Poste Italiane Spa - Spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46), Art. 1, comma 1, DCB-Modena € 4,00 SOMMARIO Editoriale di Egidio Palmiri I Richter e i Cristiani p. 5 Festival di Budapest di Francesco Mocellin p. 24 di Antonio Giarola p. 26 Pappagalli da spettacolo p. 16 Circo Web Site: www.circo.it - E-mail: [email protected] Nuova serie - Anno XL - N. 3 Marzo 2008 Direttore responsabile Egidio Palmiri Redazione Alessandro Serena, Claudio Monti Collaboratori Serena Bassano, Roberta Battistin,Dario Duranti, Roberto Fazzini, Antonio Giarola, Luciano Giarola, Jordì Jané, Michele Laganà, Ruggero Leonardi, Massimo Malagoli, Flavio Michi, Francesco Mocellin, Alessandra Litta Modignani, Ettore Paladino. Con la collaborazione di Circus Zeitung (Germania) Circus Planet (Germania) Direzione, redazione, pubblicità, amministrazione Ente Nazionale Circhi - Via Garbini 15, 37135 Verona Tel. 045-500682 - Fax 045-8233483 Registrazione Tribunale di Livorno n. 344 del 25.5.1980 Pubblicità Inferiore al 45% Progetto grafico La Cage aux Folles Modena Fotolito e Stampa Italiana Produzioni - Castelfranco Emilia Abbonamento 2008 Italia: 30 euro; estero: 40 euro. Versamento sul ccp di Verona 55814610 (specificando la causale) Intestato a: Ente Nazionale Circhi, Via di Villa Patrizi 10, 00161 Roma. Tutti i diritti di proprietà sono riservati. Fotografie e manoscritti non richiesti non saranno restituiti. di Maria Vittoria Vittori Drury Lane p. 12 Orlando Orfei di Ettore Paladino p. 20 Storie in pista p. 6 Embell Riva a Cagliari di Antonio Serra di Gilberto Zavatta di Ruggero Leonardi p. 28 L’assemblea Enc spostata ad aprile. Si conferma il Festival di Budapest. Nasce la Federazione Mondiale dei circhi. Il ritorno di Embell Riva a Cagliari. La nuova rubrica dedicata agli ammaestratori parte con Orlando Orfei. Un confronto fra cavallerizzi, i Richter e i Cristiani, secondo Gilberto Zavatta ed Egidio Palmiri. Il libro Il circo capovolto. Acrobati in scena al Drury Lane di Londra. I pappagalli nello spettacolo e in pista nei ricordi di Ruggero Leonardi. In copertina: La troupe di Florian Richter Oro al Festival di Monte Carlo (pag. 20) In cinquantadue anni di presidenza non ricordo di avere mai capoluoghi di regione e di provincia, che non hanno applicato rinviato un’assemblea. Più volte qualche riunione di consiglio, l’articolo 9 della legge 337/68. Mi risulta che per motivi ma mai l’assemblea. Ricordo che ne abbiamo sospesa una, molto meno importanti fiocchino le denunce per “omissione convocata presso l’Agis di Milano, per due incidenti mortali d’atti d’ufficio”. Eppure il Circo deve subire nel silenzio generale. avvenuti nella mattinata in cui si sarebbe dovuta svolgere. E Non si può accettare che una commissione di vigilanza, che anche in un caso tanto tragico la rinviammo di una settimana, ha il compito di “controllare” i circhi, sia composta da sedici ma non di quasi due mesi come questa volta. Se adesso ho persone, che magari arrivano a decidere di ridurre il nostro ritenuto necessario farlo è perché ci sono ragioni contingenti più grande complesso (L’Americano di Enis Togni), che ha che non lasciano altra via d’uscita, e vorrei chiarire il motivo girato tutta l’Europa, a soli mille posti. di questa scelta affinché i Soci sappiano e siano preparati Ritengo inutile proseguire, perché la situazione e nota a tutti. a una decisione importante. Un detto comune afferma che Il rinvio dell’Assemblea dell’Enc è dovuto alla caduta del il vaso è tracimato. Nel nostro caso non ha ancora passato Governo Prodi. Il differimento di due mesi si spiega col fatto il limite ma sta per tracimare. Sia chiaro: non siamo nella che il 24 aprile sapremo chi avrà vinto le elezioni e chi sarà situazione descritta da qualche necroforo animalista (rileggere il nostro Ministro e – forse – conosceremo anche le sue l’Editoriale di dicembre), ma comunque siamo arrivati ad un intenzioni. livello non più tollerabile. E non credo che il disagio possa Sono sempre stato contrario a scendere in piazza, ma la essere attutito dalla constatazione che nella nostra situazione realtà che stiamo vivendo pare non lasciare altra via d’uscita. si trovano altre categorie, per non parlare delle famiglie che L’Assemblea sarà chiamata a decidere il comportamento che dovremo tenere anche a questo riguardo. Chiederemo non arrivano alla fine del mese. Di tutti si scusa ai cittadini romani se anche noi occupano i politici dell’opposizione ed saremo obbligati a manifestare i media, in particolare i telegiorbloccando il traffico, con nale che ogni giorno fanno l’augurio che sappiano l’elenco dei problemi che comprenderci. Se ricadono sulle catesono sempre stato gorie “deboli”. Dai contrario alle pensionati alle manifestazione piccole imprese, di piazza, una tutti vengono ridelle cause cordati e cocprincipali è stata colati, mentre il proprio quella del Circo non se lo fila di Egidio Palmiri disagio che si reca nessuno e quando ai cittadini che deviene chiamato in vono subire per colpe causa lo si fa solo per che non hanno. denigrarlo, a volte inventando di sana pianta anche siChiarito il motivo per il quale ho tuazioni non vere. rinviato l’Assemblea, invito tutti a parE’ inammissibile che dopo quarant’anni ci siano tecipare preparati, possibilmente parlandone con i delle amministrazioni comunali, anche importanti come i colleghi nelle occasioni di incontri che si presenteranno. Assemblea generale Enc Nonostante lo spostamento della data, i cui motivi sono illustrati nell’editoriale, ricordiamo che l’Assemblea è di particolare importanza. Si terrà il 24 aprile 2008 presso la sede dell’Agis nazionale in Roma, via Di Villa Patrizi, 10. La prima convocazione è fissata per le ore 9 la seconda per le ore 10. Ricordiamo gli argomenti all’ordine del giorno: 1) Relazione del Presidente 2) Dibattito sulla relazione 3) Modifica allo Statuto 4) Approvazione bilancio consuntivo 2007 5) 6) 7) 8) Approvazione bilancio preventivo 2008 Dimissioni del Presidente Elezioni alle cariche Sociali Varie ed eventuali. Si tratta quindi di un’Assemblea elettiva. Le candidature alle cariche sociali dovranno pervenire alla segreteria dell’Ente Nazionale Circhi, via Garbini, 15 (37135 Verona), entro il 14 aprile 2008. Il Presidente chiede di partecipare in gran numero. 5 Budapest 2008 Segnali dall’Est di Francesco Mocellin Beijing Acrobatic Troupe vincitrice del Pierrot d’Oro Rob Torres “Grazie alla costanza e all’applicazione di Istvan Kristof e del figlio Krisztian, l’appuntamento presso l’edificio dall’aria gustosamente sovietica che ospita il circo stabile è divenuta una tappa obbligata per agenti, direttori, impresari e semplici appassionati che hanno imparato ad apprezzare l’atmosfera accogliente e la qualità degli spettacoli offerti dal festival magiaro”. sorta di nuovo collettivo denominato Art Vision che riunisce ex artisti e registi come Viktor Kee, Alexander Grimailo, Oleg Izossimov e Aurelia “Cats” nella confezione di nuove performance tecnicamente di altissimo livello e coreograficamente moderne: tre erano quelle presenti in riva al Danubio e due si sono aggiudicate un argento. Vincitore al di là di ogni discussione è risultata la troupe di Beijing che ha proposto una variante del rola-rola che non si può che definire sensazionale. Dai flic flac ai passaggi di verticalismo puro sul rullo per finire con gli incredibili equilibri complessi in chiusura, i due artisti cinesi hanno destato un’impressione unanime grazie anche ad una coreografia essenziale ed efficace, sorretta da una musica incalzante. L’unico Oro assegnato è andato a loro. festival Il Nemzetkozi Cirkusz Festival ha cadenza biennale e si colloca solitamente tra le date di Monte Carlo e quelle di Parigi, i due festival di maggior appeal e pregnanza del panorama circense mondiale. Di conseguenza ci sarebbero tutti i presupposti per prefigurasi una certa naturale difficoltà da parte della manifestazione magiara nel catturare l’attenzione degli operatori del settore. Invece, grazie alla costanza e all’applicazione di Istvan Kristof e del figlio Krisztian, l’appuntamento presso l’edificio dall’aria gustosamente sovietica che ospita il circo stabile - che si erge nei pressi dello zoo col prezioso ingresso in stile secessionista - è divenuta una tappa obbligata per agenti, direttori, impresari e semplici appassionati che hanno imparato ad apprezzare l’atmosfera accogliente e la qualità degli spettacoli offerti dal festival magiaro. Le felici impressioni ricavate nelle ultime edizioni della competizione sono state confermate anche in questo caso come pure confermata è stata la naturale tendenza del festival a rappresentare soprattutto una vetrina per gli artisti provenienti dall’ex blocco sovietico, pure se ormai segmentati in svariate nazioni, compagnie o semplicemente divenuti free lance. Ben undici, comunque, i numeri provenienti da quell’area sui venticinque in gara. Anche a Budapest ha trovato riscontro la tendenza che vede quali protagonisti del momento le attrazioni prodotte da una 7 Tre, invece, gli argenti distribuiti. Il primo è stato attribuito al grande favorito, Dyma Shine, già trionfatore di Parigi e Latina 2007. In realtà l’artista ukraino ha confermato pienamente le attese ma la presenza della performance cinese al rullo e la scelta di consegnare solo un massimo riconoscimento ha reso inevitabile il verdetto. “Un altro segno inequivoco del livello del festival ci viene dall’esame dei componenti della giuria presieduta dall’inossidabile Tihany: da Egidio Palmiri a Nicole Feld, da David Larible a Paul Binder, giusto per ricordare i principali”. Gli atri due Pierrot d’Argento sono andati al noto trio alla barra russa White Crow, diretto da Grimailo e sempre in grado di offrire un altissimo profilo tecnico, e alla troupe bielorussa Narkevich che si è prodotta nell’interessante variante coreana della bascula in battuta raggiungendo un livello di precisione notevole nonostante il tasso di difficoltà delle performance. Ben quattro i bronzi assegnati dalla giuria. Uno di questi è andato al nostro Glen Nicolodi che ha presentato brillantemente il suo collaudato numero che mescola verticalismo e training con un delizioso “jack russel” dimostrando la presa sull’audience di quest’attrazione. Le altre tre statuette sono andate ai volanti cinesi Flying Spiders, al giovane comico americano Rob Torres e alla singolare coppia di coniugi magiari Dittmar con la loro pantomima comica che ricordiamo due stagioni orsono da Flic Flac. Personalmente non ci sono piaciuti i trapezisti cinesi – reduci da una stagione con Arena in Danimarca – per i consueti motivi, a parte una notevole imprecisione: i tre agili erano come al solito troppo bambini e sballottati dai porteur in perfetto stile coreano. Tra gli esclusi dal palmarés vogliamo segnalare il buonissimo lavoro della giovane Anastasia Fedotova col suo dressage Festival di Budapest: il palmarés Pierrot d'Oro Beijing Acrobatic Troupe – Rola rola (Cina) Pierrot d'Argento festival White Crow – Barra russa (Canada, Svizzera, Ukraina) Dyma Shine - Verticali (Ukraina) Troupe Narkevich – Acrobati alle bascule (Bielorussia) Pierrot di Bronzo Glen Nicolodi - Equilibrista (Italia) Flying Spiders – Acrobati volanti (Cina) Rob Torres - Comico (U.S.A.) Mr. & Mrs Dittmar – Pantomima comica (Ungheria) 8 Troupe Shan’xi d’alta scuola – presentato sia da terra che cavalcando senza sella - che sostituisce le redini con dei lunghi tessuti ottenendo un riuscito effetto estetico. Un altro segno inequivoco del livello del festival ci viene dall’esame dei componenti della giuria presieduta dall’inossidabile Tihany: da Egidio Palmiri a Nicole Feld, da David Larible a Paul Binder, giusto per ricordare i principali. Per chiudere un encomio a Krisztian Kristof che ha compiuto notevoli passi in avanti nella regia e nel disegno delle luci degli spettacoli che ora davvero non hanno più nulla da invidiare ad alcuna manifestazione della medesima tipologia. Egidio Palmiri con Dyma Shine Artisti in concorso: Anastasia Fedotova, alta scuola equestre (Russia); I Baccalà, clowns (Italia); Artemiev’s, sostenuto aereo (Russia); Rob Torres, comico (U.S.A.); Duo Ssesns, trapezio (Canada); Troupe Shan’xi, acrobati coi tubi (Cina); The Net, acrobati al trampolino (Russia); Glen Nicolodi, verticalista (Italia); Slavinna, scala libera e tessuti aerei (Ukraina); Francoise Rochais, giocoliera (Francia); Duo Deltai, mano a mano (Ungheria); White Crow, barra russa (Canada-Ukraina-Svizzera); Trio Cube Aerien, sostenuto aereo (Canada); Starikov & Kotov, clowns (Russia); Tigris, hula hop (Germania); Nesterov, numero di cani (Russia); Tr’Espace, diabolo (Svizzera); Dima Shine, verticalista (Ukraina); Flying Spiders, acrobati volanti (Cina); Mr. & Mrs. Dittmar, pantomima comica (Ungheria); Svetlana Belova, contorsionista (Russia); Shaman, giocoliere (Russia); Troupe di Beijing, rola-rola (Cina); Maria Efremkina, numero aereo sulla lira (Russia); Troupe Narkevich, acrobati alle bascule (Bielorussia); Troupe degli allievi della Scuola di Imre Baross (fuori concorso). Krisztian Kristof, Glen Nicolodi e Palmiri La giuria del Festival Svetlana Belova Giuria: Franz Czeisler (USA), presidente; Egidio Palmiri (Italia); Xia Juhua (Cina); Nocle Fled (U.S.A.); Tatyana Bondarchuk (Bielorussia); Paul Binder (U.S.A.); Viktor Kee (Ukraina); David Larible (Italia); Julio Revolledo Cardenes (Mexico); Losonczi Gyorgy (Ungheria). 9 Circo all’aperto al Festival di Monte Carlo Oltre agli alleSi è parlato più stimenti temavolte di Monte tici delle vetrine Carlo come dei negozi del della capitale Principato o i mondiale del di Francesco Mocellin menu speciali ofcirco. L’occasione ferti nei ristoranti, si del festival, infatti, è andati dalla rassegna convoglia a Monaco nucinematografica consacrata merosi operatori del settore all’arte della pista (“Il cinema rende invogliati anche dall’opportunità di incontrare molti colleghi che difficilmente potrebbero altrimenti omaggio al circo”) allestita al Teatro Princesse Grace, radunarsi tutti insieme. E forse è proprio questa una delle all’esposizione fotografica presso l’Auditorium Ranieri III peculiarità che rende unica – unitamente al clima di dedicata a “The Golden Age of American Circus”, realizzata mondanità – l’atmosfera del Principato durante la kermesse grazie al “John & Mable Ringling Museum of Art” di Sarasota, fino alla consueta Mostra commerciale dedicata al materiale circense. A parte questo tratto inimitabile del “carattere” del festival del circo, ai fornitori e professionisti del settore. va detto che con la gestione Pilz si sono moltiplicati gli Ma due sono stati gli eventi che hanno veramente carateventi collaterali alla competizione vera e propria, elementi terizzato il XXXII Festival Internazionale del Circo di Monte questi che contribuiscono innegabilmente a dare ulteriore Carlo. Dal punto di vista dell’entertainment, l’“Open Air spessore alla manifestazione nel suo complesso. L’edizione Circus Show” e da quello istituzionale la fondazione della appena conclusa si è distinta per la particolare ricchezza “Federation Mondiale du Cirque”. La grande performance - organizzata nell’area di Port delle offerte a latere degli spettacoli. 10 Hercule per il secondo anno consecutivo - in questo caso era dedicata specialmente agli animali (“Gli animali del circo in città” era il suo titolo). Migliaia di spettatori sono accorsi per ammirare gli elefanti di Casselly o i leoni marini di John Burke a dimostrazione di quanto l’idea di un assaggio dello spettacolo che si tiene all’aria aperta sia gradita dal pubblico nella più pura tradizione del circo e dello spettacolo di strada. Se il 2002 era stato l’anno di nascita dell’E.C.A. - che durante il festival continua a tenere la sua principale riunione annuale - il 2008 verrà ricordato soprattutto per aver visto il battesimo della Federation Mondiale du Cirque. La data da ricordare è quella del 18 gennaio quando – al Grimaldi Forum – il nuovo organismo ha visto la luce con il patrocinio della Principessa Stephanie. La Federazione riunisce le diverse associazioni ed organizzazioni internazionali sparse nel mondo e tra i sei soci fondatori vi sono l’European Circus Association e il Festival International de Monte Carlo. Lo scopo è quello di dare voce alla comunità internazionale del circo e di rappresentarne gli interessi davanti all’O.N.U. con l’obiettivo finale di ottenere il riconoscimento dell’UNESCO di “patrimonio dell’umanità” per l’arte circense. La sede della Federazione è stata individuata, ovviamente, nel Principato di Monaco. L’antico sogno di Ranieri III ha preso vita, dunque, dimostrando quanto lontano avesse saputo vedere all’alba degli anni ’70 il vecchio sovrano. Ora più che mai l’appellativo di “capitale mondiale” dell’arte circense per il Principato risulta dovuto. Antonio Giarola, Martin Hanson e Arie Houdness 11 L’esotico di Mario Bellucci spettacoli Periodo di imBellucci, reduce portanti celedall’Oro di Mobrazioni e di sca: sempre attesi ritorni, vincente la questo, per il formula che di Antonio Serra Circo Embell Riva. unisce bellezza Dopo aver festegdegli animali, ingiato il secolo di attività dubbio valore tecnico e della famiglia nel 2006, Ropresenza fisica dell’ammaeberto e Mario Bellucci decidono, nello stratrice. Continuano a mantenersi su scorso autunno, di intraprendere un giro in Sardegna, un piano egregio i numeri di Mario Bellucci: il gruppo di dove mancano da una quindicina d’anni. Una elefanti, pur se attualmente non al completo, sapienteterra che ispira loro tanti bei ricordi, per i successi mente collocato al termine del programma; così come ottenuti a più riprese nelle trasferte oltre Tirreno. l’esotico, che vede, come punte significative, il rinoceronte L’ultima produzione si caratterizza ancora per bianco Kunta e la bella “volteggia” di Yvette sul cammello. la solida base costituita dalle forze di famiglia. Pezzi rari a vedersi in qualsiasi circo della penisola. La poliedrica comicità di Jody Bellucci, anzitutto: Alona, moglie di Jody, compare dapprima con un cerchio bene nella mimica come, fra l’altro, nella parte aereo eseguito con garbo e disinvoltura; torna, poi, musicale. In secondo luogo, ampie conferme si assieme a Jamilee, in una doppia corda aerea di buona ricavano dalla cavalleria di Yvette De Rocchi qualità, che la breve durata sacrifica forse un po’ troppo. 12 I cavalli di Yvette Bellucci Ilenia ed Emiliana Bellucci chiudono le attrazioni di casa con una prova alle ruote tedesche che rivela sicurezza e padronanza tecnica: una garanzia per il complesso paterno, anche in prospettiva futura, ed un’ulteriore dimostrazione del lavoro svolto presso l’Accademia di Verona. Nicolay Bolganov apre la rassegna dei numeri esterni in piena armonia con un vivace cagnolino che lo accompagna nella rappresentazione di un violinista imbranato, alle prese con i capricci di un microfono difettoso. Ancora Nicolay, stavolta alle cinghie aeree, in una esibizione Mario Bellucci in pista con gli elefanti “Continuano a mantenersi su un piano egregio i numeri di Mario Bellucci: il gruppo di elefanti, pur se attualmente non al completo, sapientemente collocato al termine del programma; così come l’esotico, che vede, come punte significative, il rinoceronte bianco Kunta e la bella “volteggia” di Yvette sul cammello. Pezzi rari a vedersi in qualsiasi circo della penisola”. tecnicamente valida, oltre che di bell’effetto. Nando Picard e Mattea La Veglia presentano un numero di cani che va segnalato per la varietà delle razze e per l’originalità dei trucchi. Mattea si produce inoltre in un numero di verticali arricchito da buone combinazioni con l’antipodismo. I motociclisti brasiliani della troupe “Infernal Varanne” spiccano, nel loro genere, per la contemporanea presenza di quattro artisti in azione all’interno del globo. Le scritture sono ben completate dalla troupe Sixseven con una breackdance acrobatica essenzialmente extracircense, caratterizzata, fra l’altro, da chiari profili atletici e coreografici. La presentazione puntuale e misurata di Riccardo Gravina fa da guida a uno spettacolo ben differente dalle produzioni che l’Embell Riva aveva confezionato negli anni ’80 e ’90. Certo è, comunque, che l’equilibrata e creativa regia di Mario, nonché la oculata direzione generale di Roberto, fanno sì che il programma dello scorso Natale possa senza dubbio considerarsi, secondo tradizione, di tutto rispetto nell’intero panorama nazionale: cent’anni di Circo, insomma, più che ben portati e adeguatamente onorati. Con un successo di pubblico che premia, ancora una volta, il viaggio verso ovest. 13 Il circo aiuta suor Manuela. Durante la recente tappa a Pontedera, in Toscana, il Circo Americano ha devoluto in beneficenza parte dell’incasso di uno spettacolo per contribuire alla costruzione dell’acquedotto in Angola per suor Manuela. “E’ consuetudine per questo gruppo circense - ha spiegato il sindaco Paolo Marconcini - offrire parte del loro guadagno ad un’opera di solidarietà. Come amministrazione abbiamo pensato di indirizzare questi soldi alla nostra concittadina. Nel villaggio in Angola dove vive Suor Manuela il fiume è molto distante dalle abitazioni. Sono le donne e i bambini, che muniti di rudimentali recipienti, vanno a procurasi l’acqua. Questa operazione di vitale sussistenza richiede tempo e grande dispendio di energie. Ci auguriamo, con questa e altre iniziative, di poter incrementare il conto corrente appositamente aperto alla Cassa di risparmio di Fornacette, che ad oggi è di 50 mila euro ma speriamo che arrivi a quota 80 mila. La pompa idraulica e i tubi sono già in Angola ma la fine dell’acquedotto è ancora lontana”. Un gran compleanno e il debutto degli uomini volanti Un bel debutto quello del Circo Alex Hamar a Prato. Circo affollato, pubblico molto caldo, una bella atmosfera e....il compleanno di Andra, l'elefantessa indiana del circo: un’affascinante quarantenne! Debutto a Prato anche per i Flyng Alves all'Alex Hamar. La troupe di volanti brasiliani arriva dal Circo Bellucci e in precedenza aveva fatto parte dello spettacolo del Circo Errani nelle società con Cesare Togni e Nando Orfei. Una bella troupe con triplo salto e doppio passaggio finale che arricchisce ulteriormente lo spettacolo. In mostra allo spazio Forma a Milano, persone comuni o famose che svelano l'aspetto più nascosto della personalità: Marilyn Monroe triste, Charlie Chaplin che fa le corna. Le immagini di Richard Avedon arrivano a Milano cinque giorni prima dell’inizio delle sfilate di moda, un mondo al quale il nome del fotografo è molto legato. La nuova mostra dal titolo Fotografie 19462004 è una raccolta di 250 immagini. Il fotografo americano, di origine ebreo-russa, nato a New York nel 1923, che negli anni '50 e '60 ha inventato un nuovo modo di fare fotografia, offre immagini spettacolari che riguardano in qualche modo il circo, come quella della modella Dovima con gli abiti Dior in mezzo agli elefanti. Trapezisti dall’Italia col mito Vasquez Miguel Vazquez, "il re del trapezio", è tornato a Monte Carlo dopo un'assenza di 18 anni. Era il 1990, al 15° Festival, quando vinse l'Oro con la sua Troupe per lo straordinario numero al trapezio volante. Iniziavano con il triplo, poi il doppio della sorella, un triplo con piroetta, ed infine l'esecuzione del quadruplo con doppia piroetta al ritorno, eseguito da Miguel al secondo tentativo nello spettacolo della domenica. Grande numero. Un Oro strameritato. E pensare che aveva eseguito il quadruplo per la prima volta, al Ringling Bros. and Barnum & Bailey Circus nel 1982! Lo ha eseguito con continuità fino al 1992. Un dato veramente eccezionale. Miguel faceva parte quest'anno della Giuria. Nella serata di Gala di martedì Mitch, l’agile Bulgaro della italianissima troupe dei Flying Wulber (in forza al Moira) lo ha incontrato e ha voluto rendere omaggio al mito. a cura di Flavio Michi Gli elefanti del Ringling a Tampa Anche gli elefanti del Ringling Brothers and Barnum & Bailey Circus a Tampa in Florida si preparano per la 138a edizione del colosso americano. Eccoli mentre raggiungono il St. Pete Times Forum provenienti dalla Union Station. 14 Dior e gli elefanti in una mostra a Milano Premi Italiani al Festival di Monte Carlo Cervantes al Circo Price di Madrid Durante la "festa" che si è tenuta il 20 Gennaio all'Hotel Fairmont di Montecarlo sono stati assegnati i Premi Speciali del 32° Festival International du Cirque de Montecarlo. Tra questi il premio del CA.de.C. Il Presidente, l'Avv. Francesco Mocellin, ha consegnato il Premio a Sergei Akimov che ha presentato un bel numero alle cinghie aeree, la cui regia è stata curata da Alexander Grimailo. Akimov, ha anche conquistato un Clown di Bronzo. Il Premio Moira Orfei, consegnato da Lara, è invece andato al numero dei trasformisti Minasov, attualmente in forza al Roncalli. E' basato sulla drammaturgia del Don Chisciotte di Cervantes il nuovo spettacolo del Circo Price a Madrid. Combina l'immaginario di Cervantes con l'universo del circo. Rocinante, questo il titolo dello spettacolo, sarà in scena dal 12 Marzo al 27 Aprile. Fanno parte dello spettacolo solo artisti spagnoli ad eccezione degli invitati d'onore: si tratta dei fratelli Pellegrini recenti vincitori del Clown d'Oro a Monte Carlo. 2010, anno del circo a Ginevra! Dal 1 gennaio al 31 dicembre 2010, sarà impossibile sfuggire alla manifestazione circense che si sta preparando. Alcuni chapiteaux spunteranno come funghi nel cantone svizzero. Spettacoli all'aperto e nelle sale, mostre, films, conferenze, animazioni, ed anche le Feste di Ginevra si rivolgeranno al Mondo del Circo. Un concetto, un marchio, lanciato da Youri Messen-Jaschin. Il produttore e organizzatore ha presentato la sua creatura nel corso di una conferenza stampa al Maxim's il 7 febbraio scorso, davanti a personalità politiche, economiche e culturali. Ma il 2010 è ancora lontano. Gli organizzatori hanno ancora il tempo per trovare dei nuovi sostegni finanziari, di sviluppare i contatti con una trentina di paesi e di fissare la programmazione definitiva della manifestazione. Invitano artisti in ogni genere, pittori, decoratori, modellisti. Possono inviare la loro candidatura corredata da un DVD da ora alla fine di agosto. Il Circus Charles Knie 2008 Ha debuttato a Papenburg, in Germania, il Circus Charles Knie. Notiamo la conferma di molti artisti della stagione 2007, come Alex Lacey e il nostro Kenneth Huesca, ma anche delle novità come il ritorno in pista di Susan Lacey, questa volta con le otarie prima mandate da Sandro Montez che ora è all'Arlette Gruss con gli elefanti di Flavio Togni. Tra le novità più importanti anche la presenza di un'orchestra e del balletto! Lisbona: visitatore apre la gabbia del circo, fuggono due tigri Due tigri sono fuggite da un circo sistemato a circa quaranta chilometri a nord di Lisbona. Alla fine sono state catturate. Le due tigri sono fuggite probabilmente perchè un passante aveva aperto la loro gabbia. Momenti di terrore e polizia mobilitata. Una tigre è stata ripresa quasi subito dai domatori, mentre l'altra, una femmina di cinque anni, è stata catturata dopo cinque ore di libertà. Un impiegato comunale, provetto cacciatore, l'ha addormentata sparandole una siringa di sonnifero. Artisti del circo cercano di colpire l'obiettivo giusto! Devi avere fiducia in chi spara con una balestra ad una mela appoggiata sulla tua testa specialmente se la donna che maneggia l'arma sta divorziando da te! Anton Popazov è l'uomo sotto la mela mentre sua moglie Natasha scaglia le freccie al Moscow State Circus al Cambridge Corn Exchange, in Gran Bretagna. Mentre il figlio di Guglielmo Tell aveva probabilmente molta fiducia nell'abilità di suo padre con l'arco, Anton sta sperando che l'obiettivo di sua moglie sia più o meno lo stesso. Dopo 20 anni di lavoro insieme la coppia sta divorziando, ma per ragioni contrattuali i due artisti devono continuare a lavorare insieme fino alla fine del 2008. 15 Orlando Orfei (Foto Archivio Cedac) ritratti aspetti a cui abAbbiamo chiesto biamo accenad Ettore Palanato, nella sua dino di cimenlunga e meritatarsi in una seta carriera. rie di articoli di Ettore Paladino dedicata ai più Di Orlando Orfei si importanti addeè già detto tanto, ma stratori italiani. Dopo sicuramente non tutto. Nato aver parlato in generale dei nel 1920 da Paolo ed Ersilia Rizzoli, numeri con le varie specie animali cresce nel grande circo di famiglia che prende e aver fatto citazioni più o meno veloci dei loro principali protagonisti più importanti, ci è sembrata in mano dopo la prematura morte dei fratelli Paride e interessante l’idea di ricordare più in dettaglio coloro che Riccardo, e porta avanti dopo la scissione dei nipoti Liana, i numeri con gli animali li hanno creati e presentati. Nando e Rinaldo e poi di Moira con il marito Walter Nones. Partendo da due presupposti: analizzare in par- Giustamente famoso per aver rilanciato l’immagine del ticolare i metodi di addestramento, l’estetica dei circo negli anni ’50, e per il suo mestiere di domatore numeri e quindi l’evoluzione di entrambi gli aspetti, iniziato nel 1956 e proseguito fino alla bella età di 78 anche nell’ambito del contesto culturale dei tempi. anni, anche se già dal 1968 il pubblico italiano non poté La serie inizia con un ammaestratore universal- più ammirarlo dopo il suo trasferimento in Brasile. mente famoso, Orlando Orfei, ma tratterà in seguito Orlando come domatore nasce quasi per caso, per una anche e soprattutto di personaggi poco conosciuti. combinazione abbastanza fortuita che ricorda un po’ quella Del celebre artista, Paladino ricorda proprio gli di un altro grande collega suo contemporaneo, ovvero 16 Darix Togni. In entrambi i casi la molla che li spinge in gabbia è un contrasto con domatori scritturati, che di colpo lasciano il circo. C’è bisogno di un domatore perché, a quei tempi, non si potevano affrontare le piazze importanti senza numero di gabbia. A differenza di Darix, fortunatamente Orlando ha avuto però tempo di impratichirsi e di provare prima del suo debutto. E soprattutto ha visto degli stili nuovi di lavoro in gabbia, quelli della scuola anglosassone che già puntava a un lavoro più elegante, più rilassato e meno in contrasto con l’animale. Proprio il circo Orfei aveva scritturato Charly Bauman, uno dei più importanti domatori tedeschi dell’epoca e protagonista di questo nuovo stile. Orlando sente più congeniale al suo carattere questo modo di porsi al pubblico più rilassato, in comunicazione e in collaborazione con le belve, che rientra nel suo approccio mediatico più generale. Giustamente lo si è definito un grande comunicatore, lui ha saputo “vendere” bene, benissimo il suo prodotto circo, ed in particolare per il suo numero ha capito che, se si volevano sfruttare certi canali pubblicitari più moderni, bisognava modernizzare anche lo stile. Orlando Orfei e Darix Togni, i grandi domatori contemporanei degli anni 50-60, colleghi e rivali da qualcuno addirittura paragonati alla coppia Coppi-Bartali. Quello che differenziava queste due grandi figure era proprio lo stile, che nasceva comunque da un approccio diverso nel rapporto uomo-animale. Darix ha sempre dichiarato che lui rispettava gli animali pur vedendoli come una fonte di pericolo costante. Orlando invece si sforza di instaurare un rapporto di amicizia, di comprensione con gli animali. Alcune sue frasi in proposito sono quanto mai esplicative: diceva che “si capiscono molte cose dalle belve. Io, per esempio, Orlando Orfei 17 Orlando Orfei e Theret ritratti credo di poter interpretare i loro ruggiti”. Molti dei suoi animali sono nati in cattività, e già con loro è più facile instaurare un certo tipo di rapporto: ci ricordiamo ancora i nomi delle leonesse Adry, Sofia e la celebre Theret, della quale Cervellati parlava di ubbidienza assoluta e sorprendente. Con lei Orlando eseguiva il trucco della finta fucilata, e la leonessa si rovesciava a terra ad un semplice cenno. Una volta lo salvò dall’aggressione di un’altra leonessa, e ancora, fuggita per caso dalla gabbia, fu recuperata da Nando con la cintura dei pantaloni! Del resto proprio Darix Togni citava il rapporto fra Theret e Orlando come uno dei pochissimi casi in cui si diceva convinto dell’amicizia fra uomo e animale feroce. E con queste premesse ecco allora che nasce uno stile consono di presentazione del numero: costume bianco (all’estero era già diventato un classico con artisti quali Troubka e Siemoneit), movimenti ed espressioni rilassati, giochi a suon di musica, molta confidenza e contatti fisici con gli animali, ben consapevole di essere lui l’elemento cardine del numero, in un insieme che è stato ben definito di dominanza e leggerezza. E oltre a questo la grande capacità di risolvere gli imprevisti, sempre in agguato nello 18 spettacolo ma in particolar modo per chi lavora con gli animali. Il figlio Alberto dice che suo padre aveva sviluppato una particolare capacità nella costruzione del numero e nella psicologia degli animali; di fronte ad errori ripetuti, a movimenti non dovuti, piuttosto che sforzarsi di reprimerli, li integrava nel numero facendoli diventare parte dello stesso. Concludendo con la giusta affermazione che la conoscenza della psicologia animale è presupposto indispensabile per stabilire un rapporto di confidenza, perché l’animale solo se si sente amato e rispettato dà fiducia e intimità all’uomo. Così Orlando come domatore prova a smitizzare un po’ questa figura, non belluario (parola la cui etimologia latina da “bellum”, guerra, la dice lunga), ma addestratore di animali feroci. Sfrutta la sua abilità di comunicatore per creare episodi ed echi pubblicitari fra i più strani; consultando gli archivi dell’Istituto Luce si trovano diverse “perle” di tal genere: manifestazioni con personalità del mondo dello spettacolo, del giornalismo e dell’arte, di cui inevitabilmente qualcuno viene portato in gabbia. Nel 1960 organizza a Milano una festa dei pittori, ma sarà proprio Orlando a fare il ritratto di uno degli invitati (Gian Pistone), ovviamente all’interno della gabbia dei leoni. Ed in Sicilia si fa un giro per le strade su un carrettino siciliano tirato dalla leonessa Sofia! Del resto basta pensare che in quegli anni la neonata Rai, dopo averlo già richiesto per diverse trasmissioni sul circo (quante, e belle, se ne facevano allora) lo fa protagonista di un programma intitolato “Il domatore racconta”. Credo sia un caso rimasto unico quello di un programma televisivo espressamente dedicato alla figura del domatore, e questo ci fa capire quanto Orlando avesse saputo rendere popolare questa specialità del circo. Se poi ci avventuriamo in paragoni con l’attualità, sarebbe quanto meno intrigante pensare a cosa succederebbe oggi di fronte a un programma tv con questo titolo… Orlando lavora soprattutto con le leonesse, ma anche con le tigri, di cui ne addestra alcune a salire in groppa ai cavalli, esercizio che riprenderà in Brasile con i leoni. E nel 1964 esordisce con un numero veramente innovativo, unico nella storia del circo moderno, e decisamente in controtendenza di stile rispetto al suo lavoro con i leoni. Nasce il numero delle iene, che si può definire molto approssimativamente come frutto di addestramento; infatti gli animali entravano in gabbia e si avventavano contro alcuni bastoni che Orlando teneva in mano e che venivano spezzati dalle robuste dentature degli animali. Lasciata una sola iena in gabbia, la catturava con le mani e dopo averla alzata da terra la spediva nel tunnel. Qui non c’è più confidenza con l’animale, ma conflitto. Anche se molti non hanno amato questi eccessi, l’estetica non era però quella di un addestramento in ferocia vero e proprio, quanto piuttosto di una sorta di competizione primordiale fra uomo e animale selvatico, in cui ovviamente sarà il primo ad avere il sopravvento. Oggi il tutto ci può sembrare molto strano, ma pensiamo un attimo al contesto culturale degli anni Sessanta e a come fossero ancora allo stato embrionale tante conoscenze ed evoluzioni di oggi sul rapporto uomo-animale. In quegli anni andavano ancora tanto di moda, per esempio, i film di Tarzan, in cui i momenti clou erano proprio le lotte a mani nude del protagonista con diverse specie di animali, spesso feroci. Orlando, anche se le ha sempre definite come animali irascibili e incapaci di apprendere, si è vantato a lungo di essere stato il primo e unico al mondo a lavorare con le iene. Negli anni 80 questo suo primato è stato insidiato da James Clubb, che nel suo grande e ricco gruppo misto aveva inserito anche due iene, docili ma che si limitavano a fare da comparse. C’è da dire però che il Brehms, celebre zoologo di fine Ottocento, già allora diceva che le iene striate, se educate sin da piccole e con autorità per reprimere il loro istinto a mordere, diventano molto docili, e possono essere addestrate. Secondo la sua testimonianza, già allora questi animali erano diffusi nei serragli ambulanti, dove presentavano esercizi “di ogni genere”. Con la confluenza dei serragli nei circhi evidentemente le iene furono abbandonate fino a che Orlando non pensò di reintrodurle nei suoi spettacoli. Eccessi o no, sicuramente fu l’ennesimo “colpo” riuscito, tant’è che molti se ne ricordano ancora adesso, e addirittura le sue performances con le iene sono state citate in un recente libro che di circo non parla proprio, ma che ha ricordato lo “spillo” di Orlando con le iene come esempio di temerarietà paragonato ironicamente a quello dei nostri politici (sic!). Per chi lo aveva già applaudito, e per chi non lo aveva mai visto dal vivo (fra cui purtroppo anche il sottoscritto) Orlando tornò in Italia con cinque leoni per il Natale del 1978; avrebbe dovuto lavorare presso il circo del nipote Nando, a Milano, ma durante le prove uno degli animali lo azzanna a una mano e gli stacca una falange. L’esibizione ovviamente salta e Orlando deve rassegnarsi a fare soltanto una vacanza in Italia, senza poter lavorare. Ma, come sempre, senza serbare alcun rancore nei confronti dei suoi allievi. Lui stesso ha contato 63 ferite da parte delle sue belve, ma ha sempre detto che la colpa è stata sempre sua, era lui che sbagliava e non gli animali. Gli episodi della sua carriera sono tanti, ma credo che niente come queste frasi esprimono quale sia stato il rapporto fra Orlando Orfei e gli animali. Una testimonianza di come non bisognava aspettare grandi movimenti culturali e manifestazioni di piazza per trovare nel circo esempi di addestratori capaci di instaurare un rapporto di conoscenza e di affetto reciproco con gli animali. Rapporto che, del resto, permette di esprimere appieno quella che è la più bella estetica dello spettacolo con gli animali: lavorare insieme, come compagni di lavoro e di vita. 19 I Richter e i Cristiani Confronto fra due epoche di Gilberto Zavatta La Troupe di Florian Richter Clown d’Oro a Monte Carlo I Cristiani (sul cavallo si intende), quattro o cinque salto-mortali “a ritorno” consecutivi in un solo “giro di pista”; salto mortale da cavallo a cavallo; salti “in piedi”, salti “di coda”; piramidi di ogni tipo e, dulcis in fundo, uno degli “spilli” che resero celebri i Cristiani d’America: tre cavalli in fila, tre cavallerizzi che effettuano un salto-mortale simultaneo con il quale il cavallerizzo del terzo cavallo arriva a terra; il secondo cavallerizzo arriva sul terzo cavallo e il primo cavallerizzo giunge sul secondo. Forti, veramente. A spettacolo finito mi sono soffermato a lungo all’interno del circo con vari colleghi giovani e anziani ed alcuni “amici del circo” commentando ovviamente quanto avevamo visto e quando la nostra considerazione si è fermata sui Richter, uno degli “amici” invero molto ben preparato e competente, è giunto a concludere che, dunque, i Richter almeno per l’esercizio a tre, appena da me descritto, come troupe, potevano essere paragonati ai Cristiani. A quel punto ho creduto bene mettere in rilievo alcuni particolari importanti, ben conosciuti da molti di noi circensi nati, specialmente anziani, ma che gli “amici del circo” per quanto ormai divenuti buoni intenditori, bisogna riconoscerlo, non possono confronti Nel corso degli ormai numerosi anni di collaborazione con Circo gli articoli da me scritti che, benevolmente, hanno trovato posto sulle pagine di questa rivista, hanno sempre costituito il racconto di vicende vissute o di fatti di cui ero comunque a conoscenza. In questi racconti ho sempre cercato di fare affiorare l’aspetto umoristico della vicenda stessa. Mai ho pensato di effettuare recensioni di spettacoli grandi o piccoli da me visionati un po’ ovunque; al massimo è accaduto che io abbia lodato qualche numero di qualità riconosciuta da tutti. In questa occasione è mio desiderio descrivere un numero recentemente esibitosi a Monte Carlo e premiato con un Clown d’Oro, i cavallerizzi Richter. Perché ho scelto di menzionare tale numero? Proprio perché trattasi di cavallerizzi, una specialità, cioè, divenuta rara a differenza di un tempo quando il “giochè” costituiva l’indiscussa bandiera per ogni circo grande o piccolo che fosse. Non esiste famiglia circense italiana che, in passato, non abbia avuto tra i suoi componenti uno o più cavallerizzi. I Richter si presentano in pista con un nugolo di componenti tra i quali alcuni musicisti come coreografia e ben otto cavalli. un impatto di grande effetto. Il lavoro dei ragazzi è tecnicamente di livello alto: “flic-flac” ripetuti e velocissimi 21 Salto mortale da cavallo a cavallo dei Cristiani conoscerne le sottigliezze. I particolari sono questi: 1) I Richter lavorano con cavalli che, per l’esercizio in questione, vanno ad andatura “trotto”. I Cristiani, come tutti i cavallerizzi del passato, usavano andatura “galoppo”. 2) I Cristiani lavoravano “a pelo”! I richter usano i panneau e belli grandi per giunta, e qui la differenza è decisiva. A conclusione vorrei dire questo: lasciando fuori dal contesto i grandi fuori-classe singoli del passato e qui ne voglio ricordare quattro, elencati non in ordine di merito ma alla rinfusa, ovvero Enrico Caroli, Lucio Cristiani, Marasso, Giustino Loyal, poiché nei commenti del dopo-festival era avvenuto, da parte degli “amici del circo” un raffronto tra i Richter e i Cristiani (quindi raffronto tra troupes e non tra “singoli”), per quello che riguarda i Richter recentemente visti al festival di Monte Carlo, mi sento di dire questo: eccellenti, degni vincitori di un Clown d’Oro. Riguardo ai Cristiani, avvalendomi di due video del loro numero, uno registrato a Sarrasota, l’altro non si sa dove, uso questo aggettivo: inarrivabili. Campioni di altri tempi nel 1940). Come troupe i Cristiani erano superiori, come cavallerizzo solista Enrico era di un altro pianeta. Enrico ha raggiunto il suo apice artistico non con la troupe ma ai tempi del trio, con Camillo ed Ernesto. Non elenco cosa faceva Enrico, perché non sarei creduto. Ora il grande artista ed amico riposa a Bussolengo. Purtroppo da noi i “Campioni” del Circo sono sconosciuti e dimenticati. di Egidio Palmiri Controllando gli articoli (dovere del Direttore), leggo con piacere l’articolo dell’amico Gilberto Zavatta sulla troupe di Florian Richter. Ne condivido inoltre le osservazioni e apprezzo i chiarimenti riguardanti il confronto tra i numeri del passato e quelli di oggi. Ho molto apprezzato l’esibizione dei Richter e, se Zavatta non avesse scritto l’articolo, mi sarei astenuto dal fare commenti, perché si deve in primo luogo essere grati a chi riporta ad alti livelli discipline che sono in via di estinzione, pertanto meritano un plauso e da parte mia sono lieto gli sia stato assegnato un Clown d’Oro nella più importante manifestazione al mondo. Questa è la premessa necessaria per non essere tacciato come critico severo. Ma andiamo avanti. Zavatta, con molto garbo, fa notare alcune differenze tra gli acrobati a cavallo di allora e quelli di oggi. Se dovessi fare un paragone calcistico, direi che i Caroli ed i Cristiani erano i Pele e i Maradona della disciplina. E lo dico per aver avuto l’onore di fare una intera tournèe con i Caroli (da Jacob Busch 22 Un giovane Egidio Palmiri ritratto con la famiglia Caroli, il fratello Giovanni (in primo piano) e papà Piccineli. Esterno notte: fitta in cui, alla primo piano di guida di un cadi Maria Vittoria Vittori una bambina immion carico di mobile in un piazzale scatoloni, è arrivato deserto. Accanto, un in un accampamento uomo affogato nel fango. Inizia rom ai bordi della città. così, con questo fermo-immagine, il Trent’anni, un corpo magro e muromanzo di Milena Magnani Il circo capovolto (Feltrinelli, scoloso, un carattere fiero e taciturno; alle spalle una pp. 166, euro 12,50), coinvolgente e intenso da togliere Budapest avvolta nella nebbia del ricordo infantile, il lavoro il fiato. Sarà quest’uomo riverso nel fango, colpito a morte umile e acrobatico di operaio che monta i ponteggi; sulle da sette coltellate – secondo un misterioso rituale da spalle un passato ingombrante e doloroso di cui per molti decifrare – a dipanare i molteplici fili della sua storia. anni non ha saputo nulla. Arrivando alla baraccopoli Morto per il mondo, ma vivo in un’altra inconoscibile quest’uomo che si chiama Branko Hrabal e che presto dimensione, l’uomo che si chiamava Branko Hrabal ha il verrà chiamato “l’hungarez” fa presto a inimicarsi l’arrogante privilegio, conquistato a caro prezzo, di poter stringere in capo tribù Askan e a conquistarsi la fiducia dei numerosi un unico abbraccio e forse capire le dolorose eredità, i bambini: di Senija, timida e gentile, e del fratello Ibrahim, conflitti, le stagioni, i sogni e i progetti della sua vita e di dei lentigginosi gemelli Hajdini, della ricciuta e sofferente quelle altrui. E mentre osserva da questa sua nuova Ilma, di Nazir, che ha perso un occhio per lo scoppio di dimensione l’affaccendarsi di persone intorno a ciò che una mina e per tutti è il piccolo pirata di Belgrado. Creature resta di lui, la sua buccia; mentre ascolta i commenti che dai luoghi e dalle situazioni disperate da cui provengono spesso impietosi e il pianto dei bambini che gli hanno hanno ereditato un marchio e ne intuiscono la nascosta voluto bene; mentre assiste al suo funerale, Branko inizia presenza anche in Branko. È un fratello maggiore, l’hungarez, a raccontare. A partire da quella sera invernale di nebbia e lui lo sa: per questo mostra loro il contenuto di quei 24 misteriosi scatoloni che gli ingombrano il camion. Lì dentro c’è un circo intero, con il suo tendone rigato che s’apre d’improvviso come un miraggio, il trapezio, le funi, le clave, i costumi di scena: è quello che resta del grande Kék Cirkusz, il circo del nonno di Branko, ungherese, ma soprattutto rom. Branko e i bambini s’incontrano a tarda sera, quando l’accampamento dorme o conduce i suoi traffici nascosti, nei sotterranei della vecchia fabbrica abbandonata dove hanno nascosto gli scatoloni del circo: sono ai margini della baraccopoli, che è già ai margini del mondo. In questa doppia marginalità, che taglia con doppia lama, la scrittrice conferisce al racconto di Branko, nato anch’esso nel segno dell’esclusione, il potere di riaprire, insieme a una ferita mai cicatrizzata, la felicità dell’immaginazione. Ferita e felicità che si condensano, entrambe, intorno al Kék Cirkusz. In fuga da Budapest e dalle persecuzioni razziali, dopo aver nascosto quello che restava del grande Kék Cirkusz a Tokaj, presso l’amico László, il nonno di Branko, che del circo è capo indiscusso e orgoglioso, andrà incontro all’imboscata dei nazisti ungheresi: lui e tutta la sua gente traditi da quello che credevano un fratello. Un fratello, sì, ma come lo è stato Caino. Nessuno tornerà vivo dal lager, ad eccezione del più piccolo della famiglia: Sándor, il padre di Branko. S’arrampicava sui ponteggi con una facilità e una felicità che gli venivano dal sangue, il giovane Branko, ma certo non poteva immaginare il segreto che suo padre, grigio impiegato delle tasse che fuggiva alla vista dei rom, custodiva con tanta attenzione. Dopo aver saputo, niente per lui potrà essere come prima: e con una determinazione e una tenacia che gli vengono dal sangue, come la sua abilità nell’arrampicare, si mette sulle tracce del passato. Fino a stanare László e a ritrovare il tesoro perduto: non è che un tendone da circo, ormai impolverato e inscatolato, ma è proprio intorno a lui che può prendere forma, per quei bambini perduti, il senso favoloso di un’infanzia che non hanno mai avuto e, insieme, la possibilità altrettanto favolosa d’immaginarsi un futuro. 25 Illustrazioni Archivio Cedac - Fondo Alberini cedac Questa immaspiegato che gine apparsa su utilizza dei l’Illustrated sandali attaccati London News del con delle stringhe di Antonio Giarola 1853 rappresenta a suole speciali di un numero ancora 0,3 metri di diametro oggi in repertorio nel circo che attraversano la base o nei spettacoli di varietà. Si a cui è sospeso. Viene anche tratta della cosiddetta precisata la pressione atmosferica di “camminata aerea” (air walker) presentata da 101,325 gradi pascal esercitata sul suo corpo mentre Richard Sands, proprietario dell’Hippodrome di attraversa da un lato all’altro la piattaforma situata sul New York al Drury Lane Theatre di Londra. Nella soffitto del palcoscenico. Tutto ciò però non sarebbe didascalia che accompagna l’immagine viene possibile, precisa la nota, se Sands non facesse uso di 26 una valvola speciale. Insomma, come oggi accade per gli spettacoli di grande illusionismo, non viene giustamente rivelato il trucco. Certo è che l’artista non ritiene l’esibizione sicura se sotto di lui viene tesa una rete di protezione. Rete che evidentemente viene tolta o non gli serve a proteggerlo quando pochi anni dopo in America nel 1861, a Melrose nel Massachusetts, perde la vita a seguito di una caduta, proprio in questo numero. L’illustrazione, che appartiene al fondo Massimo Alberini, misura cm 15,30 x 17 ed è piuttosto interessante perché rappresenta, a nostro avviso, forse la prima iconografia riguardante questo tipo di esercizio, che sappiamo essere stato presentato precedentemente dallo stesso artista al Surrey Theatre. Curioso è il fatto che Richard Sands arriva in Inghilterra nel 1842 con il suo Sand’s American Circus esibendo una scuderia di 35 cavalli e 25 acrobati equestri; eppure separatamente dal suo spettacolo, presenta questo numero che evidentemente viene ritenuto di per se stesso sensazionale. Più tardi, prima di rientrare negli Stati Uniti sappiamo che si associa per un breve periodo con il famoso addestratore di belve Isaac Van Amburg. Il documento presentato ci dà lo spunto per commentare un’altra immagine che riguarda sempre il Drury Lane Theatre. Come la precedente è pubblicata poco prima su l’Illustrated London News del 1851 ed anche questa, che misura cm 23 x 19, fa parte del fondo Alberini. E’ interessante poiché mostra un allestimento inusuale allo scopo probabilmente di ottimizzare il numero degli spettatori. Notiamo infatti che la pista viene posizionata sopra il palcoscenico permettendo in questo modo agli ospiti in platea di restare seduti. Ma ciò induce anche alla considerazione che lo spettacolo ha finalmente raggiunto una sua unità ritmico-estetica che lo porta ad affrancarsi dal palcoscenico, anche se ancora viene data una ragionevole importanza agli sfondi scenografici. È forse partendo da questo tipo di esperimenti che nasce l’esigenza di creare una struttura teatrale specifica, atta a privilegiare lo spazio circolare centrale: il circo stabile. L’immagine commenta l’esibizione dell’americano Thomas M’Collum che compie un salto mortale su due cavalli al galoppo. L’artista è la punta di diamante di una troupe di acrobati equestri americani e francesi che si esibisce in una competizione in quel periodo particolarmente di moda e che affascina il pubblico londinese. M’Collum diviene successivamente direttore del nuovo Royal Amphitheatre Circus inaugurato a Holborn nel 1867. 27 Alessio Fochessato (Foto Charly Gallo, Centre de Presse de Monaco) Pappagalli su carta e su pista di Ruggero Leonardi fossero persone sarebbero insopportabili. Sono i più intelligenti fra tutti gli uccelli, ma anche i più lunatici, i più irascibili, i più caparbi. Dubito che ci si possa affezionare a un pappagallo. Essi nascono con occhio collerico, disposizione capricciosa, voce stridula, opinioni preconcette e, come mezzo per affermarlo, un becco che agisce su un dito umano come la lama di un coltello su un salame. I pappagalli vivono a lungo e serbano rancore altrettanto a lungo. E’ cosa insolita trovare fra gli amanti degli animali persone capaci di stabilire un rapporto con i pappagalli e di trovarlo gratificante; gli esseri umani tollerati (esito a usare la parola ‘graditi’) sono rari e si direbbe che debbano possedere arti di fibra di carbonio, timpani perforati e qualche goccia di sangue ornitologico di cui la famiglia si vergogna un po’”. Tutto questo Taylor lo scrive per dire subito dopo che in realtà lui un tipo di masochista così, un addestratore inglese capace di domare un pappagallo indomabile di nome Arthur, l’aveva trovato. Ma qui ci fermiamo perché invece mi interessa dire che un tipo così l’ho trovato io, di recente, nello spettacolo di circo di Moira Orfei “Una tigre per amore”. Si chiama Alessio e non è di famiglia circense. Figlio della terra campana, pareva destinato a occuparsi di pecore come suo padre e come i suoi antenati. Invece no: i pappagalli come idea fissa fin da piccolo, e adesso un mestiere che lo ha condotto fino alla ribalta di Monte Carlo. “Voglio un pappagallo!” La prima volta che lo dice, in casa, ha 5 anni, e nessuno ovviamente gli dà retta. Quando però lo ripete, a 16 anni, la cosa si presenta diversamente. Per l’età, per la fermezza del tono, per la consapevolezza con cui si esprime. Infatti non dice, genericamente, “Voglio un pappagallo!”; dice “Voglio un cenerino”, che per chi conosce la materia è come dire “Voglio il Nobel dei pappagalli”. Si è spento nel settembre 2007 un cenerino di nome Alex, ma tutti noi pappagallologi ci leviamo il cappello alla memoria di quanti prodigi di intelligenza ci abbia offerto Alex durante 30 anni di rapporto coniugale con l’etologa americana Irene Pepperberg. animali Dio fece la Terra e poco dopo fece il pappagallo. Non è uno scherzo, è scienza. Ricercatori dell’università californiana di Berkley hanno desunto, dopo attento esame su un antico reperto, che probabilmente i pappagalli volavano sulle teste dei dinosauri già ben prima che i giganti scomparissero dal nostro pianeta 65 milioni di anni fa. La scoperta non mi stupisce. Che i pappagalli la sappiano lunga, sul viver del mondo, io nel mio piccolo l’avevo scoperto fin dagli anni ’70 vivendo “more uxorio” per sette anni con una amazzone a fronte gialla di nome Geronimo. Mi accoglieva, al mio ritorno a casa, al grido di “Dov’è papà!!”, ma questo è banale a dirsi. Ben altro mi affascinava di lui: il suo modo di guardarsi intorno, la prontezza nell’impadronirsi delle situazioni, l’irascibilità gelosa con cui tutelava i suoi affetti familiari. Morì un giorno in cui – libero di girare per casa come era – prese a beccate un tubetto colmo di aspirine. Quando muore un capolavoro di evoluzione animale come questo, non è come quando muore un pesce rosso. Trovai conforto al lutto dedicandogli il miglior scritto della mia (non breve) carriera di autore. Una fiaba, intitolata Il paese dei pappagalli, in cui faccio muovere esemplari di varie specie attinte dal reale così come io ho visto muoversi Geronimo: come si grattava, come mi fissava con un occhio solo per rendere più intenso lo sguardo, come si avventava su una banana, come andava in collera. E’ un libretto, edito dalla SEI, che mi ha procurato premi e soddisfazioni, una in particolare. I marionettisti Accettella, del Teatro Mongiovino di Roma, si sono invaghiti della fiaba nella seconda metà degli anni ’80 e ne hanno tratto uno spettacolo che ancora non hanno riposto nel guardaroba. Infatti il giorno di domenica 3 febbraio la mia nipotina Elena, che festeggiava i suoi 6 anni nella platea del Mongiovino con la sorella Miriam e il cugino Giulio, ha potuto godersi uno spettacolo del nonno dedicato a lei dalla compagnia marionettistica. Ma il circo cosa c’entra, in tutto questo? C’entra eccome. Il pappagallo fa spettacolo da sempre. Già ne parla Apuleio, quasi 2000 anni fa, esaltandone le doti di chansonnier. Con ben altra attenzione circense ne parla poi, nel 1899, lo studioso Pierre Hachet-Souplet spiegando come si addestrano i pappagalli per lo spettacolo. In particolare si diffonde sui cacatua, che non sono grandi parlatori ma in compenso sono ottimi ginnasti. “Leurs pattes de grimpeurs leur sont d’un grand secours”, dice, e non c’è da dubitarne. Certo è che chi vuol addomesticare pappagalli ha una evidente predisposizione a cercar rogne. Lo scrive nelle sue memorie David Taylor, veterinario di fama internazionale, che un po’ esagera ma non poi tanto. “Se i pappagalli 29 animali Pappagalli insomma, e per sempre. Alessio studia scienze agrarie, che male non gli fa, ma soprattutto si impadronisce di quelle nozioni di etologia che ormai sono entrate anche sotto lo chapiteau e a cui i circensi delle nuove leve non sono affatto estranei (ritorneremo su questo discorso in prossimi articoli). Prima, infatti, è pratica con gli allevamenti. Il circo verrà poi. Mi spiega, Alex, che tutti i suoi pappagalli sono “imprintati” su di lui, nel senso cioè che sono avvezzi a vedere nella sua persona una figura parentale. Questa è la base per avere l’obbedienza da caratterini come quelli. Inoltre tutti vivono in coppia, non nel senso di un maschio e una femmina ma nel senso di esemplari vicini giorno e notte fin dai primi giorni di vita. Niente cenerini, però. Le sue preferenze vanno alla grande e multicolore famiglia delle are (e anche lì, solo alcune specie perché altre le definisce “schizzate”, ma questa è roba per addetti ai lavori). Ha addestrato anche le più piccole aratinghe ma soprattutto per coinvolgere nel gioco circense gli spettatori più piccoli. Due o tre bambini, cioè, si collocano in pista fermi e a braccia allargate e le aratinghe volano prima sulle loro spalle e poi sulla loro testa, e non tutti (vanità di nonno!) riescono a non muovere un muscolo a quel contatto come mio nipote Giulio, molto lodato da Alessio. 30 repertorio che in parte si rifà a numeri tradizionali come si vedono anche nelle strade in Brasile e altri che esaltano la spettacolarità offerta dallo chapiteau. Che brivido quando due, tre, quattro are prendono a volare una dietro l’altra quasi a volo radente sulla testa degli spettatori, noncuranti di chi grida o addirittura vuole afferrarli. Ho assistito al numero una sera in cui erano presso la pista le telecamere, che come è noto sono presenza di disturbo, e mi chiedevo se sarebbe accaduto qualcosa di insolito. Macchè, tutto regolare. Qualcosa di insolito è accaduto durante un pomeriggio, quando un’ara alla fine non ha concluso il volo sul suo posatoio ma presso l’orchestra. Ma, mi ha spiegato Alessio, non si è trattato di un errore. L’ara impara un esercizio anche in una settimana, se vuole. Quando sbaglia, è perchè vuole così. “Nella grande voliera dove stanno tutti assieme qualche volta c’è baruffa, e a lui questo pomeriggio non andava di tornarci. Ma non mancherà all’appuntamento di mezzanotte, quando è ora del pasto”. A Monte Carlo Alessio non ha vinto premi, ma neppure se li aspettava. Per questo giovane che ha corso il rischio di trascorrere l’esistenza a contar pecore, essere lì con i suoi pappagalli era già il dono più importante. Il dono ottenuto dalla vita, e non concesso a tutti, di far quello che si è sempre sognato e di continuare sulla strada intrapresa con sempre nuove ambizioni.