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Commercio Oggi
Registrazione al Tribunale di
Verona n. 458 del 12 aprile
1979 Anno 26° n. 21
Dicembre 2008 Mensile della
Confesercenti di Verona
Spedizione in abbonamento
postale D.L. 353/2003 (conv.
in L 27/02/2004 n. 46) art. 1,
comma 1, DR VERONA
DIRETTORE RESPONSABILE
Daniele Pagliarini
PUBBLICITA’
Ufficio Commerciale
Ce. Se. Con. Verona
tel. 045 8624031
EDITORE
Ce. Se. Con. Srl
DIREZIONE, REDAZIONE E
AMMINISTRAZIONE
Via Albere, 132 - 37137
Verona. Tel. 045 8624011
[email protected]
IN REDAZIONE
Alessandro Torluccio,
Claudia Andreatta.
HANNO COLLABORATO
Luca Corradi, Giorgia
Pradolin, Caterina Ugoli,
Elisa Rizzi, Michele
Zammattio.
Impaginazione e grafica a
cura di Confesercenti Verona
FOTO
Archivio Ce. Se. Con.
STAMPA
Grafiche Aurora
Via della Scienza, 21
37139 Verona
ECONOMIA
SOMMARIO
5 EDITORIALE
Caro Babbo Natale...
6 ECONOMIA
La terza settimana
8 DOSSIER
Kilometro zero
11 ATTUALITÀ
Social card: basta poco per
non averla
13 ATTUALITÀ
Il federalismo alle porte
16 CONVEGNO
Pensionato, quale futuro?
17 VERONA
Nuovo progetto per i negozi
del centro storico
18 DIECIRIGHE
6
La terza settimana del
mese è diventato il limite di
per le risorse degli italiani
ATTUALITÀ
11
Il governo lancia la social
card, ma gli stretti requisiti per
averla escludono gran parte
dei cittadini
VERONA
Parte un progetto finanziato dalla Regione per ridare
lustro al commercio del
centro storico
17
Concluso il corso barman
19 FORMAZIONE
Corsi in partenza
20 GIALLOBLU
Formichina gialloblu
GI A L LO B L U
20
La Marmi Lanza è passata in
fretta da cenerentola a principessa del campionato di A1
EDITORIALE
CARO BABBO
NATALE...
C
aro Babbo atale, la
finanza è crollata. I consumi calano continuamente. Migliaia di famiglie devono affrontare la
perdita di lavoro. Le fabbriche chiudono. La situazione, evidentemente, non è assolutamente rosea e c’è il
rischio che peggiori. Per questo, caro
omino vestito di rosso, ti chiederei quest’anno di cambiare d’abito, perché qualcuno ci racconta che è tutta una questione
di fiducia. I media e l’opposizione lanciano
allarmi sulla salute economica del Paese e
questo indebolirebbe tutto il sistema.
Quindi meglio non avere più niente di
rosso, visto che fa pensare ai conti, meglio
un sobrio azzurro o un caratteristico bianco. on so se questo possa aiutare, ma altre
alternative non ce ne vengono date… noi
abbiamo già fatto qualcosa, come il kilometro zero o il blocco dei listini, che abbassando i prezzi o tenendoli stabili dovrebbero aiutare la ripresa dei consumi. Intanto,
però, le imprese crollano e le pmi in particolare. Lo Stato non ha proposte, intanto
aiuta le banche, poi si vedrà. Quindi, caro
Babbo atale, sono costretto a chiederti
un’altra cosa: puoi accendere le lampadine
delle idee di chi muove i fili della politica e
dell’amministrazione? So che la crisi energetica renderà difficile anche questo, ma tu
provaci.
di Silvano Meneguzzo
Silvano Meneguzzo
Presidente Confesercenti Verona
5
LA TERZA
SETTIMANA
Seco ndo u n
so nda ggi o
Con fe ser cen t i so no
semp re meno l e
famig lie ch e
arriva no al la fine d el
me se e la sog lia d i
so pravvi ven za si è
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ab bassa ta: ri sorse
e saur i te g ià d opo i l
gio rno 15
O
ltre sei milioni di famiglie italiane, non arrivano
alle terza settimana del
mese, mentre per altri 2,2 milioni
l'emergenza scatta già dalla
seconda settimana. Questo uno
dei risultati del sondaggio
Confesercenti-Swg sulla situazione economica dei nuclei italiani.
Complessivamente i conti non
tornano per il 35% di loro. E gli
effetti della crisi si faranno sentire ancora per diverso tempo, sarà
"lunga e moderata" per oltre 14
milioni di famiglie.
Non si illudono, quindi, le fami6
di Daniele Pagliarini
glie intervistate. Per ben 8,3
milioni di esse (il 34% del campione considerato) la fase recessiva durerà da un minimo di un
anno fino a due anni. Per altri 6
milioni invece (il 26%) potrebbe
superare anche la soglia dei due
anni. C’è poi un 12% che ritiene
la crisi un problema di 6-12 mesi
mentre i più ottimisti (9%) la giudicano superabile entro i sei mesi
(Un 19% non risponde). Ma il termometro della crisi si rileva
anche dal fatto che ben il 58%
degli intervistati teme che la
situazione economica peggiori
nei prossimi 12 mesi. C’e’ anche
una pattuglia di ottimisti – il 14%
- che scommette su un miglioramento, mentre per un altro 28%
non cambierà nulla.Ma soprattutto colpisce il fatto che rispetto al
2007 raddoppia (dal 16 al 32%) la
percentuale di chi guarda con
maggiore preoccupazione alla
situazione della sua famiglia.
Secondo
Marco
Venturi,
Presidente della Confesercenti
“la netta percezione delle famiglie italiane sulla gravità della
situazione richiama l’assoluta
necessità di interventi immediati
e forti. Non sprechiamo l’occasione del Natale per sostenere i
redditi bassi e la domanda interna. Proprio il Natale può essere
invece il trampolino di lancio per
restituire fiducia all’economia ed
alle famiglie e per cominciare ad
accorciare i tempi della crisi.
Ecco perché, secondo gli intervistati, vanno messe in campo al
più presto misure a sostegno delle
pmi, cuore dell’economia italiana, anche per impedire migliaia
di chiusure e l’aumento della disoccupazione. In questo senso
rilanciamo la proposta della
moratoria degli studi di settore
per le pmi”.
LA FATICA DI ARRIVARE
ALLA FIE DEL MESE. Se il
62% delle famiglie dichiara di
arrivare alla fine del mese con il
proprio reddito, la terza settimana
diventa invece l’angoscioso capolinea per 6,3 milioni di famiglie
(il 26%). Mentre a metà mese
reddito esaurito per altri 2,2
milioni di famiglie, vale a dire il
9% de campione. Dati questi che
testimoniano con evidenza le difficoltà della situazione non solo
economica ma anche sociale del
paese.
I TAGLI DI SPESA. Il disagio è
forte: se nel 2007 erano più di
due terzi gli italiani che affermavano di aver ridotto le spese nel
2008 si tocca una percentuale
ancora più preoccupante, vale a
dire l’82% degli intervistati. In
testa alle rinunce abbigliamento e
calzature con un taglio rispetto al
2007 di quattro punti in più (dal
48% al 52%). Costanti i risparmi
per beni domestici ed alimentari.
Si cerca invece di conservare
l’opportunità di andare in vacanza, magari più breve ed economica: i rinunciatari che nel 2007
erano il 32%, scendono nel 2008
al 25%.
GIUDIZIO SEVERO SULLA
POLITICA. Le preoccupazioni
per la crisi finiscono per far attribuire responsabilità tanto al
Governo che all’opposizione. Il
74% del campione giudica
“poco” o “per niente” adeguati
gli interventi del Governo per
fronteggiare la congiuntura negativa. Si contrappone un 22% di
giudizi positivi fra i quali quelli
che promuovono l’Esecutivo a
pieni voti sono però solo il 2%.
Sguardi altrettanto severi verso
l’operato dell’opposizione: il
76% degli intervistati non lo giudica positivamente, assoluzione
invece dal 18%. Ma in particolare
è sintomatico che coincidano per
gli schieramenti politici sia i giudizi più positivi (il 2% per
entrambi) sia quelli più negativi
(il 32%). Dovrebbero far riflettere tutti e due gli schieramenti le
risposte che vengono date alla
domanda sulle priorità da mettere
in agenda. E’ significativo che al
primo posto delle cose da fare
subito vengano collocate misure a
sostegno delle pmi “per evitare le
chiusure di imprese e la perdita di
posti di lavoro”. La pensa così il
30% del campione. Al secondo
posto troviamo la richiesta di
detassare le tredicesime (22%)
come da tempo chiedono al
Governo le associazioni delle pmi
e i sindacati.Seguono a ruota la
riduzione degli interessi per i
mutui e il taglio delle tasse per le
famiglie numerose (14%).
IN CALO LA
QUALITÀ
DELLA VITA
DEGLI
ITALIANI
Nel 2008 in Italia si vive peggio
rispetto al 2007. Lo rivela il
Rapporto annuale sulla "qualita'
della vita" di ItaliaOggi, che
misura il livello di benessere
nelle province italiane ed e' realizzato da Augusto Merlini e da
Alessandro Polli dell'Universita'
La Sapienza di Roma.
Secondo l'indagine si registra un
arretramento in 55 province su
103, con il dato peggiore degli
ultimi sei anni. La spaccatura tra
Italia centro-settentrionale e
Mezzogiorno non si attenua, ma
si aggiunge una nuova frattura,
tra Nord-ovest e Nord-est del
paese. La Toscana, il Trentino
Alto Adige, l'Emilia Romagna
sono le regioni dove di vive
meglio. Tra le citta' al top della
lista c'e' Siena, ma si vive bene
anche a Trento e Bolzano, seconda e terza. Maglia nera per
Agrigento, preceduta da Enna e
Napoli. Tra i grandi centri Torino
cede 12 posizioni e scivola al
50esimo posto e Milano passa
dal 29esimo al 31esimo. In avanzata Roma dal 58esimo al
29esimo posto.
7
KILOMETRO ZERO
di Caterina Ugoli
O ggi i l cib o
v ia ggi a t roppo,
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tut ta la fi li era.
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8
D
alla terra alla tavola. Il percorso dei nostri cibi sembra
molto semplice, soprattutto
se ci convinciamo di acquistarli sani
e magari appena raccolti. Ma non è
così. Quando mangiamo infatti non
pensiamo che anche la carne, il
pane, la frutta e la verdura che arricchiscono le nostre tavole, consumano, anzi, inquinano.
Secondo le statistiche pubblicate da
Coldiretti un chilo di uva proveniente dal Cile, per esempio, deve compiere quasi dodici mila chilometri e
il suo viaggio fino alle tavole degli
italiani produce 16,4 Kg di anidride
carbonica. Ma anche le pesche per
esempio, che quest’estate abbiamo
acquistato magari al supermercato e
provenienti dal Sud Africa, hanno
viaggiato per oltre 8 mila chilometri
emettendo 13,2 kg di Co2. E ancora,
sei litri di succo d´arancia importato
dal Sud America, solo per lo spostamento, richiedono un litro di gasolio.
Oggi il cibo viaggia troppo, inquina
e produce costi che è tutta la filiera a
pagare. Insomma, acquistando un
frutto, un ortaggio, della carne o del
formaggio, si compera anche l’energia spesa non solo per produrlo,
lavorarlo e confezionarlo, ma anche
per distribuirlo. Però poter gustare
un pomodoro a dicembre o l’ananas
al pranzo di Natale è possibile e soddisfa le nostre voglie. Ma fa male
all’ambiente e non ci arricchisce né
economicamente né nel gusto.
Bisognerebbe ritornare, insomma, a
quella che un tempo chiamavano la
“spesa” di stagione che ci faceva
godere il gusto di assaporare una
primizia appena colta e alimentava
l’attesa di ciò che doveva ancora
maturare.
Del resto un tempo era possibile,
anzi inevitabile,
perché sui banchi
dei mercati arrivavano solo quello
che i campi producevano in quel
periodo. Mentre
oggi compriamo
tutto, in qualsiasi
momento dell’anno perché ce lo
consente la globalizzazione, la cultura intensiva e la
spinta genetica, e
fino ad un certo
punto anche il portafoglio.
Ma il rispetto di
Madre Natura, sia
nei suoi ritmi che
nel senso ambien-
DOSSIER
tale è possibile e
forse più economico. Anzi, lo si può
scegliere, facendo
leva sulla nostra
coscienza ecologica, perché un’alternativa alla pratica
comune c’è e si
possono
ancora
acquistare prodotti
a basso impatto
ambientale riducendo anche i costi dei
carrelli della spesa.
Sta
prendendo
piede anche in
Italia, infatti, il
movimento “Food
miles”, i chilometri
del cibo, nato nel
1992 in Inghilterra con il risultato
che oggi nei supermercati inglesi le
etichette dei prodotti non indicano
solo la qualità, la provenienza e il
prezzo del prodotto, ma anche il
mezzo usato per trasportarlo e i chilometri percorsi. Si tratta della spesa
a Km 0, ovvero dei cibi prodotti il
più vicino possibile al luogo di vendita, che sta diventando anche nelle
nostre città una modalità di consumo
consapevole e responsabile dal
punto di vista ambientale, economico e gastronomico.
Ma anche Confesercenti e Cia
(Confederazione italiana agricoltori)
9
hanno già presentato un progetto a
livello nazionale, attivo in cinque
regione tra cui il Veneto e che vede
coinvolte mille aziende agricole e un
centinaio di ristoranti. E’ un gallo
nero su sfondo giallo e rosso a fare
la sua comparsa sui menù dei ristoranti come garanzia dell’operazione
“Menu a km 0”. Un primo passo
importante che nasce dalla volontà
di sensibilizzare i ristoratori e accorciare la filiera.
Dall’olio alla grappa, dal pesce al
formaggio: in alcuni ristoranti del
veronese tutti i prodotti sono acquistati direttamente dalle aziende agricole circostanti. “E’ una iniziativa
che vuole lanciare un messaggio a
tutti i ristoratori perché innanzitutto
ha l’obiettivo di valorizzare i prodotti del territorio con l’acquisto
presso le aziende agricole” spiega
Francesco Avesani, proprietario
della pizzeria- ristorante “La fontana”, dove da qualche mese accanto
ai tradizionali menù ha fatto la sua
comparsa anche quello a “Km 0”, “e
poi è un modo per assicurare la freschezza dei prodotti, la cui coltivazione segue per forza il ritmo delle
stagioni, e per garantire un rispetto
della natura e dell’ambiente riducendo i costi del trasporto”.
Questo significa che quando guardiamo la carta scopriamo che l’olio
del Garda, i fagioli di Lamon, il formaggio monte veronese, il lardo e il
fiocco di crudo delle Torricelle, le
anatre e i conigli, e altri ottimi prodotti delle agricolture e allevamenti
veronesi, hanno percorso poco più di
trenta chilometri per raggiungere i
nostri piatti. Mentre oggi è calcolato
che ogni pasto percorre mediamente
quasi duemila chilometri prima di
arrivare sulle tavole.
E la filiera corta diventa un valore
aggiunto per i consumatori perché
garantisce maggiormente in qualità,
freschezza e costo. Non solo, ma i
prodotti locali offrono tutte le garanzie sanitarie codificate dall’Unione
Europea, mentre i prodotti importati,
per sopportare meglio il viaggio,
vengono sottoposti a radiazioni e a
trattamenti non sempre consentiti in
Europa.
“Questo progetto deve
invogliare i ristoratori a scegliere e a
sentirsi in dovere di utilizzare produzioni locali nei menu, ma dall’altra parte” sottolinea Avesani “è
necessario anche tutelare il consu10
matore che deve pretendere, seduto
nei nostri ristoranti, di guastarsi le
meraviglie gastronomiche del nostro
territorio”. E prosegue: “Fino ad ora
il nostro modo di consumare ha provocato anche degli spostamenti geografici delle specie, la perdita della
biodiversità e il rischio di estinzione
per circa il 20-30 per cento delle
specie vegetali e animali. Mentre
proprio grazie a questa iniziativa in
alcune aziende agricole del veronese
sono stati riscoperti gli allevamenti
di razze perdute, come la gallina gri-
gia che veniva allevata circa quaranta anni fa e una razza di conigli che
derivano dalla lepre. Sono carni
gustose che variano i nostri menù e
diventano anche pregiate proprio per
il loro gusto particolare che può
essere un’alternativa valida alla
carne argentina o estera”.
Con semplici accorgimenti nel fare
spesa o scegliendo a tavola di gustare un piatto tipico possiamo allora
risparmiare in termini ambientali ed
economici, e guadagnarci nel gusto
e nel rispetto del pianeta.
A TTU ALIT À
Arriva dal
Ministero delle
Fin anze l a
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euro al mese
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agevoleranno
solo pochi
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SOCIAL CARD: BASTA
POCO PER NON AVERLA
4
50 milioni di euro per 1 milione e 300 mila italiani. Questi i
numeri della Social Card
varata dal Ministero delle Finanze
con lo scopo di agevolare i nuclei
familiari economicamente più
deboli. La tessera magnetica è una
carta prepagata, che viene ricaricata nella misura di 40 euro al mese
ed è spendibile nei supermercati
convenzionati (che praticheranno
sconti del 10/20 per cento). Potrà
essere usata anche per pagare le
bollette energetiche e anche in questo caso saranno praticato sconti del
di Daniele Pagliarini
20%. La carta è anonima ed è riconoscibile solo dalla banda magnetica: il meccanismo è simile a quello
del codice segreto del bancomat. In
tal modo si garantisce la privacy e
la dignità di chi ne usufruisce.
Avranno la carta i cittadini italiani
di almeno 65 anni che non abbiano
un reddito superiore ai 6.000 euro;
ne usufruiranno anche le famiglie
che abbiano figli di età inferiore ai
3 anni e redditi bassi. Tuttavia i
requisiti per poter averne diritto
sembrano molto restrittivi, al punto
che solamente pochi utenti potran-
no usufruirne. Gli over 65, infatti,
dovranno avere un indicatore della
situazione economica equivalente
(ISEE) non superiore ai 6000 euro,
mentre il limite sale a 8000 euro per
gli over 70; ma in ogni caso viene
perso l’accesso al beneficio se si
hanno complessivamente risparmi
in banca ed alla posta oltre il livello dei 15 mila euro. Non va molto
meglio alle famiglie con bambini al
di sotto dei tre anni: Per accedere
alla social card, una per ogni bambino presente in famiglia con meno
di tre anni, occorre un reddito fami11
liare, considerando una famiglia
composta da quattro persone, non
superiore ai 1.131 euro netti al
mese. Al di sopra di tale soglia vengono meno i requisiti per l’accesso
alla “carta acquisti”: «I requisiti per
avere accesso ai benefici della
social card non solo sono troppo
stringenti, ma generano costi non
indifferenti per lo Stato al punto
che sarebbe stato meglio, al posto
dell’emissione della tessera magnetica, effettuare nei confronti dei
beneficiari un trasferimento diretto
dei 40 euro al mese in busta paga o
con la pensione», ha commentato
Silvano Meneguzzo,
di
presidente
Confesercenti Verona.
«I pensionati e, nel
complesso, le famiglie
a basso reddito andrebbero aiutate con provvedimenti strutturali e
non con la social card
che fornisce un aiuto
una tantum che non è
risolutivo del problema», ha proseguito
Meneguzzo. I rincari
delle materie prime, la crisi dei
consumi e l’inasprimento della concorrenza stanno generando effetti
nefasti su tutta la struttura economica
italiana.
Per
questo,
Meneguzzo, ritiene che la soluzione ai problemi sia quella di produrre ricchezza da distribuire alle fasce
di reddito marginali: «Consumatori
ed imprese sono sempre più spaventati dal fantasma della recessione. Basti pensare che il 50% del
reddito delle famiglie oramai serve
a coprire solo le spese per la salute,
la casa, gas ed elettricità, cui si
aggiunge un altro 20% abbondante
per l’acquisto di generi alimentari.
A questo, per chi non ha la casa di
proprietà, va tolto un altro 10% per
la rata del mutuo o per finanziamenti contratti in precedenza.
Insomma, è impossibile per le
famiglie, specie quelle monoreddito, risparmiare qualcosa per eventuali ed improvvise necessità che,
quando si manifestano, costringono
a ricorrere all’indebitamento». Per
richiedere la Carta Acquisti sarà
necessario recarsi, sin dai primi
giorni di dicembre presso gli Uffici
Postali presentando: il modulo predisposto compilato, l' attestazione
ISEE in corso di validità che potrà
essere compilata presso il Caaf
della Confesercenti, in Via Albere
132 a Verona, l' originale e la fotocopia di un documento di identità,
la dichiarazione di delega compilata e sottoscritta dal beneficiario
eventualmente delegante, l' originale e la fotocopia del documento di
identità del beneficiario delegante.
L' Ufficio Postale, dopo una prima
verifica (completezza e conformità
della documentazione presentata)
consegnerà la Carta Acquisti.
AT TUAL ITÀ
IL FEDERALISMO
ALLE PO RTE
È
di Elisa Rizzi
arrivato il momento del federalismo fiscale. Dopo le numerose pressioni della Lega Nord
e accesi dibattiti politici, il governo
Berlusconi IV ha deciso di far entrare
in vigore la legge delega entro il 2009.
E, secondo la tabella di marcia i 22
articoli del ddl dovranno essere messi
in pratica nei prossimi due anni, nei
quali il governo si impegna a definire
l’autonomia finanziaria di Comuni,
Provincie, città metropolitane e
Regioni, come previsto dall’articolo
119 della Costituzione (modificato nel
2001 dalla riforma del Titolo V della
parte seconda della Costituzione, per
ampliare i compiti delle Regioni e
degli altri enti locali). È proprio in
relazione a tale dettato costituzionale
che il ministro dell’economia e delle
finanze, Giulio Tremonti, ha parlato di
riforma “obbligata” nata dall’improrogabile esigenza di dare una attuazione
alle previsioni costituzionali.
Il federalismo fiscale è strettamente
legato al processo di regionalizzazione
avviato, per l’appunto, con la legge
costituzionale 3/2001, con la quale si
sono poste le premesse per intraprendere un ampio processo di trasferimento di poteri dal centro alla periferia, incidendo sull’assetto delle competenze e dei rapporti tra i diversi livelli istituzionali della Repubblica. Ma
per raggiungere concretamente il riconoscimento di una reale autonomia
manca un tassello fondamentale,
ovvero l’attuazione del federalismo
fiscale.
Ma, in questi ultimi tempi, l’adeguamento alla Costituzione, ha avuto una
realizzazione piuttosto lenta, con un
accumulo di ritardi tali da portare
l’Italia a consolidare un modello di
finanziamento che presenta gravi disfunzioni nel rapporto tra politica e
azione amministrativa e perduranti
inefficienze nell’utilizzo delle risorse
pubbliche. Attraverso delle decisioni
politiche responsabili sarebbe dunque
opportuno superare l’attuale sistema
«derivato» (ossia dipendente dal bilancio statale) e rendere trasparenti le
scelte pubbliche creando un collega-
mento diretto tra decisioni di spesa e
decisioni di entrata.
Quindi, dopo anni di fatiche e di impegni presi, sembrerebbe che il «federalismo fiscale» sia alle porte. Lo ha
reclamato insistentemente la Lega, lo
hanno promesso Berlusconi e
Tremonti, sembravano volerlo anche
le Regioni e le amministrazioni locali,
soprattutto quelle del Nord. E, secondo l’indagine di Confcommercio «Gli
Italiani e il federalismo» effettuata ad
ottobre, per il 62% dei cittadini il federalismo è una priorità per il Paese.
Difficile però trovare un vera intesa fra
le parti, anche all’interno della stessa
maggioranza, che in questi ultimi mesi
ha lavorato per cercare di produrre una
proposta di riforma in grado di mettere tutti d’accordo. Nato come bandiera
elettorale del Caroccio il testo emanato è, per lo più, il risultato di una
mediazione tra le varie anime della
maggioranza. In alcuni passaggi, infatti, rispetto ai propositi originari della
Lega e al primissimo abbozzo proposto dal ministro Calderoli, c'è stato
13
AT TUAL ITÀ
qualche passo indietro, come quello
riguardante i tempi previsti per l'emanazione dei decreti legislativi che, dai
sei mesi di partenza, sono diventati 24.
Dunque se tutto andrà come previsto
bisognerà aspettare il 2011 per l’avvio
della sperimentazione.
Nel comunicato di Palazzo Chigi dei
primi di ottobre, il governo spiega che
il passaggio al nuovo sistema non
dovrà produrre aggravi del carico
fiscale nei confronti dei cittadini, anzi,
la pressione fiscale complessiva
dovrebbe ridursi e ad ogni trasferimento di funzioni dallo stato alle autonomie dovranno corrispondere trasferimenti di personale, in modo da evitare duplicazioni di funzioni o costi
aggiuntivi. Inoltre, l’esercizio dell’autonomia tributaria di regioni ed enti
locali dovrà assicurare: la correlazione
tra prelievo fiscale e beneficio connesso ai servizi offerti sul territorio; una
semplificazione del sistema tributario
e della riduzione degli adempimenti a
carico del cittadino; una perequazione
che realizzi il giusto equilibrio tra soli14
darietà ed efficienza, premiando i
comportamenti finanziari virtuosi e le
regioni con una minore evasione fiscale (in altre parole dovrà ridurre ma non
annullare le differenze di capacità
fiscale). L’approvazione frettolosa di
tale testo, però, sembra aver avuto l’effetto di mutare l’orientamento degli
enti locali, Comuni e forze sociali, e
anche nell’opinione pubblica sembra
essere comparsa una nuova valutazione critica. Le idee, infatti, sembrano
essere un po’ confuse: sempre secondo
l’indagine di Confcommercio per il
59,5% degli intervistati, il federalismo
porterà vantaggi soltanto per alcune
parti d'Italia. Per i residenti nelle regioni del Nord, il federalismo sarà invece
un bene per tutti. Assai meno convinti
della positività della riforma sono
risultati i residenti nelle regioni del
Centro, mentre è significativa l’opinione che prevale tra i residenti del
Meridione, secondo cui il federalismo
non porterà vantaggi per nessuno.
E così il dibattito politico non ha tardato nel rianimarsi. Le parole più dure
arrivano dal leader dell’Udc, Pier
Ferdinando Casini, che questa volta è
andato anche oltre al Pd nella richiesta
di fermare la riforma. Egli, infatti, ha
dichiarato che la strada che si è deciso
di intraprendere con tanta leggerezza è
troppo pericolosa e che si rischia «di
fare un disastro se il federalismo non
sarà abbinato a provvedimenti drastici», come l’abolizione delle Province,
questione sulla quale sembra essere
caduto il silenzio.
Sulla stessa linea d’onda si trova
Walter Veltroni che raccomanda prudenza, che ricorda anche che questa
legge non ha lo scopo di dividere il
Paese e che il testo deve essere studiato attentamente prima di essere approvato, perché «ci vogliono le garanzie
sui diritti fondamentali dei cittadini:
sanità, istruzione, assistenza. Servizi
che vanno assicurati in tutto il Paese
perché fanno parte del patto di cittadinanza».
Inoltre, nel complesso incastro di pesi
e contrappesi che dovrebbe garantire
l’equilibrio del disegno di legge fra le
opposte richieste del Nord e del Sud,
un ruolo rilevante è giocato dalla proposta di introdurre forme di fiscalità di
vantaggio a favore delle Regioni meridionali, che ha sollevato numerosi
interrogativi, oltre al timore che il
federalismo finisca per beffare il nord
o addirittura far aumentare anziché
diminuire le tasse.
Proprio tale problema riguardante la
pressione fiscale appare preponderante
e non solo agli occhi dei cittadini.
Lo stesso presidente della Corte dei
Conti, Tullio Lazzaro, nel corso dell'audizione sul federalismo, davanti
alle commissioni Affari costituzionali,
Bilancio e Finanze del Senato riunite
in seduta comune, ha affermato che il
federalismo fiscale «può portare a un
aumento della pressione tributaria e in
particolare dell'imposizione personale
sui redditi» e prosegue spiegando che
«il sistema di finanziamento degli enti
territoriali configurato dal ddl comporterà lo spostamento di rilevanti quote
di gettito Irpef dal centro verso la periferia. Ciò può comportare rischi che
vanno valutati opportunamente. E tra
questi appunto il rischio di un aumento della pressione fiscale».
Significative, in tale dibattito, sono le
parole del Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano che conferma che
ci sono tutte le condizioni per attuare il
federalismo fiscale, ma ammonisce:
PENSIONATO,
QUALE FUTURO?
di Daniele Pagliarini
CONVEGN O
Lino Ferrin, presidente
Fipac Confesercenti
S
i è tenuto lunedì 24 novembre nella Sala Lucchi di
Verona, l’incontro organizzato dal Comitato Unitario
Pensionati del Lavoro Autonomo
Veneto, dal titolo “Pensionato,
quale futuro?”. Alla giornata
hanno partecipato importanti
esponenti delle istituzioni locali
e nazionali, moderati dal giornalista Mario Puliero. Molte le
richieste avanzate dagli iscritti,
16
tra cui detassazione Irpef sulle
pensioni medio basse, aumento
delle pensioni minime e un apposito paniere speciale che garantisca il recupero reale del costo
della vita. Secondo le parole di
Lino Ferrin, coordinatore regionale del Cupla, i pensionati, ricevono un aumento della pensione
di circa l’1,7 % per l’inflazione
programmata del 2008, che viaggia però, attualmente, intorno al
3,5 %. «L’aumento dei beni di
prima necessità, la pasta, il pane
o l’affitto, il carburante o l’energia elettrica, ha messo in ginocchio la parte più debole della
popolazione – ha spiegato Ferrin
-. Se non verranno aumentate le
pensioni, non si spenderanno più
soldi e se non si spenderanno più
soldi non ci sarà crescita, andando così verso una recessione
ancora più grave», La preoccupazione del coordinatore regionale
è aumentata dalla notizia che, se
per il 2008 in Veneto i fondi per
le politiche sociali erano stati
ridotti di 24 milioni di euro, per
il 2009 la Regione ne ha previsti
altri 60 in meno rispetto al 2008.
I pensionati hanno anche chiesto
all’assessore regionale alle politiche sanitarie Sandro Sandri, di
confrontarsi con il governo per
aprire il dibattito sulle liste d’attesa specialistiche, diagnostiche
e chirurgiche in tutto il Veneto.
Al l’ap puntamento è intervenuto
anche l’assessore ai Servizi
Sociali del Comune di Verona
Stefano Bertacco: “Questo im portante appuntamento vuole
prendere in esame quale potrà
essere il futuro dei pensionati, in
una società come la nostra che sta
invecchiando e nella quale le
politiche sociali giocano un ruolo
rilevante”. “E’ fondamentale perciò mantenere attivo il dialogo ed
il coinvolgimento degli anziani
nelle decisioni che li riguardano
– ha aggiunto Bertacco – e a questo scopo, a breve, l’amministrazione comunale darà il via ad un
tavolo di confronto con le associazioni rappresentative dei pensionati, proprio per essere sempre
aggiornati sulle loro proposte”.
VER ONA
PARTE IL PROGETTO
PER RIQUALIFICARE
I NEGOZI DEL CENTRO
M
di Alessandro Torluccio
igliorare e rivitalizzare le
aree urbane. Questo lo
scopo del bando di finanziamento redatto dalla Regione
Veneto in favore delle piccole e
medie imprese del commercio, che
nel caso di Verona andrà a favorire
la riqualificazione dei negozi del
centro storico. La novità, infatti, è
la creazione di un progetto sinergico tra Comune e le due associazioni di categoria, Confesercenti e
Confcommercio, che andranno a
favorire lo sviluppo proprio degli
esercizi del centro città (cioè tutti
quelli all’interno delle Mura
Magistrali). A questi bandi, infatti,
già creati in passato, potevano aderire tutti i commercianti, passando
attraverso una graduatoria per l’erogazione dei fondi. Oggi, grazie a
questo progetto condiviso, tutti
quelli che vi aderiranno, avranno la
precedenza, avendo, quindi, una
quasi certezza del contributo.
Per questo capitolo Palazzo Balbi
ha destinato oltre 3 milioni di euro,
che verranno suddivisi tra i progetti di riqualificazione commerciale
più meritevoli. Inoltre una parte di
finanziamento verrà erogata anche
al Comune, il quale provvederà a
realizzare investimenti di marketing urbano e arredo nell’area prescelta.
È arrivato, quindi, il momento di
investire nella propria attività,
vista la possibilità che questo
bando darà ai piccoli imprenditori
del settore di rimodernare attrezzature e locali, il tutto per favorire
una qualità di servizio più alta. La
Regione garantirà la copertura del
30% delle spese sostenute per questi lavori di riqualificazione.
L’importanza dell’iniziativa, che
ambisce a creare una forte integrazione tra pubblico e privato, favorirà lo sviluppo di veri e propri centri commerciali naturali, mantenendo l’eccellenza del centro storico
scaligero. «Valorizzare gli esercizi
di vicinato del centro storico vuol
dire ottenere una rete distributiva
all’avanguardia – ha dichiarato
Fabrizio Tonini, direttore di
Confesercenti Verona - e avere luoghi d’incontro dove fare la spesa
non sarà più solo una necessità, ma
anche un piacere quotidiano».
17
NEWS DIECIRIGHE
a cura di Claudia Andreatta
CONCLUSO IL CORSO PER BARMAN
Obiettivo raggiunto per i sei ragazzi che hanno partecipato al corso di barman base organizzato da
Confesercenti Verona. Tutti e sei gli esaminandi, infatti, hanno superato brillantemente la prova finale del
corso, ottenendo, così, l’attestato che gli aprirà le porte del mondo del lavoro. La lezione conclusiva si è svolta martedì 25 novembre nelle sale dell’Art&Chocolate, locale del centro di Verona specializzato, come dice
il nome, nella cioccolata in tutte le sue sfumature. Durante la serata i sei ragazzi, preparati con cura dall’insegnante Manuel Cugildi, sono stati messi alla prova da una giuria composta da giornalisti ed esperti del settore, i quali hanno dato il proprio giudizio su ogni partecipante. Alla fine grande soddisfazione per i nuovi barman Victoria Gulevskaya, Nicola Marinello, Miriam Menini, Piero Puntaloro, Simone Sordo e Claudia
Venturi.
PRODUZIONE INDUSTRIALE: CALO DEL 6,9%
Forte contrazione della produzione industriale. A ottobre l'indice elaborato dall'Istat mostra infatti un calo del
6,9% rispetto allo stesso mese dello scorso anno e dell'1,2% rispetto al mese precedente. L'Istat indica che nel
periodo gennaio-ottobre la produzione industriale evidenzia una flessione del 2,9% rispetto ai primi dieci mesi
dello scorso anno. La flessione di ottobre e' la peggiore dalla fine del 1991. Tutti i raggruppamenti a ottobre presentano una contrazione in particolare i beni intermedi con un calo del 9,3%..
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CORSI IN PARTENZA
TIPOLOGIA
O
A N Z AT
V
A
R
UTE
COMP
E
N
A
M
A’ B A R
NOVIT
LUOGO ORE COSTO*
Corso sostitutivo del libretto di idoneità Verona e
provincia
sanitaria
3
33 euro
PERIODO
Dicembre
Responsabile del servizio di prevenzione
e protezione per titolari d’impresa
(D.Lgs. 626/94)
Verona
16
160 euro
Gennaio
Formazione per addetto al pronto
soccorso aziendale per aziende
dei gruppi B e C
Verona
4
80 euro
Gennaio
Verona
12
170 euro
Gennaio
Verona
120
567 euro
Gennaio
Verona
33
217 euro
Febbraio
Verona
81
308 euro
Gennaio
Corso abilitante per agenti d'affari in
mediazione del settore immobiliare
Verona
106
433 euro
Febbraio
Corso computer base
Verona
25
190 euro
Gennaio
Addetto alla prevenzione degli incendi
per aziende a basso rischio
Corso abilitante per l'esercizio
dell'attività di "somministrazione
e vendita di prodotti alimentari"
Corso abilitante per l'esercizio dell'attivi tà di "vendita di prodotti alimentari"
Corso abilitante per agenti e rappresen tanti di commercio
Corso barman base
Corso computer avanzato
Verona
Verona
21
25
225 euro
210 euro
*Per gli associati Confesercenti sono previsti forti sconti. Al prezzo va aggiunta l’Iva pari al 20%
Gennaio
Marzo
Sede iscrizioni: Via Albere, 132 - 37137 Verona Tel. 045 8624011 - Fax 045 8624088 Responsabile: Claudia
Andreatta
e-mail: [email protected] - www.confesercenti-vr.it
19
di Luca Corradi
FORMICHINA GIALLOBLU
Dopo i l
ripescaggio nella
m a s s i m a s e ri e d i
v o l l e y , l a Ma r m i
Lanza cerca una
salvezza
tranquill a. Ma
me n t r e f a p u n t i e
mette prezi oso
fieno in casc ina,
z itta zi tta, si
avvi cina al le
zone alte.
D
iciamolo sottovoce, ma
diciamolo:
la
Marmi
Lanza sta facendo un gran
bel campionato.
Rientrata nella serie A1 del volley
20
dalla porta di servizio, dopo la
sconfitta ai play-off di A2 contro
Forlì e il ripescaggio per la mancata iscrizione di Roma, Verona si
è presentata ai nastri di partenza
con l’obiettivo salvezza, ok, ma
anche con gli sfavori del pronostico e una certa diffidenza da parte
della critica sportiva nazionale,
che la vedeva la papabile numero
uno per un pronto ritorno in
seconda lega.
E invece.
E invece la Marmi ti va a giocare
la prima a Treviso, contro quella
Sisley pluriscudettata da anni
ormai incastonata nella massima
categoria come una gemma preziosa, e ti va pure a vincere. Sarà
un caso? Va bene. Allora la domenica dopo le prendi, si dice, arrivano i campioni d’Italia del
Trentino e sai che rumba. Macchè,
zero. Si vince anche lì. E non si
venga a raccontare che le vittorie
al tie-break contano meno, o sono
frutto della fortuna. Perché arrivano invece proprio per la forza di
volontà, la battaglia dei nervi
vinta, il carattere di non accontentarsi quando già ti saresti meritato
l’applauso mangiandogli un
punto, a quelle due lì. Se tre coincidenze fanno un indizio, come
scriveva la Christie, allora ci permettiamo di aggiungere che due
non sono comunque figlie del
caso. Soprattutto nello sport, dove
le coincidenze non esistono ma è
il solo lavoro a pagare, come vi
confermerebbe un qualsiasi allenatore.
E quello della Marmi Lanza,
Alberto Giuliani, sta lavorando
proprio bene. Ha una squadra
buona, anche se sulla carta, forse,
sta raccogliendo più del previsto
in base a parametri tecnici. Va da
sé, dunque, che lo spessore principale di questi ragazzi, colpiti
anche da una serie fastidiosa di
infortuni, è legato proprio al carattere, alla forza morale, alla capacità di lottare, soffrire, perdere,
recuperare. E grande merito,
quando si parla di spirito, va certamente al mister. Non a caso la
società ci ha visto lungo, assicurandosi i preziosi servigi di
Giuliani per un altro bel triennio.
Ci sono state anche sconfitte,
certo, come quelle interne con
Modena o Perugia, prestazione
quest’ultima davvero negativa
insieme a quella di Martina
Franca. Ci sono state però anche
altre belle vittorie, come quelle su
Padova o Pineto o, soprattutto, su
altre due corazzate d’alta classifica come Cuneo o Montichiari (0-3
capolavoro).
Fatto sta che, nel momento in cui
scriviamo e cioè a due giornate
dalla fine del girone di andata, la
Marmi Lanza è sesta in classifica,
in piena corsa per un posto nelle
final-eight e in Coppa Italia. E’
vicinissima a squadre come
Piacenza, Montichiari e Cuneo, è
sopra a Treviso, ha la bellezza di
10 punti (anche se con una gara in
più) di vantaggio su Forlì, quella
squadra che l’aveva battuta al
Palaolimpia a fine maggio strappandole il titolo di vincitrice del
campionato di A2.
Ecco allora la domanda: legittimo
parlare ancora solo di salvezza?
La risposta non va necessariamente data subito, anche perché siamo
a malapena a metà campionato.
GIALLOBLU
Ma le potenzialità per fare capolino nella zona play-off sembrano
esserci tutte, e se aggiungiamo che
la tanto decantata quota salvezza
(individuata a 25 punti) è proprio
a due passi, allora si converrà che
la situazione è comunque ben più
rosea rispetto alle aspettative d’inizio stagione.
La Marmi Lanza a questa cosa non
dovrà pensare. Dovrà continuare a
giocarsi una partita alla volta,
come ha fatto finora. E senza
accorgersene, chissà, mentre met-
terà via una provvista alla volta
per eventuali tempi di magra, si
ritroverà magari più in alto di
quanto pensava. Intanto si goda il
suo straordinario, impagabile pubblico, che con una media di 3300
spettatori a partita (in casa, ma
anche in trasferta è numeroso) è il
terzo in Italia dopo Modena e
Montichiari. Milleseicento abbonati (anche qui, terzo posto in
serie A), per il record assoluto
nella storia del club scaligero:
numeri che quasi ridicolizzano il
migliaio di tagliandi gialloblù
obliterati ogni domenica l’anno
scorso, in A2, all’entrata del
Palaolimpia.
Abbiamo sentito, riguardo la
prima parte di questa stagione, il
direttore
generale
Gabriele
Cottarelli e mister Giuliani. Ma
prima di dare spazio e voce a due
dei maggiori protagonisti di questa bella storia gialla e blu, ci
teniamo particolarmente a ricordare che Marmi Lanza fa rima ancora una volta con solidarietà.
Tantissime le iniziative della
società scaligera, che per la seconda stagione di seguito spalanca le
porte del palazzetto a diverse
associazioni Onlus, dando loro
modo di trascorrere un pomeriggio
di sport e di promuovere al tempo
21
stesso i propri valori. Tra queste
citiamo la AGBD - Associazione
Sindrome di Down, con i ragazzi
che diventano protagonisti entrando direttamente in campo come
raccattapalle, caso unico in Italia.
Per il quinto anno, poi, la Marmi
Lanza devolverà l’intero incasso
di una gara (Verona-Piacenza del
14 dicembre) a favore dei progetti
in Tanzania dell’Associazione
A.B.C.S. e dei progetti Mtoto
Mzuri, finalizzati per la costruzione di case, ospedali, scuole, pozzi.
E ancora: la AIL (Associazione
Italiana contro le Leucemie), il
Comitato Aiutiamoli a Vivere, a
favore dei bimbi provenienti dalle
zone
contaminate
della
Bielorussia, la FIDAS Verona.
Insomma, Marmi Lanza campione
nella vita, prima ancora nello
sport.
Dove pure va bene, però.
Parliamone,
appunto,
con
Cottarelli e Giuliani.
Direttore Cottarelli, se prima dell’inizio del campionato le avessero detto che dopo undici gare
avreste avuto questa classifica,
quale sarebbe stata la sua reazione?
Non nascondo che sarei stato contento di questa classifica e di questi punti. Significa che siamo vicini alla quota salvezza, che è il
nostro primo obiettivo. Ovvio,
d’altra parte, che sia ancora presto
per dare giudizi definitivi.
Bisogna sempre parlare a stagione
conclusa.
La classifica così corta, per chi
come voi ha dichiarato l’obiettivo
salvezza, è un vantaggio o uno
svantaggio?
Per chi deve guardare alla quota
salvezza come noi è uno svantaggio. Però, dall'altra parte, può
essere anche favorevole per l'accesso alla Coppa Italia, che si
gioca in pochi punti.
Cosa le è piaciuto di più, finora, e
cosa di meno?
La cosa che mi piace di meno è
questo momento delicato a livello
di infortuni, che speriamo possano
risolversi quanto prima. La cosa
che senza dubbio mi piace di più,
invece, è che questa è una squadra
22
in grado di dare emozioni anche
durante gli allenamenti, figuriamoci durante le gare di campionato.
Esiste la possibilità che la società
torni sul mercato?
No, non credo che la società tornerà sul mercato, a meno che non
ci siano infortuni gravi e non recuperabili che ci obblighino a farlo.
Mister Giuliani, che idea si è fatto
del livello tecnico del campionato?
E' un campionato difficile ed equilibrato, con un livello tecnico
buono, dove non esistono partite
facili. E possiamo dire che, finora,
la Marmi Lanza si sta ritagliando
il suo spazio.
La Marmi Lanza ha finora ottenuto 4 delle sue 6 vittorie contro formazioni che in classifica la precedono, e 3 delle 5 sconfitte contro
squadre che hanno meno punti di
lei. Come se lo spiega, qual è la
sua analisi?
Mi limito a dire che i ragazzi sono
stati molto bravi ad ottenere vittorie importanti contro squadre
come Treviso o Trento, nonostante
avessimo davanti formazioni che,
sulla carta, sono senz’altro più
forti e competitive. Un grande
applauso va quindi a tutti loro per
il grande impegno che hanno
dimostrato.
L’incostanza di risultati trova la
logica conseguenza nella posizione di centroclassifica. Qual è il
margine di crescita della squadra
e quale la sua vera dimensione?
Cosa significa non avere continuità? Se intendiamo vincere tutte le
partite, o quasi, come riescono a
fare Trento o Macerata, il discorso
non regge perché la Marmi Lanza
non è attrezzata per questo. Se
invece non avere continuità significa non avere continuità fuori
casa, o aver perso in casa contro
Perugia, o contro Modena, allora
dico che questo ci può stare. La
nostra è una squadra che, mi piace
sottolinearlo, è in grado di reggere
la pressione, come è avvenuto
nella gara contro Pineto dove i
ragazzi hanno mostrato un grande
carattere e anche un bel gioco.
Insomma, penso che la salvezza
sia certamente alla nostra portata.
Cosa la rende fiero della sua
squadra e cosa, invece, punterà a
migliorare?
Mi rende davvero orgoglioso il
carattere di questi ragazzi, la loro
capacità di sopportare le pressione, di soffrire, di reagire sempre.
Dobbiamo migliorare nel cambio
palla, mentre credo che a muro e
in difesa il nostro sia già un buon
livello.
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Dicembre 2008 - Confesercenti Verona