MARZO - APRILE 2014
Consigli per spendere meno
e vivere meglio
Un percorso per disintossicarsi
Per capire se siete polli allevati in batteria o esseri
pensanti, basta guardare cosa fate nella vita: condominio elettrodomestici - televisione - code in automobile - centro
commerciale. Sì, non è il massimo, però non deprimetevi.
Non siete unici. Ci sono altre centinaia di milioni di polli
sparsi per il mondo. L’anno scorso, poco prima di Natale,
vi siete preoccupati anche voi quando, dopo due giorni di
sciopero degli autotrasportatori, qualche scaffale del vostro
supermercato, quello dove andate più spesso, non era proprio
pieno? Li avete comprati anche voi, come quasi tutti, 10
kg di zucchero in più? Una volta mi spiegherete cosa vi ha
spinto a farlo. Perché lo facevano tutti? Perché ve l’hanno
consigliato i vicini? Certo, eravate preoccupati perché non
sapete fare niente per il vostro sostentamento. Niente. E se
il supermercato non è rifornito, dei soldi che guadagnate in
cambio delle giornate passate davanti allo schermo di un
computer, o in officina, o a uno sportello, o in uno studio
professionale, o dietro il bancone di un negozio, non sapete
che farvene. Sono solo pezzi di carta. Forse sarebbe bene che
imparaste a fare qualcosa. Qualcosa che serva a nutrirvi, a
scaldarvi, a vestirvi, a lavarvi. Eh sì, perché se lo scaffale
dei prodotti per l’igiene personale resta vuoto, quando avrete
finito le scorte è meglio che andiate a vivere in stanze separate.
Tranquilli, non succederà. Almeno in tempi brevi e non
in maniera così drastica. Però è meglio non farsi trovare
impreparati dai cambiamenti già in atto. Estote parati, è scritto.
Siate preparati. E siccome dovete cominciare quasi da zero,
è meglio partire da subito. Liberarsi dalla dipendenza delle
merci è un po’ come liberarsi dalla dipendenza della droga.
Occorre fare un percorso. Il primo passo che vi consiglio è
imparare a fare il pane.
Prendetevi una giornata di vacanza e andate al mulino dove si
macini a pietra del grano coltivato biologicamente. Comprate
un sacco di farina semintegrale , del lievito di birra, se lo
trovate, perché di questi tempi va a ruba (alla pasta madre
arriverete in un secondo tempo) e, quando arrivate a casa,
invece di perdere tempo davanti alla televisione, andate
in cucina, impastate, infornate e fate cuocere. Sfornate e
aspettate che il pane si raffreddi prima di tagliarlo. Al primo
boccone vi accorgerete che non avevate mai mangiato un pane
così buono. Non solo perché l’avete fatto voi, ma soprattutto
perché sentirete di aver recuperato un saper fare entrato a far
parte del patrimonio culturale della nostra specie da qualche
millennio e di cui siamo stati privati solo da sessant’anni.
Non così tanto da non percepire che, dietro l’aspetto della
scoperta individuale, riemerge un ricordo impresso nella
memoria collettiva, scritto nel nostro DNA e che ci ricollega
alle generazioni precedenti attraverso l’atto fondamentale
della nutrizione e il sapore del cibo che ne ha da sempre
costituito l’essenza. Col vantaggio collaterale di costarvi
un terzo di quanto costa l’equivalente pane industriale che
finora avete comprato al supermercato avvolto in un sacco di
plastica.
Il secondo passo che vi consiglio è di fare lo yogurt; una
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delle ragioni è perché non richiede praticamente tempo. La
sera prima di andare a letto sciogliete una bustina di fermenti
lattici liofilizzati, o un vasetto di yogurt che li contenga, in un
litro di latte sterilizzato (a lunga conservazione, o portato a
ebollizione se fresco) alla temperatura di 37/40 gradi. Oppure
utilizzate una yogurtiera per mantenere la temperatura con
un modesto consumo di energia elettrica. La mattina dopo lo
yogurt sarà pronto per la vostra colazione. Sarà ricchissimo di
fermenti latici vivi. Avrete evitato di fare tre tipi di rifiuti per
ogni dose (il vasetto di plastica, il coperchio di alluminio, la
quota parte del cartoncino con cui i vasaetti di yogurt vengono
venduti in confezioni di due o più pezzi). Lo avrete pagato
al prezzo del latte mentre lo yogurt prodotto industrialmente
costa almeno 4 volte di più.
Una volta che abbiate fatto questi due esperimenti, non mi resta
che darvi alcuni consigli per gli acquisti: una macchinetta a
mano per fare la pasta; un libretto che insegni a fare conserve
e composte; una damigiana e un po’ di bottiglioni e bottiglie
per travasare il vino; le attrezzature necessarie ad autoprodurre
altre cose che vi piacciano (alcuni fanno un’ottima birra, altri
i detersivi, i liquori d’erbe, gli indumenti di lana, ecc.).
Dopo qualche tempo vi accorgerete che vi nutrirete e vivrete
molto meglio spendendo molto meno. Starete attuando
la decrescita felice. Con quello che risparmierete vi potrà
venire la tentazione di passare da un lavoro a tempo pieno
ad un lavoro part time che vi consentirà di dedicarvi alle
uniche attività che rendono la vita degna di essere vissuta: le
relazioni affettive, la creatività, la contemplazione, le arti, la
conoscenza disinteressata. Insomma tutto ciò che vi piace e
realizza le vostre aspirazioni più profonde. Può anche darsi
che vi venga voglia di fare un passo in più. Per esempio,
andare in banca a ritirare i vostri risparmi, se li avete e già
con questo semplice atto li mettereste al sicuro, per investirli
in un pezzetto di terreno agricolo dove fare un orto. So che se
abitate nel centro di una grande città sarebbe un po’ scomodo,
ma fortunatamente non tutti si trovano in queste condizioni.
E se ci si trovano, non sono obbligati a restarci.
www.micologica.sm
tratto da LA FELICITA’ SOSTENIBILE
di Maurizio Pallante ed. Rizzoli
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