Fondazione Teatro della Fortuna | Fano FORTUNAOPERAFESTIVAL | 2013 Aspettando La CONFERENZA STAMPA Mercoledì 9 gennaio 2013, ore 12.00, Foyer del Teatro della Fortuna, Fano (PU) andreina bruno | ufficio stampa | uff. 0721.827092 | mob. 333.2930951 | [email protected] Teatro della Fortuna | Fano venerdì 18 (ore 20.00) e domenica 20 gennaio 2013 (ore 17.00) Don Giovanni dramma giocoso in due atti libretto Lorenzo Da Ponte dal dramma “El burlador de Sevilla y convidado de piedra” di Tirso de Molina attraverso il libretto “Don Giovanni o sia Il convitato di pietra” di Giovanni Bertati per Giuseppe Gazzaniga musica Wolfgang Amadeus Mozart prima esecuzione, Praga, Nationaltheater, 29 ottobre 1787 personaggi Don Giovanni Donna Anna Don Ottavio Il Commendatore Donna Elvira Leporello Masetto Zerlina interpreti Andrea Concetti Laura Giordano Pablo Karaman Christian Faravelli Agata Bienkowska Giovanni Guagliardo Giacomo Medici Carolina Lippo direttore Roberto Parmeggiani regia e costumi Francesco Esposito scene Mauro Tinti visual artist Franco Armieri luci Fabio Rossi coreografie Domenico Iannone Orchestra Sinfonica G. Rossini Coro Teatro della Fortuna M. Agostini, maestro del coro Lorenzo Bizzarri ALTRADANZA Compagnia di Balletto diretta da Domenico Iannone Nuova produzione Teatro della Fortuna DON GIOVANNI di W.A.Mozart Un progetto di FRANCESCO ESPOSITO (regista) in collaborazione con: Mauro Tinti (scenografo) Franco Armieri (visual artist) Alessandro Negrini (filosofo) Il progetto fonda la sua visione sull’integrazione e sulla contaminazione di diversi territori di pensiero: Teatro, Arte, Filosofia, al fine di creare non un semplice spettacolo ma un evento culturale che riflette sulla figura e sul mito del “Dongiovanni”. Le concettualità sottese alla lettura registica dell’Opera ed al suo progetto di “messa in scena” vengono così amplificate intrecciandosi e sviluppandosi in altri ambiti del pensiero e lo stesso luogo della messa in scena travalica i confini del palcoscenico. Il coinvolgimento di un Artista visivo, che nel suo modus operandi collabora con un Filosofo, prende corpo, nell’interpretazione e nello sviluppo della visione registica attraverso una riflessione artistico/filosofica che fa dello spettacolo stesso il suo luogo di esposizione. La piena integrazione, di quello che possiamo chiamare, perciò a “buon titolo” mostra, alle scelte registiche e scenografiche di svolgimento del racconto drammaturgico deriva, quindi, da una contaminazione di “visioni” di diverse “arti” e “pensieri” che fa, appunto di questo progetto una più ampia riflessione su quello che quest’Opera a tutt’oggi può significare. L’eroe Don Giovanni non è dunque esso stesso privo di maschere. Ciò che ancora di vero può dirci l’opera di Mozart è che illusosi di essere libero da vincoli l’”uomo-dongiovanni” in realtà diviene schiavo del piacere che cerca nel presente, o schiavo del presente da cui cerca piacere: la ragione privata di una unità comprensiva superiore comincia compulsivamente a cercare una unità, e la trova non nel piacere, ma nella sua ricerca, nella sua costante aspirazione al raggiungimento, nel mettere in atto le strategie, perdendo così il presente, consegnandosi al futuro del raggiungimento sempre rimandato oltre, sempre al di là. La ratio umana libera conduce al nichilismo, e per sottrarsi ad esso, la ratio consegna il senso a sé come strumento: Don Giovanni diventa il tecnologo della seduzione, la rosa rossa cessa di significare come simbolo, e diviene essa stessa fine. E così alla morte di dio si sostituisce il feticcio della tecnica, non meno tirannico del dio da cui ci si mosse. La rosa si sfalda bruciandosi piano, e il rosso va verso il nero. Per Don Giovanni, Il fine non è più l’oggetto di conquista ma il conquistare stesso. L’oggetto di conquista diventa sostituibile, e ha valore solo perché consente di mettere in atto il vero obiettivo, il sedurre. Ma non il sedurre come originario portare a sé il desiderato, né come autentico preambolo al consumo del desiderio, ma il sedurre come capacità di farsi desiderio per l’altro, condurlo alla soglia di sé, ma non a sé, perché il sé non è altro che l’attrarre, e non l’abbracciare. Il sé verso cui attrae è solo una tecnica di attrazione, che, svuotata dal suo valore di strumento, diviene il fine della reiterazione compulsiva di un volto con-fuso con la maschera. E così Don Giovanni da eroe diviene vittima, da attore del proprio destino a inconsapevole pedina del nuovo ordine imposto: la maschera si fonde al volto. Francesco Esposito Note di regia Leggo nel dizionario: Don Giovanni, dicesi d’uomo fortunato e spregiudicato conquistatore di donne. Oggi quest’espressione è diventata quasi una caricatura, non daremmo mai, quest’etichetta, ad un giovane “conquistatore” o meglio “play boy”, ma sicuramente saremmo capaci di definire con tale affermazione, un “signorotto, un po’ attempato” capace ancora di far girare la testa alle donne. Insomma, ai nostri giorni il mito di don Giovanni rischia di essere una “bella caricatura“ Non è più l’uomo arrogante, strafottente, rubacuori, galante, fascinoso di Tirso de Molina o di Molière o di Mozart ma un rappresentante, a volte stucchevole, di una società invecchiata e non finisce la sua vita tra le fiamme o in manicomio, con la statua che lo provoca o lo mette in imbarazzo, ma in un bell’appartamento, colmo di solitudine, di un attempato scapolone. Insomma nel nostro tempo non è più un eroe. Carlo Goldoni, che tanto ha criticato l’essere di Don Giovanni, non ha tenuto conto di una cosa importante che ha contribuito a rendere un mito questo personaggio: Don Giovanni è fatto di esagerazioni quasi costituzionali, d’inverosimiglianze, di assurdità. La sua qualità non era la misura, egli apparve sulla scena come un espressione simbolica, un mito rumoroso e grossolano, un insieme di buffonerie e di moralità che faceva divertire e al tempo stesso serviva ad esempio (e per la cristianità era importante). Per raggiungere tali scopi, ci si è serviti del fattore “incredibilile”. È stato difficile credere a tutte le avventure di Don Giovanni, alle sue conquiste, al passare da un paese all’altro, al suo essere diabolico anche davanti alla morte, ma solo in questo modo a poco a poco è divenuto un eroe, un eroe del male, allegro procuratore di lagrime e di lutti che scateneranno il castigo celeste. Un eroe che ha preso il posto dei paladini, di Orlando dei romanzi cavallereschi, dei cavalieri che uccidevano tanti nemici così come Don Giovanni conquistava tante donne. Come facciamo a far accettare questa figura al nostro pubblico? Proviamo a raccontare una storia che abbia riferimenti con le epoche passate ma che sia anche attuale soprattutto nell’attuazione dei sentimenti. Quando, il pubblico che assiste allo spettacolo, ci crede? Quando noi raccontiamo una verità. Ed è questo che dobbiamo cercare di fare, raccontare una nostra verità, qualcosa in cui noi per primi crediamo. Quando Mozart e Da Ponte scrissero il loro Don Giovanni questo tema aveva già una tradizione teatrale plurisecolare. Il testo cui si attribuisce la primogenitura è il celebre dramma di Tirso de Molina: El burlador de Sevilla y Convidado de Pietra rappresentato nel 1630, fonte di tutte le pièce italiane, francesi e tedesche scritte in seguito sullo stesso soggetto. Il tema di Don Giovanni fu fatto proprio e trasformato dalla commedia dell’arte italiana le cui tracce a mio avviso, sono presenti anche nel libretto di Da Ponte. Tra i tanti che si occuparono di questo tema possiamo ricordare il Don Giovanni di Carlo Goldoni il Dom Juan ou le festin de Pierre di Molière, Il convitato di pietra di Puskin, e autori come Baudelaire. G.B. Shaw, Byron e altri ancora. Nell’epoca dell’illuminismo e del razionalismo, l’eterogeneità del soggetto e la persistenza del fascino esercitato dalle pièce su Don Giovanni furono spesso oggetto di disprezzo. Raffinati conoscitori di teatro ritenevano i drammi o le commedie basate su questo personaggio, decisamente insopportabili. Si rimproverava loro il disconoscimento delle unità aristoteliche, il disprezzo verso le regole drammaturgiche, l’innaturalezza, la bassezza degli eventi narrati e più in generale l’irrazionalità del tema. Questo lungo elenco di colpe lasciò la sua impronta anche su alcuni dei primi giudizi sull’opera mozartiana, ma nella maggior parte dei casi fu lasciata fuori la musica. Il libretto al quale s’ispirò Da Ponte fu il Don Giovanni di Giovanni Bertati musicato da Giuseppe Gazzaniga che fu rappresentato per la prima volta al teatro Giustiniani di S. Moisè il 5 febbraio 1787, nove mesi prima che andasse in scena a Praga l’opera di Mozart e Da Ponte. Mozart fu sicuramente attratto dalla “contemporaneità e dall’attualità” della vicenda (che durava, stranamente, da circa 150 anni) ma a differenza di Goldoni lasciò tutto l’essenziale com’era, consacrato da una tradizione, evitando di cancellare ciò che non era necessario. Nel tempo in cui Mozart scriveva il suo Don Giovanni esisteva in Europa l’epoca del “libertinismo” che andava disseminando una serie di personaggi letterari, crudeli, capaci di fingere, di dissimulare, ma anche personaggi in carne ed ossa che viaggiavano liberi, per le strade, da Casanova, allo stesso da Ponte. Un riflesso di quel mondo, è nel Don Giovanni di Mozart, un riflesso gioioso e insieme sinistro. Sotto le spoglie dell’immortale amatore c’era una realtà affascinante. Dalle caricature dell’opera buffa si può passare all’amaro di una società in dissoluzione, provocandola e lasciandola palpitante. Mozart ha creato un personaggio di pura istintualità, tutto gusto nel presente, gioia di vivere e di godere dei piaceri terreni; sono le figure che lo circondano a risentire di questo suo anomalo porsi al di fuori di ogni norma sociale e a ricavarne, specie Donna Anna e Donna Elvira, un turbamento in grado di incrinare la precedente tranquillità. Seconda grande intuizione mozartiana è di aver contrapposto a questa travolgente forza della natura, che è Don Giovanni, una forza altrettanto cieca, più la prima è ardente, più la seconda è gelida: in Mozart il Commendatore non è più il messaggero dell’aldilà, né si fa portatore di dispute teologiche, ma si scontra come entità a lui uguale e contraria e alla fine sicuramente predominante. Grazie all’ambiguità della partitura si arriva ad una sospensione del giudizio, che ha scatenato nei posteri un turbinio di supposizioni sulla reticenza di Donna Anna, sulla vera indole del protagonista, sulla presenza del Commendatore, senza che mai Mozart si sia dichiarato apertamente. Ne hanno scritte tante sul Don Giovanni, cose intelligenti e meno, interessanti e meno, hanno cambiato la storia, dall’incontro col povero in Moliere, alla statua, al teschio invitato a cena, alla morte del protagonista in manicomio, senza nulla togliere o aggiungere al mito; io voglio solo raccontare una storia, che dai secoli passati giunga ai nostri giorni portando con sé, un po’ delle nostre verità. Francesco Esposito Bio cantanti Andrea Concetti, basso (Don Giovanni) Diplomato al Conservatorio Rossini di Pesaro, si è perfezionato in seguito con S. Bruscantini e M. Sighele. Dopo aver vinto il 46° Concorso Belli di Spoleto, ha debuttato al Festival spoletiano nel 1992. Nel 2000 e nel 2004 il M° C. Abbado lo ha voluto nel ruolo di Don Alfonso in Così fan tutte (regia di M. Martone), riscuotendo unanimi consensi di pubblico e critica. Durante la sua carriera si è esibito in importanti Festival, fra i quali Salisburgo (Simon Boccanegra e Falstaff diretto da C. Abbado) ed Edimburgo (Il flauto magico), teatri e istituzioni, quali Bayerische Staatsoper (La clemenza di Tito), Staatsoper di Berlino (L’elisir d’amore), Accademia di Santa Cecilia (Così fan tutte, Pulcinella), Maggio Musicale Fiorentino (Simon Boccanegra), Opéra National de Paris (Don Giovanni), Théâtre des Champs Elysées (La Cenerentola, Le nozze di Figaro), Konzerthaus di Vienna (Torvaldo e Dorliska), Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles (Così fan tutte), Teatro São Carlos di Lisbona (Stiffelio), Teatro Municipal di Santiago del Chile (L’elisir d’amore, Così fan tutte, La fille du régiment), Teatro dell’Opera di Köln (Leporello in Don Giovanni), Konzert und Theater di St. Gallen (Don Pasquale), Teatro San Carlo di Napoli (Così fan tutte e Don Giovanni), Teatro Carlo Felice di Genova (Il flauto magico) e Teatro Regio di Torino (La Cenerentola). È stato inoltre diretto da R. Alessandrini, M. Benini, R. Bonynge, G. Kuhn, A. Nelsons, G. Dudamel, D. Renzetti, C. Rovaris e registi quali D. Abbado, L. Ronconi, F. Crivelli, P. Faggioni e S. Vizioli. Laura Giordano, soprano (Donna Anna) Laura Giordano è nata a Palermo, ha debuttato giovanissima nel ruolo della protagonista ne I pazzi per progetto di Donizetti e in Adina di Rossini al Teatro Massimo di Palermo. In seguito ha calcato i più prestigiosi palcoscenici internazionali, tra i quali il Teatro alla Scala, Festival di Salisburgo, Opéra National de Paris, Théâtre des Champs-Elysées de Paris, Théâtre du Châtelet de Paris, Théâtre Royal de la Monnaie de Bruxelles, Opernhaus di Zurigo, Semperoper di Dresda, Festival Mozart de La Coruña, Teatro Real di Madrid, Barbican Center di Londra, Opéra de Montecarlo, Teatro Municipal di Santiago del Cile, Teatro Regio di Parma, Rossini Opera Festival di Pesaro, Teatro Carlo Felice di Genova, Teatro Verdi di Trieste, Teatro Comunale di Bologna, Ravenna Festival, Teatro Regio di Torino, Teatro dell’Opera di Roma. Ha collaborato con direttori d’orchestra quali R. Alessandrini, Y. Bashmet, R. Chailly, A. Fogliani, V. Gergiev, R. Muti, G. Noseda, K. Ono, C. Rousset, J. C. Spinosi, A. Zedda. Pablo Karaman, tenore (Don Ottavio) Tenore italo-argentino, ha seguito gli studi di contrabbasso, composizione e direzione orchestrale presso l’Università Nazionale di Córdoba. Ha studiato canto con il soprano A. Tortosa, presso l’Istituto Lirico del Monaco di Buenos Aires, come allievo ospite alla Staatsoper Unter den Linden di Berlino, con il soprano M. Caballé, il tenore M. Alvarez e il tenore G. Cecchele. Attualmente si perfeziona con il tenore M. Giordani. Ha ricoperto il ruolo di Don Ottavio in Don Giovanni sotto la direzione del M° D. Oren al Teatro Verdi di Salerno. È stato ospite di teatri italiani e stranieri quali Verdi di Trieste, Comunale Pavarotti di Modena, E.T.A-Hoffmann di Bamberga, Dayton Opera e Vero Beach Opera negli Stati Uniti, Nazionale di Tirana, Verdi di Sassari, Massimo Bellini di Catania, Alfieri di Asti. Ha lavorato con i registi quali G. del Monaco e G. Lavia ed è stato diretto da F. Carminati, S. A. Reck, T. F. Weser, A. Albertin, V. Lombardi, S. Seghedoni, C. Goldstein. Collabora con la Richard-Wagner-Verband ed è ospite al Festival Internazionale di Bayreuth in Germania. È apparso nella trasmissione televisiva Mettiamoci all’opera di Rai Uno aggiudicandosi il primo premio in concorso, che gli permetterà di collaborare con la Fondazione L. Pavarotti. Su incarico della Provincia di Córdoba ha eseguito il Requiem di Mozart e il ruolo di Tamino ne Il flauto magico. Prossimamente sarà Edgardo in Lucia di Lammermoor al Teatro Nazionale di Skopje sotto la direzione del maestro A. D’Agostini. Christian Faravelli, basso (Il Commendatore) Si diploma in Canto presso il Conservatorio Paganini di Genova. Successivamente studia con il basso A. Verducci e il mezzosoprano P. Pittaluga, con la quale continua a perfezionarsi presso l’Accademia dell’Opera Italiana del Teatro Comunale di Bologna. Dopo il debutto nel 2002 nel ruolo di Angelotti in Tosca, inizia da subito la sua carriera. Ben presto si esibisce in ruoli di spessore drammaturgico e musicale, interpretando Masetto in Don Giovanni al Festival di Bielfeld, Don Basilio ne Il barbiere di Siviglia a Los Angeles e Boston, il Conte Rodolfo de La sonnambula a Dublino, Sparafucile in Rigoletto, il Sommo Sacerdote di Belo e Zaccaria in Nabucco, Fiesco in Simon Boccanegra, Lodovico in Otello di Verdi, Samuel in Un ballo in maschera a Düsseldorf. Nella stagione 2010-2011 ha cantato nel ruolo di Reimar in Tannhäuser di Wagner e in quello del Commendatore in Don Giovanni di Mozart al Teatro Comunale di Bologna, Napoli Milionaria di Rota al Teatro Lirico di Cagliari. La stagione in corso lo ha visto nel ruolo di Sarastro ne Il flauto magico di Mozart e Colline ne La bohème al Teatro Carlo Felice di Genova, nelle produzioni de La traviata e Jakob Lenz di Rihm al Teatro Comunale di Bologna. Attualmente è impegnato nella produzione di Nabucco di Verdi per i teatri di Padova, Bassano del Grappa e Rovigo. Fra i direttori d’orchestra con cui ha collaborato, spiccano i nomi di D. Oren, M. Benini, B. Bartoletti, R. Tolomelli, D. Attinger, S. Reck, M. Guidarini, J. Wildner. Agata Bienkowska, mezzosoprano (Donna Elvira) Agata Bienkowska è nata in Polonia. Si è laureata in canto ed arte scenica all’Università di Musica di Danzica e alla Hochschule für Musik Stuttgart sotto la guida di J. Hamari. La sua intensa attività operistica e concertistica si svolge nell’ambito internazionale ed è iniziata già durante gli studi. È stata ospite in teatri europei quali Gran Teatre Liceu di Barcellona, Thèâtre Royal de Wallonie, Théâtre des Champs Elysées di Parigi, Teatro de La Maestranza di Siviglia, Grand Théâtre di Ginevra. Numerosi i debutti nei principali teatri italiani: Teatro Comunale di Bologna, Teatro Regio di Torino, Opera di Roma, Teatro Filarmonico di Verona, Teatro Comunale di Modena, Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Massimo di Palermo. Ha collaborato con direttori quali D. Oren, J. Lopez-Cobos, S. Ranzani, D. Gatti, J. Neschling, V. Jurowski, V. P. Perez, J. Caballé, A. De Marchi, R. Frizza, N. Santi, G. Gelmetti, R. Palumbo, T. Netopil, A. Zedda, C. Rousset, P. Arrivabeni, M. Rota, Y.P. Tortelier. La sua discografia comprende opere di Rossini registrate per Bongiovanni, Naxos (La pietra del paragone) e Opus Arte (La gazzetta con la regia di D. Fo al Gran Teatre Liceu di Barcellona), Sapho di Massenet per Fonè, L’italiana in Algeri di Mosca per Bongiovanni, La vestale di Mercadante per Naxos, il Nabucco di Verdi. Agata Bienkowska è direttore della Scuola di Canto della Fondazione Teatro della Fortuna di Fano e docente di canto al Conservatorio Bellini di Palermo. Giovanni Guagliardo, baritono (Leporello) Nato ad Augusta, ha iniziato giovanissimo gli studi musicali a Catania e si è perfezionato a New York con il M. Schuman. Dopo il debutto nel 2001, ha calcato i palcoscenici di numerosi teatri tra i quali Opera di Roma, Massimo di Palermo, Verdi di Trieste, del Giglio di Lucca, Carlo Felice di Genova, Sociale di Mantova, Lirico di Cagliari, Bellini di Catania, Filarmonico di Verona, Municipale di Piacenza, Regio di Parma, Comunale di Ferrara, delle Muse di Ancona, festival Puccini di Torre del Lago e La Scala di Milano. Ha cantato con importanti direttori quali B. Campanella, D. Harding, E. Queler, D. Oren, M. Soustrot, B. Bartoletti, H. Soudant e M. W. Chung, diretto da prestigiosi registi come M. Scaparro, K. Asari, P. Crivelli, G. Montaldo, C. Bieto, L. Puggelli, G. Deflo e G. Del Monaco. Il 2005 ha vinto il concorso Albanese della Fondazione Puccini di New York ed ha debuttato nel ruolo di Berto nella prima mondiale in tempi moderni del Ricco di un giorno di Salieri con la Fondazione Arena di Verona. Si è esibito a Palma de Maiorca, all’Hamburger Staatsoper, alla Coruna in Spagna, a Vero Beach Opera in Florida, alla Carnegie Hall di New York, al Thèatre des Champs Elysèes di Parigi e in tournée a Pechino e in Oman con il Teatro Regio di Parma. Fra i prossimi impegni annovera le partecipazioni in Madama Butterfly e Stiffelio al Bellini di Catania, Turandot al Festival Puccini di Torre del Lago e al Teatro dell’Opera di Roma e di Falcone e Borsellino in una prima mondiale al Teatro Verdi di Pisa. Giacomo Medici, basso baritono (Masetto) Laureatosi in Lettere e Filosofia all’Università di Bologna, studia canto lirico al Conservatorio Rossini di Pesaro. Tra le sue collaborazioni più importanti ricordiamo quelle con i premi Oscar W. Allen, D. Ferretti e G. Pascucci. Partecipa nel 2008 alla prima esecuzione mondiale del Panis Angelicus di Calligaris, (Basilica di Loreto); interpreta il ruolo di Manager in Neues Von Tage di Hindemith (Teatro delle Muse), diretta da B. Bartoletti, per la regia di P. L. Pizzi. Sempre nel 2008 canta in Cleopatra di L. Rossi (Sferisterio Opera Festival) ed in Rigoletto sotto la direzione di B. Bartoletti, per la regia di P. L. Pizzi. Successivamente si esibisce in Romancero Gitano di M. Castelnuovo Tedesco, nei Liebeslieder di Brahms e in Mass of the children di Rutter. Tra le altre opere alle quali prende parte ricordiamo inoltre: Gianni Schicchi (Festival dei Due Mondi 2009, per la regia di W. Allen, sotto la direzione di J. Conlon), La traviata (al fianco di M. Devia, sotto la direzione di M. Mariotti), Lucrezia Borgia, La forza del destino (Sferisterio Opera Festival), Don Pasquale (diretta da B. Campanella). Dopo un recente tour che lo ha portato in America Latina, partecipa alla stagione d'opera 2012 del Teatro della Fortuna di Fano, cantando in Nabucco e La traviata, sotto la direzione di R. Parmeggiani. Carolina Lippo, soprano (Zerlina) Si diploma brillantemente in pianoforte e col massimo dei voti e la lode in canto presso l’Istituto Paisiello di Taranto. Si perfeziona presso il Conservatorio Martini di Bologna sotto la guida del mezzosoprano M. Gentile e continua gli studi di tecnica vocale con M. Aspinall e M. Bacelli. Vincitrice di alcuni concorsi, viene selezionata da A. Zedda per il corso dell’Accademia Rossiniana di Pesaro. Debutta a 20 anni nel ruolo di Susanna ne Le nozze di Figaro di Mozart; negli anni successivi è Pamina in Il flauto magico, Tonina in Prima la musica, poi le parole di Salieri, Fanny ne La cambiale di matrimonio di Rossini, Zerlina in Don Giovanni, Serafina ne Il campanello di Donizetti, Serpina ne La serva padrona di Pergolesi. Si è esibita al Teatro Carlo Felice di Genova, Regio di Parma, Rossini di Pesaro. Oltre a quello tradizionale, si dedica al repertorio vocale moderno e contemporaneo; ha cantato composizioni di Cummings, Gentile, Salvadori e Benati, spesso alla presenza degli autori. Nell’ambito del repertorio oratoriale ha eseguito la Cantata di Bach, Petite Messe Solennelle di Rossini, Requiem di Colonna (prima esecuzione in tempi moderni), Exultate Jubilate, Krönungsmesse e Requiem di Mozart, Stabat Mater di Pergolesi, Mottetto RV 631 di Vivaldi, Messa Op.2 di Perti (prima esecuzione in tempi moderni), Cantata di Stravinsky, Messa di Stravinsky, Gloria e Salve Regina di Vivaldi, Salve Regina di Schubert, Miserere di Zelenka, Stabat Mater di Caldara, Messia di Haendel. Tra i prossimi impegni, il debutto del ruolo di Liz nell’opera The golden gate di Cummings.