all’utilizzo del gel con clorexidina 0,1% sia
sugli scovolini che sul grattalingua.
Tutte le tecniche sono state spiegate
al paziente e fatte toccare con mano
sulla propria bocca con l’uso della
telecamera digitale e lo specchio, in
modo da aumentare la compliance
del paziente stesso. Dopodiché si è
passato al sondaggio parodontale
riportando tutti i parametri rilevati nell’apposita cartella. Al termine
della seduta di motivazione, si è applicato l’ozono per 5 minuti solo sui
tessuti molli con iniammazione,
senza andare a coinvolgere i tessuti
duri del dente.
Tutto questo serve a invogliare il paziente all’igiene domiciliare e a diminuire il dolore e sensibilità nella
prossima seduta operativa, cosicché
da solo riuscirà a siammare i tessuti e a consolidare le tecniche spiegate nella motivazione. Il paziente
viene rivisto dopo 15 giorni.
Seconda seduta (2 ore)
Il paziente si ripresenta in studio
con un parziale miglioramento dello stato iniammatorio, pertanto
un primo obiettivo è stato raggiunto: una prima compliance e un miglioramento del campo operatorio.
In questa seduta, applicando il
protocollo OSFMD modiicato, abbiamo deciso di eseguire sia il debridment ultrasonico che la procedura di scaling e root planing per
rimuovere tutto il tartaro sopragengivale e sottogengivale, avendo
ridotto l’indice di sanguinamento
in modo signiicativo.
> pagina 21
Speciale 21
Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2014
< pagina 20
Fig. 5 - Anno 2014: gruppo frontale del paziente.
Fig. 7 - Anno 2014, foto inali: particolare del gruppo frontale in salute.
e la protezione per le labbra, si va
a posizionare sui margini gengivali la diga liquida contenuta nel
kit, in modo da proteggere i tessuti molli dal contatto con il perossido. Questa diga liquida ha la
peculiarità di contenere vitamina E, ha proprietà antiossidanti,
che la rende più stabile in bocca,
si può bagnare con l’acqua senza
il rischio che venga via, e può essere utilizzata in caso di un accidentale bruciatura delle mucose
del paziente con qualche goccia
di sbiancante per lenire subito il
fastidio. Prima di procedere con
il posizionamento del gel sbiancante, è importante verificare che
la diga sia perfettamente posizionata in ogni spazio interdentale
e margine, in modo da non creare disagio al paziente. Dopo aver
posizionato il gel su tutti i denti,
si passa alla fotoattivazione con
la lampada polimerizzante per
5 secondi per dente. Questa particolarità permette di verificare
l’avvenuta reazione in modo da
procedere con il dente successivo,
riducendo i tempi del trattamento e la durata della seduta per il
paziente. In questo caso abbiamo
effettuato 4 cicli completi sui
denti del sorriso perché avevamo
già raggiunto un ottimo risultato.
Non avendo disidratato lo smalto,
si può procedere subito con la rilevazione del colore dopo il trattamento, avendo ottenuto un colore
A2 ed effettuando le fotograie inali (Fig. 8). Per completare la seduta si è veriicata nuovamente con il
paziente la differenza di colore fra
l’inizio della terapia e il termine, in
modo da renderlo partecipe dell’ottimo risultato ottenuto, rinnovando le nostre raccomandazioni per
il mantenimento della compliance
ottenuta ino ad ora.
Il paziente, vedendo le foto iniziali
della sua bocca e quelle inali sbiancate, è rimasto davvero colpito e
Fig. 6 - Anno 2014, foto inali: situazione generale di salute dopo il trattamento. Notare i
tessuti normotroici e la situazione parodontale isiologica.
Fig. 8 - Anno 2014, sbiancamento: situazione generale dopo lo sbiancamento.
molto contento. Viene richiamato
per un controllo a una settimana
per veriicare il colore e a un mese
per il deplaquing.
Conclusioni
In questo case report abbiamo vo-
luto evidenziare come un corretto
approccio clinico e un’approfondita motivazione siano necessari
per migliorare lo stato di salute
del cavo orale, lavorando sia dal
punto di vista clinico sia attraverso un approccio psicologico del
paziente. Abbiamo portato il paziente a una salute fisiologica dei
tessuti e a un’ottima compliance domiciliare, integrando così
un’autostima positiva, a tal punto
da ricercare l’estetica migliore per
la sua bocca.
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sono disponibili con: manico lungo o corto,
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Il paziente esegue uno sciacquo
con clorexidina allo 0,2% per 60
secondi, prima di iniziare la terapia per ridurre la carica microbica
che può diffondersi nell’aerosol,
creata dall’azione degli strumenti
meccanici.
La seduta si svolge secondo un protocollo ben stabilito; essendo molto lunga e intensa per il paziente,
viene preventivamente applicato
un anestetico locale a base di lidocaina e prilocaina:
– sciacqui a intervalli con collutorio con clx allo 0,2% non diluito;
– debridment ultrasonico, scaling
e root planing;
– applicazione di ozono per 5 minuti;
– revisione delle manovre di igiene
orale domiciliare per rinforzare la motivazione: al paziente è
stato chiesto di portare in studio
gli strumenti cha abbiamo consigliato per rivedere ogni volta le
eventuali lacune riscontrate.
Rivalutazione e controllo tissutale
Il paziente si presenta in clinica
(Fig. 6) con una situazione inaspettata: i tessuti sono normotroici, l’ipertroia è scomparsa; come si può
notare, non si evidenziano recessioni sugli elementi parodontalmente
compromessi, il cui sondaggio è
ora isiologico (Fig. 7). Il paziente si
dimostra molto soddisfatto e ci racconta di un miglioramento del suo
stato di benessere generale; inoltre,
avendo avuto un miglioramento
straordinario dal punto di vista
personale, estetico e motivazionale, ci ha chiesto di migliorare ancor
di più il suo sorriso con uno sbiancamento professionale.
Gli sono state mostrate alcune
indicazioni da eseguire ino al
prossimo controllo: continuare il
trattamento con il protocollo di disinfezione con clorexidina per una
settimana e poi interromperlo, per
evitare la colorazione degli elementi; continuare con lo spazzolino sonico e gli scovolini. Gli è stato dato
un appuntamento per lo sbiancamento professionale.
Sbiancamento (1,5 ora)
Per la rilevazione del colore si è
utilizzata la scala colore VITA, in
modo da confrontare il colore degli
elementi dentali con il campione di
riferimento corrispondente. Il colore di riferimento A3,5 è stato scelto
insieme al paziente stesso con l’ausilio di uno specchio per responsabilizzarlo sulle giuste tecniche
di mantenimento della salute dei
tessuti orali e del colore ottenuto in
seguito al trattamento.
Sono state inoltre scattate le fotograie iniziali per documentare
il caso e utilizzarle in seguito, nel
caso in cui fosse necessario un rinforzo motivazionale all’utilizzo degli strumenti consigliati.
Per proteggere le labbra durante il trattamento, si è proceduto
con l’inserimento di un apribocca
speciico, dopodiché è stato posizionato l’apribocca apposito con
il fermalingua, in modo che il paziente potesse stare il più comodo
possibile durante l’intera seduta.
Dopo aver posizionato l’apribocca
WEB ARTICLE
22 Speciale
Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2014
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White spot: protocollo operativo di tailoring
domiciliare e professionale. Case report
G.M. Nardi*, B. Giovane**, G. Rocca***, R. Grassi°, F. Scarano Catanzaro°°
*Ricercatore universitario confermato, Università di Roma La Sapienza
**Igienista dentale
***Master tecnologie avanzate nelle Scienze di igiene orale, Università di Roma La Sapienza
°Studente, corso di laurea in Odontoiatria, Università Vita Salute S. Raffaele, Milano
°°Odontoiatra
La bellezza del sorriso è condizionata
da aspetti emozionali e strutturali.
Emozionali perché mettono in evidenza uno stato d’animo, strutturali
perché condizionati dalla struttura
biologica del cavo orale. Dal punto di
vista clinico l’attenta osservazione e
l’utilizzo di tecnologie avanzate ci permettono di localizzare quelle situazioni cliniche a rischio, per progettare
nuovi protocolli operativi opportuni
per contenere o risolvere problematiche sia funzionali che estetiche.
Case report
Si presenta alla nostra attenzione una
paziente donna di anni 23, in apparente stato di salute ottimale, preoccupata
per piccole aree di demineralizzazione
sui denti, non accettabili esteticamen-
rilevate le white spot codice 1 ICDAS
sugli elementi dentali 1.2, 1.3, 2.2 e 2.3.
Attraverso l’utilizzo della videocamera intraorale Vista Cam iX (Dürr
Dental), grazie al terminale intercambiabile Cam Macro ispezioniamo con
ingrandimento 120x le zone che presentavano le white spot. Cambiando
il terminale Macro e usando il Proof,
registriamo la presenza di placca e
tartaro sulle superici linguali e interprossimali (Figg. 2a-c), e ispezioniamo
le superici occlusali dei molari per intercettare eventuali carie. Il terminale
Proxi non rileva carie interprossimali
presenti.
La visualizzazione automatica dei
risultati in tempo reale, aumenta la
compliance del paziente che può osservare i siti a rischio del cavo orale,
rendendolo consapevole e maggiormente collaborativo nel controllo di
placca domiciliare e lo porta ad accettare i protocolli terapeutici proposti
dal professionista.
Decontaminazione,
desensibilizzazione e
remineralizzazione
Montiamo la diga OptraGate ExtraSoft Version (Ivoclar Vivadent) per
lavorare più agevolmente durante il deplaquing con l’utilizzo del
Combi Mectron in modalità periopolishing, con polvere di glicina (<
63 µm) caratterizzate da un aroma
piacevole (Fig. 9).
Per lo scaling ultrasonico usiamo l’ablatore Newton P5 XS B.Led Acteon Satelec con il sistema di rilevazione della
placca (Figg. 11a-g). Inseriamo il liquido
rivelatore F.L.A.G nel serbatoio da 300
ml e decontaminiamo in modo mirato le superici con l’aiuto della luce
blu del manipolo Newtron Slim B.Led
usato con una punta standard (Fig. 10).
Remineralizziamo utilizzando lo Jonofor Praxis Master per risolvere leggera sensibilità attraverso elettrodo e
facciamo toccature imbibendo di gel
il cotone sistemato sulla punta dello
stesso di gel al luoro mfp aroma cacao
per 2,5 minuti ad intensità di 1,2 mA
per ionoforesi dopo aver dato alla paziente in mano l’elettrodo positivo.
La videocamera aveva segnalato superici occlusali dove era opportuno
praticare una sigillatura (Fig. 3) e la paziente ha richiesto il trattamento nella
stessa seduta.
Sigillatura
Dopo aver isolato il sito d’intervento,
abbiamo pulito accuratamente le superici da sigillare (Figg. 11a-11f). Abbiamo applicato sulle superici degli
elementi dentali 3.6 e 4.6 il Control
Seal della Voco. Abbiamo applicato il
gel mordenzante e lasciato agire per
30 secondi (Fig. 11c). Successivamente abbiamo risciacquato con acqua
spray e asciugato accuratamente. Abbiamo lasciato il sigillante Control
Seal luisse (Fig. 11d) nei solchi e lasciato agire per 15 secondi (Fig. 11e). Inine
abbiamo fotopolimerizzato per 20 secondi (Fig. 11e) e abbiamo controllato
che il sigillante rispettasse l’anatomia
occlusale del dente.
> pagina 23
Figg. 1a-1c - Visualizzazione del colore tramite spettrofotometro Spectro Shade Micro (MHT): rilevazione di colore, traslucenza e mappe delle masse.
Figg. 2a-2c - Rilevazione della presenta di bioilm batterico e tartaro con videocamera intraorale Cam iX (Dürr Dental) e terminale Proof.
Fig. 3 - Visualizzazione delle superici
occlusali con la videocamera Cam iX
(Dürr Dental).
te dalla stessa (Fig. 4). La paziente riferisce di essersi sottoposta circa 10 anni
prima a un trattamento ortodontico, e
pensava che tale trattamento le avesse
causato le antiestetiche pigmentazioni. Inoltre lamentava lieve sensibilità.
Materiali e metodi
All’esame obiettivo del cavo orale la
paziente si presentava con un biotipo
gengivale sottile, buona salute gengivale e discreta igiene orale. Per la misurazione esatta del colore abbiamo
usato lo spettrofotometro (Figg. 1a-c)
dentale MHT Spectro Shade Micro
che combina una camera digitale ad
uno spettrofotometro a tecnologia
led. Dopo aver asciugato le superici
dentali per circa 5 secondi, sono state
Fig. 4 - Visualizzazione clinica del sorriso del paziente con white spot sugli
elementi dentali 1.2, 1.3, 2.2 e 2.3.
Fig. 5 - Rilevazione della topograia del bioilm batterico tramite rivelatore.
Speciale 23
Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2014
Fig. 7 - Spazzolamento tailoring della superice interprossimale con soft pick
(Sunstar).
Figg. 6a-6d - Tecnica di spazzolamento tailoring con spazzolino GUM Technique PRO (Sunstar).
< pagina 22
Protocollo domiciliare
Abbiamo usato per il paziente la tec-
nica di spazzolamento “tailoring personalizzata e condivisa”. Prima del
trattamento abbiamo applicato un
rilevatore di placca alla luoresceina
(Plaque Test Ivoclar, Fig. 5) per evidenziare la topograia della presenza di
bioilm batterico nel cavo orale, e dopo
l’attenta valutazione di biotipo tissu-
Figg. 8, 9 - Deplaquing con Air-Polishing Combi (Mectron) e polvere di glicina.
Cannula per la proilassi (Dürr Dental).
Fig. 10 - Debreadment parodontale con apparecchiatura
ultrasonica.
Fig. 11b - Ionalor proxy master.
Fig. 11d - Mordenzatura.
Fig. 11a - Apparecchio ultrasonico Newton P5 XS B.Led Acteon
Satelec.
Fig. 11c - Elettrodo con applicazione di luoro.
Fig. 11e - Applicazione del sigillante.
tale, presenza di diastemi, manualità
del paziente, come suggerito dal tailoring abbiamo consigliato spazzolino
manuale GUM Technique PRO (Sunstar) (Figg. 6a-6d) con setole che per
il loro particolare design Dome Trim,
estremamente affusolate ed inclinate, garantiscono un’eficace controllo
di placca delle superici interdentali
(Figg. 6b-6d) senza danneggiare il delicato biotipo sottile delle gengive.
Alla paziente chiediamo di migliorare il controllo di placca nelle zone
interdentali con lo scovolino GUM
Soft Picks (Sunstar) (Fig. 7) in gomma
lessibile e luoro e il controllo chimico della placca con collutorio di mantenimento e dentifricio GUMParoex
0,06% + 0,05% CPC.
Diamo appuntamento alla paziente
dopo 1 settimana per il trattamento
delle white spot.
Trattamento delle white spot
Abbiamo montato una diga di gomma
lessibile Ivoclar OptraDam Plus (Fig. 12)
per isolare il campo operatorio. Abbiamo utilizzato il trattamento iniltrante
microinvasivo Icon (DMG) per rimuovere e mascherare le lesioni da white
spot. La resina iniltrante ha un indice di
rifrazione della luce simile a quello dello
smalto sano e consente di compensare
la differenza di rifrazione della luce.
Fig. 11f - Sigillatura avvenuta.
> pagina 24
24 Speciale
Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2014
Fig. 12 - Applicazione della diga OptraDam Plus (Ivoclar Vivadent).
Fig. 13 - Applicazione del mordenzante a base di HCl Icon-Etch.
Fig. 14a - Applicazione del iniltrante Icon-Dry DMG (Dentalica).
Fig. 14b - Resina iniltrante Icon, dell’azienda tedesca DMG (Dentalica).
Fig. 14c - Applicazione della resina iniltrante Icon (DMG).
Fig. 14d - Fotopolimerizzazione della resina iniltrante.
Fig. 15 - Risultato inale.
< pagina 23
In questo modo l’aspetto della lesione iniltrata può essere adattato allo
smalto sano circostante. Abbiamo
applicato sugli elementi dentali 1.2,
1.3, 2.2 e 2.3 che presentavano aree
di demineralizzazione, il mordenzante a base di acido-cloridrico (HCl)
Icon-Etch (Fig. 13) e abbiamo lasciato
applicare per 2 minuti. Trattandosi
di ex paziente ortodontico il protocollo consiglia di eseguire due volte il
trattamento mordenzante. Abbiamo
lavato le superici per 30 secondi e
abbiamo asciugato i denti. Abbiamo
applicato Icon-Dry (etanolo) (Figg.
14a-14d) e lasciato agire per 30 secondi e fatto asciugare il prodotto. Inine
abbiamo applicato la resina Icon Iniltrant ed abbiamo lasciato agire per 3
minuti. Trascorsi i 3 minuti abbiamo
fotopolimerizzato per 40 secondi
con lampada Satelec Mini LED SuperCharged con potenza superiore a
2000 mWatt/cm². Abbiamo ripetuto
quest’ultimo passaggio un’ultima
volta, applicando la resina questa volta per 1 minuto e fotopolimerizzato
per 40 secondi. Abbiamo rimosso la
diga di gomma e lucidato le superici utilizzando punte siliconiche per
compositi. La paziente ha espresso la
sua soddisfazione alla vista del suo
sorriso dopo il trattamento (Fig. 15).
Conclusioni
Abbiamo rivisto la paziente dopo
10 giorni dal trattamento. Abbiamo
eseguito il controllo utilizzando la
videocamera per mostrare alla paziente in real time il miglioramento
del controllo di placca domiciliare e
le perfette condizioni di salute dei
tessuti. Le white spot erano scomparse, e il trattamento preventodontico
ha migliorato, oltre che la salute orale della paziente, anche il suo sorriso
dal punto di vista estetico. Le tecnologie eficaci scelte per il protocollo
domiciliare e professionale di tailoring per la risoluzione delle white
spot si sono dimostrate eficaci creando un feedback positivo da parte
della paziente ai controlli periodici e
una maggiore attenzione ai corretti
stili di vita di igiene orale.
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Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2014
Speciale 25
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Disturbi scheletrico-muscolari nella pratica clinica
dell’igienista dentale: prevenzione e terapia
A. Butera*, A. Quattri*, S. Benzoni*, A. Aiello**, L. Lallitto**, A. Lauria**, G. Smeraldi**
LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO SIUL SITO WWW.DENTAL-TRIBUNE.COM
*Igienista dentale, Università degli Studi di Pavia
**Tecnico ortopedico, Università degli Studi di Pavia
Introduzione
Le patologie occupazionali sono oggi
un elemento di primaria importanza
sia da un punto di vista prettamente
sanitario che economico e sociale,
dal momento che alcune di esse rappresentano la prima causa di assenteismo dal posto di lavoro.
Tale condizione assume una valenza
ancor più critica per quelle professioni come l’igienista dentale per le
quali il mantenimento di posture
non isiologiche è pressoché costante
e necessario all’espletamento delle
mansioni stesse. A questo proposito, negli ultimi anni molte aziende
produttrici hanno concentrato gran
parte dei loro sforzi per offrire soluzioni ergonomiche che possano
supportare nel miglior modo possibile le esigenze del professionista sul
posto di lavoro, studiando e realizzando articoli innovativi per forma
e materiali e conformi alle necessità antropometriche e funzionali
dell’utilizzatore. Di seguito verranno
presentati i principi chiave su cui
si basano tali soluzioni, e verranno
affrontate le più rilevanti patologie
occupazionali di origine posturale
legate alla professione dell’igienista
dentale insieme ai prodotti che comunemente vengono impiegati per
lenirne le conseguenze, individuando in questo modo, nel rapporto con
il tecnico ortopedico, un importante
fattore non solo terapeutico ma anche preventivo.
La postura dell’igienista dentale
È chiaro come le principali patologie
occupazionali di origine ergonomica
siano strettamente correlate alle esigenze posturali delle differenti professioni, soprattutto per quelle che
richiedono speciici accorgimenti
per il mantenimento prolungato di
posizioni non isiologiche, l’impiego
di strumentazioni dedicate o lo stress
di funzioni muscolari o sensoriali
(per esempio della vista).
Per quanto riguarda l’esercizio della
professione dell’igienista dentale, in
condizioni comuni il professionista
è in una posizione neutrale con un
buon accesso, dove l’illuminazione e
la visibilità contribuiscono a un’eficace procedura.
Il paziente è posizionato in modo da
facilitare il lavoro del professionista,
permettendo così una seduta eficace e breve nel tempo e creando una
stretta relazione tra la posizione assunta dai due soggetti.
È comunque importante ricordare
che la posizione assunta dal paziente
è mantenuta per un tempo relativamente breve, se comparata a quella
dell’operatore che invece è la stessa
per tutta la giornata lavorativa. È
però bene ricordare che gli effetti
positivi di una ideale condizione
lavorativa per il professionista non
ricadono esclusivamente sulla salute di quest’ultimo ma, facilitando il
suo operato, conducono a risultati
migliori e quindi a un reale beneicio
anche per il paziente.
L’assunzione di una corretta postura
durante l’esercizio della professione
pertanto consente di:
– contribuire a preservare la salute,
sicurezza, e il benessere del professionista;
> pagina 26
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studio con
apposito
kit
26 Speciale
< pagina 25
–
contribuire a facilitare e rendere
eficace la seduta, incoraggiando
la collaborazione del paziente;
– ridurre lo sforzo per periodi prolungati per mantenere al massimo l’eficienza terapeutica;
– limitare l’affaticamento sia isico
che mentale;
– offrire al paziente un senso di
tranquillità, iducia e sicurezza;
– gestire al meglio il paziente con
esigenze speciali.
Il mantenimento di una corretta
postura lavorativa permette quindi
una buona funzionalità biomeccanica dell’intero corpo durante tutte
le attività, che si tradurrà per il professionista nel raggiungimento di un
equilibrio psicoisico a totale beneicio suo e del paziente sottoposto a
trattamento.
Al contrario, il non rispettare i principi di una postura ottimale potrà condurre il professionista ad avvertire
un disagio dovuto allo sforzo professionale che potrà tradursi non solo in
una ridotta e/o compromessa attività
lavorativa, ma anche rilettersi nella
vita quotidiana.
Come per la maggior parte delle patologie professionali di natura posturale, il segmento corporeo maggiormente coinvolto è il rachide, asse
portante e funzionale dell’intero
nostro organismo. Per questo motivo la posizione ideale durante l’esercizio è volta a preservare le corrette
curvature della colonna, sia a livello
cervicale e dorsale che a livello della
lordosi lombare, dove il prolungato
mantenimento di posture non corrette può facilmente sfociare in patologie altamente invalidanti come
lombalgie e lombosciatalgie croniche. Inoltre, essendo per l’igienista
fondamentale una completa e accurata visione del campo operatorio è
necessario il mantenimento di un’inclinazione anteriore del capo che è
suficiente rimanga compresa tra i
15 e i 20 gradi, evitando tensioni muscolari del collo e affaticamenti visivi
(Fig. 7). Questo faciliterà il mantenimento di una posizione delle spalle
allineata con i ianchi e il pavimento,
dei gomiti con il resto del corpo e di
avambracci e polsi su una linea retta.
Il peso del corpo deve essere distribuito uniformemente sullo sgabello
mantenendo uno spazio di circa 3 cm
tra il bordo del sedile e il cavo popliteo delle ginocchia, le quali devono
rimanere leggermente distanziate
e con i piedi ben appoggiati al pavimento.
Il mantenimento di una corretta
postura da parte dell’operatore è
naturalmente dipendente alla posizione relativa da lui assunta nei
confronti del paziente: la cavità orale
di quest’ultimo deve infatti trovarsi
all’altezza del gomito del professionista anche se in la posizione realmente mantenuta è di fatto condizionata
dalle reali possibilità di accesso alla
cavità orale stessa (Fig. 8).
Analizzando così la posizione del
professionista attorno al paziente
come se fosse rappresentata sul quadrante di un orologio con il paziente
stesso al centro, l’orientamento del
professionista destrorso nelle procedure cliniche sarà associata alle ore
Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2014
comprese tra le 8.00 le 13.00, mentre
il professionista mancino sarà posizionato nello spazio compreso tra le
ore 11.00 e le 16.00. Il campo operativo è centrato intorno alla cavità orale
del paziente, dove per campo operativo si intende la poltrona odontoiatrica con il paziente, il riunito e il servo
mobile contenente lo strumentario,
il quale consente una rapida accessibilità agli strumenti di lavoro
L’essenziale per l’accesso e la visibilità
durante il trattamento terapeutico è
dato da una lessibilità di movimenti
dello sgabello del professionista, da
un’adeguata illuminazione rinforzata dall’utilizzo di un ingrandimento.
È pertanto chiaro come la corretta
strumentazione impiegata dal professionista possa inluenzare ampiamente la postura da lui assunta
durante il trattamento del paziente.
Fig. 7 g li postura igienista.
Fig. 8 - Igienista e paziente.
Principal atologie
occupazional e ’igienista
dentale
Lo svolgimento dell’attività di igienista dentale richiede necessariamente
il doversi confrontare quotidianamente con alcuni aspetti ergonomici
e posturali legati alla posizione mantenuta durante le fasi operative, alla
strumentazione utilizzata e alle sequenze di movimenti richieste che,
se non affrontate con i giusti accorgimenti, possono dare origine a diverse
forme di patologie prevalentemente
muscolo-scheletriche.
Ne sono affetti con modalità differenti sia gli arti superiori, che quelli
inferiori, che il rachide attraverso disturbi che possono essere prevenuti e
trattati con soluzioni dedicate.
Arto superiore
Le patologie che possono afliggere
l’arto superiore sono prevalentemente relazionate alla strumentazione
utilizzata, non sempre suficientemente attenta alle esigenze ergonomiche dell’utilizzatore e all’esecuzione di movimenti ripetuti o scomodi.
In deinitiva i principali fattori scatenanti l’insorgere di patologie occupazionali degli arti superiori sono:
– ripetitività dei movimenti;
– frequenza dei movimenti;
– forza applicata;
– postura mantenuta;
– pause (tempo di recupero).
Lo sviluppo di speciici studi ha condotto alla progettazione di soluzioni
strumentali dotate di caratteristiche
particolarmente attente alle esigenze
ergonomiche del lavoratore, consentendo così la riduzione dell’insorgenza
di patologie, per esempio relazionabili
a una non corretta o faticosa impugnatura grazie all’impiego di forme e
materiali tecnologicamente molto accurati. Ciò non è però suficiente a eliminare completamente la possibilità
di insorgenza di patologie quali quelle
elencate di seguito (Tab. 2).
POLOGIA
Sindrome del tunnel carpale
Compressione del nervo mediano a livello del
retinacolo dei lessori nel canale carpale.
Tendinite dei lessori
delle dita della mano
Patologia iniammatoria tendinea del comparto ventrale del carpo e della mano
Epicondilite
Patologia iniammatoria degli estensori del
gomito.
Tendinite della cufia dei rotatori
Patologia iniammatoria dei tendini della
cufia dei rotatori.
Tab. 2
Tendinite dei lessori delle dita della
mano: patologia iniammatoria tendinea del comparto ventrale del carpo e della mano che può sfociare, oltre che in una sintomatologia algica
rilevante, in limitazione funzionale
e varianti patologiche come “dita a
scatto”. Anche in questo caso la tutorizzazione può essere eseguita per
mezzo di appositi bracciali steccati
di rigidità differenti a seconda delle
esigenze dell’utente e delle sue caratteristiche anatomiche. Possono o
meno comprendere il contenimento dedicato per il pollice a seconda
della presenza o meno di sintomatologie concentrate a livello del primo raggio (per esempio sindrome di
De Quervain).
Epicondilite: patologia iniammatoria tendinea comunemente nota
come “gomito del tennista”, comporta dolore e goniore del gomito causato solitamente da attività
(professionali o sportive) comportanti movimenti o microtraumi
ripetuti a carico di questa articolazione. Il trattamento di elezione
è ortesico e prevede l’impiego di
appositi tutori costituiti da una
bracciale, solitamente dotato di cuscinetti pressori (in schiuma, gel o
ad aria), il quale deve essere stretto
in prossimità dell’inserzione tendinea iniammata nella regione
immediatamente distale all’articolazione omero-ulnare. Tale pressione ha la funzione di “scaricare”
l’inserzione tendinea stessa consentendo il rientro della condizione iniammatoria (Fig. 10).
Tendinite della cufia dei rotatori: patologia iniammatoria dei tendini
della cufia dei rotatori causata da
traumi, movimenti ripetuti con eccessiva frequenza o dalla naturale
Fig. 11 - Lombalgia.
Sindrome del tunnel carpale: compressione del nervo mediano a livello
del retinacolo dei lessori nel canale
carpale. È solitamente causata da microtraumi ripetuti, patologie iniammatorie tendinee, movimenti del
carpo ripetuti con elevata frequenza,
edemi o deformità ossee, comportando deicit sensoriali e motori nel
corrispondente territorio di innervazione. Il trattamento di elezione
prevede solitamente l’impiego di
appositi tutori di immobilizzazione del carpo in posizione antalgica
costituiti da un bracciale in tessuto
traspirante con una o più stecche
modellabili (solitamente in alluminio) sul lato ventrale del carpo, volte
al mantenimento dello stesso nella
posizione desiderata sulle speciiche
esigenze del singolo utente (Fig. 9).
degenerazione dei tessuti con il progredire dell’età del soggetto. Causa
dolore intenso e diffuso all’articolazione della spalla, spesso anche a
riposo e limitazione nei movimenti
dell’arto superiore con relativa debolezza muscolare. Il trattamento ortesico prevede l’impiego di appositi tutori di spalla volti al mantenimento a
riposo dell’articolazione solitamente
costituiti da una tasca reggibraccio
con eventuale cuscino di abduzione a
gradazioni differenti.
Rachide
Una delle principali cause comportanti lo scaturire di patologie occupazionali nella professione dell’igienista dentale è data dal mantenimento
di una non corretta distanza di lavoro. La maggior parte dei professionisti asserisce di ottenere una buona
visibilità a una distanza dalle proprie
mani di 25-30 cm, che può però ridursi anche a 15 cm in caso vi siano
esigenze di particolare precisione
visiva. A questo scopo una migliore
visibilità del campo operatorio può
essere assicurata dall’impiego di
strumenti speciici che consentono
la visione di dettagli anche minimi
pur mantenendo una distanza di lavoro adeguata. Si tratta di sistemi binoculari di ingrandimento (occhiali
ingranditori) che hanno lo scopo di
permettere una migliore visione dei
dettagli, incrementando la qualità
del lavoro svolto e riducendo i tempi
operatori e l’affaticamento visivo.
Una distanza di lavoro ridotta comporta infatti l’insorgenza di stress
muscolo-articolari sia a livello del rachide lombare che cervicale inducendo così la comparsa di patologie quali
quelle elencate di seguito (Tab. 3).
> pagina 27
PATOLOGIA
DESCRIZIONE
Cervicalgia
Dolore muscolo-tendineo prevalentemente di tipo
iniammatorio in sede cervicale.
Lombalgia
Sindrome dolorosa muscolare in sede lombare.
Protrusioni ed ernie discali
Fuoriuscita del nucleo polposo di uno o più dischi intervertebrali dall’anulus ibroso con rischio di compressione radicolare.
Fig. 10 - Epicondilite.
Fig. 9 - Sindrome del tunnel carpale.
DESCRIZIONE
Tab. 3
Fig. 12 - Seggiolino.
Fig. 13 - Seduta Kikka.
Speciale 27
Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2014
< pagina 26
Cervicalgia: dolore muscolo-tendineo prevalentemente di tipo iniammatorio in sede cervicale comportante sintomatologia dolorosa
diffusa e nei casi più gravi nausea
e vertigini. Il trattamento ortesico
può essere eseguito nei casi più conclamati attraverso appositi collari
morbidi che, se da un lato stabilizzano e supportano il rachide cervicale,
dall’altro limitano notevolmente la
sua mobilità.
Lombalgia: sindrome dolorosa muscolare in sede lombare dovuta
prevalentemente al mantenimento
abituale di posture comportanti deviazioni dalle normali curvature del
rachide sul piano sagittale. Spesso
si conigura in un quadro di iperlordosi relazionato a un sensibile
incremento dell’angolo sacrale rispetto ai isiologici 32° di inclinazione anteriore. Questo può condurre
a compressioni radicolari ai livelli
superiori (nella maggior parte dei
casi in corrispondenza delle due ultime vertebre lombari) conseguenti
a protrusioni discali o ernie. I prodotti volti al trattamento ortesico
di tale condizione sono molteplici,
appartenenti alla famiglia dei corsetti e possono presentare caratteristiche di supporto differenti a
seconda delle esigenze del soggetto:
un tutore più rigido condurrà a un
supporto maggiore ma vincolerà
maggiormente il movimento, uno
più dinamico avrà un comportamento più elastico assecondandolo
in maniera più consona ma offrendo un supporto inferiore (Fig. 11).
Protrusioni discali ed ernie: si tratta della fuoriuscita del nucleo
polposo di uno o più dischi intervertebrali dall’anulus ibroso che
isiologicamente lo circonda con
conseguente compressione delle
radici nervose limitrofe. Tale quadro si manifesta abitualmente in
sede lombare (L4-L5, L5-S1) e cervicale; associato a una lombalgia può
facilmente condurre a una lombosciatalgia, attualmente la prima
causa di assenteismo dal posto di
lavoro con evidenti conseguenze
sociali ed economiche.
Arti inferiori
Anche la posizione degli arti inferiori
può comportare l’emergere di patologie occupazionali invalidanti, spesso
relazionate comunque alla complessiva condizione del rachide lombare.
A questo proposito risulta fondamentale per l’operatore l’impiego di una
corretta seduta che consenta allo stesso tempo una buona stabilità associata alla libertà di movimento attorno
al paziente, utilizzando per questo
accorgimenti ergonomici attenti alle
esigenze operative del professionista.
In questo senso negli ultimi anni
sono state sviluppate soluzioni volte
alla tutela del comfort e della salute del lavoratore durante l’esercizio
della sua attività, attribuendo alla
seduta (seggiolino, Fig. 12) il compito
di sostenerlo nel pieno rispetto della
sua conformazione anatomica e di
assecondare nel miglior modo possibile i movimenti che lo stesso deve
abitualmente svolgere attorno al paziente per tutta la durata del proprio
intervento. Per questo motivo un
seggiolino attentamente progettato
deve necessariamente tenere conto
di alcuni aspetti quali:
– mantenimento di un angolo di
lessione dell’articolazione del ginocchio pari o superiore a 110°;
– supporto lombare per mezzo di
un apposito schienale correttamente posizionato;
– mantenimento di una distanza di
lavoro pari a circa 35-40 cm;
– mantenimento di un’inclinazione anteriore del capo non superiore a 25°.
Elementi di fondamentale importanza sono inoltre rappresentati
dalla presenza di superici di appoggio adeguatamente conformate per il supporto anatomico del
professionista e la possibilità di
eseguire le opportune regolazioni
(per esempio relativamente all’altezza da terra del piano di seduta)
per meglio adattare il prodotto alle
esigenze antropometriche dello
speciico utente.
Spinte dalla necessità di rispondere alle esigenze di un gran nume-
ro di professionisti che nel corso
della propria carriera incorrono
con sempre maggiore frequenza in
patologie occupazionali di origine
posturale, le aziende produttrici
hanno da anni iniziato un processo di sviluppo di soluzioni dedicate
sempre più attente ai minimi dettagli ergonomici, dando vita a linee di
prodotto innovative e rafinate sia
da un punto di vista tecnico che del
design. Un esempio emblematico è
offerto dal sistema di seduta “Kikka active chair” che, proponendo
una seduta basata su una forma semisferica deformabile ed elastica,
punta alla stimolazione propriocettiva del sistema tonico-posturale e a
evitare il mantenimento di posizioni assise statiche eccessivamente
prolungate nel tempo. L’utilizzo di
tale sistema è però a nostro avviso
da considerarsi ideale se per periodi
non eccessivamente prolungati,
in modo da non sollecitare eccessivamente i sistemi di gestione dell’equilibrio e la muscolatura ad essi
connessa (Fig. 13).
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una rimozione avanzata della placca interdentale ed una migliore
cura delle gengive. Un sensore di pressione intuitivo e nove
modalità di spazzolamento offrono un’opportunità di prevenzione
personalizzata ed un sussidio interattivo per aiutare i tuoi pazienti
a spazzolare i denti correttamente.
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28 Speciale
Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2014
“Un sorriso
per la vita”
Avviata dall’FDI a Ginevra la campagna
mondiale per la salute orale in vista
del WOHD
Fluoroprofilassi
professionale
La ionoforesi presenta
il vantaggio di portare
un’adeguata quantità di
farmaco in sede localizzata, con conseguente
azione topica ottimale,
senza elevati dosaggi
umorali.
La scelta di questa pratica clinica è stata dettata
dalla volontà di avere
un immediato effetto antalgico dato dalle
correnti galvaniche, che
determinano una iperpolarizzazione
delle
terminazioni nervose,
facendo percepire al paziente un eficace giovamento già durante il trattamento. Per questa terapia la
ricerca Medical ha sviluppato l’apparecchiatura Jonoluor
Praxis Master e il gel di luoro acidulato (A.P.F.) con aloe,
che uniscono proprietà antiniammatoria, rigenerativa e
antibatterica dell’aloe, e il luoruro di sodio, noto per il suo
potere di protezione e mineralizzazione dello smalto dentale, comprovato da studi clinici (confermati anche dalle
“Linee guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione delle patologie orali in età evolutiva”,
aggiornata a novembre 2013 dal Ministero della Salute).
Per il trattamento dell’ipersensibilità si consigliano cicli
di 2 minuti a 2,5 mA, ino a scomparsa della sensibilità a
distanza di 8 giorni uno dall’altro. Per una normale prevenzione si consigliano due cicli annuali, uno in primavera e uno in autunno (si veda, per comprovata eficacia, la
revisione sistematica del Center for evidence-based dentistry dell’American Dental Association, novembre 2013).
Si segnala inoltre la promozione autunnale della Prevenzione dentale promossa dall’ANDI, con la luoroproilassi.
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ergonomico,efficace.
Ginevra: L’FDI (Fédération Dentaire Internationale) ha lanciato la campagna “Sorriso per la vita” legata alla Giornata Mondiale della Salute Orale
2015 (WOHD) per sensibilizzare il pubblico sull’importanza di prendersi
cura dei propri denti e gengive. La WOHD viene celebrata in tutto il mondo
il 20 marzo di ogni anno attraverso una ampia gamma di attività di sensibilizzazione organizzate da dentisti, studenti di odontoiatria, associazioni
odontoiatriche nazionali e partner aziendali.
Oltre il 90% della popolazione mondiale soffre di qualche forma di malattia dentale nel corso della vita, ma molte possono essere facilmente curate o trattate preventivamente grazie a una buona routine terapeutica.
La campagna “Sorriso per la vita” WOHD 2015 si basa sull’“Invito ad agire”
(grazie allo slogan “È ora di...”), adattabile a circostanze diverse ed esigenze
particolari. I dentisti cha hanno partecipato all’FDI Annual World Dental
Congress di Nuova Delhi nel settembre scorso hanno condiviso la campagna “Sorriso per la vita” approvando, dal punto di vista igurativo e simbolico, il manifesto.
Nel commentare la campagna “Sorriso per la vita” la Presidente FDI Tin
Chun Wong ha ricordato che «la malattia orale può essere prevenuta con
la pratica di una buona igiene della bocca per tutta la vita, dall’infanzia
all’età adulta. Dopo aver triplicato tra il 2013 e il 2014, il numero di Paesi
che celebrano la Giornata mondiale – ha aggiunto – stiamo ora tentando
di raggiungere un pubblico ancora più vasto in un maggior numero di
Paesi, anche online». Il Direttore esecutivo FDI Jean-Luc Eiselé «Vogliamo
incoraggiare tutti a celebrare questo giorno così importante – ha detto. I
partecipanti possono scaricare loghi, manifesti e kit, programmare le loro
attività attraverso il sito web dedicato alla campagna. Ci si può anche ispirare ad eventi o aneddoti relativi alle campagne precedenti per pianiicare
ciascuno la propria Giornata Mondiale della Salute 2015».
La FDI ha inoltre confermato che i quattro partner globali della WOHD,
ossia LISTERINE, Unilever, Henry Schein e Wrigley, un Programma di assistenza sanitaria orale, hanno rinnovato l’impegno a sostenere la campagna nel 2015. «Il continuo sostegno da nostri partner – ha sottolineato
Wong – è essenziale per garantire che la Giornata Mondiale della Salute
orale continui ad avere un impatto globale e che il nostro messaggio raggiunga un pubblico più ampio possibile».
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Speciale 29
Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2014
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Alta protezione contro carie ed erosione anche per
i pazienti xerostomici
Fluor Protector S: la lacca
protettiva al luoruro
Fluor Protector S è la nuova lacca protettiva al luoro per la desensibilizzazione, la prevenzione della carie e la
protezione dall’erosione dentale. La
lacca protettiva contiene 7700 ppm
di luoruro in soluzione omogenea ed
è già pronta per l’applicazione diretta.
Immediata fluorurazione dello smalto
L’innovativo sistema a lacca, grazie
alla sua fonte di luoruro disciolto in
modo omogeneo, consente la disponibilità immediata di questo componente. Fluor Protector S rilascia il
luoruro in breve tempo, garantendo
un’eficace luorurazione dello smalto
dentale. Dopo l’asciugatura della lacca
la concentrazione di luoruro è circa
quattro volte maggiore. La lacca omogenea favorisce l’applicazione dosata e
controllata del luoruro.
Gusto delicato - Fluor Protector S ha
un profumo e un gusto gradevoli ed
è quindi molto adatto ai bambini e ad
altri gruppi di pazienti sensibili.
Facile da dosare - L’innovativo tubo
erogatore per uso ripetuto, consente
di prelevare la quantità desiderata
di Fluor Protector S in modo rapido,
semplice, igienico ed economico. In
alternativa è disponibile la sicura confezione monodose singola.
Bassa viscosità per superfici complesse
La bassa viscosità di Fluor Protector
S conferisce al prodotto proprietà di
scorrimento e umettamento ottimali.
Contrariamente alle lacche al luoro
viscose e poco luide, la lacca protettiva si distribuisce facilmente e penetra
bene nelle strutture supericiali complesse. In questo modo anche le zone
a rischio, quali i colletti cervicali esposti, le fessure, le superici prossimali, i
bordi coronali e i margini dei restauri,
nonché le superici dentali porose e le
zone attigue a fasce e bracket ortodontici, ricevono il necessario apporto di
luoruro. I pazienti con bocca asciutta
(xerostomici) sono spesso soggetti a
un maggiore rischio di sviluppare la
carie. Ciò è dovuto al fatto che la saliva
non può svolgere le proprie normali
funzioni protettive. La mucosa orale
affetta da secchezza è inoltre estremamente sensibile. Sono pertanto necessari prodotti eficaci ma delicati per la
cura orale e dentale. In caso di pazienti
xerostomici, si consigliano una lacca
protettiva contenente luoro, ad esempio Fluor Protector S, e uno speciale gel
per la cura dentale, ad esempio Fluor
Protector Gel, che oltre al luoro contiene anche calcio e fosfato.
Ampiamente diffusi nella popolazione
Molti dei farmaci comunemente prescritti, quali antistaminici, antipertensivi o antidepressivi, riducono la produzione di saliva. Poiché l’insorgenza
di malattie sistemiche e la conseguente assunzione di farmaci aumentano
con l’età, le persone anziane soffrono
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spesso di questo effetto indesiderato. Fluor Protector S rappresenta un trattamento di elezione per i pazienti che, con l’aumentare dell’età, presentano colletti cervicali e quindi il sensibile cemento radicolare e la dentina risultano spesso esposti
garantendo una protezione della struttura dentale più sensibile.
L’applicazione di Fluor Protector S, favorisce la salute dei denti e lascia in bocca
una piacevole sensazione proteggendo le strutture più sensibili.
Fig. 1
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30 Speciale
Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2014
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New Starlight Pro
Leggera, potente, maneggevole
La nuova Starlight Pro, senza ili, è dotata di una potenza di oltre 1.400 mW/cm2, in grado di polimerizzare uno
strato di materiale composito di 2 mm in soli 10 secondi.
La lampada è caratterizzata dal nuovo attacco della ibra
ottica nera a “click-clack”, in modo da avere una connessione perfetta al manipolo e quindi ottimizzare la trasmissione del fascio luminoso. Massima ergonomia e leggerezza sono garantite da un peso di soli 105 grammi!
Due sono le modalità di funzionamento: “fast”, 10 secondi alla massima intensità di luce; e “slow rise”, 20 secondi
con aumento graduale dell’intensità luminosa nei primi
3 secondi sino al valore massimo. La batteria al litio-ioni
assicura un’autonomia di 320 cicli da 10 secondi con un
tempo di ricarica di 90 minuti. La stazione di carica è dotata di un radiometro integrato che segnala, attraverso
una luce verde, che la lampada è pronta per un processo di
polimerizzazione eficace e sicuro per il paziente.
La nuova Starlight Pro è disponibile in 4 diverse colorazioni: bianco lucido, giallo lucido, argento e carbonio nero
opaco.
Dotazione: manipolo cordless + base ricarica + ibra ottica
nera 8 mm.
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Sistema HELBO®: terapia fotodinamica contro
le malattie
parodontali
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Le infezioni batteriche del cavo
orale rappresentano una delle
maggiori sfide per l’odontoiatria.
Le malattie parodontali, in particolare, sono in forte ascesa: secondo recenti pubblicazioni oltre
il 60% della popolazione ne soffre.
Contro malattie come la parodontite, la perimplantite, l’endodontite, la carie, la pulpite e le complicanze da guarigione (per esempio,
a seguito di interventi chirurgici),
oltre ai metodi tradizionali di trattamento, è possibile affidarsi alla
terapia fotodinamica antimicrobica. Questa terapia combatte i batteri patogeni, accelera il processo
di guarigione delle malattie e lenisce il dolore.
La terapia fotodinamica trova,
inoltre, applicazione nell’implantologia post-estrattiva e nella chi-
rurgia ricostruttiva per la decontaminazione dei siti riceventi.
La terapia fotodinamica antimicrobica è facilmente attuabile
in studio con il sistema Helbo di
Bredent Medical. Molti studi e più
di 50 pubblicazioni scientifiche
confermano l’efficacia di questa
terapia, che si basa sulla colorazione della membrana batterica per
mezzo di molecole coloranti fotosensibili con il fotosensibilizzatore
HelboBlue.
Le molecole si diffondono nel biofilm e vengono successivamente
attivate dalla luce del laser; trasferiscono la loro energia all’ossigeno
presente a livello locale, producendo in tal modo ossigeno singoletto
altamente aggressivo, che in un
minuto distrugge il 99% dei batteri presenti nel biofilm.
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Efficace contro le infezioni batteriche
„10 anni di successi testati scientificamente“
HELBO® Terapia fotodinamica antimicrobica (aPDT), favorisce
la conservazione di denti ed impianti. HELBO® è l‘unico sistema
di questo genere con componenti sterili.
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Speciale 31
Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2014
UNID: a Roma il XIII Congresso
nazionale
Spietato contro i batteri,
delicato con le mucose.
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Quest’anno l’apertura dei lavori
del XIII Congresso UNID, svoltosi a Roma presso l’hotel Holiday
Inn dal 23 al 25 ottobre, è stata
affidata al workshop pre-congressuale, che ha visto più adesioni di quelle previste e riscosso
notevoli consensi.
Il XIII Congresso, la cui organizzazione è stata affidata alla Pierre
Service, ha registrato la presenza
di oltre trecento iscritti, che hanno seguito con attenzione i relatori di indiscussa professionalità, premiando così l’associazione
con la loro presenza.
Un successo condiviso anche
dalle tante aziende che hanno
sponsorizzato l’evento, a ulteriore testimonianza della fiducia riposta all’attuale direttivo UNID e
del fatto che gli igienisti dentali
hanno a cuore la loro formazione. Il presidente nazionale UNID
Maurizio Luperini (in foto) e il direttivo esprimono soddisfazione
per il risultato ottenuto, condividendolo con ogni singolo socio.
Tra i personaggi intervenuti segnaliamo Saverio Proia, in rappresentanza del Ministero della
Salute; Livia Ottolenghi, direttore Dipartimento Odontostomatologiche della Sapienza e presidente dei corsi di laurea CLID,
polo di Terracina; i presidenti
dei corsi di laurea Di Giorgio, De
Biase, Somma, in rappresentanza
dell’Università Cattolica; Raffaella Docimo, professore ordinario di Tor Vergata e presidente
SIOI; Saverio Condò, presidente
del corso di laurea CLID Tor Vergata, al quale è stata conferita la
tessera di socio onorario per il
contributo scientifico e la presenza costante agli eventi UNID.
Non sono mancati alla cena sociale momenti di grande serenità
e allegria.
Il direttivo è grato ai presidenti
di sessione e ai moderatori, che
con i relatori hanno contribuito
al successo del Congresso in contenuti e presenze. Un successo
che è motivo di incoraggiamento
per migliorare, perché riteniamo
che l’impegno e la coerenza in favore dei soci e della professione,
siano elementi fondamentali, un
utile supporto per fare dell’associazione motivo di orgoglio.
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gradevole, favorisce un’azione antibatterica ancora più efficace. In
differenti formati e concentrazioni, sono adatti a tutte le necessità.
Testati clinicamente anche su pazienti oncologici trattati con
bifosfonati.
(Tuscany School of Dental Medicine, University of Florence and Siena. “Donati D. et al.
Clorexidina e bifosfonati in pazienti oncologici. Dental Clinics 2012 Anno IV (1): 33-39”)
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32 Speciale
Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2014
Ricerca e clinica del cancro
orale al III Simposio Sipmo
Società italiana di patologia e medicina orale
Organizzato da Monica Pentenero, responsabile della
Unità di Medicina e Oncologia orale alla Clinica odontostomatologica del Polo universitario San Luigi di Orbassano, diretta da Sergio Gandolfo, il 17 e il 18 ottobre
si è tenuto a Torino (Aula magna del Rettorato) il III
Simposio nazionale SIPMO (Società italiana di patologia e medicina orale), presieduto da Lorenzo Lo Muzio. All’evento hanno preso parte docenti, ricercatori e
medici provenienti da numerose scuole universitarie
e centri ospedalieri italiani. Dopo il via ai lavori dato
da Gandolfo e Pentenero, sono seguite due lezioni magistrali tenute
da Giancarlo Tajana (Università di
Salerno) sull’evoluzione scientiica
delle conoscenze sui meccanismi
molecolari del crosstalk epitelio-mesenchima; e da Federico Bussolino
(Università di Torino) dedicata agli
ultimi dati di ricerca sulla angiogenesi, in particolare quella tumorale,
e sui farmaci antiangiogenetici. Si è
svolta in seguito la sessione dedicata al Premio Margiotta, che da molti
anni designa la migliore tesi di laurea in Patologia e Medicina orale.
Quattro le tesi inaliste tutte molto
interessanti: la più meritevole è stata giudicata la tesi esposta da Luisa
Limongelli (scuola di Bari), relatore
Gianfranco Favia. Il giorno successivo, il Simposio è proseguito presso
il Centro didattico della Scuola di
Medicina San Luigi, con tre relazioni
(su invito): Walter Giaretti (Istituto
scientiico Tumori di Genova) ha
presentato una revisione critica sui
dati di ricerca sul ruolo della aneuploidia e della instabilità cromosomica nell’evoluzione del cancro orale; Giuseppina Campisi (Palermo) ha
relazionato sullo stato dell’arte delle
formulazioni farmaceutiche in medicina orale; e inine Giuseppe Maina (Torino) ha affrontato il punto di
vista dello psichiatra sulla sindrome
della bocca che brucia. Presentate
poi le 12 relazioni di ricerca delle
Scuole Universitarie italiane di Patologia e Medicina orale di Bari, Bologna, Chieti, Foggia, Milano, Napoli
Federico II, Palermo, Parma, Roma
Cattolica, Torino Dental School, Torino San Luigi e Trieste, selezionate tra
quelle inviate a una Commissione
valutatrice. Parallelamente ai lavori
congressuali, si è svolta una partecipata sessione poster.
La giornata si è conclusa con la premiazione delle migliori relazioni di
ricerca. Premiate la Scuola di Bologna (relatore D.B.. Gissi, risultata prima) con menzioni a R. Marino (Torino San Luigi) e M. Petruzzi (Bari),
mentre il miglior poster è risultato
quello di F. Spadari (Scuola di Milano
IRCCS Policlinico), con menzioni a R.
Marino (Torino San Luigi), G. Giannatempo (Foggia), PM. Passerini (Parma) e L. Trombelli (Ferrara). Ampia
partecipazione di pubblico nelle due
giornate (piene le due aule del Rettorato e del Centro didattico), composto non solo da patologi orali ma
da altri specialisti, studenti di odontoiatria e medicina, partecipanti a
master, specializzandi e dottorandi
di ricerca. Unanime la soddisfazione.
Patrizia Biancucci
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Speciale - Dental Tribune International