I PESCI DEL MARE NON HAN NUMERO E ALTRE FILASTROCCHE DAL BESTIARIO DI BRUNETTO LATINI di Simone Dini Gandini ill. Fausto Montanari EDICOLORS INTRODUZIONE Quella che andrete a leggere è una raccolta di filastrocche; è un catalogo di animali, fantastici e non, tratti dal Bestiario del Tresor, l'Enciclopedia duecentesca del Maestro di Dante, Brunetto Latini. Uno dei punti di maggiore interesse di questa raccolta sta, a mio parere, nel voler avvicinare i bambini, in un linguaggio a loro comprensibile, alla cultura alta, nella convinzione che questi riescano ad assimilare qualsiasi tipo di concetto, dalle ninna nanne inventate dalla mamma fino alla Divina Commedia, purché presentato in forme consone alla loro età. È un tentativo di accendere qualcosa nei ragazzi, di stimolarli a guardare oltre; un po' come piantare dei semi in un terreno fertile: magari non tutti germoglieranno, ma qualcuno diverrà certo una bellissima pianta. Un altro elemento da tenere in considerazione è la curiosità che queste filastrocche possono suscitare: tutte le caratteristiche attribuite agli animali erano infatti ritenute, nel Medioevo, vere; e chi sapeva leggere, e poteva permettersi di acquistare un libro, si riferiva al Tresor quando aveva un dubbio o il desiderio di imparare delle nozioni, come a noi capita di rivolgerci a Internet o alle Enciclopedie in caso di bisogno. Così l'argomento può appassionare i lettori come un fantasy, con il vantaggio non da poco di poggiarsi su un testo che era alla base della cultura di un uomo del Duecento. Infine, in virtù della propria natura, questa operazione culturale trova un'ulteriore definizione nelle citazioni di personaggi della storia e della cultura (come Plinio, Giona e Alessandro Magno), che possono essere un impulso per ampliare le proprie conoscenze. Se un intento pedagogico viene soddisfatto dalla materia scelta, quello ludico si ritrova nella forma filastrocca, nel piacere del ritmo e della rima, in costruzioni che si rifanno in parte sui metri tradizionali ma che giocano principalmente su accenti, assonanze e alliterazioni, tanto da diventare in certi passaggi quasi un rap. Lo scheletro delle filastrocche è brunettiano: le caratteristiche di ogni animale e la conseguente lunghezza delle filastrocche dipendono da Latini; tuttavia ritengo l'intera produzione autonoma, nell'ottica di una rielaborazione analoga a quella di un libretto lirico, in cui il librettista opera autonomamente all'interno di un testo preesistente. Il Bestiario del Tresor conta circa settanta animali. Ne ho scelti trentacinque, privilegiando innanzitutto gli animali fantastici, in secondo luogo gli animali a cui si attribuivano caratteristiche fantastiche. La distribuzione infine rispecchia quella di Brunetto, che ordina gli animali secondo la loro comparsa sulla Terra nei giorni della Creazione. Simone Dini Gandini Simone Dini Gandini nasce a Viareggio l'11 maggio 1986. Conclusi gli studi in Lettere, ha collaborato con la Fondazione Carnevale di Viareggio e la Fondazione Festival Pucciniano di Torre del Lago Puccini, curandone tra l'altro alcuni progetti per le scuole elementari del territorio. È inoltre autore di libretti d'opera, testi per burattini, racconti e versi dedicati al mondo dell'infanzia e non solo. Fausto Montanari è illustratore professionista nell’ambito della grafica e dell'editoria giornalistica; dal linguaggio scherzoso, spesso si esprime tramite rappresentazioni di forme e colori tendenti al cubismo e all'astrattismo. Innamorato della forza espressiva del tratto e del colore, dedica particolare attenzione e curiosità al mondo umano. INDICE Prefazione Indice 2 4 I Pesci Il Coccodrillo La Balena La Conchiglia Le Sirene L’Aspide Il Basilisco Il Drago La Salamandra L’Alcione La Cornacchia Le Api Il Cigno La Fenice L’Upupa Il Pellicano Il Pappagallo 6 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 19 20 21 22 23 24 Il Pavone Lo Struzzo Il Leone La Donnola Il Cervo Il Camaleonte Le Formiche L’Elefante La Iena Il Lupo La Lince La Leocrocuta La Manticora La Pantera Il Parandro La Talpa L’Orso L’Unicorno 25 27 28 29 30 32 33 34 36 37 39 40 41 42 43 44 45 47 I PESCI del mare non han numero, ma Plinio ne svela il mistero e conta centoquarantaquattro specie. Alcuni stanno in acqua, certi sono invece anfibi; ovipari e mammiferi, vegetariani e anche carnivori sono pesci in egual modo, ma in comune tutti quanti hanno denti molto forti per tenere in bocca il cibo contro il moto dei marosi. Il pesce sega con la cresta squarcia in chiglia i bastimenti e più di un navigante attesta che sa spiegar le pinne ai venti come avesse un paio di vele ed insegue le navi per cinque o sei leghe. Il pesce spada, foriero di beghe, col muso affilato trafigge le stive; Poi l'echino, saggio e cauto, il pesce porcello fruga il cibo sul fondale o scava sottoterra come fa il nostro maiale. Lo scorfano fe risce le mani a chi l'a fferra; go figlia, l'anguilla, al fan i la piglia; fugge via da ch le murene, sempre femmine, le spose del serpente, rannicchiate in cento cerchi, si catturano col flauto. ancorato stretto a un sasso, sfida saldo le burrasche senza cedere di un passo. IL COCCODRILLO è un quadrupede giallo, che nasce nel Nilo e ha la pelle più dura di un callo: arcigna come fosse una corazza, non l'incrinano pietre né colpi di mazza. Si estende in lunghezza oltre quindici piedi, ha le unghie taglienti e lunghissimi denti; muove, solo al mondo, la mascella superiore e siccome è senza lingua tiene ferma l'inferiore. È costume che dorma di notte nel fiume ma viva, quando è giorno, sulla riva. Apre talvolta le fauci e dà asilo a un uccello che ha nome di trochilo, che spazza via il lordume dalle zanne dell'anfibio: proprio allora c'è il pericolo che l'idra, che è un serpente, con un sibilo assassini il coccodrillo trapassandolo dai fianchi. Sappiate che la gente lungo il Nilo l'addomestica e nei campi come un mulo cavalcandolo lo fiacca. È sua caratteristica temere chi l'attacca e inseguire chi lo fugge; ma se nella baruffa un uomo acciuffa, ne fa un sol boccone. Poi sente irrefrenabile l'impulso di scoppiare in un pianto convulso. LA BALENA è un pesce enorme, che è grande, su per giù, quanto un'isola o poco più e spesse volte resta in secca, cosicché non può tornare nel più profondo mare, dove le è più congeniale. È l'animale nel cui ventre il profeta Giona pensò d'essere all'Inferno, da tanto che era vasto. Eleva il dorso la balena in mare aperto e il vento v'ammucchia la sabbia che raccoglie, persino dal deserto. È così che alberi e arbusti in quantità e di vari fusti vi nascono ed ingannano anche il marinaio più esperto: scambiata per un'isola, la ciurma sbarca, pianta i pali e appicca il fuoco, ritenendolo un fatto del tutto innocuo; ma non appena la balena sente il calore che proviene dalla schiena, s'inabissa - e giù con sé trascina ciò che prima aveva in cima. LA C ONC HIG chius o com e un LIA è un gamb pes ce t e e chiu ero n cu lle da se le si ta gli a il g i la ch us c r ei i c m mp e s io, or e il po i ot ti ra gra le ene nc ve hio u suo sti; na che pa ne un tin mi esp a co, edi ent ha e ea sco rdit gita to p o er c il gra acc nchio iarla : segu e l'os che que trica sta si d ed as istragg petta a ed ap ra il gus così una pietra cio, piccola vi getta sera e quando viene iada: e di rug c c o se g ezio in sé le r e , li g p a o r c rac a sfe ccole e llate i e . d o to p m l o e l rite o m s e l e a d , gh etr era mar n pi f a f s i o s o e cce 'atm erle serit o l g n e p l co an no in tto m a t a on an a hi al c ev lti c in h o m gu log n n i a sa an che e e i h ec ac sp c i a tr Tr 'os l e ch n a a impedirle di richiudersi e s'abbuffa. on el gu do scio de a pia cimento , ed abita nel m , are più profon do. Sale in superficie ogni mattina che apr . gio te ra olu uf iss na ti n an ed e n fa m lut n ti li a i sa do , ta og ed zze on an an ze agu z fur iav inc he hie ce, p e c ung olpis he iren lap di ric he c i ed ca l ic c ac van na es ae nt l z o z a e c a re. or ogli iga tà, no svol o l’amo av veri che ing 'am i sp mido ore in ell e l i dip èèu m a ' d ar ndo ti d poich re s e a r a mp me afor ign co 'acqu l t e l e e e e s n ato il no m gli a s on l Da l'altro, d orano c M e dim han, tra e Numidia ch bia alla omo Dall'Ara lando uccide l'u serpente che vo di sirena ad un in un battito di ciglia e senza dare alcun dolore. ndo a q uanto s son s i trama l'unForn o r e nda, lle da ad a a ite d l l’aspe at l ca 'ung t to d'u tra nt h m na do nna, rr o, l' ie e d son a a par e c alt o ta t ' i a r e l i, q dalle on ra ue li e qu al cos la s a f te ce li a lau m s u tan to np us esc inf no ica in e. sug ,d l a li s olc ter cog em za li co as nl ch ac er etr ad a, 'im br og li, LE SIRE NE, sta