IL FUTURO E’ DI CHI HA UN GRANDE PASSATO Alfa Romeo con Anno 106 - n. 5 - Maggio 2015 Al via Expo 2015 Nessun dorma Intervista con Elia Frapolli, direttore Ticino Turismo Senza dimenticare il passato puntiamo al futuro SCOPRI LA NUOVA GIULIETTA SPRINT E TUTTA LA GAMMA GIULIETTA NEI CONCESSIONARI ALFA ROMEO O SU ALFAROMEO.CH Alfa Romeo Giulietta Sprint 1.4 MultiAir 150 CV. Consumo carburante ciclo misto 5,7 l/100 km, emissioni di CO2 131 g/km, categoria d’efficienza energetica D. Il valore medio (CO2 ) di tutti i veicoli nuovi immatricolati in Svizzera è pari a 144 g /km. La Rivista Anno 106 - n.5 - Maggio 2015 Anteprima a Firenze del Consorzio Vino Chianti LA SOLUZIONE GIUSTA PER OGNI EVENIENZA. SOTTO LO STESSO TETTO. E T N E M L A F IN RNATA! O T È Da l r o b u s to DA I LY, il Va n of t h e Ye a r 2015 , a l p e s o m a s s i m o S T R A L I S : l ’a t t u a lis s i m a g a m m a d i ve i co li I ve co u n is ce e co l o g ia e d e co n o m ia i n m o d o i d e a l e e , g r a z i e a s u o i i n n u m e r e vo li m o d e lli , of f r e s o l u z i o n i s p e ci f i ch e p e r o g n i i n c a r i co d i t r a s p o r to. Gustala come gli italiani: un filo d‘olio d‘oliva, sale e pepe e... buon appetito! I V E CO ( Sv i z ze r a ) S A , O b e r fe l d s t r a s s e 16 , 83 02 K l o t e n , t e l . 0 4 4 8 0 4 7 3 7 3 , w w w. i ve co . c h Editore Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Direttore - Giangi CRETTI Comitato di Redazione A.G. LOTTI, C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI Collaboratori C. BIANCHI PORRO, M. CALDERAN, G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, C. D’AMBROSIO, V. CESARI LUSSO, M. CIPOLLONE, P. COMUZZI, D. COSENTINO, A. CROSTI, L. D’ALESSANDRO, F. DOZIO, M. FORMENTI, F. FRANCESCHINI, T. GATANI, G. GUERRA, M. 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Sui diversi temi legati all’alimentazione, acquisendo pratica consapevolezza che alla moltitudine di coloro che soffrono la fame (circa 870 milioni di persone denutrite nel biennio 2010-2012 secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità), fa riscontro l’impressionante numero di coloro che annualmente muoiono per disturbi di salute legati a una nutrizione scorretta o eccessiva (circa 2,8 milioni di decessi per malattie legate a obesità o sovrappeso). A ciò si aggiunga che ogni anno, circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono sprecate. Uno slogan e al contempo una vera e propria sfida. Che tutti i Paesi partecipanti sono chiamati a raccogliere: per individuare nuove strategie in grado di orientare l’andamento della parabola che potrebbe descrivere il futuro dell’umanità. L’intento è quello di lasciare una forte eredità, che viva ben al di là dei sei mesi espositivi e rappresenti un punto di riferimento per le sfide che ci attendono nei prossimi anni. In tal senso, è stata concepita la cosiddetta Carta di Milano, presentata ufficialmente due giorni prima dell’apertura. Un documento che è il risultato del lavoro, iniziato lo scorso 7 febbraio, di 600 esperti, divisi in 40 tavoli di lavoro, che hanno riflettuto, discusso, e avanzato proposte su quattro grandi aree tematiche: sviluppo sostenibile tra economia, ambiente e società; culture, identità e stili alimentari; agronomia, nutrizione, economia del cibo; Milano/Italy tra smart e slow city. Un atto di impegno e di responsabilità che vede protagonisti, per la prima volta, cittadini, istituzioni, imprese, associazioni e l’intero sistema delle organizzazioni internazionali. Tutti coloro che parteciperanno ad Expo, oltre a chi vorrà farlo online, potranno firmare la Carta, che costituirà il lascito immateriale dell’evento di Milano. Proporsi come pionieri, lungo una strada che conduca ad una vera “global food security e policy” (che chissà perché, suona più efficace di ‘sicurezza globale del cibo’, d’altronde - in Italia! e non altrove - l’inaugurazione non è stata chiamata apertura, ma opening [sic]). E l’Italia vuole essere protagonista di una nuova visione mondiale sul versante della sicurezza alimentare, tema attorno al quale, nei prossimi anni, si ridefiniranno i rapporti di forza tra gli Stati. Sette anni dopo aver avuto la meglio contro la candidatura della città turca di Smirne, dopo, essere passata sotto le forche caudine di polemiche (fondate o architettate ad arte), ostacoli (veri o strumentali) e arrangiamenti (camouflage) dell’ultima ora, l’Expo 2015 di Milano si apre al mondo. Rimettendosi al suo giudizio. Sgombrando il campo da perplessità scetticismi e pregiudizi. Per non perdere l’Occasione (maiuscola, appunto). È questa la parola-chiave (assieme a ‘ritardi’), che come un mantra è risuonata in questi sette anni. Perché l’Expo può rappresentare davvero l’Opportunità (maiuscola pure questa) da cogliere: per il rilancio, per l’economia, per il turismo, per il business, per la cultura. Perché è un biglietto da visita e perché (se funziona) non coinvolge solo Milano, ma tutta l’Italia D’altronde, la politica italiana ha più di un motivo per scommettere sulla buona riuscita dell’Expo: coronarla da un successo servirebbe a ribaltare l’immagine di un Paese che è ancora lacerato da contraddizioni sociali enormi, che continua a dover fare i conti con una corruzione dilagante che ha spesso frenato le grandi opere moltiplicando gli sprechi. Se poi l’Expo di Milano coincidesse finalmente anche con la ripresa economica dell’Europa, sarebbe un capolavoro (di cui molti rivendicheranno la paternità). Ecco, dunque, che il perentorio invito (Nessun dorma) lanciato dal Principe Calaf all’inizio del terzo atto della Turandot (che ha inaugurato il 1° maggio* la stagione straordinaria della Scala per l’Expo) suona come un monito per tutti gli attori di Expo 2015. Protagonisti e non. *Al momento in cui scriviamo non sappiamo se, dopo le minacce di astensione dal lavoro da parte di alcune maestranze, l’opera di Puccini sia andata in scena senza intoppi. Vivamente ci auguriamo di sì. È bene iniziare sotto buoni auspici. [email protected] THE HEAD SAYS YES. THE HEART SAYS DEFINITELY, YES. MASERATI GHIBLI. A PARTIRE DA CHF 74’000.– WWW.MASERATI-TESTDRIVE.CH Z IO N PENSA LA E DEL ON B O R €U COM A VA L U T US sso ni pre rmaziosionario. fo in ri s Ulteriostro conce il vo LA MASERATI GHIBLI È ANCHE DISPONIBILE CON IL NUOVO SISTEMA INTELLIGENTE A TRAZIONE INTEGRALE Q4. 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Posticipata al 30 giungo la scadenza del concorso per giovani Dal “tradimento” di Novara alla spedizione di Chiasso Dalla Svizzera degli Stati alla Svizzera federale Incontri e conferenze a Zurigo Arte lombarda dai Visconti agli Sforza Fino al 28 giugno a Palazzo Reale a Milano Leonardo: a Milano 200 opere raccontano il suo genio Matisse. Arabesque Alle scuderie del Quirinale fino al 21 giugno 2015 Garrone, Moretti e Sorrentino: insieme a Cannes per il cinema italiano «Cerco di essere coerente con me stesso» Intervista con Mario Biondi «Sono l’uomo più felice del mondo» Filippo Neviani: in arte Nek DOLCEVITA Una cartolina da Fraser Island I giardini di Sissi riaprono i cancelli Nel cuore di Merano Turismo: un tesoro che l’Italia non sfrutta Anteprima a Firenze del Consorzio Vini Chianti Anteprime di Toscana: Tuscany Taste Voglia di leggerezza tra verdure e carni bianche È primavera In pista con le Abarth 500 Assetto Corse e Abarth 695 Assetto Corse Evoluzione Maserati Polo Tour 2015 82 83 84 85 86 87 IL MONDO IN CAMERA SPS IPC DRIVES ITALIA: Parma 12 - 15 Maggio Fiera e Congresso Tecnologie per l’Automazione Elettrica, Sistemi e Componenti Meat-Tech: Fiera Milano 19-23 Maggio Mostra Internazionale per l’industria della carne Made in Steel: Fiera Milano, 20 - 22 Maggio Mostra Internazionale della filiera dell’acciaio Autopromotec 2015: Bologna, 20 - 24 Maggio Mostra Internazionale delle attrezzature e dell’Aftermarket Automobilistico Chibimart: Fieramilanocity, 22 - 25 Maggio Fiera dell’accessorio moda e del bijoux Ineltec: Basilea, 8-11 settembre La fiera della tecnologia per edifici e infrastrutture Le Rubriche Sommario IL MONDO IN FIERA 90 91 92 Presentati a Zurigo Expo 2015 e territori Benvenuto Brunello – Zurigo 2015 A Zurigo il 4 giugno Barolo & Friends Event 2015 Nuovi Soci camerali 93 94 96 Favorire l’utilizzo di materiali e processi innovativi Intervista con Emilio Genovesi, CEO di Material ConneXion Italia srl Contatti Commerciali Servizi Camerali 6 In breve 36 Convenzioni Internazionali 9 Italiche 39 L’elefante invisibile 11 Elvetiche 41 Per chi suona il campanello 13 Europee 47 Scaffale 15 Internazionali 49 Benchmark 27 Cultura d’impresa 55 Sequenze 30 Burocratiche 59 Diapason 32 Normative allo specchio 71 Convivio 33 Angolo Fiscale 74 Motori 35 Angolo legale Svizzera 78 Starbene In copertina: Inaugurata Expo 2015, dal 1° maggio al 31 ottobre: il mondo s’incontra a Milano In Breve Energia elettrica dagli scarti degli agrumi: al via un ambizioso progetto italiano Il “pastazzo”, residuo della lavorazione industriale degli agrumi, diventa una preziosa risorsa da riutilizzare per produrre energia elettrica. Al momento, per smaltire le 340mila tonnellate di scarti, le aziende sono costrette a spendere qualcosa come 10 milioni di euro all’anno, in quanto i residui di lavorazioni vanno trattati come rifiuti. A finanziare il progetto pilota denominato “Energia dagli Agrumi”, che coinvolge l’Università di Catania, il Distretto agrumi della Sicilia e la cooperativa Empedocle, è il colosso Coca Cola. Italia: il divorzio breve è legge 6 - La Rivista maggio 2015 All’interno di un innovativo impianto pilota, realizzato dal Distretto Agrumi di Sicilia, i ricercatori sono riusciti a mettere a punto un sistema di riconversione che consente di trasformare il pastazzo in un particolare biogas, fruibile per alimentare i più comuni impianti energetici domestici grazie ad un ulteriore processo di riconversione che consente di generare circa 1 megawatt a partire da 500 metri cubi di biogas, andando così ad illuminare ben 333 abitazioni private. Stando ai calcoli degli esperti sarebbero sufficienti 20 impianti per trasformare questi specifici scarti alimentari in preziosa risorsa economica. L’impianto sperimentale realizzato a Catania potrebbe essere modificato per esser così in grado di trasformare anche altre tipologie di scarti alimentari. Dopo oltre 40 anni l’Italia mette in atto una svolta sul divorzio. Dopo battaglie, ostracismi, rinvii, si accorciano i tempi per chi vorrà porre fine al proprio matrimonio. L’Italia, grazie al voto alla Camera nel quale si è registrato un forte consenso (398 sì, 28 no e 6 astenuti) ha il suo divorzio breve. Il che significa che non saranno più necessari 3 anni per dirsi addio, come previsto dalla riforma della legge Fortuna-Baslini, ma solo 6 mesi, se la separazione è consensuale, e al massimo un anno se si decide di ricorrere al giudice. Le perplessità non sono mancate. C’è chi, come qualche esponente della Lega, ha chiamato in causa l’assenza di tutela dei figli, chi, come qualche deputato di Ap, Fi e Fdi, il pericolo che i tempi brevi possano intaccare la stabilità della famiglia. La legge approvata dalla Camera contiene numerose novità. I tempi, innanzitutto. Fino a oggi lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio poteva essere chiesto da uno dei coniugi non prima di tre anni di separazione. Con il divorzio breve il termine scende a 12 mesi per la separazione giudiziale e a 6 mesi per quella consensuale, indipendentemente dalla presenza o meno di figli. Novità, poi, sulla comunione dei beni che si scioglie quando il giudice autorizza i coniugi a vivere separati o al momento di sottoscrivere la separazione consensuale; prima si realizzava solo con il passaggio in giudicato della sentenza di separazione. Infine c’è l’applicazione immediata. Il divorzio breve sarà operativo anche per i procedimenti in corso. Non è stato affatto facile arrivare a questo punto. E pensare che nel 1800 il Codice di Napoleone già consentiva di sciogliere i matrimoni civili, (ma serviva il consenso dei genitori e dei nonni). Ma con l’Italia unita, il divorzio rimase un tabù: Nel 1902 non fu approvata una direttiva del governo Zanardelli che prevedeva il divorzio solo in caso di adulterio, lesioni al coniuge, condanne gravi. Bisogna così arrivare alla seconda metà degli anni Sessanta per l’avvio della battaglia in nome del divorzio: con il progetto di legge del socialista Loris Fortuna, le manifestazioni dei radicali, la Lega italiana per l’istituzione del divorzio. E così si arriva alla svolta, al dicembre 1970 quando radicali, socialisti, comunisti, liberali e repubblicani approvarono la legge; contrari la Dc e il Msi. Ma anche allora la strada fu tortuosa. L’Italia cattolica, antidivorzista, chiese il referendum: il 12 maggio 1974, l’87,7% degli italiani andò al voto per scegliere se abrogare o meno la legge Fortuna-Baslini; grazie a quasi il 60% dei no, restò in vigore. Arriva, poi, la prima forma di divorzio breve, con la riforma nel 1987 e con i tempi del divorzio che passano dai 5 ai 3 anni. La Svizzera è il paese Debutterà il 14 giugno con il maggior tasso di il Frecciarossa 1000: felicità Milano - Roma in poco più di due ore Per il viaggio inaugurale tra Milano e Roma ci sono volute due ore e 55 minuti. Ma quando potrà viaggiare a 350 chilometri all’ora, esprimendo tutta la sua potenza, i tempi di percorrenza potranno scendere fino a due ore e venti minuti. Secondo la terza edizione del World Happiness Report, il rapporto Onu sulla felicità, la Svizzera si aggiudica la palma di Paese più felice al mondo, seguita da Islanda e Danimarca. Nello stesso dossier, pubblicato per la prima volta nel 2012, nella top ten ci sono poi Norvegia, Canada, Finlandia, Paesi Bassi, Svezia, Nuova Zelanda e Australia. Fuori dai primi dieci posti invece gli Stati Uniti, che si sono piazzati quindicesimi. Ma le cose vanno molto peggio per Italia (50a), Grecia (102a) e Spagna (36a), che ancora arrancano e faticano a riprendersi dalla crisi, e che per questo motivo, stando sempre al rapporto, vedono il tasso di felicità media nazionale orientato al ribasso. Se si confrontano i livelli attuali con quelli precedenti alla crisi, la Grecia è la nazione che ha visto il calo maggiore, con un peggioramento 1,5 punti (su 10), seguita dall’Italia con lo 0,8 e dalla Spagna con lo 0,7. In generale, tra i 158 Stati analizzati dagli esperti dell’UN Sustainable Development Solutions Network, meglio piazzate figurano la Gran Bretagna, 21esima, la Germania, 26esima, e la Francia, 29esima. Per quanto riguarda invece i fanalini di coda della classifica, otto dei dieci Paesi più infelici si trovano nell’Africa subsahariana. La bandiera nera va al Togo, preceduto di poco dal Burundi, e ancora da Siria, Benin e Ruanda. The World Happiness Report misura la “Felicità interna lorda”, ed invita i Paesi dell’Onu ad adottare il proprio indice di felicità come guida per migliorare le politiche interne. Nel dossier, esperti leader in campi come economia, psicologia, statistiche nazionali, salute e ordine pubblico descrivono infatti come le misure del benessere possono essere efficacemente utilizzate per valutare il progresso. Il Frecciarossa 1000, intitolato a Pietro Mennea, , il nuovo treno superveloce di Trenitalia, è stato battezzato nel giorno della Liberazione, e per l’occasione, ha viaggiato con un passeggero d’eccezione, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accompagnato dai ministri Graziano Delrio e Dario Franceschini e dai vertici delle aziende coinvolte nella creazione del supertreno, da Bombardier a Fs, da AnsaldoBreda a Bertone (che ne ha curato il design). Il treno più veloce d’Europa (velocità di «crociera» di 350 chilometri l’ora, velocità massima 400 chilometri) debutterà il 14 giugno – con il cambio di orario - con i primi sei convogli che effettueranno otto collegamenti tra Roma e Milano (7 dei quali toccheranno Torino e 4 Napoli). I collegamenti saliranno a 14 a settembre e a 22 a dicembre, quando dovrebbero arrivare anche le autorizzazioni per aumentare la velocità da 300 a 350 chilometri. La consegna dei 50 treni, costruiti da Bombardier e AnsaldoBreda e acquistati da Trenitalia per 1,6 miliardi di euro, si concluderà nel 2017 e consentirà di spostare parte dell’attuale flotta di Frecciarossa sulle dorsali adriatica e tirrenica, affamate di treni veloci. Prima di partire per Roma, alla stazione centrale di Milano il presidente Mattarella ha visitato anche il treno storico della Presidenza della Repubblica, riportato agli antichi splendori attraverso un certosino lavoro di restauro. Il treno presidenziale ha viaggiato l’ultima volta nel 1974 per il presidente del Messico. «A parte il discorso sulla bellezza e l’antichità preferisco il nuovo Frecciarossa 1000 perché il vecchio treno storico del Quirinale era per una sola persona, mentre il nuovo è per tutti» ha detto il presidente Mattarella. Il supertreno, per cui non sono previsti rincari nei biglietti, «è uno degli elementi che può aiutare la ripresa» ed è un segno del fatto «che l’Italia vuole continuare a investire in un settore come quello ferroviario», ha detto l’a.d. di Fs, Michele Mario Elia. maggio 2015 La Rivista - 7 Italiche di Corrado Bianchi Porro Il futuro delle Banche Popolari L’anno che ci siamo lasciati alle spalle – ha detto a fine aprile l’amministratore delegato Mario Alberto Pedranzini aprendo a Bormio l’assemblea della Banca Popolare di Sondrio, istituto fondato nel 1871 e presente con 21 filiali nella Confederazione, dove quest’anno festeggia il 20mo di attività – ha vissuto su una sola domanda: quando finirà la crisi? La risposta ancora non c’è, per lo meno per i Paesi dell’euro, nonostante l’impegno della BCE e la sua decisa apertura dei rubinetti della liquidità. Per noi, ha aggiunto, l’anno si è chiuso in maniera esemplare, con un nuovo massimo del corpo sociale salito a 185.309 unità mentre il totale dell’attivo in bilancio si è assestato a 32,5 miliardi di euro (+6,9%). La controllata BPS (Suisse) fondata a Lugano nel 1995 ha riscontrato a sua volta un utile netto in incremento del 378% e positivi sono stati pure, nel caso specifico, la raccolta diretta dalla clientela e +5% i crediti. Certo è che raccogliere risparmio, ben sapendo di poter offrire una remunerazione sempre più contenuta, rappresenta il termine fondamentale della sfida che il sistema bancario deve affrontare oggi in ragione della particolare situazione economica e finanziaria venutasi a creare a livello generale. Il giudizio di Mario Alberto Pedranzini e del nuovo presidente del CdA dell’istituto, Mario Venosta, è particolarmente significativo per un istituto che, sotto la guida dell’attuale presidente onorario Piero Melazzini, ha fondato la sua crescita in Italia e in Svizzera non tanto con investimenti finanziari, per altro necessari e sovrannazionali, ma sulla base di interventi diretti nel territorio italo svizzero a servizio della clientela retail e delle aziende locali, nel rispetto della sua funzione precipua di banca popolare cooperativa. Le banche popolari, di cui oggi si discute in Italia il cambio di statuti e natura legislativa, sono nate infatti, come pure le Raiffeisen in Austria e Svizzera e gli istituti cooperativi, avendo come finalità precipua il sostegno alla piccola economia. Non è un caso che, nella relazione della BPS Suisse, sia stata posta quest’anno a commento del bilancio d’esercizio, la riproposizione della figura di Felix Somary (1881-1956), singolare figura di banchiere elvetico che, alla fine della seconda guerra mondiale, ebbe tra i molto meriti, un ruolo importante nella nascita di Mediobanca che, con la rifondazione dell’IRI, avrebbe dovuto rilanciare l’apparato industriale in Italia. Raffaele Mattioli che fu poi il membro più autorevole del Consiglio di amministrazione dell’istituto, pensò che la partecipazione di un gruppo finanziario estero alla “Unionbanca” (come veniva chiamata allora la futura Mediobanca) avrebbe potuto rappresentare un importante incentivo a concedere le necessarie autorizzazioni per la rinascita dell’istituto di credito mobiliare. A questo fine, ottenne che Felix Somary, partner della Blankart et Cie di Zurigo, gli indirizzasse una lettera in data 24 ottobre 1945 in cui dichiarava la sua disponibilità assieme a UBS a partecipare alla costituzione di un organismo bancario italiano. Somary si proponeva di “chiamare a far parte della organizzazione anche enti di altri paesi” perché uscendo da un periodo di crisi, l’austerità non paga ma sono necessari gli investimenti anche per rilanciare l’occupazione. La lettera del banchiere elvetico Felix Somary ottenne l’esito voluto, riuscendo a vincere la riluttanza dell’allora Governatore della Banca d’Italia, Luigi Einaudi; ma si volle allora che l’iniziativa alla nascita dell’istituto fosse assunta da tutte e tre le Banche di Interesse Nazionale, come sottolineò Enrico Cuccia. Le banche popolari, sorte in Germania come istituti di credito costituiti quali società di credito cooperativo e con voto paritario (una testa, un voto) tra i soci, si diffusero a pioggia in Italia nella seconda metà del 1800. Recentemente, la Banca d’Italia ha sottoposto a consultazione le disposizioni di attuazione della riforma. Essa va letta nell’ambito di un modello di regolazione e supervisione bancaria, ormai diffuso in Europa, “incentrato nel rispetto rigoroso di alti requisiti di capitale, in periodiche prove di stress severe e diffuse, nel tempestivo coinvolgimento di azionisti e creditori in eventuali perdite” come per ogni istituto strutturato quale Società per azioni. Le Popolari non conteranno più in futuro un voto a testa dei soci, ma a seconda del capitale ivi investito. È oggi cambiato il mondo del risparmio. È finito infatti il libretto e ci sono gli investimenti. In effetti,i il sistema bancario in Italia sta chiudendo sportelli anche in virtù di una tecnologia invadente. Nel 2014 le banche più grosse in Italia hanno lasciato a casa 7 mila persone sull’anno precedente e chiuso 2 mila filiali, come ha ricordato all’assemblea di Bormio Roberto Ruozi, ex rettore della Bocconi. È in atto una rivoluzione. Certo comunque è che le Popolari, nate per aiutare l’economia della regione, modernizzandosi e diventando SpA non possono comunque diventare possibile preda del capitale di raiders. Dobbiamo compiacerci per i risultati che questo istituto ha prodotto in un anno non facile, ha sottolineato Ruozi. Altri istituti riducono posti e filiali, perché questi sono i frutti delle fusioni e del tentativo di eliminare incrostazioni che invece una politica di crescita per linee interne non ha generato. Conta comunque la saggezza con cui il management affronta il cambiamento, affinché sia un’evoluzione non traumatica. Abbiamo dimostrato di essere efficienti e ci presentiamo con pochissime rettifiche, ha commentato l’amministratore Pedranzini. Siamo una banca contro corrente. Mai abbiamo comprato sportelli o effettuato fusioni di banche quando tutti le facevano. Chi ha fatto le assunzioni in modo ragionevole, oggi è nelle condizioni di assumere ancora. Federico Caffè ricordava nei suoi scritti che non bisogna avere simpatia o avversione aprioristica al cambiamento. Lo spirito critico impone sempre di valutare il contenuto. maggio 2015 La Rivista - 9 UNA QUALITÀ CHE SI SENTE. Senza l ’a di conggiunta ser va nti Elvetiche di Fabio Dozio Troppa democrazia fa male? In Svizzera negli ultimi anni il numero delle iniziative popolari è aumentato in modo consistente. C’è chi ritiene che l’iniziativa costituzionale debba venir riformata. La Svizzera perde pezzi. Il segreto bancario per gli stranieri sta svanendo. Per gli svizzeri potrebbe essere questione di tempo. La “formula magica”, che ha retto il governo elvetico dal 1959 al 2008, è stata strapazzata e archiviata. L’esercito è stato ridimensionato. La neutralità c’è ancora, più o meno, a cinquecento anni dalla battaglia di Marignano, ma chi se ne ricorda? Ora traballa anche una delle istituzioni fondanti della moderna democrazia semi diretta elvetica: l’iniziativa popolare costituzionale. È stata introdotta nella Costituzione nel 1891, per permettere al popolo di modificare in modo parziale la Carta fondamentale, inserendo nuovi articoli. All’inizio si richiedevano 50.000 firme, dal 1977 ne necessitano 100.000. Dal 1976 le firme vanno raccolte nell’arco di 18 mesi, prima non c’erano limiti. L’uso di questo strumento si è evoluto nel corso degli anni. Dal 1891 al 2011, su 145 iniziative popolari in votazione ne sono state accettate solo 12. Dal 2002 ne sono state approvate 10 su un totale di 53. L’iniziativa costituzionale inserisce un articolo nella Costituzione, ma per rendere applicabile questo dettato costituzionale, Governo e Parlamento devono definire una legge di applicazione. In sostanza in questi ultimi anni la Costituzione è stata “appesantita” con precetti che a volte non meriterebbero di essere elevati al rango costituzionale. Inoltre, sempre in questi ultimi anni, l’iniziativa popolare è stata usata quale strumento di campagna elettorale da parte dei partiti, in particolare l’UDC. Lo scorso anno ha fatto discutere l’esternazione della ex Cancelliera della Confederazione, Annemarie Huber-Hotz, la quale ha proposto di vietare ai grandi partiti che hanno un gruppo parlamentare di lanciare le iniziative popolari. Il diritto d’iniziativa, ha ricordato la Huber-Hotz, è stato creato per le minoranze non rappresentate in Parlamento e al Governo. Apriti cielo! Per molti politici e commentatori mettere in discussione un pilastro della democrazia semi diretta è inaccettabile. Si tratta di un tabù che non può essere manomesso. Il presidente tedesco Joachim Gauck, in occasione della sua recente visita in Svizzera, ha polemicamente affermato che “la democrazia diretta può comportare dei pericoli, quando i cittadini votano su temi molto complessi”: il riferimento al 9 febbraio 2014 non era casuale! Ora il dibattito sulla riforma dell’iniziativa è stato rilanciato in modo energico da Avenir Suisse. Il laboratorio di riflessione del padronato svizzero ha presentato in aprile un documento di settanta pagine che illustra una serie di misure volte a “rafforzare l’efficacia della democrazia diretta”. Si tratta di cinque riforme, applicabili singolarmente o nel loro insieme. 1) Prima della raccolta delle firme la Cancelleria federale dovrebbe esaminare e valutare la validità giuridica dell’iniziativa. 2) Aumentare le firme necessarie da 100.000 a 210.000, che corrisponde al 4% degli aventi diritto di voto. 3) Introdurre un referendum obbligatorio sulla legge di applicazione dell’iniziativa. In questo modo potrebbero essere dissipati i dubbi relativi al “rispetto della volontà popolare”. 4) Introdurre l’iniziativa legislativa. La costituzionalità di molte iniziative popolari è ambigua. Si tratta di prendere esempio dai cantoni, dove questa iniziativa, che permette di formulare una legge senza toccare la Costituzione, è in vigore da oltre cent’anni. Il numero di firme dovrebbe ammontare al 2% degli aventi diritto di voto, vale a dire 105.000 firme. 5) Da ultimo si propone di sottoporre al voto una sola iniziativa per volta, per evitare confusione e disinformazione. “Queste proposte di riforma – scrive Avenir Suisse – non rappresentano una limitazione della democrazia diretta, bensì una concentrazione e una differenziazione”. Già nel 2004 il deputato socialista Andreas Gross propose di introdurre l’iniziativa legislativa, ma il Consiglio nazionale restò sordo. L’iniziativa legislativa è veramente un’alternativa alla situazione odierna? Difficile valutare perché c’è il pericolo di moltiplicare a dismisura le proposte di legge e c’è chi teme che possa mettere in pericolo il federalismo. Ci sono pro e contro, ma sarebbe utile dibatterne e mettere in discussione l’iniziativa popolare. Lo storico Jean-François Bergier lo proponeva più di venti anni fa, con arguta lungimiranza. “Manipolati, sconfessati dall’astensione della maggioranza, perché questi strumenti imperfetti della democrazia diretta che sono il referendum e l’iniziativa costituzionale devono rimanere tabù intoccabili?” -scriveva Bergier – “La cosa fondamentale, per la Svizzera, non è di mantenerli a tutti i costi, e ancora meno di trincerarsi dietro di essi per disprezzare l’Europa”. maggio 2015 La Rivista - 11 Europee di Viviana Pansa Ripresa in atto, ma resta l’incognita Grecia È ancora la Grecia l’incognita dell’area euro, sorvegliata speciale anche in quest’ultima sessione del Fondo monetario internazionale a Washington, aperta con l’affondo delle borse europee e con i timori sulle reali disponibilità di cassa dello Stato ellenico. Il direttore del Fondo monetario, Christine Lagarde, avrebbe rispedito al mittente la richiesta di dilazionare la restituzione del prestito dovuto dalla Grecia a inizio maggio – circa 750 milioni di euro sono attesi il 12 maggio – creando interrogativi sulla presenza di liquidità necessaria per far fronte al pagamento greco di stipendi e pensioni – l’agenzia di stampa Reuters parla a metà aprile di 2 miliardi di liquidità, allarme cui è seguito il decreto che obbliga le entità statali a spostare i fondi su un conto centrale della Banca di Grecia. Si torna a discutere di una possibile uscita della Grecia dall’euro e del rischio contagio che il default genererebbe sulle economie più deboli. “Una crisi greca non può essere esclusa – afferma il capo economista del Fmi Olivier Blanchard, segnalando come essa “potrebbe destabilizzare i mercati finanziari”. Un’ipotesi che preoccupa il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi – oggetto nei giorni scorsi di un’insolita protesta dal sapore carnevalesco, - che ammette: “siamo meglio equipaggiati rispetto al 2012 e al 2010”, ma, nel caso di un precipitare della situazione greca, ci troveremmo “in acque inesplorate”. Più ottimisti il già citato Blanchard, secondo cui “il resto dell’Eurozona ora è in una posizione migliore per fare i conti con un’uscita della Grecia”, il ministro dell’Economia italiano, Pier Carlo Padoan, che assicura nessun impatto sull’Italia dalla crisi di Atene e il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, che rileva come “oggi ci siano tutti gli strumenti e le politiche per affrontare qualunque tipo di emergenza”. Ma il debito contratto con il Fondo monetario non si estinguerà a maggio, come rileva il responsabile del dipartimento europeo del Fondo Poul Thomsen: “non ho informazioni dettagliate sulla liquidità della Grecia, ma fra giugno, luglio e agosto l’ammontare che Atene dovrà pagare aumenterà significativamente” – afferma Thomsen, ribadendo, insieme a tutti i partecipanti della sessione primaverile del Fmi, la necessità che si trovi un accordo per gli aiuti. Il ministro dell’Economia greco Yanis Varoufakis afferma l’intenzione di raggiungere un compromesso, “ma non finiremo per comprometterci” – dice, palesando ancora una volta le resistenze che sino ad oggi hanno pesato sui negoziati con l’Europa. L’allungamento dei tempi sarebbe dovuto alla richiesta di inserire nella famigerata lista delle riforme da attuare in cambio del prolungamento del piano di assistenza economica a favore di Atene quelle su lavoro e pensioni, richieste sino ad oggi non accolte dall’esecutivo ellenico così da generare un vero e proprio stallo dei negoziati, nonostante l’urgenza del momento. Non sembrano risolutivi, in ogni caso, i fondi attesi da Russia e Cina: nel primo caso si tratterebbe di 2 miliardi di euro promessi dal premier Vladimir Putin per il diritto di transito che la Grecia concederebbe al gasdotto Turkish Stream; nel secondo di un anticipo, probabilmente più sostanzioso, per l’utilizzo del porto del Pireo, su cui Pechino sta puntando da tempo. Il problema non è solo la liquidità, ma piuttosto imboccare un sentiero percorribile di risanamento economico a lungo termine, visto che, stando così le cose, le stime di crescita elleniche sono state definite “irrealistiche” da Thomsen, prevedendo un ribasso rispetto all’attuale +2,5% nel 2015 e al +3,7% previsto nel 2016. La questione greca ha parzialmente offuscato le buone notizie sulla ripresa, il cui inizio è caratterizzato da elementi che fanno sperare in una sua continuità, ha rilevato Draghi, citando in primis la ripresa dei consumi domestici. “La ripresa in atto, da due anni a questa parte, si sta rafforzando e la situazione economica nelle prospettive di breve termine nell’area euro sono attualmente più brillanti – ha aggiunto il governatore della Bce - di quanto non fossero da tanti anni”. La manovra avviata nel mese di marzo, con l’acquisto di titoli di Stato per il Quantitative easing, proseguirà in ogni caso sino a settembre del 2016 e “comunque – assicura Draghi – fino a che il consiglio non vedrà un concreto aggiustamento dell’inflazione in linea con il nostro obiettivo di tasso intorno al 2%”. Torna poi ad avvertire in merito alla necessità di proseguire con “progressi sulla sostenibilità di bilancio” e “riforme strutturali”. Le stime di crescita del Fmi sono positive sia globalmente che per l’area euro: l’incremento del Pil mondiale è dato a +3,5% quest’anno – aveva registrato un +3,4% nel 2014 e nel 2013, - e al +3,8% nel 2016; nell’area della moneta unica europea la crescita quest’anno toccherà invece l’1,5%, uno 0,3% in più rispetto alle stime di gennaio, in aumento dello 0,6% rispetto al 2014 e dell’1% rispetto al 2013. La previsione per il 2016 è di un +1,6%. Continueranno a crescere gli Stati Uniti, anche se ad un ritmo meno sostenuto di prima – +3,1% nel 2015 e nel 2016 – e la Cina – nel 2015 di un +6,8%, - mentre la Russia è data in recessione quest’anno e in contrazione dell’1,1% nel 2016, sofferenza dovuta anche al crollo del prezzo del greggio e alle sanzioni per il conflitto in Ucraina. L’Italia, pur in presenza di un quadro europeo più positivo, resta fanalino di coda per la crescita e, a giudicare dal tasso di disoccupazione – sempre oltre il 12%, - ancora in ritardo nella spinta dei consumi interni rilevata quale elemento indispensabile da Draghi. Il Rapporto economico di primavera del Fmi prevede una crescita del nostro Pil dello 0,5% quest’anno e dell’1,1% l’anno prossimo, percentuali rivedute al rialzo ma leggermente più basse rispetto a quelle indicate nel Documento di programmazione economica e finanziaria (+0,7% nel 2015 e +1,4% nel 2016) in questi giorni all’esame del Parlamento. Peggio di noi, solo Cipro, ma solo per quest’anno, perché in ripresa – e superamento – già nel 2016 (+1,4%). maggio 2015 La Rivista - 13 Internazionali di Michele Caracciolo di Brienza Io sono un migrante Comincerò con una nota personale. Il nonno di mia nonna era un migrante. Verso metà Ottocento attraversò l’Atlantico insieme a suo fratello per cercare fortuna negli Stati Uniti lasciando il Ticino. Strano vero? Lavorò come manovale nella costruzione della prima ferrovia transcontinentale e poi dopo pochi anni ritornò in Europa per stabilirsi a Piacenza. Il fratello invece rimase lì. Ora è ormai di moda dire dopo una tragedia «Siamo tutti americani» come titolavano gli editoriali dei maggiori quotidiani europei il 12 settembre 2001, oppure «Je suis Charlie», eccetera. Beh, oggi credo che nulla sia di maggiore aderenza alla realtà di dire «Io sono un migrante». Sono figlio di migranti e i miei discendenti forse saranno migranti. Emigrante o immigrato non fa poi tutta questa differenza. Io sono un migrante e sono un privilegiato a vivere in un paese europeo dove non c’è guerra, c’è prosperità e ci sono condizioni di vita nettamente migliori di altri paesi. Ci si rende conto che non si sa nemmemo quante persone siano morte di fronte le coste libiche? Tra 700 e 950 tutte stipate in un peschereccio di trenta metri. Sei aerei della German Wings e sessanta volte le vittime dell’attentato parigino. Ora, le politiche, i criminali, le operazioni militari, gli aiuti allo sviluppo e tutto quello che volete non tolgono il fatto che centinaia di persone sono annegate in pochi minuti nello stesso luogo. Non so di chi sia la colpa. So solo che sono morte con il desiderio di venire in Europa per raggiungere spesso un parente in Germania. Molti arrivano dalla Somalia da cui fuggono le folli milizie islamiste. Altri arrivano dall’Eritrea, uno dei regimi più chiusi e repressivi d’Africa. Possibile che non si riesca ad aprire la porta ad un flusso controllato di questi migranti? L’anno scorso 180’000 persone sono arrivate fortunosamente in Italia e solo 60’000 vi sono rimaste. Una grande potenza economica come l’Europa non riesce ad assorbire un flusso migratorio irrisorio rispetto alla sua popolazione? Siamo così egoisti e vecchi. Persone affogate. Donne, bambini, giovani uomini. Per non parlare poi di tutti quelli che muoiono durante il viaggio via terra. Il deserto è cosparso di cadaveri come «Il mare nostro che non sei nei cieli» (Erri De Luca). Il 20 aprile su Radio24 Gianluca Nicoletti, sempre lucido e aperto agli interventi degli ascoltatori, ha dato voce durante il programma Melog a un marinaio di un peschereccio di Civitavecchia che raccontava con voce commossa di aver visto innumerevoli cadaveri in mare durante una pesca allo spada. Centinaia e centinaia in una sola volta. Quanti scompaiono senza che nessuno lo sappia? Ecco, in televisione vediamo i sopravvissuti in condizioni tremende e vittime di mercanti senza scrupoli e con difficoltà riusciamo a capire che se i vari paesi europei non si aprono con intelligenza alle migrazioni le vittime continueranno e alla lunga tutta l’Europa ne risentirà. È un continente che invecchia. Vado talmente orgoglioso dell’epica di quel mio antenato di Lugano che emigrò nel Far West che spesso ne uso il suo cognome come pseudonimo. Non voglio essere l’analista di turno sulle politiche di cooperazione allo sviluppo. Non ne ho i mezzi. Vorrei solo attirare l’attenzione sul fatto che migliaia di persone dalla Siria, Eritrea, Somalia, hanno affrontato un viaggio rischioso e mortale in mano a dei banditi per venire a vivere e a lavorare in Europa. Tra questi migranti sono certo che c’è anche gente con una formazione. No? Il fastidio e la mancanza della minima sensibilità d’animo verso queste persone è segno di una grave ignoranza e di un sordido egoismo. L’Europa si sente minacciata? La Svizzera si sente oppressa dagli emigranti? Dai cosiddetti expat, sorta di moderni migranti di lusso? Di chi è la colpa di questa tragedia? Non m’interessa dare la colpa a qualcuno. Non lo so. Sento però un senso di colpa personale nel non avere nulla di cui lamentarmi rispetto a queste persone di un altro paese. Mi nasce dunque spontaneo il voler fare un gesto di gentilezza o dare un aiuto qualsiasi alla Caritas, ad esempio. Vorrei fare un gesto per chi vive in zone cronicamente instabili e non ha altra scelta che fuggire. Ecco, questo è il punto: chi era su quei barconi, su quei pescherecci fatiscenti sa di rischiare la vita, ma si trova in una condizione simile a chi si getta da un palazzo in fiamme. Tra i due mali sceglie il minore. Da un lato gli aguzzini schiavisti e un paese in guerra e dall’altro una traversata su mezzi improvvisati. A voi la scelta. maggio 2015 La Rivista - 15 Dal 1° Maggio al 31 ottobre Il mondo s’incontra a Milano Il dado è tratto. Dal 1° maggio al 31 ottobre, il capoluogo lombardo ospita l’Esposizione Universale. Il tema della manifestazione è “Nutrire il pianeta, energia per la vita” (Feeding The Planet, Energy For Live). Durante sei mesi, Milano si trasforma nella capitale mondiale dell’alimentazione. I temi, gli interventi, gli apporti delle varie nazioni del mondo che vi partecipano spazieranno quindi sui problemi che maggiormente interessano e assillano i governi e i popoli della terra: il cibo e l’energia. Un appuntamento irrinunciabile - non solo per il tema sul quale focalizza l’attenzione: di chi di dovere, ma anche di chi di potere (pertanto anche di noi, che, nel nostro piccolo piccolo, possiamo) – al quale abbiamo inteso contribuire con la pubblicazione del volumetto che trovate allegato a questo numero della Rivista. Che, senza alcuna pretesa di peraltro impossibile esaustività, “vuole essere un agile strumento che aiuti a comprendere, per sommi capi, cosa sia l’Expo di Milano, com’è strutturata, cosa si proponga”. Fatene buon uso, e andateci all’Expo: al di là delle polemiche (fondate e architettate) e degli scetticismi (veri e strumentali), siamo certi che ne vale la pena. Il forum per l’Italiano in Svizzera all’Expo Riportiamo di seguito in rapido elenco perché in qualche modo, non foss’altro che quello di essere un contributo dalla Svizzera giunge ‘nutrimento’ della cultura italiana, perché non le trovate nel volumetto e perché riteniamo che possano essere un motivo in più per una visita all’Expo - le manifestazioni organizzate direttamente o indirettamente dal Forum per l’italiano in Svizzera. Precisiamo che gli appuntamenti segnalati hanno luogo nel Padiglione svizzero. Totem interattivo sull’italiano in Svizzera (6-7 giugno, sala multiuso) È una proposta dal Forum per l’italiano in Svizzera, raccoglie in modo sistematico servizi radiotelevisivi provenienti dagli archivi della RSI che trattano il tema dell’italiano in Svizzera nei suoi diversi contesti (lingua, identità culturale, politica linguistica, comunità italofone, ecc.). Grazie al Totem sarà possibile rivedere spezzoni di programmi che valorizzano e testimoniano la presenza dell’italiano e degli italiani in Svizzera. Poesia per la vita (6 e 7 giugno, VIP-Lounge) Scrittori e scrittrici di lingua italiana nelle fotografie di Giovanni Giovannetti (6 e 7 giugno ,VIP-Lounge). La mostra propone 150 ritratti di scrittori e intellettuali di 16 - La Rivista maggio 2015 lingua italiana, offrendo un percorso nella cultura del Novecento italiano e svizzero attraverso l’obiettivo di un fotografo simpatetico ai suoi oggetti. S’intende così dare un segnale anche visivo della vitalità di una lingua, utilizzata nei suoi registri più alti: a ribadire un’identità linguistica che trascende la frontiera politica tra gli Stati nazionali. Nuove frontiere per la vita (6 giugno, 10.00 – 12.30, sala multiuso) Il tema dell’Esposizione universale pone una miriade d’interrogativi. Fra questi anche quelli relativi alle frontiere il cui significato per la vita è quello di essere costantemente in tensione tra le funzioni identitarie e le funzioni di contatto tra entità diverse. Il pianeta non si nutre se queste funzioni di regolazione non sono corrette o non tendono a una convergenza d’interessi. È quanto in sintesi Coscienza svizzera presenterà - in una parte introduttiva - a partire dal suo volume Vivere e capire le frontiere in Svizzera - Vecchi e nuovi significati nel mondo globale (CS/Dadò Editore). Il cuore dell’evento sarà dedicato in una presentazione a più voci a un’applicazione del tema frontiere per la vita al “San Gottardo, ferrovia d’Europa”. Tramite un video e una tavola rotonda la mente percorrerà uno scenario pro- gettuale 2030-2040 pensato per il superamento degli anelli ancora mancanti di un’arteria vitale per le comunicazioni della macro regione alpina, per le reti metropolitane tra nord e sud delle Alpi e per i traffici continentali e intercontinentali rivoluzionati dall’apertura del nuovo canale di Suez e dalla rivalutazione dei porti del Mediterraneo. Lingue per la vita (6 giugno, 17.00 - 19.30 sala multiuso) Attorniata dalla mostra di 150 ritratti di scrittori e intellettuali di lingua italiana, la sessione Nutrire il pianeta, Lingue per la vita vuole in una prima parte mettere in risalto, in particolare con gli interventi dei linguisti Paolo d’Achille e Claudio Marazzini, Presidente dell’Accademia della Crusca, il tema delle sfide linguistiche della globalizzazione e dei media, oggetto della pubblicazione L’italiano sulla frontiera (Atti e Dichiarazione Basilea 2014), presentata per l’occasione. Nella seconda parte dell’incontro, saranno presentati in anteprima i risultati del lavoro condotto da un gruppo di Coscienza svizzera alla (Ri)scoperta dell’italianità in Svizzera, nelle regioni romande e tedescofone. Si parte dalla constatazione che accanto alla Svizzera italiana e alla sua territorialità vi sia anche un’italianità diffusa e sedimentata che pervade in misura diversa le altre realtà del Paese, dando luogo a un plu- rilinguismo più maturo e integrato da quantificare, descrivere e valorizzare. In sala sarà possibile visionare, a mezzo di una postazione multimediale, i cortometraggi prodotti dalle scuole nell’ambito del progetto di interscambio e comprensione linguistica fra giovani di lingue diverse “Parlo un’altra lingua, ma ti capisco” (PUAL) promosso da Coscienza Svizzera con la collaborazione della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana e con il sostegno dell’Ufficio federale della cultura. “Parla come mangi”. Nuove geografie identitarie e culturali per la letteratura (in lingua) italiana (7 giugno, 17.00 – 19.00, sala multiuso) In una società in cui si è cittadine e cittadini del mondo, quale ruolo assegnare alle radici geografiche e culturali e alla lingua con cui le esprimiamo? A chi appartiene una lingua? E a quale lingua apparteniamo? Nel corso di questa tavola rotonda tre scrittori e una scrittrice – tutti di lingua italiana, ma di varia provenienza e collocazione identitaria – saranno invitati a presentare la loro attività artistica alla luce del complesso rapporto fra lingua, identità e territorio. Sotto l’esperta guida di Loredana Lipperini dialogheranno sul tema: Alberto Nessi e Vincenzo Todisco, dalla Svizzera, ed Eraldo Affinati e Igiaba Scego, dall’Italia. “L’appartenenza “ – Concerto di Pippo Pollina & Palermo Acoustic Quintet (7 giugno, 20.15 – 21.45, palco) In un’ideale connessione con la tavola rotonda che lo precede, questo evento musicale verterà attorno al concetto di “appartenenza”. Pippo Pollina – che risiede in Svizzera da oltre vent’anni e che, con 19 album e oltre 4’000 concerti all’attivo, è uno fra i più celebri rappresentanti del cantautorato impegnato italiano all’estero – ha infatti posto al centro della sua ultima fatica il tema della condizione identitaria di chi è, realmente o metaforicamente, in esilio. Per questo concerto, tappa straordinaria di un lungo tour internazionale fra Europa e Stati Uniti, Pollina sarà affiancato dal Palermo Acoustic Quintet. Assemblea del Forum per l’italiano in Svizzera (24 ottobre, 13.00 – 16 .00 sala multiuso) Dopo Coira e Berna sarà Milano ad accogliere l’Assemblea del Forum. Quest’associazione coinvolge 36 organizzazioni associate che si propongono di promuovere la lingua e la cultura italiana in Svizzera. Ne fanno parte autorità politiche e istituzionali (Ticino, Grigioni, Ambasciata d’Italia in Svizzera, RSI, parlamentari italofoni, ecc.), organizzazioni culturali, organizzazioni italo – svizzere, università e istituti di formazione. L’Assemblea si concluderà con una conferenza aperta al pubblico dedicata alla presenza italiana in Svizzera. Il cantautore siciliano, zurighese d’adozione, Pippo Pollina sarà protagonista della serata del 7 giugno maggio 2015 La Rivista - 17 Il settore finanziario sta cambiando – siete pronti? UBS e la Svizzera. Stabilità e competenze al Suo servizio. www.ubs.com Questo documento e le informazioni in esso contenute sono fornite esclusivamente a scopi informativi. © UBS 2015. Tutti i diritti riservati. Un nuovo centro culturale per il dialogo fra le arti e il pubblico Con tre fine settimana di festeggiamenti in città, il prossimo 12 settembre 2015 a Lugano s’inaugura il LAC Lugano Arte e Cultura. Che grande sia l’attesa, d’altronde proporzionale alla rilevanza dell’evento, lo testimoniano le polemiche – quelle attorno alla nomina della responsabile eventi, e quelle derivate dalla palese irritazione espressa a chiare lettere dal direttore artistico all’indirizzo del municipio cittadino, che qualcuno ha visto come il possibile preludio a clamorose dimissioni – ma anche la velocità- 4 ore – con la quale sono andati esauriti tutti i biglietti per le due principali manifestazioni inaugurali: La Verità della compagnia Finzi Pasca e la Nona Sinfonia di Beethoven eseguita dall’Orchestra della Svizzera Italiana diretta dal maestro Vladimir Ashkenazy. Chi non è riuscito accaparrarsi i biglietti, confidi nelle repliche. Una nuova sala concertistica e teatrale da 1000 posti, interamente rivestita in legno e dotata di una speciale conchiglia acustica modulare e rimovibile, accoglierà invece un ampio calendario di spettacoli performativi e concerti. Sarà la sede principale delle stagioni di LuganoInScena e di LuganoMusica (la nuova denominazione di Lugano Festival) alle quali si affiancheranno le attività della Compagnia Finzi Pasca e dell’Orchestra della Svizzera italiana (OSI), come pure parte della stagione concertistica della Radiotelevisione Svizzera di lingua Italiana (RSI). L’obiettivo del LAC è di promuovere le diverse arti puntando sulla qualità dell’offerta, con l’intento di coinvolgere e formare un pubblico quanto più vasto e internazionale possibile. Nelle parole di Michel Gagnon, direttore del centro culturale, “Il LAC non dovrà essere un luogo nel quale si viene solamente per vedere uno spettacolo, un concerto o una mostra, ma una realtà dinamica e sempre viva. Questa è la cosa più importante. Ho un’idea precisa: voglio rendere il LAC unico, con un forte orientamento nazionale e internazionale. Sarà il principale centro culturale del Cantone, con l’ambizione di diventare nel tempo un luogo di richiamo anche fuori dai nostri confini sfruttando l’asse nord-sud.” Il LAC rappresenterà il cuore pulsante di una rete culturale che si estende ben oltre i con- Sarà inaugurato il prossimo 12 settembre a Lugano, con tre fine settimana di festeggiamenti, l’atteso LAC Lugano Arte e Cultura: il nuovo centro culturale dedicato alle arti visive, alla musica e alle arti sceniche, che si candida a diventare uno dei punti di riferimento culturali della Svizzera, con l’intento di valorizzare un’ampia offerta artistica ed esprimere l’identità di Lugano quale crocevia culturale fra il nord e il sud dell’Europa. All’interno della suggestiva struttura architettonica affacciata sul lago, troverà spazio una ricca programmazione di mostre ed eventi, stagioni musicali, rassegne di teatro e danza, insieme a una varietà di iniziative culturali e un folto programma di attività per i giovani e le famiglie. Al LAC avrà infatti sede il costituendo Museo d’Arte della Svizzera italiana, nato dall’unione tra il Museo Cantonale d’Arte e il Museo d’Arte della città di Lugano. I suoi tre piani espositivi ospiteranno la collezione permanente della città di Lugano e del Cantone Ticino, mostre temporanee e installazioni specificamente dedicate. maggio 2015 La Rivista - 19 fini cittadini, coinvolgendo gli attori pubblici, para-pubblici e privati già attivi nel territorio nell’ambito della cultura – musei, orchestre, artisti, associazionismo culturale, biblioteche, le istituzioni educative, gallerie d’arte, collezionisti – che vorranno costruire un progetto condiviso. L’inaugurazione L’inaugurazione prevista dal 12 al 26 settembre prossimi, si svilupperà in linea con questa filosofi a di apertura e partecipazione: sarà una grande festa che coinvolgerà famiglie, appassionati, esperti e curiosi di tutte le età con un ampio programma di attività dentro e fuori il centro culturale, che renderanno la città di Lugano un palcoscenico a cielo aperto. Un sipario d’eccezione sarà la grande tela originale di Tristano e Isotta di Salvador Dalí che accompagnerà la Compagnia Finzi Pasca nello spettacolo La Verità, in una versione che per l’occasione riserverà alcune sorpre- 20 - La Rivista maggio 2015 se. A conclusione della prima giornata, un altro sipario d’acqua si staglierà in piazza per uno spettacolo all’aperto prodotto da LuganoInScena e dalla compagnia Mymoon: una rappresentazione tra terra, cielo e acqua, animata da danzatori trampolieri e grandi dame in crinoline che danzeranno intorno al pubblico volanti, sfere luminose sul lago. Lo stesso giorno saranno inaugurate anche le esposizioni temporanee del nuovo museo che resteranno aperte fino ad inizio 2016. Al LAC la mostra Orizzonte Nord – Sud. Protagonisti dell’arte europea ai due versanti delle Alpi 1840-1960: un viaggio attraverso le opere di alcuni grandi protagonisti dell’arte degli ultimi due secoli a nord del Gottardo e nel “paese dove fioriscono i limoni”, che includerà opere di Giacometti, Segantini, Klee, Turner. Sarà affiancata da un’esposizione complementare a Palazzo Reali – storica sede del Museo Cantonale d’Arte – dal titolo In Ticino. Presenze d’Arte nella Svizzera italiana 1840-1960. Di altro tono la proposta presentata al livello -2 del LAC: una mostra personale di Anthony McCall espressamente concepita dall’artista britannico per questo nuovo spazio. L’artista italiano Giulio Paolini sarà protagonista allo Spazio -1 nell’ambito di una serie di approfondimenti dedicati agli autori presenti nella Collezione Giancarlo e Danna Olgiati. Numerosissime e diverse fra loro le iniziative dei giorni successivi che coinvolgeranno artisti internazionali e locali, da Giorgio Albertazzi che leggerà canti della Divina Commedia, alle varie rappresentazioni delle compagnie del territorio. Anche i giovani con la musica elettronica e le scuole con lo spettacolo e le attività di LAC Edu avranno momenti artistici dedicati. L’appuntamento che chiuderà i festeggiamenti per l’inaugurazione è previsto venerdì 25 e sabato 26 settembre e sarà un gran finale in musica, prodotto dalla RSI. L’Orchestra della Svizzera italiana e il Coro della RSI eseguiranno la Nona Sinfonia di Beethoven - che si spera replicata il giorno successivo - diretti dal maestro Vladimir Ashkenazy. La RSI assicurerà inoltre un’ampia copertura delle giornate inaugurali affiancando il LAC nel ruolo di media partner. Il programma è consultabile sul nuovo sito web del LAC www.luganolac.ch, che offre la possibilità di iscriversi alla newsletter per ricevere in anteprima tutti gli aggiornamenti. Gli spazi del Centro Culturale Nato come luogo di condivisione e contaminazione fra le diverse discipline artistiche, il LAC testimonia sin dalla sua configurazione architettonica la propria vocazione di realtà aperta, di incontro fra le arti, gli artisti e il pubblico. L’architetto Ivano Gianola – esponente della cosiddetta “Scuola Ticinese” e vincitore del concorso internazionale per il progetto architettonico – ha voluto creare un edificio rivolto alla città e in dialogo con essa. I visitatori saranno accolti in un’ampia hall, pensata come una grande finestra che rende appena percepibile il limite tra interno ed esterno. La hall si affaccia sulla nuova piazza Bernardino Luini che si apre sul lago e il suo incantevole panorama, e collega il nuovo centro culturale con il complesso cinquecentesco della chiesa di Santa Maria degli Angioli annessa all’antico convento dei francescani minori. Una scelta di continuità spaziale tra interno ed esterno voluta per cercare di azzerare il più possibile la separazione tra gli spazi fisici. Un invito a vivere il nuovo LAC nella quotidianità di ogni giorno, come una porta aperta e un nuovo cuore pulsante della città. Dalla suggestiva hall d’ingresso si accede alla sala teatrale e concertistica con 1000 posti a sedere. La sala è un concentrato di soluzioni modulari e ingegneristiche all’avanguardia che permettono di ospitare ogni tipo di spettacolo: dai concerti sinfonici a quelli jazz, dall’opera all’operetta, dalla danza al teatro di prosa. Questa versatilità si deve in particolare alla conchiglia acustica modulabile e asportabile e a un sistema mobile della fossa orchestrale che può alzarsi fino al livello del palco, estendendone la superfi cie. Grazie alla collaborazione tra l’architetto Ivano Gianola e la Müller BBM di Monaco di Baviera – azienda leader nel campo dell’ingegneria acustica – la sala teatrale e concertistica del LAC combina con maestria l’estetica architettonica alla qualità acustica. Dal lato opposto della hall si accede al museo, che si sviluppa su tre livelli espositivi: uno sarà sede della collezione permanen- te, mentre i due restanti saranno dedicati alle mostre temporanee. I suoi spazi sono stati ideati per lasciare alle opere il ruolo di protagoniste, per indurre al silenzio e alla contemplazione. Completano la struttura altri importanti spazi come il Teatrostudio, le diverse sale multiuso – pensate ed equipaggiate per ospitare incontri ed eventi –, l’Agorà – anfiteatro esterno a fianco della hall – e lo Spazio -1 che ospita la collezione d’arte moderna e contemporanea di Giancarlo e Danna Olgiati. Entrano a far parte del LAC anche gli ambienti, recuperati e restaurati dell’antico convento dei francescani minori. L’autosilo sottostante la piazza è impreziosito da opere site specific dell’artista svizzero Felice Varini, a testimoniare la vocazione artistica del LAC. Infine, il nuovo parco pub- blico accessibile direttamente dalla hall arricchito da una quarantina di specie diverse di alberi, piante ed essenze arboree. A sostenere il LAC nel suo percorso di nascita e crescita sono anche due partner principali di primo piano per la prima volta l’uno a fianco all’altro: Credit Suisse e UBS. Credit Suisse, già partner del Museo d’Arte di Lugano dal 1992, conferma il proprio sostegno e accompagnerà il costituendo Museo d’Arte della Svizzera italiana nelle sue sfide future. UBS affianca il proprio patrocinio allo sviluppo del nuovo programma di mediazione culturale - LAC Edu – volto a favorire il coinvolgimento del pubblico sui temi di arte, musica e arti sceniche. Nelle foto (© LAC – Foto studio Pagi) l’area e gli esterni del LAC, e gli interni della sala teatrale e concertistica maggio 2015 La Rivista - 21 Precisione svizzera e flair italiano… La MAT TRANSPORT SA è una società di prima categoria specializzata in soluzioni logistiche e di trasporto. Vi facciamo beneficiare di oltre 60 anni di esperienza e professionalità nel campo della logistica e vi offriamo la certezza di sapere la propria merce in buone mani. MAT TRANSPORT SA Basilea, Berna, Cadenazzo, Lucerna e Zurigo Telefono gratuito: +41 (0) 800 809 091 [email protected] www.mat-transport.com Intervista con Elia Frapolli, direttore Ticino Turismo Senza dimenticare il passato puntiamo al futuro di Giangi Cretti Malgrado non si posa più vivere di rendita e la concorrenza sia sempre più agguerrita, non ha dubbi il giovane direttore di Ticino Turismo: il Ticino ha tutte le carte in regola per attirare questa clientela: paesaggi mozzafiato, clima mite, servizi efficienti, un prodotto turistico variegato e adatto a tutte le esigenze con proposte per il bello ed il cattivo tempo. E poi l’influenza mediterranea, abbinata alla tipica qualità elvetica rende il Ticino una destinazione unica nel suo genere a livello svizzero. Dall’inizio di quest’anno il Canton Ticino si è dotato di una nuova legge sul turismo… Sì, com’è noto, da gennaio 2015, il turismo ticinese dispone di una nuova legge sul turismo. Quella precedente, infatti, risaliva al 1998. In quegli anni in Germania si pagava ancora con il Marco, mentre in Italia con la Lira. Il telefono cellulare serviva solo per telefonare e il motore di ricerca Google era ai suoi albori. In altre parole… un’epoca fa. Naturalmente, in termini turistici, da allora moltissimo è cambiato, anche per questo motivo una revisione della legge risultava necessaria. In che cosa consiste questa riforma? Concretamente, da 10 Enti Turistici Locali, si è passati a 4 organizzazioni turistiche regionali (OTR) – Locarnese, Mendrisiotto e Basso Ceresio, Luganese e Bellinzonese a Alto Ticino – mentre Ticino Turismo è diventata una società anonima - Agenzia Turistica Ticinese. Rispetto al passato, questi attori lavorano in maniera molto più coesa, condividendo la strategia promozionale. La nuova struttura, inoltre, più snella, permette di lavorare con maggiore agilità. Come cambia (come dovrebbe cambiare) l’offerta turistica del Uno scorcio di Brissago (foto: Christof Sonderegger) Cantone? Le infrastrutture sono adeguate alle attese? Una nuova legge da sola non basta a cambiare le sorti del turismo ticinese serve anche un prodotto turistico di qualità e un’offerta adeguata alle esigenze del turista moderno. Attualmente, il Ticino sta vivendo un periodo di cambiamento strutturale. Dopo il “boom” turistico degli anni ‘70 e ’80, quando il Ticino rappresentava il “primo sud” e la clientela non mancava, per molti anni si è vissuto di rendita e ci si è un po’ adagiati sugli allori. Negli ultimi tempi, invece, si è tornati ad investire – sia il privato che il pubblico. Può fare qualche esempio? Certo, ricordo attrattori come l’Acquaparco Splash & Spa, il nuovo Lido di Locarno, il Polo culturale LAC (che sarà inaugurato a settembre 2015), ma anche innumerevoli strutture alberghiere come il Kurhaus di Cademario, il complesso ACCOR, l’Hotel la Rinascente a Locarno, l’Hotel Villa Orselina, l’Hotel Giardino Lago a Minusio, l’Albergo Carcani ad Ascona, o ancora l’Hotel Internazionale a Bellinzona, ecc. Il fermento non manca dunque, e si percepisce la volontà di migliorare per rispondere al meglio alle attese dei nostri ospiti, ma la strada da fare resta ancora molta. maggio 2015 La Rivista - 23 Il direttore di Ticino Turismo davanti al Castelgrande di Bellinzona Qual è (quale dovrebbe diventare) la clientela di riferimento? Come sono cambiate le esigenze della clientela? La nostra clientela è direttamente influenzata da quella del passato: principalmente si tratta di svizzeri (provenienti dal Nord delle Alpi – sono circa 60%), di tedeschi (ca. 11%) e di italiani (ca. 8%). Soprattutto per gli svizzeri ed i tedeschi, il Ticino è stato a lungo il “primo sud”, un luogo dal clima mite, dove poter approfittare della qualità tipicamente elvetica. A conferma del successo, una nota casa automobilistica tedesca negli anni ’70 dedicò persino un modello alla cittadina di Ascona. Naturalmente oggi il Ticino non è più quello di una volta e la clientela si muove in modo molto diverso rispetto al passato. Dunque sono cambiate le esigenze… Sì, oggi le vacanze sono più brevi e si decide sempre più all’ultimo. Senza dimenticare il costo che rappresenta un fattore decisionale non indifferente, soprattutto di fronte ad una concorrenza ormai globale. Con un volo “low cost” oggi si raggiungono mete molto lontane ed esotiche, a maggior ragione occorre puntare sulla qualità, l’inventiva e il valore aggiunto, per attirare gli ospiti alle nostre latitudini. Qual è la sfida per Ticino Turismo in questo contesto? È di continuare e tenerci stretti gli ospiti storici, senza però scordarci di diversificare la clientela puntando anche sui mercati più lontani che oggi già ci raggiungono ma in percentuali ancora molto contenute. Penso per esempio agli asiatici, ai paesi del Golfo, all’India, o ancora alla Russia. Ritengo, infatti, che la diversificazione della clientela su più mercati aiuti proprio a ridurre i rischi legati a fattori esterni come possono essere l’elemento metereologico o, per citarne uno molto attuale, il tasso di cambio. Siete partiti “col botto” quest’anno: il 15 gennaio 2015 la Banca Nazionale ha deciso di abbandonare la soglia minima di cambio. Quali sono state le conseguenze? Il ponte dei Salti in Val Verzasca 24 - La Rivista maggio 2015 È innegabile che l’abbandono della soglia minima di cambio ci abbia penalizzati. Da un giorno all’altro, per la clientela della zona Euro, siamo diventati più cari del 15%. E se da un lato per il nostro mercato principale, la Svizzera, non ci rende più costosi, dobbiamo comunque fare i conti con una mozzafiato, clima mite, servizi efficienti, un prodotto turistico variegato e adatto a tutte le esigenze con proposte per il bello ed il cattivo tempo. E poi il nostro lato mediterraneo, abbinato alla tipica qualità elvetica rende il Ticino una destinazione unica nel suo genere a livello svizzero. Quanto conta l’elemento meteorologico? La località di Foroglio con la cascata sullo sfondo concorrenza estera e globale molto forte. Sui mercati invece come la Germania e l’Olanda, da sempre molto sensibili alle oscillazioni di prezzo, questo aspetto complica parecchio i nostri sforzi. Anziché venire in Ticino questi mercati sceglieranno altre mete finanziariamente più vantaggiose. Per questo motivo occorrerà puntare ancor di più sulla qualità dell’offerta, ma anche su di un target che è disposto a pagare per tale qualità. Il Ticino ha tutte le carte in regola per attirare questa clientela: paesaggi In generale il fattore meteo è importante un po’ ovunque: se fa bello la vacanza risulta più piacevole. Per il Ticino il bel tempo è particolarmente importante, proprio perché attualmente il 60% dei nostri ospiti proviene dalla Svizzera tedesca e spesso decide di raggiungerci perché da noi fa bello mentre a nord delle Alpi piove o nevica. Non a caso ci chiamano la “Sonnenstube” della Svizzera: l’angolo/salotto soleggiato della Confederazione. Risulta molto difficile convincere questa clientela a raggiungerci con il brutto tempo, nonostante le proposte e le attrazioni non manchino nemmeno in assenza di sole. A maggior ragione, negli ultimi tempi, si sta puntando di più su altri mercati, come per esempio quello arabo, per il quale la meteo ha meno rilevanza, perché al centro degli interessi stanno altri temi uno fra tutti lo shopping. Le prossime opportunità per il Ticino quali sono? Quali le attese dall’EXPO? Expo rappresenta senz’altro l’opportunità più vicina. A corto termine il Ticino punta ad essere una piattaforma di alloggio interessante per i turisti provenienti da Nord delle Alpi e che decidono di recarsi ad Expo. Sul medio-lungo termine, invece, Expo è una vetrina di rilievo per mostrarci al mondo intero e invogliare gli ospiti a visitarci. Visto che siamo così vicini a Milano, siamo la meta ideale per una gita di un giorno. E a breve, nel 2016, anche Alptransit sarà realtà… La galleria di base del Gottardo o Alptransit rappresenta a sua volta una grande opportunità per il nostro Cantone, e in particolare per il turismo, ma bisogna saperla cogliere come tale. Anche perché l’inaugurazione di Alptransit non significa automaticamente più turisti… Tutto il settore si dovrà impegnare al fine di creare delle offerte turistiche concrete e articolate per rispondere alle esigenze del turista di domani. Ci vuole intraprendenza, buone idee e la volontà di impegnarsi a favore di questa causa. Tra qualche anno, oltre al turismo classico con pernottamento, ci sarà anche molto più turismo di giornata (che pure genera un indotto importante): i tempi di percorrenza in treno si accorceranno infatti notevolmente e sarà più facile e rapido recarsi verso Sud. La vera sfida consisterà dunque nella creazione di offerte capaci di attirare il turista ed evitare che ignori la nostra regione per proseguire il proprio viaggio verso altre destinazioni che saranno pure molto più vicine. Allora l’aeroporto di Lugano-Agno perderà importanza? Per una questione di raggiungibilità, disporre di un aeroporto è fondamentale. In Ticino abbiamo diverse tipologie di turisti, fra questi vi è anche quello “business” per cui è importantissimo potersi spostare rapidamente. In altre parole, per diversi tipi di turisti, devono poter esistere diverse tipologie di accessibilità, soprattutto per una città come Lugano con la sua piazza finanziaria che vive molto di business. Il LAC e più in generale gli eventi culturali invece? Il nuovo Polo culturale di Lugano – LAC – sarà un attrattore di prim’ordine, atteso e voluto dalla città di Lugano, sarà finalmente un prodotto culturale tangibile e di richiamo. Peraltro, un luogo non meteo-dipendente e quindi ideale per una città come quella di Lugano. Attraverso questo progetto si punta ad attirare in Ticino un target di turisti amanti della cultura, appassionati d’arte in senso ampio. Inutile dire che il Ticino vanta già ora numerosi eventi di stampo culturale. Grazie al LAC molti di questi troveranno un tetto unico e sicuramente saranno da stimolo anche per future manifestazioni. Apertura serale e domenicale dei negozi: un’opportunità da cogliere o pretesto per scontro politico? Tramonto sul lago di Lugano Senza dubbio un’opportunità da cogliere. Da tempo, lo shopping è divenuto un’esigenza del turista moderno, un elemento fondamentale dell’offerta turistica di una regione. In alcuni casi, come per esempio il Fox Town o la Via Nassa di Lugano, lo shopping è un vero e proprio attrattore che attira ospiti da tutto il mondo. maggio 2015 La Rivista - 25 molteplici occasioni di svago. Molte di queste manifestazioni, inoltre, sono completamente gratuite. Un ultimo consiglio che mi piace sempre dare a chi ci visita per la prima volta: concedetevi un pranzo o una cena in un tipico “grotto” ticinese, per assaggiare il meglio della tavola locale abbinato magari ad un vino Merlot. Un’esperienza autentica per scoprire i sapori del Canton Ticino. Un’ultima domanda… quali potrebbero essere per il Ticino le conseguenze derivate dal divieto di indossare il burqa? La seggiovia di Cardada Cimetta e il panorama sul lago Maggiore Detto ciò, la possibilità di poter tenere aperto anche durante la domenica e alla sera, rende la destinazione più interessante e attrattiva agli occhi di chi ci visita. Quali conseguenze potrebbero avere la temporanea chiusura e l’eventuale raddoppio del tunnel Gottardo? La galleria autostradale del San Gottardo è il collegamento stradale più importante della Svizzera tra il Nord e il Sud delle Alpi. La popolazione svizzera, la sua economia e il suo turismo dipendono dal corretto funzionamento della connessione stradale. L’analisi dei pro e dei contro delle varianti dimostra che il tunnel di risanamento – senza aumento di capacità – rappresenta la soluzione più appropriata. Per il Ticino, la galleria autostradale del San Gottardo è l’unico collegamento sicuro con il resto della Svizzera. Una sua chiusura prolungata sarebbe una tragedia, perché il Ticino sarebbe tagliato fuori dal nostro mercato principale che è appunto quello svizzero. Moltissimi dei nostri turisti ci raggiungono infatti in auto. Sarebbe un duro colpo da accusare. I buoni risultati di Pasqua consentono di guardare con ottimismo all’estate? La Pasqua ha confermato che gli svizzeri, se fa bello, raggiungono il Ticino. Tuttavia, rimarrei prudente sui pronostici estivi. L’augurio, naturalmente, è che i nostri ospiti ci visitino per approfittare di una delle regioni turistiche elvetiche che soprattutto in estate ha davvero moltissimo da offrire. Siamo una destinazione ricca di contrasti: palme che costeggiano le rive dei nostri laghi e sullo sfondo montagne 26 - La Rivista maggio 2015 maestose; colline ricoperte di vigneti, valli e pianure; fiumi, laghi navigabili ma anche molteplici laghetti alpini; alberghi 5***** ma anche B&B o suggestivi rifugi alpini… senza dimenticare che in estate siamo in assoluto la regione con il maggior numero di eventi “open-air” della Svizzera. Concerti musicali, Festival del film, manifestazioni enogastronomiche, esibizioni dal vivo, e molto altro ancora si susseguono a ritmo serrato durante i mesi più caldi dell’anno, regalando al nostro turista Allo stato attuale non sappiamo ancora come sarà applicata concretamente la norma in anti burqua in Ticino. Attendiamo di sapere, soprattutto da parte della polizia, come saranno stabilite le modalità e le sanzioni. Ad ogni modo le ripercussioni sul settore turistico ticinese dovrebbero essere contenute, in quanto sono davvero poche le turiste arabe con burqua e niqab e le clienti completamente velate rappresentano un’eccezione. Ciononostante, per noi sarà importante, una volta stabilite le modalità di applicazione, comunicare in maniera trasparente ai Tour Operator e alle Agenzie di Viaggio che tale norma non è discriminante. È fondamentale che gli operatori capiscano e che passi un messaggio chiaro ed univoco: il Ticino è e resta una destinazione accogliente. Elia Frapolli Dal 1. Agosto 2012 ricopre la carica di direttore di Ticino Turismo. Classe 1981, nel suo curriculum formativo vanta un Bachelor in Scienze economiche ed un Master in Scienze economiche e Scienze della comunicazione, con specializzazione in International Tourism ottenuto nel 2006 all’Università della Svizzera italiana. Dal 2008 al 2012 è stato titolare di una propria società di consulenza turistica attiva nella realizzazione di studi di fattibilità e business plan con competenze specialistiche a livello di marketing e di innovative forme di gestione di destinazione. Precedentemente ha lavorato nell’ambito del turismo invernale alle dipendenze della Centri Turistici Montani SA e ha fatto parte del Consiglio di amministrazione di TI Ticino Card SA. È membro del Consiglio della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera. Ulteriori esperienze formative, la presenza quale relatore a conferenze anche a livello internazionale, nonché la formazione aeronautica quale pilota privato, completano il suo profilo. Cultura d’impresa di Enrico Perversi Il coaching nutrimento per la mente La diffusione di questa metodologia come supporto allo sviluppo della leadership, del potenziale delle persone e del miglioramento delle prestazioni per generare crescita. Il 9 e 10 aprile si è tenuta a Milano la conferenza nazionale di International Coach Federation (ICF) Italia, dove sono state presentate numerose testimonianze di come il coaching sia ormai uno strumento consolidato per lo sviluppo. Ad aziende globali quali Ikea, Unicredit, e Sony si sono affiancate istituzioni quali il Comune di Milano o Assolombarda e il mondo dell’istruzione con la rete Montessori e le Università di Udine e di Jyvaskyla, il denominatore comune è stato evidenziare, attraverso progetti realizzati in campo, come il cambiamento, la crescita, la sostenibilità siano perseguibili attraverso i fondamenti di questa metodologia. In una ricerca condotta da ICF nel 2014, con circa 19000 risposte provenienti da 25 paesi, si evidenzia che la ragione dell’utilizzo del coaching risiede nel 42% dei casi nella ottimizzazione della prestazione di individui o team, nel 33% nel desiderio di ampliare le opportunità di carriera e nel 31% per incrementare l’autostima e la fiducia in sé stessi. Il mondo aziendale ha quindi adottato questa metodologia mutuata dal mondo dello sport e il campo di applicazione si sta ampliando dal top management anche ai livelli intermedi, nonostante la crisi limiti i budget disponibili; in alcune situazioni avanzate nel mondo anglosassone il coach è addirittura uno status symbol, ma comunque anche in situazioni normali l’efficacia è universalmente riconosciuta. La aziende operano sui valori, su una cultura condivisa che consente, attraverso poche regole semplici, di indirizzare e orientare comportamenti in una realtà complessa che deve tenere conto di un numero elevato di variabili. Il controllo operativo è sempre meno praticabile pena la burocratizzazione delle organizzazioni e la loro paralisi. Assumono quindi maggior valore autonomia e leadership, i componenti dell’organizzazione devono assumersi responsabilità operando in condizioni favorevoli che i leader hanno creato per loro. Una ricerca pluriennale di Sherpa Coaching LLC condotta in 63 paesi mostra come dal 2006 al 2015 l’utilizzo del coaching come strumento di assistenza in una transizione (nuovo lavoro, cambio di azienda) sia rimasto sostanzialmente stabile tra il 20% e il 23% dei casi, mentre si è drasticamente ridotto dal 37% al 21% l’utilizzo come risoluzione di un problema, con una crescita costante dal 43% al 56% di utilizzo come metodologia per lo sviluppo della leadership. Il coaching quindi aiuta a costruire, ad evolvere in sintonia con i bisogni delle organizzazioni e dell’economia ed è rivolto ad individui, team e aziende: è interessante notare come questa ricerca ci dica anche che chi ne ha fruito non ha più dubbi sulla sua efficacia. La percentuale di risposte che assegnano un valore “molto alto” al coaching è in crescita costante dal 18% nel 2009, al 28% nel 2011, al 44% nel 2013 e infine al 52% nel 2015. Si tratta quindi di qualcosa di credibile la cui utilità deriva da una pratica consolidata e che agisce sulle persone aiutandole ad utilizzare appieno il proprio potenziale inespresso, si tratta di un altro aspetto della sostenibilità, accanto a quella ambientale appare la necessità anche di una sostenibilità che riguardi l’uomo nelle sue attività professionali e personali. A cento anni dalla rivoluzione industriale il digitale ne ha compiuta un’altra, e non si tratta solo della connessione, della possibilità di accesso e dialogo come mai prima si era verificata, ma della modificazione delle modalità cognitive delle persone. Sulla stampa di recente sono apparsi articoli che descrivono come l’accesso alle informazioni dia la percezione di una maggiore intelligenza, ci troviamo in una situazione in cui, teoricamente, non serve più studiare una lingua o conoscere gli strumenti base del proprio lavoro, ci pensa una app che risolve tutte le nostre necessità. Nei più giovani appaiono fenomeni di indebolimento di alcune capacità quali ricordare, analizzare, riassumere. La prima rivoluzione industriale ha demandato alle macchine i lavori più gravosi ed ha innescato una rivoluzione di pensiero, forse il digitale sta operando una seconda rivoluzione che richiede alle persone una convergenza tra reale e quel digitale pervasivo in tutti gli oggetti che ci circondano. L’uomo vede modificarsi le modalità cognitive, i mestieri, le modalità di interazione, i bisogni e le risposte ai bisogni stessi. La conferenza di ICF Italia ha testimoniato come i principi del coaching possano essere applicati alle cooperative sociali di donne in India e Thailandia, nelle scuole che seguono i dettami del metodo Montessori, nelle organizzazioni multinazionali ed anche, sfida davvero estrema, per rinnovare la politica da parte di chi lo vuole davvero fare. Quindi in un quadro di sostenibilità in cui si sta per aprire Expo 2015 si può davvero affermare che il coaching è a tutti gli effetti quel cibo per la mente necessario per chi deve affrontare in maniera ecologica per l’uomo il cambiamento che ci aspetta. [email protected] maggio 2015 La Rivista - 27 Donne in carriera: Kiara Fontanesi Non sono un maschiaccio di Ingeborg Wedel H o contattato con molto piacere Kiara Fontanesi che ha suscitato il mio interesse in quanto è un’atleta veramente particolare e desidero quindi farla conoscere ai miei lettori. Prima di tutto però è donna: le piace curare il suo aspetto che, peraltro, è decisamente gradevole, vestire con eleganza, mettere i tacchi: non la si può quindi definire un maschiaccio. A soli 20 anni ha già una ricca carriera alle spalle, di premi vinti nel motocross in Italia e all’estero. “Alla discoteca preferisco scendere in pista per correre in moto e ….. vincere!” dichiara la nostra donna in carriera. Sembra impossibile, ma Kiara ha iniziato a gareggiare a soli 5 anni, osservando il fratello Luca, pilota di motocross, lanciarsi sulla pista! 28 - La Rivista maggio 2015 A causa della sua passione per il motocross ha interrotto gli studi alle scuole superiori e per potersi dedicarsi completamente alla sua attività sportiva, che richiede duri allenamenti per poter gareggiare con successo, e che la porta spesso fuori lontano da casa. I suoi genitori hanno sempre appoggiato la sua carriera sportiva e la seguono in tutte le gare. “Loro – confida Kiara - sono il mio punto di riferimento e mio fratello è ora manager del nostro team il FONTA MX” Questa frenetica attività, gli allenamenti e le gare affrontate spesso con successo, non le hanno però impedito di avere un fidanzato: Elia Sammartin, anche lui pilota, un rapporto che le ha dato stabilità. Nei suoi progetti c’è anche quello di sposarsi e di avere figli, ma per il momento non è certo una priorità. Fra le quali invece figura la volontà di vincere quest’anno il suo quarto titolo mondiale e di partecipare con successo al campionato femminile americano, nel quale vanta già esperienze positive: “ho già vinto due gare in America del campionato femminile, conto di continuare così” dichiara con franchezza. Secondo un copione che ormai si perpetua nel tempo, anche a Kiara abbiamo posto il rosario dell nostre consuete domande. Eccole, ovviamente con le sue risposte. Cosa significa essere donna nel suo particolare ambito sportivo? Secondo me le differenze non ci sono, o almeno io non le vedo nel mio ambiente. E poi fin da piccola, da quando affrontavo le prime gare, mi sono abituata a vivere in un mondo maschile. Quindi la curiosità verso una ragazza pilota è presto svanita. Quanto tempo le è servito per sentirsi apprezzata in ambito sportivo? Anche in questo caso, non ci ho messo molto. Los tesso tempo che credo avrei impiegato se fossi stato un maschio. All’inizio, forse, mi guardavano con occhio curioso, poi vincendo le prime gare sono riuscita a farmi apprezzare anche se in un primo momento gli sconfitti potevano essere un po’ arrabbiati. Ma questo succede anche se ti batte un uomo. Quali difficoltà ritiene di aver dovuto affrontare in quanto donna? Di difficoltà non ne ho incontrate. Anzi sono sempre stati tutti carini e gentili con me. E poi comunque avevo la mia famiglia e il mio team, che mi hanno sempre supportata e dunque credo che le difficoltà siano uguali a quelle dei ragazzi. Per arrivare al professionismo ci vuole, per tutti, dedizione e sudore. Ha incontrato diffidenza? Sicuramente vedere una ragazza che corre con una moto da cross può creare diffidenza, perché alla fine la storia narra che il motocross sia uno sport da maschi. Poi, quando una ragazza va forte e si afferma, anche i più restii capiscono che anche noi donne possiamo dire la nostra. Quali sono i principali ostacoli che ha sin qui incontrato nella sua carriera sportiva? Quelli che devi superare per affermarti e vincere. Penso che valga sia per gli uomini che per le donne. Nel mio caso, non ci sono stati ostacoli che mi impediscono di far carriera. Tranne, naturalmente, quelli rappresentati dalle avversarie che all’inizio mi battevano. Il fatto di esser donna le ha comportato degli svantaggi? No, nessuno svantaggio. Vantaggi invece, ritiene di averne avuti? Non necessariamente. Poi, in termini di immagine, il fatto che una ragazza vinca a livello mondiale può essere più spendibile rispetto al fatto che a vincere sia un ragazzo, perché siamo una novità e soprattutto perché siamo donne e spesso ci troviamo a rappresentare il nostro essere e dunque diventare un esempio tutte le ragazze. Il suo esser donna le comporta dei privilegi? Non saprei. In campo sportivo siamo tutti uguali. Il privilegio è riuscire a vincere. Fuori forse siamo più corteggiate e guardate da sponsor e addetti ai lavori perché in percen- tuale siamo meno numerose degli uomini. Quindi siamo ancora un rarità Ritiene che le intuizioni femminili siano superiori a quelle maschili? È la natura. La donna essendo più sensibile ha più intuito di un maschio. Quanto conta nel suo campo l’arte della seduzione? Certamente è bello avvertire di piacere e a volte si utilizza l’arte della seduzione inconsciamente. Ma sinceramente non credo di averla mai usata in modo intenzionalmente esplicito. La soddisfazione maggiore che le deriva dalla sua attività agonistica? Vincere, continuare farlo e e raggiungere traguardi importanti nello sport, ma anche nella vita. A che cosa crede di aver dovuto rinunciare per affermarsi? Rinuncio a tante cose e dunque non conduco una vita normale. Gare, allenamenti, impegni fanno sì che il tempo per la vita privata sia veramente poco. Però, se si vuole eccellere e stare in alto bisogna pur rinunciare a qualcosa e lo faccio di buon grado. E nei ritagli di tempo mi dedico al maggior numero di cose, mettendo al primo posto famiglia e fidanzato. Visti i suoi impegni trova il modo di coltivare qualche hobby? In inverno riesco a praticare snowboard, che mi piace un sacco. In realtà, a parte la moto, è l’unica passione a cui riesco a dedicare un po’ di tempo, perché la posso coltivare in un periodo in cui non ci sono gare e poi perché ben si concilia con un po’ di vacanze, il che non guasta mai. maggio 2015 La Rivista - 29 Burocratiche di Manuela Cipollone Bonus bebè Misure urgenti per il sistema bancario Non punibilità dei reati minori Giro di poltrone a Palazzo Chigi e dintorni. Ma non solo. In Gazzetta Ufficiale anche i provvedimenti sul Tfr in busta paga, il bonus bebè e la legge antiterrorismo approvata in via definitiva dal Senato. Diversi i cambiamenti nel Governo Renzi. Tutto inizia dal cambio della guardia al Ministero dei trasporti e delle infrastrutture: travolto, ma non indagato, dal caso-Incalza, il Ministro Maurizio Lupi ha rassegnato le dimissioni dal dicastero di Porta Pia. A sostituirlo Graziano Del Rio che a sua volta ha lasciato la carica di sottosegretario a Palazzo Chigi e Segretario alla Presidenza del Consiglio al suo successore Claudio De Vincenti, fino a metà aprile Vice Ministro al Ministero dello sviluppo economico. Due provvedimenti per le famiglie Rivolti alle famiglie altri due provvedimenti entrati in vigore nel mese scorso. si tratta del nuovo regolamento in materia di riconoscimento dei figli naturali e il cosiddetto “bonus bebè”. Il primo introduce modifiche all’ordinamento dello stato civile in attuazione della nuova normativa, cioè la legge n.219/2012 sul riconoscimento dei figli naturali e il decreto legislativo n.154/2013, che rivede le disposizioni vigenti in materia di filiazione. Il regolamento indica la terminologia da utilizzare modificando il regolamento precedente – datato 2000 - e sostituendo al concetto di “filiazione naturale” quello di “filiazione fuori dal matrimonio”. In ogni provvedimento legislativo e amministrativo, dunque, d’ora in poi non si parlerà più di figli naturali ma di figli “nati fuori dal matrimonio”. Inotrodotto dalla Legge di Stabilità 2015, il bonus bebè, tecnicamente “assegno al fine di incentivare la natalità e contribuire alle spese per il suo sostegno” verrà elargito “ai nuclei familiari, per ogni figlio nato o adottato tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017”. Può farne richiesta il genitore che sia “convivente con il figlio”. Per averne diritto i nuclei familiari, al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata del beneficio, devono avere un ISEE non superiore a 25.000 euro annui. Il bonus bebè sarà pari a 960 euro l’anno per ogni figlio, per gli ISEE superiori a 7mila euro. Per le famiglie che invece non superano 7mila euro l’anno, l’importo dell’assegno sarà di 1.920 euro. L’assegno sarà corrisposto dall’INPS in rate mensili; il bonus decorre dal giorno di nascita o dall’adozione fino al compimento del terzo anno di età oppure fino al terzo anno dall’ingresso nel nucleo familiare a seguito dell’adozione. TFR in busta paga È arrivato con un mese di ritardo, invece, il provvedimento sul Tfr in busta paga. Dal 3 aprile scorso, i lavoratori dipendenti italiani che hanno più di 6 anni di servizio alle spalle, possono farsi versare sulla busta paga il Trattamento di Fine Rapporto (Tfr), cioè le quote di salario accantonate ogni anno per la liquidazione. 30 - La Rivista maggio 2015 Al tempo stesso, è stata firmata anche una convenzione tra Abi, Ministero del Lavoro e Inps che permetterà alle aziende di piccole dimensioni di accedere a finanziamenti agevolati per farsi anticipare la liquidità necessaria per versare l’anticipo del Tfr ai lavoratori che ne faranno richiesta. Secondo i calcoli della Fondazione studi dei Consulenti del Lavoro, il Tfr in busta paga sarà conveniente per i lavoratori con un reddito fino a 15.000 euro, mentre subiranno un aggravio fiscale quelli al di sopra di questa soglia, con un aumento annuale di tasse che, per chi ha 90.000 euro di reddito, arriva a 569 euro l’anno. Modificata la disciplina delle banche popolari Novità anche per le banche popolari. La nuova legge - Misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti – modifica la disciplina delle banche popolari, regolamenta la tempistica dei trasferimenti di conti di pagamento e contiene una serie di disposizioni - ordinamentali, finanziarie e fiscali - che dovrebbero incentivare l’afflusso di investimenti, anche esteri, nel sistema imprenditoriale italiano. Ad interessare i cittadini, per lo più, la norma contenuta nella legge che semplifica la portabilità dei conti correnti: da oggi si potrà cambiare istituto bancario senza sostenere oneri o spese (che resteranno a carico della banca) entro il limite massimo di 12 giorni. Se non rispetterà questo termine, la banca dovrà pagare al cliente un indennizzo proporzionale al ritardo e alla disponibilità presente sul conto all’atto della richiesta. Investimenti a favore delle imprese Diverse, come accennato, le misure in materia di investimenti in favore delle imprese: dal sostegno all’export e all’internazionalizzazione che sposta alla Cassa Depositi e Prestiti la competenza per l’attività creditizia (inizialmente trasferita in capo alla Sace) all’estensione degli strumenti e degli incentivi previsti per le startup alle “Pmi innovative”, passando per il potenziamento del “patent box” che finisce per comprendere nel novero della tassazione agevolata anche i marchi commerciali. La legge conferma l’istituzione della società per azioni per la patrimonializzazione e la ristrutturazione delle imprese destinata al sostegno delle aziende sane in temporanea difficoltà e, al tempo stesso, modifica il meccanismo per il ricorso agli investimenti in beni strumentali previsto dalla “nuova Sabatini” con la possibilità per banche e società di leasing di concedere finanziamenti con autonome provviste, vista la facoltà e non più l’obbligatorietà di ricorrere al plafond costituito presso la Cassa depositi e prestiti. Offese di particolare tenuità Sul fronte giustizia, è entrato in vigore il decreto sulla non punibilità dei reati minori. Il decreto, nell’ambito dei reati con una pena massima fino a 5 anni o esclusivamente pecuniaria, consente di non punire i comportamenti occasionali e di scarsa gravità. La decisione spetterà, comunque, sempre al giudice, che dovrà tenere in debito conto anche l`eventuale opposizione della vittima. L’assoluzione per tenuità del fatto non pregiudica il risarcimento del danno in sede civile. Il decreto precisa che “l’offesa non può essere ritenuta di particolare tenuità quando l’autore ha agito per motivi abietti o futili, o con crudeltà, anche in danno di animali, o ha adoperato sevizie o, ancora, ha profittato delle condizioni di minorata difesa della vittima, anche in riferimento all’età della stessa” oppure “quando la condotta ha cagionato o da essa sono derivate, quali conseguenze non volute, la morte o le lesioni gravissime di una persona”. Decreto antirerrorismo Approvato in via definitiva dal Senato anche il decreto antiterrorismo. La legge rafforza la normativa penale in materia di terrorismo internazionale e affida al procuratore nazionale Antimafia il coordinamento delle inchieste sul terrorismo. Tra le novità di rilievo del provvedimento l’innalzamento delle pene per il delitto di arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale, il reato di “organizzazione di trasferimenti per finalità di terrorismo” finalizzato a colpire i foreign fighter, e le sanzioni penali per i cosiddetti “lupi solitari” che organizzano attentati in Italia. Perseguiti anche chi organizza, finanzia o propaganda viaggi con finalità di terrorismo, chi si addestra al terrorismo e chi lo fa attraverso strumenti telematici o informatici. La Polizia postale e delle comunicazioni terrà aggiornata una black-list dei siti internet utilizzati per la commissione di reati di terrorismo. maggio 2015 La Rivista - 31 Normative allo specchio di Carlotta D’Ambrosio con la collaborazione di Paola Fuso Le riforme fiscali in Svizzera e in Italia: tecniche legislative a confronto Prima di qualsiasi commento è utile offrire una sintesi del “Piano di Riforma III dell’imposizione delle imprese” in Svizzera. Partiamo con il dire che il perno dell’intera operazione è l’eliminazione degli statuti fiscali applicati dai Cantoni alle società holding, alle società di domicilio e quelle miste. Decisione non esattamente economica per il Governo centrale se si pensa che comporterà un aggravio per le casse della Confederazione pari a 1,7 miliardi di franchi l’anno, un miliardo dei quali saranno versati da Berna ai Cantoni a titolo di compensazione (la somma corrisponde al 50% delle perdite fiscali a loro carico). Sempre a titolo di compensazione, il governo elvetico propone inoltre di introdurre nuovi strumenti fiscali, quali ad esempio i “licence box”, che consentono un’imposizione privilegiata, ossia più bassa, dei redditi generati dalla proprietà intellettuale. Un’altra novità è l’imposta sull’utile con deduzione degli interessi, che dovrebbe sopprimere la differenza tra gli apporti di capitale interni ed esterni. I cantoni potranno poi abbassare il loro tasso d’imposizione degli utili delle imprese. Berna prevede che il tasso medio calerà dall’attuale 21,8% al 16%. Il pacchetto contiene anche altre misure, come la nuova imposta sugli utili da capitale su titoli, che dovrebbe permettere di incassare 300 milioni di franchi l’anno. La riforma prevede anche l’abolizione della tassa d’emissione sul capitale proprio e modifiche alla compensazione delle perdite. Quello che abbiamo descritto è una difficile operazione di equilibrio: allinearsi alle direttive europee e mantenere la propria piazza concorrenziale. Dunque, indotta dall’OCSE e dall’Unione europea, per uscire definitivamente dalle liste nere e grigie, la Svizzera ha cercato una soluzione che soddisfi le esigenze internazionali e quindi non faccia fuggire le società straniere, che oggi beneficiano di condizioni fiscali preferenziali rispetto a quelle svizzere, aumentando le loro imposte e che fanno confluire nelle casse federali circa 4 miliardi di franchi all’anno. Naturalmente la Riforma è oggetto di critiche sia da parte dei Cantoni sia da parte dei partiti politici, poichè le possibili conseguenze saranno la perdita di posti di lavoro e la perdita di attrattività per molte società straniere. Per quanto riguarda l’Italia, e la cd. Delega fiscale, la Camera dei deputati nel febbraio 2014 ha approvato il disegno di legge. Il provvedimento, in Parlamento dal 2012 e sopravvissuto a quattro governi diversi è stato approvato con l’ultimo esecutivo. Dopo l’approvazione dovevano seguire i decreti attuativi per poi arrivare all’entrata in vigore completa delle nuove norme sul fisco entro agosto 2016, dunque a 30 mesi dall’approvazione. La legge delega sul fisco ha tra i suoi principi cardine l’uniformità della disciplina degli obblighi fiscali, la semplificazione degli adempimenti da parte dei vari soggetti sottoposti a tassazione e l’armonizzazione delle funzioni in ottica tributaria. Con la legge delega sul fisco, si dovrebbero stabilire nuovi limiti all’utilizzo del denaro contante, potenziando, al contempo, i metodi di versamento di tipo elettronico, rafforzando la tracciabilità dei pagamenti e, insieme, portando alla diffusione della fatturazione digitale. Tra le attività: l’incrocio tra i database del fisco sulla contabilità nazionale, con i dati raccolti dall’anagrafe tributaria, recentemente avviata dalle Entrate. Sul fronte penale dovrebbero essere rivisti i criteri del sistema punitivo e ridefiniti i reati di evasione ed elusione, secondo principi più precisi. I desiderata si riferiscono anche alla possibilità di ricorrere alla conciliazione come possibile risoluzione delle controversie con il fisco. I decreti attuativi avrebbero dovuto contenere anche la ridefinizione del peso fiscale sui redditi delle aziende, con la relativa imposizione da far confluire nell’Ires tramite apposita aliquota proporzionale. E ancora i decreti attuativi avrebbero dovuto contenere la riforma del catasto attesa da quasi ottant’anni o, quanto meno, i criteri di classificazione dei milioni di immobili presenti in Italia (si stima che per la nuova definizione per metri quadrati – e non piu’ per vani - serviranno 5 anni). Il disegno di legge per la delega fiscale contiene anche la previsione di un Codice apposito, in grado di vietare la pubblicità dei giochi d’azzardo e per il contrasto all’azzardopatia, con un relativo riordino del sistema dei controlli sul sistema degli aggi ai concessionari e sulle possibili sanzioni. Infine, nel ddl delega fiscale, sono presenti alcune norme che ispireranno le future modalità impositive per il consumo sostenibile. In aggiunta, verranno riviste le accise su prodotti energetici e il gettito derivante da carbon tax verrà indirizzato a ridurre la tassazione sui redditi. In questo modo, verrà anche recepita la direttiva europea che chiede di rivedere i meccanismi di imposizione a seconda del tasso di inquinamento. È evidente come, aldilà del nome, i provvedimenti italiano e svizzero siano lontanissimi. La riforma fiscale III ha iniziato il suo cammino meno di due anni fa, ha già chiuso la sua fase di consultazione nel gennaio di quest’anno ed entrerà in vigore nel 2019 per motivi di adattamento e di armonizazzione con i vari tax ruling accordati dai Cantoni e la previsione di spesa compensativa per la Confederazione. Il provvedimento italiano è assolutamente onnicomprensivo e variegato. I decreti di attuazione sarebbero dovuti entrare in vigore a febbraio di quest’anno, ma è già stata richiesta una proroga di sei mesi con ricadute sulla entrata in vigore al 2016 ed il problema non sono solo i contenuti (che anche se differenti sarebbero trattati in distinte Commissioni) ma le lungaggini burocratiche che inevitabilmente impatteranno sulla attuazione dei principi dichiarati nelle delega del febbraio 2014. [email protected] [email protected] 32 - La Rivista maggio 2015 Angolo Fiscale di Tiziana Marenco La fata morgana della Revisione della Convenzione sulla Doppia Imposizione tra la Svizzera e l’Italia a 2 parte (continua dal numero precedente) L’impressione che il Protocollo firmato a Milano il 23 febbraio 2015 con la Roadmap on the Way Forward in Fiscal and Financial Issues sia più vicino all’illusione che non alla realtà di una Revisione della Convenzione, non cessa neppure leggendo i due ultimi punti della Roadmap: 4. Senza ulteriori commenti alla lista di quelli che sarebbero i punti centrali e strettamente bisognosi di ammodernamento quali la riduzione del tasso residuo di imposta alla fonte per dividendi e interessi, la questione della residenza fiscale per casse pensioni per contributi obbligatori e la modernizzazione della disposizione anti-abuso (cfr. 3), la Roadmap elenca al punto 4 l’imposizione dei frontalieri, “da modernizzare” (il documento utilizza strettamente la forma futura del verbo) introducendo una ripartizione più moderna (70% per lo Stato di fonte e il resto allo Stato di residenza del frontaliero), fermo restando che in caso di attuazione di una legge svizzera “contraria all’Accordo tra la Svizzera e l’UE sul libero movimento di persone” tornerebbe in vigore il vecchio articolo della Convenzione. Non si capisce bene l’interconnessione tra le due fonti, ma probabilmente non si tratta di clausole integrate nel testo dal Ministro svizzero. Si osserva peraltro che la rinegoziazione delle condizioni di ripartizione dell’imposizione dei frontalieri è di carattere urgente e che ci si poteva legittimamente attendere che la firma del Protocollo del 23 febbraio u.s. non venisse apposta dalla Svizzera prima che i due Stati avessero trovato un accordo sulla questione. 5. Last but not least, la Roadmap tratta le black lists italiane sulle quali figura anche la Svizzera: Con l’entrata in vigore del Protocollo del 23 febbraio u.s. la Svizzera sarà stralciata dalle black lists italiane per quanto riguarda lo stato della politica in materia di scambio di informazioni (lista degli Stati che cooperano o meno). L’unico vantaggio di questo accordo sembra quindi per il momento quello dell’uguale trattamento dei conti svizzeri nell’ambito del programma italiano di voluntary disclosure. Per quanto riguarda le black lists riguardanti le società di capitali e i regimi fiscali privilegiati svizzeri, la Svizzera sarà invece stralciata solo allorquando avrà eliminato i regimi considerati dannosi (“harmful”) come da trattative con l’UE e l’OCSE, oppure quando gli stessi saranno stati giudicati fiscalmente non dannosi dall’OCSE o saranno stati modificati per soddisfare le condizioni poste dalle Istituzioni di cui sopra, alla condizione che nel frattempo non ne siano stati introdotti altri in sostituzione e che lo Stato contraente non giudichi questi ultimi dannosi. In sostanza non si fa altro che rinviare alle trattative con l’UE. 6. La Roadmap si conclude con la problematica di Campione d’Italia, l’enclave italiana in Svizzera che si vede di fatto soggetta alla TVA latente svizzera, e con la dichiarazione di intenti di voler procedere “rapidamente” (termine notoriamente impreciso) nelle trattative. La conclusione dell’accordo del 23 febbraio u.s., Roadmap inclusa, sembra quindi rispondere più ad un bisogno dei due Stati di dichiarare di aver fatto progressi che non a genuina volontà di progredire nei rapporti fiscali. Né tantomeno si può sinceramente sostenere o anche solo sperare che il Protocollo costituisca una vera e propria svolta nei rapporti economici dei due paesi. L’Italia e la Svizzera, due Stati che vivono giornalmente l’interscambio, restano quindi, fiscalmente parlando, anche dopo il Protocollo del 23 febbraio u.s. due Stati sostanzialmente costretti ad aggirarsi. [email protected] maggio 2015 La Rivista - 33 SEAL CONSULTING SA VIA NASSA 5 6900 LUGANO TEL: 0041 91 910 27 50 FAX: 0041 91 910 27 59 E-MAIL: [email protected] WWW.SEALCONSULTING.CH SEAL CUP Il Gruppo SEAL opera a Lugano dal 2005 ed offre servizi integrati sia a privati che ad imprese, operando attraverso le seguenti società: – SEAL Consulting SA, attiva nella consulenza fiscale / societaria / contabile, sia domestica che internazionale, oltre che nel "Corporate Services Management" (costituzione di società, governance, regulatory and tax reporting); IN PARTNERSHIP CON: – SDB Financial Solutions SA, che è un gestore patrimoniale indipendente Svizzero e fornisce servizi di Multi-Family Office in completa "open architecture" (strutturazione di prodotti tailor made di ogni natura, asset consolidation, risk monitoring). Collabora sulla piazza con le più importanti istituzioni bancarie locali ed internazionali come Zarattini, PKB, LGT, HSBC, UBS, Rothschild; [10] CIRCOLO VELICO LAGO DI LUGANO Interacta Advisory SA – AROFIN SA, una pura società fiduciaria statica, oltre che broker di polizze assicurative di importanti compagnie come SEB, Lombard, HSBC Life. – Interacta Advisory SA è una società di consulenza di diritto svizzero che opera in ambito tributariodomestico ed internazionale con servizi di compliance fiscale dedicati alle persone fisiche e alle società. In particolare nella sfera della consulenza privata può assistere i propri clienti nella corretta organizzazione del patrimonio familiare attraverso istituti giuridici dedicati per scopo e tipologia d’investimento. Oltre che a Lugano, il Gruppo SEAL opera con proprie strutture a Zurigo, Singapore, Dubai e Uruguay. Tramite partnerships, il Gruppo opera anche a Malta, Nuova Zelanda, Lussemburgo, Italia e Spagna. Angolo legale Svizzera di Massimo Calderan Riforma del diritto della SA 1a parte Il 28 novembre 2014 il Consiglio federale ha informato il pubblico della ripresa dei lavori per modernizzare il diritto della società anonima (SA). Come si ricorderà, il 21 dicembre 2007 il Consiglio federale aveva pubblicato il “Messaggio concernente la revisione del diritto della società anonima e del diritto contabile”. Gli obiettivi principali della riforma erano di migliorare la corporate governance, di prevedere per le SA più flessibilità nella definizione del loro capitale sociale, compreso gli aumenti e le riduzioni di capitale, di introdurre un nuovo diritto contabile e di adeguare le disposizioni sull’assemblea generale alle esigenze e abitudini moderne, in particolare permettendo l’utilizzo dei mezzi di comunicazione elettronici e l’eventuale partecipazione all’assemblea via internet. Nel 2009 il Consiglio degli Stati aveva già ultimato la relativa deliberazione e accettato le nuove disposizioni proposte dal Governo svizzero. L’iniziativa popolare “contro le retribuzioni abusive” o “iniziativa Minder”, depositata il 26 febbraio 2008 da Thomas Minder, cambiava però il corso dei lavori. Il Governo e il Parlamento si videro obbligati a scindere materie da trattare con maggiore urgenza dalle altre. In particolare, in estate 2009 fu scorporato e in seguito trattato separatamente il nuovo diritto contabile (gli articoli 957 ss. Codice delle Obbligazioni), deliberato dal Parlamento il 23 dicembre 2011 ed entrato in vigore il 1° gennaio 2013. In seguito all’approvazione della “iniziativa Minder” da parte del Popolo e dei Cantoni il 3 marzo 2013, l’articolo 95 della Costituzione federale è stato completato con un capoverso 3, atto a rafforzare i diritti degli azionisti delle società quotate in borsa, vietare determinati tipi di retribuzione, introdurre un obbligo di voto e di pubblicità per le casse pensioni relativo alle azioni di società quotate in borsa da loro detenute e prevedere nuove disposizioni penali. Su tale base, il Consiglio federale ha adottato l’ordinanza del 20 novembre 2013 contro le retribuzioni abusive nelle società anonime quotate in borsa, entrata in vigore il 1° gennaio 2014, le cui disposizioni saranno valide fino all’entrata in vigore di una relativa legge. Conseguentemente a tali modifiche dei lavori, nel corso della sua sessione estiva del 2013 il Parlamento ha rinviato il messaggio e il disegno di legge del 21 dicembre 2007 al Consiglio federale. Il Governo l’anno scorso ha deciso di riprendere in mano la modernizzazione del diritto delle SA, proponendo, in particolare, di migliorare la corporate governance, anche per le società non quotate in borsa, semplificare la costituzione delle società, aumentare la flessibilità relativa alla definizione del capitale sociale e di modernizzare le disposizioni sull’assemblea generale, sempre sulla base delle proposte fatte nel suo Messaggio del 21 dicembre 2007. Oltre a questo, il Governo vuole (e deve) introdurre una nuova legge che metta in atto il nuovo capoverso 3 dell’articolo 95 della Costituzione scaturito dalla “iniziativa Minder” e introduca relativi dettagli e miglioramenti, onde sostituire l’ordinanza del 20 novembre 2013 attualmente in vigore. Inoltre, l’avamproposta vuole correggere alcune sviste contenute nel nuovo diritto contabile entrato in vigore il 1° gennaio 2013. Il Governo, infine, propone disposizioni per creare una maggiore trasparenza nel settore svizzero delle materie prime. La consultazione relativa all’avamprogetto di legge del 28 novembre 2014 è durata sino al 15 marzo 2015. Le prime reazioni da parte di istituzioni, partiti politici e altri addetti ai lavori sono state quasi tutte negative. Tratteremo alcuni dettagli nel prossimo numero della Rivista. [email protected] maggio 2015 La Rivista - 35 Convenzioni Internazionali di Paolo Comuzzi Corte di Cassazione e residenza fiscale delle persone fisiche: una recente sentenza La residenza fiscale delle persone fisiche (ma anche delle persone giuridiche) è uno dei temi centrali del diritto tributario internazionale (basti dire che le convenzioni contro le doppie imposizioni si applicano sempre e solo ai soggetti che sono considerati come residenti fiscali1) e quindi è di un certo interesse vedere cosa abbia detto recentemente la Corte di Cassazione con la sentenza 6501/2015 avente come data di pubblicazione il 31 Marzo 20152. E’ cosa nota che la Amministrazione Fiscale italiana conduce una lotta senza quartiere3 a quelle che anni addietro abbiamo definito “false residenze” e questo per riportare in Italia una importante materia imponibile che per un lungo tempo è sfuggita completamente a qualsiasi forma di tassazione4 prevista in materia di redditi. Commenti Aspetto preliminare Prima di entrare nell’esame della sentenza vogliamo ricordare alcuni principi che devono essere evidenti ovvero: • La norma interna che tratta dei soggetti residenti fiscali (con riferimento alle persone fisiche) è l’articolo 2 del d.P.R.917/1986 e questa norma parla dei soggetti residenti come di coloro che: a) sono iscritti nella anagrafe della popolazione residente; b) hanno il domicilio nel territorio dello Stato; c) sono residenti nel territorio dello Stato con la condizione che questi elementi (tra loro alternativi) si realizzino per la maggior parte del periodo di imposta (ovvero i famosi 183 giorni); • A questa norma interna si aggiunge la regola convenzionale tesa a dirimere la questione della eventuale doppia residenza (ovvero del conflitto tra due Stati che considerano entrambi la persona fisica come un soggetto residente)5; • Infine (ma questa non è una norma sulla residenza fiscale) esiste il comma 2 bis dell’articolo (2) citato ovvero una precisa disposizione che fissa una presunzione iuris tantum: mi dici di essere residente in uno Stato che l’Italia considera come un “paradiso fiscale” ebbene lo devi dimostrare (in sostanza non è l’Agenzia che deve dimostrare che il soggetto è residente in Italia ma è il soggetto che deve dimostrare di non essere residente in Italia6). Queste sono le condizioni normative interne che fissano il fondamentale criterio della residenza fiscale e quindi della tassazione che ne consegue ovvero una tassazione che prende in considerazione tutto il reddito della persona fisica ovunque lo stesso si sia prodotto. Cosa ha detto la Corte di Cassazione La Corte di Cassazione che, sia detto per inciso non cassa decisione della CTR Liguria ma la conferma (e prima CTR Liguria aveva confermato la decisione della CTP) si fa cura di indicare che: 1. I criteri per la determinazione della residenza fiscale della persona fisica sono dettati nell’articolo 2 del TUIR (come abbiamo indicato in precedenza); 2. Che si considerano residenti le persone che soddisfano uno dei requisiti previsti nell’articolo 2 del TUIR come abbiamo indicato in precedenza; 3. Che i requisiti previsti nell’articolo 2 del TUIR sono tra loro del tutto alternativi (come abbiamo avuto cura di indicare); 4. Che la norma del comma 2 bis è una presunzione relativa (come abbiamo indicato quando abbiamo scritto che si rovescia l’onere della prova). Stabiliti questi punti emerge la forza della sentenza che afferma “ … il centro degli interessi vitali del soggetto va individuato dando prevalenza al luogo in cui la gestione di detti interessi viene esercitata abitualmente in modo riconoscibile dai terzi. Le relazioni affettive e familiari non hanno una rilevanza prioritaria a fini probatori della residenza fiscale …”. 36 - La Rivista maggio 2015 In buona sostanza prevale il lavoro sugli affetti e quindi possiamo dire che la persona che vive ed esercita in Svizzera la sua attività professionale anche se in Italia avesse una relazione affettiva (convivenza) o familiare (figli) potrebbe sostenere in modo del tutto ragionevole, vista la sentenza, che è in Svizzera la sua vera residenza fiscale in quanto egli vive nello stesso luogo in cui lavora7 e questa considerazione di carattere economico (luogo di lavoro – luogo che genera il reddito) prevale sulla considerazione di carattere affettivo. In buona sostanza con la decisione che qui si commenta la Cassazione sembra aver stabilito una relazione gerarchica tra interessi vitali (economici) e relazioni affettive stabilendo che i primi hanno una prevalenza e che siamo di fronte ad un criterio che possiamo definire assorbente di qualsiasi altro. Questa affermazione della Corte di Cassazione non è di poca importanza in quanto viene in conflitto con un precedente orientamento della stessa (espresso per quanto ci consta almeno in una sentenza del 2011 che è la numero 29576) e quindi si genera una situazione di incertezza su una materia fondamentale per il diritto tributario e per il gettito. Questa fondamentale importanza che viene data oggi (con questa sentenza) al centro degli interessi vitali potrebbe condurre a importanti modifiche anche nell’approccio in verifica in quanto, rovesciando la visione, portare via (all’estero) le relazioni affettive ma proseguire nel nostro paese una attività di lavoro potrebbe non essere sufficiente per configurare una perdita della condizione di residente fiscale. Poi su questo aspetto del centro degli interessi vitali dobbiamo fare qualche considerazione ulteriore in quanto è evidente che un conto è l’esercizio di una attività di lavoro (sia essa autonoma o ancor meglio dipendente) all’estero e quindi con la obbligazione di restare in quel posto per quel determinato e preciso tempo (si pensi magari al dipendente che resta per mesi e mesi in cantieri esteri) ed un conto è essere all’estero (anche se in modo vero) ma “esercitare” un mestiere diverso che potrebbe identificarsi nella pura percezione di “passive income” senza che il percettore abbia a svolgere alcuna attività gestoria (l’esempio è quello di Mr. X lascia in Italia la convivente e si sposta a Chiasso ma la sua unica attività a Chiasso è attendere i dividendi della società K residente in altro paese o i redditi del trust cui ha diritto). Sostenere che anche in questo caso (si è mosso il percettore di reddito di capitale) il criterio del centro degli affari prevale sempre sul criterio delle relazioni affettive appare almeno azzardato e quindi la materia sarà certamente di oggetto di discussione nel futuro. Ovviamente tale affermazione vale anche nel caso opposto ovvero per sostenere che un soggetto che viene in Italia sia da considerare come un soggetto residente fiscale quando si limita a fare da percettore di passive income8 infatti qualsiasi considerazione in merito ai criteri per determinare la residenza fiscale debbono valere secondo un principio a specchio. Una considerazione ulteriore La sentenza della Corte di Cassazione mi spinge a formulare una considerazione tecnica ulteriore: quella in merito alla pregiudiziale tributaria ed alla sua necessità che mi pare ormai improrogabile. Sostenere di essere non residenti in Italia quando tale affermazione non risponde al vero conduce anche al generarsi di fattispecie che sono sanzionate da norme di carattere penale. Ora proviamo a considerare il caso di un soggetto che si sia visto contestare la sua posizione di residente fiscale e che magari sia stato condannato (anche se solo in 1° grado) e che oggi veda la Cassazione tributaria mutare il suo indirizzo processuale in merito ai criteri di determinazione della stessa residenza fiscale e che possa concludere nel senso di averne avuto un pregiudizio (ovvero che possa dire che, se anche al caso di specie si fosse applicato il criterio attuale, egli – contribuente - sarebbe andato assolto). La mancanza del collegamento tra i due processi penale e tributario è chiaro che genera una discrasia molto pericolosa che può dirimersi solo in un modo: a) il fatto si deve accertare sempre in sede tributaria; b) l’elemento soggettivo del reato si deve accertare sempre e solo nel processo penale (e sorge anche il punto della revisione del processo penale se in sede tributaria cambiano i requisiti per accertare il fatto). La importanza del concetto di residenza fiscale non può consentire che vi siano errori o meglio diverse valutazioni di carattere processuale (ma si pensi al tema estero vestizione oggi di moda). Conclusione Si ritiene di poter dire che: • Allo stato attuale non sia lecito fare una affermazione per cui questa sentenza della Cassazione è da considerare come indicativa di un preciso mutamento di indirizzo (anche se la questione della residenza fiscale è di tale importanza che forse un rinvio alle sezioni unite per stabilire un criterio univoco di determinazione della residenza stessa potrebbe anche essere opportuno) rispetto al passato e questo anche se la sentenza sembra inserirsi nel solco di una giurisprudenza comunitaria; • È fondamentale stabilire criteri generali univoci (diciamo pure gerarchici) per determinare la residenza fiscale di un soggetto persona fisica. La importanza del tema è poi talmente ampia da spingere ad una riflessione (come quella in materia di scambio di informazioni su cui abbiamo insistito per anni su queste colonne) sul tema della pregiudiziale tributaria. Infatti non si applicano alle stabili organizzazioni. Prendiamo questa occasione anche per fare pubblicità allo splendido sito web della Corte di Cassazione, un sito di facile navigazione e nel quale è possibile ritrovare tutte le sentenze della Corte stessa. 3 In questa battaglia lo scambio delle informazioni assume (come è ovvio) una importanza fondamentale in quanto è solo entrando in possesso di elementi di fatto che si accerta la residenza fiscale della persona. 4 In materia di residenza fiscale l’Amministrazione Fiscale Italiana ha scritto molto e molto ha detto anche la giurisprudenza con grande severità (si veda Cassazione 9319/2006 sulla iscrizione all’AIRE). In ogni caso prima di questa sentenza l’aspetto delle relazioni affettive sembrava avere una certa prevalenza sull’aspetto lavorativo. 5 La norma convenzionale prevale ovviamente sempre sulla norma interna e questa affermazione è ormai cosa evidente ed acclarata. 6 Questa norma consente all’Amministrazione di avere un vantaggio in sede processuale in quanto rovescia l’onere della prova (il soggetto deve dimostrare che non è residente fiscale in Italia non che è residente nello specifico stato estero in cui vive). 7 Questa parola “lavora” genera qualche considerazione ulteriore che esprimiamo in breve in questo contributo. 8 Sarebbe molto interessante vedere qualche interpello su questo specifico punto per vedere come la Amministrazione accoglie questa sentenza della Corte di Cassazione. 1 2 maggio 2015 La Rivista - 37 Passo dopo passo, guardando al futuro. 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Dipendiamo da computer, tablet, smartphone, smartwatch, ecc. per relazionarci al mondo. Da automezzi, treni e aerei per andare al lavoro o in vacanza. Da ascensori per passare da un piano all’altro. Da sofisticati impianti per fabbricare ogni sorta di merci. Da un’infinità di attrezzature mediche per diagnosticare e riparare i problemi del nostro corpo. Da centrali di vario tipo per produrre l’energia necessaria al funzionamento di tutto quanto l’uomo ha inventato a partire dall’era industriale. Della tecnologia non si può più fare a meno. La qualità della nostra vita sembra dipendere essenzialmente dal buon funzionamento delle macchine. Quindi, se queste sono affidabili, tutto va bene. Poi succedono fatti come la tragedia dell’Airbus A320 della Germanwings mandato a schiantarsi dal copilota, Andrea Lubitz, contro una parete rocciosa delle Alpi francesi. E allora ci ricordiamo di una cosa fondamentale: la nostra vita non dipende solo dall’affidabilità delle macchine, ma anche (e soprattutto) dall’affidabilità del fattore umano. Mentre scrivo siamo vicini alla Pasqua. Alle nostre latitudini il significato religioso della ricorrenza è, di fatto, alquanto sbiadito. Sempre più la festività pasquale – al pari di altre ricorrenze civili o religiose - diventa un’occasione di turismo di massa. Le autostrade si intasano e gli aeroporti pullulano di esseri umani in transito verso le più svariate mete. E chi ha deciso di prendere l’aereo, che cosa si domanda in questi giorni? Non tanto se il velivolo su cui sta per imbarcarsi è in perfette condizioni, ma piuttosto se l’equipaggio a cui affida la propria vita è in perfetta salute fisica e psichica. Per quanto concerne le macchine, i costruttori sono riusciti non solo a perfezionarle, ma altresì a portarle a un elevato standard generale di affidabilità. Diverso è per il fattore umano. La sua qualità e il suo grado di affidabilità possono variare notevolmente da un essere all’altro (fattore questo che le ideologie pseudo-egualitaristiche hanno trasformato in elefante invisibile). Viaggiare con mezzi pubblici via terra, mare o cielo vuol dire affidarsi ad autisti, piloti e capitani. Le nostre chance di arrivare felicemente a destinazione variano di molto a seconda che ai comandi ci sia un Chesley Sullenberger, detto Sully (il pilota che nel gennaio 2009 riuscì a fare ammarare il suo aereo in avaria sul fiume Hudson, salvando la vita a tutti i passeggeri), oppure un Andreas Lubitz o ancora un certo capitan Schettino Ma non è soltanto nel campo dei trasporti che la qualità del fattore umano gioca un ruolo fondamentale. In tutti i settori in cui a un uomo o a una donna è affidata la responsabilità di altri esseri umani, le qualità del “capitano” sono determinanti. In campo educativo, gli effetti sugli allievi e studenti sono ben diversi a seconda che questi abbiano a che fare con insegnanti entusiasti, motivati, competenti sul piano culturale e relazionale, oppure con figure pigre, apatiche e mediocri culturalmente. Nell’amministrazione pubblica, i servizi offerti ai cittadini cambiano radicalmente in funzione delle competenze e dei valori di cui sono portatori i diversi funzionari. Nelle imprese e organizzazioni di vario tipo, l’atmosfera di lavoro e le prospettive di successo individuali e collettive sono strettamente legate alle competenze e alle qualità umane dei vertici. Le stesse considerazioni valgono anche in ambito familiare. Ci sono figli più fortunati di altri. Non perché provengano da famiglie più ricche, ma perché sono stati cresciuti da adulti equilibrati sul piano emotivo, responsabili e seriamente impegnati nella complessa missione di educatori. Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra la folla con al sua imponente mole passava comunque inosservato. Come se fosse invisibile… 1 Certo, i genitori non possono essere scelti, ma i collaboratori sì. Allora diventa legittima la domanda: come mai non di rado le persone ai vertici di imprese, di amministrazioni pubbliche, di enti educativi non accordano sufficiente attenzione alla qualità del fattore umano? Tale qualità è fatta, oltre che di competenze specifiche, di resilienza in situazioni di stress, di intelligenza emotiva e relazionale, di capacità e coraggio di fronte alle inevitabili difficoltà e frustrazioni. Doti che evitano alle persone di farsi risucchiare dai gorghi infernali della rabbia e dell’odio contro il mondo. Nel caso del copilota dell’Airbus A320 ho trovato vergognoso che l’amministratore delegato della Lufthansa si sia affrettato a dichiarare spudoratamente alla stampa che Lubitz era idoneo al volo al 100%. Idoneo probabilmente sul piano delle competenze tecnologiche, ma certo non dal punto di vista del fattore umano. E di questo era possibile accorgersene. Da notare, per inciso, che una parte della stampa italiana è sembrata quasi compiacersi delle responsabilità di personaggi tedeschi in tale orrenda sciagura. Anche loro non sono perfetti, è stato sottolineato, con sciovinismo stupido e meschino, oltreché di pessimo gusto. Comunque sia, in ogni paese affidare la responsabilità di altri esseri umani a una persona che non abbia i necessari requisiti tecnici e psicologici è un atto disonesto, sciagurato e una grave colpa nei confronti della collettività. [email protected] maggio 2015 La Rivista - 39 Posticipata al 30 giugno la scadenza per partecipare al Concorso per giovani Una Svizzera senza italiano? Il Forum per l’Italiano in Svizzera lancia un concorso indirizzato alle e ai giovani residenti in Svizzera, con lo scopo di rendere visibile e valorizzare la presenza dell’italiano nel contesto del plurilinguismo elvetico. E dato che, spesso, ci si rende pienamente conto del valore di qualcosa soltanto quando la si è persa, i/le partecipanti sono chiamati/e a immaginare una Svizzera… senza l’italiano, senza le e gli italofoni, senza il Ticino e il Grigioni italiano. Abiti in Svizzera? Conosci il tuo paese? Hai mai pensato a cosa succederebbe se la Svizzera smettesse di parlare italiano? A una Svizzera senza la galleria del S. Gottardo o senza la Sonnestübe? A una Svizzera senza la cultura italiana? Forse no… Noi ti chiediamo di provare a farlo! A chi si rivolge A giovani svizzere/i o residenti in Svizzera, in età compresa tra gli 11 e i 15 anni (categoria A) e tra i 16 e i 19 anni (categoria B). Quando si svolge Le candidate e i candidati sono invitati/e a far pervenire la loro opera tra il 1 febbraio 2015 e il 30 giugno 2015, per posta, all’indirizzo: Forum per l’italiano in Svizzera c/o Cattedra Letteratura italiana - Lehrstuhl Crivelli Romanisches Seminar der UZH Zürichbergstrasse 8 8032 Zurigo Come funziona Le/i partecipanti potranno svolgere il tema ricorrendo alla forma espressiva che prediligono: video, disegno, scrittura, fotografia. Si prega di prestare attenzione al regolamento del premio per quanto concerte le modalità di elaborazione. Premi - Categoria A (11-15 anni) Primo Premio: 1 pernottamento per 2 persone presso il Boutique Hotel La Rocca (Ronco s. Ascona)**** nella seconda parte del Film Festival di Locarno, e 2 biglietti per il Festival. Secondo Premio: 1 pernottamento per 2 persone presso l’Hotel Dante Center**** di Lugano incluse 2 Ticino Discovery Card (www.ticino.ch/cartaturistica). Terzo Premio: 1 iPad Air 2 Quarto Premio: Buono libri del valore di Fr. 200.Premi - Categoria B (16-19 anni) Primo Premio: Borsa di studio per un corso di italiano di 2 settim. all’Istituto Italiano di Firenze, viaggio e alloggio compresi (1 persona) Secondo premio: Partecipazione al programma Cinema e gioventù del Film Festival di Locarno, della durata di 11 giorni. Terzo Premio: 1 pernottamento nel fine settimana per 2 persone all’Hotel Bellevue *** di San Bernardino. Quarto Premio: Buono libri del valore di Fr. 200.Premiazione La premiazione avrà luogo durante il mese di ottobre 2015. I nomi dei vincitori o delle vincitrici verranno pubblicati sul sito internet del Forum entro il 1 settembre 2015. Sponsor Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport TI Dipartimento dell’educazione, cultura e protezione dell’ambiente GR Radiotelevisione svizzera di lingua italiana Migros Ticino Istituto italiano di Cultura (Zurigo) Ticino Turismo Festival internazionale del Film di Locarno Ticino Discovery Card Boutique Hotel La Rocca (Ronco s. Ascona)**** Hotel Lugano Dante Center**** Associazione librai della Svizzera italiana Tutte le informazioni sulle attività del Forum e il regolamento del concorso si trovano su: http://www.forumperlitalianoinsvizzera.ch/ 40 - La Rivista maggio 2015 Per chi suona il campanello di Mirko Formenti Cosa ci fai in Norvegia? Ma non è curioso che la maggior parte delle organizzazioni religiose del mondo si impegni così tanto a contrastare attivamente lo sviluppo dell’accettazione dell’omosessualità? Voglio dire, al di là dei fanatici, che non vanno neanche considerati, quanti sono quelli che, magari riferendosi vagamente ad una religione in cui si riconoscono in una qualsiasi misura più o meno giustificata, confondendo più o meno consapevolmente concetti come «Dio» e «Natura» si appellano a qualche ragione tipo «Non è omofobia, è solo che la natura vuole che ci siano uomo e donna, maschio e femmina, altrimenti non funziona, non si può fare, è contro natura, non va bene, non siamo stati creati per questo!». MA! Come, mi chiedo, come possono costoro soffermarsi su tali bazzecole, quando esistono delle violazioni della legge naturale ben più eclatanti, aberrazioni della più profonda natura umana che restano impunite? Il volo! Prendiamo il volo (voglio dire, prendiamo: il volo), il fatto che l’uomo possa oggi salire su un demoniaco trabiccolo e…volare! Allora, come la mettiamo con il volo? Genocidi e stermini passano del tutto in secondo piano: è forse naturale che un uomo voli? Esiste forse un più odioso esempio di quell’empia superbia che conduce l’uomo a violare i limiti a lui imposti? Vuoi che se il buon Dio (leggi: Allah, Adonai, eccetera eccetera) avesse voluto che volassimo, non ci avrebbe piazzato due belle alucce sulle spalle? O tempora, o mores! Dove sono finiti i nostri vecchi, sani principi? Li ricordate ancora, i bei tempi, quando i giovanotti boriosi che si facevano le ali di piume e di cera finivano ancora per riceversi una sonora sculacciata divina, precipitando in mare restandoci secchi? Quello sì che era un sano spirito di religiosità, mica come questi smidollati che al massimo rabbrividiscono a vedere due maschietti sbaciucchiarsi sull’autobus, e intanto sulle loro teste sfrecciano indisturbati gli abomini umani, queste offese volanti alle leggi offerte da Dio al nostro universo! E c’è chi si ostina ad arrampicarsi sui vetri sostenendo che tali leggi determinate per regolare la nostra vita siano poi quelle fisiche, all’interno delle quali l’uomo è libero di muoversi come meglio crede: nel senso che, se Dio ci ha dato le leggi fisiche, l’uomo, se ci riesce, è libero di sfruttarle per ampliare il suo raggio di azione, e a quel punto diventa un discorso di limiti, quindi un discorso etico – beh, certo, di fronte al processo di propulsione all’idrogeno liquido, avvicinarsi ad un altro essere umano e sbaciucchiarselo è una forzatura che si rende di primo acchito molto più evidente; lo capisco, sul serio, come capisco che un bacio tra due uomini sia incredibilmente più in palese conflitto con la natura che non una reazione nucleare controllata, ma è solo una questione di superficialità, vi prego, cercate di seguirmi! Perché poi, a pensarci bene, ci sarebbe anche la faccenda delle barche. Hey, ma vuoi che se il buon Dio avesse voluto che attraversassimo i mari non ci avrebbe dato un bel paio di branchie? E le macchine? Dio mio, le macchine? Le macchine, proprio quelle che usate ogni santo giorno, come la mettiamo con le macchine? Che, se noi si dovesse per natura tirare ai centoventi, vuoi che non si sarebbe tutti quanti a quattro zampe come i ghepardi? Ma gli occhiali? No, dico, gli occhiali? Tu, empio di un lettore quattrocchi, come puoi professarti religioso e poi andartene in giro con quel segno del demonio appollaiato sul naso? Che, non ti stava bene la miopia che l’Onnivedente ti ha appioppato? Tanto vale che ti ripassi il tuo dentista, a questo punto, tanto eri già condannato in partenza, hai sgarrato, amico, la vedi, la linea della natura? Ecco, tu sei fuori, ingenuo di un occhialuto – buttale, quelle lenti aberranti, riscopri la santità del tuo corpo originario! Butta via quei vestiti! Ma vuoi che se il buon Dio avesse voluto coprirti non saresti pieno di peli? Come, sei in Norvegia e hai freddo? Ma il punto è: cosa cavolo ci fai in Norvegia? Ma non te l’hanno detto che l’uomo è nato in Africa? Ma non ti è mai passato per la testa che se la natura avesse previsto di farti vivere in quella in terra benedetta in cui ti trovi forse saresti nato alce? Perché mai bisognava violare i confini climatici per i quali siamo stati appositamente programmati? Così non va, non va davvero! Dove ci porterà questo progressivo allontanamento dalla nostra natura? Che, vogliamo forse arrivare anche a sconfiggere il cancro, dico io? Altro che scienze e tecnologie tentatrici e devianti, qui c’è da invertire la marcia, ritornare indietro, alla nostra natura di esseri umani, creature generate per essere esseri umani, solo umani. Scimmie! Dovremmo tornare ad essere come queste creature benedette nella loro naturalità, facendo finalmente felici le varie divinità omofobe ed i loro omofobi ministri in terra (che esistono anche scimmie “ricchione” NON DITEGLIELO, per l’amor del cielo!). maggio 2015 La Rivista - 41 Dalla Svizzera degli Stati a quella federale Dal “tradimento” di Novara alla spedizione di Chiasso di Tindaro Gatani Luigi XII travolge i Veneziani nella Battaglia di Agnadello (14 maggio 1509). Scena immaginaria di Pierre-Jules Jollivet (1794-1871). Gian Giacomo Trivulzio, divenuto reggente del Ducato di Milano, si fece tanto detestare dal popolo da fargli desiderare persino il ritorno dell’odiato Ludovico il Moro, il quale, reclutato un esercito di mercenari tra cui circa 8.000 svizzeri, ai primi di febbraio del 1500, da Bressanone si mosse verso Como, dove fu acclamato come liberatore dalla popolazione. Quindi, senza lasciare il tempo al Trivulzio di preparare un’adeguata difesa, si mise in marcia verso Milano, dove entrò il 5 febbraio, accolto da un popolo giubilante. 42 - La Rivista maggio 2015 L’ombra del tradimento di Novara Lasciata la città in mano al fratello, il potente e abile cardinale Ascanio Maria Sforza (1455-1505), il Moro andò, quindi, a rioccupare Vigevano e Novara, dove fu costretto a rinchiudersi dall’arrivo di una nuova armata francese, comandata sempre dal Trivulzio, formata da 1.500 lance, 6.000 fanti francesi e 10.000 svizzeri. Cominciarono allora dure e lunghe trattative tra gli Svizzeri che militavano nei due campi opposti. Lo scontro non ci fu, ma il duca di Milano, il 10 aprile 1500, fu fatto prigioniero, trasferito in Francia e rinchiuso nella fortezza di Loches, dove sarebbe poi morto il 27 maggio 1508. Sul reale svolgimento dei fatti che portarono a quella cattura, ancora oggi gli storici non sono tutti concordi. C’è una versione secondo la quale gli Svizzeri al servizio del Moro, «sobillati dai loro compatrioti al servizio di Luigi XII», con la scusa che non erano stati pagati puntualmente, si misero a tumultuare e quindi si ammutinarono, rifiutando di imbracciare le armi, anzi invitarono i Francesi ad attaccare la fortezza di Novara. Un’altra versione, quella più attendibile, parla, invece, di un duro intervento della Confederazione, che, per evitare un feroce scontro tra Svizzeri, intimò ai mercenari al soldo del Moro, arruolati senza l’approvazione dei singoli Cantoni, di far immediato rientro in patria. L’unica concessione fatta al duca fu di poter abbandonare Novara travestito da svizzero. Il 10 aprile si formò una lunga processione di Svizzeri, che uscivano dalla città tra due ali di migliaia di soldati francesi e svizzeri, ben attenti a non farsi sfuggire il duca, che fu tradito da una spiata e catturato. Sulla faccenda ci furono molte illazioni, riguardanti le compiacenze e le complicità di diversi personaggi. Alla fine, l’unico colpevole risultò un certo Turmann, «un forestiero tollerato a Uri», che «marciava nella seconda o terza fila dietro al Moro e che, avendo egli udito il balivo di Dijon, Bessey, promettere che avrebbe sborsato 500 scudi [c’è chi parla, addirittura, di 30.000 scudi] a colui che avesse additato il Moro, per mera cupidigia di denaro aveva fatto il gesto rivelatore». Il duca fu, quindi, «immediatamente strappato dai ranghi svizzeri… Il Turmann, dapprima condannato in contumacia alla decapitazione, rimpatriò solo due anni dopo, quando ritenne di essere dimenticato o perdonato… fu, però, preso e squartato» (BERTOLIATTI Francesco, Le ricerche storiche del fogto di Mendriso, Felice Zelger, e le nuove fonti sul tradimento di Novara, in «Rivista storica svizzera», 1(1951), pp. 93-95). La questione principale era, e rimase per secoli ancora, se si fosse trattato di delazione di un solo uomo o tradimento concordato tra gli Svizzeri e Gian Giacomo Trivulzio. Tra i difensori dell’onore elvetico troviamo l’anonimo Dotto Signor W., che, tra l’altro scrive che gli Svizzeri al servizio del Moro «servivano senza il permesso, anzi contro la volontà dei loro Cantoni… Dovevano essi forse continuare nella disubbidienza, e imbrattarsi quali ribelli nel sangue delle truppe» della loro stessa patria «le quali vedevano spiegate avanti a loro?». Gli Svizzeri visti da Machiavelli Per il Dotto Signor W., pseudonimo dietro cui si cela un alto ufficiale svizzero, al servizio del regno borbonico in Sicilia, si era trattato, insomma, solo di ubbidienza «ai comandanti del loro legittimo governo» e non di un «barbaro tradimento» come lo chiamano il Guicciardini e altri storici. Il duca era stato tradito, dunque, «non dagli Svizzeri, ma da un solo svizzero. L’infame Turmann del Cantone di Urania» e la sua stessa «famiglia domandò e ottenne di potere cambiare fino anche il cognome, per cancellare ogni memoria di tanta infamia». Il Dotto Signor W., conclude, quindi, scrivendo ancora: «Il delitto di un uomo non deve imputarsi a una intera Nazione. Gli Svizzeri alla fine non godono del privilegio, che non ha nessuna Nazione, di essere tutti Ritratto di Niccolò Machiavelli (1469-1527), opera di Santi di Tito (1536-1603), conservato a Palazzo Vecchio di Firenze. perfetti, e l’esemplare castigo dato al traditore li giustifica pienamente» ([IL DOTTO SIGNOR W…], Risposta a varie imputazioni che si danno dagli scrittori e specialmente dal Muratori agli Svizzeri, Palermo 1788). L’onta del tradimento, se tradimento ci fu, sarebbe stata lavata dagli Svizzeri restituendo, nel 1512, il Ducato a Ercole Massimiliano Sforza (1493-1530), figlio di Ludovico il Moro e di Beatrice d’Este. Il ritratto più autentico e puntuale della forza militare della Confederazione di quel tempo è quello che ci ha lasciato Niccolò Machiavelli (1469-1527), che, in tutte le sue opere non tralasciò mai occasione per parlare degli Svizzeri. Ne Il Principe dice che essi «sono liberissimi e armatissimi». Nel primo libro Dell’arte della guerra parla di loro «come nati e allevati sotto leggi, ed eletti dalle comunità secondo la vera elezione». Nel Ritratto della Magna (Alemagna) dice che «sono ancora nemici de’ Svizzeri tutti quelli uomini delle comunità che attendono alla guerra, mossi da una invidia naturale, parendo loro di essere meno stimati nelle armi che quelli». Altrove, li definisce «bestiali, vittoriosi e insolenti» e «noi altri d’Italia poveri, ambiziosi e vili». Come segretario del Consiglio dei Dieci della Repubblica fiorentina, nel dicembre del 1507, Machiavelli era stato mandato a parlamentare con Massimiliano I d’Asburgo, in procinto di assumere la carica di imperatore del Sacro Romano Impero, che avrebbe ricoperto dal 4 febbraio 1508 alla sua morte avvenuta il 12 gennaio 1519. Per raggiungere Massimiliano I, sempre in movimento, il Segretario fiorentino era stato costretto a intraprendere un lungo viaggio, che comprese anche il tratto da Ginevra a Costanza, per poi proseguire il suo cammino e, quindi, giungere, l’11 gennaio 1508, a Bolzano, dove la Corte imperiale si era stabilita nel corso di quell’inverno. In sei giorni di viaggio attraverso il Paese, egli ne approfittò per raccogliere notizie riservate sul Paese e «sul corpo principale degli Svizzeri», che «sono XII comunanze collegate insieme, le quali chiamano Cantoni». Machiavelli passa quindi a descrivere le pressanti manovre messe in atto sia dall’Imperatore Massimiliano I sia dal Re di Francia Luigi XII per attirare ciascuno dalla sua parte gli Svizzeri, tra l’atro, scrivendo: «Il Re di Francia» promette «troppo denari» e «il Re dei Romani» (Imperatore) offre «denari anche lui». «E così ognuno maggio 2015 La Rivista - 43 Così potrai o del digiuno trarti O cader con più merto in quelle parti. (Ludovico Ariosto, Orlando furioso, Canto XI stanza 77) Come il Ticino divenne svizzero Ercole Massimiliano Sforza (1493-1530), ritratto giovanile di Ambrogio de Predis (1455 circa-dopo il 1508). giudica» che, fino a quando «all’Imperatore non manchi denari, non li possa mancare Svizzeri», i quali prendono i soldi dall’uno e dall’altro, facendo in modo, quando è loro possibile, di non combattere per nessuno dei due. Infatti: «La difficoltà che fanno con il Re dei Romani sono che non vorrebbero essere contro la Francia, ma servirlo altrove». I mercenari Svizzeri erano tanto apprezzati e richiesti perché erano «i maestri delle moderne guerre» e la loro potenza militare era sbalorditiva, potendo, i Cantoni con i loro alleati e sottomessi, mandare al servizio dei vari Paesi europei circa 40.000 soldati, e mobilitare in patria, nello stesso tempo, più di 100.000 uomini, facendo del loro territorio un’unica fortezza invincibile. Le mire espansionistiche degli Svizzeri e le loro continue discese in armi in Italia, avrebbero, intanto, provocato una famosa invettiva di Ludovico Ariosto (1474-1533), nella quale li esorta piuttosto che a cercare fortuna in Lombardia ad andare a combattere contro i Turchi: Se ‘l dubbio di morir nelle tue tane, Svizzer, di fame, in Lombardia ti guida, E tra noi cerchi o chi ti dia del pane O, per uscir d’inopia, chi t’uccida; Le ricchezze del turco hai non lontane; Caccial d’Europa, o almen di Grecia snida. 44 - La Rivista maggio 2015 Nella guerra tra Francia e Ducato di Milano s’innesta, per quanto riguarda la Confederazione, anche una controversia doganale. Nel 1499, Ludovico il Moro aveva sospeso agli Svizzeri i vecchi privilegi, concessi sulla piazza milanese e in Lombardia dai suoi predecessori. I Confederati erano sicuri di riottenere quelle concessioni da Luigi XII. Dopo essere divenuto duca di Milano con il loro decisivo contributo, nemmeno il re francese mostrò, però, l’intenzione di mantenere le promesse fatte, sia in merito ai privilegi commerciali sia alle concessioni territoriali in Ticino. Anzi, per prevenire un’eventuale occupazione svizzera di quelle terre, Luigi XII si era premurato, ancora prima della cattura del Moro, di far presidiare la fortezza di Bellinzona da 1000 suoi uomini, che, nell’inverno 1499-1500, furono costretti da una rivolta popolare a rinchiudersi nella murata e nel castello di Sasso Corbaro, che, insieme a quelli di Montebello e di Castelgrande, faceva della città una fortezza inespugnabile. Alla notizia, che il 10 aprile 1500, i Francesi avevano catturato Ludovico il Moro a Novara e marciavano vittoriosi su Milano, i Bellinzonesi erano molto preoccupati per le eventuali rappresaglie della guarnigione rinchiusa a Sasso Corbaro in attesa di rinforzi. Arrivarono, però, prima i mercenari svizzeri, che avevano servito il Moro a Novara, in maggioranza urani, svittesi e untervaldesi, richiamati in patria dai rispettivi Cantoni. Poiché, da mesi, non avevano ricevuto la paga, erano quasi allo sbando e stavano per ritornare a casa più poveri di quando erano partiti. Al loro ingresso a Bellinzona furono accolti con molta compiacenza dagli abitanti, che chiesero loro protezione, dichiarandosi disposti a un atto di sottomissione in cambio di aiuto per cacciare via la guarnigione francese che, dopo qualche giorno, fu costretta a lasciare la città per fare ritorno in Lombardia. Uri, Svitto e Unterwalden, che non si aspettavano di conquistare così facilmente quella piazzaforte, tanto importante alla loro espansione verso il sud delle Alpi, si rifiutarono poi di restituirla al Ducato di Milano, costringendo, anzi, Luigi XII, con il Trattato di Arona dell’11 aprile del 1503, a riconoscere loro non solo il possesso di Bellinzona, ma anche quello della Valle di Blenio e della Riviera, dove i rappresentanti dei tre Cantoni furono accolti più da liberatori che da conquistatori. Nel 1506, le tre fortezze della città prendevano il nome dei tre Cantoni sovrani, donde castello di Uri (Castel Grande), di Svitto (Montebello) e di Unterwalden (Sasso Corbaro), conservati ancora oggi. Nel 1508, l’imperatore Massimiliano I avrebbe riconfermato ai tre Waldstätten il possesso di quel feudo imperiale. I Cantoni francofili, con Berna in testa, non volendosi inimicare Luigi XII, al quale fornivano già ingenti truppe mercenarie, «si tennero fuori dalla vicenda» e quindi sarebbero stati poi esclusi dall’amministrazione di quei baliaggi. Gli equilibri europei erano, intanto, stati sconvolti, ancora una volta, con l’elezione, il 1° novembre 1503, di papa Giulio II (1443-1513), nato Giuliano della Rovere, successo sul soglio di Pietro al discusso pontificato di Alessandro VI (Rodrigo Borgia, pontefice dal 1492 al 1403) e a quello brevissimo di Pio III (Francesco Todeschini Piccolomini, dal 22 settembre al 18 ottobre 1503). Il nuovo Pontefice era nipote di Sisto IV (Papa dal 1471 al 1484), da cui prende nome la Cappella Sistina, da lui fatta costruire, poi affrescata da Michelangelo proprio sotto il pontificato di Giulio II, che, tra le sue priorità, ebbe appunto anche l’abbellimento artistico delle Chiese di Roma. La Lega di Cambrai Giulio II, che la storia ricorda anche come il Guerriero o il Terribile, svolse un ruolo di primo piano nelle guerre italiane del Rinascimento, che vanno inquadrate nella lotta per la supremazia in Europa e che videro, più Massimiliano I d’Asburgo (1459-1519), ritratto di Albrecht Dürer (1519). Kunsthistorisches Museum di Vienna. Ludovico il Moro (1452-1508) nella Pala Sforzesca, Pinacoteca di Brera, Milano. volte, i vari regnanti rovesciare le loro alleanze. Al centro del contenzioso c’era anche la Serenissima Repubblica di Venezia che, al culmine della sua espansione di terraferma, doveva difendere i suoi territori, che andavano dal Cadore alla Lombardia, dalla Romagna alla Puglia, conquistati ai danni rispettivamente dell’Austria, del Ducato di Milano, dello Stato della Chiesa e del Regno di Napoli. Agli inizi del 1508, Massimiliano I, in viaggio verso Roma per l’incoronazione imperiale, chiese di poter attraversare il territorio della Serenissima accompagnato dal suo esercito. Il Senato veneto si dichiarò disposto a scortare l’Imperatore, ma non a permettere il transito delle sue truppe. Ne nacquero dissapori e contrasti, che portarono alla sconfitta di un distaccamento imperiale nella battaglia di Rusecco nel Cadore (2 marzo 1508). Appena giunto a Roma, Massimiliano I e papa Giulio II, già furioso per le conquiste venete in Romagna, concordarono un’azione comune contro la Serenissima. Il 10 dicembre dello stesso anno, i rappresentanti del Sacro Romano Impero, della Spagna, della Francia, dei duchi di Ferrara, di Mantova e di Savoia, d’intesa con il Re d’Ungheria, stipularono una Lega segreta antiveneziana che, dal nome della località delle trattative, fu chiamata Lega di Cambrai, borgo del nord-est della Francia. Quel patto prevedeva, in caso di vittoria, la spartizione dei domini veneziani: • All’imperatore Massimiliano I sarebbe andato il Veneto fino a Rovereto, il Friuli, l’Istria con Gorizia e Trieste; • a Luigi XII Re di Francia e duca di Milano, i territori di Cremona, di Crema, di Brescia, di Bergamo e Ghiara d’Adda; • a Giulio II le città di Ravenna, di Cervia, di Rimini, di Faenza e di Forlì; • al duca di Ferrara, Alfonso I, la regione del Polesine; • al duca di Mantova, Francesco II Gonzaga, le città di Peschiera, di Asola e Lonato; • al duca di Savoia, Carlo III, l’isola di Cipro; • al Regno d’Ungheria, la Dalmazia; • al Re d’Aragona, Ferdinando II il Cattolico, reggente di Castiglia, e Re di Napoli come Ferdinando III, le città di Trani, di Brindisi, di Otranto, di Gallipoli e alcuni porti della Puglia appartenenti a Venezia. Il 23 marzo 1509, alla Lega di Cambrai, avrebbe aderito ufficialmente anche papa Giulio II, che, il successivo 23 aprile, lanciò la scomunica contro la Serenissima. Fu a questo punto che entrò in scena Matteo (Matthäus) Schiner o Schinner, principe-vescovo di Sion, che ottenne la promessa dei Cantoni di mandare 6.000 mercenari al servizio di Giulio II, che era già strettamente legato a questi soldati sin da quando, nel 1506, aveva arruolato 150 svizzeri a difesa della sua persona e della Chiesa di Roma, dando l’avvio alla creazione della famosa Guardia svizzera in Vaticano. Il 1° maggio 1509, il Re di Francia si pose alla testa della cosiddetta Guerra della Lega di Cambrai e marciò contro Venezia. Una parte del suo esercito era agli ordini di Gian Giacomo Trivulzio, che comandava 500 lance francesi e 6.000 svizzeri. Dopo essere stati sconfitti, il successivo 14 maggio, nella battaglia di Agnadello (Gera d’Adda), i Veneziani, sciogliendo le città dall’obbligo di fedeltà, cominciarono il loro ripiegamento, per concentrarsi alla difesa della Laguna. Il 17 maggio, Bergamo mandò le chiavi della città a Luigi XII. Il 24 successivo Brescia, Cremona e Crema si consegnarono ai Francesi, che avanzarono conquistando quasi tutti i territori veneti di terraferma. Con il nemico, ormai alle porte, Venezia si mosse su due fronti: da una parte, in nome dell’importante scambio commerciale, tentò persino di chiedere aiuto ai suoi storici nemici, gli odiati Turchi; dall’altra, il 20 giugno 1509, decise di inviare suoi ambasciatori a Giulio II per comporre il contenzioso sulle terre di Romagna e metterlo in guardia contro le pretese espansionistiche di Luigi XII in Italia. Fu un’ambasceria fruttuosa, che alimentò i crescenti contrasti tra il Papa e il Re di Francia, che portarono, il 24 febbraio 1510, allo scioglimento della Lega di Cambrai e quindi all’inversione delle alleanze. La Spedizione di Chiasso Di fronte alle minacce di Luigi XII, Giulio II tolse la scomunica alla Serenissima maggio 2015 La Rivista - 45 e se la fece alleata contro il nuovo comune nemico. L’accordo prevedeva anche la restituzione dei territori pontifici occupati dai Veneziani. Il Re di Francia, d’intesa con l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo e il duca di Ferrara Alfonso I d’Este, rimasti ancora al suo fianco, cercò allora di combattere il Papa sul piano religioso. Per intimorirlo con la minaccia di uno scisma, il 10 agosto 1510, Luigi XII, fece riunire un sinodo di vescovi francesi a Tours, che, il 16 maggio 1511, avrebbero indetto a Milano un concilio, che si aprì poi, nel novembre di quell’anno, a Pisa, con la partecipazione di quattro cardinali e di diciotto vescovi e abati in larga maggioranza francesi. Si trattò, come fu ribattezzato con disprezzo dalla Chiesa di Roma, di un Conciliabolo itinerante in quanto, dopo Pisa, esso si riunì prima a Milano, poi ad Asti e infine a Lione. Papa Giulio II rispose lanciando la scomunica contro Luigi XII e tutti partecipanti a quel Conciliabolo. Accogliendo l’appello del Papa che, al grido di «fuori i barbari dall’Italia!», aveva lanciato la sua crociata contro i Francesi, nella Dieta di Lucerna del 31 luglio 1510, gli Svizzeri autorizzarono la partenza per l’Italia, sotto le rispettive insegne cantonali, dei 6.000 mercenari reclutati da Matteo Schiner (1465 circa-1522), che aveva ottenuto anche l’impegno di far dichiarare traditori della patria svizzera quanti di loro fossero andati al servizio di Luigi XII (DURRER Robert, Die Schweizergarde in Roma und Die Schweizer in Päpstlichen Diensten, Lucerna 1927, p. 52). Per evitare un primo impatto con quelle francesi, stazionanti nel Ticino, i Cantoni decisero, allora, di far marciare le loro truppe attraverso la strada del San Bernardo, la Savoia e il margraviato del Monferrato, da dove avrebbero poi raggiunto il teatro delle operazioni allora in corso in Romagna. Charles d’Amboise Signore di Chaumont (1473-1511), succeduto a Gian Giacomo Trivulzio come governatore di Milano, avvertito per tempo dalle sue spie, marciò allora su Torino per impedire il passo agli Svizzeri. I primi contingenti di mercenari, in attesa di ordini, restarono accampati nel luogo di raccolta di Martinach (Martigny). Nell’impossibilità di seguire il percorso stabilito, gli Svizzeri decisero di far marciare gli altri contingenti via Gottardo-Bellinzona fino a Ponte Tresa, dove misero in fuga gli occupanti francesi, e, in attesa dell’arrivo dei rinforzi, si accamparono poi presso Varese, dove, alla fine, superarono di molto le seimila unità previste dall’accordo con il Papa. Il Guicciardini parla di 6.000 46 - La Rivista maggio 2015 regolari e 4.000 volontari e altri storici parlano di un esercito tra i 6.000 e i 9.000 uomini. Cifre confermate dal fatto che la Confederazione avrebbe poi chiesto la paga per 6.000 regolari e 3.000 volontari. Intanto, i delegati cantonali, approfittando dell’occasione, facevano una forte pressione al rialzo su Matteo Schiner per ottenere dal Papa nuovi privilegi e favori. Il Vescovo principe di Sion non poteva, però, né promettere né assicurare i Cantoni, perché le sue stesse comunicazioni con Roma erano rese difficili dal conflitto. Un forte contingente francese provvedeva, intanto, alla distruzione dei mulini e delle riserve di derrate alimentari, per fare terra bruciata attorno agli Svizzeri accampati a Varese. Quando la fame cominciò a farsi sentire, i mercenari confederati, alla ricerca di una via di scampo, il 5 settembre 1510, si mossero da Varese e dopo diverse scaramucce, raggiunsero Chiasso, città che poi avrebbe dato il nome a tutta quella operazione militare, che fu, appunto, chiamata Spedizione di Chiasso, Chiasser Zug in tedesco (DURRER Robert, op. cit., p. 68) Matteo Schiner (1465-1522), principe-vescovo di Sion e poi cardinale. Scaffale Francesco Piccolo Momenti di trascurabile infelicità Alessandro Baricco La Sposa giovane (Feltrinelli pp. 183; € 17,00) Marurizio De Giovanni Il resto della settimana (Rizzoli pp. 300, € 17,00) (Einaudi pp. 143; € 13,00) Dopo Momenti di trascurabile felicità, Francesco Piccolo torna a raccontare l’allegria degli istanti di cui è fatta la vita, ma questa volta prova a prenderli dalla parte sbagliata. Setacciando le giornate fino a scoprire come ogni contrattempo, anche il più seccante, nasconda qualcosa di impagabile: una scintilla folgorante di divertimento e di vitalità. Che si tratti di condividere l’ombrello con qualcuno, strappandoselo di mano per gentilezza fino a ritrovarsi entrambi bagnati fradici. O di ammettere che non ci ricordiamo più niente di quello che abbiamo imparato a scuola, che le recite dei bambini sono una noia mortale, e che non amiamo i nostri figli nello stesso modo, semplicemente perché sono diversi. Per non parlare dell’obbligo morale di farsi la doccia appena si arriva ospiti da un amico, che se ne abbia voglia o meno - in fondo soltanto per rassicurare l’altro sul fatto che ci si lava. Oppure delle persone troppo cortesi che ti tengono aperto il portone, costringendoti ad affrettare il passo. Ciascuno sperimenta ogni giorno mille forme trascurabili (e non irrilevanti) di infelicità. Ma sorge il dubbio che sia “come i bastoncini dello shangai: se tirassi via la cosa che meno mi piace della persona che amo, se ne verrebbe via anche quella che mi piace di più”. Francesco Piccolo (1964) è scrittore e sceneggiatore. Per Einaudi ha pubblicato: La separazione del maschio (2008), Momenti di trascurabile felicità (2010) e Il desiderio di essere come tutti (2013), vincitore del Premio Strega 2014. Siamo all’inizio del secolo scorso. La promessa sposa è giovane, arriva da lontano, e la Famiglia la accoglie, quasi distrattamente, nella elegante residenza fuori città. Il Figlio non c’è, è lontano, a curare gli affari della prospera azienda tessile. Manda doni ingombranti. E la Sposa lo attende dentro le intatte e rituali abitudini della casa, soprattutto le ricche colazioni senza fine. C’è in queste ore diurne un’eccitazione, una gioia, un brio direttamente proporzionale all’ansia, allo spasimo delle ore notturne, che, così vuole la leggenda, sono quelle in cui, nel corso di più generazioni, uomini e donne della famiglia hanno continuato a morire. Il maggiordomo Modesto si aggira, esatto e cristallino come la sua lingua non verbale, a garantire i ritmi della comunità. Lo Zio agisce e delibera dietro il velo di un sonno che non lo abbandona neppure durante le partite di tennis. Il Padre, mite e fermo, scende in città tutti i giovedì. La Figlia combatte contro l’incubo della notte. La Madre vive nell’aura della sua bellezza mitologica. Tutto sembra convergere intorno all’attesa del Figlio. E in quell’attesa tutti i personaggi cercano di salvarsi. Un apologo surreale, un resoconto tra filosofico e libertino, una capricciosa, audacissima storia d’amore Alessandro Baricco. Nato a Torino nel 1958, si laurea in Filosofia con una tesi in Estetica. L’amore per la musica e per la letteratura ispireranno sin dagli inizi la sua attività di saggista e narratore e curatore di trasmissione culturali televisive. Il bar di Peppe è un minuscolo porto di mare nel ventre di Napoli. Uno di quei bar accoglienti e familiari, sempre uguali a se stessi, dove sfogliatelle e caffè sono una scusa per chiacchierare, sfogarsi, litigare e fare pace. Ma più di ogni altra cosa è il luogo ideale dove prepararsi all’Evento, quello che la domenica pomeriggio mette tutti d’accordo intorno a un’unica incontrollata passione. Alla cassa del bar c’è Deborah - rigorosamente con l’acca, ostentata come un titolo nobiliare, mentre Ciccillo, il tuttofare di origine asiatica, è ovunque perché non si ferma mai. A uno dei tavolini siede invece il Professore, attento osservatore dei sentimenti umani, che a un passo dalla pensione ha deciso di scrivere un libro facile facile, che sappia parlare a tutti. Già, ma quale argomento può raggiungere il cuore e l’anima della gente? La risposta è sotto i suoi occhi, nella trepida attesa dell’Evento. Il resto della settimana è un romanzo sudamericano: è gioia e nostalgia, la poesia di un sogno, la celebrazione di un gioco. È un diario dell’emozione che uomini e donne vivono giorno dopo giorno, e che calamita ricordi, ossessioni e amori. È come il caffè napoletano, una sintesi di gusto ed energia: ti colpisce forte e ti dà il coraggio per affrontare le avversità della vita, fuori dal bar. Maurizio de Giovanni nasce nel 1958 a Napoli, dove vive e lavora. Giallista affermato, è anche autore di racconti a tema calcistico sulla squadra della sua città, della quale è visceralmente tifoso, e di opere teatrali. maggio 2015 La Rivista - 47 Piegiorgio Odifreddi il 20 maggio a Zurigo Mercoledì, 20 Maggio 2015, alle ore 18 nell’ Aula KOL-F-118 dell’Università di Zurigo, (Rämistrasse 71), Piergiorgio Odifreddi terrà una conferenza dal titolo Il Diavolo e l’Acqua Santa Organizza l’Associazione Svizzera per i Rapporti culturali ed economici con l’Italia – ASRI. Entrata libera Piergiorgio Odifreddi (Cuneo 1950) è un matematico, logico e saggista italiano. I suoi scritti, oltre che di matematica, trattano di divulgazione scientifica, storia della scienza, filosofia, politica, religione, esegesi, filologia e di saggistica varia. Ha insegnato logica presso l’Università di Torino e dal 2001 al 2003 ha insegnato anche presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. È stato visiting professor presso la Cornell University, presso l’Università di Monash a Melbourne nel 1988, l’Accademia Sinica di Pechino nel 1992 e nel 1995, l’Università di Nanchino nel 1998, l’Università di Buenos Aires nel 2001 e l’Italian Academy della Columbia University nel 2006. Il suo principale campo di ricerca è stata la teoria della calcolabilità, branca della logica matematica che studia la classe delle funzioni in grado di essere calcolate in maniera automatica. Ha al suo attivo una produzione saggistica, su argomenti di vario genere che mira a mostrare la pervasività della scienza in generale, e della matematica in particolare, nella cultura umanistica: soprattutto nella letteratura, nella musica e nella pittura, ma anche nella filosofia e nella teologia. Il titolo della conferenza trae spunto dal libro “Caro Papa teologo, caro Matematico ateo” (Mondadori, 2013). (informazioni: www. asri.ch) Due conferenze sulla battaglia di Marignano al Landesmuseum Quest’anno ricorre il cinquecentenario della battaglia di Marignano (1515), episodio carico di conseguenze per la storia svizzera nonché per il Ducato di Milano e in generale per gli equilibri di potere nella penisola italiana. Il Landesmuseum Zürich dedica alla battaglia una bellissima mostra, in corso fino al 28 giugno 2015. In collaborazione con il Landesmuseum Zürich, l’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo invita a due conferenze (in lingua italiana): • Marino Viganò: “Da frontiera del ducato di Milano a limite della Confederazione: le terre “ticinesi” dal 1403 al 1521.” Mercoledì 20 maggio 2015 ore 18.30-20.00 • - Francesca Tasso: “Lusso e magnificenza alla corte sforzesca. Una panoramica delle opere conservate al Castello Sforzesco”. Mercoledì 3 giugno 2015 ore 18.30-20.00 Iscrizione e informazioni: [email protected]. Lun- ven 9.00-12.30: Tel. 058 466 66 00 13 Giugno Volkshaus Zurigo: Concerto Sacra Terra del Ticino La Pro Ticino compie 100 anni! Un traguardo ragguardevole se si pensa che in piena rivoluzione digitale la nostra associazione riesce a riunire membri e simpatizzanti in manifestazioni e incontri conviviali, sportivi e culturali. Per questo centenario la sezione di Zurigo, la più grande a livello nazionale e internazionale, propone, forse per l’ultima volta, la messa in scena del Concerto “Sacra Terra del Ticino”. Un’opera grandiosa, unica nel suo genere e che ancora oggi, chi ha avuto la fortuna di assistervi, ricorda con grande emozione. Un’opera importante firmata da nomi storici della cultura ticinese. Il testo è di Guido Calgari, autore, regista e professore di italiano al Politecnico di Zurigo. La musica è del Maestro Gian Battista Mantegazzi, una delle figure più importanti del mondo musicale ticinese e per un decennio 48 - La Rivista maggio 2015 direttore della Stadtmusik di Zurigo. Gli interpreti: Canterini di Lugano I Vus di Canöbia Banda di Canobbio ( nella foto ) Dirigente: Mo. Marco Piazzini Narratore: Roberto Bottinelli Ben 100 persone fra coristi e musicisti saranno sul palcoscenico del Volkshaus di Zurigo il 13 giugno 2015, alle ore 16.30, per questo concerto che in 5 parti, intercalati da un racconto con sola voce, vuole riaffermare i valori di libertà, pace e giustizia tra i popoli d’Europa. Il concerto già dalla sua prima esecuzione è sempre stato rappresentato in momenti storici del paese. Al suo esordio conobbe un successo travolgente all’Esposizione Nazionale di Zurigo nel 1939. L’Europa stava per vivere una delle sue più grandi tragedie: la seconda guerra mondiale. Guido Calgari colse con grande intuito e preoccupazione questo grave momento e scrisse 5 capitoli dedicati alla libertà, ai dolori, al lavoro, alle feste e alla Patria. Oggi la Svizzera, al centro di un’Europa impegnata in un lungo, ma continuo e progressivo cammino di cooperazione e integrazione, vive un controverso amor di patria, in bilico tra la volontà di partecipare al futuro del Continente e la paura di un avvenire nuovo. In questo contesto l’amor di patria del Ticino non potrà che essere quello di riassumersi il ruolo di ponte fra i popoli e le culture. I valori che propone la Sacra Terra del Ticino sono di grande attualità proprio perché sono costantemente rimessi in discussione per non dire minacciati. Info e prenotazioni biglietti (30.--): e-mail: [email protected] Tel. 079 6931661 Benchmark di Nico Tanzi L’informazione dall’Agenda Setting ai Barbari Ovvero: perché a volte ciò che pensiamo NON è ciò che pensiamo Che ruolo hanno i mass media nella costruzione della nostra identità e nella formazione del nostro modo di pensare? La domanda è banale, e la risposta semplice: un ruolo enorme – ma questo lo sappiamo bene da tempo. Basta pensare alla devastazione che una vita trascorsa in buona parte davanti al teleschermo ha provocato e continua a provocare in generazioni intere – fortunatamente un po’ meno qui da noi che altrove. Quello che però mi sembra degno di una riflessione più approfondita è un particolare aspetto di questa faccenda: il modo in cui noi acquisiamo le notizie sul mondo che ci circonda. Poco importa in questo senso qual è il mezzo che scegliamo (o meno) come fonte di informazione: stampa, radio, televisione, internet o social media che sia. Importano invece le loro scelte di fondo. Già negli anni Sessanta del secolo scorso, la teoria dell’«Agenda Setting» formulata da Bernard Cohen puntava il dito sulla questione. Non è, diceva in sostanza Cohen, che i giornali e la tv ci dicano cosa dobbiamo pensare. Però, hanno un potere enorme nel suggerire «intorno a che cosa» dobbiamo pensare. Per esempio, se il giornale che leggo tutti i giorni, o il mio sito di riferimento per le informazioni, dedica ampio spazio alla vita privata dei vip e al cosiddetto gossip ignorando un genocidio in corso in un Paese lontano o nel vicino Mediterraneo, e se anche al telegiornale ritrovo le stesse cose, a lungo andare sarò portato anch’io a dedicare la mia attenzione a quegli argomenti. Se i mass media pubblicano in bella evidenza tutte le notizie riferite agli «stranieri» quando esse hanno connotazioni negative (criminalità, non integrazione, abusi) ed ignorano sistematicamente l’altra faccia della medaglia (esperienze di convivenza fra culture, di integrazione) non c’e dubbio che, qualunque sia il mio punto di vista sulla questione, prima o poi comincerò a pensare che «gli stranieri sono un problema». Con tutto quello che ne consegue. Mi offre qualche spunto in più lo scrittore Alessandro Baricco, che in un bel saggio intitolato l barbari e apparso a puntate qualche tempo fa sul quotidiano Repubblica suggeriva un altro modo di interpretare il rapporto fra noi e i mass media. Pensate che i giornalisti raccontino quello che succede nel mondo? - chiede Baricco. Ma neanche per sogno. Il giornalismo contemporaneo possiede «un formidabile talento nel cristallizzare a realtà il friabile materiale che i fatti sprigionano entrando in connessione con altri fatti e con il pubblico». Un qualsiasi avvenimento, cioè, non possiede in sé dignità giornalistica. È degno di essere pubblicato quando «è in grado di generare una certa quantità di movimento nel tessuto mentale del pubblico». Una lontana guerra tribale non è una novità. Non stimola molto di più che un generico, rassegnato rincrescimento. A meno che - esempio - un furbo manager televisivo decida di trasmettere un «gala di beneficienza» per raccogliere aiuti ai profughi di quella guerra. Con il debito contorno di politici e starlette. Allora sì, che quella guerra ci toccherà davvero nel profondo del cuore. In questo - sostiene Baricco - «i media praticano una lettura del mondo che sposta il baricentro delle cose dalla loro origine alle loro conseguenze». l fatti in sé non esistono, se non come parte di un flusso. E finiscono per diventare tasselli di una concezione del mondo che passa sopra le nostre teste, ma che è difficile fare a meno di subire. Come sempre, ci sono delle eccezioni. Nella loro quasi totalità, e per ragioni sia storiche contingenti, i mass-media svizzeri (almeno quelli “storici”) fanno propria - per nostra fortuna - una concezione giornalistica decisamente più rispettosa del pubblico. E più vicina all’anglosassone «i fatti separati dalle opinioni». La gerarchia delle notizie, soprattutto nel giornalismo della televisione e radio pubbliche, non è dettata da esigenze estranee all’urgenza interna. E quindi in linea di massima chi vive a Zurigo, a Ginevra o in Ticino ha la possibilità di sapere non solo cosa accade a Berna, a Washington e a Roma, ma anche nel resto del mondo. Al giorno d’oggi, questo è un privilegio, forse è il caso di sottolinearlo. E forse dovrebbe tenerlo presente chi pensa che una qualsiasi offerta informativa gratuita su internet possa essere tutto ciò di cui si ha bisogno per esercitare il diritto di cittadinanza. maggio 2015 La Rivista - 49 Fino al 28 giugno a Palazzo Reale a Milano Arte lombarda dai Visconti agli Sforza di Augusto Orsi L a mostra richiama la grande mostra milanese di Roberto Longhi del 1958 nella chiave più pertinente e attuale: quella della centralità di Milano e della Lombardia, alle radici della cultura dell’Europa moderna. Prende in esame lo stesso periodo storico considerato dalla mostra del ’58, dunque i secoli dal primo Trecento al primo Cinquecento: tutta la signoria dei Visconti, poi degli Sforza, fino alla frattura costituita dall’arrivo dei francesi. Raccoglie i frutti di più di cinquant’anni di studi, che hanno toccato diversi settori storici e tecnici, e fatto registrare passi avanti molto significativi nelle conoscenze e anche nella conservazione, nel restauro e nella valorizzazione del patrimonio milanese e lombardo. “Oggi l’arte lombarda della fine del Medioevo e del Rinascimento - affermano i due curatori Mauro Natale e Serena Romano - appare come una realtà storica di grande rilievo internazionale, che estende le proprie diramazioni ai maggiori paesi europei”. Fortemente promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, coprodotta da Palazzo Reale e Skira Editore, a più di cinquant’anni dall’esposizione di Palazzo Reale, questa nuova splendida mostra propone una rilettura della storia artistica lombarda, riconoscendo nelle aperture e nelle relazioni con gli altri territori una parte sostanziale della sua identità. In mostra, circa trecento opere provenienti da importanti musei italiani e stranieri di grandissimi artisti che lavorarono a lungo per le dinastie dei Visconti e degli Sforza: Giovanni di Balduccio, il Maestro di Viboldone, Bonino da Campione, Giovanni da Milano, Giusto de’ Menabuoi, Giovannino de’ Grassi, Michelino da Besozzo, il Maestro Paroto, Bernardino Butinone, sino ai leonardeschi Boltraffio, de Predis e Zenale. Un’ampia e ricca selezione di dipinti, importanti documenti storici provenienti dagli archivi di stato, codici miniati, piante e monete antiche ci raccontano l’antica e sempre attuale vocazione internazionale di Milano dove, grazie all’azione illuminata di personaggi come Azzone Visconti e Ludovico Sforza, le maestranze locali poterono entrare in contatto con artisti del calibro di Giotto e Leonardo, cui saranno dedicate altre due eccezionali rassegne, 50 - La Rivista maggio 2015 Maestro Paroto, Madonna col Bambino Michelino da Besozzo, Madonna del roseto sempre nella sede espositiva di Palazzo Reale. È una mostra straordinaria - aperta sino al 28 giugno - che ci riporta alla Milano trecentesca e quattrocentesca al centro dell’Europa, magnifica anticipazione e cornice di EXPO 2015, dove Milano sarà al centro del mondo. Artista della Scuola Pavese, Madonna col bambino Orari: Lunedì: 14.30–19.30 Martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30-19.30 Giovedì e sabato: 9.30-22.30 Leonardo: a Milano 200 opere raccontano il suo genio S i tiene in occasione dell’Expo di Milano la più grande e importante esposizione dedicata a Leonardo mai realizzata in Italia. A Palazzo Reale è stata inaugurata nel giorno dell’anniversario della nascita dell’artista - nato a Vinci il 15 aprile 1452 – e resterà allestita fino al 19 luglio, “Leonardo 1452-1519”. L’esposizione raccoglie oltre 200 opere da un centinaio di musei e istituzioni da tutto il mondo, che hanno eccezionalmente prestato opere preziose delle loro collezioni, come i tre dipinti di Leonardo provenienti dal Louvre e i trenta disegni autografi della collezione di Sua Maestà la Regina Elisabetta II. Anche la Pinacoteca Ambrosiana, considerata la casa milanese di Leonardo, che presta il celebre Ritratto di Musico e ben trentotto disegni dal Codice Atlantico, è tra i principali protagonisti della mostra. La mostra, posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo che ha concesso in via eccezionale la garanzia di Stato e dal Comune di Milano - assessorato alla Cultura ed è ideata e prodotta da Palazzo Reale e Skira, nel quadro di una partnership che prosegue da oltre quindici anni. L’esposizione presenta una visione di Leonardo non mitografica, né retorica né celebrativa, ma trasversale su tutta l’opera del poliedrico personaggio, considerato come artista e scienziato attraverso alcuni temi centrali individuati dai curatori: il disegno, fondamentale nell’opera di Leonardo; il continuo paragone tra le arti: disegno, pittura, scultura; il confronto con l’antico; la novità assoluta dei moti dell’animo; il suo tendere verso progetti utopistici, veri e propri sogni, come poter volare o camminare sull’acqua per cui sarà allestita in mostra una apposita sezione; l’automazione meccanica e così via, temi che lo hanno reso un alfiere dell’unità del sapere, con l’intrecciarsi continuo nella sua opera di scienze e arti. La straordinaria mostra illustra, attraverso dodici sezioni, le tematiche centrali nella carriera artistica e scientifica di Leonardo, trasversali nella sua lunga estensione, venendo ad abbracciare non solo gli anni della sua formazione fiorentina, ma anche i due soggiorni milanesi, fino alla sua permanenza in Francia, sottolineando così alcune costanti della sua visione artistica e scientifica. Dal percorso espositivo risulta chiara anche la sua vocazione all’interdisciplinarietà e al continuo intrecciarsi di interessi, attraverso l’approccio analogico allo studio dei fenomeni e alla loro rappresentazione grafica, riassunti e culminanti nei suoi dipinti più tardi. La sequenza del percorso espositivo presenta nelle varie sezioni opere autografe di Leonardo – dipinti, disegni e manoscritti –, introdotte dalle opere dei suoi predecessori – pittori, scultori, tecnici, teorici – che possano contestualizzare il contributo di Leonardo nella storia dell’arte, della scienza e della tecnica e offrire nel contempo una visione della figura di Leonardo artista e scienziato del suo tempo, senza concessioni alla mitografia e alla banalizzazione. Due sezioni finali, tuttavia, mostrano anche l’influenza di Leonardo pittore e teorico dell’arte in età moderna e la formazione del suo mito, incentrato sulla Gioconda. Leonardo da Vinci, studi di carri d’assalto falconati maggio 2015 La Rivista - 51 Alle Scuderie del Quirinale fino al 21 giugno 2015 Matisse. Arabesque “La preziosità o gli arabeschi non sovraccaricano mai i miei disegni, perché quei preziosismi e quegli arabeschi fanno parte della mia orchestrazione del quadro.” L a révélation m’est venue d’Orient scriveva Henri Matisse nel 1947 al critico Gaston Diehl: una rivelazione che non fu uno shock improvviso ma - come testimoniano i suoi quadri e disegni -viene piuttosto da una crescente frequentazione dell’Oriente e si sviluppa nell’arco di viaggi, incontri e visite a mostre ed esposizioni. Proposta dalle Scuderie del Quirinale, la mostra propone oltre cento opere di Matisse con alcuni capolavori assoluti - per la prima volta in Italia - dai maggiori musei del mondo: Tate, MET, MoMa, Puškin, Ermitage, Pompidou, Orangerie, Philadelphia, Washington solo per citarne alcuni. Matisse. Arabesque, vuole restituire un’idea delle suggestioni che l’Oriente ebbe nella pittura di Matisse: un Oriente che, con i suoi artifici, i suoi arabeschi, i suoi colori, “suggerisce uno spazio più vasto, un vero spazio plastico” e offre un nuovo respiro alle sue composizioni, liberandolo dalle costrizioni formali, dalla necessità della prospettiva e della somiglianza per aprire a uno spazio fatto di colori vibranti, a una nuova idea di arte decorativa fondata sull’idea di superficie pura. Non era destinato alla pittura Henri Matisse non era destinato alla pittura, “Sono figlio di un commerciante di sementi, al quale avrei dovuto succedere nella gestione del negozio”, cerca di intraprendere la carriera di avvocato prima di diventare un artista. Sarà la sua salute a cambiare il corso della storia. Lavorava come assistente in uno studio legale di Saint-Quentin, quando nel 1890 una grave appendicite lo costringe a letto per quasi un anno. Comincia a dedicarsi alla pittura e dal 1893 frequenta l’atelier del pittore simbolista Gustave Moreau insieme con l’amico Albert Marquet. Si iscrive ufficialmente all’École des Beaux Arts nel 1895, dove insegnano molti Orientalisti. In quegli anni vedrà molto Oriente: visita la vasta collezione islamica del Louvre in esposizione permanente e le diverse mostre che, nel 1893-1894 e soprattutto nel 1903, vennero dedicate all’arte islamica al Musée des 52 - La Rivista maggio 2015 Edera in fiore, 1941 Olio su tela, cm 72,4 x 92,7 Torino, Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli ©Succession H. Matisse by SIAE 2015 Image: ©Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli Arts Decoratifs di Parigi. E poi, all’Esposizione mondiale del 1900, scopre i paesi musulmani nei padiglioni dedicati a Turchia, Persia, Marocco, Tunisia, Algeria ed Egitto. Matisse frequenta anche le gallerie dell’avanguardia, come quella di Ambroise Vollard, dal quale acquista nel 1899 un disegno di Van Gogh, un busto in gesso di Rodin, un quadro di Gauguin e uno di Cézanne, che influenzerà moltissimo l’opera di Matisse. Viaggia in Algeria (1906), ne riporta ceramiche e tappeti da preghiera che nel disegno e nei colori riempiranno le sue tele da li in poi, in Italia (1907) visita Firenze, Arezzo, Siena e Padova “quando vedo gli affreschi di Giotto non mi preoccupo di sapere quale scena di Cristo ho sotto gli occhi ma percepisco il sentimento contenuto nelle linee, nella composizione, nei colori”. Il tailleur de lumière La visita alla grande “Esposizione di arte maomettana” a Monaco di Baviera nel 1910 – la prima mostra di arte mussulmana che influenzerà una generazione di artisti, da Kandinsky a Le Corbusier – sarà il vero spunto per un tipo di decorazione di impianto compositivo assai lontano dalle sue tradizioni occidentali. È a Mosca nell’autunno 1911 per curare l’installazione in casa Schukin di La danza e La musica. Nel 1912 torna in Africa, stavolta la meta è il Marocco, Tangeri la bianca. Ecco che il tailleur de lumière, come lo battezza non a caso il genero Georges Duthuit, è sorpreso da una luce dolce e da una natura lussureggiante che andranno ad accentuare la sua cadenza armonica, musicale: “un tono non è che un colore, due toni sono un accordo”. Rifano in piedi (o Marocchino in verde), 1912 Olio su tela, cm 146 x 97,7 San Pietroburgo, The State Hermitage Museum ©Succession H. Matisse by SIAE 2015 Image: © State Hermitage Museum Ritratto di Yvonne Landsberg, 1914 Olio su tela, cm 147,3 x 97,5 Philadelphia Museum of Art. The Louise and Walter Arensberg Collection, 1950 © Philadelphia Museum of Art © Inter IKEA Systems B.V. 2015 Matisse si lascia alle spalle le destrutturazioni e le deformazioni proprie dell’avanguardia, più interessato ad associazioni con modelli di arte barbarica. Il motivo della decorazione diventa per l’artista la ragione prima di una radicale indagine sulla pittura. È dai motivi intrecciati delle civiltà antiche che Matisse coglie i principi di rappresentazione di uno spazio diverso che gli consente di “uscire dalla pittura intimistica” di tradizione ottocentesca. Il Marocco, l’Oriente, l’Africa e la Russia, nella loro essenza più spirituale e più lontana dalla dimensione semplicemente decorativa, indicheranno a Matisse nuovi schemi compositivi. Arabeschi, disegni geometrici e orditi, presenti nel mondo Ottomano, nell’arte bizantina, nel mondo ortodosso e nei Primitivi studiati al Louvre; tutti elementi interpretati da Matisse con straordinaria modernità in un linguaggio che, incurante dell’esattezza delle forme naturali, sfiora il sublime. La mostra, attraverso il rimando a oggetti delle ricche e fastose culture figurative citate, a ibridazioni e a commistioni di generi e stili, intende far rivivere il lusso e la delicatezza di mondi antichi, esaltati dallo sguardo visionario, profondo e straordinariamente contemporaneo di un artista geniale e grandioso come Matisse. Voglia di aria aperta. Visita il sito IKEA.ch e scopri tante novità per iniziare l’estate alla grande! maggio 2015 La Rivista - 53 Garrone, Moretti e Sorrentino: insieme a Cannes per il cinema italiano “Siamo felici e orgogliosi di rappresentare l’Italia in concorso al prossimo Festival di Cannes. Siamo consapevoli che è una grande occasione per noi e per tutto il cinema italiano. I nostri film, ognuno a suo modo, cercano di avere uno sguardo personale sulla realtà e sul cinema; ci auguriamo che la nostra presenza a Cannes possa essere uno stimolo per tanti altri registi italiani che cercano strade meno ovvie e convenzionali”. Parole di Matteo Garrone, Nanni Moretti e Paolo Sorrentino. I tre registi italiani sono in concorso a Cannes (dal 13 al 24 maggio) ed è da sottolineare che non accadeva da vent’anni che tre titoli italiani corressero per la Palma d’oro. Dopo Gomorra e Reality (entrambi vincitori del Grand Prix), Matteo Garrone torna in concorso al 68esimo Festival di Cannes con il suo nuovo film, Il racconto dei racconti (Tale of tales), in uscita nelle sale italiane il 14 maggio, distribuito da 01 Distribution. I re e le regine, i principi e le principesse, i boschi e i castelli di tre regni vicini e senza tempo; e poi orchi, animali straordinari, draghi, streghe, vecchie lavandaie e artisti di circo: sono i protagonisti di tre storie liberamente ispirate ad altrettante fiabe de Il racconto dei racconti di Giambattista Basile, geniale autore napoletano del XVII secolo la cui opera è universalmente riconosciuta come antesignana di tutta la letteratura fiabesca dei secoli successivi. Ambientato in diverse regioni d’Italia, tra paesaggi misteriosi e luoghi tuttora segreti, il film – girato in inglese – si avvale di un cast internazionale: Salma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones e John C. Reilly, con Shirley Henderson, Hayley Carmichael, Bebe Cave, Stacy Martin, Christian Lees, Honah Lees, Guillaume Delaunay, con la partecipazione di Alba Rohrwacher e Massimo Ceccherini. “Ho scelto di avvicinarmi al mondo di Basile – spiega Garrone – perché ho ritrovato nelle sue fiabe quella commistione fra reale e fantastico che ha sempre caratterizzato la mia ricerca artistica. Le storie raccontate ne ‘Il racconto dei racconti’ descrivono un mondo in cui 54 - La Rivista maggio 2015 sono riassunti gli opposti della vita: l’ordinario e lo straordinario, il magico e il quotidiano, il regale e lo scurrile, il terribile e il soave”. Paolo Sorrentino è, invece, in concorso al Festival di Cannes 2015 con Youth - La Giovinezza. Dopo l’Oscar per La Grande Bellezza, Sorrentino è tornato alla regia dirigendo Michael Caine, Harvey Keitel, il premio Oscar Rachel Weisz, Paul Dano e Jane Fonda. Ma cosa c’è al centro del film? In un elegante albergo ai piedi delle Alpi (il filmn è girato nei Grigioni e conta anche su una piccola co-produzione della televisione svizzera) Fred e Mick, due vecchi amici alla soglia degli ottant’anni, trascorrono insieme una vacanza primaverile. Fred è un compositore e direttore d’orchestra in pensione, Mick un regista ancora in attività. Sanno che il loro futuro si va velocemente esaurendo e decidono di affrontarlo insieme. Guardano con curiosità e tenerezza alla vita confusa dei propri figli, all’entusiasmo dei giovani collaboratori di Mick, agli altri ospiti dell’albergo, a quanti sembrano poter disporre di un tempo che a loro non è dato. E mentre Mick si affanna nel tentativo di concludere la sceneggiatura di quello che pensa sarà il suo ultimo e più significativo film, Fred, che da tempo ha rinunciato alla musica, non intende assolutamente tornare sui propri passi. Ma c’è chi vuole a tutti i costi vederlo dirigere ancora una volta e ascoltare le sue composizioni. Nanni Moretti - dopo il successo di Habemus Papam - in Mia Madre dirige, invece Margherita Buy, John Turturro, Giulia Lazzarini, Beatrice Mancini. Il film vede protagonista Margherita una regista di successo in crisi creativa che deve affrontare alcune difficoltà anche nella vita privata, la malattia della madre e un rapporto che sta finendo. Accanto a lei il fratello interpretato dallo stesso Moretti. Oltre al trio Garrone-Moretti-Sorrentino, nella sezione Un Certain Regard troviamo Louisiana the other side del giovane regista marchigiano Roberto Minervini, un docu-film che racconta impressioni dell’altra America, quella dell’esclusione, della droga e dell’alcool. Sequenze di Jean de la Mulière Pepe Mujica - Die Water el presidente Abhandene Diviner di Heidi Specogna di Rusell Crowe Welt di Margarethe von Trotta Pepe Mujica è diventato famoso come il “presidente più povero del mondo”. L’ex guerrigliero e coltivatore di fiori viene attualmente ancora considerato uno degli uomini politici più carismatici dell’America Latina. Giovani e anziani credono in lui per via del suo umile stile di vita e dei suoi metodi non convenzionali, laddove solitamente ci si adegua nel seguire il protocollo politico. La sua lungimiranza politica, tra cui la sensazionale regolamentazione del mercato della marijuana, hanno creato interesse su scala internazionale. Con il suo nuovo film, la documentarista svizzera che vive a Berlino Heidi Specogna ci riporta ancora una volta nei meandri di una storia straordinaria attorno ad un personaggio assolutamente fuori dal comune. Otto anni dopo Tupamaros, documentario dedicato al famoso movimento di resistenza uruguayano che durante la dittatura militare sfidò il regime fino a riuscire incredibilmente a ritrovare la strada verso la legalità ed entrare ufficialmente in Parlamento, Heidi Specogna torna ad indagare le inquietudini di Pepe Mujica, leader dello stesso gruppo che dal 2010 e fino allo scorso 1° marzo è stato presidente dell’Uruguay. Con questo nuovo documentario, Heidi Specogna sembra voler verificare la frase emblematica che Pepe Mujica pronuncia in Tupamaros: “non ho tradito il giovane sognatore che è in me”. Senza propinarci un ritratto semplicistico tinto di “buonismo” del presidente dell’Uruguay, Heidi Specogna cerca al contrario, con quell’intensità ed empatia che caratterizza i suoi film, di metterlo alle strette per capire veramente da dove sgorga la sua forza. Sophie (Katja Riemann), cantante jazz, riceve una telefonata urgente dal padre, Paul Krombach. Le vuole mostrare una foto sul sito di un giornale americano – la foto di una donna che ha una straordinaria e inspiegabile somiglianza con sua moglie, la madre di Sophie morta da poco. Paul chiede alla figlia di rintracciare la donna della foto – Catarina Fabiani (Barbara Sukowa), una celebre cantante d’opera. Nonostante i dubbi, per compiacere il padre, Sophie accetta con riluttanza. In volo per New York, non potrebbe mai immaginare le rivelazioni che la attendono – su sua madre, suo padre, su sé stessa. Portare sul grande schermo la propria vita o parte di essa non deve essere semplice, poiché significa “spogliarsi” davanti agli occhi di moltissimi spettatori di turno. Raccontare storie personali e frammenti di esse significa mettersi a nudo, quasi fosse una confessione pubblica. Questi racconti per immagini e parole possono rivelare segreti, verità o clamorose scoperte, taciute e nascoste per moltissimi anni prima di venire a galla con al seguito tutto il loro carico psicologicamente devastante. Per la sua ultima fatica dietro la macchina da presa, presentata in anteprima alla 65esima Berlinale, Margarethe von Trotta ha deciso di attingere proprio dal suo passato, in particolare da una scoperta che, come un fulmine a ciel sereno, si è abbattuta sulla sua vita, stravolgendola. Una volta romanzata con le modifiche del caso, questa è diventata la tela drammaturgica sulla quale la regista tedesca ha disegnato il plot e i personaggi che lo animano, declinati ancora una volta al femminile. Australia, 1919. La moglie dell’agricoltore rabdomante Joshua Connor (Russell Crowe) si toglie la vita, non avendo mai elaborato il lutto per la perdita dei suoi tre figli, uccisi nella battaglia di Gallipoli durante la I Guerra Mondiale. Sentendosi in colpa per non essere mai andato a cercarne i corpi, come sua moglie chiedeva, Joshua parte per la Turchia. Qui conoscerà Ayshe (Olga Kurylenko), bella albergatrice con marito morto al fronte, e Hasan, eroe di guerra turco, indiretto responsabile della morte dei suoi figli. Ma cosa conta davvero quando la guerra è finita? Bisogna ammettere che per la sua prima regia con The Water Diviner, Russell Crowe ha lastricato un terreno di buone intenzioni. Ispirato a una storia vera (ampiamente romanzata), il racconto esplora il periodo del primo dopoguerra, con una prospettiva di coraggiosa tolleranza, anche di fronte al dolore più lancinante. La ricostruzione d’ambiente incuriosisce, e alcune sequenze, come il flashback con la lunga agonia dei tre figli sul campo di battaglia, non si dimenticano, conducendo i giovani attori verso l’intensità viscerale del Crowe attore. In generale la star si impegna per confezionare il film sulla scia del cinema che ama e di solito interpreta: ampio respiro, dilemmi morali classici, grandi lutti, viaggi, avventura, epos. Buone intenzioni e una buona dose di ingenuità, compensata(o forse evidenziata) dalla volontà di lasciare un messaggio comunque positivo: l’orrore delle guerre può essere mitigato dalla comprensione e solidarietà anche tra parti avverse, e che la forza del perdono e dell’amore può permettere di andare avanti a chi è rimasto. maggio 2015 La Rivista - 55 Intervista con Mario Biondi “Cerco di essere coerente con me stesso” di Luca D’Alessandro Il 31 maggio prossimo, sul palco del Kaufleuten di Zurigo, sarà l’ora di Mario Biondi. Il concerto è previsto nell’ambito del tour di presentazione del suo 8° disco Beyond, “che va oltre a quello che ho fatto finora”, spiega l’artista stesso in un’intervista esclusiva concessa a La Rivista. Beyond s’intitola il tuo prossimo disco, che dal 5 maggio sarà disponibile nei negozi di dischi. Insieme ai miei collaboratori ho cercato di rilevare la mia crescita personale, di guardare oltre. E poi è un nuovo inizio ... ... verso nuove collaborazioni? Non si tratta di nuove collaborazioni nel senso stretto. Ho scritto dei brani con altri personaggi, quello sì. Ad esempio con la cantante statunitense Dee Dee Bridgewater, con Bluey Maunick degli Incognito, con il cantante britannico Allan Clarke, e con il trombettista e cantante tedesco Jeff Cascaro. Sto lavorando con un team di scrittori nuovi che mi sono stati proposti dalla Sony, l’etichetta con la quale sto lavorando attualmente ... ... che non da sempre è la tua etichetta madre. Uno dei tuoi album precdenti, Handful Of Soul, è stato pubblicato presso la Schema. Con la Schema mi trovo in un rapporto difficile riguardante l’album Change Of Scenes, un disco che contiene dei miei provini e che è stato prodotto a mia insaputa. Voglio evitare di andare oltre con le mie affermazioni, visto che la questione è già nei tribunali. Torniamo quindi a Handful Of Soul, disco con il quale hai raggiunto popolarità. È stato un disco che ha portato bene. Anzi, è stato il brano This Is What You Are a dare vita a Handful Of Soul. Insieme alla Schema avevo provato a fare un mix su vinile per sperimentare un po’. La BBC ha preso nota di questo e di conseguenza ha voluto produrre un disco con me. Infine, è stata poi la Schema a dire no. “Se è così interessante lo 56 - La Rivista maggio 2015 facciamo noi.” In Italia bisogna imbeccare la gente, scoprire se una cosa può essere interessante o meno. Da lì poi si spende e si investe. I talent show, ad esempio, vivono di questo principio. I nuovi talenti imbeccano per vedere se c’è riscontro. Karima Ammar, ad esempio, è una di quelle cantanti fortunate. Ha avuto l’occasione di salire sul palco con te. Edoardo Bennato, in un’intervista concessa recentemente a La Rivista, ha dichiarato che un esordiente, senza un talent show, incontra difficoltà nell’andare avanti. Condividi questa sua affermazione? Quindi il tuo non è un rifiuto totale riguardo ai talent show. Il talent show è sicuramente una buona sala prove, non solo per i giovani ma anche per quelli un po’ più grandicelli. Bisogna però che dopo quella sala prove lì, ci sia un proseguimento. Se questi debuttanti vincono e nessuno da loro un po’ di spazio, è un peccato. Ce ne sono poi altri giovani bravissimi, che potrei menzionarti, che sono usciti dai talent. Un talent è sicuramente un buon trampolino. Se a vent’anni mi avessero dato l’opportunità di partecipare a un talent show, avrei detto sicuramente di sì. Sarebbe stato un modo buono per mettermi alla prova. Quindi, è una buonissima cosa. C’è bisogno poi di gente che si prenda cura di questi talenti, tutto qui. Manca la figura del talent scout. A volte lo faccio io: dopo aver seguito un talent show, mi porto dietro qualche artista, provando a fare delle a un certo tipo di canto e di scrittura che forse, per certi versi, mi appartiene molto di più. quel genere lì, e io cerco di rappresentarlo in alcune vesti. Sono rari i cantanti maschili nella musica jazz. Si tratta di una disciplina prevalentemente femminile. Quindi, Mario Biondi, è una vera e propria esclusività in quel campo. Nel corso degli anni ti sei costruito un’identità di alta qualità, che si rispecchia nel marchio Mario Biondi. Guardandoti alle spalle, hai l’impressione che la costruzione di questo marchio sia stata un’operazione facile? (ride) Chi si loda si imbroda. Non vorrei raccomandarmi a nessuno. Cerco sempre di essere coerente con me stesso. Amo quello che faccio e crescere giorno per giorno. Beyond, ad esempio, simboleggia questa crescita: di guardare oltre e di affinare sempre di più le mie potenzialità. Potenzialità che crescono, tra l’altro, anche con lo scambio di informazioni e know-how con strumentisti. Il pianista abruzzese Paolo Di Sabatino, che a febbraio ci ha concesso un’intervista ... ... ah, il grande Paolino! ... ci ha parlato del brano Black Shop che aveva proposto per il tuo secondo album If. Era fierissimo di aver potuto contribuire a questo tuo album. Posso fare altrimenti. Paolo, a parte essere un artista molto bravo, è una persona splendida. Sono io orgoglioso di avere inserito quel brano lì. È uno dei pochi brani su If che non ho scritto io. Ma è un brano che ancora oggi faccio dal vivo e che mi piace moltissimo, dato che ha una bellissima espressione. Paolo ha scritto una bellissima armonia e melodia su quel brano. Un altro personaggio di tuo riferimento è il compositore e pianista statunitense Burt Bacharach. cose. Ma ovviamente io sono solo un cantante; in prima linea mi occupo di quello. In un secondo piano, nel mio piccolo, provo a dare una mano, ma non riesco a fare grandi passi. Come cantante ti sei fatto un nome utilizzando l’inglese in combinazione con un genere poco praticato in Italia: il soul. Dopo Handful Of Soul ho cominciato a lavorare, grazie al supporto di Renato Zero, al mio secondo disco che si chiama If, che - fra parentesi - ha superato quasi due volte le vendite del mio primo disco. Un disco che ho curato e arrangiato io, e scritto per il novanta per cento. Quel disco ha aperto un po’ di più Mario Biondi timbrato soulman. Quello di prima invece aveva piuttosto sfaccettature jazz. If è stato l’apertura Quello sarà riferimento per tutto il mondo. Dalla fine degli anni Cinquanta fino ad oggi ha sfornato una meraviglia dopo l’altra. Averlo conosciuto è stato meraviglioso. Ultimamente, ho letto il suo libro, e mi sono divertito molto. Un mattacchione, se vogliamo definirlo così; un uomo molto legato alla figura femminile, che suonava anche con Marlene Dietrich. Ha fatto delle cose pazzesche nel dopoguerra. La domanda d’obbligo ovviamente non possiamo farla mancare neanche in quest’intervista: Mario Biondi viene spesso paragonato a Barry White. C’è molta gente che ti vede come successore di quel cantante famoso, oramai scomparso da più di un decennio. Mi lusinga essere paragonato ad un grande artista come Barry. Mi dispiaccio più per Barry White, perché ha fatto delle cose meravigliose, che sono imparagonabili. È un peccato sentirsi nominare come “succedaneo di” ... io non voglio essere successore di nessuno. Apprezzo Barry White, a cui ogni tanto dedico qualche tributo. So che chi mi ascolta, amava Non ti so dire. Cerco sempre più di tornare a essere artista. Il music business e i discografici non sempre onesti mi fanno impazzire. Per fortuna, piano piano, con gli anni sto riuscendo a migliorare le mie frequentazioni e ad avere attorno a me delle persone efficaci, oneste e sane. Altrimenti, va a finire che smetti di fare il cantante per fare l’avvocato, o il manager, poi ti avveleni il fegato per della gente assurda. Io non voglio questo. Il lavoro è una di quelle cose che sto cercando sempre di più di salvaguardare e di migliorare. Il tuo non è tanto lavoro, ma una vocazione? Assolutamente sì. La mia professione è fare il musicista e il cantante. Non saprei fare altro, principalmente. Poi adoro la musica, l’emozione che mi dà, la gioia nello scrivere una canzone e produrla, suonarla insieme a dei musicisti. Insomma: un’emozione di condivisione bellissima, e io voglio vivere di quello. Una condivisione che sfociò in quaranta elementi. Sì, nell’ambito del mio 40° anno. Ho messo insieme quaranta elementi d’orchestra per festeggiare questi miei anni. Quaranta elementi, che probabilmente non vedremo sul palco il 31 maggio prossimo a Zurigo? Penso proprio di no (ride). A Zurigo verrò con una formazione più piccola, con la quale ho prodotto Beyond. Mario Biondi - Beyond Tour Kaufleuten Zürich 31.05.2015, ore 20 www.allblues.ch Vinci un biglietto per il concerto In collaborazione con la AllBlues Konzert AG, La Rivista lancia un concorso con il quale i lettori possono vincere 2x2 ingressi gratuiti per il concerto di Mario Biondi del 31.05.2015 al Kaufleuten di Zurigo. Partecipare è facile: basta inviare entro il 20 maggio prossimo una e-mail indicando il vostro nome, cognome e recapito e-mail e il titolo del nuovo disco di Mario Biondi a: [email protected]. I vincitori saranno sorteggiati a sorte e informati personalmente tramite e-mail. maggio 2015 La Rivista - 57 Filippo Neviani: in arte Nek «Sono l’uomo più felice del mondo» Intervista e foto: Salvatore Pinto I n seguito alla sua presenza al sessantacinquesimo Festival della Canzone Italiana svolto a febbraio al Teatro Ariston di Sanremo, Filippo Neviani, meglio conosciuto come Nek, lancia il suo dodicesimo album in studio intitolato Prima di parlare. Il disco è stato anticipato dal singolo Fatti avanti amore; brano con cui Nek a Sanremo si è piazzato il secondo posto. Nek, ti sei ripreso dalla kermesse sanremese? Ma sì, certamente. Ci sono state diverse polemiche riguardo alla vittoria del trio canoro Il Volo. Si può dire che sei tu il vincitore morale del festival? I giornalisti ti avranno visto fare il broncio durante l’ultima conferenza stampa. Ero lì di persona e devo confessare di aver avuto quest’impressione. Credimi: essere sul palco insieme agli altri due finalisti, e sentire pronunciare il proprio nome contro uno di loro, ti dispiace. Ma poi finisce lì. Va bene così. Voglio ricordare a tutti quelli che leggeranno l’intervista: siamo andati in conferenza stampa alle due del mattino. Non ho fatto il broncio, ero piuttosto un po’ stanchetto. Anzi, sono l’uomo più felice del mondo. Il brano Fatti Avanti Amore, si dice, lo hai dedicato a tua moglie. In sala stampa del festival i giornalisti erano a tuo favore. No, non è così. Sarà inclusa anche lei. In ogni modo, il brano fa riferimento alla predisposizione umana di amare. Possiamo metterci chiunque. Non è stato creato apposta per qualcuno. Anche se qualche giornalista avrà affermato tutt’altra cosa e adesso ci ritroviamo dinanzi ad un equivoco. Con tutto il rispetto per gli altri artisti ... Come mai questa tua presenza a Sanremo dopo diciott’anni? Beh, sei tu a dirlo! (ride) Addirittura? ... assolutamente. Intanto mi fanno piacere questi complimenti, e sono sempre contento di poter competere con gli altri. Come Il Volo, anch’io sono andato al festival per presentarmi e per mettermi in gioco. Mi riempie di gioia sentire che la canzone non è solo piaciuta a me. C’è invece qualcosa che non hai gradito? Nulla. Era tutto così come doveva essere. Anzi, quello che mi è piaciuto, era il clima in sala stampa. L’ho detto alla maggior parte dei tuoi colleghi: prima di arrivare al Festival la stampa non era tenera nei miei confronti. Era piuttosto titubante. Grazie a Sanremo c’è stata un’inversione di marcia. Sono molto felice di questo. Veramente è tutto a posto? L’unica cosa che forse ho gradito un po’ meno era l’estrapolazione di qualche mia parola nei confronti de Il Volo. In che senso? Delle dichiarazioni che non ho mai fatto e che sollevano delle polemiche inutili. 58 - La Rivista maggio 2015 Sai, ho intrapreso varie vie, e fino adesso non ho avuto motivo di presentarmi al Festival. Forse perché ero in viaggio altrove, oppure avevo pronte delle canzoni che non sono adatte per il festival. Sono delle scelte di base che uno fa in un determinato momento, e che non per forza devono prevedere una partecipazione sul palco dell’Ariston. E magari una scelta di questo tipo dipende anche dal tuo management. No, guarda, se vado a Sanremo, è per mia scelta. Perché alla fine sul palco ci vado io. Magari mi consigliano i miei collaboratori, dando un aiuto nella presa della decisione migliore. È vero che i brani del tuo ultimo disco Prima di Parlare li hai arrangiati e suonati tutti tu? Sì, la maggior parte delle canzoni le ho prodotte io. Già nel mio disco precedente mi ero divertito a cantarmele e suonarmele. Sei un polistrumentista. Volendo, sì. Prima di Parlare è uscito il tre marzo scorso, una settimana prima del previsto. La gente lo attendeva con ansia. Forse. È un album che mi riguarda un po’ più da vicino. È molto più autobiografico rispetto ad altri miei dischi. E la mia musica sarà sempre più me, perché io vivo la mia vita e la riverso sui miei dischi. Molti musicisti fanno fatica a vendere, perché le case discografiche non investono più. Come li vivi tu questi momenti di crisi? Il disco fisico sta morendo lentamente. I download illegali sono quelli che proliferano. Purtroppo è un processo che si è innescato tanti anni fa e che la categoria dei cantanti e gli addetti ai lavori non hanno saputo gestire. Insomma: abbiamo creato un mostro. Noi autori e produttori ci prendiamo la colpa per quel che riguarda la nostra parte. Dall’altra, anche da parte del consumatore ci dovrebbe essere una certa coscienza, in modo che la pirateria non venga alimentata ulteriormente. La vita da musicista è tuttora problematica? Non è facile. Il concerto rimane l’unico momento non clonabile. Quindi, è molto importante visto che ti garantisce l’esistenza in un certo modo. Guardando avanti, che cosa ti porterà il futuro? Mi auguro di poter portare questo mio nuovo disco in concerto e di vivere delle soddisfazioni giuste. D’altra parte, quando faccio un disco, lo consegno direttamente alla gente. Quindi, se piace al pubblico, sono molto contento. Ha collaborato Luca D’Alessandro Diapason di Luca D’Alessandro Giovanni Guidi Gianluca Grignani This Is The Day A Volte Esagero (ECM) (Sony) Presso la prestigiosa etichetta di Manfred Eicher, a quattro anni di distanza dall’esordio, con City Of Broken Dreams, il pianista perugino Giovanni Guidi lancia il suo secondo album in formazione con il suo favoloso trio composto da Thomas Morgan al basso e João Lobo alla batteria. This Is The Day s’intitola il disco che contiene non solo opere provenienti dalla penna del leader stesso, ma anche degli standard ben noti presso il grande pubblico. Ricordiamo ad esempio I’m Through With Love del noto sassofonista jazz Joseph Anthony “Fud“ Livingston, oppure Quizás, quizás, quizás di Osvaldo Farrés. E poi Baiiia, pezzo energico proposto da sideman João Lobo, che in questo disco fa il sideman solo per definizione. Il trio di Guidi, insomma, si compone di musicisti equivalenti e di alto valore artistico. “Con questo disco ho ricominciato a frequentare la mia strada”, spiega Gianluca Grignani in un’intervista rilasciata a un celebre blog musicale italiano, facendo riferimento al forte accento autobiografico di questo suo album intitolato A Volte Esagero, elaborato nell’arco di due anni e rilasciato nella sua versione originale lo scorso settembre. Nel frattempo, e in concomitanza con la partecipazione al Festival di Sanremo 2015, Grignani ha rivisto questa prima edizione, presentando una riedizione dell’album, contenente quattro ulteriori brani, tra gli altri Sogni Infranti, un omaggio ai cantautori italiani come De André, De Gregori, Paoli e Tenco e presentato al festival, e Fuori dai Guai in duetto con il rapper milanese Emis Killa. Irene Grandi Nina Zilli Al festival della canzone italiana di Sanremo la cantante toscana ha presentato la ballata Un vento senza nome come anticipazione all’omonimo disco. L’esibizione è avvenuta dopo cinque anni di assenza dall’Ariston, e dimostra un’ulteriore maturità artistica di una cantante convincente di natura. Di fatti, Un vento senza nome, deriva dalla penna di Irene Grandi, e da prova di nuove ambizioni; quelle di non voler più dipendere da altri produttori, anzi: di determinare il destino con artisti di propria scelta. L’integrazione di Stefano Bollani al pianoforte, senza dubbio, può essere considerato una scelta di prestigio per Grandi, anche se non è la prima collaborazione tra i due. Con Sola Nina Zilli al Festival della Canzone italiana ha anticipato quest’album Frasi & Fumo, che in sostanza parla di amore e di tutte le difficoltà che esso comporta. “La solitudine”, spiega Zilli, “volenti o nolenti ci tocca… la vita è un po’ come una pentatonica, a un certo punto arriva sempre la notina blu, però serve anche tanto a noi stessi per capirci meglio e capire chi siamo, cosa vogliamo fare e dove vogliamo andare”. L’amore che viene e va, che evoca solitudine ma anche tante nuove sensazioni che si possono vivere in un rapporto con un prossimo. Un lavoro elaborato in lunghe sedute e - secondo l’artista - stimolanti, con uno dei più noti e grandi produttori dello spettacolo italiano Mauro Pagani. Un Vento Senza Nome (Sony) Frasi & Fumo (Universal) maggio 2015 La Rivista - 59 Una cartolina da Fraser Island La più grande isola di sabbia del mondo di Claudia Spörndli Il blu cristallino del Lake McKenzie 75 Mile Beach: un’autostrada di sabbia Una cartolina da Claudia da Fraser Island Sulla costa orientale dell’Australia, direttamente a sud della Grande Barriera Corallina, si estende la più grande isola di sabbia del mondo. Con i suoi oltre cento laghi di acqua dolce, immense dune e scogliere di sabbia colorata, antiche foreste pluviali e stupende spiagge bianche, Fraser Island è una delle destinazioni d’eccellenza in Australia. Quest’isola da sogno, percorribile soltanto con veicoli a trazione integrale, si estende su una superficie di 184’000 ettari, è lunga 122 e larga 20 chilometri. Si tratta di un paradiso di eccezionale bellezza che vanta un’incredibile flora e fauna. Quindi, non è per caso che dal 1992 sia classificata nel Patrimonio mondiale dell’Unesco. La storia dell’isola risale all’epoca antica: ci sono, infatti, testimonianze che la popolazione aborigena dei Butchulla abitasse Fraser Island già oltre 5’000 anni fa. Allora era chiamata K’gari, che in lingua aborigena significa paradiso (a mio parere si tratta del nome ideale visto l’immensa bellezza dell’isola). Non deve meravigliare che gli 60 - La Rivista maggio 2015 aborigeni abbiano scelto quest’isola come terra da abitare, visto che ancora oggi ha un impatto magico sui visitatori. Il relitto della SS Maheno, naufragata nel 1935 Fraser Island è un labirinto di piste di sabbia che collegano la spiaggia principale, la 75 Mile Beach, ai laghi di acqua dolce e alla foresta pluviale. La 75 Mile Beach funge da autostrada e si estende sulla costa orientale (come si desume dal nome) lungo 75 miglia. La sua particolarità è che funge anche da pista di atterraggio per i piccoli aerei turistici. Nonostante la sua bellezza, non è affatto adatta al nuoto a causa dei forti correnti marine e dei numerosi squali presenti in questa parte dell’oceano. L’unico luogo sicuro per bagnarsi sono le piscine naturali, denominate Champagne Pools. Emergono soltanto durante la bassa marea e sono una jacuzzi naturale di roccia vulcanica. L’effetto particolare delle bollicine viene creato dalle onde che si frangono sugli scogli. Poco più a sud, si trova Indian Head che sorge a 60 metri dal mare. Da questa collina rocciosa si ha una vista panoramica a 360 gradi e si possono ammirare gli animali marini nelle acque dell’oceano sottostante. L’acqua particolarmente turchese in questo tratto di Le piscine naturali di Champagne Pools L’immensa duna di sabbia intorno al Lake Wabby costa permette di vedere squali, tartarughe, delfini, balene in transito (quest’ultime soltanto da giugno a ottobre) e molti altri animali marini. Una vera e propria attrazione turistica lungo la 75 Mile Beach è il relitto della SS Maheno, naufragata durante un ciclone nel 1935. Fu costruita nel 1905 e venne utilizzata come nave passeggeri di lusso nel Mare di Tasmania e in seguito come nave ospedale durante la Prima guerra mondiale. È particolarmente impressionante quando durante l’alta marea le onde si infrangono sul relitto. A poca distanza si trova un’ulteriore highlight: Eli Creek, il più grande ruscello di acqua dolce dell’isola che sfocia nell’oceano con un flusso di 4 milioni di litri d’acqua all’o- ra. Un’esperienza indimenticabile è risalire il ruscello a piedi su un sentiero e poi lasciarsi trasportare fino al mare da questa rapida corrente. Oltre 100 laghi di acqua dolce da sogno Su Fraser Island si trovano oltre cento laghi di acqua dolce, ciascuno con delle proprie particolarità. Avendo l’imbarazzo della scelta, i due laghi assolutamente da non perdere sono il Lake McKenzie e il Lake Wabby. Famoso per il suo blu cristallino, il Lake McKenzie vanta una maestosa bellezza. La sua particolarità è che non contiene acqua del sottosuolo, bensì soltanto acqua di pioggia. La sabbia e le sostanze organiche sul fondo del lago creano uno strato impermeabile, il quale evita che l’acqua della pioggia si disperda. La sabbia bianca è di purissimo silice e, quindi, molto morbida. È, infatti, proprio la sabbia che conferisce all’acqua la trasparenza e che crea il colore blu cristallino caratteristico di questo lago da sogno. Sotto veste completamente diversa si presenta il Lake Wabby, il lago più profondo dell’isola. È circondato, da una parte, dall’immensa duna di sabbia di Hammerstone, che con il tempo farà lentamente scomparire il lago, e, dall’altra, dalla foresta pluviale. Essendo raggiungibile solamente dopo una camminata sudorifera di 30 minuti, dopo esserci finalmente arrivati, non c’è niente di più rinfrescante che tuffarsi nel lago in questa natura incontaminata. opossum, wallaby e i famosi dingo. Il dingo è infatti un cane selvatico tipico dell’Australia che vive in branco in territori ben definiti. Su Fraser Island non è raro avvistare i dingo bagnarsi nell’oceano lungo la 75 Mile Beach. Tutto sommato, Fraser Island è indubbiamente un paradiso terrestre. La natura incontaminata, assai variegata e la fauna particolare rendono quest’isola un posto magico che regala emozioni meravigliose ed indimenticabili. Tra le numerose bellezze dell’Australia è tappa d’obbligo per ogni viaggiatore. L’Australia: un continente da mille emozioni Dopo tre mesi in viaggio nella magnifica Australia rientro a casa con ricordi eccezionali e indimenticabili che custodisco gelosamente nel cuore. Questo continente a 14’000 chilometri da casa mi ha regalato esperienze mozzafiato. Sono rimasta particolarmente stupefatta dall’immensa bellezza di questa terra incontaminata, ricca di meraviglie naturali e dalla varietà del paesaggio. Come diceva lo scrittore inglese, Bruce Chatwin, è senza dubbi vero che “il viaggio non soltanto allarga la mente: le dà forma”. In tal senso: buon viaggio a tutti. L’eccezionale fauna di Fraser Island La collina rocciosa di Indian Head Su Fraser Island vivono oltre 350 specie di uccelli, fra i quali anche il rarissimo parrocchetto terragnolo e la civetta reale australiana. Nelle acque dell’oceano vivono numerose tartarughe, squali, delfini, balene, mentre nell’entroterra si possono incontrare canguri, Due dingo sulla 75 Mile Beach maggio 2015 La Rivista - 61 Nel cuore di Merano I giardini di Sissi riaprono i cancelli Il cuore della città di Merano ha ripreso a battere lo scorso 1° aprile, giorno in cui i cancelli dei Giardini di Castel Trauttmansdorff hanno riaperto per la stagione 2015 con un arcobaleno di fiori variopinti e tante novità. Tra queste l’installazione dell’artista Ichi Ikeda nel Laghetto delle Ninfee, realizzata work in progress per trasmettere ai visitatori la centralità dell’acqua nella vita. T ra la Val Venosta, la Val Passiria e la Val d’Adige è situata la ridente Merano. Vista dall’alto la città assomiglia ad un fiore, dove al centro sbocciano i Giardini di Sissi. Qui, dopo il lungo letargo invernale, la bella stagione irromperigogliosa con la fioritura di oltre 350.000 bulbi che inondano l’atmosfera di intensi profumi e incredibili colori, accogliendo i visitatori da tutto il mondo in uno scenario fiabesco che già nell’Ottocento aveva conquistato ed incantato la Principessa Sissi, la famosa imperatrice d’Austria, che scelse Castel Trauttmansdorff come dimora ideale per rilassarsi e per fare lunghe passeggiate. Ai Giardini di Merano ogni angolo ricorda l’amata principessa, a lei sono dedicati alcuni scorci del parco e la passeggiata che li collega alla città che è ancora oggi apprezzata e conosciuta in tutto il mondo come centro del benessere. 62 - La Rivista maggio 2015 Passeggiate tra i fiori Giallo, rosso, viola, blu, sono infiniti i colori che si manifestano allo sguardo dei visitatori che varcano il ponte rotondo che li collega al paradiso botanico. Una tavolozza dalle tonalità sempre diverse e che ogni mese cambia l’aspetto del parco, trasformandolo di stagione in stagione, in uno spettacolo unico ed indimenticabile. I primi a fiorire sono i narcisi e i tulipani, che come soldati sull’attenti accolgono gli ospiti dando loro il benvenuto, abbracciandoli con caldi colori. La primavera esplode in tutte le sue sfaccettature e in ogni angolo del parco eleganti anemoni, giacinti, ranuncoli, camassie, corone imperiali, English bluebell, rododendri e peonie disegnano un carosello dalle mille tonalità. Ovunque si posa lo sguardo si scorgono viuzze che costellano il giardino, dove tra le aiuole variopinte ra- nuncoli, papaveri e violette fanno capolino. A maggio la regina del parco botanico meranese è lei, la rosa, che sboccia elegante nel Giardino dei Sensi, creando un’atmosfera seducente, che ammalia e incanta con il profumo. L’installazione di Ichi Ikeda L’arrivo della primavera per i Giardini di Sissi è sempre un momento importante, un inno alla rinascita e un’occasione di festa. Il parco altoatesino è uno dei palcoscenici in cui si svolge il festival della “Primavera Meranese”, che coinvolgerà l’intera città di Merano fino al 15 maggio con eventi artistici e culturali che rivitalizzeranno il centro storico. I Giardini di Castel Trauttmansdorff sono la cornice ideale per questa manifestazione, che con il progetto “Merano Nature Art – Spring 2015” vuole riunire arte contemporanea e natura attraverso installazioni e sculture che si fondono in maniera organica con l’ambiente che le ospita. Sono dodici le sculture di famosi artisti italiani ed internazionali che in particolari location verdi di Merano creano un percorso sensoriale inedito. Il Laghetto delle Ninfee dei Giardini di Sissi è il luogo dove ammirare Water Blooming, la particolare scultura che realizzerà l’artista giapponese Ichi Ikeda, il cui tema è l’acqua e le piante acquatiche, a simboleggiare l’importanza della sostenibilità, i diritti umani e la speranza nel futuro. Una stagione per famiglie Anche nella stagione 2015 i Giardini di Castel Trauttmansdorff proporranno numerosi eventi, tra cui in particolare due giornate dedicate ai bambini e alle famiglie in festa, il 17 maggio la “Primavera ai Giardini” e il 25 ottobre l’“Autunno ai Giardini”. Si tratta di vere e proprie giornate per le famiglie, che in primavera ed in autunno coinvolgeranno grandi e piccini tra giochi, animazioni e divertimento alla scoperta del parco con passeggiate tra alberi di agrumi in fioritura e in boschi incantati, con attività didattiche e multisensoriali, tra bricolage, trucchi e giochi per bambini. “Turismo & Guerra” in mostra al Touriseum Con l’apertura dei Giardini, anche il Touriseum, il Museo Provinciale del Turismo, ricomincia la sua stagione. Dove soggiornò la Principessa Sissi, oggi il Touriseum offre un piacevole viaggio attraverso 200 anni di storia del turismo in Tirolo e quest’anno ospiterà la curiosa mostra Turismo & Guerra. Un viaggio nella storia del Tirolo durante la Grande Guerra, che attraverso reperti, documenti e illustrazioni ricostruisce i legami e i cambiamenti tra il turismo prima del 1914, e il suo mutamento al termine del conflitto mondiale. Tornano anche gli eventi più amati Dopo una stagione 2014 che ha visto staccare oltre 400.000 biglietti con ospiti provenienti da ben 90 paesi del mondo, i Giardini di Sissi si confermano la meta più amata dell’Alto Adige e per la nuova stagione riconfermano alcuni degli ap- puntamenti più attesi: dai brunch domenicali della “Colazione da Sissi” ai grandi concerti della rassegna “World Music Festival”, con la partecipazione di artisti di fama internazionale. Tutti i venerdì dei mesi di giugno, luglio e agosto, i Giardini resteranno aperti anche quest’anno fino alle ore 23.00, in occasione della consolidata rassegna “Trauttmansdorff di Sera”, tra musica e divertimento. Confermate per tutte le prime domeniche da maggio a ottobre le visite alle libelluleconsigliate soprattutto ai bambini e ai ragazzi che vogliono conoscere tutti i segreti della natura, guidati da un’esperta entomologa - e le offerte turistiche combinate, “Giardini & Terme” e “Giardini & Vino”, che intendono ripetere lo strepitoso successo ottenuto nel 2014. (informazioni: www.trauttmansdorff.it) Orari di apertura: 1° aprile – 31 ottobre: ore 9.00 – 19.00 1 novembre – 15 novembre: ore 9.00 – 17.00 I venerdì di giugno, luglio ed agosto: ore 9.00 – 23.00 Ultimo ingresso fino a un’ora prima dell’orario di chiusura Prezzi d’ingresso: - Biglietto singolo: 12,00 € - Biglietto per famiglie (2 adulti con bambini sotto i 18 anni): 26,00 € - Anziani over 65: 10,00 € - Bambini, ragazzi, studenti e disabili: 8,50 € - Bambini sotto i 6 anni: ingresso libero - Gruppi (di almeno 15 persone, a persona): 9,00 € maggio 2015 La Rivista - 63 Turismo: un tesoro che l’Italia non sfrutta D a un’analisi di Confcommercio emerge come i turisti in Italia aumentino, ma spendono meno rispetto a Spagna e Francia: “Imitando il modello iberico si potrebbe recuperare un punto di Pil, ma bisogno spingere sul Sud”. Secondo il Ministro Franceschini “con Expo e Giubileo avremo l’occasione anche per un cambio di marcia psicologico”. Dal 2008 al 2014 gli arrivi dei turisti stranieri in Italia sono aumentati del 19% passando da 42 a 50 milioni, ma la spesa media dei visitatori è calata da 744 euro a 681. In media, spendono molto meno che in Spagna e Francia. Lo rivela un’analisi di Confturismo. In Spagna, infatti, non arrivano molti più stranieri che in Italia. Si tratta di 50,8 milioni di persone che però si fermano più a lungo. E con una spesa ben diversa. La media del soggiorno in Spagna è di 5,14 giorni contro i 3,7 del nostro Paese. E la spesa media è di 959 euro contri i 681 italiani. Questo significa che se si fermassero in Italia come in Spagna e spendessero altrettanto ci sarebbe un introito di 14 miliardi in più, un intero punto di Pil. Madrid incassa, infatti, 49 miliardi di euro dal turismo straniero, contro i 34 di Roma. Ancora migliore la performance francese: i visitatori stranieri sono ‘solo’ 46 milioni, ma con una spesa media di 914 euro a testa portano alle casse di Parigi 42 miliardi di euro. Il modello francese - con un turismo qualificato che si concentra in Costa Azzurra e a Parigi - non è replicabile in Italia, diverso quello della Spagna che è più segmentato con costa, isole, e città. Secondo Confturismo, un obiettivo medio realizzabile è quello di aumentare il periodo medio di visita a 4,4 giorni (che tradotto in soldi significherebbe 6,9 miliardi in più), ma “non si realizza con la bacchetta magica”: bisogna puntare su tutta l’offerta turistica italiana, sfruttando appieno, ad esempio, le possibilità di crescita del Sud. Solo il 12% degli stranieri, infatti, visita il Mezzogiorno. E per migliorare la situazione basterebbe semplificare e mettere a sistema i servizi che ci sono. 64 - La Rivista maggio 2015 Le proposte di Confturismo Confcommercio vanno dalla definizione di una governance che metta fine alla diatriba tra Stato e Regioni, al finanziamento necessario “per consentire all’Agenzia Nazionale del Turismo Enit di svolgere a pieno titolo l’attività di promozione ad essa demandata”. Che sia un’opportunità che non sappiamo cogliere appieno, lo ritiene anche il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini. “Ogni Paese deve investire nelle attività economica in cui è più competitivo” ha detto nel suo intervento al Forum di Cernobbio. “Abbiamo individuato nel turismo il settore in grado di trainare la crescita e stiamo operando in questo senso. Dobbiamo recuperare il ritardo accumulato negli ultimi anni perché il turismo globale crescerà sempre di più: nei prossimi quattro anni 550 milioni di cinesi uscirà dai confini nazionali per fare turismo con l’Italia prima meta desiderata di viaggio. E allora serve una strategia che punti sulle nostre armi”. In questo senso, per Franceschini, “la cultura è un’arma formidabile, che può essere veicolo trainante di presenza turistiche. Non a caso abbiamo riunito la gestione di cultura e turismo in un unico dicastero perché tutto ciò che faccia- mo per valorizzare il patrimonio culturale va a beneficio della crescita turistica”. Per quanto riguarda il versante politico, Franceschini ha ribadito che “la promozione del sistema Paese fuori dai confini europei la faremo appunto come sistema-Paese, basta con la scena fuori tempo delle Regioni che si promuovono autonomamente”. Mentre “l’Enit deve diventare più efficiente e adeguato ai tempi con un ruolo anche nel turismo interno”. Il ministro ha poi annunciato per giugno l’organizzazione di una conferenza sul turismo sostenibile: “dobbiamo capire su quale turismo puntare: quello che non consuma, ‘mordi e fuggi’ o quelli nuovi. Tenendo presente che l’offerta italiana non ha eguali al mondo e che alcuni nostri centri storici sono congestionati, quindi bisogna portare i turismi anche altrove ed per questo che oggi stiamo lavorando, per esempio, sui cammini religiosi e sulle strutture ferroviarie minori oggi abbandonate”. “L’Italia ha la forza straordinaria di essere un museo all’aperto, dalla Val d’Aosta alla Sicilia. Le nostre possibilità sono davvero enormi, se sapremo raccontarci all’estero. Con Expo e Giubileo avremo l’occasione anche per un cambio di marcia psicologico: serve più orgoglio, vediamoci con gli stessi occhi stupiti con il quale ci vedono gli altri Paesi”. L’Italia ha la forza straordinaria di essere un museo all’aperto, dalla Val d’Aosta alla Sicilia. (nella foto: il teatro di Ostia antica) Anteprima a Firenze del Consorzio Vino Chianti di Rocco Lettieri I l 14 Febbraio, giorno dedicato agli innamorati, è stato un giorno importante per Firenze e per gli amanti del vino di tutto il mondo convocati in Toscana. Infatti, si sono aperte le Anteprime dei Vini di Toscana per i 190 giornalisti italiani e stranieri provenienti da circa 30 Paesi (Cina, Giappone, Russia e Usa in testa). Primo incontro in calendario il Consorzio Vino Chianti (chiamato per l’occasione Chianti Lovers) che raccoglie sotto un solo tetto le sette tipologie diverse dei Chianti: Colli Aretini, Colli Fiorentini con Montespertoli e Rufina, Colline Pisane, Montalbano e Colli Senesi, Ogni “Chianti” con la sua storia e ogni denominazione con le caratteristiche proprie di territori diversi fra loro, ma dove a farla da padrone è il sempre vitigno Sangiovese. In breve alcune informazioni sulle zone vitate: Colli Aretini: Sui rilievi soleggiati di questa verdissima parte della Toscana orientale nasce il Chianti dei Colli Aretini DOCG. Un vino fruttato ed elegante che sa anche invecchiare bene. La viticoltura nella provincia di Arezzo ha antiche origini e già dal 1716 faceva parte delle quattro aree di produzione in cui Cosimo III° aveva diviso il territorio del Granducato di Toscana, istituendo una delle prime zone vinicole ufficiali in Europa. Terra di Bacco ma anche di tabacco - qui si coltivano le piante dalla cui foglia si ricavano i famosi sigari Toscani - e di altre specialità per il palato (carni e formaggi, in primis e tartufi). Colli Fiorentini (con Montespertoli e Rufina): Le campagne tra le colline che circondano la città sono piene di storia e di vigneti. I filari di vite qui sono da secoli una parte essenziale del paesaggio assieme alle ville medicee, ai castelli, alle torri e alle pievi romaniche che lo rendono inconfondibile. Sulle facciate di molti dei palazzi rinascimentali di Firenze è ancora possibile vedere le cosiddette “porticciole”: piccole finestre a livello della strada attraverso le quali le ricche famiglie del tempo vende- vano il vino delle loro cantine. Le antiche tradizioni di questa provincia fanno parte adesso del Chianti pregiato che si produce attorno a Firenze. O meglio “dei Chianti”, perché il territorio fiorentino comprende le zone del Chianti Colli Fiorentini Docg, del Chianti Montespertoli Docg e del Chianti Rufina Docg. Colline Pisane: La zona del Chianti Colline Pisane DOCG si trova a sud di Pisa, nella tranquilla pianura in mezzo a colline ondulate, corsi d’acqua, frutteti e campi coltivati che risentono del dolce e ventilato clima del mare, poco lontano. Un clima che fa sentire la sua influenza anche sul Chianti che si produce qui, particolarmente adatto a essere bevuto fresco e giovane. Le tradizioni di questi luoghi in fatto di viti e di vino risalgono ai primi insediamenti etruschi. Volterra, centro importante di questo antico e misterioso popolo, è solo a pochi chilometri più a sud e dalla cima della sua alta rocca domina tutto il panorama circostante fino alla costa. Montalbano: Il Chianti Montalbano DOCG prende il nome dal monte che si alza a ovest della piana che unisce Pistoia e Prato a Firenze e sulle cui dolci pendici si allungano i filari dei vigneti. Il Chianti Montalbano Docg si produce in alcuni comuni della provincia di Prato che condividono con alcuni di quelli della provincia di Pistoia la zona collinare che sale fino ai rilievi orientali del Monte Albano. Anche se Prato è la provincia maggio 2015 La Rivista - 65 più giovane, (è stata istituita nel 1992) e la meno estesa della Toscana, non è di certo inferiore alle altre per le sue ricchezze storico-culturali e paesaggistiche. E anche per la presenza nel suo territorio di luoghi che da centinaia di anni sono legati all’eccellenza del vino. Carmignano è un centro nevralgico del Monte Albano, un tempo conteso tra Firenze, Prato e Pistoia. Dalle sue colline, i vigneti e gli oliveti fanno da platea sulla vista di Firenze poco lontana. A qualche chilometro di distanza da Carmignano c’è Artimino, con la bellissima villa medicea del Buontalenti dai cento camini tutti diversi, il cui vino è stato cantato già nel Seicento da Francesco Redi nel suo Bacco Toscana. Colline senesi: Cultura, storia e natura si fondono qui in un paesaggio in cui la coltivazione della vite e la produzione del vino hanno da sempre svolto un ruolo fondamentale. A Siena la Piazza del Campo si offre a chi ama il vino e le bellezze di questa città come una coppa da riempire. Nella zona al centro della Toscana che comprende la città di Siena e molti comuni della sua provincia si produce il Chianti dei Colli Senesi Docg. Cultura, storia e natura si fondono qui in un paesaggio in cui la coltivazione della vite e la produzione del vino hanno da sempre svolto un ruolo fondamentale. L’antica Via Francigena - la strada percorsa nel Medioevo dai pellegrini in viaggio verso Roma sulla quale si muove adesso la Statale 2 Cassia – congiunge le terre di produzione a nord e quelle a sud di Siena. A nord la campagna alberata cosparsa di pievi, castelli, poderi e città che in passato sono state a 66 - La Rivista maggio 2015 lungo contese tra senesi e fiorentini. Alla stessa altezza di Siena, ma più ad est in direzione di Arezzo, Castelnuovo Berardenga affianca alle tradizioni del vino e dell’olio quelle dell’artigianato del ferro battuto. A Sud si arriva da un lato sino a Montalcino e toccando territori famosi quali Buonconvento, San Quirico, Castiglione d’Orcia e sino a lambire Montenero e Paganico. Una terra generosa La Toscana è la terra del vino Chianti, ma le terre di questo vino sono generose di molte altre ricchezze. A confermarlo nel discorso inaugurale è stato Gianni Salvadori, della Regione Toscana: “La Toscana è un vero e proprio «gioiello enologico» conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, possiede una straordinaria ricchezza di vini, dalle differenti caratteristiche e molteplici denominazioni di origine. La storia del vino toscano si perde nei secoli e la Toscana rappresenta un unicum di qualità e tradizione enologica impareggiabile a livello mondiale. Il nostro vino è uno dei testimonial della Toscana più conosciuti nel mondo - ha continuato Salvadori - e un perfetto ambasciatore del «buon vivere toscano», che significa grande qualità agroalimentare, deliziosa gastronomia, perfetto legame con il territorio, una storia millenaria e l’esaltazione della bellezza, dell’arte della cultura. Un dato per tutti: il 65% del vigneto toscano è rappresentato dal Sangiovese, vitigno che in Toscana si fa risalire addirittura all’epoca etrusca, e che è alla base di vini come il Brunello di Montalcino, il Vino Nobile Montepulciano, il Chianti, il Morellino Scansano e altre denominazioni. Quanto al legame con l’arte basterà ricordare, solo per fare un esempio, il grande patrimonio delle cantine storiche ma anche il fenomeno contemporaneo delle cantine d’autore firmate dai maggiori architetti del momento”. Alla fine l’assessore ha sottolineato l’importanza delle esportazioni di vino toscano nel mondo. Nel 2014 - ha ricordato - si è registrato, per il 5° anno consecutivo, un altro incremento di export, e per la prima volta il valore complessivo delle esportazioni di vino Toscano ha raggiunto la cifra di 760 milioni di euro. “Contiamo di crescere ancora - ha concluso Salvadori - e siamo certi che il ricco pacchetto di iniziative allestito anche con il Buy Wine e Anteprime di Toscana 2015 contribuirà ad accrescere la conoscenza dei nostri grandi vini e sarà occasione di nuovo business per le imprese toscane”. Completamente rinnovata L’Anteprima Chianti Lovers si è rinnovata completamente: una nuova edizione per questa manifestazione dedicata al vino Chianti con il coinvolgimento del grande pubblico, accanto agli appuntamenti per la stampa. Per la prima volta la sessione di degustazione, fino ad oggi appannaggio soltanto dei giornalisti, ha aperto le porte alle oltre cento aziende che hanno presentato i loro prodotti non ancora sul mercato, in anteprima appunto. E per la prima volta, una nuova location: il grande spazio dell’Ex-Manifattura Tabacchi, archeologia industriale degli anni ‘40 considerata tra le più belle manifatture tabacchi d’Italia, esempio di razionalismo italiano. Location a parte (pur discutibile) è proprio da qui che bisogna cominciare a sparare a zero sull’organizzazione, a costo di non farsi più invitare, perché tutto quanto leggerete di positivo in altre parti, sarà pura falsità. L’incontro era fissato per le 11 con conferenza stampa. Noi con i bus siamo arrivati alle 11,15. Alle 12,00 si stavano ancora stendendo i tappeti rossi di accoglienza. All’interno i produttori stavano ancora sistemando i tavoli. La Ex-Manifattura Tabacchi (affascinate per la sua storia) è stata sistemata alla bell’e meglio, ma non è di certo la Leopolda. Si poteva cominciare a degustare qualche vino bicchiere alla mano ma un disastro l’organizzazione con il personale che doveva servirci i vini in tavola per la degustazione assistita. A quel punto meglio cercare di mangiare qualche cosa, tipo mensa, piatti di carta, senza posti a sedere, (60 sedie per 180 ospiti). La vera degustazione, per chi ne aveva voglia, è potuta cominciare alle 14,00. A disposizione: 148 vini di 100 aziende: 30 (Provincia di Firenze); 11 (Colli Fiorentini); 12 (Rufina); 7 (Montespertoli); 16 (Colli Senesi); 12 (Colli Aretini); 8 (Colline Pisane) e 4 (Montalbano). In questa edizione, impossibilitato a degustare un cospicuo numero di vini (dalle 14,30 alle 16,30), ho dato spazio ai vini della sottozona Rufina, degustando circa 40 vini di questa tipologia ed una ventina delle altre DOCG. Ma perché ci è stato dato così poco tempo? La furbizia dei toscani non ha limiti. Gli organizzatori hanno pensato di fare anche cassa, sfruttando l’arrivo dei giornalisti. Il comunicato raccontava: “….L’ex-Manifattura Tabacchi si colorerà di Chianti per il giorno di San Valentino regalando al grande pubblico un’imperdibile opportunità di vivere un’esperienza unica, in una location incomparabile parlando di Chianti, di un vino e della sua storia, di un territorio enologico immenso e vario, della sua cultura enogastronomica che lo rende forte e riconoscibile ovunque nel mondo. Dalle 16 alle 22, gli amanti del Chianti o meglio i #Chianti lovers potranno assaggiare e conoscere più da vicino il Sangiovese, vitigno principe del Chianti, assieme ad alcune storiche ricette della tradizione gastronomica toscana, grazie anche alla preziosa collaborazione con Slow Food Toscana. Dalle 19,00 Dj set, Chianti e musica, un binomio perfetto, in un percorso sensoriale dove le note del vino e le noti musicali si fonderanno insieme per emozionarci. Ingresso 10 - Prevendite su: www.boxofficetoscana.it” Di certo un grande successo. Mai vista tanta gente. Tant’è che noi giornalisti siamo dovuti letteralmente scappare poiché dalle 18,00 in poi non ci si girava più. Complimenti a Giovanni Busi, Presidente del Consorzio Vino Chianti, al quale diciamo che noi ne avremmo fatto letteralmente a meno. Una cosa incresciosa anche per i giornalisti stranieri che per la prima vol- ta in una degustazione internazionale, si sono trovati bicchiere alla mano, in mezzo ad una baldoria a ballare e a godere delle specialità tipiche toscane. Spero che avrà modo di riflettere su quanto ha confessato nel comunicato: “Per la prima volta, si è aperto al pubblico, una grande sfida, certamente, ma siamo sicuri che sia la strada giusta da percorrere: il Chianti è un vino pop, vogliamo fare in modo che tutti possano apprezzare e godere di questa denominazione…”. Contento lui, noi un po’ meno. La mia personale degustazione: In considerazione di quanto scritto sopra ho preferito non degustare i vini dell’annata 2014 ed ho dedicato il mio tempo ai vini della sottozona Rufina della vendemmia 2013 di cui non avevo parlato lo scorso anno e ad altri vini DOCG sempre del 2013, scelti a caso. Per i vini della Rufina si può confermare che si presentano ricchi di frutta rossa fresca, con sentori puliti, speziati ma delicati, per niente boisé, solo qualche punta di vaniglia con finale di buon balsamo fresco, mentolati, resinosi. In bocca l’acidità è ben presente (buon segno per la tenuta nel tempo), calda e potente è la struttura, i tannici ben equilibrati, senza ruvidezza. Vini che certamente tra un anno si presenteranno ancora più rotondi e aggraziati. Tra gli assaggi rimarcati come buono/ ottimo ricordo quelli delle aziende: Colognole, Dreolino, Fattoria Lavacchio, I Veroni; Selvapiana, Frascole, Marchese Gondi/ Tenuta Bossi e Podere Il Pozzo. Degli altri vini DOCG degustati bicchiere alla mano, segnalo i produttori: Buccianera, Fabrizio Forconi, Lanciola, Mannucci Droardi, Poggio Capponi, Poggio del Moro, Malenchini, Salcheto e Tenuta San Vito. maggio 2015 La Rivista - 67 Anteprime di Toscana: Tuscany Taste di Rocco Lettieri C hiusa la prima giornata di anteprime del Consorzio Vino Chianti, domenica 15 Febbraio, presso l’Hotel Baglioni si è tenuta la “collettiva” organizzata dai rispettivi consorzi di tutela delle 11 piccole denominazioni: Bianco di Pitigliano e Sovana, Bolgheri, Carmignano, Colline Lucchesi, Cortona, Grandi Cru della Costa Toscana, Maremma, Montecucco, Morellino di Scansano, Orcia, Valdarno di Sopra. Scenografico come sempre l’ambiente dell’Hotel Baglioni ma niente a che vedere con quanto offertoci lo scorso anno alla Fortezza da Basso. Ampi saloni in altezza, di bellezza stupefacente, ma spazi ristretti per i circa 180 giornalisti che si dovevano dare un gran da fare per arrivare a contatto con i responsabili dei Consorzi e di qualche produttore presente. E poi le solite cose all’italiana. Degustazione prevista dalle 9,30 alle 16,30, ma alle 10,00, due soli Consorzi erano pronti con le bottiglie: Consorzio Cortona e Consorzio Carmignano. Senza tanto darsi vaghi pensieri, grazie anche alla competenza del collega Paolo Valdastri, mi sono impegnato nella degustazione di tutti i Carmignano DOCG rossi (9 aziende presenti; 11 Carmignano DOCG, 6 Carmignano DOCG Riserva; 4 IGT e un Vin Santo di Carmignano DOC). Scopriamo il Carmignano DOCG Il vino di Carmignano è stato uno dei primi in Italia ad essere oggetto di delimitazione della zona di origine, grazie al famoso bando di Cosimo III de’ Medici. Quasi un’anticipazione del futuro sistema delle DOC, che, nel 1716, stabilì i confini delle aree di produzione di questo vino, insieme al Chianti, al Pomino ed al Valdarno Superiore. Ma l’aspetto innovativo più importante consiste nella presenza, fin da quel tempo, del cabernet (sauvignon e franc), dovuta all’intuizione degli enologi che il Granduca aveva inviato a studiare a Bordeaux. Negli ultimi anni il Carmignano è stato protagonista di un vero e proprio exploit. Entro il 2015 per la superficie è previsto un aumento del 30% e, in effetti, molte aziende negli ultimi anni hanno piantato nuove vigne. 68 - La Rivista maggio 2015 Il vino Carmignano DOCG prevede: Sangiovese minimo 50%, Canaiolo nero fino al 20%, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, da soli o congiuntamente, dal 10 al 20%, Trebbiano toscano, Canaiolo bianco e Malvasia del Chianti da soli o congiuntamente, fino ad un massimo del 10%. Inoltre, possono concorrere alla produzione le uve di altri vitigni a bacca rossa raccomandati o autorizzati per la provincia di Prato fino a un massimo del 10% del totale. Il Carmignano DOCG, detta ancora il disciplinare, all’atto dell’immissione al consumo deve rispondere alle seguenti caratteristiche: colore rubino vivace, intenso, tendente al granato con l’invecchiamento; odore vinoso con profumo intenso, anche di mammola, e con pronunciato carattere di finezza con l’invecchiamento, sapore asciutto, sapido, pieno, armonico, morbido e vellutato, titolo alcolometrico volumico totale minimo 12,50% vol., acidità totale minima 5,0 g/l estratto secco minimo 22 g/l. Infine, il periodo di invecchiamento deve essere effettuato in botti di rovere e/o di castagno, rispettivamente per almeno otto mesi per il Carmignano DOCG e per almeno dodici mesi per il Carmignano DOCG Riserva. Le DOC del Carmignano La denominazione di origine controllata (DOC) per i vini del Carmignano nasce nel 1982 per il Vin Ruspo e Vin Santo, mentre nel 1994 il nuovo disciplinare ha concesso la DOC anche al Barco Reale. Vin Ruspo - Il Vin Ruspo, Rosato di Carmignano DOC, è la vinificazione in rosè delle stesse uve del Carmignano (principalmente Sangiovese e Cabernet). Questo vino ha una storia curiosa: nei lunghi secoli della mezzadria i contadini trasportavano sui carri l’uva ammostata nei tinelli. Prima di portarla alla fattoria, dopo una sosta notturna sull’aia, spillavano (ruspavano) una o due damigiane di mosto vergine. Il mosto fermentava nelle damigiane, dando origine ad un vino fresco e piacevole, che veniva tradizionalmente bevuto durante la battitura. Barco Reale - Questo vino è la versione giovane del Carmignano, del quale ha lo stesso uvaggio. Il nome Barco Reale è quello dell’antica grande proprietà Medicea che, delimitata da un muro di oltre 30 miglia di lunghezza, racchiudeva non solo la riserva di caccia dei Granduchi, ma anche la zona della prima DOC del 1716. L’uvaggio è lo stesso del Carmignano, ma questo vino, oltre a provenire solitamente da vigne più giovani, ha dei tempi di invecchiamento inferiori, sia in legno che in bottiglia. Il Barco Reale nasce nel 1984 e ottiene la DOC nel 1994. Vin Santo - Il Vin Santo è composto in massima parte dalla varietà Trebbiano: al momento della vendemmia vengono scelte le uve migliori, i cui grappoli, deposti su uno strato di foglie e trasportati in cassette di legno, vengono lasciati appassire su castelli e graticci di canna in grandi stanze ventilate. Qui rimangono dai quattro mesi ai sei mesi: durante questo periodo si aprono le finestre ai venti asciutti del nord. Tra gennaio e febbraio i chicchi sani vengono diraspati e pigiati e il liquido ottenuto è messo in caratelli di mode- sta capacità, 100 litri circa. Qui, in ambienti di solito sotto tetto (in modo che il mosto possa sentire gli sbalzi termici del cambiamento delle stagioni), il vino è lasciato invecchiare per oltre tre anni (a volte anche cinque), senza travasi o colmature sul suo deposito, sotto una pellicola naturale che lo protegge da un’eccessiva ossidazione nel caratello scolmo. La resa è bassissima: solo il 20 per cento del peso originale dell’uva. La mia personale degustazione Ho degustato i vini delle aziende: Ambra, Artimino, Podere Allocco, Castelvecchio, Capezzana, Colline di San Biagio, Piaggia, Pratesi e Podere Sassolo. 2 bianchi IGT, 4 Barco Reale DOC del 2013, 11 Carmignano DOCG, 6 Carmignano DOCG Riserva dal 2012 al 2009 e, infine, 4 vini rossi IGT. Una bella esperienza che ha messo in mostra le qualità dei vini di questa microzona che meriterebbe più attenzioni da parte della stampa internazionale. A farla da padrone, senza ombra di dubbio, sono i vini di casa Capezzana della famiglia storica Contini Bonacossi, dal Barco Reale 2013, passando al Villa di Capezzana Carmignano 2011 e Trefiano Carmignano Riserva per finire con l’IGT Ghiaie della Furba (davvero splendido – tris di uve: Cabernet, Merlot e Syrah). Vini con un’impostazione stilistica dove Sangiovese e Cabernet si aprono su fiori e su frutti con chiari sentori di grafite e dolce sentore di legno boisé. La bocca si presenta solitamente calda ma scorrevole. La sapidità si allunga sul finale dove la componente tannica mostra i muscoli della bella potenza calorica con finale Paolo Valdastri del Consorzio del Carmignano maggio 2015 La Rivista - 69 Il nostro colaboratore Rocco Lettieri in degustazione con il giornalista russo Vasilii Raskov in gola ricco, profondo e di buona mineralità. Altra azienda che mi ha impressionato per il salto di qualità è Piaggia con Carmignano Il Sasso 2013, Carmignano Riserva 2011 e Pog- gio dei Colli 2013, in anteprima, grandissimo Cabernet Franc. Da ricordare ancora tra gli ottimi assaggi di Carmignano Riserva Montalbiolo 2011 di casa Ambra; Carmignano 2011 di Castelvecchio; Il Circo Rosso Carmignano Riserva 2012 dell’azienda Pratesi e i due Carmignano DOCG 2013 e 2012 di Antonio Mannelli di Podere Il Sassolo. Un’azienda che va memorizzata. Due ottimi vini in crescita interpretati in chiave moderna e con una buona tecnica di cantina. Nel bicchiere hanno colore intenso, scuro, sentori di frutta matura (marasca in confettura), china calissaja, rabarbaro e note speziate dolci del buon rovere. La bocca è calda, ricca, suadente. I tannini sono già levigati. Il finale ritorna sulla frutta scura (mora e mirtillo) e punta balsamica. Il panoramico ristorante dell’Hotel Baglioni ci ha accolti per il lunch. Nelle due ore pomeridiane, bicchiere in una mano e block notes nell’altra ho segnalato gli assaggi superiore ai 90 punti: Bolgheri Rosso 2013 Le Macchiole; Ornellaia Bolgheri rosso Superiore 2012; Ruit Hora Bolgheri rosso 2012; Argentiera Bolgheri Superiore 2011; Cont’Ugo Bolgheri Rosso 2012 di Guado al Tasso; Piastraia Bolgheri Rosso 2011 di Michele Satta. Dei Grand Cru della Costa Toscana ho ricordi di ottime riconferme per Caiarossa 2011, Nambrot 2011, Marcampo 2011, OT Oliviero Toscani 2009, La Regola 2009 e Arnione 2010 di Campo alla Sughera. Alcuni Consorzi, per mancanza di tempo (partenza per San Gimignano), li ho completamente ignorati e me ne scuso con loro quando mi leggeranno. Per 24 mesi CHOOSE PIRELLI AND TAKE CONTROL. P ZERO™ SOFT PNEUMATICI DIVERSI, STESSA TECNOLOGIA. LA SCELTA DELLA FORMULA 1® E DEI MIGLIORI COSTRUTTORI AUTOMOBILISTICI. SEGUA IL LORO ESEMPIO. sostituzione dei pneumatici* P ZERO™ MC 70 - La Rivista maggio 2015 The F1 FORMULA 1 logo, F1, FORMULA 1, FIA FORMULA ONE WORLD CHAMPIONSHIP, GRAND PRIX and related marks are trade marks of Formula One Licensing B.V., a Formula One group company. All rights reserved. *Per l’acquisto di min. 2 pneumatici Pirelli vettura o SUV estivi da 17 pollici o invernali da 16 pollici presso un rivenditore P ZEROTM CLUB e rispettiva iscrizione su www.pzeroclub.ch. Dettagli su www.pzeroclub.ch. Convivio di Domenico Cosentino È primavera Voglia di leggerezza tra verdure e carni bianche Con il ritorno della stagione del risveglio, la primavera, il vero gourmet “chiude” nella sua dispensa (anche perché smettono di tentarlo) corpose zuppe, paste con sughi carichi, tortellini o cappelletti in brodo, brasati o arrosti di maiale, e va alla ricerca (forse perché il corpo ne ha bisogno) di legumi (magari freschi: piselli, fave), verdure (asparagi, carciofi, cime di rapa, puntarelle, cicorie e tarassaco) cotte al vapore e carni bianche (coniglio, tacchino, pollo). “Solo facendo così, promuovendo una tavola“ green” povera di colesterolo e ricca i fibre, vitamine e antiossidanti presenti nella frutta e verdura”, raccomanda Carlo Ferrarese, direttore scientifico di alimentazione all’Università di Padova, il nostro corpo potrà ripartire. Perché la primavera è la primavera! Guardinga o sfacciata, timida o splendente, essa non ammette indolenze da parte di nessuno: piante, animali o umani che siano. Quello che inverno intorpidisce, primavera titilla: corpo e umore buoni propositi e palato. Se nei mesi freddi assommiamo virus e surplus alimentari, l’alzarsi della temperatura provoca un’inversione di senso di marcia. Si ha voglia (almeno ilvostro viaggiatore goloso queste voglie le ha!) di cibi leggeri, freschi, colorati, fragranti e buoni, anche per smaltire gli ultimi avanzi di panettone, le sbriciolature di torrone o le frittelle di carnevale, pensando, magari, a una frittatina alle erbette o ad un risotto agli asparagi selvatici. fronte di tutti i carichi, alimentari e non, accumulati in inverno. Il nutrizionista milanese Vanni Zucchi, presente al convegno intrenazionale “Una dieta per il cervello”, svoltosi a Milano dal 16 a 22 marzo scorso, oltre ad aver illustrato quale sia la migliore alimentazione (che non deve essere a tutti i costi Vegana) per prevenire disturbi e preservare un’attività cerebrale sana, ha snocciolato i comandamenti del buon mangiare marzolino: “Più frutta e verdura, meno cibi grassi, affettati (per via di grassi ossidati e contenuto di sale), carni rosse, formaggi e ovviamente zuccheri, a maggior ragione quelli raffinati. Importante – ha continuato l’illustre professore – sapere ed essere coscienti che questo cambio di alimentazione è funzionale all’alcalinizzazione dei tessuti, perché riassestando il rapporto acido-basico facciamo stare bene il nostro corpo. Dunque, abbiamo bisogno di legumi, carni bianche, cereali integrali, scegliendo, il più possibile alimenti sani e biologici”. Non è solo questione di gola In realtà, quello che scambiamo per una questione golosa, è un’esigenza specifica del nostro corpo, un’urgenza di detossinazione a Cassa di finocchi maggio 2015 La Rivista - 71 – arancia, carota e limone – a quello depurativo (ananas, sedano e mela) e il pesce azzurro: sgombri, aguglie, tonnetti e alici a go-go, che si distinguono per salubrità e prezzi bassi, ricchi di acidi grassi Omega Tre. Ottime in tortiera. La liberazione degli ortaggi Le fave fresche Germogli, crudité, legumi, pollo e pesce azzurro Una primavera alcalinizzante, insomma. Che vede, ai fornelli, in prima fila, il trionfo delle crudité, la cottura al vapore e sottovuoto. E con un minimo di organizzazione domestica permette di avere facilmente a disposizione finocchi e carote, sedano e zenzero fresco, o rapanelli e insalatine di primo taglio da abbinare con agnello, coniglio, pollo (a patto che provengono da allevamenti felici). Ma anche qualche caprino fresco o della ricotta, meglio se di latte di capra, cremosa, ottima con le linguine e foglioline di menta. La primavera ci regale anche i germogli, presenti già nel Grande Erbario della Medicina Cinese del 2700 a.C., che sono un incredibile riserva di vitamine, enzimi, oligoelementi e aminoacidi, a patto di mangiarli crudi. In insalata. E poi i legumi: piselli e fave fresche, ma anche fagioli, ceci, lenticchie e soia son la più ricca fonte di proteine vegetali. Hanno funzione alcalinizzante e aiutano a ridurre la quantità di grassi nel sangue. Gustosa la passatina di ceci con cicorie selvatiche, saltate in padella con olio d’oliva, aglio e peperoncino. Da non dimenticare i Centrifugati: dallo storico ACE I primi fiori di zucca 72 - La Rivista maggio 2015 Nel rispetto assoluto della tradizione, in alcuni piatti innovativi, i cuochi di nuova generazione stanno prendendo dimestichezza con un concetto storicamente estraneo all’alta cucina regionale italiana. Ovvero: la liberazione degli ortaggi dal ghetto dei contorni. Pressati dal crescere lento e inesorabile di vegetariani e vegani, ristoranti piccoli e grandi hanno cominciato a inserire nei menù piatti verdi, evoluzione pensata e studiata di ricette non punitive, dalla parmigiana di melanzane al gioioso esercito delle frittatine. Ecco, allora, la parmigiana trasformarsi nel Tortino di melanzana o le Cime di rape sposare la ricotta di pecora in uno sformatino monoporzione cotto al vapore. Oppure, volendo aumentare in modo significativo la quota di verdure, ecco che i piselli e le fave fresche, frullati e trasformati in una verde e delicata crema, vanno a farcire dei croccanti vol-au-vent. E se gli asparagi selvatici vengono arrotolati in involtini con ricotta, è il tarassaco che farcisce un tiepido timballo. Papillia japonica (insetto killer) permettendo Se il nostro corpo potrà ripartire, nutrendosi di cereali freschi, verdura e frutta fresca, con la primavera già arrivata, molto dipende dalla Papilla japonica, l’ultimo insetto killer arrivato dal Giappone che mangia le radici delle piante fino a far scomparire un intero prato. E stando ai “bollettini di guerra” diramati dai centri entomologici, sembra che la Papillia abbia già messo sotto attacco anche i nostri pomodori. “In questi primi giorni di primavera – ha dichiarato Mario Colombo, entomologo dell’università statale di Milano - l’Alien dagli occhi a mandorla ha già Piatto di broccoli affogati attaccato 295 specie vegetali, di cui almeno cento di forte interesse economico: oltre le verdure, anche il mais, i meli, i fiori, e soprattutto i pomodori. E non è finita! Dopo la Vespetta galligena che ha distrutto interi castagneti, dopo la vespa velutina, che afferra in volo le api e le uccide. dopo la Xylella, il batterio che sta uccidendo ulivi e agrumi nel Sud, ci voleva proprio l’insetto killer che è arrivato dall’Asia, via mare o via cielo, per il quale il nostro ambiente non è preparato e non ha predatori naturali. Ed essendo aggressivo più del calabrone- ha concluso il Prof. Mario Colombo - l’estate prossima, la Papillia japonica, che, dai dati di entomologia non è dato sapere se ha veramente gli occhi ha mandorla, di certo farà una strage, se non riusciremo a trovare un antagonista naturale”. Soprattutto di pomodori va “ghiotta” la scellerata. E allora, sarà una “triste estate “ per il viaggiatore goloso: senza le sue fresche, corpose, profumate e saporite insalate di pomodori; senza la sua passata di pomodoro. In attesa del “Giudizio Universale”, il viaggiatore goloso, in questi primi giorni di primavera, si sta consolando con piatti a base di piselli e fave fresche, apparsi sui mercati italiani e che la Papillia japonica non ha avuto il tempo di divorare. Li ha preparati già abbinandoli alle seppioline, con l’agnello o come una delle sue minestre preferite: a Pasta e piselli. Carciofi gratinati La Ricetta Pasta e Piselli Ingredienti per quattro persone: 800 g di piselli freschi, 1 cipollotto, 1 dl di olio extravergine di oliva, un peperoncino piccante, sale, 280 g di pasta corta (tubetti, lumachine, ditalini rigati). Come la preparo: Per prima cosa sgrano i piselli e li lavo sotto l’acqua corrente. In una casseruola faccio soffriggere il cipollotto fresco. Aggiungo i piselli (una o due cotenne di maiale, a chi piace. Io le adoro) il peperoncino piccante, aggiusto di sale, copro con circa mezzo litro d’acqua e faccio cuocere per circa 15 minuti. A questo punto aggiungo la pasta e faccio cuocere per altri 8-10 minuti. Quando è ben risottata, servo la mia pasta e piselli ancora calda dopo averla irrorata con un giro di olio extravergine d’oliva crudo. Il Vino: Punta Alice, un rosato dei colli cirotani, o un Friulano del Collio maggio 2015 La Rivista - 73 Motori di Graziano Guerra Impressioni di guida Alfa Romeo 4C È una supercar tecnologica e sensuale, che offre precisione, agilità e prestazioni. Un sogno accessibile da godere - in strada e su pista proprio come deve essere un’Alfa Romeo. Al volante della 4C le sensazioni si sovrappongono: voglia di pista, di autostrade germaniche, amore per l’esclusiva. Leggerezza, efficienza, stile italiano, tecnologia e dinamismo. Da incallito individualista mi compiaccio della linea più che accattivante, della trazione posteriore, del motore in posizione centrale, del carbonio e dell’alluminio. Dove passi ti guardano, con un misto d’invidia e ammirazione. Il tuo arrivo è anticipato da un sound inconfondibile, che identifica subito le macchine da corsa. L’immediatezza con la quale la macchina segue i tuoi impulsi di guida è semplicemente affascinante. Il posto di guida molto sportivo non è dei più comodi, ma alla 4C, come alla donna dei sogni, si perdona tutto. La 2 posti secchi è prodotta a mano nello stabilimento Maserati di Modena. Progettata dagli ingegneri Alfa Romeo, è costruita con tecnologie e materiali derivati dalla 8C Competizione. La coupé monta il 74 - La Rivista maggio 2015 nuovo 4 cilindri 1750 turbo a benzina con iniezione diretta e basamento di alluminio, la potenza di 240 CV è scaricata tramite un cambio automatico a doppia frizione a secco Alfa TCT, con selettore Alfa D.N.A.: tre le modalità disponibili: Normal, Dynamic e Race. Quest’ultima è dedicata all’attività su circuito. La 4C nasce per la pista, su questo non c’è dubbio, ma è ben utilizzabile anche su strade normali. La lunghezza di circa 4 metri e il passo inferiore a 2,4 metri, mettono in risalto l’agilità e la compattezza del corpo vettura. Il rapporto peso/potenza, da autentica supercar, è inferiore a 4 Kg/CV e, più che con la potenza massima erogata è stato ottenuto con il contenimento del peso, e questo garantisce agilità e grandi prestazioni. Nella corsa contro il peso, i tecnici Alfa Romeo oltre a esplorare materiali nuovi hanno eseguito un lavoro meticoloso di sviluppo, legato a tecnologie avanzatissime, in molti casi derivate dalla Formula 1 o dal settore ae- ronautico. Il telaio per esempio, con funzione portante e strutturale, è completamente di carbonio. La 4C MY 2015 è ancora più esclusiva, infatti, alcune dotazioni prima disponibili solo come optional sono ora incluse, come i sensori di parcheggio e il cruise control. Inoltre, la nuova versione è arricchita da fari in fibra di carbonio con proiettori Bi-Led, Alfa Hi-Fi sound system e telo originale di copertura, oltre al car care kit, studiato per la cura e la pulizia del modello. Il libretto di uso e manutenzione diventa interattivo L’applicazione “Alfa Romeo InfoMobile”, realizzata con Mopar, ha introdotto con la 4C il Libretto di Uso e Manutenzione (LUM) a tecnologia di realtà aumentata “AR+”. È sufficiente inquadrare un elemento della vettura con il proprio smartphone per scoprire tutto sulla supercar. Il LUM interattivo è disponibile anche per Giulietta e MiTo. Affronta il cuore del mercato Premium La 4C raggiunge tutti i principali mercati mondiali. La disponibilità annuale dell’Alfa Romeo 4C è limitata a 3.500 esemplari, di cui 1.000 destinati all’Europa e 100 alla Svizzera. La supercar 4C è un prodotto-simbolo con un altissimo livello di qualità e di raffinatezza tecnologica che incarna i valori più profondi del marchio. Prezzo vettura in test: CHF 76’300; base 71’000. Optional a bordo: sospensioni sport, calotta retrovisori satinata, pinze freni in rosso, cerchi in lega 18 “– 19” a 5 razze, sedili sportivi in pelle rossa. Dati tecnici Motore: di alluminio 4 cilindri sovralimentato Cilindrata: 1750 cc Potenza: 240 CV Coppia massima: Nm 350 compresa tra 2200 e 4250 a giri/ minuto Modalità di guida: tipo Alfa D.N.A. evoluto con posizioni: All weather, Natural, Dynamic, Race Consumi (l/100 Km) urbano/extra-urbano/misto: 9.8/5.0/6.8 Emissioni CO2 (g/Km): 157 Cambio: Alfa TCT a 6 rapporti con doppia frizione a secco, comandi al volante e Launch Control Differenziale: Q2 Elettronico Sospensioni: ant. a triangoli sovrapposti, post. Mc Pherson evoluto Freni anteriori (mm): Dual-cast autoventilanti forati 305x28 con pinza fissa a 4 pistoncini Brembo Freni posteriori (mm): Autoventilanti forati 292x22 Pneumatici: anteriori standard 205/45 R17 - posteriori standard 235/40 R18 Accelerazione: 0-100 km/h (s) 4,5 Velocità massima: (km/h) 258 Peso a secco (kg): 895 Serbatoio carburante con Fast Fuel (litri): 40 Consumi – emissioni secondo direttiva 1999/100/ce (l/100 km) Ciclo extraurbano 5,0, combinato 6,8 Emissioni CO2 (g/km) 157 Classe ambientale Euro 6 maggio 2015 La Rivista - 75 In pista con le Abarth 500 Assetto Corse e Abarth 695 Assetto Corse Evoluzione Una serie di Trofei e Campionati sulle piste in Europa, in Italia e Germania vedrà coinvolti in gare entusiasmanti e appassionanti più di 80 piloti. In Italia e Germania anche le promesse dell’automobilismo sportivo alla ricerca di ambiziose affermazioni sulle monoposto di F.4 con i motori Abarth. Nel cosiddetto Italian F4 Championship Powered by Abarth sono in gara circa trenta giovani piloti di 12 nazionalità. 3 i continenti rappresentati (Europa, Asia e Sud America) e due ragazze polacche danno vita al primo “Italian F4 Women Trophy”. In Germania, nel neonato campionato sotto l’egida dell’ADAC, si sfideranno 18 squadre iscritte con 42 giovani piloti. Tra questi Mick Schumacher, figlio del campione del mondo Michael, e Harrison Newey, figlio del celebre progettista di Formula 1 Adrian. L’intensa stagione agonistica di Abarth è iniziata lo scorso 19 aprile con il Trofeo Abarth Selenia Europa e il Trofeo Nazionale Aci-Sport Abarth Selenia Italia. Seguiranno i Campionati di Formula 4 Powered by Abarth in Italia e l’ADAC Formula 4 Powered by Abarth in Germania. I due campionati, giunti alla loro settima edizione, si articolano quest’anno su 6 appuntamenti, 4 dei quali concomitanti, così da consentire a che desidera concorrere a entrambi i trofei di presenziare in totale a 8 eventi. Dopo la gara d’esordio a Monza, il Trofeo Abarth Selenia Europa prevede gli appuntamenti sui circuiti del Mugello (12 luglio), di Spa-Francorchamps in Belgio (25-26 luglio), di Sachsenring 76 - La Rivista maggio 2015 in Germania (29-30 agosto), di Imola (19-20 settembre) e Misano (3-4 ottobre). Il Trofeo Nazionale Aci Sport Abarth Selenia Italia prosegue invece a Vallelunga (2-3 maggio), Mugello (12 luglio), Adria (5-6 settembre), Imola (19-20 settembre) e Misano (3-4 ottobre). Abarth, prima Casa automobilistica a credere nello sviluppo della Formula 4 riservata ai futuri campioni di domani, per il secondo anno consecutivo è impegnata anche nel Campionato Italiano F4 Powered by Abarth e dopo il successo dello scorso anno quest’anno raddoppia. Infatti, i motori italiani saranno utilizzati anche nel campionato tedesco organizzato dall’ADAC, che ha scelto le monoposto italiane Tatuus equipaggiate con il motore Abarth T-Jet da 160 CV. Una vettura ideale per far crescere i giovani piloti provenienti dal kart, di età compresa tra i 15 e i 18 anni. Interesse travolgente in Germania Il campionato tedesco, nato sotto l’egida dell’ADAC, ha fatto il pieno di iscrizioni con ben 18 squadre presenti e con 42 giovani piloti al via. In Italia, iniziato il 2 e 3 maggio a Vallelunga, il calendario prevede 7 appuntamenti di 3 gare ciascuno: dopo l’esordio di Vallelunga le sfide si svolgono a Monza (29-31 maggio), Franciacorta (12-14 giugno), Adria (4-6 settembre), Imola (18-20 settembre), Misano (2-4 ottobre) e Mugello (16-28 ottobre). Dainese: Cristiano Silei è il nuovo amministratore delegato Il più celebre marchio di abbigliamento protettivo di alta qualità ha annunciato la nomina di Cristiano Silei, da parte del suo Consiglio di Amministrazione, quale Amministratore Delegato e membro del Consiglio di Amministrazione con effetto immediato. Con quasi 20 anni di esperienza nel settore motociclistico in Ducati Motor Holding (“Ducati”), Silei ha ricoperto una serie di ruoli rilevanti, tra i quali Direttore Strategia e Sviluppo Prodotto, Amministratore Delegato di Ducati Nord America e Vice President Sales & Marketing. Silei è stato introdotto in Dainese da Federico Minoli, Amministratore Delegato di Dainese dal 2012 e leader del team che con successo ha sviluppato il business e posto le basi per la crescita futura. Minoli assumerà il ruolo di Presidente. Maserati Polo Tour 2015 Sabato 23 maggio, lo spettacolare campo da polo ricavato sulla spiaggia di Sylt Island, in Germania, vedrà l’inizio del “Julius Baer Beach Polo World Cup Sylt”, il primo dei quattro tornei di polo internazionali che compongono la nuova edizione del “Maserati Polo Tour”, organizzato da Maserati in collaborazione con La Martina, fornitore ufficiale dei più prestigiosi eventi di polo al mondo. Si riconferma così la partnership tra Maserati e La Martina che può già vantare iniziative di successo, quali le capsule collection in co-branding. Quest’anno Maserati rafforza ulteriormente la propria presenza nel mondo del polo, in cui ha esordito nel 2012, infatti la Casa del Tridente sarà main sponsor dei più importanti eventi di polo, organizzati nei suoi mercati di maggior rilevanza strategica, dalla Cina all’Europa fino agli Stati Uniti. In occasione del Tour del 2015, La Martina e Maserati lanceranno una nuova capsule collection, disegnata da La Martina per Maserati, ispirata al concept del “Polo Player Kit”, che mostra un nuovo stile sofisticato, rivelando istantanee di vita dei giocatori al di là dell’azione sul campo. Immediatamente dopo l’esordio in Germania, il “Maserati Polo Tour” proseguirà nel Regno Unito con il celebre “Maserati Jerudong Park Trophy”, che sostiene le associazioni di beneficenza di SAR il Duca di Cambridge e il principe Harry e si svolgerà il 24 maggio in uno dei più antichi e prestigiosi polo club britannici, il “Cirencester Park Polo Club”, inaugurato nel 1894. Dal 3 al 6 settembre Maserati parteciperà con il suo team alla competizione della “USPA Maserati Silver Cup” al Santa Barbara Polo & Racquet Club, in California, uno dei più antichi tornei del Nord America, classificato tra i primi quattro tornei di polo negli USA. L’ultimo torneo, il “Maserati Metropolitan Polo Classic 2015”, sarà infine ospitato nel mese di ottobre in Cina al “Tianjin Goldin Metropolitan Polo Club”. Sarà possibile seguire la competizione e la relativa classifica, stilata dalla testata specializzata Pololine, nella sezione del sito www.maserati.com dedicata al tour, al link www.maseratipolo. com. La sezione conterrà tutte le foto, le curiosità e gli aggiornamenti tappa per tappa, per vivere in diretta tutta l’emozione del “Maserati Polo Tour”. Il programma 2015 del Maserati Polo Tour • 23-24 maggio: “Julius Baer Beach Polo World Cup Sylt”, Hörnum, Sylt, Germania • 24 maggio: “Maserati Jerudong Park Trophy”, Cirencester Park Polo Club, Cirencester, Regno Unito • 3-6 settembre: “USPA Maserati Silver Cup”, Santa Barbara Polo & Racquet Club, Santa Barbara, California, USA • ottobre 2015: “Maserati Metropolitan Polo Classic 2015”, Tianjin Goldin Metropolitan Polo Club - Tianjin, Cina maggio 2015 La Rivista - 77 Starbene Il pisolino potenzia la memoria Chi cede a Morfeo in ufficio o fra i banchi di scuola fa bene e adesso ha anche una giustificazione da opporre a chi disapprova: i benefici cerebrali della ‘pennichella’. Parola di scienziati. Una ricerca tedesca svela il potere del pisolino: bastano 45 minuti a occhi chiusi per potenziare la memoria di 5 volte e, spiegano gli autori del lavoro pubblicato sulla rivista Neurobiology of Learning and Memory, “migliorare in modo significativo il successo dell’apprendimento”. Gli scienziati della Saarland University hanno anche stimato il tempo ideale di questo micro-sonno: 45-60 minuti per quintuplicare la memoria. Un effetto testato su 41 studenti ai quali è stato chiesto di imparare 90 parole e 120 coppie di parole non correlate fra loro. Al termine della sessione gli allievi sono stati divisi in due gruppi: al primo è stato consentito di schiacciare un pisolino, all’altro è stato fornito un Dvd da guardare. Gli scienziati hanno poi verificato i livelli di apprendimento e il gruppo che aveva riposato ha mostrato i risultati migliori. “Dovremmo seriamente pensare agli effetti positivi del sonno quando le persone si trovano in contesti di apprendimento”, sottolinea Axel Mecklinger, che ha supervisionato lo studio. “Anche un riposo di breve durata, da 45 a 60 minuti, migliora di 5 volte il recupero di informazioni dalla memoria. Abbiamo esaminato la fase dei cosiddetti ‘fusi del sonno’, brevi raffiche di rapide oscillazioni nell’elettroencefalogramma, e sospettiamo che alcuni precisi contenuti, in particolare le informazioni precedentemente contrassegnate, vengano consolidati in particolare durante questo tipo di attività cerebrale”. 78 - La Rivista maggio 2015 Approvato negli Usa un dispositivo per curare la presbiopia La Food and Drug Administration (Fda), l’agenzia Usa che regola farmaci e alimenti, ha approvato il primo apparecchio impiantabile nella cornea dell’occhio per migliorare la vista da vicino di chi è presbite. La presbiopia, com’è noto, è quel difetto della vista che cambia il potere di messa a fuoco dell’occhio, compare con il normalmente invecchiamento, tra i 40 e 50 anni, e non permette di vedere bene da vicino. L’apparecchio è una sorta di tassello opaco, a forma di anello, pensato per i pazienti tra i 45 e 60 anni che, oltre a non aver avuto interventi chirurgici per la cataratta, non riescono a mettere a fuoco chiaramente gli oggetti vicini, le scritte piccole e hanno bisogno di occhiali da lettura con 1-2,5 diottrie, ma non di occhiali o lenti a contatto per vedere lontano. “La presbiopia è una parte naturale dell’invecchiamento - spiega William Maisel, vicedirettore del Centro strumenti e salute radiologica dell’Fda - Questo apparecchio offre una nuova opzione per la correzione della vista da vicino per alcuni pazienti”. Lo strumento lavora bloccando i raggi di luce sfuocati periferici che entrano nell’occhio, mentre fa passare i raggi di luce centrale che penetrano attraverso una piccola apertura nel centro dello strumento, rendendo più chiari gli oggetti e meno annebbiate le scritte. Per inserirlo nell’occhio, il chirurgo usa un laser per creare una sorta di tasca nella cornea, dove vi impianta l’apparecchio, che però funziona solo per l’occhio dove è inserito, non per entrambi. Gli studi sulla sua sicurezza ed efficacia, presentati all’Fda, hanno mostrato che l’83,5% dei 478 partecipanti allo studio è riuscito a raggiungere, nell’arco di 12 mesi, un’acuità visiva di 20/40, che è quella necessaria per leggere giornali e riviste. Tuttavia può avere effetti collaterali, come causare o peggiorare la secchezza dell’occhio, flash, aloni di luce, problemi di visione notturna, vista annebbiata e gonfiore alla cornea. La miopia si combatte rimanendo all’aria aperta Miopia, un fenomeno sempre più diffuso. E la ricetta degli esperti per arginare il dilagare fra i bambini è – riporta il Wall Street Journal – quella di far loro trascorrere più tempo all’aria aperta. Secondo uno studio del National Eye Institute, negli Stati Uniti il numero di persone affette da miopia fra i 12 e i 54 anni è aumentato di due terzi al 41,6%. In diversi Paesi asiatici il tasso è ancora più alto: è miope l’80% dei teenager di Pechino testati in un recente studio, e numeri simili si riscontrano – secondo varie ricerche – fra i ragazzi di Singapore e Taiwan. A Seul sono miopi quasi tutti i 24.000 teenager maschi sottoposti all’esame della vista nell’ambito di una ricerca. Dal canto suo, l’Organizzazione mondiale della sanità dovrebbe pubblicare le proprie raccomandazioni la prossima estate: il timore è quello di un aumento della miopia forte, che implica seri problemi agli occhi come il distaccamento della retina e il glaucoma. La cura della miopia è un altro problema, con gli occhiali che possono correggere il difetto, ma che la maggior parte dei bambini non indossa. E questo anche perché in molti casi i genitori non sono a conoscenza del fatto che i loro figli hanno bisogno di occhiali. Secondo molti studi uno dei rimedi è far trascorrere ai bambini tempo all’aria aperta: uno studio preliminare condotto su 2.000 bambini in Cina mostra un calo della miopia del 23% nel gruppo se si lascia trascorrere ai ragazzi 40 minuti in più al giorno all’aria aperta. Fra i rimedi allo studio anche muri di plastica traslucidi nelle classi: la luce infatti colpisce un neurotrasmettitore chiamato dopamina, che aiuta a prevenire la miopia. Le uova amplificano i benefici delle verdure Aggiungere di tanto in tanto delle uova all’insalata può fare bene, perché così aumentano significativamente i nutrienti assorbiti dalle verdure, in particolar modo i carotenoidi, derivati da prodotti come pomodori, lattuga e carote, che agiscono come potenti antiossidanti e contribuiscono a proteggere contro il cancro e le malattie cardiache, oltre a preservare la vista. È quanto dimostra uno studio della Purdue University, negli Usa. Lo studio ha coinvolto 16 uomini in salute, che sono stati invitati a consumare tre tipi diversi di insalate: con una base uguale (carote, pomodori, spinaci e lattuga romana e bacche di goji) ma senza uovo, con un uovo e mezzo o tre uova intere strapazzate. Dall’analisi dei dati è emerso che coloro che avevano mangiato la quantità maggiore di uova hanno registrato un assorbimento dei carotenoidi maggiore da tre a nove volte. I carotenoidi presenti nell’insalata erano il beta-carotene, l’alfa-carotene, il licopene, la luteina e la zeaxantina. In particolare, lo studio ha dimostrato che tre uova intere hanno contribuito al 10 per cento della luteina totale consumata e il 14 per cento della zeaxantina totale consumata, mentre gli altri tre tipi di carotenoidi secondo gli studiosi sono stati ricavati esclusivamente dall’insalata. “Questo è un modo - ha spiegato ill professor Wayne Campbell, autore della ricerca - per aumentare il valore nutritivo delle verdure ma anche di ricevere i benefici nutrizionali dei tuorli d’uovo”. L’e-cig non è meno dannosa della sigaretta tradizionale La sigaretta elettronica non aiuta a smettere di fumare. Anzi, rende questo compito più difficile del previsto. Almeno secondo uno studio della University of California di San Diego, pubblicato sull’American Journal of Public Health. I risultati confutano quelli di ricerche precedenti, secondo i quali “svapare” faciliterebbe l’abbandono delle sigarette tradizionali. I ricercatori californiani hanno seguito per un anno mille fumatori e chi ha utilizzato la sigaretta elettronica ha avuto un 49% di probabilità in meno di diminuire il consumo di “bionde” rispetto a chi non ha mai usato le e-cig. Non solo, coloro che sono ricorsi alla sigaretta elettronica hanno avuto anche un 59 per cento di probabilità in meno di smettere di fumare. “Basandosi sull’idea che i fumatori usano le e-cig per smettere di fumare - ha detto Wael Al-Delaimy, autore principale dello studio - abbiamo ipotizzato che i fumatori che usano questi prodotti abbiano più successo nello smettere. Ma la ricerca ha rivelato il contrario. Abbiamo bisogno di ulteriori studi per rispondere al perché non si riesce a smettere. Una ipotesi è che, tramite le e-cig, i fumatori stanno ricevendo una dose superiore di nicotina”. maggio 2015 La Rivista - 79 Ancora disponibile il volume La Svizzera prima della Svizzera Non si può parlare di Storia della Svizzera senza conoscere gli avvenimenti che precedettero la formazione del primo nucleo della Confederazione Elvetica, nel lontano 1291. Bisogna, infatti, avere un quadro, anche se solo per sommi capi, di quei fatti che furono all’origine del lungo e difficile percorso che, dopo oltre cinque secoli, avrebbe portato all’unità geografica e politica di questo Paese nei suoi confini attuali. Storia molto complessa e ancora più affascinante, se si considera che il suo territorio non ha costituito «mai un’unità né politica né linguistica», né «culturale o economica». C’è dunque una Storia della Svizzera prima della Svizzera, che bisogna conoscere per capire a fondo gli avvenimenti che hanno portato poi alla formazione e al duraturo mantenimento, nei secoli, della Confederazione Elvetica. Tindaro Gatani, nostro prezioso collaboratore, ricercatore e appassionato studioso dei rapporti italo-svizzeri, ha raccolto l’invito di realizzare una sintesi della storia di questo Paese dalle origini alla fondazione della Confederazione. Il risultato di questo lavoro sono le 13 puntate apparse sulla Rivista da gennaio 2012 a febbraio 2014, che, ora dopo un’attenta revisione, rispondendo anche alla richiesta di molti lettori, vedono la luce sotto forma di un volume. Chi fosse interessato può richiedere copia del volume al prezzo di CHF 25.— (+ costi di spedizione) inviando una mail a: [email protected] oppure telefonando allo 044 289 23 19 Mondo in Fiera SPS IPC DRIVES ITALIA: Parma 12 - 15 Maggio Fiera e Congresso Tecnologie per l’Automazione Elettrica, Sistemi e Componenti Autopromotec 2015: Bologna, 20 - 24 Maggio Mostra Internazionale delle attrezzature e dell’Aftermarket Automobilistico Meat-Tech: Fiera Milano 19-23 Maggio Mostra Internazionale per l’industria della carne Chibimart: Fieramilanocity, 22 - 25 Maggio Fiera dell’accessorio moda e del bijoux Made in Steel: Fiera Milano, 20 - 22 Maggio Mostra Internazionale della filiera dell’acciaio Ineltec: Basilea, 8-11 settembre La fiera della tecnologia per edifici e infrastrutture maggio 2015 La Rivista - 81 SPS IPC DRIVES ITALIA: Parma 12 - 15 Maggio Fiera e Congresso Tecnologie per l’Automazione Elettrica, Sistemi e Componenti Questi i numeri della passata edizione: 21.128 visitatori (+17%), 584 espositori (+13%), 48.000 metri quadri (+20%) quelli che hanno recentemente confermato SPS IPC Drives Italia il punto di riferimento per l’automazione elettrica in Italia e dai quali gli organizzatori ripartono per la prossima edizione che si svolgerà sempre a Parma, dal 12 al 14 maggio. SPS IPC Drives Italia, sorella della tedesca SPS IPC Drives, da oltre vent’ anni la manifestazione di riferimento dell’automazione industriale in Germania e in Europa, è la fiera annuale, organizzata da Messe Frankfurt Italia, che riunisce fornitori e produttori del mondo dell’automazione industriale, affermandosi come importante punto di riferimento per il panorama italiano. Dopo il successo ottenuto con la quarta edizione, che si è conclusa con una crescita del 82 - La Rivista maggio 2015 17% di visitatori pari a 21.128, SPS IPC Drives Italia si prepara al suo quinto appuntamento, che si terrà a Parma dal 12 al 14 maggio 2015, dopo l’edizione 2013 che ha visto oltre 500 espositori in circa 40mila metri quadri, cifre quasi raddoppiate rispetto all’edizione dell’anno precedente. Grazie alla collaborazione dei principali player del settore, SPS IPC Drives Italia si prepara a offrire di nuovo una proposta sempre più completa nel panorama dell’automazione industriale, declinata in quattordici categorie merceologiche. Il progetto di SPS IPC Drives Italia trae linfa da un Advisory Panel composto da aziende di primissimo piano, e da un Comitato Scientifico, nel quale sono coinvolti i responsabili di automazione, di utilizzatori finali e di costruttori di macchine provenienti dalle maggiori realtà produttive italiane. SPS IPC Drives Italia, la Fiera di riferimento per l’Automazione Elettrica in Italia, è arrivata alla quarta edizione. Fiera di soluzioni e non solo di prodotti, si caratterizza per la presenza di tutti i principali fornitori di componenti e sistemi per l’automazione e per l’attenzione posta alle soluzioni tecnologiche e alla divulgazione delle applicazioni realizzate nei vari settori industriali. Agorà di confronto e di informazione offre ai visitatori aree espositive dedicate alle Università, ai Centri di Ricerca, alle Start-up e agli Integratori di Sistemi risultando di particolare interesse sia per i costruttori di macchine sia per gli utilizzatori finali. I convegni Scientifici, i Seminari e i Workshop a tema, completano l’offerta formativa. Un appuntamento da non perdere per progettisti, direttori tecnici, direttori di produzione, ma anche per titolari, amministratori delegati, direttori generali che potranno incontrare gli interlocutori giusti a cui porre le proprie domande e soprattutto per trovare sempre delle risposte adeguate. Aggiornamenti e informazioni su www.spsitalia.it Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo [email protected] www.ccis.ch I primi 100 anni di Maserati Inizia un anno di celebrazioni per il centenario Inizia un anno di celebrazioni per il Inizia un anno l centenario Meat-Tech: Fiera Milano, 19-23 Maggio Mostra Internazionale per l’industria della carne Si chiama Meat-Tech - Processing & Packaging for the Meat Industry. È il nuovo evento internazionale ad alta specializzazione per la business community dell’industria della carne, direttamente organizzato da Ipack-Ima Spa, la cui prima edizione si terrà dal 19 al 23 maggio 2015 insieme con IPACK-IMA e in contemporanea con EXPO 2015. Meat-Tech è la prima edizione di una fiera specializzata in tecnologie e soluzioni innovative per l’industria della lavorazione, del confezionamento e della distribuzione delle carni. È il risultato di un importante progetto strategico di Ipack-Ima spa, volto a valorizzare alcune business community di riferimento che compongono la grande mostra IPACK-IMA, attraverso la realizzazione di una manifestazione correlata, altamente specializzata, completa e innovativa. Meat-Tech nasce all’insegna di nuovi e importanti obiettivi: garantire la migliore offerta tecnologica, offrire nuovi punti di vista e di sviluppo all’industria delle carni, attraverso una visione più ampia e sinergica tra i diversi comparti produttivi. Meat-Tech richiama l’attenzione dei settori più rappresentativi del mercato. La nuova fiera potrà contare sul grande pubblico di IPACK-IMA, che nella passata edizione ha annoverato tra i suoi visitatori importanti marchi, nazionali e internazionali, dell’industria di trasformazione delle carni e della grande distribuzione. Questa fiera si colloca al centro di un nuovo scenario globale che comprende altre 5 fiere: IPACK-IMA, fiera leader in Europa per le tecnologie di processing e packaging; Dairytech, per le tecnologie di processing e packaging dell’industria lattiero-casearia; Fruit Innovation, POWERED BY FIERA MILANO AND IPACK-IMA, mostra dedicata all’innovazione di prodotto, di servizi, di tecnologie del mondo ortofrutticolo; Intralogistica Italia, prima edizione dedicata alle tecnologie per la logistica e la movimentazione industriale, in collaborazione con Deutsche Messe, che vanta un’indiscussa leadership con la fiera CeMAT; Converflex, specializzata nelle tecnologie di stampa su imballaggio e di converting. La sinergia fra i diversi comparti industriali e la concomitanza con Expo 2015 offrono ai buyers un’attrazione e una completezza espositiva così esclusive, rese ancora più importanti dalla concomitanza con Expo 2015. Esporre a Meat-Tech significa porsi all’attenzione di buyers qualificati di diversi settori, attraverso progetti, scambi e incontri determinanti per il futuro di nuovi business. In qualità di fiera correlata a IPACK-IMA, Meat-Tech beneficia della presenza di un pubblico estero ampio e diversificato, secondo i dati dell’edizione 2012, il 60% dei buyers che visitano IPACK-IMA proviene dall’Europa ed il 40% dai paesi emergenti. (INFO: www.meat-tech.it) Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo [email protected] www.ccis.ch maggio 2015 La Rivista - 83 Made in Steel: Fiera Milano, 20 - 22 Maggio Mostra Internazionale della filiera dell’acciaio La filiera dell’acciaio torna ad incontrarsi all’interno della principale manifestazione fieristica nazionale. Dal 20 al 22 maggio, infatti, Made in Steel proporrà la sua sesta edizione. Dopo quattro appuntamenti a Brescia e l’ultima, a marzo del 2013, presso i padiglioni di fieramilanocity, l’evento organizzato da Siderweb verrà ospitato all’interno della struttura di fieramilano (Rho), che offre padiglioni espositivi tra i più prestigiosi al mondo. «Made in Steel è un evento specializzato, caratterizzato da un format innovativo unico nel panorama italiano. – ha affermato l’amministratore delegato di Made in Steel e presidente di Siderweb, Emanuele Morandi – La sua straordinarietà, però, risiede anche nella passione contagiosa di chi lo organizza: Siderweb. Proprio questo entusiasmo manifestato da tutti coloro che, da sei edizioni, ne curano crescita e innovazione, è riuscito a coinvolgere espositori e visitatori, attori protagonisti dello sviluppo di Made in Steel. Oggi, infatti, è uno degli eventi fieristici più importanti sul panorama internazionale dedicati all’acciaio, dove business, ricercatezza estetica ed eleganza rappresentano la carta 84 - La Rivista maggio 2015 d’identità della manifestazione. È un evento con un’anima percepita da tutti i suoi partecipanti sin dalla sua nascita, nel 2005. Sia Siderweb che Made in Steel puntano a far crescere una community solida e propositiva, composta dalle imprese della filiera dell’acciaio, al fine di promuoverne lo sviluppo congiunto sui mercati internazionali». L’ultima edizione del 2013 ha fatto registrare numerosi primati. Gli spazi espositivi venduti sono infatti cresciuti del 4% rispetto al 2011, arrivando a 9.600 metri quadri, mentre il numero di espositori e coespositori ha avuto un incremento del 25%, arrivando a quota 312. Le aziende italiane hanno rappresentato il 76% degli espositori, mentre il restante 24% era composto da imprese estere o da filiali italiane di multinazionali straniere. Le presenze alla tre giorni fieristica sono state, nel complesso, 10.900, con una percentuale di visitatori esteri che ha sfiorato il 20%. Tra questi, il 66% proveniva da Paesi facenti parte dell’Unione Europea, il 22% da Paesi europei non aderenti all’Ue, l’8% dall’Asia ed il 2% dall’Africa. Nonostante il deciso incremento di spazi espositivi e l’eco sempre più internazionale della manifestazione che, sin dagli esordi, l’ha resa un evento unico sul panorama nazionale, Made in Steel conserverà anche nella prossima edizione la propria caratteristica fondamentale, riassunta nel binomio conference & exhibition. A fianco, infatti, dell’esposizio- ne delle principali realtà internazionali della produzione, lavorazione, commercializzazione e utilizzo di acciaio, Made in Steel rappresenterà un punto fondamentale nell’analisi congiunturale e prospettica delle tematiche relative al mercato siderurgico europeo. Nei tre giorni di manifestazione, infatti, il programma e lo standing di convegni e seminari farà di Made in Steel un appuntamento imperdibile sia per gli operatori internazionali della filiera dell’acciaio, che per tutti gli stakeholder del comparto, per la stampa di settore ed economica nazionale ed internazionale e la ricerca in ambito universitario. Inoltre, la sesta edizione della conference & exhibition garantirà a tutti i partecipanti una concomitanza di rilievo eccezionale, vista la contemporaneità con EXPO 2015. L’esposizione universale, infatti, prenderà il via il 1° maggio, e sorgerà proprio accanto ai padiglioni espositivi di fieramilano. Le due aree espositive saranno, inoltre, collegate tramite la struttura realizzata appositamente dal nome “Passerella Expo – Fiera”. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo [email protected] www.ccis.ch I primi 100 anni di Maserati Inizia un anno di celebrazioni per il centenario Inizia un anno di celebrazioni per il Inizia un anno l centenario Autopromotec 2015: Bologna, 20 - 24 Maggio Mostra Internazionale delle attrezzature e dell’Aftermarket Automobilistico Autopromotec, la più specializzata rassegna internazionale delle attrezzature e dell’aftermarket automobilistico, in programma a Bologna dal 20 al 24 maggio 2015, sta registrando anche per la prossima edizione una forte richiesta di spazi da parte degli espositori. I numeri che caratterizzano l’ultima edizione 2013 parlano chiaro: • 1.514 espositori totali, dei quali 589 esteri, provenienti da 51 paesi di tutti i continenti, con un incremento totale del 7,5% rispetto al 2011; • 102.536 visitatori totali, di cui 18.942 internazionali, con un aumento del 2,2% dei soli visitatori professionali esteri rispetto all’edizione 2011; • Superficie espositiva in costante crescita: 156.000 metri quadrati di superficie espositiva, 30.000 dei quali in area esterna. Un interesse particolare si registra proprio nel comparto dei pneumatici, cerchi e relative attrezzature. Se infatti la domanda sul mercato internazionale, particolarmente in alcune aree, è molto forte, anche sul piano nazionale si registreranno importanti novità un po’ in tutti i settori, sia sotto la spinta di recenti normative che dell’evoluzione tecnologica dei prodotti. Per citare solo le principali novità, a partire dal prossimo novembre avremo l’obbligatorietà del controllo pressione sugli autoveicoli, fatto che determinerà un incremento della professionalità del rivenditore di pneumatici, mentre per quanto riguarda i cerchi entrerà pienamente in vigore il decreto sulle omologazioni. Ma sono tantissimi i settori che vedono un forte sviluppo tecnologico, si pensi ai nuovi gas refrigeranti degli impianti di condizionamento dei veicoli che richiederanno un adeguamento sia in termini di attrezzature che di competenze. Fondamentale sarà poi l’entrata in vigore del nuovo sistema di revisioni MCTCNet2, il cui percorso di avvicinamento è stato definito proprio in questi giorni e del quale Pneurama parlerà diffusamente. L’attenzione all’ecologia e la necessità di rinnovamento determineranno anche un’evoluzione nelle stazioni di servizio, che vedranno in Autopromotec una nuova iniziativa denominata “Filling station equipment & car care products”. In sostanza verrà raggruppato il settore delle stazioni di servizio e della cura dell’auto al quale saranno riservati non solo l’area esterna 48, ma anche il padiglione 25 con conseguente spostamento di una parte delle carrozzerie al 30. Anche per la prossima edizione verrà confermata l’iniziativa sul truck, “Industrial Vehicle Service”, che vedrà tra le altre cose una guida specificamente dedicata al settore. Insomma, anche la prossima sarà un’Autopromotec ricca di novità. Ciò che invece rimane immutata è l’attenzione alla promozione internazionale. Sono già stati attivati per la prossima edizione una serie di progetti con diverse istituzioni e associazioni, nazionali e non, al fine di dare ulteriore impulso alla conoscenza all’estero della fiera, da una parte, e del sistema Italia del post vendita automobilistico, dall’altra. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo [email protected] www.ccis.ch maggio 2015 La Rivista - 85 Chibimart: FieraMilanoCity, 22-25 Maggio Fiera dell’accessorio moda e del bijoux Chibimart, appuntamento fieristico dedicato al mondo dell’accessorio moda e del bijoux torna dal 22 al 25 maggio a fieramilanocity, al centro di una Milano in pieno fermento per Expo 2015, l’esposizione universale che si svolgerà da maggio ad ottobre 2015. Sono dunque più numerose le opportunità di business che si dischiudono per questa edizione estiva di Chibimart che presenta un’immagine totalmente rinnovata, attualmente protagonista di una campagna pubblicitaria sui media più tradizionali e sui principali canali social e presto visibile anche sul nuovo sito della manifestazione. Chibimart è l’evento fieristico dedicato al mondo dell’accessorio moda e del bijoux che evolve in un concept nuovo, completo ed essenziale, orientato a generare nuove opportunità di business. Con cadenza semestrale per una vetrina dove scoprire gli stili e le tendenze, una passerella dove i segni distintivi sono la creatività innovativa, l’accuratezza nella lavorazione dei prodotti esposti e la completezza nell’offerta. Chibimart recepisce le continue evoluzioni del mercato e rinnova la propria formula espositiva per dar vita ad un innovativo modo di fare fiera, che nelle ultime edizioni ha visto un incremento di visitatori del 12% circa. Grazie all’esclusiva e collaudata formula Cash & Carry, visitare Chibimart è ancora più conveniente: avrai infatti la possibilità di acquistare gli articoli di cui hai bisogno presso la fiera stessa. 86 - La Rivista maggio 2015 L’offerta espositiva composta da circa un centinaio di aziende conferma una vasta proposta di accessori moda, di bigiotteria, pietre dure, prodotti etnici, argento da indosso che, grazie alla formula Cash&Carry, da sempre molto apprezzata dagli operatori, consente di poter acquistare i prodotti scelti direttamente in mostra. Si confermano anche i momenti formativi di Chibimart con i Digital Lab, worskhop che verteranno sulle tematiche più attuali dell’era della comunicazione digitale, realizzati in collaborazione con Gianluca DIEGOLI, consulente in strategia digitale. Ma in questa edizione anche due importanti novità, la prima è la contemporaneità di Chibimart con Sì SposaItalia Collezioni , manifestazione fashion di alto livello che si svolgerà sempre a fieramilanocity e che creerà interessanti sinergie e nuove opportunità di business per gli operatori del settore. La seconda è l’apertura di Chibimart al pubblico che, nella sola giornata di sabato 23 potrà visitare la manifestazione: un’occasione in più per tutti, per trovare spunti e idee sulle tendenze estive. SI riconferma infine la promozione che consente a tutti gli operatore di settore di ricevere, solo durante i giorni di mostra e previa registrazione sul sito Chibimart, un ingresso gratuito per la prossima edizione di HOMISatellite Fashion & Jewels (fieramilano -Rho, dal 12 al 15 settembre 2015). Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo [email protected] www.ccis.ch I primi 100 anni di Maserati Inizia un anno di celebrazioni per il centenario Inizia un anno di celebrazioni per il Inizia un anno l centenario Ineltec: Basilea, 8-11 settembre La fiera della tecnologia per edifici e infrastrutture Ineltec, la più importante fiera svizzera della tecnologia per edifici e infrastrutture, si svolgerà dall’8 all’11 settembre presso il complesso fieristico di Messe Basel. Avendo come temi principali l’automatizzazione degli edifici e l’installazione elettrica, il trasporto, la distribuzione e l’ottimizzazione di energia, nonché i sistemi di comunicazione e di illuminazione, Ineltec si dimostra un’ottima vetrina sia per i temi dell’elettrotecnica che per gli edifici e le infrastrutture. Per questa ragione la manifestazione attrae ogni anno visitatori specializzati provenienti da diversi settori come installazione elettrica, economia energetica, industria, commercio, engineering, imprese edili e general contractor, telecomunicazioni, comunicazioni-IT, autorità e istituzioni pubbliche. Gli espositori hanno dunque la possibilità di entrare in contatto con un vasto range di pubblico che spazia da ingegneri, progettisti, tecnici a lavoratori specializzati. Per comprendere l’importanza di questa fiera basta analizzare i numeri: l’edizione del 2013 ha registrato un numero di visitatori che raggiungeva quasi le 19 000 persone provenienti da tutti i Cantoni della Svizzera. Anche questa edizione si prospetta come un evento molto importante, sono infatti attesi approssimativamente 19 500 visitatori e circa 250 espositori. Il numero di espositori, circoscritto a un settore di applicazione così specifico, rileva l’importanza di ineltec: il 72% di questi ultimi ha infatti valutato la manifestazione in modo molto positivo, valutazione confermata anche dal 69% dei visitatori. Con il motto ”Soluzioni per un futuro energetico sostenibile”, ineltec offre un Forum mirato alla promozione del networking interdisciplinare all’interno del settore. Il Forum offre ai visitatori, tramite partner, la possibilità di assistere a incontri a tema su nuove sfide o possibili soluzioni energetiche, moderate da un professionista. La novità di quest’anno è rappresentata dalla possibilità per gli espositori del New Technology Boulevard di presentare, ogni mattina presso Marktplatz (la piazza antistante l’entrata al quartiere fieristico), le tecnologie e le opportunità di mercato delle proprie innovazioni a un pubblico specializzato. Armin Kirchhofer, Exhibitor Director di ineltec, è convinto di poter apportare, con questo orientamento concettuale della manifestazione e del Forum, un importante contributo per la realizzazione di una transizione energetica. Informazioni dettagliate sono disponibili sul sito www.ineltec.ch Per ulteriori informazioni: Sharon Metus Camera di commercio italiana per la Svizzera Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo [email protected] www.ccis.ch maggio 2015 La Rivista - 87 Mondo in Camera Presentati a Zurigo Expo 2015 e territori Benvenuto Brunello – Zurigo 2015 A Zurigo il 4 giugno Barolo & Friends Event 2015 Nuovi Soci camerali Intervista con Emilio Genovesi, CEO di Material ConneXion Italia srl Favorire l’utilizzo di materiali e processi innovativi Contatti commerciali Servizi camerali maggio 2015 La Rivista - 89 Mondo in Camera Presentati a Zurigo Expo 2015 e territori Lo scorso Giovedì 16 Aprile 2015 si è svolto al Zürich Marriott Hotel l’evento “Expo e Territori 2015”, organizzato dalla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera su mandato del Consolato Generale d’Italia e dedicato agli operatori del settore turistico ed al pubblico svizzero, per la promozione dei territori italiani in occasione di EXPO 2015. L’intervento dei relatori presenti, ha permesso al pubblico di sperimentare un breve viaggio virtuale alla scoperta delle eccellenze agro-alimentari dell’Italia e della sua antica e variegata tradizione culinaria, enologica e culturale, con lo scopo di creare un collegamento tra i turisti svizzeri e le realtà regionali italiane ampliando l’esperienza di Expo. Tra i relatori presenti abbiamo avuto il piacere di ospitare il Sig. Giancarlo Perrella, Ticketing Sales Account Specialist per la società EXPO Spa, che con la sua ampia ed approfondita presentazione su Expo ha permesso agli ospiti di conoscere al me- glio le opportunità offerte dall’Esposizione Universale che l’Italia ospiterà dal primo maggio al 31 ottobre 2015 e che rappresenta il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione. Per le FFS era presente il Sig. Claudio Guidotti, Responsabile del Progetto Expo, che ha illustrato tutte le offerte e collegamenti dalla Svizzera, da e per Milano Rho, sede dell’esposizione. A seguire i relatori dei territori presenti: GB Hotels Abano, con la Sig.ra Elena Simonelli, che ha presentato le offerte ed i servizi della rinomata catena di alberghi, che rappresenta in Italia il leading Spa hotels, con 5 alberghi e 5 diverse Spa e centri benessere, pensati e realizzati per diverse tipologie di ospite, con programmi termali studiati ad hoc e altissima professionalità che da sempre contraddistingue gli alberghi del Gruppo Borile di Abano Terme. La Strada del Vino e dell’Olio Costa degli Etruschi, con la Sig.ra Vestrini Costanza, direttrice del consorzio, nato per rappresentare nel mondo una delle prime strade del vino nate in Italia su impulso dei produttori di vino, olio, miele e vari ristoranti ed agriturismi. La sua presentazione ha illustrato la vastità del territorio e la varietà di offerte presenti lungo questa meravigliosa strada dei sapori toscani. La regione Emilia-Romagna, infine, con il Sig. Gianluca Baldoni responsabile dello Sportello Internazionalizzazione delle Imprese, ha illustrato le potenzialità della regione, che si sviluppa su un’ampia superficie che include mare, colline e monti, con relative specialità culinarie uniche al mondo. La sua presentazione ha inoltre indicato i tanti collegamenti tra la regione ed il sito espositivo di EXPO, promuovendo molte interessanti proposte ed offerte turistiche. Ad aprire i lavori e dare il benvenuto al pubblico ed ai relatori venuti dall’Italia, era presente il Console Generale d’Italia Francesco Barbaro, che da padrone di casa ha riassunto e spiegato lo scopo dell’iniziativa e l’importante valore promozionale dello stesso. I relatori della serata: (da sin) Vestrini Costanza della Strada del Vino e dell’Olio Costa degli Etruschi, Gianluca Baldoni della regione emilia Romagna, Claudio Guidotti delle FFS, Giancarlo Perrella di Expo Spa, Elena Simonelli di GB Hotels Abano e il segretario generale della CCIS Fabrizio Macrì (foto Antonio Campanile) 90 - La Rivista maggio 2015 Mondo in Camera Ospitata a Zurigo l’edizione 2015 di Benvenuto Brunello Presentata l’annata 2010 del Brunello - per molti è una delle migliori annate di sempre - e quella 2013 del Rosso di Montalcino Un‘occasione unica per verificare in prima persona la qualità dell’annata (voci insistenti dicono che il mercato USA se ne sia già accaparrato un buona parte) l’ha offerta la Camera di Commercio italiana per la Svizzera che lo scorso 20 aprile a Zurigo (Zunfthaus zur Safran) in collaborazione con il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino ha organizzato una degustazione del celebre vino toscano. Un’occasione sfruttata sia durante un seminario, sia durante la degustazione libera: da opreatori del settore e da un folto numero di appassionati consumatori, che hanno potuto assaggiare, m anche discutere, confrontarsi e certamente apprezzare i vini proposti da 14 produttori selezionati dal Consorzio. In rapido elenco questi i produttori presenti: BELPOGGIO, Castelnuovo dell‘Abate (Siena), BOTTEGA, Montalcino (Siena), CAPARZO, Montalcino (Siena), CASTELGIOCONDO, Montalcino (Siena), LA MANNELLA, Montalcino (Siena), PA RADISONE - Colle degli Angeli, Montalcino (Siena), POGGIO - IL CASTELLARE, Castelnuovo dell‘Abate (Siena), RIDOLFI, Montalcino (Siena), SASSETTI LIVIO – PERTIMALI, Montalcino (Siena) CERBAIA, Montalcino (Siena), COLLEMATTONI, Sant‘angelo in Colle (Siena), IL GRAPPOLO - FORTIUS, Sant‘angelo in Colle (Siena), IL POGGIOLO, Montalcino (Siena), IL POGGIONE, Sant‘angelo in Colle (Siena), maggio 2015 La Rivista - 91 Mondo in Camera A Zurigo il 4 giugno Barolo & Friends Event 2015 Il Consorzio I Vini del Piemonte e la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera organizzano la quinta edizione del Barolo & Friends Event con l’intenzione di superare il notevole successo degli anni precedenti. E per farlo hanno già pronto un programma sempre più innovativo ed esperienziale, rivolto in via esclusiva a un pubblico selezionato di wine-lovers. Sarà nuovamente la Zunfthaus zur Saffran, sede della congregazione dei commercianti agroalimentari di Zurigo, a ospitare il Barolo & Friends. In occasione di questo evento si rinnova anche le collaborazioni con la rivista Vinum, principale magazine elvetico dedicato al vino. Programma 17.00/21.30 – “Walk Around Tasting”: degustazione rivolta ai consumatori finali, con la partecipazione di alcuni selezionati professionisti, tra cui ristoratori, enotecari, importatori, sommelier ecc. Tavoli con i produttori dei vini DOC e DOCG piemontesi e un’area riservata a una selezione di prodotti enogastronomici di eccellenza. Iniziative collaterali: 18.00/19.00 – “Atelier Piemonte”: quattro laboratori organizzati da Vinum, che proporranno in degustazione vini di alto livello abbinati a prodotti food di eccellenza. Tale iniziativa godrà di una promozione specifica sia sul sito web sia sull’edizione cartacea di Vinum, che darò risalto ai produttori coinvolti. Sede: Zunfthaus zur Saffran Limmatquai 54, 8001 ZÜRICH Ingresso a pagamento. Iscrizioni e informazioni: Tel: 044 289 23 27 email: [email protected] Benvenuto ai nuovi soci ARNER BANK SA ROMANI GIULIO PIAZZA MANZONI 8 CH-6901 LUGANO [email protected] WWW.ARNERBANK.CH CAMPICHE ÉTIENNE HDC ÉTUDE D’AVOCATS AV. TISSOT 2BIS - CP851 CH-1001 LAUSANNE VD TEL. 0041 (0)21 310 73 10 FAX. 0041 (0)21 310 73 11 [email protected] WWW.HDCLEGAL.CH DI PAOLO MICHELINO PROPASTA RHEINSÄGESTRASSE 9 CH-8253 DIESSENHOFEN TEL. 0041 (0)79 133 11 22 [email protected] WWW.PROPASTA.IT FINOLEZZI SONIA FINOLEZZI CHAUFFAGES SARL CHEMIN DES PINS 9 CH-1034 BOUSSENS TEL. 0041 (0)21 732 29 76 [email protected] KANTON SCHWYZ DURRER URS BAHNHOFSTRASSE 15 CH-6430 SCHWYZ 92 - La Rivista maggio 2015 TEL. 0041 (0)41 819 16 13 FAX. 0041 (0)41 819 16 13 [email protected] WWW.SCHWYZ-ECONOMY.CH LAB SERVICE ANALYTICA SRL FIGNA ALVARO VIA EMILIA 51/C IT-40011 ALZANO EMILIA BO TEL. 0039 051 732 356 FAX. 0039 051 650 04 13 [email protected] WWW.LABSERVICE.IT LARATTA IDA RUE DES CANONS 12 CH-1297 FOUNEX VD TEL. 0041 (0)79 306 19 58 [email protected] MASTROIANNI ANTONINO VIA MONTAGNA 1 IT-28050 POMBIA NO TEL. 0039 338 12 89 443 FAX. 0039 0321 51 25 67 [email protected] MAUREL SRL CAPRITTI ERMANNO VIA DEL COMMERCIO 4 IT-27038 ROBBIO TEL. 0039 0384 671034 FAX. 0039 0384 672 361 [email protected] WWW.MAUREL.COM PANTELIS KAIRIS JOHNSON CONTROLS POSTSTRASSE 31 CH-9100 HERISAU TEL. 0041 (0)71 351 34 71 [email protected] PIVOT MARCO SOC. PVT SRL DI PIVOT M. & C. CORSO LANCIERI 2/E IT-11100 AOSTA TEL. 0039 335 80 48 940 [email protected] RUBICONEX SRL MICHELI EVA VIA ANTONIO ROSMINI 125/INT.1 IT-38015 LAVIS TEL. 0039 0461 245324 FAX. 0039 0461 249670 [email protected] WWW.RUBICONEX.COM SPETTER CAROLUS WIGÄRTLI 5 CH-8852 ALTENDORF SZ TEL. 0041 (0)78 844 65 17 [email protected] TUMOLO SIMONE KMARIN 26 CHEMIN DES CLOCHETTES CH-1206 GINEVRA TEL. 0041 (0)78 740 85 70 [email protected] Mondo in Camera Intervista con Emilio Genovesi, CEO di Material ConneXion Italia srl Favorire l’utilizzo di materiali e processi innovativi Material ConneXion è il più grande centro internazionale di ricerca e consulenza sui materiali innovativi e sostenibili. Fondata nel 1997 da George Beylerian a New York, con la prima library di materiali fisici, oggi Material ConneXion® fa parte del Gruppo Sandow Media, azienda leader nell’editoria negli Stati Uniti, ed è presente con altre 7 sedi anche in Europa e in Asia. Da qualche tempo è presente anche in Svizzera. Dr. Genovesi, recentemente avete costituito la Material ConneXion Switzerland. Che cosa vi proponete di fare nella Confederazione? La nostra missione è di fornire alle Piccole e Medie Imprese un contributo all’innovazione, ponendoci come facilitatori proattivi del contatto tra chi offre materiali e processi innovativi e gli utilizzatori, dunque consentendo al mondo del progetto un accesso permanente ai materiali nuovi ed alle nuove soluzioni nell’uso dei materiali esistenti. Le PMI costituiscono un elemento di grande importanza per l’economia della Confederazione Svizzera, e pertanto, per noi, un interessante mercato potenziale. si arricchisce di 40 nuovi arrivi, selezionati da una giuria internazionale e interdisciplinare di esperti. Ovviamente, oltre alla materioteca fisica, il database è consultabile anche in modalità online dal sito di Material ConneXion. Di quali tipi di materiali è composta la vostra materioteca? Mi verrebbe da dire tutti; volendo specificarli: polimeri, ceramica, vetri, metalli, cementi, naturali e derivati, bioplastiche, materiali a base di carbonio; sia materiali che processi produttivi, con particolare attenzione a quelli ecosostenibili. Le competenze dei nostri esperti ci permettono di offrire anche servizi di raggio più ampio, collegati all’innovazione materica; mi riferisco a studi sulle principali novità e tendenze nel mondo dei materiali e analisi di benchmarking, in tal modo supportando il management aziendale nelle attività di strategia e definizione dell’identità di prodotto. Lei mi ha parlato di accesso online; mi dica qualcosa di più su questo punto. Volentieri. L’accesso al database online avviene attraverso diversi modelli di abbonamento, che variano a seconda del soggetto che intende abbonarsi: esistono formule per studenti, professionisti, piccole e grandi imprese, scuole e università. Attraverso l’abbonamento è possibile navigare il database online, in inglese e in italiano, e visitare le materioteche fisiche nelle diverse sedi di Material ConneXion nel mondo. Ulteriori informazioni sono sul sito: www.materialconnexionswitzerland.ch di Material Village sagl, la società svizzera che abbiamo costituito a Lugano: il che ci fa partecipare all’orgoglio di essere svizzeri. La ringrazio. E tanti auguri di buon successo! Ci dica qualcosa di più su Material ConnexXion: per iniziare, come e quando è nata? Material ConneXion è il più grande centro internazionale di ricerca e consulenza sui materiali innovativi e sostenibili. Fondata nel 1997 da George Beylerian a New York, con la prima library di materiali fisici, oggi Material ConneXion fa parte del Gruppo Sandow Media, azienda leader nell’editoria negli Stati Uniti, ed è presente con sedi anche in Europa e in Asia. Nel 2002 nasce a Milano la sede italiana, che ospita una materioteca di oltre 4000 materiali e processi produttivi, di cui circa 2500 esposti a rotazione; ogni mese essa maggio 2015 La Rivista - 93 CONTATTI COMMERCIALI Dal mercato italiano OFFERTE DI MERCI E SERVIZI Autogrù Marchetti Autogru SpA Via Caorsana 49 I - 29122 Piacenza Tel +39 0523.573722 Fax +39 0523.593253 E-mail: [email protected] www.marchetti.it Alimentari La Dispensa Del Re Import Export Via Berlino 8 G/H I – 56038 Ponsacco Tel: + 39 393 970.35.12 E-mail: [email protected] Prodotti cosmetici e per parrucchieri N.VACCARI s.r.l. Via G.Verdi, 2 I - 26021 ANNICCO (CR) Tel. + 39 0374 79480 Fax: + 39 0374 79258 E-Mail: [email protected] www.nvaccari.com Vino TENUTA COLLI DI SERRAPETRONA s.r.l. Via Colli, 7/8 I - 62020 Serrapetrona (MC) Tel. +39 0733 908329 Fax +39 0733 908839 E-mail [email protected] www.tenutacollidiserrapetrona.it Lavorazione a freddo della lamiera MAGNONI FRANCESCO SRL Via Piave 16 I – 21041 Albizzate (VA) Tel. 0039 0331 993051 Fax. 0039 0331 993051 E-mail: [email protected] www.magnoni.it Settore plastico e gomma ELECTRONIC CONTROL S.R.L. Via Quintino Sella 147 I – 21052 Busto Arsizio (VA) Tel. 0039 0331 382140 E-mail: [email protected] www.electroniccontrol.it 94 - La Rivista maggio 2015 Prodotti biologici A MODO BIO SRL Località Pian di Spagna I – 22010 Gera Lario (CO) Tel. +39 331.3058670 E-mail: [email protected] Progettazione e realizzazione quadri elettrici AUTOMAZIONI ELETTRICHE snc via Ponzio Flaminio 1a I – 21059 VIGGIU’ (VA) Tel. +39 0332 487597 Fax +39 0332 487597 E-mail: [email protected] www.automazionielettriche.it Progettazione e realizzazione stampi STAMPYTAL S.R.L. Via Mazzini 68/B I – 21020 Ternate (VA) Tel. 0039/0332 961576 Fax. 0039/0332 1800147 E-mail: [email protected] Cablaggi elettronici ed elettrici ELETTROMECCANICA TRE EFFE S.n.c Via Valle Nuova 18 I - 21013 Gallarate (VA) Tel: 0039/ 0331 799227 E-mail: [email protected] www.treeffe3f.it Lavorazioni tubi in metallo Ta-mec Off. Meccanica di Paolo Tagliabue e C. snc Via Novellina 25/E I – 21019 Somma Lombardo (VA) Tel. 0039/0331 254465 Fax 0039/ 0331 254465 E-mail: [email protected] www.tamec.it Pezzi forgiati in acciaio ACSA Steel Forgings Spa Via per Solbiate 43 I – 21040 Oggiona con Santo Stefano (VA) Tel. 0039 0331712011 E-mail: [email protected] www.acsa.it Prodotti antiusura in metallo duro Harditalia srl Via genova 9 I – 21040 Oggiona con Santo Stefano (VA) Tel. 0039 3403393639 Fax 0039/0331 215024 E-mail: [email protected] www.harditalia.com Industria cartotecnica Nuovo Scatolificio Valtenna srl Contrada Girola Valtenna 43 I – 63900 Fermo FM Tel. 0039/0734 64791 Fax 0039/0734 647990 [email protected] www.valtenna.it RICHIESTE DI RICERCA AGENTI-RAPPRESENTANTI • Azienda italiana leader nella lavorazione di materiali plastici, progettazione e produzione di stampi per svariati settori (elettrico, nautico, aerospaziale, automotive, ferroviario, stradale) è alla ricerca di potenziali clienti in Svizzera, per ampliare la propria rete commerciale estera. • Azienda italiana attiva nella TORNERIA AUTOMATICA con una quarantennale esperienza nel settore della meccanica di precisione ricerca clienti svizzeri interessati all’azienda come fornitore di particolari torniti a disegno. Con il suo parco macchine, formato da circa venti torni di recente costruzione e di altissima affidabilità e precisione, un sistema di lavaggio pezzi sottovuoto ad ultrasuoni ed alcohol modificato ed un sistema di selezione automatica dei pezzi dotato di telecamere, la ditta è costantemente al passo con l’innovazione ed in grado di fornire un’ampia gamma di particolari secondo le specifiche del cliente. • Azienda italiana leader nella produzione e progettazione di manufatti in fibra di carbonio ed altri materiali compositi (carbon-kevlar e fibra di vetro), per svariati settori ( robotica, nautico, aerospaziale, automotive, biomedicale, industriale e design ) e certificata ISO 9001:2008, è alla ricerca di potenziali partner e clienti in Svizzera, per ampliare la propria rete commerciale estera. • Azienda italiana leader nella produzione di soluzioni innovative e tecnologicamente avanzate per il settore edilizio come guaine traspiranti, freni vapore, guaine speciali, colmi ventilati, accessori per il tetto ventilato ed insonorizzanti, è alla ricerca di potenziali partner e clienti in Svizzera, per ampliare la propria rete commerciale estera. • Azienda sudtirolese specialista nella produzione di abbigliamento da lavoro per i settori industria, gastronomia, medicale/sanitario nonché abbigliamento freetime/outdoor, è alla ricerca di potenziali partner e clienti in Svizzera, per ampliare la propria rete commerciale estera. Per le richieste di cui sopra rivolgersi a: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch Dal mercato svizzero OFFERTE DI MERCI E SERVIZI Spazi magazzino BNE AG Gewerbestrasse 1 CH – 6030 Honau Tel.: +41 41 455 41 10 Fax: +41 41 455 41 15 E-mail: [email protected] www.bne.ch Esercizi “Gastronomici” disponibili a Zurigo e d’intorni Pizza a domicilio a Dübendorf Location-nr.: 808 Per motivi di avanzata età si mette a disposizione questa location di Pizza a domicilio in Dübendorf con 1 auto per consegne Inventario: CHF 120’000.-Trattoria tradizionale a Elgg ZH Location-nr.: 806 Trattoria molto bella a Elgg ZH in pieno centro Posti ristorante 20 e cantinetta 36 Posti in sala 76 Posti in terrazza 50 Inventario: CHF 75’000.-Disco Club nel Canton Zugo Location-nr.: 800 Ottima posizione / Zona Industriale della Svizzera centrale Permesso per apertura sino alle 02.00 per lunedì, martedì e mercoledì Giovedì, venerdì e sabato fino alle 04.00. Inventario: CHF 475’000.-- Il magazzino è di 7000 m2 di cui 1200 m2 sarebbero liberi per la gestione della logistica conto terzi. Ristorante italiano nelle vicinanze di Züri-West Location-nr.: 771 Ristorante ben avviato con giro d’affari di oltre 2 Mio. di Franchi Posti all’interno 200 Posti nel giardino 220 Inventario: CHF 350’000.-- Per ulteriori informazioni rivolgersi alla: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch Pizza a domicilio nel Canton Thurgau Location-nr.: 798 Ottimo giro d’affari Molti clienti fissi Posti ristorante 20 Posti fumoir 16 Inventario: CHF 130’000.-- Rinomato ristorante di specialità nelle vicinanze del Letzigrund Zurigo Location-nr.: 725 Quartiere in forte espansione con molto potenziale Cucina top Posti oltre 80, terrazza 30 Inventario: CHF 350’000.-Bistrò con takeaway a Züri-West Location-nr.: 794 Nel cuore di Zurigo ovest si trova questo grazioso bistrò con takeaway con elegante arredamento fino all’ultimo dettaglio Inventario: CHF 160’000.-Ristorante italiano a Zurigo-Höngg Location-nr.: 766 Ristorante italiano con giro d’affari superiore al milione Grande giardino completamente rinnovato e ingrandito Cucina top Posti ristorante 150, terrazza 120 Inventario: CHF 220’000.-Ristorante & Bar nel cuore di Zurigo Location-nr.: 791 Nelle vicinanze di Stauffacherplatz ristorante top-arredato con possibilità di usufruire anche come bar nelle vicinanze di uffici e scuole Posti interni 50-60 – esterni 40 Fumoir separato con 35 posti Inventario: CHF 450’000.-Altre location da visionare www.gastrokaufen.ch ! Per informazioni per avviare una propria attività nel comparto “Gastronomia” contattare: Luigi Palma, CCIS, Tel. 0041/44/289 23 29, [email protected] maggio 2015 La Rivista - 95 ATTIVITÀ E SERVIZI PUBBLICAZIONI RECUPERO IVA ITALIANA E SVIZZERA Con i suoi circa 700 Soci la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO 9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro: • La Rivista periodico ufficiale mensile (11 edizioni all‘anno) • Annuario Soci • Indicatori utili Italia-Svizzera • Analisi settoriale – Abbigliamento • Analisi settoriale – Arredamento • Analisi settoriale – Energie Rinnovabili • Analisi settoriale – Vino • Guida per i lavoratori distaccanti in Svizzera • La realizzazione di lavori in Svizzera – Focus Edilizia Il servizio, offerto a condizioni molto vantaggiose, è rivolto sia ad imprese svizzere che recuperano l’IVA pagata in Italia, sia alle imprese italiane che desiderano recuperare l’IVA pagata in Svizzera. • Incontri BtoB massimizzando il ritorno commerciale derivante dall’incontro tra la domanda svizzera e l’offerta italiana • Organizzazione di incontri e workshop tra operatori, con l‘ausilio di servizi di interpretariato e segretariato • Colloqui di consulenza individuale • Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani, nonché dell‘IVA italiana e tedesca per imprese elvetiche • Ricerche e consegne semplici di contatti italiani e svizzeri (produttori, importatori, grossisti, commercianti, agenti/ rappresentanti) • Ricerca e mediazione di partners commerciali italiani e svizzeri • Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento di brevetti • Recupero di crediti commerciali • Investire in Svizzera: servizio dedicato all’accompagnamento di investimenti in svizzera • Azioni promozionali e di direct marketing • Assistenza e consulenza in materia doganale e commerciale • Informazioni statistiche ed import/ export • Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insediamenti in Svizzera ed in Italia • Informazioni riservate su aziende italiane: visure, bilanci, assetti societari, protesti, bilanci, rapporti commerciali, ecc. • Informazioni riservate su aziende svizzere: estratto dal registro di commercio, statuto legalizzato, atto di costituzione, rapporto commerciale (informazioni sulla solvibilità) • Traduzioni ed interpretariato • La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di Verona Fiere 96 - La Rivista maggio 2015 Seestrasse 123, Casella postale, 8027 Zurigo Tel.: +41 44 289 23 23 Fax: +41 44 201 53 57 E-mail: [email protected] www.ccis.ch CHE-107.821.234 IVA Rue du Cendrier 12-14, Casella postale, 1211 Ginevra 1 Tel.: +41 22 906 85 95, Fax: +41 22 906 85 99 E-mail: [email protected] CHE-107.821.234 IVA Via Nassa 5 6900 Lugano Tel.: +41 91 924 02 32 Fax: +41 924 02 33 E-mail: [email protected] CHE-107.821.234 IVA RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI Grazie alla propria rete di contatti e alla conoscenza delle esigenze e dei bisogni del mercato elvetico e di quello italiano, la Camera di Commercio offre ad imprese sia svizzere che italiane intenzionate ad esportare i propri servizi e prodotti all’estero un’accurata ricerca di controparti commerciali. Attraverso un’analisi sistematica del mercato obiettivo ed identificati i partner commerciali Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia e la Svizzera, è consentito ai soggetti titolari di partita iva di ottenere il rimborso dell’IVA pagata nello Stato estero. La CCIS: • fornisce la necessaria documentazione; • esamina la documentazione compilata; • recapita l’istanza di rimborso all’ Autorità fiscale competente; • avvia e controlla l’iter della Vostra pratica; • fornisce assistenza legale. Siamo a vostra completa disposizione per ottenere maggiori informazioni e richiedere la documentazione sul servizio per il rimborso dell’IVA italiana, tedesca e/o di quella svizzera. (Tel. +41 44 289 23 23) RAPPRESENTANZA FISCALE IN SVIZZERA PER IMPRESE ITALIANE Le imprese che realizzano su territorio svizzero operazioni imponibili all’iva svizzera per un valore superiore a CHF 100’000 sono obbligate a registrarsi ai fini iva in Svizzera. La Camera di Commercio supporta in questo caso le imprese italiane divenendo il loro rappresentante fiscale occupandosi di aprire partita iva in Svizzera, registrare le fatture in entrate ed uscita e predisporre il rendiconto iva trimestrale. Inoltre ogni assistenza fiscale legata alla fatturazione di operazioni commerciali in Svizzera è compresa nel servizio. ritenuti più idonei per le imprese a diventare affidabili interlocutori nel settore di riferimento, viene organizzato un incontro presso le aziende target così selezionate permettendo alle imprese italiane o svizzere un rapido ed efficace ingresso sui rispettivi mercati di riferimento. Per ulteriori informazioni ed un preventivo sul servizio, potete contattarci al seguente indirizzo mail [email protected] LA SOLUZIONE GIUSTA PER OGNI EVENIENZA. SOTTO LO STESSO TETTO. E T N E M L A F IN RNATA! O T È Da l r o b u s to DA I LY, il Va n of t h e Ye a r 2015 , a l p e s o m a s s i m o S T R A L I S : l ’a t t u a lis s i m a g a m m a d i ve i co li I ve co u n is ce e co l o g ia e d e co n o m ia i n m o d o i d e a l e e , g r a z i e a s u o i i n n u m e r e vo li m o d e lli , of f r e s o l u z i o n i s p e ci f i ch e p e r o g n i i n c a r i co d i t r a s p o r to. Gustala come gli italiani: un filo d‘olio d‘oliva, sale e pepe e... buon appetito! I V E CO ( Sv i z ze r a ) S A , O b e r fe l d s t r a s s e 16 , 83 02 K l o t e n , t e l . 0 4 4 8 0 4 7 3 7 3 , w w w. i ve co . c h IL FUTURO E’ DI CHI HA UN GRANDE PASSATO Alfa Romeo con Anno 106 - n. 5 - Maggio 2015 Al via Expo 2015 Nessun dorma Intervista con Elia Frapolli, direttore Ticino Turismo Senza dimenticare il passato puntiamo al futuro SCOPRI LA NUOVA GIULIETTA SPRINT E TUTTA LA GAMMA GIULIETTA NEI CONCESSIONARI ALFA ROMEO O SU ALFAROMEO.CH Alfa Romeo Giulietta Sprint 1.4 MultiAir 150 CV. Consumo carburante ciclo misto 5,7 l/100 km, emissioni di CO2 131 g/km, categoria d’efficienza energetica D. Il valore medio (CO2 ) di tutti i veicoli nuovi immatricolati in Svizzera è pari a 144 g /km. La Rivista Anno 106 - n.5 - Maggio 2015 Anteprima a Firenze del Consorzio Vino Chianti