Poste Italiane Spa - Spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46), Art. 1, comma 1, DCB-Modena
€ 4,00
SOMMARIO
Editoriale
di Egidio Palmiri
I Richter e i Cristiani
p. 5
Festival di Budapest
di Francesco Mocellin
p. 24
di Antonio Giarola
p. 26
Pappagalli da spettacolo
p. 16
Circo
Web Site: www.circo.it - E-mail: [email protected]
Nuova serie - Anno XL - N. 3 Marzo 2008
Direttore responsabile Egidio Palmiri
Redazione Alessandro Serena, Claudio Monti
Collaboratori
Serena Bassano, Roberta Battistin,Dario Duranti, Roberto Fazzini, Antonio Giarola,
Luciano Giarola, Jordì Jané, Michele Laganà, Ruggero Leonardi, Massimo Malagoli,
Flavio Michi, Francesco Mocellin, Alessandra Litta Modignani, Ettore Paladino.
Con la collaborazione di
Circus Zeitung (Germania)
Circus Planet (Germania)
Direzione, redazione, pubblicità, amministrazione
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Tel. 045-500682 - Fax 045-8233483
Registrazione Tribunale di Livorno n. 344 del 25.5.1980
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Intestato a: Ente Nazionale Circhi,
Via di Villa Patrizi 10, 00161 Roma.
Tutti i diritti di proprietà sono riservati.
Fotografie e manoscritti non richiesti
non saranno restituiti.
di Maria Vittoria Vittori
Drury Lane
p. 12
Orlando Orfei
di Ettore Paladino
p. 20
Storie in pista
p. 6
Embell Riva a Cagliari
di Antonio Serra
di Gilberto Zavatta
di Ruggero Leonardi
p. 28
L’assemblea Enc spostata ad aprile. Si conferma il Festival di Budapest. Nasce la Federazione Mondiale dei circhi. Il ritorno di
Embell Riva a Cagliari. La nuova rubrica
dedicata agli ammaestratori parte con Orlando Orfei. Un confronto fra cavallerizzi, i
Richter e i Cristiani, secondo Gilberto Zavatta
ed Egidio Palmiri. Il libro Il circo capovolto.
Acrobati in scena al Drury Lane di Londra. I
pappagalli nello spettacolo e in pista nei
ricordi di Ruggero Leonardi.
In copertina:
La troupe di Florian Richter Oro al Festival di Monte Carlo (pag. 20)
In cinquantadue anni di presidenza non ricordo di avere mai capoluoghi di regione e di provincia, che non hanno applicato
rinviato un’assemblea. Più volte qualche riunione di consiglio, l’articolo 9 della legge 337/68. Mi risulta che per motivi
ma mai l’assemblea. Ricordo che ne abbiamo sospesa una, molto meno importanti fiocchino le denunce per “omissione
convocata presso l’Agis di Milano, per due incidenti mortali d’atti d’ufficio”. Eppure il Circo deve subire nel silenzio generale.
avvenuti nella mattinata in cui si sarebbe dovuta svolgere. E Non si può accettare che una commissione di vigilanza, che
anche in un caso tanto tragico la rinviammo di una settimana, ha il compito di “controllare” i circhi, sia composta da sedici
ma non di quasi due mesi come questa volta. Se adesso ho persone, che magari arrivano a decidere di ridurre il nostro
ritenuto necessario farlo è perché ci sono ragioni contingenti più grande complesso (L’Americano di Enis Togni), che ha
che non lasciano altra via d’uscita, e vorrei chiarire il motivo girato tutta l’Europa, a soli mille posti.
di questa scelta affinché i Soci sappiano e siano preparati Ritengo inutile proseguire, perché la situazione e nota a tutti.
a una decisione importante. Un detto comune afferma che Il rinvio dell’Assemblea dell’Enc è dovuto alla caduta del
il vaso è tracimato. Nel nostro caso non ha ancora passato Governo Prodi. Il differimento di due mesi si spiega col fatto
il limite ma sta per tracimare. Sia chiaro: non siamo nella che il 24 aprile sapremo chi avrà vinto le elezioni e chi sarà
situazione descritta da qualche necroforo animalista (rileggere il nostro Ministro e – forse – conosceremo anche le sue
l’Editoriale di dicembre), ma comunque siamo arrivati ad un intenzioni.
livello non più tollerabile. E non credo che il disagio possa Sono sempre stato contrario a scendere in piazza, ma la
essere attutito dalla constatazione che nella nostra situazione realtà che stiamo vivendo pare non lasciare altra via d’uscita.
si trovano altre categorie, per non parlare delle famiglie che L’Assemblea sarà chiamata a decidere il comportamento che
dovremo tenere anche a questo riguardo. Chiederemo
non arrivano alla fine del mese. Di tutti si
scusa ai cittadini romani se anche noi
occupano i politici dell’opposizione ed
saremo obbligati a manifestare
i media, in particolare i telegiorbloccando il traffico, con
nale che ogni giorno fanno
l’augurio che sappiano
l’elenco dei problemi che
comprenderci. Se
ricadono sulle catesono sempre stato
gorie “deboli”. Dai
contrario alle
pensionati alle
manifestazione
piccole imprese,
di piazza, una
tutti vengono ridelle cause
cordati e cocprincipali è stata
colati, mentre il
proprio quella del
Circo non se lo fila
di
Egidio
Palmiri
disagio che si reca
nessuno e quando
ai cittadini che deviene chiamato in
vono subire per colpe
causa lo si fa solo per
che non hanno.
denigrarlo, a volte inventando di sana pianta anche siChiarito il motivo per il quale ho
tuazioni non vere.
rinviato l’Assemblea, invito tutti a parE’ inammissibile che dopo quarant’anni ci siano
tecipare preparati, possibilmente parlandone con i
delle amministrazioni comunali, anche importanti come i colleghi nelle occasioni di incontri che si presenteranno.
Assemblea generale Enc
Nonostante lo spostamento della data, i
cui motivi sono illustrati nell’editoriale,
ricordiamo che l’Assemblea è di particolare
importanza. Si terrà il 24 aprile 2008 presso
la sede dell’Agis nazionale in Roma, via Di
Villa Patrizi, 10. La prima convocazione è
fissata per le ore 9 la seconda per le ore
10. Ricordiamo gli argomenti all’ordine del
giorno:
1) Relazione del Presidente
2) Dibattito sulla relazione
3) Modifica allo Statuto
4) Approvazione bilancio consuntivo 2007
5)
6)
7)
8)
Approvazione bilancio preventivo 2008
Dimissioni del Presidente
Elezioni alle cariche Sociali
Varie ed eventuali.
Si tratta quindi di un’Assemblea elettiva.
Le candidature alle cariche sociali dovranno
pervenire alla segreteria dell’Ente Nazionale
Circhi, via Garbini, 15 (37135 Verona),
entro il 14 aprile 2008. Il Presidente chiede
di partecipare in gran numero.
5
Budapest
2008
Segnali dall’Est
di Francesco Mocellin
Beijing Acrobatic Troupe vincitrice del Pierrot d’Oro
Rob Torres
“Grazie alla costanza e all’applicazione di
Istvan Kristof e del figlio Krisztian, l’appuntamento presso l’edificio dall’aria gustosamente sovietica che ospita il circo stabile è
divenuta una tappa obbligata per agenti,
direttori, impresari e semplici appassionati
che hanno imparato ad apprezzare l’atmosfera
accogliente e la qualità degli spettacoli offerti
dal festival magiaro”.
sorta di nuovo collettivo denominato Art Vision che riunisce
ex artisti e registi come Viktor Kee, Alexander Grimailo, Oleg
Izossimov e Aurelia “Cats” nella confezione di nuove performance tecnicamente di altissimo livello e coreograficamente
moderne: tre erano quelle presenti in riva al Danubio e due
si sono aggiudicate un argento.
Vincitore al di là di ogni discussione è risultata la troupe
di Beijing che ha proposto una variante del rola-rola
che non si può che definire sensazionale. Dai flic flac
ai passaggi di verticalismo puro sul rullo per finire con
gli incredibili equilibri complessi in chiusura, i due artisti
cinesi hanno destato un’impressione unanime grazie
anche ad una coreografia essenziale ed efficace,
sorretta da una musica incalzante. L’unico Oro assegnato
è andato a loro.
festival
Il Nemzetkozi Cirkusz Festival ha cadenza biennale e si colloca
solitamente tra le date di Monte Carlo e quelle di Parigi, i due
festival di maggior appeal e pregnanza del panorama circense
mondiale. Di conseguenza ci sarebbero tutti i presupposti
per prefigurasi una certa naturale difficoltà da parte della
manifestazione magiara nel catturare l’attenzione degli operatori
del settore.
Invece, grazie alla costanza e all’applicazione di Istvan Kristof
e del figlio Krisztian, l’appuntamento presso l’edificio dall’aria
gustosamente sovietica che ospita il circo stabile - che si
erge nei pressi dello zoo col prezioso ingresso in stile secessionista - è divenuta una tappa obbligata per agenti, direttori,
impresari e semplici appassionati che hanno imparato ad
apprezzare l’atmosfera accogliente e la qualità degli spettacoli
offerti dal festival magiaro.
Le felici impressioni ricavate nelle ultime edizioni della
competizione sono state confermate anche in questo caso
come pure confermata è stata la naturale tendenza del festival
a rappresentare soprattutto una vetrina per gli artisti provenienti
dall’ex blocco sovietico, pure se ormai segmentati in svariate
nazioni, compagnie o semplicemente divenuti free lance. Ben
undici, comunque, i numeri provenienti da quell’area sui
venticinque in gara.
Anche a Budapest ha trovato riscontro la tendenza che vede
quali protagonisti del momento le attrazioni prodotte da una
7
Tre, invece, gli argenti distribuiti. Il primo è stato attribuito al
grande favorito, Dyma Shine, già trionfatore di Parigi e Latina
2007. In realtà l’artista ukraino ha confermato pienamente
le attese ma la presenza della performance cinese al rullo
e la scelta di consegnare solo un massimo riconoscimento
ha reso inevitabile il verdetto.
“Un altro segno inequivoco del livello del
festival ci viene dall’esame dei componenti
della giuria presieduta dall’inossidabile Tihany:
da Egidio Palmiri a Nicole Feld, da David
Larible a Paul Binder, giusto per ricordare i
principali”.
Gli atri due Pierrot d’Argento sono andati al noto trio alla
barra russa White Crow, diretto da Grimailo e sempre in grado
di offrire un altissimo profilo tecnico, e alla troupe bielorussa
Narkevich che si è prodotta nell’interessante variante coreana
della bascula in battuta raggiungendo un livello di precisione
notevole nonostante il tasso di difficoltà delle performance.
Ben quattro i bronzi assegnati dalla giuria. Uno di questi è
andato al nostro Glen Nicolodi che ha presentato brillantemente
il suo collaudato numero che mescola verticalismo e training
con un delizioso “jack russel” dimostrando la presa sull’audience di quest’attrazione.
Le altre tre statuette sono andate ai volanti cinesi Flying
Spiders, al giovane comico americano Rob Torres e alla
singolare coppia di coniugi magiari Dittmar con la loro
pantomima comica che ricordiamo due stagioni orsono da
Flic Flac. Personalmente non ci sono piaciuti i trapezisti cinesi
– reduci da una stagione con Arena in Danimarca – per i
consueti motivi, a parte una notevole imprecisione: i tre agili
erano come al solito troppo bambini e sballottati dai porteur
in perfetto stile coreano.
Tra gli esclusi dal palmarés vogliamo segnalare il buonissimo
lavoro della giovane Anastasia Fedotova col suo dressage
Festival di Budapest: il palmarés
Pierrot d'Oro
Beijing Acrobatic Troupe – Rola rola (Cina)
Pierrot d'Argento
festival
White Crow – Barra russa (Canada, Svizzera, Ukraina)
Dyma Shine - Verticali (Ukraina)
Troupe Narkevich – Acrobati alle bascule (Bielorussia)
Pierrot di Bronzo
Glen Nicolodi - Equilibrista (Italia)
Flying Spiders – Acrobati volanti (Cina)
Rob Torres - Comico (U.S.A.)
Mr. & Mrs Dittmar – Pantomima comica (Ungheria)
8
Troupe Shan’xi
d’alta scuola – presentato sia da terra che cavalcando senza
sella - che sostituisce le redini con dei lunghi tessuti ottenendo
un riuscito effetto estetico.
Un altro segno inequivoco del livello del festival ci viene
dall’esame dei componenti della giuria presieduta dall’inossidabile Tihany: da Egidio Palmiri a Nicole Feld, da David
Larible a Paul Binder, giusto per ricordare i principali.
Per chiudere un encomio a Krisztian Kristof che ha compiuto
notevoli passi in avanti nella regia e nel disegno delle luci
degli spettacoli che ora davvero non hanno più nulla da
invidiare ad alcuna manifestazione della medesima tipologia.
Egidio Palmiri con Dyma Shine
Artisti in concorso:
Anastasia Fedotova, alta scuola equestre (Russia);
I Baccalà, clowns (Italia);
Artemiev’s, sostenuto aereo (Russia);
Rob Torres, comico (U.S.A.);
Duo Ssesns, trapezio (Canada);
Troupe Shan’xi, acrobati coi tubi (Cina);
The Net, acrobati al trampolino (Russia);
Glen Nicolodi, verticalista (Italia);
Slavinna, scala libera e tessuti aerei (Ukraina);
Francoise Rochais, giocoliera (Francia);
Duo Deltai, mano a mano (Ungheria);
White Crow, barra russa (Canada-Ukraina-Svizzera);
Trio Cube Aerien, sostenuto aereo (Canada);
Starikov & Kotov, clowns (Russia);
Tigris, hula hop (Germania);
Nesterov, numero di cani (Russia);
Tr’Espace, diabolo (Svizzera);
Dima Shine, verticalista (Ukraina);
Flying Spiders, acrobati volanti (Cina);
Mr. & Mrs. Dittmar, pantomima comica (Ungheria);
Svetlana Belova, contorsionista (Russia);
Shaman, giocoliere (Russia);
Troupe di Beijing, rola-rola (Cina);
Maria Efremkina, numero aereo sulla lira (Russia);
Troupe Narkevich, acrobati alle bascule (Bielorussia);
Troupe degli allievi della Scuola di Imre Baross (fuori concorso).
Krisztian Kristof, Glen Nicolodi e Palmiri
La giuria del Festival
Svetlana Belova
Giuria:
Franz Czeisler (USA), presidente;
Egidio Palmiri (Italia);
Xia Juhua (Cina);
Nocle Fled (U.S.A.);
Tatyana Bondarchuk (Bielorussia);
Paul Binder (U.S.A.);
Viktor Kee (Ukraina);
David Larible (Italia);
Julio Revolledo Cardenes (Mexico);
Losonczi Gyorgy (Ungheria).
9
Circo all’aperto al Festival di Monte Carlo
Oltre agli alleSi è parlato più
stimenti temavolte di Monte
tici delle vetrine
Carlo come
dei negozi del
della capitale
Principato o i
mondiale del
di Francesco Mocellin
menu speciali ofcirco. L’occasione
ferti nei ristoranti, si
del festival, infatti,
è andati dalla rassegna
convoglia a Monaco nucinematografica consacrata
merosi operatori del settore
all’arte della pista (“Il cinema rende
invogliati anche dall’opportunità di incontrare molti colleghi che difficilmente potrebbero altrimenti omaggio al circo”) allestita al Teatro Princesse Grace,
radunarsi tutti insieme. E forse è proprio questa una delle all’esposizione fotografica presso l’Auditorium Ranieri III
peculiarità che rende unica – unitamente al clima di dedicata a “The Golden Age of American Circus”, realizzata
mondanità – l’atmosfera del Principato durante la kermesse grazie al “John & Mable Ringling Museum of Art” di Sarasota,
fino alla consueta Mostra commerciale dedicata al materiale
circense.
A parte questo tratto inimitabile del “carattere” del festival del circo, ai fornitori e professionisti del settore.
va detto che con la gestione Pilz si sono moltiplicati gli Ma due sono stati gli eventi che hanno veramente carateventi collaterali alla competizione vera e propria, elementi terizzato il XXXII Festival Internazionale del Circo di Monte
questi che contribuiscono innegabilmente a dare ulteriore Carlo. Dal punto di vista dell’entertainment, l’“Open Air
spessore alla manifestazione nel suo complesso. L’edizione Circus Show” e da quello istituzionale la fondazione della
appena conclusa si è distinta per la particolare ricchezza “Federation Mondiale du Cirque”.
La grande performance - organizzata nell’area di Port
delle offerte a latere degli spettacoli.
10
Hercule per il secondo anno consecutivo - in questo caso
era dedicata specialmente agli animali (“Gli animali del
circo in città” era il suo titolo). Migliaia di spettatori sono
accorsi per ammirare gli elefanti di Casselly o i leoni marini
di John Burke a dimostrazione di quanto l’idea di un
assaggio dello spettacolo che si tiene all’aria aperta sia
gradita dal pubblico nella più pura tradizione del circo e
dello spettacolo di strada.
Se il 2002 era stato l’anno di nascita dell’E.C.A. - che
durante il festival continua a tenere la sua principale
riunione annuale - il 2008 verrà ricordato soprattutto per
aver visto il battesimo della Federation Mondiale du Cirque.
La data da ricordare è quella del 18 gennaio quando – al
Grimaldi Forum – il nuovo organismo ha visto la luce con
il patrocinio della Principessa Stephanie. La Federazione
riunisce le diverse associazioni ed organizzazioni internazionali sparse nel mondo e tra i sei soci fondatori vi sono
l’European Circus Association e il Festival International de
Monte Carlo. Lo scopo è quello di dare voce alla comunità
internazionale del circo e di rappresentarne gli interessi
davanti all’O.N.U. con l’obiettivo finale di ottenere il
riconoscimento dell’UNESCO di “patrimonio dell’umanità”
per l’arte circense. La sede della Federazione è stata
individuata, ovviamente, nel Principato di Monaco.
L’antico sogno di Ranieri III ha preso vita, dunque, dimostrando quanto lontano avesse saputo vedere all’alba
degli anni ’70 il vecchio sovrano. Ora più che mai l’appellativo di “capitale mondiale” dell’arte circense per il
Principato risulta dovuto.
Antonio Giarola, Martin Hanson e Arie Houdness
11
L’esotico di Mario Bellucci
spettacoli
Periodo di imBellucci, reduce
portanti celedall’Oro di Mobrazioni e di
sca: sempre
attesi ritorni,
vincente la
questo, per il
formula che
di Antonio Serra
Circo Embell Riva.
unisce bellezza
Dopo aver festegdegli animali, ingiato il secolo di attività
dubbio valore tecnico e
della famiglia nel 2006, Ropresenza fisica dell’ammaeberto e Mario Bellucci decidono, nello
stratrice. Continuano a mantenersi su
scorso autunno, di intraprendere un giro in Sardegna, un piano egregio i numeri di Mario Bellucci: il gruppo di
dove mancano da una quindicina d’anni. Una elefanti, pur se attualmente non al completo, sapienteterra che ispira loro tanti bei ricordi, per i successi mente collocato al termine del programma; così come
ottenuti a più riprese nelle trasferte oltre Tirreno. l’esotico, che vede, come punte significative, il rinoceronte
L’ultima produzione si caratterizza ancora per bianco Kunta e la bella “volteggia” di Yvette sul cammello.
la solida base costituita dalle forze di famiglia. Pezzi rari a vedersi in qualsiasi circo della penisola.
La poliedrica comicità di Jody Bellucci, anzitutto: Alona, moglie di Jody, compare dapprima con un cerchio
bene nella mimica come, fra l’altro, nella parte aereo eseguito con garbo e disinvoltura; torna, poi,
musicale. In secondo luogo, ampie conferme si assieme a Jamilee, in una doppia corda aerea di buona
ricavano dalla cavalleria di Yvette De Rocchi qualità, che la breve durata sacrifica forse un po’ troppo.
12
I cavalli di Yvette Bellucci
Ilenia ed Emiliana Bellucci chiudono le attrazioni di casa
con una prova alle ruote tedesche che rivela sicurezza
e padronanza tecnica: una garanzia per il complesso
paterno, anche in prospettiva futura, ed un’ulteriore
dimostrazione del lavoro svolto presso l’Accademia di
Verona.
Nicolay Bolganov apre la rassegna dei numeri esterni in
piena armonia con un vivace cagnolino che lo accompagna nella rappresentazione di un violinista imbranato,
alle prese con i capricci di un microfono difettoso. Ancora
Nicolay, stavolta alle cinghie aeree, in una esibizione
Mario Bellucci in pista con gli elefanti
“Continuano a mantenersi su un piano egregio
i numeri di Mario Bellucci: il gruppo di elefanti,
pur se attualmente non al completo, sapientemente collocato al termine del programma;
così come l’esotico, che vede, come punte
significative, il rinoceronte bianco Kunta e la
bella “volteggia” di Yvette sul cammello. Pezzi
rari a vedersi in qualsiasi circo della penisola”.
tecnicamente valida, oltre che di bell’effetto.
Nando Picard e Mattea La Veglia presentano un numero di
cani che va segnalato per la varietà delle razze e per
l’originalità dei trucchi. Mattea si produce inoltre in un
numero di verticali arricchito da buone combinazioni con
l’antipodismo.
I motociclisti brasiliani della troupe “Infernal Varanne”
spiccano, nel loro genere, per la contemporanea presenza
di quattro artisti in azione all’interno del globo. Le scritture
sono ben completate dalla troupe Sixseven con una
breackdance acrobatica essenzialmente extracircense,
caratterizzata, fra l’altro, da chiari profili atletici e coreografici. La presentazione puntuale e misurata di Riccardo
Gravina fa da guida a uno spettacolo ben differente dalle
produzioni che l’Embell Riva aveva confezionato negli
anni ’80 e ’90. Certo è, comunque, che l’equilibrata e
creativa regia di Mario, nonché la oculata direzione
generale di Roberto, fanno sì che il programma dello
scorso Natale possa senza dubbio considerarsi, secondo
tradizione, di tutto rispetto nell’intero panorama nazionale:
cent’anni di Circo, insomma, più che ben portati e
adeguatamente onorati. Con un successo di pubblico
che premia, ancora una volta, il viaggio verso ovest.
13
Il circo aiuta suor Manuela. Durante la recente tappa
a Pontedera, in Toscana, il Circo Americano ha devoluto in
beneficenza parte dell’incasso di uno spettacolo per contribuire
alla costruzione dell’acquedotto in Angola per suor Manuela.
“E’ consuetudine per questo gruppo circense - ha spiegato
il sindaco Paolo Marconcini - offrire parte del loro guadagno
ad un’opera di solidarietà. Come amministrazione abbiamo
pensato di indirizzare questi soldi alla nostra concittadina.
Nel villaggio in Angola dove vive Suor Manuela il fiume è molto
distante dalle abitazioni. Sono le donne e i bambini, che
muniti di rudimentali recipienti, vanno a procurasi l’acqua.
Questa operazione di vitale sussistenza richiede tempo e
grande dispendio di energie. Ci auguriamo, con questa e altre
iniziative, di poter incrementare il conto corrente appositamente
aperto alla Cassa di risparmio di Fornacette, che ad oggi è
di 50 mila euro ma speriamo che arrivi a quota 80 mila. La
pompa idraulica e i tubi sono già in Angola ma la fine
dell’acquedotto è ancora lontana”.
Un gran compleanno e il
debutto degli uomini
volanti
Un bel debutto
quello del Circo
Alex Hamar a
Prato. Circo
affollato,
pubblico
molto caldo,
una bella atmosfera e....il
compleanno di
Andra, l'elefantessa
indiana del circo: un’affascinante quarantenne! Debutto a
Prato anche per i Flyng Alves all'Alex
Hamar. La troupe di volanti brasiliani
arriva dal Circo Bellucci e in precedenza aveva fatto parte dello spettacolo del Circo Errani nelle società
con Cesare Togni e Nando Orfei. Una
bella troupe con triplo salto e doppio
passaggio finale che arricchisce
ulteriormente lo spettacolo.
In mostra allo spazio Forma
a Milano, persone comuni o
famose che svelano l'aspetto
più nascosto della personalità:
Marilyn Monroe triste, Charlie
Chaplin che fa le corna. Le
immagini di Richard Avedon
arrivano a Milano cinque giorni
prima dell’inizio delle sfilate
di moda, un mondo al quale il nome del fotografo è
molto legato. La nuova mostra dal titolo Fotografie 19462004 è una raccolta di 250 immagini. Il fotografo
americano, di origine ebreo-russa, nato a New York nel
1923, che negli anni '50 e '60 ha inventato un nuovo
modo di fare fotografia, offre immagini spettacolari
che riguardano in qualche modo il
circo, come quella della modella
Dovima con gli abiti Dior in
mezzo agli elefanti.
Trapezisti dall’Italia col mito
Vasquez
Miguel Vazquez, "il
re del trapezio", è
tornato a Monte Carlo
dopo un'assenza di 18
anni. Era il 1990, al 15° Festival, quando vinse l'Oro con la sua
Troupe per lo straordinario numero al trapezio
volante. Iniziavano con il triplo, poi il doppio della sorella,
un triplo con piroetta, ed infine l'esecuzione del quadruplo
con doppia piroetta al ritorno, eseguito da Miguel al
secondo tentativo nello spettacolo della domenica.
Grande numero. Un Oro strameritato. E pensare che
aveva eseguito il quadruplo per la prima volta, al Ringling
Bros. and Barnum & Bailey Circus nel 1982! Lo ha
eseguito con continuità fino al 1992. Un dato veramente
eccezionale. Miguel faceva parte quest'anno della Giuria.
Nella serata di Gala di
martedì Mitch, l’agile
Bulgaro della italianissima troupe dei
Flying Wulber (in forza
al Moira) lo ha incontrato e ha voluto rendere omaggio al mito.
a cura di Flavio Michi
Gli elefanti del Ringling a Tampa
Anche gli elefanti del Ringling
Brothers and Barnum &
Bailey Circus a Tampa in
Florida si preparano per la
138a edizione del colosso
americano. Eccoli mentre raggiungono il St. Pete Times Forum
provenienti dalla Union Station.
14
Dior e gli elefanti in una
mostra a Milano
Premi Italiani al Festival
di Monte Carlo
Cervantes al Circo Price
di Madrid
Durante la "festa" che si è tenuta
il 20 Gennaio all'Hotel Fairmont
di Montecarlo sono stati assegnati i Premi Speciali del 32°
Festival International du Cirque
de Montecarlo. Tra questi il
premio del CA.de.C. Il Presidente, l'Avv. Francesco Mocellin,
ha consegnato il Premio a Sergei
Akimov che ha presentato un
bel numero alle cinghie aeree, la cui regia è stata curata da
Alexander Grimailo. Akimov, ha anche conquistato un Clown
di Bronzo. Il Premio Moira Orfei, consegnato da Lara, è invece
andato al numero dei trasformisti Minasov, attualmente in
forza al Roncalli.
E' basato sulla drammaturgia
del Don Chisciotte di Cervantes il nuovo spettacolo del
Circo Price a Madrid. Combina
l'immaginario di Cervantes
con l'universo del circo. Rocinante, questo il titolo dello
spettacolo, sarà in scena dal
12 Marzo al 27 Aprile. Fanno parte dello spettacolo solo
artisti spagnoli ad eccezione degli invitati d'onore: si tratta
dei fratelli Pellegrini recenti vincitori del Clown d'Oro a
Monte Carlo.
2010, anno del circo
a Ginevra!
Dal 1 gennaio al 31 dicembre
2010, sarà impossibile sfuggire
alla manifestazione circense che
si sta preparando. Alcuni chapiteaux spunteranno come funghi
nel cantone svizzero. Spettacoli all'aperto e nelle sale, mostre,
films, conferenze, animazioni, ed anche le Feste di Ginevra
si rivolgeranno al Mondo del Circo. Un concetto, un marchio,
lanciato da Youri Messen-Jaschin. Il produttore e organizzatore
ha presentato la sua creatura nel corso di una conferenza
stampa al Maxim's il 7 febbraio scorso, davanti a personalità
politiche, economiche e culturali. Ma il 2010 è ancora
lontano. Gli organizzatori hanno ancora il tempo per trovare
dei nuovi sostegni finanziari, di sviluppare i contatti con una
trentina di paesi e di fissare la programmazione definitiva
della manifestazione. Invitano artisti in ogni genere, pittori,
decoratori, modellisti. Possono inviare la loro candidatura
corredata da un DVD da ora alla fine di agosto.
Il Circus Charles Knie
2008
Ha debuttato a Papenburg, in Germania, il Circus
Charles Knie. Notiamo la
conferma di molti artisti
della stagione 2007, come Alex Lacey e il nostro
Kenneth Huesca, ma anche delle novità come il ritorno in
pista di Susan Lacey, questa volta con le otarie prima mandate
da Sandro Montez che ora è all'Arlette Gruss con gli elefanti di
Flavio Togni. Tra le novità più importanti anche la presenza
di un'orchestra e del balletto!
Lisbona: visitatore apre la gabbia del circo,
fuggono due tigri
Due tigri sono fuggite da un circo sistemato a circa
quaranta chilometri a nord di Lisbona. Alla fine sono state
catturate.
Le due tigri sono fuggite probabilmente perchè un passante
aveva aperto la loro gabbia. Momenti di terrore e polizia
mobilitata. Una tigre è stata ripresa quasi subito dai
domatori, mentre l'altra, una femmina di cinque anni, è
stata catturata dopo cinque ore di libertà. Un impiegato
comunale, provetto cacciatore, l'ha addormentata sparandole una siringa di sonnifero.
Artisti del circo
cercano di colpire
l'obiettivo giusto!
Devi avere fiducia in
chi spara con una
balestra ad una mela
appoggiata sulla tua testa specialmente se la donna che
maneggia l'arma sta divorziando da te!
Anton Popazov è l'uomo sotto la mela mentre sua moglie
Natasha scaglia le freccie al Moscow State Circus al Cambridge
Corn Exchange, in Gran Bretagna.
Mentre il figlio di Guglielmo Tell aveva probabilmente molta
fiducia nell'abilità di suo padre con l'arco, Anton sta sperando
che l'obiettivo di sua moglie sia più o meno lo stesso.
Dopo 20 anni di lavoro insieme la coppia sta divorziando,
ma per ragioni contrattuali i due artisti devono continuare
a lavorare insieme fino alla fine del 2008.
15
Orlando Orfei (Foto Archivio Cedac)
ritratti
aspetti a cui abAbbiamo chiesto
biamo accenad Ettore Palanato, nella sua
dino di cimenlunga e meritatarsi in una seta carriera.
rie di articoli
di
Ettore
Paladino
dedicata ai più
Di Orlando Orfei si
importanti addeè già detto tanto, ma
stratori italiani. Dopo
sicuramente non tutto. Nato
aver parlato in generale dei
nel 1920 da Paolo ed Ersilia Rizzoli,
numeri con le varie specie animali
cresce nel grande circo di famiglia che prende
e aver fatto citazioni più o meno veloci dei
loro principali protagonisti più importanti, ci è sembrata in mano dopo la prematura morte dei fratelli Paride e
interessante l’idea di ricordare più in dettaglio coloro che Riccardo, e porta avanti dopo la scissione dei nipoti Liana,
i numeri con gli animali li hanno creati e presentati. Nando e Rinaldo e poi di Moira con il marito Walter Nones.
Partendo da due presupposti: analizzare in par- Giustamente famoso per aver rilanciato l’immagine del
ticolare i metodi di addestramento, l’estetica dei circo negli anni ’50, e per il suo mestiere di domatore
numeri e quindi l’evoluzione di entrambi gli aspetti, iniziato nel 1956 e proseguito fino alla bella età di 78
anche nell’ambito del contesto culturale dei tempi. anni, anche se già dal 1968 il pubblico italiano non poté
La serie inizia con un ammaestratore universal- più ammirarlo dopo il suo trasferimento in Brasile.
mente famoso, Orlando Orfei, ma tratterà in seguito Orlando come domatore nasce quasi per caso, per una
anche e soprattutto di personaggi poco conosciuti. combinazione abbastanza fortuita che ricorda un po’ quella
Del celebre artista, Paladino ricorda proprio gli di un altro grande collega suo contemporaneo, ovvero
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Darix Togni. In entrambi i casi la molla che li spinge in
gabbia è un contrasto con domatori scritturati, che di
colpo lasciano il circo. C’è bisogno di un domatore perché,
a quei tempi, non si potevano affrontare le piazze importanti
senza numero di gabbia. A differenza di Darix, fortunatamente Orlando ha avuto però tempo di impratichirsi e di
provare prima del suo debutto. E soprattutto ha visto degli
stili nuovi di lavoro in gabbia, quelli della scuola anglosassone che già puntava a un lavoro più elegante, più rilassato
e meno in contrasto con l’animale. Proprio il circo Orfei
aveva scritturato Charly Bauman, uno dei più importanti
domatori tedeschi dell’epoca e protagonista di questo
nuovo stile. Orlando sente più congeniale al suo carattere
questo modo di porsi al pubblico più rilassato, in comunicazione e in collaborazione con le belve, che rientra nel
suo approccio mediatico più generale. Giustamente lo si
è definito un grande comunicatore, lui ha saputo “vendere”
bene, benissimo il suo prodotto circo, ed in particolare
per il suo numero ha capito che, se si volevano sfruttare
certi canali pubblicitari più moderni, bisognava modernizzare
anche lo stile.
Orlando Orfei e Darix Togni, i grandi domatori contemporanei
degli anni 50-60, colleghi e rivali da qualcuno addirittura
paragonati alla coppia Coppi-Bartali. Quello che differenziava queste due grandi figure era proprio lo stile, che
nasceva comunque da un approccio diverso nel rapporto
uomo-animale. Darix ha sempre dichiarato che lui rispettava
gli animali pur vedendoli come una fonte di pericolo
costante. Orlando invece si sforza di instaurare un rapporto
di amicizia, di comprensione con gli animali. Alcune sue
frasi in proposito sono quanto mai esplicative: diceva che
“si capiscono molte cose dalle belve. Io, per esempio,
Orlando Orfei
17
Orlando Orfei e Theret
ritratti
credo di poter interpretare i loro ruggiti”.
Molti dei suoi animali sono nati in cattività, e già con loro
è più facile instaurare un certo tipo di rapporto: ci ricordiamo
ancora i nomi delle leonesse Adry, Sofia e la celebre Theret,
della quale Cervellati parlava di ubbidienza assoluta e
sorprendente. Con lei Orlando eseguiva il trucco della finta
fucilata, e la leonessa si rovesciava a terra ad un semplice
cenno. Una volta lo salvò dall’aggressione di un’altra
leonessa, e ancora, fuggita per caso dalla gabbia, fu
recuperata da Nando con la cintura dei pantaloni! Del
resto proprio Darix Togni citava il rapporto fra Theret e
Orlando come uno dei pochissimi casi in cui si diceva
convinto dell’amicizia fra uomo e animale feroce.
E con queste premesse ecco allora che nasce uno stile
consono di presentazione del numero: costume bianco
(all’estero era già diventato un classico con artisti
quali Troubka e Siemoneit), movimenti ed espressioni
rilassati, giochi a suon di musica, molta confidenza
e contatti fisici con gli animali, ben consapevole di
essere lui l’elemento cardine del numero, in un
insieme che è stato ben definito di dominanza e
leggerezza. E oltre a questo la grande capacità di
risolvere gli imprevisti, sempre in agguato nello
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spettacolo ma in particolar modo per chi lavora con gli animali.
Il figlio Alberto dice che suo padre aveva sviluppato una
particolare capacità nella costruzione del numero e nella
psicologia degli animali; di fronte ad errori ripetuti, a
movimenti non dovuti, piuttosto che sforzarsi di reprimerli,
li integrava nel numero facendoli diventare parte dello stesso.
Concludendo con la giusta affermazione che la conoscenza
della psicologia animale è presupposto indispensabile per
stabilire un rapporto di confidenza, perché l’animale solo
se si sente amato e rispettato dà fiducia e intimità all’uomo.
Così Orlando come domatore prova a smitizzare un po’
questa figura, non belluario (parola la cui etimologia latina
da “bellum”, guerra, la dice lunga), ma addestratore di
animali feroci. Sfrutta la sua abilità di comunicatore per
creare episodi ed echi pubblicitari fra i più strani; consultando gli archivi dell’Istituto Luce si trovano diverse “perle”
di tal genere: manifestazioni con personalità del mondo
dello spettacolo, del giornalismo e dell’arte, di cui inevitabilmente qualcuno viene portato in gabbia. Nel 1960
organizza a Milano una festa dei pittori, ma sarà proprio
Orlando a fare il ritratto di uno degli invitati (Gian Pistone),
ovviamente all’interno della gabbia dei leoni. Ed in Sicilia
si fa un giro per le strade su un carrettino siciliano tirato
dalla leonessa Sofia! Del resto basta pensare che in quegli
anni la neonata Rai, dopo averlo già richiesto per diverse
trasmissioni sul circo (quante, e belle, se ne facevano
allora) lo fa protagonista di un programma intitolato “Il
domatore racconta”. Credo sia un caso rimasto unico
quello di un programma televisivo espressamente dedicato
alla figura del domatore, e questo ci fa capire quanto
Orlando avesse saputo rendere popolare questa specialità
del circo. Se poi ci avventuriamo in paragoni con l’attualità,
sarebbe quanto meno intrigante pensare a cosa succederebbe oggi di fronte a un programma tv con questo titolo…
Orlando lavora soprattutto con le leonesse, ma anche con
le tigri, di cui ne addestra alcune a salire in groppa ai
cavalli, esercizio che riprenderà in Brasile con i leoni. E
nel 1964 esordisce con un numero veramente innovativo,
unico nella storia del circo moderno, e decisamente in
controtendenza di stile rispetto al suo lavoro con i leoni.
Nasce il numero delle iene, che si può definire molto
approssimativamente come frutto di addestramento; infatti
gli animali entravano in gabbia e si avventavano contro
alcuni bastoni che Orlando teneva in mano e che venivano
spezzati dalle robuste dentature degli animali. Lasciata
una sola iena in gabbia, la catturava con le mani e dopo
averla alzata da terra la spediva nel tunnel. Qui non c’è
più confidenza con l’animale, ma conflitto. Anche se molti
non hanno amato questi eccessi, l’estetica non era però
quella di un addestramento in ferocia vero e proprio,
quanto piuttosto di una sorta di competizione primordiale
fra uomo e animale selvatico, in cui ovviamente sarà il
primo ad avere il sopravvento. Oggi il tutto ci può sembrare
molto strano, ma pensiamo un attimo al contesto culturale
degli anni Sessanta e a come fossero ancora allo stato
embrionale tante conoscenze ed evoluzioni di oggi sul
rapporto uomo-animale. In quegli anni andavano ancora
tanto di moda, per esempio, i film di Tarzan, in cui i momenti
clou erano proprio le lotte a mani nude del protagonista
con diverse specie di animali, spesso feroci.
Orlando, anche se le ha sempre definite come animali irascibili
e incapaci di apprendere, si è vantato a lungo di essere stato
il primo e unico al mondo a lavorare con le iene. Negli anni
80 questo suo primato è stato insidiato da James Clubb, che
nel suo grande e ricco gruppo misto aveva inserito anche due
iene, docili ma che si limitavano a fare da comparse.
C’è da dire però che il Brehms, celebre zoologo di fine
Ottocento, già allora diceva che le iene striate, se educate
sin da piccole e con autorità per reprimere il loro istinto
a mordere, diventano molto docili, e possono essere
addestrate. Secondo la sua testimonianza, già allora questi
animali erano diffusi nei serragli ambulanti, dove presentavano esercizi “di ogni genere”. Con la confluenza dei
serragli nei circhi evidentemente le iene furono abbandonate
fino a che Orlando non pensò di reintrodurle nei suoi
spettacoli.
Eccessi o no, sicuramente fu l’ennesimo “colpo” riuscito,
tant’è che molti se ne ricordano ancora adesso, e addirittura
le sue performances con le iene sono state citate in un
recente libro che di circo non parla proprio, ma che ha
ricordato lo “spillo” di Orlando con le iene come esempio
di temerarietà paragonato ironicamente a quello dei nostri
politici (sic!).
Per chi lo aveva già applaudito, e per chi non lo aveva mai
visto dal vivo (fra cui purtroppo anche il sottoscritto)
Orlando tornò in Italia con cinque leoni per il Natale del
1978; avrebbe dovuto lavorare presso il circo del nipote
Nando, a Milano, ma durante le prove uno degli animali
lo azzanna a una mano e gli stacca una falange. L’esibizione
ovviamente salta e Orlando deve rassegnarsi a fare soltanto
una vacanza in Italia, senza poter lavorare. Ma, come
sempre, senza serbare alcun rancore nei confronti dei suoi
allievi. Lui stesso ha contato 63 ferite da parte delle sue
belve, ma ha sempre detto che la colpa è stata sempre
sua, era lui che sbagliava e non gli animali.
Gli episodi della sua carriera sono tanti, ma credo che
niente come queste frasi esprimono quale sia stato il
rapporto fra Orlando Orfei e gli animali. Una testimonianza
di come non bisognava aspettare grandi movimenti culturali
e manifestazioni di piazza per trovare nel circo esempi di
addestratori capaci di instaurare un rapporto di conoscenza
e di affetto reciproco con gli animali. Rapporto che, del
resto, permette di esprimere appieno quella che è la più
bella estetica dello spettacolo con gli animali: lavorare
insieme, come compagni di lavoro e di vita.
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I Richter e
i Cristiani
Confronto fra due epoche
di Gilberto Zavatta
La Troupe di Florian Richter Clown d’Oro a Monte Carlo
I Cristiani
(sul cavallo si intende), quattro o cinque salto-mortali “a
ritorno” consecutivi in un solo “giro di pista”; salto mortale
da cavallo a cavallo; salti “in piedi”, salti “di coda”; piramidi
di ogni tipo e, dulcis in fundo, uno degli “spilli” che resero
celebri i Cristiani d’America: tre cavalli in fila, tre cavallerizzi
che effettuano un salto-mortale simultaneo con il quale
il cavallerizzo del terzo cavallo arriva a terra; il secondo
cavallerizzo arriva sul terzo cavallo e il primo cavallerizzo
giunge sul secondo. Forti, veramente.
A spettacolo finito mi sono soffermato a lungo all’interno
del circo con vari colleghi giovani e anziani ed alcuni “amici
del circo” commentando ovviamente quanto avevamo visto
e quando la nostra considerazione si è fermata sui
Richter, uno degli “amici” invero molto ben preparato
e competente, è giunto a concludere che, dunque, i
Richter almeno per l’esercizio a tre, appena da me
descritto, come troupe, potevano essere paragonati
ai Cristiani. A quel punto ho creduto bene mettere
in rilievo alcuni particolari importanti, ben conosciuti
da molti di noi circensi nati, specialmente anziani,
ma che gli “amici del circo” per quanto ormai divenuti
buoni intenditori, bisogna riconoscerlo, non possono
confronti
Nel corso degli ormai numerosi anni di collaborazione con
Circo gli articoli da me scritti che, benevolmente, hanno
trovato posto sulle pagine di questa rivista, hanno sempre
costituito il racconto di vicende vissute o di fatti di cui ero
comunque a conoscenza. In questi racconti ho sempre
cercato di fare affiorare l’aspetto umoristico della vicenda
stessa. Mai ho pensato di effettuare recensioni di spettacoli
grandi o piccoli da me visionati un po’ ovunque; al massimo
è accaduto che io abbia lodato qualche numero di qualità
riconosciuta da tutti. In questa occasione è mio desiderio
descrivere un numero recentemente esibitosi a Monte
Carlo e premiato con un Clown d’Oro, i cavallerizzi Richter.
Perché ho scelto di menzionare tale numero? Proprio
perché trattasi di cavallerizzi, una specialità, cioè, divenuta
rara a differenza di un tempo quando il “giochè” costituiva
l’indiscussa bandiera per ogni circo grande o piccolo che
fosse. Non esiste famiglia circense italiana che, in passato,
non abbia avuto tra i suoi componenti uno o più cavallerizzi.
I Richter si presentano in pista con un nugolo di componenti
tra i quali alcuni musicisti come coreografia e ben otto
cavalli. un impatto di grande effetto. Il lavoro dei ragazzi
è tecnicamente di livello alto: “flic-flac” ripetuti e velocissimi
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Salto mortale da cavallo a cavallo dei Cristiani
conoscerne le sottigliezze. I particolari sono questi:
1) I Richter lavorano con cavalli che, per l’esercizio in
questione, vanno ad andatura “trotto”. I Cristiani, come
tutti i cavallerizzi del passato, usavano andatura “galoppo”.
2) I Cristiani lavoravano “a pelo”! I richter usano i panneau
e belli grandi per giunta, e qui la differenza è decisiva.
A conclusione vorrei dire questo: lasciando fuori dal contesto
i grandi fuori-classe singoli del passato e qui ne voglio
ricordare quattro, elencati non in ordine di merito ma alla
rinfusa, ovvero Enrico Caroli, Lucio Cristiani, Marasso, Giustino
Loyal, poiché nei commenti del dopo-festival era avvenuto,
da parte degli “amici del circo” un raffronto tra i Richter e
i Cristiani (quindi raffronto tra troupes e non tra “singoli”),
per quello che riguarda i Richter recentemente visti al festival
di Monte Carlo, mi sento di dire questo: eccellenti, degni
vincitori di un Clown d’Oro. Riguardo ai Cristiani, avvalendomi
di due video del loro numero, uno registrato a Sarrasota,
l’altro non si sa dove, uso questo aggettivo: inarrivabili.
Campioni di altri tempi
nel 1940). Come troupe i Cristiani erano superiori, come
cavallerizzo solista Enrico era di un altro pianeta. Enrico ha
raggiunto il suo apice artistico non con la troupe ma ai tempi
del trio, con Camillo ed Ernesto. Non elenco cosa faceva
Enrico, perché non sarei creduto. Ora il grande artista ed
amico riposa a Bussolengo. Purtroppo da noi i “Campioni”
del Circo sono sconosciuti e dimenticati.
di Egidio Palmiri
Controllando gli articoli (dovere del Direttore), leggo con
piacere l’articolo dell’amico Gilberto Zavatta sulla troupe di
Florian Richter. Ne condivido inoltre le osservazioni e apprezzo
i chiarimenti riguardanti il confronto tra i numeri del passato
e quelli di oggi. Ho molto apprezzato l’esibizione dei Richter
e, se Zavatta non avesse scritto l’articolo, mi sarei astenuto
dal fare commenti, perché si deve in primo luogo essere grati
a chi riporta ad alti livelli discipline che sono in via di estinzione,
pertanto meritano un plauso e da parte mia sono lieto gli sia
stato assegnato un Clown d’Oro nella più importante manifestazione al mondo. Questa è la premessa necessaria per
non essere tacciato come critico severo. Ma andiamo avanti.
Zavatta, con molto garbo, fa notare alcune differenze tra gli
acrobati a cavallo di allora e quelli di oggi. Se dovessi fare
un paragone calcistico, direi che i Caroli ed i Cristiani erano
i Pele e i Maradona della disciplina. E lo dico per aver avuto
l’onore di fare una intera tournèe con i Caroli (da Jacob Busch
22
Un giovane Egidio Palmiri ritratto con
la famiglia Caroli, il fratello Giovanni
(in primo piano) e papà Piccineli.
Esterno notte:
fitta in cui, alla
primo piano di
guida di un cadi
Maria
Vittoria
Vittori
una bambina immion carico di
mobile in un piazzale
scatoloni, è arrivato
deserto. Accanto, un
in un accampamento
uomo affogato nel fango. Inizia
rom ai bordi della città.
così, con questo fermo-immagine, il
Trent’anni, un corpo magro e muromanzo di Milena Magnani Il circo capovolto (Feltrinelli,
scoloso, un carattere fiero e taciturno; alle spalle una
pp. 166, euro 12,50), coinvolgente e intenso da togliere Budapest avvolta nella nebbia del ricordo infantile, il lavoro
il fiato. Sarà quest’uomo riverso nel fango, colpito a morte umile e acrobatico di operaio che monta i ponteggi; sulle
da sette coltellate – secondo un misterioso rituale da spalle un passato ingombrante e doloroso di cui per molti
decifrare – a dipanare i molteplici fili della sua storia. anni non ha saputo nulla. Arrivando alla baraccopoli
Morto per il mondo, ma vivo in un’altra inconoscibile quest’uomo che si chiama Branko Hrabal e che presto
dimensione, l’uomo che si chiamava Branko Hrabal ha il verrà chiamato “l’hungarez” fa presto a inimicarsi l’arrogante
privilegio, conquistato a caro prezzo, di poter stringere in capo tribù Askan e a conquistarsi la fiducia dei numerosi
un unico abbraccio e forse capire le dolorose eredità, i bambini: di Senija, timida e gentile, e del fratello Ibrahim,
conflitti, le stagioni, i sogni e i progetti della sua vita e di dei lentigginosi gemelli Hajdini, della ricciuta e sofferente
quelle altrui. E mentre osserva da questa sua nuova Ilma, di Nazir, che ha perso un occhio per lo scoppio di
dimensione l’affaccendarsi di persone intorno a ciò che una mina e per tutti è il piccolo pirata di Belgrado. Creature
resta di lui, la sua buccia; mentre ascolta i commenti che dai luoghi e dalle situazioni disperate da cui provengono
spesso impietosi e il pianto dei bambini che gli hanno hanno ereditato un marchio e ne intuiscono la nascosta
voluto bene; mentre assiste al suo funerale, Branko inizia presenza anche in Branko. È un fratello maggiore, l’hungarez,
a raccontare. A partire da quella sera invernale di nebbia e lui lo sa: per questo mostra loro il contenuto di quei
24
misteriosi scatoloni che gli ingombrano il camion. Lì dentro
c’è un circo intero, con il suo tendone rigato che s’apre
d’improvviso come un miraggio, il trapezio, le funi, le clave,
i costumi di scena: è quello che resta del grande Kék
Cirkusz, il circo del nonno di Branko, ungherese, ma
soprattutto rom. Branko e i bambini s’incontrano a tarda
sera, quando l’accampamento dorme o conduce i suoi
traffici nascosti, nei sotterranei della vecchia fabbrica
abbandonata dove hanno nascosto gli scatoloni del circo:
sono ai margini della baraccopoli, che è già ai margini del
mondo. In questa doppia marginalità, che taglia con
doppia lama, la scrittrice conferisce al racconto di Branko,
nato anch’esso nel segno dell’esclusione, il potere di
riaprire, insieme a una ferita mai cicatrizzata, la felicità
dell’immaginazione. Ferita e felicità che si condensano,
entrambe, intorno al Kék Cirkusz. In fuga da Budapest e
dalle persecuzioni razziali, dopo aver nascosto quello che
restava del grande Kék Cirkusz a Tokaj, presso l’amico
László, il nonno di Branko, che del circo è capo indiscusso
e orgoglioso, andrà incontro all’imboscata dei nazisti
ungheresi: lui e tutta la sua gente traditi da quello che
credevano un fratello. Un fratello, sì, ma come lo è stato
Caino. Nessuno tornerà vivo dal lager, ad eccezione del
più piccolo della famiglia: Sándor, il padre di Branko.
S’arrampicava sui ponteggi con una facilità e una felicità
che gli venivano dal sangue, il giovane Branko, ma certo
non poteva immaginare il segreto che suo padre, grigio
impiegato delle tasse che fuggiva alla vista dei rom,
custodiva con tanta attenzione. Dopo aver saputo, niente
per lui potrà essere come prima: e con una determinazione
e una tenacia che gli vengono dal sangue, come la sua
abilità nell’arrampicare, si mette sulle tracce del passato.
Fino a stanare László e a ritrovare il tesoro perduto: non
è che un tendone da circo, ormai impolverato e inscatolato,
ma è proprio intorno a lui che può prendere forma, per
quei bambini perduti, il senso favoloso di un’infanzia che
non hanno mai avuto e, insieme, la possibilità altrettanto
favolosa d’immaginarsi un futuro.
25
Illustrazioni Archivio Cedac - Fondo Alberini
cedac
Questa immaspiegato che
gine apparsa su
utilizza dei
l’Illustrated
sandali attaccati
London News del
con delle stringhe
di Antonio Giarola
1853 rappresenta
a suole speciali di
un numero ancora
0,3 metri di diametro
oggi in repertorio nel circo
che attraversano la base
o nei spettacoli di varietà. Si
a cui è sospeso. Viene anche
tratta della cosiddetta
precisata la pressione atmosferica di
“camminata aerea” (air walker) presentata da
101,325 gradi pascal esercitata sul suo corpo mentre
Richard Sands, proprietario dell’Hippodrome di attraversa da un lato all’altro la piattaforma situata sul
New York al Drury Lane Theatre di Londra. Nella soffitto del palcoscenico. Tutto ciò però non sarebbe
didascalia che accompagna l’immagine viene possibile, precisa la nota, se Sands non facesse uso di
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una valvola speciale. Insomma, come oggi accade per gli
spettacoli di grande illusionismo, non viene giustamente
rivelato il trucco. Certo è che l’artista non ritiene l’esibizione
sicura se sotto di lui viene tesa una rete di protezione.
Rete che evidentemente viene tolta o non gli serve a
proteggerlo quando pochi anni dopo in America nel 1861,
a Melrose nel Massachusetts, perde la vita a seguito di
una caduta, proprio in questo numero.
L’illustrazione, che appartiene al fondo Massimo Alberini,
misura cm 15,30 x 17 ed è piuttosto interessante perché
rappresenta, a nostro avviso, forse la prima iconografia
riguardante questo tipo di esercizio, che sappiamo essere
stato presentato precedentemente dallo stesso artista al
Surrey Theatre. Curioso è il fatto che Richard Sands arriva
in Inghilterra nel 1842 con il suo Sand’s American Circus
esibendo una scuderia di 35 cavalli e 25 acrobati equestri;
eppure separatamente dal suo spettacolo, presenta questo
numero che evidentemente viene ritenuto di per se stesso
sensazionale. Più tardi, prima di rientrare negli Stati Uniti
sappiamo che si associa per un breve periodo con il
famoso addestratore di belve Isaac Van Amburg.
Il documento presentato ci dà lo spunto per commentare
un’altra immagine che riguarda sempre il Drury Lane
Theatre. Come la precedente è pubblicata poco prima su
l’Illustrated London News del 1851 ed anche questa, che
misura cm 23 x 19, fa parte del fondo Alberini.
E’ interessante poiché mostra un allestimento inusuale
allo scopo probabilmente di ottimizzare il numero degli
spettatori. Notiamo infatti che la pista viene posizionata
sopra il palcoscenico permettendo in questo modo agli
ospiti in platea di restare seduti. Ma ciò induce anche alla
considerazione che lo spettacolo ha finalmente raggiunto
una sua unità ritmico-estetica che lo porta ad affrancarsi
dal palcoscenico, anche se ancora viene data una ragionevole importanza agli sfondi scenografici. È forse partendo
da questo tipo di esperimenti che nasce l’esigenza di
creare una struttura teatrale specifica, atta a privilegiare
lo spazio circolare centrale: il circo stabile.
L’immagine commenta l’esibizione dell’americano Thomas
M’Collum che compie un salto mortale su due cavalli al
galoppo. L’artista è la punta di diamante di una troupe di
acrobati equestri americani e francesi che si esibisce in
una competizione in quel periodo particolarmente di moda
e che affascina il pubblico londinese. M’Collum diviene
successivamente direttore del nuovo Royal Amphitheatre
Circus inaugurato a Holborn nel 1867.
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Alessio Fochessato (Foto Charly Gallo, Centre de Presse de Monaco)
Pappagalli
su carta
e su pista
di Ruggero Leonardi
fossero persone sarebbero insopportabili. Sono i più
intelligenti fra tutti gli uccelli, ma anche i più lunatici, i più
irascibili, i più caparbi. Dubito che ci si possa affezionare
a un pappagallo. Essi nascono con occhio collerico,
disposizione capricciosa, voce stridula, opinioni preconcette
e, come mezzo per affermarlo, un becco che agisce su un
dito umano come la lama di un coltello su un salame. I
pappagalli vivono a lungo e serbano rancore altrettanto
a lungo. E’ cosa insolita trovare fra gli amanti degli animali
persone capaci di stabilire un rapporto con i pappagalli
e di trovarlo gratificante; gli esseri umani tollerati (esito
a usare la parola ‘graditi’) sono rari e si direbbe che
debbano possedere arti di fibra di carbonio, timpani
perforati e qualche goccia di sangue ornitologico di cui la
famiglia si vergogna un po’”.
Tutto questo Taylor lo scrive per dire subito dopo che in
realtà lui un tipo di masochista così, un addestratore inglese
capace di domare un pappagallo indomabile di nome Arthur,
l’aveva trovato. Ma qui ci fermiamo perché invece mi interessa
dire che un tipo così l’ho trovato io, di recente, nello spettacolo
di circo di Moira Orfei “Una tigre per amore”. Si chiama
Alessio e non è di famiglia circense. Figlio della terra
campana, pareva destinato a occuparsi di pecore come
suo padre e come i suoi antenati. Invece no: i pappagalli
come idea fissa fin da piccolo, e adesso un mestiere che
lo ha condotto fino alla ribalta di Monte Carlo.
“Voglio un pappagallo!” La prima volta che lo dice, in casa,
ha 5 anni, e nessuno ovviamente gli dà retta. Quando però
lo ripete, a 16 anni, la cosa si presenta diversamente. Per
l’età, per la fermezza del tono, per la consapevolezza con cui
si esprime. Infatti non dice, genericamente, “Voglio un
pappagallo!”; dice “Voglio un cenerino”, che per chi
conosce la materia è come dire “Voglio il Nobel dei
pappagalli”. Si è spento nel settembre 2007 un cenerino
di nome Alex, ma tutti noi pappagallologi ci leviamo
il cappello alla memoria di quanti prodigi di intelligenza
ci abbia offerto Alex durante 30 anni di rapporto
coniugale con l’etologa americana Irene Pepperberg.
animali
Dio fece la Terra e poco dopo fece il pappagallo. Non è
uno scherzo, è scienza. Ricercatori dell’università californiana
di Berkley hanno desunto, dopo attento esame su un
antico reperto, che probabilmente i pappagalli volavano
sulle teste dei dinosauri già ben prima che i giganti
scomparissero dal nostro pianeta 65 milioni di anni fa.
La scoperta non mi stupisce. Che i pappagalli la sappiano
lunga, sul viver del mondo, io nel mio piccolo l’avevo
scoperto fin dagli anni ’70 vivendo “more uxorio” per sette
anni con una amazzone a fronte gialla di nome Geronimo.
Mi accoglieva, al mio ritorno a casa, al grido di “Dov’è
papà!!”, ma questo è banale a dirsi. Ben altro mi affascinava di lui: il suo modo di guardarsi intorno, la prontezza
nell’impadronirsi delle situazioni, l’irascibilità gelosa con
cui tutelava i suoi affetti familiari. Morì un giorno in cui –
libero di girare per casa come era – prese a beccate un
tubetto colmo di aspirine.
Quando muore un capolavoro di evoluzione animale come
questo, non è come quando muore un pesce rosso. Trovai
conforto al lutto dedicandogli il miglior scritto della mia
(non breve) carriera di autore. Una fiaba, intitolata Il paese
dei pappagalli, in cui faccio muovere esemplari di varie
specie attinte dal reale così come io ho visto muoversi
Geronimo: come si grattava, come mi fissava con un occhio
solo per rendere più intenso lo sguardo, come si avventava
su una banana, come andava in collera. E’ un libretto,
edito dalla SEI, che mi ha procurato premi e soddisfazioni,
una in particolare. I marionettisti Accettella, del Teatro
Mongiovino di Roma, si sono invaghiti della fiaba nella
seconda metà degli anni ’80 e ne hanno tratto uno
spettacolo che ancora non hanno riposto nel guardaroba.
Infatti il giorno di domenica 3 febbraio la mia nipotina
Elena, che festeggiava i suoi 6 anni nella platea del
Mongiovino con la sorella Miriam e il cugino Giulio, ha
potuto godersi uno spettacolo del nonno dedicato a lei
dalla compagnia marionettistica.
Ma il circo cosa c’entra, in tutto questo? C’entra eccome.
Il pappagallo fa spettacolo da sempre. Già ne parla Apuleio,
quasi 2000 anni fa, esaltandone le doti di chansonnier.
Con ben altra attenzione circense ne parla poi, nel 1899,
lo studioso Pierre Hachet-Souplet spiegando come si
addestrano i pappagalli per lo spettacolo. In particolare
si diffonde sui cacatua, che non sono grandi parlatori ma
in compenso sono ottimi ginnasti. “Leurs pattes de grimpeurs leur sont d’un grand secours”, dice, e non c’è da
dubitarne.
Certo è che chi vuol addomesticare pappagalli ha una
evidente predisposizione a cercar rogne. Lo scrive nelle
sue memorie David Taylor, veterinario di fama internazionale,
che un po’ esagera ma non poi tanto. “Se i pappagalli
29
animali
Pappagalli insomma, e per sempre. Alessio studia scienze
agrarie, che male non gli fa, ma soprattutto si impadronisce
di quelle nozioni di etologia che ormai sono entrate anche
sotto lo chapiteau e a cui i circensi delle nuove leve non
sono affatto estranei (ritorneremo su questo discorso in
prossimi articoli). Prima, infatti, è pratica con gli allevamenti.
Il circo verrà poi.
Mi spiega, Alex, che tutti i suoi pappagalli sono “imprintati”
su di lui, nel senso cioè che sono avvezzi a vedere nella
sua persona una figura parentale. Questa è la base per
avere l’obbedienza da caratterini come quelli. Inoltre tutti
vivono in coppia, non nel senso di un maschio e una
femmina ma nel senso di esemplari vicini giorno e notte
fin dai primi giorni di vita.
Niente cenerini, però. Le sue preferenze vanno alla grande
e multicolore famiglia delle are (e anche lì, solo alcune
specie perché altre le definisce “schizzate”, ma questa è
roba per addetti ai lavori). Ha addestrato anche le più
piccole aratinghe ma soprattutto per coinvolgere
nel gioco circense gli spettatori più piccoli. Due
o tre bambini, cioè, si collocano in pista fermi e
a braccia allargate e le aratinghe volano prima
sulle loro spalle e poi sulla loro testa, e non tutti
(vanità di nonno!) riescono a non muovere un
muscolo a quel contatto come mio nipote Giulio,
molto lodato da Alessio.
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repertorio che in parte si rifà a numeri tradizionali come
si vedono anche nelle strade in Brasile e altri che esaltano
la spettacolarità offerta dallo chapiteau. Che brivido quando
due, tre, quattro are prendono a volare una dietro l’altra
quasi a volo radente sulla testa degli spettatori, noncuranti
di chi grida o addirittura vuole afferrarli. Ho assistito al
numero una sera in cui erano presso la pista le telecamere,
che come è noto sono presenza di disturbo, e mi chiedevo
se sarebbe accaduto qualcosa di insolito. Macchè, tutto
regolare. Qualcosa di insolito è accaduto durante un
pomeriggio, quando un’ara alla fine non ha concluso il
volo sul suo posatoio ma presso l’orchestra. Ma, mi ha
spiegato Alessio, non si è trattato di un errore. L’ara impara
un esercizio anche in una settimana, se vuole. Quando
sbaglia, è perchè vuole così. “Nella grande voliera dove
stanno tutti assieme qualche volta c’è baruffa, e a lui
questo pomeriggio non andava di tornarci. Ma non mancherà all’appuntamento di mezzanotte, quando è ora del
pasto”.
A Monte Carlo Alessio non ha vinto premi, ma neppure se
li aspettava. Per questo giovane che ha corso il rischio di
trascorrere l’esistenza a contar pecore, essere lì con i suoi
pappagalli era già il dono più importante. Il dono ottenuto
dalla vita, e non concesso a tutti, di far quello che si è
sempre sognato e di continuare sulla strada intrapresa
con sempre nuove ambizioni.
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