LO SCANDALO DELLE SPESE PAZZE DELLA REGIONE CALABRIA
Il Centrosinistra nel caos
Inchiesta «erga omnes» : tre consiglieri agli arresti domiciliari, quattro sottoposti a divieto
di dimora, due milioni e mezzo di beni sequestrati, 27 indagati. Assessore PD si dimette
Da Roma
Cataldo Greco
Un’intera giunta, quella della Regione
Calabria, che finisce nel mirino della Finanza
per rimborsi falsi. E fa tremare il Pd, ma anche
Ncd, con il senatore alfaniano Giovanni
Bilardi, per il quale i magistrati hanno chiesto
al Parlamento l'autorizzazione a procedere per
l'arresto. Il reato ipotizzato per la maggior parte
dei politici coinvolti è di peculato ma si
presume che c’è ben altro e di molto più grave.
L'inchiesta, denominata “Erga Omnes”, ha
fatto, ora, emergere di tutto, dal rimborso per il
biglietto per assistere a uno spettacolo di lap
dance a quello del “Gratta e Vinci”, dai
“santini” da mille e 200 euro, ai viaggi
ingiustificati all'estero e in Italia. Trasferte singole, di coppia e persino di gruppo, visto che un
rappresentante del “Parlamento Calabrese” aveva affittato un pullman a Chianciano. Prezzo
rimborsato 3.700 euro tondi. Per non parlare di cene a Montecarlo, nell'elegante e famoso
“Ristorante Avenue 31”, per l'importo di 727 euro, grazie anche a due preziose bottiglie di
champagne Laurent Perrier Rose, del valore di 190 euro ciascuna. Un bel ‘gioco' che ha portato
tre ex consiglieri della Regione Calabria agli arresti domiciliari, altri quattro sottoposti a divieto
di dimora, beni sequestrati per complessivi due milioni e mezzo di euro a 27 indagati per falso e
peculato.
Ai domiciliari l'assessore ai Lavori pubblici e ai Trasporti Antonino De Gaetano (Pd),
componente dell'attuale Giunta di centrosinistra nonostante non sia stato rieletto alle ultime
elezioni, e l'ex parlamentare di Forza Italia e del Pdl Luigi Fedele. De Gaetano, che è accusato di
aver utilizzato in modo improprio 410 mila (quattrocentodiecimila) euro, ha comunicato le sue
dimissioni dalla carica di Assessore e la sua autosospensione dal Pd. L'unico non indagato (per
ora) è il Presidente, visto che anche il Vicepresidente Vincenzo Ciconte (Pd, 69mila euro di spese
non giustificate) e l'assessore Carlo Guccione (Pd, 27mila euro) sono destinatari del
provvedimento che dispone il sequestro di beni corrispondenti alle somme che sarebbero state
distratte. Dunque, un terremoto in terra calabra, che ricorda molto gli scandali simili avvenuti, per
esempio, nel Lazio ma che, in questo caso, fanno “tremare anche il Governo”. Un eventuale via
libera del Senato all'arresto di Bilardi metterebbe a dura prova i numeri, già risicati, della
maggioranza.
Al momento, il divieto di dimora è scattato anche per un ex autista di Bilardi, Carmelo Trapani, e
per quattro ex Consiglieri, Giovanni Nucera (Udc), Pasquale Tripodi (Centro democratico),
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Alfonso Dattolo (Udc), Nicola Adamo (Pd), tutti coinvolti in un meccanismo che in alcuni casi,
come ha sottolineato la Guardia di Finanza, faceva addirittura forza su una doppia
documentazione di spese al fine di ottenere dall'Ente Regionale un doppio rimborso. L'assessore
De Gaetano, in particolare, era già finito al centro di un caso quando l'ex ministro degli Affari
Regionali Maria Carmela Lanzetta, rifiutò di entrare nella Giunta di Mario Oliverio proprio a
causa della sua presenza.
Insomma, un disastro, soprattutto per il Pd che ha ovviamente invitato il Presidente Oliverio ad
andare avanti per una «svolta per la legalità» in Regione che parta dalla formazione di «una
nuova squadra di Governo». La prossima settimana (si promette), una nuova giunta, ha
annunciato Oliverio; una missione quasi impossibile per “una Regione come la Calabria che si
dimentica sempre dell’arrosto e vende solo il fumo e i barattoli vuoti per continuare a stordire
l’ignaro cittadino”.
La tristezza del malaffare
Rimborsi/1
Dai viaggi di piacere in Italia e all’estero, alle bollette telefoniche per utenze private, dai “gratta e
vinci”, al biglietto di ingresso per un night di Roma, ed altro ancora.
Rimborsi/2
Tra le richieste di rimborso per spese folli e anomale dei Consiglieri, ci sono pure scontrini per un
caffè, per un cono gelato e per 130 grammi di speck, ed altro ancora.
L’attacco di Beppe Grillo: «Il PD si costituisca»
Il leader 5 Stelle, Beppe Grillo, dal suo blog invita il PD a «costituirsi», per non «far perdere
tempo alla Magistratura». «La base del PD, “il Partito Detenuti”, si sta radicando nel territorio e
si allarga ogni giorno, come l’erba cattiva».
Roma, 26 giugno 2015
Il Commento
Noi e la politica
Cacciamo i ladri dal Tempio al più presto.
di Cataldo Greco
È un bubbone pestifero che si sapeva, prima o poi, sarebbe esploso con gli effetti che era logico
prevedere: devastanti. Per la politica e per quel poco di fiducia che i cittadini conservano (ancora)
nella politica.
Mi viene di ricordare il mitico Fortebraccio, il corrosivo Ennio Flaiano, il sarcastico Indro
Montanelli, sono sicuro, nessuno di questi giganti della penna ce la farebbe a stare al passo nel
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commentare l’orgia scandalistica che “la destra e la sinistra dei nostri giorni”, ha creato in
Lombardia, nel Lazio, in Emilia Romagna, in Piemonte e in tutte le altre Regioni del nostro
Belpaese.
È dai tempi di Tangentopoli che si ripete la stessa dinamica: Finanza, Carabinieri, Magistrati
indagano; certi figuri emergono lordi di abusi, di violenze, di peculato, di ruberie, di tangenti e
festini; reazione stupida dell’opinione pubblica; presa di distanza dei vecchi amici di partito che
da attori navigati sanno bene come gestire le sceneggiate per l’ignaro cittadino.
Poi… poi, si spengono i riflettori e nell’ombra tutto ricomincia peggio di prima. Quando
riusciremo a frantumare questa spirale vergognosa? Che ci uccide? “Che trova sempre penne
prezzolate disponibili a difenderli per affermare l’immoralità nella menzogna che gestisce la
nostra coscienza che non risponde più a nulla per il trionfo maledetto dei propri tornaconti”. Da
tempo tutti lo dicevano: se hanno trovato quello che hanno trovato in Emilia Romagna,
Lombardia, Piemonte e in tutte le altre Regioni del Nord (un tempo molto rispettabili), che cosa
accadrà quando andranno a scartabellare nei Conti del Consiglio Regionale della Calabria(da
oltre trent’anni una delle piaghe più dolorose della nostra Repubblica che ha penalizzato l’Italia
intera), e magari un domani anche in quello della Sicilia? La Calabria, ricordiamolo, è la Regione
che fino al 2012 non ha presentato i bilanci della Sanità, nel senso che le Asl redigevano i bilanci
in brogliacci scritti a mano e tramandati di assessore in assessore. E in fondo se si arriva al punto
di non tenere i bilanci della Sanità e quindi di rubarsi tutti i soldi della Sanità (che sono miliardi
sonanti) il fatto che si gonfi qualche rimborso fa quasi tenerezza.
Chi ha dimenticato il letamaio della Regione Lazio venuto a galla nel 2012? E chi ha dimenticato
quella puntuale replica della farsa di Giancarlo Galan, uno dei tanti stimati politici del panorama
italiano, che finge di svegliarsi da un bel sogno: «Avevamo immaginato, dichiara ai giornalisti,
una rivoluzione liberale per finire così: con le maschere dei maiali? Ma che cosa abbiamo
creato?». Rivoluzione liberale? Stiamo scherzando? Nel Paese di Benedetto Croce, Luigi
Einaudi, Piero Gobetti, Norberto Bobbio, questo signore pensava davvero di fare la rivoluzione
liberale con un ex iscritto alla P2? No, siete (cari politici) tutti moralmente colpevoli! E se avete
un residuo di dignità, dovreste (tutti) rinunciare ad ogni incarico politico e istituzionale perché
siete privi di dignità civile.
Ma a chi sto rivolgendo questo appello? Kant ci ha insegnato che la moralità è una possibilità,
non una necessità della nostra natura. E sappiamo che in Italia si sono sempre fronteggiati due
modi diversi di essere italiani: Giorgio Ambrosoli che invitava chi aveva responsabilità pubbliche
«… ad avere coscienza dei loro doveri verso se stessi…» e Giulio Andreotti che commentò così
l’assassinio di Ambrosoli: «… però se l’è andata a cercare…». Siamo il Paese che pur vantando
lo sciagurato primato di essere fra i più corrotti del mondo, ha inventato due parolacce per
infrangere chi chiede più moralità nella vita pubblica (i moralisti) e più giustizia nel punire i
corrotti (i giustizionalisti). Le persone perbene ed oneste, ben presenti anche nelle istituzioni,
devono respingere questo uso inverecondo della lingua italiana. Scrive Stefano Rodotà nel suo
splendido libretto (“Elogio del moralista” Laterza): «Resto un vecchio incallito, mai pentito
moralista. La parola mi piace, perché richiama non una moralità passiva, compiaciuta,
contemplativa e consolatoria, ma un’attitudine critica permanente, il rifiuto di un
giustificazionismo da quattro soldi che assolve ogni comportamento pubblico e privato. Il
moralista non mugugna, e non si accontenta dell’invettiva. Esce allo scoperto, e non è frenato
dal timore di essere sgradito o sgradevole».
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Ormai, però, l’indignazione non basta più! Tra una politica che affonda nel pantano della
corruzione e un populismo aggressivo che di essa vuole liberarsi, bisogna riaffermare la moralità
delle regole che trovano il loro referente nella Costituzione e nel funzionamento etico delle
Istituzioni. E l’opposizione deve svegliarsi, perché anch’essa spesso non è innocente. Oltre ad
avere i loro scandali (un elenco incredibile…) e starsene sempre silenziosa fino ad un minuto
prima dell’intervento di un Magistrato ha contribuito a costruire un sistema dentro cui non si vive
più per la politica, ma di politica. E se non fosse per gli interventi dei Carabinieri, della Finanza,
della Magistratura, noi non sapremmo niente di tanti vergognosi privilegi di cui tutti
continuerebbero a godere in silenzio.
A chi sfugge e perché nei programmi dei candidati alle primarie del PD questo impegno non è
(mai) in cima alla lista? Il poeta Giovanni Raboni, negli anni di Tangentopoli, mentre molti si
esaltavano per il lavoro di pulizia dei Magistrati milanesi, scriveva: «C’è qualcosa che mi
impedisce di esultare perla giustizia finalmente all’opera ed è un pensiero sordo, martellante,
odioso, fastidioso come certi dolori: ma voi dove eravate? E noi cittadini dov’eravamo?». La
Calabria resta, in ogni caso, una questione, diciamolo onestamente, tra le parti tragiche assieme a
tutte le altre Regioni del nostro Mezzogiorno, che va affrontata con la necessaria determinazione
culturale, morale e civile di tutti i cittadini con il cervello pensante, liberi, non più servili per
annullare per sempre l’ottusità mentale che crea superficialità, dabbenaggine, idiozia. Il sistema
di finanziamento occulto alla classe politica locale assicurato dai Consigli Regionali e dai
lautissimi rimborsi previsti ai gruppi consiliari era un bubbone che prima o poi (si è detto) doveva
scoppiare. Come è accaduto per tutti i Consigli e anche per quello calabrese, per il quale i fatti
contestati oggi (precisiamolo), risalgono al 2010/2012, cioè al pre-Fiorito e alle drastiche misure
anti-Batman prese dall’allora Governo Monti che stoppò le tante elargizioni fino allora in voga.
Quello che non cessa, e che le nuove regole imposte da Monti contro il volere delle Regioni non
possono far cessare, è invece questo sgocciolio continuo discredito che i misfatti dei Consiglieri
regionali gettano tuttora sulle Istituzioni, e i cui effetti arrivano devastanti a ogni tornata
elettorale, quando il numero dei votanti cala ogni volta.
L’immagine patetica che è circolata in un video ritrasmesso in Internet (l’abbiamo visto tutti),
quella di un politico regionale calabrese che si fa portare a casa un televisore preso dalla Regione
è uno spot per la disaffezione alle Istituzioni, un colpo mortale alla credibilità della politica che
continuerà a produrre i suoi effetti negativi per anni.
Si avverte forte l’esigenza da attuare con la massima urgenza, i cittadini, i più semplici (spesso
ignoranti nel pieno abbandono) devono svegliarsi: cacciare i ladri e il numeroso esercito di
parassiti e di politicanti dal Tempio, solo così non avremo più bisogno dei moralisti. È vitale
uscire dal sonno della ragione e dall’incosciente ignoranza che genera solo peccati mortali per
tutti e mostri che ci lasciano il segno della loro mostruosità.
IL FARO – Periodico del Centro Studi “ Pier Giorgio Frassati ” – Cariati (CS) Pag. 4
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