Camera dei Deputati XIII LEGISLATURA — — 3 VIII COMMISSIONE La seduta comincia alle 16.50. Sulla pubblicità dei lavori. PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sia assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso. (Cosı̀ rimane stabilito). Seguito dell’audizione del ministro dei lavori pubblici, Willer Bordon, sugli orientamenti programmatici nei settori di competenza. PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito dell’audizione del ministro dei lavori pubblici, Willer Bordon, sugli orientamenti programmatici nei settori di competenza. Ricordo che nella seduta di ieri il ministro ha svolto la relazione, cui hanno fatto seguito gli interventi di alcuni colleghi. Ricordo altresı̀ che il ministro ha dato la propria disponibilità a tornare nuovamente in questa sede la prossima settimana, per cui la sua replica avrà luogo in altra seduta. Proseguiamo ora con gli interventi dei colleghi. GABRIELLA PISTONE. Approfitto della presenza del ministro per augurargli buon lavoro, visto che siamo all’inizio di un percorso che auspico sia produttivo in tutti i sensi, per il paese e per i cittadini. Desidero affrontare un problema che immagino il ministro conosca molto bene Audizione – 37 — — SEDUTA DEL 26 GENNAIO 2000 e che ritengo di emergenziale attualità: mi riferisco agli sfratti. Tengo a sottolineare « di emergenziale attualità » perché mi auguro – ed auguro a tutti noi – che la situazione nelle varie città italiane possa progressivamente regolarizzarsi e prendere quell’avvio che da tutti è auspicato e che stava alla base della legge n. 431 del 1998; con l’attuazione del doppio canale, con la creazione del fondo sociale, con le disposizioni di carattere fiscale e quindi con aiuti ed agevolazioni. Il nodo sta qui, sta in questi mesi; soprattutto le grandi città ad alta densità abitativa (quali Roma, Napoli, Venezia, Torino, Firenze, Milano, Palermo) hanno il grosso problema degli sfratti. Ovviamente quando parlo di città mi riferisco ai loro amministratori, agli assessori alla casa, ai sindaci, che devono gestire situazioni particolarmente difficili, dolorose, poiché non si sa realmente come affrontarle. So per certo che il nuovo ministro (sicuramente il ministro precedente, l’onorevole Micheli) ha ricevuto lettere da parte di vari sindaci di importanti città italiane, nonché di rappresentanti dell’ANCI e certamente dei sindacati maggiormente rappresentativi, i quali tendono tutti quanti a sottolineare la gravità del problema rappresentata nella sua temporaneità, cioè non in assoluto ma nella particolarità di questa fase. So perfettamente che la legislazione di emergenza non corrisponde alle volontà e ai piaceri di nessuno di noi. Ponendomi in quest’ottica, cioè non nella logica della risposta emergenziale o della decretazione d’urgenza (che tuttavia non posso scartare a priori, in assenza di soluzioni alternative), vorrei porre al mi- Camera dei Deputati XIII LEGISLATURA — — 4 VIII COMMISSIONE nistro una domanda circa la soluzione del problema, domanda che ovviamente esige una risposta. La legge n. 431 sostanzialmente ha ancora problemi di attuazione, essendo ai primi passi, mentre i tempi di rinvio degli sfratti accordati da parte della magistratura in generale su tutto il territorio nazionale sono molto brevi: nonostante la legge preveda un lasso di tempo da zero a diciotto mesi, viene sempre indicato un periodo molto breve di rinvio, generalmente di circa tre mesi. Inoltre, il famoso fondo sociale anch’esso previsto dalla legge n. 431 non è ancora attivo, poiché gli stanziamenti sono stati già ripartiti percentualmente tra le varie regioni ma queste ultime non hanno ancora provveduto al trasferimento dei fondi veri e propri ai singoli comuni. Ci troviamo dunque sostanzialmente di fronte a determinate potenzialità, ma senza la loro effettiva esplicazione sul mercato della casa. Ciò pone problemi enormi: gli sfratti esistono, le persone sfrattate non sanno dove andare ed il mercato della casa e dell’affitto da questo punto di vista è asfittico, non vede ancora delle soluzioni. Inoltre, le soluzioni che erano previste dal fondo e da altri accorgimenti sono di fatto bloccate, in quanto i comuni non sono in grado di intervenire sui ceti meno abbienti (che sono quelli che dovrebbero usufruire di questi aiuti) non disponendo ancora dei mezzi per poterlo fare. Questo non è né allarmismo né emergenzialismo: è semplicemente la realtà. Ritengo che la realtà vada affrontata in maniera consapevole e che vi siano fondi sufficienti, da ricercare non solo nelle somme già stanziate (cioè i 600 miliardi del fondo, che poi sono stati aumentati), tutte opere meritorie del Governo – che ringrazio da questo punto di vista – ma che non sono ancora in fase di attuazione. Se rispetto ad altre emergenze (per esempio quella relativa agli homeless) si è potuto rispondere in un certo modo, ovvero sostanzialmente con uno stanziamento di fondi che consente di risolvere il problema attraverso una gestione diretta da parte comunale, ritengo che analoga- Audizione – 37 — — SEDUTA DEL 26 GENNAIO 2000 mente, nei casi di effettiva necessità, si possa individuare una voce di bilancio, affinché i centri caratterizzati dai maggiori problemi, ovviamente documentati, ricevano immediatamente un aiuto che sia realmente operativo, quindi con risorse dirette ad aiutare i comuni a trovare alloggi, ad affittare o ad acquistare anche interi stabili, qualora ciò sia necessario, per destinarli a questo specifico scopo. È chiaro che tutto ciò rientra nell’ambito delle prerogative previste per legge, ossia va riferito agli aventi diritto: non è lo sfrattato tout court a poter accedere ai fondi. Pongo inoltre all’attenzione del ministro il problema relativo all’osservanza dell’articolo 7 della legge n. 431. Ritengo infatti che se nell’ambito della graduazione degli sfratti da parte della magistratura si fosse prestata un’attenzione precisa al dettato dell’articolo 7, forse moltissimi dei casi di sfratto per cessata locazione che sono stati accordati dai magistrati non si troverebbero in questa condizione: mi riferisco al fatto di avere l’ICI regolarmente pagata, il contratto regolarmente registrato e quant’altro disposto dall’articolo 7 della legge n. 431. Non credo di invadere campi altrui nell’affermare che la magistratura avrebbe dovuto attenersi alla legge. So anche che si può pensare di operare una forzatura, ma non la ritengo tale quando ci si trovi di fronte ad un mercato dell’abitazione che in gran parte vede affitti in nero, contratti non registrati, case inesistenti. Con il ministro delle finanze stiamo svolgendo un lavoro meritorio, rappresentato dalla totale revisione del catasto; ma fino a quando questa operazione non sarà realizzata, sussisteranno problemi giganteschi dal punto di vista dell’effettiva trasparenza del mercato immobiliare. Vorrei concludere a questo punto il mio intervento, in quanto gli altri argomenti, pure di notevole importanza, verranno trattati dal mio collega Galdelli. Desidero semplicemente chiedere al ministro se le somme necessarie si possano ritrovare anche nella legge n. 392 del 1978, in fondi che erano a disposizione, o Camera dei Deputati XIII LEGISLATURA — — 5 VIII COMMISSIONE addirittura nelle somme dell’ex-GESCAL stanziate a suo tempo e messe in bilancio probabilmente nel lontano 1994. Non intendo dare suggerimenti al signor Ministro, ma occorrerebbe procedere ad un accertamento e ad una verifica rispetto a queste risorse. LUCIO TESTA. Innanzitutto unisco il mio agli auguri di buon lavoro rivolti al ministro dai colleghi. Concentrerò il mio intervento su aspetti che rivestono carattere di attualità ed urgenza. Innanzitutto desidero affrontare i seguenti temi: la legge sugli appalti, l’albo dei costruttori, il problema delle offerte anomale, il problema del project financing. Indubbiamente la legge detta Merloni-ter sugli appalti, innovativa, con aspetti di riassetto, di trasparenza e di moralizzazione del settore, non ha ancora avuto modo di dispiegare i propri effetti, soprattutto quelli di carattere generale di competenza dell’amministrazione centrale dello Stato. Si prevedeva una programmazione del settore affrontando il problema della carenza infrastrutturale, soprattutto delle grandi infrastrutture che avrebbero dovuto legare l’Italia all’Europa anche in connessione con quello che era e che è il progetto, tuttora vigente, in fase di studio e per alcuni aspetti di attuazione, delle grandi infrastrutture europee, rispetto alle quali l’Italia rischia di essere lasciata fuori. Nessuno se non il Ministero dei lavori pubblici – né le regioni, né i comuni, né la Conferenza Stato-regioni, né altri – può affrontare questo aspetto, quello della programmazione delle grandi infrastrutture, rispetto alle quali va registrata una grande inadempienza. Non si può pretendere che gli interventi vengano realizzati mancando questo primo punto. Capisco che possa aver pesato la situazione dell’ANAS, la sua incertezza istituzionale e di riorganizzazione, ma di fatto, signor ministro, bisogna intervenire in ordine a tale aspetto. In merito all’albo dei costruttori, quello del regolamento – il quale introduce questo elemento di trasparenza, mo- Audizione – 37 — — SEDUTA DEL 26 GENNAIO 2000 ralizzazione e innovazione per cui quell’aspetto di quasi autocontrollo viene trasferito attraverso l’albo – è un provvedimento che va sostenuto, attuato ed applicato, sia pure con gradualità, con molta decisione. Il problema degli appalti, però, è tarato da una questione ancora irrisolta che mina tutte le gare: quella delle offerte anomale, per cui è consentito di praticare offerte al di là di ogni ragionevole ribasso, che comportano poi la sospensione dei lavori, i ricorsi ai TAR, l’immobilizzazione di centinaia e centinaia di cantieri; anche questo aspetto deve essere affrontato. Sono state presentate proposte concrete in questo senso, ma lasciare irrisolto il problema è una grossa responsabilità, soprattutto da parte di chi è chiamato ad attuare concretamente il provvedimento. Nell’ultima stesura della legge detta Merloni-ter è stata prevista una figura innovativa per la quale ci siamo tutti battuti, quella del project financing. Sono state sentite le imprese, le banche, ma mi sembra di capire che nessuno voglia attuare questo sistema, soprattutto i costruttori, che già si lamentano della difficoltà ad eseguire gli appalti ordinari e quindi ad avere gli stati di avanzamento; figuriamoci se intendono rischiare i propri fondi. Eravamo convinti che il provvedimento potesse soccorrere soprattutto nei settori, da quello idrico a quello dei pedaggi, dove era configurabile un qualche tipo di rientro; credevamo fosse possibile trovare un’apertura, un impegno per far fronte a queste situazioni. Purtroppo questo non è avvenuto; dalle dichiarazioni rese risulta che non si intende perseguire questa finalità. Allora, modifichiamola ! Leviamo la figura del promotore in capo al proponente, diamola agli enti pubblici, come avviene in altre parti ! Gli enti pubblici facciano il project financing, poi chiamino le banche, le finanziarie, i costruttori. Riconosciamo che aver affidato ai costruttori, ai promotori questo ruolo di project financing è stato un errore di fiducia (ricordo le audizioni svolte, in cui veniva rivendicato questo ruolo). Questo è un elemento essenziale perché tante opere Camera dei Deputati XIII LEGISLATURA — — 6 VIII COMMISSIONE pubbliche in Italia – non solo le grandi, anche quelle a livello locale e territoriale che possono essere finanziate dalle casse di risparmio, con il coinvolgimento delle capacità territoriali – non si attivano proprio per questa considerazione. ROBERTO MARIA RADICE. Ricordati le motivazioni ! LUCIO TESTA. Abbiamo svolto tante audizioni con costruttori, banche, leghe di cooperative; tutti sembravano pronti su quel testo, la mattina successiva, a mettere mano ai progetti, a mettere le mani in tasca, a partire... Ora più convegni seguo, più interviste leggo su Il Sole 24 ore, più registro indisponibilità ad affrontare un qualsiasi rischio su cose in cui il ritorno tariffario può essere garantito, il rischio può essere in qualche modo coperto. In ordine alla viabilità ordinaria, signor ministro, ci rendiamo conto delle difficoltà di una situazione in cui l’ANAS attraversa una fase di passaggio, di trasferimento di competenze, di riordino e di smembramento. Sta di fatto che il paese non può sopportare ulteriori ritardi in ordine ad opere finanziate, finanziabili, realizzabili, completabili, interrotte da due-tre-quattro anni, che non vanno avanti per l’assenza di un’interfaccia, di una capacità propulsiva. Da questo punto di vista hanno tutte le ragioni quegli enti territoriali, quelle zone di sviluppo che vedono tarpate le loro possibilità propulsive dal fatto che la viabilità – parlo di quella ordinaria – non trova una possibilità di sbocco. Con il riassetto della finanza pubblica abbiamo ormai la possibilità di rilanciare investimenti in conto capitale, proprio come interventi dello Stato, non in project financing. Tuttavia, occorrono non solo progetti e appalti, ma anche una capacità propulsiva da parte dell’amministrazione centrale dello Stato attraverso l’ANAS, d’accordo con le regioni e gli enti locali. L’urgenza, le centinaia di opere interrotte che non riprendono, le spinte che ci vengono dal territorio, al nord come al sud, richiedono particolare attenzione. Audizione – 37 — — SEDUTA DEL 26 GENNAIO 2000 Concludo il mio intervento affrontando il tema della casa e degli sfratti in due battute. In questa Commissione abbiamo varato una legge, quella sulle locazioni, con i suoi due canali, il cui successo dipende molto dall’applicazione che ne verrà fatta soprattutto da chi è chiamato a gestirla, in particolare dal Governo. Il cedere a richieste di un blocco sarebbe deleterio, significherebbe decretare fin dall’inizio che questa legge non ha possibilità di sviluppo. Pertanto, signor ministro, aggiungo la mia voce a quella di altri scongiurando il Governo di non prendere provvedimenti avventati in questo senso. Piuttosto, penso ai finanziamenti di edilizia pubblica, soprattutto ai contributi GESCAL, quindi dei lavoratori, che si sono accumulati nel tempo e che nel tempo il Governo ha distratto verso altri obiettivi. Ricordo i circa 9 mila miliardi prelevati con precedenti leggi finanziarie per tappare i buchi di bilancio, che possono essere ripresi e destinati a misure urgenti di carattere abitativo – contributi alla locazione, acquisto di immobili, quello che si vorrà fare nella competenza anche delle grandi città – per far fronte a questo aspetto. Si tratta di fondi abbondanti a disposizione, che potrebbero essere utilizzati anche per far ripartire programmi di edilizia agevolata in alcune regioni, come il Lazio, interrotti da anni, proprio perché i finanziamenti e i contributi dei lavoratori sono stati presi e destinati ad altri obiettivi. Siamo in una situazione di bilancio più vantaggiosa, non abbiamo l’acqua alla gola, siamo entrati in Europa, gli introiti vanno bene: il Tesoro restituisca questi fondi, sia pure gradualmente, in base alle esigenze e sovvenzioni secondo le sue finalità questo importante comparto. Altrimenti, scoppierà di nuovo tra le mani una questione casa che non ha nessuna ragione di scoppiare perché vi sono le risorse e le abitazioni; bisogna ricostituire un mercato delle locazioni e l’ultima cosa da fare a questo fine è togliere ai proprietari la certezza di rientrare in possesso dell’appartamento alle scadenze contrattuali in seguito ad un Camera dei Deputati XIII LEGISLATURA — — 7 VIII COMMISSIONE blocco. Altrimenti, potremo emanare leggi ancora più liberiste, ma nessuno ci crederà mai. TOMMASO FOTI. Signor ministro, non le rivolgerò i miei auguri di buon lavoro non certo per motivi di scortesia (anche perché in genere questa Commissione li ha sempre rivolti a tutti i ministri), ma perché il Ministero di cui lei è titolare ad ogni Governo ha cambiato il suo referente. Lei è il quarto ministro che si succede in quattro anni e francamente in un settore cosı̀ delicato ed importante come quello dei lavori pubblici – potremmo più vastamente parlare di un futuro ministero delle infrastrutture – sarebbe meglio anche per i commissari disporre di un interlocutore che tale rimanesse per l’intera legislatura. Ho ascoltato la sua relazione, una relazione, possiamo dire, di fine legislatura, perché il suo programma, se va bene, riguarda 300-400 giorni, non va oltre. Allora, alcuni toni trionfalistici con i quali è inteso salutare la conclusione dei cantieri per il Giubileo del 2000 mi paiono, anche sulla città di Roma, un po’ fuori luogo, non solo perché vi sono tanti modi per chiudere i cantieri, ma anche e soprattutto perché non mi pare che questo paese stia reggendo le sfide di un sistema che sia in grado di ospitare un Giubileo con ben altre previsioni rispetto a quelle dei giorni nostri. È pur vero che anche per il capodanno del 2000 si prevedeva ovunque il moltiplicarsi delle prenotazioni e poi è andata male; quindi, può darsi che il Giubileo si salvi e vi salvi, non verificandosi quell’afflusso di turisti preventivato fino allo scorso anno. Tuttavia, mi pare di poter dire che tutte le grandi e grandissime opere pubbliche che avrebbero dovuto essere realizzate nel Lazio sono state accantonate, sicché poi è stato facile dire che i progetti sono stati conclusi in una buona percentuale. Per altro verso, mancano tutti i dati relativi al Giubileo fuori del Lazio, una torta di 3 mila miliardi pari a quella inizialmente impostata per il Giubileo all’interno della regione. Audizione – 37 — — SEDUTA DEL 26 GENNAIO 2000 Non mi lascerò neppure adulare dai 13 mila miliardi di investimenti che ella ha voluto indicarci come grande momento di riscossa nazionale; infatti, si era toccato un livello talmente modesto nella media dei lavori pubblici in Italia, che più in basso di cosı̀ proprio non si poteva andare. Allora, mi pare più significativo quanto lei ha detto in termini di prospettiva. Tra l’altro, con molta onestà ha riconosciuto che, avendo una sua storia anche nell’ambito dei beni culturali, ha lanciato un messaggio con un suo fascino, prospettico, che non vuole essere circoscritto ad un messaggio di legislatura, ma vuole andare oltre; sotto questo profilo non può non essere degno di attenzione. È chiaro, infatti, che insieme al contingente occorrerà pure programmare qualcosa di diverso e di più, se non si vuole perpetuare l’Italietta delle emergenze e delle catastrofi annunciate, se si vuole costruire un paese in grado di realizzare finalmente grandi cose. A proposito di piccole ma significative cose, ritengo che anche questa Commissione abbia dato in passato un suo positivo apporto, al di là dei ruoli e delle posizioni politiche quando tutti assieme si è cercato di superare quella legislazione di emergenza che era mutuata dai tempi dell’equo canone e che doveva trovare un motivo valido di superamento anche legislativo, posto che era già stata superata dalla realtà dei fatti. Ho ascoltato l’intervento della collega Pistone, cui posso dare atto – come al collega Buontempo – di essere una sindacalista degli inquilini molto valida; mi sia però consentito dire alla collega Pistone che i dati e l’emergenza cui lei prima faceva riferimento debbono essere valutati per quello che sono. Certo, siamo di fronte ad una richiesta a pioggia, che non viene solo dalle parti politiche. Ieri, la collega Pistone era assente, ma il signor ministro ci ricordava che addirittura il prefetto di Torino si era fatto parte diligente nel sottolineare questo tipo di emergenze. Ebbene, mi permetto di dire che se i prefetti, anziché avere soltanto Camera dei Deputati XIII LEGISLATURA — — 8 VIII COMMISSIONE nostalgia del ruolo che ricoprivano fino a poco tempo fa, quando nullafacenti sedevano nelle commissioni prefettizie messi nella vigna a far da pali, si fossero preoccupati in realtà di ciò che la legislazione vigente mette a disposizione, probabilmente la situazione sarebbe diversa. Non mi pare infatti (e qui mi permetto di correggere la collega Pistone) che il problema sia di cassa. A me pare soprattutto che le regioni e i comuni continuino a contestare e ad evocare una mancanza di disponibilità rispetto al fondo sociale per l’affitto che si deve imputare innanzitutto a loro e all’incapacità delle regioni stesse e degli enti locali di trovare dei sistemi agili con i quali distribuire i fondi sociali per l’affitto. Perché al riguardo la copertura finanziaria ed i soldi ci sono: mi riferisco soprattutto alle aree ad alta densità abitativa, perché poi non è che siano tanti i comuni sui quali occorre intervenire (sono sette o otto quelli che effettivamente, secondo quanto risulta dai dati, hanno questa emergenza). GABRIELLA PISTONE. Mi sembra di aver detto proprio questo ! TOMMASO FOTI. Io facevo riferimento al problema della cassa, alla mancanza di risorse. In realtà, le risorse ci sono, la copertura finanziaria c’è. GABRIELLA PISTONE. Non ci sarebbe... TOMMASO FOTI. No, la copertura finanziaria – scusatemi – c’è ! Se andate a vedere anche la legge finanziaria di quest’anno, alla fine vi sono circa 1.7001.800 miliardi. Allora, a fronte di queste cifre, ritengo che, anche dal punto di vista politico, se i presidenti delle regioni, anziché sollevare certi problemi soltanto in campagna elettorale, per cercare di farsi rieleggere solo grazie alla demagogia e non all’impegno amministrativo serio, fossero attenti alle cose, tutto potrebbe essere diverso. Fossi in loro, chiederei al Governo centrale solo di darmi immediatamente la disponibilità dei fondi e poi, Audizione – 37 — — SEDUTA DEL 26 GENNAIO 2000 attraverso una leggina che potrebbe essere approvata dai consigli regionali (ammesso che non vi siano già criteri vigenti) in una settimana, demanderei direttamente ai comuni questo compito. Perché, anche sotto questo profilo, nelle città in questione esistono già degli uffici per la casa, a differenza dei piccoli comuni, dove simili uffici non esistono. Quei comuni, quindi, se vi è una volontà in tal senso, sanno già come gestire l’emergenza e i fondi per farvi fronte. Ne parlavamo, se non erro, con il sottosegretario Mattioli quasi alla fine dell’anno, quando si svolse in questa sede l’audizione del ministro Micheli. Mi lascia invece abbastanza perplesso – lo dico sinceramente – quella cultura che finisce con il far dire: beh, se ne faccia carico il Governo nazionale con un suo provvedimento ! Tra l’altro, vorrei ricordare che in definitiva il provvedimento in questione è volto a sollecitare soltanto una nuova proroga degli sfratti, forse dimenticando che la citata legge n. 431 aveva già indicato sei mesi di moratoria motu proprio (perché i primi sei mesi di moratoria sono stati introdotti proprio dalla legge n. 431). Vi è poi il problema della critica, a volte velata, proveniente da più parti politiche – ma anche ripresa, per certi versi, dal signor ministro – nei confronti del comportamento dell’autorità giudiziaria. Ebbene, al riguardo vorrei però ricordare che, sotto il profilo del diritto, qualsiasi provvedimento è soggetto ad impugnativa, in sede giurisdizionale. Mi pare cioè che anche questa parte sia stata leggermente archiviata, quasi che il primo provvedimento del giudice fosse l’unico. Signor ministro, a me fa un po’ paura che, a fronte dell’introduzione nell’articolo 7 di una serie di requisiti che noi abbiamo inteso chiaramente dovessero accompagnare l’applicazione di questa legge, si voglia oggi introdurre un principio di retroattività per il quale gli sfratti già decisi, e non eseguiti soltanto in relazione alla proroga della sospensione, debbano godere di quelle caratteristiche e di quelle regole necessarie e indispensabili per l’applicazione futura della legge, dimenti- Camera dei Deputati XIII LEGISLATURA — — 9 VIII COMMISSIONE cando che una parte di queste richieste deriva ed è mutuata, ad esempio, dall’applicazione dei due canali, che prima non c’era. Aggiungerò soltanto una riflessione. Noi abbiamo cercato di evidenziare in questa sede come per uno dei due canali, ad esempio relativamente all’ICI, la vera scommessa passasse attraverso i comuni. E debbo dire che di comuni capoluogo, soprattutto delle grandi città a tensione abitativa, che si sono fatti carico di un abbassamento sostanziale dell’ICI anche in deroga al minimo di legge del 4 per mille relativamente al canale concordato, ve ne sono stati pochi; anzi, paradossalmente, la legge ha trovato più pronte le amministrazioni comunali delle città piccole e medie, dove la tensione abitativa – mi sia consentito dirlo – è più un’eccezione che una regola, rispetto alle grandi città metropolitane i cui comuni si sarebbero dovuti invece far trovare ben pronti a favorire questo tipo di nuova contrattazione, posto che, come sappiamo bene, vi è una moratoria di sei mesi entro la quale i contratti avrebbero potuto addirittura essere ridiscussi. Mi pare di aver esaustivamente illustrato i motivi per cui ritengo che non si debba procedere con una proroga delle esecuzioni, ma che vi debba essere invece un impegno notevole del Governo e delle regioni per mettere immediatamente sul mercato delle abitazioni i fondi sociali per l’affitto. Mi permetto di fare una considerazione anche relativamente al libretto per la casa. In questo paese la legislazione ordinaria è quella di emergenza (ormai, penso l’abbiamo appurato tutti). Quindi, ogni volta che crolla un palazzo, come è accaduto a Foggia quest’anno, o a Roma lo scorso anno, si accende la lampadina dell’emergenza, che però non deve diventare un’indecenza. Se vogliamo fare dei controlli seri sul patrimonio abitativo italiano, non possiamo pensare che una perizietta asseverata nella massima superficialità da professionisti disoccupati ed in cerca di un’occupazione valida, del costo di poche centinaia di migliaia di lire Audizione – 37 — — SEDUTA DEL 26 GENNAIO 2000 (penso che anche professionalmente l’architetto De Biasio Calimani potrebbe insegnarmi che una perizia non la si può fare in questo modo), possa acclarare che un certo immobile è a posto. Anche sotto questo profilo, è giusto che vi sia un libretto per la casa che comprenda anche un registro cronologico di tutti gli interventi che vengono ad essere realizzati sui singoli immobili, ma se vogliamo realisticamente porre mano ad un risanamento del patrimonio abitativo, non possiamo prescindere da una prima valutazione e da una prima scrematura da parte dei comuni, posto che i comuni sono in gran parte, se non esclusivamente, coloro i quali hanno rilasciato le concessioni edificatorie. Sicché, se vi sono delle zone, comune per comune, che possono essere soggette a pericoli, e se gli immobili sono stati realizzati in zone a rischio, dobbiamo responsabilizzare i comuni ad individuare loro stessi queste aree e non demandare genericamente ad ogni proprietario di immobile l’onere di una ... GIANNI FRANCESCO MATTIOLI, Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici. Questo fa la legge ! TOMMASO FOTI. No, Mattioli, scusami ! Il progetto di legge l’ho letto ! È pendente davanti alla Commissione competente del Senato; il relatore è il senatore Parola. L’ho letto: non è propriamente come dici tu. Forse, se leggessi la proposta di legge che ho presentato io, ti accorgeresti che è leggermente diversa. Ritengo che anche una programmazione decennale (cosı̀ come viene ipotizzata) non possa prescindere inizialmente da una fotografia del territorio, che non può che essere effettuata dagli enti locali di riferimento. Ho invece idea che, anche attraverso una sapiente convegnistica, oggi si vogliano trovare le ragioni per fare un libretto della casa qualsiasi, purché vi sia una qualche certificazione. Sfido chiunque a sostenere che, per un compenso di 300 o 400 mila lire, un professionista serio possa seriamente certificare qualche cosa; perché con quella cifra non viene svolta Camera dei Deputati XIII LEGISLATURA — — 10 VIII COMMISSIONE alcuna indagine, non viene effettuata alcuna prova, non viene effettuato assolutamente nulla, se non un generico sopralluogo. Anche sotto questo profilo vorremmo qualche chiarimento. L’ultimo tema che mi permetto di affrontare è quello del rinnovo delle concessioni alle società autostradali. Il suo predecessore ci aveva detto in questa sede che entro il 31 dicembre con ogni probabilità si sarebbero conclusi tutti i rinnovi di concessione. Non abbiamo più saputo nulla. Penso che sia di primaria importanza avere da parte sua, signor ministro, un chiarimento in merito, soprattutto relativamente agli interventi da parte di alcune società autostradali cui tra l’altro, con legge dello Stato, abbiamo delegato dei compiti; non si può chiedere di fare l’Asti-Cuneo se poi non si rinnova la concessione autostradale alla SATAP. È pur vero che anche in materia c’è una legislazione di emergenza, per cui si fa in sede legislativa una cosa e poi ci si dimentica del provvedimento amministrativo che consenta di dare attuazione alla legge. Anche sotto questo profilo ritengo che un chiarimento da parte sua sia necessario. Cosı̀ come credo che si debba chiaramente dire, da parte del ministero, quale sia la posizione delle regioni rispetto al trasferimento delle strade da parte dell’ANAS. In questa sede noi facemmo una denuncia puntuale. « Attenzione ! » – vi abbiamo detto – « perché le regioni reclameranno subito tutte le strade, ma nel momento in cui si andrà ad individuare il costo a chilometro di trasferimento ci sarà la rivoluzione ». Mi pare che puntualmente ciò sia accaduto. Saremo stati anche cassandre, ma non era difficile esserlo ! Anche al riguardo, però, non possiamo rimanere oggi nell’incertezza sostanziale per cui, da una parte, attraverso un decreto legislativo si dice di voler trasferire migliaia di chilometri alle regioni e, dall’altra, si assiste ad uno scaricabarile da parte delle regioni, che sostengono che, senza una definitiva ed opportuna individuazione dei trasferimenti, loro non si faranno carico di nulla. Diversamente, infatti, anziché occuparci Audizione – 37 — — SEDUTA DEL 26 GENNAIO 2000 della sicurezza stradale, continueremo a preoccuparci della insicurezza stradale. Mi pare – e concludo – di aver messo sul tavolo alcuni problemi, non certo esaustivi della sua relazione, ma il tempo è tiranno. Colgo l’occasione per dire alla signora presidente che, con l’opposizione che avete, se invece di concedere ai capigruppo solo dieci minuti ne concedeste venti, sarebbe meglio, perché comunque la situazione non cambierebbe. Ma dato che sono convinto di aver sforato abbondantemente il tempo a mia disposizione, mi sono rifatto, con gli interessi, rispetto a quanto è successo oggi. GABRIELLA PISTONE. Sicuramente oggi siamo in regime di impar condicio ! WILLER BORDON, Ministro dei lavori pubblici. Vorrei dare subito una risposta. Dato che la domanda è già stata fatta due volte, far aspettare per la risposta ancora una settimana potrebbe essere discutibile. Per quanto riguarda i rinnovi delle convenzioni nel settore autostradale, alla data di ieri sono state stipulate le convenzioni e sono stati emanati i relativi decreti interministeriali di approvazione per le seguenti società: Autostrada SpA, Venezia Padova SpA, Autostrada del Brennero SpA, Autostrada dei Fiori SpA, RAV SpA, Torino Milano SpA, Milano Serravalle SpA, ATIVA SpA, SALT SpA, SAT SpA, Autovie Venete SpA, Autostrada Torino Savona SpA, Autocamionale della Cisa, Autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova SpA, SAM SpA, Tangenziale di Napoli SpA, Centro Padane SpA, Consorzio per le autostrade siciliane. Per la parte residuale, che riguarda quattro società, mi sto direttamente interessando; in particolare per la Asti-Cuneo, è mia intenzione recarmi ad incontrare gli amministratori regionali, comunali e provinciali, oltre ai 146 sindaci che hanno formato un consorzio, per risolvere definitivamente la questione. Come vedete sono un po’ spregiudicato, nel senso che rischio molto nel darvi questa anticipazione e fissarmi un obiettivo; poiché tornerò in questa sede la Camera dei Deputati XIII LEGISLATURA — — 11 VIII COMMISSIONE prossima settimana, se questo obiettivo non sarà stato raggiunto avrete occasione di farmelo presente. FRANCESCO STRADELLA. Il primo lotto è in procinto di partire ed è stato bloccato dall’ANAS, come certamente lei sa. WILLER BORDON, Ministro dei lavori pubblici. Le ho già risposto prima: ho intenzione di recarmi in quella zona la prossima settimana per sbloccare definitivamente quella questione, che giudico non più procrastinabile, al di là di tutte le valutazioni di carattere economico-finanziario, giuridico-amministrativo e di rispetto delle norme comunitarie, delle direttive interne, delle circolari e cosı̀ via. Ritengo infatti che il problema vada con- Audizione – 37 — — SEDUTA DEL 26 GENNAIO 2000 siderato da un altro punto di vista, cioè quello del legittimo interesse di quelle popolazioni di avere, dopo oltre dieci anni, una risposta: intendo darla entro la prossima settimana. PRESIDENTE. Ringrazio il ministro e rinvio il seguito dell’audizione alla prossima seduta. La seduta termina alle 17.35. IL CONSIGLIERE CAPO DEL SERVIZIO STENOGRAFIA DOTT. VINCENZO ARISTA Licenziato per la stampa il 2 febbraio 2000. STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO