NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO
Anno II - N° 10 - 28 Ottobre 2011
a cura dell’Ufficio PD Italiani nel mondo
email: [email protected]
SOMMARIO
DAL PARLAMENTO
• Allarme dei deputati Pd per i tagli
a Rai Internazionale
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• Laura Garavini: Governo inadem-
piente su legge di attuazione
decisione UE sulle confische
• Australia: per il passaporto ti
mando dal postino (Aldo Magnavacca)
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PORTO FRANCO
• Franco Narducci: Uno sbocco
negoziale per questioni aperte tra • Congiuntura Italia, al governo il
Italia-Svizzera
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porno-stato (Alfredo Llana)
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• Fabio Porta: Una soluzione per i
visti turistici italiani in Brasile 8
VISTI DALL’ESTERO
DEMOCRATICI NEL
MONDO
• Dal Financial Times: per il bene
dell’Italia e dell’Europa Berlusconi
dovrebbe dimettersi
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Editoriale
Rosy Bindi con il PD Bruxelles
di Francesco Cerasani
Speciale Manifestazione 5
• Pd Svizzera: Dirigenti Pd eletti
col Pss al Parlamento
9 novembre 2011
• L’on. Porta alle Manifestazioni
’Momento Italia-Brasile’
La Ricostruzione in nome del
10 popolo italiano all’estero
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(Adriana Leo)
• Boston — Incontro su Università
e Ricerca (Andrea Boggio)
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ANALISI E COMMENTI
• L’on. di Milano a Roma e il muratore della Valtellina in Germania
(Eugenio Marino)
12
• Anomalie della convenzione
fiscale con la Francia (Gino Bucchino)
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• Subito la Legge per i contrattisti
della Farnesina (Marco Fedi e
Eugenio Marino)
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• Il parere negativo su trasformazione consolati da parte del Comites South Australia
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• Necessità di chiarezza su Circoscrizione Estero e rappresentanza (Marco Fedi)
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L’occasione era troppo importante per lasciarsela sfuggire: la presenza della presidente del
Partito Rosy Bindi a Bruxelles il 17 ottobre ha
mobilitato il circolo cittadino del PD e possiamo dire con soddisfazione di aver messo a disposizione di tutta la comunità italiana una
bella iniziativa.
Una serata davvero ben riuscita, non solo per
il numero dei partecipanti (oltre 400 presenti)
ma soprattutto per i contenuti e per i toni del
dibattito. L’incontro con Rosy Bindi ha costituito un’opportunità unica per presentare alla
Presidente del partito la varietà e la ricchezza
della comunità italiana in Belgio. Una comunità viva e vibrante, radicata da decenni in un
paese in cui ha assunto progressivamente un
ruolo crescente nel tessuto sociale, economico
e politico belga.
E’ una comunità che è passata attraverso sofferenze e sacrifici indimenticabili – la tragedia di
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PD/CITTADINI NEL MONDO. Notiziario del Partito Democratico per gli italiani all’estero.
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Marcinelle ne è il simbolo—e che, nonostante il distacco e l’oblio del proprio Paese di origine, ha avuto la forza di organizzarsi ritagliandosi uno spazio di cittadinanza fondamentale tra tutte le comunità straniere. Davanti a Rosy Bindi, molti erano i connazionali giunti dalle zone minerarie del
Limburgo, da Liegi, da Louviere, dai quartieri di Bruxelles dove più antica è l’emigrazione italiana.
Accanto a loro, foltissima anche la presenza dell’emigrazione più recente, arrivata a Bruxelles per
stabilirsi nella capitale delle istituzioni comunitarie. La platea che ha incontrato Rosy Bindi è stata
quindi rappresentativa della sfida che il partito vive a Bruxelles e in Belgio: offrire una risposta politica comune alle esigenze della comunità storica italo-belga (che oggi, con l’introduzione del diritto
alla doppia cittadinanza, vive in un contesto politico del tutto nuovo), delle generazioni più giovani
e dei concittadini attivi nel mondo delle istituzioni UE. Rimaniamo convinti che la rappresentanza
sia la risposta più valida e concreta a tutte queste sfide: tra il giovane ricercatore o precario che arriva all’estero e l'operaio giunto decenni fa in cerca di lavoro non c’è quella distanza in cui si è indotti
a credere ad una prima analisi. In primo luogo perché l’emigrazione è ancora un fenomeno attualissimo nella società italiana. E soprattutto perché entrambe queste generazioni di emigrazione vivono
esigenze comuni quando si tratta di chiedere assistenza, sostegno culturale, riconoscimento del valore che la presenza italiana all’estero costituisce per l’intero Paese. La comunità italiana in Belgio è
una delle tante facce dell’Italia oltre l’Italia, delle originali esperienze di integrazione che la nostra
emigrazione ha costituito in giro per il mondo, quegli "italiani col trattino", come li ha definiti lo storico Franzina. Per decenni la nostra comunità all'estero è stata una Italia “malgrado l’Italia”, ovvero
malgrado le dimenticanze e la sottovalutazione in cui il nostro Paese ha tenuto le questioni degli Italiani all'estero. Molto è cambiato, per fortuna, negli ultimi dieci anni. Per gli Italiani del Belgio si è
passati in poco tempo ad una doppia acquisizione: l'istituzione della circoscrizione estero seguita, lo
scorso anno, dall'introduzione del diritto alla doppia cittadinanza italo-belga. Resta però ancora
molto da fare sul tema della rappresentanza, e la pessima riforma dei Comites e del CGIE presentata
dal centrodestra costituisce oggetto di grande preoccupazione per le nostre comunità.
Rosy Bindi, che segue da tempo i temi degli Italiani all'estero, ha accolto con interesse tutte queste
riflessioni e si è impegnata a dare sempre più spazio alle nostre istanze nelle iniziative politiche del
partito nazionale. Ne avremo una prima occasione il 5 novembre, quando una delegazione degli italiani nel mondo sarà presente alla manifestazione nazionale indetta dal PD. Proseguirà poi con la
preparazione della prossima conferenza sul partito, che coinvolgerà gli iscritti e i circoli all'estero.
Tutto questo percorso, naturalmente, condurrà poi alla stesura delle proposte programmatiche in
vista delle prossime elezioni (sperando che arrivino presto): il PD, che è fiero di potersi definire "il
partito degli Italiani all'estero", farà della valorizzazione degli Italiani nel mondo - grazie al potenziale e all'investimento che essi possono rappresentare per l'intero Paese - una dei punti centrali per
il rilancio dell'Italia.
PD/CITTADINI NEL MONDO. Notiziario del Partito Democratico per gli italiani all’estero.
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PD/CITTADINI NEL MONDO. Notiziario del Partito Democratico per gli italiani all’estero.
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DAL PARLAMENTO
ALLARME DEI DEPUTATI PD DELLA CIRCOSCRIZIONE ESTERO
CON I TAGLI A RAI INTERNAZIONALE IL GOVERNO SPEGNE LA VOCE DELL’ITALIA NEL MONDO
Anche per RAI Internazionale è arrivato, dunque, il colpo risolutivo. Il Sottosegretario all’Editoria
ha dichiarato in Commissione alla Camera che a causa dei tagli imposti dalle ultime manovre finanziarie si propone di dimezzare fondi della convenzione con la RAI per quanto riguarda appunto RAI Internazionale e le trasmissioni per le minoranze etniche.
Per la verità, i tagli richiesti sarebbero, per ammissione dello stesso Bonaiuti, del 30-40%, ma
quando si tratta di italiani all’estero, i ministri chiamati ad eseguire non si negano mai un 10% di
mancia. Dopo la devastazione nei campi della lingua e della cultura, dell’assistenza, della rete
consolare, degli istituti di cultura, della rappresentanza, c’è ancora qualcuno che dubita che siamo
di fronte ad una strategia consapevole e organica basata sull’idea che ormai il mondo
dell’emigrazione, vecchia e nuova, è un lusso che l’Italietta di oggi non si può più permettere.
E così, dopo la progressiva eliminazione del pensiero e della parola, ora il Governo, agli italiani
all’estero, toglie anche la voce. Quello che più spaventa non è tanto la gravità della crisi, che pure
esiste, quanto la pervicacia nel non comprendere che i colpi assestati agli italiani all’estero sono
colpi assestati all’Italia e al suo disperato bisogno di non recidere i suoi legami con il mondo in un
momento di difficoltà così serie e diffuse. Anche per RAI Internazionale, dunque, si pone la stessa
esigenza che si manifesta per gli altri campi: non rassegnarsi a queste scelte come se fossero ineluttabili, ma organizzare in Italia e soprattutto nelle comunità la resistenza e il rilancio di chi non
si rassegna a vedere spegnere il futuro del nostro paese.
Gino Bucchino, Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Franco Narducci, Fabio Porta
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DEMOCRATICI
NEL MONDO
DAL PARLAMENTO
Il governo Berlusconi ancora inadempiente
sulla legge di attuazione della decisione UE sulle confische
“L’Italia non può continuare ad ostacolare in Europa le confische dei beni mafiosi. Con questa legge
chiediamo al Governo di attuare, entro tre mesi, la decisione-quadro europea che permette il reciproco riconoscimento delle confische tra gli Stati UE”. Lo ha detto Laura Garavini, capogruppo del
Partito Democratico in commissione Antimafia, dopo avere depositato, insieme agli altri componenti PD della Commissione, una nuova proposta di legge contro la criminalità organizzata.
“Le operazioni di confisca non devono fermarsi ai confini dei singoli Stati”, spiega la deputata PD,
“perché altrimenti è troppo facile per i mafiosi mettere al sicuro i propri beni sporchi in un altro Paese. Per questo l’Unione europea ha adottato una legge che chiede agli Stati di riconoscere reciprocamente le decisioni di confisca. L’Italia è uno dei pochi Paesi che non ha ancora aggiornato la propria
normativa. E con questo ritardo il Governo ostacola l’utilizzo di un mezzo molto efficace contro le
mafie. In seguito alle nostre sollecitazioni, il Governo Berlusconi aveva promesso di adeguare il diritto interno, ma poi non si è mai conformato al principio del reciproco riconoscimento delle confische. Gli effetti di questa inadempienza sono molto concreti”, continua la deputata eletta nella circoscrizione Europa. “Solo in Germania avremmo già potuto recuperare 490 mila Euro, che invece restano in mano mafiosa proprio per l’inerzia di questo Governo”. “Nella nostra proposta di legge”,
ha concluso Laura Garavini, “sono indicati i principi e i criteri direttivi per conformarsi, senza ulteriori ritardi, alla decisione-quadro UE sulle confische. Se il Governo non si attiva sarà sempre più
difficile aggredire i patrimoni dei mafiosi. In un momento di grave crisi per le finanze dello Stato,
sarebbe imperdonabile fare un ulteriore regalo ai mafiosi e perdere un’occasione per recuperare risorse.”
PD/CITTADINI NEL MONDO. Notiziario del Partito Democratico per gli italiani all’estero.
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DAL PARLAMENTO
Uno sbocco negoziale per le numerose questioni aperte fra Italia e Svizzera
L’approvazione alla Camera dei deputati della legge di “Ratifica ed esecuzione degli Scambi di Note
tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero relativi alla modifica della
Convenzione per la navigazione sul Lago Maggiore e sul Lago di Lugano, con allegati, del 2 dicembre 1992, effettuati a Roma il 23 luglio ed il 24 settembre 2010”, di cui è stato relatore il Vice presidente della Commissione affari esteri, on. Franco Narducci, ha offerto lo spunto anche per puntualizzare ancora una volta l’urgenza di dare uno sbocco negoziale alle numerose questioni aperte tra
Roma e Berna. Questioni di ben altro rilievo, come ha evidenziato Francesco Tempestini, capogruppo del Partito Democratico in commissione Esteri, poiché non è ancora chiaro l'atteggiamento che il
Governo intende assumere per avviare con la Svizzera una discussione impegnativa in merito al
contenzioso fiscale, sulla base di quanto già altri Paesi europei interessati hanno fatto.
In risposta alle sollecitazioni poste dal PD, l’on. Stefania Craxi, sottosegretario agli Esteri, ha fornito
risposte chiarificatrici e incoraggianti. In premessa il sottosegretario ha richiamato le quattro mozioni bipartisan approvate all’unanimità dalla Camera il 7 giugno scorso (per i PD mozione Narducci) che impegnavano il Governo a riaprire al più presto il negoziato su scala bilaterale, a tutelare i lavoratori frontalieri e adoperarsi per l'esclusione della Svizzera dalla lista nera - e l'ordine del giorno
Narducci approvato all'unanimità dalla Camera il successivo 14 settembre che stabiliva, tra l'altro, il
31 marzo 2012 come termine ultimo per la positiva conclusione del negoziato. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha più volte ribadito alla presidenza del Consiglio e al MEF l'urgenza di convocare
un vero e proprio tavolo con la Svizzera in materia fiscale.
Subito dopo, il sottosegretario Craxi ha sottolineato che il mese scorso in un incontro a Washington
tra il ministro Tremonti e la sua omologa elvetica Widmer-Schlumpf hanno convenuto che a breve si
dovrebbe avviare il negoziato sulle questioni fiscali. Una decisione confermata anche dalla notizia di
pochi giorni fa relativamente all'invito a Berna rivolto dal negoziatore elvetico Ambühl, segretario
di Stato alle finanze, al consigliere diplomatico del ministro Tremonti proprio al fine di concordare i
criteri generali per l'avvio del negoziato formale.
L’on Craxi, ha altresì evidenziato che la ripresa del negoziato fiscale appare, in effetti, ancora più
urgente a seguito della recente conclusione di due accordi fra Berna e, rispettivamente, Berlino e
Londra, concernenti le problematiche fiscali bilaterali, con particolare riguardo ai capitali tedeschi e
britannici depositati anonimamente nelle banche svizzere. Su tali accordi non si è, tuttavia, ancora
espressa l'OCSE e lo stesso MEF nutre dubbi sul loro allineamento agli standard di tale organismo.
Infine – ha sottolineato il sottosegretario agli Affari esteri - in occasione dell'incontro a Berna il 14
corrente mese tra i segretari generali dei due MAE, ambasciatore Massolo e Maurer, le parti hanno
nuovamente convenuto sulla necessità di aprire quanto prima il negoziato il cui risultato non dovrà
in alcun modo prestarsi ad essere considerato una sanatoria o un condono, ma consentire, con le
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PD/CITTADINI NEL MONDO. Notiziario del Partito Democratico per gli italiani all’estero.
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dovute formule, di assicurare adeguati rientri per l'erario italiano.
Il Partito Democratico ribadisce anche in questa occasione l’urgenza di avviare il negoziato per fissare regole certe che devono contribuire a combattere l’evasione fiscale e a frenare la fuga dei capitali mettendo fine alla logica degli scudi fiscali. Occorrono, a tal fine, soluzioni di natura strutturale
pari a quelle che hanno stipulato, per esempio, Germania e Gran Bretagna con la Svizzera.
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DAL PARLAMENTO
Si avvia a soluzione il problema
dei visti turistici italiani in Brasile
A poche settimane da una interrogazione sui visti turistici italiani in Brasile presentata da Fabio
Porta, deputato del Partito Democratico eletto in America Meridionale, il governo ha assicurato che
“la differenza di trattamento nei confronti dei nostri connazionali dovrebbe venir meno con l’entrata
in vigore dell’ accordo di esenzione sui visti di breve durata per i titolari di passaporto ordinario,
firmato lo scorso anno dall’Unione Europea e dal Brasile”. In corso di ratifica presso il Congresso
nazionale brasiliano l’accordo prevede per i cittadini europei un limite di permanenza in Brasile di
90 giorni ogni sei mesi.
In attesa di tale ratifica, l’Ambasciata italiana ha chiesto al governo brasiliano il ripristino per i nostri connazionali della possibilità di estendere fino a 180 giorni l’anno il soggiorno in territorio brasiliano in esenzione del visto.
Circa la reciprocità di trattamento, il governo ha ribadito che l’entrata in Italia di cittadini brasiliani
per motivi turistici e la loro permanenza in territorio nazionale “sono di fatto disciplinate anche dal
regolamento UE 539/2001, che ha portato il termine complessivo di permanenza a 180 giorni”.
L’on. Porta ha preso atto con soddisfazione della risposta e soprattutto della tempestiva azione della
nostra Ambasciata, “che viene incontro”, ha detto, “ alla mia sollecitazione ed alla preoccupazione
di migliaia di cittadini italiani in Brasile e di altrettanti brasiliani in Italia.
Di tutto le relazioni bilaterali tra i nostri due grandi Paesi hanno bisogno”, ha aggiunto il deputato,
“fuorché di problemi burocratici che complichino i reciproci flussi di persone tra Paesi che sono accomunati, tra l’altro, dalla presenza in territorio brasiliano di oltre trenta milioni di italodiscendenti”.
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DEMOCRATICI NEL MONDO
I dirigenti PD eletti col PSS al Parlamento
Dopo una lunga campagna elettorale combattuta fino all’ultimo voto, in cui si sono affrontati
i partiti tradizionali e diversi nuovi partiti minori e movimenti cantonali, il popolo svizzero ha scelto
i parlamentari, che durante la prossima legislatura dovranno rappresentarli nelle due assemblee nazionali. Il diverso sistema elettorale in vigore per eleggere i due rami del parlamento, proporzionale
per il consiglio nazionale o camera bassa e maggioritario per il consiglio degli stati o camera alta, ha
permesso di definire da subito i nomi dei rappresentanti popolari, rinviando invece al ballottaggio
alcune scelte per i rappresentanti cantonali nella camera alta. La partita si chiuderà a dicembre con
l’elezione dei sette consiglieri federali e per quella data non tutto sembra scontato come succedeva
nel passato. Anzi, molte sorprese sono in agguato.
I risultati della recente tornata elettorale ridisegnano in modo significativo gli equilibri politici, che hanno caratterizzato le istituzioni nazionali svizzere dagli inizi degli anni ’60 del secolo scorso fino ad oggi. La cosiddetta concordanza o formula magica, che ha consentito ai maggiori partiti
di governare assieme per anni creando una lunga stabilità politica, rischia di essere compromessa
dalle ambizioni di nuove forze politiche che si presentano per la prima volta sulla scena nazionale
collocandosi con propri gruppi parlamentari al centro degli schieramenti con l’obiettivo di scompaginare lo status quo.
In questa campagna il partito democratico in Svizzera ha sostenuto il programma politico del
Partito socialista svizzero impegnato nella costruzione di una Svizzera moderna, aperta anche alla
partecipazione sociale, politica e democratica dei cittadini stranieri. Su questi temi il Pd in Svizzera
ha coinvolto i doppi cittadini italiani, invitandoli a sostenere un chiaro progetto politico a favore
della Svizzera con un futuro sostenibile, di tutti e per tutti, evitando scorciatoie nazionaliste e scoraggiando la ricerca di un voto etnico, foriero di ambiguità e confusione su scelte e valori, quali la
solidarietà, il civismo e la giustizia sociale che, invece costituiscono i capi saldi di una forza progressista e democratica in cui il PD in Svizzera si identifica. Perciò siamo convinti di aver contribuito, nel
nostro piccolo, all’erosione dei consensi verso il maggior partito della destra parlamentare, che negli
ultimi 20 anni aveva costruito inequivocabilmente la sua forza sulla xenofobia e sull’isolazionismo
del paese.
Il PD in Svizzera si congratula con i dirigenti del PSS nelle cui liste erano candidati propri iscritti e simpatizzanti, alcuni dei quali sono stati riconfermati o parteciperanno per la prima volta ai
lavori parlamentari. Con loro e con i nativi di origine italiana lavoreremo per costruire la Svizzera
di tutti e per tutti.
Pd Svizzera
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DEMOCRATICI NEL MONDO
Brasile - Fabio Porta a Rio e San Paolo
per le manifestazioni del “Momento Italia-Brasile”
Due importanti eventi, uno a Rio de Janeiro, l’altro a San Paolo, hanno segnato l’inizio ufficiale delle
oltre quattrocento iniziative culturali che si succederanno in Brasile nei prossimi otto mesi
nell’ambito della manifestazione “Momento Italia-Brasile” (MIB).
Fabio Porta, deputato PD eletto nella Circoscrizione America Meridionale, ha partecipato agli eventi inaugurali anche nella sua veste di presidente dell’ associazione di Amicizia Italia-Brasile (oltre a
promuovere e rafforzare i rapporti a vario livello tra i due Paesi, l’associazione è direttamente coinvolta nel patrocinio di alcuni tra i principali progetti del MIB).
A Rio de Janeiro, l’apertura ufficiale delle manifestazioni è stata affidata al suggestivo “Spettacolo
della Bellezza”, curato dal Maestro Valerio Festi. La presidente della Repubblica del Brasile, Dilma
Rousseff, ha inviato un lungo e caloroso messaggio ed è stata rappresentata dal ministro della Presidenza, Gilberto Carvalho.
A San Paolo (il governo dello Stato promuoverà nei prossimi mesi una fitta serie di iniziative ed eventi non soltanto culturali ma anche sociali e politici), il via alle manifestazioni è stato dato da un
concerto di musica classica nell’imponente cornice della “Sala San Paolo”, sede dell‘ Orchestra dello
Stato di San Paolo.
Altre due manifestazioni, sempre a Rio e a San Paolo, hanno coinciso con le giornate inaugurali del
MIB: presso il Consolato Generale d’Italia di Rio de Janeiro si è svolta la cerimonia di consegna del
Premio “Gazzetta Italo-Brasiliana” al presidente della TIM Brasil Luca Luciani; nella galleria del
“Conjunto Nacional”, sull’avenida Paulista, è stata invece inaugurata la mostra fotografica “DNA
italiano in Brasile”, dedicata ad alcune delle più note personalità italiane di San Paolo, nel campo
sociale, politico e culturale.
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DEMOCRATICI NEL MONDO
Usa - Incontro a Boston con Maria Chiara Carrozza su Università e Ricerca
di Andrea Boggio
Lo scorso agosto, un gruppo di lavoro del circolo PD di Boston —gruppo che lavora sul tema
dell’università e della ricerca— ha incontrato Maria Chiara Carrozza, presidente del Forum Università ricerca e saperi del PD nonché responsabile PD del settore Università e Ricerca insieme a Marco
Meloni. Maria Chiara Carrozza è anche e soprattutto una scienziata, specializzata in bioingegneria e
direttore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in visita a Boston per la conferenza annuale
dell’associazione IEEE.
L’incontro è consistito in una proficua conversazione densa di contenuti e incentrata sul tema
“università e ricerca” con un’attenzione particolare a quello che sta accadendo in Italia dopo la Riforma Gelmini e all’impatto che questa ha avuto sul sistema italiano. Si è parlato di vari temi, tra cui
i concorsi, la valutazione degli atenei, autonomia e responsabilizzazione, la possibile separazione tra
atenei di ricerca ed atenei di didattica, di accesso da parte degli studenti a borse di studio e ad altre
forme di finanziamento, del tenure track e dell’accesso alla carriera accademica, nonché del ruolo del
settore privato come partner dell’università pubblica.
Durante la discussione ci siamo spesso trovati in sintonia con la nostra ospite, e ciò ha stimolato il
nostro desiderio di mantenere un dialogo con il partito e di contribuire attivamente al dibattito in
corso in Italia. Maria Chiara Carrozza ci ha sollecitato ripetutamente a farci conoscere e a contribuire con le nostre idee al dibattito politico italiano. Nelle settimane successive all’incontro, la professoressa Carrozza si è fatta portatrice della nostra “voce” in occasione della Festa Democratica
dell’Università e della Ricerca che si è tenuta a Cagliari dal 20 al 24 settembre scorsi.
Il gruppo di lavoro di Boston si propone di continuare a lavorare su questi temi e a favorire altre opportunità di dialogo con l’Italia.
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DEMOCRATICI NEL MONDO
ANALISI E COMMENTI
L’on. di Milano a Roma e il muratore della Valtellina in Germania
di Eugenio Marino
Durante i lavori dell’ultima Plenaria del CGIE, mi ha molto colpito e negativamente l’intervento del
Parlamentare della Lega Nord Claudio D’Amico, di Milano, ma emigrato al Parlamento di Roma.
Il parlamentare padano, probabilmente pensando di ricevere un’ovazione, o più semplicemente ignorando la memoria storica dell’Italia, ha messo in contrapposizione gli emigrati italiani con gli
immigrati in Italia. Ha spiegato che lo Stato italiano deve “fare delle scelte”, perché attualmente non
riesce più a pagare l’assistenza medica ai nostri connazionali in Venezuela, quindi non dovrebbe garantire l’assistenza agli immigrati che arrivano nel nostro Paese. Praticamente come se fosse automatico che evitando di assistere un immigrato con le cure mediche, i soldi risparmiati si potrebbero
investire per gli italiani all’estero.
A questa teoria assurda e antistorica ha risposto il consigliere Norberto Lombardi, ricordando come
l’on. avesse pronunciato quelle parole davanti ai rappresentanti di una storia e di un popolo che ha
riempito i mari, gli oceani, le miniere e i cantieri di tutto il mondo di morti italiani, emigrati per
mantenere le proprie famiglie, cercarsi un futuro e fare grande il nostro Paese.
L’on. D’Amico non si è accorto nemmeno dopo l’intervento di Lombardi di aver offeso e, praticamente, ucciso ancora e definitivamente quegli italiani (anche clandestini) morti in ogni angolo del
mondo e che rappresentano la nostra storia patria. Perché ne ha ucciso la memoria e vanificato il sacrificio. Per questo, molto umilmente, con animo sereno e senza spirito polemico, mi piacerebbe
consigliare all’on. D’Amico la lettura di un grande padano come lui, Gianni Rodari (originario della
Lombardia con famiglia “emigrata” in Piemonte). In particolare di quella amarissima quanto struggente ed educativa favola de “Il muratore della Valtellina”, della sua stessa regione.
Un giovane della Valtellina, non trovando lavoro in Patria, emigrò in Germania, e proprio a Berlino trovò un
posto in un cantiere come muratore. Mario – così si chiamava il giovane – ne fu molto contento: lavorava sodo,
mangiava poco, e quel che guadagnava lo metteva da parte per sposarsi.
Un giorno però, mentre si stavano gettando le fondamenta di un palazzo nuovo, un ponte crollò, Mario cadde
nella gettata di cemento armato, morì, e non fu possibile recuperare il suo corpo.
Mario era morto, ma non sentiva alcun dolore. Era chiuso in uno dei pilastri della casa in costruzione, e ci stava un po’ stretto, ma a parte questo pensava e sentiva come prima. Quando si fu abituato alla sua nuova situazione, poté perfino aprire gli occhi e guardare la casa che cresceva intorno a lui.
Era proprio come se fosse lui a reggere il peso del nuovo edificio, e questo compensava la tristezza di non poter
più dare notizie di sé a casa, alla povera fidanzata.
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Nascosto nel muro, nel cuore del muro, nessuno poteva vederlo o almeno sospettare che fosse lì, ma questo a
Mario non importava.
La casa crebbe fino al tetto, furono collocate al loro posto porte e finestre, gli appartamenti vennero venduti e
comperati, e popolati di mobili, e da ultimo vennero ad abitare numerose famiglie.
Mario le conobbe tutte, dai grandi ai piccini. Quando i bambini zampettavano sul pavimento, studiando i loro
primi passi, gli facevano il solletico alla mano. Quando le ragazze uscivano sui balconi o si affacciavano alle
finestre per vedere passare i loro innamorati, Mario sentiva contro la propria guancia il morbido fruscio dei
loro capelli biondi. Di sera udiva i discorsi delle famiglie radunate intorno alla tavola, di notte i colpi di tosse
degli ammalati, prima dell’alba il trillo della sveglia di un fornaio che era il primo ad alzarsi.
La vita della casa era la vita di Mario, le gioie della casa, piano per piano, e i suoi dolori, stanza per stanza,
erano le sue gioie e i suoi dolori.
Ed ecco che un giorno scoppiò la guerra. Cominciarono i bombardamenti su tutta la città e Mario sentì che
anche per lui si avvicinava la fine. Una bomba colpì la casa e la fece crollare al suolo.
Non rimase che un mucchio di macerie, di mobili infranti, di suppellettili schiacchiate sotto cui dormivano per
sempre donne e bambini sorpresi nel sonno.
Fu soltanto allora che Mario morì davvero, perché era morta la casa nata dal suo sacrificio.
Io credo, onorevole D’Amico, che le sue parole nella sala delle conferenze internazionali della Farnesina, hanno avuto per gli emigrati italiani e le loro storie personali e collettive lo stesso effetto della
guerra nella favola del suo conterraneo Gianni Rodari.
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ANALISI E COMMENTI
Le ingiuste e incredibili anomalie della convenzione fiscale con la Francia
di Gino Bucchino
Sono numerose le controversie previdenziali e fiscali dimenticate o consapevolmente ignorate dal
nostro Governo e dalle autorità competenti perché la loro soluzione richiederebbe impegno, conoscenze e risorse. Una di queste, tra le più spinose per quanto riguarda i diritti dei nostri pensionati
residenti all’estero, è quella relativa alla Convenzione contro le doppie imposizioni fiscali tra Italia e
Francia. La convenzione ha innescato un lungo contenzioso interpretativo che dura da venti anni e
che nonostante circolari dell’Inps e dell’Agenzia delle Entrate, accordi amichevoli tra le parti, sentenze della Corte di Cassazione, non è mai stato chiarito o risolto positivamente per i nostri connazionali i quali ancora oggi sono penalizzati da una tassazione concorrente (doppia tassazione ancorché rimborsabile) che è esattamente l’antitesi di ciò che deve contemplare una logica convenzione
contro le doppie imposizioni fiscali. Infatti le convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni
fiscali stipulate dall’Italia, generalmente redatte seguendo lo schema OCSE, sono dirette a risolvere i
conflitti delle pretese impositive da parte degli Stati firmatari; con riferimento alle diverse fattispecie
reddituali, creano una sorta di “ripartizione” delle sovranità statali, con l’obiettivo di evitare che
vi sia una doppia imposizione sui medesimi redditi da parte di più ordinamenti, ovvero che il relativo reddito non venga assoggettato ad alcuna imposizione. Ma cerchiamo di capire in maniera semplice quali sono i termini della questione. Il primo comma dell’art. 18 della Convenzione con la
Francia del 5 ottobre 1989 ratificata in Italia con legge n. 20/1992, in materia di tassazione delle pensioni stabilisce che: “Fatte salve le disposizioni del paragrafo 2 dell’articolo 19, le pensioni e le altre
remunerazioni analoghe, pagate a un residente di uno Stato in relazione a un cessato impiego, sono
imponibili soltanto in questo Stato”.
E’ un articolo chiaro, mutuato dal modello OCSE, che praticamente assegna al Paese di residenza la
potestà fiscale delle pensioni “private” come quelle dell’Inps. Tuttavia per complicare inopinatamente le cose interviene il secondo comma dello stesso articolo che precisa (sic) in netto conflitto con
il primo che “le pensioni e altre somme pagate in applicazione della legislazione sulla sicurezza sociale di uno Stato, sono imponibili in detto Stato” e cioè nel Paese erogatore. Paradossalmente quindi l’articolo 18 della convenzione con la Francia consentiva (consente) l’imposizione fiscale sia nel
paese di residenza che in quello di erogazione della prestazione: in parole povere la doppia imposizione (o imposizione concorrente come la chiamano i tecnici). Sull’applicazione di questa contraddittoria normativa si è introdotto un contenzioso interpretativo in ordine al contenuto del
mine
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DEMOCRATICI NEL MONDO
termine “sicurezza sociale” che, secondo quanto sostenuto dal Ministero delle Finanze, è stato risolto con l’Accordo di procedura amichevole firmato nel 2000 dalle due parti che ha stabilito che rientrano nella fattispecie della sicurezza sociale anche le pensioni contributive (e non solo come si era
pensato in un primo tempo quelle non contributive come l’integrazione al trattamento minimo) come quelle di vecchiaia, invalidità e superstiti, confermando quindi la confusione e la doppia imposizione. L’ambiguità della norma, presente anche nelle convenzioni con la Svezia, la Finlandia, il Lussemburgo e la Thailandia (ed in parte anche in quelle con il Canada e il Brasile), ha indotto
l’Agenzia delle Entrate nel 2003 a emanare una circolare di interpretazione ed applicazione
dell’articolo 18, paragrafo 2, degli Accordi conclusi dall’Italia con Svezia, Finlandia, il Lussemburgo.
In questa circolare si sostiene che così come affermato dall’OCSE (commentario all’articolo 18, paragrafo 2, del Modello per le Convenzioni Fiscali sul Reddito e sul Patrimonio) e dalla stessa Amministrazione Finanziaria (nell’Appendice alle Istruzioni Generali per la Dichiarazione con il Modello
Unico 2003 – Persone Fisiche), l’ormai famoso comma 2 va interpretato nel senso che le pensioni e le
somme, menzionate nello stesso, sono soggette a imposizione in entrambi gli Stati, sulla base della
legislazione nazionale di ciascuno. Secondo l’Agenzia delle Entrate quindi le remunerazioni e le
pensioni ricadenti nell’ambito applicativo del paragrafo 2) dell’articolo 18 corrisposte a pensionati
devono, pertanto, essere assoggettate a imposizione sia in Italia sia nel Paese estero e per le imposte
pagate in quest’ultimo Stato in via definitiva, spetta il credito d’imposta se previsto.
L’interpretazione dell’Agenzia delle Entrate sull’applicabilità dell’imposizione concorrente è stata
infine confermata da una recente sentenza della Corte di Cassazione, sezione tributaria, del 12 novembre 2010 n. 23001, che ha in pratica affermato che i trattamenti pensionistici (nel caso specifico
di anzianità) erogati dall’Inps a un cittadino italiano residente in Francia sono assoggettabili a imposizione anche in Italia in base alla previsione di cui al secondo comma dell’articolo 18 della Convenzione italo-francese contro le doppie imposizioni. Inoltre in una recente risposta a una specifica interrogazione parlamentare, il sottosegretario al’Economia e alle Finanze Bruno Cesario ha sostenuto
che l’Inps risulta sempre obbligato ad applicare alle pensioni di vecchiaia, anzianità, reversibilità e
anzianità, corrisposte a residenti in Francia, la ritenuta d’imposta con le modalità previste
dall’articolo 23 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600. Le autorità fiscali francesi sono, a loro volta, tenute a eliminare la doppia imposizione, per quanto riguarda le imposte pagate a titolo definitivo in Italia sui redditi in questione. Infatti con la Francia il pericolo che
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si possa realizzare una doppia imposizione è tuttavia teoricamente escluso dall’applicazione
dell’art. 24, comma 2 lett.a), della Convenzione (intitolato “Disposizioni per eliminare le doppie imposizioni”), dettato proprio al fine di raggiungere un reale coordinamento impositivo senza pregiudizio né per lo Stato sovrano né per il contribuente. Tale norma, per quanto concerne gli italiani residenti in Francia, stabilisce che i redditi che provengono dall’Italia e che sono ivi imponibili, sono parimenti imponibili in Francia allorché sono ricevuti da un residente in Francia, ma il beneficiario ha
diritto a un credito di imposta. Purtroppo l'imposta italiana, secondo la legislazione francese, non è
deducibile ai fini del calcolo del reddito imponibile in Francia. Ma comunque il pensionato ha
diritto a un credito di imposta nei confronti dell'imposta francese nella cui base detti redditi sono
inclusi. Detto credito di imposta dovrebbe essere pari all'ammontare dell'imposta pagata in Italia. Il
fisco francese invece, e qui sorge il problema che assilla i nostri connazionali pensionati residenti in
Francia, stabilisce che tale credito non può tuttavia eccedere l’ammontare dell’imposta francese relativa a tali redditi. Ciò in pratica significa che i pensionati italiani residenti in Francia e doppiamente
tassati, oltre alla seccatura di dovere chiedere il credito d’imposta, devono pagare complessivamente un’imposta determinata dall’aliquota fiscale italiana che è storicamente più elevata di quella francese. In conclusione è veramente incomprensibile perché in una convenzione contro le doppie imposizioni fiscali sia stata introdotta una norma contraddittoria che consente la doppia imposizione, che
l’accordo amichevole tra l’Italia e la Francia del 2000 abbia confermato questa anomalia, che la circolare dell’Agenzia delle Entrate del 2003 l’abbia ribadita e che al Ministero dell’Economia e delle Finanze, malgrado le proteste dei nostri connazionali, le pressioni delle loro rappresentanze, le interrogazioni parlamentari, non si sia trovata un’equa soluzione e anzi si sia deciso di confermare
l’assoluta astrusità della norma a scapito degli interessi dei nostri connazionali emigrati in Francia.
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ANALISI E COMMENTI
Subito la legge per i contrattisti della Farnesina
di Marco Fedi e Eugenio Marino
Dopo l’approvazione all’unanimità e con parere favorevole del governo, alla Camera dei deputati,
della proposta di legge sui diritti sindacali per il personale a contratto locale del ministero degli Affari esteri, questa stessa proposta giace da mesi al senato, prolungando il perdurare di situazioni di
discriminazione e ingiustizia nei licenziamenti all’estero.
Oltre 1200 lavoratori della rete diplomatico-consolare e degli istituti italiani di cultura, infatti, attendono l’approvazione di questa norma per esercitare i diritti sindacali: si tratta di personale che costituisce, de facto, l’ossatura di ogni rappresentanza italiana e di ogni Istituto italiano di cultura
all’estero e che assolve a importanti compiti di servizio per il paese.
Arruolati all‘estero mediante concorso pubblico, perfettamente bilingui, sono in balia delle più arretrate e arbitrarie politiche del personale da parte dell’Amministrazione Mae. Percepiscono stipendi
spesso congelati al 2000, col potere d’acquisto diminuito di più del 20%. Per non parlare poi di orari
di lavoro, giorni di ferie, congedi per malattia fortemente penalizzanti; della anacronistica mancanza
di formazione professionale e della preclusione a qualsiasi carriera. Eppure, la loro costante presenza a “basso costo” sul territorio, li rende la memoria storica delle nostre sedi estere, un capitale umano di cui il sistema italiano non può privarsi, soprattutto nel momento in cui la rete di servizi nel
mondo è messa in crisi dalle chiusure e dai tagli del governo che, come ci ha detto il sottosegretario
Mantica al Cgie della scorsa settimana, continuano inesorabili e lineari anche per quest’anno e per il
prossimo.
Questi lavoratori sono anche privati di alcuni elementi di democrazia, non potendo partecipare
nemmeno all’elezione delle rappresentanze sindacali (Rsu).
E proprio in questo quadro di arbitrarietà e mancanza di tutele si inseriscono storie come quella di
Amor Khediri, contrattista dell’ambasciata italiana di Tunisi. In assenza di una piena azione di tutela svolta in loco dalla rappresentanza sindacale e di oggettive motivazioni a riguardo, l’attuale Ambasciatore ha licenziato questo contrattista, adducendo motivazioni che possono essere ritenute insufficienti, per le quali abbiamo presentato una interrogazione parlamentare che attende ancora risposta dal ministro Frattini. La rete diplomatico-consolare vive situazioni analoghe che non trovano
spazio sui media. Si tratta spesso dei “capricci” di “qualcuno” a scapito di una categoria la cui attività di servizio e tutela è essenziale per le comunità italiane e per la presenza italiana nel mondo. Anche per arginare queste situazioni, chiediamo che il senato approvi la pdl 717 sui diritti sindacali per
il personale a contratto locale, rara iniziativa parlamentare già licenziata da un ramo del Parlamento
con un sostegno bipartisan.
Da 'EUROPA' del 27 Ottobre 2011
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ANALISI E COMMENTI
Com.It.Es. South Australia dà parere negativo su trasformazione consolati
Il Com.It.Es. di Adelaide, nella serata dedicata alla raccolta fondi del 22 ottobre scorso, mirata a sopperire ai
tagli dell’attuale governo effettuati negli ultimi anni, ha approvato assieme ai circa 350 partecipanti - tra cui
molti rappresentanti di Associazioni - un ordine del giorno. Questo documento verrà presentato al Ministro
degli Affari Esteri, Franco Frattini, in occasione della sua visita in Australia, sotto forma di lettera aperta e
sarà anche inviato ai giornali e alle agenzie di stampa in lingua italiana.
Lettera aperta al Ministro Frattini
Egregio Ministro Frattini,
il Com.It.Es., il CGIE (Consigliere Daniela Costa), le Associazioni presenti alla serata in favore del
Com.It.Es. del 22 ottobre 2011 e la comunità italiana del South Australia, avendo preso visione di
quanto proposto dall’Ambasciata Italiana di Canberra (“Il Globo”, 17.10.2011) sui tagli e sulla riorganizzazione della rete diplomatica italiana in Australia, esprime il proprio disappunto per la mancata consultazione con le suddette parti. Esprime, inoltre, un parere (non sollecitato, ma necessario)
negativo sulla proposta in generale e in modo particolare sulla trasformazione dei Consolati di Adelaide e Brisbane in “antenne distaccate di Canberra” e sulla mancanza di un programma di ricollocazione degli impiegati a contratto.
Il Com.It.Es., ritiene opportuno ricordarLe che ad Adelaide la comunità italiana è la più numerosa
rispetto a tutte le altre comunità, in quanto risulta composta da circa 15.000 iscritti all’AIRE e da
80.000 residenti di origini italiane; che lo Stato del South Australia ha stipulato con il governo italiano un “Memorandum of Understanding” sull’insegnamento della lingua e cultura italiana e vari accordi di natura diversa con alcune regioni italiane tra cui con la Campania, la Calabria, la Puglia, la
Basilicata e con la Provincia di Trento; che la presenza di compagnie italiane in questo Stato è aumentata notevolmente negli ultimi anni e notevoli sono stati gli introiti da loro conseguiti.
Le facciamo inoltre notare che sono proprio gli Italiani residenti all’estero che continuano, con il loro
attaccamento alla Madre Patria, ad essere i veri ambasciatori, consumatori e promotori del made in
Italy. Se le esportazioni italiane, che rimangono un aspetto vitale per l’economia italiana, continuano
a reggere, lo è soprattutto grazie agli Italiani nel mondo.
In merito al progetto del “Call Center”, dove verrebbero convogliate tutte le richieste di
“informazioni telefoniche, assistenza per la compilazione di modulistica, gestione degli appuntamenti”, la proposta non può che trovarci contrari. La vastità dell’Australia e l’invecchiamento della
prima generazione richiede un maggiore decentramento dei servizi e non il contrario.
Il Com.It.Es. nota che il Ministero degli Esteri e il governo non hanno tenuto conto dei moltissimi
interventi fatti contro la chiusura del Consolato o la declassazione a sportello quali la petizione
(15.000 firme) presentata al sottosegretario Mantica, della dimostrazione popolare davanti alla sede
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del Consolato, degli interventi presso il governo dell’ex Primo Ministro Rudd e dell’ex Premier del
South Australia Mike Rann e di numerosi parlamentari federali e statali (il più recente quello del
Ministro per gli Affari Multiculturali del South Australia, Grace Portolesi, che nell’incontro con
Mantica ha ribadito la posizione negativa del governo all’annunciata chiusura del Consolato di Adelaide), né dei continui appelli del Com.It.Es. stesso, del CGIE e della comunità.
Pertanto, il Com.It.Es. e la comunità italiana del South Australia Le chiedono di avviare una più approfondita analisi sulla situazione generale della rete consolare e in modo particolare quella del
Consolato di Adelaide, tenendo presente la necessità di avere servizi dello Stato sempre più efficienti e adeguati alle esigenze della prima generazione; di ridare alla sede consolare di Adelaide il titolare, sede rimasta senza Console da oltre un anno; di rivedere tutta la politica attuale concernente il
progetto d’investimento sull’insegnamento della lingua e cultura italiana all’estero e in modo particolare in South Australia, inclusi gli Istituti di Cultura, i dirigenti scolastici e gli Enti gestori - politica che sta svantaggiando l’insegnamento su larga scala per favorire quella della scuola bilingue, che
se pur valida, non è sufficiente a mantenere una comunità che si riconosca nella sua propria lingua e
cultura d’origine.
Il Com.It.Es. si riserva di predisporre un apposito documento che contiene dati sull’operatività del
Consolato e sui rapporti commerciali fra il SA e l’Italia.
In attesa di un Suo cortese riscontro, Le porgiamo i più distinti saluti.
Adelaide, 22 ottobre 2011
Il Presidente del Comites SA
Cav. Vincenzo Papandrea
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ANALISI E COMMENTI
Necessarie parole chiare
su Circoscrizione Estero e architettura generale della rappresentanza
di Marco Fedi
Vorrei svolgere alcune riflessioni nel tentativo – spero utile – di chiarire le ragioni che ci hanno indotto alla presentazione della mozione sul voto referendario che è all’esame della Camera dei Deputati (mozione Garavini ed altri n. 1-00655).
Credo sia necessario partire da una base di discussione condivisa per fare chiarezza sull’esercizio in
loco del diritto di voto e sulle questioni della rappresentanza. In assenza della necessaria chiarezza il
rischio è di limitare la discussione ai numeri della rappresentanza – 5 solo alla Camera, 6 alla Camera e 4 al Senato e via dicendo – legandosi esclusivamente al dibattito sulla riduzione dei parlamentari ed evitando di fare una vera discussione sull’impianto complessivo della rappresentanza e sulle
regole per eleggerla. Siamo partiti dall’esigenza che eventuali modifiche alla legge 459 del 2001, che
regola l’esercizio in loco del diritto di voto, tengano conto sia della partecipazione alle consultazioni
referendarie che di quella alle elezioni politiche. Partecipazione politica che dà luogo, come ormai è
noto, all’elezione di 12 deputati e 6 senatori. La condizione perché questo avvenga è stata individuata, dopo un lungo confronto politico, nella Circoscrizione Estero, inserita nell’art. 48 della Costituzione.
Il Governo non esprime valutazioni sul tema, anche se è noto che il Ministro Calderoli ne ha proposto, nell’ordine, l’abrogazione pre-estiva, poi l’abrogazione post-estiva, in entrambi i casi con annunci ma senza presentare un testo, ed ora il ridimensionamento – solo alla Camera - e riduzione, 5 deputati, e lo stesso Governo sembra averne condiviso l’orientamento approvandone in luglio lo schema di riforma costituzionale, senza eletti all’estero, ed oggi il ridimensionamento e la riduzione. Abolendo la Circoscrizione Estero, infatti, verrebbe a mancare il principale presupposto che giustifica
il voto in loco. Un semplice calcolo matematico, pensando di poter giustificare la riduzione degli eletti all’estero, sarebbe anche più offensivo. Non abbiamo oggi una maggioranza in grado di svolgere un ragionamento razionale, politico, coerente. Sarebbe stato utile, dunque, anzi doveroso, se il
Governo, in qualche passaggio, avesse lasciato intendere quale autentico pensiero si celi dietro il velo di alcune risposte burocratiche targate Esteri e Interno. Quale valutazione politica si intenda dare
al tema della rappresentanza.
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Se, in altre parole, si naviga in direzione di alcuni miglioramenti volti a perfezionare e mettere in
sicurezza l’attuale sistema o se invece dobbiamo ripensare tutto l'impianto della rappresentanza. Il
silenzio del Governo su questo tema non potrebbe essere più assordante. Anche in questo tratto di
mare, dunque, si naviga a vista. Un bollettino ai naviganti, tuttavia, arriva dalla Commissione Affari
costituzionali del Senato, dove un testo unificato riguardante la riduzione del numero dei parlamentari parte proprio dall'esigenza di mantenere la rappresentanza eletta dall'estero, pur prevedendo
una parallela riduzione del numero dei parlamentari assegnati alla Circoscrizione estero. Un bollettino ai naviganti costruito su elementi di una certa razionalità, che non risente quindi della confusione e delle divisioni dominanti nella compagine di Governo e nella maggioranza.
Aspettando che il Governo, se vorrà farlo e sarà in grado di farlo, dica parole chiare sulla Circoscrizione Estero e sull’architettura generale della rappresentanza per gli italiani all’estero, vorrei provare a fare qualche considerazione sul tema in discussione, relativo allo strumento referendario per
quanto attiene al tema dei cittadini italiani residenti all'estero. Ogni cittadino italiano che riesce ad
esprimere il suo voto in occasione dei referendum rende più facile il raggiungimento del quorum. I
cittadini italiani residenti all’estero, infatti, sono automaticamente conteggiati nel quorum, indipendentemente dal fatto che siano in grado di esercitare concretamente il loro diritto.
Questa condizione rischia di pesare, in senso negativo, in ogni consultazione referendaria. Rischia,
cioè, di assegnare ai residenti all’estero una responsabilità politica su un possibile mancato raggiungimento del quorum che non vogliono e, diciamolo pure, che non dovrebbero avere.
A monte, pesa come un macigno la situazione di persistente precarietà degli elenchi degli elettori
definiti sui dati dell’AIRE, che, come qui è stato ricordato, presentano ancora una divaricazione di
diverse centinaia di migliaia di iscritti rispetto ai più attendibili elenchi consolari.
Al di là del miglioramento delle operazioni di allineamento, di cui il MAE e il MIN si compiacciono,
resta il fatto che la diminuzione delle risorse a disposizione dei Comuni non può non avere ripercussioni anche sull’azione di inserimento in AIRE e di aggiornamento delle anagrafi.
Per queste ragioni, rischiare di non arrivare a tutti gli iscritti AIRE-elettori, in occasione di un referendum, ci espone al quel rischio politico che gli italiani all’estero non desiderano assumersi.
Il voto per corrispondenza – con i difetti da tutti ricordati, che possono essere affrontati in sede di
modifica alla legge 459 del 2001 – garantisce una maggiore affluenza alle urne rispetto al voto nei
Consolati, che sembra essere preferito dai funzionari del ministero dell’Interno. Chiediamo al Governo di riflettere seriamente su questi elementi anche alla luce delle chiusure già realizzate e di altre preannunciate di molte sedi consolari.
È vero che un passaggio di iscrizione in elenco elettori, a Costituzione vigente, sarebbe problematico. Sicuramente per il referendum, poiché la questione comunque irrisolta è la composizione del
quorum. Si rimane nel quorum anche se non ci si iscrive in elenco e non si ha alcuna intenzione di
partecipare ad alcun tipo di elezione.
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Sono convinto che risulterebbe altrettanto problematico modificare la Costituzione per ripensare la
partecipazione ai referendum. L’inversione dell’opzione, in occasione del voto politico, ritengo sia
invece possibile. Non costituisce rinuncia alla partecipazione al voto ma unicamente espressione di
una intenzione di voto, da farsi entro tempi certi, da verificare periodicamente, senza escludere il
voto in Italia.
In altre parole, non si rinuncia al diritto-dovere di voto né si creano limiti costituzionali al voto.
In pratica, chi esprime l’opzione per il voto in loco riceverà il plico elettorale, altrimenti manterrà
inalterato il diritto-dovere di voto rientrando però in Italia. Procedura già prevista oggi, ma a canone inverso. Si opta per votare in Italia. Il Governo non affronta un tema politico che riterrei invece
nodale. I cittadini italiani iscritti all’AIRE sono elettori e tutti gli effetti e quindi partecipano alla vita
politica del Paese attraverso gli strumenti normativi di cui ci siamo dotati nel rispetto del dettato costituzionale.
La Costituzione che impegna lo Stato a mettere i propri cittadini in grado di esercitare il dirittodovere di voto e per quelli residenti all’estero a garantirne “l’effettività”.
Con la Circoscrizione Estero nasce un’idea di rappresentanza territoriale e tematica, uno strumento
di collegamento con le comunità italiane nel mondo, con il vantaggio di circoscriverla nel numero e
delimitarla nella composizione. Ritengo sia importante per l’Italia mantenerla questa idea di collegamento con il mondo e di metterla in sicurezza, rafforzandola negli strumenti normativi.
Il Governo propone una riformulazione della mozione che ritengo in linea con le pessime scelte fatte
dal centro-destra in tema di rapporti con le comunità nel mondo. Chiusura di sedi consolari, riduzione non solo degli stanziamenti ma della proiezione linguistica, culturale e commerciale del nostro Paese nel mondo, assenza di riforme in tutti i settori chiave dei rapporti con le comunità, autentiche discriminazioni a scapito dei residenti all'estero in materia sociale ed una preoccupante tendenza a limitare, tagliare, ridurre, anche i costi della democrazia - per ora in direzione degli italiani
all'estero, ma non è escluso si guardi anche in altre direzioni.
Basti pensare ai tagli ai Comites e al Cgie, alla proposta di riforma che ne riduce compiti, influenza e
anche finanziamenti.
Su un punto essenziale come l'anagrafe e la sua correttezza ci attendiamo dal Governo e dalla maggioranza un segnale forte, che non arriva con questa riformulazione che, di fatto, antepone al corretto funzionamento della democrazia la questione dei costi.
Il punto centrale, ormai non più eludibile, è il tema delle regole. Chiediamo razionalità. Anche coerenza. Qualche distinzione tra temporaneamente all’estero, e quindi voto in direzione dei collegi di
appartenenza anziché per la Circoscrizione Estero, andrebbe fatta.
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E perché distinguere tra chi è temporaneamente all’estero e chi è temporaneamente fuori collegio?
Prima di parlare di “soluzioni trovate” al tema complesso di chi risulta “temporaneamente assente
dal proprio collegio” in occasione di elezioni politiche o consultazioni referendarie, sarebbe utile
porsi tutte le domande ma soprattutto quelle giuste.
In conclusione, si faccia chiarezza sul destino della Circoscrizione Estero, si discutano le proposte di
riforma e messa in sicurezza del voto per corrispondenza, si faccia un intervento risolutivo per la
bonifica degli elenchi degli elettori.
In questo modo, si affronteranno concretamente le disfunzioni che si sono finora manifestate e si
consoliderà in modo serio e concreto il rapporto con i quattro milioni di nostri concittadini che vivono nel mondo, di cui, soprattutto in questi momenti di crisi acutissima, abbiamo un gran bisogno.
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ANALISI E COMMENTI
Australia: per il passaporto ti mando dal postino!
di Aldo Magnavacca
Rasentano l’assurdo alcune proposte di razionalizzazione della rete diplomatico-consolare. La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle
Alpi all'Oceano Indiano: “Risparmiare!”. Forse si è rivolto così il nostro ministro degli Affari Esteri
ai suoi ambasciatori e consoli sparsi per il mondo, scatenando una corsa alle proposte per il risparmio nella gestione della rete diplomatico/consolare.
Alcuni diplomatici si sono sbizzarriti, proponendo le più svariate misure di risparmio, ben attenti a
non mettere mai in discussione il proprio ruolo e i propri costi a carico dell’ormai impoverita Pubblica Amministrazione. Le proposte che piovono a Roma vanno dalle più semplici e radicali
(chiusura selvaggia dei consolati) alle più fantascientifiche (installazione di colonnine con video
chiamati “Totem” e ai quali i paesani all’estero devono rivolgersi in caso di necessità). Ma la fantasia
del corpo diplomatico è come le vie del Signore: non conosce limiti! Qualcuno, infatti, giura di essere a conoscenza di un’ultima proposta di “razionalizzazione e riduzione degli oneri della presenza
italiana” giunta niente meno che dall’Australia. Paese ricco di canguri, coccodrilli, koala e uffici postali. Direbbe Di Pietro: e che ci azzeccano gli Uffici postali? Ci azzeccano, ci azzeccano e sapete perché? Semplice. All’Australia è giunta la proposta di affidare il prelievo delle impronte digitali e della
scansione delle fotografie, per i passaporti ai cittadini italiani ivi residenti, alle poste australiane! Immaginate gli italiani d’Australia andare un momento alla posta, imbucare qualche cartolina, versare
qualche sudato dollaro sul libretto di risparmio e poi incollare indice e pollice sul bancone postale
per richiedere un passaporto italiano nuovo di zecca. (Bersani direbbe : Ohè ragassi! Mettiamo mica
la spesa nel marsupio del canguro?).
Questa la proposta australiana, che vuole contemporaneamente la chiusura degli uffici consolari di
Brisbane e Adelaide, optando per i postini locali (con la faccia tosta di richiedere con i soldi risparmiati l’invio di un ennesimo funzionario che deve seguire certe realtà imprenditoriali e istituzionali
e bla, bla, bla). E meno male che a Berlino abbiamo un Ambasciatore che si chiama Michele Valensise, altrimenti non ci sarebbe nulla da meravigliarsi se qualcuno decidesse di installare un
“bancariello” (piccola teca), nelle filiali dell’Aldi e del Lidl con le stesse funzioni, chiedendo la chiusura dei restanti consolati in Germania ormai obsoleti e superflui davanti a tanto spirito d’iniziativa
mirata alla “razionalizzazione”.
Certo, c’è poco da scherzare, ma di fronte a quest’ultima iniziativa giunta sul tavolo del nostro ministro degli Affari esteri passa veramente la voglia di discutere seriamente sull’impoverimento
dell’immagine del nostro Paese, sulla violazione del diritto alla protezione dei dati personali e su un
servizio che neanche le magnanime poste australiane farebbero gratuitamente.
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Non parliamo poi della leggerezza con cui si metterebbe al bando ogni norma di sicurezza personale dei malcapitati utenti. Immaginiamo se possa mai venire in mente a un ambasciatore australiano
l’idea di affidare i dati personali dei suoi connazionali agli uffici postali italiani! Cose da pazzi e c’è
solo da sperare che qualcuno impazzisca per davvero, avanzando l’unica sensata proposta per risparmiare. Sarebbe, infatti, sufficiente richiamare a casa quel piccolo ma costosissimo esercito di diplomatici e funzionari e lasciare sul posto quattro gatti che facciano passaporti e carte
d’identità! Sarebbe sufficiente dire la verità sui Consolati pseudo “capisaldi esteri dell’imprenditoria
nazionale”. Lo sanno pure i tonti che nessun imprenditore ha mai concluso un affare all’estero per il
tramite di un consolato. Ogni tanto i consoli sono invitati al banchetto di festeggiamento di qualche
grosso affare, questo è vero.
Ma si tratta spesso solo di un gesto d’educazione nei confronti di funzionari, i quali magistralmente
sanno saltare su treni già in corsa, che viaggiano veloci e guidati da gente che di affari se ne intende
veramente.
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PORTO FRANCO
Congiuntura Italia, al governo il Porno-Stato
di Alfredo Llana
La maggioranza di governo, sempre più in difficoltà, riesce a mantenersi a galla solo per spirito di
sopravvivenza in occasione dei voti di fiducia. L'ultimo incidente parlamentare con la bocciatura del
bilancio dello Stato ha esiti imprevedibili. Le forze dell'opposizione non riescono a mettersi d'accordo su cosa proporre al paese, se non un passo indietro di Berlusconi; ma su cosa fare in seguito esse
vanno ancora in ordine sparso. E se ne comprende il motivo: infatti l'insieme di forze di centro sinistra, in cui il Partito Democratico é la più rilevante con circa il 27% delle intenzioni di voto, si attestano un poco oltre il 40%; il terzo polo -unitissimo a parole negli innumerevoli convegni - è capeggiato da Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini che sono stati gli alleati della prima ora di Berlusconi. I gruppi dirigenti dell'opposizione di centro sinistra e di centro destra riusciranno (e ne hanno
interesse) a fare un programma di salvezza nazionale e di nuovo patto sociale? E le rispettive basi
elettorali sono disposte a seguire questa strada? Mentre a livello politico siamo di fronte a domande
di una complessità forse mai raggiunta, la sfiducia nel ceto politico sembra aumentare senza sosta,
senza che si vedano mobilitazioni dal basso dell'opinione pubblica in grado di dare vita—od imporre- nuovi paradigmi; gli "indignati" nostrani, il movimento degli studenti, il "popolo viola", sono sì il
segnale di un qualcosa che è in ebollizione, ma ancora non si vede la "primavera italiana"; si sente
solo la puzza del "porno stato" in decomposizione. A questo proposito è bene chiarire che la fulminante vignetta di Vauro non si riferisce al governo, né tantomeno allo Stato; si riferisce a un ceto, come il "Quarto stato", ovvero il proletariato, illustrato magistralmente da Pellizza da Volpedo, che
irrompe nella vicenda storica per stravolgere gli assetti di potere dei ceti tradizionali: la nobiltà, il
clero e la borghesia; di fatto il "Porno stato" è il ceto dei puttanieri, dei ruffiani, dei magnaccia, delle
veline, dei corrotti e corruttori di tutti i tipi che sono diventati governo.
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VISTI DALL’ESTERO
Financial Times
Berlusconi? Per il bene dell’Italia e dell’Europa dovrebbe dimettersi
"Silvio, time to go": questo il titolo a corredo di un editoriale comparso sul Financial Times, già il giorno in cui la Camera si apprestava votare l’ultima, risicata fiducia al governo Berlusconi.
L’autorevole quotidiano finanziario inglese, dopo avere ricordato che
nel dicembre scorso il Cavaliere era sopravvissuto a un analogo voto,
sottolineava come da allora l’Italia sia caduta “in uno stallo politico
che ha impedito il passaggio delle riforme strutturali di cui il suo Paese ha disperatamente bisogno". E il risultato è una crisi che sta
"minacciando la posizione fiscale dell'Italia, così come la sopravvivenza dell'eurozona". Rivolgendosi quindi ai parlamentari della maggioranza, il giornale della City li esortava a “ mettere fine a questa farsa,
facendo calare il sipario su un politico plutocrate il cui bilancio è molto peggiore dei suoi esagerati resoconti e delle aspettative di elettori
ormai da tempo disillusi". Ha scritto ancora il Financial Times che “ l'
affermazione di Berlusconi, secondo cui soltanto lui può dare stabilità
politica all'Italia, è smentita dalle numerose defezioni che la sua coalizione ha sofferto nell'ultimo anno”, mentre la promessa “di rimettere
in moto l'economia nazionale è smentita da un'azione di governo in
cui i suoi affari e gli interessi politici sono praticamente inseparabili”.
Solo la caduta di Berlusconi, secondo il quotidiano, potrà consentire
all’Italia di attuare le riforme di cui essa ha bisogno: “In teoria, questo
potrebbe essere fatto da un governo di centrodestra guidato da un altro leader, ma i legami di molti parlamentari con Berlusconi sembrano
escludere tale possibilità. L'opzione meno peggiore è allora indire elezioni anticipate, forse dopo che un governo ad interim abbia intrapreso le misure necessarie per mantenere la disciplina fiscale del Paese e
cambiato una legge elettorale profondamente impopolare".
PD/CITTADINI NEL MONDO. Notiziario del Partito Democratico per gli italiani all’estero.
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28 OTTOBRE 2011. N°10
La Ricostruzione in nome del popolo italiano all’estero
di Adriana Leo
In vista della manifestazione nazionale a Roma del 5 novembre il PD all’estero promuove una campagna di comunicazione per denunciare i disastri e il discredito internazionale del Governo chiedendone le dimissioni.
Contro i tagli all’assistenza e alla lingua e cultura, l’assenza di politiche verso le nuove
generazioni, l’indebitamento dei pensionati, la chiusura dei consolati, la negazione
della democrazia rappresentativa, il PD chiede le dimissioni di Berlusconi e presenta
alcune proposte in favore degli italiani nel mondo.
Come ha detto il segretario Pier Luigi Bersani: “il Partito Democratico è un partito di
patrioti e di italiani nel mondo” e come tale abbiamo il dovere di investire sui nostri
connazionali all’estero, perché essi rappresentano una grande risorsa per l’Italia tutta.
A questo proposito sono stati prodotti un volantino (scaricabile sia in pdf che in jpeg
sul sito www.pdmondo.it) ed una cartolina che tutti i nostri connazionali all’estero
(anche non appartenenti al PD) potranno spedire al Presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi per posta, mail o fax chiedendone tutti insieme le
DIMISSIONI
Nelle pagine che seguono troverete il volantino con la cartolina (da spedire o via fax
al numero 0667793543— o per posta—o via mail a [email protected]).
Di seguito il link dello spot di presentazione della manifestazione nazionale a Roma:
http://www.youdem.tv/tag/manifestazione-Pd-5-novembre.
In contemporanea alla manifestazione di Roma si terranno le manifestazioni di Berna
e Parigi (locandina a chiusura del notiziario), con collegamenti in diretta video con
Piazza San Giovanni a Roma, dove sarà anche presente una delegazione del Pd Europa.
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PD CITTADINI NEL MONDO
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a cura dell’Ufficio PD Italiani nel mondo
email: [email protected]
In redazione:
Alessandra Fabrizio, Adriana Leo
Progetto grafico: Adriana Leo
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