Intervento musicale in occasione degli auguri di Natale venerdì 22 dicembre 2006 ore 12 – sala conferenze “Serio Galeotti” – via dei Caniana 2 Musica nella rete V “... e che volete voi? ...” Ensemble a geometria variabile dell’Università di Bergamo Silvia Dossi (soprano) – iscritta a Lettere Stefania Baita (flauto e ottavino) – iscritta a Economia e Amministrazione delle Imprese Silvia Maffeis (violino) – Università degli studi di Milano Luciana Signori (violino) – iscritta a Lettere Giuseppe Cattaneo (oboe e corno inglese) – Centro per le tecnologie didattiche e la comunicazione Francesco Giussani (fagotto) – Istituto superiore di studi musicali “G. Donizetti” Silvana Carminati (violoncello) – Servizi amministrativi di Facoltà e Dipartimenti Mauro Cadei (basso tuba) – docente di Archiviazione informatica dai dati presso la Facoltà di Scienze umanistiche Francesco Lo Monaco (chitarra) – docente di Lingua e letteratura latina presso la Facoltà di Scienze umanistiche Georg Muffat (1656-1746) Florilegium Primum [1695] - Suite VII “Constantia” Air Entrée des Fraudes Entrée des Insultes Gavotte Bourrée Menuet I et II Gigue Claudio Monteverdi (1567-1643) Sesto Libro de’ Madrigali [1614] Lamento d’Arianna “Lasciatemi morire” (Ottavio Rinuccini) Ottorini Respighi (1879-1936) Lauda per la Natività del Signore [1929] “O car dolce mio figlio” (attr. Jacopone da Todi) Jeseph Bodin de Boismortier (1689-1755) Sonates en Trio op. VII [1725] - Sonata n°6 in mi minore Modérément Courante Tendrement Gigue Michel-Richard de Lalande (1657-1726) Noëls en Trio, premier Livre Elle alloit au Temple (Gay-Double) Or nous dites Marie (Lentement) Carillon (un peu Gay) in collaborazione con: La “quinta puntata” di Musica in rete prende a prestito l’interrogativo di Arianna (prima dell’entrata in scena di Bacco...): in un anno che lo ha visto operare anche al di fuori delle sedi universitarie, l’Ensemble a geometria variabile prosegue nella collaborazione con l’Istituto superiore di studi musicali “G. Donizetti” e nella varietà d’organico, comprendendo infatti voce, archi, fiati e strumenti a pizzico. Muffat: “famiglia di musicisti austriaci di origine francese e di lontana provenienza scozzese”; per completare il quadro Georg, il capostipite, nacque a Megève (Savoia). Il ruolo di Rhetoricus (oltre che di organista) rivestito in Alsazia presso i Gesuiti può forse spiegare la pletorica titolazione della raccolta pubblicata ad Augusta nel 1695: “Suavioris harmoniæ instrumentalis hyporchematicæ Florilegium Primum, Quinquaginta excultis, recentiorique stylo Choraico sensim magis florescente peculialiter concinnatis, A quatuor, vel quinque fidibus Una cum Basso Continuo, si lubet animandis, et in septem tonorum varietate distinctos Fasciculos congestis modulationibus, perquam studiose contextum” [segue la dedica a Johann Philipp von Lamberg, vescovo di Passau]. I titoli delle Suites, e cioè Eusebia, Sperantis Gaudia, Gratitudo, Impatientia, Sollicitudo, Blanditiæ e Constantia potrebbero poi far pensare a una sorta di “programma morale”; fortunatamente, la musica mostra una maggior scioltezza: in particolare l’ultima Suite (in sol maggiore) rinuncia addirittura alla “solenne” Ouverture francese introduttiva, sostituita da un Air e seguita da due Entrées (come se si trattasse di balletto o pantomima – giusto l’aggettivo “iporchematico”), per concludersi, dopo le più tradizionali danze “di corte”, con una Gigue dagli accenti quasi “rustici”. Pubblicando a Venezia (1614) il Sesto libro de’ Madrigali Claudio Monteverdi inserì una nuova versione (a 5 voci) del Lamento d’Arianna, tratto dalla sua seconda opera, l’Arianna appunto, composta nel 1608 su libretto del poeta fiorentino Ottavio Rinuccini (1562-1621), con il quale aveva precedentemente collaborato per l’Orfeo. Il Lamento – l’unica parte rimasta dell’opera – fu ammirato e imitato da ogni compositore sino alla fine del secolo, dando luogo a un nuovo “genere musicale” con propri stilemi (movimenti cromatici ascendenti e salti discendenti nella voce principale, tetracordi discendenti nel basso, ...). La prima parte del Lamento musica il seguente testo (settenari ed endecasillabo) : “Lasciatemi morire! / E che volete voi, che mi conforte / in così dura sorte, / in così gran martìre?” Eseguita per la prima volta nel 1930 nella Sala “Micat in Vertice” dell’Accademia Chigiana di Siena sotto la guida dell’autore, la Lauda per la Natività del Signore “musicata per soli, coro e istrumenti pastorali” è basata su un testo del XIII secolo, attribuito a Jacopone da Todi, che racconta la Natività “con gli occhi dei pastori”. Anche in questa splendida quanto raramente eseguita composizione, Ottorino Respighi ripensa in modo creativo “l’antico” (le Laudi, il madrigale polifonico, l’arioso “alla Montevedi”, l’immagine del Presepe ...); “O car dolce mio figlio / da me se’ nato sì poverello! / Josepe el vecchiarello / qui ch’è tuo bailo / qui s’è addormentato. / Figliuol, gaudio perfecto / ched i sentie a la tua nativitate! / Strengedomet’al pecto / non me curava de nulla povertade / tanta suavitade / tu sì me daie de quil gaudio eterno, / O figliuol tenerello!” – le parole di Maria vengono accompagnate “quasi cennamella” dal solo corno inglese. Anche nell’epoca del basso continuo non sono mancate le composizioni “sans basse”; spesso lo strumento destinatario era il flauto, unico strumento a fiato praticato da numerosi nobili “amateurs” interessati a soli, duetti (soprattutto) e (ben più raramente) trii, come nel caso dell’op. VII (Parigi, 1725) di Joseph Bodin de Boismortier, composta da 6 “Sonates pour trois flûtes traversières sans basse”, dal carattere “galante” ma non così frivolo, data un’imprevista predominanza di tonalità minori. “Sovrintendente alla Musica del Re” (1689) e “Maestro della Camera del Re” (1695), Michel-Richard de Lalande ebbe tra i suoi compiti quello di insegnante di musica delle figlie del Re Sole, di compositore di musiche “pour les soupers du Roy” e per le celebrazioni del Natale: ci sono infatti restati quattro libri di Noëls en trio pour les flûtes, violons et hautbois, nei quali le melodie di origine popolare vengono “nobilitate” dalla realizzazione “d’autore” senza perdere nell’elaborazione (che resta spesso alquanto scarna, con frequenti passaggi all’unisono delle due voci superiori) la “naturalezza” originaria. I tre brani proposti sono tratti dal Premier Livre: nel primo, il Double presenta alcune semplici “diminuzioni” del tema; il secondo utilizza una famosa melodia di origine provenzale (usata ad esempio anche nel secondo dei Noëls op.2 di Daquin), mentre il terzo è il Carillon conclusivo della raccolta. G.C.