Capitolo 6
Economie di scala, concorrenza imperfetta e
commercio internazionale
Corso tenuto da Sergio de Nardis
Economia internazionale: teoria e politica del commercio internazionale
di Paul R. Krugman e Maurice Obstfeld,
terza edizione italiana a cura di Rodolfo Helg
Organizzazione del capitolo
 Introduzione
 Economie di scala a commercio internazionale: uno







sguardo preliminare
Economie di scala e struttura di mercato
La teoria della concorrenza imperfetta
Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
Dumping
La teoria delle economie esterne
Economie esterne e commercio internazionale
Sommario
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Slide 6-2
Introduzione



Nei modelli tradizionali (Ricardo; Heckscher-Ohlin) i paesi commerciano
perchè sono tra loro diversi; la diversità è fonte di vantaggi (e svantaggi)
comparati; i paesi si specializzano nelle industrie in cui hanno vantaggi
comparati. Due ragioni fondamentali alla base delle diversità tra paesi:
• perché presentano differenti tecnologie (Ricardo)
• perchè presentano differenti dotazioni di fattori produttivi (mpiegati con
diversa intensità nelle varie industrie; Heckscher-Ohlin)
Per le teorie tradizionali se non sono riscontrabili differenze, non sussistono
motivi di scambio. In realtà si osservano intensi flussi commerciali anche tra
paesi molto simili. Le nuove teorie del commercio internazionale evidenziano
che scambio e specializzazione possono emergere, indipendentemente
dall’esistenza di vantaggi comparati, se le industrie operano con economie di
scala
Nelle nuove teorie l’esistenza di economie di scala rende vantaggioso per
ciascun paese concentrarsi nella produzione di una gamma limitata di beni,
realizzarli così in modo più efficiente, esportarli contro l’importazione di quelli
che non produce: le economie di scala spingono anche paesi perfettamente
identici a intraprendere scambi commerciali tra loro
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Slide 6-3
Economie di scala e commercio
internazionale : uno sguardo preliminare

I modelli tradizionali di commercio internazionale basati sui
vantaggi comparati ipotizzano rendimenti di scala costanti e
concorrenza perfetta:
• all’aumentare della quantità di tutti i fattori impiegati nella
produzione di un bene, l’output di quello stesso bene aumenta
proporzionalmente; ogni impresa è price taker perchè prende il
prezzo di mercato come dato, non potendo influire su esso variando
la quantità offerta

Nella realtà molti settori sono caratterizzati dalla presenza di
economie di scala (che si indicano anche come rendimenti
crescenti)
• La produzione è tanto più efficiente, quanto maggiore è la scala di
produzione
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Slide 6-4
Economie di scala e commercio
internazionale : uno sguardo preliminare
 In presenza di rendimenti di scala crescenti:
• il livello di produzione aumenta in misura più che
proporzionale rispetto all’aumento nell’impiego di
tutti i fattori: la produzione dipende dall’impiego di
capitale e lavoro, nel caso di rendimenti costanti il
raddoppio del capitale e del lavoro conduce al
raddoppio della produzione; con rendimenti
crescenti, il raddoppio di capitale e lavoro
comporta un aumento più che doppio della
produzione (es. autoveicoli, petrolchimico, ecc.)
• i costi medi (costi per unità) decrescono
all’aumentare delle dimensioni di mercato.
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Slide 6-5
Economie di scala e commercio
internazionale : uno sguardo preliminare
Tabella 6-1: relazione tra input e output in un settore ipotetico
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Slide 6-6
Economie di scala e commercio
internazionale : uno sguardo preliminare




Si intuisce perchè le economie di scala spingono allo scambio internazionale. Due
paesi A e B dotati della stessa tecnolgia nella produzione del bene C. Inizialmente
ciascun paese produce 10 unità di bene, impiegando ciascuno 15 unità di lavoro: nel
mondo vengono offerte 20 unità di bene con l’impiego di 30 unità di lavoro
In realtà lo stesso risultato (produzione di 20 unità di bene) potrebbe essere ottenuto
in modo molto più efficiente se la produzione si concentrasse in uno dei due paesi, A
o B. In questo caso 20 unità di bene C si otterrebbero solo con 25 unità di lavoro
Il commercio internazionale rende possibile ciò. Infatti, il paese che concentra la
produzione di C al suo interno dovrà sottrarre lavoro ad altri settori, rinunciando a
produrre all’interno determinati beni e importandoli dall’estero. L’opposto vale per il
paese che perde la produzione di C ; esso potrà impiegare il lavoro liberato dalla
produzione di C nella produzione di altri beni che esporterà in cambio di C
Quindi il commercio internazionale consente a ciascun paese di produrre una
gamma limitata di beni, traendo vantaggio dall’esistenza di economie di scala. I
consumatori, ovunque si trovino, sono avvantaggiati dalla possibilità di
acquistare beni meno costosi (grazie allo sfruttamento delle economi di scala);
inoltre, il commercio internazionale tende ad accrescere la varietà di beni a
disposizione dei consumatori, aumentando vieppiù il loro benessere
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Slide 6-7

Economie di scala e struttura di
mercato
Importante distinzione: le economie di scala possono essere:
• Esterne all’impresa, ma interne all’industria
– Il costo unitario dipende dalle dimensioni dell’industira, ma non
necessariamente da quelle delle singole imprese
– Un settore consiste tipicamente di tante piccole imprese ed è
perfettamente concorrenziale
– Ciascuna piccola impresa trae un vantaggio del fare parte di su
settore di grande dimensione (logica distretto industriale)
• Interne
– Il costo unitario dipende dalle dimensioni della singola impresa, ma
non necessariamente da quelle del settore nel suo complesso
– La struttura di mercato è imperfettamente concorrenziale nel senso
che le imprese possono modificare il prezzo di vendita variando la
propria offerta; le imprese grandi hanno un vantaggio di costo sulle
imprese piccole
• Entrambi i tipi di economie di scala sono cause importanti di
commercio internazionale
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Slide 6-8
La teoria della concorrenza imperfetta

Concorrenza imperfetta
• Le imprese sono consapevoli di poter influenzare il prezzo dei
loro prodotti; il prezzo non è un dato esogeno all’impresa come
nella concorrenza perfetta
– sanno che possono vendere di più soltanto riducendo il loro prezzo
• Ogni impresa si considera come “price setter”, che può
•
governare, in una certa misura, il prezzo del suo prodotto,
piuttosto che come “price taker”
La struttura di mercato di concorrenza imperfetta più semplice è
quella di monopolio puro, un mercato nel quale esiste un’unica
impresa che non subisce concorrenza alcuna e che può variare
quindi il prezzo senza porsi il problema del comportamento dei
concorrenti
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Slide 6-9
La teoria della concorrenza imperfetta

Monopolio: una breve trattazione
• Ricavo marginale
– L’impresa fronteggia una curva di domanda D inclinata
negativamente che coincide con il ricavo unitario; la pendenza
negativa della curva di domanda indica che l’impresa può aumentare
la quantità venduta solo abbassando il prezzo
– La curva del ricavo marginale MR indica invece ill ricavo extra che
un’impresa guadagna dalla vendita di un’unità addizionale. Mentre
in concorrenza perfetta MR = D = Prezzo costante, in monopolio il
ricavo marginale è sempre inferiore al ricavo unitario/prezzo talché
la curva MR giace sempre sotto la curva di domanda, D
– Per vendere un’unità addizionale di prodotto un’impresa deve ridurre il
prezzo di tutte le unità vendute già in precedenza (non solo dell’unità al
margine)
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Slide 6-10
La teoria della concorrenza imperfetta
Figura 6-1: fissazione del prezzo e decisioni di produzione del
monopolista
Costo, C,
e prezzo, P
Profitti del monopolista
PM
AC
AC
MC
D
MR
QM
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Quantità, Q
Slide 6-11
La teoria della concorrenza imperfetta
• Ricavo marginale e prezzo
– Il ricavo marginale è sempre inferiore al prezzo.
– La relazione tra ricavo marginale e prezzo dipende da
due elementi:
– la quantità di prodotto l’impresa sta già vendendo
– l’inclinazione della curva di domanda
» Ci informa su quanto il monopolista deve ridurre il suo prezzo
per vendere un’unità in più di prodotto.
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Slide 6-12
La teoria della concorrenza imperfetta
– Assumiamo che la curva di domanda di fronte all’impresa sia lineare:
Q=A–BxP
(6-1)
Si riscriva ponendo P a sinistra P = A/B – Q/B
Il ricavo totale è
P x Q = (A/B) x Q – Q2/B
Il ricavo marginale (derivata di PQ rispetto a Q) è
MR = A/B – 2 x Q/B
Poichè A = Q +B x P, Il ricavo marginale MR è riscrivibile come:
MR = P – Q/B o P – MR = Q/B
(6-2)
• Quando Q = 0, MR=P; al crescere di Q, la differenza tra P e MR aumenta.
Quando B=infinito P=MR (concorrenza perfetta); la distanza tra P e MR cresce
al diminuire di B (pendenza della curva di domanda)
• Costi medi e marginali
– Il costo medio (AC) è il costo totale diviso per la quantità prodotta
– Il costo marginale (MC) è il costo sostenuto dall’impresa per produrre
un’unità addizionale
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Slide 6-13
La teoria della concorrenza imperfetta
– Quando i costi medi sono decrescenti nell’output vul dire che ci sono
economie di scala: quanto più si produce tanto minore è il costo per unità di
output,
– Con costi medi decrescenti, il costo marginale è sempre inferiore al costo
medio.
– Supponiamo che i costi, C, di un’impresa assumano la forma :
C=F+cxQ
(6-3)
– Questa è una funzione di costo lineare, con una parte fissa (F) e una parte
variabile (c x Q) in funzione della quantità prodotta
– Il costo fisso in una funzione di costo lineare determina l’emergere di economia
di scala: quanto più si produce, aumento di Q, tanto più si riduce il costo per
unità di output
– c è il costo marginale
– Il costo medio dell’impresa è dato da:
AC = C/Q = F/Q + c
(6-4)
si riduce all’aumentare di Q; il costo marginale c è inferiore (si trova sotto) al costo
Slide 6-14
medio AC
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La teoria della concorrenza imperfetta
Figura 6-2: costi medi versus costi marginali
Costi per unità
6
5
4
3
2
Costi medi
1
Costi marginali
0
2
4
6
8
10 12 14 16 18 20 22 24
Output
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Slide 6-15
La teoria della concorrenza imperfetta




La massimizzazione del profitto per il monopolista si ha con
una produzione in corrispondenza della quale il ricavo
marginale uguaglia il costo marginale. In questo punto il prezzo
supera il costo medio e l’impresa guadagna profitti di
monopolio (extra-profitti)
MR = costo marginale: P – Q/B = c; P=Q/B + c
In situazione di monopolio, gli extra-profitti persistono nel
lungo periodo (nessun concorrente può contenderli)
Il monopolio puro è un caso particolare; normalmente gli extraprofitti attraggono concorrenti; altre strutture di mercato
prevedono questa possibilità: oligopolio e conocrrenza
monopolistica
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Slide 6-16
La teoria della concorrenza imperfetta
Figura 6-1: fissazione del prezzo e decisioni di produzione del
monopolista
Costo, C,
e prezzo, P
Profitti del monopolista
PM
AC
AC
MC
D
MR
QM
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Quantità, Q
Slide 6-17
La teoria della concorrenza imperfetta
 Oligopolio
– Economie di scala interne generano una struttura di
mercato oligopolistica
– Ci sono molteplici imprese, ognuna delle quali è abbastanza
grande da influenzare i prezzi, ma nessuna gode di un
monopolio incontestato
– Le interazioni strategiche tra oligopolisti sono rilevanti e
complicano notevolmente l’analisi
– Ogni impresa decide le sue azioni, tenendo presente non solo la
risposta dei consumatori, ma anche come tale decisione possa
influenzare le azioni della rivale: interdipendenza delle
decisioni e comportamenti strategici, collusivi o meno, rendono
l’analisi molto complessa
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Slide 6-18
La teoria della concorrenza imperfetta
• Concorrenza monopolistica
– Caso particolare di oligopolio che consente una notevole
semplificazione dell’analisi
– Due assunzioni centrali hanno lo scopo di aggirare il
problema dell’interdipendenza:
– Si assume che ogni impresa sia in grado di differenziare i suoi
prodotti dalle rivali; ciò comporta che ciascuna impresa goda di
un certo potere di monopolio nel suo particolare prodotto ed è
quindi in una certa misura isolata dai competitori
– Si assume che ogni impresa consideri come dati i prezzi
praticati dalle rivali; essa quindi ignora l’impatto che la sua
politica di prezzo potrà avere sulle politiche di prezzo delle altre
imprese; quindi anche se ciascuna impresa si confornta con dei
competitori essa si comporta come una monopolista
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Slide 6-19
La teoria della concorrenza imperfetta
• Esistono settori di concorrenza monopolistica nel
mondo reale?
– Alcune industrie costituiscono delle ragionevoli
approssimazioni (ad esempio, il settore automobilistico
in Europa)
– Il pregio fondamentale del modello di concorrenza
monopolistica non è il realismo, ma la semplicità che
consente di studiare i meccanismi che governano la
specializzazione con economie di scala.
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Slide 6-20
La teoria della concorrenza imperfetta
• Assunzioni del modello
– Immaginiamo un’industria costituita da un certo numero
di imprese; ciascuna impresa produce un bene
differenziato dalle altre
– In generale ci si può attendere che un’impresa:
– venderà di più, quanto maggiore è la domanda complessiva che
si rivolge al settore di cui fa parte l’impresa e quanto maggiore è
il prezzo praticato dalle altre imprese rivali presenti nell’industria
– venderà di meno, quanto maggiore è il numero di imprese
presenti nel settore e quanto maggiore è il prezzo da essa stessa
praticato
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Slide 6-21
La teoria della concorrenza imperfetta
– Una particolare funzione di domanda con queste
proprietà è:
Q = S x [1/n – b x (P – P)]
(6-5)
in cui:
– Q rappresenta le vendite dell’impresa
– S rappresenta le vendite totali di settore
– n è il numero di imprese presenti nel settore
– b è un termine costante che rappresenta la sensibilità delle vendite di
un’impresa al prezzo da essa praticato
– P è il prezzo praticato dall’impresa stessa
–P è il prezzo medio praticato dalle imprese rivali
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Slide 6-22
La teoria della concorrenza imperfetta
• Equilibrio di mercato
– Un’impresa che pratica un prezzo uguale a quello medio dell’industria avrà
domanda per il suo prodotto pari a 1/n x S (la domanda che si rivolge
all’industria diviso il numero delle imprese); la domanda che si rivolge alla
singola impresa sarà inferiore o maggiore di 1/n x S a seconda che il prezzo
praticato dall’impresa è superiore o maggiore a quello medio dell’industria
– Per semplicità si assume che le vendite totali dell’industria, pari a S, non
siano influenzate dal prezzo medio praticato nell’industria; quindi ciascuna
imporesa può guadagnare clienti solo a spese delle altre imprese presenti in
quell’industria (non da altre industrie; ne deriva che S è una misura
dell’ampiezza “data” del mercato
– Tutte le imprese presenti nel settore sono simmetriche
– Funzione di domanda e funzione di costo sono identiche per tutte le imprese; ipotesi
semplificatrice che consente di “ridurre” la descrizione dell’industria alla determinazione
del numero di imprese e del prezzo medio (uguale per tutte)
– Il metodo per la determinazione del numero di imprese e del prezzo medio
praticato prevede tre passaggi:
– deriviamo la relazione di dipendenza tra numero di imprese e costo medio
dell’impresa rappresentativa
– deriviamo la relazione di dipendenza tra numero d’imprese e prezzo praticato da
ogni impresa
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Slide 6-23
– deriviamo il numero d’imprese di equilibrio ed il prezzo medio praticato
La teoria della concorrenza imperfetta
• Numero di imprese e costo medio
– Qual è la relazione di dipendenza tra numero d’imprese e
costo medio?
– Data la simmetria,P = P, l’equazione (6-5) implica
Q = S/n e l’equazione (6-4) mostra che il costo medio
dipende inversamente dal livello di produzione di
un’impresa.
– Concludiamo che il costo medio dipende dalle dimensioni
di mercato e dal numero d’imprese nel settore:
AC = F/Q + c = n x F/S + c
(6-6)
– Maggiore è il numero d’imprese, maggiore è il costo medio
(perchè quanto più imprese ci sono, tanto meno ciascuna di esse
produce)
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Slide 6-24
La teoria della concorrenza imperfetta
• Il numero di imprese e prezzo
– Il prezzo praticato dall’impresa rappresentativa dipende
dal numero di imprese presenti nel settore
– Maggiore è il numero di imprese, maggiore è la concorrenza e
quindi minore è il prezzo
– Nel modello di concorrenza monopolistica, si assume
che le imprese considerino il prezzo praticato dalle
rivali come dato
– Se ogni impresa tratta il prezzo delle altre come dato,
possiamo riscrivere la curva di domanda (6-5) nella
forma: Q = (S/n + S x b x P) – S x b x P
(6-7)
Il termine in parentesi è una costante, il termine S x b indica come
varia la domanda al variare del prezzo
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Slide 6-25
La teoria della concorrenza imperfetta
– Imprese che massimizzano i profitti fissano il ricavo
marginale pari al loro costo marginale, c
– Ciò determina una relazione negativa tra prezzo e
numero di imprese presenti sul mercato, data dalla curva
PP:
P = c + 1/(b x n)
(6-10)
– Maggiore è il numero di imprese presenti nel settore, minore è
il prezzo praticato da ogni singola impresa
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Slide 6-26
La teoria della concorrenza imperfetta
Figura 6-3: l’equilibrio in un mercato di concorrenza monopolistica
Costo C, e
prezzo, P
CC
AC3
P1
E
P2, AC2
AC1
P3
PP
n1
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n2
n3
Numero
di imprese,
n
Slide 6-27
La teoria della concorrenza imperfetta
• Numero di imprese di equilibrio
– La curva decrescente PP mostra che maggiore è il numero di imprese,
minore è il prezzo praticato dalla singola impresa
– Maggiore è il numero di imprese, più intensa è la concorrenza subita dalla
singola impresa
– La curva crescente CC mostra che maggiore è il numero di imprese,
maggiore è il costo medio di ogni impresa
– Se aumenta il numero di imprese, ogni impresa vende meno per cui non è in
grado di ridurre molto i suoi costi medi
– Le due curve si intersecano in E con n2 imprese; n2 rappresenta il numero
di imprese nell’industria cui corrisponde un profitto zero; cioè quando si
hanno n2 imprese il prezzo che massimizza il loro profitto, P2, è
esattamente uguale al loro costo medio. Questa è una posizione di
equilibrio: se si hanno n1 imprese P1>AC1, ci sono exra-profitti; l’opposto
avviene quando il numero di imprese è n3
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Slide 6-28
Concorrenza monopolistica e
commercio internazionale
 Il modello di concorrenza monopolistica può essere
impiegato per mostrare come il commercio
internazionale conduca a:
• un prezzo medio inferiore, grazie alle economie di
scala
• la disponibilità di una maggiore varietà di beni a causa
della differenziazione di prodotto
• importazioni ed esportazioni all’interno dello stesso
settore (commercio intra-industriale)
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Slide 6-29
Concorrenza monopolistica e
commercio internazionale

Effetti dell’aumento delle dimensioni di mercato
• Il numero di imprese ed il prezzo praticato nel settore di
•
•
•
•
concorrenza monopolistica sono influenzati dalle dimensioni del
mercato
Per vedere gli effetti del commercio internazionale si consideri la
relazione CC (tra costo medio per l’impresa e numero di imprese)
AC=F/Q + c= (F x n)/S + c
L’integrazione internazionale comporta l’aumento di S con
conseguente riduzione del costo medio per ogni dato numero di
imprese n: si sposta a destra la CC
La relazione PP, data da P= c +1/(b x n) non ha motivo di
spostarsi nel piano
Nuovo equilibrio in corrispondenza di : 1) più bassi costi medi;
2) maggior numero di imprese (e quindi di varietà di
prodotto)
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Slide 6-30
Concorrenza monopolistica e
commercio internazionale
Figura 6-4: effetti di ampliamento del mercato
Costo, C,
e prezzo, P
CC1
CC2
1
P1
2
P2
PP
n1
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n2 Numero di
imprese, n
Slide 6-31
Concorrenza monopolistica e
commercio internazionale
 I vantaggi di un mercato integrato: un esempio
numerico
• Il commercio internazionale consente la creazione di
un mercato integrato che è più vasto dei singoli
mercati domestici.
– Diventa quindi possibile offrire ai consumatori una
maggiore varietà di prodotti a prezzi inferiori.
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Slide 6-32
Concorrenza monopolistica e
commercio internazionale
• Esempio: supponiamo che le automobili siano prodotte
in condizioni di concorrenza monopolistica.
– Assumiamo:
–
–
–
–
b = 1/30.000
F = 750.000.000 $
c = 5.000 $
ci sono due paesi (Home H e Foreign F) che presentano gli
stessi costi nella produzione di automobili
– le vendite annuali di automobili sono 900.000 in H e 1,6
milioni in F
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Slide 6-33
Concorrenza monopolistica e
commercio internazionale
Figura 6-5: equilibrio nel mercato delle automobili
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Slide 6-34
Concorrenza monopolistica e
commercio internazionale
Figura 6-5: continua
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Slide 6-35
Concorrenza monopolistica e
commercio internazionale
Figura 6-5: continua
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Slide 6-36
Concorrenza monopolistica e
commercio internazionale
Tabella 6-2: esempio ipotetico dei vantaggi dall’integrazione dei mercati
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Slide 6-37
Concorrenza monopolistica e
commercio internazionale
 Economie di scala e vantaggi comparati
• Assunzioni:
– ci sono due paesi: A (relativamente abbondante in
capitale) e B (relativamente abbondante di lavoro)
– esistono due settori: manufatti (settore intensivo di
capitale) e cibo (settore intensivo di lavoro)
– nessun paese è in grado di produrre autonomamente
l’intera gamma di beni manufatti a causa della presenza
di economie di scala
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Slide 6-38
Concorrenza monopolistica e
commercio internazionale
Figura 6-6: il commercio internazionale in assenza di rendimenti
crescenti
A
(abbondante in capitale)
Manufatti
Cibo
B
(abbondante in lavoro)
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Slide 6-39
Concorrenza monopolistica e
commercio internazionale
• Se quello dei manufatti fosse un settore di concorrenza
monopolistica, allora il commercio internazionale
sarebbe formato da due componenti:
– commercio intra-industriale
– lo scambio di manufatti contro manufatti
– commercio inter-industriale
– lo scambio di manufatti contro beni alimentari
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Slide 6-40
Concorrenza monopolistica e
commercio internazionale
Figura 6-7: il commercio internazionale con rendimenti crescenti e
concorrenza monopolistica
A
(abbondante in capitale)
Manufatti
B
(abbondante in lavoro)
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Cibo
Commercio
inter-industriale
Commercio
intra-industriale
Slide 6-41
Concorrenza monopolistica e
commercio internazionale
• Differenze principali tra commercio inter-industriale e
intra-industriale:
– il commercio inter-industriale riflette i vantaggi
comparati, al contrario del commercio intra-industriale
– la struttura del commercio intra-industriale non è
prevedibile, mentre quella del commercio interindustriale è determinata dalle differenze tra paesi
– l’importanza relativa di commercio intra- e interindustriale dipende da quanto sono simili i paesi
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Slide 6-42
Concorrenza monopolistica e
commercio internazionale
 La rilevanza del commercio intra-industriale
• Circa un quarto del commercio mondiale è di tipo
intra-industriale.
• Il commercio intra-industriale gioca un ruolo
particolarmente importante nel commercio di beni
manufatti tra paesi industrializzati, che rappresenta la
componente predominante del commercio mondiale.
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Slide 6-43
Concorrenza monopolistica e
commercio internazionale
Tabella 6-3: indici del commercio intra-industriale per alcuni settori
degli Stati Uniti, 1993
Chimica inorganica
0,99
Macchine generatrici d’energia
0,97
Meccanica elettrica
0,96
Chimica organica
0,91
Prodotti medicinali e farmaceutici
0,86
Macchine per l’ufficio
0,81
Telecomunicazioni
0,69
Veicoli su strada
0,65
Ferro e acciaio
0,43
Abbigliamento e accessori
0,27
Calzature
0,00
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Slide 6-44
Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
Tabella 6-4: indici del commercio intra-industriale per alcuni
macro-settori e aree geografiche della Unione Europea – 1999
Beni manufatti
Beni intensivi di capitale
Beni intensivi di lavoro
Beni intensivi di minerali
Beni intensivi di agric.
Stati
Uniti
0.70
0.72
0.57
0.44
0.31
Giappone
NIEs
0.40
0.40
0.34
0.49
0.07
0.50
0.51
0.46
0.39
0.24
ASEAN6 America
Latina
0.34
0.48
0.35
0.53
0.40
0.22
0.22
0.38
0.16
0.18
Africa
0.27
0.26
0.33
0.14
0.29
Note: l’indicatore è stato calcolato a partire da una disaggregazione settoriale pari alle 3 cifre della
classificazione SITC.
NIEs = Newly Industrializing Economies (Hong Kong, Singapore, South Korea, Taiwan)
ASEAN6 = sei paesi dell’Association of South-East Asian Nations (Brunei, Indonesia, Malaysia,
Philippines, Singapore, Thailand).
Fonte: NAPES http://napes.anu.edu.au/
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Slide 6-45
Concorrenza monopolistica e
commercio internazionale
 Perché il commercio intra-industriale è rilevante
• Il commercio intra-industriale consente ai paesi di
avvantaggiarsi di mercati più vasti.
– Lo studio del caso del North American Auto Pact (1964)
indica che i vantaggi della creazione di un settore
integrato tra due paesi possono essere sostanziali.
• I vantaggi del commercio intra-industriale sono
rilevanti quando le economie di scala sono intense e i
prodotti altamente differenziati.
– Per esempio, beni manufatti sofisticati.
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Slide 6-46
Dumping
 La teoria economica del dumping
• Discriminazione di prezzo
– La pratica di applicare prezzi differenziati in base al
cliente che deve pagare
• Dumping
– La forma più comune di discriminazione di prezzo
nell’ambito del commercio internazionale
– Pratica secondo cui un’impresa vende i propri prodotti
sui mercati esteri ad un prezzo più basso che sul
mercato domestico
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Slide 6-47
Dumping
– E’ una della questioni di politica commerciale più
controverse ed è spesso considerata come una pratica sleale.
– Esempio: fino all’Aprile 2002, gli Stati Uniti applicavano misure
anti-dumping su 265 prodotti provenienti da 40 paesi diversi
• Il dumping può avere luogo solo se sono rispettate due
condizioni:
– settore di concorrenza imperfetta, sicchè le imprese hanno
un certo potere di fissazione dei prezzi anzichè prenderli
come dati
– mercati interni ed esteri segmentati, talchè i residenti
nazionali non possono acquistare a prezzi più convenienti i
beni sul mercato estero
• Date queste condizioni, un’impresa monopolistica può
trovare conveniente praticare il dumping
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Slide 6-48
Dumping
• La scelta di praticare il dumping deriva dal fatto che
l’impresa detiene normalmente quote più ampie sul mercato
domestico che in quello estero. Ciò fa sì che l’elasticità al
prezzo è più elevata sul mercato di esportazione che su
quello interno. L’impresa può accrescere le proprie
esportazioni abbassando il prezzo in una misura inferiore a
quanto dovrebbe fare se volesse incrmentare le vendite
interne. Le imprese hanno un minore potere di monopolio
sul mercato estero e, quindi, un maggiore incentivo a tenere
I prezzi all’eatero più bassi di quelli interni
• Caso estremo: curva di domanda estera perfettamente
elastica (da concorrenza perfetta)
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Slide 6-49
Dumping
Figura 6-8: Dumping
Costo, C,
e prezzo, P
PDOM
3
MC
PFOR
1
2
DFOR = MRFOR
DDOM
MRDOM
QDOM
QMONOPOLY
Quantità prodotte
e domandate, Q
Vendite domestiche Esportazioni
Produzione totale
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Slide 6-50
Dumping
Notazioni:
• Il dumping non è una pratica priva di logica economica, se
ci sono le condizioni (concorrenza imperfetta e
segmentazione die mercati) che lo consentono
• Essa è però vista in modo molto negativo; i paesi (USA;
UE) adottano misure anti-dumping, applicando alle
importazioni una tassa pari alla differenza tra il prezzo
effettivo praticato dall’esportatore e quello che viene
giudicato un prezzo “giusto”; ques’ultimo, in mancanza di
infromazioni adeguate, viene calcolato molte volte in
modo arbitrario
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Slide 6-51
Dumping

Dumping reciproco
• Un monpolista nel paese H, uno nel paese F producono beni identici; hanno lo
stesso costo marginale; fissano lo stesso prezzo; non c’è motivo di scambio
• Se c’è possibilità di dumping, ogni impresa limita la quantità venduta nel
mercato nazionale e sposta le vendite su quello estero abbassandovi il prezzo
rispetto a quanto praticato all’interno
• Ogni impresa ha un incentivo a “saccheggiare” l’altro mercato, vendendo una
quantità limitata a un prezzo più basso di quello nazionale, ma ancora
superiore al costo marginale; tutto ciò genera flussi di commercio intraindustriale dello stesso bene nelle due direzioni
• Aumenta il volume di scambi in beni che non sono perfettamente identici
• Il suo effetto netto di benessere è ambiguo:
– spreca risorse nel trasporto (effetto negativo)
– genera una certa concorrenza (effetto positivo)
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Slide 6-52
La teoria delle economie esterne




Economie interne di scala: costo medio di produzione
diminuisce al crescere della dimensione dell’azionda,
indipendentemente dalla dimensione dell’industria
Economi esterne di scala: costo medio di produzione
diminuisce al crescere della dimensione dell’industria, anche
se le singole aziende che compongono l’industria rìmangono
piccole
Economie esterne si hanno quando molte piccole aziende si
concentrano, si agglomerano in un luogo.
Ci sono tre ragioni principali per cui un gruppo di imprese
geograficamente concentrate può essere più efficiente di
un’impresa isolata:
• fornitori specializzati
• concentrazione del mercato del lavoro
• spillover di conoscenza
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Slide 6-53
La teoria delle economie esterne
 Fornitori specializzati
• In molti settori, la produzione di beni e servizi e lo
sviluppo di nuovi prodotti richiedono l’impiego di
macchinari e servizi specializzati.
• Un’impresa singola non costituisce un mercato
sufficientemente ampio da garantire la profittabilità di
un fornitore specializzato.
– Un gruppo localizzato di imprese può risolvere questo
problema, in quanto la presenza di numerose imprese
crea un mercato sufficientemente ampio da incentivare
la presenza di una vasta gamma di fornitori
specializzati.
– Il fenomeno è stato largamente documentato per il settore dei
semi-conduttori a Silicon Valley.
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Slide 6-54
La teoria delle economie esterne
 Concentrazione del mercato del lavoro
• Un distretto di imprese può generare una
concentrazione del mercato del lavoro specializzato.
• Ciò costituisce un vantaggio per:
– produttori
– corrono meno rischi di soffrire la carenza di manodopera
specializzata
– lavoratori
– corrono meno rischi di rimanere disoccupati
• Ulteriore vantaggio: coesione sociale e benefici che
derivano da un ambiente fortemente omogeneo
(distretti italiani)
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Slide 6-55
La teoria delle economie esterne
 Spillover di conoscenza
• La conoscenza è uno dei fattori produttivi più rilevanti
nei settori altamente innovativi.
• La conoscenza specializzata, cruciale per il successo in
settori innovativi, deriva da:
– ricerca e sviluppo
– reverse engineering
– scambio informale di informazioni e idee
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Slide 6-56
La teoria delle economie esterne

Esempi svariati di concentrazioni con economie esterne di
scala
• Silicon Valley, agglomerazione di imprese produttrici di
•
•
•
•
•
•
semiconduttiri
Route 128, Boston Massaschussets agglomerazione di imprese
ad alta tecnologia
Distretti industriali italiani: concentrazione di piccole imprese
altamente competitive a Sassuolo (ceramiche), Prato (seta),
Biella (lana)
Storia di Dalton in Georgia: rete di aziende sparse nel raggio di
40 chilometri produce quasi il 90 per cento di tutta la moquette
venduta nel mondo
Svizzera che produce orologi
Concentrazioni finanziarie di Londra e New York
Industria cinematografica concentrata a Hollywood
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Slide 6-57
La teoria delle economie esterne
 Economie esterne e rendimenti crescenti
• Le economie esterne possono generare rendimenti
crescenti di scala a livello dell’industria nazionale
• Curva di offerta inclinata negativamente
– Maggiore è la produzione a livello di settore, minore è il
prezzo che le imprese desiderano applicare.
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Slide 6-58
La teoria delle economie esterne

Economie esterne e struttura dei flussi commerciali
• Un paese che possiede una vasta produzione in un determinato settore
tenderà ad avere bassi costi di produzione; I costi bassi incoraggiano la
concentrazione della produzione in quel paese; ciò abbassa ulteriormente
i costi per l’esistenza di economie esterne di scala. Circolarità,
meccanismo che si autorafforza; economi esterne di scala tendono a
cristallizzare (confermare) l’esistente, qualunque ne sia la causa iniziale
• I paesi che, per qualsiasi ragione, iniziano come grandi produttori in certi
settori tendono a rimanere grandi produttori anche se poi appaino altri
paesi che potenzialmente sono in grado di produrre quegli stessi beni a
costi inferiori: ruolo dell’accidente storico che determina il sentiero
successivo
– La Figura 6-9 illustra un caso in cui la struttura di specializzazione
stabilita da un accidente storico è persistente
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Slide 6-59
Economie esterne e commercio
internazionale
Figura 6-9: economie esterne e specializzazione
Prezzo,
costo (per
orologio)
C0
P1
1
ACSWISS
2
ACTHAI
D
Q1 Quantità prodotta e
domandata di orologi
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Slide 6-60
Economie esterne e commercio
internazionale
 Commercio internazionale e benessere in presenza di
economie esterne
• Il commercio estero basato sulle economie esterne ha
effetti sul benessere nazionale più ambigui del
commercio estero basato sui vantaggi comparati o
sulle economie di scala interne
– Nella Figura 6-10 è mostrato un esempio di come un
paese possa trovarsi in condizioni peggiori in presenza
di commercio che non in sua assenza.
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Slide 6-61
Economie esterne e commercio
internazionale
Figura 6-10: caso in cui con le economie esterne c’è un incentivo alla chiusura
commerciale ad adottare misure protettive a favore dell’industia nazionale
Prezzo,
costo (per
orologio)
C0
1
P1
P2
ACSWISS
2
ACTHAI
DTHAI
DWORLD
Quantità domandata e
prodotta di orologi
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Slide 6-62
Economie esterne e commercio
internazionale

Rendimenti dinamici crescenti: una forma molto importante di rendimenti di
economie esterne di scla deriva dall’accumulazione di conoscenza, attraverso
l’accumulo di esperienza
• Curva di apprendimento
•
•
•
– Pone in relazione i costi unitari con la produzione cumulata nel tempo (non con
la dimensione delal produzione in un determinato istante, come nelle economie
esterni di tipo statico)
– E’ decrescente per l’effetto sui costi dell’esperienza guadagnata attraverso la
produzione
Rendimenti dinamici crescenti
– Caso in cui i costi decrescono con la produzione cumulata nel tempo, invece
che con il livello corrente di produzione
Rendimenti dinamici crescenti: comportano lock-in di un vantaggio comparato
iniziale; la specializzazione permane anche quando è venuto meno il vantaggio
iniziale
Economie di scala dinamiche giustificano il protezionismo.
– La protezione temporanea di un settore consente di acquisire esperienza
(argomento dell’industria nascente).
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Slide 6-63
Economie esterne e commercio
internazionale
Figura 6-11: la curva di apprendimento
Costo
unitario
C*0
Rendimenti dinamici crescenti
C1
L
L*
QL
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Produzione
cumulata
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Economie esterne e fenomeni di lock-in
 Le economie esterne (statiche e dinamiche) danno

quindi lugo ai cosiddetti fenomeni di lock-in: un evento
iniziale (cusato da effettivo vantaggio comparato o da
un del tutto arbitrario accidente storico) si perpetua,
attraverso meccanismi di rafforzamente cumulativo
(positive feedback), dando luogo a esiti irreversibili
(anche se è venuta meno la causa iniziale li ha
provocati)
Esempio di QWERTY(UIOP): un esito non più
giustificato, ma che permane
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Slide 6-65
Sommario
 Il commercio internazionale può derivare dalla



presenza di rendimenti crescenti o di economie di
scala, cioè dalla tendenza dei costi unitari a decrescere
all’aumentare della scala di produzione.
Le economie di scala possono essere interne o esterne.
La presenza di economie di scala determina la rottura
delle condizione di concorrenza perfetta.
Il commercio internazionale in presenza di economie di
scala deve essere analizzata mediante modelli di
concorrenza imperfetta.
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Sommario



In concorrenza monopolistica, un settore presenta un
certo numero di imprese che producono beni
differenziati.
Il commercio intra-industriale avvantaggia i
consumatori mediante la disponibilità di una gamma
più ampia di prodotti e ad un prezzo inferiore.
In generale, il commercio internazionale può essere
scomposto in due tipologie:
• commercio bi-direzionale in beni differenziati all’interno
•
di uno stesso settore (commercio intra-settoriale).
commercio nel quale i beni di un settore vengono
scambiati con quelli di un altro settore (commercio interindustriale).
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Sommario




Il dumping ha luogo quando un’impresa pratica sui
mercati esteri un prezzo inferiore a quello praticato sul
mercato domestico.
Il dumping può avere luogo solo se sono rispettate due
condizioni:
• il settore deve essere imperfettamente concorrenziale
• i mercati devono essere segmentati
Economie di scala esterne rendono importante il ruolo
di storia e accidenti nella determinazione della struttura
dei flussi commerciali.
Quando le economie esterne sono rilevanti, i paesi
possono anche risultare danneggiati dal commercio
internazionale.
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