TOSCANA OGGI INVENTARIO 19 maggio 2013 LA NATURA al microscopio di Maria Teresa Guicciardini Riusciremo ad arrampicarci sull’albero della fede? icus sycomorus, una pianta che ha sempre destato la mia curiosità. Il sicomoro è un albero di origine africana dal frutto dolce, simile a un fico, cosa del resto evidenziata già dall’etimologia greca del suo stesso nome. Si pensa sia uno dei pochissimi alberi originari del basso Egitto, dove era ampiamente coltivato, tanto che Plinio lo chiama Ficus ægyptia (Fico egizio). È ancora coltivato nelle vicinanze del Cairo per la gradevole ombra che offre il suo folto fogliame, più che per il suo frutto, e può raggiungere un’altezza di 10-15 mt e vivere per parecchi secoli. A differenza del fico comune, il sicomoro è un sempreverde. I frutti «siconi» sono sul fusto principale e sui rami più vecchi; le foglie assomigliano a quelle del gelso. Il sicomoro fruttifica più volte in un anno e produce frutti abbondanti tuttora usati nell’alimentazione dei più poveri. Sono di colore verdiccio pallido, a forma di pera, con poca polpa, dal sapore dolce ma piuttosto sciapito, e sono più piccoli e più scadenti dei fichi comuni. Nel passato erano tuttavia consumati e anche commercializzati. Più apprezzato era il legno della pianta, perché leggero e a struttura fine. Un intendente di Davide è incaricato degli ulivi e dei sicomori della Sefela (1 Cr 27, 28). Amos coltiva i sicomòri, ossia incide il frutto al momento della sua maturazione: cinque o sei giorni dopo il frutto è commestibile (Am 7,14). I coltivatori di sicomori egiziani e ciprioti hanno ancora oggi l’abitudine di bucare i fichi acerbi con un ago o un altro oggetto acuminato per renderli mangiabili. Pungendo i fichi di sicomoro non ancora maturi si produce infatti un netto aumento nell’emanazione di etilene, gas che accelera notevolmente la crescita e la maturazione del frutto (da tre a otto volte). Se non vengono bucati, i frutti non raggiungono il pieno sviluppo e rimangono duri, oppure vengono rovinati da parassiti come le vespe che vi nidificano. Al succo lattiginoso estratto dal suo frutto erano attribuite anche delle virtù medicinali, come curare morsi di serpente, dissenteria, mal di testa, mal d’orecchi, e perfino per cicatrizzare le ferite. Il legno del sicomoro, tenero, poroso, ma di qualità inferiore a quella del cedro, è amaro e quindi non viene attaccato dai tarli. Per la sua lunga durata era utilizzato dagli egiziani per realizzare i sarcofaghi contenenti le loro mummie: ne sono stati rinvenuti diversi nelle tombe egizie ancora in buone condizioni dopo circa 3.000 anni. Era largamente impiegato anche nell’edilizia I mattoni sono caduti, ricostruiremo in pietra; i sicomori sono stati abbattuti, li sostituiremo con cedri (Isaia 9, 9). La frequenza con cui questo albero è citato nella Bibbia, soprattutto al plurale, indica una presenza costante nel paesaggio della vita del tempo. Per la caratteristica di fare ombra, lo si trovava spesso ai margini delle strade. Il tronco, tozzo e robusto, si dirama quasi subito quindi i rami più bassi sono molto vicino al suolo. Ciò spiega perché un uomo piccolo come Zaccheo poté facilmente arrampicarvisi per vedere Gesù lungo la via Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là (Luca 19, 2-4). Sicomoro, in ebraico è associato al termine «stupore» il sentimento che deve aver provato Zaccheo, quando vide Gesù. Il sicomoro quindi è il primo passo verso la redenzione. I più venduti nelle librerie cattoliche la CLASSIFICA 18 1) J. M. Bergoglio PAPA FRANCESCO Salani 2) J. M. Bergoglio CIELO E TERRA Mondadori 3) A. Nobili IO BALLO CON DIO Mondadori 4) S. Gaeta PAPA FRANCESCO San Paolo 5) J. M. Bergoglio UMILTÀ Emi F 6) G. Mazzanti UOMO E DONNA LI CREÒ San Paolo lo SCAFFALE di Maurizio Schoepflin arte, nelle sue più diverse manifestazioni, può essere considerata il modo attraverso il quale l’uomo tenta di dare forma al bello. La riflessione sulla bellezza ha impegnato molto sia la filosofia che la teologia: basti ricordare Sant’Agostino e le sue straordinarie meditazioni sul tema, che lo portarono a cogliere un profondo legame tra bontà e bellezza («noi non possiamo amare se non le cose belle», scrisse nelle Confessioni) e a identificare la bellezza con il Creatore stesso, a proposito del quale, ancora nelle Confessioni, prorompe nello struggente grido: «Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato!», riferendosi proprio a Colui che all’origine di tutto ciò che è bello. Nel contesto di una riflessione sull’arte che non può prescindere dall’elemento religioso si situa il bel libretto Poesia e linguaggio. Uno studio sulla parola poetica (Brigata del Leoncino, pp. 32, s.i.p), del pistoiese Franco Biagioni, nel quale l’autore intende offrire una risposta alla domanda «che cos’è la poesia?», partendo da una ricerca sull’essenza della parola poetica. Si tratta, come si legge nell’Introduzione, di «uno studio basato su testi classici (Aristotele) e fondato su una sua intima e rigorosa concezione della poesia che nasce dalla ricerca dell’infinito e dell’assoluto», culmine, secondo l’autore, dell’inquietudine che alberga nel cuore dell’uomo; un’inquietudine e una ricerca che costituiscono l’origine e il vero contenuto della poesia. Biagioni, concludendo la propria riflessione, afferma che la parola-chiave del discorso poetico è «verità»: «L’essere è vero – scrive – e avvicinarsi all’essere è avvicinarsi all’uno, al bene, al L’ 7) J. M. Bergoglio APRITE LA MENTE AL VOSTRO CUORE Rizzoli 8) LA SAPIENZA DEL CUORE Einaudi 9) M. Vannini LESSICO MISTICO Le Lettere 10) F. Scaglia IL GIARDINO DI DIO Piemme ue titoli new entry questa D settimana, dal 6 all’11 maggio: in occasione dei 70 anni del priore della comunità monastica di Bose gli amici hanno pensato un libro che raccoglie testimonianze di quanti hanno intrattenuto con lui conversazioni e discussioni (ottavo posto) e un saggio del giornalista Franco Scaglia dove racconta e interpreta il movimento di viaggiatori che ha prodotto una fitta rete di scambi culturali (decimo). Le librerie interessate alla rilevazione dei libri più venduti nelle librerie cattoliche della Toscana sono state la Parola di Figline, San Paolo di Firenze, Paoline di Massa e Ecclesiastica di Pontremoli. A cura di Stefano Zecchi Poesia, musica e religione bello. Questa è la strada che si apre alla poesia, attraverso il linguaggio poetico, che discende dall’essere e in se stesso ritrova la traccia per risalire all’essere». Bruno Luiselli, nello studio intitolato Poesia e Musica. Meditazioni esegetiche su un incontro (Studium, pp. 88, euro 8), accosta l’analisi della bellezza di un brano musicale all’analisi della bellezza del testo poetico che l’ha ispirato, muovendosi soprattutto nell’ambito della poesia e della musica sacre e facendo riferimento a creazioni di rara bellezza, dall’«Adoro te devote» di San Tommaso all’«Ave verum corpus» e al «Dies irae», interpretati dalla musica di Mozart, Verdi e Wagner. Luiselli sintetizza l’unione tra le due arti nel seguente concetto espresso da Romano il Melode: «La fede è amore, e perciò crea poesia e crea musica». Brunella Antomarini (La preistoria acustica della poesia, Aragno, pp. 110, euro 10) sposta invece la riflessione sulla poesia dal piano religioso a quello antropologico. Il fenomeno poetico ha vari sviluppi e varie manifestazioni, e il saggio analizza il rapporto tra oralità e poesia, nonché il passaggio dall’una all’altra. La disposizione spaziale di un testo poetico su di un foglio in realtà «sta riproducendo un’armonia acustica». «Una poesia – scrive la Antomarini – si forma, come un pezzo musicale, per gesti successivi» e ammette, dunque, traduzioni e modificazioni che si adattano alle nuove circostanze nelle quali essa viene recitata. il premio LETTERARIO «Un monte di poesia», entro il 30 giugno la consegna degli elaborati cade il 30 giugno il termine per consegnare gli elaborati che Sparteciperanno al premio letterario Un monte di poesia patrocinato dalla provincia di Siena e dal Comune e dalla Proloco di Abbadia San Salvatore. Tre le sezioni. 1) Sezione poesia a tema: «La montagna»: vita, costumi, folklore, paesaggio. 2) Sezione a tema libero: poesie edite o inedite, che non abbiano già conseguito primi premi in altri concorsi nazionali. 3) Sezione giovani: poesia a tema libero riservato ai giovani che, in data 30 giugno 2013, non abbiano compiuto il diciottesimo anno di età: è obbligatoria la fotocopia della carta di identità. Per questa sezione non è richiesto il pagamento della quota di iscrizione. Gli elaborati dovranno essere inviati entro il 30 giugno. È consentita la partecipazione a poeti italiani e stranieri (solo testi scritti in italiano). Sono ammesse fino ad un massimo di tre poesie per ogni sezione. Si può partecipare a più sezioni, versando per ognuna di esse la quota di partecipazione, consistente in euro 10 per la prima poesia e di euro 5 per ognuna delle successive. Gli elaborati, unitamente alla copia di avvenuto pagamento (scansione o fotocopia) dovranno essere inviati ai seguenti indirizzi: in forma cartacea (per posta): Pro Loco di Abbadia San Salvatore, Piazzale Renato Rossaro n°6 – 53021 Abbadia San Salvatore (Siena) oppure per via telematica (tramite email):[email protected] Il pagamento della quota di partecipazione potrà essere effettuato: tramite vaglia postale (stesso indirizzo dell’invio cartaceo degli elaborati) o in contanti dentro una busta sigillata e non visibile all’esterno, inviare sempre la copia della ricevuta del pagamento con il nome e cognome visibile La premiazione avverrà domenica 13 ottobre in occasione della «Festa d’autunno» presso il Centro Polifunzionale Giovani Via Mentana – ore 10.00 Per informazioni e prenotazioni: Proloco e Consorzio Terre di Toscana tel. 0577-778324 - fax 0577-775221.