Periodico d’informazione politica a cura dell’associazione Democratici Arvalia Aprile 2007 n°0 Partito Democratico: senza “se”e senza “ma” PAG. 2 EDITORIALE Finanziaria 2007 PAG. 8 di Gianni Paris Presidente del XV Municipio di Roma Partito Democratico è e sarà l’espressione del sentire della gente. Il partito Democratico non nasce in un giorno e per un’esigenza del momento ma è un percorso naturale che rappresenta la risposta più efficace e sensata alle grandi questioni che l’oggi presenta ed impone. Il PD è e sarà l’espressione del sentire della gente, lo strumento adeguato per un riformismo coraggioso e forte. Sarà una casa comune: la casa delle grandi sfide e delle grandi risposte, la casa dei valori universali, la casa delle esperienze e delle identità che hanno contribuito ai cambiamenti portatori nella nostra storia di progresso economico e sociale. Sarà la casa delle forze riformiste che avranno la capacità di trovare la loro sintesi partendo oggi più di ieri da obiettivi concreti, atterrando su risultati tangibili, necessari e urgenti. Continua a pagina 6 Una scomoda verità PAG. 13 INDICE Osservatorio politico Partito Democratico: senza “se” e senza “ma” Le radici antiche della libertà La storia siamo noi! Cultura e società Intervista a Fabrizio Grossi: i progetti per il sociale Ambiente. Voglia di futuro Una scomoda verità pag 2 pag 6 pag 10 Comunica la politica? E se i partiti fossero aziende? L’indulto: un male necessario pag 4 pag 7 pag 10 Il protocollo di Kyoto. Soluzioni per un pianeta ammalato Verso il Partito Democratico, anzi contro pag 4 Partito Democratico: laboratorio Roma pag 5 pag 5 Osservatorio economico Finanziaria 2007: risanamento e sviluppo pag 8 Liberalizzazioni. Dalla parte del cittadino Il senso della cultura pag 11 Per le vie di Pasolini pag 12 La più grande biblioteca di Roma a Marconi pag 13 pag 14 Risparmio energetico nella Finanziaria 2007. Vantaggi ai cittadini pag 15 pag 12 pag 9 www.caffedemocratico.it Aprile 2007 CAFFÈ DEMOCRATICO OSSERVATORIO POLITICO 2 Partito Democratico: senza “se” e senza “ma” Non tutti sanno navigare, non tutti sanno tracciare la rotta, non tutti vogliono partire… ma una cosa è certa “l’isola che non c’è” ormai non c’è più davvero… e gli italiani non vogliono e non possono attendere. di Daniela Gentili a generazione dei ventenni ritiene, probabilmente a ragione, di avere meno opportunità dei propri genitori. La mobilità sociale appare paralizzata. Anche i matrimoni in netto calo lo evidenziano. I giovani hanno poca fiducia nel sistema partitico e nelle istituzioni. L'impegno politico attivo, secondo l’Istituto Iard (cooperativa di ricerca e formazione), coinvolge una piccolissima fetta di ragazzi appena il 4% - ed il 23% dichiara di non interessarsi affatto di politica.Ben l’80% dei giovani dichiara di non aver fiducia nel futuro. Leggiamo che, secondo Mediobanca, le imprese di medie e grandi dimensioni, hanno realizzato il massimo dei profitti degli ultimi 15 anni (i 2/3 di questi profitti sono relativi alle aziende che si occupano di energia e telecomunicazioni, settori dove esistono situazioni di monopolio o duopolio). D’altra parte, basta guardare la tabella relativa alla dinamica delle retribuzioni reali pro-capite nel periodo 1998-2005 per vedere l’andamento modesto dei redditi di un cittadino italiano rispetto ad uno britannico. L REGNOUNITO FRANCIA GERMANIA ITALIA 1998 2005* C R E S C I TA 102,9 101,2 99,9 96,4 127,8 109 103,9 98,1 24,9 7,8 4,0 1,7 Fonte : elaborazione su dati Commissione europea («European Economy» - n. 5, 2003) – parametro base = 100 *stima Infiniti potrebbero essere gli esempi con le relative fonti da citare, i dati statistici, che ci dicono c’è crisi,c’è declino,almeno dal punto di vista del cittadino.Ma non è necessario ricorrere alle cifre ufficiali o ascoltare comizi e trasmissioni televisive per accorgersi delle variazioni del potere di acquisto, del sostanziale cambiamento, in peggio, del tenore di vita. Non c’è da scomodare l’Istat o altri autorevoli istituti di ricerca per constatare la difficoltà di trovare un’occupazione stabile che garantisca una remunerazione soddisfacente, di acquistare o affittare una casa, di creare un nuovo nucleo familiare garantendone poi i bisogni primari. I provvedimenti del governo Prodi hanno iniziato ad invertire la tendenza. La Legge Finanziaria 2007 ne è un chiaro segno, anche se approvata attraverso passaggi travagliati e a seguito di discussioni a volte un po’ troppo accese nell’ambito della maggioranza. Ora è il momento di accelerare. I segnali sono evidenti. È cambiato radicalmente lo scenario internazionale, ci troviamo di fronte a nuovi rapporti di forza. Rende bene l’idea la definizione di Lucio Caracciolo, direttore della prestigiosa rivista di geopolitica Limes “l’Italia si collocava in passato come un grande paese in un piccolo mondo”, dove la cre- scita economica, l’industrializzazione, la ricerca, lo sviluppo erano prerogative di pochi Stati, di una sparuta minoranza della popolazione mondiale. “Oggi l’Italia rischia di essere un piccolo paese in un grande mondo”. Occorre fare i conti con lo sviluppo e le pressioni asiatiche, la crescita economica esponenziale di parti importanti dell’ex terzo mondo. E noi non siamo al passo. I problemi italiani sono strutturali, il sistema politico/partitico, nel passato, non ha elaborato risposte efficaci, né ha espresso progettualità o pianificato interventi adeguati. I governi che si sono susseguiti non hanno avuto la forza e/o la lungimiranza per poter prendere le decisioni radicali, necessarie, improrogabili. La nostra storia recente, le scelte di governo degli ultimi anni, unitamente alle scelte mancate, hanno generato un sistema Italia che non ha investito sul futuro. Questo non è più consentibile. Basta pensare all’ambiente, alla crisi energetica, al sistema previdenziale ed a mille altri aspetti che attendono risposte concrete e che non sono e non possono essere patrimonio rivendicativo di movimenti specifici. Ma l’Italia ha una storia ricca di tradizioni e ingegno, coraggio e valori, ha risorse naturali, culturali, umane, ha talento. Il Partito Democratico nasce, o meglio nascerà, grazie ad una profonda spinta riformista che parte dall’analisi del sistema Italia, dalla consapevolezza dell’urgenza di un profondo cambiamento del sistema politico. Esso si dovrà proporre in una nuova forma-partito, nell’adozione di nuove modalità di partecipazione che la società reclama, lasciando alla storia antiche ideologie ed esigenze di appartenenza, con tutto il rispetto ed il valore che queste hanno rappresentato nella crescita sociale e culturale del nostro paese. GLOSSARIO Sviluppo sostenibile: Il miglioramento della qualità di vita di ciascuno, oggi e per le generazioni future. Si tratta di una visione del progresso che associa sviluppo economico, tutela dell’ambiente e giustizia sociale (www.europa.eu) Pluralismo: Nelle scienze sociali, il termine pluralismo si riferisce a una struttura di interazioni nella quale i diversi gruppi si mostrano rispetto e tolleranza reciproci, vivendo ed interagendo in maniera pacifica, senza conflitti e senza prevaricazioni e senza che nessuno tenti di assimilare l’altro. Il pluralismo è probabilmente una delle caratteristiche più importanti e più tipiche delle società moderne, e sarà sempre più un elemento propulsore del progresso scientifico ed economico. Nelle società autoritarie od oligarchiche il potere politico è concentrato in poche mani e le decisioni vengono prese da un ristretto numero di persone. Al contrario, in una società pluralistica il potere e la facoltà di prendere decisioni sono distribuiti. Si ritiene che questo conduca ad una più ampia partecipazione all’impegno politico e sociale a favore di tutti, e che ciò possa dare risultati migliori di quelli delle forme politiche menzionate in precedenza. Alcuni esempi di gruppi umani basati sul pluralismo sono l’azienda e la comunità scientifica. (Tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera http://it.wikipedia.org) Periodico d’informazione politica a cura dell’associazione Democratici Arvalia www.caffedemocratico.it CAFFÈ DEMOCRATICO 3 APPROFONDIMENTO Negli ultimi 30 anni (tra il 1975 e il 2005) le unioni coniugali hanno segnato una diminuzione del 32,4%, con un decremento medio annuo dell'1,1%, passando da 373.784 nel 1975 (con un indice pari a 6,7 ogni 1000 abitanti) a 250.974 nel 2005 (4,3 ogni 1000 abitanti); inoltre l'età media per le prime nozze, negli ultimi tre decenni, è salita di sette anni tra gli uomini (da 26,3 anni nel 1975 a 33,2 nel 2003) e di oltre cinque anni tra le donne. Questo ci viene evidenziato in un rapporto dell' Eures (Istituto per le Ricerche Economiche e Sociali). A Roma, una ricerca sempre condotta dall’Eures, promossa dal Comune, pubblicata a febbraio 2003, su un campione di giovani tra i 15 e i 29 anni, relativa alla condizione giovanile, evidenzia che la tipologia contrattuale nel rapporto di lavoro è prevalentemente virtuale o atipica. Èelevato il numero di giovani che pur lavorando (o avendo lavorato) non ha (o non ha avuto) un vero e proprio contratto di lavoro: tale quota raggiunge il 43,1% del campione esaminato, più elevata tra le ragazze (il 44,7% contro il 41,8%). Per i regolari emerge con forza l’assoluta predominanza e diffusione dei contratti a termine o atipici rispetto a quelli a tempi indeterminato; tale dato risulta in linea con le tendenze attuali del mercato del lavoro dove tra i nuovi contratti, quelli flessibili incidono in maniera rilevante. Il lavoro a tempo indeterminato interessa solamente l’11,9% del campione intervistato, mentre in tutti gli altri casi sono stati stipulati contratti di collaborazione occasionale (16%), di collaborazione coordinata e continuativa (9,2%), di formazione lavoro (5,2%), di apprendistato (3,7%) e infine l’interinale (1,8%). Risulta elevatissima la quota di giovani - tra gli occupati - che svolge un lavoro part-time (56%). Ben sette giovani europei su dieci secondo l’Eurobarometro (analisi e sondaggi dell’Unione Europea) attribuiscono a ragioni di carattere materiale la tardiva uscita di casa. Questo allarme è stato lanciato già nel 2001. L’età media dei ricercatori a ruolo – in un settore così vitale per lo sviluppo – fino allo scorso anno superava i 50 anni. La migrazione di talenti all’estero rappresenta un fenomeno gravissimo per lo sviluppo di un paese. Fa riflettere anche il dato delle imprese italiane che nel 2005, sempre secondo Mediobanca, hanno investito il 10% in meno rispetto a dieci anni fa. Il primato del rendimento del capitale risulta massimo proprio nell’energia dove il Roi (Return on investiment), l’indice misurato dal rapporto tra reddito operativo e capitale investito, raggiunge il 17,3%. Rallenta la mobilità sociale. Il grande ceto medio ristagna Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) giugno 2006: Meno mobilità, più ceti, meno classi La mobilità sociale rallenta nel nostro paese, fino a una stasi incipiente. […] L’unica classe che sembra essere riuscita a tutelare bene la posizione delle generazioni successive è quella borghese imprenditoriale; mentre non può dirsi lo stesso per la classe borghese professionale e per quella intellettuale, i cui figli molto spesso hanno conosciuto processi di mobilità discendente.[…] La mobilità discendente ha riguardato il 15,3% dei lavoratori, per il 10,2% figli delle classi intermedie oggi nella classe operaia, e per il 5,1% figli di borghesi defluiti nelle classi intermedie. È soprattutto nella forte differenziazione dell’accesso alle opportunità formative che probabilmente si sostanzia l’elemento più concreto di scarsa mobilità sociale. La possibilità di accedere agli studi universitari rimane appannaggio quasi esclusivo delle classi più elevate: sono studenti il 18,1% dei maggiorenni figli della borghesia contro il 4,1% dei figli della classe operaia. E questi dunque si trovano a dover affrontare una serie di ostacoli preliminari anche solo per poter provare ad investire le loro risorse e le loro capacità in un’aspirazione di scalata sociale. Paese Città Retribuzione lorde Retribuzioni nette Danimarca Regno Unito Lussemburgo Irlanda Svezia Olanda Austria Finlandia Germania Belgio Spagna Francia Italia Portogallo Grecia Italia Copenaghen Londra Lussemburgo Dublino Stoccolma Amsterdam Vienna Helsinki Berlino Bruxelles Madrid Parigi Milano Lisbona Atene Roma 43.000 29.900 22.800 22.700 26.900 23.800 22.300 20.500 23.100 22.400 14.800 15.800 15.500 12.700 10.800 13.500 29.000 22.100 19.300 18.100 17.400 16.400 15.900 15.800 15.000 14.500 12.400 12.300 10.200 10.000 8.800 8.800 Incidenza oneri fiscali e contributivi 48,3 35,3 18,1 25,4 54,6 45,1 40,3 29,7 54,0 54,5 19,4 28,5 52,0 27,0 22,7 53,4 Retribuzioni nette relative (Roma=100) 329,5 251,1 219,3 205,7 197,7 186,4 180,7 179,5 170,5 164,8 140,9 139,8 115,9 113,6 100,0 100,0 Potere di acquisto delle retribuzioni 15,4 11,9 13,0 11,5 10,0 11,1 9,9 9,6 10,5 9,6 9,5 7,2 7,2 8,1 6,3 6,3 Fonte: elaborazione su dati Ubs 2003 («Prices and Earnings», gennaio 2004) – Osservatorio Fiom-Cgil Il potere d’acquisto dei redditi familiari annui Imprenditori e liberi professionisti Impiegati Operai 2002-2005 + 9.053 - 1.434 - 1.425 Fonte: elaborazione su dati Ubs 2003 («Prices and Earnings», gennaio 2004) – Osservatorio Fiom-Cgil L’obiettivo è perseguire una politica che parta dai contenuti, che si costituisca e si articoli sulla base di valori universali. Una politica che coinvolga tutte le componenti economiche – culturali sociali che sono la base della ricostruzione e del rilancio del nostro paese. Un partito nuovo che trae dal pluralismo l’ambizione a governare il Paese, che nel pluralismo fonda la sua forza, l’abilità di rappresentare, la determinazione, la capacità di riformare. È necessario ed improrogabile pensare ad una politica che sappia e voglia porre il cittadino ed i suoi diritti al centro delle scelte, un cittadino inteso come consumatore, co- La perdita cumulata di potere d’acquisto dei redditi delle famiglie con capofamiglia operaio o impiegato nel periodo 2002-2005 si contrappone ad una crescita del potere d’acquisto delle famiglie degli imprenditori e dei liberi professionisti: con le manovre fiscali del governo di centro-destra si è registrato un ulteriore allargamento della forbice a sfavore dei bassi redditi. Ponendo nel 2005 il reddito familiare medio italiano pari a 100, il reddito delle famiglie di operari in proporzione si traduce in 78, mentre per gli imprenditori e autonomi in 215. Fonte: elaborazione IRES su dati Banchi d’Italia (i bilanci delle famiglie italiane – 2004) e ISTAT (Rapporto annuale 2004) me abitante, come lavoratore, come persona. Occorre pensare ad una politica che promuova lo sviluppo sostenibile del territorio, della tecnologia e del benessere strutturando interventi organici, sulla base di investimenti derivanti da risorse pubbliche e private rispetto ad un piano complessivo, secondo un’idea di società, un’idea di civiltà. I grandi temi devono necessariamente essere trattati, nell’ambito di un piano complessivo, da un Governo, che sia espressione di un partito largamente rappresentativo, che sappia superare logiche di parte ed operare nell’interesse vero dell’Italia e del suo popolo. Il Periodico d’informazione politica a cura dell’associazione Democratici Arvalia cittadino, l’elettore, non si cura delle crisi ideologiche, identitarie, non si cura delle paure, legittimamente umane, di perdita di visibilità dei piccoli partiti, movimenti, correnti e correntoni che si contrappongono alla nascita del PD. Attende, piuttosto, una riforma elettorale che garantisca governabilità, stabilità, equilibrio ma anche efficacia. Chiede equità, ragionevolezza ed è portatore di bisogni e di interessi. Il cittadino rivendica il suo futuro, rivendica contenuti e non demagogia, rivendica crescita economica e sociale, mestieri nuovi, strumenti adeguati per la sua competitività sia in ambito nazionale sia internazionale, rigetta l’idea di un paese assimilabile ad una carcassa da spolpare, rivendica la voglia e la capacità di sognare e la possibilità di realizzare. Da dove cominciare? Dal territorio. Dalle specifiche vocazioni. Dal sostenere l’industria del sapere. Dall’assicurare il supporto alla piccola e media impresa. Dalla riscoperta dell’artigianato. Dalla valorizzazione del turismo. Dall’esportazione del “modello Roma”, ecc.. ecc… Quando cominciare? Subito. Come cominciare? Con coraggio. Nel modo in cui quattro milioni di italiani hanno saputo, voluto e mostrato in occasione delle primarie: partecipando. www.caffedemocratico.it OSSERVATORIO POLITICO Aprile 2007 OSSERVATORIO POLITICO 4 Aprile 2007 CAFFÈ DEMOCRATICO Comunica la politica? di Pino Nazio a finanziaria non ha avuto un buon impatto nel paese e politici di primo piano come Fassino e Prodi, ammettono candidamente che “c’è stato un problema di comunicazione”. Certo l’ampiezza dei provvedimenti e l’impopolarità di alcuni interventi erano difficili da digerire. Ma nulla, nella società della comunicazione, si presta a una sola lettura, a una sola interpretazione. Comunicata bene la stessa assume un significato diverso. E dopo l’autocritica del leader L dei Ds e del presidente del Consiglio ci si sarebbe aspettati dei provvedimenti. Cambiamento dei responsabili della comunicazione dei partiti del centrosinistra e del governo, un dibattito pubblico, con la partecipazione di esperti, ricercatori, giornalisti, alla caccia di possibili rimedi. E invece? Invece non è successo niente. Zero. Nulla di fatto. Tutto come prima. In attesa del prossimo scivolone comunicativo. La par condicio ci impone di passare all’altro schieramento. Berlusconi e Gianfranco Fini, dal giorno dopo le elezioni, hanno sfornato un unico, ossessivo ritornello: “la maggioranza siamo noi!”. Solo che all’inizio il motivetto affondava le ragioni su presunti brogli elettorali, per poi diventare, sempre più freneticamente, la citazione dell’ultimo sondaggio. Sarà pur vero che il governo Prodi non gode di ottima salute, ma può una forza che aspira a rigovernare il paese non riuscire ad avanzare una sola proposta alternativa negli oltre 10 mesi che ci separano dal voto? Dal suo inse- diamento il governo ha sfornato provvedimenti importanti sul precariato, sulle liberalizzazioni, sull’Alitalia, ha aperto nuovi canali economici con colossi come Cina e India. Dall’opposizione solo una sequela interminabile di “no!”. Berlusconi e Fini hanno capito che è vero quello che molti analisti della comunicazione ripetono spesso: non è tanto importante quello che si dice, ma come lo si dice. E loro, furbi, non dicono niente. Ma lo dicono così bene. Verso il Partito Democratico, anzi contro. di P. N. o assistito alla presentazione di una delle mozioni che al prossimo congresso dei Ds si batterà affinché non si costituisca una unica formazione politica con la Margherita. A Sostenere le ragioni del “no” alla nascita del Partito Democratico c’era il leader di quella corrente, il ministro dell’Università e della Ricerca, Fabio Mussi (prima dell’annuncio di una scissione dai Ds). Contrari o dubbiosi alla costruzione del Pd ci sono anche nel partito di Rutelli, e tutti, a destra e a sinistra dei due partiti, alzano la bandiera dell’identità che verrebbe snaturata nel nuovo soggetto politico. Ma la visione di molti militanti, simpatizzanti e semplici elettori è meno strumentale ed è rivolta verso la ricerca delle ragioni che unisco più di quelle che dividono. C’è un gran bisogno di aggregazione politica in Italia (e non solo nell’Ulivo), il sistema è prigioniero di ricatti di piccolissimi partiti, le divisioni che una volta affondavano in un mondo diviso in blocchi oggi non hanno più ragione di esistere. Nei prossimi interventi su questo giornale pro- H verò a tornare sulla questione parlando di quanto avviene nella Margherita, ma ora voglio soffermarmi su alcuni capisaldi del ragionamento di Mussi. Secondo il ministro costruire un unico soggetto politico farebbe sparire parole come “sinistra” e “socialista”, ancora preziose, metterebbe a rischio la tenuta elettorale dei Ds, aprirebbe la strada alle posizioni più oltranziste, lasciando spazio alle tesi dei “teodem”. La risposta di Mussi sarebbe quella di lasciare distinti i due soggetti. E a chi gli obietta che, in fondo, l’incontro di forze che affondano le loro radici in storie e tradizioni diverse sia già stata una intuizione di Enrico Berlinguer con il compromesso storico ed era vicina al progetto di Aldo Moro, Mussi risponde un secco “no!”. Secondo il ministro il compromesso storico era un accordo di governo ed aveva la sua forza nel fatto che assieme i due partiti superavano il 70% dell’elettorato, mentre oggi i loro eredi non arrivano a raccogliere un terzo dei voti. Ma non è forse proprio questa una ragione in più per mettersi assieme? Con la Dc al 38% dei voti e il Pci al 34% Periodico d’informazione politica a cura dell’associazione Democratici Arvalia entrambi avrebbero potuto legittimamente aspirare a guidare il paese con un proprio schieramento. E poi l’idea di compromesso storico di Berlinguer era molto di più che un cartello di governo, era un progetto di profonda trasformazione dell’Italia che sarebbe potuta avvenire solo con uno straordinario concorso di forze. E l’Italia di oggi non ha bisogno di un grande progetto per uscire dalla stagnazione, non solo economica, in cui l’hanno gettata prima gli anni del CAF e poi 5 anni di governo Berlusconi (preoccupato delle sue aziende e delle sue vicende personali più che delle sorti del paese). Se il percorso della costruzione del Pd dovesse portare a togliere qualche parola dall’armamentario ideologico del nuovo partito siamo sicuri che non sia il giusto pedaggio da pagare sulla strada della costruzione di un soggetto molto più grande e capace di attrarre nuove forze? Questa resistenza al cambiamento ricorda troppo il terribile scontro che attraversò il Pci al tempo del passaggio al Pds, con la riduzione della falce e martello in piccolo ai piedi della Quercia. Ma chi può sostenere che il partito di Fassino, D’Alema e Veltroni sarebbe stato più forte se si fosse ancora chiamato Pci. Mussi nella sua ricostruzione omette di citare l’unico dato di rilievo e inconfutabile dal punto di vista elettorale: se Ds e Margherita invece di presentarsi divisi al Senato si fossero presentati sotto l’unico simbolo dell’Ulivo -com’è avvenuto alla Camera- oggi il governo Prodi non sarebbe appeso al filo della volontà di un senatore, dichiaratamente trozkista. E anche la sua poltrona di ministro dell’Università e della Ricerca traballerebbe un po’meno.P.S.Il 30 marzo,dopo una deludente raccolta di consensi (la mozione si è fermata attorno al 15% dei degli iscritti Ds nei congressi delle sezioni) Mussi annunciato che se ne andrà dal partito.Lavorerà a una nuova formazione della sinistra con Rifondazione comunista di cui dovrebbe –questo sembra assodatodiventare segretario. Come dargli torto? In fondo, nel partito di Fassino, D’Alema e Veltroni, che spazio avrebbe avuto? Meglio spaccare il partito e avere di diritto uno spazio nel pastone politico dei Tg. www.caffedemocratico.it CAFFÈ DEMOCRATICO Partito Democratico: laboratorio Roma di Cristiana Demi d è a Roma che il PD aveva già mosso ,i primi passi sul terreno della concretezza. Partiti, movimenti e associazioni si sono incontrati per ,annunciare la prima iniziativa congiunta: sabato 16 dicembre numerosi ,banchetti sulle piazze e le vie romane ,dove i cittadini hanno potuto informarsi sui contenuti della Legge Finanziaria 2007. Intorno ad un tavolo per la prima volta la segreteria romana DS,rappresen- E el 1995, dopo la caduta del governo Berlusconi, il Partito dei Democratici di Sinistra appoggiò il governo tecnico di Lamberto Dini. Fu in quel momento che gli eredi del PCI divennero forza di governo. E lo fecero mantenendo saldo il principio della difesa delle Istituzioni attraverso l’attuazione delle riforme.Stava in questo il senso di una scelta che si rivelò decisiva nella storia d’Italia. Massimo D’Alema fu il primo a capire che ci voleva qualcosa di nuovo per battere le destre, ma la sconfitta di Occhetto era il segnale che il paese non era pronto per una leadership di una sinistra post comunista. L’uomo giusto, D’Alema, lo individuò in Romano Prodi. Già allievo di Nino Andreatta e Sylos Labini, già Presidente dell’IRI. Prodi era espressione di quella parte cattolica più avanzata, di quel mondo dell’associazionismo da sempre estraneo alle logiche del PCI. Per di più Prodi, da tempo, meditava la creazione di un soggetto politico capace di rappresentare la parte più progressista del paese. A Roma, si era verificata la vittoria di Rutelli su Fini. A Roma il PDS e i Popolari governavano insieme con un sindaco di estrazione radicale. La situazione ideale per proporre a Prodi il ti- N tata dall’allora segretario Sen. Esterino Montino, il coordinamento romano della Margherita, allora con l’On. Roberto Giachetti,le associazioni e i movimenti,in particolare l’Ulivo per Roma con il presidente Roberto Gualtieri ed il vicepresidente Daniela Gentili (presidente dei Democratici Arvalia, il più rappresentativo ed attivo centro di iniziativa territoriale romano fondato da Gianni Paris), l’A.P.D, i rappresentanti dei cittadini per l’Ulivo, gli ambientalisti, Comunitas, ecc. Un nuovo modo di fare comunicazione, non a colpi di frusta televisivi e neanche chiusi dentro quattro mura tra addetti ai lavori, ma direttamente “al”e “con”il cittadino, discutendo ed analizzando insieme aspetti ed impatti della legge finanziaria,sulla base di dati reali, informazioni complete e non scudisciate populiste. Il Municipio XV ha avuto il primato sia per il presidio territoriale che per il numero di 5 contatti, con otto banchetti rispetto ai due presenti mediamente negli altri Municipi.I Democratici Arvalia hanno fatto da pionieri.Prima di arrivare all’appuntamento congiunto del 16, avevano già avviato un processo di formazione ed informazione. Un corso per quaranta militanti sui contenuti della legge finanziaria e sulle tecniche di comunicazione ha preceduto tre settimane di presidi attivi. Tant’è che sia il corso di formazione sia il presidio informativo allestito a novembre, hanno catturato l’attenzione di Telecamere, la trasmissione domenicale in onda su RAI3, raccogliendo l’apprezzamento anche della “concorrenza”. L’On. Maroni (Lega), dichiara “apprezzo ed ammiro i militanti dell’Ulivo…, quello è il giusto modo per fare comunicazione..” L’elemento di maggior rilievo,oltre al successo dell’iniziativa, particolarmente gradita dai cittadini, è la capacità e la volontà mostrata dalle organizzazioni romane uliviste di avviare da subito un percorso di conoscenza:incontri e dibattiti costruttivi verso il Partito Democratico. Forte è stato l’appello ad avviare, da subito, la fase costituente promosso dal segretario DS Piero Fassino,che,con la sua mozione, ha raccolto nella prova congressuale ben il 75% dei consensi del partito ed una partecipazione senza precedenti. ,Il nostro auspicio è che i lavori del coordinamento inizino al più presto con nuovo vigore e con la nuova dirigenza espressa dalla Margherita con Riccardo Milana e dai DS con Mario Ciarla, ai quali il Caffè Democratico fa gli auguri di buon lavoro, ma con le stesse caratteristiche, lo stesso entusiasmo e modalità espressi nella prima iniziativa congiunta ed il ritmo, l’energia, l’ambizione e la pluralità che Fassino ha proposto! Le radici antiche della libertà Massimo D’Alema fu il primo a capire che ci voleva qualcosa di nuovo… di Corrado Belmonte mone di una nuova aggregazione politica. Prodi accettò e nacque l’Ulivo: l’Alleanza per il Governo dell’Italia. E Prodi vinse le elezioni: 46% L’Ulivo e 44% il Polo delle Libertà. E c’era un’urgente sfida da vincere: entrare da subito nell’Unione Europea, rispettando gli impegni presi con il trattato di Maastricht nel 1992 da Andreotti. Contro ogni previsione Prodi portò il paese a pieno titolo nell’U.E., mantenne fede agli impegni presi e creò le condizioni perché l’economia italiana potesse crescere fino al 3% nel 2000.Centrato l’obiettivo dell’euro e dell’U.E., D’Alema lo propose come primo Presidente della Commissione dell’Unione Europea della quale, per cinque anni, Prodi costruì procedure e istituzioni. Il Governo D’Alema che seguì quello Prodi, vide la Periodico d’informazione politica a cura dell’associazione Democratici Arvalia nascita dell’Asinello, di Rinnovamento italiano e di un centro che si alleava con la sinistra. Ma questo schema non funzionò, il centro sinistra perse le elezioni regionali e Massimo si dimise. Furono Amato e Rutelli a ricomporre il quadro, con Rutelli che fondò la Margherita e gettò le basi per la ricostituzione dell’Ulivo. Alle elezioni del 2001, l’Ulivo per Rutelli prese l’1% di scarto da Berlusconi che vinse solo grazie alle divisioni del Centrosinistra. Seguirono momenti di sbandamento, ma si capì che l’unica strada continuava ad essere quella dell’Ulivo. Le ultime elezioni, con la vittoria di Prodi, hanno dimostrato che l’Ulivo da solo non basta. Discutibile anche la decisione di schierare i singoli partiti al Senato. Gli italiani vogliono uno stato semplice, forte e chiaro. Un sistema di governo affidabile. Una nazione governabile. La sensazione è che l’Ulivo non ce la possa fare. E neanche l’Unione, lo schieramento nuovo del centrosinistra, come dimostra la situazione del Senato. Ci vuole il Partito Democratico da contrapporre all’Alleanza della Libertà per Fini e Berlusconi. Gli inglesi hanno scritto:“L’Italia si tiene sulla punta di uno spillo”. Facciamogli capire quant’è pungente. La vera eredità di Prodi sta nell’avere creato le premesse per realizzare l’incubo storico degli inglesi: la costituzione degli “Stati Uniti d’Europa”. Èquesta la strada che porta al domani. La stessa strada che Napoleone aveva già prospettato all’Europa nel 1805 e che gli inglesi fecero di tutto per distruggere. www.caffedemocratico.it OSSERVATORIO POLITICO Aprile 2007 OSSERVATORIO POLITICO 6 Aprile 2007 CAFFÈ DEMOCRATICO EDITORIALE La storia siamo noi! Conservatori e Riformisti. Le due facce della sinistra. Segue dalla prima pagina Non sarà immediato nella sua definizione, non sarà scontato nella sua costituzione ma sono maturati il coraggio e la lucidità di riformare prima di tutto noi stessi, come politici, per produrre programmi e fatti, per assumere le responsabilità dei processi che governano il paese ed acquisire una visione sistemica, imprescindibile rispetto alle questioni improrogabili e gravi che ci proponiamo di affrontare. Il PD non è un sogno, non è un accordo verticitisco, ma già oggi è una realtà che si sta sviluppando nei fatti prima ancora che negli atti. Grazie alla possibilità che ho avuto di amministrare un territorio, il XV Municipio di Roma, che sarebbe per dimensioni la ventiquattresima città d’Italia, ho potuto confrontarmi con le pressioni crescenti che la società, i cittadini, i giovani ponevano. Ho potuto percepire il bisogno del cambiamento, il bisogno di un grande partito e di una nuova forma partito. Per questo ho deciso di promuovere, a giugno dello scorso anno, la costituzione di un centro d’iniziativa per il Partito Democratico: i Democratici Arvalia. La risposta è stata entusiasmante. Molti giovani, molti uomini e molte donne hanno deciso di impegnarsi con passione e speranza in un progetto comune. Tra loro eletti e politici locali sia DS sia Margherita ma anche e più di loro persone che non avevano mai vissuto un impegno politico, che non erano mai stati iscritti ad un partito. A questi si sono aggiunti volontari provenienti da altri territori ed hanno dato vita insieme ad un movimenti di pensiero ed azioni che trova la sua espressione in questo giornale : Caffè Democratico. Persone che sono scese in campo mettendo in gioco loro stesse ed offrendo un patrimonio inestimabile di risorse intellettuali ed emotive nuove, d’avanguardia, vere. Queste le linee : nuove forme di partecipazione politica; partire dai contenuti per un vero e sostanziale riformismo; una nuova forma-partito che accolga le esigenze e le richieste della società. I lavori, le iniziative dei Democratici Arvalia proseguono. È oggi un laboratorio continuo di idee ed azioni. Non c’è nessuna traccia di “ripiegamento” nel passato, non c’è traccia di crisi identitarie. C’è sintesi di esperienze, c’è visione d’insieme, c’è voglia e capacità crescente di contribuire alla definizione del futuro, c’è determinazione nell’essere e nell’avere un futuro.Per questo, da cittadino, prima ancora che da politico, ringrazio loro per l’impegno e l’entusiasmo ed auguro al Caffè Democratico, il giornale per il Partito Democratico, buon lavoro! di Daniela Gentili dura ammetterlo, ma troppo spesso, nell’arco della storia, la battaglia per il progresso sociale non si è combattuta sul campo della concretezza. Non nella ricerca di soluzioni a fronte di evidenti criticità. Ma, prima di tutto, sulle resistenze dei Conservatori al cambiamento cercato dai Riformisti. I cannoni si armano nel momento in cui, di fronte all’esigenza forte di un cambiamento, di una risposta strutturale che il contesto ci propone e ci impone, le reazioni delle due parti, pre-determinate da un atteggiamento di fondo dell’essere umano nel modo di vivere e di approcciare le cose, esplodono e si contrappongono. Lo vediamo oggi, come nel passato. Il paradosso, però, nasce dalle posizioni conservatrici che tendono ad arrogarsi la proprietà della storia, rivendicando il mantenimento dello “status quo” e l’irrinunciabilità alle proprie identità. Perché paradosso? Per comprendere dobbiamo analizzare il gene riformista, da quali elementi è composto e su quali reazioni combina il proprio essere e il proprio vivere. La storia è parte di noi, è tracciata sui cambiamenti, è segnata dalle svolte. Le svolte sono avvenute grazie al coraggio, alla maturità di identità pre-esistenti che si sono rapportate alle problematiche delle varie epoche ideato e gestito un cambiamento - generando risposte adeguate, orientate al progresso in maniera naturale e si sono evolute in identità migliori, più complesse, capaci di rispondere al nuovo. Il mantenimento accanito dello “status quo”, nella storia, ha segnato il declino delle civiltà, non l’evoluzione. Tanto più un ritorno al passato è improponibile. Il progresso è stato determinato dalle contestuali capacità dell’uomo di adattarsi all’ambiente e di adattare l’ambiente ad esso, assicurandogli la sopravvivenza, la differenziazione con il mondo animale, la sua evoluzione, la sua crescita sociale e morale, lo sviluppo del mondo di oggi come lo conosciamo, con i suoi splendori ed i suoi orrori, che hanno ancora bisogno di tanto progresso. Il modo di vivere riformista, si fonda sulla consapevolezza della propria identità, risultato di una storia di battaglie e traguardi. Il riformista ha sviluppato una gestione sana dell’essere e del divenire, È che è forte e consapevole del passato, ma è orientato al futuro ed ha il coraggio e la lungimiranza di agire nel presente per migliorarlo, producendo cambiamenti, a volte modesti, a volte epocali. Anche nelle aziende da circa un decennio si parla di miglioramento continuo come chiave del successo. Le economie aziendali si basano generalmente sulla formula PLAN pianificare, DO fare, CHECK controllare, verificare gli effetti ed il raggiungimento degli obiettivi pre-definiti, ACT attuare tutte le azioni correttive necessarie, anche un’eventuale ripianificazione. Nella storia non abbiamo avuto questa capacità costante di porci degli obiettivi, di monitorarci e di attivarci nei tempi e nelle modalità più efficaci per raggiungerli ed individuarne di nuovi. Di fatto, dopo un periodo di evoluzione, di boom economico e sociale, spesso segue un declino, determinato dalla spinta non riformista a consumare l’acquisito, senza proiettarsi verso il futuro, senza investire. Quello che è mancato, come Massimo D’Alema con forza sottolinea, è un’idea di Società verso cui tendere. È mancata la spinta riformista. È mancato forse il coraggio di farla emergere. La scelta riformista oggi non è un’opzione, non è neanche una scelta: è un obbligo morale nei confronti della società, nei confronti della storia, nei confronti della nostra identità nel più intimo dei suoi geni. Quello che Aristotele definiva “animale sociale”, l’Uomo con la maiuscola, l’artefice evoluto, quello che non si rassegna e prende in mano la sua vita, ha trovato sempre, nel fluire dei secoli, un modo per abbattere e uno per ricostruire. Dalla rivoluzione francese alla nascita del partito comunista, dalla rivoluzione operaia al femminismo al fenomeno del ’68, intere generazioni hanno dato risposte importanti ed adeguate al momento storico, ai problemi ed alle spinte dei loro tempi. Il riformista li riconosce e non li rinnega, come i conservatori tendono a voler far apparire. GLOSSARIO Il Riformismo è una metodologia da applicare alle iniziative politiche, con l'intento di favorire un'evoluzione degli ordinamenti politici e sociali mediante la teorizzazione e l'attuazione di riforme. Il conservatorismo è una posizione politica similare al tradizionalismo, secondo la quale è necessario preservare un determinato stato politico, sociale, religioso, ecc., oppure ritornare a sistemi del passato. Periodico d’informazione politica a cura dell’associazione Democratici Arvalia www.caffedemocratico.it CAFFÈ DEMOCRATICO Anzi, trae da essi l’esempio. Ed è con strumenti adeguati all’oggi, ma con la stessa determinazione e forza di sempre, con consapevolezza del giusto e voglia di futuro, che si deve rispondere all’attuale crisi. Crisi della politica, crisi della rappresentanza e della democrazia, crisi della mobilità sociale, crisi economica, crisi del sistema Italia. Ci sono due modi per vivere il cambiamento: subirlo, soffrirlo e possibilmente combatterlo o esserne protagonisti, incidere su di esso. Ma non è possibile fermarlo. Occorre guardare al passato proprio per costruire il futuro, non per mettere in naftalina le anime per paura di non conservarle, così come sono. All’attuale generazione è stato divorato il futuro e, di conseguenza, il naturale progresso dalla precedente. I figli hanno meno opportunità dei padri. È per questo che le identità politiche/partitiche di oggi devono necessariamente subire una profonda ed urgente trasformazione. Per far fronte e rispondere all’emergenza. L’attuale sistema politico non ha saputo dare risposte concrete, anche perché non ha saputo rinunciare ai personalismi. È trincerato dietro paure ed alibi di confronto con il nuovo che avanza, invece, a ritmi e con “armamenti” assolutamente moderni.Non è certo con il proliferare dei partiti, cor- 7 renti e movimenti di specifico interesse, che si costruisce un’idea di società. Non è praticando ancora la divisione, la scissione dell’inscindibile, che si ridurranno le fratture antiche. È per questo che noi diciamo si al Partito Democratico. Il partito nuovo che nasce dall’unione. Che si fonda su una sana spinta riformista, che vuole vedere coinvolti come in un puzzle tutti gli attori sociali, perché proprio e solo dal lavoro congiunto, dalla sinergia, dal pluralismo, può emergere un comune denominatore di valori, di bisogni, di contenuti e di forze nuove. Un partito che deve avere come protagonista proprio il cittadino, la per- sona, che oggi richiede alla nuova generazione politica progettualità, nuove capacità, volontà, coraggio. E pretende unità. Da un lato sono comprensibili le posizioni conservatrici che non vogliono affrontare il cambiamento, quelle che hanno nello “status quo” raggiunto un proprio equilibrio; l’equilibrio indubbiamente dà benessere ed al benessere è difficile rinunciare. Dall’altro lo stallo non è accettabile. La discussione ci sarà, è ovvio, ma non ci può essere, da parte dei paladini dell’immobilismo, condizionamento alcuno: è un lusso che l’Italia non si può e non si vuole permettere… E poi, la storia siamo noi! lungo termine Azione Comunicazione esterna Recepimento dei feedback, analisi dei risultati Ripianificazione Ed il nastro si riavvolge…Sembrano passaggi scontati, ma non sono ancora patrimonio comune e consapevole della macchina politica, anche se queste modalità sono, di fatto, adottate nel quotidiano. Occorre lavorare molto, dalla strategia all’attuazione operativa, alla comunicazione. Il Partito Democratico se vuole essere nuovo ed efficace davvero, dovrà acquisire anche esperienze, convinzioni e metodi aziendali. Metodi, perché deve avere un piano (un’idea chiara di società), convinzioni, perché se vuole “essere sul mercato” deve tenere conto prima di tutto del “cliente”, iniziando magari dall’ascolto. Nulla a che vedere con il partito-azienda di Berlusconi dove tutto il potere è concentrato solo nelle mani del capo-padrone. Nello schema prima descritto è ben chiaro che i proprietari di un partito, che sappia utilizzare quanto di positivo ha espresso la cultura aziendale, sono gli elettori. Il grande vantaggio della politica? Una capacità che tende all’infinito nel coinvolgere ed acquisire quelle che sono le risorse fondamentali: le risorse umane. Un altro grande vantaggio: il sogno di poter realizzare un sistema, al quale si partecipa, del quale si è parte integrante e che possa essere,nel suo fine e nel suo modo, veramente etico. E se i partiti fossero aziende? di Daniela Gentili l mondo della politica e quello delle aziende appaiono distinti.Tra loro - nel sentire comune - c’è un divario profondo sia in termini strutturali, che metodologici. Non è vero. Può non esserlo. Le aziende di successo hanno imparato che,per il raggiungimento degli obiettivi, è necessaria un’organizzazione, degli strumenti adeguati, un sistema di comunicazione interno ed esterno efficace ed anche una mission ed una vision (1). Le risorse umane sono la componente essenziale dell’organizzazione, gli ingranaggi della macchina. Oltre al raggiungimento di obiettivi personali e gratificazioni, per i combattenti, che sarebbero poco motivati nel profondo dalla sola remunerazione, scendono in campo come arma del successo anche il senso di appartenenza, la percezione di giustezza dell’obiettivo che si sta perseguendo rispetto al benessere della collettività, come ad esempio l’erogazione di un servizio pubblico o di un prodotto che costituisce un valore aggiunto, il contributo al progresso, ecc. Sempre di più, inoltre, si parla di etica aziendale. Vengono proposti dalle direzioni anche codici comportamentali che non hanno (come potrebbe apparire) l’obiettivo di limitare direttamente l’agire ma quello di far percepire le proprie azioni e il proprio sentire come componenti di un siste- I ma, al quale si partecipa, del quale si è parte integrante e che vorrebbe essere, nel suo fine e nel suo modo, etico. Le aziende hanno così introdotto, rispetto a quella che poteva essere l’organizzazione a “catena di montaggio”, ingredienti nuovi, prendendo il pluralismo delle risorse come elemento di ricchezza e la loro spinta emotiva come elemento di forza. Le aziende moderne hanno, quindi, imparato a fare politica. Ma la politica ha imparato ad essere azienda? Mercato: scelta della quota e collocazione (chi rappresentiamo e quanto vogliamo e possiamo contare) Orientamento al cliente (il cittadino, l’elettore) Definizione della mission (idea di società) Individuazione degli obiettivi Individuazione del management, consolidamento della vision (la rotta da percorrere) Pianificazione delle attività Individuazione delle risorse e degli strumenti necessari, mappatura di quelli disponibili, acquisizione di nuovi Formazione, comunicazione interna sia sui contenuti (obiettivi specifici, nozioni) sia sulla mission Programmazione di breve, medio e GLOSSARIO Plan: pianificare. Stabilire gli obiettivi ed i processi necessari per fornire risultati conformi ai requisiti; Do: fare. Dare attuazione ai processi; Check: controllare. Monitorare e misurare i processi ed i prodotti a fronte delle politiche, degli obiettivi e dei requisiti e riportarne i risultati; Act: correggere, riprevedere. Adottare azioni per migliorare in modo continuo le prestazioni dei processi. Compito del leader è possedere la vision (visione) che gli consenta di tracciare la rotta dell’impresa/organizzazione e di dare un senso alle azioni di ciascun collaboratore. La mission (missione) è la ragion d’essere di un’azienda e deve essere pensata dalla leadership in modo che ciascun collaboratore, pur con diversi gradi di approfondimento, sia in grado di dare risposte precise relativamente alla ragion d’essere dell’impresa, ai suoi valori, ai suoi clienti, ai suoi prodotti e alle sue priorità strategiche. La leadership deve assicurarsi che la mission aziendale soddisfi i seguenti requisiti: sia enunciata in modo chiaro e visibile, contenga le regole fondamentali della vita aziendale, sia rispettata da tutti e tenga conto della soddisfazione dei collaboratori. Definizione di vision e mission tratte da E. Caruso, Gestire e motivare le persone, Milano (MI), Tecniche Nuove, 2004 e pubblicate sul sito della Microsoft Periodico d’informazione politica a cura dell’associazione Democratici Arvalia www.caffedemocratico.it OSSERVATORIO POLITICO Aprile 2007 OSSERVATORIO ECONOMICO 8 Aprile 2007 CAFFÈ DEMOCRATICO Finanziaria 2007: risanamento e sviluppo di Corrado Belmonte ochi sanno che Romano Prodi è professore di Politica ed Economia Industriale all’Università di Bologna. La sua formazione economica si riflette completamente nella manovra finanziaria del 2007. Prodi con Andreatta e Sylos Labini, suoi maestri, hanno passato una vita intera a studiare il modo per rilanciare e far crescere l’industria italiana soprattutto nel settore che è diventato più competitivo: quello manifatturiero. La nuova manovra poggia su tre cardini:taglio del cuneo fiscale per le imprese, fondi ed agevolazioni alle imprese e lotta senza quartiere all’evasione fiscale. Il taglio del Cuneo fiscale è all’incirca del 60% del costo del lavoro attuale, come illustrato da Anna Martina Leogrande nella Guida alla Finanziaria di Economy (vedi Panorama,ed.Mondadori).Per comprendere l’incisività dell’intervento si consideri che,tra contributi ed imposte,un’impresa sostiene spese all’incirca per 2100,00 Euro su un salario netto percepito da un lavoratore di ammontare pari a 1200,00 Euro. La riduzione del costo del lavoro che costituisce un notevole disincentivo alle assunzioni rientrava tra le priorità del Governo. Tuttavia, Prodi sa che un incentivo fiscale può non essere sufficiente a garantire lo sviluppo in quanto l’agevolazione si spalma su un territorio economicamente molto differente. Per questo, la manovra prevede l’istituzione di fondi di spesa per il sostegno e l’incentivo alla crescita delle imprese. Vengono istituiti il fondo per la competitività e lo sviluppo, il fondo per la finanza d’impresa ed il fondo per la ricerca scientifica con l’aggiunta di agevolazioni ed aiuti alle imprese che investono all’estero. L’ammontare complessivo della finanziaria è di circa 34 mld Euro,un ammontare imponente derivante anche dai tagli alla amministrazioni pubbliche e dalle maggiori entrate della lotta all’evasione fiscale. Le Amministrazioni pubbliche hanno costi di gestione troppo elevati ed hanno prodotto un debito pubblico che è paragonabile solo a quello del Belgio e del Giappone che però ha tassi di produttività notevolmente differenti da quelli italiani.Un intervento sulla spesa pubblica era inevitabile come strumento di contenimento della spesa complessiva,soprattutto in quanto,Prodi si è prefisso, fin da subito, il pieno rispetto degli impegni presi con l’Unione Europea.La lotta all’evasione fiscale vede l’inserimento di strumenti stringenti che dovrebbero garantire un maggior afflusso di entrate per il recupero dell’evasione in modo da riportare la bilancia fisca- P le in equilibrio. La nuova legislazione fiscale è sicuramente la più dibattuta e contestata anche perché riguarda tutti i cittadini italiani.La nuova manovra introduce anche le Siiq: le società di investimento immobiliare quotate dotando il mercato economico italiano di un nuovo strumento societario. In questo modo il governo interviene nel settore immobiliare che è stato il centro degli investimenti economici negli ultimi anni. Un’altra novità consiste nel l’aggiornamento e nella modifica degli studi di settore che vengono estesi e correlati a parametri di produttività, tuttavia ancora in corso di definizione. Certamente una manovra di queste dimensioni, 34 mld ?, non poteva non suscitare discussioni e polemiche, ma rappresenta comunque un intervento sulla direzione della crescita nazionale.Indipendentemente dal governo Prodi e da quello precedente, l’Italia si trova ad un bivio:o imboccare la strada dello sviluppo e cercare di reggere la competizione internazionale oppure rimanere in attesa degli eventi, una strategia quest’ultima che non si capisce verso che cosa porterebbe. Oltre questo si consideri che la situazione economica internazionale è profondamente mutata rispetto solo all’anno scorso. La Spagna di Zapatero è protagonista in Europa di un autentico boom tanto che potrebbe superare il nostro Pil in breve tempo. La Cina non accenna a diminuire la sua corsa ed anzi nuovi competitori internazio- Periodico d’informazione politica a cura dell’associazione Democratici Arvalia nali si affacciano all’orizzonte. Il Brasile di Lula ed i finanzieri arabi ne sono un esempio. Certamente la legislazione può migliorare e gli errori devono essere corretti, non a caso si parla di continuare la strada delle liberalizzazioni che consistono nell’apertura di nuovi mer- cati a nuovi imprenditori. Comunque sia, in questo momento, restare fermi di fronte al cambiamento significherebbe tradire la fiducia ed i diritti degli italiani. Il paese ha bisogno di risposte, certezze ed un progetto cui guardare verso il futuro. La sfida riformista è tutta qui. www.caffedemocratico.it Aprile 2007 9 OSSERVATORIO ECONOMICO CAFFÈ DEMOCRATICO Liberalizzazioni. Dalla parte del cittadino Bersani: “civismo” popolare in alternativa al populismo di Corrado Belmonte on il decreto legge n. 223 del 4 luglio 2006 convertito nella legge n. 248 del 4 agosto 2006 il governo approvava le seguenti misure per “sbloccare” l’economia: alimentari: per fare il pane, basterà presentare una DIA, dichiarazione d’inizio attività, in comune; assicurazioni: libertà per gli agenti assicuratori di vendere tutte le polizze aumentando la concorrenza delle condizioni proposte dalle assicurazioni; authority: multe tra il 3% ed il 10% del fatturato per violazione delle norme sulla concorrenza; banche: obbligo delle banche di comunicare al cliente le variazioni del conto corrente da cui si può recedere senza ulteriori costi; casa: abolizione dell’obbligo della dichiarazione ICI che si può dichiarare o con il 730 o con Unico se siete dipendenti oppure no; farmaci: si potranno vendere nei supermercati i farmaci non soggetti a prescrizione medica purché ci sia nel supermercato un laureato in farmacia (competente in materia); notai: abolito l’obbligo dell’atto notarile per il passaggio di proprietà di automobili, moto e barche; professionisti: abolita la tariffa minima, il cliente può negoziare la parcella; i professionisti possono farsi pubblicità; pubblici esercizi: prevista l’abolizione delle commissioni comunali per l’apertura di un esercizio pubblico; taxi: nuova disciplina del servizio ed aumento dei mezzi in circolazione attraverso la programmazione a livello locale; Con il Consiglio dei Ministri del 25 gennaio (AdnKronos) il governo ha varato le seguenti ulteriori liberalizzazioni: benzina: i gestori devono dare la più ampia informativa agli automobilisti sui prezzi dei carburanti lungo la rete autostradale e stradale; tariffe aeree: sono vietate le offerte pubblicitarie di voli recanti il prezzo al netto delle spese; scadenza alimenti: la data di scadenza sui prodotti deve essere indicata chiaramente; telefonini: si prevede il divieto dell’applicazione dei costi fissi sulla ricarica delle carte prepagate; C poste: viene dato un bonus come rimborso per le lettere spedite, ma mai arrivate. RC auto: è prevista la più ampia informazione per il consumatore; Ipoteca: diventa più facile cancellare un’ipoteca; Mutui: è prevista l’abolizione delle penali da pagare per l’estinzione anticipata; nascita di un’impresa: sarà sufficiente fare una comunicazione unica per tutti gli adempimenti al registro delle imprese o mediante la camera di commercio; parrucchieri: per svolgere l’attività di parrucchieri non ci sono vincoli burocratici; storici dell’arte: non serve fare l’esame di abilitazione per fare Periodico d’informazione politica a cura dell’associazione Democratici Arvalia la guida turistica, ma bisogna sapere le lingue straniere; gas naturale: si prevede l’avvio di una “borsa” del gas che permetta di aumentare la concorrenza ottenendo prezzi più bassi; tav: si riaprono i cantieri delle ferrovie dello stato in alcune tratte; scuola: addio alla riforma Moratti: si prevede un potenziamento degli istituti tecnici; fisco: si prevede l’introduzione di sgravi fiscali per le imprese che investono con i propri soldi senza chiedere finanziamenti eccessivi; trasporti: piena apertura alle linee interregionali che potranno fare concorrenza a chi opera per concessione statale; pra abolito: addio al pubblico registro automobilistico; motori truccati: multa fino a 1400 ? e ritiro del libretto della circolazione; giornali: vendita libera oltre le edicole; autocertificazione: si semplificano le procedure amministrative per migliorare il rapporto tra P.A.e cittadino; cinema: sarà più semplice aprire un cinema, non essendoci vincoli amministrativi; intermediari: sarà più semplice fare l’agente di intermediazione d’affari e simili; le liberalizzazioni sono l’inizio della semplificazione del sistema normativo italiano che deve adeguarsi alle direttive dell’Unione europea il più rapidamente possibile. Sono in corso di approvazione nuove misure di liberalizzazione per accelerare lo sviluppo del paese. www.caffedemocratico.it Aprile 2007 CAFFÈ DEMOCRATICO CULTURA E SOCIETÅ 10 Intervista a Fabrizio Grossi: i progetti per il sociale Intervista a Fabrizio Grossi, assessore del Municipio Roma XV alle politiche sociali, promozione della salute, politiche culturali e sportive. di D.G. : Assessore Grossi, volendo esprimere in due parole la novità da introdurre, il cammino da percorrere,per quello che lei stesso definisce un’idea di sociale quali sceglierebbe? R : Non ho dubbi: integrazione e progetti. L’obiettivo è quello di un municipio sempre più vicino al cittadino. Con l’integrazione socio-sanitaria, che coinvolge il Municipio ed il terzo distretto dell’Azienda USL RM/D, l’obiettivo è di realizzare una serie di azioni volte al miglioramento della qualità della vita del cittadino, rispondendo ai suoi bisogni ed alle sue esigenze. La salute va considerata non solo come assenza di malattia, ma come una condizione di equilibrio fisico, psichico e sociale. La volontà che sta alla base dei progetti integrati attivati in questi anni, e di quelli che abbiamo in cantiere, è rispondere ai bisogni soggettivi degli individui, alla loro capacità d’inserimento sociale ed al loro benessere. Con un monitoraggio costante e preciso si possono,altresì inven- D tare soluzioni innovative a problemi conosciuti o prevenirne altri ancora silenti. D : La sua delega, molto ampia, tocca aree di competenza che possono apparire separate. R : Non è così, anzi al contrario. Il benessere si costituisce sulla salute fisica e psichica di un cittadino. L’età media si è alzata notevolmente e lo sport può dare un contributo sostanziale al mantenimento in salute della persona. Le iniziative culturali, di socializzazione, contribuiscono alla cosiddetta cura dello spirito,della mente.Il confine tra sociale e sanitario è molto più sottile di quanto si possa pensare.Un problema sociale non gestito, valica facilmente quella linea di confine diventando spesso un problema sanitario. Fondamentale, a questo punto, diventa la prevenzione. È nel rapporto tra cittadino, Istituzioni, operatori del settore e nella sinergia tra questi che si sviluppa l’opportunità di mettere in campo una serie di strumenti, secondo un programma organico, volto a prevenire e trattare eventuali problematiche sociali prima che si manifestino, prima che degenerino, prima che raggiungano un punto di non ritorno per la persona o costituiscano oneri maggiori per la società. D : Può accennare quali saranno gli ingredienti ed i primi strumenti messi in campo nel nuovo anno? R : Partecipazione,coprogettazione,cooperazione, accordo di programma, rete, integrazione. Il 2007 vedrà l’avviamento del nuovo Piano di Zona Sociale triennale,sarà elaborato e gestito a livello municipale e la novità che intendiamo introdurre è l’apertura di un tavolo permanente di concertazione e cooperazione che vedrà coinvolti non solo il 3° Distretto Sanitario ed il Municipio Roma XV e tutti gli operatori del settore (cooperative e associazioni), ma anche il mondo della scuola,il volontariato,le organizzazioni sindacali, le imprese, i commercianti, gli artigiani, ecc. D : Una rete, insomma. R : Esatto. Una rete. All’interno della quale trovino posto attivo anche i singoli cit- tadini. Un’unione di intenti che può potare a dare risposte efficaci ed anche efficienti a problemi complessi. D : Un esempio pratico? R : Tutti i residenti del Municipio XV, al rientro a casa dopo un ricovero in ospedale, non saranno lasciati soli, ma continueranno ad essere seguiti dal servizio socio-sanitario. Potranno usufruire delle cosiddette dimissioni protette, che assicureranno loro continuità di assistenza e sostegno. Cosicché nessuno resti solo… La ristrutturazione del poliambulatorio di via Vaiano nel quartiere della Magliana, nasce proprio con questo spirito. L’indulto: un male necessario “Senza rispetto non può esistere rieducazione ma solo afflizione” di Cristiano Dani n genere, quando si tratta l’argomento indulto, i giudizi non sono certo lusinghieri. Né verso il provvedimento né verso quegli ex detenuti che invadono le nostre città. La reazione è dovuta al fatto che una parte dei media, in maniera spesso strumentale, ha cavalcato i malumori della gente per fare sensazionalismo. E allora giù a scrivere e a raccontare di detenuti rientrati dopo poche ore in carcere per aver ricommesso lo stesso delitto, fino ad inventare la storia di una immigrato che avrebbe I brutalmente sterminato la sua famiglia, mentre, in realtà, si trovava nel suo paese d’origine. Ma della stragrande maggioranza di ex detenuti che cercano faticosamente di inserirsi nella comunità chi ha scritto? Il detenuto, indipendentemente dalla gravità del reato commesso, è sempre e comunque una persona. Per quale motivo chi ha scontato legalmente la sua pena sembra non aver diritto a rifarsi una vita? Forse tutta questa paura nei confronti dei fuoriusciti tramite l’indulto potrebbe non essere moti- vata. I dati ci dicono che bilancio èpositivo a livello nazionale. Uno strumento da potenziare: le pene alternative al carcere. Attività scolastiche e di formazione professionale, potrebbero essere ulteriori possibilità di recupero molto più efficaci della detenzione per un possibile e funzionale reinserimento. Altro dato: la situazione delle carceri è migliorata dopo l'indulto. Non parliamo di grandi cose, ma del raggiungimento dei livelli minimi di vivibilità. E questo aiuterà anche gli operatori carcerari a lavorare meglio, per far sì che non si ponga il rischio della reiterazione del crimine. Bisogna lavorare alla creazione di un circuito regionale per operare in sinergia sul fronte del reinserimento sociale dei detenuti, così come nel Lazio si stà già facendo. Emblematica al riguardo la situazione della regione Lombardia: con l'indulto sono stati scarcerati oltre 6mila detenuti e di questi ne sono tornati in carcere circa 200 (fonte rete). Purtroppo fanno più rumore i 200 rispetto ai 5800 che vivono nella piena legalità. APPROFONDIMENTO L'indulto è una causa di estinzione della pena prevista dall'art. 174 del Codice Penale. Si tratta di un provvedimento generale di clemenza, ispirato, almeno originariamente, a ragioni di opportunità politica e pacificazione sociale, a volte strumento di sfoltimento delle carceri. L'indulto in senso proprio è un provvedimento con il quale il Parlamento condona o commuta parte della pena per i reati commessi prima della presentazione del disegno di legge di indulto. La Costituzione richiede una maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera, per la sua approvazione; legge deliberata in ogni suo articolo e nella votazione finale. Per l’applicazione dell’indulto è competente il giudice dell’esecuzione, il quale procede secondo la procedura prevista anche per l’amnistia. L'indulto è un provvedimento di indulgenza a carattere generale e si differenzia dall'amnistia perché si limita ad estinguere in tutto od in parte la pena principale, che viene in tutto o in parte condonata oppure commutata in altra specie di pena consentita dalla legge e pertanto non estingue le pene accessorie, salvo che la legge di concessione non disponga diversamente e, a maggior ragione, lascia sussistere gli altri effetti penali della condanna, mentre l'amnistia estingue il reato. Diversamente dalla grazia, che è un provvedimento individuale, l'indulto è un istituto di carattere generale e si riferisce a tutti i condannati che si trovino in determinate condizioni di pena. Tratto da Wikipedia Libera Enciclopedia. Periodico d’informazione politica a cura dell’associazione Democratici Arvalia www.caffedemocratico.it Aprile 2007 11 CULTURA E SOCIETÅ CAFFÈ DEMOCRATICO Il senso della cultura di Emanuele Faina l senso della ricerca, l’amore per la conoscenza, l’urgenza di sapere, sono tratti distintivi dell’essere umano. In ogni epoca e ad ogni latitudine. ai culti misterici dell’antichità ai raduni di massa per i concerti pop, questa necessità interiore, intima e insopprimibile, ha cercato e trovato modalità sempre diverse e raffinate di venire alla luce. Così, per esempio, dai misteri eleusini ha visto la luce il Teatro. Dalla ritualità esoterica di pochi iniziati, la celebrazione dei valori spirituali, artistici, letterari (nonché religiosi) si è trasformata in patrimonio e manifestazione sociale. La cultura si è svincolata dal concetto di rito preordinato per diventare bagaglio esperienziale dei singoli individui. Con un termine usato, non sempre a proposito, si può dire che sia diventata laica. E nelle molteplici forme che ha assunto si è incanalato il flusso straordinario e inestinguibile dello spirito e dell’intelligenza dell’uomo. Dalla filosofia all’architettura, dalla poesia alla medicina, il flusso è diventato metodo, diventando vita. La vita come oggi la conosciamo. Ed ogni gruppo etnico, ogni sottogruppo sociale ha sviluppato la sua cultura. Ci si è aggregato intorno. L’ha curata e coltivata con cura, fino a difenderla strenuamente, con ogni arma disponibile. In un’epoca come quella contemporanea, nella quale sono ancora tristemente definite le contrapposizioni, la condivisione delle culture diverse è forse l’unica strada verso la pacifica convivenza tra popoli. Negare l’assunto delle diversità, evitando il “pericolo” della contaminazione, si è dimostrato, oltre che un’assurdità umana, etica e morale, un terribile errore di valutazione politica, acuendo scontri e millenari dissidi. In una realtà multietnica e cosmopolita come quella della I Roma di oggi, si è cominciato a prendere una direzione diversa: quella del recuperare e assimilare i valori profondi della nostra cultura millenaria e di renderli disponibili alla condivisione. Una progettualità che si manifesta, di conseguenza, animata da un duplice obiettivo. Prendendo ad esempio il territorio del Municipio XV Arvalia Portuense, è possibile individuare i passaggi che hanno accompagnato la trasformazione di un vecchio modo di intendere la politica culturale in uno nuovo di fare cultura in maniera viva e vitale. Quelle che una volta erano frettolosamente identificate e catalogate come periferie, nell’accezione più lugubre del termine, stanno affermandosi come luoghi privilegiati per il risveglio delle coscienze. Culturali, sociali, politiche. E noi siamo qui. Potremo dire che c’eravamo. Come individui, come associazioni, come amministratori, a dar vita a questo passaggio. Un passaggio fatto di scelte, a volte difficili, spesso coraggiose, ma davvero necessarie e urgenti. La voce della gente ora è chiara, evidente. Le richieste sono circostanziate e ineludibili. Si è cominciato a fare. Nel 1999 le risorse economiche destinate allo sviluppo e alla valorizzazione della cultura per l’allora Circoscrizione XV era di quindici milioni di lire che, divise per i centocinquantamila residenti, davano un investimento di ben cento lire a testa! Si è scelto di cambiare. Di dare risalto al patrimonio storico e architettonico già presente sul territorio e, contemporaneamente, dare impulso alla nascita di eventi culturali di piazza che fossero occasione d’incontro e di aggregazione per i cittadini. Di tutti i cittadini. Con il loro senso di appartenenza e le diversità. È nata una tradizione. Le visite guidate ai siti archeologici e monumentali organizzate con laboratori didattici per i ragazzi e rappresentazioni teatrali; l’istituzione della consulta storico - archeologica con sede nel casale adiacente alle catacombe di Generosa; l’apertura delle biblioteche di Corviale e Marconi; diversi progetti realizzati nelle scuole; visite guidate lungo il Tevere; e poi ancora seminari e laboratori scientifici relativi a tematiche storiche e d’attualità. In particolare su tre eventi – interventi è necessario porre un accento particolare: il premio Fabrizio De Andrè, primo in Italia a portare il suo nome e a svolgersi in una piazza della Magliana intitolata al cantautore; l’estate Arvalia, con spettacoli teatrali e concerti all’aperto che hanno la caratteristica di essere itineranti nelle piazze dei quartieri per arrivare sotto casa di tutti; e, infine, l’inaugurazio- ne del primo teatro municipale dedicato alla ricerca. E molto altro. La cultura abbraccia ogni aspetto dell’esistenza e della quotidianità. Di tutti. Ed ecco proliferare eventi sportivi ed escursioni a cavallo lungo il fiume, la nascita dell’impianto per il rugby a Corviale, le rappresentazioni e i laboratori per gli anziani. E non finisce qui. GLOSSARIO Cultura: Complesso delle conoscenze posseduto da una persona nei vari campi dello scibile. Complesso dei valori spirituali, delle opere, delle scoperte,ecc, che contraddistinguono un’epoca storica o un particolare ambiente sul piano artistico, letterario, ecc. In etnologia: civiltà; il complesso delle manifestazioni tradizionali (materiali, spirituali, artistiche, ecc, di una popolazione) Etimologia: da cultus – colere (latino) – coltivare - attendere con cura Periodico d’informazione politica a cura dell’associazione Democratici Arvalia www.caffedemocratico.it Aprile 2007 CAFFÈ DEMOCRATICO SOCIETÅ E CULTURA 12 Per le vie di Pasolini L’opera di Pasolini supera i pregiudizi, mostra un proletariato che si evolve, senza dimenticare la sua storia, verso la ricerca di nuovo, in un religioso vissuto del particolare, del semplice, dell’uomo nella sua umanità di D.G. ssociazioni, istituzioni e cittadini si incontrano al Trullo per un omaggio a Pier Paolo Pasolini. L’evento organizzato questo autunno, dall’associazione Insieme per il Trullo, nella Bibliotrulloteca di via Monte delle Capre, con il patrocinio del XV Municipio e dell’Assessorato alle Politiche Cultuali del comune di Roma e della regione Lazio, ha registrato un’ampia partecipazione di pubblico, catturando l’attenzione e toccando la sensibilità degli abitanti della zona e non solo.Visitando la ricca mostra fotografica, realizzata dagli studenti dell’Upter (università popolare di A Roma),ripercorrendo “le vie di Pasolini”, si respirava un sapore antico, di genuinità, di purezza, di orgoglio, ai quali Pier Paolo Pasolini si ispirava e dai quali traeva la sua forza. Quella forza che da borghese diceva di non possedere. Lui, critico, regista, sociologo, vedeva nella base (il sottoproletariato, musa della sue opere), la forza reale del cambiamento. Non a caso, probabilmente, identificò, nella zona della Torre Rigetti, lo sfondo ideale per il suo capolavoro: Uccellacci e Uccellini. I filmati trasmessi durante l’incontro, le interviste agli anziani protagonisti, che abitavano il Trullo già all’epoca in cui Pasolini lo scelse come set, le fotografie, hanno condotto il visitatore in un passato che sa di futuro. L’opera di Pasolini supera i pregiudizi, mostra un proletariato che si evolve, senza dimenticare la sua storia, verso la ricerca di nuovo, in un religioso vissuto del particolare, del semplice, dell’uomo nella sua umanità. Oltre al ricco corredo di testimonianze, è stato il luogo stesso in cui si è svolta l’iniziativa ad evocare l’immagine di un ponte tra passato e futuro: una struttura recuperata dalla storia,testimonianza dell’archeologia industriale. Un’ex fabbrica bellica, risalente alla II Guerra Mondiale,oggi restituita ai cittadini,con il contributo, oltre che delle istituzioni, dell’associazione di volontari Insieme per il Trullo. In alcuni locali della struttura è stata allestita una biblioteca, a disposizione dei cittadini, nella quale si organizzano iniziative di pregio e di alto profilo culturale. Come il presidente del Municipio Roma XV Gianni Paris ha evidenziato nel suo intervento, “è l’orgoglio del proprio passato e la vitalità di questi quartieri, ricchi di risorse, a renderli terreno fertile per rappresentare un polo di attrazione culturale… per essere oggi un luogo di riconquista” APPROFONDIMENTO UPTER (Università popolare di Roma) Iscrizioni e sedi didattiche nel XV Municipio Trullo: Associazione Insieme per il Trullo - via Monte delle Capre, 23 - presso BiblioTrulloTeca - telefono 333.2252157 Magliana: Scuola Media “R. Quartararo” - Via della Magliana, 296 - Responsabile ANTONIA SAPIO - telefono 320.0194616 Portuense: Centro Sociale “A.Ciricillo” - Via degli Irlandesi, 46/a Responsabile DUILIO PERGOLINI - telefono 06.55272402 La più grande biblioteca di Roma a Marconi Non solo libri: internet point, spazi dedicati ai più piccoli, caffetteria. Per incontrare la lettura e vivere il tempo libero. di Gino Auriuso n salotto e un parco divertimenti di 3500 metri quadri con 30mila libri, un ampio spazio dedicato ai piccoli fino a 6 anni,sale multimediali, spazi espositivi e una caffetteria. Luogo d’incontro, di studio, di svago. U Un luogo da vivere. Gianni Paris,durante l’inaugurazione, ripercorre le tappe. “Da quando abbiamo ottenuto questo edificio nel lontano ’97, vi abbiamo trasferito molti servizi utili ai cittadini come ad esempio lo sportello anagrafico decen- trato, un grande Centro Anziani, la sede della Banca del Tempo, della Sovrintendenza Archeologica, del Servizio Civile Internazionale. Aver recuperato quest’edificio per farne un vero polo culturale e di servizi per il quartiere è stato un nostro grande successo. Nel Municipio la biblioteca Marconi si aggiunge a quella di Corviale ed alla biblioteca associata del Trullo. L’obiettivo è quello di aprire una biblioteca in ogni quartiere,la prossima sarà a Magliana”. APPROFONDIMENTO La Bibbia di Gutember: Johann Gensfleisch, conosciuto come Gutemberg (paese di origine), intuì per primo la possibilità di pubblicare un numero illimitato di copie della stessa opera usando l’alfabeto mobile e per questo fu ritenuto l’inventore del libro nella sua forma moderna. Utilizzando i caratteri mobili, dopo quasi trent’anni di esperimenti, segnati da enormi difficoltà tecniche ed economiche, riuscì nel 1456 a consegnare alla storia la prima Bibbia stampata. La scrittura: Dopo la tradizione orale, la scrittura è il primo modo di comunicazione tra i popoli ed il primo mezzo usato per la conservazione e la trasmissione di dati. Il primo popolo a sviluppare un sistema di scrittura, furono i Sumeri verso la fine del IV millennio a.C., ma poco dopo iniziarono ad usarla anche in Egitto e nella valle dell’Indo. La teoria classica secondo cui la scrittura sarebbe stata trasmessa dai Sumeri agli altri popoli, è oggi messa in discussione. Una delle teorie recenti sostiene che la scrittura sia – come già il linguaggio – una delle tappe dello sviluppo umano. La necessità di comunicare sarebbe cresciuta parallellamente con il generale sviluppo fisico e mentale dell’uomo. Di conseguenza non si potrebbe parlare della scrittura come di una scoperta peculiare di un popolo, come non si potrebbe affermare che il linguaggio sia il prodotto di una data cultura primitiva. Si tratterebbe in ambedue i casi di un gradino nello sviluppo umano, comparabile ad esempio all’assunzione della stazione eretta. Si spiegherebbe così il fenomeno della scrittura verificatosi in vari punti del mondo in forme diverse ed apparentemente senza influssi esterni. Come l’avvento della scrittura ebbe inizialmente a significare una comunicazione tra appartenenti a diverse culture, così fu più tardi proprio la diversità tra i molteplici modi di scrivere che iniziò a mettere in difficoltà le possibilità di contatto. Si rese necessaria una unificazione delle scritture particolarmente nel Mar Mediterraneo, dove convivevano molte culture, ognuna con la propria scrittura. In Asia per lungo tempo questa necessità non si fece sentire, probabilmente perché le genti erano tanto numerose e autonome da non commerciare all’infuori dei propri confini. L’unificazione delle scritture ebbe inizio nel Mediterraneo con la propagazione della cultura ellenica, mentre in Estremo Oriente cominciò con l’acquisizione giapponese di alcuni segni cinesi verso l’anno 800 (primo hiragana), nel resto del mondo si impose la scrittura delle culture dominanti.[…] Le forme di scrittura sono sintetizzabili in tre gruppi: - scritture logografiche che usano segni per la notazione di parole; -scritture sillabiche dove i segni indicano sillabe; - scritture alfabetiche dove ogni fonema è scritto con le lettere di un alfabeto. Tratto da Wikipedia- l’enciclopedia libera http://it.wikipedia.org Periodico d’informazione politica a cura dell’associazione Democratici Arvalia www.caffedemocratico.it Aprile 2007 13 AMBIENTE: VOGLIA DI FUTURO CAFFÈ DEMOCRATICO Una scomoda verità di Daniela Gentili i sono dei libri e dei film che non ci lasciano indifferenti, che ci trasmettono qualcosa. Alcuni si leggono o si vedono volentieri. Altri si riguardano, si citano, si ricordano. Pochi hanno la capacità di produrre un cambiamento nella nostra vita. Una scomoda verità ha il potere di produrre un cambiamento nella vita di una persona, nel pensiero e nell’agire di un uomo ed anche di una collettività. Al Gore, ex-candidato alla presidenza degli Stati Uniti, mette in guardia sui danni che l'effetto serra sarà in grado di produrre se non si pone rimedio alla sconsiderata crescita delle emissioni di gas inquinanti nell'atmosfera. Il grande merito di Al Gore, con questo film ap- C pello, è di porre ogni singolo individuo di fronte ad una responsabilità precisa. Ognuno può fare qualcosa. Nessuno può restare indifferente. Noi come politici, come industriali, come docenti, come cittadini, come abitanti di questo splendido e fragile pianeta che è la nostra casa, la nostra vita, possiamo e dobbiamo fare la differenza. Tutti gli scienziati concordano: il riscaldamento del pianeta è un fatto. Come è un fatto il legame tra questo fenomeno e le emissioni di gas serra di cui l’uomo è responsabile. Le conseguenze, già oggi tangibili, superano quanto i fantasiosi film catastrofici ci offrono sotto le subdole spoglie della finzione cinematografica. L’Italia ha aderito al protocollo di Kyoto il 30 maggio del 2002 ma in questi ultimi cinque anni non ha intrapreso azioni adeguate al rispetto degli impegni presi. Ci sono nel mondo colpevoli più colpevoli di noi (USA), ma questo non è un alibi. In questi ultimi anni le emissioni di casa nostra anziché diminuire, come previsto dal protocollo, sono ulteriormente cresciute. E’ di pochi giorni fa la denuncia dell’Unione Europea nei confronti dell’Italia. Durante il governo Berlusconi, l’Italia si conferma il paese più inadempiente in Europa. Emissioni di gas serra sono aumentate, si è registrato un incremento di oltre il 12% e la grave mancanza di un serio piano strategico. L’obiettivo per il comune di Roma, ad esempio, è giungere alla riduzione del 6,5% entro il 2012 delle emissioni, rispetto ai livelli del 1990. È una responsabilità del Governo, è una responsabilità Comunale, è una responsabilità dei Municipi, è una responsabilità di ogni singolo cittadino. Dobbiamo recuperare seriamente questi ultimi anni, persi grazie alla mancanza di interventi forti, di carattere generale, che erano attesi dal Governo e non sono venuti, a differenza di quelli intrapresi a livello locale. Ma che non hanno e non possono avere la forza, la capacità, di produrre da soli i risultati complessivi ambiti. L’obiettivo non può essere disatteso. La penale da pagare: il nostro futuro e quello dei nostri figli. APPROFONDIMENTO Al cinema: una scomoda verità - Sul WEB: Titolo Originale: AN INCONVENIENT TRUTH - www.climatecrisis.net - Regia: Davis Guggenheim - Interpreti: Al Gore - www.apat.gov.it - Durata: h 1.40 www.iia.cnr.it - Nazionalità: Usa 2006 - www.isac.cnr.it Le famiglie italiane sono responsabili, annualmente, di più del 30% dei consumi energetici totali e producono quindi circa il 27% delle emissioni nazionali di gas serra. Di queste, il 18% dipende dai consumi domestici mentre il 9% a causa dell’uso dei mezzi di trasporto. (www.romaperkyoto.org) Periodico d’informazione politica a cura dell’associazione Democratici Arvalia www.caffedemocratico.it AMBIENTE: VOGLIA DI FUTURO 14 Aprile 2007 CAFFÈ DEMOCRATICO Il protocollo di Kyoto Soluzioni per un pianeta ammalato di Luca Borreale cambiamenti climatici in corso sul nostro pianeta sono evidenti (è sufficiente avere memoria del vestiario che eravamo soliti utilizzare nell’autunno-inverno degli anni Novanta fa per poterli valutare); un' evidenza così sfacciata da aver pesantemente sbilanciato il dibattito scientifico internazionale sull’effetto serra. Appena una decina di anni fa era possibile trovare numerosi esperti pronti ad esprimere dubbi sul reale peso dei cambiamenti climatici in corso. Ora le cose sono talmente cambiate che quando si organizzano talk show sull’ambiente, e si ha la necessità di garantire la par condicio anche a quelle poche voci dissidenti (molte delle quali prezzolate), i conduttori si trovano spesso a chiamare uno scienziato di secondo ruolo, oppure semplicemente uno impresentabile (clamoroso uno degli ultimi casi, quando il difensore di turno del sistema petrolio ha definito testualmente il movimento Ecologista come “un male del secolo alla pari del nazismo” ). Il protocollo di Kyoto, cioè la riduzione delle emissioni di gas serra a livelli inferiori a quelli registrati nel 1990 (per l’Italia si tratta di un taglio del 16-17% delle emissioni prodotte nel 2005) , può risolvere il problema? La risposta non è scontata. Congelare le emissioni mondiali di gas serra non risolve il problema, ma ci dà tempo, rallenta “la malattia”, cioè il fenomeno dei mutamenti climatici legato all’effetto serra, in attesa della definitiva soluzione. Soluzione che può avvenire in due modi. Il primo, il più ottimista, è la fusione nucleare: una energia pulita, praticamente gratuita, basata sulla fusione degli atomi di idrogeno (presenti ovunque in natura) e la liberazione della loro energia. Una soluzione che risolverebbe gran parte dei nostri problemi energetici, e che abbatterebbe radicalmente le emissioni inquinanti Ma in tal senso la ricerca ha ancora bisogno di almeno 30-40 anni. Il secondo è semplice: sempre fra trenta anni il petrolio non sarà più sufficiente, ce ne sarà ancora ma sarà scarso ed a prezzi talmente elevati da causare una vera e propria crisi energetica globale. I Ed in tal senso avremo poco da inquinare perché avremmo poco da bruciare (ho trascurato le ipotesi di catastrofi naturali, non tanto perché esse siano irrealizzabili, ma perché ho fiducia nell’attuazione del protocollo di Kyoto e nel fatto che esso ci garantisca dagli scenari peggiori). Pertanto il vero punto nodale è come comportarsi nei prossimi trenta anni. Il protocollo di Kyoto in tal senso può essere il nostro “grillo parlante”, quella vocina, magari qualche volta scomoda, ma che ci dice dove è giusto andare. Continuare a bruciare petrolio e carbone senza ritegno non ha senso, né scientifico, né economico, né politico, la storia attuale ne è un segnale. La strada da percorrere ha un nome preciso: di- versificazione , rivolgersi a fonti energetiche alternative, alla energia solare, all’energia eolica, alla grande varietà di biomasse, a forme intelligenti di risparmio energetico. In questo modo il protocollo di Kyoto potrà essere rispettato ed il pianeta, e soprattutto i suoi abitanti più numerosi e più inquinanti, potrà guadagnarsi il tempo necessario. GLOSSARIO Effetto Serra: Fenomeno climatico creato dall’accumulo di gas serra ( principalmente CO2 , cioè il principale prodotto delle attività umane energetiche ) nell’atmosfera, tali da creare una “serra” intorno al pianeta che impedisce un corretto scambio termico e fa accumulare calore nel pianeta. Protocollo di Kyoto: Accordo che vincola le nazioni a ridurre le emissioni globali di gas serra a livelli inferiori al 1990. Fusione Nucleare: Reazione di fusione di due atomi di idrogeno (ricavati dall’acqua) in un atomo di elio, con liberazione di grandissime quantità di energia (è la reazione che avviene all’interno del sole). La fusione nucleare non produce né emissioni né radiazioni. Gli scienziati stanno studiando un modo per poterla produrre in continuo (ed a costi di impianto adeguati). La soluzione potrebbe/dovrebbe arrivare nei prossimi trenta-cinquanta anni. Periodico d’informazione politica a cura dell’associazione Democratici Arvalia www.caffedemocratico.it Aprile 2007 15 AMBIENTE: VOGLIA DI FUTURO CAFFÈ DEMOCRATICO Risparmio energetico nella Finanziaria 2007 di Daniele Fappiano hi sostituisce la vecchia caldaia con una nuova meno inquinante o monta un pannello solare potrà usufruire di consistenti sgravi fiscali. Lo prevede il cosiddetto “pacchetto energia” della Finanziaria 2007. Il Governo ha infatti introdotto detrazioni, fino a ben 30mila euro in tre anni, C per chi sostituisce la vecchia caldaia con una ad efficienza energetica elevata.Per quanto riguarda invece i pannelli solari, le detrazioni per la relativa installazione possono arrivare fino a 60mila euro in tre anni. I vantaggi non sono solo legati alle detrazioni fiscali: nel lungo periodo, infatti, i costi possono essere ammortiz- zati, nel caso della caldaia, dal risparmio energetico derivante dalla diminuzione delle dispersioni termiche, mentre nel caso dei pannelli solari il risparmio sulla bolletta della luce può essere rilevante. Inoltre la Finanziaria 2007 punta ad stimolare i costruttori a progettare abitazioni ad alta efficienza Variazioni della temperatura (1880 - 2000) energetica. Il “pacchetto energia” prevede l’istituzione di un fondo, con risorse iniziali pari a 15 milioni di euro, finalizzato alla costruzione di case con pareti e finestre e bassa dispersione termica. Queste agevolazioni fanno parte di tutta una serie di interventi di efficienza energetica nell'edilizia. Andamento emissioni di CO2 I paesi che hanno sottoscritto il protocollo di Kyoto a giugno 2005 Periodico d’informazione politica a cura dell’associazione Democratici Arvalia www.caffedemocratico.it 16 Aprile 2007 CAFFÈ DEMOCRATICO VOGLIA DI FUTURO? IL CAFFÈ DEMOCRATICO RISPONDE: Il cittadino ed i suoi diritti al centro delle scelte, un cittadino inteso come consumatore, come abitante, come lavoratore, come persona Periodico d’informazione politica a cura dell’associazione Democratici Arvalia Occorre una politica che promuova lo sviluppo sostenibile Direttore responsabile: Pino Nazio Direttore editoriale: Daniela Gentili Vice direttore: Cristiano Dani Capo redattore: Emanuele Faina Segreteria di redazione: Rossella Coltorti Un nuovo modo di fare comunicazione, non a colpi di frusta televisivi e neanche chiusi dentro quattro mura tra addetti ai lavori, ma direttamente "al" e "con" il cittadino Redazione: Corrado Belmonte Luca Borreale Cristiana Demi Daniele Fappiano Gino Auriuso Dal suo insediamento il governo ha sfornato provvedimenti importanti sul precariato, sulle liberalizzazioni, sull’Alitalia, ha aperto nuovi canali economici con colossi come Cina e India. Dall’opposizione solo una sequela interminabile di “no!”. Hanno collaborato: Gianni Paris Maurizio Carletti Andrea Catalini Marica Di Santo Vanessa Guerrini Manuele Marcozzi Tommaso Tini e tanti altri che ringraziamo.... C’è un gran bisogno di aggregazione politica in Italia (e non solo nell’Ulivo), il sistema è prigioniero di ricatti di piccolissimi partiti, le divisioni che una volta affondavano in un mondo diviso in blocchi oggi non hanno più ragione di esistere. Progetto grafico e impaginazione: Massimiliano Trombacco Il mantenimento accanito dello status quo, nella storia, ha segnato il declino delle civiltà, non l'evoluzione. Democratici Arvalia: Sito: www.democraticiarvalia.it mail: [email protected] tel. 334.1837475 Quelle che una volta erano frettolosamente identificate e catalogate come periferie, nell'accezione più lugubre del termine, stanno affermandosi come luoghi privilegiati per il risveglio delle coscienze. Culturali, sociali, politiche. Presidente: Daniela Gentili Vicepresidente: Emanuele Faina Segretario-tesoriere: Corrado Belmonte Soci fondatori: Gianni Paris, Daniela Gentili, Emanuele Faina, Corrado Belmonte, Manuele Marcozzi, Ermanno Pascucci, Fabrizio Grossi, Corrado Belmonte, Maurizio Carletti, Riccardo Armezzani, Rossella Coltorti DEMOCRATICI ARVALIA CENTRO DI INIZIATIVA PER IL PARTITO DEMOCRATICO Chi siamo Elettori ed eletti, giovani e veterani, uomini e donne, Ds e Margherita, non iscritti o iscritti ad altri partiti e associazioni, che hanno deciso di intraprendere un cammino insieme. Cosa proponiamo Nuove forme di partecipazione politica Partire dai contenuti per un vero e sostanziale riformismo Una nuova forma-partito che accolga le esigenze e le richieste della società una politica migliore per un paese migliore Contattaci! Email: [email protected] - www.democraticiarvalia.it Caffè Democratico Sito: www.caffedemocratico.it E-mail: [email protected] Blog: www.caffedemocratico.it/blog/ Stampato presso: Val Printing s.r.l. sede legale e stabilimento Via Cassia Km 36,300 Zona Industriale Settevene – 01036 Nepi (VT) Proprietario editore Roma Democratica soc. coop. Sede legale in, Via Sardegna 55 00187 Roma www.romademocratica.it [email protected] Per la pubblicità contatta la mail: [email protected] Registrazione in corso presso il tribunale di Roma Cos'è e come funziona? Il Caffè Democratico è un giornale stampato e on-line dedicato a chi vuole leggere di politica vissuta, sentita, commentata da chi opera "in prima linea" , confrontandosi con i problemi della quotidianità, con le speranze dei giovani, con le amarezze dei cittadini, con i bisogni che la società esprime. Nasce dall'impegno dei Democratici Arvalia, centro d'iniziativa per il Partito Democratico promosso da Gianni Paris, presidente del XV Municipio di Roma. È un giornale dei cittadini, un giornale dei politici, un giornale dei tecnici è un giornale per il Partito Democratico, è un'espressione riformista di partecipazione politica. Rappresenta "l'ultimo miglio" della comunicazione politica, che non vive di scoop ma che si propone di ascoltare e di dire! È un giornale con il quale noi con forza affermiamo di avere VOGLIA DI FUTURO ! Non occorre essere giornalisti professionisti o politici navigati per poter esprimere il vostro pensiero, per poter partecipare al dibattito, all'analisi, contribuire con le proprie idee, fornire nuovi spunti, arricchire di dati. 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