Anno III – Numero 433
AVVISO
Ordine
1. Nasce l’Unione dei
Farmacisti Cattolici –
sez. Napoli
2. Sindacato Nazionale
Farmacisti non titolari
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
3. Diabete, insulina
degludec riduce le
ipoglicemie notturne

Prevenzione e
Salute
4. Il sole è anche un
alleato, i raggi Uva
abbassano la pressione

Alimenti e Salute
5. Bpco, l'alimentazione
ideale è a base di pesce,
frutta e formaggio

Farmaci e Salute
6. Depressione: scoperte
molecole che predicono
efficacia farmaci
7. Farmaci. Parafarmacie:
"Allargare lista di quelli
vendibili senza ricetta"
Mercoledì 18 Giugno 2014, S. Marina, Marinella
Proverbio di oggi……..
Si nasce fortunato, jettate a mmare,
cchè o mare te caccia fore!”
ORDINE: NASCE L’UNIONE DEI FARMACISTI
CATTOLICI – SEZ. NAPOLI
L’Unione dei Farmacisti Cattolici Italiani di Napoli (UCFI –
sez. Napoli) riprende dunque il proprio cammino.
L’unione sotto la guida dell’Ordine riprende il proprio cammino
ed ha come obiettivo quello di promuovere tra gli iscritti:
Chi può Partecipare: Possono far parte dell’Unione in
qualità di Soci ordinari i laureati in Farmacia, in Chimica e
Tecnologie Farmaceutiche ed i laureandi nelle suddette facoltà.
Come Partecipare: per aderire all’associazione si può
contattare il Presidente dell’Ordine (339 8177933) o la Collega
Angela Lupoli (328 341 3538), coordinatrice della neonata associazione.
Sindacato Nazionale
Farmacisti non Titolari
Chiarimenti su Indennità Speciale Quadri ( ISQ )
Cari colleghi, l'indennità speciale quadri spetta a tutti i farmacisti collaboratori
che abbiano compiuto due anni di servizio in farmacia e corrisponde a 100
euro in busta paga per 14 mensilità. Dopo il compimento del dodicesimo anno
di servizio, e per il direttore di farmacia, l'ISQ aumenta a 130 euro, sempre
dovuto per 14 mensilità. Non bisogna aver lavorato nella stessa farmacia per
averne diritto. Ai fini del calcolo dei 24 mesi o dei 12 anni di servizio, il titolare
dovrà tenere conto anche del servizio prestato presso altre farmacie attestati
dal libretto di lavoro o, comunque, documentabile dal farmacista
collaboratore. L'ISQ è prevista dall'Art. 4 del CCNL dei dipendenti da farmacia
privata, e viene attribuita in funzione del livello di professionalità e delle
particolari responsabilità connesse con l'esercizio della professione di
farmacista. Vedi contratto sul sito del sindacato Sinasfa (www.sinasfa.it)
SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it
iBook Farmaday
E-MAIL:
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 433
FARMACI E SALUTE
DIABETE, INSULINA DEGLUDEC RIDUCE LE
IPOGLICEMIE NOTTURNE
Nuovi dati dimostrano che l'insulina basale degludec - rispetto all'insulina glargine
- riduce significativamente gli episodi di ipoglicemia notturni nelle persone con
diabete di tipo 2, indipendentemente da come questi vengano identificati secondo le
diverse definizioni attualmente in uso.
Questa riduzione, anche se non statisticamente
significativa, si evidenzia anche nelle persone con
diabete di tipo 1. La differenza nella definizione di
"episodio di ipoglicemia notturno" puo' derivare dal
periodo temporale considerato o dal limite dei livelli di
glicemia.
In questa analisi sono stati presi in considerazione:
 gli episodi di ipoglicemia, con valori di zuccheri nel sangue inferiori a 56 mg/dl, con evidenza di
sintomi;
 quelli considerati tali secondo la definizione dell'ADA, che pone il valore soglia a 70 mg/dl;
 quelli con valore glicemico inferiore a 56 mg/dl, avvenuti tra le 21:59 e le 5:59 di notte.
In una precedente analisi, erano stati valutati solo gli episodi di ipoglicemia avvenuti tra mezzanotte e
le 6 del mattino, con valori di glicemia inferiori a 56 mg/dl auto-dichiarati dalle persone oggetto dello
studio oppure gli eventi gravi che avessero richiesto un aiuto da parte di terzi.
"Il problema delle ipoglicemie e' molto diffuso e interessa e preoccupa molte persone con diabete.
"A spaventare di piu' sono le ipoglicemie notturne, proprio perche' quando si dorme non ci si rende
conto dei sintomi e non si puo' quindi intervenire per riportare il glucosio nel sangue a un livello
sufficiente per il corretto funzionamento dell'organismo.
A tal proposito lo studio HYPOS-1 - rivela che, fra coloro che riferiscono episodi di ipoglicemia, uno su
quattro ha avuto almeno un episodio di ipoglicemia sintomatica notturno nel corso degli ultimi 12
mesi, vivendo sulla propria pelle tutti i sintomi che ne derivano".
I dati presentati all'ADA, analizzando un'ampia casistica di possibili situazioni definibili come
ipoglicemia notturna, mettono in luce come la riduzione del numero di questi eventi dovrebbe poi
riscontrarsi effettivamente nella pratica clinica e non solo in condizioni di studio scientifico.
Nelle persone con diabete tipo 2 in trattamento per la prima volta con insulina, il rischio di ipoglicemia
notturna con insulina degludec era inferiore rispetto a insulina glargine del 27%. Nelle persone con
diabete tipo 2 in trattamento basal-bolus, il rischio di ipoglicemia notturna con insulina degludec era
inferiore rispetto a insulina glargine del 25%.
Nelle persone con diabete tipo 1, il tasso di ipoglicemie notturne con insulina degludec era
numericamente inferiore rispetto a insulina glargine del 9%. (Agi)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 433
FARMACI E SALUTE
DEPRESSIONE: SCOPERTE MOLECOLE CHE PREDICONO
EFFICACIA FARMACI
Le persone che iniziano un trattamento con antidepressivi devono attendere
settimane prima di sapere se i farmaci faranno effetto su di loro.
Ora, pero', un gruppo di ricercatori canadesi ha individuato una molecola del sangue che potrebbe
predire tempestivamente il successo di un farmaco
antidepressivo.
Gli scienziati della University of Montreal, hanno scoperto che
alcune miRna, piccole molecole che hanno un ruolo importante
nell'accendere e spegnere geni in differenti parti del corpo,
reagiscono in modo diverso a seconda dell'effetto
dell'antidepressivo sulla persona.
Risultati: Nello specifico, le miRNA-1202 misurate dall'analisi di campioni di sangue, risultano presenti
in una quantita' dimezzata nelle persone con cui l'antidepressivo citalopram e' efficace, rispetto a
quelle con cui il farmaco non funziona. Questa scoperta, pubb. sulla rivista Nature Medicine,
suggerisce che la misurazione dei livelli di questa molecola potrebbe predire se il farmaco è o meno
efficace per quel paziente. (Agi)
BPCO, L'ALIMENTAZIONE IDEALE È A BASE DI PESCE,
FRUTTA E FORMAGGIO
Riduce sintomi e infiammazione
Pesce, banane, polmoni e formaggio: è questo il menu anti-Bpco
presentato alla conferenza internazionale dell'American Thoracic Society di
San Diego, dove è stato confermato il potenziale ruolo giocato
dall'alimentazione nella gestione della broncopneumopatia cronica
ostruttiva, una patologia che in Italia è stimata colpire circa il 4,5% della
popolazione generale.
“La dieta è un potenziale fattore di rischio modificabile per lo sviluppo e la
progressione di molte malattie e ci sono prove che l'alimentazione giochi un
ruolo sia nello sviluppo che nelle caratteristiche cliniche della Bpco”.
Hanson e colleghi hanno analizzato i dati relativi a più di 2 mila individui che nel corso di 3 anni sono
stati sottoposti a valutazioni della funzionalità polmonare attraverso test fisici, questionari specifici e
misurazione dei marcatori dell'infiammazione. Ogni partecipante ha fornito ai ricercatori informazioni
dettagliate sul consumo di alcuni alimenti specifici delle 24 ore precedenti alle valutazioni.
Risultati: E' stato così scoperto che indipendentemente dall'età, dal genere, dall'indice di massa
corporea e dall'essere o meno fumatori, mangiare pesce, pompelmi, banane e formaggi migliora la
funzionalità polmonare, contrasta i sintomi dell'enfisema e riduce i livelli di alcuni marcatori
dell'infiammazione associati al malfunzionamento dei polmoni, come i globuli bianchi e la proteina c
reattiva.
“Questo studio dimostra gli effetti quasi immediati che una dieta salutare può avere sulla funzione dei
polmoni in un'ampia e ben caratterizzata popolazione di pazienti con Bpco. Dimostra anche la
potenziale necessità di un counseling alimentare e nutrizionale per i pazienti con Bpco”.
(salute, Sole 24ore)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 433
SCIENZA E SALUTE
IL SOLE È ANCHE UN ALLEATO,
I RAGGI UVA ABBASSANO LA PRESSIONE
Effetti positivi che allontanano i rischi di ictus e ischemia.
Pur considerando gli allarmi legati a un'eccessiva esposizione al sole, non mancano i benefici per la
salute. E' stato scoperto, infatti, che i raggi Uva hanno l'effetto benefico di ridurre la pressione
arteriosa e il battito cardiaco. In particolare, una volta penetrati nella pelle, stimolano la produzione di
fattori che riducono la pressione del sangue, indipendentemente dall'effetto vasodilatatore dovuto al
calore. Questo il risultato di una ricerca pubblicato su Journal of Investigative Dermatology.
Basta una mezz'ora - I ricercatori, che hanno eseguito i test su 24 donne, affermano:
"Sono sufficienti 20-30 minuti di esposizione per far calare la pressione di 3-4 mm di mercurio. Basti
pensare che a una diminuzione di 5 mm di mercurio corrisponde una diminuzione del rischio di ictus
del 34% e di ischemia del 21%". "Il nostro studio dimostra che una esposizione al sole naturale, a
mezzogiorno o nelle giornate assolate in zone del Sud Europa, dilata le arterie attraverso la pelle.
Questo cambia la nostra valutazione del rapporto rischio/beneficio per l'esposizione al sole".
Non solo vitamina D - "La pelle è un deposito di nitrati che i raggi UV-A trasformano in nitriti, in
grado di ridurre la pressione arteriosa e avere effetti benefici sul sistema cardiovascolare".
Il medico italiano sottolinea: "Una moderata esposizione al sole è benefica per lo sviluppo della
vitamina D nelle ossa, ora sappiamo che c'è dell'altro. Da evitare però che l'esposizione induca danni
profondi, eritemi e scottature che facilitano l'insorgenza di tumori. Si può stare dunque al sole, con
moderazione e senza scottarsi". (Salute, TGcom24)
FARMACI. PARAFARMACIE: "ALLARGARE
QUELLI VENDIBILI SENZA RICETTA"
LISTA
DI
Questo l'auspicio del presidente della Federazione nazionale, Davide Gullotta, per
rendere meno meccanizzato e più responsabilizzante il ruolo del farmacista.
"Confrontiamoci sul farmaco da consiglio, siamo professionisti laureati e non
macchine da bancone”.
I medicinali che non hanno ragione di essere dispensati con obbligo di ricetta dovrebbero essere
direttamente riclassificati in categoria ‘Sop’ e dunque venduti senza obbligo di prescrizione. E’ la
proposta che il presidente della Federazione nazionale delle parafarmacie, Davide Gullotta,
rivolge a tutta la categoria dei farmacisti, con l’obiettivo di rendere meno meccanizzato e più
responsabilizzante il ruolo del farmacista. “I continui ripensamenti dell'Aifa, con la recente
decisione di escludere dall'ultimo delisting alcuni farmaci (da oggi non più vendibili senza ricetta),
insospettisce soprattutto se si considera che gli equivalenti di tali farmaci, nonostante richiedano la
prescrizione, continuano ad essere tutt'ora venduti in farmacia senza ricetta - ha precisato Gullotta.
Perché dunque non puntare ad una riclassificazione dei farmaci con uno spostamento in categoria Sop di
tutto quanto non ha ragione di avere l’obbligo di ricetta? Ciò gioverebbe non solo ai farmacisti titolari
(che eviterebbero così di essere considerati professionisti non sempre corretti) ma all’intera categoria”.
Secondo le parafarmacie è infatti fondamentale coinvolgere l’intera categoria dei dottori farmacisti e
puntare unitariamente ad un serio delisting, con l’obiettivo di rendere più trasparente e responsabilizzante
la professione dell’intero settore. “La sfida ai titolari di farmacia è lanciata - ha concluso Gullotta. Cari
colleghi, mettiamo a confronto le nostre competenze e capacità rivalutando la professione. Spostiamo
l’attenzione sul farmaco da consiglio: siamo professionisti laureati e non semplici macchine da
bancone”. (Farmacista online)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 433
SCIENZA E SALUTE
Celiachia: c’è un nuovo trattamento non alimentare
Scienziati hanno testato un nuovo trattamento, non alimentare, per proteggere le
persone celiache dal rischio e dai danni all’intestino causati dall’assunzione di
glutine
Gli scienziati finlandesi dell’Università di Tampere –
Tampere University Hospital, hanno testato un nuovo
trattamento non alimentare con uno specifico
enzima che sarebbe in grado di ridurre i problemi e
le lesioni causati da un’esposizione al glutine da
parte delle persone che soffrono di celiachia.
L’enzima testato si chiama “ALV003” ed è stato
somministrato per via orale in concomitanza con
l’assunzione di glutine in uno studio clinico randomizzato, controllato e in doppio cieco.
Studio: La dott.ssa Marja-Leena Lahdeaho e colleghi hanno reclutato un gruppo di pazienti celiaci
che sono stati suddivisi a caso in due gruppi e avviati a una dieta composta da alimenti privi di
glutine, che è tuttavia stata integrata a parte con del glutine per un totale massimo di 2 grammi al
giorno – equivalenti a circa la metà di una fetta media di pane.
Risultati: hanno mostrato che nel gruppo a cui era stato somministrato l’enzima ALV003 al
momento dell’ingestione del glutine, vi era una diminuzione delle lesioni indotte dal glutine
all’intestino tenue e il trattamento è risultato essere ben tollerato.
Al contrario, sintomi gastrointestinali come nausea e dolori addominali erano maggiori nel gruppo
placebo rispetto a quelli trattati con l’enzima.
«L’esclusione totale del glutine è, nella migliore delle ipotesi, impegnativa – spiega la dott.ssa
Lahdeaho – Il potenziale di ALV003 per la malattia celiaca è significativo, dato che l’esposizione
costante a bassi livelli di glutine può portare i pazienti a sperimentare sintomi persistenti e
un’infiammazione intestinale cronica, nonostante stiano seguendo una dieta rigorosamente priva di
glutine».
Il glutine, che è ampiamente usato nelle industrie alimentari e in altre, è un ingrediente che può con
facilità causare una contaminazione incrociata durante la trasformazione degli alimenti. Oltre a
questo, molte etichette dei prodotti alimentari possono essere imprecise, fuorvianti o inesatte.
Una dieta senza glutine è socialmente complicata, costosa, e attenervisi rigorosamente è assai
problematico, fanno notare i ricercatori. Inoltre, tracce di glutine possono trovarsi anche in elementi
comuni come la colla delle buste da lettere e nei trucchi da donna.
Tutti questi possono essere fattori di rischio che portano al consumo di piccole quantità di glutine
anche nei pazienti più prudenti.
Per questi e altri motivi, vi è la necessità di sviluppare una terapia farmacologica che funzioni con o
in sostituzione di una dieta priva di glutine, aggiungono gli autori dello studio.
E l’enzima testato promette di essere un possibile trattamento.
Lo studio è stato pubblicato su Gastroenterology. (Salute, La Stampa)
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