L’EUROPA
DELLA DIFESA
MINIGUIDA 2010
Gruppo PPE
al Parlamento Europeo
L’EUROPA
DELLA DIFESA
MINIGUIDA
ALLA PSDC 2010
Responsabile:
Pascal FONTAINE,
consulente speciale del gruppo PPE, Servizio Ricerca
Redazione:
Marie Colombe CÉLÉRIER,
tirocinante del gruppo PPE, Servizio Ricerca
Copertina:
Constantin DEACONESCU,
New Media Designer, gruppo PPE
LUGLIO 2010
INDICE
PARTE I - TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE:
L’EUROPA DELLA DIFESA DI IERI E DI OGGI
4
TITOLO I - PERCHÉ UN’EUROPA DELLA DIFESA? LE TAPPE FONDAMENTALI
5
1 – La costruzione dell’Europa della difesa
5
2 – Europa della difesa e difesa dell’Europa:
lo sviluppo del partenariato UE-NATO
9
14
1 – Base giuridica: cosa cambia con il trattato di Lisbona
14
2 – L’architettura dell’Europa della difesa
17
3 – Lo sviluppo di capacità
20
PARTE II - SPINGERSI OLTRE:
L’EUROPA DELLA DIFESA DI DOMANI
24
TITOLO I - L’EUROPA DELLA DIFESA ATTRAVERSO
LA PROSPETTIVA DEL PPE
25
1 – Il Parlamento europeo e la difesa
25
2 – I soggetti «PSDC» del gruppo PPE
27
3 – Le posizioni del Gruppo
29
TITOLO II - QUALI PROSPETTIVE PER IL 2020?
32
1 – Verso una difesa comune?
32
2 – 2020, un’Europa della difesa efficace
33
L’EUROPA DELLA DIFESA
TITOLO II - COME FUNZIONA L’EUROPA DELLA DIFESA?
LA MACCHINA DELLA PSDC
MINIGUIDA 2010
10
3
L’EUROPA DELLA DIFESA
2
MINIGUIDA 2010
3 – L’Europa della difesa in azione
T U T T O Q U E L L O C H E C ’ È D A S A P E R E :
L’EUROPA DELLA DIFESA DI IERI E DI OGGI
TITOLO I - PERCHÉ UN’EUROPA DELLA DIFESA?
LE TAPPE FONDAMENTALI
1 - LA COSTRUZIONE DELL’EUROPA DELLA DIFESA
Superare l’ambito nazionale e condividere una politica che da secoli è parte integrante della
legittimazione stessa dello Stato, ovvero la difesa del territorio nazionale, della popolazione e degli
interessi della Nazione, non è tuttavia un’impresa da poco. Le reticenze espresse dal Regno Unito
frenano inevitabilmente l’istituzione di una componente difesa all’interno dell’Unione europea.
Fino al vertice franco britannico di Saint-Malo.
L’EUROPA DELLA DIFESA
L’EUROPA DELLA DIFESA
DI IERI E DI OGGI
Forti di tale constatazione, gli Stati membri inseriscono nel trattato di Maastricht, o trattato
dell’Unione europea (TUE), firmato nel 1992, la Politica europea di sicurezza e di difesa (PESD)
quale secondo pilastro dell’Unione europea (UE), facendo dell’Unione dell’Europa occidentale
(UEO) il proprio braccio armato. Il trattato di Amsterdam, firmato nel 1997, completerà l’arsenale.
MINIGUIDA 2010
MINIGUIDA 2010
TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE :
5
La storia dimostra che l’idea di una difesa comune è antica come lo stesso processo d’integrazione
e affonda le radici in un’Europa appena uscita dalla guerra. Prima degli anni Novanta, proteggere
l’Europa dalla minaccia sovietica nello scenario della Guerra Fredda non è tuttavia sufficiente a
dare vita a una sicurezza comune intraeuropea, mentre gli Stati Uniti si affermano quale unica
potenza strategica in Europa attraverso la NATO. Tuttavia, la fine della Guerra Fredda e l’impotenza
di fronte alla crisi iugoslava pongono l’Europa di fronte alle proprie responsabilità. L’emergere di
nuove minacce costringe l’Europa a riflettere più concretamente sulla necessità di dotarsi di una
politica comune di difesa.
4
L’EUROPA DELLA DIFESA
A. Prima di Saint-Malo, le premesse di un’Europa della difesa
T U T T O Q U E L L O C H E C ’ È D A S A P E R E :
L’EUROPA DELLA DIFESA DI IERI E DI OGGI
18 aprile 1951
Trattato che istituisce la CECA
27 maggio 1952
Firma del trattato che istituisce la CED
30 agosto 1954
Bocciatura dei trattati CED e CPE (FR)
MINIGUIDA 2010
ottobre 1961
Piano Fouchet I, bocciato
6
L’EUROPA DELLA DIFESA
10 marzo 1953
Firma del trattato che istituisce la CPE
gennaio 1962
Piano Fouchet II, bocciato
9 novembre 1989
Caduta del muro di Berlino
dicembre 1991
Crollo dell’URSS: accelerare il processo di messa in sicurezza dell’Europa?
7 febbraio 1992
Trattato di Maastricht, che consacra la PESC (rilancio dell’UEO, braccio armato dell’UE)
agosto-settembre 1995
Impotenza dell’UE di fronte alla crisi iugoslava che si è aperta nel giugno 1991.
Intervento della NATO
14 dicembre 1995
Firma degli accordi di Dayton a Parigi
Al Consiglio europeo di Colonia del 3 e 4 giugno 1999, gli Stati membri rafforzano la PESC: creazione
di una Politica europea di sicurezza e di difesa (PESD); potere decisionale in materia di gestione
delle crisi affidato al Consiglio; nomina di un alto rappresentante (AR) per la PESC, Javier Solana.
In occasione del Consiglio europeo di Helsinki del 10 e 11 dicembre 1999, gli Stati membri
definiscono un livello di ambizione, il cosiddetto «obiettivo globale» (Headline Goal), che consiste
nel dotare l’UE di forze capaci di portare a buon fine le missioni di Petersberg (60 000 uomini in
60 giorni).
Per raggiungere tale risultato, nel corso del Consiglio europeo di Santa Maria da Feira del 19
e 20 giugno 2000 vengono prese importanti decisioni per lo sviluppo delle capacità civili e militari
di gestione delle crisi.
Tali lavori vengono completati con il Consiglio europeo di Nizza del 7, 8 e 9 dicembre 2000, grazie
all’adozione dei testi che definiscono le strutture politico-militari definitive, ovvero il Comitato
politico e di sicurezza (CPS), il Comitato militare dell’Unione europea (CMUE) e lo Stato maggiore
dell’Unione europea (SMUE). La conclusione politica di tale Consiglio europeo, il trattato di Nizza,
introduce nel TUE la possibilità di ricorrere alla cooperazione rafforzata.
L’Unione viene, infine, dichiarata «operativa» dal Consiglio europeo di Laeken del dicembre 2001,
confermando lo stato di avanzamento della PESD. Inoltre, grazie all’istituzione dell’Agenzia
europea per la difesa (EDA), stabilita dal Consiglio europeo di Salonicco del giugno 2003, l’Europa
della difesa può dirsi pienamente avviata.
2 ottobre 1997
Trattato di Amsterdam, che completa l’arsenale PESC
1. Missioni umanitarie e di mantenimento della pace nell’ambito delle quali l’UEO poteva intervenire.
L’EUROPA DELLA DIFESA
24 agosto 1949
Trattato del Nord Atlantico (NATO)
Dopo l’ascesa al potere da parte di Tony Blair nel 1997, il Regno Unito compie una trasformazione
politica, sancita dal vertice franco-britannico di Saint-Malo il 4 dicembre 1998. Nel corso di tale
vertice viene siglata una dichiarazione comune, che inaugura di fatto il cantiere dell’Europa della
difesa. Le cosiddette missioni di Petersberg1 sono il primo banco di prova per l’Europa della difesa.
MINIGUIDA 2010
17 marzo 1948
Trattato di Bruxelles che istituisce l’UEO
B. D
opo Saint-Malo, le grandi tappe della costruzione
dell’Europa della difesa
7
PRIMA DI SAINT-MALO, LE PREMESSE DI UN’EUROPA DELLA DIFESA
T U T T O Q U E L L O C H E C ’ È D A S A P E R E :
L’EUROPA DELLA DIFESA DI IERI E DI OGGI
4 dicembre 1998
Vertice franco-britannico a Saint-Malo, firma di una dichiarazione comune
All’indomani della Seconda guerra mondiale, il fallimento della CED lascia sola l’Organizzazione
del Trattato del Nord Atlantico (NATO) di fronte alla minaccia sovietica in Europa. Istituita dal
trattato firmato a Washington nell’aprile 1949, la NATO è il braccio armato dell’Alleanza atlantica,
che trova la sua ragione primaria nella difesa dei propri membri (articolo 5 del trattato del Nord
dell’Atlantico).
10-11 dicembre 1999
Consiglio europeo di Helsinki: «Headline Goal»
19-20 giugno 2000
Consiglio europeo di Santa Maria da Feira: sviluppo delle capacità
MINIGUIDA 2010
L’EUROPA DELLA DIFESA
3-4 giugno 1999
Consiglio europeo di Colonia: adozione di una dichiarazione che rafforza la PESC
7-9 dicembre 2000
Consiglio europeo di Nizza: strutture politico-militari
26 febbraio 2001
Trattato di Nizza
14-15 dicembre 2001
Consiglio europeo di Laeken: dichiarazione di operatività dell’UE
La fine della Guerra fredda offre dunque all’Europa l’occasione di riequilibrare le relazioni fra le due
sponde dell’Atlantico, lasciando il posto a un pilastro europeo più idoneo a garantirne la sicurezza.
Lo sviluppo della PESD ha infatti fatto emergere un nuovo protagonista della sicurezza, che la
NATO non può ignorare. Così, nel giugno 1996, a Berlino, i ministri degli Esteri dei paesi della
NATO riconoscono l’esistenza di una Identità europea in materia di sicurezza e di difesa (IESD),
primo passo verso un riequilibrio delle responsabilità, e acconsentono a mettere le risorse della
NATO a disposizione delle operazioni condotte dall’UEO, all’epoca braccio armato dell’Unione.
Nel 1999, a Washington, nel corso del vertice dei capi di Stato e di governo dell’Alleanza, quest’ultima
disposizione viene estesa alle operazioni di gestione delle crisi condotte dall’UE nell’ambito della
PESD. I principi alla base delle relazioni UE-NATO sono fissati: la NATO e l’UE devono impegnarsi
a garantire lo sviluppo di un’efficace consultazione, cooperazione e trasparenza reciproca2.
16 dicembre 2002
Dichiarazione comune UE-NATO sulla PESD
19-20 giugno 2003
Consiglio europeo di Salonicco: istituzione dell’EDA
12 dicembre 2003
Consiglio europeo di Bruxelles: SES
13 dicembre 2007
Trattato di Lisbona
2. Articolo 9 del comunicato del vertice di Washington del 24 aprile 1999.
L’EUROPA DELLA DIFESA
A. La PESD, un nuovo soggetto per la NATO
MINIGUIDA 2010
maggio 1997
Ascesa al potere di Tony Blair, favorevole alla costruzione europea
23-25 aprile 1999
Vertice di Washington: adozione degli accordi «Berlin Plus»
8
2 - E
UROPA DELLA DIFESA E DIFESA DELL’EUROPA:
LO SVILUPPO DEL PARTENARIATO UE-NATO
9
DOPO SAINT-MALO, LE GRANDI TAPPE DELLA COSTRUZIONE
DELL’EUROPA DELLA DIFESA
T U T T O Q U E L L O C H E C ’ È D A S A P E R E :
L’EUROPA DELLA DIFESA DI IERI E DI OGGI
3 - L’EUROPA DELLA DIFESA IN AZIONE
A. La Strategia europea in materia di sicurezza
Redatta sotto la responsabilità dell’alto rappresentante della PESC, Javier Solana, e adottata dal
Consiglio europeo nel corso della riunione del dicembre 2003, la Strategia europea in materia di
sicurezza (SES) pone le basi della solidarietà europea di fronte alle minacce esterne comuni e
dell’azione collettiva necessaria per reagire e giungere a «Un’Europa sicura in un mondo migliore»
(titolo del documento ufficiale della SES). A tal fine, la SES individua le cinque minacce principali
a cui l’Europa si trova oggi esposta: il terrorismo, la proliferazione delle armi di distruzione di
3. Documento ufficiale che funge da «Libretto d’istruzioni» per la NATO (natura, obiettivo, missioni ecc.).
B. Le operazioni di gestione delle crisi
Forte di questo complesso di strumenti di cui si è progressivamente dotata per condurre operazioni
di gestione delle crisi, e in risposta agli obiettivi strategici che si è data, l’Unione europea ha svolto
e svolge tuttora azioni civili e militari all’esterno del proprio territorio. Nella gestione delle crisi, ha
infatti deciso di coniugare le dimensioni civile e militare per calibrare al meglio ogni sua risposta
in funzione delle diverse situazione di crisi. Acquista pertanto un valore aggiunto senza eguali
in questo campo e si dota di un concetto di Approccio globale che porta in sé tutta una serie di
strumenti (economico, civile, militare, diplomatico ecc.) sin dalla pianificazione di un’operazione.
Per quanto concerne il loro finanziamento, le operazioni civili e quelle militari non dipendono
dallo stesso regime. Le operazioni civili sono finanziate dal bilancio PESC. Le operazioni con
implicazioni militari non sono finanziate dai fondi UE, ma una parte delle spese sostenute è messa
in comune e ripartita tra gli Stati membri. Si tratta del «meccanismo Athena», introdotto nel 2004,
che gestisce questi costi comuni, lasciando il resto a carico degli Stati membri.
A partire dal 2003 l’Unione ha quindi messo in campo, fra operazioni militari e missioni civili, una
ventina di operazioni di gestione delle crisi. Le operazioni militari hanno come missione quella di
stabilizzare e garantire la vigilanza di un paese o di una regione fino a quel momento in crisi, in
risposta a un’esigenza di ristabilimento della pace, fatta eccezione per il caso, un po’ particolare,
dell’operazione marittima «Atalanta» di contrasto alla pirateria nel golfo di Aden (Somalia). Occorre
L’EUROPA DELLA DIFESA
Tuttavia, benché oggi 21 dei 28 Stati membri della NATO siano anche membri dell’UE, sussistono
dibattiti sulle rispettive vocazioni dell’una e dell’altra istituzione. La revisione del Concetto
strategico della NATO3, attualmente in corso, dà forma a tali problematiche. Ad esempio, cosa
sarà del valore aggiunto rappresentato dall’Unione nella gestione delle crisi se la NATO si dota di
una componente civile?
Riunendo i suoi valori e i suoi obiettivi nel campo della PESC, e più precisamente quello della
sicurezza-difesa, la SES conferisce un’identità all’Unione europea sulla scena internazionale.
Poiché costituisce un quadro chiaro per l’azione dell’Europa della difesa, la SES giustifica i diversi
interventi dell’Unione oltrefrontiera.
MINIGUIDA 2010
MINIGUIDA 2010
Tali accordi costituiscono di fatto l’elemento chiave della cooperazione fra le due organizzazioni,
in grado di garantire all’UE l’accesso alle capacità della NATO relative alla gestione delle crisi
(pianificazione e mezzi logistici). Adottati in via ufficiale il 17 marzo 2003, tali accordi sono in realtà
frutto di anni di negoziati: il Consiglio ministeriale di Berlino del 1996 e il vertice di Washington del
1999 ne gettano le basi, ma tra il 1999 e il 2002 gli accordi vengono sospesi per via di una contesa
greco-turca, prima di essere infine adottati nel 2003.
10
L’EUROPA DELLA DIFESA
L’Unione europea e la NATO sono quindi due soggetti imprescindibili della gestione delle crisi,
con interessi strategici comuni. Per tale ragione decidono di agire in sinergia a partire dal gennaio
2001, attraverso un partenariato strategico. Successivamente, la dichiarazione comune sulla PESD
definisce il quadro formale per tale cooperazione. Siglata il 16 dicembre 2002, garantisce all’UE
l’accesso alle capacità di pianificazione della NATO per le proprie operazioni militari e questo per
evitare doppioni. Si apre dunque la strada per l’adozione dei cosiddetti accordi «Berlin Plus».
massa, i conflitti regionali, il fallimento dello Stato e la criminalità organizzata. La combinazione
di simili minacce rappresenta un grave rischio per la sicurezza dell’UE e occorre pertanto essere
vigili. La SES individua quindi una serie di obiettivi strategici: contrastare le minacce, costruire
la sicurezza nel nostro vicinato e fondare l’ordine internazionale su un multilateralismo efficace.
Nel dicembre 2008 la SES viene rafforzata dalla Relazione sull’attuazione della strategia europea in
materia di sicurezza.
11
B. Il partenariato strategico per la gestione delle crisi
T U T T O Q U E L L O C H E C ’ È D A S A P E R E :
L’EUROPA DELLA DIFESA DI IERI E DI OGGI
> missioni nel campo dello Stato di diritto (EUJUST LEX ed EULEX Kosovo);
> missioni di polizia (EUPM in Bosnia-Erzegovina, EUPOL RD Congo, EUPOL COPPS ed
EUPOL Afghanistan);
> una missione di osservazione e vigilanza (EUMM Georgia);
> una missione di assistenza alla frontiera (EUBAM Rafah);
> missioni di riforma del settore della sicurezza (EUSEC RD Congo, EU SSR Guinea-Bissau).
La missione EUTM Somalia, lanciata nell’aprile 2010, contribuisce alla formazione delle forze di
sicurezza somale. Tuttavia, è denominata «missione militare» e non è classificata fra le missioni
civili.
Di seguito è riportata una mappa delle operazioni militari e delle missioni civili nel quadro della
PESD (divenuta PSDC con il trattato di Lisbona, cfr. riquadro nella pagina successiva). Vi sono
indicate le date di inizio e fine delle diverse iniziative. Tuttavia, le date delle operazioni e delle
missioni tuttora in corso possono subire variazioni in caso di un eventuale prolungamento deciso
dal Consiglio europeo.
EULEX Kosovo
09.12.2008 – 12.2010
EUJUST Thémis – Géorgie
16.07.2004 – 14.07.2005
EUMM Géorgie
01.10.2008 – 14.09.2010
ALTHEA – BiH
02.12.2004 – ?
EUJUST LEX – Irak
01.07.2005 – 30.06.2012
EUPOL Proxima – ARYM
15.12.2003 – 14.12.2005
CONCORDIA – ARYM
18.03.2003 – 15.12.2003
EUPOL Afghanistan
15.06.2007 – 31.05.2013
EUPAT – ARYM
15.12.2005 – 06.2006
EURSS Guinée Bissau
01.05.2008 – 31.09.2010
EUFOR Tchad/RCA
28.01.2008 – 15.03.2009
EUPOL COPPS – Territoires Palestiniens
01.01.2006 – 31.12.2010
EUBAM Rafah
30.11.2005 – 24.05.2011
ATALANTA – Somalie
13.12.2008 – 12.12.2012
EUTM Somalie
07.04.2010 – 04.2011
EUPOL Kinshasa
04.2005 – 06.2007
EUSEC RDC
08.06.2005 – 30.09.2010
EUPOL RDC
01.07.2007 – 30.06.2010
L’EUROPA DELLA DIFESA
EUPM BiH
01.01.2003 – 31.12.2011
MINIGUIDA 2010
L’EUROPA DELLA DIFESA
12
MINIGUIDA 2010
L’azione esterna dell’Unione si traduce anche in una serie di missioni civili per il consolidamento
della pace. Tali missioni consistono generalmente in una condivisione delle competenze degli Stati
europei per mantenere la pace e l’ordine in uno Stato sull’orlo della crisi. Vi sono anche:
OPERAZIONI DI GESTIONE DELLE CRISI
13
del resto fare una distinzione tra le operazioni autonome condotte dall’UE e le operazioni «Berlin
Plus», fra cui «Concordia», nell’ex Repubblica iugoslava di Macedonia (FYROM), e «Althea», in
Bosnia-Erzegovina (BiH).
EUFOR RDC
06.2006 – 30.11.2006
ARTEMIS – RDC
30.05.2003 – 01.09.2003
Missione civile conclusa
Operazione militare conclusa
Missione civile in corso
Operazione militare in corso
T U T T O Q U E L L O C H E C ’ È D A S A P E R E :
L’EUROPA DELLA DIFESA DI IERI E DI OGGI
TITOLO II - COME FUNZIONA L’EUROPA DELLA DIFESA?
Anche vicepresidente della Commissione europea, l’AR ha come missione quella di rafforzare il
peso, la coerenza e la visibilità dell’azione esterna dell’Unione, dotandola di una vera e propria
identità in seno alle organizzazioni internazionali.
Del resto, il trattato conferisce un potere di iniziativa all’AR che può «sottoporre al Consiglio
questioni relative alla politica estera e di sicurezza comune e […] presentare […] iniziative o
proposte al Consiglio»4.
In compenso, il trattato rinomina la PESD Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC)
Infine, introduce una clausola di assistenza reciproca in caso di aggressione armata sul
territorio di uno Stato membro e una clausola di solidarietà in caso di attacco terroristico
o di catastrofe.
B. Il SEAE
Infine, l’alto rappresentante presiede il Consiglio degli affari esteri (CAE) che riunisce mensilmente
i ministri degli Affari esteri, della Difesa e della Cooperazione allo sviluppo degli Stati membri.
Il preesistente Consiglio affari generali e relazioni esterne (CAGRE) è stato scisso in due organismi
distinti, il Consiglio affari generali (CAG), a presidenza semestrale, e il CAE.
Il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) rappresenta una delle principali novità introdotte
dal trattato di Lisbona. Vero e proprio servizio diplomatico dell’Unione europea, ha il compito
di contribuire a consolidare la voce dell’UE nel mondo attraverso una politica estera europea
coerente. Dopo mesi di difficili negoziati, nel giugno 2010 è stato raggiunto un compromesso fra
le istituzioni europee sulla struttura del servizio. Organo autonomo separato dalla Commissione e
dal Segretariato generale del Consiglio, è composto al 60% da funzionari della Commissione e del
Consiglio, mentre la restante parte proverrà dagli Stati membri. Il suo bilancio operativo rimane
incluso nel bilancio della Commissione e da questa dovrà essere eseguito.
«Nell’esecuzione delle sue funzioni, l’alto rappresentante si avvale di un servizio europeo per
l’azione esterna», articolo 27, punto 3.
Le questioni relative alle assunzioni, allo status del personale e al bilancio restano momentaneamente
in sospeso.
4. Trattato di Lisbona, articolo 30.
L’EUROPA DELLA DIFESA
MINIGUIDA 2010
Il trattato di Lisbona rafforza la visibilità sia della PESC sia dell’Unione europea istituendo la figura
dell’alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’UE (AR), nata dalla fusione
dei ruoli di alto rappresentante per la PESC e di Commissario europeo responsabile per le relazioni
esterne. La britannica Catherine Ashton svolge tale funzione dall’entrata in vigore del trattato,
il 1° dicembre 2009, per una durata di 5 anni.
14
L’EUROPA DELLA DIFESA
A. L
’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri
e la politica di sicurezza
Entrato in vigore il 1° dicembre 2009, il trattato di Lisbona abolisce la struttura a pilastri
dell’Unione europea. Non si parla più di «secondo pilastro» per l’Europa della difesa.
Tuttavia, il processo decisionale in materia di sicurezza e difesa resta immutato, fondato
sul consenso e sul voto all’unanimità.
MINIGUIDA 2010
1 - B
ASE GIURIDICA: COSA CAMBIA
CON IL TRATTATO DI LISBONA
L’Europa della difesa quale pilastro
intergovernativo
15
LA MACCHINA DELLA PSDC
T U T T O Q U E L L O C H E C ’ È D A S A P E R E :
L’EUROPA DELLA DIFESA DI IERI E DI OGGI
Lanciato il 26 luglio 2010 con la prospettiva di diventare pienamente operativo a partire dal
1° dicembre 2010, il SEAE è posto sotto la responsabilità dell’alto rappresentante. Esso comprende:
impegni più vincolanti in materia ai fini delle missioni più impegnative instaurano una cooperazione
strutturata permanente» (articolo 42).
> tutte le delegazioni del Consiglio e della Commissione,
divenute, dal 1° dicembre 2009, delegazioni dell’Unione;
2 - L’ARCHITETTURA DELL’EUROPA DELLA DIFESA
> tutte le strutture legate alla PSDC e alla gestione delle crisi
(cfr. gli organigrammi di seguito riportati);
Se in passato non potevano riguardare questioni inerenti alla difesa, le cooperazioni rafforzate
vengono ora estese all’ambito militare. Instaurate all’unanimità, consentono quindi a un gruppo
di almeno nove Stati membri di approfondire la loro cooperazione e di progredire rapidamente in
un settore desiderato.
Il cambiamento maggiore è costituito in via principale dall’introduzione della cooperazione
permanente (CSP). Aperta agli Stati membri su base volontaria senza un numero minimo di Stati
partecipanti (a differenza delle cooperazioni rafforzate) e decisa a maggioranza qualificata, la
cooperazione permanente costituisce un impegno a partecipare ai principali programmi europei
di equipaggiamento militare e alla costituzione di un «serbatoio di forze» per l’Unione: «Gli Stati
membri che rispondono a criteri più elevati in termini di capacità militari e che hanno sottoscritto
Il Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER), composto dagli ambasciatori degli Stati
membri presso l’UE, e il CPS preparano i lavori per il Consiglio.
Più precisamente, il CPS riveste un ruolo fondamentale nella preparazione e nel seguito da dare ai
lavori della PESC e della PSDC. Composto da alti funzionari con titolo di ambasciatori in quanto
rappresentanti nazionali, contribuisce alla definizione delle politiche formulando pareri destinati
al Consiglio. Il CMUE è composto dai capi di Stato maggiore della difesa (capi SMD) dei 27 Stati
membri rappresentati dai rispettivi delegati militari. Principale organo militare, fornisce pareri e
formula raccomandazioni destinati al CPS. Parallelamente, il CPS riceve pareri anche dal CIVCOM
sugli aspetti civili della gestione delle crisi. Tale comitato convalida di fatto la pianificazione e
L’EUROPA DELLA DIFESA
Le disposizioni del trattato di Lisbona favoriscono una cooperazione ambiziosa all’interno di un
gruppo ben definito di Stati membri. Se il meccanismo delle cooperazioni rafforzate esiste sin dal
trattato di Amsterdam (modificato dal trattato di Nizza), è soprattutto nel settore della difesa che
il trattato di Lisbona introduce elementi nuovi.
Se la gestione delle crisi ha per lungo tempo consistito nel fornire in primo luogo una risposta
militare e nel demandare, in un secondo tempo, ai civili il compito della stabilizzazione, oggi si
punta a una soluzione definitiva attraverso la combinazione/sinergia di strumenti su un ampio
spettro di settori. La sfida per l’Unione europea è perciò quella di assumere la completa attuazione
di tale soluzione multidimensionale. È questa l’essenza stessa del concetto di Approccio globale.
L’Unione ha la peculiarità di disporre di tutti gli strumenti per rispondere in maniera globale a una
crisi sin dalla fase di pianificazione di un’operazione: strumenti militari, civili (polizia, giustizia),
politici (diplomazia) ed economici (Commissione europea). L’architettura dell’Europa della difesa
ne è la prova. Oltre alle funzioni di vicepresidente della Commissione dell’AR, che garantisce la
coerenza dell’azione esterna dell’UE, le strutture della PSDC sono il riflesso di tale evoluzione in
direzione dell’Approccio globale.
MINIGUIDA 2010
MINIGUIDA 2010
C. La cooperazione strutturata permanente
L’Europa della difesa si è dotata di strutture politico-militari che le consentono di condurre
operazioni di gestione delle crisi. Poste sotto la responsabilità del Consiglio europeo e del CAE,
queste strutture si distinguono da quelle delle altre politiche dell’Unione in virtù della necessità
dell’unanimità prevista dal processo decisionale.
17
> la direzione generale delle Relazioni esterne e la direzione generale dello Sviluppo
(per taluni servizi) della Commissione.
In una lettera d’impegno datata 18 giugno 2010, Catherine Ashton, attuale AR, ha assunto
l’impegno di interpellare il Parlamento europeo sugli aspetti principali della PSDC. Il Parlamento
potrà dunque essere consultato a priori, e non più a posteriori come avveniva prima del trattato di
Lisbona. Il Parlamento avrà inoltre un diritto di controllo sulla nomina dei capi delegazione.
16
L’EUROPA DELLA DIFESA
A. Approccio gloBale e organigramma
T U T T O Q U E L L O C H E C ’ È D A S A P E R E :
L’EUROPA DELLA DIFESA DI IERI E DI OGGI
strategico delle operazioni civili e militari. Incarna quindi il concetto di Approccio globale. L’SMUE,
altro organo militare, è responsabile del tempestivo allarme, della valutazione delle situazioni
e dell’elaborazione delle opzioni militari strategiche. Infine, il SITCEN costituisce l’organo di
informazioni dell’UE. Avverte/preavverte tutti i soggetti interessati da una particolare situazione o
da un particolare evento e informa circa l’evoluzione delle minacce, sia nel teatro delle operazioni
sia in modo trasversale (controterrorismo ecc.).
CONSIGLIO EUROPEO
CONSIGLIO AFFARI ESTERI (CAE)
COMITATO DEI RAPPRESENTANTI
PERMANENTI (COREPER)
B. I soggetti della PSDC
CAE
Presieduto dall’AR,
Catherine Ashton (UK)
CMPD
Diretta da
Claude-France Arnould (FR)
CPCC
Diretta da
Kees Klompenhouwer (NL)
SITCEN
Diretto da
William Shapcott (UK)
L’EUROPA DELLA DIFESA
SMUE
Diretto dal generale
Ton Van Osch (NL)
19
CPS
Tali comitati sono assistiti nello svolgimento delle proprie mansioni da altri organi, composti
da funzionari europei e da esperti nazionali distaccati. Originariamente posti sotto l’autorità
del Segretariato generale del Consiglio, questi organi aderiranno al SEAE al momento della sua
costituzione.
Presidenza a rotazione,
a breve presieduto da un rappresentante dell’AR
CMUE
Diretto dal generale
Hakan Syren (SE)
CIVCOM
La CPCC è responsabile sia della pianificazione operativa che della condotta delle missioni civili.
Garantisce quindi da Bruxelles un supporto in questo ambito. La CMPD, la più recente delle
strutture permanenti della PSDC (2009), è responsabile della pianificazione a livello politico e
Presidenza a rotazione,
a breve presieduto da un rappresentante dell’AR
PMG
Presidenza a rotazione,
a breve presieduto da un rappresentante dell’AR
CMPD
Direzione di pianificazione
civile e militare
SITCEN
Centro di situazione
congiunto
CMUE
Comitato
militare
PMG
Gruppo
politicomilitare
CIVCOM
Comitato
di gestione
civile
delle crisi
SMUE
Stato maggiore militare
controlla lo svolgimento delle missioni civili. Sul medesimo modello, il PMG è responsabile degli
aspetti politico-militari della PSDC, luogo privilegiato dell’elaborazione politica dei concetti e degli
strumenti relativi alle operazioni militari o civile-militari dell’Unione.
MINIGUIDA 2010
> Presidenza stabile, Herman Van Rompuy
> Presidenza a rotazione, 27 capi di Stato e di governo
CPCC
Capacità civile di
pianificazione e di condotta
MINIGUIDA 2010
Comitato politico e di sicurezza (CPS)
CONSIGLIO
EUROPEO
Servizio europeo
per l’azione esterna (SEAE)
18
L’EUROPA DELLA DIFESA
Alto rappresentante per gli Affari
esteri e la politica di sicurezza
T U T T O Q U E L L O C H E C ’ È D A S A P E R E :
L’EUROPA DELLA DIFESA DI IERI E DI OGGI
3 - LO SVILUPPO DI CAPACITÀ
Comitato direttivo
Ministri della Difesa dei 26 Stati membri partecipanti
Presieduto da Catherine ASHTON, capo dell’EDA
Il capo dell’Agenzia è l’alto rappresentante per gli affari esteri e la politica
di sicurezza. Il comitato direttivo ne rappresenta l’organo decisionale,
composto dai 26 ministri della Difesa degli Stati membri partecipanti (tutti gli
Stati membri dell’UE tranne la Danimarca). Il direttore dell’EDA, attualmente
Alexander Weis (DE), è il capo del personale, incaricato di monitorare e
coordinare le unità funzionali.
Vicedirettore esecutivo
per le Strategie
Carlo MAGRASSI
Vicedirettore esecutivo
per le Operazioni
Adam SOWA
Direzione Capacità
Jon MULLIN
Direzione Ricerca
e Tecnologia
Christian BRÉANT
Direzione Armamenti
Jukka JUUSTI
Direzione Industria
e mercato
Arturo ALFONSOMEIRIÑO
Direzione Servizi
centrali
Franco BALDI
Fonte: www.eda.europa.eu
B. I programmi di armamento
L’Agenzia europea per la difesa è in rapporto con diversi quadri di
cooperazione preesistenti. La maggior parte dei programmi comuni
di armamento sono condotti dall’Organizzazione congiunta per la
cooperazione in materia di armamento (OCCAR). Creata nel novembre
1996 da Francia, Germania, Regno Unito e Italia, l’OCCAR ha come
finalità principale la gestione dei programmi di armamento. Diretta da
A400M - Fonte: www.airbusmilitary.com
TIGER - Fonte: www.eurocopter.com
OCCAR
L’EUROPA DELLA DIFESA
Unità pianificazione
e politica
Dick ZANDEE
MINIGUIDA 2010
La sua struttura è articolata in quattro settori: il settore Capacità, attraverso cui l’Agenzia sviluppa
le capacità militari, in collaborazione con l’SMUE e il CMUE; il settore R&T, in seno alla quale
mira a rafforzare l’efficacia del settore R&T della difesa europea; il settore Armamento; il settore
Industria e Mercato, nell’ambito della quale l’Agenzia lavora alla creazione di un mercato europeo
del materiale di difesa competitivo, in collaborazione con la Commissione europea.
Direttore esecutivo
Alexander WEIS
21
MINIGUIDA 2010
Decisa, a livello teorico, nel corso del Consiglio europeo di Salonicco
del giugno 2003, l’Agenzia europea per la difesa (EDA) viene
istituita ufficialmente il 12 luglio 2004. Creata per accompagnare lo
sviluppo delle capacità di sicurezza e di difesa dell’UE, è un organo
intergovernativo dell’Unione, posto di fatto sotto la responsabilità del
Consiglio. Autentico strumento strategico al servizio della PSDC, le sue missioni (articolo 45)
sono le seguenti: migliorare le capacità dell’Unione, individuare le lacune, valutare il rispetto degli
impegni assunti dagli Stati membri, contribuire alla creazione di un mercato europeo dei materiali
di difesa. L’EDA costituisce altresì un vero e proprio quadro di riferimento per l’elaborazione e il
coordinamento di una politica nel settore Ricerca e Tecnologia (R&T) e favorisce la cooperazione
fra gli Stati membri partecipanti ai programmi di armamento.
20
L’EUROPA DELLA DIFESA
A. L’Agenzia europea per la difesa
T U T T O Q U E L L O C H E C ’ È D A S A P E R E :
L’EUROPA DELLA DIFESA DI IERI E DI OGGI
un consiglio di vigilanza composto dai ministri della Difesa degli Stati membri, gestisce 7 programmi
di armamento, fra cui il programma Tiger (elicottero da combattimento) o il programma A400M
(velivolo da trasporto logistico e tattico). Il 2 aprile 2009 sono stati avviati dei negoziati destinati
a stabilire un accordo amministrativo tra l’EDA e l’OCCAR per favorire la gestione da parte
dell’OCCAR dei programmi di armamento scaturiti dai lavori preparatori dell’EDA.
L’EUROPA DELLA DIFESA
23
MINIGUIDA 2010
MINIGUIDA 2010
Pierre Bellouard,
Direttore dell’OCCAR
22
L’EUROPA DELLA DIFESA
Inoltre, il 27 luglio 2000 sei Stati dell’Unione5 hanno firmato un Accordo quadro relativo alle misure
volte ad agevolare la ristrutturazione industriale e il funzionamento dell’industria europea della
difesa. Tale accordo quadro riprende le misure previste dalla Lettera di intenti (LoI) del 6 luglio
1998, che incoraggiano la concertazione dei paesi firmatari e il dialogo con gli industriali sulle
questioni relative alla ristrutturazione del settore dell’armamento.
5. Germania, Spagna, Francia, Regno Unito, Italia e Svezia.
S P I N G E R S I O L T R E :
L’EUROPA DELLA DIFESA DI DOMANI
TITOLO I - L’EUROPA DELLA DIFESA ATTRAVERSO
LA PROSPETTIVA DEL PPE
1 - IL PARLAMENTO EUROPEO E LA DIFESA
Nel settore della PSDC, il Parlamento europeo (PE) non possiede competenze dirette poiché si
tratta di un ambito intergovernativo, in cui il processo decisionale spetta dunque agli Stati membri.
Tuttavia, il PE ha manifestato un interesse crescente nella costruzione dell’Europa della difesa e
partecipa sempre più ai dibattiti e al funzionamento stesso della macchina PSDC.
Altra importante innovazione, il trattato di Lisbona rafforza la cooperazione fra il PE e i parlamenti
nazionali. Ai sensi del Protocollo n. 1, e in particolare dell’articolo 10, è possibile organizzare
«conferenze interparlamentari su temi specifici, in particolare per discutere su argomenti che
rientrano nella politica estera e di sicurezza comune, compresa la politica di sicurezza e di difesa
comune».
L’EUROPA DELLA DIFESA
Articolo 36: «L’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza consulta
regolarmente il Parlamento europeo sui principali aspetti e sulle scelte fondamentali della
politica estera e di sicurezza comune e della politica di sicurezza e di difesa comune e lo informa
dell’evoluzione di tali politiche. Egli provvede affinché le opinioni del Parlamento europeo siano
debitamente prese in considerazione. […] Il Parlamento europeo può rivolgere interrogazioni o
formulare raccomandazioni al Consiglio e all’alto rappresentante. Esso procede due volte all’anno
ad un dibattito sui progressi compiuti nell’attuazione della politica estera e di sicurezza comune,
compresa la politica di sicurezza e di difesa comune».
MINIGUIDA 2010
L’EUROPA
DELLA DIFESA
DI DOMANI
L’azione del Parlamento europeo in materia di difesa è principalmente definita dai lavori della
sottocommissione per la sicurezza e la difesa (cfr. di seguito, punto B. La sottocommissione
SEDE). Il trattato di Lisbona rafforza le prerogative del PE, conferendogli un ruolo di partner nello
sviluppo dell’azione esterna dell’Unione.
25
MINIGUIDA 2010
SPINGERSI OLTRE :
24
L’EUROPA DELLA DIFESA
A. Le prerogative del PE
S P I N G E R S I O L T R E :
L’EUROPA DELLA DIFESA DI DOMANI
Tale quadro politico per la consultazione e il dialogo con il PE offre a quest’ultimo maggiori
opportunità per influire sullo sviluppo della PESC e della PSDC.
2 - I SOGGETTI "PSDC" DEL GRUPPO PPE
A. La commissione AFET
B. Il PE e il Bilancio PESC
Il Parlamento europeo rappresenta anche un’autorità di bilancio: esercita infatti un’influenza
decisiva sulla votazione del bilancio PESC poiché decide gli stanziamenti da assegnare a questo
settore. Tali stanziamenti servono in particolare a finanziare le missioni civili di gestione delle
crisi, poiché le operazioni militari sono a carico degli Stati membri. Negli ultimi anni, il bilancio
PESC è stato notevolmente aumentato: pari a 102 milioni di euro nel 2006, è oggi stabilito, nelle
prospettive finanziarie 2007-2013, a circa 250 milioni di euro l’anno (ovvero 1,74 miliardi di euro
per il periodo 2007-2013).
In seno al Parlamento europeo, la commissione per gli affari esteri (AFET) è competente per le
questioni inerenti alla PESC e alla PSDC. Composta complessivamente da 86 membri, è presieduta
dal deputato del PPE Gabriele Albertini (IT). Elmar Brok (DE) e José Salafranca (ES) sono i
coordinatori PPE per tale commissione.
Per le questioni relative alla PESC e alla PSDC, la commissione AFET è assistita dalla sottocommissione
per la sicurezza e la difesa.
Il PE esercita altresì un’influenza crescente nell’ambito relativo alle attività di difesa attraverso
gli atti legislativi adottati secondo la procedura di codecisione. Numerosi sono dunque i settori
interessati: l’ambiente (regolamento sull’uso di alcune sostanze chimiche o di alcuni gas);
i trasporti (norme sul cielo unico europeo, sorveglianza marittima, programmi spaziali); il sociale
(lotta alle discriminazioni in seno alle forze armate); la ricerca (sviluppo tecnologico); il mercato
interno (industria degli armamenti). Per tale ragione, è importante che il PE sia adeguatamente
informato sulle attività di difesa e sul loro ambito relativo.
C. Il gruppo di lavoro AFET del gruppo PPE
I lavori parlamentari del gruppo PPE si svolgono nell’ambito di quattro gruppi di lavoro, fra cui
il gruppo di lavoro affari esteri (AFET). Guidato dal deputato Ioannis Kasoulides (CY), conta tre
commissioni e due sottocommissioni, tra le quali la commissione AFET e la sottocommissione SEDE.
6. Pubblicato sulla GU del 14 giugno 2006.
L’EUROPA DELLA DIFESA
A tal fine, svolge dibattiti approfonditi sull’attualità dell’Europa della difesa, organizza audizioni
di esperti e di alti responsabili della PSDC (ad esempio i capi delle operazioni) e invia delegazioni
ad hoc per ottenere informazioni dirette sui teatri delle operazioni. Intrattiene altresì, peraltro
attivamente, contatti con gli ambasciatori del CPS, l’SMUE e con il direttore dell’EDA. È quindi
attraverso le sue attività che il Parlamento europeo, mediante le risoluzioni approvate, partecipa
allo sviluppo della PSDC.
MINIGUIDA 2010
C. Il PE e la procedura di codecisione
Riconoscendo il rapido sviluppo registrato dalla PSDC, il Parlamento europeo ha istituito, all’inizio
della legislatura del 2004, una nuova sottocommissione per la sicurezza e la difesa (SEDE) in seno
all’AFET. Presieduta dal deputato francese Arnaud Danjean (PPE) e avente come coordinatore PPE
il deputato Michael Gahler (DE), tale sottocommissione prepara la votazione delle risoluzioni in
materia di difesa europea.
27
L’EUROPA DELLA DIFESA
26
MINIGUIDA 2010
B. La sottocommissione SEDE
Un accordo interistituzionale fra il Parlamento, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di
bilancio6 prevede altresì almeno cinque incontri all’anno tra il PE e la presidenza del Consiglio per
preparare l’adozione del bilancio annuale della PESC. Inoltre, ogni anno, una relazione sulle attività
PESC/PSDC deve essere consegnata dal Consiglio al Parlamento. Ciò detto, alla luce dell’adozione
del trattato di Lisbona e del ruolo centrale dell’AR subentrato a quello della presidenza a rotazione
dell’UE, tale accordo interistituzionale dovrebbe essere rivisto.
S P I N G E R S I O L T R E :
L’EUROPA DELLA DIFESA DI DOMANI
AFET
SEDE
ALBERTINI, Gabriele
Presidente
DANJEAN, Arnaud
Presidente
BROK, Elmar
Coordinatore
GAHLER, Michael
Coordinatore
Sin dai suoi esordi, il gruppo PPE ha sempre dato prova di un impegno attivo nello sviluppo di
una politica europea della difesa. Già consapevole del balzo formidabile che rappresentava allora
la costituzione di un esercito europeo, il suo predecessore, il gruppo cristiano-democratico aveva
fortemente sostenuto il progetto di una CED nel 1953. La delusione seguita al fallimento di tale
progetto non è riuscita a scoraggiare il gruppo. A partire dalla fine degli anni Settanta, quando la
crisi degli euromissili ha fatto rinascere l’idea di una difesa comune, il PPE era il primo gruppo
a sottolineare la necessità di un’iniziativa volta all’attuazione di una politica europea di difesa. E
se il Parlamento europeo deteneva all’epoca poteri limitati nel settore delle relazioni esterne, il
gruppo non si rassegnava a una simile mancanza di potere: in virtù della sua elezione a suffragio
universale, il Parlamento europeo è perfettamente competente per sollevare tali questioni poiché
esse interessano la tutela e la libertà dei cittadini europei7.
Il tema della sicurezza, quindi, è da sempre una delle priorità del Gruppo. Ciò è ancor più vero oggi,
in particolare di fronte all’aggravarsi della minaccia terroristica. Il PPE ha accentuato il proprio
impegno per una politica di sicurezza, garantendo lo sviluppo di politiche comuni di politica estera,
di sicurezza e di difesa: così si legge nella Dichiarazione di Berlino (24 marzo 2007), dichiarazione
comune del Partito popolare europeo e del gruppo PPE (articolo 8). Analogamente, nel corso delle
giornate di studio del Gruppo svoltesi a Parigi nel luglio 2008, il PPE ha ricordato la necessità per
l’Unione di dare nuovo slancio all’Europa della difesa. Ponendo i cittadini al centro dell’Europa, il
PPE annovera ancora fra le sue priorità per il 2009-2014 la costruzione di un’»Europa più sicura».
SALAFRANCA, José
Coordinatore
7. Gruppo del PPE, «La sécurité et la défense», relazione sulle attività del gruppo PPE, luglio 1981-luglio 1982,
in FONTAINE Pascal, Voyage au cœur de l’Europe, 1953-2009, Racine, 2009, pag. 212.
L’EUROPA DELLA DIFESA
KASOULIDES, Ioannis
Presidente
A. La sicurezza dei cittadini, una priorità costante
MINIGUIDA 2010
MINIGUIDA 2010
GT AFET
28
L’EUROPA DELLA DIFESA
La tabella seguente riporta i soggetti della PSDC
in seno al gruppo PPE sopra citati.
3 - LE POSIZIONI DEL GRUPPO
29
Nel corso delle sue riunioni, il gruppo di lavoro AFET esamina tutte le norme allo studio delle sue
commissioni e comunica le conclusioni di queste ultime all’intero gruppo affinché esso decida
quale posizione adottare durante le sessioni plenarie del Parlamento. Anche le questioni relative
alle attività europee di difesa sono quindi trattate in seno al gruppo e, se necessario, discusse
qualora non si sia raggiunto un accordo in commissione.
S P I N G E R S I O L T R E :
Forte del suo impegno, il gruppo del PPE si è spesso schierato a favore di un’Europa della difesa
ambiziosa e completa, la sola in grado di garantire all’UE una vera e propria influenza sulla scena
internazionale. Nel corso delle giornate di studio svoltesi a Parigi nel 2008, raccomandava dunque
di definire gli interessi europei comuni, di dotarsi di strumenti civili e militari, di sviluppare mezzi
comuni, di rivedere la SES e di completarla alla luce di una visione a lungo termine, di rafforzare
il ruolo dell’EDA e, infine, di sviluppare un mercato interno dei materiali di difesa. Il Gruppo ha
accolto quindi con soddisfazione i progressi significativi garantiti dal trattato di Lisbona in questo
settore.
«Il Parlamento europeo deve essere assolutamente dotato di una maggiore responsabilità in
queste materie sensibili, affinché la politica che ha come suo obiettivo principale la garanzia della
sicurezza dei cittadini europei abbia una piena legittimazione», dichiarava Arnaud Danjean nel
corso del dibattito in plenaria del marzo 2010. Il gruppo PPE ha sempre rivendicato un maggiore
coinvolgimento del Parlamento europeo in questo settore (cfr. punto A. La sicurezza dei cittadini,
una priorità costante). Recentemente, il compromesso raggiunto fra le istituzioni europee sul
SEAE consacra l’accresciuto ruolo del Parlamento europeo, per il quale ha lottato il Gruppo, come
dichiarato dal deputato al PE Elmar Brok, relatore sul SEAE, secondo cui il Parlamento europeo
esercita un maggiore controllo rispetto al passato. Analogamente, alla domanda se tale accordo
rifletta la visione del PPE, Ioannis Kasoulides, presidente del gruppo di lavoro AFET, ha risposto
affermativamente, dichiarando che il loro relatore, Elmar Brok, ha realizzato un eccellente lavoro
nell’intento di garantire i diritti del Parlamento, che sarà molto più coinvolto nel controllo di
bilancio e consultato su tutte le tappe dell’elaborazione della PESC.
È quanto rilevato da Arnaud Danjean, presidente della sottocommissione SEDE, in occasione
del dibattito in sessione plenaria sull’adozione della sua relazione sull’attuazione della Strategia
europea in materia di sicurezza (SES) e della Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC):
«quest’anno [vede] l’attuazione del trattato di Lisbona che ha conferito a tale politica una nuova
dimensione». In tale relazione, adottata nel marzo 2010 dal Parlamento europeo, A. Danjean
invocava una PSDC al servizio dei cittadini europei: «Questa ambizione politica non è evanescente
[…]. Corrisponde alla necessità del continente di lottare per garantire la propria sicurezza, ma
anche per contribuire alla stabilità del mondo». Invitava allora gli Stati membri a migliorare il
coordinamento delle rispettive strategie e dei rispettivi strumenti d’azione con quelli dell’Unione.
Sottolineando «quanto fosse unico il valore aggiunto dell’Europa nella gestione delle crisi grazie
alle soluzioni che vengono avanzate», raccomandava ugualmente il rafforzamento delle capacità,
sia civili che militari, allo scopo di migliorare la capacità di risposta dell’Unione e lo sviluppo di un
approccio globale.
Più in generale, in materia di azione esterna, la relazione di Gabriele Albertini (presidente AFET)
sulla PESC, approvata contemporaneamente dal PE, pone in luce la necessità che tale politica
dell’Unione si doti di obiettivi lungimiranti. Definire gli interessi comuni, secondo l’invito già
formulato dal Gruppo nel 2008, per porli al centro delle azioni esterne dell’UE è l’obiettivo che
auspica Gabriele Albertini. Per fare ciò, inserisce fra le priorità individuate nella sua relazione il
rafforzamento della stabilità e della sicurezza mondiale.
L’EUROPA DELLA DIFESA
C. Per una legittimità democratica dell’Europa della difesa
MINIGUIDA 2010
B. Per un’Europa della difesa amBiziosa
31
L’EUROPA DELLA DIFESA
30
MINIGUIDA 2010
L’EUROPA DELLA DIFESA DI DOMANI
S P I N G E R S I O L T R E :
1 - Verso una difesa comune?
Il trattato di Lisbona offre oggi all’Unione europea gli strumenti e gli obiettivi per rilanciare l’Europa
della difesa. Una delle priorità per i decenni a venire sarà adoperarsi affinché tali obiettivi vengano
raggiunti. La multipolarità dell’attuale sistema internazionale obbliga l’Unione a costituire una
rappresentanza internazionale unitaria, a dotarsi di un’azione esterna coerente e a parlare con
una sola voce, che sia dotata di una risonanza e di un’influenza reale nella relazioni internazionali.
Se pienamente operativo, il SEAE, importante innovazione introdotta dal trattato di Lisbona,
dovrebbe creare le condizioni adeguate per la realizzazione di un’Europa della difesa ambiziosa.
Del resto, ampliando le missioni della PSDC (terrorismo, cyber-terrorismo, pirateria ecc.), il
trattato di Lisbona conferisce all’UE gli strumenti per continuare a fare quanto già fa ma meglio,
in particolare grazie alla capacità di gestire conflitti assai diversi fra loro.
L’EUROPA DELLA DIFESA
32
MINIGUIDA 2010
Il contesto attuale è peculiare: nel 2009 la PESD ha celebrato i primi dieci anni di esistenza ed
entra oggi nella fase di attuazione del trattato di Lisbona, con importanti conseguenze in materia
di sicurezza e difesa. I futuri sviluppi della PSDC s’inseriranno in un sistema internazionale
multipolare. Proprio come nei dieci anni trascorsi, sufficienti a far nascere una vera e propria
Europa della difesa, si devono prevedere cambiamenti, accelerazioni ma anche rallentamenti,
ripensamenti strategici ed evoluzioni nella governance internazionale. Tuttavia, l’Unione europea
deve essere pronta ad assumersi, nel decennio a venire, responsabilità sempre più numerose.
Dieci anni sono bastati a far emergere e sviluppare una politica di sicurezza e difesa comune.
Basteranno dieci anni per sviluppare un’autentica difesa comune? In virtù del trattato di Lisbona,
articolo 42, punto 2, «La politica di sicurezza e di difesa comune comprende la graduale definizione
di una politica di difesa comune dell’Unione. Questa condurrà a una difesa comune quando il
Consiglio europeo, deliberando all’unanimità, avrà così deciso». Può l’evoluzione della solidarietà
europea, garante della pace nel continente, giustificare l’attuazione di un meccanismo di difesa
collettiva?
Una simile prospettiva è assai poco probabile entro il 2020, almeno stando a quanto dichiarato
concordemente oggi dalla maggior parte degli esperti, e la NATO, alleanza militare per eccellenza,
mantiene il proprio ruolo di responsabile della sicurezza collettiva e della difesa europea. Ciò non
significa tuttavia che la PSDC non si doterà di una strategia più ambiziosa, più vasta e più risoluta
in futuro.
8. Per saperne di più, cfr. «Entretien d’Europe avec Arnaud Danjean: le développement de la Politique de défense»,
Entretiens d’Europe n. 48, 6 settembre 2010 (http://www.robert-schuman.eu/entretien_europe.php?num=48).
Ciò si ricollega a un’altra priorità, di più ampia portata, quella di sviluppare e rafforzare gli strumenti
di gestione delle crisi dell’UE. Gli Stati membri devono accettare di superare l’opposizione fra PSDC
e NATO, spesso causa della paralisi e, parallelamente, la separazione fra, da un lato, la NATO e il
comparto militare e, dall’altro, l’UE e il comparto civile. L’Unione deve infatti sviluppare capacità,
sia militari sia civili, efficaci, rapide e moderne per alimentare sempre più il proprio concetto di
approccio globale. A tal fine, sarà necessario dare attuazione a quegli impegni assunti in materia
di produzione di capacità, in particolare grazie all’EDA. In uno scenario di restrizioni di bilancio,
non sarà facile, ma le difficoltà finanziarie potranno essere superate attraverso economie di scala e
lo sviluppo di sinergie. Lo sviluppo di forze richiede un’armonizzazione, un’europeizzazione delle
capacità, che renderà sempre più efficace e potente l’Europa della difesa del futuro.
L’EUROPA DELLA DIFESA
2 - 2020, un’Europa della difesa efficace
33
TITOLO II - QUALI PROSPETTIVE PER IL 2020?8
MINIGUIDA 2010
L’EUROPA DELLA DIFESA DI DOMANI
A L L E G A T O :
LA DIFESA, UN UNIVERSO DI ACRONIMI
AFET
Affari esteri (commissione)
FYROM
Ex repubblica iugoslava di Macedonia
BiH
Bosnia-Erzegovina
CAE
Consiglio Affari esteri
CAG
Consiglio Affari generali
CAGRE
Consiglio Affari generali e relazioni esterne
CECA
Comunità europea del carbone e dell’acciaio
CED
Comunità europea di difesa
C a p i S M D Capi di Stato maggiore della difesa
CIVCOM
Comitato di gestione civile delle crisi
CMPD
Direzione di pianificazione civile e militare
CMUE
Comitato miliare dell’Unione europea
CPS
Comitato politico e di sicurezza
COREPER
Comitato dei rappresentanti permanenti
CSP
Cooperazione strutturata permanente
SMUE
Stato maggiore dell’Unione europea
PMG
Gruppo politico-militare
L’EUROPA DELLA DIFESA
Agenzia europea per la difesa
MINIGUIDA 2010
LA DIFESA,
UN UNIVERSO
DI ACRONIMI
EDA
35
MINIGUIDA 2010
ALLEGATO :
34
L’EUROPA DELLA DIFESA
Elenco delle sigle e delle aBBreviazioni
L’EUROPA DELLA DIFESA
MINIGUIDA 2010
36
GL AFET
Gruppo di lavoro Affari esteri
AR
Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
IESD
Identità europea in materia di sicurezza e di difesa
LoI
Lettera di intenti
OCCAR
Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamento
NATO
Organizzazione del trattato del Nord Atlantico
PESC
Politica estera e di sicurezza comune
PESD
Politica europea di sicurezza e di difesa
PPE
Partito popolare europeo (Gruppo)
PSDC
Politica di sicurezza e di difesa comune
R&T
Ricerca e tecnologia
SEAE
Servizio europeo per l’azione esterna
SEDE
Sicurezza e difesa (sottocommissione)
SES
Strategia europea di sicurezza
SITCEN
Centro di situazione congiunto
TUE
Trattato sull’Unione europea
UE
Unione europea
UEO
Unione dell’Europa occidentale
URSS
Unione delle repubbliche socialiste sovietiche
Gruppo PPE
al Parlamento Europeo
Pubblicato da:
Gruppo PPE al Parlamento Europeo
Indirizzo:Parlamento Europeo, Gruppo PPE,
60, rue Wiertz - 1047 Bruxelles - Belgio
Responsabile:Pascal FONTAINE,
consulente speciale del gruppo PPE,
Servizio Ricerca
Internet:
http://www.eppgroup.eu
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L`EUROPA DELLA DIFESA