PERIODICO ECONOMICO DI INFORMAZIONE E CULTURA PER LE IMPRESE
LA REGOLA DI SAN BENEDETTO UNA SAGGEZZA ANTICA AL SERVIZIO DELL’IMPRESA
“i monasteri benedettini sono da 1500 anni un esempio illuminante di che cosa significhi vivere e lavorare in un
contesto dove tutti abbiano chiari finalità ed obiettivi, ruoli e mansioni e sappiano fare della comunità il proprio
punto di forza. Un’organizzazione perfetta che ha attraversato i secoli e che molte cose può dire al mondo
manageriale, grazie alla corretta gestione di valori condivisi, a una leadership diffusa e alla capacità di far
lavorare insieme persone motivate e consapevoli delle proprie responsabilità”
(da L’Organizzazione Perfetta di Guerini e Ass. Editore, di M. Folador)
Prof. Ing. Pier Carlo de Cesaris “Ora et labora”. Il santo Patrono
Benedetto pose questa sua regola aurea a
fondamento di una aurora di nuova
civiltà nascente dalle rovine corrusche ed
infuocate di violenza del mondo antico.
Dai cenacoli che egli fondò e dai suoi
successori venne al mondo moderno
quasi tutto quello che di noi “si
rinnovella e fa virgulto e ramo”. E dico
noi, che portiamo potenti le radici latinogermaniche e le radici greco-slave le
quali sono il fondamento solido di ciò
che chiamiamo Europa, colei che ha
begli occhi, colei che vede bene, ché ciò
significa il suo nome in greco.
“Orare”, termine che qualifica gli oranti,
coloro che si rivolgono con pienezza di
sé ad una realtà che tutto origina e che
tutto vivifica ed alla quale tutto tende,
fino a scomparire in essa come
individualità e fare di sé ponte vivo ed
operante fra mondo e sopramondo.
“Laborare”, termine che qualifica, coloro
che operano fattivamente nel mondo
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secondo
tale visione inclusiva dell’essere
quale
strumento
e
complemento
materializzante dell’Essenza
Ma Benedetto degli Anici oltre che un
aristocratico romano di stirpe antica e
nobilissima, era e si sentiva uomo di Dio.
Non si serviva di ciò per fini servili, per
fini di accumulo di ricchezza, per fini di
asservimento di altri esseri umani in una
catena di produzione di beni materiali
disincarnata e resa autoreferenziale a
vantaggio di pochi e detrimento di molti.
Ci si chiede spesso come migliorare il
proprio lavoro. Non ci si chiede pressoché
mai cosa “lavoro” significhi. E’ proprio
,infatti, nella radice semantica del termine
che è incluso intimamente quel significato
di pena, di sforzo da tollerare che non
genera altro che stanchezza, che si traduce
nel concreto in strutture sociali e produttive
neoschiavistiche, che sta la base su cui
venne edificato nel tempo l’assetto
capitalistico della produzione.
La risposta sanguinolenta ed ottusa sta in
alcune ideologie – vere e proprie religioni
laiche, prive di luce superiore e piene solo
di sé – che hanno torturato l’uomo per
decenni e decenni e che ancora oggi,
nonostante l’assoluta evidenza dei fatti,
incantano anche menti non banali ed
offuscano anche coscienze non banali.
Il disastro del marxismo si è tradotto in una
rovina di economie e società un tempo
anche
solide,
in
un
massacro
indiscriminato di tutto ciò che non era
comodo sussistesse, da innumeri esseri
umani alla coscienza individuale, dalle
tradizioni alle espressioni d’arte, dalla
cultura alla verità.
E non avrebbe potuto essere altrimenti. Il
disastro del capitalismo si sta dispiegando
sotto i nostri occhi nel volgere di una crisi
di sistema senza pari e senza uguali, esito
delle estreme conseguenze di un operare
fine a sé stesso dei capitali in una “bufera
infernal che mai non resta” completamente
disincarnata dalla realtà. E non avrebbe
potuto essere altrimenti.
1
San Benedetto
.
Non
avrebbe
potuto
essere
altrimenti poiché entrambi gli
“ismi” sono caratterizzati da una
caratteristica intrinseca dominante
che ne fa due facce opposte della
stessa medaglia.
Il capitalismo di stato che tutto
livella in basso “proletarizzando”,
facendo del singolo solo un banale
fattore di produzione ed il
capitalismo privato che tutto livella
in
basso
“consumistizzando”,
facendo del singolo solo un banale
fattore
di
consumo
sono
caratterizzati
dall’assoluto
disprezzo dell’uomo in quanto tale,
dei suoi valori superiori e della sua
peculiare individualità in tutte le
sue multiformi e complesse valenze
Per questo sia l’uno che l’altro, a
scelta, sono dispiegabili sotto ogni
cielo ed ad ogni latitudine. PERIODICO ECONOMICO DI INFORMAZIONE E CULTURA PER LE IMPRESE
Per questo, immense masse di persone vengono
tenute in condizioni inumane di affamamento e
malgoverno ed immense masse di persone sono
state sacrificate al Moloch di stato che tutto
ingoia e distrugge.
La ricerca della terza via ha avuto anch’essa esiti
drammatici, troppo spesso inumani nei regimi
dittatoriali o negli esperimenti utopici del
novecento. E’ strano però, dover notare come,
questi regimi abbiano avuto un approccio
bottom-up al problema sia del consenso che
dello sviluppo. E’ il caso, ad esempio, della
nascita della Volkswagen operata dal Terzo
Reich con tale visione dello sviluppo socio
tecnico.
Quando si decise che la società del nuovo ordine
dovesse essere connotata da una motorizzazione
di massa si scelse un approccio assai diverso da
quello americano, fondato su un evangelico
“crescete e moltiplicatevi” applicato con la
logica dell’etica protestante sia alla società che
all’economia. Chi può fa e chi fa acquista. Chi
più può fare – e, di conseguenza, acquistare – è
un individuo retto, che il Creatore premia con un
benessere finanziario adeguato al livello di
rettitudine.
La via nazionalsocialista fu invece quella di
offrire a tutti la possibilità della mobilità
individuale per scelta ed impegno personale
esercitata in un quadro organizzato e finalizzato.
Per dono di un caro amico, il dr. Fabrizio
Valente, chi scrive ha avuto l’occasione ghiotta
di avere nelle mani un esemplare della brochure
originale che venne diffusa in Germania all’atto
della nascita del programma Volkswagen il
quale, come noto, ebbe tre padri: Adolf Hitler,
che lo concepì, dr. Robert Ley che lo organizzò
e Ferdinand Porsche che lo attuò.
La scelta era volontaria ed individuale. Ogni
tedesco, ogni famiglia tedesca aveva la
possibilità di allocare i propri risparmi in modo
flessibile all’interno di un piano di accumulo
individuale – rappresentato da un libretto di
risparmio ad affissione di marche a prezzo
singolo predeterminato da acquistarsi come le
marche da bollo – al termine del quale, come si
fa oggi con la raccolta premi del latte e latticini si maturava il diritto alla consegna chiavi in
mano, compreso programma di manutenzione e
piano assicurativo, di una vettura Volkswagen a
tipo unificato, nella versione berlina o cabrio, a
prezzo fisso e leggermente differenziato fra le
due versioni.
Il meccanismo doveva servire a sovvenzionare
tutte le fasi della realizzazione degli impianti
prima e della produzione poi.
Era la coniugazione perfetta fra azione pubblica
e scelta individuale. L’atroce, inumana guerra che proprio il
regime nazionalsocialista scatenò pose
fine a tale esperimento ma non certo
alla Volkswagen, come tutti sappiamo
e, nei suoi prodotti, ammiriamo.
Tutti gli “ismi” hanno estrema
abbondanza di zone oscure ma anche
alcune rade zone luminose.
Sta di fatto che ove non si riconosca
all’uomo, nella sua individualità
peculiare ed esclusiva, tutta la dignità
che la sua stessa esistenza comporta,
ogni ideologia è, a dir poco, vana. Per
questo, comunque tecnicamente la si
configuri e sperimenti, una terza via
senso non ha se non fondata su di ciò. E
questo si comprende meglio, all’atto
pratico, ove si scenda nel particolare del
significato della parola “lavoro”.
In effetti essa è intrinsecamente
ambigua, ambivalente, dato che include
due aspetti differenti, decisamente
opposti. L’uno evoca un’idea di pena, di
sforzo tradotto dalla parola latina
“labor” che è un compito arduo,
difficile e ributtante, spesso anche
alienante per la persona che ne è
caricato e l’effettua. L’altro aspetto del
“lavoro” nasconde la nozione di una
“opera”, materiale od intellettuale
dotata
intrinsecamente
della
caratteristica di arricchire a spettro
ampio chi ne è l’artigiano o l’artefice o
l’autore e che, perciò stesso,
contribuisce al dispiegamento di tutto il
contenuto profondo dell’essere umano
nella realizzazione di un “opus”, di una
”opera”.
Le attività professionali moderne nelle
società industrializzate sono consistite
generalmente in una configurazione di
fatto neoschiavistica, nello svolgimento
cioè di lavori monotoni, faticosi e non
interessanti i quali corrispondono
unicamente ad un “labor” dato che è
assente l’aspetto creativo il quale solo
valorizza l’individuo e le sue
intrinseche potenzialità a tutto tondo. In
pratica il contenuto reale del lavoro è
assicurato dalla sola componente
“labor” rendendosi per lo più assente la
componente “opus”.
Tutti gli interventi per superare i danni
derivanti dalle catene di produzione
nell’industria pesante hanno dovuto
tener conto di ciò e la risposta è stata,
fra l’altro, la struttura ad isola ed il
concetto di qualità totale le cui
applicazioni vanno nella direzione della
umanizzazione della produzione
stessa.
Ma ciò è avvenuto, specie nelle
società cosiddette postindustriali, ai
soli fini della creazione di valore
del momento produttivo o del suo
rinforzo. Nulla è stato fatto al
contorno per porre l’uomo in
quanto individuo autonomamente
senziente e volente al centro della
economia e non viceversa. La
lezione di santo Benedetto, l’ultimo
dei Romani ed il primo degli
Europei, è attuale più che mai se la
si sa leggere compiutamente, anche
sul puro piano della laicità.
“Orare”, su tale piano altri non è
che affidarsi con atto di cosciente
volontà a valori individuali e
sociali intimamente vissuti e
condivisi tale da far sì che il
proprio esistere e manifestarsi sia
intimamente etico. “Laborare”, su
tale piano altro non è che
estrinsecare attivamente la propria
eticità in un sistema esso stesso
eticamente inteso.
Sembra dire a noi oggi la regola:
“Costruisci la tua realtà e fanne
sistema globale, fanne benchmark
per un nuovo e duraturo
umanesimo ed una nuova e
duratura rinascenza che possano a
cinque
secoli
di
distanza
rinnovellare il messaggio che dal
Bel Paese partì e, direttamente od
indirettamente, intrise di sé il
mondo intero.
Anno VII – GIUGNO 2009
Reg. Trib. Santa Maria C.V. N.588 del
13 dicembre 2002
Direttore responsabile
Ferdinando Adolfo Vetrugno
Editore
Economisti d’Impresa –
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Questo periodico è associato
all’Unione Stampa Periodica Italiana
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