IN QUESTO NUMERO
Editoriale...pg2
Viva L’Italia...pg3
Colpevoli, di nuovo...pg4
Colazione allo zucchi…pg5
Cara dea della fortuna, chi sei?...pg6
Pianeta Zucchi….pg7-8
Armatura di burro...pg9
Soy Taranta.. E Balkan Beat… Je Suis Le Freak...pg10
Westbound sign...pg11
Il nulla...pg12
Appaio=sono…pg13
NEW! Bon voyage...pg14
NEW! Pretty Woman ...pg15
NEW! Dulcis in fundo...pg16
CINEMA. Che film vedremo sabato pomeriggio?...pg17
Diario di un fumettista...pg18
MUSICA….pg 19-20
Bar sport...pg 21
Quorinfranti...pg 22
Oroscopo...pg23
Angulus Otiosus...pg24
Editoriale Siamo Zucchini ma non zucchine! Anche se a volte..
Benvenuti e bentornati cari Zucchini, a questo
nuovo e tremendo anno scolastico! Sono Clara
Del Genio, neo-direttrice del nostro amato Bartolomeo, e ho ricevuto per quest’anno l’immenso piacere di occupare il seggio della compianta
Giulia Colombo, che vola ormai verso orizzonti
universitari, e portare avanti la baracca. Il giornalino è, in tanti aspetti, diverso da quello degli
anni scorsi: buona parte della redazione è costituita da nuovi membri, nuova è la grafica, nuove sono numerose rubriche. Il Bartolo è stato
modificato nella volontà di ribadire il ruolo che
riveste per la classe studentesca: è il giornale
degli studenti per gli studenti. E non studenti
qualunque. Studenti dello Zucchi: che vogliono
saperne di più su cosa succede all’interno dell’istituto e all’interno dell’istituzione scolastica,
che non assistono passivi agli eventi ma li osservano e reagiscono ad essi, e che, contrariamente a quanto si ritiene, non sono piccoli zombie che passano i pomeriggi riversati sui libri a
ripetere meccanicamente date e nozioni
(almeno, non tutti i giorni della settimana) ma
che invece hanno un cervello e un’anima e sentono la necessità di dire la propria, affrontando
un futuro che si presenta poco roseo per tutti.
Siamo Zucchini ma non zucchine, possediamo
una sensibilità di cui gli ortaggi sono privi, e
scusate se è poco. é importante sottolineare,
però, che il giornalino è sempre stato e sempre
sarà luogo di otium, o, per dirlo trivialmente,
luogo di sciallo. È verità assoluta che, dopo
essere sopravvissuti a 6 interminabili ore scolastiche (grazie Mary Star), l’unico e più nobile
desiderio scaturito dall’animo dello studente è
quello di svaccarsi sul divano e letteralmente
rincitrullire. Staccare la spina, spegnere i neuroni, trasformarsi in un blob umano armato di
Nutella e internet…questo è l’unico modo per
non soccombere al peso dei manuali, dei dizionari e dei libretti. Di certo non siamo verdura,
ma talvolta assumiamo forma vegetativa, per
salvaguardare le meningi. Il Bartolo vuole accompagnare creativamente questi momenti comatosi, e anche in questo riflette ciò che lo studente medio pensa e vuole. Questa è la mia
visione del giornale: starà a voi giudicare se è
in qualche maniera divenuta realtà o se rimane
utopia. Concludo la mia boriosa orazione cice-
roniana augurando a tutti di trascorrere un anno
non troppo traumatico e di uscirne indenni,
senza gravi contusioni o ferite, avvisando tutti
gli appassionati del sudoku dell’angolo giochi
che il livello di all’interno dell’istituto e all’interno dell’istituzione scolastica, che non assistono passivi agli eventi ma li osservano e reagiscono ad essi, e che, contrariamente a quanto
si ritiene, non sono piccoli zombie che passano
i pomeriggi riversati sui libri a ripetere meccanicamente date e nozioni (almeno, non tutti i
giorni della settimana) ma che invece hanno un
cervello e un’anima e sentono la necessità di
dire la propria, affrontando un futuro che si
presenta poco roseo per tutti. Siamo Zucchini
ma non zucchine, possediamo una sensibilità di
cui gli ortaggi sono privi, e scusate se è poco. é
importante sottolineare, però, che il giornalino
è sempre stato e sempre sarà luogo di otium, o,
per dirlo trivialmente, luogo di sciallo. È verità
assoluta che, dopo essere sopravvissuti a 6 interminabili ore scolastiche (grazie Mary Star),
l’unico e più nobile desiderio scaturito dall’animo dello studente è quello di svaccarsi sul divano e letteralmente rincitrullire. Staccare la spina, spegnere i neuroni, trasformarsi in un blob
umano armato di Nutella e internet…questo è
l’unico modo per non soccombere al peso dei
manuali, dei dizionari e dei libretti. Di certo
non siamo verdura, ma talvolta assumiamo forma vegetativa, per salvaguardare le meningi. Il
Bartolo vuole accompagnare creativamente
questi momenti comatosi, e anche in questo
riflette ciò che lo studente medio pensa e vuole.
Questa è la mia visione del giornale: starà a voi
giudicare se è in qualche maniera divenuta realtà o se rimane utopia. Concludo la mia boriosa
orazione ciceroniana augurando a tutti di trascorrere un anno non troppo traumatico e di
uscirne indenni, senza gravi contusioni o ferite,
avvisando tutti gli appassionati del sudoku dell’angolo giochi che il livello di difficoltà non è
alto, è sadico.
Clara Del Genio IVA
2
VIVA L’ITALIA
se e non paga le imposte a spese dei lavoratori dipendenti
dal prelievo automatico. La maggioranza degli italiani che
apprezzano e incentivano il berlusconismo sono i commercianti, ai quali devi letteralmente estorcere la ricevuta fiscale, che quando arrivò l'euro capirono che gli italiani continuavano a ragionare in vecchie lire, e ci guadagnarono su, i
liberi professionisti di ogni libera professione che possono
denunciare la metà o la metà della metà del reddito. E anche
i ceti emergenti, cioè gli ex poveri che se non possono frodare il fisco frodano il pubblico impiego, timbrano il cartellino dell'ufficio e poi vanno a fare la spesa o le commissioni.
Il segreto del berlusconismo è un segreto “farlocco”, è l’inadeguata educazione civile e democratica del popolo italiano
che naturalmente si giustifica dicendo che l'Italia è troppo
diversa per clima, per storia, o troppo bella e troppo calda,
per aver voglia di lavorare e di rialzarci dall’attuale fase di
stasi, per cui va sempre a finire a tarallucci e vino e che anche la gloriosa classe operaia vota Lega, l’emergente partito
leninista-xenofobo. Ma sì, va bene così. Viva l’Italia.
Ciò che vale per ciascuno di noi, vale per Silvio Berlusconi?
L’etica pubblica che vincola gli attori politici, obbliga anche
il Cavaliere? E, soprattutto, la legge è uguale anche per il
capo del governo?
E’ da sedici anni che queste domande -ormai un po’ buffe e
retoriche- affliggono l’opinione pubblica. In sostanza, gli
italiani, che sono per la legge eguale per tutti, si chiedono
perché il dannato berlusconismo non passi mai di moda,
perché tutti ne ingiurino contro ma la maggioranza continuino a votarlo.
Che cosa non abbiamo almanaccato? È un maestro nel gioco
delle parole che da Giolitti a Mussolini ha sempre incantato
gli italiani, è un Paperon de Paperoni come ogni italiano
vorrebbe essere, insulta platealmente e indecorosamente
somme istituzioni, pomicia, alla veneranda età di settantaquattro anni, con minorenni ben prestanti, è un abile populista che dice agli italiani ciò che vogliono sentirsi dire: che
sono belli, intelligenti, simpatici, furbi, che a loro non gliela
fa nessuno. È un grande venditore di “aria fritta”, un esperto
piazzista che racconta balle come acqua di sorgente, i potenti della Terra ne cercano i consigli, ridono alle sue barzellette, fermano le guerre, e se non ci fosse che ogni tanto un
terremoto o un vulcano islandese ci provano a ricordare che Andrea Merola IID
la matrigna natura è più forte del suo ottimismo, lui continuerebbe a vendere ottimismo fasullo, basandosi sull’attivismo del "ghe pensi mi". E ogni tanto, quando ci vuole, il
duro richiamo all'ordine dei critici e degli indisciplinati si fa
sentire sempre più fiocamente. Si sono studiate, voltate e
rivoltate, discusse fino alla noia, fino all'antiberlusconismo
come vizio, come tarantola sotto le lenzuola, come prurito
irriducibile, come fobia, meno che meditare su i temi che
sempre affossano il nostro paese tra cui, i due principali: la
ritrosia a pagare le tasse e la propensione ad "aggiustarci",
che fa comodo a tutti, dall’intellettuale facoltoso all’umile.
Questo è il grande partito trasversale su cui Silvio sta galleggiando, e che a piena voce o nell'intimo continua a dire
"meno male che Silvio c'è", e come lui l'indistruttibile maggioranza berlusconiana che resiste a tutto, persino a nomi
osceni come il Partito della Libertà o il Partito dell'Amore,
che altrove provocherebbe ciniche risate. E non sapete quanto invidia i suoi amici secessionisti padani i quali proclamano continuamente di “avercelo duro” , e questo è tutto: d'altronde, sorpassata una certa soglia d’età, questi problemi
tecnici si fanno sentire maggiormente, e questo è una disdetta per il presidente (meno male che la scienza offre un aiuto
consistente…)
Eppure le spiegazioni chiare, chiarissime ci sono. Una è
quella che si classifica come "dittatura della maggioranza",
o anche dei benestanti sempre più benestanti e dei poveri
sempre più poveri, dei garantiti sempre più tutelati e dei
precari sempre più indifesi. Il Silvio del gioco delle parodie
esagera quando dice che la via alla ricchezza è alla portata
di tutti, basta sposare un miliardario, o anche come è bello il
mare di Sardegna - il suo - se lo guardi è pieno di italiani
felici sulle loro barche, ma è altrettanto vero che c'è una
cospicua maggioranza di italiani che arriva alla fine del me3
COLPEVOLI DI NUOVO.
Li hanno condannati, di nuovo. L'accusa? Sempre la stessa.
Eh sì, in fondo, i cattivi non sono mai molto originali.
Quelli di oggi guardano con nostalgia i loro più illustri
predecessori,si rifanno ai loro ideali e li mettono in atto,
tentando di dissimulare in modo pietoso e vergognoso la
loro fonte di ispirazione, perchè è opinione comune che gli
uomini debbano imparare qualcosa dalla storia (almeno è
questo che ci dicono a scuola), perchè non c'è niente di
glorioso nel ripetere la storia, perchè è meglio far credere a
quegli elettori-capre che i loro beniamini abbiano dato
forma a una nuova e rivoluzionare idea. E poi, quando
quelle poche persone ancora rimaste con un cervello autonomo, che non segue i capricci dei media, e con una quantità d'intelligenza sufficiente per capire in che direzione si
muoveranno le pedine sulla scacchiera, iniziano a protestare in nome dei diritti umani e cominciano a parlare di discriminazione, allora i cattivi del nostro racconto fanno la
loro mossa vincente: “Razzismo? Quale razzismo? Dov'è il
razzismo? Cos'è il razzismo? Queste che noi proponiamo
sono soluzioni per combattere la criminalità”. Ah be'... se
sono soluzioni. Allora gli animi di quegli elettori-capre,
che si erano un poco allarmati al sentir solo nominare quell'orribile parola che, diciamolo, in fondo fa paura, si sono
tranquillizzati, credendo ciecamente, un po' ingenui, un po'
succubi, all'indiscussa veridicità delle parole del favorito di
turno ed etichettando i protagonisti di quelle “isolate proteste” come comunisti, con un'ignoranza e una superficialità
che lascia l'amaro in bocca.
Non è il 1984. E' il 2010, ma Orwell ha descritto il presente che noi viviamo meglio di quanto lo riuscirei a fare io.
Chi sono i colpevoli? Oggi sono i Rom. Ieri erano i clandestini, prima ancora i neri, gli ebrei, i drogati, gli omosessuali, gli alcolisti e così via, sempre a ritroso fino a incontrare le streghe, gli usurai (e qui ci imbattiamo di nuovo
negli ebrei), gli infedeli e ancora indietro fino ai pagani e
prima ai cristiani. Bisogna ammettere che la lista è lunga e
che colpevoli lo siamo stati un po' tutti, chi più, chi meno.
Però, e qui lasciatemelo dire, da un continente, le cui terre
ne hanno vista di violenza e discriminazione, si spera in
qualcosa di più che altra discriminazione, ci si augura una
maggiore consapevolezza dei suoi errori passati e, soprattutto, da un continente che esalta le proprie radici cristiane
ci si aspetta un po' più di indulgenza e comprensione.
Certo, il Parlamento Europeo ha espresso “grande preoccupazione per le misure di espulsione prese dalle autorità
francesi e di altri paesi nei confronti dei Rom”. Fantastico,
adesso sì che è tutto risolto. Preoccupazione? Secondo il
mio modesto parere all'etnia in questione non interessa
minimamente sapere quale sia lo stato d'animo dei membri
del Parlamento nell'apprendere quel che stavano subendo.
Inoltre la risposta della Commissione è giunta tardi, in
quanto già due voli, partiti da Parigi e da Lione, avevano
portato ben 93 persone verso la Bulgaria e la Romania e
sono previsti altri due voli entro la fine del mese. Una volta usavano i treni, adesso gli aerei, ma il futuro a cui li abbandonano è sempre di miseria e stenti. Tutti sanno che i
Rom non sono i veri colpevoli. La verità è che non ci sono
colpevoli, ma ci sono persone che preferiscono trovare nei
più indifesi un capro espiatorio, colpevolizzarli, punirli e
poi abbandonarli al loro destino, chiudendo gli occhi o
voltandosi da un'altra parte. La criminalità è qualcosa di
intrinseco in una società, ma non si può essere tanto ignoranti e stupidi da attribuirne l'intero peso a una sola persona o a un gruppo o a una razza. No, la criminalità riguarda
la società nel suo insieme e bisogna combatterla in modo
appropriato, non dandosi la colpa l'un l'altro, ma piuttosto
agendo per sconfiggere la povertà, uno dei fattori principe
che causa la diffusione della delinquenza; perchè non è
facendo espellere gli zingari o distruggendo le bidonville
che si debella la miseria: i poveri cacciati dalla Francia o
dall'Italia, si stabiliscono in Austria o in Germania; adottando “soluzioni” di questo genere, si incrementa solo un
circolo vizioso. Poi, vincere la povertà non è di certo nell'interesse di certi potenti che, così facendo, si troverebbero
sottratti di uno dei più comuni e più vecchi pretesti per fare
promesse con cui abbindolare e accaparrarsi il popolo,
aiutati dalla televisione e certamente dall'ignoranza. Panem
et circenses, dicevano i Romani.
Concludo con un pensiero, attribuito a Brecht, che spero
faccia riflettere voi quanto ha fatto riflettere me.
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.
4
Colazione Allo Zucchi
Ritratto di una corruzione ipocrita
È sempre interessante poter constatare l’ignoranza di certe
persone, da un certo punto di vista anche divertente, perché
ti porta a capire, senza falsa modestia, la tua seppur minima
superiorità rispetto alla loro ignoranza, e sottolineo che mi
sto riferendo ad un ambito esclusivamente culturale. La
cosa negativa, d’altro canto, è che troppo spesso questa
ignoranza si riflette ed anzi è proprio rappresentata da coloro che ci dovrebbero rappresentare, anche se poi, in fin dei
conti, se si parla del (poco) onorevole Di Pietro ciò non
dovrebbe nemmeno stupire così tanto. Sto evidentemente
facendo riferimento al recente (più o meno, in base a quando avrete fra le mani questa copia del Bartolomeo) discorso
dell’ex Pm, presunto difensore della giustizia, alla camera.
Discorso sorprendente, non certo concettualmente, populistico, a modello quasi ciceroniano oserei dire, ricco di offese, insulti e affermazioni di discutibile veridicità. Mi riferisco, fra le tante accuse mosse verso Berlusconi and
company, ai “barbari Padani”, così chiamati da questo signore, categoria nella quale, ahimè, mi trovo. Premetto di
non essere un leghista, e questo certamente l’avrà capito chi
in passato si sia cimentato nella lettura dei miei articoli,
quanto piuttosto un ragazzo attaccato alla sua terra e alle
sue radici. Sembrerò banale e forse dedito alle cosiddette
chiacchere da bar, ma vorrei porre a codesto signore alcune
domande, in primis chi paghi il suo di certo molto lauto
stipendio. Oppure chi gli permetta di inondare la camera
dei deputati, rappresentanza di tutto il paese, con una fiumana di parole volgari ed accavallate, degne del peggior
porcaro della ciociaria. Fra gli altri, temo, anche noi barbari
padani. E allora come si permette questo tizio (e così lo
chiamo perché per me la parola “signore” allude ad un genere di persone con ben precise qualità che in lui non riesco
ad individuare) di parlare in questo modo? Stiamo forse
scherzando? Si permette in maniera del tutto gratuita a costui di blaterare a vanvera in parlamento e poi però ci si
scandalizza se Bossi fa una battuta rendendo la sigla SPQR
l’acronimo di “sono porci questi romani”? Nessuno si scandalizza più? Nessuno osa ribattere? Siamo forse tutti in
balia di questa sottospecie di ducetto di periferia che spera
di incantare con discorsi dalla retorica facile? E non è la
prima volta che Di Pietro si permette di insultare volgarmente e inconsultamente alti funzionari dello Stato, quando
non, addirittura, lo stesso Presidente della Repubblica Napolitano. Per non parlare poi degli altri e numerosi insulti
profferti verso il Presidente del Consiglio, talmente assurdi
da risultare noiosi e stancanti. Quanto perbenismo di provincia: tutti pronti a sferrare attacchi contro la Lega Nord
solo perché “lo fanno tutti” ma nessuno pronto ad ammettere di avere un deficiente nel proprio schieramento politico.
Ma d’altro canto è anche inutile lamentarsi, visto che non è
questo il primo caso di demagogia che abbiamo avuto l’onore di vedere, non è il primo caso di popolaresco e goffo
tentativo di carpire la simpatia di un popolino stolto e poco
attento alla realtà, tentativo che a volte, purtroppo, ha funzionato. Pensiamo, per citare un caso noto, a Nerone (che
sempre il nostro caro Antonino ha paragonato a Berlusconi
nell’atto di suonare la lira ammirando la disfatta dell’Italia,
come l’imperatore quella di Roma), pensiamo a Napoleone,
sempre in Italia, pensiamo a molti (troppi) Papi. Panem et
circensem. Ma anche molti giornalisti, che sono soliti adoperare panzane grandi come case per i propri interessi: c’è
chi racconta cose mai accadute per vendere qualche copia
in più, così come chi spuntando dal nulla si prende i meriti
del lavoro degli altri per fare carriera. Ma, e questo lo spero, la sors è mutabile, ed essendo tale non rimane sempre
fissa su una stessa persona, ma alla fine tende, come è venuta, ad andarsene, e così molti personaggi lasciano, come
dire, il tempo che trovano, concludono poco, millantando il
proprio per un gran lavoro senza in realtà fare nulla di concreto, ma esprimendo un’infinita quantità di ridicolezze. O
tempora! O mores!
Marco Colombo VG
5
CARA DEA DELLA FORTUNA, CHI SEI?
Beatrice Delap, una bambina di nove anni che frequenta la scuola elementare di Meridian a Londra, ha scritto recentemente a Johnny Depp per implorarlo di andare in suo aiuto e organizzare un "ammutinamento" contro gli insegnanti.
Ricevuta la richiesta, l'attore, che era a Londra per girare alcune scene del quarto film "I Pirati dei Caraibi", ci é andato
davvero, nelle vesti di Jack Sparrow, trasformando una noiosa mattinata di lezione in un set cinematografico. Dopo averla baciata e abbracciata il bucaniere l'ha
convinta a rimandare l'ammutinamento
ad un altro giorno perché "la polizia era
fuori a controllarlo".
In un'altra parte del mondo, precisamente
in Afghanistan, molti bambini della stessa età hanno ben altri motivi per sentirsi
fortunati. Infatti lì la fortuna é innanzitutto quella di nascere, poter andare a
scuola e di poter dire di essere bambine e
non oggetti di baratto da scambiare con
mucche e pecore a mariti-padroni.
Le donne sono fortunate se hanno l'occasione di ricevere aiuti da associazioni
umanitarie che offrono corsi di alfabetizzazione, aritmetica, diritti umani, igiene e
educazione sessuale oppure concedono
micro-crediti che consentono di avviare
un'attività generatrice di reddito e non di
essere schiavizzate.
Nell’America Latina, in Cile, sono rimasti bloccati alla profondità di quasi 700
metri per quasi tre mesi trentatré operai,
mentre lavoravano in una miniera, sopravvivendo grazie agli alimenti inviati
tramite un tubo troppo piccolo perché un
essere umano possa uscirne. Nel frattempo la figlia di uno dei minatori é nata ed
é stata chiamata Esperanza. E' stata accolta dal mondo intero come un segno di
buon auspicio per tutti. La fortuna di
questa bambina sarà quella di conoscere
suo padre come una persona sana di mente? Infatti medici temono che un'esperienza tale possa compromettere la salute
mentale di chi l'ha vissuta.
Oppure quella di riuscire semplicemente
a conoscere il padre?
E' vero che la dea della fortuna oltre a
essere bendata si presenta sotto diverse sembianze, ma tutti noi abbiamo almeno una volta detto: "Che fortuna!" l'importante é saperla riconoscere anche nelle cose più comuni.
E la mia fortuna quale può essere? Sicuramente é anche quella di poter frequentare una scuola come questa ma per ora
studio, studio e studio ...
Erika Radaelli IB
6
Pianeta Z: TUTTI ALLE URNE!
Presto le elezioni nel nostro liceo
Un nuovo anno scolastico è cominciato – non odiatemi se mi
arrischio a ricordarvelo ancora una volta, perché ormai è
un’evidenza lampante e non c’è nulla da fare se non accettare che sia così – e con lui sono arrivate puntualissime tutte le
preoccupazioni e le incombenze, senza tralasciare le gioie
tipiche del liceo (sta a voi definire quali).
Ma, e ora mi rivolgo soprattutto ai nuovi arrivati – i
“quartini” oppure ormai devo chiamarli i “primini” – tra
poco arriverà anche il momento di eleggere i nostri nuovi
Rappresentanti d’Istituto. Questa è sicuramente una novità
per coloro che approdano allo Zucchi dalle scuole medie.
Benissimo, è venuta l’ora di chiarire le idee.
Ho scritto questo articolo ripensando a quando, tre anni fa,
mi capitò di confrontarmi per la prima volta con la realtà
delle elezioni, senza però capire moltissimo di ciò che stava
succedendo. So che sarà un’esperienza divertente per i nuovi
arrivati, ma ricordiamoci che ha una sua importanza, e che il
voto va pensato e calibrato. Semplicemente per evitare di
pentirci, dopo qualche tempo, di aver votato a caso perché
non avevamo capito chi era chi e cosa voleva durante l’assemblea perché “l’ora dopo mi interrogava in greco e dovevo assolutamente ripassare”, oppure di pentirci di aver votato quel “ragazzo carino che avevo visto l’altro ieri in corridoio”. La speranza è che si riesca a fare qualcosa di bello per
tutti, oltre all’organizzazione dei festeggiamenti di fine anno.
Il Consiglio d’Istituto è un organo collegiale che si riunisce periodicamente per deliberare su varie questioni riguardanti la nostra amata scuola (esempi sono: le modalità di
Irene Pronestì 4D
gestione di alcuni giorni di vacanza, i viaggi d’istruzione,
diversi progetti, concorsi). Nel Consiglio d’Istituto sono
presenti i rappresentanti dei genitori, dei professori, del personale ATA, e – udite udite – degli studenti. Esattamente. E
siamo noi ogni anno a prenderci la responsabilità di eleggere
chi tra i candidati ci rappresenterà in Consiglio di Istituto.
Vorrei soffermarmi proprio su questo punto: le elezioni.
Tra poco gireranno dei graziosissimi volantini attraverso i
quali le varie liste di candidati si presenteranno e si faranno
pubblicità presso la popolazione zucchina. Poi verrà convocata un’assemblea, cioè una riunione di tutti gli studenti in
cui le liste avranno modo di proporre i propri progetti, le
promesse, ecc.. (si svolgerà in aula magna).
La mia intenzione è quella di lanciare un appello a tutti
voi. Cercate di compiere una scelta responsabile! So che se a
candidarsi sono dei bei giovanotti, tutte le ragazzine (che
non mancano nel nostro liceo prettamente femminile) li voteranno per il loro aspetto fisico piuttosto che per ciò che
propongono concretamente. Con ciò non intendo delegittimare completamente ogni ragazzo che si offre volenteroso, e
che poi è anche bello. Vi prego solo di leggere attentamente
i programmi che vi saranno consegnati, valutando quali proposte saranno effettivamente attuabili e miglioreranno la
nostra scuola (senza illudersi troppo). Perché mi preme ricordare che le elezioni dei rappresentanti d’Istituto non sono
quelle di Mr e Miss Zucchi. Ci sarà sicuramente nel corso
dell’anno scolastico l’occasione di votare i più belli, però in
un concorso appositamente bandito.
Inoltre spero che quest’anno le ragazze presenti nelle liste
saranno più numerose rispetto agli anni precedenti: insomma
un buon 70 – 75 % degli studenti di questa scuola è di sesso
femminile; sarebbe bello avere almeno una rappresentante
donna eletta, o mi sbaglio? E se si presenteranno delle ragazze meritevoli, mi auguro che verranno votate da tanti.
Perciò usate il buon senso di cui siete sicuramente dotati, e
tutti ne gioveranno.
7
Pianeta Z: Scienze a confronto: Alfieri VS Fabozzi
Buongiorno Zucchini, bentornati ai veterani e benarrivati
ai giovani liceali!
Da quest’anno la rubrica dedicata a tutto ciò che accade
sul “pianeta Zucchi” sarà arricchita da una scoppiettante
intervista doppia a insegnanti della stessa materia, per
scoprirne i segreti e magari riuscire a capire un po’ meglio
cosa pensino della scuola.
dio, ma…se posso dirlo, un po’ passivi,
dovrebbero essere più rivoluzionari e subire meno le proposte dei “grandi”.
F: Oddio, generalizzazione del tutto impropria! Una peculiarità dello Zucchi: i ragazzi hanno interesse, autocontrollo e voglia di imparare. Vivono però in una sorta di “isola
felice” poiché in altre scuole esistono realtà molto più
complesse, come l’inserimento di stranieri o di compagni
Cominciamo subito con la prima serie di domande riguar- diversamente abili.
danti Chimica e Biologia…
9. Un personaggio famoso che vorrebbe riportare in
Buon divertimento!
vita? A: Ah ah, Charles Darwin, perché così potrebbe
rielaborare la teoria dell’evoluzione alla luce delle scoperte della genetica. Comunque mi piacerebbe anche vedere
1. Nome e cognome? A: Maria Rosa Montrasio Alfieri. F: Goethe.
Fabozzi.
2. Liceo frequentato? A: Ovviamente questo: Zucchi,
sezione D. F: Liceo Volta, Milano.
F: Che bella domanda! Avendo tante passioni scegliere è
difficile ma sicuramente per primo sceglierei Leonardo Da
Vinci, perché era un genio. Come seconda scelta direi
Leibniz.
3. Università e facoltà frequentate? A: Università Stata10. Meglio Chimica o Biologia? Perché? A: Come dole di Milano, Scienze biologiche.
vreste ben sapere, la Chimica e la Biologia sono un’unica
realtà, poiché una è conseguenza dell’altra.
F: Università Statale di Milano, Biologia.
4. Titolo della tesi?A: La mia tesi? “La funzione dell’RNA ribosomiale nella differenziazione dei somiti”.
F: Amo la Biologia, ma le due materie non sono disgiunte,
ed essendo io una biochimica molecolare, so bene che
importanza ha la Chimica.
F: “Il ruolo dell’actina a livello delle membrane cellulari”.
5. Ci racconti un aneddoto della sua vita da liceale. A:
Ne avrei uno talmente terribile, da non poterlo proprio
raccontare, ideato da una mia compagna (terribile) che
però all’esame di maturità ci ha lasciato le penne!
F: Dunque, era un periodo di scontri politici fra fazioni
avverse, destra contro sinistra, e il liceo era stato occupato. Il preside chiamò la polizia, che appena arrivata caricò
gli studenti in modo molto duro… Così posso dire di aver
conosciuto la violenza di questi scontri.
11. Un consiglio da dare ai primini (ex quartini)? A:
Studiate,studiate,studiate e siate educati!
F: Fate le cose con piacere, se lo studio è un’imposizione,
il risultato è negativo. Aiutate l’insegnante ad aiutarvi!
12. E un consiglio per i ragazzi dell’ultimo anno? A:
Scegliete la facoltà guardando solo in voi stessi, senza
lasciarvi influenzare da nessuno, genitori, professori e
altri.
F: Il grosso problema è il vostro futuro abbastanza incerto
6. Da quanti anni insegna qui allo Zucchi? A: Dal 1985, a causa del quale, per farvi valere, dovrete eccellere in
qualsiasi cosa scegliate di fare. Penso che abbiate delle
troppi, me ne voglio andare!
“belle teste”, quindi cercate di sviluppare un sapere non
F: Allo Zucchi? Da tre anni.
legato alle sole nozioni scolastiche, puntate sulla qualità
delle vostre conoscenze.
7. Due aggettivi per descrivere i suoi colleghi? A: Difficile trovare solo due aggettivi, perché io vedo i miei colle- 13. Per concludere, cosa ne pensa del Bartolomeo? A:
ghi come singole persone; comunque, in generale, li trovo E’ sicuramente positivo che ci sia un giornale della scuocompetenti e rigorosi.
la, per il resto non saprei. Personalmente apprezzo gli
articoli di taglio culturale, mentre alcuni proprio non li
F: E’ una domanda difficile perché in un contesto sociale capisco, non mi fanno neppure ridere.
eterogeneo come quello dell’istituto, trovo che ci sia una
grande varietà di personalità; comunque penso che i professori si sforzino (nonostante tutto!) di offrire ai ragazzi
il più alto livello possibile di insegnamento.
8. E due aggettivi per descrivere i suoi alunni? A: In
generale, cioè nel complesso, credo che gli alunni della
Zucchi siano … una specie di “isola felice” immersa nel
mondo giovanile attuale. Sono educati, motivati allo stu8
L’ARMATURA DI BURRO
Ho un’amica che non ha difetti. Immagina una persona senza difetti: bella, simpatica, piena di amici. Ecco,
lei è così. Ride sempre al momento opportuno, ma
raramente s’indigna: è lucidamente disillusa riguardo
alla bontà del genere umano. Non è mai sopraffatta
dall’inutile peso di quello che la circonda, forte della
sua abilità nel dosare in ogni ambito impegno fisico e
intellettuale. Mai si lascia sorprendere inelegante, in
virtù dell’enorme cura che ha del proprio aspetto, conscia del fatto che chi dice che l’abito non fa il monaco
deve avere ben poco senso della realtà. Per questo,
adotta quotidiani provvedimenti contro una potenziale
somiglianza con la gente “brutta”; non brutta moralmente, bensì nell’accezione deteriore del termine: gente sfuggita all’occhio benevolo di Madre Natura, dimentica del gusto comune, perfino incapace di costruirsi un proprio stile! Si sottopone a un regime alimentare tipo ramadan perpetuo-autoistituito, ma per
non allarmare sua madre indossa ornamenti tanto massicci da raggiungere, a ogni controllo medico, il peso
forma. Non è contenta se non sembra divina: sfoggia
in ogni situazione un Sorriso Stoico e Serafico di fronte alla precoce preoccupazione di un naturale deperimento della carne, di fronte ad altri cinque miliardi,
novecentonovantanove milioni e novecentonovantanove mila S.S. &S. speranzosi di essere ricambiati. Ma
non si mostra certo superficiale! Alla giusta occasione
è in grado di rispolverare un esauriente repertorio di
frasi Accorate e Sensibili, per dar prova di grande empatia. Non per questo, però, lascia che le diano della
mammoletta in pubblico. Se lo facesse, se azzardasse
una frase o un gesto non calibrati, non codificati, la
temibile Fama dai cento occhi e dalle mille lingue la
etichetterebbe come ingenua, come fallita, come…
buona. La bontà è un farmaco da somministrarsi con
cautela: poche gocce salvano agli occhi altrui, ma un
eccesso avvelena non solo ciò che si è, ma anche l’immagine che si dà alla gente. La mia amica tiene sempre a mente che nessuno ha mai comprato una villa
con la bontà. Se ci è riuscito è perché si è realizzato
con le proprie mani e, se necessario, poggiando i piedi
sulla testa di qualcun altro. Quale persona di buon senso non schernirebbe quei poveri sciocchi che si lasciano usare come tappeti? Li deride, sì, ma non li sottovaluta. È consapevole del rischio che si correrebbe, se
qualcuno di questi si accorgesse di cosa gli è davvero
conveniente: si sottrarrebbe alla massa di zerbini, diverrebbe un nuovo, potenziale “arrivato” con cui competere. È per questa ragione che ha affinato la sua capacità selettiva, è sempre alla ricerca dell’amicizia
perfetta, ma deve amaramente riconoscere che il suo
giudizio non funziona ancora nel migliore dei modi,
ed è spesso costretta a congedarsi da chi non si è rive-
lato adatto, da chi l’ha “delusa”. In fondo non chiede
altro che qualcuno che la sostenga nei suoi drammi
quotidiani, che la motivi sempre nelle sue scelte sbagliate. È annientata dalla paura di vedersi con gli occhi
degli altri, di riconoscere in sé anche una sola di quelle
pecche che tanto biasima, di solito. Non per spavalderia, ma per debolezza lascia che la sua risata si confonda in quella generale, anche quando è intimamente
consapevole che il ghigno è vile, è ingiusto. Ride tanto
da dimenticarsi di sé, ride di quel riso di paura fino a
che l’ultima flebile traccia di unicità è soffocata, fino a
sbiadire i suoi colori nella cecità comune. Non è stupida. Possiede anzi un’intelligenza pronta e acuta, tuttavia si è trovata un giorno a svuotarsi, invece di riempirsi, a eliminare un’opinione sostituendola con un
giudizio; e più eliminava più faceva spazio per l’approvazione, o forse per l’accettazione, altrui. È come
una stanza piena di robe che non servono, che non suscitano singolarmente alcuna curiosità, ma che nel
complesso, colorate e carine, fanno brillare gli occhi.
È ormai sostanzialmente incapace di provare sentimenti, e occulta questa dolorosa aridità in parole enormi, amore, odio, applicando il principio secondo cui
dare un nome alle cose le rende più tue, ma invano:
definire i legami non li rafforza di certo, e lei, in fondo, lo sa. Ma non riesce a smettere di cercare. La ricerca continua e affannosa di qualcosa che nemmeno lei
riesce a figurarsi è una droga meno spaventosa della
spietata disonestà a cui si è incatenata. Eppure, ogni
volta, il pasto non sazia, ma alimenta, la sua fame.
Abominevole, vero? È figlia tua. Figlia nostra. Siamo
figli nostri. Nostri, e della nostra spaventosa paura di
ogni sorta di vulnerabilità, di corruttibilità inevitabile,
in una lacerante fuga da noi stessi, in un perenne tendere a non spiacere.
Ma certe tacite regole sono fatte per essere infrante.
Non deve per forza essere così.
Eva Casini e Camilla Rossini IVB
9
SOY TARANTA.. E BALKAN BEAT… JE SUIS LE FREAK.
Di Matteo Monti IVB
Quella sera, le luci si riflettevano sul mare, baluginando ad
intervalli regolari tra le file del guard-rail, mentre la macchina filava silenziosa sull’autostrada. Stavamo andando
verso Genova, di ritorno da una scampagnata notturna per
le strade che si inerpicano buie sulle montagne dietro la
città, e l’autostrada era sembrata un’ottima soluzione per
ovviare al problema della discesa. La notte era scesa silenziosa sul respiro della marea , e le luci arancioni della città
quasi disturbavano il netto colore scuro che assumeva
quell’abisso quando si gonfiava. Nell’incresparsi delle
onde abbiamo deciso di passare per il centro, avevamo
tutta la notte, un forte bagaglio di noia da scaricare e una
città silenziosa, ma attenta alle miliardi di storie che calpestano i suoi carrugi. Era ormai troppo tardi per vedere le
folle frementi di gente che attraversava le piazze sulla corrente del divertimento, troppo presto per vederne i risultati.
Passavamo come per gioco da una strada all’altra, mentre
nella notte si dipanavano i fari abbaglianti della darsena, e
oltre i docks del porto, con le sagome delle gru che cantavano la loro fatica a quella luna indifferente nel suo cielo.
Da quel finestrino si stagliava un altro mondo, non c’erano
persone, ma si udivano grida e risate, le case con le persiane sbarrate donavano un aspetto desolato a quella grande
strada sotto il ponte dell’autostrada, illuminata da occhi al
neon e volanti della polizia ferme ad ogni angolo. Restavano lì, immobili, statue con uno sguardo rude e grezzo che ti
fissavano mentre attraversavi la via del ritorno, mentre loro
ancora fermi a quell’incrocio, continuavano a seguirti con
lo sguardo. Là, sotto quei grandi piloni del ponte autostradale, c’erano ombre con vestiti luccicanti e sorrisi poco
convinti, che allungavano i loro profili verso le auto ferme
a semafori troppo insistenti, si ritraevano al ruggire del
motore, e guardavano anche loro, la tua faccia segnata,
quell’insieme di particolari che ti rendeva tanto alieno alla
loro realtà, e che quasi ti chiedevano una motivazione per
la loro vita. I bagliori di quella città senza vita brillavano
sui sorrisi poco convinti e su quei lividi occhi lucidi, che si
limitavano a contare le macchine ferme, mentre altrettante
ombre più massicce cambiavano strade, per altri quartieri,
e vigilavano come cani da guardia su quelle sagome malinconiche nell’ombra. Non esistevano leggi, non c’erano
regole in quella città ormai periferia, svuotata anche della
sua dignità, oltre che dei suoi abitanti. Gruppi di persone
correvano sotto i portoni mentre macchine lampeggianti
percorrevano sì e no quel tratto di strada per poi svoltare, e
ritornavano al loro compito, mentre ogni cosa sbiadiva
dalla mente di chi comprava piccole dosi di felicità e consumava il tutto sul primo cassonetto di spazzatura, forse
per impazienza forse per noia. Bande di disperati, forse,
che vivevano all’ombra di quella vita vissuta solo in quel
piccolo momento di assoluto, sul freddo asfalto che per
loro rappresenta l’infinito. Smorfie e mani veloci nella
poca luce contavano e spillavano banconote da mazzette
tirate fuori a metà, mentre il fumo dei vapori di scarico del
porto si mischiava a quello delle macchine, e lontano si
sentiva lo stridìo di gomme sull’asfalto. Altre volanti, gente ferma sul ciglio della strada ad agitarsi e a mostrare un
anello come tanti ad un agente in divisa che scrive su un
blocchetto di fogli. Una spinta e l’avvio del motore, l’odore di gomma bruciata ci punge le narici mentre altre due
macchine volano a sirene spiegate dietro alla macchina
fuggitiva, e dove prima c’era quell’assembramento di macchine e persone, adesso è rimasta soltanto una macchia
nera sull’asfalto opaco, e un’altra sagoma cammina a passi
svelti verso un parcheggio sopraelevato. Ancora quelle
sirene, che strillano semprechiare nell’aria vuota, mentre
tutto inizia a diventare opaco, e i suoni si fanno più indistinti. Una brusca frenata, le sirene che si stoppano, un
colpo secco esplode, e tutto sembra fermarsi. Non ho mai
saputo che fine avesse fatto quella macchina, né se fosse
veramente successo ciò che avevamo sentito o creduto di
sentire. Quei profili di navi sull’acqua oleosa, quell’odore
di benzina e salsedine, il ponte dell’autostrada, la darsena, i
disperati della notte che si buttano tra le braccia degli abitanti nascosti della metropoli, in recessi di alti grattacieli e
di palazzi commerciali. Strade buie e dimenticate, sorrisi
falsi accennati, sguardi inquisitori. Non ho mai saputo dare
una risposta a tutte quelle domande che sono sorte in seguito. Il giorno continua a pulsare nel traffico caotico,
mentre la notte, cancellandosi, si porta appressa le mute
grida dei suoi abitanti.
10
WESTBOUND SIGN
Going straight will get you nowhere, andare dritto non ti
porterà da nessuna parte.
"Go west, young man, go west!"
Consiglio dato dal giornalista dell'Indiana John B.L.
Soule nel 1851 e adottato come slogan dell'emigrazione
americana del diciannovesimo secolo.
rie d'amore con sè stesso e dia un'occhiata sotto al divano,
troverà strati su strati di polvere: in mezzo ad essi ci sono
parole mai dette, pensieri mai condivisi.
Sarà il caso di aggiungere buchi alla cintura che costringe
le nostre menti? Salda i debiti con te stesso, te lo devi.
Basta essere manichini vestiti di tutto punto, che di
umano hanno ben poco. Basta essere sintetici.
Siamo a Coloma, vicino a Sacramento, nel gennaio 1848. Hanno le loro convinzioni, e tali devono rimanere.
"Ragazzi!", Disse James Marshall, descritto come un
Impossibile che queste vengano integrate con altre idee o
'falegname arcigno e paranoico del New Jersey', "per Dio! opinioni.
Credo di aver scoperto una miniera d'oro".
Senza dubbio così è più semplice vivere.
I tempi erano duri, e niente cattura l'immaginazione dei
E, in fondo, ne vale davvero la pena? Vale davvero la
poveri quanto la casuale scoperta dell'oro.
pena di riunciare alla realtà a cui siamo saldamente ancoNel 1854, il numero degli emigrati in California ammon- rati per sbirciare furtivamente tra gli anfratti degli scogli
tava a circa 300mila individui, tutti animati dalla stessa
frastagliati che si susseguono sull'impervia salita che consperanza: trovare dell'oro.
duce oltre il pelo dell'acqua?
Tutta gente venuta per sfruttare le risorse del posto, e non
Miriam Taieb IIC
per stabilirvisi.
"Always move forward" [avanza sempre più], un ritornello incatenato alla natura umana da un legame apparentemente inscindibile: un tempo si trattava della voglia
di scoprire e di conoscere, ora è soprattutto la necessità di
mettere le mani su un futuro migliore prima che lo faccia
qualcun altro.
Il futuro, però, ha smesso di essere ciò che è sempre stato.
Le persone sono restie ad abbandonare solide certezze
alla quali sono abituate, o addirittura assuefatte,
nonostante esse si rivelino ben poco appaganti.
Per fare? Per andare alla ricerca di qualcosa che renda
migliore delle esistenze che l'hanno già trovato il loro
avvenire, e sta nel soggiorno di casa, tra la poltrona foderata di piume d'oca sulla quale ti adagi ogni sera e il televisore ultrapiatto ultimo modello appeso alla parete.
No, non si stratta del solito sproloquio sul fatto che i giovani d'oggi non sono più spinti a cercare un futuro concreto: sebbene sia un buon argomento, viene periodicamente propinato da chiunque si senta vagamente superiore e qualcun altro.
Le persone tendono ad accontentarsi di 'quel poco che
hanno', inteso come bagaglio culturale.
Non nutrono più il desiderio di ampliare le loro conoscenze, di estendere i loro confini mentali.
Probabilmente è il caso che qualcuno ponga fine alle sto-
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IL NULLA
Quando partono le rondini, lasciale andare.
William e Emily
Giuro che non ci riesco. Rimango immobile e non
dico una parola. Sono nata per pensare. A tante,
troppe cose, che ci rendono distanti. Stranieri nati
nella stessa città. Figli di centrali elettriche oppure
a turbogas. Di traguardi impalpabili e illusioni ineluttabili. Quasi non respiro dal dolore. Il mondo fa violenza su di me e io non faccio nulla per impedirlo.
Sarà vero in fondo che non me ne frega niente. Che
a stento mi ricordo di mangiare. Io fumo rabbia per
vivere. E non so nemmeno più scrivere. Non suono
come una canzone. Non sono la stessa cosa. Sono il
silenzio quando tutto attorno esplode. Sono l'incapacità, l'invidia, il desiderio, l'egoismo e l'ombra. Sono
il nulla. Giudico in disparte, nel buio della mia testa.
Ancora non parlo. Mi guardo attorno: segnali di infinito. Forse inconsciamente non ho smesso di cercare
un senso. Ma puntualmente dentro di me percepisco
un vuoto. Fuori è un ammasso informe di irrealtà
ostentate e sempre i soliti quattro colori. Io voglio
essere l'indaco. E poi non voglio essere. Aspiro a un'incoerenza cacofonica. Perchè se mi faccio di coca
mi censurano. Non sei più il mio antidolorifico, sei
diventato la fonte di ogni mia delusione. Il problema
non sono io, sei tu. Quando ti parlo sento solo l'eco
delle mie parole. Non c'è competizione, è quello che
ti frega. Incassi senza reagire. Sei fatto della stessa
sostanza di un sacco da boxe. Nella mia vita sei inconsistente. Una parte per il niente. E' inutile che
cerchi di farmi del male, ottieni il risultato contrario
oscurandomi il sole. Siamo anime in dissolvenza, siamo privi di ogni logica. Convincimi a sfidare l'eternità assieme a te. Costringimi a sorridere ogni giorno,
a ridere di me stessa. Nuota nella tenebra con me,
non avere paura. Sollevami dall'orrore del mondo.
Donami ogni tuo ricordo. Scalfisci la mia pelle, apriti
un varco e scuotimi da dentro. Rendimi migliore.
Insegnami quello che non so. Scolpiscimi, rendimi
eterna. Illuminami. Scrivimi. Innalzami oltre l'essenza. Torturami. Allora tornerò ad amarti. Ammesso
che un errore possa amare il cielo.
C’è qualcosa nella Morte
E.N.
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che è come l’amore!
Se con qualcuno che ti ha fatto conoscere la passione,
e l’ardore dell’amore giovane,
anche tu, dopo anni di vita
insieme, senti che la fiamma si va estinguendo,
e così insieme andate svanendo,
gradualmente, impercettibilmente, con delicatezza,
come stando abbracciati,
attraversando la stanza consueta –
questo è il potere dell’unisono tra anime
che è come l’amore!
Edgar Lee Masters
Appaio=sono
In questa nuova rubrica, dopo parecchi tentennamenti, ho deciso di parlare di poesia, e di poesie.
Non spaventatevi, non sarà un revival delle lezioni
di letteratura. Quello che intendo fare è offrire una
mia chiave di lettura di questi testi, che magari negli
esperti potrebbe suscitare un sorriso ilare (una studentessa che si improvvisa critica? Mah) ma che io
desidero condividere con voi lettori del Bartolomeo.
Come primo esempio vorrei presentare una poesia
di Costantinos Kavafis, un testo all’apparenza semplice nella forma, che nasconde grandi verità e piccoli suggerimenti per la nostra crescita.
estranea”, qualcosa di distante, per colpa proprio
dell’eccessiva attenzione alle apparenze. Pur non
essendo quello che appare, l’uomo ci si identifica,
rinnegando la sua essenza profonda. Evitiamo questa trappola, ci avverte con enfasi Kavafis, questa
sottile trappola che ci corrode dall’interno. Teniamoci anche i nostri dolori più forti, nel tentativo di
essere sempre autentici, non affoghiamoli nella frenesia di un quotidianità, nell’equazioni appaio= sono.
Irene Doda IVD
E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole e in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
in balia del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti
sino a farne una stucchevole estranea.
( C. Kavafis Per quanto sta in te, traduzione di Nello Risi)
Tutti abbiamo obiettivi per la nostra esistenza. Tutti
desideriamo essere qualcosa che non siamo, e forse
non saremo mai del tutto.
Pensiamo al nostro mondo, quello del XXI secolo,
dove tenersi in contatto è così semplice, dove ogni
cosa è collettiva, dove condividere la propria personalità con milioni di persone è quotidianità. Che fine
fanno le segrete ambizioni personali? E il segretissimo dolore del fallimento per non essere riusciti a
raggiungerle? Siamo veramente immersi in un
“gioco balordo degli incontri e degli inviti”, gioco
che ci vede costretti a indossare maschere continue,
oppure a mettere in piazza la nostra intimità.
Portiamo in giro la nostra vita, non riuscendo a essere quello che vogliamo, nel fallace tentativo di apparire, almeno, quello che vorremmo essere. Oggi è
più che mai facile, grazie alla tecnologia, a tutta la
rete del web, in cui continuamente si cercano giustificazioni per il proprio essere, per i propri successi e
i propri fallimenti. La vita diviene “una stucchevole
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BON VOYAGE : Londra La Bella
Sveglia alle otto di mattina, la radio sintonizzata su
‘radio magic’ trasmette musica tipicamente inglese,
sulle orme dei Beatles. I tetti rossastri delle detached
house sono ancora immersi nella foschia mattutina,
ma s’intravede un raggio di sole proprio dietro quel
caminetto. A colazione ‘eggs and bacon’ e il profumo del tè caldo invade la hall. Un paio di jeans,
pianta della città alla mano, e via, mi addentro nel
cuore di Londra. Ecco la stazione underground, all’angolo di Baker Street. Ma come funzionerà questa
metropolitana? Tredici linee coloratissime che si
intrecciano tra loro. Proviamo la rosa, mi attira di
più. Prendo le scale mobili e sto sulla destra ‘stand
on the right please’ oppure ‘mind the gap between
the train and the platform’. Eh si, qui non si scherza!
Prima tappa Tower Hill e il maestoso Tower Bridge.
Di fianco a me una ragazza elegantissima ha deciso
che oggi andrà in giro scalza. A Londra non c’è moda, puoi essere chi vuoi. E poi ancora Westminster,
la ruota panoramica dall’altra sponda del Tamigi. Il
Big Ben mi suggerisce che è ora di pranzo. Decido
di godermi il paesaggio fino in fondo, finché c’è il
sole, passeggio. Dopotutto“Questa è una caratteristica di Londra…la nebbia, signorina.”, disse Charles Dickens. Arrivo fino a Trafalgar Square, costeggio il reale Hyde Park. Bambini che giocano nei prati
e signori alle prese con il Times. C’è chi riposa all’ombra di una quercia, chi preferisce fare jogging sui
sentieri. Attraverso un ampio viale attorniato dalle
imperdibili guardie della regina: di fronte a me si
innalza Buckingham Palace. L’atmosfera serena,
pacifica, la gente calma, cordiale. A Covent Garden,
tra negozi e ristoranti, la piazza è affollata da saltimbanchi, bancarelle e musicisti. Un ragazzo si siede su
un gradino e si improvvisa chitarrista. Sta suonando
‘Viva la vida’, i Coldplay. Un luogo accogliente come pochi. E’ la volta di Carnaby Street, negli anni
settanta era la dimora del punk, ora semplicemente
qualcosa di fiabesco. Entro in Regent’s Street, colma
di negozi d’alta moda quasi come Oxford Street, che
mi porta fino a Piccadilly Circus. Resto lì per cena.
Sono solo le sei, è passata soltanto un’ora dal tea
time, ma mi adeguo agli orari! La specialità di St.
James Tavern è ‘fish and chips’. Un classico! Finisco di ordinare e la cameriera, una ragazza dai capelli corti e dai lineamenti perfetti, mi chiede ‘anything
else?’ e io distrattamente rispondo‘ no, a posto’.
Nessun problema, anche lei è italiana. Evvai! Non
devo rendermi ridicola con la mia pronuncia incerta.
Intanto là fuori i teatri e i cinema si popolano, lì a
Piccadilly. La notte è fuori dall’ordinario. In piazza
si pavoneggiano ballerini hip hop, fachiri. Alcuni
ragazzi nei pub si inchinano e fischiano quando passa una bella ragazza in abito rosso fuoco. Torno all’albergo, in tv il sabato sera c’è il cricket. Niente Sky
né Mediaset Premium? Allora tanto vale addormentarsi. L’indomani c’è ancora tanto da vedere…il
quartiere caratteristico di Camden, i mercatini di
Portobello, i magazzini Harrods, il British Museum,
Notting Hill. Come potrei non citare a proposito l’omonimo film con il bellissimo Hugh Grant e la celebre Julia Roberts? Più tardi quella notte, riprendo la
subway, fermata Westminster Embankment. Regna
il silenzio e c’è un panorama da togliere il fiato. La
ruota panoramica, in tutta la sua imponenza, è illuminata da luci turchesi. Si vedono le stelle nella Londra inquinata, il loro bagliore si riflette e si disperde
nel fiume. Sento che avrò nostalgia di questa città
magicamente frenetica e quieta. “Non troverai nessuno, soprattutto un intellettuale, che voglia lasciare
Londra. No, Sir, quando un uomo è stanco di Londra
è stanco della vita; a Londra c’è tutto ciò che questa
vita possa offrire.”
Samuel
Johnson (Poeta, critico e scrittore inglese 1709-1784)
Carlotta De Luca IVB
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PRETTY WOMAN
La nuova moda.
Ed ecco iniziato un altro settembre; siete già stressati per l’inizio della scuola? L’ ansia si sta già impadronendo di voi? Cercate un diversivo per alleggerire le vostre tristi giornate zucchine? Se avete risposto si a
tutte queste domande, allora questa rubrica tutta al femminile è quello che fa per voi. Com’ è possibile che in
una scuola come la nostra, frequentata prevalentemente da ragazze, ci sia da sempre una rubrica sportiva e
non una dedicata al magico mondo della moda?
STOP ALLE RIVISTE!da quest’anno c’è una novità: l’aggiornamento “glamour” arriva direttamente sui
vostri banchi di scuola. Sono appena terminate le sfilate per la presentazione delle nuove collezioni autunno/
inverno 2010/2011 dei più grandi stilisti della moda internazionale; e noi eravamo in prima fila appostate per
voi.
La donna della prossima stagione è iperfemminile: la parola d’ordine è BON TON.
Nei vostri guardaroba quindi non potranno mancare gonne a ruota, cappottini eleganti, tacchi vertiginosi e,
per chi vuole osare di più, tanto pizzo.
Anche quest'anno gli stivali saranno la tendenza della stagione, quindi sbizzaritevi pure perchè ce ne sono per
tutti i gusti: lunghi fin sopra la coscia o appena sotto il ginocchio, in pelle, in camoscio o in vernice, perfetti
sia di giorno che di sera, magari con un tacco 12! Per le nostalgiche del far west consigliamo frange e colori
tenui, mentre per le più ribelli e controcorrente borchie e total black.
È giunto il momento di tirare fuori gli artigli ed il
vostro lato selvaggio: disegni tigrati, leopardati, zebrati, pitonati sfilano sulle passerelle e riempiono le
vetrine dei negozi. Come vere donne della giungla
scolastica vi sentirete sicure di voi e pronte ad affrontare le vostre giornate zucchine. Ispiratevi alle cantanti Shakira e Rihanna (nella foto), che indossano un
abito leopardato come se fosse la loro seconda pelle.
Passato e presente si incontrano ancora una volta. Va
di moda riaprire bauli, rispolverare vecchi capi che
raccontano storie e dare loro una seconda, nuovissima
vita. Apprezzate quindi i vecchi regali della nonna:
maglioni fatti a mano, ai ferri o all'uncinetto, belli
bellissimi oggi come ieri, che vi terranno caldo nelle
tristi aule di questo freddo liceo.
Dopo anni in cui piumini, trench imbottiti, bomber e
mantelle avevano preso il suo posto, il cappotto, capo
principe del guardaroba invernale, torna alla ribalta.
Il modello più gettonato è quello classico, lungo almeno fino al ginocchio e dalla linea diritta, un po' severa ma
elegantissima. A renderlo più nuovo, però, ci pensano i dettagli, forti e modaioli: il collo di pelliccia, le maniche con il risvolto o addirittura corte sopra il gomito, la scollatura a scialle o i bottoni gioiello. Le più magre lo
potranno indossare strizzato dalla cintura, rigorosamente a vita alta. Chi, invece, ha qualche chilo in più da
nascondere, lo può portare aperto su un cardigan, un top scollato o un pull dolcevita.
Questi sono alcuni piccoli consigli per sopravvivere al grigio inverno di Monza. Per il prossimo aggiornamento saremo piene di sorprese e novità.
ROUGE
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DULCIS IN FUNDO
Chi di voi non ha mai desiderato qualcosa di succulento, appetitoso, gustoso nelle interminabili ore di lezione? Se anche tu sei tra codesti esemplari, questa è la
pagina che fa per te! Nel corso dell’anno, nella nostra
rubrica, vi daremo tante idee per organizzare una perfetta cena in antiquum modus. Vi proporremo deliziose
ricette e fantastiche location per una cena in compagnia
di Platone e Nerone! Di conseguenza, fra la fatica di
una versione di greco e di un problema di matematica,
cimentatevi con noi nell’antica arte della re coquinaria.
Cominciamo con un quadro generale! Le prime notizie
sulla cucina greca, ci arrivano direttamente da Omero:
egli narra che si mangiava seduti per terra; solo in un
secondo momento comparve il letto triclinare. Ovviamente, non esistendo ancora la posate, i nostri amati
antenati solevano nutrirsi prendendo il cibo on le mani e
morsicandolo. Capitava, a volte, che fossero presenti
dei recipienti di ceramica. L’unico strumento che poteva essere usato, era una sorta di coltello con il quale
scalcavano i quarti di bue. Carne quindi, alimento in
assoluto preferito da Ulisse & Co. Inizialmente veniva
solo arrostita e solo successivamente si iniziarono ad
usare altri metodi di cottura: per sottolineare questa
usanza, a suo dire primitiva, il comico Antifane dice di
Omero: “Arrostiva persino la trippa tanto primitivo egli
era!”. Importantissimo nel simposio era il vino, come
dice la parola stessa. Esso veniva diluito, poiché era
molto forte, ed era servito in brocche delle Oinochoai.
Durante il simposio era possibile annoiarsi: il tutto infatti era rallegrato da canti e musiche, ed ogni discussione era buona per intavolare una discussione (Platone
docet).
compagnia. Sebbene molto diverso dal nostro, anche gli
antichi Romani avevano un loro galateo. Numerose
erano le regole che regolavano lo stare a tavola; nella
sala del banchetto (i più modaioli ce l’avevano all’aperto, con vista mare…), oltre al triclinium erano presenti
una tavola rotonda per il vino e una specie di credenza.
Già in uso era anche la tovaglia; stuzzicadenti, sale,
aceto e scaccimosche non mancavano mai, mentre talvolta fiori e profumi rallegravano la sala.
Vi proponiamo ora la ricetta del libum; provateci!
La parola libum viene dal verbo latino libare, che significa fare una libagione, e questa preparazione era una
focaccia che veniva offerta agli dei specialmente per gli
anniversari, ma era anche l'offerta che i due sposi dedicavano a Giove nella forma più antica e rituale del matrimonio.
Catone nel suo libro “De Agricoltura” scrive: "Farai
così il libum. Sciogli bene in un mortaio due libbre di
formaggio. Quando lo avrai reso del tutto liscio impasta
bene...".
La ricetta che vi proponiamo, sia per la semplicità della
sua preparazione, che per la presenza del nobile alloro,
era ritenuta una delle preferite da Catone, il quale ne
consigliava la cottura in un'unica pagnotta. Oggi, è molto più pratico fare tante piccole focaccine. Prendete
della ricotta di pecora fresca, fatene una crema e aggiungetevi farina, uovo, sale e pepe. Impastare il tutto e
farne delle palline, che adagerete su foglie d’alloro da
passare in forno finché non saranno ben dorate.
Anna Mottadelli e Federica Viaretti VG
Saltiamo ora a Roma! Qui inizialmente i pasti erano
molto frugali. In età imperiale invece era d’uso fare
banchetti molto opulenti (alias strafogarsi, come il perfetto studente durante l’intervallo!). Anche i nostri cari
padri Romani, come i nonni Greci, mangiavano sdraiati
sul triclinium, con il gomito sinistro appoggiato ad un
cuscino e i piedi volti verso destra. Il cibo si prendeva
con le mani, ma esisteva già una specie di cucchiaio.
Avevano più strumenti rispetto ai Greci, di vari materiali, e nei banchetti più in, addirittura d’argento. Il pasto
veniva servito dagli schiavi (vi invitiamo a non cercare
di procurarvene nel caso voleste organizzare la suddetta
cena). Capitava anche che la cena si trasformasse in
spettacolo, come narra Petronio nel Satyricon. Come
nel simposio greco, anche nel convivio romano dunque
c’erano vari intrattenimenti: letture, canti, giochi d’azzardo, acrobazie danze e il divertimento offerto dai Moriones, nanerottoli mezzo idioti che tenevano allegra la
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CHE FILM VEDREMO SABATO POMERIGGIO?
coinvolgente.
NIENTE PAURA
Niente Paura è un film di Piergiorgio Gay, che ha per
protagonista principale il famoso cantante contemporaneo Luciano Ligabue. È un film avente come Tema PrinciTITANIC
pale la modifica dello Stato Italiano, il cambiamento della società. La musica fa da protagonista, raccontando un’ Jack e Rose, due innamorati, scoprono il significato
dell’amore durante il loro viaggio sull’inaffondabile
intera vita.
Titanic. Divisi da due mondi diversi, ma ricompensati
“L'Italia non è di chi lo governa ma di chi la abita...”
dalla loro voglia di sopravvivere insieme quando la nave
si scontra contro un iceberg nel Mare del Nord.
Consigliato: Sì
Giudizio: Tutti gli italiani (e tutte le persone che si sentono tali) dovrebbero vederlo a prescindere dalla tendenza
politica, poiché è un'ora e mezza circa di riflessione sulla
nostra Italia. Coinvolge completamente, prendendoti lo
stomaco, riempiendoti il cuore di amarezza ma soprattutto di molta, moltissima speranza.
Consigliato: Sì
Consigliato: Sì
Giudizio: Ai due giovani non interessa la loro diversità,
ma la voglia irrefrenabile di rimanere insieme fino all'ultimo. Il film non presenta solo l’amore tra Rose e Jack è,
infatti, ricco di stereotipi e luoghi comuni: ricchi e poveri, le scelte di una donna che molto spesso sono contrastate dal volere dell’uomo. Questo capolavoro insegna a
non arrendersi nonostante le difficoltà ed è capace di
trasmettere numerose emozioni.
Giudizio: Il film porta parecchie volte alla riflessione non
tanto del mondo in generale, quanto del nostro paese. Il Consigliato: Sì
titolo, preso dalla canzone di Ligabue, “Niente Paura” è
la risposta agli interrogativi presentati nel film: non biso- Giudizio: romantico e appassionante, capace di coinvolgna aver paura di vivere.
gere. Titanic è un film completo, che narra del sociale,
dell'amore, del tragico e della verità. È molto evidente la
divisione sociale. La colonna sonora, senza alcun dubbio,
è la migliore di tutti i tempi.
SOMEWHERE
Johnny è un attore americano che vive in uno dei più
famosi hotel Hollywoodiani, circondato da ragazze, alco- Biglieri, Miceli e Stoppato IB
ol e pasticche. Nonostante ciò Cleo, “risultato” di un
matrimonio fallito, consentirà alla vita del padre di migliorare, portandolo a riflettere sul senso stesso dell'esistenza e di come lui la stia sprecando.
Consigliato: No
Giudizio: Film non coinvolgente, i primi minuti del film
illustrano il protagonista che percorre un tracciato per
automobili, sfrecciando con la sua Ferrari. Il film è quasi
privo di dialoghi, non vi sono né scene toccanti né esilaranti. È un film volgare e il protagonista non è sicuramente un modello da seguire. Meglio non vederlo, per
non restarne delusi!
Consigliato: Nì
Giudizio: Lento e più superficiale di quanto possa sembrare. Ci rivela, però, una realtà, che colpisce molti attori. Può risultare interessante, anche se non risulta troppo
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Diario di un fumettista
Ho deciso di creare una rubrica di recensione per
far conoscere, a chi non gli ha mai dato molta importanza,il mondo del fumetto. Quando parlo di
fumetti non mi riferisco ai classici “Topolino” o ai
famosi Manga, che quasi tutti conoscerete, ma
bensì ai fumetti “occidentali” che hanno ispirato
centinaia di film conosciuti in tutto il mondo, e che
celano al loro interno temi attuali che tutti noi viviamo in prima persona ogni giorno, facendoci
riflettere sul mondo in cui viviamo. In questo primo numero parlerò di un fumetto, che io oserei
denominare “Il fumetto”, che mi ha fatto scoprire
ed amare questo mondo prima sconosciuto.
Watchmen – 20 anni dopo
La particolarità innovativa che differenzia principalmente Watchmen dai fumetti di genere che lo
hanno preceduto, è quella di presentare i supereroi
protagonisti più nell'aspetto umano e "quotidiano"
che in quello straordinario e avventuroso,
"decostruendo" l'archetipo del supereroe convenzionale. Ecco che allora vengono descritti i loro
problemi etici e personali, le difficoltà di relazione
tra i componenti del gruppo, i loro difetti e le loro
nevrosi, spesso riconducibili a particolari avvenimenti del loro passato. Inoltre, nessuno di essi con una sola notevole eccezione - possiede alcun
superpotere: sono persone comuni che hanno deciso di fare il mestiere, comune nell'universo di Watchmen, del "giustiziere mascherato". A questo si
devono aggiungere una sapiente applicazione di
tecniche cinematografiche, un ampio uso di simboli, dialoghi con più livelli interpretativi e metanarrazione. Watchmen racchiude in sé tre tipologie
di fumetto: è sia un fumetto fantascientifico, sia un
fumetto ricco di supereroi, sia un giallo.
eventi originati dal misterioso omicidio di uno di
essi. A far da sfondo agli "avvenimenti quotidiani"
dei protagonisti c'è la grave crisi internazionale tra
Stati Uniti d'America e Unione Sovietica, da anni
sull'orlo di una guerra nucleare. In questo contesto,
gli USA godono di una notevole superiorità strategica dovuta alla persona di Jon Osterman, uno
scienziato che nel 1959, a causa di un incidente,
venne trasformato in un essere sovrumano, il Dr.
Manhattan, capace di piegare la materia alla sua
volontà (e per questi suoi poteri viene più volte
paragonato a un dio); è quindi in grado di neutralizzare le armi nucleari nemiche quando ancora
fossero in volo, di fatto facendo cadere la teoria
della "distruzione mutua assicurata". Prova di questa superiorità erano state le diverse vittorie conseguite dagli USA sull'Unione Sovietica in tutta una
serie di "guerre delegate", compresa la Guerra del
Vietnam.
Questa evidente disparità di forze non aveva fatto
altro che accelerare ulteriormente la corsa agli armamenti nucleari, facendo aumentare in modo
drastico la tensione globale. Fu proprio facendo
leva sulla popolarità guadagnata dalla vittoria in
Vietnam che il presidente Richard Nixon (che era
scampato allo scandalo Watergate grazie alla morte, le cui cause non furono mai chiarite, dei due
giornalisti che nella realtà avrebbero poi fatto
scoppiare il caso) riuscì a far approvare l'abrogazione del XXII emendamento che limitava a due i
mandati presidenziali, potendo così rimanere in
carica per cinque mandati di governo, durante l'ultimo dei quali si svolgono gli eventi del fumetto.
In questo clima d'imminenza di un nuovo conflitto
mondiale, nella società americana si era diffuso ad
ogni livello un generale senso di fatalismo: dalla
vendita delle caramelle "Meltdown" (Fusione), ai
graffiti ispirati dal bombardamento di Hiroshima,
fino alla designazione di molti edifici di New York
a rifugio antiatomico.
Le vicende di Watchmen sono ambientate in una
realtà alternativa molto simile a quella del mondo
reale, in un 1985 in cui Stati Uniti ed Unione Sovietica sono in piena Guerra Fredda e sull'orlo di
una guerra nucleare (metaforicamente emblemati- Martina De Pascalis 4E
co è, in tal senso, l'orologio dell'apocalisse che
segna quattro minuti a mezzanotte). La principale
differenza con la realtà è la presenza di supereroi
nella società comune, cosa che ha comportato un
diverso epilogo per alcuni avvenimenti storici,
come ad esempio la vittoria degli USA nella Guerra del Vietnam. Protagonisti della storia sono appunto dei supereroi (privi però di alcun superpotere), che si trovano a dover affrontare una serie di
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UN TORNADO PUNK A BROADWAY
Anche il punk ha trovato spazio nell’Olimpo newyorkese
del teatro: American Idiot, il celebre concept album dei
Green Day, ha fatto breccia a Broadway. Il musical tratto
dall’omonimo album ha aperto il 20 Aprile 2010 al St.
James Theatre riscuotendo un enorme successo da parte
della critica: infatti è stato candidato e ha vinto alcuni dei
più importanti premi in ambito teatrale, ad esempio si è
aggiudicato due Tony Awards per la migliore scenografia
e i migliori effetti scenici. Tuttavia prima di approdare
quest’anno a Broadway, American Idiot è stato messo in
scena nel corso del 2009 anche al Berkeley Repertory .
Johnny torna a Jingletown e si riunisce a Tunny e Will.
Una trama attualissima, musiche coinvolgenti e scenografie spettacolari, un cast giovane: questi sono gli ingredienti che fanno di American Idiot un musical di successo
… ma il pubblico di fan ora aspetta anche il debutto cinematografico.
Elisa Tonussi III D
LA RUBRICA DELLA MUSICA
Ciao a tutti, lettori del Bartolomeo, e benvenuti nella
rubrica “Musica”!
Oggi vi parlerò di una giovane band Metal nata in florida nel 1999. Loro sono i Trivium.
All’inizio facevano cover, e dopo parecchie modifiche
alla formazione, nel 2003 uscì il loro primo album,
“Ember to Inferno”, dal sound a tratti aggressivo e a tratti
più melodico, che riscosse un successo notevole. Il disco
fece conoscere il gruppo rapidamente e firmato un contratto con la Roadrunner Records nel 2005 pubblicarono
il loro secondo cd, “Ascendancy”. Sinceramente è quello
preferisco perché è il più incattivito e all’orecchio risulta
il più potente. In seguito al mirabolante successo che ha
ottenuto questo loro album, sono andati in tournée per un
anno, viaggio che diede spunto per un cambio di stile del
gruppo, già alle origini particolare: dal metalcore al trash
metal (come i Metallica). Infatti l’album del 2006 “the
Crusade” è il portavoce di questo cambio stilistico, dove
si da più spazio alla melodia e meno all’aggressività come prima era accaduto.
Il disco in pochi mesi superò le 600.000 copie vendute e
li portò in tour in giro per il mondo al fianco di band storiche come gli Iron Maiden. Nel 2008 uscì “Shogun”, un
giusto mix tra le due correnti precedentemente trattate.
Insomma se avete voglia di sfogarvi, di spaccare tutto per
la rabbia, questo è il gruppo che fa per voi, ve lo assicuro.
I loro testi esprimono l’odio per le differenze sociali, la
violenza sulle donne,i maltrattamenti minorili… Il tutto
accompagnato con assoli di chitarra elettrica da brividi e
un growl da paura. Se volete mettere un po’ di pepe nelle
vostre case loro sono i numeri uno! Parola mia!
“L’idea di scrivere un musical basato su American Idiot –
racconta orgoglioso il regista Michael Mayer in una delle
tante interviste – è nata mentre ascoltavo l’album in auto,
quando ho pensato che i suoi brani erano estremamente
teatrali”. Come dargli torto? L’energia del punk rock si
mischia alla potenza delle voci dei giovani attori, grazie
ad alcuni riadattamenti apportati dalla band, che ha partecipato attivamente alla stesura del libretto, creando così
dei brani perfetti secondo le esigenze della trama e del
significato di American Idiot. Il cast infatti è formato da
attori molto giovani, che insieme esprimono al meglio i
disagi, le gioie e i problemi che la gioventù americana
dell’era post – Bush ha vissuto e continua a vivere. Tra
questi emergono gli astri nascenti John Gallagher Jr., che
aveva già lavorato con Michael Mayer in Spring Awakening, Michael Esper e Stark Sands, la talentuosa Rebecca
Naomi Jones e infine il già affermato Tony Vincent. La
guerra e la voglia di affermarsi e diventare qualcuno, gli
amori giovanili, la vita di provincia e la droga sono i punti cardine dell’opera dei Green Day e si ritrovano nel
musical ben amalgamati: si alterna infatti la rabbia del
brano “American Idiot” alla sdolcinatezza di “When it’s
time”, la perdizione che emerge da “St. Jimmy” e la speranza di “Are We the Waiting”.La trama ruota intorno
alla storia di tre ragazzi di provincia, Johnny, Tunny e
Will: i tre amici decidono di dare una svolta alla propria
esistenza, legata alla sola cittadina di Jingletown, e di
fuggire verso la grande città. Tuttavia Will non può partire perché la sua ragazza è rimasta incinta, e in seguito
cadrà in un vortice di televisione e alcol. Gli altri due
ragazzi invece raggiungono il proprio sogno, ma la vita di Romualdo Grieco IB
città delude Tunny, il quale comprende che la sua è una
generazione apatica, e decide quindi di arruolarsi nell’esercito. Presto rimane ferito in un combattimento e in
ospedale si innamora di un’infermiera. Johnny invece
sfoga la propria ribellione nell’alter-ego di St. Jimmy ed
entra nel mondo della droga, innamorandosi anche di una
ragazza, Whatsername. Tra peripezie d’amore e droga
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“IL PASSATO CHE NON PASSA!…IL FUTURO CHE NON FUTA!”
“Wake me up, when September…SDAAANGS!”
Sordomuti & Tortellini.
Settembre 1970 – Monza
Settembre 2010 - Monza
Citazioni di dubbia provenienza ci invitano a destare chi
ha voluto dormire fino a fine settembre. Chi ha sopito in
“So che non mi crederà nessuno, ma io sto davvero pen- eccedenza, avrà quel che si merita; continuando a sonnecsando di scrivere un’opera rock che abbia per
chiare non potrà che continuare a sognare dell’estate pasprotagonista un giocatore di flipper sordo, muto e cieco. sata, di spiagge assolate, mari solcati da surfisti incalliti.
Non sto scherzando, anche se per ora è solo un’idea che Magari il più pigrone in questo preciso momento sta conho in testa. Non c’è niente di definito” -Pete Townshend- ducendo un’esistenza parallela in una stereotipata Califor14 settembre 1968, Rolling Stone.nia. Allora catapultiamolo con ironia plateale a Los Angeles, tra palme, divi e pontili, palazzi popolari di feroci gabbiani. La vendetta sonora comincia. Come? Il sogno si
Mentre noi ragazzi italiani passiamo le nostre domeniche a trasforma in un vivace incubo, perché Los Angeles non è
solo il binomio sabbia&bikini, ma è anche la Downtown,
tortellini e lasagne attorniati da tanto amore materno e le
che risplende della sua stessa scena alternativa.
nostre settimane nelle nostre brave scuole, con i nostri
preparati professori , dei ragazzi inglesi, che di tortellini
Questo fine mese escono due attesissimi album di due
ne vedranno pochi ma di palchi tanti, stanno cambiando la band tanto concorrenti quanto amiche, legate da vicende,
storia della musica. Come molti di voi avranno immaginalavori e collaborazioni continue.
to la formazione in questione sono i The Who e in cima in
classifica ci rimarranno ancora molto con il loro quarto Lp “Everything in Between” rimette al centro i No Age, che
“Tommy”, del maggio dello scorso anno. Con le sue 24
dopo l’affermatissimo “Nouns” ripropongono un album
tracce lo possiamo ritenere una vera e propria opera bibli- sulla linea della precedente raccolta. Via libera a rampica della storia del rock: un concept album in cui è racchiu- canti intrecci di chitarra slegati e spezzati dai colpi furenti
sa una storia di struggente malinconia ma anche di rivinci- di una batteria che pulsa, salta, e sotterra voce e testi, che
ta . Tommy, cieco, sordo e muto in seguito ad un trauma è in questi nuovi pezzi ottengono però un maggior spessore
bistrattato da tutti i componenti della sua famiglia fino a
(anche se i molti non lo noteranno mai!).“Glitter”, il sinche attraverso un magico flipper di cui si scopre campione golo che in agosto ha preceduto di circa un mese l’uscita
riesce a rivalersi delle ingiustizie subite con fama e ricdell’album, rivendica l’impronta esclusivamente noise del
chezza. “He's a pin ball wizard There has got to be a twist. gruppo, un biglietto da visita più che confortante.
A pin ball wizard, S'got such a supple wrist.”. Dopo che
Tommy trova l'unico mezzo per parlare sentire e vedere in Invece catapultati nei cieli di Chino vestiti del loro solo
“Skeleton” (un missile di vertebre e costole che ha fatto
uno specchio che la madre rompe sciogliendo la sorta di
trasvolare degli estrosi mulatti dentro numerose orecchie,
incantesimo in cui era incatenato, il ragazzo può finalanche in quelle del sottoscritto), gli Abe Vigoda precipitamente tornare a comunicare con il mondo ma anche ad
essere un bambino normale, senza alcun dono del flipper. no in periferia con un ridondante“Crush”. Genitori di un
Tommy dunque sperimenta il mondo e ne diventa conosci- neonato stile etnico, spesso e volentieri supervisionato da
tore attraverso strane esperienze e con l'incontro di altret- più canuti avi quali l’art e il punk, gli Abe con questo nuotanto strani personaggi che diventeranno una sorta di
vo album, hanno dato vita a delle tracce riconducibili al
“sensi acquisiti” che faranno del ragazzo un individuo più loro particolare stile eclettico, ma che risultano diversaunico che raro. Non starò certo a raccontarvi la storia per mente ballabili, più riflessive. Si sente meno nelle canzoni
filo e per segno, non solo perchè l'Lp perderebbe dell'eflo svago, il gioco sperimentale, e più le soddisfazioni e i
fetto sorpresa, ma anche perchè la vicenda di Tommy può risultati di un lavoro ben fatto, che però non esclude la
essere interpretata in molti modi tanto che qualcuno
filosofia fun del gruppo: un esempio per tutti“Throwing
avrebbe addirittura azzardato che Pete Townshend, il
Shade”, il singolo estratto, che lascia trapelare evoluzioni
frontman dei The Who, sia lo stesso Tommy.
elettroniche e buoni approcci di synth.
La prossima volta che andate dalla nonna, fatevi dare diecimila lire per comprare questo Lp.
L’incubo sta prendendo tinte molto più accese, eh? Allora
svegliati e continua il sogno, “California Dreamin’”, questa è la nuova West Coast, questo è ciò che ti terrà sveglio
per tutto ottobre, almeno fino ai Morti! (i banchi rimangono comunque degli ottimi guanciali).
MARTINA FUMAGALLI e YURI GALBIATI V F
(meglio III F)
20
BAR SPORT
Molti di voi saranno ancora in vacanza con la testa e non solo anche dopo circa un mese di scuola (tra cui il sottoscritto) e quindi, per mantenerci tali ancora per qualche giorno prima di ributtarci del tutto nei libri, nelle verifiche e spero
non dal balcone di casa, meglio fare un ripassino dei protagonisti nello sport in positivo e in negativo di questa meravigliosa e già lontana estate 2010…
VOTO 9 a ANDRES INIESTA, il trequartista catalano che, dopo 90 anni esatti pieni di sofferenze e tormenti manco
fossero nell’inferno di Dante e dovessero uscirne a carponi, regala un mondiale ai tifosi spagnoli facendo spegnere
tutte le critiche che avevano giustamente soverchiato questa squadra da sempre, definendola inconcludente e arrogante, insomma tutto fumo e niente arrosto; ebbene al 112esimo minuto di una partita che si avvicinava molto a un incontro di box e in cui anche il figlio raccomandato di Gheddafi sarebbe riuscito ad andare a segno nelle palle gol capitate
sui piedi dei vari Torres, Villa, Robben, Snejder, sigla il gol che lascia esplodere un intero paese nello slogan che 4
anni fa era toccato a noi italiani “campeones del mundo”…IDOLATRATO
VOTO 7,5 a SILVIO BERLUSCONI, che in 4 giorni ha letteralmente spazzato via tutti gli insulti e le maledizioni che
ormai aleggiavano nelle sue stanze da parte dei tifosi rossoneri (come se non ne avesse già abbastanza…) con 2 fenomeni a prezzo stracciato: Ibrahimovic e Robson de Souza noto anche come Robinho. Sarebbe troppo facile giudicare
questi esborsi come i soliti eccessi di un presidente spendaccione e senza ritegno soprattutto dopo 7 anni in cui non si
vedevano più neppure degli investimenti degni di questo nome e il calciomercato del Milan poteva essere senza scandalo affiancato e paragonato a quello del Portogruaro; perciò giù il cappello davanti al suo ritorno al timone della squadra più titolata al mondo…RISUSCITATO
VOTO 7 a VALENTINO ROSSI, capace in poco più di un mese di tornare in sella alla propria M1 dopo la frattura
scomposta di tibia e perone rimediata al Mugello il 5 giugno 2010; certo se si fosse chiamato superman e la sua moto
Lois Lane c’era da aspettarsi che rientrasse e sbaragliasse tutti con una facilità imbarazzante, ma, per sua sfortuna,
l’appellativo di supereroe non gli è ancora stato attribuito, però chissà, dopo 9 mondiali e questi miracoli magari conquisterà anche quello…INOSSIDABILE
VOTO 4- a FELIPE MASSA, autore nel Gp di Hockenheim di una delle più grandi farse della Formula 1 interpretata
talmente male da far rizzare i capelli anche al peggior regista di questa terra; il sorpasso di Alonso, studiato ai box a
tavolino, doveva passare il più inosservato possibile, invece il povero commediante Felipe riesce nell’impresa per altro
non semplicissima di farlo notare anche ai pochi vecchietti attempati presenti sulle tribune, insomma mancava solo che
abbassasse il finestrino e si fumasse una sigaretta facendo cenno al compagno di scuderia di sorpassarlo…INGENUO
VOTO 2 a FRANK RIBERY ches il 20 luglio ha subito uno stato di fermo da parte delle autorità giudiziarie con l’accusa di istigazione alla prostituzione, reato che in Francia viene pesantemente punito, per essere finito a letto con una
minorenne di cui conosceva forse giusto il nome. La giovane ragazza di soli 17 anni ha affermato senza troppi indugi
“ero il suo regalo di compleanno” e ad osservare il pacchetto non possiamo neppure dare proprio tutte le colpe al povero Ribery per averlo scartato…SCAGIONABILE
VOTO 1- a MARCELLO LIPPI il primo e unico responsabile della figura da cioccolatai degli azzurri al mondiale per
una serie di decisioni più che errate, catastrofiche, vedi Cassano e Balotelli lasciati a gustarsi il veliero che affonda sul
divano di casa, vedi la chiamata di giocatori ormai abili e arruolabili solo per una partita a calciobalilla nel bar sotto
casa (Cannavaro su tutti) vedi soprattutto la convocazione di ben 8 giocatori bianconeri dopo una stagione che definire
fallimentare per la Juve è ancora un complimento. Nessuno può vivere nel passato e continuare a essere glorificato
grazie ai successi ottenuti, neppure se hai riportato una nazione a vincere un mondiale dopo 24 anni, neppure se nella
tua carriera hai conquistato ogni trofeo esistente, tutto questo, forse, il povero Lippi lo aveva tralasciato, però, si sa
nella vita basta un solo errore in mezzo a tante imprese per essere ricordati in negativo e non bastano le dimissioni con
le scuse di rito per cambiare il passato, anche perché se no sarebbe fin troppo facile…IMBARAZZANTE
Federico Sala VG
21
Quorinfranti
Primini, il loggiato non è il luogo ideale per giocare a nascondino: vi consiglio i giardinetti
pubblici..
Piez ti ammazzo <3
Per quel figo di VC: cercami, ho i capelli castani! <3
Biondina dell’ultima sezione F, dove hai comprato il septum? Sei un ragazzo?
22
LO ZUCCHI SOTTO LE STELLE
Di Eleonora Bertanza VG
VERGINE
ARIETE
Mese tranquillo senza troppi scossoni per voi dell’Ariete,
in particolare in amore: non ci saranno cambiamenti significativi e i single avranno tutto il
tempo di riflettere sulla loro situazione. La vostra testardaggine vi spronerà ad esprimere il
disappunto per ciò che non vi va a genio, ma
attenti a non esagerare!
Fortunatamente per voi, il periodo difficile è appena
passato e ora siete più serene, anzi il mese di ottobre sarà il mese del riscatto per
tutti quelli che hanno avuto delusioni!
Anche a scuola riuscirete a stare bene al
passo e oserete addirittura imporre il vostro punto di vista! Le stelle tifano per
voi.
TORO
BILANCIA
In questo periodo siete un po’ confusi e avete in testa mil- Non ci sono dubbi, questo mese dovrete dedicarvi
le dubbi e domande. Cercate di vedere le cose
totalmente all’amore e a mettere in
in una luce positiva: forse è il momento giusto
ordine il vostro cuoricino: avete
per cambiare qualcosa, che sia il look o il vomille spasimanti, è arrivato il mostro atteggiamento! A scuola è bene che non vi
mento di scegliere e dichiararvi
distraiate inutilmente se non volete rischiare.
(possibilmente a quello giusto!). A
scuola tutto sarà possibile e le vostre idee innovative e un po’ pazze
coinvolgeranno tutti. Fatevi valere!
GEMELLI
CAPRICORNO
Grande novità amorose per i Gemellini, che questo mese Volete un consiglio? Non trascurate le persone a cui
di ottobre saranno i favoriti! Tutto quello che
volete bene! Magari questo mese i
dovrete fare è lasciarvi andare ai sentimenti
sentimenti non sono la priorità, ma
senza pensarci su troppo, cogliendo le occasioni
cercate di rimettervi in riga, sopratche le stelle vi danno. Positivo anche a scuola,
tutto se siete già in una relazione. A
dove otterrete i primi risultati delle vostre fatiscuola la grinta e le idee non vi
che (se vi siete sempre impegnati, le stelle non
mancano, e grazie alla vostra parlantina riuscite a tirarvi fuori da
regalano voti!).
qualsiasi interrogazione (beati voi!).
CANCRO
ACQUARIO
E’ in assoluto il momento migliore per fare delle scelte
Purtroppo questo ottobre sarà un po’ inquieto: non
perché le vostre emozioni sono forti e chiare,
ci metterete molto a illudere voi e
basterà prestare loro attenzione! Fidatevi del
gli altri di certi sentimenti senza
vostro istinto e non rimandate oltre. In generale,
fondamento. Non disperate però,
sarete un tantino fiacchi e la scuola risulterà
perché accanto a voi ci sono persopesante se non riacquisterete la grinta che sicune che vi conoscono bene e vi daramente avete. Coraggio!
ranno i giusti consigli!
Il periodo è in generale impegnativo
e denso di responsabilità, ma nulla è
impossibile!
LEONE
PESCI
Non c’è che dire, in amore fate davvero scintille! Con il
Il vostro ottimismo sarà alle stelle e coinvolgerà
vostro partner siete tutte baci e tenerezze e non
tutti i campi, dall’amore alla scuola:
c’è modo per resistervi. Siate però un po’ meno
sarete dolci, appassionati e fantasio“leoncine” e moderate l’impulsività, eviterete
si (wow!) e riuscirete a farvi perdoinutili discussioni! A scuola tutto bene, ma donare qualsiasi cosa (ma non approvreste ascoltare di più le persone che hanno
fittatene troppo…). Inoltre, la voglia
di emergere a scuola di certo non
maggiore esperienza di voi.
mancherà e vi metterà sotto una luce
molto positiva!
23 Immagini a cura di Elisa Piazza VG
Angulus Otiosus
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Ringraziamo inoltre tutti coloro che hanno collaborato all?uscita del
Bartolomeo (collaboratori,
insegnanti ed operatori scolastici).
Ricordiamo che chiunque può partecipare alla redazione del Bartolomeo
inviando un suo articolo
all’indirizzo mail [email protected];
CHI DESIDERA INVIARE UN MESSAGGIO ALLA RUBRICA QUORINFRANTI PUO? FARLO
INVIANDO UNA MAIL ALLO STESSO INDIRIZZO
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N° 1 ottobre 2010 - Liceo Classico Zucchi