21 Commercio Oggi Registrazione al Tribunale di Verona n. 458 del 12 aprile 1979 Anno 26° n. 21 Dicembre 2008 Mensile della Confesercenti di Verona Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DR VERONA DIRETTORE RESPONSABILE Daniele Pagliarini PUBBLICITA’ Ufficio Commerciale Ce. Se. Con. Verona tel. 045 8624031 EDITORE Ce. Se. Con. Srl DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Via Albere, 132 - 37137 Verona. Tel. 045 8624011 [email protected] IN REDAZIONE Alessandro Torluccio, Claudia Andreatta. HANNO COLLABORATO Luca Corradi, Giorgia Pradolin, Caterina Ugoli, Elisa Rizzi, Michele Zammattio. Impaginazione e grafica a cura di Confesercenti Verona FOTO Archivio Ce. Se. Con. STAMPA Grafiche Aurora Via della Scienza, 21 37139 Verona ECONOMIA SOMMARIO 5 EDITORIALE Caro Babbo Natale... 6 ECONOMIA La terza settimana 8 DOSSIER Kilometro zero 11 ATTUALITÀ Social card: basta poco per non averla 13 ATTUALITÀ Il federalismo alle porte 16 CONVEGNO Pensionato, quale futuro? 17 VERONA Nuovo progetto per i negozi del centro storico 18 DIECIRIGHE 6 La terza settimana del mese è diventato il limite di per le risorse degli italiani ATTUALITÀ 11 Il governo lancia la social card, ma gli stretti requisiti per averla escludono gran parte dei cittadini VERONA Parte un progetto finanziato dalla Regione per ridare lustro al commercio del centro storico 17 Concluso il corso barman 19 FORMAZIONE Corsi in partenza 20 GIALLOBLU Formichina gialloblu GI A L LO B L U 20 La Marmi Lanza è passata in fretta da cenerentola a principessa del campionato di A1 EDITORIALE CARO BABBO NATALE... C aro Babbo atale, la finanza è crollata. I consumi calano continuamente. Migliaia di famiglie devono affrontare la perdita di lavoro. Le fabbriche chiudono. La situazione, evidentemente, non è assolutamente rosea e c’è il rischio che peggiori. Per questo, caro omino vestito di rosso, ti chiederei quest’anno di cambiare d’abito, perché qualcuno ci racconta che è tutta una questione di fiducia. I media e l’opposizione lanciano allarmi sulla salute economica del Paese e questo indebolirebbe tutto il sistema. Quindi meglio non avere più niente di rosso, visto che fa pensare ai conti, meglio un sobrio azzurro o un caratteristico bianco. on so se questo possa aiutare, ma altre alternative non ce ne vengono date… noi abbiamo già fatto qualcosa, come il kilometro zero o il blocco dei listini, che abbassando i prezzi o tenendoli stabili dovrebbero aiutare la ripresa dei consumi. Intanto, però, le imprese crollano e le pmi in particolare. Lo Stato non ha proposte, intanto aiuta le banche, poi si vedrà. Quindi, caro Babbo atale, sono costretto a chiederti un’altra cosa: puoi accendere le lampadine delle idee di chi muove i fili della politica e dell’amministrazione? So che la crisi energetica renderà difficile anche questo, ma tu provaci. di Silvano Meneguzzo Silvano Meneguzzo Presidente Confesercenti Verona 5 LA TERZA SETTIMANA Seco ndo u n so nda ggi o Con fe ser cen t i so no semp re meno l e famig lie ch e arriva no al la fine d el me se e la sog lia d i so pravvi ven za si è ult er i or m en te ab bassa ta: ri sorse e saur i te g ià d opo i l gio rno 15 O ltre sei milioni di famiglie italiane, non arrivano alle terza settimana del mese, mentre per altri 2,2 milioni l'emergenza scatta già dalla seconda settimana. Questo uno dei risultati del sondaggio Confesercenti-Swg sulla situazione economica dei nuclei italiani. Complessivamente i conti non tornano per il 35% di loro. E gli effetti della crisi si faranno sentire ancora per diverso tempo, sarà "lunga e moderata" per oltre 14 milioni di famiglie. Non si illudono, quindi, le fami6 di Daniele Pagliarini glie intervistate. Per ben 8,3 milioni di esse (il 34% del campione considerato) la fase recessiva durerà da un minimo di un anno fino a due anni. Per altri 6 milioni invece (il 26%) potrebbe superare anche la soglia dei due anni. C’è poi un 12% che ritiene la crisi un problema di 6-12 mesi mentre i più ottimisti (9%) la giudicano superabile entro i sei mesi (Un 19% non risponde). Ma il termometro della crisi si rileva anche dal fatto che ben il 58% degli intervistati teme che la situazione economica peggiori nei prossimi 12 mesi. C’e’ anche una pattuglia di ottimisti – il 14% - che scommette su un miglioramento, mentre per un altro 28% non cambierà nulla.Ma soprattutto colpisce il fatto che rispetto al 2007 raddoppia (dal 16 al 32%) la percentuale di chi guarda con maggiore preoccupazione alla situazione della sua famiglia. Secondo Marco Venturi, Presidente della Confesercenti “la netta percezione delle famiglie italiane sulla gravità della situazione richiama l’assoluta necessità di interventi immediati e forti. Non sprechiamo l’occasione del Natale per sostenere i redditi bassi e la domanda interna. Proprio il Natale può essere invece il trampolino di lancio per restituire fiducia all’economia ed alle famiglie e per cominciare ad accorciare i tempi della crisi. Ecco perché, secondo gli intervistati, vanno messe in campo al più presto misure a sostegno delle pmi, cuore dell’economia italiana, anche per impedire migliaia di chiusure e l’aumento della disoccupazione. In questo senso rilanciamo la proposta della moratoria degli studi di settore per le pmi”. LA FATICA DI ARRIVARE ALLA FIE DEL MESE. Se il 62% delle famiglie dichiara di arrivare alla fine del mese con il proprio reddito, la terza settimana diventa invece l’angoscioso capolinea per 6,3 milioni di famiglie (il 26%). Mentre a metà mese reddito esaurito per altri 2,2 milioni di famiglie, vale a dire il 9% de campione. Dati questi che testimoniano con evidenza le difficoltà della situazione non solo economica ma anche sociale del paese. I TAGLI DI SPESA. Il disagio è forte: se nel 2007 erano più di due terzi gli italiani che affermavano di aver ridotto le spese nel 2008 si tocca una percentuale ancora più preoccupante, vale a dire l’82% degli intervistati. In testa alle rinunce abbigliamento e calzature con un taglio rispetto al 2007 di quattro punti in più (dal 48% al 52%). Costanti i risparmi per beni domestici ed alimentari. Si cerca invece di conservare l’opportunità di andare in vacanza, magari più breve ed economica: i rinunciatari che nel 2007 erano il 32%, scendono nel 2008 al 25%. GIUDIZIO SEVERO SULLA POLITICA. Le preoccupazioni per la crisi finiscono per far attribuire responsabilità tanto al Governo che all’opposizione. Il 74% del campione giudica “poco” o “per niente” adeguati gli interventi del Governo per fronteggiare la congiuntura negativa. Si contrappone un 22% di giudizi positivi fra i quali quelli che promuovono l’Esecutivo a pieni voti sono però solo il 2%. Sguardi altrettanto severi verso l’operato dell’opposizione: il 76% degli intervistati non lo giudica positivamente, assoluzione invece dal 18%. Ma in particolare è sintomatico che coincidano per gli schieramenti politici sia i giudizi più positivi (il 2% per entrambi) sia quelli più negativi (il 32%). Dovrebbero far riflettere tutti e due gli schieramenti le risposte che vengono date alla domanda sulle priorità da mettere in agenda. E’ significativo che al primo posto delle cose da fare subito vengano collocate misure a sostegno delle pmi “per evitare le chiusure di imprese e la perdita di posti di lavoro”. La pensa così il 30% del campione. Al secondo posto troviamo la richiesta di detassare le tredicesime (22%) come da tempo chiedono al Governo le associazioni delle pmi e i sindacati.Seguono a ruota la riduzione degli interessi per i mutui e il taglio delle tasse per le famiglie numerose (14%). IN CALO LA QUALITÀ DELLA VITA DEGLI ITALIANI Nel 2008 in Italia si vive peggio rispetto al 2007. Lo rivela il Rapporto annuale sulla "qualita' della vita" di ItaliaOggi, che misura il livello di benessere nelle province italiane ed e' realizzato da Augusto Merlini e da Alessandro Polli dell'Universita' La Sapienza di Roma. Secondo l'indagine si registra un arretramento in 55 province su 103, con il dato peggiore degli ultimi sei anni. La spaccatura tra Italia centro-settentrionale e Mezzogiorno non si attenua, ma si aggiunge una nuova frattura, tra Nord-ovest e Nord-est del paese. La Toscana, il Trentino Alto Adige, l'Emilia Romagna sono le regioni dove di vive meglio. Tra le citta' al top della lista c'e' Siena, ma si vive bene anche a Trento e Bolzano, seconda e terza. Maglia nera per Agrigento, preceduta da Enna e Napoli. Tra i grandi centri Torino cede 12 posizioni e scivola al 50esimo posto e Milano passa dal 29esimo al 31esimo. In avanzata Roma dal 58esimo al 29esimo posto. 7 KILOMETRO ZERO di Caterina Ugoli O ggi i l cib o v ia ggi a t roppo, inq uin a e produ ce cos ti c he ric adon o s u tut ta la fi li era. Ve ndere es cl usi va mente p rodot ti del t erritorio è la n uova s fid a 8 D alla terra alla tavola. Il percorso dei nostri cibi sembra molto semplice, soprattutto se ci convinciamo di acquistarli sani e magari appena raccolti. Ma non è così. Quando mangiamo infatti non pensiamo che anche la carne, il pane, la frutta e la verdura che arricchiscono le nostre tavole, consumano, anzi, inquinano. Secondo le statistiche pubblicate da Coldiretti un chilo di uva proveniente dal Cile, per esempio, deve compiere quasi dodici mila chilometri e il suo viaggio fino alle tavole degli italiani produce 16,4 Kg di anidride carbonica. Ma anche le pesche per esempio, che quest’estate abbiamo acquistato magari al supermercato e provenienti dal Sud Africa, hanno viaggiato per oltre 8 mila chilometri emettendo 13,2 kg di Co2. E ancora, sei litri di succo d´arancia importato dal Sud America, solo per lo spostamento, richiedono un litro di gasolio. Oggi il cibo viaggia troppo, inquina e produce costi che è tutta la filiera a pagare. Insomma, acquistando un frutto, un ortaggio, della carne o del formaggio, si compera anche l’energia spesa non solo per produrlo, lavorarlo e confezionarlo, ma anche per distribuirlo. Però poter gustare un pomodoro a dicembre o l’ananas al pranzo di Natale è possibile e soddisfa le nostre voglie. Ma fa male all’ambiente e non ci arricchisce né economicamente né nel gusto. Bisognerebbe ritornare, insomma, a quella che un tempo chiamavano la “spesa” di stagione che ci faceva godere il gusto di assaporare una primizia appena colta e alimentava l’attesa di ciò che doveva ancora maturare. Del resto un tempo era possibile, anzi inevitabile, perché sui banchi dei mercati arrivavano solo quello che i campi producevano in quel periodo. Mentre oggi compriamo tutto, in qualsiasi momento dell’anno perché ce lo consente la globalizzazione, la cultura intensiva e la spinta genetica, e fino ad un certo punto anche il portafoglio. Ma il rispetto di Madre Natura, sia nei suoi ritmi che nel senso ambien- DOSSIER tale è possibile e forse più economico. Anzi, lo si può scegliere, facendo leva sulla nostra coscienza ecologica, perché un’alternativa alla pratica comune c’è e si possono ancora acquistare prodotti a basso impatto ambientale riducendo anche i costi dei carrelli della spesa. Sta prendendo piede anche in Italia, infatti, il movimento “Food miles”, i chilometri del cibo, nato nel 1992 in Inghilterra con il risultato che oggi nei supermercati inglesi le etichette dei prodotti non indicano solo la qualità, la provenienza e il prezzo del prodotto, ma anche il mezzo usato per trasportarlo e i chilometri percorsi. Si tratta della spesa a Km 0, ovvero dei cibi prodotti il più vicino possibile al luogo di vendita, che sta diventando anche nelle nostre città una modalità di consumo consapevole e responsabile dal punto di vista ambientale, economico e gastronomico. Ma anche Confesercenti e Cia (Confederazione italiana agricoltori) 9 hanno già presentato un progetto a livello nazionale, attivo in cinque regione tra cui il Veneto e che vede coinvolte mille aziende agricole e un centinaio di ristoranti. E’ un gallo nero su sfondo giallo e rosso a fare la sua comparsa sui menù dei ristoranti come garanzia dell’operazione “Menu a km 0”. Un primo passo importante che nasce dalla volontà di sensibilizzare i ristoratori e accorciare la filiera. Dall’olio alla grappa, dal pesce al formaggio: in alcuni ristoranti del veronese tutti i prodotti sono acquistati direttamente dalle aziende agricole circostanti. “E’ una iniziativa che vuole lanciare un messaggio a tutti i ristoratori perché innanzitutto ha l’obiettivo di valorizzare i prodotti del territorio con l’acquisto presso le aziende agricole” spiega Francesco Avesani, proprietario della pizzeria- ristorante “La fontana”, dove da qualche mese accanto ai tradizionali menù ha fatto la sua comparsa anche quello a “Km 0”, “e poi è un modo per assicurare la freschezza dei prodotti, la cui coltivazione segue per forza il ritmo delle stagioni, e per garantire un rispetto della natura e dell’ambiente riducendo i costi del trasporto”. Questo significa che quando guardiamo la carta scopriamo che l’olio del Garda, i fagioli di Lamon, il formaggio monte veronese, il lardo e il fiocco di crudo delle Torricelle, le anatre e i conigli, e altri ottimi prodotti delle agricolture e allevamenti veronesi, hanno percorso poco più di trenta chilometri per raggiungere i nostri piatti. Mentre oggi è calcolato che ogni pasto percorre mediamente quasi duemila chilometri prima di arrivare sulle tavole. E la filiera corta diventa un valore aggiunto per i consumatori perché garantisce maggiormente in qualità, freschezza e costo. Non solo, ma i prodotti locali offrono tutte le garanzie sanitarie codificate dall’Unione Europea, mentre i prodotti importati, per sopportare meglio il viaggio, vengono sottoposti a radiazioni e a trattamenti non sempre consentiti in Europa. “Questo progetto deve invogliare i ristoratori a scegliere e a sentirsi in dovere di utilizzare produzioni locali nei menu, ma dall’altra parte” sottolinea Avesani “è necessario anche tutelare il consu10 matore che deve pretendere, seduto nei nostri ristoranti, di guastarsi le meraviglie gastronomiche del nostro territorio”. E prosegue: “Fino ad ora il nostro modo di consumare ha provocato anche degli spostamenti geografici delle specie, la perdita della biodiversità e il rischio di estinzione per circa il 20-30 per cento delle specie vegetali e animali. Mentre proprio grazie a questa iniziativa in alcune aziende agricole del veronese sono stati riscoperti gli allevamenti di razze perdute, come la gallina gri- gia che veniva allevata circa quaranta anni fa e una razza di conigli che derivano dalla lepre. Sono carni gustose che variano i nostri menù e diventano anche pregiate proprio per il loro gusto particolare che può essere un’alternativa valida alla carne argentina o estera”. Con semplici accorgimenti nel fare spesa o scegliendo a tavola di gustare un piatto tipico possiamo allora risparmiare in termini ambientali ed economici, e guadagnarci nel gusto e nel rispetto del pianeta. A TTU ALIT À Arriva dal Ministero delle Fin anze l a tes ser a c on 40 euro al mese da spendere in ali mentari , m a i requi siti per ottenerla agevoleranno solo pochi n u c le i fa m il i a ri SOCIAL CARD: BASTA POCO PER NON AVERLA 4 50 milioni di euro per 1 milione e 300 mila italiani. Questi i numeri della Social Card varata dal Ministero delle Finanze con lo scopo di agevolare i nuclei familiari economicamente più deboli. La tessera magnetica è una carta prepagata, che viene ricaricata nella misura di 40 euro al mese ed è spendibile nei supermercati convenzionati (che praticheranno sconti del 10/20 per cento). Potrà essere usata anche per pagare le bollette energetiche e anche in questo caso saranno praticato sconti del di Daniele Pagliarini 20%. La carta è anonima ed è riconoscibile solo dalla banda magnetica: il meccanismo è simile a quello del codice segreto del bancomat. In tal modo si garantisce la privacy e la dignità di chi ne usufruisce. Avranno la carta i cittadini italiani di almeno 65 anni che non abbiano un reddito superiore ai 6.000 euro; ne usufruiranno anche le famiglie che abbiano figli di età inferiore ai 3 anni e redditi bassi. Tuttavia i requisiti per poter averne diritto sembrano molto restrittivi, al punto che solamente pochi utenti potran- no usufruirne. Gli over 65, infatti, dovranno avere un indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) non superiore ai 6000 euro, mentre il limite sale a 8000 euro per gli over 70; ma in ogni caso viene perso l’accesso al beneficio se si hanno complessivamente risparmi in banca ed alla posta oltre il livello dei 15 mila euro. Non va molto meglio alle famiglie con bambini al di sotto dei tre anni: Per accedere alla social card, una per ogni bambino presente in famiglia con meno di tre anni, occorre un reddito fami11 liare, considerando una famiglia composta da quattro persone, non superiore ai 1.131 euro netti al mese. Al di sopra di tale soglia vengono meno i requisiti per l’accesso alla “carta acquisti”: «I requisiti per avere accesso ai benefici della social card non solo sono troppo stringenti, ma generano costi non indifferenti per lo Stato al punto che sarebbe stato meglio, al posto dell’emissione della tessera magnetica, effettuare nei confronti dei beneficiari un trasferimento diretto dei 40 euro al mese in busta paga o con la pensione», ha commentato Silvano Meneguzzo, di presidente Confesercenti Verona. «I pensionati e, nel complesso, le famiglie a basso reddito andrebbero aiutate con provvedimenti strutturali e non con la social card che fornisce un aiuto una tantum che non è risolutivo del problema», ha proseguito Meneguzzo. I rincari delle materie prime, la crisi dei consumi e l’inasprimento della concorrenza stanno generando effetti nefasti su tutta la struttura economica italiana. Per questo, Meneguzzo, ritiene che la soluzione ai problemi sia quella di produrre ricchezza da distribuire alle fasce di reddito marginali: «Consumatori ed imprese sono sempre più spaventati dal fantasma della recessione. Basti pensare che il 50% del reddito delle famiglie oramai serve a coprire solo le spese per la salute, la casa, gas ed elettricità, cui si aggiunge un altro 20% abbondante per l’acquisto di generi alimentari. A questo, per chi non ha la casa di proprietà, va tolto un altro 10% per la rata del mutuo o per finanziamenti contratti in precedenza. Insomma, è impossibile per le famiglie, specie quelle monoreddito, risparmiare qualcosa per eventuali ed improvvise necessità che, quando si manifestano, costringono a ricorrere all’indebitamento». Per richiedere la Carta Acquisti sarà necessario recarsi, sin dai primi giorni di dicembre presso gli Uffici Postali presentando: il modulo predisposto compilato, l' attestazione ISEE in corso di validità che potrà essere compilata presso il Caaf della Confesercenti, in Via Albere 132 a Verona, l' originale e la fotocopia di un documento di identità, la dichiarazione di delega compilata e sottoscritta dal beneficiario eventualmente delegante, l' originale e la fotocopia del documento di identità del beneficiario delegante. L' Ufficio Postale, dopo una prima verifica (completezza e conformità della documentazione presentata) consegnerà la Carta Acquisti. AT TUAL ITÀ IL FEDERALISMO ALLE PO RTE È di Elisa Rizzi arrivato il momento del federalismo fiscale. Dopo le numerose pressioni della Lega Nord e accesi dibattiti politici, il governo Berlusconi IV ha deciso di far entrare in vigore la legge delega entro il 2009. E, secondo la tabella di marcia i 22 articoli del ddl dovranno essere messi in pratica nei prossimi due anni, nei quali il governo si impegna a definire l’autonomia finanziaria di Comuni, Provincie, città metropolitane e Regioni, come previsto dall’articolo 119 della Costituzione (modificato nel 2001 dalla riforma del Titolo V della parte seconda della Costituzione, per ampliare i compiti delle Regioni e degli altri enti locali). È proprio in relazione a tale dettato costituzionale che il ministro dell’economia e delle finanze, Giulio Tremonti, ha parlato di riforma “obbligata” nata dall’improrogabile esigenza di dare una attuazione alle previsioni costituzionali. Il federalismo fiscale è strettamente legato al processo di regionalizzazione avviato, per l’appunto, con la legge costituzionale 3/2001, con la quale si sono poste le premesse per intraprendere un ampio processo di trasferimento di poteri dal centro alla periferia, incidendo sull’assetto delle competenze e dei rapporti tra i diversi livelli istituzionali della Repubblica. Ma per raggiungere concretamente il riconoscimento di una reale autonomia manca un tassello fondamentale, ovvero l’attuazione del federalismo fiscale. Ma, in questi ultimi tempi, l’adeguamento alla Costituzione, ha avuto una realizzazione piuttosto lenta, con un accumulo di ritardi tali da portare l’Italia a consolidare un modello di finanziamento che presenta gravi disfunzioni nel rapporto tra politica e azione amministrativa e perduranti inefficienze nell’utilizzo delle risorse pubbliche. Attraverso delle decisioni politiche responsabili sarebbe dunque opportuno superare l’attuale sistema «derivato» (ossia dipendente dal bilancio statale) e rendere trasparenti le scelte pubbliche creando un collega- mento diretto tra decisioni di spesa e decisioni di entrata. Quindi, dopo anni di fatiche e di impegni presi, sembrerebbe che il «federalismo fiscale» sia alle porte. Lo ha reclamato insistentemente la Lega, lo hanno promesso Berlusconi e Tremonti, sembravano volerlo anche le Regioni e le amministrazioni locali, soprattutto quelle del Nord. E, secondo l’indagine di Confcommercio «Gli Italiani e il federalismo» effettuata ad ottobre, per il 62% dei cittadini il federalismo è una priorità per il Paese. Difficile però trovare un vera intesa fra le parti, anche all’interno della stessa maggioranza, che in questi ultimi mesi ha lavorato per cercare di produrre una proposta di riforma in grado di mettere tutti d’accordo. Nato come bandiera elettorale del Caroccio il testo emanato è, per lo più, il risultato di una mediazione tra le varie anime della maggioranza. In alcuni passaggi, infatti, rispetto ai propositi originari della Lega e al primissimo abbozzo proposto dal ministro Calderoli, c'è stato 13 AT TUAL ITÀ qualche passo indietro, come quello riguardante i tempi previsti per l'emanazione dei decreti legislativi che, dai sei mesi di partenza, sono diventati 24. Dunque se tutto andrà come previsto bisognerà aspettare il 2011 per l’avvio della sperimentazione. Nel comunicato di Palazzo Chigi dei primi di ottobre, il governo spiega che il passaggio al nuovo sistema non dovrà produrre aggravi del carico fiscale nei confronti dei cittadini, anzi, la pressione fiscale complessiva dovrebbe ridursi e ad ogni trasferimento di funzioni dallo stato alle autonomie dovranno corrispondere trasferimenti di personale, in modo da evitare duplicazioni di funzioni o costi aggiuntivi. Inoltre, l’esercizio dell’autonomia tributaria di regioni ed enti locali dovrà assicurare: la correlazione tra prelievo fiscale e beneficio connesso ai servizi offerti sul territorio; una semplificazione del sistema tributario e della riduzione degli adempimenti a carico del cittadino; una perequazione che realizzi il giusto equilibrio tra soli14 darietà ed efficienza, premiando i comportamenti finanziari virtuosi e le regioni con una minore evasione fiscale (in altre parole dovrà ridurre ma non annullare le differenze di capacità fiscale). L’approvazione frettolosa di tale testo, però, sembra aver avuto l’effetto di mutare l’orientamento degli enti locali, Comuni e forze sociali, e anche nell’opinione pubblica sembra essere comparsa una nuova valutazione critica. Le idee, infatti, sembrano essere un po’ confuse: sempre secondo l’indagine di Confcommercio per il 59,5% degli intervistati, il federalismo porterà vantaggi soltanto per alcune parti d'Italia. Per i residenti nelle regioni del Nord, il federalismo sarà invece un bene per tutti. Assai meno convinti della positività della riforma sono risultati i residenti nelle regioni del Centro, mentre è significativa l’opinione che prevale tra i residenti del Meridione, secondo cui il federalismo non porterà vantaggi per nessuno. E così il dibattito politico non ha tardato nel rianimarsi. Le parole più dure arrivano dal leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, che questa volta è andato anche oltre al Pd nella richiesta di fermare la riforma. Egli, infatti, ha dichiarato che la strada che si è deciso di intraprendere con tanta leggerezza è troppo pericolosa e che si rischia «di fare un disastro se il federalismo non sarà abbinato a provvedimenti drastici», come l’abolizione delle Province, questione sulla quale sembra essere caduto il silenzio. Sulla stessa linea d’onda si trova Walter Veltroni che raccomanda prudenza, che ricorda anche che questa legge non ha lo scopo di dividere il Paese e che il testo deve essere studiato attentamente prima di essere approvato, perché «ci vogliono le garanzie sui diritti fondamentali dei cittadini: sanità, istruzione, assistenza. Servizi che vanno assicurati in tutto il Paese perché fanno parte del patto di cittadinanza». Inoltre, nel complesso incastro di pesi e contrappesi che dovrebbe garantire l’equilibrio del disegno di legge fra le opposte richieste del Nord e del Sud, un ruolo rilevante è giocato dalla proposta di introdurre forme di fiscalità di vantaggio a favore delle Regioni meridionali, che ha sollevato numerosi interrogativi, oltre al timore che il federalismo finisca per beffare il nord o addirittura far aumentare anziché diminuire le tasse. Proprio tale problema riguardante la pressione fiscale appare preponderante e non solo agli occhi dei cittadini. Lo stesso presidente della Corte dei Conti, Tullio Lazzaro, nel corso dell'audizione sul federalismo, davanti alle commissioni Affari costituzionali, Bilancio e Finanze del Senato riunite in seduta comune, ha affermato che il federalismo fiscale «può portare a un aumento della pressione tributaria e in particolare dell'imposizione personale sui redditi» e prosegue spiegando che «il sistema di finanziamento degli enti territoriali configurato dal ddl comporterà lo spostamento di rilevanti quote di gettito Irpef dal centro verso la periferia. Ciò può comportare rischi che vanno valutati opportunamente. E tra questi appunto il rischio di un aumento della pressione fiscale». Significative, in tale dibattito, sono le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che conferma che ci sono tutte le condizioni per attuare il federalismo fiscale, ma ammonisce: PENSIONATO, QUALE FUTURO? di Daniele Pagliarini CONVEGN O Lino Ferrin, presidente Fipac Confesercenti S i è tenuto lunedì 24 novembre nella Sala Lucchi di Verona, l’incontro organizzato dal Comitato Unitario Pensionati del Lavoro Autonomo Veneto, dal titolo “Pensionato, quale futuro?”. Alla giornata hanno partecipato importanti esponenti delle istituzioni locali e nazionali, moderati dal giornalista Mario Puliero. Molte le richieste avanzate dagli iscritti, 16 tra cui detassazione Irpef sulle pensioni medio basse, aumento delle pensioni minime e un apposito paniere speciale che garantisca il recupero reale del costo della vita. Secondo le parole di Lino Ferrin, coordinatore regionale del Cupla, i pensionati, ricevono un aumento della pensione di circa l’1,7 % per l’inflazione programmata del 2008, che viaggia però, attualmente, intorno al 3,5 %. «L’aumento dei beni di prima necessità, la pasta, il pane o l’affitto, il carburante o l’energia elettrica, ha messo in ginocchio la parte più debole della popolazione – ha spiegato Ferrin -. Se non verranno aumentate le pensioni, non si spenderanno più soldi e se non si spenderanno più soldi non ci sarà crescita, andando così verso una recessione ancora più grave», La preoccupazione del coordinatore regionale è aumentata dalla notizia che, se per il 2008 in Veneto i fondi per le politiche sociali erano stati ridotti di 24 milioni di euro, per il 2009 la Regione ne ha previsti altri 60 in meno rispetto al 2008. I pensionati hanno anche chiesto all’assessore regionale alle politiche sanitarie Sandro Sandri, di confrontarsi con il governo per aprire il dibattito sulle liste d’attesa specialistiche, diagnostiche e chirurgiche in tutto il Veneto. Al l’ap puntamento è intervenuto anche l’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Verona Stefano Bertacco: “Questo im portante appuntamento vuole prendere in esame quale potrà essere il futuro dei pensionati, in una società come la nostra che sta invecchiando e nella quale le politiche sociali giocano un ruolo rilevante”. “E’ fondamentale perciò mantenere attivo il dialogo ed il coinvolgimento degli anziani nelle decisioni che li riguardano – ha aggiunto Bertacco – e a questo scopo, a breve, l’amministrazione comunale darà il via ad un tavolo di confronto con le associazioni rappresentative dei pensionati, proprio per essere sempre aggiornati sulle loro proposte”. VER ONA PARTE IL PROGETTO PER RIQUALIFICARE I NEGOZI DEL CENTRO M di Alessandro Torluccio igliorare e rivitalizzare le aree urbane. Questo lo scopo del bando di finanziamento redatto dalla Regione Veneto in favore delle piccole e medie imprese del commercio, che nel caso di Verona andrà a favorire la riqualificazione dei negozi del centro storico. La novità, infatti, è la creazione di un progetto sinergico tra Comune e le due associazioni di categoria, Confesercenti e Confcommercio, che andranno a favorire lo sviluppo proprio degli esercizi del centro città (cioè tutti quelli all’interno delle Mura Magistrali). A questi bandi, infatti, già creati in passato, potevano aderire tutti i commercianti, passando attraverso una graduatoria per l’erogazione dei fondi. Oggi, grazie a questo progetto condiviso, tutti quelli che vi aderiranno, avranno la precedenza, avendo, quindi, una quasi certezza del contributo. Per questo capitolo Palazzo Balbi ha destinato oltre 3 milioni di euro, che verranno suddivisi tra i progetti di riqualificazione commerciale più meritevoli. Inoltre una parte di finanziamento verrà erogata anche al Comune, il quale provvederà a realizzare investimenti di marketing urbano e arredo nell’area prescelta. È arrivato, quindi, il momento di investire nella propria attività, vista la possibilità che questo bando darà ai piccoli imprenditori del settore di rimodernare attrezzature e locali, il tutto per favorire una qualità di servizio più alta. La Regione garantirà la copertura del 30% delle spese sostenute per questi lavori di riqualificazione. L’importanza dell’iniziativa, che ambisce a creare una forte integrazione tra pubblico e privato, favorirà lo sviluppo di veri e propri centri commerciali naturali, mantenendo l’eccellenza del centro storico scaligero. «Valorizzare gli esercizi di vicinato del centro storico vuol dire ottenere una rete distributiva all’avanguardia – ha dichiarato Fabrizio Tonini, direttore di Confesercenti Verona - e avere luoghi d’incontro dove fare la spesa non sarà più solo una necessità, ma anche un piacere quotidiano». 17 NEWS DIECIRIGHE a cura di Claudia Andreatta CONCLUSO IL CORSO PER BARMAN Obiettivo raggiunto per i sei ragazzi che hanno partecipato al corso di barman base organizzato da Confesercenti Verona. Tutti e sei gli esaminandi, infatti, hanno superato brillantemente la prova finale del corso, ottenendo, così, l’attestato che gli aprirà le porte del mondo del lavoro. La lezione conclusiva si è svolta martedì 25 novembre nelle sale dell’Art&Chocolate, locale del centro di Verona specializzato, come dice il nome, nella cioccolata in tutte le sue sfumature. Durante la serata i sei ragazzi, preparati con cura dall’insegnante Manuel Cugildi, sono stati messi alla prova da una giuria composta da giornalisti ed esperti del settore, i quali hanno dato il proprio giudizio su ogni partecipante. Alla fine grande soddisfazione per i nuovi barman Victoria Gulevskaya, Nicola Marinello, Miriam Menini, Piero Puntaloro, Simone Sordo e Claudia Venturi. PRODUZIONE INDUSTRIALE: CALO DEL 6,9% Forte contrazione della produzione industriale. A ottobre l'indice elaborato dall'Istat mostra infatti un calo del 6,9% rispetto allo stesso mese dello scorso anno e dell'1,2% rispetto al mese precedente. L'Istat indica che nel periodo gennaio-ottobre la produzione industriale evidenzia una flessione del 2,9% rispetto ai primi dieci mesi dello scorso anno. La flessione di ottobre e' la peggiore dalla fine del 1991. Tutti i raggruppamenti a ottobre presentano una contrazione in particolare i beni intermedi con un calo del 9,3%.. 18 CORSI IN PARTENZA TIPOLOGIA O A N Z AT V A R UTE COMP E N A M A’ B A R NOVIT LUOGO ORE COSTO* Corso sostitutivo del libretto di idoneità Verona e provincia sanitaria 3 33 euro PERIODO Dicembre Responsabile del servizio di prevenzione e protezione per titolari d’impresa (D.Lgs. 626/94) Verona 16 160 euro Gennaio Formazione per addetto al pronto soccorso aziendale per aziende dei gruppi B e C Verona 4 80 euro Gennaio Verona 12 170 euro Gennaio Verona 120 567 euro Gennaio Verona 33 217 euro Febbraio Verona 81 308 euro Gennaio Corso abilitante per agenti d'affari in mediazione del settore immobiliare Verona 106 433 euro Febbraio Corso computer base Verona 25 190 euro Gennaio Addetto alla prevenzione degli incendi per aziende a basso rischio Corso abilitante per l'esercizio dell'attività di "somministrazione e vendita di prodotti alimentari" Corso abilitante per l'esercizio dell'attivi tà di "vendita di prodotti alimentari" Corso abilitante per agenti e rappresen tanti di commercio Corso barman base Corso computer avanzato Verona Verona 21 25 225 euro 210 euro *Per gli associati Confesercenti sono previsti forti sconti. Al prezzo va aggiunta l’Iva pari al 20% Gennaio Marzo Sede iscrizioni: Via Albere, 132 - 37137 Verona Tel. 045 8624011 - Fax 045 8624088 Responsabile: Claudia Andreatta e-mail: [email protected] - www.confesercenti-vr.it 19 di Luca Corradi FORMICHINA GIALLOBLU Dopo i l ripescaggio nella m a s s i m a s e ri e d i v o l l e y , l a Ma r m i Lanza cerca una salvezza tranquill a. Ma me n t r e f a p u n t i e mette prezi oso fieno in casc ina, z itta zi tta, si avvi cina al le zone alte. D iciamolo sottovoce, ma diciamolo: la Marmi Lanza sta facendo un gran bel campionato. Rientrata nella serie A1 del volley 20 dalla porta di servizio, dopo la sconfitta ai play-off di A2 contro Forlì e il ripescaggio per la mancata iscrizione di Roma, Verona si è presentata ai nastri di partenza con l’obiettivo salvezza, ok, ma anche con gli sfavori del pronostico e una certa diffidenza da parte della critica sportiva nazionale, che la vedeva la papabile numero uno per un pronto ritorno in seconda lega. E invece. E invece la Marmi ti va a giocare la prima a Treviso, contro quella Sisley pluriscudettata da anni ormai incastonata nella massima categoria come una gemma preziosa, e ti va pure a vincere. Sarà un caso? Va bene. Allora la domenica dopo le prendi, si dice, arrivano i campioni d’Italia del Trentino e sai che rumba. Macchè, zero. Si vince anche lì. E non si venga a raccontare che le vittorie al tie-break contano meno, o sono frutto della fortuna. Perché arrivano invece proprio per la forza di volontà, la battaglia dei nervi vinta, il carattere di non accontentarsi quando già ti saresti meritato l’applauso mangiandogli un punto, a quelle due lì. Se tre coincidenze fanno un indizio, come scriveva la Christie, allora ci permettiamo di aggiungere che due non sono comunque figlie del caso. Soprattutto nello sport, dove le coincidenze non esistono ma è il solo lavoro a pagare, come vi confermerebbe un qualsiasi allenatore. E quello della Marmi Lanza, Alberto Giuliani, sta lavorando proprio bene. Ha una squadra buona, anche se sulla carta, forse, sta raccogliendo più del previsto in base a parametri tecnici. Va da sé, dunque, che lo spessore principale di questi ragazzi, colpiti anche da una serie fastidiosa di infortuni, è legato proprio al carattere, alla forza morale, alla capacità di lottare, soffrire, perdere, recuperare. E grande merito, quando si parla di spirito, va certamente al mister. Non a caso la società ci ha visto lungo, assicurandosi i preziosi servigi di Giuliani per un altro bel triennio. Ci sono state anche sconfitte, certo, come quelle interne con Modena o Perugia, prestazione quest’ultima davvero negativa insieme a quella di Martina Franca. Ci sono state però anche altre belle vittorie, come quelle su Padova o Pineto o, soprattutto, su altre due corazzate d’alta classifica come Cuneo o Montichiari (0-3 capolavoro). Fatto sta che, nel momento in cui scriviamo e cioè a due giornate dalla fine del girone di andata, la Marmi Lanza è sesta in classifica, in piena corsa per un posto nelle final-eight e in Coppa Italia. E’ vicinissima a squadre come Piacenza, Montichiari e Cuneo, è sopra a Treviso, ha la bellezza di 10 punti (anche se con una gara in più) di vantaggio su Forlì, quella squadra che l’aveva battuta al Palaolimpia a fine maggio strappandole il titolo di vincitrice del campionato di A2. Ecco allora la domanda: legittimo parlare ancora solo di salvezza? La risposta non va necessariamente data subito, anche perché siamo a malapena a metà campionato. GIALLOBLU Ma le potenzialità per fare capolino nella zona play-off sembrano esserci tutte, e se aggiungiamo che la tanto decantata quota salvezza (individuata a 25 punti) è proprio a due passi, allora si converrà che la situazione è comunque ben più rosea rispetto alle aspettative d’inizio stagione. La Marmi Lanza a questa cosa non dovrà pensare. Dovrà continuare a giocarsi una partita alla volta, come ha fatto finora. E senza accorgersene, chissà, mentre met- terà via una provvista alla volta per eventuali tempi di magra, si ritroverà magari più in alto di quanto pensava. Intanto si goda il suo straordinario, impagabile pubblico, che con una media di 3300 spettatori a partita (in casa, ma anche in trasferta è numeroso) è il terzo in Italia dopo Modena e Montichiari. Milleseicento abbonati (anche qui, terzo posto in serie A), per il record assoluto nella storia del club scaligero: numeri che quasi ridicolizzano il migliaio di tagliandi gialloblù obliterati ogni domenica l’anno scorso, in A2, all’entrata del Palaolimpia. Abbiamo sentito, riguardo la prima parte di questa stagione, il direttore generale Gabriele Cottarelli e mister Giuliani. Ma prima di dare spazio e voce a due dei maggiori protagonisti di questa bella storia gialla e blu, ci teniamo particolarmente a ricordare che Marmi Lanza fa rima ancora una volta con solidarietà. Tantissime le iniziative della società scaligera, che per la seconda stagione di seguito spalanca le porte del palazzetto a diverse associazioni Onlus, dando loro modo di trascorrere un pomeriggio di sport e di promuovere al tempo 21 stesso i propri valori. Tra queste citiamo la AGBD - Associazione Sindrome di Down, con i ragazzi che diventano protagonisti entrando direttamente in campo come raccattapalle, caso unico in Italia. Per il quinto anno, poi, la Marmi Lanza devolverà l’intero incasso di una gara (Verona-Piacenza del 14 dicembre) a favore dei progetti in Tanzania dell’Associazione A.B.C.S. e dei progetti Mtoto Mzuri, finalizzati per la costruzione di case, ospedali, scuole, pozzi. E ancora: la AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie), il Comitato Aiutiamoli a Vivere, a favore dei bimbi provenienti dalle zone contaminate della Bielorussia, la FIDAS Verona. Insomma, Marmi Lanza campione nella vita, prima ancora nello sport. Dove pure va bene, però. Parliamone, appunto, con Cottarelli e Giuliani. Direttore Cottarelli, se prima dell’inizio del campionato le avessero detto che dopo undici gare avreste avuto questa classifica, quale sarebbe stata la sua reazione? Non nascondo che sarei stato contento di questa classifica e di questi punti. Significa che siamo vicini alla quota salvezza, che è il nostro primo obiettivo. Ovvio, d’altra parte, che sia ancora presto per dare giudizi definitivi. Bisogna sempre parlare a stagione conclusa. La classifica così corta, per chi come voi ha dichiarato l’obiettivo salvezza, è un vantaggio o uno svantaggio? Per chi deve guardare alla quota salvezza come noi è uno svantaggio. Però, dall'altra parte, può essere anche favorevole per l'accesso alla Coppa Italia, che si gioca in pochi punti. Cosa le è piaciuto di più, finora, e cosa di meno? La cosa che mi piace di meno è questo momento delicato a livello di infortuni, che speriamo possano risolversi quanto prima. La cosa che senza dubbio mi piace di più, invece, è che questa è una squadra 22 in grado di dare emozioni anche durante gli allenamenti, figuriamoci durante le gare di campionato. Esiste la possibilità che la società torni sul mercato? No, non credo che la società tornerà sul mercato, a meno che non ci siano infortuni gravi e non recuperabili che ci obblighino a farlo. Mister Giuliani, che idea si è fatto del livello tecnico del campionato? E' un campionato difficile ed equilibrato, con un livello tecnico buono, dove non esistono partite facili. E possiamo dire che, finora, la Marmi Lanza si sta ritagliando il suo spazio. La Marmi Lanza ha finora ottenuto 4 delle sue 6 vittorie contro formazioni che in classifica la precedono, e 3 delle 5 sconfitte contro squadre che hanno meno punti di lei. Come se lo spiega, qual è la sua analisi? Mi limito a dire che i ragazzi sono stati molto bravi ad ottenere vittorie importanti contro squadre come Treviso o Trento, nonostante avessimo davanti formazioni che, sulla carta, sono senz’altro più forti e competitive. Un grande applauso va quindi a tutti loro per il grande impegno che hanno dimostrato. L’incostanza di risultati trova la logica conseguenza nella posizione di centroclassifica. Qual è il margine di crescita della squadra e quale la sua vera dimensione? Cosa significa non avere continuità? Se intendiamo vincere tutte le partite, o quasi, come riescono a fare Trento o Macerata, il discorso non regge perché la Marmi Lanza non è attrezzata per questo. Se invece non avere continuità significa non avere continuità fuori casa, o aver perso in casa contro Perugia, o contro Modena, allora dico che questo ci può stare. La nostra è una squadra che, mi piace sottolinearlo, è in grado di reggere la pressione, come è avvenuto nella gara contro Pineto dove i ragazzi hanno mostrato un grande carattere e anche un bel gioco. Insomma, penso che la salvezza sia certamente alla nostra portata. Cosa la rende fiero della sua squadra e cosa, invece, punterà a migliorare? Mi rende davvero orgoglioso il carattere di questi ragazzi, la loro capacità di sopportare le pressione, di soffrire, di reagire sempre. Dobbiamo migliorare nel cambio palla, mentre credo che a muro e in difesa il nostro sia già un buon livello.