9 ottobre 2012 PAG. 14 I BIMBI DELLE ELEMENTARI INAUGURANO IL PREFABBRICATO Crevalcore, 500 alunni accolti dal sindaco Broglia di Pierluigi Trombetta Gli studenti terremotati di Crevalcore, tra materne, elementari, medie e superiori, sono circa 1200. Dopo l’inaugurazione delle primarie di ieri, sabato prossimo saranno inaugurate le medie prefabbricate Marco Polo che conterranno circa 400 ragazzi. Per quanto riguarda le scuole vecchie – e cioè le elementari Lodi (100 anni di età), le medie Marco Polo (37 anni), le superiori Malpighi (100 anni la parte vecchia, 20 anni quella nuova), le materne ed elementari della frazione di Palata (100 anni) - sono stati già affidati gli incarichi di progettazione, entro novembre i progetti dovrebbero diventare esecutivi ed entro dicembre dovrebbero entrare nei vari bandi di gara. I cantieri dovrebbero partire il prossimo febbraio per una spesa complessiva di circa dieci milioni di euro. Secondo le previsioni più ottimistiche, le materne e le elementari di Palata e le medie di Crevalcore dovrebbero essere pronte nel settembre del prossimo anno. Mentre per le Lodi e il Malpighi, visto le loro grandi dimensioni, si parla del settembre 2014. «I genitori — spiega il sindaco Claudio Broglia — durante il trasloco degli arredi scolastici, hanno potuto vedere come gli edifici, seppur vetusti, hanno retto bene il terremoto. E, per reggere ancora meglio, ora necessitano di rafforzamento sismico, quindi c’è una certa tranquillità sotto questo aspetto. Contiamo di procedere a spron battuto con i lavori di ristrutturazione per stare nei tempi previsti e — se ci riusciamo — cercheremo di anticiparli». 9 ottobre 2012 Link: http://www.ilpiacenza.it/cronaca/processo-falsi-invalidi-pass.html Disabili, quattro imputati per i certificati taroccati per ottenere il pass Al processo per falso e truffa il Comune, parte civile, ha chiesto 20mila euro di risarcimento. La polizia municipale, indagando, ha seguito un matrimonio dove gli "ammalati" avevano tacchi a spillo e salivano le scalinate di Giacomo Londra Per smascherare i falsi invalidi che utilizzavano i pass per le auto, gli agenti della polizia municipale sono anche andati a un matrimonio e si sono fatti dare le foto che ritraevano persone titolari del tagliando camminare su tacchi a spillo o salire ripide scalinate senza alcun problema. Sono alcuni particolari emersi oggi nel processo che vede imputate quattro persone, tra cui un medico dell'Ausl che avrebbe, secondo le accuse, attestato le "disabilità". Numerosi avvocati e il pubblico ministero Antonio Colonna si sono presentati questa mattina, 8 ottobre, davanti al giudice Elena Stoppini. A deporre erano stati chiamati alcuni tra agenti e ispettori della Municipale che avevano condotto le indagini cominciate tra la fine del 2010 e l'inizio del 2011. L'operazione venne chiamata "Affari di famiglia", anche perché vi sono coinvolti due fratelli e il convivente di una dei due. La donna è accusata di falso, mentre gli altri imputati di truffa. L'Azienda sanitaria, nel processo, si è costituita parte civile. Azione intrapresa anche dal Comune che, con l'avvocato, Elena Vezzulli, ha chiesto un risarcimento di 20mila euro. L'ispettore, rispondendo alle domande del pm prima e degli avvocati poi, ha spiegato la nascita dell'inchiesta e la metodologia seguita. Un lavoro lungo che ha portato la Municipale a cercare di capire come mai certe persone fossero in possesso di quel contrassegno. Su queste basi è cominciato un controllo per approfondire le circostanze di rilascio da parte dell'Ausl della certificazione di invalidità. Dopo un riscontro presso Tempi Agenzia si è scoperto, ad esempio, che la donna di 43 anni, con i tacchi vertiginosi, aveva avuto il pass temporaneo rilasciato di anno in anno per quattro anni consecutivi, fino al 2010 sempre firmato dallo stesso medico certificatore di piazzale Milano. Si sono acquisiti cosi altri materiali da parte della magistratura, almeno 3000 fascicoli di cui un centinaio riportavano la firma in calce del medico in questione. Da ulteriori approfondimenti è risultato come altre due persone, legate da vincoli di parentela con la donna, fossero in possesso di pass invalidi, sempre con in calce la firma dello stesso sanitario. Ma in questi tre casi come in altri vagliati dagli inquirenti, si è appurato come mancasse, nei fascicoli della pratica per il rilascio dei permessi, la certificazione che attestasse lo stato di invalidità necessaria per ottenere i benefici del permesso di circolazione. Il medico di 56 anni, appartenente all'Ausl, era stato sospeso dall'attività. Inoltre è stato denunciato con le altre tre persone per i reati di falso ideologico, truffa in concorso, aggravati dal fatto che sono stati commessi a danno di enti pubblici (Ausl e Comune di Piacenza). 9 ottobre 2012 Link: http://gazzettadireggio.gelocal.it/cronaca/2012/10/09/news/ciclabile-vietata-allacarrozzina-elettrica-1.5826894 Ciclabile vietata alla carrozzina elettrica Scandiano, un disabile 82enne compra lo speciale mezzo ma non può circolare: «Non può nemmeno essere assicurato» di Daniele Valisena SCANDIANO. Quasi 5mila euro spesi per una carrozzina elettrica che non può circolare. E’ questa la paradossale vicenda capitata a un 82enne – invalido al 100% – di Scandiano, che al momento di assicurare il suo mezzo per anziani e disabili Krono, appena acquistato, si è visto rifiutare la richiesta in quanto «non rientra nella definizione di veicolo». Pochi giorni dopo, però, l’uomo, dopo aver chiesto spiegazioni alla polizia municipale, si è sentito rispondere che il mezzo non può nemmeno circolare su marciapiedi e piste ciclabili proprio perché si tratta di un «veicolo a motore». «Non mi resta altro che girare per il cortile di casa mia – racconta sconsolato Benito Guidetti, lo sfortunato protagonista della vicenda – Sono invalido al 100%, questa carrozzina elettrica mi serve per muovermi, per fare la spesa o le mie commissioni. Ho fatto un investimento importante per comprarla (il prezzo dello scooter elettrico è di circa 4600 euro, ndr) e ora mi sento dire che non posso usarlo. I vigili dicono che lo scooter va troppo forte per poter circolare sulle piste ciclabili, perché ha una velocità massima di circa 16 chilometri orari, ma posso tranquillamente andare più piano, se serve». L’anziano, infatti, dopo aver acquistato la carrozzina elettrica, si è rivolto alla polizia municipale dell’Unione Tresinaro-Secchia, alla sede di Scandiano, chiedendo informazioni riguardo al mezzo e ai luoghi in cui questo poteva circolare, ricevendo pareri rassicuranti. «I vigili, una prima volta, mi hanno detto che avrei potuto girare dove volevo con la carrozzina elettrica – prosegue Guidetti – poi, quando sono tornato da loro per informarmi riguardo all’assicurazione del mezzo, mi hanno spiegato che senza targa e libretto di circolazione non potevano assicurarmelo, e che avrei potuto circolare solo nelle strade di proprietà». Gli agenti della polizia scandianese non hanno fatto altro che riferire all’anziano quanto afferma il codice della strada, ossia che «le macchine per uso di bambini o di persone invalide, anche se asservite da motore, con le limitazioni di cui all’articolo 46, possono circolare sulle parti della strada riservate ai pedoni, secondo le modalità stabilite dagli enti proprietari delle strade ai sensi degli articolo 6 e 7». Questo è il testo dell’articolo 46 e il comma 7 dell’articolo 190 del decreto legislativo numero 285 del 1992. Insomma, pare che il mezzo possieda le caratteristiche per poter circolare nelle zone riservate ai pedoni. «La questione però è più complicata di così – spiega il comandante della polizia municipale Tresinaro Secchia, Ermanno Mazzoni – Il mezzo, per poter circolare, deve essere conforme ad alcuni requisiti precisi». I «veicoli per uso di bambini o di invalidi» recita infatti il codice, per essere considerati tali, devono presentare caratteristiche costruttive precise: lunghezza massima di 1,10 metri; larghezza massima 0,50 metri (con un massimo di 0,70 metri in alcune parti); altezza massima 1,35 metri, nella zona dove la larghezza massima del veicolo e 0,80 metri in corrispondenza dell’estremità anteriore; sedile monoposto; massa in ordine di marcia di 40 chilogrammo; potenza massima del motore 1 kilowatt e velocità massima di 6 chilometri orari per i veicoli dotati di motore. «Il superamento anche di uno solo dei limiti indicati nel primo comma comporta l’inclusione della macchina nei veicoli», specifica l’articolo 196 del codice della strada. La carrozzina elettrica acquistata dal signor Guidetti non rientra quindi nelle caratteristiche indicate dalla legislazione in quanto, avendo una velocità massima di 16 chilometri orari, va troppo veloce; inoltre, non può essere assicurato perché sprovvisto di libretto di circolazione. Non può quindi circolare sulle piste ciclabili perché è un veicolo a motore e non può circolare per strada in quanto non targato e assicurato: si tratta insomma di un veicolo/non veicolo. «Io l’assicurazione l’ho fatta a me – conclude Guidetti – visto che non mi permettevano di farla alla carrozzina. Non capisco però perché il mezzo venga considerato pericoloso: in curva rallenta automaticamente, e posso regolare io la velocità. Non è che in macchina si diano le multe alle Ferrari perché possono andare ai 300 all’ora, se rispettano i limiti». «Il nodo della questione è che il codice della strada, quando è stato steso, nel 1992, non contemplava i veicoli elettrici – chiosa il comandante Mazzoni – Il signor Guidetti ha avuto il lodevole scrupolo di assicurarsi e chiedere informazioni, altri non lo fanno. Il discorso tocca anche le biciclette elettriche. Non tutte possono infatti circolare sulle piste ciclabili, ma spesso i cittadini che le acquistano non lo sanno nemmeno». 9 ottobre 2012 Link: http://gazzettadimodena.gelocal.it/cronaca/2012/10/09/news/sant-anna-la-via-delreinserimento-1.5831152 Una fattoria in carcere che dà lavoro ai detenuti Frutta e ortaggi. Tutto biologico, e la formula sta riscuotendo un successo crescente. Sono i prodotti coltivati all'interno di Sant'Anna di Marco Amendola Frutta e ortaggi. Tutto biologico, e la formula sta riscuotendo un successo crescente. Sono i prodotti coltivati all'interno della Casa Circondariale di Modena dove alcuni detenuti, coordinati da tecnici agronomi, sono impiegati nella lavorazione dei 2 ettari di terreno agricolo a disposizione all'interno della struttura. Un progetto che va avanti da oltre 20 anni, e che nel corso del tempo ha dato l'opportunità a tante persone detenute al Sant'Anna di imparare un nuovo lavoro nel settore dell'agricoltura, e di mettersi alla prova. E i risultati non mancano. Le coltivazioni hanno ottenuto di recente la certificazione biologica, mentre i prodotti vengono venduti a realtà commerciali della grande distribuzione, generando così un circolo virtuoso di promozione, reddito e lavoro per i detenuti in semi libertà impegnati direttamente nelle attività. «Tutto il progetto è a capo della casa circondariale di Modena», spiega Roberto Ferri, tecnico agronomo, che prosegue: «La finalità principale è il reinserimento dei detenuti alla vita sociale attraverso la pratica del lavoro agricolo. Infatti tutte i detenuti impiegati non sono volontari, ma sono a tutti gli effetti dei braccianti agricoli che ottengono una qualifica professionale, una paga oraria in regola e un contratto». Dalla terra nascono i frutti. Ma anche nuove opportunità lavorative da spendere in tanti settori, dall'agricoltura al verde urbano. Una bella possibilità per i detenuti. «In Italia poche altre strutture detentive fanno questo tipo di attività come la nostra -prosegue Ferri. Per entrare nel progetto i detenuti vengono seguiti da un gruppo di educatori, e c'è un processo di selezione. Si acquisisce una professionalità all'interno della struttura, e poi al termine della pena si può trovare lavoro in tanti settori come la manutenzione del verde, in aziende agricole o cooperative sociali. Abbiamo collaborato con il consorzio della Bonifica del Burana, poi con il comune di Spilamberto abbiamo pulito i fossi e sistemato il percorso Natura». Un progetto che attualmente vede impegnati 8 detenuti in tutte le fasi di semina, coltivazione, raccolta e confezionamento. Dal S. Anna infatti escono i prodotti già confezionati e pronti per la vendita, sia nello spaccio interno che per quelli destinati alla grande distribuzione. Pomodori, peperoni, zucchine e cipollotti sono solo alcuni ortaggi a coltivazione biologica. Da aggiungere anche il miele millefiori. «Quest'ultimo è l'unico prodotto che non è stato certificato, anche se tutto il procedimento segue comunque la conduzione biologica. Ne produciamo più di 8 quintali e le api hanno un raggio di azione di 800 metri», osserva Ferri. Le attività agricole all'interno del San Anna possono ora contare sulla nuova struttura inaugurata a giugno, e utilizzata come rimessa, confezionamento e uffici. «Ci piace fare un passo alla volta, ma la struttura è sicuramente un grande aiuto per tutta l'attività», conclude Ferri. Soddisfazione anche da parte dei detenuti impegnati nelle coltivazioni. «Ho imparato un lavoro che non sapevo neanche fare», spiega Michele, mentre Davide aggiunge: «Possiamo ritenerci fortunati, e in questo modo prendiamo qualcosa per non pesare sulle nostre famiglie e fare così piccoli acquisti». Per acquistare i prodotti coltivati al San Anna è attivo, tutti i sabati mattina fino alla conclusione di ottobre, il mercatino con alcuni ortaggi biologici. Per Paola Cigarini, dell'associazione Carcere Città «il mercatino è un modo per ristabilire un legame tra San Anna e Modena. I cittadini stanno rispondendo bene a questa iniziativa». 9 ottobre 2012 Link: http://www.cesenatoday.it/cronaca/colonia-di-cesenatico-al-centro-dello-scandaloappalti-di-milano.html Colonia di Cesenatico al centro dello "scandalo appalti" di Milano Spunta anche il nome di Cesenatico nei faldoni dell'inchiesta sulle colonie estive del Comune di Milano. La vicenda è in odor di "mazzette" e "appalti" e ha portato a tre arresti. Spunta anche il nome di Cesenatico nei faldoni dell'inchiesta sulle colonie estive del Comune di Milano. La vicenda è in odor di "mazzette" e "appalti" e ha portato agli arresti di Patrizio Mercadante un funzionario dell'assessorato alla Famiglia del Comune di Milano, il segretario generale dell'Istituto dei ciechi Antonio Picheca e il presunto corruttore, Dario Zambelli di origini bergamasche e titolare di società di viaggi. Gli appalti in questione, per un totale che si aggira sui 38milioni di euro, per le case vacanza del Comune di Milano sono stati assegnati durante la precedente giunta, quella di Letizia Moratti. Secondo l'accusa, la ditta di Dario Zambelli si sarebbe aggiudicata il bando d'asta per una cifra di 38milioni di euro senza, secondo quanto riportato da Corriere.it, avere i requisiti per partecipare alla gara. In cambio dell'assegnazione dell'appalto, che riguarda una colonia sita a Cesenatico e una a Pietra Ligure, il funzionario Fabrizio Mercadante avrebbe intascato una "mazzetta" da centomila euro registrata in bilancio come "consulenza".