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La seduta comincia alle 16.50.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che la pubblicità
dei lavori della seduta odierna sia assicurata anche attraverso impianti audiovisivi
a circuito chiuso.
(Cosı̀ rimane stabilito).
Seguito dell’audizione del ministro dei
lavori pubblici, Willer Bordon, sugli
orientamenti programmatici nei settori
di competenza.
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca
il seguito dell’audizione del ministro dei
lavori pubblici, Willer Bordon, sugli orientamenti programmatici nei settori di competenza.
Ricordo che nella seduta di ieri il
ministro ha svolto la relazione, cui hanno
fatto seguito gli interventi di alcuni colleghi. Ricordo altresı̀ che il ministro ha
dato la propria disponibilità a tornare
nuovamente in questa sede la prossima
settimana, per cui la sua replica avrà
luogo in altra seduta.
Proseguiamo ora con gli interventi dei
colleghi.
GABRIELLA
PISTONE.
Approfitto
della presenza del ministro per augurargli
buon lavoro, visto che siamo all’inizio di
un percorso che auspico sia produttivo in
tutti i sensi, per il paese e per i cittadini.
Desidero affrontare un problema che
immagino il ministro conosca molto bene
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e che ritengo di emergenziale attualità: mi
riferisco agli sfratti. Tengo a sottolineare
« di emergenziale attualità » perché mi
auguro – ed auguro a tutti noi – che la
situazione nelle varie città italiane possa
progressivamente regolarizzarsi e prendere quell’avvio che da tutti è auspicato e
che stava alla base della legge n. 431 del
1998; con l’attuazione del doppio canale,
con la creazione del fondo sociale, con le
disposizioni di carattere fiscale e quindi
con aiuti ed agevolazioni.
Il nodo sta qui, sta in questi mesi;
soprattutto le grandi città ad alta densità
abitativa (quali Roma, Napoli, Venezia,
Torino, Firenze, Milano, Palermo) hanno
il grosso problema degli sfratti. Ovviamente quando parlo di città mi riferisco
ai loro amministratori, agli assessori alla
casa, ai sindaci, che devono gestire situazioni particolarmente difficili, dolorose,
poiché non si sa realmente come affrontarle.
So per certo che il nuovo ministro
(sicuramente il ministro precedente, l’onorevole Micheli) ha ricevuto lettere da
parte di vari sindaci di importanti città
italiane, nonché di rappresentanti dell’ANCI e certamente dei sindacati maggiormente rappresentativi, i quali tendono
tutti quanti a sottolineare la gravità del
problema rappresentata nella sua temporaneità, cioè non in assoluto ma nella
particolarità di questa fase. So perfettamente che la legislazione di emergenza
non corrisponde alle volontà e ai piaceri
di nessuno di noi.
Ponendomi in quest’ottica, cioè non
nella logica della risposta emergenziale o
della decretazione d’urgenza (che tuttavia
non posso scartare a priori, in assenza di
soluzioni alternative), vorrei porre al mi-
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nistro una domanda circa la soluzione del
problema, domanda che ovviamente esige
una risposta. La legge n. 431 sostanzialmente ha ancora problemi di attuazione,
essendo ai primi passi, mentre i tempi di
rinvio degli sfratti accordati da parte della
magistratura in generale su tutto il territorio nazionale sono molto brevi: nonostante la legge preveda un lasso di tempo
da zero a diciotto mesi, viene sempre
indicato un periodo molto breve di rinvio,
generalmente di circa tre mesi. Inoltre, il
famoso fondo sociale anch’esso previsto
dalla legge n. 431 non è ancora attivo,
poiché gli stanziamenti sono stati già
ripartiti percentualmente tra le varie regioni ma queste ultime non hanno ancora
provveduto al trasferimento dei fondi veri
e propri ai singoli comuni.
Ci troviamo dunque sostanzialmente di
fronte a determinate potenzialità, ma
senza la loro effettiva esplicazione sul
mercato della casa. Ciò pone problemi
enormi: gli sfratti esistono, le persone
sfrattate non sanno dove andare ed il
mercato della casa e dell’affitto da questo
punto di vista è asfittico, non vede ancora
delle soluzioni. Inoltre, le soluzioni che
erano previste dal fondo e da altri accorgimenti sono di fatto bloccate, in quanto
i comuni non sono in grado di intervenire
sui ceti meno abbienti (che sono quelli
che dovrebbero usufruire di questi aiuti)
non disponendo ancora dei mezzi per
poterlo fare.
Questo non è né allarmismo né emergenzialismo: è semplicemente la realtà.
Ritengo che la realtà vada affrontata in
maniera consapevole e che vi siano fondi
sufficienti, da ricercare non solo nelle
somme già stanziate (cioè i 600 miliardi
del fondo, che poi sono stati aumentati),
tutte opere meritorie del Governo – che
ringrazio da questo punto di vista – ma
che non sono ancora in fase di attuazione.
Se rispetto ad altre emergenze (per esempio quella relativa agli homeless) si è
potuto rispondere in un certo modo,
ovvero sostanzialmente con uno stanziamento di fondi che consente di risolvere il
problema attraverso una gestione diretta
da parte comunale, ritengo che analoga-
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mente, nei casi di effettiva necessità, si
possa individuare una voce di bilancio,
affinché i centri caratterizzati dai maggiori problemi, ovviamente documentati,
ricevano immediatamente un aiuto che sia
realmente operativo, quindi con risorse
dirette ad aiutare i comuni a trovare
alloggi, ad affittare o ad acquistare anche
interi stabili, qualora ciò sia necessario,
per destinarli a questo specifico scopo. È
chiaro che tutto ciò rientra nell’ambito
delle prerogative previste per legge, ossia
va riferito agli aventi diritto: non è lo
sfrattato tout court a poter accedere ai
fondi.
Pongo inoltre all’attenzione del ministro il problema relativo all’osservanza
dell’articolo 7 della legge n. 431. Ritengo
infatti che se nell’ambito della graduazione degli sfratti da parte della magistratura si fosse prestata un’attenzione
precisa al dettato dell’articolo 7, forse
moltissimi dei casi di sfratto per cessata
locazione che sono stati accordati dai
magistrati non si troverebbero in questa
condizione: mi riferisco al fatto di avere
l’ICI regolarmente pagata, il contratto
regolarmente registrato e quant’altro disposto dall’articolo 7 della legge n. 431.
Non credo di invadere campi altrui nell’affermare che la magistratura avrebbe
dovuto attenersi alla legge. So anche che
si può pensare di operare una forzatura,
ma non la ritengo tale quando ci si trovi
di fronte ad un mercato dell’abitazione
che in gran parte vede affitti in nero,
contratti non registrati, case inesistenti.
Con il ministro delle finanze stiamo svolgendo un lavoro meritorio, rappresentato
dalla totale revisione del catasto; ma fino
a quando questa operazione non sarà
realizzata, sussisteranno problemi giganteschi dal punto di vista dell’effettiva
trasparenza del mercato immobiliare.
Vorrei concludere a questo punto il
mio intervento, in quanto gli altri argomenti, pure di notevole importanza, verranno trattati dal mio collega Galdelli.
Desidero semplicemente chiedere al ministro se le somme necessarie si possano
ritrovare anche nella legge n. 392 del
1978, in fondi che erano a disposizione, o
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addirittura nelle somme dell’ex-GESCAL
stanziate a suo tempo e messe in bilancio
probabilmente nel lontano 1994. Non intendo dare suggerimenti al signor Ministro, ma occorrerebbe procedere ad un
accertamento e ad una verifica rispetto a
queste risorse.
LUCIO TESTA. Innanzitutto unisco il
mio agli auguri di buon lavoro rivolti al
ministro dai colleghi. Concentrerò il mio
intervento su aspetti che rivestono carattere di attualità ed urgenza.
Innanzitutto desidero affrontare i seguenti temi: la legge sugli appalti, l’albo
dei costruttori, il problema delle offerte
anomale, il problema del project financing.
Indubbiamente la legge detta Merloni-ter
sugli appalti, innovativa, con aspetti di
riassetto, di trasparenza e di moralizzazione del settore, non ha ancora avuto
modo di dispiegare i propri effetti, soprattutto quelli di carattere generale di
competenza dell’amministrazione centrale
dello Stato. Si prevedeva una programmazione del settore affrontando il problema della carenza infrastrutturale, soprattutto delle grandi infrastrutture che
avrebbero dovuto legare l’Italia all’Europa
anche in connessione con quello che era
e che è il progetto, tuttora vigente, in fase
di studio e per alcuni aspetti di attuazione, delle grandi infrastrutture europee,
rispetto alle quali l’Italia rischia di essere
lasciata fuori.
Nessuno se non il Ministero dei lavori
pubblici – né le regioni, né i comuni, né
la Conferenza Stato-regioni, né altri – può
affrontare questo aspetto, quello della
programmazione delle grandi infrastrutture, rispetto alle quali va registrata una
grande inadempienza. Non si può pretendere che gli interventi vengano realizzati
mancando questo primo punto. Capisco
che possa aver pesato la situazione dell’ANAS, la sua incertezza istituzionale e di
riorganizzazione, ma di fatto, signor ministro, bisogna intervenire in ordine a tale
aspetto.
In merito all’albo dei costruttori,
quello del regolamento – il quale introduce questo elemento di trasparenza, mo-
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ralizzazione e innovazione per cui quell’aspetto di quasi autocontrollo viene trasferito attraverso l’albo – è un provvedimento che va sostenuto, attuato ed
applicato, sia pure con gradualità, con
molta decisione. Il problema degli appalti,
però, è tarato da una questione ancora
irrisolta che mina tutte le gare: quella
delle offerte anomale, per cui è consentito
di praticare offerte al di là di ogni
ragionevole ribasso, che comportano poi
la sospensione dei lavori, i ricorsi ai TAR,
l’immobilizzazione di centinaia e centinaia
di cantieri; anche questo aspetto deve
essere affrontato. Sono state presentate
proposte concrete in questo senso, ma
lasciare irrisolto il problema è una grossa
responsabilità, soprattutto da parte di chi
è chiamato ad attuare concretamente il
provvedimento.
Nell’ultima stesura della legge detta
Merloni-ter è stata prevista una figura
innovativa per la quale ci siamo tutti
battuti, quella del project financing. Sono
state sentite le imprese, le banche, ma mi
sembra di capire che nessuno voglia attuare questo sistema, soprattutto i costruttori, che già si lamentano della difficoltà
ad eseguire gli appalti ordinari e quindi
ad avere gli stati di avanzamento; figuriamoci se intendono rischiare i propri
fondi. Eravamo convinti che il provvedimento potesse soccorrere soprattutto nei
settori, da quello idrico a quello dei
pedaggi, dove era configurabile un qualche tipo di rientro; credevamo fosse possibile trovare un’apertura, un impegno per
far fronte a queste situazioni. Purtroppo
questo non è avvenuto; dalle dichiarazioni
rese risulta che non si intende perseguire
questa finalità. Allora, modifichiamola !
Leviamo la figura del promotore in capo
al proponente, diamola agli enti pubblici,
come avviene in altre parti ! Gli enti
pubblici facciano il project financing, poi
chiamino le banche, le finanziarie, i costruttori. Riconosciamo che aver affidato
ai costruttori, ai promotori questo ruolo
di project financing è stato un errore di
fiducia (ricordo le audizioni svolte, in cui
veniva rivendicato questo ruolo). Questo è
un elemento essenziale perché tante opere
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pubbliche in Italia – non solo le grandi,
anche quelle a livello locale e territoriale
che possono essere finanziate dalle casse
di risparmio, con il coinvolgimento delle
capacità territoriali – non si attivano
proprio per questa considerazione.
ROBERTO MARIA RADICE. Ricordati
le motivazioni !
LUCIO TESTA. Abbiamo svolto tante
audizioni con costruttori, banche, leghe di
cooperative; tutti sembravano pronti su
quel testo, la mattina successiva, a mettere
mano ai progetti, a mettere le mani in
tasca, a partire... Ora più convegni seguo,
più interviste leggo su Il Sole 24 ore, più
registro indisponibilità ad affrontare un
qualsiasi rischio su cose in cui il ritorno
tariffario può essere garantito, il rischio
può essere in qualche modo coperto.
In ordine alla viabilità ordinaria, signor ministro, ci rendiamo conto delle
difficoltà di una situazione in cui l’ANAS
attraversa una fase di passaggio, di trasferimento di competenze, di riordino e di
smembramento. Sta di fatto che il paese
non può sopportare ulteriori ritardi in
ordine ad opere finanziate, finanziabili,
realizzabili, completabili, interrotte da
due-tre-quattro anni, che non vanno
avanti per l’assenza di un’interfaccia, di
una capacità propulsiva. Da questo punto
di vista hanno tutte le ragioni quegli enti
territoriali, quelle zone di sviluppo che
vedono tarpate le loro possibilità propulsive dal fatto che la viabilità – parlo di
quella ordinaria – non trova una possibilità di sbocco. Con il riassetto della
finanza pubblica abbiamo ormai la possibilità di rilanciare investimenti in conto
capitale, proprio come interventi dello
Stato, non in project financing. Tuttavia,
occorrono non solo progetti e appalti, ma
anche una capacità propulsiva da parte
dell’amministrazione centrale dello Stato
attraverso l’ANAS, d’accordo con le regioni e gli enti locali. L’urgenza, le centinaia di opere interrotte che non riprendono, le spinte che ci vengono dal territorio, al nord come al sud, richiedono
particolare attenzione.
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Concludo il mio intervento affrontando
il tema della casa e degli sfratti in due
battute.
In questa Commissione abbiamo varato
una legge, quella sulle locazioni, con i suoi
due canali, il cui successo dipende molto
dall’applicazione che ne verrà fatta soprattutto da chi è chiamato a gestirla, in
particolare dal Governo.
Il cedere a richieste di un blocco
sarebbe deleterio, significherebbe decretare fin dall’inizio che questa legge non ha
possibilità di sviluppo. Pertanto, signor
ministro, aggiungo la mia voce a quella di
altri scongiurando il Governo di non
prendere provvedimenti avventati in questo senso. Piuttosto, penso ai finanziamenti di edilizia pubblica, soprattutto ai
contributi GESCAL, quindi dei lavoratori,
che si sono accumulati nel tempo e che
nel tempo il Governo ha distratto verso
altri obiettivi. Ricordo i circa 9 mila
miliardi prelevati con precedenti leggi
finanziarie per tappare i buchi di bilancio,
che possono essere ripresi e destinati a
misure urgenti di carattere abitativo –
contributi alla locazione, acquisto di immobili, quello che si vorrà fare nella
competenza anche delle grandi città – per
far fronte a questo aspetto. Si tratta di
fondi abbondanti a disposizione, che potrebbero essere utilizzati anche per far
ripartire programmi di edilizia agevolata
in alcune regioni, come il Lazio, interrotti
da anni, proprio perché i finanziamenti e
i contributi dei lavoratori sono stati presi
e destinati ad altri obiettivi. Siamo in una
situazione di bilancio più vantaggiosa, non
abbiamo l’acqua alla gola, siamo entrati in
Europa, gli introiti vanno bene: il Tesoro
restituisca questi fondi, sia pure gradualmente, in base alle esigenze e sovvenzioni
secondo le sue finalità questo importante
comparto. Altrimenti, scoppierà di nuovo
tra le mani una questione casa che non ha
nessuna ragione di scoppiare perché vi
sono le risorse e le abitazioni; bisogna
ricostituire un mercato delle locazioni e
l’ultima cosa da fare a questo fine è
togliere ai proprietari la certezza di rientrare in possesso dell’appartamento alle
scadenze contrattuali in seguito ad un
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blocco. Altrimenti, potremo emanare leggi
ancora più liberiste, ma nessuno ci crederà mai.
TOMMASO FOTI. Signor ministro, non
le rivolgerò i miei auguri di buon lavoro
non certo per motivi di scortesia (anche
perché in genere questa Commissione li
ha sempre rivolti a tutti i ministri), ma
perché il Ministero di cui lei è titolare ad
ogni Governo ha cambiato il suo referente. Lei è il quarto ministro che si
succede in quattro anni e francamente in
un settore cosı̀ delicato ed importante
come quello dei lavori pubblici – potremmo più vastamente parlare di un
futuro ministero delle infrastrutture –
sarebbe meglio anche per i commissari
disporre di un interlocutore che tale
rimanesse per l’intera legislatura.
Ho ascoltato la sua relazione, una
relazione, possiamo dire, di fine legislatura, perché il suo programma, se va
bene, riguarda 300-400 giorni, non va
oltre. Allora, alcuni toni trionfalistici con
i quali è inteso salutare la conclusione dei
cantieri per il Giubileo del 2000 mi
paiono, anche sulla città di Roma, un po’
fuori luogo, non solo perché vi sono tanti
modi per chiudere i cantieri, ma anche e
soprattutto perché non mi pare che questo paese stia reggendo le sfide di un
sistema che sia in grado di ospitare un
Giubileo con ben altre previsioni rispetto
a quelle dei giorni nostri. È pur vero che
anche per il capodanno del 2000 si
prevedeva ovunque il moltiplicarsi delle
prenotazioni e poi è andata male; quindi,
può darsi che il Giubileo si salvi e vi salvi,
non verificandosi quell’afflusso di turisti
preventivato fino allo scorso anno. Tuttavia, mi pare di poter dire che tutte le
grandi e grandissime opere pubbliche che
avrebbero dovuto essere realizzate nel
Lazio sono state accantonate, sicché poi è
stato facile dire che i progetti sono stati
conclusi in una buona percentuale.
Per altro verso, mancano tutti i dati
relativi al Giubileo fuori del Lazio, una
torta di 3 mila miliardi pari a quella
inizialmente impostata per il Giubileo
all’interno della regione.
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Non mi lascerò neppure adulare dai 13
mila miliardi di investimenti che ella ha
voluto indicarci come grande momento di
riscossa nazionale; infatti, si era toccato
un livello talmente modesto nella media
dei lavori pubblici in Italia, che più in
basso di cosı̀ proprio non si poteva andare.
Allora, mi pare più significativo quanto
lei ha detto in termini di prospettiva. Tra
l’altro, con molta onestà ha riconosciuto
che, avendo una sua storia anche nell’ambito dei beni culturali, ha lanciato un
messaggio con un suo fascino, prospettico,
che non vuole essere circoscritto ad un
messaggio di legislatura, ma vuole andare
oltre; sotto questo profilo non può non
essere degno di attenzione. È chiaro,
infatti, che insieme al contingente occorrerà pure programmare qualcosa di diverso e di più, se non si vuole perpetuare
l’Italietta delle emergenze e delle catastrofi annunciate, se si vuole costruire un
paese in grado di realizzare finalmente
grandi cose.
A proposito di piccole ma significative
cose, ritengo che anche questa Commissione abbia dato in passato un suo positivo apporto, al di là dei ruoli e delle
posizioni politiche quando tutti assieme si
è cercato di superare quella legislazione di
emergenza che era mutuata dai tempi
dell’equo canone e che doveva trovare un
motivo valido di superamento anche legislativo, posto che era già stata superata
dalla realtà dei fatti.
Ho ascoltato l’intervento della collega
Pistone, cui posso dare atto – come al
collega Buontempo – di essere una sindacalista degli inquilini molto valida; mi
sia però consentito dire alla collega Pistone che i dati e l’emergenza cui lei
prima faceva riferimento debbono essere
valutati per quello che sono. Certo, siamo
di fronte ad una richiesta a pioggia, che
non viene solo dalle parti politiche. Ieri, la
collega Pistone era assente, ma il signor
ministro ci ricordava che addirittura il
prefetto di Torino si era fatto parte
diligente nel sottolineare questo tipo di
emergenze. Ebbene, mi permetto di dire
che se i prefetti, anziché avere soltanto
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nostalgia del ruolo che ricoprivano fino a
poco tempo fa, quando nullafacenti sedevano nelle commissioni prefettizie messi
nella vigna a far da pali, si fossero
preoccupati in realtà di ciò che la legislazione vigente mette a disposizione, probabilmente la situazione sarebbe diversa.
Non mi pare infatti (e qui mi permetto di
correggere la collega Pistone) che il problema sia di cassa. A me pare soprattutto
che le regioni e i comuni continuino a
contestare e ad evocare una mancanza di
disponibilità rispetto al fondo sociale per
l’affitto che si deve imputare innanzitutto
a loro e all’incapacità delle regioni stesse
e degli enti locali di trovare dei sistemi
agili con i quali distribuire i fondi sociali
per l’affitto. Perché al riguardo la copertura finanziaria ed i soldi ci sono: mi
riferisco soprattutto alle aree ad alta
densità abitativa, perché poi non è che
siano tanti i comuni sui quali occorre
intervenire (sono sette o otto quelli che
effettivamente, secondo quanto risulta dai
dati, hanno questa emergenza).
GABRIELLA PISTONE. Mi sembra di
aver detto proprio questo !
TOMMASO FOTI. Io facevo riferimento
al problema della cassa, alla mancanza di
risorse. In realtà, le risorse ci sono, la
copertura finanziaria c’è.
GABRIELLA PISTONE. Non ci sarebbe...
TOMMASO FOTI. No, la copertura
finanziaria – scusatemi – c’è ! Se andate
a vedere anche la legge finanziaria di
quest’anno, alla fine vi sono circa 1.7001.800 miliardi. Allora, a fronte di queste
cifre, ritengo che, anche dal punto di vista
politico, se i presidenti delle regioni, anziché sollevare certi problemi soltanto in
campagna elettorale, per cercare di farsi
rieleggere solo grazie alla demagogia e
non all’impegno amministrativo serio, fossero attenti alle cose, tutto potrebbe essere diverso. Fossi in loro, chiederei al
Governo centrale solo di darmi immediatamente la disponibilità dei fondi e poi,
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attraverso una leggina che potrebbe essere
approvata dai consigli regionali (ammesso
che non vi siano già criteri vigenti) in una
settimana, demanderei direttamente ai comuni questo compito. Perché, anche sotto
questo profilo, nelle città in questione
esistono già degli uffici per la casa, a
differenza dei piccoli comuni, dove simili
uffici non esistono. Quei comuni, quindi,
se vi è una volontà in tal senso, sanno già
come gestire l’emergenza e i fondi per
farvi fronte. Ne parlavamo, se non erro,
con il sottosegretario Mattioli quasi alla
fine dell’anno, quando si svolse in questa
sede l’audizione del ministro Micheli. Mi
lascia invece abbastanza perplesso – lo
dico sinceramente – quella cultura che
finisce con il far dire: beh, se ne faccia
carico il Governo nazionale con un suo
provvedimento ! Tra l’altro, vorrei ricordare che in definitiva il provvedimento in
questione è volto a sollecitare soltanto una
nuova proroga degli sfratti, forse dimenticando che la citata legge n. 431 aveva
già indicato sei mesi di moratoria motu
proprio (perché i primi sei mesi di moratoria sono stati introdotti proprio dalla
legge n. 431).
Vi è poi il problema della critica, a
volte velata, proveniente da più parti
politiche – ma anche ripresa, per certi
versi, dal signor ministro – nei confronti
del comportamento dell’autorità giudiziaria. Ebbene, al riguardo vorrei però ricordare che, sotto il profilo del diritto,
qualsiasi provvedimento è soggetto ad
impugnativa, in sede giurisdizionale. Mi
pare cioè che anche questa parte sia stata
leggermente archiviata, quasi che il primo
provvedimento del giudice fosse l’unico.
Signor ministro, a me fa un po’ paura
che, a fronte dell’introduzione nell’articolo
7 di una serie di requisiti che noi abbiamo
inteso chiaramente dovessero accompagnare l’applicazione di questa legge, si
voglia oggi introdurre un principio di
retroattività per il quale gli sfratti già
decisi, e non eseguiti soltanto in relazione
alla proroga della sospensione, debbano
godere di quelle caratteristiche e di quelle
regole necessarie e indispensabili per l’applicazione futura della legge, dimenti-
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cando che una parte di queste richieste
deriva ed è mutuata, ad esempio, dall’applicazione dei due canali, che prima non
c’era.
Aggiungerò soltanto una riflessione.
Noi abbiamo cercato di evidenziare in
questa sede come per uno dei due canali,
ad esempio relativamente all’ICI, la vera
scommessa passasse attraverso i comuni.
E debbo dire che di comuni capoluogo,
soprattutto delle grandi città a tensione
abitativa, che si sono fatti carico di un
abbassamento sostanziale dell’ICI anche
in deroga al minimo di legge del 4 per
mille relativamente al canale concordato,
ve ne sono stati pochi; anzi, paradossalmente, la legge ha trovato più pronte le
amministrazioni comunali delle città piccole e medie, dove la tensione abitativa –
mi sia consentito dirlo – è più un’eccezione che una regola, rispetto alle grandi
città metropolitane i cui comuni si sarebbero dovuti invece far trovare ben pronti
a favorire questo tipo di nuova contrattazione, posto che, come sappiamo bene,
vi è una moratoria di sei mesi entro la
quale i contratti avrebbero potuto addirittura essere ridiscussi.
Mi pare di aver esaustivamente illustrato i motivi per cui ritengo che non si
debba procedere con una proroga delle
esecuzioni, ma che vi debba essere invece
un impegno notevole del Governo e delle
regioni per mettere immediatamente sul
mercato delle abitazioni i fondi sociali per
l’affitto.
Mi permetto di fare una considerazione anche relativamente al libretto per
la casa. In questo paese la legislazione
ordinaria è quella di emergenza (ormai,
penso l’abbiamo appurato tutti). Quindi,
ogni volta che crolla un palazzo, come è
accaduto a Foggia quest’anno, o a Roma
lo scorso anno, si accende la lampadina
dell’emergenza, che però non deve diventare un’indecenza. Se vogliamo fare dei
controlli seri sul patrimonio abitativo italiano, non possiamo pensare che una
perizietta asseverata nella massima superficialità da professionisti disoccupati ed in
cerca di un’occupazione valida, del costo
di poche centinaia di migliaia di lire
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(penso che anche professionalmente l’architetto De Biasio Calimani potrebbe insegnarmi che una perizia non la si può
fare in questo modo), possa acclarare che
un certo immobile è a posto. Anche sotto
questo profilo, è giusto che vi sia un
libretto per la casa che comprenda anche
un registro cronologico di tutti gli interventi che vengono ad essere realizzati sui
singoli immobili, ma se vogliamo realisticamente porre mano ad un risanamento
del patrimonio abitativo, non possiamo
prescindere da una prima valutazione e
da una prima scrematura da parte dei
comuni, posto che i comuni sono in gran
parte, se non esclusivamente, coloro i
quali hanno rilasciato le concessioni edificatorie. Sicché, se vi sono delle zone,
comune per comune, che possono essere
soggette a pericoli, e se gli immobili sono
stati realizzati in zone a rischio, dobbiamo
responsabilizzare i comuni ad individuare
loro stessi queste aree e non demandare
genericamente ad ogni proprietario di
immobile l’onere di una ...
GIANNI FRANCESCO MATTIOLI, Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici.
Questo fa la legge !
TOMMASO FOTI. No, Mattioli, scusami ! Il progetto di legge l’ho letto ! È
pendente davanti alla Commissione competente del Senato; il relatore è il senatore
Parola. L’ho letto: non è propriamente
come dici tu. Forse, se leggessi la proposta
di legge che ho presentato io, ti accorgeresti che è leggermente diversa.
Ritengo che anche una programmazione decennale (cosı̀ come viene ipotizzata) non possa prescindere inizialmente
da una fotografia del territorio, che non
può che essere effettuata dagli enti locali
di riferimento. Ho invece idea che, anche
attraverso una sapiente convegnistica, oggi
si vogliano trovare le ragioni per fare un
libretto della casa qualsiasi, purché vi sia
una qualche certificazione. Sfido chiunque
a sostenere che, per un compenso di 300
o 400 mila lire, un professionista serio
possa seriamente certificare qualche cosa;
perché con quella cifra non viene svolta
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alcuna indagine, non viene effettuata alcuna prova, non viene effettuato assolutamente nulla, se non un generico sopralluogo. Anche sotto questo profilo vorremmo qualche chiarimento.
L’ultimo tema che mi permetto di
affrontare è quello del rinnovo delle
concessioni alle società autostradali. Il suo
predecessore ci aveva detto in questa sede
che entro il 31 dicembre con ogni probabilità si sarebbero conclusi tutti i rinnovi di concessione. Non abbiamo più
saputo nulla. Penso che sia di primaria
importanza avere da parte sua, signor
ministro, un chiarimento in merito, soprattutto relativamente agli interventi da
parte di alcune società autostradali cui tra
l’altro, con legge dello Stato, abbiamo
delegato dei compiti; non si può chiedere
di fare l’Asti-Cuneo se poi non si rinnova
la concessione autostradale alla SATAP. È
pur vero che anche in materia c’è una
legislazione di emergenza, per cui si fa in
sede legislativa una cosa e poi ci si
dimentica del provvedimento amministrativo che consenta di dare attuazione alla
legge. Anche sotto questo profilo ritengo
che un chiarimento da parte sua sia
necessario. Cosı̀ come credo che si debba
chiaramente dire, da parte del ministero,
quale sia la posizione delle regioni rispetto al trasferimento delle strade da
parte dell’ANAS. In questa sede noi facemmo una denuncia puntuale. « Attenzione ! » – vi abbiamo detto – « perché le
regioni reclameranno subito tutte le
strade, ma nel momento in cui si andrà
ad individuare il costo a chilometro di
trasferimento ci sarà la rivoluzione ». Mi
pare che puntualmente ciò sia accaduto.
Saremo stati anche cassandre, ma non era
difficile esserlo ! Anche al riguardo, però,
non possiamo rimanere oggi nell’incertezza sostanziale per cui, da una parte,
attraverso un decreto legislativo si dice di
voler trasferire migliaia di chilometri alle
regioni e, dall’altra, si assiste ad uno
scaricabarile da parte delle regioni, che
sostengono che, senza una definitiva ed
opportuna individuazione dei trasferimenti, loro non si faranno carico di nulla.
Diversamente, infatti, anziché occuparci
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GENNAIO
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della sicurezza stradale, continueremo a
preoccuparci della insicurezza stradale.
Mi pare – e concludo – di aver messo
sul tavolo alcuni problemi, non certo
esaustivi della sua relazione, ma il tempo
è tiranno. Colgo l’occasione per dire alla
signora presidente che, con l’opposizione
che avete, se invece di concedere ai
capigruppo solo dieci minuti ne concedeste venti, sarebbe meglio, perché comunque la situazione non cambierebbe. Ma
dato che sono convinto di aver sforato
abbondantemente il tempo a mia disposizione, mi sono rifatto, con gli interessi,
rispetto a quanto è successo oggi.
GABRIELLA PISTONE. Sicuramente
oggi siamo in regime di impar condicio !
WILLER BORDON, Ministro dei lavori
pubblici. Vorrei dare subito una risposta.
Dato che la domanda è già stata fatta due
volte, far aspettare per la risposta ancora
una settimana potrebbe essere discutibile.
Per quanto riguarda i rinnovi delle convenzioni nel settore autostradale, alla data
di ieri sono state stipulate le convenzioni
e sono stati emanati i relativi decreti
interministeriali di approvazione per le
seguenti società: Autostrada SpA, Venezia
Padova SpA, Autostrada del Brennero
SpA, Autostrada dei Fiori SpA, RAV SpA,
Torino Milano SpA, Milano Serravalle
SpA, ATIVA SpA, SALT SpA, SAT SpA,
Autovie Venete SpA, Autostrada Torino
Savona SpA, Autocamionale della Cisa,
Autostrada
Brescia-Verona-Vicenza-Padova SpA, SAM SpA, Tangenziale di Napoli SpA, Centro Padane SpA, Consorzio
per le autostrade siciliane.
Per la parte residuale, che riguarda
quattro società, mi sto direttamente interessando; in particolare per la Asti-Cuneo,
è mia intenzione recarmi ad incontrare gli
amministratori regionali, comunali e provinciali, oltre ai 146 sindaci che hanno
formato un consorzio, per risolvere definitivamente la questione.
Come vedete sono un po’ spregiudicato,
nel senso che rischio molto nel darvi
questa anticipazione e fissarmi un obiettivo; poiché tornerò in questa sede la
Camera dei Deputati
XIII LEGISLATURA
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VIII COMMISSIONE
prossima settimana, se questo obiettivo
non sarà stato raggiunto avrete occasione
di farmelo presente.
FRANCESCO STRADELLA. Il primo
lotto è in procinto di partire ed è stato
bloccato dall’ANAS, come certamente lei
sa.
WILLER BORDON, Ministro dei lavori
pubblici. Le ho già risposto prima: ho
intenzione di recarmi in quella zona la
prossima settimana per sbloccare definitivamente quella questione, che giudico
non più procrastinabile, al di là di tutte le
valutazioni di carattere economico-finanziario, giuridico-amministrativo e di rispetto delle norme comunitarie, delle direttive interne, delle circolari e cosı̀ via.
Ritengo infatti che il problema vada con-
Audizione – 37
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GENNAIO
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siderato da un altro punto di vista, cioè
quello del legittimo interesse di quelle
popolazioni di avere, dopo oltre dieci
anni, una risposta: intendo darla entro la
prossima settimana.
PRESIDENTE. Ringrazio il ministro e
rinvio il seguito dell’audizione alla prossima seduta.
La seduta termina alle 17.35.
IL CONSIGLIERE CAPO DEL SERVIZIO
STENOGRAFIA
DOTT. VINCENZO ARISTA
Licenziato per la stampa
il 2 febbraio 2000.
STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO
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