giornalino d’informazione scolastica
dell’ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE
“GIUSEPPE BONFANTINI” di Novara
n u me r o 4 – a n n o 3
GIUGNO 2012
Non è beeeene
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
È l’ultima “grande fatica redazionale” dell’anno. E se devo proprio
essere sincero questa volta un po’ pesa. Perché è poco il materiale
giunto in redazione, perché per questo giornalino non è stato un
anno ricco di spunti e di discussioni anzi… spesso ha regnato
l’indifferenza, spesso è stato difficile comporre un numero “come si
deve”. Ma anche se questa sarà un’edizione slim certamente i
contenuti sono apprezzabili, se non altro per il grande sforzo che in
molti hanno compiuto per comporre ciò che c’è! E ora? Questa
pagina va riempita e intanto dal tavolo a cui sono seduto non posso
far altro che allungare l’occhio verso le schermo della tivù accesa.
C’è un film, uno di quelli che avrò visto e rivisto durante la mia
adolescenza: “L’attimo fuggente”. È la scena in cui il professore dice
ai suoi alunni: Lo so che è molto difficile mantenere le nostre
convinzioni di fronte agli altri perché ci teniamo tutti ad essere
accettati. Ma voi, ragazzi, dovete credere che i vostri pensieri siano
unici e vostri, anche se ad altri sembrano strani e impopolari, anche
se il "gregge" può dire: "Non è beeeeeeene".
Oggi in classe si parlava un po’, in uno di quei momenti necessari a
far riprendere fiato tra un conto economico e l’altro. Si parlava di
quante cose più importanti ci siano oltre al calcio, ai reality show del
momento, alle decine di giochini che la tivù ogni giorno propone.
Qualcuno, intervenendo tra i mille pareri del gruppo classe ha detto:
“Prof.! Ma i ragazzi che hanno interessi diversi dalle mode del
momento, vengono isolati, trattati come minorati mentali, aggrediti
appena viene colto un loro momento di debolezza. Insomma prof.
vengono stretti sempre di più in una morsa di sfottimento, fino a
che, soffocati, si adeguano, oppure imparano a convivere con
solitudine e delusioni". E davanti a queste considerazioni un
professorino inesperto come me non può che riconoscere che del
vero ci sia. Ma vale la pena rassegnarsi e smettere di “lottare” per
realizzare i propri sogni o presunti tali? Sarà difficile, ma forse una
“sana ribellione” a un sistema che sta stretto male non fa. Non
siamo tutti uguali perché ognuno è unico e ha qualcosa di
straordinario da donare agli altri. Perciò che bisogno c’è di imitare
personaggi famosi o stili non congrui a se stessi? So bene che è
facile vivere di abitudini, adeguarsi, lasciando che altri pensino per
noi. Ma so anche che alcuni avrebbero il coraggio di dire ciò che
pensano e, all’occorrenza, saprebbero andare controcorrente. Anche
questo significa ritrovarsi con decine di dita puntate addosso ma
almeno non si vive rassegnati al conformismo, ma s’impara a dire
ciò che si pensa senza abbassare mai lo sguardo con nessuno e
soprattutto continuando a credere nei propri sogni perché, come
diceva un famoso docente universitario statunitense, “Il sogno di
oggi sarà la realtà di domani”.
1
Gu. Ro.
–
GRAZIE!
quasi maturi
di Gu.Ro. con la collaborazione di “una professoressa”
S
iamo ormai a giugno e, come ogni anno, qualcuno si accinge inesorabilmente a bere
l’amaro calice che porta il nome di esame di Stato, altresì noto come esame di
maturità. Ho avuto la grande fortuna di conoscere, in modi diversi, tutte le classi che
quest’anno dovranno affrontare questo piccolo/grande ostacolo della propria carriera di
studenti. Ho anche avuto il piacere di farmi abbracciare da questo “patrimonio umano” che
verrà ricordato per qualche anno e poi sarà solo un gran bel od esilarante ricordo dei docenti
man mano più anziani. C’è chi non scorderò per le sue battute pungenti, chi per la sua storia
famigliare e personale, chi per il suo volto sorridente, chi per le sue ansie (che spesso ho
condiviso!), chi per le sue “pirle” di saggezza, chi per aver pianto e chi per aver condiviso
momenti come viaggi d’istruzione o semplici uscite didattiche al di fuori della scuola. Chi ha
mangiato accanto a me, chi mi ha raccontato delle sue storie amorose tribolate, chi ha chiesto
consiglio, chi ha bussato alla porta disperato in cerca solo di ascolto, chi ha segnato in tanti
modi la mia breve carriera scolastica, chi dell’Estimo sa giusto che è una materia del piano di
studi del Bonfa, chi mi ha fatto disperare a suon di uno o di due sul libretto, chi mi ha “cuccato”
con un piatto troppo pieno nelle serate del fine settimana. Insomma quanto “materiale” che se
ne andrà dalle mura del Bonfa! Io ogni tanto ripenso al mio esame di maturità e agli stati di
ansia-dubbio-panico di quelle settimane, alleviati dal sostegno di insegnanti che ancor oggi
stimo e con cui ho la fortuna di lavorare assieme. Devo dire che l’atmosfera che si crea ogni
anno di questi tempi, fa un certo effetto. Per l’ennesimo anno mi ritrovo quasi a rivivere, non
senza una nota di malinconia, i momenti salienti del mio esame, quando, “prigioniero”
ancora dei banchi di scuola, non sapevo assolutamente cosa aspettarmi. E vorrei dare
consigli “giusti” per affrontarlo al meglio ma proprio non saprei come e cosa consigliare.
Bazzicando per la rete però, un neo-maturato ha pensato bene di dare qualche consiglio fresco
fresco e chissà se possono essere utili alla nostra “moltitudine da esaminare”. Non sono certo
verità assolute, né da delirio di onniscienza. Sono solo dei piccoli suggerimenti raccolti da
un’esperienza passata e dai consigli ricevuti.
I CONSIGLI DI UNO GIÀ “MATURATO”
1- Non esauritevi a causa dello studio. Sembra paradossale iniziare con
questo consiglio, ma forse esaurirsi senza capire non serve a nulla. Ho visto
tanta gente, che solitamente andava molto bene, riuscire discretamente (o
male) all’esame perchè si era esaurita sui libri. Tenete sempre a mente che è
impossibile sapere tutto il programma alla perfezione. Studiate bene
gli aspetti generali di ogni argomento e per il resto esercitatevi
a parlare e a fare collegamenti intelligenti. Vi assicuro che qualunque
professore apprezzerà di più una persona che dimostra dinamicità ed
elasticità mentale piuttosto che un freddo dispensatore di nozioni.
2- Non preoccupatevi troppo dei commissari esterni: ottenete su di
loro solo le informazioni veramente importanti (argomenti su cui si
2
–
impuntano, modalità d’interrogazione, abilitazioni e preferenze varie) e non
badate alle chiacchiere sul fatto che uno sia più o meno apprezzato o più
rozzamente str… nei confronti degli esaminati! Ricordatevi che spesso
girano tanti ritratti di un professore quanti sono i suoi studenti.
3- LA PRIMA PROVA
Se avete un commissario esterno di italiano,
informatevi bene su quale tipologia di
prima prova prediligesse con i suoi
alunni ed, eventualmente, se ha qualche
particolare avversione per un’altra.
Ricordatevi inoltre che molti professori
(spesso senza motivi fondati, ma purtroppo
è così) vedono di cattivo occhio la
tipologia D, ossia il tema di ordine
generale, poichè lo ritengono l’ultima
spiaggia per chi non ha proprio idea di cosa
scrivere. Se potete, per quanto allettante
possa essere il titolo, evitatelo. Consultate
spesso il dizionario, rileggete più volte e
prendetevi tutto il tempo che volete: vi
assicuro
che 6
ore
bastano
ed
avanzano. Evitate di consegnare alle 10 un compito di 4 colonne striminzite:
anche se aveste scritto pagine pregne di significato, sareste comunque visti
con sospetto. E, cosa che vale per tutte le prove scritte, anche se fa un caldo
da morire, non bevete come dei dannati! Potrete andare in
bagno appena dopo 2 ore e vi assicuro che capita spesso di assistere
a scene a dir poco esilaranti.
4- LA SECONDA PROVA
Non fate affidamento sulla marea di previsioni che trovate su internet,
specialmente
riguardo
ai temi
di
Estimo,
perchè
non
ci
azzeccano praticamente mai. Durante la prova, valutate bene i rischi. È
inutile cercare di copiare e farsi beccare dal commissario esterno (che a
quel punto avrebbe tutti i motivi di pensare che abbiate sempre copiato per 5
anni) quando magari c’è il vostro commissario interno che può darvi
una mano. Non crediate che se un professore era severissimo in classe lo
sarà ancora di più all’esame: spesso e volentieri, infatti, i professori tendono
a rabbonirsi e a darvi una mano. Non andate nel panico e, se non
sapete fare qualcosa (un esercizio, una frase, ecc), non perdete
tempo: saltatela e andate avanti, ci ritornerete più tardi.
5- LA TERZA PROVA
Quando vi arriva il foglio con le domande, dategli una rapida occhiata e
segnate con una spunta o una crocetta quello che sapete e quello che non
sapete. Iniziate da ciò che sapete e procedete materia per materia, senza
salti. Tornate più tardi su ciò che ignorate: oltre al fatto che potrebbe venirvi
in mente, i professori sono più disponibili a darvi una mano verso la fine
della prova piuttosto che assistervi appena aperti i fogli perchè vi siete fatti
prendere dal panico. Ricordatevi di portare e sfruttare al meglio il
migliore amico che possiate avere durante la terza prova: il dizionario di
italiano. Al contrario di quanto uno potrebbe immaginare, ci sono
spiegate tantissime cose ma non esagerate però. I professori sanno
benissimo che nel dizionario si trovano un sacco di cose, evitate quindi, nel
caso non sappiate proprio nulla di una domanda, di copiare
3
–
esattamente quello che trovate scritto. Metteteci piuttosto qualcosa di
vostro, anche se si tratta solo di fumo negli occhi. Darete
perlomeno l’impressione di esservi messi in gioco e di non esservi
affidati totalmente al dizionario.
6- LA TESINA
Evitate assolutamente di strafare. Evitate quindi tesine di 6 materie del
tipo ”La seconda guerra mondiale”: i professori, anche giustamente, vi
“ascolteranno” solo i primi 5 minuti perchè tanto sapranno già come valutare
il vostro percorso multidisplinare. Ricordatevi che la tesina viene
soprannominata così proprio perchè è una specie di surrogato delle tesi di
laurea: siate il più concisi e precisi possibile e cercate di
trattare argomenti inusuali in modo da interessare la commissione. Per
esempio: il nazismo è un bellissimo argomento, per carità, ma i professori
sono anche stufi di sentirlo. Se proprio volete tenerlo, andate più nel
preciso. Tenete sempre a mente che avete solo pochi minuti e vi assicuro
che non sono molti. Se volete portare una presentazione in Power Point,
assicuratevi di avere tutto il necessario per farlo (portatile, cavi, ecc), onde
evitare di far aspettare la commissione il giorno dell’orale. Non siete costretti
a dare ai professori il testo della vostra tesina, ma consegnar loro perlomeno
una scaletta degli argomenti o mappa concettuale che sia. E per
ultima, la cosa più importante: esercitatevi a parlare. Fatevi ascoltare da
qualcuno e prestate grande attenzione al tono di voce. Non preoccupatevi se vi
ritrovate a tre giorni dall’orale e non avete ancora scritto la versione
definitiva, perchè succede a tutti. Quando esponete la tesina, guardate
tutti negli occhi: ispirerete sicurezza e costringerete i professori ad
ascoltarvi. State attenti a come vi sedete: una persona in bilico sul ciglio
della sedia trasuda insicurezza da tutti i pori. Sedetevi normalmente o,
se vi sentite particolarmente a vostro agio, accavallate leggermente le gambe
(attenzione però, certi professori, specialmente quelli di vecchia data,
potrebbero trovarlo irrispettoso).
7- L’ORALE
Presentatevi vestiti sull’elegante andante, ma non esagerate (nè in
costume e infradito nè in giacca e cravatta per intenderci, sembrereste
ridicoli!), per gli uomini la camicia è l’abito perfetto. Una buona idea
è dare la mano a tutti i commissari esterni appena entrate:
dimostrerete una grande educazione e padronanza di sè. Mi raccomando
la stretta di mano, da quella si capisce tanto del carattere di una persona:
dev’essere decisa ma non troppo forte, assolutamente non moscia. Una
volta esposta la tesina cominceranno le domande. Anche se sarete, com’è
normale, agitati, evitate tutti i gesti che possano tradire il vostro stato
emotivo: cercate di non balbettare, di non parlare guardandovi i piedi e non
state curvi con la schiena (potrebbe sembrare che vogliate chiudervi in voi
stessi per la paura!). Prima di entrare, immaginatevi di andare alla
grande ed evitate assolutamente di pensare che sbaglierete (non avete idea di
quanto influisce la rappresentazione di sè nella riuscita di qualsiasi compito).
Se avere un pubblico vi agita, “sbattete tutti fuori”: è un vostro diritto.
Quando vi interrogheranno, cercate di fare più collegamenti possibili con
le altre materie. Attenzione però: non fate mai un collegamento con un
argomento che non conoscete bene. I professori, infatti, tendono a basarsi
sui collegamenti dell’alunno per fare le domande successive e, qualora non
foste adeguatamente preparati in materia, rischiereste di trasformare il tutto
in un’arma a doppio taglio.
4
–
Chi non ha il problema della timidezza, stia attento a non ricadere nell’eccesso
opposto: l’arroganza non piace a nessuno e se un professore vi corregge
su qualcosa di cui siete sicuri, dategli ragione. Ciò non toglie che un
atteggiamento “lievemente di sfida” è preferibile ad un’eccessiva
timidezza. Tenetevi sempre pronto un argomento a scelta per ogni
materia: alcuni professori chiedono sistematicamente all’alunno con cosa
vuole iniziare. Evitate assolutamente di dire “scelga lei”, perchè a quel
punto, oltre ad aver dimostrato scarsa furbizia, gli avrete dato una
giustificazione per eventualmente massacrarvi. Mantenete la calma e
vedrete che l’orale volerà via in un soffio.
8- Andate a vedere tutti gli orali che potete. È una cosa importantissima
che non smetterò mai di ripetere. Vi farete conoscere dalla commissione,
potrete “studiare” i commissari esterni e, dopo un po’, noterete che le
domande tendono ad essere sempre le stesse. Questo si ricollega al primo
suggerimento: usate la testa piuttosto che i libri.
9Informatevi
sulle abilitazioni
del
presidente
di
commissione: potrebbe capitarvi che sia abilitato ad insegnare materie
che non c’entrano nulla col vostro corso di studi (ad esempio diritto ed
economia in un liceo classico).
10- Infine, ricordatevi che l’esame di maturità è, per l’appunto, un esame e
come tale può andare bene come può andare male. Ma non preoccupatevi,
questo i professori lo sanno. È per questo che ci sono dei commissari
interni: per permettervi di essere valutati per 5 anni di lavoro e non per una
prestazione di poco più di 10 giorni. Tenete inoltre a mente che anche la
fortuna gioca un ruolo primario: una buona fetta della vostra probabilità
di riuscire bene sarà lasciata in balia della sorte (ad esempio le materie della
terza prova). Ed è qui che voglio darvi l’ultimo consiglio: fatevi furbi. Andate
a vedere almeno i due orali precedenti al vostro e segnatevi tutti gli argomenti
che i vostri compagni non hanno saputo. Durante le pause, se non li sapete
già, ripeteteli, anche se frettolosamente. Avrete una buona probabilità di
sentirvi chiedere proprio quegli argomenti. Come mi disse uno dei professori
esterni l’anno scorso, “le botte di fortuna bisogna sapersele cercare”.
Nulla di più vero.
Vorrei ora darvi un ultimo suggerimento che non c’entra nulla con la buona
riuscita all’esame, ma che reputo altrettanto importante: godetevi questi
momenti. Godeteveli perchè non torneranno più e poi, anche solo ad un
anno di distanza, li ricorderete con un pizzico di nostalgia. Ridete, piangete,
cantate “Notte prima degli esami”, vivete ogni momento al massimo. Poi
andate là e fate vedere loro chi siete!
Sono consigli utili forse e speriamo lo possano essere per i nostri maturandi. C’è di vero che chi
sta vivendo con loro gli ultimi giorni di lezione lo fa con una certa nostalgia. Ma una
professoressa di questo Istituto ha trovato una frase che voglio riportare perché è significativa
per chi come il sottoscritto svolge con passione questo bellissimo lavoro che è insegnare:
“Quello che possiamo sperare, quello per cui ci stiamo allenando, quello per
cui ha senso svolgere questo meraviglioso mestiere che è insegnare è che la
morte ci trovi giovani: ancora entusiasti per il concetto chiarito, ancora
nostalgici per la parola non letta, ancora frementi per un sorriso che sale dai
banchi, sorvola la cattedra e attraversando la finestra si perde sempre dentro
l’infinito…”. Grazie allora a tutti questi giovani che oggi si affacciano al mondo adulto per aver
dato (chi più e chi meno!) entusiasmo e leggerezza ai loro docenti questi anni bonfantiniani!
5
–
I diplomati (e gli attuali studenti) del Bonfa che si raccontano
anche al di fuori della scuola: tra esperienze di vita
studentesca e novità nel mondo del lavoro
VACANZE? VI ASPETTO!
l’invito di un ex studente per trascorrere le vacanze
nella natura delle terre di toscana e umbria
di Giampiero Maffeis (diplomato nell’a.s. 1983/1984)
G
razie alle nuove tecnologie ha ripreso i contatti con il Bonfantini lo
scorso autunno, proprio attraverso le pagine de “Il Bonfa”,
raccontando la sua esperienza lavorativa negli incantevoli territori del
Centro Italia. Del Bonfantini ricorda gli anni cruciali e più spensierati della sua
vita. Ed ora arriva in redazione la proposta per passare un periodo di vacanza
“alternativo” proprio nel territorio in cui opera. Scrive in redazione:
Siamo ormai prossimi alla fine dell’anno scolastico per la
maggior parte degli studenti, poi il meritato riposo… se qualcuno
di voi docenti dovesse passare tra Toscana e Umbria, sarò a
completa disposizione per organizzare una visita in queste zone
(arte e natura all’unisono fuori dal grande traffico) a prezzi
contenuti (solo alloggio e vitto). Ma anche i vostri studenti… chi
volesse è e sarà il benvenuto!
La guida è “quasi” omaggio, nel senso che devo per forza di legge,
essendo una guida professionista regolarmente iscritto all’
Associazione Italiana Guide Escursionistiche, essere a pagamento
con regolare ricevuta (10,00 €). Compatibilmente con gli impegni
aziendali sarò sempre disponibile anche per indicare i luoghi da
visitare in queste terre.
Per la sistemazione logistica posso indicare degli affitta camere con prima colazione e dei posti di ristoro
con un buon rapporto qualità/prezzo. Se qualcuno fosse interessato sono disponibile all’indirizzo di
posta elettronica [email protected] o anche al numero 339.8085113. In entrambi i casi è
importante indicare che siete del “Bonfantini”. I percorsi escursionistici in Toscana sono ben segnati e
non necessitano di guide… basta una cartina! In Umbria, tranne per rari casi, è bene non fidarsi troppo.
Ma vi sono il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e molte riserve naturali. E da buon italiano so
indicare dove trovare dei prodotti di enogastronomia di eccellenza. La zona è anche ricca di opere d’arte
sacra e profana, sconosciute al grande pubblico. Qualche data?! Arezzo mostra antiquaria: 2-3 giugno,
30 giugno e 1 luglio, 4-5 agosto, 1-2 settembre che coincide con la Sagra del Saracino (rievocazione
storica), numerose sagre paesane, mostre, terme e tanto altro ancora. In settembre Città di Castello ospita
una grossa fiera sul cavallo, qui ci sono due musei sulla civiltà contadina eccetera.
Attendo vostre notizie e approfitto per salutare in particolare il Preside prof. Barraco che forse riuscirà ad
andare in pensione dopo aver dato il secondo 8 a qualche fortunato allievo.
Giampiero Maffeis
6
–
di Stefania Ravaro, Matteo Micheletti e Gianluca Ruspa (5^ B)
C
iao lettori de “Il Bonfa”! Volevamo rendervi partecipi di una bellissima esperienza vissuta con il
mitico prof. Zurlo, presso l'Associazione “L'Ontano” ad Olengo. Con lui abbiamo avuto
l’opportunità unica di collaborare attivamente provvedendo ai lavori dell'orto e ai tagli dell'erba,
rigorosamente con la ranza, tanto che Matteo ha avuto l'onore di essere insignito del prestigioso titolo
di
dato dal prof. stesso!
Nel parco di Villa Segù, in quel di Olengo, alla periferia sud di Novara, si trovano sei asini: 4 femmine
adulte, un'asinella (Maya) e un asinello (Zefiro) di quasi un anno. Ci siamo perlopiù occupati di loro
pulendo le lettiere, dando loro da mangiare sia l'erba tagliata dal nostro
, sia il fieno, occupandoci anche dello smaltimento dei
poco profumati “prodotti” di scarto! Che
gran lavoratori, è proprio il caso di dire
“braccia NON rubate all’agricoltura”!!!
Inoltre abbiamo collaborato ad un progetto
sulle farfalle costruendo un giardino che
attirasse questi insetti fornendo loro un
habitat adeguato. Il complesso nel quale
l'Associazione “L'Ontano” ha fondato la “Cà
di Asu” è stato, sino al 2002, sede di una
comunità terapeutica per tossicodipendenti.
L’attuale obiettivo è quello dell'inserimento
lavorativo degli ospiti e quindi, all'interno
della villa, sono presenti diverse realtà
lavorative: un laboratorio di restauro, una
vetreria, una stalla con bovini, una parte
dedicata all'allevamento delle oche e uno speciale recinto dove ora sono ospitati i nostri amici con le
“orecchie lunghe” e degli stupendi cavalli avellinesi. Nel parco poi c'erano, oltre all'orto, che ancora
oggi è presente, una parte dedicata alla coltivazione dei piccoli frutti ed un meleto. L'inaugurazione
della “Cà di Asu” si è svolta il 5 giugno dello scorso anno, ed ora qui si svolge un'importante attività
terapeutica per i bambini con disabilità fisica e/o psichica, attraverso l'ausilio dei simpaticissimi asinelli.
La realizzazione del Centro rientra nel progetto “Tutti giù nell'orto” sostenuto dalle Fondazione De
Agostini al quale ha partecipato anche il nostro Istituto nell’ambito della realizzazione del progetto agro
ambientale delle classi quinte di due anni fa. “L'Ontano” è un'associazione no profit che nasce a Vercelli
nel 2002 con l'obiettivo di sviluppare progetti nel campo dell'educazione ambientale. Dal 2006 opera
anche nel settore sociale con il progetto di realizzazione di un orto a conduzione biologica rivolto alle
fasce socialmente più deboli. All'interno di Villa Segù, appartenente all'associazione, ha sede anche un
Centro Diurno per persone disabili del Comune di Novara. La Fondazione De Agostini nel 2010 si è
impegnata a coprire i costi per l'acquisto degli asini e delle attrezzature per l'attività terapeutica. Presso
la struttura, oltre alle attività con gli asini, l'Associazione svolge percorsi di educazione ambientale
dedicati alle scuole di differente ordine e grado. Da parte nostra ci sentiamo in dovere di ringraziare il
prof. Zurlo per la sua disponibilità e per averci fatto partecipare a questa magnifica esperienza. Siamo
stati molto contenti di aver dato il nostro contributo, seppur piccolo rispetto a quello che fanno le
persone volontarie e gli operatori professionali che tutti i giorni si dedicano agli asini e all'orto. Per
quanto ci riguarda, nel nostro piccolo ciò che abbiamo fatto ci ha reso molto felici.
7
–
“nostro”
prof. “arruolato”
al
a cura dei ragazzi di 5^ B per il prof. Germano Zurlo, insegnante di sostegno
della classe, da qualche settimana, finalmente “insegnante di ruolo”
L
a classe compone una sorta di poesia da dedicare al docente, con qualche “licenza poetica” nel
gergo giovanile ma con la riconoscenza di maturandi che vedono nel loro insegnante un punto
di riferimento per il proprio futuro.
Oh… professor Germano
dei professori sei proprio il più strano
la folta barba sul tuo volto
con le donne fai sempre colpo.
Scarpe verdi, rosse o blu
il meglio sei sempre tu.
Alla classe dai sostegno,
e a tavola non hai ritegno.
Troppo volontariato fai
ma ancora tanto fiato hai!
Libri, chiavette e PC
te li porti appresso tutto il dì
con la tua pazienza, equilibrio e saggezza
allevi la nostra stanchezza.
Ami allenare i ragazzi
e raddrizzi anche i più pazzi
li spremi come arance
ma spezzi anche tante lance
per aiutarli a crescere sani
e a non essere dei villani.
Quando ti cimenti nella lettura
sei proprio una forza della natura.
Rendi vive le poesie
stimolando le nostre fantasie.
Alla prof. Rosella, fai degli scherzi niente male
con l’imitazione del dottor meridionale
e con i documenti da sistemare...
l’hai fatta proprio sbiancare…
Bravo attore tu sei nato
che peccato…
qui, con noi,sei proprio sprecato !
Riesci a rendere interessanti
anche gli argomenti più pesanti.
Grazie alla tua acuta genialità
che manifesti nell’utilizzo della multimedialità.
Ricerchi sempre la verità…
ma… chissà se si troverà…
Ci hanno già provato i tuoi maestri
Socrate, Platone, Aristotele… tra questi
ma sono stati proprio dei fessi
hanno perso troppo tempo in chiacchiere
quando potevano trovare delle belle
“passere”.
Il passaggio di ruolo te lo sei proprio meritato
dopo un lungo percorso nel precariato
in cui tanta fatica hai sprecato
per aiutare anche il più svantaggiato.
Ma adesso salutarti dobbiam e ce ne andiam
in attesa del tanto agognato diploma
in cui speriam
non abbandonarci proprio in questo momento
di grande smarrimento
perché sei sempre
il nostro punto di riferimento.
Ma tu non sei sciocco come loro
e il tempo lo spendi tra moglie, figli e paglia
d’oro.
Con le donne fai scalpore
ma le asine sono il tuo vero amore.
8
–
CONCORSI &. .
i bonfantiniani con i loro proff. partecipano
e si confrontano a suon di concorsi.
Ecco le esperienze di un anno trascorso
tra i banchi di scuola al bonfa!
L
a nostra 1^ C è una classe che ama trasgredire le regole, che non ama studiare, una classe
irrequieta che non ama ascoltare ma... in fondo abbiamo
, i nostri
cervelli "vuoti" come ci ripetono molti insegnanti, a volte funzionano e quindi vogliamo farvi
scoprire qualcosa di noi che non conoscete attraverso questi nostri lavori. In verità
al quale avremmo dovuto partecipare ma non abbiamo controllato la scadenza
mentre la nostra professoressa di Italiano, ci aveva raccomandato la massima attenzione ...
E così, non avendo seguito le raccomandazioni della nostra insegnante che aveva riposto la sua fiducia
in noi, non abbiamo potuto partecipare al concorso!!! Beh... sarà per un'altra volta prof.! Siamo
comunque appagati dal fatto di poter presentare (con molta umiltà), attraverso il giornalino della
scuola, questi lavori frutto dei tre "secchioni" (tutto è relativo !!!) della nostra classe, nella
I
cinque sensi ci consentono di dialogare con il mondo che ci circonda e di essere in assoluta
sintonia con noi stessi e con la vita. È proprio grazie a loro che possiamo percepire i profumi,
i colori, i sapori, i suoni… i cinque sensi sono quelli che ci consentono di entrare in sintonia
con la vita. Possiamo tuffarci nel mondo solo attraverso le sensazioni e le emozioni dettate dai
profumi della primavera, dal cinguettare degli uccelli su di un albero, dalla fragranza della terra
umida, dalla morbidezza della sabbia sotto i piedi, dalla limpidezza del cielo nelle giornate
limpide.
Dedichiamo più attenzione all'ambiente
che ci circonda che alle piccole cose della
vita quotidiana. Più i sensi vengono
coltivati e sensibilizzati, più le nostre porte
sono aperte, più grande sarà il piacere e
l'intensità con cui viviamo e percepiamo il
mondo circostante.
Tra i nostri sensi c’è la vista, per vedere
con gli occhi tutto ciò che ci circonda.
9
–
Purtroppo non ci soffermiamo a vedere le cose importanti della vita, ma siamo attratti
da tutto ciò che è consumistico e superfluo. Passiamo le nostre giornate davanti al computer e
alla televisione, senza neanche guardare fuori dalla finestra e vedere quello che succede nel
mondo; spesso non si conoscono neanche i vicini di casa. Se ci soffermassimo a guardare
veramente, vedremmo che nel mondo ci sono tante persone che soffrono e che hanno bisogno
d’aiuto e che non aspettano altro che uno di noi gli tenda una mano per aiutarlo.
Ed ecco un altro senso, il tatto, che viene più spesso usato per cliccare tastiere e telecomandi
piuttosto che per dare un abbraccio o semplicemente una pacca sulla spalla per far capire
all’altra persona che ci siamo. Spesso le mani vengono usate per colpire le persone, per fare del
male, invece che il contrario. Anche quando qualcuno ci sfiora per strada ci scostiamo
bruscamente, come se la sensazione che proviamo ci dia fastidio. Anche durante la Messa, nel
momento in cui il prete dice il Padre Nostro e ci invita a prenderci per mano, sono solo i bambini
che lo fanno senza pudore; noi ci vergogniamo e appena la preghiera finisce stacchiamo le mani
velocemente.
L’olfatto è il senso che ci permette di odorare tutti i profumi della terra, ma nello stesso tempo
anche tutti gli odori. Penso che il mio olfatto sia il senso più sviluppato che possiedo, dato che
quando sono in giro sento tutti i cattivi odori che ci sono e se c’è la possibilit{ cambio strada
piuttosto che sentirlo. Allo stesso tempo però sento anche tutti i buoni profumi, come per
esempio quello del mare.
L’udito invece è il senso che ci permette di capire quello che ci dicono le altre persone; grazie
ad esso possiamo percepire la distanza delle persone che ci parlano anche senza vederle.
Possiamo riconoscere le persone dal timbro di voce o dal rumore che fanno quando camminano.
Grazie all’udito possiamo anche ascoltare la musica e questa è una cosa a cui dedico il mio
tempo libero. Spesso fingiamo di non sentire perché non ci piace quello che ci stanno dicendo… e
percepiamo solo la parte che ci interessa.
Grazie al gusto invece possiamo percepire i diversi sapori delle cose che mangiamo o beviamo.
Possiamo capire se sono cibi piccanti, dolci, acidi, salati o amari. In tutto il mondo, a seconda
delle diverse popolazioni, esistono diversi tipi di cibi, e grazie al mondo contemporaneo, anche
abitando in un piccolo paese dell’ Italia, abbiamo la possibilit{ di assaporare i cibi tipici cinesi,
giapponesi, turchi…. anche se la maggior parte delle volte preferiamo quello italiano ! Tanta
gente mangia solo per il gusto di farlo senza assaporare e capire se quella pietanza piace
veramente o se è solo una “moda”.
Anche se nel mondo d’oggi non ci soffermiamo più sui piaceri che si provavano nel passato, io
penso che ci siano lo stesso dei riscontri positivi. Anche perché al solo pensiero di rimanere senza
uno di questi sensi mi sentirei perso. Secondo me l’uomo contemporaneo ha perso il vero uso dei
cinque sensi, dato che non è più a contatto con la Natura, come invece lo era nel passato; e
proprio per questo motivo non si rende più conto della bellezza del mondo che lo circonda.
T
utto è partito da un'esperienza che mi era stata raccontata da mio padre e che
riguardava un suo amico e la sua compagna. Tempo fa queste due persone hanno
partecipato, insieme ad un altro gruppo di individui, ad una riunione pomeridiana con un
percorso da fare, degli oggetti da toccare e infine una cena da consumare proposta da
10
–
un'associazione di Milano chiamata “Dialogo nel buio”.
Voi direte: cosa c'è di strano in questo? Nulla, se non fosse che il programma della esperienza si
doveva svolgere completamente al buio. Questa esperienza è stata, dal loro racconto, unica nel
suo genere, innescando nei nostri amici una serie di problemi e sensazioni che non avevano mai
provato.
“… cenare al “Tratto Nero” non è stata solo una serata: è un'esperienza
che incrocia lo stare in compagnia con gli altri, con la scoperta di
qualcosa di cui non si era a conoscenza e che riguarda se stessi e le
persone che stanno a tavola con te. Analizza senza volerlo il modo in cui
ciascuno di noi reagisce ad una situazione di mancanza di
controllo di una parte di se stesso. Si è lì, al buio, senza
sapere di preciso dove siano le posate, il piatto e il
bicchiere. Ogni persona può decidere di
lasciare il locale o cominciare a conoscere
qualcosa di diverso. In questa situazione c'è
un
ribaltamento
delle abitudini: di solito è la persona vedente
ad aiutare chi non
può fare altrettanto, qui non più.Nel corso di
tutta l' esperienza,
è la guida che conosce bene lo spazio ed è
capace di leggere
tutto ciò che ci circonda interpretando gli
odori, le voci e i
movimenti, che ci illustra. Pensiamoci e percepiamo un piccolo insegnamento: non esiste solo
il senso della vista, ma a volte guardare e vedere non sono la stessa cosa. Tutto passa
anche attraverso il cervello ed il cuore. Questa esperienza è un modo diverso ma non meno
importante di pensare alla mancanza di qualche senso e sulla disabilit{...”.
Riflettiamo. Il pensiero sembrerebbe una cosa banale: in effetti tutti nella nostra vita abbiamo
provato a rimanere per qualche breve periodo al buio, senza provare grandi differenze perché
eravamo certi che era una situazione momentanea. Tutto sarebbe ritornato alla normalità
(poteva ritornare la luce, oppure potevamo toglierci la fascia con cui avevamo giocato a mosca
cieca).Purtroppo molte persone hanno la sfortuna di non averli e/o di averli fuori uso. Nascere
senza uno o più di uno dei cinque sensi, è già una grande sfortuna. Ma anche perderli durante la
vita, può farti stare veramente a disagio e/o causarti dei traumi. Considerato che la vista è il
senso che dà dei risultati più immediati, gli altri quattro sensi possono arrivare a riconoscere e
definire persone, cose e/o situazioni, con tempi e ragionamenti più lunghi. Proviamoci…
immaginiamo un mondo senza sensi: buio e freddo, silenzio assoluto, niente profumi
né odori, nessun sapore e neanche nulla da toccare. Sarebbe come essere inseriti in una
busta di plastica o in una bottiglia di vetro e messi sottovuoto. La vita avrebbe poco senso.
Perdere o non avere uno dei cinque sensi, può spingere gli altri rimasti a svilupparsi e a
sensibilizzasi in modo esponenziale, per sopperire alla mancanza. Noi fortunati, non ci rendiamo
conto dell'importanza che queste piccole cinque doti, possono avere nello svolgersi della vita di
tutti i giorni. Se dovessi perdere la vista, sarei assalito da un senso di freddo, perché la luce
dà sempre la sensazione di scaldare e illuminare. I primi sensi che si metterebbero in funzione
sarebbero il tatto e l'udito. Vivere in una scatola sempre buia mi stimolerebbe all'ascolto di tutto
ciò che mi succede intorno e per muovermi sarei costretto ad allungare gli arti per toccare e
sentire tutto ciò che mi circonda per non correre pericoli.
Potrebbe essere una buona esperienza: infatti nella vita quotidiana siamo ormai abituati ad
ascoltare solo ciò che ci conviene, mentre se privati della vista, dovremmo fare attenzione a tutto
quello che sentiamo senza poter permetterci di ignorarne nessun segnale. Adesso oltre alla vista,
proviamo a togliere anche l'udito. Penso che comincerei ad entrare nel panico. Il buio e il
vuoto mi entrerebbero nella testa come se i pensieri scomparissero improvvisamente. Togliamo
allora anche il tatto. Proviamo a legarci le mani dietro la schiena: cosa sapremmo fare? Siamo
già in difficoltà quando ci rompiamo un arto, figuriamoci senza la possibilità di usare qualsiasi
11
–
parte del corpo per toccare, strofinarci contro qualcosa o sentirne il calore che emana.
Eliminiamo anche gusto e olfatto. Cosa rimarrebbe di noi? Provate ad immaginare di essere
all'esterno e di non sentire nessun odore: non riusciremmo ad orientarci neanche usufruendo dei
ricordi immagazzinati nel nostro cervello. Senza il gusto, potremmo essere in pericolo:
potremmo ingerire qualsiasi cosa non potendo distinguerne i componenti. Non poter contare sui
nostri sensi vuol dire, in un certo senso staccarci la spina: ci trasformeremmo in un sasso.
La nostra vita, il nostro sviluppo, il nostro corpo si evolve seguendo e prendendo nota di tutte le
sensazioni che i cinque sensi ci trasmettono in continuazione durante tutta la nostra esistenza
terrena. Che sensazioni potrebbe provare una persona privata dei cinque sensi? Personalmente
mi sentirei come angosciato,impaurito, incapace di ogni azione perché non ne potrò mai
conoscere l'esito. Potrebbe essere una sensazione che degenera in uno stadio di follia, perché in
realtà nessuno di noi si conosce fino in fondo. Privati dei nostri sensi ci troveremmo come nudi:
incapaci di difenderci e assaliti solo dalle nostre paure e dalla paura di tutto ciò che ci sta
intorno. Per fortuna ai nostri giorni alcune di queste patologie (es. cecità, sordità) sono
recuperabili attraverso cure, studi e incontri tra persone che condividono lo stesso problema. Le
persone affette da queste “mancanze” non sono da considerarsi diverse, ma solamente più
sfortunate. La loro fortuna interiore consisterà nella voglia di superare il loro handicap, anche
attraverso il contatto con le altre persone e le altre situazioni. Mi ritengo fortunato, i miei
cinque sensi funzionano perfettamente e grazie al cielo posso solo immaginare, come
potrebbe essere la vita senza di loro!!!
M
i svegliai di colpo… avevo il fiatone per la paura che l’uomo del sogno fosse veramente
lì, a portarmi via dalla mia amata Tennessee e; non ero mai uscito dal paese per colpa
della mia matrigna e adesso, tutto d’un tratto, mi voleva portare via tutto, per farmi
studiare in un’universit{ importante. Non lo faceva perché mi voleva male, almeno penso, oppure
desiderava sbarazzarsi di me, per avere il via libera di svendere la fattoria costruita da mio
nonno e da mio padre, deceduti da anni. Entrambi erano morti quando ero piccolo; mia madre
era morta alla mia nascita, mio padre chiese aiuto per crescermi a Clarissa, l’unica persona cara
che mi rimane. Tra me e lei ora non c’è più un ottimo rapporto: è cambiato tutto quando sono
entrato nell’et{ dell’adolescenza. Nel giro di due anni ero diventato prepotente e aggressivo
senza accorgermene e ora si voleva sbarazzare di me; in effetti non aveva tutti i torti! Anch’io
non mi sopporto a volte, non lo faccio apposta a comportarmi così ma è più forte di me e non
riesco a trattenermi. Purtroppo aprile arrivò in fretta; ero stato tutto il giorno fuori con il mio
cavallo Black, sembrava che riuscisse a leggere la mia mente; galoppammo a lungo; nessuno dei
due sembrava stanco e affaticato; volevamo solamente scappare da tutto e da tutti; i miei occhi
brillavano; in quell’istante mi sembrava di avere tutto quello che volevo, ma nella realt{ non era
così: non avevo un padre su cui contare e l’unica persona che aveva cercato di farmi da madre mi
odiava. Nell’aria c’era un profumo di primavera appena sbocciata; non era molto
caldo ma i raggi penetravano nella pelle e ti lasciavano addosso un caldo piacevole; il paesaggio
davanti a me era bellissimo, quasi irreale; sulla pendice della collina in cui mi ero fermato per
assaporare il paesaggio vedevo in lontananza la mia fattoria; non so come sarebbe stato in città,
ma ero certo che un paesaggio così non l’avrei mai visto e non avrei mai più sentito quell’aria
così pulita e fresca, e quella sensazione di pace, tranquillità,libertà e indipendenza mescolati
insieme. Arrivò l’ora di partire. Non mi sembrava vero, non riuscivo a crederci. Clarissa non
12
–
venne neanche a salutarmi, dentro di me mi dicevo che aveva avuto un contrattempo e sarebbe
voluta venire con tutto il suo cuore, ma sapevo che mi odiava e non vedeva l’ora che me ne
andassi; non volevo accettarlo perché non mi rimaneva nessun altro tranne lei. Dopo molte ore
in macchina finalmente arrivai a Denver, Stati Uniti; ci vollero ben due ore per trovare
l’Universit{. I ragazzi e le ragazze erano completamente diversi da me e io mi sentivo un
marziano atterrato nel paese sbagliato; in Tennessee non avevo molti amici anzi non ne avevo,
per colpa del mio carattere. Mentre camminavo alla ricerca della segreteria sentivo una
sensazione che saliva dallo stomaco: era un insieme di emozioni diverse tra loro: gioia, tristezza,
vergogna, imbarazzo, paura ed eccitazione che non avevo mai provato prima di allora. Dopo due
minuti, quell’emozione si trasformò in un tremolio: tremavo tutto come un bambino che stava
congelando, soltanto che nel corridoio non faceva freddo anzi c’era un’ aria calda, fin troppo
calda, quasi soffocante. Non riuscivo a capire se fossi contento di essere lì; prima di allora odiavo
la scuola con tutto me stesso, invece adesso metà di me diceva: “Vai, ora sei libero e maturo, ora
inizia la seconda parte della tua vita”. Ma non poteva iniziare la mia seconda vita, perché mi
sentivo legato con un catenaccio al Tennessee; esso simboleggiava tutte le pene che mi portavo
dentro e che, andando avanti, crescevano sempre di più; se volevo iniziare una nuova vita,
dovevo chiedere scusa a Clarissa, ma non avrei mai potuto farlo… non avevo il coraggio.
C’era la fila per la segreteria ed io aspettai per circa venti minuti; intanto osservavo i quadri che
erano appesi sulle pareti, ma ad un certo punto una voce interruppe.
“Hai bisogno?”, mi girai di scatto, era la signora della segreteria. “Salve, sono un nuovo
alunno”, con voce distaccata e sgarbata. “Il nome prego!”. “Gianluca Martines”. “…ah! Eccoti,
camera 330, non hai problemi a stare da solo in stanza, vero? Perché il tuo coinquilino si
è ritirato”. “No,va bene grazie e arrivederci”. Le due settimane seguenti furono tranquille:
andavo a lezione, mangiavo e dormivo e poi iniziava un altro giorno. Il giorno dopo era
domenica e quindi decisi di andare a fare un giro, per non stare tutto il giorno in camera a far
niente. Mi svegliai verso le otto, avrei dormito ancora per due ore, ma mi svegliarono i raggi del
sole che entravano dalla finestra della mia camera; in quel momento mi sembrava di
essere tornato a casa, con i raggi che ti scaldavano, l’odore di primavera
sbocciata. Mi mancava il mio paese però ora dovevo provare nuove emozioni e visitare nuovi
posti. Era la prima volta che mettevo piede fuori dal collegio. Era completamente diversa la città
da come me l’aspettavo: dava l’idea di sporco, confuso, piccolo, e niente privacy,
non avrei mai potuto vivere lì!
Nell’aria c’era un odore strano, una miscela di diversi profumi piacevoli, se sentiti da soli, ma che
mischiati con gli altri, rendevano l’odore quasi nauseante: un profumo di panini appena sfornati
che venivano venduti nella bancarella mescolato all’odore dello smog; avevo fatto una ricerca
quando ero alle elementari ma non avevo capito bene il significato e i problemi che esso causava
all’ambiente; si sentiva l’aria sporca che ti veniva addosso e, si depositava sugli abiti; mi faceva
paura respirare quell’aria perché mi sentivo soffocato!
Quel pomeriggio avevo camminato per circa due ore, facendo solamente una pausa per il bagno;
avevo studiato con attenzione la citt{, non mi piaceva per niente, né l’ambiente né le persone che
ci vivevano. Per tutto il giorno il rumore della città aveva continuato a seguirmi senza mai darmi
tregua; mi sembrava un’ossessione, mi dava fastidio: si sentivano le urla della gente, i rumori dei
clacson, vigili che fischiavano , i bambini che piangevano. Volevo scappare via ma non riuscivo,
mi sembrava un cubo da cui, una volta entrato, non riesci più ad uscire perché continui a essere
inseguito senza mai una tregua; non so come la gente possa vivere felice! Il sole stava calando:
era ora di tornare indietro verso la scuola, ma appena mi guardai intorno non riconobbi
neanche una strada, un palazzo, un albero, un negozio… non conoscevo niente di niente: era
tutto nuovo! Andai in direzioni diverse, ma niente… mi ero perso! Non c’era da preoccuparsi:
avevo dei soldi e il telefono per chiamare la scuola. Ero intento a digitare il numero, ma la mia
pancia mi interruppe con dei forti rumori: era da un bel po’ che non mettevo niente sotto ai
13
–
denti; allora decisi di andare in un ristorante vicino, chiamato “Raggio di sole”, era il ristorante
che, dall’aspetto e dal nome, mi appariva più interessante.
L’ambiente era carino, i camerieri erano cortesi, ma un po’ lenti per i miei gusti. Scelsi un piatto
di spaghetti alle vongole, erano squisiti. Vi misi più del dovuto perché volevo assaporare ogni
boccone; appena finito mi avvicinai alla cassa, un po’ intontito per il vino che avevo bevuto;
poche volte mi era capitato di ubriacarmi, ma mai come quella sera.
Non potevo chiamare a scuola perché non riuscivo neanche a ragionare, quindi decisi di
camminare per un po’, e quando mi sarei sentito meglio, avrei chiamato la scuola per venirmi a
prendere ovunque io mi fossi trovato. Era buio e non c’era nessuno in giro solo io. Mi sembrava di
essere in un film horror per colpa dei lampioni che si accendevano e spegnevano ogni due
secondi. Ad un certo punto sentii una macchina che si stava avvicinando a massima velocità
verso la strada in cui mi trovavo; quando passò di lì cominciò a suonare il clacson; c’erano
quattro ragazzi con la musica ad alto volume da spaccare i timpani; tutti e quattro erano
ubriachi: lo si deduceva sia dall’odore di alcool che aveva lasciato la macchina sia dalle due
bottiglie di whisky che avevano lanciato fuori dal finestrino quando passarono a un metro
davanti a me. Mezzo rimbambito pensavo che forse sarei stato anch’io così, se fossi vissuto in
città da quando ero piccolo! Mi sedetti sul bordo della strada e vidi che sul fondo della bottiglia
c’era ancora un po’ di whisky; ero attratto dalla bottiglia come un bambino è attratto dalle
caramelle, soltanto che non si trattava di zucchero ma di alcool e faceva molto più male, almeno
così mi avevano detto. Mi sarebbe piaciuto che mio papà nella mia vita fosse stato lì a dirmi cosa
era giusto e cosa no, a spiegarmi la differenza tra giusto e sbagliato, a spiegarmi che amici
scegliere; mi sarebbe piaciuto che mio papà fosse il mio
migliore amico, una persona con cui potessi dire tutto di
tutti e su tutto. Penso che il mio carattere sia dovuto anche
a questa mancanza; avrei desiderato che fosse lì a dirmi se
dovevo berla oppure lanciarla via; non feci in tempo a
ragionare che avevo già finito la bottiglia; mi sentivo
ancora più intontito: intorno a me si muoveva tutto, il mio
cervello e il corpo sembravano scollegati ognuno per sé,
non mi stavo rendendo conto di quello che stessi facendo. I
ragazzi passarono di nuovo, questa volta non a tutta
velocità, ma si fermarono proprio davanti a me; da lì in poi
le immagini sono un po’ confuse e incerte: so solo che dopo
un po’ di tempo, mi ritrovai al volante dell’auto dei ragazzi,
come avevo fatto non lo so e non mi ricordo, so solo che
avevo paura; stavano bevendo tutti e quattro, l’odore
dell’alcool mi dava la nausea…
Dopo un po’ capii che ero alla guida di una macchina e le
vite di quattro ragazzi erano in pericolo e la colpa era mia;
non sapevo se ero nella corsia giusta, non vedevo né semafori né cartelli per colpa dell’alcool; so
solo che quell’atmosfera si interruppe da un urlo del ragazzo dietro: “Fermati, sto male!”, e gli
altri ribatterono “No vai, accelera!”. Io, come uno stupido, seguii quest’ultimo consiglio. Dopo
circa dieci minuti, il ragazzo dietro era diventato pallido come una cadavere ma io non feci
molto caso; dopo mi girai per vedere come stava e vidi che stava vomitando. Mi salì un senso di
nausea e quando mi rigirai per guardare la strada, vidi un grosso muro davanti a me, l’avevo
visto e stavo comandando al mio piede di schiacciare il freno ma ero bloccato: non riuscivo a
muovermi, in sottofondo sentivo le voci dei ragazzi che urlavano “Fermati fermati!!!”. Quando
aprii gli occhi vidi uno sfondo bianco, forse ero in Paradiso, ma esclusi l’idea quando sentii la
voce del dottore dire: “Si è svegliato finalmente!”. Con un filo di voce chiesi: “Cosa mi è
successo?”. “Hai fatto un incidente”, rispose il dottore.
14
–
Intanto mi riaffiorò tutto alla mente, mi ricordavo tutto: il giro in città, il ristorante, il whisky, la
macchina e il ragazzo che stava male, la prima domanda che mi venne in mente dopo aver
ricordato fu: “Ma i ragazzi?”.
Il dottore ci mise un po’ per rispondermi: “Sei stato fortunato caro, i tuoi amici sono morti
sul colpo ma tu dopo cinque mesi di coma, ti sei svegliato, c’è qualcuno lassù che veglia su
di te”.
Volevo rispondere al dottore ma le parole non mi uscivano dalla bocca, “Ma perché io?”.
Io dovevo morire tanto nessuno avrebbe sentito la mia mancanza ma famiglie di quei ragazzi…
“Ma perché proprio io?”. Continuavo a ripeterlo dentro di me finché la porta si aprì: era
Clarissa, non potevo crederci che fosse proprio lei ed era lì con me. Appena si avvicinò, le parole
che prima sembravano congelate uscirono come niente: “Clarissa… tu mi odi? Cosa ci fai qui!”.
Lei, con un sorriso, rispose: “Figliolo mio io non ti odierò mai!”. Quando sentii quelle parole, mi
scese una lacrima dall’occhio, nessuno me le aveva mai dette e nessuno mi aveva mai parlato
così. Lei, con delicatezza, mi asciugò la lacrima con il fazzoletto che aveva in mano e mi
abbracciò. In quel momento ero felice di essere ancora vivo!!!
Gli anni passarono, io mi diplomai in psicologia, trovai un lavoro in una scuola come psicologo,
mi sposai ed ebbi due figli. Da quel giorno mi promisi di essere un buon padre come quello che
avrei voluto avere ma non ho mai avuto.
L
a Sede Associata di Romagnano Sesia e le classi del triennio hanno
partecipato a un concorso organizzato dal “Rotary Club” di Gattinara,
rivolto proprio alle scuole medie superiori della zona pedemontana di
Varallo Sesia, Borgosesia, Romagnano Sesia, eccetera. Il bando prevedeva la
scrittura di un racconto giallo (max 15 cartelle)
Il
“Bonfantini” di Romagnano Sesia, sotto la guida della professoressa Enzia
Bottini, è stato premiato per il maggior numero di racconti inviati (ben 13!). Di
questi 4 sono stati pubblicati sul “libro Giallo Rotary” e uno, quello di
^
€ La
premiazione è avvenuta sabato 28 aprile scorso presso l'Istituto Alberghiero di Gattinara. In questo
numero un assaggio del racconto giallo che potrete terminare di leggere on-line sul sito internet
dell’Istituto
Capelli neri, tempie brizzolate, baffi scuri l'ex ispettore capo Fortis stava sorseggiando un buon
bicchiere di vino sulla sua poltrona più comoda. Erano le 18.30 e in attesa della cena servita
puntualmente alle 19.00 dalla governante Maria, Fortis si godeva al caldo del camino pioggia,
vento e freddo, una serata tipica dell'autunno avanzato. In pensione da sei anni si era trasferito a
Sizzano, paese di vigne che per lui appassionato viticultore ed esperto di enologia era un paradiso.
La villa in cui viveva ai piedi delle colline comprendeva anche un buon appezzamento di vigneto e
lui aveva creato anche una cantina di prim’ordine in cui si dilettava a vinificare le uve da lui
raccolte. La pace di quel momento venne interrotta da un suono di sirene, sembrava che tutte le
macchine dotate di sirene nel novarese si fossero date appuntamento a Sizzano! Felice dell'essere in
pensione, nonostante il disappunto dei superiori che speravano di convincerlo a restare nella polizia,
15
–
Fortis si alzò per recarsi in sala da pranzo a cenare chiedendosi però perché tutte quelle auto delle
polizia andassero su in collina. Le auto nel frattempo avanzavano in mezzo a quel diluvio alla
ricerca di un vigneto, dove un giovane facendo una passeggiata con il suo cane, aveva trovato un
cadavere. Alla fine l'auto con l'ispettore Ranzani vide i bagliori dei lampeggianti di chi li avevano
preceduti, scendendo dalla macchina e tirandosi su il cappuccio della giacca vide venirgli incontro
l'appuntato Randetti fradicio d'acqua - Buonasera ispettore - gli disse Randetti - venga con me, il
corpo è di qua - facendo strada a Ranzani. Dopo aver attraversato diversi filari, da cui erano da
poco stati colti succosi grappoli di Barbera che promettevano di diventare un ottimo vino, Ranzani
scorse una sagoma scura per terra. Non occorreva essere un medico legale per capire la causa
della morte. Un palo di cemento usato per reggere la vigna era servito come arma contundente per
rompergli la testa, ed era poi stato lasciato lì a terra. Mettendosi su i guanti, per non inquinare le
prove, frugò nelle tasche trovando: il portafogli, le chiavi di una macchina e in una tasca più interna
un foglietto con delle strane sigle. Mariani Simone, si scoprì dai documenti, era il suo nome. L'arrivo
della scientifica distolse Ranzani dalle sue prime osservazioni. Il medico legale Zambrino riconobbe
subito il cadavere, lui aveva l'hobby dell'enologia e conosceva per fama Mariani, che era un
famoso enologo, si dilettava anche di gastronomia e con i suoi commenti e recensioni aveva distrutto,
o portato alle stelle, numerose case vinicole e anche alcuni ristoranti. A Ranzani e Randetti, che
erano quasi completamente astemi, questo nome non diceva nulla, le spiegazioni di Zambrino non li
aiutarono più di tanto, e la pioggia e il vento non favorivano di certo il loro dialogare. Fu lì che il
medico parlò ai due dell'ex ispettore Fortis, che era sì in pensione, ma era stato un ottimo detective,
era un esperto di enologia e viticultura, e soprattutto viveva lì a Sizzano. Ranzani apprezzò l'aiuto
di Zambrino ma decise di interrogare prima il giovane che aveva rinvenuto il cadavere. Disse così
all'appuntato di farlo accomodare in macchina in quanto la pioggia battente non voleva saperne di
cessare. Il giovane, che si chiamava Erminio, salì in macchina rabbrividendo un po’ per il freddo e un
po’ per la tensione accumulata nell'attesa. Ranzani chiese al giovane le modalità del ritrovamento e
il giovane rispose che erano stati l'abbaiare del cane e il suo strano comportamento ad indurlo a
seguirlo e a scoprire così il cadavere. Aggiunse poi che erano circa le 18,15 e che la prima cosa che
fece fu quella di chiamare la polizia con il suo cellulare. Per ultimo Ranzani chiese se avesse mai
visto prima la vittima e questi rispose di no. All'ispettore il ragazzo sembrava sincero e quindi decise
di farlo accompagnare a casa dall'appuntato Randetti non prima di aver lasciato a quest'ultimo le
proprie generalità. Ranzani stava facendo un riassunto della vicenda quando il medico legale
richiamò la sua attenzione vicino al cadavere. Questi gli disse che avevano fatto tutto il necessario e
che per lui si poteva portar via il corpo. Ranzani diede il suo OK e Zambrino finì le ultime formalità,
l'ispettore cominciò a studiare il foglio rinvenuto e soprattutto le misteriose sigle scritte su di esso. Si
convinse che forse era arrivato il momento di consultare l'ex collega Fortis nella speranza che la sua
buona conoscenza della zona e la sua nota passione per l'enologia potessero tornare utili per una
svolta delle indagini. Fortis stava sorseggiando un Boca di vendemmia tardiva quando venne
disturbato dal suono del campanello - L'ispettore Fortis? - chiese Ranzani presentandosi. L'ex
ispettore rimase perplesso guardando l'altro che gocciolava acqua da tutte le parti, alla fine lo fece
accomodare vicino al camino per riscaldarsi e farsi spiegare il motivo della visita. Ranzani spiegò
del ritrovamento del cadavere di Mariani in una vigna su in collina e gli chiese se avesse visto
qualcosa di sospetto, dato che la strada passava li vicino e se conoscesse di persona o per fama
Mariani, vista la sua passione per l'enologia. Fortis ammise di conoscere la fama di quest'ultimo e di
aver visto alcune auto salire in collina, ma di non averci fatto caso perché in alcune vigne c'era
ancora uva lasciata lì per fare più avanti il passito e i proprietari andavano di tanto in tanto a
controllare, oggi ancor di più visto il tempo pessimo. Ranzani gli mostrò anche il biglietto ritrovato
nella tasca del morto domandandogli se a lui erano chiare quelle sigle - Se vuole le trascrivo e le
controllo con calma - gli rispose l'ex ispettore. Si salutarono ripromettendosi di sentirsi nei giorni
seguenti. Il giorno successivo mentre l'ispettore entrava nel suo ufficio venne subito bloccato da
Randetti che in breve lo mise al corrente delle ultime novità. L'auto della vittima era stata ritrovata
nella piazza del paese con all'interno un’agenda in cui Mariani teneva segnati i suoi appuntamenti.
Si scoprì così che il giorno dell'omicidio la vittima aveva ben due incontri di lavoro in due note
aziende vitivinicole del paese: Tiberi e Bianchi. […]
…
16
–
“Tutti i testi fondamentali dell'Unione Europea dal trattato di Lisbona alla
Carta dei Diritti Fondamentali assegnano all'Unione il compito di realizzare
un modello di sviluppo sostenibile dal punto di vista sia ambientale sia
sociale. La grave crisi mondiale in atto evidenzia invece la sempre maggiore
insostenibilità di sviluppo di fatto fin qui perseguito in gran parte del
Mondo. Come si può uscire da questa situazione? Cosa dovrebbe fare l'Unione Europea? Cosa
dovremmo fare noi in quanto cittadini per contribuire alla sostenibilità dello sviluppo?”
Ciao a tutti! Sono Giulia Antoniotti e frequento la 2^B.
Nell’ottobre scorso mi è stata data la possibilità di
partecipare al concorso “Diventiamo cittadini europei”.
Ho deciso di partecipare perché c’era un tema
interessante ovvero i rapporti tra Paesi dell’UE e Paesi
del Nord Africa con i vari problemi annessi. L’argomento
era molto vasto ed è stato interessante cercare notizie su
tutti i fronti, dall’immigrazione alle risorse energetiche,
ai problemi dell’istruzione. Queste sono problematiche
attuali di tutti, quindi mi è sembrato giusto cercare di
dire qualcosa a riguardo. Certo… non pensavo di vincere
e quando la professoressa Denegri me lo ha comunicato,
non stavo più nella pelle dalla felicità! Colgo l’occasione
per ringraziare la professoressa che mi ha permesso di
partecipare e mio papà che grazie ai suoi libri, mi ha
permesso di cogliere molte informazione attuali.
Sono Mirko Gerosa e frequento la classe 3^ B. L'anno scorso ho partecipato al concorso
“Diventiamo Cittadini Europei” ma purtroppo non ho vinto. Quest'anno ho riprovato e con
il prezioso aiuto della professoressa Elena Pintus sono riuscito a vincere! Ho svolto un
ricerca di circa 25 pagine nella quale veniva discussa la grave crisi economica mondiale
che ci sta colpendo e come si potrebbe fare per uscire da questa situazione grazie anche
all'intervento di ogni singolo cittadino. È stato un lavoro molto lungo, durato mesi ma,
avendo vinto, ne è valsa la pena. Quando la prof.ssa me l'ha comunicato, all'inizio non ci
credevo, ma quando sono andato in vicepresidenza e ho parlato con il prof. Belvedere mi
sono reso conto che era tutto vero! Mi sono emozionato quando mi ha stretto la mano per
farmi le congratulazioni! La premiazione ufficiale è avvenuta il 25 maggio a Torino dove
oltre alle prof.sse Pintus e Denegri c’era anche Giulia Antoniotti della 2^ B, l'altra
ragazza vincitrice del concorso nella nostra scuola. Il premio finale è un “Viaggio Studio a
Bruxelles” della durata di 3 giorni per visitare la città e il Parlamento Europeo in ottobre.
Sono molto contento ed entusiasta del lavoro svolto. Credo che l'anno prossimo ci
riproverò pur sapendo che sarà molto più difficile fare il bis… ma provare male non fa!
17
–
progetto:
PROJECT
made in
Bonfa
Sportiamo insieme
P
er quest’anno scolastico la prof.ssa Anna Barbieri,
docente di Educazione Fisica della sede di Novara, ha
promosso con entusiasmo il progetto denominato
“Sportiamo Insieme”, sostenuta dagli insegnanti di
sostegno e dagli educatori dell’Istituto. Il progetto ha coinvolto
i ragazzi disabili iscritti presso il nostro Istituto ed i loro
compagni normodotati. Le finalità del progetto sono state
tante, molte legate strettamente all’attività motoria come
promuovere l’attività motoria per migliorare l’immagine di sé,
lo sviluppo delle capacità senso-percettive, l’acquisizione di
una maggiore autonomia personale e di capacità motorie utili
alla vita quotidiana e scolastica, migliorando qualità della vita
di relazione e avviando l’attività sportiva come stile di vita per
il rafforzamento della personalità. Altre più mirate al
raggiungimento di obiettivi educativi trasversali a tutte le
discipline scolastiche come la tolleranza, la cooperazione, il
lavoro di gruppo, lo sviluppo della personalità, la stima in se
stessi, la fiducia di sé, l’autocontrollo, il benessere psicologico,
la riduzione dell’ansietà, il senso del benessere e la riduzione
dei livelli di isolamento. Le attività si sono svolte all’interno
della palestra dell’associazione A.S.H.D. e presso il giardino botanico e le strutture
sportive dell’Istituto “G. Bonfantini” con il coinvolgimento attivo di alunni normodotati. Grazie a
questo progetto la scuola ha partecipato ad un altro progetto promosso dalla Provincia in collaborazione
con l’associazione A.N.G.S.A intitolato “Il tesoro ritrovato”. Questo progetto ha avuto lo
scopo di rilevare e presentare tutte le attività che si svolgono presso le scuole della Provincia di Novara che hanno
avuto come finalità l’integrazione degli alunni disabili. Ha previsto inoltre la presentazione dei lavori svolti con
questa finalità. Il “Bonfantini” ha appunto presentato il progetto di cui sopra per come lo vivono i nostri alunni
nella descrizione cioè che di questo ne fanno sulle pagine del giornalino scolastico.
18
–
visita guidata:
Agenzia del
Territorio
L
a classe 5^ D accompagnata dai proff.
Sigaudo e Belvedere in visita, nelle scorse
settimane, all’Agenzia del Territorio di
Novara. Dopo il saluto e l’introduzione del
Direttore, l’Ing. Antonio Franco AIMAR, che ha
illustrato brevemente la storia del Catasto e la
costante evoluzione tecnologica riguardo
l’utilizzo dell’informatica, il geom. Daniele
Peluso ha descritto i servizi erogati ai cittadini
ed ai professionisti del settore tramite le attività
di front e back-office. Particolare interesse ha
suscitato,
nei
ragazzi
quotidianamente
“immersi” nel mondo digitale, la possibilità di visionare le mappe d’impianto del Catasto Terreni
risalenti a quasi un secolo fa. A seguire, il geom. Fiorenzo Forneris ha parlato delle importanti attività
“fiscali” nelle quali è impegnata l’Agenzia già da alcuni anni: da un lato, la definizione e le scadenze
degli adempimenti per quanto attiene i fabbricati rurali; dall’altro, l’attività di attribuzione e
pubblicazione delle rendite presunte relativamente ai fabbricati fantasma. Il tutto, con particolare
riferimento alla realtà locale della provincia di Novara. Infine, ricollegandosi alle applicazioni
informatiche, fondamentali per le attività sopra descritte, l’Ing. Aimar ha illustrato i vari servizi rivolti ai
professionisti, alle istituzioni, ai cittadini e ai quali è possibile accedere attraverso il rinnovato sito
internet dell’Agenzia suscitando, negli studenti, particolare apprezzamento nel constatare che le
applicazioni informatiche hanno, quasi completamente, sostituito i “vecchi e polverosi libroni del
Catasto”.
il Catasto Online
offre la possibilità
di richiedere
direttamente dal
proprio computer il
documento catastale
che occorre e
riceverlo in
pochissimo tempo
comodamente nella
propria posta
elettronica.
http://www.homeonline.it
/catasto
19
–
vISTO PER VOI – RECENSITI DA NOI
S
alve è il vostro Messer Ivan che vi parla (e vi scrive insomma!). Dopo la recente uscita di “THE
AVENGERS”, un film che ha ribaltato i botteghini dal giorno stesso in cui è uscito, mi sono arrivate
domande e voci che mi hanno fatto rizzare i peli dal collo fino al pube. Diverse sono state le
castronerie clamorose che mi sono state chieste o palesemente dette, ve ne illustro subito qualcuna:



ma perchè nel film non c'è Superman?
Lanterna verde è decisamente più forte di Capitan America perchè mettere quest'ultimo?
Hulk non può parlare e a confronto agli altri personaggi ad esclusione “DI QUELLO CHE LANCIA
LE FRECCIE E DELLA TIPA CON I CAPELLI ROSSI” è il peggiore.
Va bene, allora presupposto il fatto che io mi sono
rovinato la vita con la Marvel e quando sento queste
cose sguaino il macete, alcuni di questi errori
possono essere dati da difetti televisivi che hanno
dato per scontato queste notizie, errando
brutalmente direi.
Comunque non importa, e questo perchè sto per
darvi tutte le delucidazioni del caso. Allora partiamo
dalla prime due cose che ho scritto e che hanno
scatenato senza ombra di dubbio la mia ira più
feroce.
Il film in questione, è della MARVEL, una famosa
compagnia di fumetti statunitense assorbita da Walt
Disney che dal 1939 sforna supereroi. “The
Avengers” incrocia le storia di Iron Man, Capitan
America, Thor, Hulk, EyeHawk e la Vedova Nera che
riuniti in epoche diverse si ritrovano dopo diversi scontri a combattere fianco a fianco per vendicare
la terra, e da qui il nome. Ok, fin qua direi che tutto è chiaro come l'acqua di torrente, ma visto che
anche l'Agogna è un torrente e molti vedono solo quella ci sono notevoli incomprensioni. Innanzi tutto
ribadisco che si tratta di un film della MARVEL i cui eroi sono quelli sopra citati più gli X-men, Ghost
rider, Daredevil Spider Man, I fantastici quattro e pochi altri famosi per tutti. Per vostro sommo
dispiacere invece gente come Superman, Batman, Flash, Lanterna Verde, Wonder woman e la
dannatissima Justice League, che tutti guardavamo su Italia Uno dieci anni fa, fanno parte della DC che
è una casa di produzione completamente diversa. Per fare un esempio è come la Coca Cola e la Pepsi,
diverse ma che molti, inspiegabilmente, confondono.
Per quanto riguarda invece l'ultima affermazione su Hulk, che se vogliamo mi ha fatto diventare verde
grosso e arrabbiato nell'udirla, posso smentirla al 200%. Bensì Hulk, non solo non è uno dei più deboli
tra i supereroi, ma è uno dei più forti se non il più forte, e non detto solo da me ma addirittura dagli
autori MARVEL e dallo stesso Stan Lee che dichiara di aver calcato un po' troppo la mano con questo
personaggio. C'è infatti da sapere che Hulk è innanzi tutto immortale e più la battaglia è portata avanti
più si arrabbia e diventa forte e grosso. Inoltre è sbagliato anche dire che non può parlare, vi dirò di
più, Hulk è perfettamente in grado di fare ragionamenti e parlare in combattimento, ma ribadisco che
anche quest'ultima notizia è stata leggermente occultata nei vari film e cartoni, quindi l'errore è palese
se non si scava un po' in profondità nella vita del personaggio. Quindi con questo avrei concluso la mia
breve recensione chiarificatrice, o almeno così spero, vi ringrazio per la lettura e alla prossima
(sperando che non ci sia perché avrei una maturità da sbrigare!).
20
–
Parmigiano ''terremotato''
le prenotazioni ripartono dal 7 giugno
Oltre diecimila ordinazioni per le forme che non hanno finito la stagionatura.
Oltre 9.000 ordinazioni via mail, più di un migliaio per telefono. In un solo giorno sono state oltre diecimila le richieste per
le forme di parmigiano delle zone terremotate, quelle che non hanno potuto finire la stagionatura a causa del crollo dei
magazzini. Una gara di solidarietà per aiutare le aziende duramente colpite dal sisma, e anche una corsa al risparmio: i
formaggi "giovani" sono acquistabili al 40% in meno.
Nuove ordinazioni dal 7 giugno
Sono stati così tanti gli ordini che le forze non riescono a stare al passo. L'azienda “Casumaro” non è più in grado di
rispondere al cellulare o alle mail e dal sito filieracorta dell’Arci, a cui si potevano mandare le mail con gli ordinativi,
chiedono di rallentare gli ordini e spedire le ordinazioni a partire dal 7 giugno. Da quella data in poi si può contattare il
Caseificio Sociale “La Cappelletta” al Tel/Fax 0535.39084.
Perdite per 14 milioni di euro
Sono circa 12.000 le tonnellate di Parmigiano che non potranno infatti finire la stagionatura a causa del crollo dei
magazzini, e le perdite stimate sono di circa 14 milioni di euro. Per questo i produttori hanno deciso di mettere in vendita
i formaggi ancora “giovani”, a prezzo di produzione, in modo da contenere i danni.
Salvare le aziende dal fallimento
Acquistare il Parmigiano non completamente stagionato
diventa così per i consumatori un modo per salvare le
aziende produttrici dal fallimento, e contemporaneamente per
fare un acquisto a prezzi convenienti.
L'indirizzo per le famiglie
Ecco le indicazioni per acquistare il formaggio emiliano.
L'ordinativo si può fare sia via e-mail che per telefono. La email può essere spedita all’indirizzo [email protected] per le
richieste di singole persone o famiglie a partire da lunedì 28
maggio 2012.
E quello per i gruppi e le aziende
I gruppi di persone, aziende, enti o associazioni possono invece rivolgersi all’Azienda Agricola Biologica “Casumaro
Maurizio”, via per Cavezzo-Camposanto, 19 – Loc. Solara – Bomporto (MO). I numeri di cellulare dei referenti sono 346
1779737 oppure 340 9016093. L’indirizzo di posta elettronica: [email protected]
Le prenotazioni partono da oggi
Chi prenota a partire dal 28 maggio 2012 riceverà una risposta con l’eventuale conferma del ritiro che avverrà nei
martedì a partire dal 5 giugno in poi. Al momento del ritiro l’azienda consegnerà regolare scontrino. Contattando
direttamente l’azienda sarà possibile accordarsi per il ritiro in sede o per la
consegna a domicilio.
I prezzi nel dettaglio
Ecco i prezzi per un chilo di formaggio. Se si confrontano con i prezzi di mercato si
nota che il risparmio può arrivare anche al 40%. A seconda della stagionatura e
della marca, 1 kg di Parmigiano costa nei negozi più di 25 € al chilo.
– Parmigiano Reggiano 14 mesi a 11,5 € al kg in pezzi da 500gr. Oppure 1kg
sottovuoto;
– Parmigiano Reggiano 27 mesi a 13,00 € al kg in pezzi da 500gr. Oppure 1kg
sottovuoto;
21
–
torneo di
CALCETTO
a.s. 2 0 1 1 / 2 0 1 2
ARANCIO
VERDE
GIALLO
BLU
ROSSO
Anche quest’anno si è svolto il torneo
di calcetto tra le classi dell’Istituto, ben
cinque gironi che si sono sfidati a suon
di calci al pallone con prorompente
entusiasmo e la giusta dose di
competitività. Ecco i cinque gironi
iniziali e la fotogallery (un po’
sfuocata!) dal podio ai partecipanti:
22
–
FOTOGALLERY
TORNEO
CALCETTO
fotogallery a cura di Giulia Ruspa (4^ B)
23
–
la bacOca
una sorta di bacheca che raccoglie tutte le stranezze e le frasi da ricordare che
rendono più allegre le lezioni e le “avventure” scolastiche
è possibile segnalarle a [email protected]

UH MAMA CUS TA
DISI FIULIN!
I & ENGLISH
NOOOOO GOOOOD! OH MY GOD!
!
s vi s t e a l l u c i n a n t i d i p r o f f . e s t u d e n t i d e l B o n f a
By fear!  Da paura!
Il concime è un ottimo foraggio.
Il concime serve per fecondare.
È più maggiore quello di quello!
Il magazzino contiene le balle!
Letame: molte persone lo producono.
Qual è il CHEP di Novara?! [CAP, ndr]
La liquota è del 10% prof.!
Si stima sempre a porte chiuse!
Il principio di Chantilly!
I sali precipitano nel terreno con la pioggia!
La fessura è ceca! [???, ndr]
La sintesi chimica è il riassunto di una reazione.
Come si chiamano coloro che ereditano dal de
cuius? Fortunati!!!
Il fabbisonno aziendale…
I’ve been shopping all day and I haven’t a
penny left  traduzione dello student: ho fatto
spese tutto il giorno ma non sono ancora
andato al Penny!
Non ne posso più ragazzi! Insomma come devo
spiegarveli questi prodotti di scorta?!? Dal prossimo
anno per farmi capire dirò così: “Se in azienda è
presente il bestiame esso mangia, dorme e caga!
Così mi dite foraggi, lettimi e letame, forse!”
La rifrazione è un effetto di storpiatura…
Give it today and give it tomorrow! 
Daje oggi e daje domain!
Please, remake yourself 
Aripijate!
I don’t care of less 
Nun me ne pò fregà de meno
Roman jump in mouth 
Saltimbocca alla romana
Go to die killed 
Vammorì ammazzato
When it wants, it wants 
Quando cè vò cè vò
But make me the pleasure 
Ma fammi il piacere!
Don’t extend yourself 
Nun t’allargà
Which god taxi driver 
Che dio t’assista

redazione de “Il Bonfa” – responsabile docenti (quello con cui prendersela se non andasse bene qualcosa) prof. Guido Rossi; hanno
collaborato a questo numero prof.ssa Rosella Rossi, Ivan Pelizzari, Giulia Antoniotti, Mirko Gerosa, prof.ssa Enzia Bottini, prof. Germano Zurlo,
Stefania Ravaro, Matteo Micheletti, Gianluca e Giulia Ruspa, prof. Vincenzo Belvedere, prof.ssa Micaela Saronni, prof.ssa Grazia Grillo, prof. Silvana
Invernizzi, prof.ssa Maddalena Denegri, prof.ssa Elena Pintus, prof. Domenico Mussari, prof. Debora Infantino, prof.ssa Anna Barbieri, sig. Giampiero
Maffeis, Luca Olivero, Carlo Abruscato, Camilla Villa, Roberto Comero, sig.ra Antonella Camerlengo, fonti bibliografiche e internet citate negli articoli
di riferimento, sorrisi, consigli e critiche pertinenti e costruttive. E speriamo di non aver dimenticato nessuno!
STAMPATO IN PROPRIO – Vignale (Novara),
24
unogiugnoduemiladodici
Scarica

il Bonfa - G. Bonfantini