RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA 8011ITTINO SALESIANO ANNO 100 - N . 23 - 1" DICEMBRE 1975 Spedii . in abb . post . - Gruppo 2° (70) - 1a quindicina s. a uomini che Dio ama 9A1111DlC•l '/ FA \'/ I Figli di Don Bosco nel mondo Carrellata sulla presenza della Famiglia salesiana nazione per nazione, 18 Riuniti a Valdocco i genitori dei missionari, 7 STI GIOVANI Cercano un senso per la loro vita, 3 Tre riviste giovani, 27 NELL'AZIONE BOLIVIA . Ora la sua scuola porta il suo nome, 15 La Comunità di San Carlos, 29 BRASILE . Gli universitari badano ai ragazzini, 12 ECUADOR . Quando si ha un fratello ferroviere, 29 A che ora ci parli di Dio? 31 IRLANDA . John diventa chierico, 29 ITALIA . Cnos : un ponte per i giovani lavoratori, 8 Premiato il « Times junior », 28 La bustarella del Papa, 28 Molti libri dall'UPS nel 1977, 29 Il mistero di Lu Monferrato, 30 KOREA . Un'opera in . . . fiore, 29 MESSICO . Il mio primo Natale tra i i Mixe, 28 VENEZUELA . Invece dei soliti chierichetti, 28 .' CISTI PRC : Si è vendicato di Don Bosco, 17 La lodevole ambizione dei salesiani uruguayani, 4 RUBRICHE Libri e audiovisivi, 2 Preghiamo per i nostri morti, 31 Ringraziano i nostri santi, 32 Crociata missionaria, 35 'ANNATA 1976 a pagina 34 CC L'angelo del .« gloria in excelsis » : particolare dal grande Presepio artistico con statue in ceramica dello scultore Eliseo Salino (Santuario del Santo Bambino Gesù di Arenzano, Genova) L Giancarlo Negri Catechesi e mentalità di fede Ed . Ldc 1976 . Pag . 296, lire 3 .500 . « Se la parola non si fa carne, non è cristiana » . Perché l'insegnamento religioso diventi carne, occorre che la parola del catechista sia motivata in profondità : allora soltanto nel giovane matura la mentalità di fede del vero cristiano . Giustamente il libro porta il sottotitolo impegnativo : « Metodologia catechistica fondamentale » . A . Montonati - C . Ragaini Continente uomo Viaggio tra i profeti della speranza E . SEI 1976 . Pagine 250, lire 5 .000 L'occhio di due laici, giornalisti di « Famiglia Cristiana », sulle missioni salesiane . I due hanno percorso, in poco più di un mese, gli itinerari « classici » dei missionari di Don Bosco, impiegando ogni genere di mezzi di trasporto, dal jet ai . . . piedi per raggiungere i villaggi sperduti dell'interno . Claudio Ragaini ha toccato l'Oriente, verificando situazioni umane drammatiche e stimolanti : dai baraccati di Tondo (Manila), ai drogati di Hong Kong ; dalle silenziose pagode della Thailandia ove si sviluppa un promettente dialogo tra cristiani e buddisti, a quell'inesauribile serbatoio di grandezza e miseria che è l'india . Angelo Montonati ha invece incrociato l'America Latina, da Haiti con le sue popolazioni nere emarginate, ai paesi andini ; dall'Argentina, culla delle missioni di Don Bosco, allo sconfinato e problematico Brasile . Da questo viaggio è nato un libro-verità, senza apologie ma sul filo del racconto dal vero, vivo e palpitante, di uomini e vicende al limite dell'incredibile : né eroi, né pazzi, né esaltati, ma ostinati profeti di una speranza di cui il mondo avrà sempre bisogno . Direttore : DON ENZO BIANCO Collaboratori Sr . Giuliana Accornero - Pietro AmRivista della Famiglia Salesiana brosio - Teresio Bosco - Carlo De fondata da san Giovanni Bosco nel 1877 Ambrogio - Sr . Elia Ferrante - Jesús Quindicinale d'informazione e cultura religiosa Mélida Esce in 34 edizioni nazionali e in 14 lingue con 960 .000 copie mensili Fotografia Antonio Gottardt ANNO 100 - NUMERO 23 Archivio : Guido Cantoni 1° DICEMBRE 1976 Composizione e impaginazione I Direzione e Amministrazione : Roma Scuola Grafica Salesiana Pio XI - Roma Ì Stampa Officine Grafiche SEI - Torino i Via della Pisana, 1111 - Tel . 64 .70 .241 Corrispondenza : Casella Postale 9092 Responsabile : Don Teresio Bosco 00100 Roma-Aurelio Autorizzazione del C .C .P . 1/5115 intestato a : Tribunale di Torino n . 403 del 16-2-1949 Direzione Generale Opere D . Bosco - Roma SOELEITINO SALESIANO a DISCUTERE CON LE FILMINE Tra le ultime produzioni della LDC, quattro filmine si prestano in modo particolare per avviare i giovani al dialogo sui problemi caldi della vita, per una catechesi moderna, per la riflessione e la preghiera . Lo scandalo della fame Porta i ragazzi, con la forza aggressiva dell'immagine, a prendere coscienza del dramma di milioni di persone nel mondo . Datemi un senso e vivrò Non basta vivere, ci vuole una ragione per farlo . Le immagini percorrono la vicenda umana suggerendo spunti e stimoli di riflessione e preghiera . Cristo, pane di vita Una meditazione che presenta l'Eucaristia come risposta alle esigenze più profonde del cuore umano . Uomini di fronte alla morte Il fatto storico della « Resistenza » (1943-1945) attraverso la visualizzazione di lettere di condannati a morte . Una lettura politica dell'avvenimento, e per logico sviluppo una lettura umana e religiosa . Le immagini affrontano i problemi in modo globale ed emotivo : sono solo il punto di partenza per il successivo approfondimento . In questo l'opera dell'educatore è insostituibile, ma il libretto che accompagna la filmina gli fornisce un ricco materiale di documentazione : dati, statistiche, riflessioni, testimonianze, ecc . Come esempio valga il testo (e le immagini) di pagina 3 di questo BS, ricavato dal libretto della filmina « Datemi un senso e vivrò » . Ogni filmina comprende 36-48 fotogrammi (prezzo lire 2 .600-3 .400) . Le diapositive sono anche montate su telaietti (lire 5 .800-7 .600) ; cassetta di sonorizzazione sincronizzata (lire 3 .500) . li Bollettino Salesiano viene inviato gratis ai membri della Famiglia Salesiana e agli amici delle Opere di san Giovanni Bosco . Per riceverlo rivolgersi alla Direzione oppure in Via Maria Ausiliatrice, 32 10100 Torino - Tel . (011) 48 .29 .24 Per il cambio d'indirizzo comunicare anche l'indirizzo precedente insieme con il nuovo . La direzione sollecita a inviare notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana, e si impegna a pubblicarle secondo lo spirito e le possibilità del Bollettino Salesiano . Bollettino SALESIANO ORGANO ANNO 100 - DEI NUMEROCOOPERATORI 23 - TORINO, 1o SALESIANI DICEMBRE 1976 « Prima o poi Dio entra nella nostra vita . Sono convinta che Dio è entrato nella mia vita, anche se non me ne sono accorta . Cristo entra con l'amore . Cerco di essere disponibile concretamente perché la sua venuta non sia superficiale » . Questi giovani cercano un Senso nella loro vita Melanconici alla finestra . Distratti e assenti mentre li si interpella . Chini e riservati sul tavolino di studio . I genitori e gli educatori a volte non ci badano, ma loro, i ragazzi, incappano spesso in certi momenti magici in cui si interrogano sui problemi di fondo : « La vita ha un senso? E quale? » . Ecco alcune riflessioni emblematiche, rilasciate da un gruppo di giovani . Qualcuno . « Ho quattordici anni. Fino a poco tempo fa la mia vita era uno schifo . La società mi rifiutava energicamente e la vita mi pareva un'enorme idiozia . Ero ateo . « Ora ho scoperto Dio . La mia vita è cambiata di colpo La gente non lo sa . « La maggior parte della gente non ha un fine . Ma vive giorno per giorno . Non ha la possibilità di fermarsi e chiedersi perché agisce . Vive perché si trova a vivere . Ma non ha trovato un senso . « Uno può dirti che fa questo o quello in particolare, ma poi che senso abbia il tutto, non lo sa . Qual è il senso globale degli scopi particolari? Uno può vivere senza dare uno scopo alla vita? » . E il giorno dopo ... « Non ho una idea precisa . Oggi penso una cosa e magari il giorno dopo è tutto diverso » . Vivere e basta. « Per me il senso della vita è vivere . E basta! » . Vegeto . « Sento il bisogno prepotente di rompere quel muro che mi impedisce di essere diverso da quel che sono : solo, depresso, senza credo alcuno, senza mete e senza ideali . Non vivo, vegeto . « Ho bisogno di dare un senso alla vita e sento con angoscia che devo fare presto. Ogni giorno che passa vissuto senza un significato, è un giorno perduto » . ho solo più questo di lei . Le ruote di un camion me l'hanno portata via . Aveva solo 16 anni... ». Meravigliosamente vivi . « Cercate di aprire gli occhi : per quanto grande possa essere un vostro dolore e per quanto disperato possa sembrare, voi siete sempre vivi . « Potete dunque uscire per la strada, incontrare un amico, ascoltare un disco, cantare una canzone, scrivere una poesia, andar a dormire con mille pensieri in testa; e piangere anche, e sentirvi tristi e soli e abbandonati, ma sempre meravigliosamente vivi » . Non posso fingere . « Ma che scopo ha la nostra esistenza? Di imbrogliare? Migliorare che cosa? Come può la formica combattere l'elefante? Io piango . « Piango questo mondo infame . Piango la mia esistenza . Io non posso fingere di divertirmi, non posso fingere di essere felice . Io non credo alla felicità, perché non Prima o poi, Dio . « Sono visfa parte della realtà . E' solo una suta 17 anni casa e scuola : ora speranza piena di illusioni » . capisco che tutto questo non è Preso in giro dalla vita. « Sono molto . Io credo in Dio, .ma non stanco di essere preso in giro dal- avevo mai pensato di spendere la vita . la mia vita per Cristo amando i . me è bellissimo perché Guardo il braccialetto di Paola, fratelli che per . Ho ritrovato fiducia nel a vita, nel a società, in me stesso . « Il mio è un appello a chi ha dei gravi dubbi sull'esistenza di Dio . Amici, fate un serio esame di coscienza, pensate se veramente la scienza può farci credere che l'universo si è formato da sé, che le meraviglie di questo mondo sono sorte da sole . No, amici . La mano di "Qualcuno" ha fatto tutto ciò, coronando la sua impresa con la creazione della creatura più perfetta : l'uomo! ». La grande forza. « La vita è la vera grande forza. La morte non esiste . L'uomo la rifugge istintivamente perché la morte è il nulla . La vita è pensiero, parola, sentimento . « Non ha senso parlare di morte. La vita non ammette contrari : essa è tutto e il contrario di tutto . Essa ha in sé il contrario : il bene e il male, l'amore e l'odio, la felicità e la sofferenza . E per questo è meravigliosa » . 3 LA DEI LODEVOLE AMBIZIONE SALESIANI URUGUAYANI Baionette e baffi alla russa . Com'è stato possibile superare i primi incredibili momenti? Oltre all'entusiasmo, i dieci missionari hanno trovato a Montevideo una accoglienza impagabile . Ci sono i coniugi Fynn, che pretendono il numero « uno » di matricola per state troppe traversie e troppi il loro figlio, e intanto portano imprevisti durante il viaggio, per- gli arredi per la chiesa, compresa ché qualche biglietto di banca una preziosa statua di santa Rosa avesse potuto rimanere appicci- da Lima, fabbricata in Francia . cato alle loro tasche .. . La famiglia Jackson fa costruire a sue spese il recinto attorno Come tavolo un barile . Rac- alla casa e vari annessi (si vanconta laconicamente la « cronaca terà la signora un'infinità di voldella casa » : « Non c'era né una te, sorridendo : « Io ho costruito sedia, né un tavolo, né un letto . il pollaio dei salesiani ») . La stesDurante i primi giorni ci siamo sa famiglia compera una quantità aggiustati come abbiamo potuto . di mobili nuovi, compresi dicianCome tavolo per il refettorio ser- nove letti per i futuri ragazzi del virono a meraviglia alcune assi collegio, e le pentole della cucina . posate sopra un barile di bitu- La superiora di una vicina comume ; e servirono da sedie alcuni nità di suore porta libri liturgici ceppi d'albero . Come letto, ci fa- e, per vari giorni, in un paniere, cemmo prestare delle amache .. . ». qualcosa da mettere sotto i denti . Al secondo giorno, 27 dicem- Un'altra signora del posto inizia il giro tra le amiche per regalare bre, il capo del drappello e direttore del fantomatico collegio, don alla chiesetta la prima campana . .. Intanto il giornale cattolico racLuigi Lasagna, decise che per prima cosa tutti insieme avrebbero conta le meraviglie di quei figli estirpato i cardi e le altre erbac- di Don Bosco venuti dal vecchio ce fitte che invadevano ogni luo- continente per « impartire una go, comprese le sale e la chieset- completa educazione scientifica, ta, e avrebbero ammucchiato in letteraria, morale e religiosa » ai un angolo i calcinacci e le maceragazzi di Montevideo . Così la curie sparse un po' dappertutto . E riosità cresce : la gente corre a per quel giorno ce ne fu abba- vedere. E non viene a mani vuostanza. te : chi porta un quadro, chi un L'indomani, 28 dicembre, la vaso di fiori, chi un tappeto . E grande sorpresa : arrivò da Bue- prenota i posti per i propri figli . nos Aires don Cagliero, che era Non basta : bisogna preparare i approdato in America l'anno pri- programmi scolastici d'intesa con ma e ormai si muoveva nel nuole autorità ; si adattano quelli del vo mondo da padrone. Quell'arri- primo collegio argentino, portati vo ci voleva, per tirare su il mo- da don Cagliero . Bisogna anche rale . E intanto si schiodarono le far approvare la scuola dal Go40 casse portate dall'Europa, pie- vernatore : Lasagna e Cagliero il ne - che idea! - soprattutto di 10 gennaio ottengono udienza, e libri . Al vederli, « Ce n'è per ven- anche se l'anticamera è stipata t'anni! », esclamò il Cagliero . I sa- di gente in lunga attesa, sono su lesiani coadiutori si .rimboccaro- bito ricevuti . Passano tra file di no le maniche, e - « per riposar- baionette e di baffi alla russa (è si dal viaggio », come consigliava al potere - e non c'è da stupir il loquace Cagliero - si misero sene in Sud America - un goa preparare tavoli, sedie, tramez- verno militare), ma trovano una ze, letti, e perfino un grosso con- squisita cordialità . E l'invito ad fessionale . Appena c'era un mo- i aprire, dopo quel collegio, anche mento libero, tutti chini sui libri una scuola di arti e mestieri . a studiare la lingua del posto . Ci sarà . Cent'anni fa, dieci salesiani mettevano piede nel più piccolo stato del Sud America . Il seme gettato allora da Don Bosco cadde in ottimo terreno, e la sua opera vi è in pieno sviluppo . « Noi abbiamo una sola ambizione - dichiarò in quei giorni lontani don Luigi Lasagna aprendo la prima casa -: formare i vostri figli perché diventino sapienti, virtuosi e istruiti » . ppena i missionari se ne A furono usciti dal palazzo episcopale, mons . Giacinto Vera y Duran, vescovo di Montevideo (cioè, allora, di tutto l'Uruguay), battè le mani per la gioia ed esclamò : « Magnifico! Gente giovane, e in gamba, e piena di vita! » . Occorreva proprio che i missionari di Don Bosco fossero giovani, in gamba e pieni di vita, per trovare da qualche parte il coraggio di cominciare in quella maniera . La casa per loro c'era : solida, e abbastanza spaziosa, ma vuota di tutto . Per prima cosa, in quel 26 dicembre 1876, i dieci missionari inviati da Torino con la seconda spedizione a fondare la prima opera salesiana in Uruguay, dovevano pensare a sopravvivere ; poi, a preparare tutto l'occorrente per aprire la scuola al più presto . E quasi senza soldi . C'erano A un giovane sacerdote di 26 anni, don Luigi Lasagna, si deve l'inizio dell'opera salesiana in Uruguay nel 1876 . Divenuto vescovo missionario in Brasile, troverà tragica morte a soli 43 anni, in un incidente ferroviario . 4 Con letto e comodino . Avanti con i preparativi : il 2 febbraio si terrà l'inaugurazione, col Vescovo e magari il Governatore (sarà poi solo un ministro a rappresentarlo) . Don Lasagna prepara il discorso in spagnolo sul tema « Istruzione e educazione », e tutti lo aiutano, e don Cagliero corregge le frasi, « in modo che don Lasagna faccia la figura di un vecchio spagnolo, e non di un gringo appena arrivato » . La cucina ora funziona bene, con il contributo di due mucche, acquistate per il latte . Anche le comunicazioni con la città migliorano : per i viaggi sono stati acquistati due cavalli, un baio con una macchia bianca sul naso e pieno di brio, e un ronzino piccolotto e tranquillo . Arrivano i primi ragazzi, con letto e comodino da notte portati da casa (è una delle « condizioni » per quelle prime avventurose accettazioni . . .) . « Sono ragazzi bravi e docili - scrive Cagliero a Don Bosco - ma sono molto più vivaci di quelli europei » . La festa dell'inaugurazione, il 2 febbraio 1877, è davvero solenne . Dapprima in chiesa, che la gente riempie (come pure comincia a utilizzare il confessionale nuovo) . Poi nel collegio, dove don Lasagna legge il suo discorso adeguatamente corretto . Il collegio Pio (in onore di Papa Pio IX felicemente regnante, che anni prima era stato due volte a Montevideo) è pieno di tutti i ragazzi che può contenere : 109 . Sorge alla periferia della capitale, in una località chiamata Villa Colon, ossia « Città di Colombo » . L'edificio e il terreno sono donati ai Salesiani dai proprietari di un'industria, la società Lezica, Lanuz y Fynn . E Troia vinse la guerra. Quel primo seme piantato da Don Bosco in suolo uruguayano, trovò il terreno adatto per svilupparsi presto e bene . Alla generosità dei primi salesiani corrispose in pieno la generosità della gente, e la Famiglia Salesiana prese a formarsi e a radicarsi nel popolo stesso, condividendone le vicende . L'Uruguay, il più piccolo stato sudamericano (vasto poco più di mezza Italia, e con appena tre milioni di abitanti) ha una storia breve . Nelle sue immense pianure - la Pampa uruguayana è il prolungamento di quella argentina - i pacifici gauchos pasco Villa Colon (Montevideo) : la Famiglia Salesiana celebra il centenario dell'opera in Uruguay, nella grande piazza davanti alla prima casa fondata nel 1876 . lavano stupende mandrie di bovini, cavalli, pecore . Gente venuta dall'Europa, soprattutto dalla Spagna . Quando presero a scendere dal nord i futuri brasiliani, gli spagnoli per fermarli costruirono nel 1728 una fortezza, che diventerà capitale, e la chiamarono « San Feli-pe y Santiago de Montevideo » . O più brevemente «Montevideo » . E più brevemente ancora, come scrivono spesso i suoi abitanti, « Mdeo » . Col passare del tempo i gauchos non si sentirono più spagnoli, ma uruguayani . José Artigas, un valoroso ufficiale, nel 1811 organizzò nella Pampa un pugno di uomini e diventò « el Libertador » del suo paese . Vinse, fu sconfitto, fuggì in esilio e vi morì, ma alla fine l'Uruguay fu indipendente . Un piccolo statocuscinetto fra due vicini golosi, l'Argentina 15 volte più grande, e il Brasile più grande di 45 volte . Piccolo, ma i paesi, come gli uomini, non si misurano col metro . Nel 1843 gli argentini posero l'assedio alla capitale ; i romantici chiamarono Montevideo « la nuova Troia » ; Garibaldi accorse in sua difesa con 600 uomini . E la nuova Troia, non curante dei precedenti storici, vinse la guerra . Si formarono due partiti, il bianco e il colorato, che da allora si disputarono a lungo il potere, con l'intermezzo delle inevitabili dittature militari . La gente di origine europea - più tardi si aggiunsero anche molti italiani da decenni si era « liberata » delle popolazioni indigene : gli ultimi rappresentanti dei feroci e indomiti Charrua erano stati sterminati nel 1832 . Il paese prosperava, la Pampa si trasformò in un'immensa fabbrica all'aria aperta dove si producevano pelli, carni, lana pregiata . La capitale si gonfiò (ora raccoglie un buon terzo dell'intera popolazione), si aprirono banche, l'Uruguay divenne « la Svizzera del Sud America », fu per decenni insieme con il Cile all'avanguardia del progresso e un esempio di democrazia . Poi le difficoltà nazionali e internazionali, l'involuzione di questi ultimi decenni, la crisi . Chi non ha sentito parlare dei famosi Tupamaros? Tensioni e violenze, del resto in comune con quasi tutta l'America Latina . In questo quadro, la Famiglia Salesiana : 400 fra Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, con 48 opere . Le Volontarie di Don Bosco, numerosi Centri di Cooperatori e Exallievi . I primi salesiani americani . Prima che il 1877 finisca, il 12 dicembre a Villa Colon al fianco dei Salesiani ci sono anche 6 Figlie di Maria Ausiliatrice . Sono 5 giunte con la loro prima spedizione missionaria . Portano con sè un oggetto ingombrante ma ai loro occhi di valore inestimabile : un dono di Don Bosco, il quadro di Maria Ausiliatrice (ancora oggi lo si può vedere, ben esposto nella cappella del collegio) . A capo del drappello è madre Angela Vallese, monferrina come Don Bosco e la Mazzarello, di appena 23 anni (ma non si fermerà a lungo in una città grande e per lei troppo comoda: sarà la prima suora anche nella Patagonia degli Araucani, e poi la prima suora laggiù nella Terra del Fuoco) . E subito le prime vocazioni, dono del generoso popolo uruguayano : due Rodriguez, fratello e sorella . Juan Pedro è un polizziotto di vent'anni, che rimane conquistato dallo stile di quei primi salesiani e domanda di unirsi a loro. Nel 1879 è salesiano, nel1'83 sacerdote, poi direttore e fondatore di opere ; morirà nel 1935, dopo aver festeggiato la sua messa d'oro. Suor Laura, la sorella, veste l'abito religioso nella festa della natività di Maria nel 1878 . Sono i primi Figli di Don Bosco del continente americano . Nel 1879 viene aperta una seconda opera a Las Piedras . Nel 1890 una nuova fondazione a Paysandù riceve, per la prima volta nel mondo, il nome di « Don Bosco » morto appena due anni prima (ora le opere intitolate al Santo dei giovani non si contano più) . Nel 1893 si apre a Montevideo la promessa « scuola di arti e mestieri » per i ragazzi più poveri . Nel 1915 la prima scuola agraria. .. Intanto dal 1910 i Salesiani dell'Uruguay sono costituiti in Ispettoria : segno che sono già numerosi quanto basta, e capaci di fare da sé . Continuano a ricevere aiuti di personale dall'Europa, ma per così dire lo moltiplicano e lo distribuiscono negli altri paesi dell'America Latina . Da Montevideo partono i primi Salesiani per il Brasile, l'Ecuador, il Venezuela, El Salvador, gli Stati Uniti . Con il personale dell'Uruguay si aprono le missioni del Mato Grosso, del Rio Negro, del Chaco Paraguayo . .. In tutto 260 Salesiani, tra cui 17 Ispettori e 60 Direttori, partono dall'Uruguay . E l'Uruguay salesiano è generoso anche con la Chiesa, a cui dà due Arcivescovi e 8 Vescovi . Il primo vescovo non poteva essere che don Luigi Lasagna, 6 Il primo salesiano d'America : padre Juan Pedro Rodriguez, da giovane poliziotto divenuto figlio di Don Bosco . mandato dal Papa Leone XIII a evangelizzare e proteggere gli indi del Brasile . In Uruguay si formerà all'apostolato salesiano anche mons. Riccardo Pittini, che trapianterà l'opera di Don Bosco a Santo Domingo con splendidi risultati . Quattro sono i Vescovi dell'Uruguay oggi viventi : mons . Giuseppe Gottardi, ausiliare a Montevideo ; mons. Andrea Rubio, Vescovo di Mercedes ; mons . Oreste Nuti, Vescovo di Canelones ; mons. Angelo Muzzolón, evangelizzatore del Chaco, ora a riposo . Una generazione nuova . Nell'Uruguay si contano oggi 48 centri dei Figli di Don Bosco, comprendenti collegi, scuole per esterni, licei, scuole agricole e professionali, parrocchie, oratori e centri giovanili, colonie e campeggi estivi, case per ritiri ... In mezzo al popolo e per il popolo . Nelle scuole si cerca di realizzare una vera « comunità educativa », in cui partecipino con responsabilità gli insegnanti, gli allievi e i loro genitori . E le opere non rimangono chiuse in se stesse ma si aprono all'azione sociale e missionaria, al servizio dei più poveri, col risultato che gli allievi crescono « cristiani impegnati nel bene » . Gli oratori vivono si può dire con le proprie forze, puntando sull'impegno dei ragazzi e dei giovani, che organizzano e dirigono . Tre scuole agricole e due scuole professionali continuano a preparare migliaia di giovani a una professione . Sono più di mille i periti agrari usciti dalla sola scuola agraria « Jackson », che lavorano oggi in tutto il paese per un ammodernamento della coltivazione dei campi . A Montevideo è stata aperta la « Casa per la Famiglia Salesiana dell'Uruguay », in cui hanno sede stabile i Cooperatori, gli Exallievi, le Volontarie di Don Bosco, il Movimento Giovanile Salesiano . Una casa aperta a ogni tipo di incontri, giornate di studio, corsi . Sempre a Montevideo una « équipe di professionisti » tieneaperta una serie di studi : giuridico, notarile, contabile, di amministrazione delle proprietà, con prestazioni gratuite per la Famiglia Salesiana (uno di questi professionisti, il dr . Michele Rocca, presta servizio da 40 anni ininterrotti) . Nelle colonie estive si svolgono pure esperienze vocazionali particolarmente interessanti : i giovani che vi vengono coinvolti, sperimentano la loro disponibilità all'impegno salesiano non solo rispondendo a test psicologici, ma realizzando in concreto l'oratorio quotidiano in mezzo a ragazzi poveri . Le 16 parrocchie di cui i Salesiani sono responsabili dicono la stretta collaborazione voluta e realizzata con la Chiesa locale . In tutte queste opere sorte nel nome di Don Bosco, cresce una generazione nuova di giovani, ricchi della gioia di vivere, che riconoscono in Dio un padre amoroso, e nelle difficoltà della vita - oggi particolarmente acute - degli ostacoli da superare con impegno cristiano, e si aprono così ai problemi degli uomini e del popolo . Una sola ambizione . Don Lasagna nel discorso debitamente corretto da don Cagliero, il 2 febbraio 1877 diceva alle autorità convenute per l'apertura della prima opera: « Abbiamo una sola ambizione, e è di formare con delicatezza e costanza i vostri figli, perché diventino sapienti, virtuosi e istruiti, in modo che siano un giorno il vanto e la gloria dei loro genitori, e di questa giovane e immortale Repubblica » . Queste parole, animate da slancio oratorio ma fondate nel reale, probabilmente saranno ricordate in questi mesi, quando si celebrerà il Centenario dell'opera salesiana in Uruguay . E mentre elogi non mancheranno, i Figli di Don Bosco sentiranno il rimpianto delle occasioni perdute e ripeteranno con Don Bosco : « Non possiamo fermarci, c'è sempre cosa che incalza cosa . .. » . ENZO BIANCO famiglia salesiana affrontare in nazioni diverse, sotto climi diversi . Ebbene, io ho girato il mondo, e vi posso assicurare che nelle più diverse situazioni li ho sempre trovati contenti del loro sacrificio, generosi nel loro lavoro, e circondati dall'affetto delle loro comunità . « Mamma Margherita, la mamRiuniti a Valdocco i genitori dei missionari ma di Don Bosco, nel giorno della prima messa del figlio gli disse: "D'ora in poi non dovrai più Più di 350 parenti di missionari salesiani si sono incontrati a pensare a me, ma alle anime" . Se Torino Valdocco, in una giornata che per molti rimarrà indimenla Famiglia di Don Bosco ha oggi ticabile . « Ho scoperto - ha concluso una mamma - che essere i migliaia di missionari in tutto il madre di un missionario è una cosa grande » . mondo, è perché tra voi ci sono tante mamme che hanno ripetuto P iù di 350 mamme, papà, so- missionari in ogni parte del mon- ai loro figli le stesse parole . Di relle e fratelli dei missionari do, ma tutto questo è stato pos- questo, a nome di Don Bosco, vi e missionarie di Don Bosco sono sibile per l'aiuto degli amici e dei dico grazie » . intervenuti a Torino Valdocco al- benefattori . E al primo posto tra la « Giornata piemontese dei pa- i benefattori delle missioni sono Una cosa grande . I parenti dei renti dei missionari salesiani » . Il i papà e le mamme dei missio- missionari visitarono poi le camerette di Don Bosco e la Mostra gruppo più folto era giunto dalla nari » . città, altro gruppo numeroso era Ha continuato : « Voi avete co- Missionaria allestita sotto la Basisceso dalle colline delle Langhe e minciato a donare i figli al Signo- lica . Fu l'inizio della lieta conodalle valli del Cuneese, terre che re quando avete loro trasmesso scenza reciproca . Mamme che hanno dato numerose vocazioni la vostra salda fede cristiana, avevano i figli nella stessa misalla Famiglia Salesiana . quando li avete educati ai valori sione, famiglie che si conoscevano Alle 11 si trovavano tutti intor- dello spirito . E continuate a do- fino a quel momento solo per nono all'altare di Maria Ausiliatrice narli quando li sostenete con la me, iniziarono un nuovo legame per la concelebrazione, presiedu- vostra preghiera, i vostri consi- di amicizia . ta da don Luigi Fiora (rappre- gli, il vostro aiuto . Voi siete stati Nel pomeriggio, grande ritrovo sentante del Rettor Maggiore ; gli e siete generosi, ma siate sicuri nel teatro salesiano . E il Supeerano accanto don Tohill (supe- che Dio non si lascerà superare riore delle Missioni : « Quando i vostri figli sono partiti, il sacririore delle missioni salesiane), i tre ispettori salesiani e le due da voi in generosità . Don Bosco ficio più grande l'avete fatto voi . che quando un figlio ispettrici Fma delle opere sale- assicurava erano giovani, avevano la vila famiglia per seguire la Loro ta aperta davanti a sè . Voi invece siane in Piemonte, e diciotto mis- lascia vocazione datagli da Dio, è il li avete lasciati partire mentre sionari . Signore stesso che prende il suo l'età cominciava a declinare e la Al primo posto . Dallo stesso posto nella famiglia . vostra casa rimaneva più vuota . « Quando si sente parlare di Per questo sacrificio io prego che altare da cui 100 anni fa Don Bosco diede l'addio ai suoi primi guerre, di calamità che colpisco- Dio vi ricompensi, come ho premissionari, don Fiera nell'omelia no tante parti del mondo, alcuni gato che ricompensasse la mia ringraziò i papà e le mamme con di voi si preoccupano, pensando mamma quando anch'io partii per le stesse parole del santo : « Stia- al figlio lontano . Altre preoccupa- le missioni dell'Asia » . mo lavorando per la gioventù in zioni vi vengono al pensare ai saPoi sullo schermo vengono molte nazioni, abbiamo mandato crifici, ai disagi che essi devono proiettati due splendidi documentari a colori sulle missioni dell'Asia e dell'America Latina . Il giorno dopo, una signora si è presentata a Valdocco, in cerca di don Baracca, l'organizzatore dell'incontro . Gli ha stretto le mani e gli ha detto : « Sono la mamma del chierico Ubaldo Corona, missionario in Giappone . La ringrazio moltissimo per avermi fatto incontrare altre mamme di missionari . Le chiedo di darci altre occasioni per incontrarci ancora . Credo che dobbiamo conoscerci di più, parlare insieme e pregare insieme . Ho scoperto che essere mamma di un missionario è una cosa grande . E dobbiamo farlo scoprire a tante altre mamme » . TERESIO Bosco 7 nell'azione CNOS : UN PONTE I GIOVANI LAVORATORI Ogni anno ottomila giovani nei « Centri di formazione professionale » salesiani, organizzati dal Cnos, si preparano al rischioso passaggio dal mondo della scuola a quello del lavoro . Ecco la portata, i problemi, le difficoltà, il significato di questa moderna iniziativa che prolunga nel tempo l'impegno di Don Bosco per i giovani più poveri . 1 30% dei ragazzi italiani non I finiscono la scuola d'obbligo ; e parecchi di quelli che la finiscono, poi non proseguono . In pratica, alla scadenza dei 15 anni il 45% dei giovani chiedono di andare a lavorare . E che trovano? Trovano l'industria che li respinge perché non sono preparati, non sono competenti ; oppure li impiega come garzoni, sfruttandoli » . Questo dice in sostanza don Silvino Pericolosi, direttore nazionale del Cnos . E' un discorso largamente condiviso da chi è pratico del settore : la scuola d'obbligo non prepara all'immissione immediata delle fabbriche . Tra scuola e industria c'è un abisso . Un abisso ~~ pur conoscendo bene la campagna, capisce presto che i problemi più gravi sono quelli urbani, della massa proletaria (la campagna, ancora tagliata fuori dalla circolazione delle nuove idee, era religiosamente e moralmente più sana, certo più curata) . E sceglie la città . Ha dinanzi a sè una società strettamente divisa in due classi : ricchi e poveri, colti e ignoranti, gli « arrivati » e quelli che non hanno speranza di arrivare . E sceglie i poveri . Quella massa proletaria, ignorante, misera e frustrata nelle sue aspirazioni, in buona parte ha già perso il contatto con la Chiesa, o almeno si è moralmen- che i Centri di Formazione Pro- te e religiosamente indebolita . fessionale (CFP) cercano di colmare: « Essi fanno da ponte tra scuola e industria », spiega don Silvino . In Italia ci sono 1 .300 di questi ponti, cioè Centri, con 18.000 docenti per quasi 200.000 allievi . E 35 ponti, per il passaggio (nel 1975-76) di 8 .000 giovani dalla scuola all'industria, sono stati costruiti e vengono mantenuti « transitabili » dai Salesiani . E Don Bosco sceglie di essere per loro anzitutto sacerdote . Ancora : Don Bosco intuisce che la massa adulta è in un certo senso irrecuperabile, dati i condizionamenti dell'ambiente e data la sua povertà culturale ; intuisce che invece per la gioventù c'è speranza . E sceglie la gioventù . L'oratorio è stato l'inizio, ma Don Bosco non ha potuto fermarsi all'oratorio, adatto solo per ragazzi che hanno una casa . Quel primo ragazzo che una sera di maggio 1847 piombò - come dal cielo in casa sua, non aveva un soldo e non sapeva dove andare a dormire. La pioggia cadeva a dirotto. Bussò alla porta sul tardi, Don Bosco e mamma Margherita avevano già cenato . Avrà avuto 15 anni, era inzuppato di pioggia . « Sono un povero orfano venuto da Valsesia per cercare lavoro . Domando di passare la notte in qualche angolo della casa » . E si mise a piangere. Mamma Margherita fece altrettanto . Poi uscirono sul cortile, raccolsero alcune teste di mattoni, ne fecero Le scelte di Don Bosco . La presenza salesiana nel mondo del lavoro non è una novità di oggi, ma si r- - ollega alla genuina tradizione dì Don Bosco . Quel Don Bosco che fu garzone, apprendista e operaio prima di essere prete, e per poter essere prete . Che fu contadino, barista, sarto, fabbro, calzolaio eccetera, e alimentò il suo sacerdozio con gli umori, i valori e i drammi della povera gente, della classe operaia . Ed ecco le scelte operate ai suoi tempi da Don Bosco . Portato dagli studi alla città - la Torino che avviava il suo primo processo di industrializzazione -, egli 8 quattro pilastrini in mezzo alla cucina, vi adagiarono sopra alcune assi, e vi misero il materasso di Don Bosco . L'indomani Don Bosco gli trovò un posto di commesso in un negozio . Poi si aggiunse un secondo ragazzo, un terzo .. . Dopo l'oratorio, si apriva l'internato . Il laboratorio presso il campanile . Don Bosco non dava ai suoi piccoli ospiti soltanto un tetto, li collocava « a lavorare presso qualche onesto padrone » . E poi « andava a visitarli in mezzo ai loro lavori nelle officine, nelle fabbriche » . Queste visite avevano benefico influsso anche nell'atteggiamento dei padroni . Anzi essi si rivolgevano a lui per avere questi suoi garzoni, « sapendo per esperienza che erano onesti e laboriosi » . Ma Don Bosco voleva garanzie, giungeva a stipulare con i padroni dei veri e propri contratti di apprendistato . Tra il 1847 e il '52 erano contratti in carta libera, ma poi in carta bollata . La durata dell'apprendistato era fissata in due anni . Il « maestro » darà all'apprendista « le necessarie istruzioni, e le migliori regole onde imparare a esercitare l'arte » . Al tempo stesso s'impegnava a curare la condotta del « due vecchie macchine a ruota con un torchio d'occasione ; un banco e la cassetta dei caratteri sono lavoro dei falegnami della casa » . Nel 1862 tocca al laboratorio dei fabbri ferrai . . . In dieci anni, dal 1853 al 1862, l'Oratorio si è arricchito di un vero e proprio collegio per in- giovane « con quegli opportuni e salutari avvisi che darebbe un padre al proprio figlio . . . e mai con atto alcuno di maltrattamento » . Un anticipo dell'attività sindacale in piena regola . Eppure Don Bosco si convince che non basta ancora . Per essere di vera utilità a quei poveri ragazzi, egli aggiunge all'oratorio, al collegio e al contratto di lavoro, anche la preparazione professionale . Nel 1853, a settembre, apre i primi due modestissimi laboratori dei calzolai, e dei sarti . « Col soccorso dei suoi benefattori, comperati alcuni deschetti e gli attrezzi necessari, collocò il laboratorio dei calzolai in un piccolo corridoio presso il campanile . Contemporaneamente destinava alcuni giovani al mestiere di sarti, e l'antica cucina diventò sartoria » . L'anno dopo apre il laboratorio di rilegatura . Nel 1856 è la volta del laboratorio di falegnami . Nel 1861 ecco la tipografia : acquista terni . I ragazzi « artigiani » sono ormai 200, e si offre loro non già un lavoro senza scuola, ma la scuola del lavoro . stiche del 1975 danno per la sola Congregazione salesiana 551 laboratori di scuole professionali, per 47 .874 allievi in tutto il mondo (altri 5 .249 allievi figurano in scuole agrarie, e 31 .144 in scuole tecniche) . E i Cfp risultano oggi più necessari e attuali che mai . Sono frequentati tante volte da giovani rifiutati dalla scuola come non capaci ; oppure giovani che hanno rifiutato la scuola ; oppure giovani capaci ma bisognosi di una sistemazione a breve termine, per provvedere a sè e alla famiglia . E poi c'è sempre tra loro un margine di disadattati o abbandonati . Giovani che altrimenti sarebbero immessi nel mondo del lavoro in condizioni disastrose . « Ecco che all'improvviso - ha scritto il dr . Hebrard, che si occupa in Francia di questo settore - l'adolescente viene scaraventato in una lotta alla quale non è preparato, e che non concede tregue . Una lotta aspra contro la materia, contro gli elementi dell'ambiente, e soprattutto contro la propria volontà così malferma . Introdurre in questo modo un adolescente nel mondo del lavoro, equivale a commettere un reato » . Questa impellente necessità di preparare i giovani è stata affrontata nell'Italia del dopo guerra dal Ministero del Lavoro attraverso i CAP : Centri Addestramento Professionale . Ne sorsero nel campo dell'industria, dell'agricoltura, del commercio, per iniziativa statale e sindacale ; e con essi si armonizzarono le moltissime iniziative private sorte in antecedenza, per lo più di ispirazione cristiana . Tra cui quelle salesiane . E ci si accorse che l'attività perseguita dai Cap aveva preponderanza addestrativa, era troppo finalizzata all'occupazione, al mestiere . Dimenticando l'uomo . Così, da alcuni anni si è andata sviluppando l'idea che occorre dare precedenza alla formazione dell'uomo, e i Cap giustamente si sono trasformati in Cfp : centri di « formazione » professionale . Più necessari che mai . Questi laboratori erano molto embrionali e diversi dagli attuali : erano in cerca di una formula ottimale per la formazione professionale dei giovani, non sorretti da modelli validi a livello nazionale da imitare, nè ispirati a una legislazione scolastica (ancora del tutto carente) . Ma tra quegli « embrioni » realizzati da Don Bosco e gli attuali moderni e bene attrezzati Centri di Formazione Professionale salesiani, non c'è soluzione di continuità : l'idea di Don Bosco si è Le difficoltà sono molte . Dalandata evolvendo e adattando l'aprile 1973 la responsabilità dei senza sosta nel tempo . Cfp è passata dal Ministero del Nel 1900 le « scuole di arti e Lavoro alle Regioni . Ma non bamestieri » salesiane nel mondo sta . Per inserire i giovani in un erano 48 ; nel 1920 erano 80 ; nel sistema formativo completo e ade1940 salivano a 149 ; nel 1950 a I rente alle esigenze regionali, na191 ; nel 1970 erano 274 . Le stati- zionali e della Comunità europea, 9 si sente da parte di tutti la necessità che venga data una sistemazione definitiva all'intero settore . Per questo il Ministero si è impegnato a presentare una « leggequadro » che fornirà la normativa generale. Le Regioni poi, a loro volta, adatteranno la normativa alle necessità dei singoli territori . .. E oltre la parte legislativa, è in atto pure una trasformazione e un rinnovamento dell'attività formativa stessa. Forti sollecitazioni per il rinnovamento di questo tipo di scuola, cioè per un suo adeguamento alla reatà in cui devono operare i giovani lavoratori, provengono oggi anche a livello europeo . Per esempio l'Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione dei lavoratori), un organismo della comunità economica Europea, ha avviato dal 1975-76 una sperimentazione di modi nuovi di impostare e gestire la formazione professionale . Una sperimentazione a cui il Cnos ha pienamente aderito, avviandola in nove dei suoi Centri . La formazione professionale sta dunque attraversando una fase particolarmente delicata . E la centenaria presenza dei figli di Don Bosco in questo settore risulta oggi - più che una gloriosa e quieta eredità del passato - un impegno sempre nuovo e stressante . Le difficoltà ci sono e sono molte ; ma - come diceva Don Bosco - « è inutile riempire l'aria di lamenti piagnucolosi » ; bisognava invece « lavorare a più non si dire » . Il primato dell'uomo . Ne vale la pena : i Cfp salesiani svolgono un servizio sociale . Si fa in fretta ad accusare queste iniziative come se si piegassero docilmente allo sfruttamento del lavoratore ai fini aziendali e padronali . In realtà, formando il giovane operaio, dandogli una qualifica, un attestato sindacalmente valido che lo introduca a pieni diritti nel mondo del lavoro . Questi centri assicurano al lavoratore la base concreta su cui fondare e far valere i suoi diritti . I Cfp servono a creare salesianamente gli « onesti cittadini » voluti da Don Bosco . L'aspetto tecnico dell'insegnamento professionale - è stato osservato costituisce soltanto una parte della formazione che si deve dare al futuro lavoratore (e l'acquisizione delle conoscenze tecniche sta diventando un fattore secondario, che già oggi ma certo in un 10 FINESTRA SUL CNOS Che cos'è il Cnos . Il « Centro Nazionale Opere Salesiane „ è un ente sorto nel 1967 e riconosciuto giuridicamente con D .P .R . n . 1016 dello stesso anno . Si propone di promuovere e potenziare l'attività formativa della gioventù e dei ceti popolari, secondo gli ideali e gli orientamenti di Don Bosco . Perciò : - si applica allo studio e alla soluzione di problemi attuali nel campo scolastico, formativo professionale, sociale, e del tempo libero ; - cura i rapporti delle istituzioni salesiane con organismi nazionali e internazionali, statali e parastatali, ecclesiastici e civili, che si propongono finalità affini a quelle salesiane . Sua sede legale : Via dei Salesiani 9, 00175 Roma ; il Cnos ha inoltre 12 sedi di rappresentanza nelle varie regioni . Settori di attività . Il Cnos si articola in 4 settori : - Formazione Addestramento Professionale (Fap) ; - Centri di Orientamento Professionale (Cop) : i centri attualmente in funzione in Italia sono 18, e prestano servizio psico-pedagogico ai Cfp e alle loro famiglie ; - Polisportive giovanili salesiane (Pgs), con la loro rivista organizzativa « Juvenilia - Cine-circoli giovanili salesiani (Cgs) : sono oltre 150 . Il Cnos-Fap. Questo settore è al servizio dei giovani lavoratori per aiutarli ad acquisire precise capacità occupazionali . E' pure al servizio di lavoratori adulti bisognosi di aggiornamento, specializzazione, riconversione professionale . I suoi collegamenti . Il Cnos-Fap opera in collegamento con altri organismi salesiani, come l'Università Pontificia Salesiana, il Centro Salesiano Pastorale Giovanile e le Editrici Sei e LDC . I suoi centri . I Centri di formazione professionale del Cnos in Italia sono 35 (le opere di questo tipo, che la Famiglia Salesiana ha in tutto il mondo, sono 480) . Gli allievi . I lavoratori che hanno partecipato ai corsi dell'anno 1975-1976, sono stati 7 .943 . I docenti . Complessivamente sono stati 688, di cui 321 salesiani e 367 non salesiani . prossimo futuro sarà conseguito con « macchine per apprendere ») . Ci sono invece moltissime altre realtà su cui occorre informare e preparare il giovane lavoratore . Per esempio un sano senso critico, le convinzioni che gli consentano poi di assumere le sue responsabilità nei confronti della società in cui vive . Il formarsi in lui di una coscienza di classe, senza tentativi di evasione, che assimili il valore del lavoro come parte integrante della sua realiz- zazione umana . Far conoscere la realtà del sindacato, senza false paure, evitando il pericolo - come è stato detto - di « perdere a questo riguardo il treno della storia » . Insomma il giovane operaio deve essere aiutato a riconoscere « il primato dell'uomo sulla produzione e sul profitto » . I Cfp salesiani mirano poi a maturare salesianamente anche i « buoni cristiani » voluti da Don Il ragazzo che si presenta al Centro, di solito arriva da strati Bosco . sociali veramente poveri, dove spesso gli è mancata ogni educazione alla fede . E si tratta di avviare con lui un processo di preevangelizzazione, in un contesto di incontri in cui il tempo è molto scarso. Anzitutto questi ragazzi nell'impatto con l'educatore salesiano - col Coadiutore - ricevono una prima forte scossa al solo avvertire i valori della sua testimonianza . Anche finito l'orario di attività formativa nell'officina o nella scuola, il salesiano resta sempre a sua disposizione : per una lezione non capita, per scambiare quattro idee, per discutere problemi di fondo . Ci sono poi le ore assegnate dai programmi alla « cultura generale », che offrono spazio per creare una mentalità un po' più verticale e soprannaturale . I Centri riescono a offrire momenti di riflessione o intere giornate a livello spirituale, che - dice l'esperienza di solito sono accolte con vivo favore. la Regione Emilia-Romagna, il la dr. Angelo Pescarini : « Le tradizioni hanno un peso, una storia . Credo, da realista- e storicista, che non si possa negare a Don Bosco di aver avviato per primo un discorso, sotto forma di caritas christiana, ... rivolto all'attenzione dei giovani sbandati » . In pratica il Pescarini ha riconosciuto che le « strutture salesiane » continuano a « fare formazione dei lavoratori, per una naturale prosecuzione dell'originaria vocazione . .. Su questo fronte troviamo La sperimentazione . C'è poi il contributo che i Centri salesiani - la cui competenza ed efficenza, magari a denti stretti, è oggi largamente riconosciuta - stanno portando nel campo della sperimentazione . I Centri rifiutano la qualifica di « scuola » in senso tradizionale, si definiscono un fatto educativo che si colloca direttamente nell'economico e nel sociale . Questa situazione « diversa » vuole metodi diversi, in gran parte ancora da scoprire . Il docente non è il professore tradizionale, ma è animatore e guida . E lavora a tempo pieno . « La lezione non sarà espositiva ma si presenterà come momento di ricerca, dove il docente diventa stimolo e aiuto nelle analisi e nelle sintesi » . (Il discorso sulla sperimentazione è oggi complesso . Va detto almeno questo : che il Cnos sta tra l'altro pubblicando, in collaborazione con svariati centri culturali salesiani, tutta una serie di sussidi didattici e formativi) . « Cose egregie e-rispettabili ». C'è un ruolo preciso in difesa della libertà e del pluralismo delle iniziative, che i Cfp salesiani han- no da svolgere oggi nella società italiana . E di fatto essi vengono ad avere il loro peso, come ha dovuto riconoscere l'anno scorso in un « incontro di studio » anche l'assessore all'istruzione del- Tre « centri pilota » del Cnos sono impegnati nella sperimentazione di nuovi contenuti e metodologie educative : il « Rebaudengo » di Torino, il «San Zeno » di Verona, e (foto della pagina accanto) il « Gerini » di Roma . Centri di formazione professionale che fanno cose egregie e rispettabili .. . ». Luogo di incontro . I Cfp salesiani sono poi un reale contributo alla riscoperta dell'autenticità salesiana . Sono un luogo privilegia- to d'incontro - anche nei paesi del benessere - con la gioventù povera e con la gente del popolo. La stessa precarietà economica in cui spesso i Centri sono costretti a vivere, porta i Salesiani a « condividere l'insicurezza dei poveri » . In realtà i commissari che visitano i Centri salesiani riconoscono il loro buon livello ; « ma possiamo dire tranquillamente - ha spiegato al riguardo un salesiano direttore di Cfp - che è il lavoro dei confratelli messo a fruttare in comune, e la dedizione dei collaboratori esterni, ciò che permette di realizzare i Cfp efficienti che possediamo » . Non basta : i Cfp costituiscono anche un luogo privilegiato di incontro per la Famiglia Salesiana . L'attuale personale è costituito di 321 docenti salesiani e 367 non salesiani ; e la tendenza è di far posto sempre più ampio a questi ultimi ; e sovente sono Exallievi, Cooperatori, amici dell'opera salesiana, persone che, s'inseriscono con responsabilità, a volte con sacrificio, nel progetto apostolico di Don Bosco . La prova del nove . C'è infine dei Cfp salesiani . Il Concilio aveva riconosciuto con una certa amarezza « l'estraneità della Chiesa al mondo del lavoro» . Dicono gli studiosi che la Chiesa, come seppe adattarsi in modo perfetto al mondo rurale dell'antichità e cristianizzarlo, così dovrebbe ora giungere a capire più a fondo il nuovo mondo industriale, se vuole portare questa società a Cristo . E' un compito immane e quasi tutto ancora da fare . Per rendere più efficiente la loro opera formativa, parecchi Cfp inviano il loro personale a fare « stages » nelle officine : ne ritornano con una dimensione più aderente alla mentalità dell'uomo sul lavoro . Ha detto uno studioso di Don Bosco : « La sua ambizione era di offrire alla massa dei poveri l'aiuto organizzato della Chiesa per l'elevazione spirituale e sociale dei suoi figli . Ciò per mezzo di una grande società (la Congregazione Salesiana), nata dal cuore e dalla mente di questo figlio del popolo, composta omogeneamente di figli del popolo .. . ». Una Congregazione che diventi « dimostrazione storica della vitalità e dell'intelligenza popolare, del popolo che si organizza per la propria redenzione religiosa e sociale » . Accompagnando degli ospiti a visitare il laboratorio dei tipografi in cui poveri ragazzi strappati dalla strada imparavano un onesto mestiere, Don Bosco un giorno asserì esplicitamente : « In queste cose noi vogliamo essere sempre all'avanguardia del progresso » . Sulla linea tracciata da lui cent'anni fa, anche oggi ottomila giovani ogni anno si preparano nei 35 Cfp salesiani d'Italia, per entrare nel difficile mondo del lavoro . Sono la « prova del nove » che il progetto di Don Bosco continua nella Chiesa e nella società . il risvolto ecclesiale FERRUCCIO VOGLIN0 11 GLI UNIVERSITARI BADANO AI RAGAZZINI A Lins gli studenti della Facoltà Auxilium si sono guardati attorno, e hanno concluso che non si poteva lasciare i ragazzini a giocare tra ciotoli e fanghiglia . In dieci anni è sorto un centro provvidenziale, il Cemic, animato dalle Fina ma portato avanti dagli universitari, che si occupa dei quattrocento ragazzini più sbandati e interessa ai loro problemi i vari enti della città . Ieri . Undici anni, ricci bruni che ricadono in disordine su un paio di occhi neri mobilissimi, su cui sembra gravare il fardello di una mestizia inguaribile . O forse è soltanto solitudine . Un'aggressività inconscia e ribelle più grande di lui, sproporzionata alle sue membra fragili di bimbo . Si chiama Monteirinho. Va anche a scuola, quando il brutto tempo gli impedisce di girovagare fra i parcheggi d'auto di Lins . Al sabato pomeriggio di sicuro è laggiù all'estremità del piazzale presso l'università, dove l'ombra degli edifici gli consente un tantino di.. . vita privata . E in privato « lavora » . Fa scattare una serratura, svita un tergicristallo, uno specchietto retrovisore . Se poi dispone di una certa tranquillità, il suo massimo divertimento è forare i pneumatici . Alla fine se ne va con aria indifferente, e controlla da lontano gli effetti del suo operato ... Oggi . Monteirinho oggi è un giovane intelligente e attivo, impegnato nel gruppo dei responsabili del « settore meccanografico » di una singolare organizzazione : il Cemic, « Centro per lo studio dei minori e la loro integrazione nella comunità » . Col suo portamento distinto e la parola suadente, si occupa anche delle relazioni pubbliche di questa organizzazione . Il cambiamento . Il cambiamento di Monteirinho è avvenúto proprio in uno di quei pomeriggi di sabato in cui apprendeva, con mano lesta e sguardo triste, i primi rudimenti di quella sua strana meccanica a rovescio ... Un suo cugino grande (o qualcosa di simile) quel giorno se lo trascinò dietro, senza dargli trop12 pe spiegazioni . Lo portò a zonzo qua e là, faceva poca differenza per il ragazzetto, tanto più che stavano proprio dirigendosi dalle parti di quel parcheggio di cui è assiduo frequentatore . Ma d'improvviso svoltano nella « Facoltà Auxilium », la grande scuola che le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno aperto a Lins . Ed entrano lì nel Cemic, in una sala spaziosa. « Monteirinho, ci dài una mano? » . Nella sala ci sono tanti giovani, amici del suo cugino grande, grandi anche loro, allegri e attivi, che stanno preparando le dispense della scuola . Sorridono a Monteirinho, lo trattano come un amico, come « un grande » . Senza tanti preamboli né interrogatori, come spesso fanno i grandi con i piccoli . .. Da quel giorno i giovani universitari gli affidano piccole incombenze . Piccole ma importanti per un ragazzino, inserito nell'ingranaggio del loro lavoro . C'è da dividere i fogli, da contarli, prepararli per la cucitrice, fare plichi, raccogliere in fascicoli, ammucchiarli in ordine sui lunghi banchi ... Tutto interessante, e anche divertente . Quasi come allentare le viti, forare le gomme . Monteirinho torna sovente, sguscia svelto fra quei ragazzoni lunghi e barbuti, diventa come la mascotte del gruppo . Di settimana in settimana si impratichisce, e quando è altrove attende con impazienza il momento di tornare al suo lavoro . Ormai al Cemic ci sta di casa, e quei giovani che lavorano, studiano e sanno esplodere in rumorose risate, sono per lui come fratelli maggiori . Sono come dei papà giovani, che si occupano non solo di lui ma anche di altri ragazzini come lui . Ne incontra spesso di nuovi, lì al Cemic, e si diventa tutti amici . I grandi li fanno anche giocare, li aiutano a ricuperare le lezioni perdute a scuola . Insegnano tante cose nuove, e offrono loro amore e comprensione . Il progetto Cemic . « Amore e comprensione » è appunto lo slogan-programma a cui si ispira il « progetto Cemic », un'iniziativa non ancora decenne ma feconda di novità evangelica . Siamo a Lins, una piccola città nel nord-ovest dello stato di Sào Paulo (Brasile) . Per venire incontro a una pressante esigenza della Chiesa locale, nel 1957 le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno aperto la « Facoltà Auxilium » di filosofia, scienze e lettere . Scopo della Facoltà è di preparare educatori adatti ad « assumere responsabilità nel processo di promozione e sviluppo, a ogni livello scolastico », come dice il regola mento . Oggi, dopo diciannove anni di attività, la Facoltà Auxilium presenta un'organizzazione didattica complessa che consente di conseguire diciotto licenze diverse nelle aree di umanità, lettere, arti, scienze fisiche e biologiche . Le istituzioni che le sono annesse riuniscono professori e alunni in ini- ziative socio-culturali e promozionali come i cineclub e - appunto - il Cemic. Nel 1967 Lins contava 48 .000 abitanti e la Facoltà Auxilium inaugurava la sua nuova sede in zona Vila do Ribeiro : un ambiente culturalmente ed economicamente povero, in contrasto con la nuova scuola . E subito gli studenti del corso di pedagogia, animati da una Figlia di Maria Ausiliatrice, avviano una riflessione attenta sulla problematica complessa della zona . Nello svolgere la loro ricerca, i giovani e le suore si trovano un giorno in una E mantengono la parola . Nell'entrare in quell'edificio austero sono impacciati, timidi . Ma il bel campo da gioco, un po' di conversazione (nella quale gli studenti riversano tutte le loro conoscenze della dinamica di gruppo), e soprattutto la cordialità, abbattono presto in quei ragazzetti ogni barriera . Si gioca con entusiasmo, e al termine del pomeriggio la piccola banda è conquistata. La domenica successiva, ancora un incontro sul terreno incolto; il giovedì seguente di nuovo al campo degli universitari . Vengono anche altri amici e com- parte quanto mai disabitata e incolta del rione Ribeiro . Su un'ampia area fabbricabile, fra ciotoli e fanghiglia, alcuni monelli giocano al calcio . Che avrebbe fatto Don Bosco? Fermarsi e fare un po' di tifo, e partecipare al gioco, era quasi un dovere . Al termine della partita i commenti, e quattro chiacchiere sui campioni del momento . Una conversazione fra amici . Perché non incontrarsi ancora? « Magari da noi - azzardano le suore e gli universitari -. Il campo è più bello, e è ben battuto . Giovedì prossimo? » . « D'accordo », promettono i ragazzi . I pagni, rimorchiati da chissà dove . Col numero cresce l'animazione, il chiasso e la - simpatia . L'istituto è ormai meta di incontri sempre più frequenti ... E' nato così, nell'ottobre 1968, il primo gruppo di ragazzi del futuro Cemic . Quei ragazzi ora sono cresciuti, hanno imparato ad apprezzare l'opera dei loro amici universitari, hanno sentito il desiderio di collaborare . Alcuni sono oggi fra loro come ausiliari o volontari, hanno assunto in proprio le finalità e i metodi del progetto Cemic . Lavorare tra i ragazzini è diventato per gli studenti un im- pegno : sentono che devono aiutare ciascuno di quei piccoli amici a « diventare un uomo più uomo, più padrone di sé, più cosciente della propria realizzazione e di quella del mondo che lo circonda » . Come la tettoia Pinardi . Non sono ancora passati dieci anni, ma le condizioni di crescita sono - come si direbbe nei referti clinici - ottimali . Sul finire del 1968 era pronta una monografia dal titolo « Il minore in Lins Vila do Ribeiro » : era il risultato dello studio d'insieme condotto da docenti e alunni del corso di pedagogia. Il libro descriveva l'inserimento della Facoltà nel rione Ribeiro, e l'utilizzazione delle sue attrezzature a beneficio del rione stesso ; elencava le esigenze reali della situazione, e le risorse potenziali della comunità che si potevano valorizzare per il bene di tutti . Nel febbraio del 1969, in seguito a un accordo fra vari enti, sorgeva il Centro di Studi del Minore (Cem), una delle cinque realizzazioni sperimentali avviate su scala nazionale, l'unica a essere condotta da studenti di università . Una Figlia di Maria Ausiliatrice era la responsabile dell'opera nascente, e la Facoltà Auxilium partecipava in pieno all'attuazione dei suoi programmi . Di conseguenza il corso di pedagogia veniva ristrutturato, e nel 1973 un nuovo accordo con la Facoltà dava vita al Cerai= com'è ora strutturato . Alla base di tutto erano i princìpi educativi e assistenziali che Don Bosco ha affidato ai suoi figli perché li traducano in tutto il mondo in dono di « amore e comprensione » ai ragazzi 'meno favoriti . Il Cemic è sorto come l'oratorio vagante di Don Bosco : da un atteggiamento di interessamento amoroso e fattivo per i fanciulli poveri e privi di assistenza . 11 campo di gioco della Facoltà è stato come la tettoia Pinardi, a cui si accedeva e da cui si poteva uscire senza impegni . E come il primo oratorio di Don Bosco, il Cemic ha preso a crescere giorno per giorno . Nel maggio 1976 si è inaugurato un padiglione per il « Centro di apprendimento e l'iniziazione professionale del ragazzo », per il 1977 si prevedono refettori e cucina. Poi, altri ambienti per le attività culturali e sportive. 13 Come opera il Cemic . Il Cemic riceve ogni giorno quasi quat- í trocento ragazzi, per i quali organizza le più varie attività, dallo sport alle arti plastiche, dall'orticoltura alla falegnameria, dal ricamo ai concorsi folkloristici e al cineclub . In un contesto che è di catechesi vitale . I ragazzi hanno ampia possibilità di scelte conformi alle loro inclinazioni, e sono guidati anzitutto a scoprire se stessi, a cercare le vie per la loro piena realizzazione . A poco a poco si sentono parte integrante di una so- cietà che esige da loro impegni e impone doveri, ma nel tempo stesso riconosce a ciascuno i suoi diritti, sollecita creatività, e assicura integrazione e rispetto reciproco . Attraverso le attività fisiche e ricreative, la vita di gruppo e gli impegni religiosi e sociali, gli adolescenti imparano a socializzare, si rendono responsabili degli altri, crescono come membri coscienti della società e della Chiesa. Il Cemic non trascura neppure la salute (dalle condizioni fisiche IL CEMIC : CHE COSE' E COSA FA Il Cemic è un'istituzione annessa alla Facoltà Auxilium di Lins (Brasile) ; possiede una struttura amministrativa sua propria, che si articola in quattro settori : programmazione e tirocinio ; pubbliche relazioni ; educazione ; settore familiare . lePer i bambini inferiori ai sei anni organizza il « parco infantile zioni proprie della scuola materna in orario regolare ; ore di ricreazione e di educazione artistica e culturale ; concorsi di varia natura . Per fanciulli e ragazzi dai 7 ai 18 anni organizza attività - ricreative : giochi e sport vari ; attività teatrali ; canto, folklore, complessi musicali ; arti plastiche ; cineclub ; - educative : lezioni di ricupero ; corsi di orientamento professionale ; dattilografia ; falegnameria ; calzoleria ; arti plastiche ; estetistica ; taglio, confezione, ricamo ; pittura su stoffa, legno, argilla ; orticoltura e giardinaggio . Per giovani di 13-18 anni organizza pure incontri di gruppo, per l'approfondimento della fede e sulla realtà del cristianesimo . Per i genitori e familiari dei ragazzi organizza incontri per gruppi, e corsi continuati di iniziazione professionale e di igiene . Per universitari, docenti e quanti si interessano alla problematica giovanile, offre la possibilità di tirocinio pratico, di corsi, incontri, tavole rotonde su temi specifici . (Nella foto : la Facoltà Auxilium di Lins, al momento di uscita degli alunni) . 14 si sa - dipendono spesso anormalità di sviluppo e disarmonie che si ripercuotono poi nella vita adulta) . Al Cemic si fanno distribuzioni quotidiane di latte, minestra e generi di prima necessità, e valendosi di aiuti da parte di enti privati e organizzazioni statali, si procurano prestazioni mediche di varia natura. Per mezzo di un « dossier personale » si studia passo passo la crescita del singolo ragazzo, e si progettano di volta in volta le correzioni di rotta e gli orientamenti indispensabili . Il settore « pubbliche relazioni », in cui lavora Monteirinho, ha poi il compito di mobilitare e incanalare gli aiuti di persone e materiale che giungono alla comunità . Grazie al suo interessamento, il Cemic può usufruire gratuitamente dei normali mezzi di comunicazione esistenti nella città e nella regione, e utilizza l'attività coordinata delle diverse istituzioni universitarie esistenti in Lins (odontologia, ingegneria, servizio sociale, educazione fisica), degli ospedali, delle autorità civili, delle piccole industrie e anche di privati . Il Cemic s'interessa pure dei genitori . Non certo per sostituirsi a loro né esautorarli, ma piuttosto per offrir loro - attraverso incontri frequenti e corsi di preparazione - un modo più cosciente e qualificato di collaborare alla crescita dei figli . - Una questione d'onore . Il Cemic è un'opera che costa, ma attrae e impegna in maniera vincolante . Per gli universitari di Lins far parte del « progetto Cemic » è ormai una questione di onore . Non importa in quale mansione, se come volontario, o tirocinante o simpatizzante . Le iscrizioni fluiscono numerose, e spesso sono prenotate da un anno all'altro . E il servizio prestato per un anno viene spontaneamente rinnovato fino a quattro, cinque e più anni di seguito . Anche dopo il matrimonio, anche quando cariche pubbliche importanti potrebbero esimere da questo impegno, gli ex universitari continuano a collaborare, e recano nel « progetto Cemic » l'apporto della loro competenza professionale. E magari anche quello della moglie o del marito . SUOR CAVALCANTE RAGUEL M . NELDA ORA LA SUA SCUOLA PORTA IL SUO NOME Voleva fare qualcosa di utile, perché il piccolo centro in cui viveva avesse una scuola dignitosa e i tanti ragazzini sbandati vi imparassero a mettere giudizio . Ma uno stupido incidente lo ha ucciso . Così ora che la scuola c'è, e lui non c'è più, hanno dato alla scuola il suo nome : Ruben Dario Zabala . uben era nato lì a San Carlos (Bolivia) nel 1957, e la maR dre, direttrice e maestra delle scuole elementari, lo aveva mandato a proseguire gli studi nella scuola salesiana « La Muyurina » di Santa Cruz . All'epoca del fattaccio, 1973, aveva sedici anni e frequentava la seconda Istituto Superiore . Era bravo, e aveva tanti sogni nel cassetto . Un autista senza patente . A San Carlos il problema dei locali scolastici era molto serio . Non era possibile, nemmeno con i doppi turni, sistemare tutti i 735 alunni delle varie classi nelle poche aule esistenti . Si dovevano affittare stanze, sovente inadatte, nelle abitazioni private . La signora Zabala, la mamma, da tempo sognava di costruire una scuola nuova e capace di accogliere tutti i bambini e le bambine di San Carlos, ma le risorse dei genitori erano troppo limitate (da quelle parti, le scuole sorgono quasi solo per iniziativa privata .. .) . Per raccogliere i fondi, la maestra Zabala avanzò un'idea : chiedere il permesso di mettere una sbarra sulla strada principale del paese, e far pagare un modesto pedaggio a tutti gli automezzi in transito . L'autorizzazione le fu concessa . Si era durante le vacanze invernali, e Ruben volle per sé l'onore del primo turno di servizio, come addetto alla sbarra, proprio nel primo giorno . Ed ecco verso sera arrivò a grande velocità un camion, mal condotto da un autista senza patente, che non riuscì a frenare . Il bolide sbattè violentemente contro la sbarra, il contrappeso ruotò e andò a colpire Ruben al capo . Fu una breve agonia, poi la morte . E lo sgomento di tutti . Primo premio, un cavallino . Alla ripresa della scuola, io commentai con i suoi compagni del secondo corso il tragico incidente . «Ruben - dissi - è morto in un atto di generosità, di servizio . Noi ci fermeremo in uno sterile rimpianto? Non potremo fare qualcosa di più? » . La domanda scatenò la generosità dei ragazzi . L'orchestrina del corso preparò dei pezzi folcloristici, che mescolati ai « numeri » di altri ragazzi, furono presentati in diverse serate nei teatrini della zona . Tutto era a pagamento, e andava ad aumentare il famoso fondo . Anche i genitori dei ragazzi del corso vennero interessati, e parteciparono chi con denaro e chi con doni . I doni servirono per una bella lotteria . Il primo premio era un giovane cavallino (lì costano poco : più o meno 35.000 lire), che risultò una vera attrazione . Il vincitore poi non lo ritirò, e venne messo all'asta . A questo punto si decise di cominciare la costruzione . A ricordo e a stimolo . Tra le materie scolastiche che si studiano nella Muyurina, c'è pure « costruzioni edili » . Preparammo con i ragazzi un progetto di scuo- San Carlos (Bolivia) . I compagni di classe di Ruben sono venuti sul luogo ove sorgerà la scuola intitolata al suo nome, per dare una mano nei lavori di costruzione . Una commissione del corso andò a San Carlos per vedere che cosa si sarebbe potuto fare . C'era possibilità di proiettare pellicole all'aperto, e di aprire col guadagno dei biglietti un « Fondo pro scuola » . Ottennero in prestito un proiettore da 16 mm, noleggiarono le pellicole, e di domenica a turno andarono a dare gli spettacoli . la con 9 aule, direzione, segreteria, servizi, e un ampio cortile . Un « Comitato pro scuola » sorto a San Carlos aveva già ottenuto dal Comune il terreno adatto. Ma era tutto da ripulire : un giorno piombammo sul posto, strappammo le erbacce e gli arbusti, e poi con gli strumenti topografici della scuola marcammo sul terreno le fondamenta d' ' 15 nuovo edificio . Intanto il « Comitato pro scuola » aveva cominciato a produrre in quantità i mattoni (fatti a mano, e cotti in un forno di campagna) . Arrivò il primo anniversario della morte di Ruben, e quel giorno avvenne la posa della prima pietra . Poi la costruzione cominciò ad alzarsi . Fecero turni di lavoro anche i genitori dei bambini della futura scuola . Molti donarono legname del bosco, che nella segheria del paese si trasformò in tavole per i banchi . Arrivati all'altezza del tetto, si bussò alla porta della « Commissione regionale dei lavori pubblici », e si ottennero in dono 250 fogli di lamiera ondulata . Appena furono coperte le prime sei aule, prima ancora che si mettessero le porte e si tirasse su l'intonaco, cominciarono subito a funzionare le 11 classi, un po' al mattino e un po' al pomeriggio . La signora Zabala tra i volenterosi che cominciano a scavare le fondamenta della scuola che porterà il nome del suo figlio ucciso . Giustamente ora si è deciso di intitolare la scuola a Ruben : il sacrificio di questo ragazzo che voleva aiutare la sua comunità rimarrà così a ricordo perenne . E a stimolo, per i tanti che invece di rimboccarsi le maniche si limitano a criticare, o alzano al cielo inutili lamenti . PACIFICO FELETTI 16 SI E' VENDICATO DI L'Exallievo don Luigi Deambrogio si è rifatto delle circostanze che non lo vollero salesiano, vivendo « fino al midollo delle_ ossa » da Figlio di Don Bosco, e componendo un libro su di lui . Diceva sorridendo : « Mi sono vendicato scrivendo ». : entrò timidamente scordo nell'ufficio, col suo voluR me massiccio sotto il braccio, Appariva robusto come un canterano antico, ma sul viso aveva già la macerazione della sofferenza . Sedette e mi spiegò quel suo libro, il segreto della sua vendetta . « Io sono Exallievo del collegio salesiano di Borgo San Martino . Il parroco mi avviò da ragazzo al seminario della diocesi di Casale, e io in seminario sono rimasto . Ma solo che Don Bosco avesse fatto qualcosa per avermi tra i suoi, io sarei divenuto salesiano . Perché mi sento salesiano, e ora mi sono vendicato di Don Bosco scrivendo questo libro tutto su di lui » . Un librone di 540 pagine, con cartine e illustrazioni, e l'argomento su una delle esperienze pedagogiche più felici del santo dei giovani : « Le passeggiate autunnali di Don Bosco per i colli monferrini » . Domandava una recensione sul BS . Certo, ci sarebbe stata . Ma il libro meritava molto di più, e il BS ne ha ricavato un articolo : « Anche Don Bosco faceva le ferie » . L'articolo è apparso nel settembre scorso, don Luigi ne sarebbe stato contento, ma a quella data non era più . Il suo cuore si era fermato il 22 agosto . Come il famoso elefante . Don Luigi (don Bigino per gli amici) era un innamorato di Don Bosco . Se non era salesiano - giuridicamente, lo era di cuore e con tutto il cuore . E i salesiani lo consideravano a ragione uno dei loro . Nato nel 1913 a Borgo San Martino, vi aveva frequentato la casa salesiana lasciandosi plasmare da un gruppo di educatori ideali che egli ricorderà con affetto per tutta la vita . A dieci anni - come dimenticare? - aveva ricevuto una « medaglia di merito » da don Luigi Versiglia, il futuro vescovo e martire della Cina . Poi il seminario, e l'otdinazione sacerdotale nel 1935 . Qualche anno di ministero, e poi ancora studi . Dalla licenza in filosofia e laurea in teologia conseguite alla Gregoriana riceve quella sicurezza dottrinale che renderà così efficace il suo lavoro . Eccolo insegnante al seminario • al liceo scientifico di Casale . Anni e anni a contatto dei giovani, in un apostolato di stile salesiano . E' « animatore giovanile, maestro di cultura, suscitatore di ideali » . La sua camera è accogliente : mobili lucidi e funzionali, • scansie piene zeppe di libri letti. Ama - salesianamente - ciò che i ragazzi amano . Ama la musica, la montagna, il teatro . Eccolo con i ragazzi sulle vetturette dell'autoscontro (e una volta si ferisce seriamente a un ginocchio) . Avvia esperienze per quel tempo coraggiose (e naturalmente criticate), per esempio di coeducazione, portando ragazzi e ragazze insieme in gita su per le montagne . Per lunghi anni esercita un ruolo di guida nella diocesi, aprendo all'apostolato nuove strade . Ma anche se le sue iniziative, originalissime, precorrono i tempi, egli come Don Bosco prende le distanze dalle avventure rischiose, rimane nell'alveo difficile dell'equilibrio . Così scrive un suo allievo di quegli anni : « Per me fu una porta aperta sul diverso : il primo impatto serio con una realtà che non fosse quella noiosa "quotidianità" provinciale e strapaesana ... Riscattava dalla banalità tutto ciò che in qualche modo toccava . Vedevo in lui una roccia di coerenza e un porto di sicurezza. Predicasse le sue famose novene, • tenesse il corso di filosofia, io lo attendevo con costante curiosità . .. Aprì un varco, come il famoso elefante che passa per la selva, e poi è seguito dagli altri animali ... Adesso c'è un sacco di gente, che non conosce neppure il suo nome, ma ne sfrutta l'eredità » . Effettivamente un fecondo mo- DON Bosco Don Luigi Deambrogio. mento di vita diocesana e di rinnovamento del seminario risulta legato al suo nome . Poi, gli anni del Concilio . Don Luigi in un certo senso si apparta e si ritira . Non tutto il nuovo che vede - egli che fu originalissimo lo persuade . Valgono forse per lui le parole : « Che delusione, un ideale realizzato! » . Due famiglie religiose . Però negli anni del Concilio don Luigi non rimane inoperoso . Nominato Rettore dell'Istituto Vescovile della Madonnina, dà vita a due caratteristiche famiglie religiose . Non che sia lui a volerle, ma si rende strumento docile nelle mani della Provvidenza : « Nuove famiglie religiose? . . . Sono cose assai gravi, e non tocca a noi iniziarle di nostra testa, ma devono nascere da sè, secondo che il Signore le fa nascere » . Comunque nel 1961 le prime « Sorelle del Lavoro Cristiano » fanno la professione, e l'anno dopo è la volta dei « Sacerdoti del Lavoro Cristiano », chiamati a « testimoniare lo spirito nel mondo della materia » . Le Sorelle aprono un soggiorno alpino a Lignod in Val d'Aosta, assumono la gestione di nidi di infanzia ; i sacerdoti affrontano davvero il lavoro nelle fabbriche, l'insicurezza dei lavoratori, la loro spersonalizzazione, nei grandi complessi di Lambrate, della Bicocca, di Sesto San Giovanni . Poi vanno a Roma, e diffondono il loro stile di vita anche nel povero quartiere operaio dove abitano, a Setteville . E vi organizzano il campo sportivo, il campetto con le altalene per i bambini, il gioco delle bocce per i nonni . Poco dopo a Roma arrivano anche le Sorelle, vanno a vivere in mezzo ai poveri di Torrevecchia, vicino a Primavalle . Ogni mattino pregano insieme, poi escono frettolose per recarsi al lavoro in ufficio, in fabbrica, in laboratorio, come tutti gli altri, dove il Signore manda . L'ultima clausola . Intanto don Luigi continua ad affinare il suo spirito . Dorme quasi niente, così le sue giornate di lavoro si prolungano per 18-20 ore, anche più . Prega : la preghiera ha per lui il primo posto . « Mai ho veduto le cose così belle, con tanta gioia, come da quando ho dato il primo posto a lunga preghiera . Le montagne, i pini, i prati, i torrenti mi sono sembrati più smaglianti . . . Mi pare che Gesù sia in tutte le cose, e mi venga incontro in esse » . E scrive . Alla sua morte vengono trovati due manoscritti, uno di note autobiografiche per 2 .270 pagine ; l'altro un diario, di 1 .725 pagine . Una miniera in cui i suoi figli spirituali scavano e trovano . Anche le voluminose « Passeggiate autunnali » hanno l'impronta della sua operosa personalità . Don Luigi vi fa rivivere con piena partecipazione e affetto una delle più belle epopee salesiane, e la arricchisce con documenti inediti . Confessa : « Quel mio scritto è un segno di grande amore a Don Bosco . Sì, ho sempre cercato di amare Don Bosco, l'ho sempre predicato . Ma come si fa a non amare Don Bosco? Più progredisco negli anni, e più quell'amore aumenta » . Nel '73 aveva accettato « con vivissima gioia » una carica di responsabile nel Consiglio Federale degli Exallievi . Ma sentiva la morte ormai vicina, e stimolava i tipografi ad affrettare la stampa del suo libro . Questo « Salesiano fino al midollo delle ossa » come lo ha definito mons . Angrisani, ha voluto per testamento che il mesto rito dell'addio si svolgesse nella casa salesiana . E ha continuato - a suo modo - la sua vendetta fino all'ultima clausola del testamento . Una clausola che dice semplicemente : « Viva Don Bosco! » . LIBRI Lorenzo De Luca Nostro figlio scolaro Ed . SEI 1976 . Pag . 168, lire 2 .800 . Discorso chiaro e sereno ai genitori, in un tempo in cui i genitori non sono affatto sereni riguardo ai loro figli . Ma proprio perché la famiglia è oggi messa in crisi, e perché i rapporti tra genitori e figli facilmente si incrinano, occorre nei genitori maggiore consapevolezza . I figli vanno amati con intelligenza . L'autore, specializzato in psicologia e professionalmente impegnato nel mondo dei ragazzi è delle famiglie, dice la parola chiara che può risolvere tante situazioni . Il suo stile richiede un minimo di cultura . Nicola De Martini Un Dio amicizia Ed . LDC 1976 . Pag . 240, lire 1 .900 . Il volto rivelatoci da Gesù non è quello dei filosofi, astratto, lontano, giustiziere . . . Ma un Dio amicizia, un Dio amore che entra in dialogo e in comunicazione con l'uomo : il « Dio con noi « . E nel suo dialogo d'amicizia con l'uomo, Dio si rivela nella sua ricchezza trinitaria . Il volume con' tiene una sintesi di teologia a livello divulgativo, nuova e originale . Adatto a laici impegnati, religiosi, clero . A cura del Centro Catechistico Salesiano I Preghiera della settimana Ed . LDC 1976 . Pag . 224, lire 1 .000 . E' un estratto dal libro ufficiale della Chiesa italiana, ,< Liturgia delle Propone le Ore fondamentali Ore di Lodi e Vespri (e anche l'Ora media e la Compieta) . Musiche del maestro Dusan Stefani . Economico e pratico, fatto apposta per le comunità e i gruppi occasionali, che intendono « pregare con la Chiesa David Hargreaves Psicologia sociale nella scuola Ed . SEI, 1976 . Pag . 500, lire 6 .000 . I rapporti tra insegnanti e alunni, in questi « tempi caldi „ per la scuola, meritano un ripensamento . L'autore, docente di psicologia sociale all'Università di Manchester, ha avviato quei sto ripensamento anzitutto « vivendo » in forma consapevole il suo rapporto j con i suoi allievi, ai quali durante le lezioni proponeva appunto il contenuto del volume . Ed essi hanno corrisposto « con tanto entusiasmo e diligenza critica Questo « manuale introduttivo di psicologia sociale scolastica „ esige un lettore colto . 17 • 29 .A2 .416 .C?- 0 ? Le Figlie di Maria Ausiliatrice vi lavorano a partire dal 1907 giungendo ad avere tre opere (orfanotrofio, ricovero, assistenza ospedaliera, oratori) fino al 1946, quando per i cambiamenti politici avvenuti sono espulse insieme con gli altri religiosi . • 2 .382 . A 16 .275 . C 66 . %0,4 Nella patria di sant'Agostino i Salesiani nel 1891 aprono una casa a Orario : è la loro prima opera in terra d'Africa (aperta ancora oggi, dipende dall'Ispettoria Francese di Lyon) . Le Figlie di Maria Ausiliatrice sono in Algeria dal 1893, e hanno una scuola a Mers-el-Kebir, con insegnamento in lingua francese e araba . Un centro degli Exallievi . • 0,5 . A 22 . C 22 . %99,3 I Salesiani di Spagna hanno aperto un collegio nella capitale nel 1966 . Un centro degli Exallievi . S 2 .780 . A 25 .050 . C 23 .597. %94,2 Terra dei sogni missionari di Don Bosco . Il 14 dicembre 1875 i primi Salesiani mandati da Don Bosco nelle missioni sono a Buenos Aires, un anno e mezzo dopo hanno avviato cinque case . Le Figlie di Maria Ausiliatrice giungono nel 1879 . Nel 1880 quattro Salesiani e quattro FMA cominciano il lavoro nella Patagonia, all'estremo sud, fra i nativi . Nonostante la protezione dei missionari, i gruppi etnici primitivi (Araucani, Ona, Alacaluf, Jagane) scompaiono a poco a poco : alcuni sterminati dalle malattie o dai bianchi, altri mescolandosi e fondendosi con i coloni venuti dall'Europa . Oggi non si può parlare di attività missionaria in Argentina : la Chiesa è solidamente stabilita . Rimangono gruppi di indigeni semicivilizzati nel Chubut e soprattutto nel Neuquén ; a Junìn de los Andes (Neuquén) due collegi tenuti dai Salesiani e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice raccolgono i ragazzi figli e figlie degli indigeni (circa 200) . In tre diocesi nell'estremo sud del Paese (Comodoro Rivadavia, Neu18 'rIo quén e Rìo Gallego) i Salesiani ancora oggi portano per intero la responsabilità della Chiesa in formazione : se si ritirassero, non rimarrebbe più clero . I Salesiani in Argentina sono oggi 871 in 116 centri ; le Figlie di Maria Ausiliatrice sono 834 e hanno 61 opere . Lavorano accanto ai Salesiani le Figlie dell'Immacolata Concezione (piccola congregazione che si occupa della gioventù povera) ; l'Istituto secolare Maria Mazzarello (con attività negli oratori e ricoveri) ; un gruppo di Volontarie di Don Bosco . Centri dei Cooperatori 52, degli Exallievi 59. Bollettino Salesiano . Due Editrici (film e audiovisivi) . Figure : il Servo di Dio Zeffirino Namuncurà (figlio di un cacico andino) ; la Serva di Dio Laura Vicufla (cilena, ma educata e morta a Junìn de los Andes) ; card . Giovanni Cagliero ; mons . Domenico Milanesio ; don Giuseppe Beauvoir ; don Giuseppe Vespignani ; madre Angela Vallese. S 7 .687 . A 13 .345 . C 3 .454. %25,9 Nel « nuovissimo continente » i Salesiani nel 1922 rilevano il Vicariato di Kimberley (nel Nord-ovest) per venire incontro ai missionari Pallottini, per lo più di origine tedesca, che durante il primo conflitto mondiale erano stati allontanati . Il lavoro risulta molto difficile, e nel 1926, con il ritorno della normalità, i Salesiani restituiscono ai Pallottini le missioni, trasferendosi in altri paesi . Tre Salesiani rimasti nel continente si dedicano agli immigrati, e danno origine all'Ispettoria Australiana (oggi 129 confratelli in 10 opere) . Le Figlie di Maria Ausiliatrice sono in Australia dal 1954, e hanno 3 case . Centri dei Cooperatori 10, degli Exallievi 8 . Bollettino Salesiano . Figure : mons . Ernesto Coppo . S 84 . A 7 .528 . C 6 .843 . %90,9 I Salesiani aprono la prima Tempo di bilanci per la Famiglia Salesiana : si è chiuso a novembre il Centenario delle Missioni di Don Bosco, e in quegli stessi giorni i Cooperatori Salesiani hanno celebrato con un Congresso mondiale il centenario della loro Associazione . Ma già l'anno 1977 attende i Salesiani (e non solo essi) all'appuntamento con il loro 21° Capitolo Generale . (Detto tra parentesi, è un altro centenario : cade a cent'anni esatti dal primo, tenuto da Don Bosco appunto nel 1877) . Un Capitolo che chiama i figli di Don Bosco a riesaminarsi seriamente sulla loro capacità di annuncio e sul valore reale della loro testimonianza nella Chiesa . Per questo il BS offre un bilancio della presenza e delle opere di Don Bosco nel mondo . E' una rapida carrellata, nazione per nazione, per costatare che ne è stato, in tutti questi anni, del progetto apostolico di Don Bosco a favore della « gioventù povera e abbandonata » . Vi si passano in rassegna i vari Stati in cui la Famigla Salesiana lavora o ha lavorato (e magari è stata scacciata) : i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, le varie congregazioni locali e gli istituti secolari sorti sul ceppo salesiano, i gruppi d'impegno apostolico . . . Sono decine di migliaia di persone - con i Cooperatori e gli Exallievi impegnati diventano centinaia di migliaia che si sforzano di essere solidali in una identica testimonianza : « Essere i segni e i portatori dell'amore di Dio verso i giovani » (Costituzioni Salesiane) . f