Bergamo novembre - dicembre 2010 DEROGHE: un’opportunità per difendere il contratto e il lavoro I l 29 settembre 2010, è stato raggiunto l’accordo tra Uilm, Fim e Federmeccanica sulla possibile definizione a livello aziendale di accordi che possono modificare le normative del contratto nazionale, le ormai famose deroghe. Su questo tema, si è subito scatenata la bagarre da parte di chi, secondo me senza nemmeno leggere l’accordo, non ha sottoscritto il rinnovo contrattuale del 2009, il quale appunto demandava ad una discussione successiva la questione di eventuali deroghe. Non si pensi che i gruppi dirigenti di Uilm e Fim siano impazziti di colpo e in preda a chissà quale raptus abbiano deciso di svendere i diritti dei lavoratori metalmeccanici, come sostengono alcuni. Il problema è un po’ più profondo, parte da quella crisi che ha terrorizzato tutti e che tutti hanno giudicato la peggiore mai accaduta nel mondo moderno. Questa crisi non ha finito di produrre i suoi effetti e certamente, quando terminerà non ci vedrà più in un contesto uguale a quella attuale, non saremo più uguali a prima. Il mercato sarà sicuramente basato su numeri molto più bassi e solo le aziende competitive potranno assicurarsi le commesse e quindi il lavoro per i loro dipendenti. La Uilm pensa che l’Italia abbia un apparato industriale importante con significative punte di eccellenza. Noi siamo convinti che tale apparato vada difeso e rafforzato, se possibile, attraverso una politica industriale vera da parte dei governi, ma anche con un atteggiamento responsabile da parte del sindacato perché per noi difendere una fabbrica, vuol dire salvaguardare posti di lavoro. In provincia di Bergamo, negli ultimi anni, quando la discussione era ancora basata su temi esclusivamente sindacali, si sono concordate modifiche di tutti i tipi, sia del Ccnl, che degli accordi aziendali. Scelte fatte unitariamente e sicuramente positive perché gli scambi, che fossero per tutelare l’occupazione, per favorire gli investimenti o per nuove assunzioni, hanno sempre portato risultati positivi ai lavoratori. A Bergamo, a differenza di altri territori, è sempre stato più agevole fare queste discussioni anche con i lavoratori interessati. segue a pagina 2 Precari? La cronaca del convegno Uilm a Bergamo di Antonello Di Mario* Precari? Gli studenti che sono stati presenti al convegno non sono ancora nel mondo del lavoro, ma percepiscono una certa precarietà nella loro sfera privata ed in quella pubblica. Il primo spazio è rappresentato dal mondo familiare che li protegge, il secondo da quello della scuola che prova a formarli. Il futuro? “Vedremo”, rispondono disillusi e pronti ad “andare in piazza” È la fotografia della tavola rotonda organizzata dai metalmeccanici della Uil dove relatori come Tito Boeri (docente universitario), Enzo Mattina (vicepresidente del gruppo Quanta), Stefano Malandrini (rapporti sindacali Confindustria di Bergamo), Angelo Nozza e Rocco Palombella (rispettivamente segretario locale e “leader” nazionale dei metalmeccanici Uil) hanno ascoltato incuriositi i giovani presenti nell’aula magna dell’istituto “Giulio Natta”. Solo dopo sono riusciti a dire la loro in un dibattito moderato da chi scrive. Il giornale locale, l’Eco di Bergamo, nell’articolo che riportava la cronaca dell’evento, ha provato a sintetizzare gli stimoli del confronto “organizzato dalla Uilm Uil di Bergamo con gli studenti degli istituti Natta e Paleocapa”, tante buone idee e considerazioni su come “Integrarsi, formare gruppi di pressione con Internet, prendersi le proprie responsabilità: solo così i giovani possono farsi sentire in tema di occupazione e inserimento lavorativo da una classe politica e da una società che tende a svantaggiare le nuove generazioni”. Una sintesi stringata e corretta, ma questo è ciò che “si è visto a valle” della discussione. Per capire cosa muove questa generazione studentesca è bene “salire a monte”, cioè dalle testimonianze di tre ragazzi prossimi all’esame di stato, la maturità degli anni trascorsi. Il loro dirigente scolastico, Michele Nicastri, aveva benedetto l’evento come “un’opportunità significativa per riflettere su scenari ed aspettative, per capire come attrezzarsi”. E i tre studenti del quinto anno di corso con disarmante sincerità hanno raccontato incertezze, dubbi, contraddizioni del tempo che vivono in famiglia e a scuola. “Arrivi in quinta- dice Emanuele Mologni del “Natta” - facendo pochi laboratori e quindi hai poca esperienza. Se uscivo dalla scuola al terzo anno avrei potuto fare il muratore e magari oggi avrei già una buona paga. Ma in famiglia vogliono che frequenti l’università, quasi una scelta obbligata, anche se voglia non ne hai”. Il ragazzo usa la terza persona nel descrivere la predisposizione al possibile impegno universitario, ma si rianima un po’ quando descrive le manifestazioni studentesche a cui ha partecipato. “La politica non risponde -ammette sconsolato- e la piazza viene vista come un male, una cosa che non va. Non so…”. Gli fa eco Mattia Rossi, che frequenta l’altro istituto tecnico, il “Paleocapa” quello per meccanici: “Davanti abbiamo l’università- afferma serioso- ma la viviamo quasi come una costrizione. Sentiamo l’esigenza di far pesare la nostra condizione”. Francesco Chiesa, futuro perito chimico del “Natta”, invece restituisce alla platea uno spaccato dei dialoghi in famiglia: “Quando torno da scuola- dice- a casa ogni tanto parliamo di lavoro e pensiamo al dopo, che magari la crisi passa, perché l’economia deve ‘girare’. La scuola non mi dà conoscenze sufficienti, ma io voglio impostare il futuro con le cose che segue a pagina 3 1 segue da pagina 1 DEROGHE: un’opportunità per difendere il contratto e il lavoro Oggi il problema si pone a livello di Paese; l’atteg- la contrattazione aziendale uno strumento ulteriore giamento del sindacato di fronte ad un’azienda in per salvaguardare l’occupazione e per gestire sidifficoltà o ad un’azienda disponibile a investire in tuazioni di crisi aziendale. modo importante non può certamente essere quello di guardare dall’altra parte, un sindacato parte- Quindi un accordo che va verificato e del quale ogcipativo e responsabile, ben sapendo cosa la cri- gi non si può dire molto di più perché non ancora si potrebbe produrre ancora di negativo nel no- applicato in nessuna realtà. stro Paese, accetta la sfida e la conseguente discussione per ricercare soluzioni positive per i Caso diverso è quanto avvenuto a Pomigliano. suoi rappresentati e per i lavoratori in genere. Si parla tanto di diritti cancellati, ma la verità è Quella fabbrica veniva da due anni di cassa inteche l’accordo sottoscritto con Federmeccanica sta- grazione senza prospettive per il futuro. bilisce il confine delle materie in discussione, la du- Il nuovo interesse di Fiat a fare investimenti imrata nel tempo di quanto modificato e, cosa impor- portantissimi ha ovviamente aperto una discussiotante, che le eventuali discussioni verranno fatte dal ne che qualcuno non ha voluto affrontare, ma che sindacato territoriale e dalle Rsu dell’azienda even- i più responsabili hanno preso al volo, aprendo la tualmente coinvolta. trattativa e arrivando ad Non si discuterà di miniun accordo di rilancio di mi tabellari, scatti, ele- un sindacato partecipativo e Pomigliano. mento perequativo e dei responsabile, ben sapendo Accordo che qualcuno diritti individuali che decontesta, ma che è stato rivano da norme di legcosa la crisi potrebbe approvato dalla maggioge inderogabili. ranza dei lavoratori. La discussione sulle deroghe si farà solo in due situazioni precise: 1. favorire lo sviluppo industriale, gli investimenti e l’occupazione 2. contrastare situazioni gravi, sia dal punto di vista economico che occupazionale, causate dalla crisi produrre ancora di negativo nel nostro Paese, accetta la sfida e la conseguente discussione per ricercare soluzioni positive per i suoi rappresentati e per i lavoratori in genere. Quello è un accordo positivo per quell’area e che vale solo per Pomigliano, sicuramente difficile da esportare in altre realtà. La Uilm ha quindi accettato la sfida, consapevole che l’industria italiana meriti delle opportunità, perché legati all’industria ci sono i posti di lavoro e in attesa che qualche gover-no dei tanti che si sono succeduti e si succederanno nel nostro Paese, cominci a porsi il problema di una vera politica industriale, noi giocheremo fino in fondo il ruolo di sindacato partecipativo e responsabile. Si sostiene che ci sono penalizzazioni Ma è cosa scontata il fatto che se si sottoscrive un impegno bisogna mantenerlo. Ricordiamoci sempre che se avvenisse, si tratterrebbe sempre di situazioni eclatanti e quindi sarebbe un accordo dove il sindacato avrebbe un obiettivo importante e mantenere fede o meno agli impegni sottoscritti farebbe la differenza tra chiudere un’azienda o rilanciarla. Finora ho usato il condizionale perché deve essere chiaro che il 29 settembre si è raggiunto l’accordo sulle deroghe, ma non è accaduto che il giorno dopo in qualche azienda tali deroghe siano state utilizzate! E’ stato fatto un accordo importante che difende il contratto nazionale e che mette a disposizione del- Oggi chi, invece di cercare di risolvere i problemi, cerca sempre qualcuno su cui scaricare la responsabilità, persegue una politica miope e comunque completamente fuori da quanto accade nelle nazioni più industrializzate del mondo. L’Italia sta’ rischiando di perdere un’occasione importante, la Uilm farà tutto quanto è possibile perché non accada, lo dobbiamo a tutti quei lavoratori che oggi temono ancora per il loro posto di lavoro. angelo nozza 2 segue da pagina 1 Precari? La cronaca del convegno Uilm a Bergamo desidero, voglio fare quello che mi piace. Mio padre, quando parlo così mi interrompe e mi avverte che non è in questo modo che avviene, che a volte bisogna accettare un lavoro qualsiasi esso sia. Mi porta l’esempio di un pacifista che pur di lavorare e mantenere la famiglia deve accettare un’occupazione anche in Beretta (fabbrica d’armi, ndr). Sento che noi giovani abbiamo bisogno di fatti e al momento una manifestazione in piazza è per noi un fatto concreto”. Le dichiarazioni di Emanuele, Mattia e Francesco avvengono alla vigilia dell’ultimo fine settimana di ottobre ed in concomitanza con la diffusione in Italia dei dati Istat ed Eurostat sull’occupazione, che comprendono anche quelli relativi alle fasce giovanili. Seguono a distanza di pochi giorni quelli già diffusi dalla Banca d’Italia. Esiste qualche differenza tra le due fonti sulla corretta misurazione del numero dei senza lavoro in Italia: disoccupazione all’11% per Bankitalia, all’8,3% per l’Istituto nazionale di statistica. Il primo dato risulta superiore al secondo, perché tiene conto di coloro che sono in Cassa integrazione e degli “scoraggiati” nel cercare lavoro. Come dice il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, rispetto alla stima dell’istituto guidato da Mario Draghi, si tratta di una rilevazione “originale in Europa, più vicina alla metodologia usata negli Stati Uniti”. Allora, secondo i dati ora in nostro possesso, a settembre in Europa la disoccupazione è arrivata al 10,1% nei sedici paesi dell’area euro e al 9,6% nei 27 Paesi dell’Unione europea. In Italia il tasso di disoccupazione è invece dell’8,3%. La disoccupazione giovanile è arrivata in Italia al 26,4%, ben sei punti in più rispetto alla media europea. In Italia il tasso di inattività, calcolato sul totale della popolazione attiva, è al 37,9%, corrispondente cioè a circa 15 milioni di persone, inclusi studenti, casalinghe e “scoraggiati”. Nel Paese attualmente lavorano meno di due italiani su tre di quelli tra i 15 e i 64 anni di età, compresi coloro che svolgono attività a tempo parziale (sono più di 2,5 milioni) e a carattere temporaneo (oltre 1,2 milioni). Quindi, su 60 milioni di abitanti, circa 8 e mezzo sono quelli sotto i 15 anni e 12 quelli sopra i 65. Se si aggiungono gli oltre 14,7 milioni di inattivi e gli oltre 2 milioni di disoccupati iscritti alle liste di collocamento e effettivamente in cerca di un impiego, si arriva a 37 milioni di persone che vivono grazie al lavoro di 23 milioni, divisi tra 17 milioni di dipendenti, e 6 di autonomi. Ciò significa che solo il 38% dei cittadini si fa carico attualmente di produrre la ricchezza per tutti gli altri. Queste cifre, comunque, non tengono conto del lavoro nero che conta almeno un terzo dell’economia emersa. Ecco, facendo i debiti scongiuri per ognuno dei tre, Emanuele, Mattia e Francesco rispetto a questa progressione di dati e percentuali, rischiano di essere tra quelli che potrebbero ingrossare le fila dell’esercito dei nuovi disoccupati. Infatti, ad uno di ogni quattro di quelli tra i 15 e i 24 anni che cerca lavoro non trovandolo, si aggiungono i ragazzi, con caratteristiche analoghe al trio succitato, che frequentano scuola e università come modalità di parcheggio. Rocco Palombella, il segretario generale dell’organizzazione, ha detto “Oggi abbiamo realizzato una fase di ascolto di alto livello. Quando questa crisi sarà finita almeno i due terzi di quanti sono rimasti agganciati al loro posto di lavoro grazie agli ammortizzatori sociali potranno probabilmente tornare alle loro abituali occupazioni, ma tanti giovani preparati e caratterizzati da un lavoro intermittente avranno maggiori difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro, nonostante le tante specializzazioni ed esperienze acquisite a livello universitario. E’ questa la contraddizione che vive il mondo del lavoro: fatichiamo, pur riuscendoci, a trovare le risorse per confermare la cassa integrazione nel 2011, ma non ci sono i soldi per finanziare uno statuto dei lavori che tuteli i flessibili”. Il “leader” della Uilm ha esorcizzato il ruolo della famiglia italiana: “Deve essere il luogo- ha detto il sindacalista- da cui si parte per “la conquista del mondo”, e non dove ci si rifugia rifiutando la realtà che ruota intorno. I genitori possono aiutare e sostenere i loro figli, ma non sostituirsi a loro nelle scelte di vita. I valori, la formazione, l’istruzione e la tenacia sono i bagagli con cui muoversi, ma bisogna farlo. Nei paesi stranieri i giovani escono da casa presto ed affrontano da subito il confronto con gli altri, compresi i problemi relativi al lavoro. Proprio il lavoro è uno dei valori che può permettere l’integrazione delle giovani generazioni, ma non bisogna scoraggiarsi ed occorre insistere: il lavoro va voluto, ricercato e difeso, ma soprattutto occorre rispondere ad una vocazione precisa che è la molla per l’emancipazione dell’individuo”. Tito Boeri, docente dell’Università Bocconi di Milano ed editorialista del quotidiano “la Repubblica” ha, anche lui, molto insistito sul ruolo del nucleo parentale: “Le famiglie italiane –ha ribadito- vogliono risolvere i problemi dei loro figli direttamente, in modo autonomo e nella loro sfera privata. E’ la loro prima preoccupazione, ma così non può funzionare. Sono ridicole quelle intese sul ridimensionamento degli organici come avvenuto in Unicredit dove il dipendente padre lascia il lavoro ad uno dei figli. Così non si va in Europa. La crisi finora ha distrutto un milione di posti di lavoro nel nostro Paese ed il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è tre volte superiore a quello medio dei paesi Ocse. Non ci sono alternative. Occorre cambiare le regole della sfera pubblica, cambiare le norme d’ingresso nel mercato del lavoro: non è più accettabile un contratto di lavoro con una scadenza predefinita; è indispensabile cambiare le regole d’ingresso nel mondo professionale, conciliando la flessibilità, ma non avendo una durata limitata del contratto in questione”. Boeri, in questo modo, ha sostenuto l’efficacia di una sua proposta avanzata con un altro economista, Pietro Garibaldi, in più sedi (tra cui la sua rivista, “la voce.info”) ed in un suo recente libro “Un nuovo contratto per tutti”, cioè contratto unico senza scadenza per tutti i lavoratori e con tutele gradualmente crescenti. “Occorre- ha insistito l’economista- anche un salario minimo e riformare gli ammortizzatori sociali. Sarà così possibile rilanciare il lavoro e aiutare i giovani, le donne e i disoccupati di tutte le età, smettendo di sostenere solo chi è dentro il mercato. A costo zero per il contribuente”. Per questo, polemicamente, ha detto di continuare a credere nello statuto dei lavoratori, ma di non puntare all’attuazione di quello dei lavori che “regolerebbe una miriade di nuove forme contrat- tuali senza risolvere il problema effettivo dell’occupazione destinata a perdersi, o a rimanere precaria. Così come è il mercato del lavoro è una coperta troppo corta che garantisce chi è dentro ma non tutela efficacemente gli outsiders”. Infine, il docente della Bocconi, che proprio il giorno in cui parlava aveva pubblicato sulla Repubblica “un fondo” intitolato “La Fiat alla brasiliana” (in cui premeva sul principio della competitività per uscire dalla crisi) ha invitato i giovani presenti “a prendersi il mano il futuro, perché oggi è il momento in cui le cose vanno cambiate; perché occorre scegliere facoltà universitarie utili per uno sbocco universitario; perché i giovani devono abituarsi ad andare all’estero approfittando anche delle possibilità offerte nel corso del ciclo di studi accademici”. “Fisiologico” il confronto con i paesi della Ue: “Nei momenti di crisi, come questo- ha ironizzato Boeri- tutti i Paesi nostri concorrenti in Europa- hanno investito nella ricerca, studio e sapere, ma in Italia, invece, si sono fatti pesanti tagli a scuola e formazione. La nostra è una Repubblica dove non si capisce perché finora non si è riusciti a realizzare un’anagrafe dell’edilizia scolastica”. Anche Enzo Mattina, autore di “Elogio della precarietà”, il libro edito da Rubbettino su cui si è basata parte della discussione, ha insistito sul valore dell’istruzione: “Svolgete studi universitari- ha esortato gli studenti del Natta e del Paleocapa- coerenti con quello che state facendo e contemporaneamente pensate e provate anche a lavorare. Le microesperienze del lavoro intermittente possono costituire anche un modo per focalizzare cosa si vuol fare da grandi. L’imperativo categorico è comunque dire sempre di no al lavoro nero”. L’ex sindacalista e parlamentare socialista, in predicato ora di divenire anche il presidente del Fondo pensioni per i lavoratori somministrati, istituito dal Ministero del Lavoro, dopo aver fatto cenno alle leggi che hanno riordinato il lavoro flessibile come la “Treu” e la “Biagi”, ha riferito sul valore della copertura previdenziale per le forme relative a queste tipologie contrattuali (dalle collaborazioni a progetto al lavoro somministrato): “Ora che vige il metodo contributivo- ha ricordato Mattina- per i periodi di lavoro flessibile esiste una piena copertura previdenziale che risulterà utile quando tanti giovani arriveranno all’età della pensione. Poi, rispetto ai vari tipi di lavoro flessibile è utile indirizzarsi verso una collaterale formazione, usufruendo delle specifiche tutele”. Il vicepresidente del gruppo Quanta ha, al termine del suo intervento, stigmatizzato il ricorso al lavoro parasubordinato che spesso nasconde un vero e proprio lavoro a tempo indeterminato; ha auspicato una vera riforma del sistema universitario ed ha invitato i giovani a “organizzarsi e a rivendicare l’autonomia dei comportamenti individuali, perché la classe politica deve avere rispetto di tali atteggiamenti”. Il responsabile dell’area sindacale della Confindustria di Bergamo, Stefano Malandrini, tra i curatori per la “Giuffrè Editore” dello “Sviluppo del ‘capitale umano’ tra innovazione organizzativa e tecniche di fidelizzazione” ha ricordato come in questo momento di pesanti tagli di personale, ci siano aziende che offrono ai loro addetti piani di formazione importanti purchè rimangano nel loro gruppo industriale. “Tante nostre realtà metalmeccanicheha ammesso Malandrini- soffrono questa condizione di precarietà, ma esistono anche situazioni in cui i lavoratori coinvolti colgono le opportunità nei luoghi di lavoro e, dopo un’interruzione di lavoro, riescono a trovare un reimpiego a termine. Molto si basa sulla propensione all’impegno professionale, alla formazione, alla capacità di apprendimento continuo, ma di fatto può realizzarsi una fidelizzazione tra addetto ed impresa basata proprio sul concreto percorso formativo e sull’investimento relativo al dipendente realizzato dal datore di lavoro”. Angelo Nozza, il “capo” dei metalmeccanici della Uil bergamasca, ha ripetuto più volte “la necessità di un Paese che deve recuperare competitività ed investire sulla testa della gente, premiando merito, produttività, industria manifatturiera, architrave dell’economia nazionale attualmente in lenta ripresa”. Il sindacalista ha parlato di “un patto generazionale che deve caratterizzarsi non solo a livello previdenziale, ma anche attraverso una solidarietà nei luoghi di lavoro in fabbrica”. Al termine del suo intervento ha avanzato la proposta della Uilm orobica: “Dobbiamo dare una continuità- ha concluso- a questi incontri a scuola. Il mondo dell’istruzione non riesce ad avere un serio collegamento con quello delle imprese e dell’economia collegata. Nel nostro rapporto continuo con i vari istituti superiori della provincia abbiamo la necessità di consolidare i momenti di confronto e creare una filiera che esprime esigenze ed offerta. Il sindacato può divenire la cerniera col mondo della produzione mettendo in collegamento la domanda delle imprese con l’offerta delle scuole. Si potrebbe realizzare un registro delle ‘buone pratiche’relativo alla formazione, gli ‘stage’, le occasioni di lavoro a tempo parziale, o indeterminato, fenomeni effettivamente realizzati che andrebbero così censiti e studiati. Per il nostro sindacato ci sarebbero gli spazi per ampliare l’azione dinamica a livello culturale e sociale, ben al di là della classica attività sindacale”. Circa 300 studenti, nell’aula magna del “Natta” per più di tre ore hanno ascoltato le voci che si sono alternate nel dibattito, rimanendo fermi sulle loro sedie ed indifferenti anche al suono della campanella che li chiamava alla pausa ricreativa. “Un successo!” ha esclamato, al termine della “kermesse” scolastica, Cinzia Grana, funzionaria della Uilm locale, di fatto l’ideatrice di questi confronti. La testimonianza che questi ragazzi, nonostante i tanti discorsi sulla prospettiva, rimangano ancorati alle necessità contingenti l’ha resa proprio lei: “Quando le sedie hanno cominciato a svuotarsi- ha confidato la curatrice di “Uilm notizie” al sottoscritto- mi ha avvicinato Francesco Chiesa (uno dei tre studenti di cui abbiamo raccontato in apertura, ndr), chiedendomi se in caso di manifestazioni studentesche avessero potuto appoggiarsi da noi metalmeccanici, dato che finora lo avevano fatto rivolgendosi alla Cgil. Ho risposto sorridendo di sì, che certamente potevano contare su di noi”. Mai togliere i sogni ai ragazzi e, soprattutto, mai negare la loro piazza. *Capoufficio stampa della Uilm nazionale e direttore responsabile di “Fabbrica società” 3 dibattito L’ACCORDO PER POMIGLIANO E IL FALSO CHE FA PIÙ MALE Riportiamo integralmente un articolo a firma Pietro Ichino* pubblicato dal Corriere il 7 ottobre 2010. Si tratta di un’analisi politica, sullo stato dei rapporti tra le organizzazioni sindacali e sul sistema delle relazioni industriali con toni critici sugli atteggiamenti della Fiom in una fase caratterizzata da atti incivili e insensati contro altre organizzazioni sindacali, a partire dalle menzogne fatte circolare rispetto all’accordo firmato da Uilm e Fim con la Fiat per Pomigliano. U addirittura impossibile quando – come nel caso di Pomigliano – le deroghe richieste mirano a combattere fenomeni evidenti e massicci di assenteismo abusivo, oppure consistono nell’aumento edl limite annuo del lavoro straordinario per conseguire una maggiore saturazione della capacità produttiva di impianti d’avanguardia e costosissimi in una regione come la Campania che soffre cronicamente di mancanza di lavoro, dove l’alternativa occupazionale per le migliaia di lavoratori interessati è solo il lavoro nero sottopagato, senza diritti e senza sindacati, nel tessuto degradato e infetto dell’economia sommersa controllata dalla camorra. Quando si discute con loro a tu per tu, i dirigenti della Fiom denunciano il rischio del “piano inclinato”: “Si incomincia con queste deroghe marginali e non si sa dove si fa a finire”. Essi non considerano che l’argomento del “piano inclinato” è sempre stato il cavallo di battaglia di tutti i conservatorismi. E che oggi, per paura dell’innovazone cattiva o pericolosa, l’Italia si sta chiudendo anche all’innovazione buona, quella che consente di aumentare la produttività e quindi anche di migliorare le condizioni di lavoro. Comunque, nessun rischio di piano inclinato giustifica la falsità della denuncia di una violazione della legge e della Costituzione, finalizzata a evitare il dibattito di merito sulla questione sindacale. E ancor meno è giustificabile l’avallo che a quella falsità è stato dato acriticamente sulla stampa e nelle trasmissioni televisive da opinionisti autorevoli e persino professori di diritto del lavoro col risultato (voluto) di indurre mezza Italia a pensare che, effettivamente, l’accordo di Pomigliano violi la legge e configuri un primo passo verso lo “smantellamento dei diritti fondamentali dei lavoratori”: E il risultato (non voluto, ma prevedibile) di indurre qualche testa calda a tirare candelotti contro la Cisl. Certo, i candelotti non sono pistole. Ma in un Paese nel quale i temi della politica del lavoro sono stati sempre fortemente drammatizzati, al punto che su di essi si è ripetutamente versato il sangue, ci si dovrebbe poter attendere da parte di tutte le persone responsabili una maggiore capacità critica di fronte a forzature gravi, evidenti e pericolose come questa. n’aggressione come quella contro la Cisl sarebbe un atto incivile e insensato anche se fosse vero che - come sostiene la Fiom-Cgil - l’accordo firmato dalla Cisl (e dalla Uil ndr) con la Fiat per lo stabilimento di Pomigliano violi. Il fatto è che la violazione non c’è proprio. Per questo aspetto, la vicenda dell’accordo di Pomigliano merita di essere studiata non soltanto come evento rilevantissimo nell’evoluzione del nostro sistema delle relazioni industriali, ma anche come un case study di straordinario interesse sotto il profilo politico-logico. La Fiom non ha motivato il rifiuto di sottoscrivere quell’accordo con un dissenso insuperabile su questioni inerenti all’organizzazione o ai tempi di lavoro, e neppure su questioni inerenti alle retribuzioni. Lo ha motivato con la tesi secondo cui l’accordo violerebbe la legge con la clausola tendente a combattere un fenomeno di assenteismo abusivo verificatosi in passato nello stabilimento di Pomigliano in modo particolarmente frequente; e violerebbe addirittura la Costituzione con le clausole di tregua, tendenti a garantire che l’accordo stesso non sia vanificato da scioperi volti a impedirne l’applicazione. Sul piano giuridico, né l’una affermazione, né l’altra sono sostenibili. La materia del trattamento di malattia è interamente demandato dalla legge alla contrattazione collettiva. Quanto al diritto di sciopero, la Costituzione ne affida la regolazione alla legge ordinaria, la quale nulla dice sulle clausole di tregua; per altro verso, in quasi tutti i Paesi dell’occidente industrializzato gli accordi collettivi contengono normalmente clausole di tregua che ne garantiscono l’effettività. La verità è che l’accordo di Pomigliano non presenta alcun attrito con la legge: lo presenta soltanto, e per alcuni aspetti molto marginali, con il contratto collettivo nazionale del settore metalmeccanico. Se le cose stanno così, perché la Fiom denuncia una violazione della legge e non soltanto un contrasto con il contratto nazionale? Il motivo è questo: mentre è facile mobilitare l’opinione pubblica per difendere la legge, e ancor più per difendere la Costituzione, è invece molto più difficile mobilitarla per difendere la rigida inderogabilità di un contratto collettivo nazionale. Convincere l’intera opinione pubblica nazionale della necessità di respingere un piano industriale da 20 miliardi, in una situazione di crisi economica gravissima, in omaggio all’intangibilità di un contratto collettivo appare già di per sé assai problematico; ma appare pietro ichino docente ordinario di diritto del lavoro all’università statale di milano 4 dalle fabbriche Corso formazione regionale Uilm Rls settore siderurgia PARAFRASANDO ARCHIMEDE: “EUREKA!” D opo centoquarantadue giorni di estenuanti discussioni fra le delegazioni Fim, Fiom e Uilm ha preso finalmente forma la bozza della piattaforma del contratto integrativo aziendale Tenaris. Il giorno 13 Ottobre è stata presentata alle Rsu riunite in assemblea ed è stata approvata, anche se fra molti “mugugni” quasi all’unanimità (un solo contrario). Non è stato un “parto” facile, il 25 Maggio, giorno dell’inizio delle trattative, le distanze tra Fim, Fiom e Uilm sia ideologiche che sui contenuti sembravano abissali. C’è voluta molta pazienza e capacità di mediazione, soprattutto da parte di noi della Uilm per avvicinare le parti. Secondo me si poteva fare molto di più, si è persa un’ennesima occasione per uscire dallo “scontato” e cercare di percorrere nuove vie, è risaputo che il contratto di secondo livello della Tenaris ”fa scuola” su tutto il territorio e non solo, ragion per cui forse bisognava aprire nuove porte ed allargare gli orizzonti, ma per questo alcuni non sono ancora pronti e forse non lo saranno mai legati come sono alle loro ideologie. Veniamo ai contenuti. La piattaforma si può dividere in tre parti, la prima raccoglie tutte le rivendicazioni e richieste sindacali; sindacato internazionale, miglioramento della funzionalità delle varie commissioni paritetiche, miglioramento delle condizioni economiche per i lavoratori delle imprese “terze”, miglioramenti per l’attività delle Rsu all’interno delle fabbriche, supporto per i lavoratori atipici e per i futuri nuovi assunti, ampliamento della flessibilità oraria e un incremento di alcuni permessi già acquisiti precedentemente, maggior sviluppo del part-time, certificazione dei vari corsi di formazione con l’istituzione di un libretto che li certifichi anche in “futuro” (questa richiesta è stata da noi sostenuta “energicamente”). La seconda parte comprende richieste nell’ambito del sociale: ricerca di un nuovo accordo con l’azienda ed il territorio per dare una risposta al “problema casa”, ampliamento delle convenzioni con gli asili nido della zona senza scartare l’opportunità di averne uno aziendale (per noi in questo punto si poteva e si doveva chiedere di più visto che molti non usufruiscono degli asili non per mancanza di posti bensì perché lontani dal luogo di residenza. Forse un “bonus” per questi lavoratori non li avrebbe fatti sentire “discriminati”). La terza ed ultima parte è dedicata alle richieste salariali: un incremento di tutti i premi non inferiore a quello del precedente contratto (circa il 15%), consolidamento dei valori minimi del Premio Qualità e Produttività alla media ottenuta in questi anni e conseguente aumento del suo valore massimo, conferma del premio Prevenzione e Sicurezza consolidandolo e modificando alcuni meccanismi per migliorarne l’efficacia, incremento della quota versata dall’azienda a Cometa, riconoscimento di un “bonus” per i lavoratori forfetizzati o operanti su 21 turni, definizione di un importo unico per l’indennità acciaieria slegata dal numero dei turni (resta comunque un luogo disagiato). Questa bozza verrà presentata ai lavoratori convocati in assemblee che potranno esprimere i propri giudizi ed eventualmente migliorarla apportando nuove idee sarà poi sottoposta al loro giudizio mediante referendum che sarà vincolante per il proseguo della trattativa. Ipotizzando che i lavoratori la approvino verrà presentata all’Azienda che dopo aver tratto le sue valutazioni comincerà (si spera) a trattare …. Ma questa è un’altra storia. Il 19 ottobre alla Uil di Bergamo si è svolto un corso di formazione regionale per Rls del comparto siderurgico. E’ questo un percorso intrapreso dall’Ital per rafforzare la tutela nei confronti dei lavoratori, in particolare sui temi della sicurezza. Hanno partecipato ai lavori una ventina di delegati giunti dalle provincie della Lombardia e da varie realtà produttive, soprattutto da grandi Aziende. Relatore del corso è stato il Dott. Giampiero Cassina, ex direttore del dipartimento di prevenzione dell’Asl di Bergamo, vi erano presenti operatori dell’Ital e Susanna Costa, responsabile del settore prevenzione e sicurezza, della Uilm nazionale. Gli infortuni nel settore metallurgico sono stati, secondo gli ultimi dati disponibili 60.343 nel 2007, di cui 73 mortali (fonte Inail). Le malattie professionali che si manifestano nel settore sono di varia natura, con grossi rischi cancerogeni, sia a livello polmonare che delle prime vie respiratorie, malattie muscoloscheletriche, sordità, malattie della pelle, malattie infettive. I dati sono spesso sottostimati perché molte patologie insorgono quando il lavoratore è in pensione oppure ha cambiato Azienda o quando il medico competente omette di denunciare infortuni o malattie professionali. Il problema maggiore è dato dal mancato riconoscimento delle malattie professionali da parte degli enti competenti, che molto spesso collegano a fattori extra lavorativi il danno fisico riportato dal lavoratore. I delegati presenti al corso hanno illustrato le proprie esperienze sui temi posti dal relatore. E’ stato chiesto ai presenti come è la qualità del documento della valutazione dei rischi e se partecipano alla sua stesura. Le risposte sono state, alcune positive, altre hanno descritto situazioni di pericolo continuo e in totale controtendenza, c’è chi partecipa in prima persona alla stesura citando situazioni personali che servono a compilare nel modo migliore il documento. E’ stato poi chiesto quali sono le principali cause di malattie professionali. Gli interventi si basavano su esperienze soprattutto personali, ma in modo particolare come causa si sono citati la movimentazione dei carichi, l’esposizione al rumore, le vibrazioni, le inalazioni di sostanze cancerogene, allergizzanti e bronco-irritanti. I lavori del corso del pomeriggio si sono svolti compilando un questionario informativo sui rischi alla salute dei lavoratori del comparto siderurgico, rispondendo ad alcune domande in merito alla percezione dei rischi. Voglio concludere con una riflessione, la struttura nazionale Uilm ha intrapreso una strada importantissima nella formazione degli Rls, dando la possibilità di confrontarsi con persone preparate e con le conoscenze mirate nel campo della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, non si deve mai abbassare la guardia e gli Rls devono essere sempre più preparati ed aggiornati. Approfitto ora dell’opportunità di questo articolo per ringraziare pubblicamente a nome di tutti noi il gruppo “Techint”, del quale siamo fieri e orgogliosi di appartenere, per il ruolo primario avuto nel riuscito salvataggio dei 33 minatori cileni intrappolati nella miniera di San Josè a dimostrazione che la sicurezza per questo gruppo è fondamentale. fabio rizzi responsabile Uilm prevenzione e sicurezza bellini maurizio rsu-uilm tenaris-dalmine 5 Roma 9 ottobre 2010: meno fisco sul lavoro, più lavoro per l’Italia. Sabato 9 Ottobre si è tenuta a Roma in Piazza del Popolo la manifestazione voluta da Uil e Cisl per chiedere al governo di introdurre una riforma fiscale che dia nuove prospettive e competitività al lavoro e ai lavoratori Italiani. Impressionante la risposta dei lavoratori della Uil e della Cisl al richiamo dei rispettivi segretari Angeletti e Bonanni: Piazza del Popolo non riusciva a contenere gli oltre centomila partecipanti che hanno aderito. Circa mille pullman e numerosi treni speciali sono giunti a Roma da tutta Italia, molti dei quali partiti nella notte come quelli della Uil di Bergamo. Per chi come noi arrivava da lontano il peso del viaggio è stato ricompensato dal successo dell’iniziativa che è subito stato chiaro man mano che ci si avvicinava alla piazza stracolma di bandiere: per gli iscritti Uil la soddisfazione è stata ancora maggiore perché a giudicare dal colpo d’occhio della stupenda zona che faceva da cornice della manifestazione, la nostra presenza non sembrava affatto minoritaria rispetto ai colleghi della Cisl, le bandiere erano infatti equamente distribuite nel rappresentare i due sindacati. Lo spirito che si respirava era di cosciente e solidale determinazione nel promuovere la serie di rivendicazioni non contro qualcosa o qualcuno come sempre più spesso risultano indirizzate le iniziative della Cgil e dei suoi metalmeccanici, ma a favore del lavoro e dei lavoratori del nostro paese. Dopo il coinvolgente concerto di Paolo Belli e la sua big-band, hanno preso la parola i due segretari: Angeletti con la consueta capacità di esprimere concetti complessi con parole comprensibili, ha sì bacchettato chi fa dell’azione sindacale pura lotta politica, ma poi, concentratosi sull’aspetto propositivo, ha fatto il punto della situazione e delle richieste da porre al governo, che oggi non può più tergiversare distratto da troppi interessi personali e beghe interne: non ci sono più scuse, bisogna dare risposte alla classe lavoratrice che da troppo tempo porta il peso della mancanza di equità fiscale e di assenza di una vera politica industriale. Bonanni ha proseguito sulla stessa via, anche se con toni più accesi e a mio parere meno condivisibili, ma comunque indotti dall’inevitabile amarezza dovuta ai recenti atti vandalici che hanno interessato tante sedi Fim e Cisl nel Paese, rivendicati o giustificati dalla Fiom. Infatti l’inevitabile riferimento a Pomigliano poteva essere espresso senza il ricorso a slogan che secondo me sono più tipici del sindacato che ancora una volta risultava assente (ovviamente sto parlando della Fiom) proprio al momento di fare il suo dovere: un sindacato responsabile non può solo protestare contro tutto e tutti, ma bensì deve proporre soluzioni concrete e realizzabili, che poi è il comune denominatore di Uil e Cisl Le richieste per il lavoro dipendente sono numerose e dettagliate: dalle detrazioni sul lavoro dipendente, alla riduzione delle aliquote e dell’IRAP, dal fiscal-drag alla riduzione dell’aliquota sulla produttività. Più in generale si richiede un cambio di marcia nella lotta all’evasione, l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, la diminuzione del prelievo sulle imprese (irap), il taglio dei costi della politica etc. Insomma concludendo le due sigle unite da questa iniziativa di eccezionale successo escono rafforzate in questa dimostrazione di capacità organizzativa, programmatica e solidale, e in particolare a giudicare dai nostri colori in piazza che non erano affatto in minoranza, la UIL tutta (e tra le prime quella della nostra provincia) ci ha creduto per prima e ha saputo dimostrare che si può scendere in piazza in tanti, rivendicando temi concreti sui quali tutti i lavoratori vogliono fatti. Ora la palla passa al governo che deve dare risposte pronte o farsi da parte se non è in grado di mettere in atto le necessarie riforme. Il Paese non ha più tempo e lavoro da perdere. marco taricco rsu brembo Roma, 9 ottobre 2010 6 una FINESTRA sul MONDO Nigeria, bimbi avvelenati dal piombo Una strage di bambini si stà consumando dall’inizio dell’anno in Nigeria nella regione settentrionale di Zamfara: avvelenamento da piombo legato all’estrazione dell’oro. L’emergenza era emersa all’inizio dell’anno quando era stato osservato un eccesso di decessi e malattie nello Stato di Zamfara e le indagini condotte avevano poi identificato la causa nell’avvelenamento da piombo legato all’estrazione di oro compiuta con metodi artigianali. In molti di questi siti infatti le falde acquifere sono contaminate da metalli pesanti che appestano gli attrezzi e infettano l’ambiente circostante. L’avvelenamento è dovuto alla ricerca manuale e artigianale dell’oro. Spesso si scava con le mani nella terra e nelle pozzanghere alla ricerca di una vena del prezioso minerale e si respira il piombo rimanendo contaminati. Nello stato di Zamfara gli uomini cercano l’oro, poi lo portano alle loro donne che lo puliscono dalla sabbia, ma spesso accade che queste donne abbiano al loro fianco dei bambini che respirano il piombo. Si parla di migliaia di persone contaminate, l’Onu parla di 18.000 persone, di cui almeno 3.600 bambini sotto i cinque anni. Questi dati sono non facili da definire perché molti luoghi dove si estrae l’oro sono il- legali per cui i dati non sono rilevabili. Il commercio di questo minerale è considerato remunerativo, ci vogliono circa due ore per estrarre un grammo del minerale che viene venduto a 23 dollari, per coltivare il miglio ci vogliono 4 mesi e lo si vende a 40 dollari. Secondo gli studiosi, un’eccessiva quantità di piombo nel sangue può provocare nei minori di 4 anni anemia, debolezza muscolare e, nei casi più gravi, danni irreversibili al cervello e morte. c.g. Roma, 9 ottobre 2010 7 il sindacato dei cittadini RC AUTO: come comportarsi in caso di incidente nel caso in cui sul posto sono intervenute le forze dell’ordine. Dopo essere stato compilato il modulo deve essere firmato dalle parti coinvolte nell’incidente e poi inviato alla compagnia che dovrà provvedere a risarcire il danno. Se il modulo viene firmato da entrambe le parti coinvolte si assume che l’incidente sia avvenuto nel modo indicato, a meno che la compagnia assicurativa non disponga di prove in grado di certificare il contrario. Si consiglia di non firmare il modulo nel caso in cui, messo l’accaduto nero su bianco, emergano posizioni e versioni differenti in merito all’incidente. In tal caso può essere invece utile compilare e firmare due moduli CAI (altro nome del modulo blu) separati. Il tempismo per la denuncia del sinistro è fondamentale e va fatto alla propria agenzia e compagnia di assicurazioni entro e non oltre i tre giorni dalla data in cui è avvenuto l’incidente. Per quanto riguarda il risarcimento del danno, l’automobilista danneggiato e non responsabile (o parzialmente non responsabile) dell’incidente stradale può chiedere di essere risarcito (si tratta in genere di un risarcimento forfettario) direttamente dal proprio assicuratore attraverso il cosiddetto risarcimento diretto. Questo risarcimento viene applicato solo se lo scontro coinvolge due veicoli a motore, mentre se vi sono più veicoli interessati al sinistro la procedura da attuare sarà quella classica, ossia rivolgendosi alla compagnia assicura- Aumento contrattuale dal 1° gennaio 2011 Ccnl 15 ottobre 2009 Livelli 1° 2° 3° 4° 5° 5°s 6° 7° aumento 25,00 29,25 34,50 36,50 40,00 44,25 47,50 52,50 nuova paga base 1179,98 1296,48 1429,94 1489,99 1592,56 1701,82 1826,39 1983,08 LA UILM TI DÀ RISPOSTE! SEDI di zona UIL Segreteria Uilm Clusone via Spinelli 21 Dalmine Via Chiesa Vecchia 5 - tel. 035-370567 Gazzaniga Via Dante 54 - tel. 035-720270 Ponte S. Pietro Via Lombardi 21 - tel. 035-618500 Treviglio Via Zenale 1 - tel 0363-48535 Villongo Via Diaz 57 - tel. 035-929545 Angelo Nozza 348 1525976 Segretario responsabile Claudio Betelli 348 3102356 Damiano Bettoni 338 4219808 Emilio Lollio 339 8399962 Vincenzo Di Mauro RAFFORZA IL SINDACATO SCEGLI LA UILM UILM BERGAMO - Via S.BERNARDINO 72/E - TEL. 035-224158 FAX 035-243325 E-mail: [email protected] - www.uilbergamo.it 8 Chiuso in tipografia il 2 novembre 2010 - SUPPLEMENTO A UIL-INFORMAZIONE In Italia ormai la cronaca registra ogni giorno almeno un caso di false assicurazioni auto erogate da finte società o da qualche taroccatore che per sbarcare il lunario crea dei talloncini molto simili agli originali. Si tratta di pratiche sempre più diffuse, che hanno suscitato nei mesi scorsi un acceso dibattito tra l’Ania, l’associazione delle imprese assicurative, preoccupata per la crescita consistente del fenomeno, e le associazioni dei consumatori. Queste ultime, pur senza giustificare gli illeciti commessi, hanno ritenuto opportuno sottolineare che questi reati sono in parte dovuti anche all’elevato costo delle Rc auto in Italia. Circolare con un’assicurazione falsa o contraffatta, oltre a costituire un reato, espone a un grave rischio in caso d’incidente sia per chi lo provoca sia per chi lo subisce. Ecco allora che prima di sottoscrivere un contratto di assicurazione è consigliabile leggere le condizioni e accertarsi che la compagnia assicurativa sia seria e affidabile. In tal caso, se dovesse verificarsi un sinistro stradale si è coperti dall’assicurazione. Ecco allora alcuni consigli per fare un po’ di chiarezza sui termini e sulle procedure partendo dalla modulistica base. Il modulo blu, o modello per la constatazione amichevole di incidente serve per “fissare un’immagine” di quello che è accaduto: va compilato in ogni sua parte, anche