LE ELEZIONI PARLAMENTARI E PROVINCIALI 2005 IN AFGHANISTAN — Parte I: il quadro legale, la campagna elettorale e l’E-Day Filippo di Robilant (Press Officer della European Union Electoral Observation Mission) 20 ottobre 2005 Kabul,12 ottobre 2005 Introduzione Dal 1979, con l’invasione da parte dell’Unione Sovietica, alla fine del 2001, quando è caduto il regime dei Talebani, l’Afghanistan è stato devastato da guerre e da regimi autoritari. Nel dicembre 2001, riunendosi a Bonn sotto gli auspici delle Nazioni unite, le diverse fazioni afghane concordarono una roadmap che portasse ad un governo “pluralista, aperto alla questione femminile, multi-etnico e pienamente rappresentativo”. Dopo l’approvazione di una Costituzione, nel gennaio 2004, e le prime elezioni presidenziali, nell’ottobre dello stesso anno, l’istituzione di una Assemblea Nazionale rappresenta l’atto finale del processo di transizione scaturito dagli Accordi di Bonn. L’Assemblea Nazionale sarà costituita da una Camera bassa (Wolesi Jirga), eletta direttamente, ed una Camera alta o Senato (Meshrano Jirga) designata per un terzo dal Presidente, per un terzo eletta dai nuovi Consigli Provinciali e per un altro terzo dai Consigli Distrettuali. Tuttavia, a causa di difficoltà logistiche, le elezioni per i Consigli Distrettuali non si sono ancora tenute né una data è stata ancora fissata. Di conseguenza, la Meshrano Jirga dovrà essere formata temporaneamente da un numero più basso di rappresentanti, diminuendo in proporzione la quota a discrezione del Presidente. Dal punto di vista giuridico la questione non è stata ancora formalmente affrontata: per modificare il dettato costituzionale, sarà sufficiente un decreto presidenziale – sentito il parere della Corte Suprema – oppure dovrà passare il vaglio della Wolesi Jirga, allungando così i tempi all’infinito? Difatti, solo con l’istituzione dell’Assemblea Nazionale, nella sua completezza, può considerarsi chiusa la prima fase del processo di Bonn. Il Quadro Legale Le elezioni in Afghanistan sono regolate dalla Costituzione, dalla Legge elettorale1, da Decreti Presidenziali, e da regolamenti adottati dal Joint Electoral Management Body (JEMB), l’organo misto afghano-Onu responsabile della gestione delle elezioni. Complessivamente, il quadro 1 Adottata il 27 maggio 2004. federalismi n. 19/2005 legale può considerarsi sufficientemente fondato ma alcuni limiti permangono in alcune aree, limiti che dovranno essere affrontati e risolti in occasione di future elezioni. La Costituzione della Repubblica Islamica dell’Afghanistan è stata adottata dalla seconda Loya Jirga (c.d. Constitutional Loya Jirga) nel gennaio 2004. La Costituzione prevede che l’Afghanistan è una Repubblica Islamica con un presidente eletto tramite suffraggio universale ed un sistema parlamentare bicamerale. Le elezioni presidenziali si sono tenute nell’ottobre 2004 e Hamid Karzai è stato eletto con il 55,4% dei voti. In base alla Costituzione, il potere legislativo è composto da: - La Camera del Popolo (Wolesi Jirga) con un totale di non più di 250 seggi, con elezione diretta da parte dell’elettorato delle 34 province del paese, ognuna delle quali ottiene un numero di seggi proporzionale alla popolazione, cui due minimo sono riservati alle donne. In base alla distribuzione della popolazione nelle diverse province, la Wolesi Jirga avrà 249 seggi, cui 68 riservati alle donne e 10 alla minoranza nomade dei Kuchi; - La Camera degli Anziani (Meshrano Jirga) con 102 seggi distribuiti come segue: ● 34 seggi, uno per ogni Consiglio Provinciale, scelto tra i membri del Consiglio stesso: ● 34 seggi destinati a rappresentanti dei Consigli Distrettuali; ● 34 seggi designati dal Presidente, cui 50% riservati alle donne, 2 seggi a persone invalide o disabili, e due seggi ai Kuchi. Tuttavia, poiché le elezioni distrettuali sono rinviate sine die, i 34 seggi di nomina distrettuale rimarranno vacanti. A livello di pura informalità è stato suggerito che il Presidente possa mantenere la proporzionalità tra i membri eletti indirettamente – 2/3 del totale, vale a dire 1/3 dai Consigli Provinciali ed 1/3 dai Consigli Distrettuali, e i suoi designati, cioè 1/3 – nominando solo la metà della sua quota, vale a dire 17 persone anziché 34. Il diritto di elettorato attivo e passivo Il diritto di voto è sancito dal capitolo 2 della Costituzione (Diritti e doveri fondamentali dei cittadini). Gli articoli rilevanti sono i seguenti: Art.33: “I cittadini godono del diritto di elettorato attivo e passivo. Le legge ordinaria fissa i requisiti e le procedure per esercitare questo diritto”. Art.34: “La libertà di espressione è inviolabile. Ogni afghano ha il diritto di esprimersi oralmente, per iscritto, o con illustrazioni o altri mezzi2, nell’osservanza del dettato costituzionale. Ogni afghano ha il diritto di stampare o pubblicare testi senza l’obbligo di sottometterli in via preliminare alle autorità pubbliche”. Art.35: “I cittadini hanno il diritto di cosituirsi in associazioni allo scopo di raggiungere, nel rispetto della legge, obiettivi materiali e spirituali. I cittadini hanno il diritto di formare partiti politici nel rispetto della legge e a condizioni che: - lo statuto ed il programma del partito non siano contrari ai sacri principi dell’Islam e ai valori costituzionali; - la struttura e le fonti finanziarie siano rese pubbliche; 2 A causa dell’elevato livello di analfabetismo nel paese. www.federalismi.it 2 - non abbiano strutture ed obiettivi militari o paramilitari; - non abbiano affiliazioni a partiti politici stranieri o fonti finanziarie straniere. Inoltre, la formazione e l’attività di un partito non devono prendere forma sulla base di etnìe, lingue o religioni. Art.36: “I cittadini hanno il diritto di manifestare, disarmati e per motivi pacifici”. Art.37: “La riservatezza e la libertà di corrispondere e di comunicare, sottoforma epistolare, telefonica e quant’altro, è garantita. Lo Stato non ha il diritto d’ispezionare corrispondenza o comunicazioni private, a meno che non espressamente autorizzato dalla legge”. Art.38: “L’abitazione privata non può essere perquisita. All’eccezione dei casi previsti dalla legge, nessuno, incluso lo Stato, è autorizzato ad accedere o ispezionare un’abitazione privata senza il permesso di chi vi risiede o senza un’autorizzazione del magistrato...”. Art.39: “I cittadini godono della libertà di movimento o di residenza in ogni parte del paese con l’eccezione delle regioni vietate per legge. I cittadini possono viaggiare all’estero nel rispetto della legge. Lo Stato difenderà gli interessi dei cittadini all’estero”. La Legge elettorale3 elenca, in sintonia con i principi costituzionali, i requisiti – cumulativi per esercitare il diritto di voto: ● aver compiuto i 18 anni; ● essere cittadino afghano; ● non essere privato dei diritti civili; ● essere registrato in quanto elettore presso il JEMB. Le tessere elettorali sono quelle distribuite alla maggioranza dell’elettorato in occasione delle elezioni presidenziali dell’ottobre 2004: 10,6 milioni di tessere (59% uomini, 41% donne). Al fine di consentire la registrazione di nuovi elettori e di returnees4, il JEMB ha predisposto un periodo di aggiornamento delle liste elettorali, dal 25 giugno al 21 luglio 2005. Il numero di nuove tessere consegnate in quel periodo è stato di circa 1,7 milioni (56% uomini, 44% donne). Tenuto conto che ogni elettore poteva votare in qualsiasi seggio della propria provincia, l’aggiornamento è anche servito ad assicurare che questa fosse correttamente riportata sulla tessera. Uno dei prerequisiti fondamentali per la creazione di un sistema elettorale credibile è l’esistenza di un albo degli elettori. In assenza di un accurato censimento nazionale, e quindi in mancanza di documenti d’identità affidabili, vi sono scarsi strumenti per opporsi alle registrazioni multiple o alla registrazione di minori. L’aggiornamento del 2005 ha probabilmente accentuato questo fenomeno. Allo stesso modo, è difficile accertare se in alcune aree rurali od insediamenti Kuchi un numero significativo di persone sono state escluse dal processo L’Afghanistan, nonostante due elezioni in meno di un anno, non ha ancora un albo degli elettori e, per questo, il censimento nazionale è una priorità. D’altra parte, la graduale registrazione dei returnees è un fattore senz’altro positivo. Tuttavia, il JEMB ha scelto di non affrontare la questione dei rifugiati, soprattutto quelli in Pakistan ed Iran. Mentre è comprensibile che il voto all’estero non sia stato garantito, per motivi 3 4 Art.13 Rifugiati rimpatriati, soprattutto dal Pakistan e dall’Iran www.federalismi.it 3 essenzialmente pratici, meno comprensibile è stata la mancanza d’informazione sull’impossibilità per i rifugiati di esercitare il proprio diritto di voto. Eleggibilità dei candidati Qualsiasi elettore registrato può essere candidato, a condizione di aver compiuto 25 anni per la Wolesi Jirga e per i Consigli Provinciali e Distrettuali, e 35 anni per la Meshrano Jirga5. In base alla norma sul conflitto d’interessi incluso nella Legge elettorale, alcune categorie non sono eleggibili, come i funzionari pubblici, i giudici e magistrati, i giornalisti, a meno che non si autosospendano dalle loro cariche. L’appartenenza a gruppi armati illegali (Illegal Armed Groups – IAG) rappresenta motivo d’ineleggibilità, anche dopo la certificazione del risultato elettorale6. Questa norma si è dimostrata di difficile applicazione ed è stato uno dei passaggi più controversi dell’intero processo. La ECC (vedere sotto) è stata costretta, per virtù di una legge, ad istruire pratiche su tutti i candidati sospettati di avere ancora legami con i IAG. Tuttavia, la ECC, non avendo le capacità e le risorse necessarie, ha delegato le inchieste al Joint Secretariat of the Commission for Disarmament and Reintegration, un organismo governativo, con alcune componenti internazionali, costituito per tutt’altri scopi e senza alcun status legale all’interno del quadro elettorale. Mentre la ECC ha mantenuto la supremazia formale sul processo di esclusione, è evidente che il Joint Secretariat ha svolto, illegittimamente, il ruolo di arbitro su chi passava o meno l’esame di appartenenza agli IAG. Nel corso delle procedure di nomina dei candidati, la ECC, basandosi sulle raccomandazioni del Joint Secretariat, ha in un primo momento escluso 208 persone dalle liste. Verso metà luglio, sempre su raccomandazione del Joint Secretariat, il numero dei candidati esclusi, in base al criterio IAG, è drasticamente sceso ad 11 unità. Successivamente, 22 altri candidati sono stati squalificati in una fase molto avanzata, quando i loro nomi e ritratti erano già sulle schede di voto. Questo aspetto del processo elettorale ha chiaramente attirato su se stesso critiche vivaci e fondate. Il sistema di voto Il sistema di voto scelto per queste elezioni, il Single Non-Transferrable Vote (SNTV), ancorché semplice concettualmente, presenta notevoli limiti, a cominciare dal fatto che i candidati concorrono l’uno contro l’altro in quanto individui. Mentre va riconosciuto che non esistono chiari standard universali per operare una scelta del sistema, la comunità internazionale7 aveva fortemente suggerito di non optare per il SNTV8. Questo sistema di voto ha pesato in maniera considerevole su numerosi aspetti amministrativi, per esempio la necessità di produrre schede elettorali mastodontiche (nella provincia di Kabul era un libretto di sette fogli) e quindi fonte di grande confusione al momento del voto. Il sistema comporta poi costi elevati, il che lo rende poco sostenibile in avvenire per un paese come l’Afghanistan. 5 Legge elettorale, Art.14 Legge elettorale, Art.15, comma 3 7 Con l’eccezione dirimente, pare, degli Stati Uniti 8 Attualmente il SNTV è in uso solo in Giordania, Vanuatu, le Pitcairn Islands e , parzialmente, a Taiwan (Afghanistan Research and Evaluation Unit) 6 www.federalismi.it 4 Ancor più importante, dal punto di vista della tenuta istituzionale, il SNTV scoraggia ogni forma di politica organizzata, ostacolando l’introduzione di un sistema multi-partitico, e favorisce un Parlamento altamente frammentato. L’organizzazione elettorale Il Joint Electoral Management Body (JEMB) Il JEMB è l’organismo legalmente responsabile per l’organizzazione delle elezioni. E’ stato creato con Decreto presidenziale nel luglio 2003 ed è evoluto col passare del tempo. La Legge elettorale del 2005, all’Art. 57, lo definisce come organismo in funzione per il periodo di transizione per essere poi sostituito dall’Independent Electoral Commission. Il braccio esecutivo del JEMB è il suo Segretariato. L’attuale JEMB è un ibrido formato da 13 membri con diritto di voto – nove afghani designati dal Presidente Karzai e quattro internazionali nominati dal United Nations Special Representative of the Secretary General (SRSG). Il Chief Electoral Officer (CEO) ne è anche membro ma senza diritto di voto9. Le responsabilità del JEMB, del suo Segretariato e quelle del CEO, sono definite da una serie di Decreti Presidenziali, in particolare il Decreto n.40 sulla tenuta di elezioni per l’Assemblea Nazionale, i Consigli Provinciali e i Consigli Distrettuali, così come emendato dal Decreto n.24 del 7 giugno 2005. Il Decreto n.40, Art.10. come emendato, fissa il quorum a 10 membri e richiede che le sue deliberazioni siano prese con una maggioranza di 4/5 dei presenti. L’Art.10 chiarisce ulteriormente che “una maggioranza di 4/5 significa che su 13 membri, 11 voti devono essere favorevoli; di 12 membri, 9 voti a favore; e di 10 membri, 8 voti a favore”. Nonostante i membri del JEMB lavorano collegialmente e tendono a raggiungere decisioni in maniera consensuale, è implicito che i quattro membri internazionali rappresentano una minoranza di blocco. Il JEMB ha il potere di adottare Regolamenti, Procedure e Linee Guida al fine di attuare i dispositivi previsti dalla Legge elettorale10. Le decisioni del JEMB sono prontamente pubblicate sul suo sito ufficiale in lingue inglese, pashtu e dari11. Le Regole di Procedura in atto sono state adottate il 19 giugno 2005. Il JEMB si riunisce nei giorni di martedì, giovedì e domeniche ma può riunirsi in via straordinaria ove necessario. Il JEMB può invitare osservatori nazionali ed internazionali al fine di osservare i suoi lavori12. Il Segretariato del JEMB (JEMBS) Il JEMBS è considerato il braccio esecutivo del JEMB stesso ed è guidato dal CEO. Quest’ultimo è assistito da un Vice, da un Capo delle Operazioni e da un Capo di Gabinetto, 9 In questo caso un cittadino danese, Peter Erben. Legge elettorale, Art.56 11 www.jemb.org 12 Regolamento del JEMB, Art.3, comma 14 10 www.federalismi.it 5 tutti internazionali. I Servizi sono: Relazioni esterne, Affari Legali, Educazione Civica, Gestione del Programma, Information Technology, Comunicazione, Formazione e Capacity Building, Sicurezza e Territorio. Tutti i Servizi sono guidati da personale internazionale. Il JEMBS ha sede a Kabul e ha 8 rappresentanze regionali e 34 provinciali. Il JEMBS assicura il coordinamento con gli organi di sicurezza competenti, al fine di minimizzare il rischio per il personale e per accertare le condizioni ottimali del processo elettorale nel suo complesso13. La Election Complaints Commission (ECC) La base legale della ECC è contenuta nella Legge elettorale14. E’ composta da cinque membri: uno su designazione della Corte Suprema, uno dalla Commissione Indipendente per i Diritti Umani afghana, e tre stranieri nominati dal Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni unite. La Commissione si scioglie 30 giorni dopo la certificazione dei risultati15. La ECC ha il mandato di esaminare e giudicare una serie di materie, tra cui: ● Denunce relative a violazioni elettorali, inclusa la violazione della legge nel corso del processo elettorale, a condizione che la denuncia sia stata ricevuta prima della certificazione dei risultati; ● Ricorsi contro la elegibilità di candidati. L’Art.53 specifica una lunga serie di violazioni elettorali, mentre l’Art.54 elenca le possibili sanzioni. E’ interessante notare la lettera d), del comma 1, dell’Art.54. Ove un candidato abbia positivamente soddisfatto tutti i requisiti per la nomina a candidato, sia stato certificato in quanto tale e abbia il suo nome e la sua fotografia16 sulla scheda elettorale, la ECC può in qualsiasi momento squalificarlo. In quel caso, ogni voto in suo favore verrebbe automaticamente considerato non valido. Questo potrebbe dimostrarsi di grande rilevanza per quei candidati ancora “sotto esame” per collegamenti con bande armate illegali. Poiché la Costituzione fornisce alla Corte Suprema la facoltà di riesaminare ogni caso non specificatamente escluso dalla Costituzione stessa, ne consegue che abbia un ruolo come organo di appello rispetto alle decisioni prese dalla ECC. Per questo motivo, la presenza di un membro della Corte Suprema quale membro della ECC non è accettabile. Le Commissioni Elettorali Provinciali (PECs) 13 Decisione JEMB, n.21 del 11/05/2005 su Policy Guidelines for International Military Forces Support Cap.IX, Artt.52-55 15 Attualmente prevista entro la fine di ottobre. 16 Anche questo dovuto all’alto livello di analfabetismo. 14 www.federalismi.it 6 A seguito delle elezioni presidenziali del 9 ottobre 2004, la EU Democracy and Election Support Mission (DESM) raccomandò che un ulteriore anello dell’amministrazione elettorale venisse creato, preferibilmente a livello provinciale, al fine di assicurare maggiore efficienza per le elezioni parlamentari e provinciali17. Il JEMB ha tenuto conto la raccomandazione e ha stabilito i PECs18. Ogni provincia ha un PEC composto da tre membri, cui una donna minimo. Sono stabiliti ad hoc per un certo numero di tornate elettorali e poi dissolti dal JEMB. Le funzioni dei PECs includono: ricevere e istruire segnalazioni e ricorsi in base al Regolamento della Election Complaints Commission (ECC); esaminare le domande di candidatura; accertare la correttezza delle schede elettorali; segnalare i luoghi idonei per l’allestimento dei seggi; monitorare le procedure di voto19. E’ opportuno ricordare che tale Regolamento riserva una chiara supremazia nell’attuazione delle decisioni al Segretariato del JEMB, anche nel caso di un conflitto di vedute con i PECs stessi 20. I PECs costituiscono una novità nel sistema amministrativo elettorale. Tuttavia, già nelle fase pre-elettorale, i PECs hanno dato prova di mancanza di competenza e di professionalità. Una delle ragioni risiede nel fatto che il reclutamento si è basato più sulle raccomandazioni che sul merito. Ne è conseguito che la maggioranza dei PECs si è dimostrata inefficiente od indisponibile ad esercitare la propria autorità, per esempio trasferendo le denunce direttamente alla ECC a Kabul, anziché compiere in loco le necessarie indagini, e agendo in sostanza come ufficio di smistamento. La Electoral Media Commission (EMC) La Legge elettorale stabilisce una Commissione di Vigilanza sui mezzi di comunicazione, denominata Electoral Media Commission (EMC), che entra in funzione non più tardi di 60 giorni prima della data delle elezioni, allo scopo di monitorare la copertura dei candidati durante il periodo regolamentato della campagna21. La EMC ha anche il mandato di esaminare le istanze presentate in merito alla presenza sui media e le violazioni del Codice di Condotta adottato dalla EMC stessa. La sua composizione e le sue responsabilità sono 17 La Commissione europea ha scelto di non inviare, alle elezioni presidenziali del 2004, una Missione di Osservazione con pieno status - a causa di mancanza di tempi “politici” per predisporla ma anche per motivi di sicurezza – ma solo una missione con un mandato di sostegno, la DESM. In quell’occasione il rapporto non fu reso pubblico ma rimane agli atti della Commissione europea. Per la raccomandazione sulla costituzione dei PECs vedere il Rapporto DESM p.40. 18 Decisione n.19 del 3/5/2005. 19 I PECs sono stati dotati di un proprio Regolamento su Decisione del JEMB n.27 del 2/6/05. 20 Art.3 21 Art.51 www.federalismi.it 7 determinate dal JEMB, il quale ha nominato 5 Commissari, cui tre afghani e due stranieri22. La Legge elettorale impone ai diversi media di rispettare le opinioni dei candidati, trattandole in maniera “equa ed imparziale”23. Le reti nazionali di servizio pubblico sono anche obbligate a riservare ai candidati spazi auto-gestiti. La campagna inizia un mese prima del giorno delle elezioni e sono previste 48 ore di moratoria prima dell’inizio delle operazioni di voto24. Tenuto conto dell’elevatissimo numero di candidati (oltre 5600 per il Parlamento ed i Consigli Provinciali), e del limitato paesaggio mediatico del paese, una copertura bilanciata delle elezioni ha rappresentato una vera sfida. Va detto che tale sfida non è stata seriamente raccolta da un’alta percentuale dei mezzi di comunicazione. Nella stampa audiovisiva e nella stampa scritta vi è stata una scarsa attenzione ai temi elettorali nelle principali programmazioni, soprattutto nei notiziari (vedere pie charts sotto). Questa lacuna si è verificata in maniera pronunciata nel servizio pubblico, con l’eccezione del quotiano Anis. L’accesso dei candidati ai media è stato quindi limitato ed il canale preferenziale è stato lo schema di spot auto-gestiti stabilito dalla EMC (Sponsored Advertisement Program – SAP) e che garantiva un accesso regolamentato per ogni candidato25. In altre parole, una sorta di par condicio, per evitare che i candidati più ricchi potessero acquistare tutto lo spazio via etere. In base ai dati dell’EMC, circa 53% dei candidati hanno approfittato del SAP: questo è un merito ascrivibile al processo elettorale, ma va tuttavia stigmatizzato il fatto che 47% dei candidati non hanno potuto sfruttare questa possibilità per cause tecniche e logistiche. Nel corso del “periodo del silenzio” che ha preceduto l’E-Day si sono verificate numerose violazioni da parte dei candidati e delle testate. Le attività dell’EMC sono state caratterizzate da una certa lentezza nel compiere il proprio mandato. Questo è emerso in termini di scarsa consapevolezza da parte dei candidati sulla possibilità di usufruire di spazi auto-gestiti, nel ritardo nella firma dei contratti con le emittenti e la conoscenza approssimativa, da parte di tutte le parte in causa, del Codice di Condotta. Per l’avvenire è fondamentale fissare alcune regole di fondo sul comportamento da tenere da parte dei mezzi di comunicazione, tenuto anche conto di un apparato tecnico ancora molto povero. La natura temporanea dell’EMC non rappresenta un fattore positivo. Occorerebbe, quindi, creare un organismo indipendente permanente. Nel frattempo, ai candidati cui collegi sono discriminati in quanto non coperti dalle frequenze andrebbe concessa una contropartita sottoforma di opportunità alternative. 22 Decisione n.44 del 19/7/2005 23 Art.50 24 Art.38, comma 1 25 Due spazi di 5 minuti ciascuno, a scelta sulla radio o alla televisione, per i candidati alla Wolesi Jirga; due spazi di due minuti ciascuno per i candidati ai Consigli Provinciali; per la stampa scritta non erano previsti spazi regolamentati ma ciascun candidato poteva, a pagamento, acquistare fino ad un massimo di quattro pagine. www.federalismi.it 8 Types of election related programmes on television Current Af fairs 23% Voter Education 28% Documentary 1% Current Af fairs Documentary Election Special Election Special 1% New s 12% New s Sponsored Advertising Scheme Voter Education Sponsored Advertising Scheme 35% © David Ward 2005 Type of election coverage in the print media Current Af fairs 6% Election Special 38% Voter Education 45% Current Aff airs Election Special Front page Other Paid Advertisement Politics Voter Education Politics 1% Paid Advertisement 1% Other 2% Front page 7% © David Ward 2005 Educazione Civica www.federalismi.it 9 Il programma di educazione civica – Public Outreach – promosso dal JEMB ha fatto parte integrante delle attività di preparazione delle elezioni. L’obiettivo era quello di raggiungere le diverse comunità nel paese per spiegare il processo elettorale ed incoraggiare la partecipazione al voto. I messaggi per le elezioni parlamentari e provinciali erano alquanto complessi e il tempo necessariamente breve. Per questo, l’informazione ha focalizzato più su di un’educazione al voto che su un’educzione civica in senso lato. Il Public Outreach Department dal JEMBS (POD) ha messo in campo un ampio spettro di metodologie al fine di disseminare l’informazione relativa alle elezioni. Anzitutto, più di 1800 operatori civici hanno condotto attività didattica nei centri urbani e nei villaggi, raggiungendo oltre nove milioni di persone. Gli operatori hanno usato dei fac-simile di schede per illustrare i passi da compiere per l’operazione di voto. In secondo luogo, sono stati utilizzati sia mezzi tradizionali (radio, TV, giornali e riviste) sia mezzi originali (radiomobili, cinema e teatri). In particolare, è stato prodotto un programma sulle elezioni, the Witness Program, dal JEMBS congiuntamente con la Radio Televisione Afghana, trasmesso durante la campagna elettorale. Terzo, l’informazione è stata veicolata in collaborazione con ONG presenti in tutto il paese. Quarto, oltre seicento Small Grants Program (SGP) hanno sostenuto più di 215.000 persone nel paese. Questo programma era finalizzato a rafforzare le strutture della società civile, finanziando piccoli eventi costruiti attorno ad attività di educazione civica. Infine, è stato allestito un numero verde (Voter Information Centre) per rispondere alle domande dei cittadini. Il Centro ha ricevuto una media di tremila chiamate al giorno, per un totale – finora - di oltre centomila telefonate alle quali hanno risposto 25 operatori locali appositamente addestrati. I messaggi principali su cui il POD ha insistito erano: si vota su due schede, una per la Wolesi Jirga ed una per il Consiglio Provinciale; si può votare solamente nella provincia che risulta sulla propria tessera elettorale; il voto è segreto; occorre votare in persona; esistono sezioni separate donne e uomini; e, infine “vota e partecipa al futuro dell’Afghanistan”. Va notato che ci sono stati tentativi di coinvolgere nel programma sia le shure26 che i mullah27 individualmente e che otto mullah, che si erano prestati ad incoraggiare, soprattutto durante le preghiere del venerdì nelle moschee, la gente ad andare a votare, sono stati assassinati nel corso della campagna elettorale. Tuttavia, il programma di educazione civica ha presentato non pochi difetti. Anzittutto, è stato sub-appaltato dal JEMB ad altre organizzazioni e gruppi, non tutti all’altezza del compito affidato loro. Nel suo complesso, il programma non ha raggiunto un numero significativo di persone, in particolare nei villagi remoti e nelle enclaves dove è forte la 26 27 I consigli di consultazione islamica Membri del clero www.federalismi.it 10 presenza di minoranze. Inoltre, le donne sono state generalmente meno informate degli uomini. Quest’ultimo aspetto è stato particolarmente vero nel Sud e nel Sud-Est dove il house confinement – l’obbligo di non uscire di casa – per le donne, è rigidamente osservato. Quando gli operatori hanno effettivamente raggiunto gli elettori, il messaggio era focalizzato più sulle procedure di voto che non sul discorso più ampio del ruolo e della funzione delle istituzione che sarebbero emerse da queste elezioni. Un altro limite da segnalare è che l’organizzazione elettorale non intende sfruttare lo slancio positivo creato dalle elezioni per continuare nell’attività educativa postelettorale. Uno sforzo particolare andrebbe rivolto alle giovanissime generazioni, ponendo l’accento sui curricula scolastici, anche per favorire la formazione civica degli insegnanti che sono tra le chiavi di volta del futuro di questo paese. Aspetti logistici in previsione dell’E-Day (18 settembre 2005) In vista dell’E-Day, il materiale elettorale è stato distribuito nei 6300 seggi nel paese grazie a 18 aerei da trasporto, 9 elicotteri, 1.200 camion, 1.247 asini, 306 cavalli e 24 cammelli. Quaranta milioni di schede sono state stampate, con 69 configurazioni diverse (Wolesi Jirga e Consigli Provinciali in 34 province, più le schede per i Kuchi), stampate in Germania, Austria e Regno Unito. Nelle tre settimane che hanno preceduto il voto, urne per l’equivalente di 1200 tonnellate sono state distribuite. Altro materiale distribuito include 5000 training kits, 34.000 polling kits, 120.000 bottiglie d’inchiostro indelebile prodotto in Canada, 150.000 cabine elettorali e 1.000 tonnellate di mobilio per i seggi. Gli Osservatori Le missioni di osservatori elettorali hanno svolto e svolgono le proprie attività in base a Memorandum of Understanding (MoU) sottoscritti con il Governo afghano e sono regolati da una serie di norme28. Osservatori nazionali Il principale organismo di osservazione elettorale a livello nazionale è la Free and Fair Elections Foundation of Afghanistan (FEFA), creato nel marzo 2004 da un gruppo di Ong afghane con l’assistenza del National Democratic Institute for International Affairs (NDI). In queste elezioni avrebbe dovuto assicurare circa 7.500 osservatori dispiegati in tutte le 34 province. In realtà ne sono stati accreditati solo qualche migliaio e spesso non sufficientementi addestrati. Un altro organismo nazionale di osservazione è stato l’Afghan Civil Society Forum (ACSF). Osservatori internazionali Numerose missioni di osservatori internazionali erano presenti in Afghanistan per seguire il processo elettorale. Tra queste: International Republican Institute (IRI), International Crisis 28 Vedere JEMB Decision n.25 del 24/5/2005 e relativo codice di condotta. www.federalismi.it 11 Group (ICG), Asian Network for Free Elections (ANFREL), l’ Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza Europea (OCSE), e la National Democratic Institute (NDI). La missione più consistente e di maggiore durata, l’unica che si è proposta di coprire il processo elettorale nella sua interezza, è stata quella dell’Unione europea. La European Union Election Observation Mission (EU EOM) Su invito del Governo della Repubblica Islamica dell’Afghanistan, l’Unione europea ha inviato una missione di osservatori elettorali. Come Chief Observer (capo-missione) è stata nominata Emma Bonino, parlamentare europea ed ex Commissario europeo responsabile degli aiuti umanitari. La European Union Electoral Observation Mission (EU EOM) durerà fino al 31 ottobre. Un primo gruppo di 12 esperti (Core Team) è giunto a Kabul a metà luglio. Ai primi di agosto, 60 osservatori provenienti da numerosi paesi dell’Unione europea sono stati dispiegati in 29 province su 34. All’inizio di settembre se ne sono aggiunti altri 24, con particolare esperienza nelle operazioni di voto. Infine, altri osservatori, reclutati soprattutto nelle Ambasciate dell’Unione europea in loco, oltre ad una delegazione del Parlamento europeo, hanno integrato la Missione qualche giorno prima del 18 settembre. Il giorno delle elezioni la EU EOM aveva circa 160 osservatori nel paese, ovvero la missione internazionale più consistente e duratura presente sul territorio. L’UE aveva già inviato una Missione di sostegno alla democrazia e al processo elettorale in occasione delle elezioni presidenziali dell’ottobre 2004 (c.d. DESM), un fatto questo che dimostra l’impegno articolato e continuativo dell’UE per la ricostruzione e la stabilità democratica dell’Afghanistan. L’obiettivo della EU EOM, come per tutte simili missioni in altre parti del mondo, è di rafforzare lo stato di diritto e di fornire sostegno alle istituzioni democratiche. In particolare: ● condurre un’analisi complessiva del processo elettorale ed offrire una valutazione imparziale ed informata delle elezioni; ● attraverso la propria presenza cercare d’incoraggiare la partecipazione dei cittadini. La Missione valuterà complessivamente le elezioni sulla base degli obblighi internazionali cui lo Stato afghano ha aderito, in particolare il Covenant for Civil and Political Rights della Nazioni unite del 1966, ratificato dall’Afghanistan nel 1983, dove sono sanciti alcuni fondamentali principi in materia di consultazioni elettorali: elezioni periodiche, suffraggio universale, il diritto a candidarsi a cariche pubbliche, il diritto di voto, il voto segreto, elezioni che permettano la libera espressione della volontà popolare, e altri standard internazionali applicabili. Durante la giornata elettorale del 18 settembre, gli osservatori della EU EOM hanno potuto seguire le operazioni di voto in oltre 900 sezioni elettorali, quasi il 4% del totale29, che 29 26.000 sezioni elettorali in tutto il paese, dislocate in 6.300 seggi www.federalismi.it 12 rientra, nonostante tutte le difficoltà logistiche e di sicurezza nel paese, nel media standard delle missioni di osservazione internazionali. All’indomani dell’E-Day, la EU EOM ha pubblicato una relazione preliminare30. Un rapporto finale sarà reso pubblico dopo la certificazione dei risultati e la proclamazione degli eletti. Per la prima volta nella storia delle missioni di osservazioni dell’UE, la Missione avanzerà anche delle raccomandazioni sui passi ulteriori da compiere per fornire sostenibilità all’intero processo democratico. La missione dell’Unione europea avrà un costo di 4 milioni di Euro, che si aggiungono agli 17.5 milioni di Euro che la Commissione europea ha già destinato alle spese organizzative delle elezioni (il bilancio totale provvisorio è di 159 milioni di dollari) e ai 3 milioni di Euro a favore del funzionamento del nuovo Parlamento. Questi aiuti fanno parte di un pacchetto di finanziamenti da parte dell’Unione europea per la ricostruzione dell’Afghanistan per un totale di 1 miliardo di Euro su di un periodo di 5 anni finalizzati alla ricostruzione del paese e alla promozione della democrazia e dello stato di diritto31. Affluenza alle urne Le urne si sono chiuse alle ore 16 del 18 settembre. L’affluenza è stata di circa 6.8 milioni su 12.4 milioni di afghani abilitati al voto. Una percentuale dunque del 54% , di cui 43% donne e 57% uomini. Alle elezioni presidenziali del 2004 avevano votato in 7.3 milioni, il 69% dei 10.6 milioni circa di afghani registrati allora. Le ragioni di questa relativamente bassa affluenza sono molteplici, sia dal punto di vista tecnico che politico. Dal punto di vista tecnico, il sistema ha comportato molta confusione nelle procedure di voto e nell’identificazione del candidato preferito, e l’educazione civica è stata insufficiente a far comprendere per cosa si votava. Dal punto di vista politico, occorre considerare come fattori negativi la presenza nelle liste di ex signori della guerra e di ex mujahidin, nonché la disaffezione della gente per una classe politica troppo lenta nell’attuare le riforme promesse. Tuttavia, è statisticamente dimostrabile che in situazioni di post-conflitto l’affluenza alle urne diminuisce fisiologicamente in occasione delle seconde tornate elettorali. Per esempio in Bosnia dove l’affluenza per il voto presidenziale fu oltre il 70%, mentre nelle successive elezioni parlamentari l’affluenza scese al 55%. Occorre anche ricordare che per recenti elezioni parlamentari in democrazie consolidate un pò ovunque il dato non è così dissimile (India 59%, Colombia 42%, Svizzera 42%). Conclusioni provvisorie su di un processo ancora in corso Senza voler imprimere un tono eccessivamente enfatico o trionfalistico, la tenuta delle elezioni parlamentari e provinciali 2005 in Afghanistan hanno senz’altro rappresentato una svolta storica nel paese. In milioni sono andati a votare respingendo l’appello al boicottaggio 30 31 Statement of Preliminary Findings and Conclusions (Kabul, 19 settembre 2005) Tutti i documenti relativi alle attività della Missione sono reperibili sul sito www.eueomafg.org www.federalismi.it 13 lanciato dai neo-Talebani e sfidando le minacce, anche di morte, da parte di elementi di alQaeda. Più di cinquecento episodi di violenza e di intimidazione sono stati registrati durante E-Day, ma nulla di così dirompente da interferire, o peggio interrompere, la giornata elettorale. Gli elettori hanno dimostrato una forte determinazione nel voler partecipare al voto, ciò che si è svolto in maniera generalmente pacifica ed ordinata. Ovviamente il processo, fino alla giornata culminante del 18 settembre, è stato fragile, dimostrando alcuni limiti e comportando numerose distorsioni ed irregolarità. Questi aspetti andranno confrontati e risolti in vista delle prossime tornate elettorali. Mappa Etnica Fonte: www.eueomafg.org www.federalismi.it 14 Mappa Politica Fonte: www.eueomafg.org www.federalismi.it 15 Mappa geografica Fonte: www.eueomafg.org www.federalismi.it 16