CABLA CABL ANNONUMERO PRIMAVERA SEMESTRALEPUBBLICATO DALLABORATORIO#ABLA DELLA&ONDAZIONE$IAMANTE GRAMMI DALLACOPERTINA Perché il nome “cabl@grammi” Il nome della nostra rivista si rifà da un lato alla parola «cablogrammi», i dispacci telegrafici d’altri tempi trasmessi per mezzo di cavi elettrici sottomarini, a voler simboleggiare il desiderio di comunicare tra il nostro mondo di diversamente abili e il mondo inteso come società tutta, anche se le distanze sembrano di primo acchito molto grandi, oceaniche appunto. Ma la “o” di cablogrammi si trasforma magicamente in “@”, il simbolo per eccellenza della moderna comunicazione globale tramite internet, ad indicare che le distanze di comunicazione nella nostra società postmoderna dell’informazione non esistono più e quindi esprimendo il desiderio di un intenso dialogo tra utenti, operatori, famiglie, società tutta. Infine, leggendo il titolo, compare già all’inizio, in modo del tutto naturale, il nome del nostro laboratorio CABLA della Fondazione Diamante, dove è nata quest’idea di comunicare con la presente rivista. Foto in copertina SOMMARIO EDITORIALE IL#ABLASIRACCONTA STORIADEL#ABLA LANOSTRAVACANZAAL,IDODI*ESOLO ILMIOLAVOROAL#ABLA LAMIAINTERVISTAAD!NTONIO,OCATELLI INSERIMENTI ILMIOINSERIMENTOLAVORATIVO Seconda sede del laboratorio Cabla in via Varenna a Locarno (1997). IPSEDIXIT INTERVISTAA2E2ABADAN APPROFONDIMENTI IMPORTANZADEGLIPSICOFARMACI ALBOFOTO MOMENTI STORIEDIVITA LOPERATORESOCIALESIRACCONTA Il laboratorio Cabla, come il paguro, crescendo cambia “casa”. UNANOTADICOLORE COSASONOGLI5&/ LAGLIO LEMIEPASSIONI LANGOLODELLARTE POESIEPENSIERIERACCONTI UNDELIZIOSODOLCETURCO CHEKPOINT )NSIDIOUS ,)"2ARS) Roberto C. LINKFD CERCASIAPPARTAMENTIPERUNFOYER BACHECA Sede attuale del laboratorio Cabla in via del Sole a Tenero (dal 2008). hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA EDITORIALE La pubblicazione di una rivista pensata e scritta da persone che lavorano all’interno di una struttura sociale o di un’azienda, non è una novità originale, ma nemmeno un evento corrente. Questa iniziativa è quindi da salutare con piacere e interesse. L’attenzione portata costantemente alla persona, all’utente preconizzata dalla legge (LISPI) e della Fondazione Diamante, si esprime con servizi e prestazioni atte a permettere lo sviluppo personale, il benessere, il soddisfacimento di legittime ma realistiche, aspirazioni in tutta una serie di aspetti della vita quotidiana. Rispondere a questo mandato significa pure ascoltare i molti linguaggi proposti dai singoli, porre le condizioni per dialogare con le persone nell’intento di coglierne ogni segno che possa raccontare delle proprie idee, della propria volontà, delle proprie aspirazioni e dei progetti di autodeterminazione. La redazione di una “rivista” risponde a modo suo a questa esigenza. Dare la parola alle persone è dunque un modo di porre la persona al centro, significa dare dignità a pensieri, idee, interessi sui più svariati argomenti, magari non completamente condivisibili e necessariamente pertinenti, ma altrettanto rispettabili. Questo dialogo permette all’operatore sociale di colloquiare, di confrontarsi con le storie di ciascuno e permette di approfondire la conoscenza della persona e, IL#ABLASIRACCONTA in questo modo, di dare risposte maggiormente adeguate. Nella storia recente, importanti pedagogisti come Célestin Freinet in Francia, Don Milani nella più vicina Barbiana in Toscana o ancora Paulo Freire nelle favelas brasiliane, hanno valorizzato l’uso del “giornale di classe” come mezzo didattico che permette l’acquisizione di competenze linguistiche, di scrittura, che stimola lo sviluppo della curiosità e della ricerca, la scoperta di forme complesse di linguaggio. Un’attività che si è quindi dimostrata preziosa nel processo di emancipazione delle persone in situazioni discriminatorie per cause di povertà, debolezza, dipendenza. Anche nelle strutture FD si conoscono alcuni esempi: all’inizio degli anni ottanta un giornale stampato in ciclostile al Laboratorio Incontro di Solduno, apparso per qualche anno e poi scomparso, poi nel 2004 il laboratorio Ronchetto di Lugano con il suo foglio informativo “FILAR” ha proseguito su quel filone. Auguro a questa iniziativa di ricevere grandi consensi e lunga vita. In quel caso la rivista cabl@grammi sarà riuscita a diventare un importante mezzo attraverso il quale l’utenza esprimerà le sue idee, le sue emozioni. Roberto Trosi responsabile laboratorio Cabla hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA STORIADEL#ABLA Questo articolo si prefigge, mediante il vissuto lavorativo e sociale di Fabio e mio, di tracciare la cronistoria del laboratorio Cabla. Fabio è stato uno dei primi utenti-operai a far parte del Cabla e quindi testimone dell’ evoluzione del laboratorio, mentre io, lavorandovi dal 1994, ho vissuto praticamente tutta la sua storia fino ad oggi. 1993 Aprile, inizia l’attività del laboratorio Cabla. La Fondazione Diamante era già conosciuta presso la Schindler con due inserimenti lavorativi (L. e S.); ciò ha favorito la trattativa affinché il reparto di produzione cavetti fosse ceduto alla Fondazione Diamante e fossero poste così le basi per l’organizzazione di questo nucleo lavorativo. Già prima di quella data presso il laboratorio Incontro 1 di Solduno venivano svolti piccoli lavori di cablaggio per la ditta Invertomatic, da un piccolo gruppo di utenti (ca. 7 con disabilità medio-grave) seguiti da un operatore in formazione come MSP (Francesco). Queste persone costituirono il primo gruppo operativo del laboratorio Cabla. L’esternalizzazione del settore cavetti (ca. 400 tipi diversi) da parte della ditta Schindler, comportava 2 aspetti basilari: il primo era legato alla qualità, il cliente richiedeva un margine d’errore uguale a zero; il secondo era legato ai termini di fornitura, che andavano rispettati. Sicuramente una bella sfida per il primo gruppo che ha cominciato questa attività. Dopo l’istruzione iniziale al lavoro, alle macchine e alle attrezzature fornite dal cliente, il gruppo Cabla è partito… La Schindler forniva tutto il necessario alla produzione, Cabla metteva a disposizione la manodopera. Fabio fa parte di questo gruppo sin dall’inizio (ammissione nell’aprile del 1993). Fabio Prima di arrivare al laboratorio Cabla vivevo all’istituto Canisio, dove ho frequentato le scuole e gli ateliers di lavoro legno e ceramica. In seguito sono andato a vivere al foyer Casa Bianca (OTAF) a Locarno. Con gli educatori del foyer ho fatto visita al laboratorio Cabla, per vedere cosa si faceva e poi ho fatto una prova. All’inizio eravamo in pochi e il laboratorio era più piccolo, quando ho cominciato avevo un po’ di difficoltà e facevo un po’ di fatica perché il posto era nuovo. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA 1995 In questo anno viene creato un “sottogruppo Cabla” che collabora con le Officine FFS di Bellinzona. L’attività consisteva nel ripristinare dei portalampade dei vagoni. Questa collaborazione ha portato alla creazione di un’altra struttura della Fondazione Diamante all’interno delle Officine (Laboratorio OFFS). In questo anno nasce anche la collaborazione con la ditta Agie di Losone, che continua ancora tuttora. 1996 Dopo quasi tre anni di attività il gruppo di utenti è aumentato, quindi servivano spazi di lavoro più grandi e così s’è cercata una nuova sede, trovata a Locarno in Via Varenna nell’ex pastificio Simona. In questo anno siamo stati confrontati con un importante calo delle ordinazioni! Calo dovuto ad una evoluzione degli ascensori e delle scale mobili sempre piu moderni, modifiche richieste dal mercato che si muoveva verso tecnologie nuove e sempre piu sofisticate (meno cablaggi e piu elettronica). Avendo noi, come cliente unico la Schindler, ci siamo trovati presto in difficoltà a occupare le persone. Erano tempi in cui “inventavamo” il lavoro da fare con ordinazioni fittizie, per mantenere e allenare le competenze acquisite. 1997 L’équipe Cabla comincia una formazione aziendale interna per acquisire gli strumenti necessari alla preparazione di offerte da proporre ai possibili clienti, infatti occorreva un’analisi approfondita dei costi della struttura (affitto, luce, acqua, macchinari, produzione, acquisto materiali, salari utenti ecc…). Con queste nuove competenze ci siamo lanciati nel mercato per acquisire nuovi clienti. Fabio Questa volta il trasloco tocca a me. Sono passato dal foyer Casa Bianca (OTAF), al foyer Camminata a Bellinzona della Fondazione Diamante. Al foyer Camminata mi trovo bene, ora ho un appartamento che condivido con altri due compagni (N. e N.). 1998 È sicuramente l’anno peggiore, i costi di produzione hanno superato i ricavi! hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA IL#ABLASIRACCONTA IL#ABLASIRACCONTA Una volta la mia mamma mi aveva portato i soldi al Cabla per fare una vacanza e io li ho strappati perché ero nervoso. Un gesto così adesso non lo farei più. AI Cabla i miei compiti erano: mettere le scarpette sui cavi; arrotolarli e fissarli con una fascetta; spellatura dei cavi; conteggio dei pezzi; preparazione dei cablaggi in una paletta. Una volta preparata la euro-paletta (dopo il controllo qualità), si preparava il bollettino di consegna e poi noi con il carrello la portavamo direttamente alla Schindler. La pausa del mattino la facevamo al bar Tie Break, che era attaccato al Cabla. Nella pausa pranzo si andava a mangiare al ristorante Saleggi. Il mercoledì era una giornata extra-lavorativa, si andava a fare attività sportive come nuoto e palestra alle scuole di Minusio. 1999 K-Lumet. Il laboratorio Cabla, comincia la produzione dei K-Lumet (accendi fuoco ecologici) e diventa partner della Fondazione Perce-neige di Neuchâtel, ottenendo la licenza per la produzione e la vendita dei prodotti in Ticino. Da noi il progetto ha permesso di coinvolgere persone con minori capacità manuali e di dare una continuità produttiva all’interno del laboratorio. In questo progetto sono stati coinvolti altri partner come case anziani e altri atelier. Progetto elettricisti. Nasce grazie ad un operatore (Giacomo) elettricista di formazione, quest’attività che si occupava inizialmente di fare piccole manutenzioni , poi con il tempo siamo diventati gruppo d’appoggio per una ditta d’elettricisti. Il progetto si è fermato quando Giacomo è andato in pensione. 2000 Viene introdotto un programma informatico (usato tuttora), che ci ha permesso di poter gestire le ordinazioni, le conferme d’ordine, i bollettini di consegna e il materiale di produzione. Da qui in avanti il laboratorio diventa sempre piu azienda, capace di dialogare con le ditte (piccole e grandi) presenti sul territorio. 2003 È il decimo anniversario di attività del laboratorio Cabla. Si è organizzata una festa in “rotonda” a Locarno. 2007 Dopo anni di attività, anche gli spazi in via Varenna risultavano angusti e così a gennaio 2008 si è ricominciato nella nuova sede a Tenero, con spazi molto più grandi e tutti su un piano, questo ci ha permesso di riorganizzare gli spazi produttivi (K-Lumet, kit Schindler, cavetti, cartonaggio, ecc…). Questa nuova collocazione in uno stabile che comprende già altre aziende, da sempre piu una connotazione d’ impresa sociale. 2009 Vinciamo il concorso per la gestione di una buvette (vendita di bibite e gelati a prezzi popolari) al Meriggio di Losone, di proprietà del patriziato. Si trattava di un progetto molto impegnativo perché l’apertura doveva essere garantita 7 giorni su sette e per tutta l’estate. Fortunatamente avevamo alcuni utenti entusiasti di poter lavorare in questo ambito. La gestione del chiosco ci ha permesso molta visibilità rispetto alla popolazione che usufruiva di questo spazio di svago. Purtroppo, dopo due anni di gestione abbiamo dovuto abbandonare l’attività perché troppo impegnativa. Comunque è stata una esperienza molto ricca dal punto di vista sociale e relazionale. 2012 Attualmente il laboratorio Cabla è composto da un’équipe di 6 operatori e da una trentina di utenti, altri 30 utenti sono seguiti dal servizio inserimenti del locarnese in aziende sul territorio. In questi anni le attività lavorative si sono fatte più diversificate, permettendo l’assunzione di persone con abilità e competenze diverse e ampliare le collaborazioni: Schindler, RIRI, hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA 2013 Il laboratorio protetto produttivo Cabla festeggerà i vent’anni d’attività. Fabio Al foyer Casa Bianca ogni tanto venivano a trovarmi mia mamma e mia zia. L’unico svantaggio è che ora arrivo a casa più tardi, poiché il foyer Camminata si trova più lontano rispetto a prima. Al Casa Bianca facevo delle attività che non mi interessavano tanto, di giorno lavoravo, alla sera giravo tutti i bar sotto i portici, sempre con un educatore, mentre adesso sono maggiormente autonomo, guardo la televisione oppure sto nella mia camera a riposare e ad ascoltare la radio. Mi trovo meglio adesso al foyer Camminata perché i ragazzi con cui vivo sono più autonomi. Prima al foyer Casa Bianca andavo a fare la spesa assieme agli educatori ma non cucinavo mai, mentre adesso nell’appartamento cucino due sere a settimana (martedì e giovedì). In appartamento mi trovo bene anche se ogni tanto litighiamo per la televisione. Durante il weekend faccio attività, per esempio al sabato vado a portare a spasso i cani con un educatore che lavora all’istituto Von Mentlen, a volte andiamo anche in montagna. Ogni tanto andiamo a bere qualcosa al ristorante vicino a casa mia o andiamo in centro a Bellinzona, come pure andiamo a vedere musei e una volta sono anche andato a vedere la prima squadra di calcio del Bellinzona. A Natale andiamo una settimana ad Ascona a Casa Irma. A Locarno mi piace la Città Vecchia mentre a Bellinzona i castelli. Negli anni prima, quando ancora giravo sotto i portici e non lavoravo, non mi sentivo bene, se dovessi tornare a quei punti lì non sarei tanto contento. Questo lavoro mi fa sentire bene. Il Cabla è più bello adesso che è più grande. Negli anni ho acquisito l’indipendenza a livello lavorativo. Adesso sono responsabile dello smaltimento dei cartoni. Lavorare mi fa bene e mi piace, con i miei compagni mi trovo bene, anche se ogni tanto capita di litigare, ma è normale. Prima ero un tipo silenzioso, non parlavo con nessuno, adesso sono più aperto anche con i miei compagni. Il Cabla mi ha aiutato tanto a crescere e a maturare. Qua ho imparato le buone maniere; infatti prima non salutavo gli operatori mentre adesso sì. Fabio T. e Massimiliano P. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA LANOSTRAVACANZAAL,IDODI*ESOLO IL#ABLASIRACCONTA IL#ABLASIRACCONTA Agie, Geomag, Multitime, Invertomatic, Diamond, Roda, Fabbrica Tabacchi Brissago, Rex, Campeggio Bellariva, Ente del Turismo di Locarno, Garage Tognetti, produzione e vendita KLumet, teatro Dimitri, teatro Al Gatto e Terreni Alla Maggia. La qualità dei prodotti e il rispetto dei termini di consegne sono i due aspetti che non abbiamo mai sottovalutato, anzi sempre più rinforzato, perché siamo consapevoli che così si costruisce la fiducia nei partner e la si mantiene nel tempo. Tutto ciò permette all’utenza del laboratorio di confrontarsi con lavori reali e dignitosi facilitando così l’integrazione sociale e lavorativa sul territorio. Il campo di vacanza 2011 del laboratorio Cabla lo abbiamo svolto durante il mese di giugno e siamo andati in Italia sulla costa adriatica, al Lido di Jesolo. Abbiamo trascorso tre giorni intensi, dove ci siamo divertiti tanto. Alloggiavamo all’hotel Roma a metà pensione, quindi approfittavamo della cucina dell’albergo a colazione e a cena, mentre a pranzo mangiavamo nei ristoranti dei dintorni. Devo dire che abbiamo sempre mangiato bene e abbondantemente. Alla sera andavo in sala giochi e mi divertivo a guardare chi era impegnato a giocare ai videogame. Un gioco che mi ha divertito, era quello delle macchine da corsa, dove sbandavano e bisognava guidare per schivare i pericoli, impresa per nulla facile. In sala giochi ho pure guardato con piacere le sfide a calcetto tra alcuni miei compagni di lavoro. Una sera, io, Saverio e Antonio abbiamo noleggiato una bicicletta a quattro posti, mi sono divertito, ma avevo il timore di cadere, perché se qualcuno sbandava poi cadevamo tutti. Sia il viaggio d’andata che quello di ritorno è andato bene, inoltre ho comprato tre pacchetti di sigarette e alcune cartoline, le prima ovviamente le ho fumate tutte, le seconde le ho spedite a mio fratello e ad altri conoscenti e amici. Alcune sigarette le ho scambiate con Salvatore e Pasquale. Una sola volta sono andato in spiaggia, come pure una sola volta ho fatto il bagno in mare. Mi piaceva fare delle passeggiate in riva al mare, dove hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA Silvano R. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA ILMIOLAVOROAL#ABLA IL#ABLASIRACCONTA IL#ABLASIRACCONTA alcune volte entravo in acqua a bagnarmi i piedi e le gambe fino alle ginocchia. Nel viaggio di ritorno ci siamo fermati a Venezia e dopo un giro in vaporetto siamo scesi vicino a Piazza San Marco; lì mi sono fermato in un ristorante in riva a un canale, ho bevuto una birra in bottiglia, ho fumato alcune sigarette e ho mangiato un bel piatto di spaghetti. Finito di pranzare, per sbaglio ho fatto cadere per terra la bottiglia di birra e si è rotta. Il cameriere, arrivato subito dopo, aveva la faccia scura. Doveva portare via la bottiglia prima che cadesse. Peccato che la vacanza sia durata solo tre giorni, perché sono passati molto velocemente e mi sarebbe piaciuto passare più tempo al mare. Mi chiamo Nicole, ho 24 anni, durante la settimana abito al foyer Al Sasso a Solduno e nei fine settimana torno a casa dalla mia famiglia a Brissago. Ho svolto l’apprendistato di economia domestica presso il Centro Professionale di Gerra Piano. Dopo aver terminato il tirocinio, 5 anni fa ho iniziato a lavorare presso il laboratorio Cabla, dove mi trovo molto bene. Nel tempo libero pratico lo sport del nuoto a livello competitivo; infatti faccio parte di una società del Locarnese, con la quale mi alleno una volta alla settimana e partecipo alle gare a livello svizzero. Finora ho vinto 50 medaglie: oro, argento e bronzo. Durante i fine settimana vado a fare shopping per i negozi. In questo periodo al Cabla mi sto occupando del lavoro delle fascette e, oltre a questa attività, sono pure addetta alle telefonate in entrata. Il lavoro delle fascette mi piace moltissimo, perché mi riesce bene. Durante il giorno faccio tantissimi mazzetti. Il lavoro è suddiviso in varie fasi: contare le fascette; legare il mazzetto con una fascetta; tagliare la fascetta che lega il mazzetto con il tirafascette; contare i mazzetti con il conta pezzi; mettere i mazzetti in una scatola. Ci sono tre tipi di fascette bianche: quelle piccole (mazzetti da 80 pezzi), medie (mazzetti da 100 pezzi) e lunghe (mazzetti da 20 pezzi). Le fascette vengono ordinate per e-mail da Antonio, alla ditta Egli Fischer. Nell’ e-mail viene messa la data di fornitura e le fascette vengono fornite tramite il trasporto in camion, indicativamente vengono ordinate ogni due settimane, ma dipende sempre dal fabbisogno, che può variare di mese in mese. “La bilancia parlante” Visto che ho problemi di vista, per facilitare il mio lavoro abbiamo deciso di acquistare una bilancia conta pezzi, che poi è stata collegata ad un computer dotato di un programma per la sintesi vocale. La bilancia l’abbiamo comprata a Torino, in una fabbrica che si chiama “La Precisa”, che abbiamo visitato e dove ci è stata fatta una piccola istruzione sul funzionamento della bilancia. Adesso per preparare i mazzetti di fascette, al posto di contare, metto le fascette sulla bilancia, le peso e ascolto il numero corrispondente riprodotto dalla sintesi vocale. Con la bilancia conta pezzi mi trovo molto bene e velocizza il mio lavoro. Alla mattina si accende il computer e la bilancia viene tarata secondo il peso desiderato. Ho notato che con questa bilancia non sforzo troppo la vista. Nicole C. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA Chi è Antonio Locatelli? “È un educatore che lavora al Cabla da 6 anni, che dopo un’esperienza di oltre 25 anni nell’industria ha deciso di dare una svolta alla sua vita approfittando dell’opportunità offertagli dalla Fondazione Diamante. È stata una scelta di coraggio rimettersi in gioco con se stessi e con gli altri. Durante questi 6 anni al Cabla credo di aver acquisito molte nozioni comportamentali e relazionali con gli utenti e con i colleghi educatori, permettendomi di accrescere le mie conoscenze professionali.” Come hai iniziato la tua carriera presso la Schindler? “Nel lontano 1980, dopo un infortunio sul lavoro, sono stato chiamato dalla Schindler di Locarno per un colloquio di lavoro. Nonostante il problema ad un dito non mi sono lasciato sfuggire l’opportunità e il 16 giugno dello stesso anno ho varcato per la prima volta i cancelli dell’azienda.” Cosa ti ha spinto a cambiare lavoro (passaggio Schindler – laboratorio Cabla)? “Dopo 26 anni mi sono reso conto che qualcosa si era rotto all’interno dell’azienda. L’ambiente non era più quello dei primi anni, ovvero accogliente, amichevole, socialmente costruttivo e il lavoro, nonostante l’impegno profuso, non dava più quelle soddisfazioni dei primi 20 anni di permanenza in ditta. Dopo aver realizzato negli ultimi 2 anni progetti nel settore dell’elettronica Fortunatamente l’esperienza che ho vissuto alla Schindler di Locarno con i due ex-utenti del Cabla, Luigi e Stefano, mi ha aiutato a indirizzare la mia formazione professionale a loro sostegno nel mondo del lavoro. Durante il colloquio avuto con il signor Trosi e il signor Ferrari, ho presentato tutte le mie credenziali a livello di formazione e ho avuto la fortuna di essere assunto.” dell’azienda, e non avendo avuto ciò che mi aspettavo sotto l’aspetto della riconoscenza, mi sono promesso che appena avessi avuto un’occasione concreta avrei cambiato lavoro.” Come è stato il cambiamento? “Devo dire in tutta sincerità che intraprendere questa nuova attività mi preoccupava molto, anche se in passato avevo già lavorato con due ex-utenti del Cabla all’interno della Schindler, con cui, tra l’altro, avevo intrattenuto da subito degli ottimi rapporti. È stata proprio questa esperienza che mi ha spinto ad optare per il sociale. È evidente che questo cambiamento ha accresciuto in me la necessità di conoscere e capire il mondo delle persone diversamente abili in modo esponenziale. Ogni giorno vissuto al Cabla mi portava nuove esperienze, nuove conoscenze, nuovi stimoli che affrontavo con l’aiuto indispensabile dei miei colleghi, che hanno sempre avuto uno spirito costruttivo e positivo.” Come hai iniziato la tua carriera presso il laboratorio Cabla? “È iniziata nel gennaio 2006, dopo essere stato contattato dall’ex direttore della Fondazione Diamante Mario Ferrari, a seguito di una mia richiesta di lavoro presso il laboratorio, perché erano alla ricerca di una figura professionale che avesse già, in qualche modo, lavorato con le persone diversamente abili e avesse le dovute conoscenze tecniche nell’elettromeccanica. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA IL#ABLASIRACCONTA IL#ABLASIRACCONTA LAMIAINTERVISTAAD!NTONIO,OCATELLI Secondo te, la relazione che avevi prima con i tuoi dipendenti alla Schindler e poi con gli utenti al Cabla è cambiata di tanto? ”È ovvio che in termini di confronto relazionale con gli utenti o gli ex collaboratori della Schindler, quello che cambia è fondamentalmente l’aspetto umano e interpersonale, perché vanno modificati il metodo e la tecnica di approccio rispetto alle persone cosiddette abili. L’esperienza alla Schindler mi ha comunque aiutato notevolmente sotto questo aspetto, perché all’interno della ditta stessa mi ero già confrontato con entrambe le realtà.” Era più impegnativo il lavoro alla Schindler o qua in laboratorio? ”Sono due lavori completamente diversi. La differenza è che al laboratorio Cabla c’è più soddisfazione personale.” Di cosa ti occupavi alla Schindler? Come ti trovavi con i colleghi? ”In 26 anni mi sono occupato di apparecchiature meccaniche ed in seguito di montaggi elettronici. Con tutti i miei colleghi ho sempre avuto un ottimo rapporto.” Pensando agli inizi della tua carriera presso la Schindler; è cambiata tanto l’elettromeccanica negli anni? ”Sì, come in tutte le branche dell’industria anche l’elettromeccanica ha avuto una grande rivoluzione dettata dalla ricerca e dallo sviluppo del campo tecnico.” Enza C. e Federica P. Come ti trovi al laboratorio Cabla con gli operatori e gli utenti? ”Mi trovo bene, sia con gli operatori che con gli utenti. C’è un ottimo spirito di gruppo che ci permette di lavorare in un clima disteso.” hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA INSERIMENTI IPSEDIXIT ILMIOINSERIMENTOLAVORATIVO INTERVISTAA2E2ABADAN Mi chiamo Roska, ho 21 anni e dal 2008 ho cominciato a lavorare al salone X9 a Locarno come aiuto parrucchiera. Un giorno la mia ex-docente mi ha informata sulla possibilità di iniziare un’esperienza lavorativa in un salone di parrucchiera, così è incominciato tutto. Questo lavoro mi piace molto. Io lavoro metà tempo al salone e metà tempo al Cabla a Tenero. Chi è Dante Pesciallo? ”Bella domanda, ogni tanto me lo chiedo anch’io! Sono nato e cresciuto nel Mendrisiotto e sono arrivato nel Bellinzonese 25 anni fa, a suonare in una festa campestre ad Artore (sopra i castelli); lì ho conosciuto mia moglie e non me ne sono più andato via.” Nel 2010 è nato Jan, il figlio della mia “capa” Iva. Ogni tanto Jan passa a trovarci in salone. Roska P. I miei compiti al salone sono: - Rispondere al telefono Servire il caffè alle clienti Pulire la macchina del caffè Lavaggio delle tinte Lavaggio mèches Shampooing colorato Mettere le “mantelle” alle clienti Mettere l’olio sulla testa Prendere la posta dalla bucalettere Pulizia generale del salone I miei orari al salone sono: Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì 12.00 – 18.00 12.00 – 18.00 9.30 – 18.00 9.30 – 18.00 Ogni 5 settimane lavoro anche di sabato. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA Chi è Re Rabadan? “Sono io! È una storia lunga 150 anni. È un ruolo non facile, intenso e molto impegnativo, sia prima che dopo il carnevale di Bellinzona. Quest’anno ho ricevuto 102 inviti, ma sono riuscito ad andare a soli 58 di essi. Durante i 5 giorni del nostro carnevale dobbiamo rappresentare la società, interagendo con i mass-media, vuol dire incontri regolari con radio e televisione, inoltre incontri con i vari sponsor, le presenze ai vari cortei, le serate d’apertura e chiusura, le visite alle case anziani ed ai laboratori protetti, ecc…” Come e perché ha intrapreso la carriera di Re? “Le cose capitano perché devono capitare, io credo molto nel destino. 13 anni fa ero in vacanza a Formentera e ho sentito una canzone allegra che mi è piaciuta molto. Arrivato a casa ho cercato di riprenderla musicalmente e così ho composto una canzone dal titolo “Rabadance”. Dopo aver pubblicato il disco sono andato dalla società del carnevale a chiedere se potevo fare la promozione durante il carnevale; loro hanno accettato e nel 2001, durante il corteo, davanti al carro del Re l’abbiamo fatta sentire al pubblico e abbiamo venduto 18'000 dischi. In seguito mi hanno chiesto di assumere la carica di Re: all’inizio ero titubante per le mie origini “momò”, ma poi non è mai stato un problema.” Anche il Re va “in pensione”? “Certo che va in pensione. Comunque non c’è un limite d’età, dipende dalla disponibilità delle persone. C’è stato il primo grande Beltraminelli che ha fatto il Re per 31 anni. Io credo poco nelle cose lunghissime anche perché il hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA cinque donne. La mia giornata inizia alle 9.30 del mattino e dura fino alle 3-4 di notte; per le damigelle e la regina la preparazione è più impegnativa perché devono svegliarsi prima per andare dal parrucchiere e truccarsi. Una cosa a cui io ho sempre tenuto tanto è all’immagine della corte.” Com’è una giornata tipo da Re? “Una giornata tipo da Re è 365 giorni all’anno. Il solo svegliarsi al mattino e poter vivere un nuovo giorno è una vita da Re. Questo è un concetto che sovente dimentichiamo. Io gioco un ruolo. Alla fine delle serate sono sempre stanco, infatti concluso il carnevale devo andare via per qualche giorno perché sono distrutto. Quando ho cominciato io l’immagine del Rabadan era un po’ offuscata e non c’erano tutti questi inviti che sono arrivati in seguito. Gli inviti sono nati dall’andare in altri regni a rendere omaggio, la gente lo apprezza e questo mi soddisfa molto; inoltre sono l’unico uomo che può girare tranquillamente con Cosa rappresenta per lei il carnevale? “Cerco di interpretare il pensiero dei miei sudditi. A me piace pensare che il carnevale sia un momento di positività; specialmente a Bellinzona la gente aspetta il Rabadan, proprio perché sono appena passate le feste di Natale, si è un po’ preoccupati perché gennaio è un mese un po’ difficile. Ma è anche un discorso contro la negatività; infatti si accende la televisione e si vedono quasi solo notizie brutte. A carnevale si è tutti un po’ più sereni. Per il sottoscritto rappresenta un’opportunità unica nella vita. Posso dire di aver fatto parte di un pezzo della storia e questo mi emoziona …” hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA IPSEDIXIT IPSEDIXIT mondo cambia. Negli ultimi 5 anni il Rabadan ha avuto una forte esplosione. Sicuramente il carnevale di 30 anni fa era tutta un’altra cosa, con un altro concetto, un’altra dimensione, oggi è diventata un’azienda. È cambiato un po’ tutto. Le cose mutano e noi dobbiamo adeguarci.” Quali sono le origini del “Carnevale del Cuore”? “Lo dico con un po’ di soddisfazione, una delle cose che ho creato è l’Associazione dei regnanti della Svizzera italiana, nata tra l’altro per caso. Si organizzavano già da tempo eventi per i bambini e per gli anziani ma mai niente per le persone diversamente abili. Poiché per loro diventa difficile entrare in una tendina alla sera, abbiamo deciso di fare anche qualcosa per loro. Così, con l’Associazione dei regnanti abbiamo dato vita al Carnevale del Cuore. Abbiamo deciso di svolgere questo evento a Bellinzona perché si trova al centro del Canton Ticino e approfittando dell’apertura del Rabadan ci permette di sfruttarne la scia mediatica, disponendo così di radio, televisione e giornalisti che ci danno la possibilità di mettere in evidenza questo evento. Siamo arrivati ad una presenza di 600 ospiti e, sinceramente, non avrei mai immaginato che ci fossero così tante persone diversamente abili. Praticamente noi lavoriamo per loro, offriamo il pranzo e lo facciamo con immenso piacere.“ Qual è l’obiettivo/scopo di questo evento? “L’obiettivo è di stare tutti insieme, perché le persone ci trasmettono delle forti emozioni. Tutto gira sempre attorno ad un discorso venale, grazie a questo evento si apre un discorso affettivo. Una giornata così ti rimane appunto nel cuore.” Pensate di esportare il “Carnevale del cuore” anche in altri carnevali? “Credo che sia difficile, soprattutto a livello organizzativo. Sarebbe bello spostarlo ogni anno in un carnevale diverso, ma non è così semplice, anche per un fattore di distanza.” hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA IPSEDIXIT Come vive e vede l’integrazione dei disabili nel carnevale? “In parte ho risposto alla domanda in precedenza. È un discorso difficile dal punto di vista della logistica, dell’accessibilità e dell’architettura, per questi motivi abbiamo pensato di realizzare il Carnevale Del Cuore.” Ha già avuto contatti con un laboratorio protetto? ”Si, nel carnevale di Bellinzona abbiamo un appuntamento imperdibile ogni anno con il Don Colombo; infatti la visita all’istituto è diventata ormai una tradizione.” Secondo lei è cambiata la sensibilità della nostra società verso le persone diversamente abili? ”Sì è cambiata, ma non sufficientemente, si può ancora migliorare. Siamo in un’epoca segnata un po’ dall’egoismo, anche se in parte la società sta cambiando, soprattutto a livello architettonico si sta diventando sempre più sensibili. Quando si costruiscono nuovi stabili la legge impone di avere degli accessi adatti alle persone con un handicap fisico. Poi se si fa il paragone con altri posti del mondo siamo in ogni caso avanti, ma questo non vuol dire che non si può fare di più.” Ci farebbe piacere che venisse a farci visita nel nostro laboratorio a Tenero… ”Volentieri, verrò a farvi visita con la regina e le mie damigelle, dovete solo dirmi quando… ” Paola C., Mariarosa L. e Federica P. APPROFONDIMENTI IMPORTANZADEGLIPSICOFARMACI ... o farmaci psicotropi o altrimenti detti farmaci psicoattivi Alcuni pazienti vedono gli psicofarmaci come droghe come un Male dal quale restare lontani, altri invece vedono le terapie farmacologiche come unica via di soluzione ai propri mali. Chi ha ragione? Quali paure sono nascoste dietro la difficoltà ad assumere una terapia? Cosa succede alla propria personalità? Che dire del timore di divenire dipendenti da una pillola? E’ giusto valutare queste terapie come “moderne camicie di forza chimiche”? E’ doveroso ricordare che in passato, all’inizio del secolo scorso, non vi era la scelta farmacologica oggi presente; si cercava pertanto di curare alcune patologie psichiatriche con pratiche terapeutiche usate con l’intento di “sottomettere la malattia mentale”. Alcuni cenni storici: Negli anni ‘20: Coma indotto da barbiturici, Shock insulinico. Negli anni ‘30: Lobotomia, Terapia elettroconvulsivante. A partire dagli anni ‘50 circa, grazie alle scoperte avute, gli psicofarmaci hanno iniziato a rappresentare un fondamento essenziale nel trattamento delle malattie psichiatriche. Tornando ai nostri giorni, i farmaci hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA psicotropi possono essere considerati un utile e potente mezzo, non di certo l’unico, per modificare e correggere il tono dell’umore (es. la depressione), pensieri disfunzionali (es. paranoie), comportamenti patologici (es. aggressività), disturbi della percezione (es. nelle psicosi le allucinazioni) nel tentativo di sopprimere, o per lo meno alleviare, la sofferenza che determinate affezioni determinano nella persona malata ed in chi la circonda (amici, parenti …). Tradizionalmente gli psicofarmaci erano suddivisi in: 1) Antipsicotici o neurolettici 2) Antidepressivi 3) Stabilizzatori dell’umore 4) Ansiolitici 5) Ipnotici Attualmente questa suddivisione risulta meno valida perché sempre più farmaci appartenenti ad una determinata classe vengono usati per trattare svariati disturbi. Un esempio evidente lo si può vedere negli effetti di alcuni neurolettici di nuova generazione i hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA APPROFONDIMENTI Perchè è importante l‘assunzione degli psicofarmaci Purtroppo in molti casi l’assunzione di una terapia psichiatrica è assolutamente necessaria per la presenza di sintomi invalidanti e/o di una sofferenza così intensa che altri tipi di terapia, per lo meno nella fase iniziale, non hanno l’accesso per poter effettuare un lavoro ugualmente valido. Si può pensare ad esempio ad una persona con psicosi, la quale viene molestata da un’alterata percezione sia uditiva che visiva; queste allucinazioni impediscono una normale vita sociale; anche un grave disturbo depressivo o ansioso con attacchi di panico può essere talmente grave da rendere una terapia farmacologica assolutamente INDISPENSABILE. Altre volte, purtroppo, la persona malata non si rende conto del proprio stato di salute non riuscendo a valutare la presenza del disturbo, essendovi un’assenza completa o parziale di malattia e riversando cosi sugli altri il proprio malessere. Questi sono i soggetti più difficili da trattare perché in pratica non possono effettuare una vera scelta nell’assunzione o meno di una psicofarmacoterapia poiché non consapevoli della propria malattia. E’ chiaro e comprensibile che questi farmaci possano incutere timore sia a causa degli effetti collaterali più o meno evidenti, che di un eventuale dipendenza; in taluni casi vi è pure il timore di cambiare carattere. Lo psichiatra o il medico curante, dovrebbe conoscere questi dubbi e ben valutare il rapporto costo/beneficio di un eventuale terapia psichiatrica. La persona che deve assumere qualsivoglia farmaco deve SEMPRE ricevere informazioni esaustive sul motivo della scelta di una determinata terapia, i benefici, gli eventuali rischi e/o effetti secondari . Nell’interesse di tutti, dopo un’attenta anamnesi durante la quale si hanno informazioni riguardanti non solo i disturbi presenti, ma anche le eventuali intolleranze e le situazioni a rischio (ad esempio la tendenza della persona in questione ad aumentare di peso), si sceglie il farmaco che agisce sui sintomi e che nello stesso tempo venga sopportato in miglior modo dal paziente. Un attento e regolare monitoraggio dell’andamento della terapia riduce eventuali rischi di effetti collaterali poco graditi. Anche eventuali effetti secondari non visibili (es. sul fegato, sul metabolismo, ...) possono essere ridotti al minimo con un monitoraggio effettuato con esami del sangue, elettrocardiogramma, … prescritti dal proprio medico curante. Difficile per contro esprimersi sull’eventuale cambiamento di personalità …. Dobbiamo innanzitutto ben definire cosa temiamo; se il timore é di cambiare gusti, sentimenti verso terze persone, carattere, … sicuramente la risposta è NO. E’ chiaro però che alcune malattie portano a modificare il carattere; ad esempio una persona da tempo depressa, se trattata adeguatamente potrebbe sentirsi “risvegliata” e dive- hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA APPROFONDIMENTI quali possono essere usati, soli o associati, oltre che per curare una psicosi anche per trattare un disturbo bipolare, uno stato depressivo, nell’ansia, e per l’insonnia. nire più attiva, allegra, energica … cambiando (e questa “trasformazione” è voluta e sperata) la propria modalità di porsi verso l’esterno. In questo caso non si parla di un cambiamento di personalità, ma di ritorno ad un tono dell’umore in equilibrio. Per quanto riguarda il rischio di dipendenza, la classe delle Benzodiazepine (BDZ), farmaci comunemente usati per arginare l’ansia o per curare l’insonnia, é quella più temuta. Rischio che si riduce notevolmente essendo le stesse prescritte da chi ha valutato la personalità del paziente e che quindi ben pondera rischi e benefici. Solitamente vi è un controllo del terapeuta affinché questa evenienza non si verifichi, sia grazie al dosaggio, sia nella decisione sulla durata del trattamento. E’ comunque assolutamente necessario per ogni terapia concordare con il curante le modalità per terminare la cura; solitamente un dosaggio a scalare ben calibrato non comporta problemi di astinenza, e se quest’ultimi dovessero comunque manifestarsi sono normalmente ben gestibili e poco problematici. E’ doveroso sottolineare che affinché la terapia abbia effetto è importante assumere una dose efficace del/dei farmaco/i per un periodo sufficientemente lungo (per tale durata solitamente ci si affida a studi scientifici ed all’esperienza clinica), anche e soprattutto se la sintomatologia è completamente regredita. Questo perché per la maggior parte delle malattie psichiche la ricaduta ha un incidenza maggiore se non si tratta la patologia di base per un periodo sufficientemente lungo. Aggiungo anche che la gravità della malattia, dopo una sospensione prematura della terapia farmacologica, può notevolmente aumentare ed anche non rispondere alle terapie p r e c e d e n t emente assunte e/o ai medesimi dosaggi (necessità di incrementare la posologia). Per terminare, nonostante il tema dell’articolo è stato incentrato unicamente sui farmaci psicotropi, non si può non sottolineare l’importanza di una terapia farmacologica integrata con psicoterapia, riabilitazione sociale, lavorativa… Grazie a questi approcci non chimici si ha una presa a carico del paziente più completa con risvolti ottimali sulla sintomatologia da esso lamentata. Dr.ssa Lucia Isoldi Magnani hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA “momenti” di Deborah C. STORIEDIVITA A trentanni, a causa di un incidente, ho dovuto smettere la professione come idraulico che esercitavo da quindici anni. Un momento difficile: in poco tempo mi sono ritrovato senza lavoro, con molte difficoltà causate dall’incidente e, inoltre, una famiglia da mantenere. Il primo impatto con questa nuova situazione mi ha portato ad avere rabbia verso tutto e tutti, più volte mi chiedevo “perché proprio a me?”. Non ho mai avuto una risposta alla mia domanda, ma una grande risposta mi è stata data da tutte quelle persone che giorno dopo giorno mi sono state accanto sostenendomi e incoraggiandomi. Questo sostegno e incoraggiamento mi ha aiutato a vivere con più serenità l’accettazione di cecità dell’ occhio destro. Sono sempre stato sensibile verso le persone portatrici di handicap. Spesso e volentieri dedicavo parte del mio tempo libero al volontariato, con uscite, trasporto di persone e momenti di sport. Questa sensibilità è aumentata nel momento in cui mi sono sentito portatore di handicap; quindi mi sono chiesto: perché non dedicare più tempo a persone che hanno bisogno di sostegno e aiuto? STORIEDIVITA L@OPERATORESOCIALESIRACCONTA Questa riflessione mi ha portato ad effettuare degli stage in laboratori, foyer, case anziani, dove ho avuto la possibilità di valutare cosa significasse trascorrere ore, settimane e mesi a contatto con persone bisognose di aiuto. Esperienze positive che mi hanno convito ad intrapprendere una professione sociale. A trentadue anni ho iniziato la scuola come operatore socio-assistenziale a Mendrisio, formazione esercitata a tempo part-time, con una frequenza del 50% di scuola e il rimanente 50% lavorando “Allevoliere”, laboratorio protetto della Fondazione Diamante. Durante il percorso formativo durato tre anni ho trovato molto interessante il sistema del 50% scuola, 50% lavoro che mi permetteva d’apprendere la teoria discussa a scuola e praticarla sul posto di lavoro. Inoltre incontrare nuove persone e scambiare esperienze vissute sia a livello lavorativo che privato mi ha permesso di crescere professionalmente e personalmente. A distanza di quattro anni dal termine della formazione posso affermare che la scuola dà delle basi solide per iniziare il cammino professionale; ma sei tu, come persona, tramite l’esperienza, stimoli, confronti, relazioni, ecc. a strutturarti ed edificarti. Oggi lavoro presso il laboratorio Cabla della Fondazione Diamante e sono felice di continuare a sostenere e aiutare persone che magari sono state meno fortunate di me. Formazione come operatore socioassistenziale Alcuni dati sulla scuola: la sede si trova a Mendrisio ( Scuola Cantonale Operatori Sociali); la formazione di operatore socio-assistenziale è sotto forma di apprendistato (durata di tre anni); offre due indirizzi specifici: Assistenza ai disabili lavorare prevalentemente in ambito istituzionale occupandosi di persone con disabilità psichica, fisica. Assistenza alla prima infanzia lavorare prevalentemente negli asili nido con bambini da 0 a 3 anni, non necessariamente portatori di handicap. Condizioni di ammissione: aver concluso la scuola dell’obbligo; aver compiuto i 18 anni; avere un contratto di tirocinio presso un’istituzione. Attestati rilasciati : Attestato Federale di Capacità. Saverio A. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA UNANOTADICOLORE Negli anni 90’ era una convinzione accademica che la Terra fosse l’unico pianeta abitato del cosmo conosciuto; ora, grazie al ritrovamento nei ghiacci antartici di fossili meteoritici da Marte e ai moderni telescopi radio come ottici, ci siamo resi conto che la vita è più diffusa nel cosmo di quanto si pensasse. Gli scettici cercano di ricondurre il fenomeno UFO a qualche evento già noto, ipotizzando una serie di spiegazioni convenzionali. Alfredo Lissoni - “Di fatto, gli ufologi sanno benissimo che solo il 5 per cento degli avvistamenti restano inspiegabili”, il che corrisponde a circa centomila casi, negli ultimi quarant’anni. Già le prime commissioni d’inchiesta americana avevano dovuto prendere atto di ciò. Il progetto di ricerca governativa Grudge, istituito dai servizi segreti statunitensi nel 1949 e sostituito nel 1969 dal Project Blue Book , aveva analizzato migliaia di casi. Per oltre 11.000 di essi fu trovata una spiegazione meteorologica o scientifica, senza coinvolgere macchine volanti extraterrestri. Ciononostante, spesso a seguito di una cattiva informazione , i giornalisti e gli scettici tendono a liquidare gli avvistamenti UFO con una serie di spiegazioni ormai ricorrenti. Vediamole insieme. Pallone sonda - Si tratta di un pallone stratosferico, riempito di gas e alla cui base vengono legati degli strumenti di rivelazione meteorologica. Compito del pallone, raccogliere informazioni sulle condizioni atmosferiche per le previsioni del tempo e per dati statistici. Tali palloni, se illuminati dal sole, possono sembrare brillanti. Raggiungono quote di 20-40 Km, poi si sgonfiano e lentamente scendono a terra. Possono dare l’impressione di un UFO in quanto troppo bassi rispetto alle stelle. Ma è facile identificarli, in quanto restano immobili nel cielo , anche la notte, allorché splendono di luce riflessa (in genere non oltre le ore 23). Venere - Uno dei nove pianeti del sistema solare. La sua luminosità’, a volte piuttosto forte, ce lo fa apparire come un punto immobile nel cielo. Stelle - In particolare Sirio, la stella che per prima compare nel cielo. Se noi fissiamo troppo a lungo una stella, si verifica il fenomeno detto “effetto auto-cinetico”. Poichè l’occhio non è ancora abituato al buio si sviluppa una hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA UNANOTADICOLORE COSASONOGLI5&/ maggiore sensibilità della parte esterna dello stesso. In questo il testimone subisce un’illusione ottica: la luce osservata sembrerà pulsare e muoversi e cambiare colore, mentre tutto ciò sarà dovuto alla nostra pupilla affaticata. Gas ionizzato - Spesso, per esperimenti ad alta quota, gli aerei rilasciano delle nuvole di gas ionizzato, molto lucente e dalla forma indefinita, facilmente scambiabili per dischi volanti. Altre possibilità - Uccelli e formazioni d’insetti che, casualmente, possono disporsi dando l’impressione di una massa compatta. Satelliti, stelle cadenti. Aerei visti in lontananza. Vertiplani o aerei sperimentali a decollo verticale, elicotteri, palloni pubblicitari (gli UFO-solar, in Italia messi fuori legge da alcuni anni). dirigibili (estremamente rari) – Sono delle vecchie mongolfiere a motore. Armi segrete - Quest’ultima spiegazione è alquanto ambigua, in quanto per anni sia gli americani che i russi furono convinti che i dischi volanti altro non fossero che armi segrete del blocco avversario. Questo poteva essere vero solo in parte, interpretando la sigla UFO come “oggetto volante non identificato”. Il misterioso aereo invisibile Stealth, sperimentato a più riprese nel deserto del Nevada, e utilizzato in Kuwait durante la Guerra del Golfo, in passato era stato additato dalla stampa come UFO. Similmente la misteriosa “medusa di luce” vista sopra Petrozavodsk, URSS, nel 1977 e volutamente fatta passare per UFO, altro non era che l’effetto dell’esplosione ad alta quota di un missile sperimentale sovietico. Nel passato entrambi i governi hanno coperto esperimenti militari lasciando credere, con fasulli dispacci stampa, che si trattasse di macchine extraterrestri; se intendiamo, invece, la parola UFO come ‘disco volante’, dobbiamo concludere che questi fantomatici mezzi non possono essere assolutamente armi segrete terrestri per una considerazione piuttosto semplice: le incredibili prestazioni di queste macchine (decollo verticale, virate a 360°, ipervelocità) avrebbero certamente reso la nazione costruttrice padrona del mondo. Immaginiamo un disco volante carico di armi atomiche, pronto a comparire su un qualsiasi centro abitato, eludendo i radar e i caccia d’intercettazione. Non stupisce il fatto che tuttora le grandi potenze stanno cercando di capire tale segreto. Recenti documenti hanno persino dimostrato che Stalin, preoccupatissimo dell’apparizione degli UFO sulla sua nazione, temendo una nuova arma americana, aveva disposto una speciale commissione d’inchiesta. Quando agli scienziati sovietici fu presto evidente che tali mezzi non potevano essere terrestri, ne tantomeno americani, “Stalin fu enormemente sollevato”. Negli anni Settanta l’ufologo e scienziato Ray Stanford, dopo aver visionato un suo filmato in cui comparivano velocissimi sigari volanti, aveva dichiarato: ”Se si tratta di armi sovietiche che Dio aiuti il mondo libero, se si tratta di armi americane, che Dio aiuti i sovietici…” Invece, nonostante le molte guerre combattute in questi anni e segretamente sovvenzionate dalle due superpotenze come da Corea, Vietnam, Nicaragua, Afganistan, nessun disco volante con l’aquilotto americano o la hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA archeologici sia emerso che in tempi remoti alcune civiltà del nostro pianeta fossero direttamente in contatto con degli extraterrestri! Secondo le antiche scritture come pure secondo alcuni più recenti studi, pare che la terra potrebbe essere un’incubatrice per sviluppare la nostra razza che potrebbe essere un’evoluzione di una o un incrocio fra molteplici razze extraterrestri. Ora, pare che gli alieni ci controllino: si sono verificati numerosi avvistamenti in prossimità di installazioni nucleari sia civili che militari! Paola M. e Michel B. LAGLIO UNANOTADICOLORE UNANOTADICOLORE falce e martello (o la mezzaluna islamica , il sole giapponese, eccetera) ha mai conquistato la terra. La provenienza non terrestre di questi aeromobili, avvistati anche nei secoli passati, parrebbe certa, come certo è che non si tratta di armi segrete più o meno convenzionali. Da sempre la fenomenologia ufologica genera una miriade di voci o pensieri sulla veridicità del fenomeno. Basta pensare che i dischi volanti apparivano già in alcune antiche pitture rupestri risalenti al periodo preistorico o più recentemente in alcuni dipinti rinascimentali, a quei tempi noi non avevamo nessuna conoscenza che ci permettesse di anche solo immaginare velivoli che permettessero di volare. Molti eventi come la nascita delle grandi religioni sul nostro pianeta pare fosse strettamente legato al avvento dei ‘visitatori dalle stelle’ che grazie alle nostre scarse conoscenze a quell’epoca sono apparsi come qualcosa di divino. Se analizziamo la nostra storia svariate volte abbiamo avuto queste ‘interferenze aliene’ sul genere umano, noi ci siamo spesso limitati a chiamarle ‘miracoli’. Pare anche che da alcuni scavi Siamo Maurizio, Aline e Mariarosa e assieme ad altri ci siamo distaccati dal gruppo che prosegue il lavoro all’atelier “Cabla” (a Tenero), per formare un gruppo che vuole fare una rivista. Il nostro compito è quello di informare facendo delle ricerche sui vari argomenti. Abbiamo pensato di iniziare presentando un articolo sulla natura con una pianta che si chiama “ aglio”. L’aglio è alto fino a circa cinquanta centimetri. Le foglie sono lunghe da trenta a cinquanta centimetri, di colore verde chiaro. I fiori sono bianchi e i frutti sono racchiusi dentro delle capsule. Nasce in Asia ed è coltivato alle nostre latitudini. Si riproduce da gennaio a marzo in terreno ben concimato. L’aglio era già conosciuto in passato. Infatti lo usavano già i Sumeri e gli Egiziani, i Greci, i Romani, durante il medioevo, durante la prima guerra mondiale e durante la seconda guerra mondiale. Secondo noi la pianta dell’aglio è importante. E’ importante perché è già conosciuta fin dall’antichità, ed ha attraversato i secoli fino ad oggi un po’ in tutto il mondo. E’ vero che non a tutti piace perché emana un ‘brutto’ odore, ma è stato utile, come abbiamo scritto sopra riguardo la sua storia. È utile ancora oggi in medicina per le sue proprietà curative e per certi atleti, come ad esempio Messner lo scalatore e poi anche Piccard il sommozzatore, per regolare la pressione corporea. L’aglio viene coltivato anche al “Frutteto”, cooperativa della Fondazione Diamante. Mariarosa L., Aline S. e Maurizio B. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA Ciao, sono Giovanni M., ho 44 anni, lavoro presso il laboratorio Cabla della Fondazione Diamante dove svolgo diversi lavori di assemblaggio materiali. Faccio parte del gruppo degli sportivi disabili di Locarno da molti anni , perché sono convinto che lo sport fa bene a tutti e chi fa sport è sempre contento e si mantiene in forma con il corpo e con la mente. Io faccio molti sport , dal nuoto alle corse podistiche e gioco anche alle bocce e devo dire che mi difendo bene in tutte le specialità. Cerco sempre di coinvolgere altri ragazzi disabili a fare sport, perché questo ci aiuta a stare insieme e ci insegna a vivere con il gruppo e ad imparare ad essere più autonomi dalla famiglia. Ho molti amici che fanno sport e sono anche un tifoso dell’Ambri Piotta, della Juventus e del Locarno. HCAP (Ambrì Piotta) L’ HCAP è una squadra di hockey chiamata Ambrì Piotta fondata nel 1937; milita nella Lega Nazionale A ed è affiliata alla Lega Svizzera di Hockey su Ghiaccio. Il loro stadio, chiamato “Valascia”, si trova nella valle Leventina proprio ad Ambrì. La Valascia è nata il 13 dicembre 1959 con il confronto internazionale tra Svizzera e Italia. All’inizio non era uno stadio al coperto, ma all’aperto e quindi si giocava anche se nevicava o pioveva. La nuova Valascia venne costruita 20 anni dopo quando il campionato cominciò ad esigere sempre più partite nei mesi autunnali. Nello stadio ci sono 2000 posti a sedere e 5000 posti in piedi, quindi 7000 persone ci stanno. La Squadra è formata da 30 giocatori: 2 portieri, uno titolare e l’altro di riserva, poi ci sono 6 difensori e 19 attacanti. Portieri: #30 Thomas Bäumle #1 Nolan Shaefer Difensori: #5 Giacomo Casserini #11 Marc Shulthess #14 Pascal Müller #22 Reto Kobach #26 Maxim Noreau #28 Patrick Sidler #72 Uinter Guerra #80 Zdenek Kutlak #84 Adrian Trunz Attaccanti: #7 Erik Westrum #10 Vitaly Lakhmatov #12 Daniele Grassi hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA UNANOTADICOLORE UNANOTADICOLORE LEMIEPASSIONI - #13 #18 #78 #20 #25 #44 #45 #46 #55 #63 #75 #88 #89 #91 #92 #23 Reto Raffainer Inti Pestoni Eric Landry Elias Bianchi Trevor Meier Roman Schlagenhauf Mirko Murovic Paolo Duca Alain Demuth Mattia Bianchi Martin Kariya Ivan Incir Roman Botta Julian Walzer Gregory Hofman Christian stucki Allenatore: Kevin Costantine Presidente: Filippo Lombardi Vice Presidente: Fabio Oetterli L’Ambri Piotta non ha mai vinto un campionato Svizzero, ma ha vinto finora due IIHF Continental Cup ed una Supercoppa IIHF. Nel Campionato Svizzero ci sono 50 partite, dopo aver finito quelle partite ci sono i PLAYOFF e i PLAYOUT, che sarebbero: i Playoff sono 8 squadre (sopra la linea), le prime otto del campionato che giocano tra di loro per vincere il campionato, invece i Playout sono le ultime 4 squadre del campionato (sotto la linea) che giocano tra di loro per rimanere nella Lega A e la squadra che perde va a giocare con la prima squadra della Lega B. Quest’anno l’Ambrì Piotta purtroppo non è andata in playoff ma in playout e ha come squadra rivale il SCL-Tigers che dovrà vincere per rimanere dentro nella Lega Nazionale. Purtroppo rischiamo di andare in Serie B ma prima dovremo giocare con la prima squadra della Lega B. Siamo molto delusi da come ha giocato quest’anno l’Ambrì perché sono diversi anni che non va più nei playoff e quest’anno, che avevano l’occasione di andarci, si sono lasciati troppo andare e quindi hanno perso l’occasione. Speriamo che l’anno prossimo siano una squadra migliore. P.S.: l’Ambrì ce l’ha fatta a rimanere in Lega A, anche se con un po’ di fatica, ma c’è riuscita! Giovanni M. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA LANGOLODELLARTE Nasce l’inverno È una giornata di sole, c’è uno strano inverno quest’ anno. Non ci sono più quelle temperature polari. Il potere è il potere, ma ormai non costa più nulla. Il clima si è irrigidito, senza pause né sconvolgimenti. Nel mio profondo credo ancora … Velocità di esecuzione, questo è il miraggio, caduco ma fallace come sempre. Cogli l’attimo … Oggi è una brutta giornata : piove . Mi sono alzato alle sette e mezzo, poichè non lavoravo, infatti era domenica. Alla mattina ho giocato con Fiorenzo a biliardo, anche questa volta ha vinto lui. A mezzogiorno ho mangiato in foyer, ho mangiato abbastanza bene. Alle tre di pomeriggio sono andato a vedere il Locarno, contro l’ultima della B. Ha vinto il Locarno 2 a 1; la partita è stata abbastanza combattuta. Adesso sto guardando la televisione, c’è la cronaca del calcio italiano, la serie A. Alle sei e un quarto andrò a mangiare qualcosa. Fiore d’inverno E’ la fine dell’anno … I colori cambiano , da un rosso porpora a un bianco candido , la neutralità dell’ essere. Il Natale ci aspetta con i suoi regali e la cena con la famiglia e Amici … Il capodanno con la sua verve trasgressiva: tipico della vigilia … Io , per conto mio, festeggio con gli amici del bar . LANGOLODELLARTE POESIEPENSIERIERACCONTI Viaggio verso l’ignoto E’ un giorno perfetto, la mia amica Federica mi guarda strano, c’è qualcosa nell’aria di pacifico e ancestrale. E’ un viaggio verso l’ignoto, due calci a un pallone e via… La giornata finisce con la solita routine, un else di troppo … La forma di questa materia ancestrale è dubbia ma evidente, tutto dipende da una posizione futura, la trasposizione del cerchio è coerente: la sintassi algebrica dell’essere. Tutto il divenire è nient’altro che forma materia. Sofia … Pasquale D. RICETTADIUNDELIZIOSODOLCETURCO Sütlac Prendere una pentola e mettere 1 litro di latte, una tazza di riso e aggiungere un po’ di zucchero. Fare bollire e una volta cotto il riso mettere il tutto in una ciotola. Fare raffreddare e aggiungere un po’ di cannella. Il dolce si presenterà come un budino… gustatelo… è una vera delizia del mio paese! Evrim D. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA CHECKPOINT faccia rosso sangue. Josh riesce a liberare il figlio svegliandolo dal coma. Infine Elise, la medium, scatta una foto a Josh e nota una cosa inquietante: la donna velata è entrata nel corpo di Josh. Alla fine Renai, mentre sta guardando la fotografia, si sente toccare la spalla e si sente dire: “Renai sono qui…”, mentre lo schermo diventa nero. )NSIDIOUS paese: Stati Uniti d’America anno: 2010 durata: 102 min genere: horror thriller regia: James Wan attori: Ty Simpkins, Patrick Wilson, Rose Byrne La trama: La famiglia Lambert si trasferisce in una vecchia casa con i tre figli: Dalton, Foster e Kali. Una sera, il figlio più piccolo Dalton, mentre sta giocando sulle scale, vede la porta della soffitta aprirsi, così incuriosito sale in solaio e quando cerca di accendere la luce, cade dalle scale e mentre cerca di rialzarsi sente dei rumori. I genitori, Josh e Renai sentono il figlio gridare e corrono a vedere cosa è successo. Una mattina, Josh va a svegliare Dalton per andare a scuola, ma il hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA Produzione: CHECKPOINT Informazioni generali: piccolo non si sveglia. Il bambino viene ricoverato in ospedale, dove anche i medici sono impressionati dal fatto accaduto. Nel momento in cui Dalton, ancora in coma, viene riportato a casa, iniziano a succedere degli strani fenomeni. Ad esempio, una notte scatta l’allarme e la porta che Josh aveva chiuso a chiave viene trovata spalancata. Un altro fenomeno molto strano è legato all’aggressione nella stanza da letto dei genitori, da parte di un uomo a Renai. Inoltre sulle coperte del letto di Dalton compaiono impronte di mani insanguinate. I coniugi Josh e Renai decidono di cambiare nuovamente casa, ma nemmeno nella nuova casa sono al sicuro. Una mattina Renai vede un ragazzino aggirarsi per la casa e la madre di Josh, Lorraine, dice di aver fatto un incubo in cui avvertiva la presenza di un demone in camera di Dalton e alla domanda: “Chi sei?” il demone risponde: “Sono un ospite!” e Lorrey controbatte dicendo: “Cosa vuoi?” e il demone risponde: “ Voglio Dalton!” Josh cede e chiama una medium per aiutare Dalton, in realtà solo lui potrà aiutarlo, viaggiando nell’altrove, dove Dalton è incatenato nelle grinfie del demone dalla Biografia degli (protagonisti): Alla fine del film, dopo i titoli di coda, c’è una scena corta in cui si vede la donna velata ridere rozzamente. Nel momento in cui Josh rimane a scuola e avvisa la madre, sulla lavagna appare il volto del bambolotto di Jigsaw e sotto si può notare anche un otto, forse segno che potrebbe essere uscito un ottavo capitolo della saga di SAW. principali Ty Simpkins (Dalton): Ty è nato il 6 agosto 2001 a New York. È attore di cinema e televisione, e ha recitato in oltre dieci film. Ultimamente è stato ospite del festival di Toronto per il film “Insidious”. Ha recitato due volte come figlio di Patrick Wilson. Nel tempo libero li piace praticare scherma, giocare a hockey su ghiaccio, a baseball e giocare con i suoi cani. Rose Byrne (Renai): Nata a Sydney in una famiglia di origini irlandesi e scozzesi. L’attrice esordisce nel film “Dallas Doll” del 1994. La pellicola è stata girata interamente a Los Angeles, nei primi mesi del 2010. Inizialmente il film era intitolato “The further”, poi cambiato in “The Astral”, prima di essere intitolato definitivamente “Insidious”. Curiosità: attori Patrick Wilson (Josh): Nato in Virginia, figlio di un’insegnante cantante e di un conduttore televisivo della Fox. Dopo essersi diplomato in Florida, a St. Peterburg, presso la “Shorecrest Preparatory School”, frequenta la Carnegie Mellon University a Pittsburgh, in Pensylvania. Andrea P. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA CHECKPOINT (Voli pindarici nell’arte dei libri) … Inverno … triste, con quegli alberi scheletrici, spogli, niente neve, e l’aria ferma e gelida … In questa natura sospesa nel tempo, letargica, i miei viaggi in treno si accorciano e le letture – che si consumano nei viaggi appunto – si orientano ai racconti, quasi anche la mente volesse sopirsi un poco e lavorar meno. Racconti seri e pure loro tristi, quasi a ricordarmi che «La fortuna non esiste»[1] … e già mi par di sentire il commento d’una mia amica d’oltreconfine: «Questi Svizzeri»[2] … Ma oggi la neve è arrivata ! Candida, nel suo ovattante abbraccio … Oggi ci vuole una lettura nuova: ma pur sempre racconti perché la mente ancora non è del tutto desta … magari con nobili sentimenti: e come non pensare allora al sentimento più nobile, all’ «Amore»[3] ? Due anni in viaggio attraverso l’America, trentasei Stati, l’elezione presidenziale più emozionante che si ricordi e tante vite di gente comune. Ma al centro di tutto questo per Mario Calabresi ne «La Fortuna non esiste» c’è una sola domanda: che cosa succede nel cuore di chi cade e trova la forza di rialzarsi? Magari con fatica, con dolore, ma con tenacia incrollabile e soprattutto senza aspettare la fortuna? Qual è il segreto di una nazione e della sua gente, capace da sempre – ma oggi più che mai – di reinventarsi da zero, di darsi una seconda chance, di eleggere un presidente nero contro ogni previsione, di mettersi in cammino anche dopo che la più grave recessione del dopoguerra ha travolto la vita di milioni di persone ? Calabresi ci emoziona con un racconto di vita in prima persona, fatto di storie vere, storie di persone incontrate nella sua lunga traversata degli Stati Uniti alla ricerca di chi ha saputo nascere due volte. Un viaggio al centro della domanda che tutti prima o poi ci siamo posti: che cosa succede quando cadi? E poi: come fai a rialzarti? ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ [1] Mario Calabresi, «La fortuna non esiste», Mondadori – Racconti veri di americani travolti dalla crisi degli Stati Uniti di questi anni, che hanno trovato una nuova strada, nuove ragioni alla loro vita. [2] «Questi Svizzeri», Volume 1 e 2, Edizioni Leggere Collana Tell – Selezione di racconti di vari scrittori svizzeri, sospesi nella corrente elvetica del realismo misero e spaventato, risolto però con inaspettata vivacità. [3] Inoue Yasushi, «Amore», Adelphi – 3 racconti con prospettive tutte diverse e peculiari della cultura del Sol Levante incentrate su situazioni di relazioni d’amore particolari. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA CHECKPOINT ,)"2ARS) In «Questi Svizzeri» prendono corpo le voci di una nazione. Ma perché dare voce alla Svizzera contemporanea? E ancora, possiamo considerare l’appartenenza a una nazione un terreno sufficiente a creare un genere letterario vero e proprio? Probabilmente l’idea di questi libri è nata da anni di interviste e incontri con chi del pensare ha fatto il proprio mestiere. Fra gli intellettuali alcuni sono inclini a sostenere l’ipotesi inquietante (poiché punta il dito su quella che sarebbe una convivenza precaria e costantemente a rischio), e cioè che la concordanza della Svizzera, Willensnation per eccellenza, in realtà non faccia che basarsi su una tolleranza poco creativa, dettata dal minimo comun denominatore di interessi di natura finanziaria ed economica. Altri, come Adolf Muschg, ha in passato affermato che il nostro non è un modello di pace, ma di sopportazione, poiché «ci si scalda appoggiando le schiene l’una all’altra, ma senza guardarsi negli occhi». Ciò che sta dietro all’idea della Collana Tell, il suo traguardo nel breve e lungo termine, è il desiderio di conoscere, di capire attraverso la letteratura la percezione del vivere d’oggi, i molteplici e sfaccettati aspetti di una nazione uscita irreversibilmente dalla nicchia di discreta ambiguità, gettata com’è stata, a tratti con violenza, in una ribalta di difficile gestione e inaspettata. Come ogni altra nazione anche la Svizzera può essere rappresentata attraverso il pensiero dei suoi cittadini, e forse, come predice l’economista Roger De Weck, sarà proprio la creatività ad avere il potere di farla risorgere dalle ceneri. Una creatività che spesso nasce da intellettuali per nulla o ancora troppo poco considerati da opinion makers, politici e soprattutto economisti, ma tanto più importanti per lo sviluppo morale e del pensiero della nazione. Un piccolo hotel incastonato in una scogliera scoscesa, la spiaggia di ciottoli, il mare indaco: per Sugi, che dopo infiniti fallimenti deve affrontare anche il disonore, è l’approdo cercato: lo scenario ideale per morire. Si è concesso un unico, singolare lusso: tre giorni, il tempo necessario per leggere il resoconto del favoloso viaggio che nel XIII secolo Willem van Ruysbroeck compì attraverso l’impero dei Mongoli. Nulla tranne quel libro lo tiene legato alla vita. Ma l’unica altra ospite dell’albergo, la giovane Nami, nel registrarsi ha indicato come motivo del suo soggiorno «Mors»: forse una criptica richiesta di soccorso, o una sfida lanciata alla sorte. È fatale che fra loro nasca un silenzioso dialogo, che ha la stessa iridescenza del mare in cui entrambi hanno deciso di scomparire. E di astrali rispondenze, impercettibili hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA CHECKPOINT cataclismi, arcane complicità, beffarde rappresaglie scatenate dai luoghi (come l’abbagliante Giardino di pietra di Kyoto) sono intessuti anche gli altri due, altrettanto memorabili, racconti di Inoue Yasushi in «Amore». Racconti che esplorano con sovrana maestria quell’indecifrabile e ingannevole universo che si spalanca dietro la parola «amore». Riassumendo qui le mie letture, attra- verso estratti tratti dalle presentazioni nei libri stessi, mi rendo conto che, seppure i miei viaggi fisici in treno sono stati in questo periodo brevi, con i miei viaggi spirituali ho potuto spaziare nella geografia e nella cultura di tre continenti! I messaggi sono giocoforza diversi, variegati, ma comunque pregnanti, per cui è con piacere che vi auguro una buona lettura … io ora devo spalare il viale … Roberto C. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA LINKFD CERCASIAPPARTAMENTIPERUNFOYER Da circa tre anni lavoro come responsabile presso uno dei quattro foyer della Fondazione Diamante. L’attività, oltre che articolarsi nella progettazione socioeducativa a favore dell’utenza, nell’ultimo periodo mi impegna con particolare intensità verso un versante forse in apparenza poco consono al ruolo; parlo dell’incontro con le amministrazioni immobiliari per la ricerca di appartamenti pensati allo sviluppo e alla programmazione di spazi abitativi dislocati sul territorio. L’incontro con responsabili e delegati delle diverse amministrazioni, mi riferisco nello specifico al Locarnese, mi ha permesso di prendere coscienza di una realtà, quella immobiliare, curiosamente avvolta in un alone d’imprevedibilità fatta d’indicazioni e parametri che sfuggivano, almeno al mio modesto sguardo, a quelle logiche d’incontro e scambio tra persone che cercano e offrono servizi. Ricordo una visita agli uffici di un’azienda preposta all’offerta immobiliare locale; il passaggio aveva come obiettivo quello di sondare le disponibilità degli addetti ai lavori nel segnalarci i loro appartamenti che di volta in volta si liberavano, così da poter avviare i progetti in corso: è importante sottolineare che in quel periodo il foyer stava attraversando un complesso momento di cambiamenti che si focalizzava anche nell’apertura di nuovi alloggi. La persona delegata mi fece una serie di domande, in seguito mi sottopose un articolo che riprendo parzialmente: “Il tasso degli alloggi sfitti in Ticino è ai minimi storici. Lo si evince dalle statistiche dell’Ufficio di statistica cantonale, che lo situa allo 0.72%. Questo significa che su mille appartamenti in Ticino, soltanto poco più di 7 sono sfitti.” “La situazione è ancor più allarmante nel Locarnese, dove la percentuale di sfitto scende allo 0.38%, e addirittura allo 0.19% nel Comune di Locarno. Nel Luganese la percentuale si situa allo 0.56%.” “Per un buon funzionamento del mercato dell’alloggio e, in particolare, per un sano equilibrio tra domanda e offerta” – spiega la segretaria dell’associazione inquilini Manuela Puggioni – “il tasso di sfitto dovrebbe situarsi tra il 2% e il 3%”…” hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA losità, il rischio, il fastidio, la dipendenza, il furto, … Tengo a precisare che la disponibilità della persona era assolutamente professionale e rispettosa, interpretai quindi le sue indagini come sostanzialmente pertinenti e dichiaratamente collocate nell’ordine di un profilo di ricerca. Ma per la prima volta ebbi la consapevolezza che non bastava più garantire pagamenti puntuali a fine mese; se il “popolo del foyer” voleva continuare il suo processo d’integrazione sul territorio, doveva sviluppare un suo linguaggio di presentazione e permettere agli “esaminatori” di capire nella sostanza che le differenze si possono conoscere ed interpretare senza necessariamente passare dal “rispettoso” pregiudizio, che però il più delle volte oscura la vista e copre le parole, come diceva sempre il mio caro nonno. Ringraziai il signore per la preziosa lezione, consapevole comunque che quanto sperimentato non era una condizione generale che il mercato proponeva. Ho peregrinato da un’amministrazione all’altra, ognuna delle quali esponeva strategie e resoconti del mercato regionale, ma alla parola foyer, disabilità ed altro ancora, qualcosa s’inceppava: con questo non voglio dire che chiudevano le porte all’eventualità di concludere dei contratti di locazione, ma le regole cambiavano, si improvvisavano richieste di garanzie al limite della chiaroveggenza, come a dire: “se la tale persona (utente) perde il controllo cosa farà, andrà ad importunare altri inquilini, oppure causerà danni allo stabile?” Insomma la dote della premonizione non era e non è hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA LINKFD LINKFD Il signore mi lasciò il tempo per leggere il documento. Terminata la lettura pensai che i margini per entrare in materia di “collaborazione” erano decisamente scarsi; in realtà le condizioni per mantenere un contatto aperto erano assolutamente integre, ed il funzionario volle intavolare una discussione sulla possibilità di scegliere l’inquilino vista l’importante richiesta e la bassa disponibilità. Chiesi allora al consulente quali fossero i termini di raffronto che un’immobiliare considerava nella scelta del locatario; venni così a conoscenza di un metodo di valutazione che non fu, direi banalmente, la solvibilità degli interessati, ma la costruzione del profilo del condominio. Sembrava una definizione così incomprensibile a prima vista che chiesi nuovamente al signore un approfondimento del termine: il tutto si “riduceva” all’idea che un palazzo ha una sua, chiamiamola così, identità, formatasi nel tempo e con la dovuta attenzione agli ordinari ricambi di persone e famiglie; allora ribattei chiedendo se questa pratica fosse riservata a quelle zone dove lo standing, parola che fa molto chic, è di un certo livello. Sbagliai: il profilo del condominio è qualcosa che va oltre le classi sociali, culturali o quant’altro. Insomma si tornava al termine d’identità. Quindi, per rimanere sulla traccia proposta dal locatore, cercai di capire se come foyer che si occupa di persone con difficoltà psichiche e mentali, ci fosse nella loro gamma di appartamenti un profilo di condominio a cui si poteva far capo; non mi sorprese più il seguito della discussione, poiché, la raccolta d’informazioni si orientava verso l’utenza, le patologia, la perico- ancora alla nostra portata, per cui le contrattazioni si chiudevano con una vigorosa stretta di mano ed un bel “in bocca al lupo” . Una parte interessante in tutta questa rincorsa al contratto di locazione, è stata senza dubbio la volontà di approfondire tematiche sociali, magari particolarmente vicine ai vari interlocutori. Il responsabile amministrativo della tale immobiliare ma anche padre di una figlia che stava attraversando un momento di difficoltà, la direttrice che accudiva a casa propria la madre ammalata di Alzhaimer o la segretaria con la figlia inserita in un istituto per persone disabili: momenti anche toccanti che in alcune circostanze diventavano argomento di discussione principale, surclassando lo scopo delle mia visita; ma andava bene anche così. C’erano poi, sempre nell’ottica delle strategie aziendali, l’introduzione delle figure chiave di un condominio nella discussione per la scelta del loca- tario: parlo delle portinerie. In un’occasione feci un intero colloquio non con responsabili o delegati ma con un portinaio. Signore portoghese, assai simpatico e di buona parlata, che aveva il grande desiderio di presentarmi nei suoi racconti le bellezze della sua terra d’origine, il Portogallo appunto, e di come bramava le sue imminenti vacanze estive. Lo scambio avuto con questa persona è stato come entrare in un libro d’intrighi e storie al limite della fantascienza; conosceva tutte le famiglie presenti nello stabile e le loro storie più intime, drammi e gioie. Lui, tornando alla logica del profilo del condominio descritta in precedenza, sconsigliò con una certa veemenza di aprire degli appartamenti con persone disabili in quel palazzo: ancora oggi non capisco se quella fosse una minaccia oppure un sentito consiglio di chi se ne intende; optai per il consiglio e rinunciai. Avrei aneddoti e storie che ruotano hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA LINKFD attorno alla ricerca di una casa, da scrivere un libro, e chissà forse un giorno… Vorrei chiudere questa testimonianza con la parte finale di questo racconto che pare quella di un vecchio libretto impolverato ritrovato nella soffitta, e per restare con questa sensazione inizierei cosi… C’era una volta… una famiglia proprietaria di alcuni immobili siti nell’area interessata, una famiglia che per tradizione ha passato il testimone del mestiere d’immobiliare o locatore da generazione in generazione; persone, direi, d’altri tempi. Il giorno che mi presentai, dopo aver preso un appuntamento con la loro segretaria e aver spiegato in grandi linee cosa cercassi, mi accolsero come se fosse imminente un affare colossale, nella loro sala riunioni in una bellissima villa d’inizio ottocento davanti ad una tazza di te fumante e biscotti. Iniziammo a chiacchierare, la segretaria prendeva appunti ed i proprietari con una delicatezza tutt’altro che artificiosa ponevano domande sul foyer e la fondazione; non vollero sapere delle difficoltà dei possibili futuri inquilini per la semplice ragione che a loro interessava conoscerli e parlarci, in fondo non erano gli educatori o altri funzionari che avrebbero abitato gli spazi. La soluzione era davanti agli occhi di tutti, altro che costruire un linguaggio di presentazione, la miglior strategia: l’incontro. Quando dissi agli utenti che il loro probabile futuro padrone di casa aveva il piacere d’incontrarli, una delle signore, sorridendo, mi disse: “bene allora devo mettermi il vestito più bello”; un’esternazione che lasciò il sottoscritto senza parole, una semplicità disar- mante ma allo stesso tempo concreta ed efficiente. Altri utenti prepararono un vero e proprio discorso sulle loro persone, che andava dal lavoro alle loro famiglie passando per le passioni personali, una sorta di “curriculum vitae” raccontato in prima persona. L’incontro ebbe luogo, e i signori, padroni d’altri tempi, si presero il momento per parlare ed ascoltare; io, forse preoccupato per chissà quale ragione, rimasi perlopiù in silenzio ad ammirare quella situazione. Se fossi stato un passante e avessi sbirciato dalla finestra avrei assistito ad una classica e noiosa riunione tra persone che dovevano prendere delle decisioni, una consueta normalità; per fortuna ero dentro quella stanza e quello che stava avvenendo era molto di più. Oggi il foyer occupa tre appartamenti in una palazzina della famiglia, i rapporti con il vicinato sono buoni e consolidati grazie anche alla portinaia, portoghese, che conosce tutte le storie delle famiglie presenti ed ora conosce anche la nostra. Carmine Miceli responsabile foyer al Sasso hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA BACHECA EVENTI Canvetto Luganese Atmosfere, paesaggi, emozioni Opere di: Fernando “Coco” Giorgetti e Héloïse Dada Esposizione sale ristorante e bocciodromo da giovedì 3 maggio a sabato 28 luglio 2012 Orari: apertura ristorante Incontro 2 Allevoliere Brunch 1° agosto 2012, prenotazione obbligatoria INDIRIZZIUTILI FONDAZIONE DIAMANTE CONSIGLIO DI FONDAZIONE DIREZIONE E SEGRETARIATO Via Ronchetto 7 C.P. 4030 6900 Lugano Tel. 091 972 86 86 Fax 091 972 92 82 [email protected] LABORATORIO CABLA Via del Sole 1 Stabile Swiss Jewel C.P. 387 6598 Tenero Tel. 091 751 21 25 Fax 091 752 35 52 [email protected] Per ulteriori informazioni relative alle strutture della Fondazione Diamante: www.f-diamante.ch hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA