CAMERACRONICA
MAGAZINE #5
t e x t s b y G I A C I N TO C E RV I E R E ,
COMITé INVISIBLE,
FRANCESCO SORRENTINO,
S I M O N A G A L AT E O
ALBERT FRANCE-LANORD 5
Pionen White Mountain, Stockholm
SVEN KALDEN / LEO BERK
9
COMITÉ INVISIBLE
12
FRANZ DI SALVO
16
STUDIO ARCO’
20
UN
STUDIO
Te a H o u s e o n B u n k e r
24
To r a B o r a O b s e s s i o n
The Coming Insurrection
Naples like Gomorrah
School of Tires
WAR VIOLENCE AND ARCHITECTURE
GUERRA VIOLENZA E ARCHITETTURA
ITALIAN AND ENGLISH TEXTS GIUGNO JUNE 2014
Guerra violenza e architettura
Giacinto Cerviere
War Violence and Architecture
Il processo architettonico appare opposto
all’energia distruttiva della guerra. L’architettura non è tuttavia il risultato della sola
azione positiva della costruzione. Nella storia
sappiamo come essa abbia messo a disposizione della scienza le sue elaborazioni anche
per generare distruzione. Ne sono l’esempio
le macchine da guerra. Ad un certo punto
non più solo il fuoco verrà usato dall’uomo
per distruggere le cose costruite, così le macchine da guerra metteranno in serio pericolo l’intera composizione urbana, anche la più
fortificata. Il teorico Manuel de Landa in A
Thousand Years of Nonlinear History ha messo a confronto l’endosceletro umano (frutto
della mineralizzazione dei remoti organismi
animali carnosi) con l’esoscheletro urbano
che non fu che una proiezione geologica e
Although the architectural process would
seem to be the opposite of the destructive
energy of war, architecture is not just the result of building as a positive action. History
offers plenty of well-known instances of architecture providing science with help for destructive purposes for example war machines,
that would be used by man, along with fire, to
destroy not only individual buildings but entire, even highly fortified, urban settlements.
In A Thousand Years of Nonlinear History, the
philosopher Manuel de Landa has compared
the human endoskeleton (the result of the mineralization of ancient soft animal organisms)
to the urban exoskeleton as its geological and
architectural projection and the hardening of
the land’s soft parts. That would explain the
development of architectural processes, their
Artificial Afhganistan, deserto del Mojave / Mojave Desert, California
02
architettonica del primo e che prese forma
in un irrigidimendo delle parti molli del territorio. In tal modo i processi architettonici si
sono amplificati, razionalizzandosi in senso
estetico e perfezionandosi sugli aspetti legati
alla sicurezza statica.
La massima capacità di distruzione compiuta
dall’uomo verrà raggiunta con i siluri. I siluri
saranno in grado di danneggiare irrimediabilmente non soltanto costruzioni in superficie,
aesthetic rationalization and refinement in
terms of structural safety.
The maximum potential for destruction would
be achieved by man with torpedoes. Torpedoes would wreak irremediable damage not just
to above-ground buildings, and at unimaginable distances, but even to massive environments built underground. Even the Boeing
that struck the Twin Towers was used as a torpedo. With the early war machines, architec-
I resti della città siriana di Homs / The ruins of the Homs Syrian city
e a distanze impensabili, ma perfino massicci ambienti ricavati nel sottosuolo. Anche il
Boeing che colpì le Torri Gemelle fu utilizzato
come siluro. L’architettura applicata alla guerra diventa già con le prime macchine belliche
misura tecnologica mobile a cui un’altra architettura, statica, è arrivata ora al punto di
perdere l’antico sopravvento non riuscendo
più a reggere agli spaventosi urti provocati
dalla prima. Ogni volta che un progettista si
fa protagonista di un processo architettonico sviluppato in aree di guerra o a rischio di
guerriglie, di terrorismo, ragiona inevitabilmente su come migliorare le qualità resilienti
delle costruzioni. Il modernismo architettoni-
ture applied to war already became a mobile
technological device that has now become
too powerful for static architecture to override as it cannot endure its frightening blows.
Whenever designers are commissioned with
architectural jobs for areas threatened by war
or guerrilla, or terrorism, they inevitably reason on how to improve the resilient qualities
of buildings. It is no coincidence, I think, that
the architectural modernism of the Twenties
adopted the same approach during (and particularly after) the first world war. It was the technology of modern machines that supported
the drive for survival of architecture and drove it away from the nineteenth and twentieth
03
Manuale di sopravvivenza ai droni
co negli anni Venti, credo, abbia non a caso
fatto lo stesso durante (e soprattutto dopo) la
prima delle guerre mondiali. E’ stata la tecnologia delle macchine moderne a sostenere il
bisogno di sopravvivenza dell’architettura e a
determinare i suoi primi punti di distacco con
la tradizione eclettica otto-novecentesca. Le
tecnologie della ghisa, dell’acciaio e del cemento armato lo dimostrano. Così la mineralizzazione compì ulteriori qualitativi avanzamenti di stato architettonici. Se oggi in Israele
costruiscono torri di sicurezza anti-missile, se
le nuove architetture sorte nel Ground Zero a
New York contengono materiali innovativi in
termini di sicurezza antiterrorismo, se bunker
e caverne vengono riadattati per proteggere dati informativi di enorme importanza, se
intere città soggette a guerriglia possiedono
mezzi e tecnologie per resistere meglio agli
urti e all’usura provocati dai manifestanti in
stadi e metropolitane, è perché l’architettura
continua la sua corsa per munirsi di robusti
endoscheletri ed esoscheletri a forte capacità
resiliente.
Il problema è chi nelle società o tra i popoli
possa dotarsi di architetture offensive o resilienti, in quanto l’azione violenta può anche
manifestarsi come uno strumento di liberazione da oppressioni. L’architettura, in tali
termini, finisce per diventare anch’essa materiale di discussione scientifica, proprio come
accade nella genetica sui temi e i principi della bioetica: la ricerca architettonica come prezioso valore da custodire nelle mani giuste.
L’architettura infine, sublimandosi e stratificandosi in termini di pensiero, svolge anche
azione di memoria per allontanare la guerra
con le armi della coscienza civile. Quest’ultimo aspetto è forse uno dei più importanti. Lo
sarà fino a quando l’esperienza architettonica
rimarrà “creatura viva” e non guscio svuotato
di significati positivi.
century eclectic tradition. The technologies
developed for cast iron, steel and reinforced
concrete are proof of that. So mineralization
achieved further advances in terms of architectural quality. Today anti-missile towers are
built in Israel, the buildings erected at Ground
Zero in New York incorporate new materials
that guarantee further protection from terrorist attacks, bunkers and caves are redesigned
as shelters for crucially important databases,
entire guerrilla-threatened cities are provided
with means and technologies to protect them
from attacks and the wear and tear provoked
by demonstrators in stadiums and subways
that is architecture pursuing its mission to
achieve robust and increasingly resilient endoskeletons and exoskeletons.
The problem is what kind of people have access to such offensive or resilient architectures within societies or communities, as violent
actions may sometimes be required to break
free from oppression. In that sense, architecture ends up generating a scientific discussion similar to the one that involves genetics and the issues and principles of bioethics:
architectural research is a precious value and
as such should be used wisely. Sublimated
and layered in terms of thought, architecture
may act as a memory tool that can fight war
with the weapons of civil conscience. This is
perhaps one of the most important aspects,
and it will be so as long as the architectural
experience remains a “living creature” rather
than a shell drained of positive meanings.
04
text by Francesco Sorrentino
ALBERT FRANCE-LANORD
Pionen White Mountain, Stockholm
server nelle caverne del Pionen White Mountain / server in the Pionen White Mountain caves
Il New York Post ha pubblicato, qualche anno
fa, un articolo sulla sede centrale di Wikileaks a
Stoccolma, la famosa organizzazione internazionale che ha come obbiettivo principale la
pubblicazione di documenti top-secret.
Ma in realtà non è la sede centrale di Wikileaks,
situata nel Parco Vita Berg, si tratta invece del
Pionen White Mountain collocato in un antico
bunker, a trenta metri sottoterra, scavato nel
granito, che ospita anche i server di Wikileaks.
Il bunker fu costruito dal governo Svedese durante il secondo conflitto mondiale e fu successivamente riutilizzato e potenziato intorno
agli anni settanta come rifugio contro eventuali attacchi nucleari sovietici.
Il progetto di ristrutturazione del Pionen è stato commissionato all’architetto svedese Albert
France-Lanord e completato nel 2008. Il proget-
A few years ago, the New York Post published
an article about the headquarters of Wikileaks, the famous international organization that
is mainly into the release of classified documents. But the building featured in the article
was not the Wikileaks headquarters, which is
located in the Vita Berg Park, it was the Pionen White Mountains, a former bunker dug in
granite thirty meters underground, where the
Wikileaks data center is also located. Built by
the Swedish government during the Second
World War, the bunker was subsequently reused and upgraded around the Seventies as a
shelter from possible Soviet nuclear attacks.
Wikileaks commissioned its redesign to the
Swedish architect Albert France-Lanord, who
completed it in 2008. The design is based on
the contrast between the heaviness of granite
05
to è incentrato sul contrasto tra la pesantezza
del granito e la trasparenza del vetro utilizzato
come principale elemento divisorio. Il progetto prevede una complessa rete impiantistica.
Elemento focale di tutto il progetto è la sala
riunioni, collocata in uno spazio centrale in cui
and the transparency of glass used as main dividing element, and includes a complex plant
network. The core of the entire system is the
meeting room with a round steel and glass
table suspended over the granite vault in the
central space where five galleries meet. The
impianti di alimentazione energetica / power supply installations
confluiscono cinque gallerie e sospesa sulla
volta granitica, all’interno della quale è presente un tavolo circolare anch’esso in acciaio e vetro. La sede centrale è protetta dall’esterno da
un’unica porta in acciaio spessa mezzo metro.
Più che un bunker il Pionen sembra ripetere
l’interno di una base satellitare, o un prezioso
caveau di una banca. Ciò che accomuna questi
luoghi non è tanto il contenuto tecnologico o
le misure di sicurezza in essi adottate, quanto
piuttosto il senso di assoluta separazione dal
mondo e dalla realtà esterna. Tale senso è reso
ancor più evidente dal contrasto che il bunker
instaura con la funzione di comune luogo di
lavoro alla quale è destinato, sebbene in esso
headquarters can only be accessed through
one steel door half a meter thick. Rather than a
bunker, the Pionen redesigned by Albert France-Lanord would seem to evoke the interior of
a satellite base, or a precious bank vault. What
these places have in common is the sense of
total separation from the world and outer reality rather than the technological devices or safety measures they adopt. That sense is further
heightened by the contrast the bunker creates with its intended function as a common
workplace in spite of the stringent safety standards it necessarily requires. A sense of opening to the context or the city, or more in general
to outer reality, is a value constantly pursued by
06
siano necessari elevati standards di sicurezza.
In molti esempi di architettura, spesso anche
destinata a luoghi di lavoro, sebbene vincolati
a misure di sicurezza, come avviene per i musei, ad esempio, il senso di apertura al contesto o alla città, ma più in generale alla realtà
esterna è un fattore costantemente ricercato.
L’architettura, nel separare attraverso la predisposizione di partizioni verticali ed orizzontali, non solo offre riparo e protezione, ma nello
stesso tempo unisce, crea connessioni, individua rapporti, genera legami.
Il bunker nasce come architettura di guerra e
difficilmente lo si potrebbe definire un’architettura militare, che in numerosi casi invece ha
dimostrato di saper instaurare rapporti complessi con il contesto, basti pensare alle fortificazioni del Sangallo o alle architetture federiciane. La decisione dei proprietari del Pionen
di ristrutturare un bunker, non è solo frutto
della necessità di disporre di un luogo sicuro in
cui mettere al riparo le scottanti banche dati,
essa cela piuttosto la volontà di separazione
nei confronti di una realtà esterna contro la
quale si è in guerra (mediatica). Vista in questa ottica, la sala riunioni sospesa, i giochi di
trasparenze, il contrasto tra la leggerezza del
vetro e la durezza del granito, appaiono come
inevitabili tentativi di edulcorare l’immagine
del bunker. Di fronte agli edifici bombardati
di Sarajevo, ai bunker della seconda guerra
mondiale disseminati sulle coste albanesi, o
meeting room
ingresso del Pionen / entrance Pionen
several examples of architecture, for example
museums, often also conceived as workplaces
although submitted to safety measures. With its
layout of vertical and horizontal partitions, the
building offers more than shelter and protection, as at the same time it unites, creates connections, provides relations and links.
Although created as an architecture of war, the
bunker can hardly be defined as an example of
military architecture that as proved by the fortifications designed by Sangallo or the architectures built by the emperor Frederick, can often
be seen to pursue complex connections with
the context. The Pionen’s owners decision to
redesign the bunker was not just the result of
their requirement of a safe place for their sensitive data banks it rather betrays their intention
to be stay away from an outer reality they are at
(media) war with. Seen in this light, the suspended meeting room, the play of transparency,
the contrast between the lightness of glass and
the sturdiness of granite appear as inevitable
attempts to soften the bunker image. The bombed buildings in Sarajevo, the second world war
07
sul Carso triestino, è lecito porsi alcuni interrogativi: è più giusto lasciare i segni del passato di guerra e di violenza, che tali manufatti
manifestano, o è invece necessario cancellarli,
sovrapponendo ad essi nuovi scenari di vita,
esorcizzando il ricordo di un passato che ancora ci rende inquieti?
bunkers scattered on the coasts of Albania, or
on the Karst Plateau near Trieste, inevitably raise some crucial questions: should the signs of a
past of war and violence such buildings convey
be preserved, or should they rather be obliterated by new scenes of life, in order to exorcise the
memory of a past that still haunts us?
Albert France-Lanord (D.P.L.G e
Albert France-Lanord (D.P.L.G. and SAR/MSA),
SAR/MSA), con studi post-laurea
Post-graduate from the Royal University Col-
presso la Royal University di Stoccolma. Ha
lege of Fine Arts of Stockholm. He worked
lavorato con Ralph Ernskine, Thomas Eriks-
with Ralph Erskine, Thomas Eriksson and Do-
son e Diminique Davy. Dal 2004 al 2009 ha
minique Davy. He has been teaching at the
insegnato alla KTH Stockholm Architecture
KTH Stockholm Architecture School between
School.
2004 and 2009.
Francesco Sorrentino, si occupa di progetta-
Francesco Sorrentino works with several offi-
zione e ricerca. Nel 2012 consegue il Dotto-
ces on large-scale design projects. In 2012 he
rato di Ricerca in Composizione architetto-
received a PhD in Architectural Composition
nica presso il Dipartimento di Architettura
from the Department of Architecture of the
dell’Università di Napoli Federico II.
University of Naples Federico II.
LINK
08
SVEN KALDEN / LEO BERK
Ossessione Tora Bora / Tora Bora Obsession
Sven Kalden, Tora Bora – The Unknown Masterpiece, 2011
Il rifugio dei combattenti di Al Qaeda dove
si credeva fosse nascosto Osama Bin Laden,
ricavato nell’intricato reticolo delle grotte di
Tora Bora bombardate dalle truppe statunitensi nel 2001, sono diventate nell’immaginario collettivo globale l’icona antispaziale
delle Twin Towers, il loro opposto e oppositivo risultato architettonico. La fortezza di Tora
Bora situata nella parte orientale dell’Afghanistan era già nota alla CIA negli anni Ottanta dove si installò una base per i mujaheddin
durante la guerra tra Unione Sovietica e Afghanistan. Con la CIA collaborò anche la ditta di costruzioni Bin Laden Group del padre
del terrorista saudita. Subito dopo l’attacco al
WTC il governo americano ipotizzò che fosse
stata creata dai talebani sotto il comando di
Bin Laden una città sotterranea tecnologica-
The Al Qaeda shelter where Osama Bin Laden
was believed to be hiding, built in the intricate network of Tora Bora caves and bombed
by US troops in 2001, has become the antispatial icon of the Twin Towers for the global
collective imagination, their opposite and
oppositional architectural achievement. The
CIA had known about the Tora Bora fortress
in the eastern part of Afghanistan since the
Eighties as it installed a mujahidin base there
during the war between the Soviet Union and
Afghanistan, and even used the Bin Laden
Group’s construction company owned by the
Saudi terrorist’s father. Immediately after the
attack on the WTC, the American government
suspected that a technologically advanced
underground city had been built by the Taliban under Bin Laden’s command with karstic
09
Sven Kalden, Tora Bora, 2011
rivers that could feed a water-power plant
to serve and ventilate the interiors. During
the famous battle, the Tora Bora caves were
obsessively represented and interpreted by
the infographic designers of international
newsgroups, like The Times and CBS, that illustrated them through improbable renders
and planimetric schemes. Since then, they
have been metabolized in their uncertain
definition and media-propaganda aura and
two young contemporary visual artists, Leo
Saul Berk and Sven Kalden, have particularly worked on the powerful attraction of that
underground mysterious place. The Seattleborn Leo Saul Berk expressed that inspiration in 2009 with a wood sculpture (part of
the Deep Dark series), where the caves are
Leo Berk, Tora Bora, 2009
mente evoluta in cui fiumi carsici erano perfino in grado di alimentare energeticamente
e ventilare gli ambienti interni tramite una
centrale idroelettrica. Durante la nota battaglia le grotte di Tora Bora diventarono oggetto di rappresentazione ed interpretazione
ossessiva non solo per gli infografici al servizio delle testate giornalistiche internazionali,
che la illustrarono mediante render e schemi
planimetrici improbabili, come fecero The Times e CBS, ma vennero a lungo metabolizzate nella loro incerta definizione e nel loro
carattere mediatico-propagandistico anche
da due giovani artisti visuali contemporanei
fortemente attratti da questi spazi sotterranei e misteriosi: l’americano Leo Saul Berk e
il tedesco Sven Kalden. Il primo, originario
di Seattle, vi si ispira con una scultura in legno del 2009 (facente parte della serie Deep
10
Dark) trasformando queste cavità in pieni volumetrici capaci di generare un risultato architettonico di una sorprendente modernità
in cui si distinguono i negativi di pozzi, scale,
gallerie e stanze; il secondo realizza nel 2011
uno spaccato assonometrico da cui ricava un
grande plastico realizzato a strati di Mdf.
transformed into volumetric solids that generate a surprisingly modern architectural
result with pits, stairs, galleries and rooms readable as negatives; the German artist Sven
Kalden has built a large MDF layered model
based on a cross-section he had produced in
2011.
Leo Berk, Tora Bora, 2009
Sven Kalden è nato nel 1969 a Kassel
Sven Kalden was born in 1969 in Kassel and
e si è laureato nel 1999 presso l’Ac-
graduated in 1999 at the academy of art
cademia d’arte di Berlino-Weissensee. Nel
Berlin-Weißensee. Kalden joined the artist ini-
2006 Kalden si è unito al collettivo Synthetic
tiative Synthetic Forces in 2006. Sven Kalden
Forces. Sven Kalden vive e lavora a Berlino.
lives and works in Berlin.
LINK
Nato nel 1973, Leo Berk (Seattle) ha
Born in 1973, Leo Berk (Seattle) received an
ricevuto un MFA presso l’Università
MFA from the University of Washington in
di Washington nel 1999. Il suo lavoro è ap-
1999. His work has appeared in several ma-
parso su numerose riviste ed è stato raccolto
gazines, and has been collected by Tacoma
dal Tacoma Art Museum, Frye Art Museum, e
Art Museum, Frye Art Museum, and City of
la città di Seattle.
Seattle.
LINK
11
text by Comité Invisible
COMITé INVISIBLE
L’insurrezione che viene / The Coming Insurrection
La metropoli è il terreno di un incessante conflitto di bassa intensità, di cui la presa di Bassora, di Mogadiscio o di Nablus marcano dei
punti culminanti. La città, per i militari, fu per
molto tempo un luogo da evitare, al massimo da tenere in assedio; la metropoli invece,
è perfettamente compatibile con la guerra. Il
conflitto armato non è che un momento della sua costante riconfigurazione. Le battaglie
condotte dalle grandi potenze somigliano a
un’operazione di polizia continuamente da rieseguire, nei buchi neri della metropoli - «che
sia in Burkina Faso, nel Bronx del Sud, a Kamagasaki, in Chiapas o alla Corneuve». Gli «interventi» non sono mirati tanto alla vittoria, tantomeno a riportare l’ordine e la pace, quanto
piuttosto a un’azione di messa in sicurezza da
sempre all’opera. La guerra non è più isola-
The metropolis is a terrain of constant lowintensity conflict, in which the taking of
Basra, Mogadishu, or Nablus mark points of
culmination. For a long time, the city was a
place for the military to avoid, or if anything,
to besiege; but the metropolis is perfectly
compatible with war. Armed conflict is only
a moment in its constant reconfiguration.
The battles led by the great powers resemble a kind of never-ending police work in
the black holes of the metropolis, “whether
in Burkina Faso, in the South Bronx, in Kamagasaki, in Chiapas, or in La Courneuve”.
No longer undertaken in view of victory or
peace, or even the re-establishment of order, such “interventions” continue a security operation that is always already at work.
War is no longer a distinct event in time,
12
Julien Coupat, esponente del gruppo anarchico Tarnac 9 / exponent of the anarchist Tarnac 9 group
bile nel tempo, ma si frammenta in una serie
di micro-operazioni, militari e di polizia, per
assicurare la sicurezza.
La polizia e l’esercito si adattano in parallelo, reciprocamente, passo dopo passo. Un
criminologo domanda ai CRS di organizzarsi
in piccole unità mobili e professionalizzate.
L’istituzione militare, generatasi nei metodi
disciplinari, rimette in discussione la sua organizzazione gerarchica. Un ufficiale della
NATO applica, sul suo battaglione di granatieri, un «metodo partecipativo che implica l’impegno di ciascuno nell’analisi, la preparazione, l’esecuzione e la valutazione di un’azione.
Il piano è discusso e ridiscusso per giorni, in
linea con le esercitazioni e a seconda delle ultime informazioni ricevute [...] Nient’altro che
un piano elaborato in comune per aumentare l’adesione come la motivazione».
Le forze armate non soltanto si adattano alla
metropoli, esse la modificano. Così i soldati
israeliani, dopo la battaglia di Nablus, sono
divenuti architetti di interni. Costretti dal-
but instead diffracts into a series of microoperations, by both military and police, to
ensure security.
The police and the army are evolving in
parallel and in lock-step. A criminologist
requests that the national riot police reorganize itself into small, professionalized,
mobile units. The military academy, cradle
of disciplinary methods, is rethinking its
own hierarchical organization. For his infantry battalion a NATO office employs a
“participatory method that involves everyone in the analysis, preparation, execution, and evaluation of an action. The plan
is considered and reconsidered to the latest
intelligence [...] There is nothing like group
planning for building team cohesion and
morale”.
The armed forces don’t simply adapt themselves to the metropolis, they produce it.
Thus, since the battle of Nablus, Israeli soldiers have become interior designers. Forced by Palestinian guerrillas to abandon the
streets, which had become too dangerous,
they learned to advance vertically and horizontally into the heart of urban architec-
Tiqqun, la rivista di filosofia / the philosophical journal
13
VIDEO
in un talk show del 2009 Glen Beck si scaglia contro il libro / in 2009 talk show, Glen Beck is against the book
la guerriglia palestinese ad abbandonare le
strade, troppo pericolose, essi impararono ad
avanzare verticalmente e orizzontalmente in
mezzo alle costruzioni urbane, sfondando
muri e soffitti per muoversi. Un ufficiale delle
forze di difesa israeliane, laureato in filosofia,
spiega: «Il nemico interpreta lo spazio in maniera classica, tradizionale, e io mi rifiuto di
seguire la sua interpretazione e di cadere nelle sue trappole. [...] Voglio sorprenderlo! Ecco
l’essenza della guerra. Io devo vincere [...]
Ecco: ho scelto una metodologia che mi fa attraversare i muri... come un verme che avanza,
mangiando ciò che trova sul suo cammino».
ture, poking holes in walls and ceilings in
order to move through them. An officer in
the Israel Defense Forces, and a graduate in
philosophy, explains: “the enemy interprets
space in a traditional, classical manner, and
I do not want to obey this interpretation
and fall into his traps. [...] I want to surprise
him! This is the essence of war. I need to
win [...]
This is why we opted for the methodology
of moving through walls [...] Like a worm
that eats its way forward”. Urban space is
more than just the theater of confrontation, it is also the means. This echoes the
14
Lo spazio urbano è più che il semplice teatro
dello scontro, esso ne è il mezzo. Questo non
senza ricordare i consigli di Blanqui, stavolta
dalla parte dell’insurrezione, che raccomandava ai futuri insorti di Parigi di attorniare le
case di barricate nelle strade per proteggere
le loro posizioni, di bucarne i muri per farle
comunicare, di abbattere le scale del piano
terra e di perforare i soffitti per difendersi da
eventuali assalitori, di smontare le porte per
serrare le finestre e trasformare ogni pianerottolo in una postazione di tiro.
advice of Blanqui who recommended (in
this case for the party of insurrection) that
the future insurgents of Paris take over the
houses on the barricaded streets to protect
their positions, that they should bore holes
in the walls to allow passage between houses, break down the ground floor stairwells and poke holes in the ceiling to defend
themselves against potential attackers, rip
out the doors and use them to barricade
the windows, and turn each floor into a
gun turret.
Il testo sopra pubblicato è tratto
This text is an excerpt from the “Fourth Cir-
dal “Quarto Cerchio” di “L’insurrec-
cle” in “L’insurrection qui vient” written by
tion qui vient” firmato dal Comité Invisible.
the Comité Invisible. Ascribed to the activist,
Il libro, edito nel 2007 in Francia, attribuito
intellectual and co-founder of Tiqqun maga-
all’attivista e intellettuale Julien Coupat (in-
zine Julien Coupat (pursued by the FBI and
dagato dall’FBI e dopo arrestato dalla poli-
subsequently arrested by the French police),
zia francese), cofondatore della rivista Tiq-
the book was published in 2007 in France. It
qun, risente delle teorie situazioniste e del
reflects the theories of the Situationist mo-
pensiero di Agamben, Deleuze-Guattari e
vement and philosophers Giorgio Agamben,
Toni Negri.
Deleuze-Guattari and Toni Negri.
LINK
15
text by Giacinto Cerviere
FRANZ DI SALVO
Napoli come Gomorra / Naples like Gomorrah
Immagine satellitare del quartiere Scampia di Napoli / Satellite image of Scampia district in Naples
A Napoli il quartiere periferico di Scampia
può essere considerato l’esito più catastrofico della ricerca italiana degli anni Sessanta e
Settanta dei mega-condomini popolari. La radice di questa politica fallimentare va ricercata nelle esperienze statunitensi dell’Housing
Project ispirate ai modelli del funzionalismo
internazionale. Negli USA (di cui la vicenda
Pruitt-Igoe non rappresentò che l’inizio) molti edifici costruiti a basso costo con materiali
scadenti, resi invivibili da forti disagi sociali, urbani e di micro-criminalità portarono il
governo statunitense a mettere mano negli
anni ’90 al programma di demolizione “Hope
VI”. Franz Di Salvo, architetto attivo nella ricostruzione postbellica e nella pubblicistica
internazionale, si impose come una delle figure più significative del razionalismo napo-
The suburban neighborhood of Scampia
in Naples may be considered the most
catastrophic result of Italian research on
mega social housing projects during the
Sixties and Seventies. The root of that disastrous policy can be found in the US Housing Projects’ experiments inspired to the
models of international functionalism. In
the US, the demolition of the Pruitt-Igoe
housing project anticipated the “HOPE VI”
program later promoted by the US administration during the Nineties to destroy
several social housing projects built with
low-quality materials and plagued by
micro-criminality and appalling urban
and social troubles. Franz Di Salvo was an
architect and internationally renowned
author who had worked for the post-war
16
letano. Di Salvo non era affatto sprovvisto di
modelli culturali quando ideò le “Vele”, così
anche i molti progettisti italiani del tempo
che si ispirarono agli schemi macrostrutturali residenziali. Va ricordato tuttavia che progetti analoghi non ebbero affatto lo stesso
disastroso epilogo, come possono testimoniare i casi anche geograficamente distanti
di Forte Quezzi a Genova o del Serpentone
a Potenza.
Ma allora cosa accadde nel caso del progetto
di Di Salvo? I problemi più seri si manifestarono nell’accoppiamento delle due stecche
edilizie delle Vele. Il primo schema strutturale, poi non utilizzato, venne affidato a Riccardo Morandi. Ma l’errore di fondo fu di avvicinare troppo i due corpi passando da una
prima distanza di undici metri ad una finale
di soli otto metri, distanza che nei fatti creò
un corridoio edilizio angusto alto in alcuni
punti fino a 45 metri, in cui delle passerelle
metalliche sospese diminuirono la penetrazione della luce solare. Si crearono a catena
problemi di degrado del manufatto in cui
umidità e infiltrazioni invasero gli ambienti
reconstruction and emerged as one of the
main followers of rationalism in Naples. Just
like the macro-structural housing developments conceived by other Italian designers
at the time, his “Vele” [“Sails”] development
in Scampia was inspired by several cultural
models. It should be noted, however, that
similar experiments in other parts of Italy,
such as the Forte Quezzi development in
Genoa, or the Serpentone development in
Potenza, had a far from disastrous fate.
So, what went wrong with the Di Salvo
project? The worst problems resulted from
the combination of the Vele’s two building
blocks. While the first structural scheme,
later abandoned, commissioned to Riccardo Morandi indicated a distance of eleven
meters between the two blocks, they were
instead divided by a narrower corridor (just
eight meters wide) that in some points rose
up to 45 meters, with suspended footbridges that made it almost impossible for natural light to filter down. Further problems of
decay followed when humidity and infiltra-
Franz Di Salvo, uno dei sette edifici (1962-1965) / one of the seven buildings
Roberto Saviano, autore di ‘Gomorra’, nelle Vele di Scampia / ‘Gomorrah’ author’ in the “Vele” - Scampia
interni e posero le condizioni affinchè in quella selva artificiale si creassero i presupposti
per trasformarla in un luogo insicuro dove lo
spaccio di stupefacenti, la prostituzione e il
vandalismo divennero la sua marca urbana.
Poi la componente urbanistica rilasciò i suoi
dannosi effetti, i volumi furono divisi da strade a scorrimento veloce e sprovvisti dei servizi collettivi inizialmente programmati in cui
si stiparono 78.000 abitanti. La componente
sociale, infine, giocò fortemente il suo ruolo
nel momento in cui, dopo il terremoto del
1980, molti abitanti del sottoproletariato urbano proveniente dai quartieri più poveri di
Napoli occuparono illegalmente gli alloggi.
Gli abusivi constrinsero in molti casi i legittimi
assegnatari ad abbandonare o rinunciare alle
proprie case sotto ricatti e minacce facendo
crescere una comunità criminale organizzata
ed egemonica. Alla fine il Comune di Napoli
eseguì l’abbattimento parziale delle costruzioni, a partire dalla fine degli anni Novanta,
radendo al suolo tre mega-condomini su sette. I clan della Camorra sono riusciti a penetrarvi con appalti e tangenti anche durante
l’assegnazione dei lavori di demolizione.
tions began to creep into the flats and created the ideal conditions for that man-made
maze to become a dangerous place where
drug trafficking, prostitution and vandalism
were rampant. Further damage was provoked by urban planning policies that allowed
for the neighborhood to be bisected by expressways and deprived it of the community
services that had initially been provided for
the 78,000 residents who crowded the development. Finally, a powerful social factor
intervened after the 1980 earthquake, when
many under-proletarians from the city’s poorest neighborhoods illegally occupied the
development. The squatters often drove the
legal recipients away from their flats with
blackmail or threats and contributed to the
development of an organized and overbearing criminal community. Finally, in the
late Nineties the City of Naples decided to
partially demolish the buildings and erased
three of the seven mega-apartments blocks,
but the Camorra clans managed to bribe
their way even into the demolition works
contracts.
18
Franz Di Salvo, planimetria delle “Vele” e plastico / plan and model of the “Vele”
VIDEO
F r a n z Di Salvo (Palermo 1913, Parigi
Franz Di Salvo (Palermo 1913, Paris 1977),
1977). Si laurea in architettura a Napoli
graduated in architecture in Naples, was in-
dove viene influenzato dal movimento mo-
fluenced by the modern movement. He is also
derno. Attivo anche come urbanista e co-
active as a town planner and builder, he can
struttore, può essere considerato tra i prota-
be considered one of the protagonists of the
gonisti del razionalismo napoletano insieme
Neapolitan rationalism with Luigi Cosenza,
a Luigi Cosenza, Carlo Cocchia e altri.
Carlo Cocchia and any others.
19
text by Simona Galateo
STUDIO ARCò
Scuola di gomme / School of Tires, Palestinian Territories
La scuola per la comunità Al Khan Al Ahmar,
situata nel deserto tra Gerusalemme e Gerico,
nasce da un progetto di cooperazione internazionale in collaborazione con la ONG Vento di Terra, il Jerusalem Bedouins Cooperative
Committee di Anata e il lavoro del gruppo di
progettazione ARCÓ.
Classificata come area “C”, la zona su cui è
stanziata la comunità beduina è di notevole
interesse strategico per il Governo Israeliano,
nel tentativo di separare il territorio della Cisgiordania in aree non comunicanti tra loro.
Il controllo militare esasperato in quest’area,
l’incertezza degli spostamenti, la clandestinità delle attività, le dinamiche di sicurezza del
contesto che vincolano gli artigiani locali e i
fornitori, sono stati tutti motivo di difficoltà e
costrizione nel processo di realizzazione della
The school for the Al Khan Al Ahmar community, located in the desert between
Jerusalem and Jericho, is the result of an
international cooperation project that involved the Italian non-governmental organization Vento di Terra, the Jerusalem
Bedouins Cooperative Committee based
in Anata and the ARCÓ design group.
Classified as a “C” area, the site where the
Bedouin community lives has a considerable strategic interest for the Israeli government given its attempt to parcel the West
Bank into not communicating sectors.
The development of the school was hampered by all kinds of obstacles and difficulties including the overbearing presence of
the military and the limits to freedom of
movement in the area, the clandestine cha-
20
scuola. Inoltre una serie di vincoli strutturali hanno determinato gioco forza la base di
partenza per la realizzazione del piccolo complesso: il divieto informale per la popolazione
beduina dell’uso del cemento e di fondazioni, imposto dall’esercito israeliano che vieta
di fatto la costruzione di manufatti stabili e
non temporanei; la mancanza di mano d’opera specializzata; l’impossibilità di far arrivare
con facilità materiali per l’edilizia; la necessità
di ridurre i costi al minimo.
Partendo dalla volontà di pensare al progetto contemporaneo come atto pratico di cambiamento, non solo territoriale, ma anche sociale, di sviluppo e interazione tra ambiente
e capitale umano, e di trasformare l’esasperapianta e sezione / plan and section
zione di tutti i vincoli presenti come occasione progettuale, il gruppo ARCÓ ha sviluppato
un progetto innovativo, riuscendo a soddisfare a pieno le difficili premesse: una scuola di
gomme.
La tecnica costruttiva prevede l’uso di pneumatici usati riempiti di terra, che presentano
i vantaggi della semplicità e rapidità di realizzazione e insieme di un’elevata prestazione
termica e statica. Il pneumatico è un materiale facilmente reperibile a costo zero, caratterizzato da una elevata elasticità e resistenza,
e il suo uso si propone come alternativa sostenibile di riutilizzo. Le gomme riempite, posizionate a file sfalsate come pesanti mattoni,
vanno a comporre le pareti che faranno da
racter of activities, and the security procedures that weighed on the work of local
workers and suppliers. A range of mandatory structural guidelines, such as the virtual ban on the use of either concrete or
foundations imposed on the Bedouin population by the Israeli army to prevent the
construction of stable and non temporary structures; the lack of skilled labor; the
unavailability of building materials; the
requirement for cost reduction, have also
influenced the construction of the small
complex.
Starting from the intention to conceive
architecture as a practice that may have
a more than physical impact and use its
21
tamponamento e struttura portante dell’edificio. L’intonacatura esterna in argilla garantisce la protezione della gomma ai raggi solari,
evitandone il deterioramento e il rilascio di
sostanze nocive. La copertura in lamiera sandwich, su cui poggiano i pannelli fotovoltaici,
è sorretta da una struttura di travi in legno e
ne garantisce l’isolamento dalle temperature
esterne.
La realizzazione di un “libretto di istruzioni”
per la costruzione della scuola ha reso comprensibili le operazioni principali anche ai
potential for social and development action to facilitate the interaction between
environment and human resources, the
ARCÓ group has developed an innovative
design a school made of tires to fruitfully
build on the exasperation created by current constraints to address the difficult
premises of the context.
The construction method implies the use
of used tires filled with dry soil to take
advantage of a material that can be easily and quickly assembled and offers a
high thermal and structural performance.
Being easily sourced at no cost, as well as
highly flexible and resilient, tires represent a sustainable reuse option. The walls
that form the building’s infill and load-bearing structure are made of soil-filled tires
ranged in staggered courses like heavy
bricks with clay applied on the outside to
protect them from the sun and keep them
from deteriorating and releasing harmful
substances. The roof, made of flat plywood panel covered by solar panels, is supported by wooden support beams and
protects the building from the heat.
A “handbook” for the construction of the
school was developed to make the main
VIDEO
22
beduini Jahalin, che avrebbero costruito la
scuola. L’esito del lavoro di 10 giovani beduini, impegnati quotidianamente per 15 giorni
su più di 2200 gomme, ha portato nel giugno
2009 alla realizzazione della scuola.
operations understandable to the Jahalin
Bedouins who would build the school.
The school was completed in 2009 with
over 2,200 tires assembled by ten young
Bedouins over fifteen days.
Arcò viene fondato nel 2009 da un
Arcò was founded in 2009 by a group of Ita-
gruppo di ingegneri ed architetti
lian architects and engineers. In 2012, it be-
italiani. Nel 2012 diventa Società Cooperati-
came Co-operative Society, he proposes a
va, proponendo una visione dell’architettu-
vision of architecture to address and solve
ra tesa ad affrontare e risolvere problemi in
problems in humanitarian emergency situa-
situazioni di emergenza umanitaria.
tions.
Simona Galateo, architetto e curatrice free-
Simona Galateo, architect and freelance cu-
lance, dottoranda in progettazione presso il
rator, PhD candidate in engineering at the
Politecnico di Milano, si occupa di ricerche
Polytechnic in Milan, is responsible for urban
urbane nell’ambito dell’architettura contem-
research in contemporary architecture. She is
poranea. È autrice di diverse pubblicazioni e
the author of several publications and exhi-
mostre. Di prossima uscita sarà un volume
bitions. A volume on Urban Farms is coming
sulle Urban Farms.
out.
LINK
23
UN STUDIO
Tea House on Bunker, Vreeland, The Netherlands
Il progetto prevede la rifunzionalizzazione di
un edificio storico e abbandonato mediante
ristrutturazione e ampliamento. Il bunker
originale, situato in un classico paesaggio di
polder olandese, è parte di un intricato sistema di gestione dell’acqua che permetteva
l’inondazione dei terreni in caso di attacco,
Scuderie e campi da polo ora circondano
l’edificio e l’ampliamento è concepito come
un grande spazio con servizi a supporto di
un luogo di incontro o di affari. Il bunker esistente, del 1936, rimane intatto ad eccezione
di una porzione del tetto in cemento laddove
si collega la nuova struttura, mentre il nuovo
corpo è come un ombrello, un’addizione che
potrebbe essere rimossa e che non danneggia o incide permanentemente la struttura
storica. L’addizione metallica sembra esse-
The project involves the reprogramming of
a historical and derelict building through
renovation and addition. The original bunker is part of an intricate water management system that enabled the inundation
of land in case of attack situated in a classic,
Dutch polder landscape.
Stables and polo fields now surround the
building and the new addition is intended
as a large space with facilities to support a
meeting space or business retreat. The existing 1936 bunker remains intact except of
a portion of the concrete roof where the
new structure connects whilst the new addition is like an umbrella, an addition that
could be removed and does not damage or
permanently influence the historic structure. The metallic addition appears to have
24
re cresciuta fuori dalle facciate in cemento
ancora visibili del bunker, a sbalzo verso i
campi sportivi con la sua grande e singola
finestra. Lo spazio è progettato con strutture in acciaio interne alle sue due pareti principali che funzionano come travi alte. Que-
grown out of the still visible concrete facades of the bunker, cantilevering out towards the sports fields with its large single
window. In fact the space is designed with
steel structures within its two main walls
which act as one story high beams. These
25
ste travi sono bilanciate da due colonne che
poggiano direttamente davanti al bunker
esistente. La stabilità è ottenuta utilizzando
come contrappeso il guscio di calcestruzzo
massiccio del bunker e compensando le forze dell’estensione a sbalzo collegandolo alle
beams are balanced off center on two columns that land directly in front of the existing bunker. Stability is achieved by using
the massive concrete shell of the bunker as
a counterweight, offsetting the forces of
the cantilevering extension by connecting
Tea House, interno / interior
26
due travi.
Il bunker ospita tutti i nuovi impianti e la
circolazione limitatamente alla nuova addizione. L’ingresso all’edificio è collocato tra la
facciata esterna del bunker esistente, che rimane scoperto e la nuova facciata rivestita
dell’addizione.
it with the two beams.
The bunker houses all the new installations
and public circulation restricted to the new
addition. Entrance into the building is accessed between the existing bunker’s outer façade, which remains uncovered, and
the new façade cladding of the addition.
Tea House, le facce dell’architettura / the faces of the architecture
Ben van Berkel è co-fondatore e
Ben van Berkel is the Co-Founder and Prin-
Principal Architect di UNStudio
cipal Architect of UNStudio in Amsterdam
di Amsterdam e Shanghai. Attualmente è
and Shanghai. Currently he is Professor
docente di Conceptual Design alla Stae-
Conceptual Design at the Staedelschule in
delschule di Francoforte; recentemete gli è
Frankfurt and was recently awarded the
stato conferito il Kenzo Tange Visiting Pro-
Kenzo Tange Visiting Professor’s Chair at
fessor’s Chair alla Harvard University Gra-
Harvard University Graduate School of De-
duate School of Design
sign.
LINK
27
C A M E R A C R O N I C A M A G A Z I N E I S S N 2 2 8 1 - 1 3 11
Culture e teorie internazionali del progetto urbano, di architettura e paesaggio
International cultures and theories of architectural, urban and landscape design
Cameracronica website
LINK
w w w. c a m e r a c r o n i c a . i t _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Direttore • Editor
LINK
LINK
LINK
LINK
Giacinto Cerviere_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Comitato Scientifico • Scientific Committee
Maria Giuseppina Grasso Cannizzo,
M a r t i n R e i n C a n o ( To p o t e k 1 ) ,
Nasrine Seraj_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Tr a d u z i o n i • Tr a n s l a t i o n s
Antonella Bergamin _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Copyright
LINK
Casa Editrice Libria, Melfi (Italia)
Te l F a x + 3 9 ( 0 ) 9 7 2 2 3 6 0 5 4
[email protected]
w w w. l i b r i a . n e t
LINK
Facebook page_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Scarica

Cameracronica #05 in pdf format