L’età matura: diritti di cittadinanza e anziano vitale Riva del Garda, 5 ottobre 2001 Nadio Delai: Le due “istantanee” scattate al mondo anziano attraverso il Rapporto di Ricerca Essere Anziano Oggi - Liberare la forza dell’età matura, presentato questa mattina, si riferiscono per un verso, alla capacità dei senior di generare risorse economiche, mentre dall’altro esprimono una domanda di politiche e di servizi più idonee al loro essere anziani vitali. Il dibattito di questo pomeriggio, attraverso le testimonianze dirette di amministratori di Enti locali, vuole approfondire proprio questo aspetto, per comprendere se i futuri orientamenti della politica tengono davvero conto delle differenze tra gli “anziani vitali” e gli anziani fragili e non autosufficienti. Il fascicolo Promuovere i servizi per l’anziano vitale, che integra il Rapporto Essere Anziano Oggi e dal quale muoviamo per aprire questa discussione, contiene due serie di domande, rivolte a circa cinquanta amministratori pubblici di Regioni, Province e Comuni. Nella prima serie, sono riportate alcune delle domande che negli ultimi due rapporti realizzati per 50&Più Fenacom, sono state rivolte agli anziani: come vi comportate, come consumate, di quale reddito godete, qual è il vostro stato di salute, ecc… Quindi, ho chiesto agli amministratori di esprimersi su come, a loro avviso, avevano risposto gli anziani, per comprendere se il modo in cui percepiscono la condizione anziana è vicino alla realtà. La seconda serie è composta dalle domande che ho rivolto agli amministratori: fate politica per gli anziani vitali? Se sì, in che modo? E così via. Citerò qualche numero, perché possiate capire meglio. Ho chiesto: per quanti anziani il reddito familiare (non quello individuale) è inferiore a 1.700.000 lire al mese? Dalle risposte alla stessa domanda, precedentemente rivolta agli anziani, era emerso che solo il 31% di loro era al di sotto di quella cifra. Gli amministratori, invece, hanno risposto che circa il 60% della popolazione anziana percepisce un reddito inferiore al 1.700.000 lire mensili. Quindi, c’è uno scostamento tra realtà e percezione relativamente alle condizioni economiche degli anziani, confermata anche dal 40% di anziani che ha dichiarato di avere un reddito familiare superiore a 2.300.000 lire nette al mese mentre, secondo gli amministratori, soltanto il 10-11% degli anziani è di sopra di questa soglia. Forse questa errata percezione della realtà può essere spiegata dal fatto che, di solito, alle porte degli amministratori bussano gli anziani bisognosi, quelli deboli e fragili. E’ pur vero, però, che quanti si occupano di politica devono sapere che esiste sia l’anziano vitale che quello bisognoso. Ancora, alla domanda “quanti anziani vivono soli?”, le indagini precedenti individuavano una percentuale del 24%, mentre per gli amministratori vive da solo il 40-45% degli anziani. Un ultimo esempio: “quanti sono gli anziani che chiedono una politica di promozione in grado di aiutarli a studiare, a lavorare, a fare volontariato?”, risposta degli anziani: 9 su 10! Le risposte degli amministratori, invece, danno percentuali molto più basse, facendo emergere una sottovalutazione delle potenzialità e della consapevolezza dell’anziano nel voler condurre una vita più attiva. Oggi, allora, sarà importante sentire direttamente dagli interessati qual è in concreto la loro esperienza, perché il gruppo di circa cinquanta amministratori intervistati è stato generoso di dettagli circa le esperienze da loro maturate… che ho elencato nel rapporto. Ora mi auguro che siano altrettanto generosi nella loro esposizione, così tutti potremo trarre vantaggio dal sapere che è possibile adottare politiche che si occupino sia degli anziani bisognosi che di quelli vitali. Roberto Galullo: Partiamo dalle Regioni, perché si parla sempre più di un’Italia che diventa federale, quindi di un decentramento di competenze e di funzioni. Se questo è vero, le Regioni hanno il compito fondamentale di programmare… Qui abbiamo i rappresentanti della Regione Piemonte, della Regione Marche e del Veneto. Cerchiamo, quindi, di capire cosa fanno queste Amministrazioni per andare incontro alle richieste degli anziani di essere vitali, di sentirsi ancora utilmente coinvolti nella collettività. Mariangela Cotto è Assessore alle Politiche Sociali della Regione Piemonte, dove sono in corso le interessanti iniziative che ora ci illustrerà. Mariangela Cotto: Quando ho ricevuto le deleghe da parte del Presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo, i miei collaboratori mi hanno detto: “Ricordi che si parla sempre e soltanto di anziani non autosufficienti, ma questi sono solo l’8%! Il 92% di essi sta bene e gode di ottima salute; allora, è necessario condurre politiche in grado di favorire proprio la cittadinanza attiva, politiche che sappiano far tesoro della loro esperienza”. Abbiamo subito pensato di indirizzarci verso le attività di volontariato. La nostra Regione, unica in Italia, ha realizzato un accordo con l’Inps grazie al quale, quando l’Istituto invia il libretto di pensione al cittadino che lascia il lavoro, allega anche il messaggio: “Il volontariato ha bisogno anche di te. Informati”. Quindi, diamo gli indirizzi delle otto province piemontesi che collaborano con la Regione Piemonte e forniscono informazioni circa le associazioni di volontariato già esistenti e su quanto è possibile fare. Ancora una iniziativa in collaborazione con l’Inps: consultando i loro archivi, abbiamo individuato i pensionati residenti in Piemonte ma con un passato di lavoro svolto all’estero; a queste persone abbiamo chiesto di andare nelle scuole per raccontare la loro esperienza di lavoratori migranti, la loro storia di sofferenza ma anche di grande affermazione. Ora stiamo ricevendo molte schede di adesione, mentre le scuole hanno già dichiarato la disponibilità ad accoglierli. 2 Qualche anziano, però, ci ha detto che vorrebbe un piccolo riconoscimento… allora abbiamo approvato un disegno di legge, attualmente all’esame del Consiglio Regionale, per favorire il servizio civile dei pensionati. E’ un disegno di legge che offre uno strumento legislativo ai Comuni i quali, dietro ricompense di carattere formativo, turistico o culturale, possono avvalersi dell’esperienza degli anziani mettendola a disposizione dei più giovani, secondo un progetto che innanzitutto coinvolge il Comune, ma che può coinvolgere tante altre associazioni presenti sul territorio. Faccio un esempio: un Sindaco della provincia di Asti si sta avvalendo di due giocatori di tamburello per insegnare questo gioco ai bambini del proprio paese; compenserà i due pensionati con un abbonamento a un quotidiano o al Teatro Regio, o magari con lo sconto su un soggiorno marino. Queste sono iniziative concrete che vanno ad affiancarsi alle altre - come l’Università della Terza Età - di cui il Piemonte è molto ricco. Roberto Galullo: Questo disegno di legge, quindi, prevede un riconoscimento non economico all’anziano che si metterà a disposizione dei Comuni. Mariangela Cotto: Sì, anche perché un riconoscimento economico crea molti problemi dal punto di vista fiscale, previdenziale… questa ci è sembrata una soluzione adottabile. Roberto Galullo: Una precisazione: tra la Regione e l’Inps, chi si incarica di inviare all’anziano la richiesta di disponibilità per fare volontariato? Mariangela Cotto: Chi spedisce la cartolina è l’Inps. In occasione dell’invio del libretto di pensione, i suoi impiegati inseriscono nella busta anche la cartolina firmata dai responsabili dell’Istituto di Previdenza, della Regione Piemonte e del Comitato di Gestione per il Volontariato; mentre sul retro la cartolina riporta l’indirizzo e il numero telefonico dell’Amministrazione provinciale. Roberto Galullo: Nel vostro caso c’è una buona collaborazione tra livelli di governo locale e istituzioni pubbliche come l’Inps. Vi ricordo che il filo che deve unire la tavola rotonda è dato dalle “esperienze concrete”, cioè dalle testimonianze di come stanno operando gli Enti locali per far sentire l’anziano parte attiva nella società. Antonio De Poli è Assessore alle Politiche Sociali della Regione Veneto. Antonio De Poli: Già un anno fa, proprio qui a Riva del Garda, si descriveva la terza età come risorsa e da questo presupposto noi del Veneto siamo partiti, ma includendo anche la famiglia. Perché tanto la famiglia quanto gli anziani sono beni preziosi di cui la società non può privarsi. Consapevoli di questo, la settimana scorsa abbiamo inserito nel riparto dei fondi un capitolo riguardante proprio la risorsa famiglia e la risorsa anziano. Ho detto fondi, quindi sto 3 parlando di cose concrete, anche se ancora non posso dire in cosa consisterà questa concretezza, perché costituisce il tema su cui stiamo attualmente dibattendo. Potremmo orientarci nel turismo sociale, in situazioni di integrazione intergenerazionale, oppure potremmo inserire gli anziani nelle nostre aziende, perché si occupino della formazione dei giovani. Roberto Galullo: A questo punto mi pare di dover sottolineare due cose: la prima è l’indicazione che proviene dalla Regione Piemonte, dove l’inserimento degli anziani e degli emigranti nelle scuole disegna un percorso di educazione civica; la seconda, proveniente dalla Regione Veneto e altrettanto interessante, suggerisce l’inserimento degli anziani nel mondo della produzione, disegnando così un percorso economico-produttivo. Una domanda, che rivolgo a entrambi gli assessori: in termini di denaro, quanto erogate alle Province e ai Comuni per le politiche sociali? E soprattutto: l’impegno su questo versante è crescente? Mariangela Cotto: Sì, è crescente. Il Piemonte aveva già 187 miliardi in bilancio, ai quali si aggiungono 65 miliardi e 800 milioni: la parte finanziaria prevista dalla nuova legge 328. Roberto Galullo: Che sul bilancio regionale, in percentuale, vogliono dire? Mariangela Cotto: Poco, è la Sanità a fare la parte del leone. Antonio De Poli: Sì, la Sanità fa la parte del leone e di questo occorre sempre tener conto. Nella Regione Veneto, la spesa sanitaria si avvicina ai 9.000 miliardi, quella destinata alle Politiche Sociali è più o meno dell’8%, quindi di 900 miliardi circa, ai quali sono da aggiungere i 180 miliardi del fondo sociale a cui mi riferivo poco fa. Il problema vero è quello di riuscire a raggiungere un equilibrio su tutto il territorio nazionale, regione per regione: se sapremo farlo potremo garantire agli anziani, da una parte, e dall’altra all’intera società, i necessari livelli assistenziali minimi e, quindi, una migliore qualità della vita. La discussione che vede impegnati noi assessori alle Politiche Sociali con i colleghi della Sanità, non riguarda il denaro - che pure è molto importante - ma la prevenzione. La strutturazione e l’organizzazione del territorio devono aver inizio dall’individuo e dalla famiglia; il medico generico, ad esempio, deve tornare ad essere il medico di famiglia, quello che segue concretamente la persona sino all’eventuale ricovero in ospedale, cioè al momento finale di un percorso. Roberto Galullo: Grazie Assessore. Ci sono stati illustrati i percorsi di educazione civica ed economico-produttiva che sono in fase di compimento nelle regioni Piemonte e Veneto. Ora diamo la parola al consigliere della Regione Marche, Umberto Trenta, che ci parlerà di un terzo possibile percorso, 4 quello della crescita anche culturale dell’anziano. Umberto Trenta: Nella Regione Marche, che conta un milione e 350 mila abitanti, il dibattito che riguarda gli anziani è molto vivo. Prima di parlarvene, però, devo premettere che, rappresentando l’opposizione, non posso contare su un capitolo di spesa e su una risorsa finanziaria da destinare al mio progetto. L’oggetto della proposta di legge che il 9 ottobre sarà discussa nel Consiglio regionale riguarda la crescita culturale degli anziani e il modo con cui si possono mettere a profitto le loro risorse intellettuali. Nel nostro progetto, l’anziano costituisce il tutor che, come Università della Terza età, è inserito in un piano interdisciplinare e internazionale di educazione culturale. Perché il disegno possa passare alla fase di concretizzazione, la Regione Marche destinerà un miliardo. Immaginate un progetto di livello internazionale, con una sede, un’associazione, una università e la collaborazione di tutor anziani che intellettualmente opereranno per la crescita, in Europa, di individui già laureati: questo significa che l’anziano potrà essere parte attiva di un grande processo formativo. Noi ragioniamo in termini pratici e di bilancio: abbiamo dovuto chiedere a fondazioni, banche, istituzioni, enti e privati la costituzione di un fondo, perché non tutti gli anziani sono vitali e dispongono di buone risorse economiche: ve n’è una fascia che può contare soltanto su risorse appena sufficienti al proprio sostentamento e ha bisogno di essere finanziata. Tutti gli anziani, però, per non essere emarginati dal sistema sociale, debbono riappropriarsi dei diritti che competono loro. Ed è per questo che le associazioni di categoria come 50&Più Fenacom sono importanti: esse rappresentano un grande numero di cittadini anziani e quindi dispongono del valore contrattuale che potrà introdurre la terza età in progetti come quello che ho appena citato. Chiederò a 50&Più Fenacom di entrare nei dettagli di questa proposta di legge che, mi auguro, in tutti i Consigli Regionali d’Italia possa presto diventare testo unico di una legge più vasta. Roberto Galullo: Passiamo ora dalle Regioni ai Comuni, cioè ad un livello più vicino ai cittadini perché, al di là di ogni nuovo disegno costituzionale dello Stato - federalismo regionale o quant’altro - il cittadino, soprattutto nei piccoli centri che rappresentano il 70% del territorio italiano, ha rapporti diretti con il Sindaco. Abbiamo qui gli amministratori di alcuni Comuni, cerchiamo di capire da loro quali sono le politiche che hanno adottato o che intendono adottare per far sì che il cittadino anziano sia una parte attiva. La prima a prendere la parola è Maria Letizia De Torre, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Trento alla quale, oltre a chiedere quali politiche mette in campo la sua amministrazione, chiederei anche di togliermi una curiosità: la Provincia - nel suo caso, quella di Trento - costituisce un ostacolo al vostro lavoro o il pungolo che vi spinge a un maggiore impegno? 5 Maria Letizia De Torre: Come lei ha detto, nei piccoli Comuni ci si rivolge al Sindaco per ogni cosa. Questo ha un preciso significato: vuol dire che è proprio nei Comuni che si può costruire qualcosa di diverso da quanto possono fare gli altri livelli locali amministrativi; si può costituire, cioè, la “comunità municipale”. E questo è l’aspetto a cui vorrei dare evidenza. A Trento, infatti, è proprio nella costituzione della comunità locale che tutte le persone, anziani compresi, vengono coinvolte. Vorrei esporre ciò che stiamo facendo: noi dell’Amministrazione di Trento - non soltanto dei Servizi Sociali, ma di tutte le politiche della città - dopo aver avvertito l’esigenza di fermarci per una riflessione, ci siamo riuniti per lavorare su un progetto di “visione sociale” della città. A questo lavoro di pianificazione hanno partecipato tutti, anche molte persone anziane, e insieme abbiamo rivisto le politiche della città: l’urbanistica, i lavori pubblici, la cultura… ciò ha dato risalto, e ragione, a quanto sinora si è affermato qui: le persone di cinquanta e più anni non sono povere, sole e bisognose di servizi, sono invece attive e presenti di fatto nella comunità. Su 19mila anziani con più di 65 anni, diecimila frequentano i circoli a loro dedicati e parlano con noi amministratori, oltre che dei loro bisogni specifici, anche di ciò che funziona e di ciò che non funziona, di come si potrebbe migliorare la vita della comunità… magari a cominciare dal loro quartiere o dal loro condominio. Questo coinvolgimento, questa responsabilità Comune è stata il nostro risultato più interessante. Roberto Galullo: Può portarci qualche esempio di coinvolgimento diretto nelle vostre politiche? Maria Letizia De Torre: Le azioni non sono soltanto a livello di scelte amministrative; le politiche per gli anziani vitali vengono attuate da tanti soggetti diversi: abbiamo circoli di pensionati, ad esempio, che organizzano turismo sociale, corsi di formazione e riunioni informative importantissime, perché quando il cittadino è informato, ha gli strumenti necessari per risolvere da sé molte situazioni… abbiamo l’Università della Terza età. Vogliamo realizzare politiche che permettano a tutti, anche se malati, di restare nella propria abitazione o nel proprio ambiente, e in questo sono coinvolte molte persone che hanno superato i cinquanta o sessant’anni. Vogliamo svolgere un intenso lavoro intergenerazionale, con gli anziani che si recano nelle scuole per trasmettere ai giovani le proprie conoscenze. Ormai le Amministrazioni stanno capendo che le politiche da adottare non sono soltanto quelle relative ai servizi per disabili ma quelle che porteranno la città ad essere vissuta da tutti, quindi anche dagli anziani. Stiamo rivedendo il Piano Regolatore e studiando percorsi da poter compiere passeggiando, percorsi non ideati a tavolino, ma stabiliti seguendo i suggerimenti della popolazione e le loro richieste. Cerchiamo, insomma, di portare la città a misura d’uomo. 6 Roberto Galullo: Lei ha fatto riferimento a un aspetto che mi sembra molto interessante: quello dell’informazione. Su “Il Sole 24 Ore”, sarà presto pubblicata un’inchiesta che farà rumore, credo, perché rende noto un dato incredibile: il 35% degli Italiani non sa che il Comune, la Provincia e la Regione hanno un bilancio! Il 90% degli Italiani vorrebbe sapere come il Comune, la Provincia e la Regione spendono le proprie risorse. Il titolo che ho dato all’articolo, che è anche una sintesi del contenuto, è: “Enti locali-cittadini: dialogo tra sordi”, perché i Comuni, le Province e le Regioni non riescono a comunicare con i cittadini, a far loro sapere ciò che fanno. E questo è un dato che dovrà far molto riflettere, perché non ci può essere coinvolgimento se non c’è informazione. L’Assessore De Torre ha anche fatto riferimento alle politiche abitative; passo la parola, allora, a Maria Teresa Guarnieri, Assessore alle Politiche Sociali, Abitative e Pari Opportunità del Comune di Parma. Conosciamo l’Emilia Romagna - e i comuni di Parma e di Reggio Emilia - come un laboratorio di nuove politiche; chiediamo all’Assessore Guarnieri quali lavori si stanno eseguendo nel laboratorio a favore degli anziani. Maria Teresa Guarnieri: Grazie per averci definito laboratorio, credo però che la sperimentazione di politiche innovative per gli anziani sia già una realtà. Ho sentito gli interventi dei miei colleghi, in modo particolare quello della collega di Trento, a proposito della cittadinanza vitale, e ho pensato: nello specifico, come possono agire i Comuni? Possono fare azioni positive per gli anziani vitali, come l’Università della Terza età, che a Parma conta sulla frequenza di circa 600 anziani; o come i corsi di attività motoria, che nella mia città sono organizzati dal Comune in collaborazione con i Comitati di anziani e hanno la frequenza di circa 700 anziani; o come la rassegna cinematografica che abbiano iniziato quest’anno, nella quale proiettiamo film recenti ma seguendo filoni che sono cari alle persone di una certa età, per far loro riscoprire il piacere di tornare nei cinema. E quest’ultima è un’esperienza che sta trovando notevole riscontro. Poco fa si è anche parlato di informazione. Credo anch’io che informazione sia “potere”, in particolar modo per le persone in età matura, che così possono conoscere i propri diritti, i servizi erogati e i criteri utili per poter accedere ai servizi. Penso all’assistenza domiciliare, ad esempio, per la quale a Parma è stata recentemente compiuta un’esperienza innovativa: l’averne modificato la forma e la modalità di erogazione ci ha portato a diffonderne la notizia in diversi modi, anche attraverso un numero verde che, appena attivato, ha ricevuto una quantità di chiamate, soprattutto da parte di chi ignorava di poter usufruire di questo servizio. Un’ulteriore conferma dell’importanza dell’informazione ci è arrivata da una piccola esperienza - che credo sia un’espressione di cittadinanza attiva - riguardante le politiche abitative; la stiamo conducendo per gran parte con volontari anziani, che hanno aperto uno sportello di segretariato sociale 7 attraverso il quale forniscono informazioni e tutela alle persone anziane, le accompagnano e così facendo forniscono notizie ai servizi stessi circa le cose che non funzionano bene o che possono essere migliorate. Vorrei anche dire che per rendere effettiva la “cittadinanza degli anziani vitali” uno dei compiti più importanti delle Istituzioni credo sia quello di prevenire, cioè di far sì che gli anziani arrivino il più tardi possibile a situazioni di non autosufficienza. A questo scopo, nel Comune di Parma stiamo realizzando il progetto A casa sicuri, che consiste in una serie di alloggi protetti, dotati di portineria, con un operatore presente giorno e notte; ma la maggior parte degli anziani di Parma vive in case di proprietà, come fare per estendere anche a loro la protezione? La risposta arriva dal creare un collegamento, tra le portinerie delle nuove abitazioni e le altre, attraverso soluzioni informatiche o telematiche che ci consentano di presidiare ogni casa. Pensiamo a congegni elettronici antiintrusione - perché la paura della microcriminalità è molto sentita e dà sicurezza sapere di poter contare su qualcuno che da una postazione possa controllare la casa - ma anche ad altri strumenti, magari a comando vocale, che alla semplice parola “aiuto” facciano scattare l’allarme in una delle portinerie. L’idea è quella di iniziare l’esperimento con 18 appartamenti per vedere se in seguito è possibile estendere questo tipo di protezione nei diversi quartieri della città, naturalmente con un processo di medio e lungo periodo. Roberto Galullo: A Sergio Contrini, Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Pavia, vorrei chiedere del livello di concertazione, cioè dell’unione tra il momento di gestione del governo politico e gli altri soggetti presenti sul territorio. Probabilmente si potrebbe parlare delle associazioni - qui abbiamo 50&Più Fenacom, una associazione attivissima - si potrebbe parlare anche delle associazioni degli industriali… cioè di tutti quei soggetti politici, economici e sociali presenti sul territorio che debbono intervenire nel livello di concertazione. A Pavia, per promuovere le politiche di cittadinanza attiva, vi muovete secondo un livello di concertazione oppure il Comune deve fare tutto da solo? Sergio Contrini: Il Comune è costretto a confrontarsi con il territorio e con la comunità. E’ arrivato a questo punto perché nel documento politico che ha dato vita all’Amministrazione comunale e al Consiglio comunale, uno dei punti nodali era la concertazione con le realtà presenti in città; tant’è che i cittadini non sanno come viene amministrato il Comune né come vengono impegnate le risorse. Da alcuni anni abbiamo attivato un percorso di piena collaborazione con ogni rappresentanza presente e operante in città - e quindi anche con le organizzazioni sindacali dei pensionati e associazioni come 50&Più Fenacom - e possiamo dire che l’80-90% delle iniziative rivolte alla popolazione anziana viene attivata in accordo con le rappresentanze della terza età. Ad esempio, per 8 l’ultima nostra iniziativa - che riguarda la formazione di informatori dell’euro stiamo operando con tutte le associazioni di promozioni sociali presenti in città, con la cittadinanza attiva, con tutti i centro sociali… e stiamo anche dando l’avvio a un corso che renda gli anziani protagonisti diretti al servizio degli altri anziani per la formazione e l’informazione sull’euro. Credo che questa sia un fatto importante, così come è importante la realizzazione e l’autogestione, in collegamento con l’Amministrazione comunale, di nove centri sociali autogestiti dagli anziani, sia dal punto di vista del funzionamento che da quello delle proposte che gli stessi anziani rivolgono al territorio. A Pavia abbiamo l’Università della Terza età, abbiamo le associazioni e abbiamo anche anziani direttamente impegnati nella realizzazione di alcuni progetti, uno riguarda l’attività motoria per gli anziani, un altro denominato Adotto un nonno – fa leva sulla disponibilità di alcuni anziani a trascorrere parte della giornata insieme a loro coetanei. Sono momenti di un’azione molto intensa che l’Amministrazione compie non solo in sede di stesura di bilancio ma anche nel corso dell’anno, attraverso incontri periodici di verifica. Questo rapporto richiede l’impegno di tutte le parti in causa; non è accademia e spesso sulle cose da fare - in modo particolare sugli investimenti, per i quali è ovvio che l’Amministrazione comunale porti le proprie sensazioni iniziali - il confronto diventa molto attivo e vivace. Da questo punto di vista, credo che l’esperienza di una città dall’elevata percentuale di anziani (a Pavia costituiscono il 27% della popolazione), pur se sicuramente da perfezionare, possa ricondursi a una intensa azione di collegamento con tutte le associazioni. Certo, per tutto ciò occorre vi sia consapevolezza, consapevolezza che tutta la comunità deve essere partecipe e crescere insieme; consapevolezza, quindi, non soltanto del Sindaco o dell’Assessore, ma dell’intero Consiglio comunale. Sul versante che riguarda la sicurezza, ad esempio, sono stati attivati numerosi incontri con le forze dell’ordine e stiamo pensando a un esperimento da condurre con gli anziani che, dalle loro abitazioni e con la loro presenza, durante la giornata possono presidiare alcuni luoghi ed essere di aiuto alla polizia municipale e alle altre istituzioni alle quali è affidata la sicurezza del cittadino. Da un’indagine da noi condotta, è emerso che il problema fondamentale degli anziani non è economico o abitativo ma è dato dalla solitudine. Gli anziani hanno bisogno di essere partecipi, di sentirsi impegnati nella comunità. Roberto Galullo: Terminiamo gli interventi dei rappresentanti degli Enti locali con Fulvio Lecciso, viceSindaco e Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Lecce: credo d’aver capito che c’è una forte attenzione da parte degli amministratori regionali o comunali nei confronti degli anziani come parte sociale attiva. A Lecce, che da qualche anno sta dando importanti segni di buona amministrazione, quali sono le politiche sociali che state mettendo in campo? Lecce può definirsi un laboratorio come accade per Parma, Trento e Pavia? 9 Fulvio Lecciso: Porto velocemente l’esperienza di Lecce, una città di oltre 100 mila abitanti, dei quali il 20% è costituito da anziani. Sono convinto che le Istituzioni locali abbiano impegni ben precisi, tra i quali quello di operare scelte coraggiose e realizzare interventi di autentica promozione sociale. Nel Sud, ma forse non solo nel Sud, abbiamo dovuto affrontare molti problemi e quando si è parlato di anziani lo abbiamo sempre fatto senza distinzioni nette tra anziano vitale e anziano fragile. Soltanto oggi, davanti al nuovo scenario indotto dalle aumentate speranze di vita, possiamo permetterci di rompere quell’aspetto lesivo della dignità umana che è l’assistenzialismo; soltanto oggi possiamo ricorrere alla partecipazione corale, emotiva, attenta. Vi parlo non soltanto come Assessore alle Politiche Sociali, ma anche come medico che da 25 anni opera a Lecce, e come uomo che ha avuto la grande fortuna d’essere stato figlio di un papà centenario lucido, attivo e vitale sino a poche ore prima di andarsene: un medico, anche lui, che a noi ha suggerito atteggiamenti e filosofia di vita. Ho ricordato mio padre perché ho sentito spesso parlare degli anziani con tono rassegnato o addirittura catastrofico; ho sentito molte persone chiedersi quale futuro possiamo garantire ai nostri giovani considerando che la percentuale nazionale di ultra 65enni supera quella dei ragazzi minori di 15 anni - quale futuro possiamo garantire loro, se dovranno sopportare il peso di questo alto numero di anziani? Ora, davanti a questo problema, gli anziani - nel 92-93% - vengono scoperti come risorsa perché sono vitali, perché al contrario dell’essere di peso, con il loro contributo possono aiutare la crescita sociale. Senza dilungarmi nel descrivere ciò che l’Amministrazione comunale di Lecce ha fatto e continuerà a fare a favore della terza età, posso dire di aver pensato alla creazione di laboratori: i nostri centri sociali, cioè, non debbono essere solo luoghi dedicati all’aggregazione, alla socializzazione, alle attività ludiche, debbono anche diventare luoghi nei quali l’anziano possa creare; perché, come dice Rita Levi Montalcini, si diventa vecchi quando si vuole, quando si decide di diventarlo, quando si rinuncia alle proprie capacità creative. E gli anziani possono creare, debbono farlo, e allora nei nostri laboratori, alcuni dei quali sono già attivi da tre anni, si può fare giardinaggio, si può lavorare la cartapesta o la pietra leccese, si possono fare attività teatrali o concorsi di poesia, di canto… si può dare loro la possibilità di realizzare il sogno a cui in gioventù non hanno potuto dedicarsi. Roberto Galullo: Prima di passare la parola al Presidente di 50&Più Fenacom, Lanfranco Morganti, concluderei ascoltando il rappresentante di un livello situato tra quello regionale e quello comunale: il livello provinciale. Rimaniamo nel Sud con la Provincia di Foggia, rappresentata dall’Assessore alle Attività Produttive Valentino Matteo, al quale chiediamo di illustrarci il patto territoriale per il sociale: un’esperienza nuova di cui abbiamo sentito parlare spesso. 10 Valentino Matteo: Il compito di un Ente come la Provincia è quello di realizzare progetti sul territorio. Credo sia importante il suo ruolo di realtà intermedia e colgo l’occasione per ringraziare il Presidente Morganti per aver coinvolto l’Amministrazione provinciale di Foggia in questo importante appuntamento che ci consente di presentarci in modo diverso, non come accade spesso nei convegni, dove ogni relatore conclude con il proprio intervento, senza avere la possibilità di un confronto vero e proprio. Questa di Gold Age, invece, è un’occasione offerta agli Enti locali per presentare il lavoro che riescono a svolgere sul territorio. L’indagine condotta da Nadio Delai, dimostra che alcune risorse vengono spese nel settore anziano della società; forse non sono tante, ma se riuscissimo a creare le condizioni perché queste risorse possano essere coordinate, probabilmente riusciremo a rendere all’anziano un ruolo di protagonista vero. Ciò è possibile, e guardando in questa direzione, l’Amministrazione provinciale di Foggia ha inteso promuovere alcuni patti territoriali che hanno dato risultati eccellenti. Da un anno - insieme ad altre province, come quella di Modena - stiamo lavorando a un patto territoriale per il sociale, coinvolgendo innanzitutto le associazioni di categoria, il mondo del volontariato, la cooperazione sociale, la banca etica, l’università… con questi organi stiamo costruendo un progetto che fa capo alla Legge n°328, ma stiamo anche vagliando, insieme ad altri Enti, la possibilità di usufruire di finanziamenti comunitari. Ciò che manca, purtroppo, è la capacità di attuare progetti utili al territorio, e in questo vi sono certamente le responsabilità degli Enti locali, con i loro ritardi e i loro limiti. Ancora più grande, quindi, dev’essere l’impegno delle associazioni di categoria nel sollecitare gli Enti locali a fornire risposte concrete ai bisogni del territorio: questo sarebbe un modo importante per rendere gli anziani partecipi e protagonisti nelle politiche sociali. Un’altra importante iniziativa consiste nella costituzione di una Consulta provinciale. L’idea può non sembrare nuova, ma il suo funzionamento sarebbe di supporto alle scelte operate dagli Enti locali. A Foggia abbiamo organizzato una serie di giornate a tema dedicate alla terza età, coinvolgendo personalità di spicco, come il notissimo geriatra Antonini e Gianna Schelotto, anch’ella molto brava, e abbiamo ottenuto un riscontro tanto importante da indurci a ripetere presto l’esperienza, probabilmente entro l’anno. Intervento: Mi chiamo Giovanni Tenani, sono di Rovigo e collaboro al tavolo di concertazione regionale cui ha accennato l’Assessore De Poli. Vorrei ringraziarvi perché stiamo facendo un’esperienza esaltante: è la prima volta che veniamo consultati prima della presentazione, in giunta, di un disegno di legge. Roberto Galullo: Una testimonianza di questo tipo fa piacere. Di solito, contro gli amministratori, ci si aspetta un lancio di pomodori… questa volta, invece, è venuto un plauso. 11 Intervento: Si è appena accennato alla Legge n°4 sui Servizi Sociali - e soltanto incidentalmente, dall’Assessore De Poli - e non si è parlato del decreto del Presidente della Repubblica inerente la programmazione strategica e partecipata per il Piano del welfare per il biennio 2001-2003, cioè il Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali che porta il sottotitolo: “libertà, responsabilità e solidarietà nell’Italia delle autonomie”. Vorrei sapere se questa reticenza dipende, almeno in parte, dalle difficoltà di realizzazione del piano su cui, tra l’altro, qualche tempo fa “Il Sole 24Ore” ha pubblicato un articolo. Roberto Galullo: Lasciando agli Assessori la possibilità di replicare, credo che si possa rispondere in questo modo: l’esperimento tentato, e spero riuscito, prevedeva una serie di interventi su fatti concreti, non su linee di programma o programmazione di decreti, che lasciano il tempo che trovano e alle quali avrebbe dovuto rispondere il ministro Maroni. Antonio De Poli: E’ stato per privilegiare la sintesi che non siamo entrati nei particolari dell’applicazione delle leggi; altrimenti avremmo potuto svolgere molti temi, illustrare mille altre possibilità. Ogni Regione sta lavorando sull’applicazione della legge su un piano di conseguenza: la Regione Piemonte lo ha già fatto, noi del Veneto ne abbiamo uno e, in base alla legge-quadro, stiamo pensando ad un nuovo piano di intervento alla persona… ognuno, nella propria Regione, si è attivato secondo gli indirizzi per poter avere un contesto omogeneo su tutto il territorio nazionale. Roberto Galullo: Credo che l’Assessore De Poli abbia testimoniato l’impegno delle Regioni nel dare seguito alla Legge n° 328. Qualcun altro vuole intervenire? Intervento: L’età degli anziani è piena di sorprese. La sorpresa che più mi ha umiliato, proprio come anziano, è stata quella che ho ricevuto in Toscana: dopo una vita di sacrifici, fatta soprattutto per costruirmi una casetta, mi è arrivata da pagare una tassa sul cancello, perché è sul suolo pubblico. Roberto Galullo: Quella, purtroppo, è una tassa comunale, quindi la responsabilità è del Comune. Peccato non aver il tempo per approfondire il tema da lei implicitamente affrontato, quello delle agevolazioni fiscali con le quali si potrebbero favorire gli anziani. Però c’è da dire che molti Comuni stanno agendo in questo modo: basti pensare all’imposta comunale sugli immobili. Sono molti i Comuni che proteggono gli anziani, ciascuno con una propria delibera, con un proprio regolamento. Questo vuol dire che nei nostri Comuni comincia ad esservi un minimo di sensibilità, forse ancora troppo poca, ma non 12 dimentichiamo che i Comuni sono cambiati con la legge n°81/93 che ha dato loro la responsabilità diretta, prima non erano un esempio di comportamento. 13