TANDEM
TANDEM
Notiziario della Comunità Pastorale S. Giulio e S. Bernardo di Castellanza
NUMERO 31 - MARZO 2010
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Editoriale
Diamo la giusta importanza e troviamo il giusto metodo per la
Pre ghiera
famiglia
to originale la stessa vita della famiglia
(Familiaris consortio, n.59). In questa prospettiva si deve imparare a adattare la preghiera alle circostanze, che la famiglia sta affrontando: una bugia, una discussione, un litigio, una prova, una difficoltà imprevista, una
malattia, un lutto, un battesimo, una prima comunione, una cresima, un matrimonio, l'ordinazione presbiterale di un amico o di un parente… Sempre nell'intento di vivere la preghiera in stretta aderenza alla vita, è buona
cosa abituare i bambini fin dai primi anni a proporre ogni volta, che si prega insieme, delle
intenzioni di preghiera. Ne risulta favorita anche l'apertura del cuore.
Chiudo, richiamando quella preghiera, che per
secoli ha accompagnato la vita delle nostre fa-
SOMMARIO
Riprendo il tema della preghiera in famiglia,
che avevo già proposto il mese scorso, per suggerire dei consigli pratici.
Una domanda, che ovviamente ci si pone, è
questa: quali preghiere dobbiamo recitare?
Certamente c'è un minimum di base, che va
insegnato ai bambini: Padre nostro, Ave Maria, Gloria, L'eterno riposo, Angelo di Dio, esame di coscienza, una preghiera di perdono… E' ovvio che se
ogni sera si recitano le stesse
orazioni, in breve tempo si scade
nella ripetizione meccanica, abitudinaria delle formule.
Perché, allora, non industriarsi per
variare le preghiere? Ogni famiglia, per esempio, potrebbe curare
una propria antologia di preghiere
preferite, ordinandole per temi
(per la famiglia, per la chiesa,
per la pace, per le missioni….).
Miniera formidabile, alla quale attingere, sono per esempio i Salmi,
che rispecchiano un po' tutte le situazioni della vita: ma - ahimè - li
conosciamo poco. Spesso leggendo qualche articolo o qualche opera di carattere religioso, ci
imbattiamo in preghiere molto profonde e molto
suggestive di qualche santo o di qualche persona di forte vita spirituale, perché non farne tesoro per la propria raccolta di preghiere?
Un valido aiuto nel variare la preghiera ci può
venire dalla liturgia con i suoi diversi tempi liturgici: Avvento, tempo di Natale, Quaresima, Pasqua, Pentecoste… Perché non tenerne conto nel proporre la preghiera in famiglia?
Facendo riferimento al messalino, di giorno in
giorno, si possono rinvenire spunti preziosi.
La pietà tradizionale ci consegna quella forma
particolare di preghiera che sono le litanie. A
noi, adulti, spesso risultano un po' stucchevoli,
ai bambini più piccoli, invece, possono risultare facili e piacevoli per il loro carattere dialogico
e ripetitivo. Certo, occorre farne un uso sapiente: non è necessario ripetere tutte le
invocazioni, basta sceglierne di volta in volta
alcune, che magari siano attinenti alla particolare circostanza di preghiera. Sarebbe poi cosa
bellissima, se si arrivasse a dedicare il sabato
sera a preparare la messa della domenica.
Papa Giovanni Paolo II ci ha richiamato che la
preghiera della famiglia ha come suo contenu-
in
Don Rino
miglie. Non mi affido a mie parole, bensì a quelle molto più autorevoli di due papi, che ci sono
molto cari: "Nel rispetto della libertà dei figli di Dio, la Chiesa ha proposto e continua a proporre ai fedeli alcune pratiche di
pietà con una particolare sollecitudine ed
insistenza. Tra queste è da ricordare la recita del Rosario:
"Vogliamo ora, in continuità
con i nostri predecessori, raccomandare vivamente la recita del santo Rosario in famiglia... Non v'è dubbio che la
Corona della beata Vergine
Maria sia da ritenere come
una delle più eccellenti ed efficaci preghiere in comune,
che la famiglia cristiana è invitata a recitare. Noi amiamo,
infatti, pensare e vivamente
auspichiamo che, quando l'incontro familiare diventa tempo
di preghiera. il Rosario ne sia
espressione frequente e gradita" (Paolo PP. VI "Marialis
Cultus", 52-54). Così l'autentica devozione mariana, che si esprime nel
vincolo sincero e nella generosa sequela
degli atteggiamenti spirituali della Vergine
Santissima, costituisce uno strumento privilegiato per alimentare la comunione
d'amore della famiglia e per sviluppare la
spiritualità coniugale e familiare. Lei, la
Madre di Cristo e della Chiesa, è infatti in
maniera speciale anche la Madre delle famiglie cristiane delle Chiese domestiche"
(Familiaris consortio, n.61) .
SOMMARIO
pag. 1 -L’editoriale
pag. 2 -Viviamo meglio la messa (4)
pag. 3 -Uomo, dove sei? Esercizi Spirituali di Quaresima
pag. 4 -Giuseppe Lazzati: La vocazione laicale come vocazione alla santità
I ringraziamenti di Padre Ivo
pag. 5 -Quaresima 2010: Progetto dormitorio - Ci scrive Padre Giambattista Moroni
pag. 6 -La collaborazione dei laici - Resoconto festa patronale S.Giulio
pag. 7 -Fondo famiglia Lavoro - Fidanzati 2009/2010
pag. 8 - Calendario Marzo 2010
Orario per le SS. Messe Festive:
Vigiliari: S. Bernardo 18.00 - S. Giulio 18.30
San Bernardo: 8.30 - 10.30 - 18.00 - San Giulio: 8.00 - 10.00 - 18.30
Sacra Famiglia: 9.30 - Clinica Mater Domini: 9.00
Per suggerimenti, commenti e proposte: [email protected]
TANDEM
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Marzo 2010 - Pagina 2
Nel quarto incontro di formazione si è analizzata la Preghiera Eucaristica. Riprendiamo alcuni degli spunti emersi;
il prossimo appuntamento è in programma giovedì 13 maggio
Viviamo meglio la Messa (4)
La Preghiera Eucaristica è il momento centrale e
culminante della celebrazione, è una preghiera di
azione, di ringraziamento e di santificazione.
Approfondiamo prima alcuni concetti.
1. MEMORIALE.
È la narrazione dell'istituzione da parte di Gesù
del sacramento, attraverso il fare memoria dell'Ultima Cena. Di chi è l'iniziativa di questo "fare
memoria"? Non è nostra ma del Signore che ci
invita con le parole "Fate questo in memoria di
me". All'invito di Gesù noi rispondiamo per obbedienza di fede:
- perché colui che ci ha comandato questo non
era solo un uomo ma anche Dio: per questo motivo quel fatto, quelle parole e quei gesti trascendono quel particolare momento storico, non sono
semplice ricordo ma contengono in se stesse l'eternità di Dio, vanno oltre quel giorno di circa 2000
anni fa ed assumono una ridondanza eterna. Facendo memoria non solo ricordiamo ma ci lasciamo coinvolgere in un evento abitato dall'eternità che crea ogni volta una contemporaneità con
l'Ultima Cena e ce ne fa diventare partecipi proiettandoci fin dentro al Cenacolo.
- perché Gesù l'ha detto agli Apostoli, perché loro
e i loro successori potessero operare in sua vece,
in "persona Christi", così che senza la presenza
di un ministro ordinato, presbitero o vescovo, che
presieda l'assemblea non è possibile celebrare
l'Eucarestia.
2. SACRIFICIO EUCARISTICO.
Nell'Eucarestia, Gesù si fa presenza reale. Ma in
che modo? Nel pane e nel vino Egli è presente
come vita donata, sacrificata. Il segno del pane e
del vino ci richiamano il corpo e il sangue della
vittima sacrificale, che la tecnica sacrificale separava l'uno dall'altro. Pertanto ricevendo l'Eucaristia, noi facciamo comunione con il sacrificio
di Gesù, con il suo corpo e il suo sangue, immolati per noi.
3. BANCHETTO EUCARISTICO.
Il pane e il vino sono fatti per essere mangiati,
Gesù è presente per essere mangiato da noi così
che possa entrare in comunione con noi, essere
assimilato da noi. Ecco il dinamismo della presenza reale: attraverso la comunione Gesù ci rende una sola cosa con la sua Croce per condurci
alla vita risorta e gloriosa.
La PREGHIERA EUCARISTICA è detta anche
CANONE (la regola, la preghiera di riferimento,
il termine di paragone per tutte le altre preghiere),
e ancora è detta ANAFORA (preghiera con un
dinamismo verticale che si rivolge al Padre, dal
prefazio (che non è una prefazione, che precede,
ma è già canone) alla sua conclusione "Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te Dio Padre …".
Nella preghiera eucaristica si fondono insieme due
aspetti:
- l'ANAMNESI, la memoria: ci ricordiamo delle
opere di santificazione che Dio ha compiuto nella
storia.
- l'EPICLÉSI: l'invocazione allo Spirito Santo,
perché come ha fatto in passato santifichi anche
questo momento, rendendo Corpo di Cristo sia il
pane e il vino sia la comunità riunita.
Essa si conclude con la DOSSOLOGIA finale,
preghiera di lode al Padre.
È una preghiera eminentemente (ma non esclusivamente) presidenziale: il presidente non deve viverla singolarmente ma ha il compito di coinvolgere l'assemblea nella preghiera di Cristo al Padre
e nell'offerta di sé che Cristo fa al Padre.
Il messale ambrosiano prevede otto diverse preghiere eucaristiche. Ripercorriamo i diversi momenti.
PREFAZIO
Inizia con un dialogo tra presidente "Il Signore
sia con voi" e assemblea "E con il tuo spirito" a
significare che in mezzo a noi c'è il Signore e i
nostri cuori si eleveranno al Padre (ecco la dimensione verticale) e renderanno grazie.
SANCTUS
Unisce l'acclamazione di Isaia "Santo, Santo" (Is
6,3) a quella di Matteo "Benedetto colui …" (Mt
21,9): è un'acclamazione assembleare che non può
essere riservata alla sola corale. È uno dei canti
più importanti della celebrazione eucaristica, normalmente andrebbe cantato.
EPICLÈSI
Consiste nell'invocazione dello Spirito Santo per
la santificazione dell'assemblea perché anch'essa
(non solo il pane e il vino) diventi corpo di Cristo.
Prima del Concilio non era prevista, l'avevano invece le Chiese orientali, dove ancora oggi resta
molto più marcata.
ISTITUZIONE del sacramento
Nella Bibbia ne sono narrate quattro (nei vangeli
di Matteo, Marco e Luca e nella prima lettera di
Paolo ai Corinzi; Giovanni invece riporta l'episodio della lavanda dei piedi): la liturgia ne fa un
compendio.
ANAMNESI
È memoria di Cristo nell'evento culminante della
Pasqua: la morte, la risurrezione, l'ascensione.
OFFERTA
Con Gesù tutti i fedeli sono invitati ad offrirsi in
sacrificio gradito al Padre.
INTERCESSIONI
La comunità si unisce alla preghiera di intercessione, che Gesù risorto continuamente eleva,
mentre siede accanto al Padre: si fa memoria di
tutti, vivi e defunti.
DOSSOLOGIA
Preghiera di lode con un'impronta trinitaria, recitata dal presidente cui si associa tutta l'assemblea
con l'Amen.
Lo spazio. L'altare ha una duplice valenza: è sia
ara sacrificale della vittima (Gesù) sia mensa del
banchetto (sempre Gesù). Ma Gesù è anche il
sacerdote che celebra il sacramento. Con il concilio il prete si rivolge verso l'assemblea (qualcuno lo vorrebbe ancora di spalle, quasi a guidare
l'assemblea verso il cielo).
Le parole. Come detto è una preghiera prevalentemente presidenziale, l'assemblea ascolta rispettosamente in silenzio intervenendo con voce piena e solenne, meglio se in canto, nelle acclamazioni al Sanctus, all'anamnesi, nell'Amen finale.
I gesti. Il sacerdote: allarga le braccia nell'orazione, impone le mani per la santificazione e la
benedizione, eleva e ostenta i doni consacrati. L'assemblea sta in piedi (la postura dei battezzati);
dopo l'anno 1000 si è introdotto il mettersi in ginocchio alla consacrazione in segno di adorazione, anche in risposta alle eresie catare, albigesi e
protestanti. Il suono dl campanello più che l'elevazione dovrebbe indicare il momento in cui inginocchiarsi e alzarsi.
GR
Sei più bravo
di un chierichetto di 4a?
Metti alla prova le tue conoscenze (occhio ai trabocchetti), per conoscere le
soluzioni scrivi alla redazione!
1. In Quaresima non si celebra la Messa:
a) il primo mercoledi
b) tutti i venerdi
c) la domenica delle palme
2. Il colore liturgico utilizzato nelle celebrazioni quaresimali è:
a) verde
b) viola
c) rosso
3. La preghiera del Padre Nostro ci è stata insegnata da:
a) Gesù
b) Maria
c) San Pietro
GR
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Marzo 2010 - Pagina 3
Tre uomini, Mosè - Paolo - Pietro, una domanda.
Uomo, dove sei? (Esercizi spirituali di quaresima)
Nelle sere del 23, 24 e 25 febbraio,
si sono svolti gli esercizi spirituali di
quaresima per l'intera Comunità.
sono stati tenuti da don Enzo
Barbante che durante gli incontri ha
proposto tre brani semplici e noti con
i quali fare insieme un percorso, al
cospetto di Dio nella consapevolezza del tempo in cui viviamo.
Una domanda ha accompagnato il
cammino: Uomo dove sei? E' la domanda che Dio fa a Adamo nel giardino dell'Eden quando, ad un certo punto, Adamo tende a nascondersi da Dio
che lo cerca, non si fa trovare.
Eppure Dio cerca gli uomini, vuole
comunicare con loro, vuole sostenerli anche nel difficile cammino nelle
cose della vita, ma gli uomini non si
fanno trovare. Uomo dove sei? Per
giocare il rapporto con Dio sempre
con grande franchezza, avendo la
capacità di rimuovere tante barriere,
tanti ostacoli, tante apparenze che finiscono col dare al rapporto con Dio
un che di falso, qualcosa di non autentico. Uomo dove sei?
Durante le tre sere abbiamo incontrato tre personaggi alla luce della
domanda: Uomo dove sei? Guardando
a come è avvenuto l'incontro tra Dio
e questi protagonisti famosi: Mosè,
Saulo e Pietro.
Mosè e il roveto ardente
Mosè , sposato con una donna che
lo accetta così com'è, si trova in una
terra straniera, in una famiglia nomade a pascolare le pecore del suocero
Ietro.E’ avanti negli anni e sembra al
capolinea.
Pascolare le pecore del suocero, fa
pensare a tutte quelle persone che a
un certo punto della vita guardano il
tempo che stanno vivendo e si domandano se è proprio quello che desideravano, se è proprio quella l'esperienza che avevano nel cuore di vivere, quando da giovani avevano incominciato a disegnare a immaginare il futuro.
Mosè è in una condizione certamente non facile ed è in questo frangente, in questo momento che accade
qualcosa di singolare; il suo sguardo
viene attratto da un fenomeno incredibile: questo roveto arde e non si
consuma e improvvisamente sente
una voce che lo chiama per nome:
"Mosè, Mosè".
Mosè viene chiamato per nome a
togliersi i calzari e ad entrare in quella terra a piedi nudi, scalzo, perché
quella terra è sacra, appartiene a Dio.
Mettere i piedi per terra, è un invito
quasi a fare verità, a percepire ciò
che veramente si è: un uomo, semplicemente un uomo, a cui Dio affida il suo sguardo, il suo modo di vedere le cose. Dio lo porta a guardare
a considerare qualcosa che va oltre
lui, qualcosa di più grande, lo porta a
far proprio il punto di vista di Dio: a
liberare il suo popolo.
Quest'uomo che apparentemente
sembrava ormai arrivato alla fine,
quest'uomo viene chiamato da Dio,
a lui viene affidato il punto di vista di
Dio, a lui viene fatto percepire che
c'è ancora una possibilità, che c'è
ancora uno spazio per far diventare
questa vita, arrivata al capolinea,
qualcosa di importante, qualcosa di
straordinariamente importante.
Mosè ha coscienza della situazione in
cui si trova e solleva naturalmente le
sue obiezioni: "ma chi sono io per fare
tutto questo?" Dio dice: "Io sarò con
te. Io sarò con te. Io sarò con te."
Espressione straordinariamente importante carica di significato che
nella sua straordinarietà manifesta
l'essenza stessa di Dio: Dio è colui
che sta con noi, che ci sta vicino.
Saulo, la caduta da cavallo e l'incontro con Anania
Saulo sta operando contro la chiesa, fortemente impegnato nella persecuzione contro i cristiani, ancora più si offre come volontario per
...
Saulo è uomo fortemente radicato
nel proprio cammino di fede e certamente non vuole scendere a compromessi, è estremamente rigido ...
Ancora una volta una voce raggiunge un uomo, ancora una volta l'iniziativa è di Dio che si rende protagonista di un incontro desiderato, voluto, determinante, e questo incontro, come per l'episodio di Mosè, avviene attraverso una chiamata:
"Saulo, Saulo perché mi perseguiti?"
Segue una seconda parte del racconto in cui il protagonista è un altro
uomo: Anania, di cui sappiamo
pressochè nulla se non che è un discepolo del Signore. Anche in questo caso viene chiamato per nome.
Anche in questo caso, come per l'episodio di Mosè, il Signore affida a un
uomo il suo sogno: Saulo, perché
compia un'opera a nome di Dio per
tutte le nazioni. Anche nel caso di
Anania come per Mosè, l'opera del
Signore Dio è quella di invitarlo a superare le proprie paure, le proprie
reticenze a far proprio il disegno, lo
sguardo di Dio (guarda le cose dal
mio punto di vista, guarda il progetto che Io ho e considera quello che
Io desidero, renditi disponibile a collaborare con me).
Qui l'incontro, che poi si concretizzerà con l'imposizione delle mani e
con l'uscita di Saulo dalle tenebre.
Ed è bello il modo in cui Anania chiama Saulo, lo chiama "Fratello", si
tratta di una nuova prospettiva di rapporti di vita.
Queste esperienze ci mostrano che
nessuno è mai solo. Occorrerebbe
avere l'umiltà, la semplice disponibi-
lità, di ascoltare Dio che chiama.
Saulo è uomo della Provvidenza,
come uomo della Provvidenza è ciascuno di noi. Anania è stato chiamato a prendersi cura di quest'uomo,
per accoglierlo indipendentemente dal
suo passato, da quello che si diceva
di lui, da tutto il resto. Prendersi cura
di lui semplicemente perché era caro
a Dio, caro agli occhi di Dio.
E' importante trovare persone che si
rendono disponibili a prendere per
mano, che sappiano condividere il sogno di Dio per ogni uomo.
L'esperienza di Saulo è l'esperienza
di chi esce dalle tenebre grazie a un
fratello, perché si fida e accetta di
fidarsi di qualcuno che lo accompagna fuori dall'oscurità. E' l'esperienza di chi non ha paura quando è in
difficoltà di chiedere aiuto e si fida di
chi gli viene posto accanto.
Dall'altra parte se guardiamo l'esperienza di Anania, occorre accettare
di imparare a rendersi disponibili a
custodire chi è in difficoltà.
In questo brano Dio domanda a Saulo
e Anania: Uomo dove sei? A Saulo in
quella situazione di difficoltà, di oscurità e ad Anania uomo di fede, viene
chiamato a guardare oltre quello che
può essere una logica di accontentarsi di portare avanti la propria fede.
Non può esistere un proprio credere
se non esiste anche una disponibilità
a farsi carico del credere degli altri.
Pietro incontra il Risorto sul lago
Pietro una figura diversa dalle altre,
che non conoscevano il Signore; è
discepolo di Gesù. Anche in questa
circostanza c'è una chiamata che viene ripetuta tre volte.
La figura di Pietro sembra avere un
compito speciale, quello di riassumere in sé l'esperienza di tutti i discepoli. Senza fatica ciascuno di noi potrebbe ritrovare una parte di sé dentro la sua vicenda. E' un uomo che
mostra tutta la sua ricchezza e la
problematicità dell'umanità, è pieno
di entusiasmo, è testardo, è coraggioso, si perde in un niente. Ci viene
mostrato anche nella drammaticità del
suo rinnegamento, lui che piange.
Quest'uomo eletto fin dall'inizio,
mostra con la sua umanità tutta una
serie di fatiche, tra cui la fatica di
capire, lui chiamato a essere il fondamento mostra tutta la fragilità di
chi fa fatica a stare al passo con Gesù,
e Gesù gli ripete più volte di mettersi
dietro, di assecondarlo, di seguirlo,
di imparare. Ed è singolare come,
nonostante tutte le fatiche che manifesti, Gesù si prende costantemente
cura di lui, se lo tiene vicino.
Simone uno di noi, uno come noi.
Proprio lui viene scelto per essere
Pietro. In che condizione si trova?
Si trova sul lago, dopo tutta la vicenda di Gesù della sua passione, dopo
le sue apparizioni nel cenacolo i discepoli decidono di andare, di cambiare aria. Poi arriva Gesù dona
loro lo Spirito nuovo, capace di rinsaldare la loro fede il loro animo.
Lasciano Gerusalemme e apparentemente tornano a fare le cose di
prima, perché non è chiaro quello
che devono fare e qui appare Gesù.
Stanno insieme, mangiano e poi segue un dialogo, Pietro da un lato è
sollevato e, dall'altro, non ha completamente dimenticato come sono
andate le cose.
E Gesù lo interroga con una domanda singolare che viene ripetuta
tre volte: "Simone ...".
Attraverso questa domanda Gesù
sembra andare intenzionalmente a
un punto di verità nel cuore di Pietro, vuole che Pietro risponda in verità, questa volta è diversa dalle altre
volte, questa volta si tratta di parole
vere.
Pietro viene invitato a percorrere tutta
la sua storia, tutta la sua vicenda,
come per incanto gli passano davanti tutti gli anni trascorsi con Gesù e
soprattutto gli ultimi momenti, e arriva a dire una parola impegnativa,
una parola vera, autentica.
In tutti e tre i casi Gesù risponde in
questo modo singolare: "Pasci, pascola il mio gregge, i miei agnelli".
Eppure Gesù sceglie lui, Gesù premia proprio quest'uomo e gli affida
la cura del gregge. Perché?
Pietro ha attraversato la crisi del tradimento, ha lasciato che Gesù venisse consegnato a morte, anche lui
lo ha abbandonato. Anche in questo
caso Gesù lo va a cercare, prende
l'iniziativa, va a cercare Pietro per
dirgli, non se ha capito tutto del suo
insegnamento, ma per chiedergli: "tu
mi vuoi bene? C'è nel tuo cuore qualcosa di vero nei miei confronti?".
Gesù ci fa assistere a un colloquio
cuore a cuore con il suo discepolo
Pietro e gli porta a dire, guarda che
più del tuo tradimento, più dei tuoi
insuccessi, più della tua capacità di
capire, quello che è importante è se
mi vuoi bene o no, non c'è nient'altro che conta.
Mi ami tu? Prenditi cura, prenditi
cura del mondo, prenditi cura ...
Io sarò con te.
Giuliano
TANDEM
TANDEM
Marzo 2010 - Pagina 4
I ringraziamenti
di Padre Ivo
Manila,Filippine 17 Febbraio,2010
Carissimi Amici della Parrocchia San Giulio
e San Bernardo in Castellanza,
l'anno 2009,che abbiamo da qualche mese
concluso, ci ha visti più vicini e più solidali.
Infatti la mia richiesta
d'aiuto per le famiglie
gravemente colpite dal
tifone Ketsana, abbattutosi su Manila il 26 Settembre 2009, attraverso
l'iniziativa "Far rifiorire
la vita" ha portato i suoi
frutti di amore e di
carità;sono stati raccolti e inviati alla mia missione 12.302,50 Euro.
Questo è lo spirito dei Castellanzesi, quello
di conservare una tradizione missionaria affettuosamente cara che va al di là delle
parole e degli slogan, ma che si traduce e
configura sempre in un impegno concreto
di condivisione e solidarietà.
Mi piace pensare la nostra comunità parrocchiale che investe nei giovani, nel
futuro,che è fucina di iniziative come quella del gruppo missionario che mantiene vivo
non solo il ricordo dei missionari
castellanzesi ma anche il desiderio di conoscere di più la realtà in cui vivono e di
lavorare per essa. E per noi missionari il
richiamo alle proprie radici rimane così
come la voce sempre viva del cuore, che
domanda di non rompere il filo della
comunione,oltre la lontananza geografica.
Sapere che dalla parrocchia d'origine qualcuno pensa ancora a chi ha lasciato la propria terra "per annunciare e testimoniare il
Vangelo" è, moralmente parlando, quanto
di più gratificante ci possa essere, perché
sentirsi pensati è sentirsi amati e sentirsi
amati è comunque spartire le fatiche del vivere.
Grazie pertanto del vostro aiuto anche a
nome delle 22 famiglie che ne hanno beneficato. Grazie anche per il vostro esempio
di persone sensibili che, nell'amore, avete
saputo fare posto all'altro tendendo la vostra mano generosa a chi vive nella privazione e nello smarrimento.
Vi ricordo tutti con affetto e riconoscenza
nella mia preghiera, in particolare Don
Rino, Don Luigi e gli altri Sacerdoti della
Parrocchia, e sarò felice di potervi incontrare e ringraziare personalmente quando
farò ritorno per le mie vacanze nella nostra bella ed amata Castellanza!
Vostro obb.mo,
P. Ivo Anselmi
Mercoledi 17 Febbraio - Incontro Culturale su Giuseppe Lazzati:
La vocazione laicale come vocazione alla santità
Chissà se a volte riflettiamo
su quante figure di cristiani autentici e appassionati hanno attraversato la storia della Chiesa negli ultimi anni: uomini,
donne, religiosi e laici che hanno vissuto l' identità cristiana
radicati nel proprio tempo. E
Giuseppe Lazzati grandissimo
formatore di coscienze, è stato
uno dei testimoni più alti della
Chiesa odierna e, forse, tra i
meno conosciuti sia per un'innata propensione del suo carattere per cui non
gradiva si parlasse di sé sia per una tendenza
diffusa, che noi abbiamo, di ricercare figure
ideali , salvo poi sentirle lontane dalla nostra
vita. Questo pericolo non si corre con Giuseppe Lazzati perchè, come ha spiegato il relatore
della conferenza, dott. Giorgio Mazzola, insisteva fortemente sul fatto che, innanzitutto, il
cristiano è chiamato a realizzare nella pienezza la propria umanità: se vogliamo diventare
veri uomini e vere donne non possiamo che
farci cristiani e, per essere tali, non occorre
compiere gesti eroici ma " fare da cristiani "
quello che nel quotidiano siamo chiamati a fare.
Non c'è separazione tra la vita e la fede, non
esistono la vita ordinaria di tutti i giorni e poi la
fede, ma l'una si compenetra perfettamente nell'altra, dandole un senso. Su questo Lazzati era
chiarissimo, forse perché avvertiva l'urgenza
di essere cristiani in ogni ambito, professiona-
le, politico, culturale . Non solo
la parrocchia o il volontariato
sono i luoghi dove vivere la fede,
ma ovunque siamo chiamati con
la nostra vita.
Un passaggio molto interessante ed estremamente attuale del
pensiero di Lazzati è la consapevolezza che vivere da cristiano significa sperimentare ogni
giorno la "legge pasquale " secondo la quale per dare vita bisogna "perdersi"ed essere "perdenti" Coltivare la giustizia, l'onestà, l'impegno
per il bene comune non regalano consensi ma
sono,tuttavia, la condizione irrinunciabile perché trionfi la vera vita. In tutto questo, la preghiera aveva per Lazzati un posto privilegiato,
dicono fosse un mistico, come pure la convinzione dell'importanza dei laici nella Chiesa e
nella liturgia. Avvicinare la figura di Giuseppe
Lazzati è stata un'occasione preziosa per la
nostra comunità e sarebbe ancora di più arricchente se andassimo a leggerne gli scritti, magari quello in cui testimonia tutto il suo amore e
la fedeltà per la Chiesa che,pure, non sempre
lo aveva compreso. Gli scritti di Giuseppe
Lazzati sono editi da Vita e Pensiero, ma alcuni sono reperibili anche nelle biblioteche della nostra provincia. Buona lettura a chi vorrà e
grazie di cuore a Giorgio Mazzola relatore della conferenza .
Rita
TANDEM
TANDEM
Ci scrive
padre Giambattista
Carissimi,
il periodo natalizio è passato bene, le celebrazioni non sono state molto partecipate
a causa della pioggia soprattutto il giorno
di Natale ma comunque ben riuscite. Ora
abbiamo ripreso il ritmo normale delle attività con l'eccezione della festa della prima
comunione (e il battesimo per alcuni ragazzi) che per le prima volta quest'anno abbiamo voluto vivere tutti insieme qui in parrocchia invece che nelle diverse comunità. È
stata una bella festa con buona affluenza di
gente e tanta gioia anche se è significato uno
sforzo extra da parte mia, come incaricato
di questo settore, perchè in due giorni ho
dovuto organizzare e seguire il tutto: accoglienza di 150 bambini, i loro padrini e ge-
Marzo 2010 - Pagina 5
nitori, più ritiro spirituale, prima confessione, ecc... Meno male che poi mi sono preso
la seconda settimana di vacanza che mi spettava e poi ho ripreso con nuova lena il lavoro in vista del nuovo anno pastorale. Con il
Consiglio parrocchiale dei primi di febbraio abbiamo iniziato infatti tutti i programmi
di catechesi e i vari incontri che si susseguiranno qui in parrocchia per l'inizio appunto del cammino. La Quaresima poi quest'anno arriva presto e ci impegnerà anche nella
visita delle comunità e ritiri spirituali ai vari
gruppi nelle comunità.
Per quanto riguarda i lavori il campanile
è concluso. Dopo che a Natale le campane
hanno suonato per la prima volta a festa
abbiamo messo in posa la guglia. Non è stato facile tirarla su perchè non avevamo una
gru sufficientemente alta ma con un po' di
ingegno, tanta pazienza e pure un po' di rischio ce l'abbiamo fatta. Per il resto, una
grossa battuta di arresto: le piogge hanno
fatto crollare i muri e la soletta dei sanitari
parrocchiali in costruzione. Dovremo ricominciare: pazienza!
Continuano invece i lavori delle cappelle
in giro per i villaggi. Siamo rimasti un po'
fermi a causa delle capriate ordinate in diocesi che solo ora stanno venendo pronte:
tempi africani come vedete! Ma ora dobbiamo accelerare visto che è stata definita la
data di passaggio della parrocchia al clero
locale: Pasqua 2011.
Per ora questo è tutto. Un caro saluto e
ricordo nella preghiera. Buon cammino quaresimale e Buona Pasqua. Arrivederci a Settembre a Dio piacendo.
p. Gian Battista
RICORDIAMO
il prossimo 20 maggio
pellegrinaggio della
Comunità Pastorale
a un Santuario Mariano
e a visitare la Sindone
TANDEM
TANDEM
Marzo 2010 - Pagina 6
“Quomodo participes fideles ministrorum laboris esse possint” ovvero
LA COLLABORAZIONE DEI LAICI
Nell'anno dedicato alla preghiera per i sacerdoti vogliamo offrire spunti, certi che anche coloro che preti non sono possano trovare occasioni di riflessione, grazie a questi
"appunti affettuosi e scanzonati per i preti e
i loro amici" raccolti in un agile volumetto
dal titolo: "Reverendo che maniere!". Ce li
offre S.E. Mons. MARIO DELPINI, prete dal
1975, laurea in lettere, licenza in teologia,
diploma in patrologia, già rettore del Seminario della Diocesi Ambrosiana, è vescovo
ausiliare dal 2007, vicario episcopale di
Zona. I più l'hanno conosciuto in occasione
della festa patronale il 31 gennaio u.s., quando ha presieduto la Celebrazione
Eucaristica.
La presentazione di questo libretto dice:"In
una società che spesso ne sottolinea gli errori e, al meglio, tende a ridurli a pittoresco
ornamento di colore, i preti continuano a far
bene: meritano che gli si voglia bene. E mentre è in crisi il concetto di vocazione i preti
continuano a vivere la loro. Questa fedeltà
merita stima. Si portano dietro, è vero, qualche difetto: rischiano d'abituarsi a una certa dose di "reverenda" presunzione, al ricadere periodico dalla perfetta letizia al malumore, a improvvisare tra efficientismo manageriale e arrangismo pasticcione, a farla un
po' da padroni nello stile, nelle relazioni, nelle
decisioni... ma resta il fatto che a nessuno di
loro è consentita la rassegnazione".
I. Quomodo participes fideles
ministrorum laboris esse possint
La collaborazione dei laici
Quando considero il lavoro che svolgono i sacri
ministri di questa Chiesa, rimango spesso ammirato: figli dilettissimi e fratelli venerati, lavorate davvero molto, con zelo ammirevole e molto più di quanto gli altri, anche i più vicini, possano immaginare. Se ne accorgono i giovani, quando si introducono nel ministero: si sono preparati per anni e per anni hanno sentito dire di quanto lavora un prete. Ma hanno sempre pensato,
con ingenua e comprensibile presunzione, di
avere una idea piuttosto precisa della mole di
lavoro e di poterlo reggere benissimo. Sperimentano poi, nei primi mesi, quanto il peso sia gravoso e si stupiscono di quanto riuscisse a fare il
predecessore. Pur animati da zelo giovanile si
vedono talora spossati e capita loro quello che
ritenevano impensabile: di non sentire la sveglia
del mattino, di addormentarsi senza volerlo durante la predica di un confratello, di non aver le
forze per seguire con attenzione le confidenze e
le confessioni di un catecumeno. Quanto lavoro, figli carissimi! Io vi ammiro.
Talora però mi pare che il lavoro sia persino
eccessivo e non opportuno: non di tutto dovete
farvi carico, non di tutto, ma solo di ciò che riguarda la missione che vi è affidata.
Alcuni preti stentano a trovare e a sollecitare la
collaborazione dei cristiani e dicono che i loro
fedeli non sono pronti, non sono affidabili, sono
incostanti e suscettibili, non hanno la visione
complessiva delle cose e mancano di sensibilità
ecclesiale: per questo tocca tutto al prete.
Mi pare però che spesso queste lamentele siano ingenerose e ingiuste e talora sospetto che
siano pretesti. Capita che il prete non trovi collaboratori perché non desidera affidare ad altri
un lavoro che l'appassiona. Se il prete trova gusto a seguire i lavori per l'edificazione della chiesa
o nel restauro delle opere preziose patrimonio
della comunità o nell'organizzare il pellegrinaggio per venerare le reliquie dei santi martiri custodite nella capitale dell'impero o nel decorare
le pergamene su cui scrive le informazioni per
la sua comunità, sarà difficile che trovi chi l'aiuti, non dico a non pensare più a queste cose, ma
a seguire gli aspetti più pratici che pure sono
tanto importanti e chiedono molto tempo, che è
così sottratto agli impegni più propri del ministero.
Talora il pretesto per dedicare molto tempo a
una attività invece che affidarla a un fedele esperto e responsabile è la doverosa riservatezza: ma
vi pare giusto, fratelli venerati, che la disciplina
dell'arcano sia più spesso applicata al bilancio
della parrocchia che alla gradualità dell'introduzione ai misteri della fede?
E davvero necessario trovare collaboratori dentro il popolo cristiano, anzi è necessario che l'essere cristiano comprenda di per sé la
condivisione della vita e degli impegni, delle responsabilità di una comunità cristiana, non certo
solo per le cose pratiche, ma anche e ancor più
per il servizio della fede.
Ma anche la scelta dei collaboratori e la
condivisione delle responsabilità non possono
essere compiute senza prudenza. Vigilate bene,
quindi, perché condividano la vostra fatica nel
guidare la comunità persone che siano mosse
da vero spirito di servizio, da una lucida men-
talità di fede e che godano la stima dei fratelli.
Vigilate anche perché il gruppo dei collaboratori non finisca per essere così stabile e vincolante da diventare uno schermo che vi impedisca di vedere il resto della comunità, di percepirne gli umori, di incontrare direttamente le
persone che si sentano libere di parlarvi. Avendo scelto di servire il Signore, non diventate
servitori di nessun altro. Il servizio che un cristiano rende alla sua comunità deve essere utile
alla comunità e non invece al desiderio di
protagonismo di chi si fa avanti: è meglio invitare chi si ritrae per modestia e discrezione,
pur essendo esperto e affidabile, piuttosto che
lasciarsi persuadere da chi si propone con invadenza e presunzione, tanto più se vincoli di
parentela o di simpatia insinuano una preferenza non del tutto limpida.
L'affidare un incarico sia sempre per un servizio da rendere: non capiti che qualcuno trasformi il suo servizio nell'occupazione di uno
spazio o di un ruolo che viene poi gestito senza
il criterio del bene della Chiesa e della cura per
la comunione e finirà per essere un peso per la
gente, per voi, e per i vostri successori, perfino
per decenni.
Se cercate cristiani che possano condividere
le vostre responsabilità, forse non ne troverete
molti, forse sarà difficile e avrete delusioni. Ad
ogni modo ringraziate il Signore per quelli che
trovate disponibili e abbiate cura perché maturino nella fede: non agiscano per interesse personale e non trasferiscano nella comunità cristiana criteri di profitto e stili scorretti, che è
sbagliato usare anche nei propri affari personali. Che siano dunque esperti nel loro campo,
ma siano disponibili a pensare e ad agire secondo la verità del Vangelo che voi avete la
responsabilità di annunciare sempre, a tutti.
Festa Patronale di San Giulio 2010
Com’è andata?
Il sole splendido di una bella giornata domenicale ha incorniciato la Festa
Patronale di San Giulio 2010, una tra le più riuscite degli ultimi anni. La Giöeubia,
il Volo della Merla e il concerto d'organo sono stati il preludio alle importanti
manifestazioni religiose domenicali e a quelle che si sono svolte in Piazza della
Chiesa organizzate da vari gruppi e associazioni castellanzesi.
La pesca di beneficenza e il Mercatino delle Pulci hanno riscosso un notevole
successo di partecipazione. Il Mercatino delle Pulci, già da due anni, coinvolge i
ragazzi delle scuole elementari e medie e quest'anno in 32 hanno sfidato il
freddo per mettere in vendita i loro giochi e tante cosette, magari dimenticate
da tempo negli armadi ma ancora utilizzabili, in favore dei loro sfortunati coetanei di Haiti.
Un ringraziamento a tutte le associazioni, ai gruppi e ai volontari che hanno
partecipato alla realizzazione della Festa sperando che il successo ricorrente sia
da stimolo alla partecipazione anche ad altri volonterosi per gli anni a venire.
La Caritas
Resoconto economico
La festa di San Giulio con le sue varie iniziative ha portato alla Caritas, al netto
delle varie spese, 3.200 euro di cui 500, sommati al ricavato del Mercatino delle
pulci dei ragazzi pari a 250 euro, sono stati devoluti ai bambini di Haiti tramite
le suore Salesiane dell'Istituto.
TANDEM
TANDEM
Marzo 2010 - Pagina 7
FONDO FAMIGLIA LAVORO
RELAZIONE FEBBRAIO 2010
Quanto è stato raccolto finora?
Il Fondo è partito con una dote iniziale di 7.000
Euro, che è stata poi integrata da varie donazioni
di privati e dai contributi raccolti nelle bussole nelle chiese della Comunità Pastorale. Ad oggi (23
febbraio) sono stati raccolti fondi per 21.465 Euro.
Chi si rivolge al fondo?
Le richieste di sostegno giunte alle Caritas Parrocchiali provengono sia da famiglie colpite dalla
crisi attuale sia da persone che vivono situazioni
di difficoltà non legate alla congiuntura economica. Si ricorda che il Fondo è stato istituito primariamente per tutte le famiglie e le persone colpite
in diverso modo dalla crisi e che hanno perso il
lavoro e il sostegno economico. È a questi soggetti che il Comitato di gestione del Fondo dà la
precedenza; gli altri casi dovrebbero essere affrontati direttamente dalle Caritas Parrocchiali. Ad
oggi il Fondo ha ricevuto 11 richieste di aiuto.
Chi è stato aiutato?
Delle domande presentate in questi mesi, 7 sono
state accolte in quanto rispondenti ai criteri stabiliti dallo Statuto del Fondo e corredate di apposita
documentazione. Per lo più, si tratta di famiglie
con figli anche piccoli e private in questo momento di qualsiasi forma di reddito. Considerata l'entità attuale del Fondo, il Comitato di gestione ha
stabilito di erogare a ciascuna di queste famiglie
250• mensili per almeno 6 mesi (eventualmente
prorogabili). È evidente che si tratta di un piccolo
aiuto, un sostegno in questo momento di difficoltà; è altrettanto evidente che la necessità prima-
ria di queste persone è trovare un
lavoro che dia un
reddito sicuro per
mantenere la propria
famiglia.
La scelta della cifra da
stanziare è motivata anche
dalla volontà del Comitato
di gestione del Fondo di rispondere al maggior numero
di richieste possibili.
Ad oggi risultano già distribuiti
5.500 Euro.
La raccolta continua
Lo Statuto stabilisce che il Fondo
prosegua la sua attività almeno
fino alla fine del 2010. Il periodo
di crisi economica sta facendo sentire proprio ora gli effetti più pesanti sulle famiglie.
Continua quindi la raccolta di contributi secondo le
modalità già presentate:
- donazione una tantum o sottoscrizione mensile
- versamento sul CC
IT 16 V 03069 50121 100000011457
- offerta presso le bussole predisposte nelle Chiese
della Comunità.
Tutti siamo chiamati a collaborare, per dare sostegno
a chi è in difficoltà, per ridare un senso al nostro presente, imparando ad essere sobri, capaci di una solidarietà fattiva e concreta.
Percorso in preparazione al
Matrimonio Cristiano 2009/2010
In quest’anno pastorale 2009/2010 sono sei le Coppie di fidanzati che stanno compendo il
percorso in preparazione al Matrimonio Cristiano.
- Giuseppe Vinciguerra e Annunziata Visaggio - Mauro Zampollo e Laura Cattaneo
- Federico Laino e Monica Tansini
- Sergio Tafuri e Sara Fabiola Preatoni
- Maurizio Gussoni e Alessandra Corelli
- Fabio Luigi Paro e Priscilla Buzzi
A loro gli auguri di tutta la Comunità Pastorale
Marzo 2010 - Pagina 8
il santo del mese
San
Domenico Savio
TANDEM
TANDEM
Domenico Savio, nacque a S.Giovanni di Riva, presso Chieri (Torino) il 2 aprile 1842. A dodici anni fu accolto da don Bosco nell'Oratorio di Torino. Sull'esempio di don Bosco desiderava dedicarsi all'insegnamento e all'educazione dei giovani. L'8 dicembre 1854, la proclamazione del dogma dell'Immacolata da parte
di Pio IX, spinse Domenico, già devotissimo a Maria, a consacrarsi alla Lei. Nel 1856 fondò tra gli amici la "Compagnia dell'Immacolata" per un'azione
apostolica di gruppo. A causa della salute cagionevole fu però costretto a lasciare il collegio di Torino dove studiava e morì, a Mondonio, a soli 15 anni, il 9
marzo 1857. E' sepolto nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Beatificato il 5 marzo del 1950 e canonizzato da Papa Pio XII il 12 giugno 1954.
TANDEM
TANDEM
S. Bernardo
TANDEM
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MARZO 2010
S. Giulio
Notiziario della Comunità Pastorale S. Giulio e S. Bernardo di Castellanza
Numero 31 - Realizzato in proprio - Marzo 2010
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Tandem Marzo 2010 - Sacro Cuore Castellanza