I luoghi di Nino Baglieri Itinerario 1 2 1--Chiesa Sant’Antonio Battesimo-Via Crucis Dal vangelo secondo Giovanni (19,25-27) Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre! ”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. In questo tempio il 5 maggio 1951 Nino ha ricevuto il battesimo e il 2 giugno 1959 la Prima Comunione e la Cresima. Attraverso i segni dell’acqua e del Crisma lo Spirito Santo è sceso su di lui e, dopo molti anni, con grande potenza è esploso nella vita di Nino cambiandola radicalmente. È innegabile che la conversione di Nino sia stata opera dello Spirito Santo, come è innegabile che lo stesso Spirito ha suscitato in lui le splendide e commoventi meditazioni delle 14 sculture di questa Via Crucis (opera di Giuseppe Branciforti): Nino, dalla sua carrozzella-letto l’ha guardata, l’ha ammirata, l’ha pregata. Queste meravigliose meditazioni che Nino ci ha lasciato in eredità sono state raccolte in un libretto che molte parrocchie specialmente in quaresima. La comprensione particolare di Nino per la passione del Signore ha permesso che un illetterato quale egli era, potesse esprimere nella semplicità 3 delle parole un così forte sentimento. Parole che arrivano fino al cuore del lettore, dove diventano pesanti come macigni e, al contempo, lasciano trasparire dimensioni di gioiosa speranza. La stessa speranza che Nino ha nutrito nei quasi 40 anni della sua infermità. Egli contemplando la passione del Signore, si identifica con il Crocifisso è si innamora della Croce al punto di chiamarla dolce sposa e fedele compagna di una vita, questo suo particolare legame lo spinge a chiedere al Signore ancora sofferenza per immergere la sua sofferenza nella passione del Signore, per essere unito a Lui anche nella gloria della Resurrezione. Nella XI stazione prega così: Anch’io sono inchiodato sulla mia croce, anche se non posso paragonarla alla tua, e le mie sofferenze non sono uguali alle tue. Accetta la mia croce; accettala per la salvezza di tante anime, per il bene di tanti fratelli. Dammi ancora dolore, per unirmi al tuo dolore. Nino Baglieri, (Via Crucis XI stazione). 4 2--Vera Croce Preghiera Angelus Dal vangelo secondo Luca (1,26-38) Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio ”. Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei. 5 Passando da questo luogo Nino non perdeva l’occasione per sostare in preghiera davanti all’immagine a lui molto cara, di Maria Addolorata, quasi sempre pregava l’Angelus, perché come tutti i figli di don Bosco era abituato a salutare Maria tre volte al giorno, in questa sosta di preghiera si concretizzavano le parole pronunciate dalla Madonna nel sogno di Don Bosco: «Io sono colei che tua madre ti ha insegnato a salutare tre volte al giorno». Nino come tutti i salesiani amava i giovani, a loro e per loro testimoniava il Signore e lo faceva soprattutto con la preghiera unita all’offerta della sofferenza ed in questo aveva una capacità fuori dal comune, perché radicata nella solidità della sua fede. Nino testimoniava il Signore camminando nel mondo, ma superava le cose del mondo mantenendo viva la sua preghiera e facendo di essa il dialogo costante e fecondo con il suo Signore, perché solo nella fecondità di quel dialogo la sofferenza offerta di Nino poteva cambiarsi in gioia. 6 Quando c’è quella disposizione in noi nell’accettare di dialogare con Dio, si crea un’atmosfera così soave, circondato da tanta gioia, da tante cose belle, come se si vivesse dentro un immensa luce viva, che ti avvolge con tanta delicatezza e tanta tenerezza, come se si è esclusi dal mondo, al di fuori della portata del mondo. È veramente una dimensione Divina, tutto sembra irreale, si gusta un po’ della gioia del paradiso, dove tutto è verità e purezza. La mente sgombra da ogni pensiero, il cuore libero da ogni attaccamento, come se si vivesse sospesi per aria, senza il pericolo di essere contaminati dai peccati del mondo, ma solo la grande gioia di essere più vicino a Dio, come se fosse avvenuta una effusione con lo Spirito Santo come l’effusione che ebbe la Vergine Maria, quando disse di Si a Dio, tutta la forza e l’Amore dello Spirito Santo l’avvolse e da quell’effusione di Amore nacque il Messia Gesù il nostro Salvatore. Così avviene anche per noi se la preghiera è fatta con fede e con ardore di umiltà e docilità, avviene la completa effusione dello Spirito Santo in noi, fino a diventare una cosa sola con Dio. Sono momenti molto belli, momenti vissuti insieme a Dio, momenti di vera vita vissuta insieme a Dio. Nino Baglieri, (Quaresima 1983) 7 3--Casa Vecchia Conversione Albero Dal vangelo secondo Luca (5,18-26) Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui. Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. Veduta la loro fede, disse: “Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi”. Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: “Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto? ”. Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: “Che cosa andate ragionando nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico - esclamò rivolto al paralitico alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua”. Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio. Tutti rimasero stupiti e elevavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: “Oggi abbiamo visto cose prodigiose”. 8 24 marzo 1978 venerdì Santo, un sacerdote padre Aldo Modica entra in questa stanza insieme ad alcuni ragazzi e invoca su Nino lo Spirito Santo, uno strano calore accompagnato da un diffuso formicolio attraversa il corpo di Nino che rinasce a vita nuova. Qualche minuto prima della preghiera Nino aveva chiesto alla mamma di essere vestito per evitare di farsi vedere nudo dai presenti nel caso fosse avvenuto il miracolo da lui tanto desiderato. Da quel tragico 6 maggio sono passati dieci anni, vissuti fra la solitudine del letto e l’ombra dell’alberello, dieci anni di sofferenza estrema, marcati dalla disperazione di Nino fatta di bestemmie e dalla fede di mamma Peppina fatta di preghiere per il figlio infermo. Quella mamma che rifiutando con fermezza la proposta di eutanasia dei medici e accettando di accudirlo per tutta la vita, è come se lo avesse partorito una seconda volta. Una mamma sa sempre quali cose necessitano ai figli, e mamma Peppina sa bene che oltre alle pur necessarie cure fisiche, Nino ha bisogno soprattutto di guarire nell’anima, per questo prega, prega incessantemente senza stancarsi mai. La preghiera di mamma Peppina che chiedeva un po’ di pace per il figlio deve essere stata più forte della disperazione di Nino e per questo è stata esaudita, non secondo le categorie umane, ma secondo quelle divine più lungimiranti e opportune: Nino infatti, non ottiene la guarigione fisica, ma qualcosa di più grande, la conversione del cuore, che gli fa riconsiderare la sua condizione di 9 infermo e gli fa accettare in toto la sua infermità. Ora Nino vuole conoscere questo Dio che gli promette la salvezza e per un anno intero si dedica alla lettura della Sacra Scrittura, notte e giorno senza stancarsi mai, ed infine esclama:“Come ho potuto bestemmiare questo Dio che è tutto amore, così pieno di misericordia? Perché non l’ho conosciuto prima!!!” Quasi per gioco Nino inizia a scrivere con la bocca, una scrittura che man mano si perfeziona nella calligrafia, nella grammatica e nei contenuti. Questa intuizione segna un’ulteriore svolta nella sua vita che si apre verso orizzonti nuovi e sconosciuti che oltrepassano le mura della sua stanzetta e proiettano i suoi scritti in tutto il mondo, le diverse migliaia di lettere ricevute e corrisposte una per una, sono il segno più tangibile del suo farsi testimone del Crocifisso Risorto. Oltre alla nutritissima corrispondenza Nino ha lasciato anche i 69 volumi boccascritti del suo diario e diverse pubblicazioni. 10 4/11/89 Preghiera di un infermo Sono qui o Signore, sdraiato sul mio letto. Il mio corpo soffre, mani e piedi inchiodato sulla Croce. Mi guardo intorno e non vedo nessuno accanto a me, solo la mia mamma come la Tua, sta accanto alla mia Croce. Lei mi conforta, mi consola. Lei mi accudisce in tutti i miei bisogni, lei mi aiuta a portare la Croce, con tutti i suoi dolori e i malanni dell’età è sempre pronta e attenta a ogni mio richiamo. Giorno e notte lei veglia su di me, sempre con il suo si alla Volontà Tua o Signore, Si al sacrificio, alla sofferenza, alle rinunzie, insieme portiamo la Croce che ci hai affidato, insieme fino alla fine, fino a quando Vuoi Tu. Signore, guardo il mio corpo morto e più ti lodo perché so che più sono nelle sofferenze e più Tu mi sei vicino, più soffro e più so che Tu mi Ami. Dammi la gioia di Amarti sempre di più da questa mia Croce. Io vivo insieme a Te perché Tu sei la vita. La Croce è Via e Vita. 11 4--Via del Serbatoio Caduta 17 anni 17 metri Dal vangelo secondo Luca (9,57-62) Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: “Ti seguirò dovunque tu vada”. Gesù gli rispose: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. A un altro disse: “Seguimi”. E costui rispose: “Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre”. Gesù replicò: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il regno di Dio”. Un altro disse: “Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa”. Ma Gesù gli rispose: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”. È facile dire di amare il Signore quando la vita sorride, quando non è richiesto quel minimo di compromissione che scuote dagli interessi e dalle normali e forse banali prospettive umane, ma per Nino non è stato così, per lui è avvenuto un vero e proprio terremoto che ha ribaltato ogni prospettiva della sua vita e con violenza lo ha scaraventato in un’altra dimensione, dove tutto è stato in salita, dove l’unica moneta spendibile è stata la sofferenza, quella vera, quella che lascia i segni, quella che mai sazia e ti accompagna per tutta la vita. 12 Era il 6 maggio del 1968, quando alle 11,00 circa, Nino cade dall’impalcatura situata al quarto piano di questo palazzo, un volo di pochi secondi che rivoluziona un’esistenza, un metro per ogni anno, diciassette metri che cancellano i sogni e le speranze di un giovane di diciassette anni. Il ragazzo giovane e forte, pieno di speranza, che sognava il suo futuro accanto ad una ragazza per vivere felice insieme a lei ed avere dei figli, non esiste più. Ora c’è un uomo immobile senza più nessuna apparente speranza e senza futuro che guardando la sua infelice realtà, riesce solo ad imprecare con tutte le sue forze. Non aveva ancora compreso che la sua vita aveva preso la svolta decisiva, che lo pone di fronte al suo limite e a Dio che lo stava chiamando, a qualcosa di più grande dei suoi sogni e delle sue aspirazioni. Ma quando Nino prende coscienza della sua particolare vocazione, con una forza interiore che supera ogni capacità di comprensione, non si ferma a piangere la sua infermità e nemmeno si volta indietro per raccogliere l’insignificante commiserazione che da più parti gli arriva, egli aiutato dai suoi cirenei abbraccia la sua croce con una intensità tale da divenire testimone privilegiato del Crocifisso-Risorto. Signore, sono seduto al sole, sotto l’albero vicino casa mia, quanta gente mi saluta e mi viene a trovare non sono mai solo, sono sempre circondato da ragazzi che non mi lasciano mai solo, anche se 13 mi annoio a mettermi sulla carrozzina sono loro stessi che mi invogliano di fare un giro, e sono tutti contenti e a volte litigano chi mi deve spingere, per le strade guardo la gente che è tutta presa dai suoi impegni ed è tutta indaffarata e non trovano nemmeno un minuto per pensare a te. L’altro giorno sono andato con la carrozzina nel luogo dove lavoravo e dove sono caduto, adesso ci sono altre case, allora non c’era niente c’erano solo pietre, ho guardato il luogo dove sono caduto, e ho sentito una tristezza dentro di me, avevo un po’ di rimpianto di quando lavoravo, ho rivisto dopo tanto tempo quelli che abitavano li vicino, si ricordavano di quando stavo bene e mi ha fatto molto piacere rivedere quelle persone e quei luoghi che mi hanno riportato indietro negli anni quando stavo bene. Nino Baglieri (Estate 1979) 14 5--Casa Nuova Domenico Savio Dal vangelo secondo Luca (22,24-30) Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. Egli disse: “I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l’ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele. In questa casa Nino ha trascorso gran parte della sua vita, il sole che Nino amava tanto, a differenza dell’altra casa, riscaldava questa stanzetta dall’alba al tramonto anche nei giorni d’inverno. Ma non soltanto il sole si è premurato di visitare questo luogo, infatti ancora oggi come quando c’era Nino la processione con il simulacro di San Giorgio si ferma davanti a questa stanzetta per fare una sosta di preghiera. Non sono mancate nemmeno visite molto più 15 particolari e significative, infatti da qui è passato il prezioso reliquiario delle lacrime di Maria, in questa visita unica nel suo genere, Nino avverte la presenza di Maria e la descrive come quando stava sotto la Croce del Figlio suo Gesù. La madre che soffre per il figlio sofferente e con il suo amore di madre lo consola. In questo luogo la santità è di casa, da qui è passata anche l’urna con le reliquie di san Domenico Savio, e non vogliamo parlare di eventi prodigiosi raccontandovi la storia movimentata di questo evento, ma certamente qualcosa di poco logico è accaduto, infatti la pesante è ingombrante urna che secondo le categorie umane nemmeno doveva passare da questo luogo, non solo ha fatto tappa qui, ma è anche stata introdotta da quella porta per sostare accanto al letto di Nino (l’urna di Don Bosco che è pressappoco delle stesse dimensioni dopo svariati tentativi non è passata). Era il 6 maggio del 1968, quando è avvenuto l’incidente di Nino, proprio il giorno della festa di San Domenico Savio, il santo che Nino ha preso come modello per la sua nuova vita e con il quale ha condiviso i propositi di purezza e di santità: “voglio farmi santo, sarò infelice finché non mi farò santo”, “i miei amici saranno Gesù e Maria”, “la santità consiste nello stare molto allegri”, “la morte ma non peccati”. Così ogni anno il 6 maggio nella festa liturgica di san Domenico Savio, Nino festeggiava solennemente il suo anniversario di Croce. 16 MODICA 28/4/2004 Mercoledi 15.20 Grazie Signore per tutto quello che mi dai. Non merito tutte le grazie che mi doni. Dopo la visita di San Domenico Savio a casa mia, anche la grande gioia e tanta emozione per San Giorgio. (…) il Signore mi ha accontentato, quando sono uscito fuori la gente che mi ha visto ha cominciato ad applaudire e salutare, (…) tutti i giovani portatori hanno gridato il mio nome io mi sentivo a disagio per tanto affetto, ho ringraziato San Giorgio e dopo un attimo (…) lo hanno portato accanto al mio letto, tutta la gente applaudiva e gridava forte il mio nome, ed io commosso chiusi gli occhi perché si erano bagnati di lacrime per la forte emozione, tanta gente ha pianto per la commozione, ho pregato, ho ringraziato i portatori per il loro segno di affetto (…) mai potrò dimenticare questo incontro con un altro Santo, chissà cosa vuole il Signore, forse che mi faccia Santo con la mia croce. 17 6--Chiesa Maria Ausiliatrice Crocifisso Dal vangelo secondo Luca (9,51-63) Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. Eccoci giunti al cortile in cui Nino Baglieri amava fermarsi con la sua carrozzina per guardare i ragazzi nelle loro attività e scambiare con loro qualche parola. Chissà come ha desiderato poter correre insieme a quei ragazzi perché anche lui da ragazzo è passato da questo cortile correndo dietro a un pallone, in quei momenti come tutti i ragazzi sognava il suo futuro, che mai si sarebbe realizzato. Non poteva nemmeno immaginare ciò che la vita gli avrebbe prospettato, non poteva sapere che sarebbe diventato segno tangibile e testimone fedele di Gesù Crocifisso. Il passo che dal cortile ci ha portati alla Chiesa per noi è stato breve, per Nino invece è stato un percorso travagliato, lungo, fatto di buio, di incertezze, di disperazione che ha modellato il suo carattere e in cui ha preso coscienza della dimensione alta della sua sofferenza, come il suo Maestro ha percorso il cammino verso la sua Gerusalemme, verso 18 l’immolazione e la gloria. Il posto preferito da Nino e per questo privilegiato era proprio qui, all’ombra della Croce e davanti a Gesù Eucarestia. Da qui partecipava alla Messa, qui la sua preghiera si faceva più forte, qui ha consacrato la sua vita di sofferente al Crocifisso, qui il 31 agosto 2004 ha fatto la professione perpetua come C.D.B., qui ha voluto si celebrasse la festa del suo funerale. Davanti al Crocifisso Signore Gesù, eccomi ai piedi della tua Croce guardo in silenzio Te, inchiodato sulla Croce. Innalzato verso il cielo, da dove il Padre ti benedice, «Ecco il mio figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto». Il mio sguardo timido ti fissa, il mio cuore implora il Tuo perdono. Sono qui ai tuoi piedi o Signore, guardo in silenzio i grossi chiodi che trafiggono le Tue mani distese sulla Croce, guardo il tuo capo incoronato da una Corona di spine, ogni spina affonda nella Tua carne. Il Tuo volto ricoperto di sangue, le palpebre socchiuse e un sorriso spento sulle labbra, tutto il Tuo corpo è segnato dal dolore, dalla lunga e penosa flagellazione, anche il Tuo costato da una lancia è stato squarciato, il Tuo corpo nudo, appeso sulla Croce, mi fa capire quanto sono ridicolo, quando mi lamento del mio dolore. Cosa sono le mie sofferenze di fronte alle Tue 19 sofferenze, Tu inchiodato sulla Croce, ed io inchiodato su un morbido letto, o in una carrozzina a passeggiare. Tu coronato di spine, ed io un morbido guanciale, Tu soffri, senza conforto di nessuno, ed io ben curato e ben custodito dai genitori e dagli amici. Tu soffri da solo sulla Croce ed io ho il Tuo aiuto. Signore Gesù quanto Amore c’è nel Tuo Cuore, anche io ho contribuito a inchiodarti sulla Croce, a farti soffrire così terribilmente, Tu dalla Croce mi perdoni ed io continuo a farti soffrire, ad offenderti, a peccare, recandoti tanto dolore, ogni volta che pecco affondo sempre più le spine della Tua Corona, sempre più ti reco tanto dolore. Perdonami o Signore eccomi ai piedi della Tua Croce, ti prego accettami così come sono, ti prego unisci la mia Croce alla Tua Croce, fammi partecipe del Tuo dolore, innalza la mia Croce vicino a quella Tua fammi partecipe della tua gloria. Signore ti guardo sulla Croce, fa che non resti solo a guardarti, fa che io possa servirti così come posso, nelle mie possibilità, e possa offrirti le mie sofferenze, per il bene di tante anime, di tanti fratelli di sofferenza, accetta le mie sofferenze per loro, affinché sappiano accettare la loro Croce ed offrirla a Te. Guardo la tua Croce Signore imprimi nel mio cuore, il Tuo dolore, la Tua Croce, le Tue piaghe, il 20 Tuo Amore, fa che io possa assomigliarti almeno per un po’. Possa il Tuo esempio, aiutarmi a seguirti nelle Tue vie, nelle vie che portano nel Tuo Regno d’Amore, dove il dolore ha il giusto valore, affinché il padre possa dire anche a me. Ecco il mio figlio prediletto. Grazie Signore perché mi aiuti a fare la Tua Santa Volontà in tutto, anche nel dolore. Grazie Signore. Nino Baglieri, (Quaresima 1983) 21 7--Visita museo 22 23 Spesso la santità ci appare lontana come una meta irraggiungibile che non ci appartiene, invece è una realtà molto concreta e condivisibile da tutti anche ai nostri giorni. Nino Baglieri è stato un testimone della fede che tutti abbiamo conosciuto, per questo possiamo sostenere che la santità ci appartiene perché ha percorso le nostre strade nel nostro tempo. 24