Marzo - Aprile 2011 Anno 11, Numero 52 Questa copia è di Sommario Editoriale 1 Parola alla presidenza 2 Riflessioni dopo il corso tutor avo 2010 3 Un pensiero ogni 2 mesi 3 Fermarsi e riflet- 4 tere: Luisella e una buona scelta Poesia: La scuola 4 della vita Diario Luisella 5 Lambertini: sesto giorno Ciessevi - casa 6 del volontariato di Milano Ciessevi - docu6 mento del centro europeo del volontariato sulla crisi economica Intervista al presi- 8 dente Testimonianza Giusy Pesto 10 Il Giappone 10 Abbronzatura 14 2 ricette 16 Accadde A... 17 compleanni 18 AVO GIOVANI l’albero e le sue foglie Area Giochi 19 Soluzioni 21 Meteo Stagionale 22 20 Appuntamenti da 22 non perdere Redazione: LAURA Cavallini MARCO Damiano IVAN Di Bitetto ANGELA Marotta ALESSIA Martino FEDERICA Martino PATRIZIA Rocco per una copia a colori visita il sito www.avocinisello.it Aiutare Ci Unisce Editoriale Cari volontari e cari lettori, gli scorsi 2 mesi sono stati pieni di ricorrenze ed attività. Il 17 marzo abbiamo festeggiato i 150 anni dell’unità d’Italia: in questa data si è reso omaggio a Vittorio Emanuele, che proprio il 17 marzo del 1861 proclamò il regno d’Italia. Inoltre quest’anno la pasqua è stata celebrata il 24 aprile quindi, il lunedì dell’angelo coincide con la festa della liberazione: Il 25 aprile. Per quanto riguarda le attività svolte presso la nostra AVO, sono stati 2 mesi molto intensi: Carnevale Avo Giovani Il 7 marzo, in occasione del Carnevale i giovani volontari Avo, travestiti per l’occasione, hanno cercato di migliorare l’umore dei pazienti portando loro sorrisi e risate. In reparto ci sono stati costumi bizzarri: il temutissimo Gheddafi, una strana Pocahontas, l’immancabile Arlecchino, un’originale Geisha, Minnie , un antico Damerino, una Coccinella, e pippi calzelunghe vittima di dispetti da parte di una Piratessa. Riunione Generale Volontari: anniversario 30 anni Il 14 marzo ci siamo riuniti per discutere come festeggiare i nostri 30 anni di AVO Cinisello B.mo. Durante l’incontro, ci siamo divisi in gruppi, ognuno dei quali ha proposto delle idee, che saranno poi vagliate e prese in esame dal consiglio. Le idee pervenute sono davvero molto originali, ed interessanti. Alcune di esse, ovviamente, non potranno esser realizzate per questioni economiche ma, più importante del fattore economico, credo sia la partecipazione: se l’impegno per organizzare questa festa proviene da più persone, è possibile realizzarne molte di più. Cena Sociale Il 24 marzo, presso “La Mangiatoia” di via marconi 48, a Cinisello, si è svolta la cena sociale dei volontari. Sul sito web (www.avocinisello.it) potete trovare le foto di questo evento. Banchetto “Primavera” In occasione dell’arrivo della primavera, sabato 19 e domenica 20 marzo è stato allestito un banchetto con fiori e piantine. Domenica delle palme Il 17 aprile, in occasione della domenica delle palme, sono stati distribuiti rametti d’ulivo ai pazienti dei reparti dell’ospedale Bassini. Auguro a tutti un buon lavoro Marco Damiano Aiutare Ci Unisce Parola Alla Presidenza Cari Volontari, ci ritroviamo al nostro appuntamento “a tu per tu”, con la mia rubrica del nostro periodico bimestrale. Questa volta, forse per la prima volta, voglia raccontarvi qualcosa che non si soffermi sulle nostre attività associative, in quanto l’Incontro Generale di fine Maggio 2011, sarà occasione per illustrarvele e per parlarne insieme. Approfitto di questo spazio, per anticiparvi, un argomento accennato in qualche occasione, ma che merita di essere ripreso e approfondito. Questa non sarà sicuramente l’occasione dell’approfondimento, ma sarà l’occasione per iniziare a ricevere un’informazione.Siamo in fase di cambiamento, di svolta. Questa è stata la premessa nel percorso formativo per Quadri Direttivi organizzato daAVO Lombardia e proposto a tutte le sezioni AVO della regione. Cambiamento, passaggio da una condizione a un’altra; processo per il quale una cosa, una situazione muta, si modifica, si trasforma, assume un aspetto nuovo. In quest’ottica, dobbiamo ripensare ad una collocazione nuova e diversa del nostro volontariato AVO e di conseguenza del nostro essere volontari AVO e del nostro modo di fare servizio accanto all’ammalato/anziano – in un contesto aziendale ospedaliero evoluto. Il fenomeno del cambiamento, è un aspetto molto temuto, al quale si cerca di fare opposizione e di creare resistenza, perché il “nuovo”, non lo si conosce, spaventa e disorienta. Il cambiamento è costituito da diverse fasi, richiede tempo, comprensione, volontà e collaborazione. Dobbiamo superare le resistenze del tempo, prima di tutto le nostre resistenze al cambiamento, forse per il nostro essere conservatori – abbiamo sempre fatto così ed è giusto continuare a fare Pagina 2 di 22 così – tipica frase più volte sentita e sostenuta nell’AVO - cercando di superare un po’ la paura di quello che verrà.Tutto questo deve essere pensato in forma estesa e globale, in una visione completa di un sistema sanitario evoluto dove la nostra missione se non vuole rimanerne al di fuori, tenendo salde le nostre origini, ci resta adeguarci e accettare le sfide della realtà futura. E’ opportuno ripensare ad una nostra collocazione di servizio e di collaborazione con l’azienda ospedaliera e la residenza socio assistenziale, dove il nostro lavoro sia di supporto alle reali esigenze ed incida sulle necessità di coloro che accedono alla struttura in una forma di accoglienza e di orientamento. Questo è anche un po’ il messaggio pervenutoci a livello Nazionale e Regionale da Federavo e AVO Lombardia, e lo voglio condividere a livello locale con tutti voi. Per essere all’avanguardia e per rimanere al passo con i tempi odierni, si necessita di risorse umane, di molte risorse che nel nostro ambito sono i volontari AVO. Volontari disposti ad impegnarsi a vivere questo impegno associativo come un impegno di costanza e di continuità, essendo consapevoli che si opera nel nome dell’Associazione e non in modo individuale. Il fare servizio è offrire un servizio utile per soddisfare quelli che sono i bisogni presenti ed attuali e non soltanto per soddisfare il nostro egoistico senso di benessere. Da qui, la condivisione della mission associativa e delle regole AVO. Può sembrarvi assurdo, ma non lo è, il vivere questo servizio come se fosse di più del rispetto che si possa avere per un impegno lavorativo, per la condizione che la scelta motivazionale e strettamente personale ad entrare in associazione è stata volontariamente nostra. Rispettiamo la nostra scelta! La continuità dell’impegno associativo (servizio e non), spinge ad arrivare ad un servizio di presenza seria e di effettiva considerazione per le strutture in cui siamo presenti. Acquistiamo credibilità, fattore determinate. Quest’anno ricorre il trentesimo anniversario di fondazione dell’AVO Cinisello Balsamo e stiamo vagliando insieme la fattibilità di realizzare qualcosa di innovativo per festeggiare questo importante evento. La realizzazione è concre- Aiutare Ci Unisce Pagina 3 di 22 ti noi come piccoli pezzi di puzzle prendiamo forma e valore nel momento dell’unione. Ognuno di noi, dovrà contribuire con la propria presenza – disponibilità e collaborazione all’evento 30 anniversario AVO. Nelle prossime riunioni di reparto, ci sarà modo di valutare insieme al vostro Responsabile il tipo di attività in cui collaborare. tizzazione delle idee da voi emerse e la possibilità di realizzarle con la collaborazione di tutti. I 30 anni di AVO devono essere una festa di ognuno di noi, che siamo come dei puzzle che completano il quadro, dove il quadro è intenso come associazione e il singolo puzzleè ogni volontario. Da solo un pezzo di puzzle non ha senso, lo inizia ad assumere nel momento in cui si unisce agli altre pezzi, ed è cosi l’associazione, un luogo dove tut- Con questo mio intervento, lascio a voi il compito di fare una riflessione e rimango disponibile a condividerla insieme. Vi ricordo di tenervi aggiornati con le prossime attività AVO, potete prendere nota degli avvisi nei nostri locali e visitando il nostro sito internet www.avocinisello.it. Vi invito personalmente all’Incontro Generale Volontari di fine Maggio in RSA, per discutere delle nostre attività associative e dei nostri progetti presenti e futuri. Con questo numero, ci salutiamo e ci diamo l’appuntamento a Settembre dopo le lunghe vacanze estive. Durante il periodo estivo tutti i volontari possono continuare a svolgere il servizio AVO, ricordandoci che gli ammalati non vanno in vacanze e nei mesi estivi la nostra assenza si avverte molto. Con l’augurio di trascorrere delle vacanze meravigliose, accompagnate da relax e divertimento, vi abbraccio e vi aspetto puntuali – come sempre – carichi di energia e con buoni propositi a Settembre. Per chi desidera, aspettiamo la cartolina dal luogo di villeggiatura e per chi è appassionato di fotografia, aspettiamo le vostre foto – inviatecele tramite email –e le più originali e più significative verranno pubblicate nel nostro sito internet. Con un abbraccio ed un sorriso: Buone Vacanze! Ivan Di Bitetto Riflessioni dopo il corso tutor avo 2010 Sapere che tutti noi tutor abbiamo ricevuto le stesse direttive, abbiamo ascoltato gli stessi argomenti, affrontato insieme problematiche, condiviso dubbi e perplessità, mi permette di affrontare e vivere questa esperienza (per me nuova) con maggior tranquillità. Io, che devo accompagnare, rassicurare, mi sento a mia volta contenuta e guidata. Sostenuta dagli altri tutor con i quali, all’occorrenza, potrei confrontarmi. A questo proposito credo che sarebbe piacevole e positivo, alla fine del periodo di “tutoraggio” verificare insieme l’esperienza. La verifica che conclude un percorso è sempre occasione di riflessione per raccogliere suggerimenti utili alle esperienze future. Luisella Lambertini Un pensiero ogni due mesi Siamo qui per crescere e diventare alberi Sotto l’ombra di altri alberi impariamo ad amare il sole Nella solitudine della nostra ombra il sole ci dona la sua luce Ma solamente nella profondità delle radici scopriamo che la terra unisce i nostri cuori Escher, Healthcare a cura di Angela Marotta Aiutare Ci Unisce Pagina 4 di 22 Fermiarsi e Riflettere LUISELLA E UNA BUONA SCELTA Luisella era una ragazza di quindici anni, simpatica e allegra. Frequentava il secondo anno di un istituto d’arte e si considerava abbastanza fortunata, infatti a scuola le cose andavano bene, i suoi genitori la trattavano con molto affetto e aveva una compagnia di amici simpatici come lei. L’unico neo che appannava un po’ la sua felicità era questo: non aveva mai un soldo in tasca . Infatti la sua era una famiglia modesta e non c’erano soldi da scialare. Alla domenica mattina riceveva da suo padre una mancetta di diecimila lire, che alla sera non esistevano più. Un giorno mentre tornava da scuola, Luisella scorse sul bordo della strada una busta bianca, rigonfia. Incuriosita la raccolse e l’apri: c’erano ottocento mila lire! Infilò la busta nello zaino, guardandosi attorno, e, una volta a casa verificò meglio il contenuto. Scoprì, oltre ai soldi, un libretto della pensione: era di un uomo di settantott’anni (proprio l’età di suo nonno). La tentazione era forte. - Potrei bruciare il libretto e tenermi i soldi..Chi lo verrebbe a sapere? Li terrei nascosti ed i miei non saprebbero mai niente. Potrei comprarmi tutte le pizze ed i gelati che voglio, potrei comprare quella scatola per il trucco che ho visto in profumeria, andare al cinema quando voglio…Quella notte non riuscì a dormire. Poesia: La scuola della vita La vita è una scuola che insegna tutto. Ci sono degli esami e si è rimandati, si è quasi sicuri di non essere bocciati. Le cose più belle che vuoi imparare, le cose più utili che devi sapere, non sono di storia o di geografia, né di matematica o filosofia. Si tratta soltanto di amar tutti quanti, difendere il Vero e aver fede in te stesso, agire ascoltando la Voce interiore, sforzandosi sempre di compiere il bene, avere rispetto per ogni creatura, cercando di avere una mente più pura. Angela Marotta Si sentiva sempre peggio: la felicità che credeva di provare mentre sognava mille modi di spendere tutti quei soldi era irrimediabilmente guastata da una vocina che le diceva: - No, questo non va bene!. La mattina dopo uscì di casa in bicicletta, mezz’ora prima del solito, e corse all’indirizzo segnato sul libretto della pensione. Le aprì un uomo anziano che, quando si vide porgere la busta, cominciò a piangere ed abbracciò forte Luisella. Voleva ricompensarla, voleva almeno offrirle qualche dolce nella pasticceria lì vicino, ma Luisella gli sorrise e gli rispose: - Grazie, ma devo proprio scappare! Non voglio far tardi a scuola! – E sulla sua bicicletta pedalava felice. Non si era mai sentita così leggere, così contenta! (Morale: l’onestà è premio a se stessa). a cura di Angela Marotta Aiutare Ci Unisce Pagina 5 di 22 Diario Luisella Lambertini: sesto giorno tirocinio Arriviamo in reparto: nessuno in corridoio. Decidiamo di iniziare il giro dall’ultima stanza. Entriamo: un uomo sta armeggiando nell’armadio; gli occhi lucidi! Sul letto il suo papà appena morto. I movimenti dell’uomo – figlio – sono quasi meccanici, senza senso. Quel “senza senso” con cui si definisce la vita nel suo ultimo “atto”. In quell’istante, senza ritorno, velocemente si fa il bilancio di tutto quel percorso vissuto dalla persona che non è più. E un grande senso di impotenza si diffonde ovunque. Tutto quello che nella vita quotidiana aveva assunto dimensioni più o meno grandi, improvvisamente perde la sua valenza.E’ un attimo… e poi la vita riprende a scorrere in tutti i suoi aspetti! Sul comodino un disegno infantile: un pensiero affettuoso dalla nipotina. L’uomo prende il foglio e lo posa sulle mani del padre. “Ecco, la tua nipotina”. Io e te assistiamo a tutto questo fare, dire, alla commozione. In silenzio, un silenzio che vuole esprimere la nostra vicinanza in quel dolore, in quel senso di impotenza. Anche noi siamo impotenti, però ci siamo; una stretta di mano, uno sguardo comprensivo e lasciamo la stanza. Il silenzio ci accompagna per un certo tratto lungo il corridoio. Nella camera di fronte stanno trasportando un letto con un paziente già visto la scorsa settimana. Si nota nell’atteggiamento della moglie che è vicino alla porta una certa preoccupazione. Quando il letto è entrato, viene chiusa la porta. E sopra a questa, appeso un cartello che ne impedisce l’ingresso. Ricordo bene quel paziente; giovedì scorso abbiamo chiacchierato con lui, la moglie e la figlia. Vedere che la sua condizione si è aggravata, aumenta quel senso di impotenza. L’impotenza dell’uomo di fronte alle forze meno positive della vita. Continuiamo il giro: entriamo in un’altra stanza. Ci sono donne e tra queste una volontaria. Contenta di vederla… ma dispiaciuta di trovarla nella situazione di ricoverata. E’ stata parecchio male ed è ancora in attesa di fare ulteriori esami. Oggi è una giornata un po’ particolare. Tanti cambiamenti, tanti situazioni diverse. In un’altra stanza un rumeno, già ricoverato altre volte, ma da me visto per la prima volta .Dichiara di non capire l’italiano. Dispi- aciuta nell’impossibilità di comunicare, ci muoviamo verso la porta, nell’intento di uscire dalla stanza. “Dove vai?” arriva chiara la sua voce a fermarci. Ci ha messo alla prova; accettiamo l’invito a rimanere ed ascoltiamo i suoi bisogni. Un’assistente sociale, una casa, un posto dove stare, dove poter essere curato. E’ solo nella stanza, i suoi vicini di letto stanno facendo esami. E’ solo anche nella vita. Luisella Lambertini Aiutare Ci Unisce Pagina 6 di 22 Ciessevi - Casa del volontariato di Milano La costituzione della CASA DEL VOLONTARIATO di Milano è stata approvata dalla Giunta del Comune di Milano, con delibera del 9 luglio 2010, presso la struttura di proprietà comunale sita in via Monte Grappa 6/a a Milano. L’immobile, in carico al Settore Famiglia e Politiche Sociali dal 1956, fu adibito ad albergo, poi chiuso. Ora, invece, è in stato di abbandono da circa dodici anni. Avendo gli ingressi murati, non è stato mai occupato abusivamente. Lo stabile è composto da tre piani fuori terra, più un seminterrato. La superficie totale è di 1.260 mq. C’è inoltre un’area esterna di pertinenza di circa 700 mq. L’immobile è soggetto a vincolo della Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici di Milano di cui D.Lgs 42/2004. L’Amministrazione Comunale ha deciso l’utilizzo dell’immobile per la realizzazione della CASA DEL VOLONTARIATO. Si tratta di un’iniziativa prevista sia nel Piano di Zona dei servizi sociali che nel dossier di candidatura per Expo 2015. La delibera del luglio 2010 prevede, in pri- mo luogo, un progetto condiviso tra Comune di Milano e Ciessevi (Centro servizi per il volontariato nella provincia di Milano); in secondo luogo, la sede di associazioni di volontariato milanesi e l’uso al Comune di alcuni spazi; in terzo luogo, la concessione dell’immobile in comodato d’uso gratuito per vent’anni a Ciessevi per la realizzazione e gestione della CASA DEL VOLONTARIATO. Inoltre gli oneri relativi alla ristrutturazione, stimati in circa 2 milioni di euro, saranno sostenuti da Ciessevi. Successivamente la Fondazione Cariplo ha comunicato, in data 20 luglio 2010, l’avvenuta deliberazione del Contributo di un milione di euro a sostegno del progetto “Casa del volontariato via Montegrappa 6/a – Milano”. In generale l’obiettivo dell’intervento è la creazione della CASA DEL VOLONTARIATO affinché diventi un polo attrattivo capace sia di coordinare le attività specifiche delle associazioni, sia come elemento di valorizzazione più generale del volontariato all’interno della città di Milano. Il ruolo dell’architettu- ra diventa quindi fondamentale, in quanto attraverso l’immaginario collettivo dovrà trasmettere, interpretandolo, il significato più autentico del volontariato e luogo di incontro comune dove potrà trovare compiutezza la vitalità relazionale e associativa delle realtà coinvolte nel progetto. In dettaglio il progetto CASA DEL VOLONTARIATO prevede la realizzazione di un polo attrattivo comprensivo dei seguenti servizi: • Scuola di Alta Formazione per il Volontariato • Centro studi e Documentazione del Volontariato • Foresteria per giovani volontari europei in SVE • Punto Eurodesk per politiche giovanili • Sale riunioni e sedi per associazioni • Ufficio Volontariato del Comune di Milano • Sede di Ciessevi Milano e del Coordinamento Regionale CSV tratto da Ciessevi Ciessevi Documento del Centro Europeo del volontariato sulla crisi economica In occasione dell’Assemblea Generale del CEV che si é tenuta a Bruxelles nel mese di dicembre 2010, i componenti del Centro europeo per il volontariato hanno adottato un documento di Presa di Posizione sulla Crisi Economica e Finan- ziaria. Considerato che in tempi di crisi il volontariato diviene cruciale in quanto potente mezzo per ridurre gli effetti della crisi, il CEV ha ritenuto importante puntualizzare il ruolo del volontariato onde evitare il suo sfruttamento, formulando cinque principi guida. Centro Europeo del Volontariato (CEV) Documento di presa di posizione sulla Crisi Economica e Finanziaria. La crisi economica e finanziaria globale impatta fortemente su tutti gli ambiti della società, attenenti Aiutare Ci Unisce sia alla spesa pubblica sia a quella privata, come anche sui singoli individui e sulle organizzazioni della società civile. La recessione economica tocca quasi tutti gli individui e coinvolge tutte le sfere della società. La chiamata rivolta al volontariato in questo periodo di crisi deve essere gestita con cautela. Il volontariato è un potente strumento per alleggerire gli effetti della crisi. Tuttavia, è necessario che tutti gli stakeholders coinvolti siano consapevoli delle sfide, ma anche delle possibili trappole che l’impatto della crisi attuale può tendere al panorama del volontariato. La vision del CEV è quella di un volontariato che, in Europa, gioca un ruolo centrale nella costruzione di una società coesa e inclusiva, fondata sulla solidarietà e sulla cittadinanza attiva. In quanto rete europea dei centri di volontariato e delle organizzazioni di supporto al volontariato che ad oggi conta 83 aderenti in 33 paesi e che raggiunge più di 17000 organizzazioni a livello locale, il CEV lavora per creare un contesto politico, sociale ed economico che costituisca un terreno fertile allo sviluppo delle piene potenzialità del volontariato. Attraverso il dialogo con i propri aderenti, il CEV ha preso coscienza di un fenomeno che sembra essere in significativa crescita in numerosi paesi dell’UE. Il volontariato sembra poter costituire una alternativa immediata per tutti coloro che si trovano a confrontarsi, inaspettatamente, con la disoccupazione, consentendo loro di mantenere attive e in esercizio le proprie competenze, di svilupparne di nuove, di mantenere vivo il senso di appartenenza a una comunità locale e di creare legami sociali e reti. In questo senso, il volontariato aumenta l’occupabilità delle persone. Molte attività di volontariato sono, in fondo, eventi sociali di incontro reciproco che infondono e facilitano nell’individuo la percezione di essere Pagina 7 di 22 utili e di costituire una risorsa per la società. Vale la pena sottolineare, anzi andrebbe maggiormente valorizzato, l’impatto che queste attività producono in termini di benessere personale e di prevenzione del rischio di esclusione e depressione. Il CEV, inoltre, sottolinea il valore economico che il volontariato produce: per ogni euro impiegato nel volontariato, nei volontari e nelle loro organizzazioni, si producono servizi e si crea un valore che arriva sino al 13,5 del valore investito. Nonostante tale valore venga raramente preso in considerazione e sebbene il CEV sia consapevole e comprenda le preoccupazioni che la monetarizzazione del volontariato potrebbe generare, molti studi mostrano che il contributo economico dei volontari e delle organizzazioni di volontariato è veramente decisivo e che un investimento nel volontariato produce efficienza ed efficacia. Sebbene consapevole di questi benefici, non vorrebbe correre il rischio di abusare del volontariato. Per tale ragione CEV richiama tutti i possibili portatori di interesse a sottoscrivere le seguenti linee guida per il volontariato: 1) il volontariato, in quanto attività non retribuita che scaturisce dalla libera volontà dei cittadini, non deve rappresentare un sostituto del lavoro retribuito. E’ inaccettabile guardare al volontariato come a una economica alternativa per rimpiazzare la forza lavoro, o abusare della motivazione altruista dei volontari per tagliare i costi dei salari. Il lavoro retribuito e l’attività volontaria sono complementari, devono rafforzarsi reciprocamente e non devono rappresentare l’uno l’alternativa all’altro. 2) Nonostante possa esserci una crescita del volontariato durante la crisi economica, non ci si può aspettare che il volontariato si faccia interamente carico della disoccupazione negli Stati Membri. Il volontariato non alleggerisce le re- sponsabilità e i doveri dei decisori politici (policymakers) nell’assicurare un impiego dignitoso a tutta la popolazione in età lavorativa. Il ruolo delle organizzazioni di volontariato è di supportare e far crescere la qualità del volontariato, non di fungere da agenzia per l’impiego. 3) Il volontariato dovrebbe essere riconosciuto per e nelle sue dinamiche, nei suoi valori intrinseci e nelle caratteristiche a lui più proprie. Contribuisce a produrre coesione nella nostra società, promuovere i legami e le connessioni tra i singoli individui e tra gli individui e la società e rappresenta una manifestazione della solidarietà e della cittadinanza attiva che originano dalla volontà e dalle motivazioni personali dei cittadini. Proprio poiché il volontariato rappresenta un moltiplicatore di effetti positivi sugli individui e sulla società in tutta la sua ampiezza, dobbiamo evitare di cadere nella tentazione di utilizzarlo e strumentalizzarlo per fini e obiettivi che non riguardano l’essenza del volontariato: i volontari non devono essere sfruttati come ancora di salvezza laddove i governi cessano di erogare servizi o risorse economiche. 4) Un principio fondamentale del volontariato stabilisce che qualsiasi tentativo di rendere obbligatorio il volontariato è una contraddizione in termini. Chiediamo ai decisori politici di non sminuire il valore del volontariato istituendo una sorta di impegno civile forzato o “spingendo” le persone verso il “volontariato”. Questi tentativi produrrebbero l’effetto opposto, ovvero quello di offuscare lo spirito reale del volontariato, perdendo lo slancio, la spontaneità e l’energia positivi dei volontari. 5) Il volontariato, sebbene donato gratuitamente, non è esente da costi. Le organizzazioni che costituiscono l’infrastruttura del volontariato devono poter usufruire Aiutare Ci Unisce di risorse sufficienti per supportare opportunità ed esperienze per un volontariato di qualità e per offrire a tutti i cittadini, anche coloro che non sono generalmente coinvolti in attività di volontariato, l’occasione di poterle sperimentare. Tra questi, bisogna includere anche tutti i cittadini che vivono in condizioni di marginalità e che si confrontano quotidianamente con la povertà e l’esclusione sociale. I tagli al volontariato avranno un effetto devastante sulla disponibilità, l’accessibilità e la qualità delle opportunità di volontariato. Intervista al Presidente Pagina 8 di 22 Per tale ragione, CEV evidenzia la necessità di avviare un dialogo permanente tra tutti i portatori di interesse coinvolti, al fine di prevenire aspettative errate o comunque incompatibili con lo spirito del volontariato e di tutelare il volontariato affinché non venga strumentalizzato e adoperato come soluzione ai fallimenti di quelle strutture e di quei sistemi economici che dovrebbero far fronte ai problemi e alle difficoltà. Il volontariato può mostrare i suoi punti di forza e le sue potenzialità solo nel momento in cui viene visto come ciò che è sempre stato: una modalità attraverso cui i cittadini possono esprimere e vivere la solidarietà e, attraverso ciò, contribuire alla coesione sociale, con tutti gli effetti positivi che questo provoca sul benessere delle persone e sulla salute dell’intera società. In questo modo, può contribuire a superare l’attuale crisi economica e finanziaria. Centro Europeo del Volontariato (CEV), Dicembre 2010 www.cev.be 1. Quest’anno ricorrono i 30 anni di fondazione dell’ AVO Cinisello B.mo e cosa ti ha lasciato a livello di crescita personale l’esperienza in AVO? L’esperienza in AVO prima come volontario poi come presidente mi ha permesso di maturare più in fretta e ho avuto modo di incontrare persone che mi hanno insegnato molto e mi hanno aiutato a crescere sul piano educativo, professionale e associativo. Mi riferisco in particolare a due persone che non ci sono più, che mi hanno seguito e coinvolto nell’essere volontario AVO oltre al sevizio in corsia: Luisa Tosi, prima presidente AVO Bollate e poi AVO Lombardia, Pino Valdini, Consulente AVO Lombardia e membro dell’Associazione Sodalitas. 2. Cosa ricordi del tuo servizio in corsia di volontario AVO? Ricordo la forte emozione che provavo entrando in corsia, dovuta probabilmente alla mia giovane età. Ho infatti iniziato a 17 anni. 3. Hai mai pensato di riprendere servizio? Sì! Riprenderò a fare servizio l’anno prossimo e mi piacerebbe andare in RSA, poiché l’esperienza dell’ospedale l’ho già fatta. 4. Pensi che proverai ancora delle forti emozioni? Mi auguro di sì. Sarò in un contesto diverso, ma sicuramente proverò delle emozioni forti e altrettanto belle. dente AVO Cinisello? Ho iniziato nel 2006 fino al 2009 per il primo mandato. Il secondo mandato è iniziato nel 2009 e terminerà nel 2012. 5. Da quanto tempo sei presi- 6. In questi anni di attività Aiutare Ci Unisce come presidente cosa ti ha colpito maggiormente o creato delle difficoltà? L’aver preso in mano una situazione associativa ancorato a schemi obsoleti e poco a contatto con la realtà circostante. Si dava solo importanza al servizio in corsia e non alle relazioni e collaborazioni con l’azienda ospedaliera, le scuole, i giovani e il territorio. Non veniva data importanza ad un lavoro per progetti in ambito ricreativo, formativo ed aggregativo. 7. Cosa ti senti di aver cambiato in questi anni? Siamo ancora distanti dagli obiettivi che avrei voluto raggiungere. Mi sembra di aver reso l’Associazione un po più vicina alla realtà circostante, seguendo comunque le indicazioni di AVO Lombardia e Federavo. 8. Cosa vorresti consigliare o suggerire al prossimo presidente AVO Cinisello? Di continuare la strada intrapresa e di far tesoro del lavoro svolto in questi anni, con particolare riferimento all’aspetto formativo, dei progetti con i giovani e dell’importanza della figura di responsabile di reparto. Mi auguro possa fare un lavoro anche migliore del mio, ma è necessario che abbia la volontà di mettersi sempre in gioco, sebbene possa capitare di trovarsi anche in situazioni spiacevoli e difficili da gestire. 9. Quali sono state le difficoltà maggiori in cui ti sei trovato? Il fatto che la mia giovane età non è stata da tutti condivisa e a volte ha creato indivie o discordie. Ciò che mi ha spinto ad andare avanti è stato credere fortemente nell’Associazione e nel lavoro che svolgo. E’ stato importante avere una forte motivazione e consapevolezza dell’attività che si intende perseguire. 10. Come è stato il tuo rapporto con i volontari? Pagina 9 di 22 Ho avuto un grande sostegno da parte dello staff della segreteria che mi ha supportato nelle attività e aiutato nei momenti difficili. Anche i volontari con cui collaboro sono stati molto importanti per il loro impegno e la voglia di fare crescere sempre di più l’Associazione. 11. Hai dovuto seguire dei corsi di formazione? Sì, ho partecipato a diversi corsi proposti dal Ciessevi per migliorare le mie competenze e abilità. Sono stati corsi di formazione e aggiornamento molto utili poiché, senza voler essere retorico, non si finisce mai di imparare! 12. C’è qualche attività formativa o evento in programma? Poiché siamo nell’anno europeo di volontariato, il Ciessevi della provincia di Milano ha lanciato il progetto di “volontari per un giorno”, dove i manager delle grandi imprese saranno ospitati per un giorno nelle Associazioni di volontariato e quindi anche dell’AVO e avranno la possibilità di sperimentare la veste di volontario. Questo progetto sarà realizzato nel mese di giugno. 13. Cosa ci dici delle attività dei giovani? Quando non ero presidente io e i giovani volontari, che all’epoca erano molti meno, abbiamo lottato molto per avere lo spazio necessario alle iniziative e per dare voce alla voglia di fare. Le idee dei giovani non erano condivise e i giovani erano poco considerati. Oggi posso dire che il gruppo giovani che si è formato a Cinisello è molto attivo nell’Associazione e molto affiatato e questo per me è come una vittoria anche personale. 14. Quindi che cosa rimane oggi da migliorare? Rimane da migliorare l’aspetto della costanza nel servizio dei volontari e l’aspetto della socializ- zazione. Bisogna considerare che l’AVO è una realtà in continuo movimento e non basta più fare solo servizio in corsia, ma è necessario partecipare a tutte le attività che vengono proposte. Spesso questo è l’aspetto di più difficile comprensione per i volontari. 15. Cosa invece dovrebbe fare l’AVO a livello nazionale? Dovrebbe curare l’aspetto promozionale per farsi conoscere maggiormente, perché purtroppo ci sono ancora molte persone che non conoscono l’AVO. Inoltre sarebbe bello se sviluppasse la collaborazione tra le diverse sezioni AVO a livello regionale e nazionale. C’è poca collaborazione nonostante i molteplici canali di comunicazione oggi esistenti. L’ AVO Cinisello è riuscita finalmente ad avere un proprio sito internet e cogliamo ogni occasione e pretesto per farci conoscere anche attraverso le feste in piazza, i banchetti nei supermercati e le iniziative con le scuole. E’ faticoso, ma a distanza di tempo i frutti si stanno raccogliendo. 16. Cosa desidereresti per la festa dei 30 anni dell’AVO? Che sia una festa per tutti, per i 120 volontari e per le rispettive famiglie, perché in questi anni abbiamo regalato tanti sorrisi, parole e condiviso dolori e gioie. Desidero che sia un momento di festa anche per tutti gli enti e le istituzioni che possono condividere con noi questo anniversario. 17. Come ti immagini o sogni l’AVO a Cinisello tra altri 30 anni? Sogno un’ AVO con tanti volontari, il doppio di quelli che siamo, con dei gruppi di lavoro ben strutturati e tanti giovani e che sia una bella comunità di amicizia. Ringraziamo Ivan per la disponibilità e l’essersi offerto spontaneamente per l’intervista! Aiutare Ci Unisce Pagina 10 di 22 Testimonianza: Giusy Pesto Sono Giusy Pesto e faccio parte di questa Associazione dal marzo 2010. Ho iniziato il mio tirocinio nel reparto di Emodialisi con due tutor che ancora ringrazio per i preziosi consigli. Certamente tutti conoscete Leonina Denti, che è una colonna portante dell’AVO e l’altro tutor è stato Luca Colombo. Avendo avuto mia mamma ricoverata nel reparto di Geriatria ero abituata a camere con tre letti al massimo. In Emodialisi mi si è presentata una diversa realtà, una grande stanza con circa 20 letti e vari macchinari per monitorare i pazienti. Ero un poco spaventata!! Per fortuna Leonina mi ha dato coraggio, mi ha presentato come nuova volontaria e, cosa inaspettata, i pazienti si sono rivolti a me con grande disponibilità per cui in questa prima fase ho ricevuto da loro conforto e la forza per affrontare questa avventura. Con buona parte dei pazienti sono entrata in empatia e ci è stato tra di noi uno scambio di forti emozioni. Io svolgo il mio turno solitamente il mercoledì (in questo reparto i pazienti sono sempre gli stessi) e fra noi si è instaurato un rapporto di amicizia: l’importanza di essere volontario non riguarda solo il proprio turno in corsia, ma è importante partecipare alla vita associativa. Riunioni di reparto, fare promozione con banchetti informativi e altre iniziative che risultano interessanti per meglio conoscerci e trasferirci esperienze e idee. Posso dirvi che in questa associazione ho trovato a partire dal nostro giovane presidente Ivan, alle segretarie e al team di volontari, delle persone molto disponibili e sempre pronti ad ascoltarti per ogni eventuale problematica. Ho riscontrato nel vostro gruppo molto entusiasmo e disponibilità per cui vi auguro un “in bocca al lupo” perché questa vostra scelta possa diventare una filosofia di vita per poter aiutare chi in questo momento è più sfortunato di noi. Giusy Pesto Storia: Il Giappone Eccoci ritrovati nel nostro angolo della storia, devo ammettere che sono stata molto dubbiosa in merito all’argomento da trattare, ma dopo alcune riflessioni, e soprattutto dopo che notizie della tragedia che ha recentemente colpito il Giappone, ho deciso infine di trattate quella che è la storia, le usanze , le tradizioni di questo paese, del quale non si sa molto, ma che è davvero affascinante. Non ho la presunzione di trattare tutto l’argomento (che di per sé sarebbe immenso) in un unico articolo, ho deciso quindi di dividere la storia che sto per raccontarvi in due parti, la seconda parte la troverete sul prossimo numero del nostro giornale. Il Giappone è un paese insulare, suddiviso se così si può dire in quattro grandi isole che partendo dal Nord sono: Hokkaido, Honshu, Shikoku, Kyushu, ed infine come una lunga lingua le Isole Ryukyu. E’ bagnato dall’oceano Pacifico e dal Mar del Giappone (quest’ultimo lo separa dalla Corea e dalla Siberia). Ha tratto buona parte del suo patrimonio culturale dai paesi vicini dell’Asia, ma vi sono evidenti differenze che gli conferiscono caratteristiche proprie. Ha sempre avuto una delle culture più originali e sofisticate del mondo. E’ più piccolo della California e più grande dell’Italia; è molto montuoso e il suo vulcano, il monte Fuji raggiunge i 3800 metri di altitudine. Essendo uno stato molto piovoso, cosa tra l’altro che gli dona una vegetazione di un verde brillante particolare, sono stati creati negli ultimi due millenni un intricato sistema di canali che ha reso possibile adibire a isaia ogni più piccola superficie coltivabile. Inoltre essendo circondato dal mare, il pesce è diventato la princi- pale fonte della dieta dei giapponesi. In passato fu il Paese più isolato di tutti, a differenza dei 35 km della Manica che separano la Francia dall’Inghilterra, il Giappone è separato dalla Corea da ben 160 km, e dalle coste cinesi da oltre 800 km, quindi possiamo dire che il suo splendido isolamento lo allontanò dalle varie invasioni asiatiche, ma allo stesso tempo si richiuse su se stesso. Il Giappone è figlio della cultura cinese, ma contrariamente a quanto si pensa non è formato da un popolo di imitatori e questo lo ritroviamo nelle cose più semplici e umili della sua cultura: il vestire, la cucina, le costruzioni architettoniche e altri aspetti che lo identificano come unico. Anche la scrittura, pur se derivante dalla Cina ha delle caratteristiche sue proprie. Quindi il suo isolamento ne ha definito la struttura tradizionale, psicologica e caratteriale. Come razza i giapponesi sono fondamentalmente mongolici, strettamente imparentati con in coreani e i cinesi, ma in realtà derivano da un miscuglio di razze. Fin dall’era del paleolitico, arrivarono in Giappone gruppi etnici diversi non dobbiamo dimenticare che il Aiutare Ci Unisce Giappone circa 11.000 anni fa era unito al resto dell’Asia, per cui le popolazioni potevano tranquillamente arrivarci – e i primi abitanti del Giappone furono gli Ainu, una popolazione protocaucasica, cioè staccatasi dalla razza bianca in tempi assai remoti. Anche se oggi ne sono rimasti pochi, hanno lasciato una forte eredità genetica che ci spiega le differenze con la razza prettamente mongola. Gli Ainu si diffusero principalmente nel nord, soprattutto nell’isola di Hokkaido e nella parte settentrionale dell’isola di Honshu. A partire dal 10 millennio a.C., fiorì in Giappone una cultura primitiva di cacciatori, questi furono chiamati Jomon, (deriva questo nome dalla particolare decorazione a ‘corda’, nelle ceramiche che denota inoltre un grande senso artistico). Questa fece spazio nel 300 a.C. ad una società agricola più avanzata, quella Yayoi, caratterizzata da una ceramica più leggera e semplice, ma portatrice anche di quelle tecniche di irrigazione in uso ancora oggi. La civiltà Yayoi faceva uso di ferro e bronzo, e di tecniche per la sua lavorazione importate dalla Cina. Si diffuse in tutto il Giappone e si radicò soprattutto nella pianura di Kanto, la più grande del Giappone, dove oggi sorge Tokyo. Nel 300 d.C. si entra in una nuova era archeologica: quella dei Tumuli, il periodo Kofun. Chiamata così a causa delle costruzioni funerarie erette sulle tombe dei principi. Il più grande tumulo, eretto verso il V° Sec., ha una circonferenza di 800 metri ed è circondato da fossati. I più avevano tutto attorno vasi cilindrici di terra cotta raffiguranti in arte semplice guerrieri e Pagina 11 di 22 cavalli. I tumuli persistettero fino al VII° Sec. e poi si interruppero bruscamente, probabilmente a causa dell’influenza del Buddismo (propenso alla cremazione). Ma se fino a questo periodo ci basiamo su ipotesi, ora iniziamo ad trovare la corrispondenza delle nostre teorie avvalendoci di documenti scritti. Le cronache più antiche del Giappone sono: le Kojiki (712), e le Nihon shoki (720), queste parlano della dea del Sole (Amaterasu), della discesa di suo nipote sulla terra e della fondazione dello stato giapponese da parte di questi nel 660 a.C. – data scelta in un periodo molto posteriore, circa il 600 d.C., - con l’intenzione di dare al Giappone origini antiche come quelle della Cina. La discendenza mitologica della stirpe reale dalla dea del Sole, e le cronache cinesi che parlano della supremazia del ‘paese della regina’, ci fanno supporre una società originariamente matriarcale, che si trasformò (forse sotto l’influenza cinese) in patriarcale. Andò emergendo in questo periodo l’egemonia del clan Yamato, che intorno al 300 d.C., aveva unificato più o meno tutta la nazione con accordi diplomatici e con azioni militari. La loro stirpe si fa discendere direttamente da Amaterasu, la dea del sole, e intorno al V° Sec. introdusse la carica di Tenno (imperatore). Dall’espansine della famiglia Yamato, da Kyusho fino al Mar Interno, al Giappone centrale fino alla pianura di Kanto, nacque il concetto di nazione detta Nihon, conosciuta da noi con la pronuncia del cinese meridionale come Nippon o Giappone. I tradizionali simboli di queste tribù erano i ‘tre emblemi imperiali’: la spada, il gioiello e lo specchio (simboli dai quali il Giappone non si separerà più). Sotto il loro governo il Paese era diviso in tribù, dette uji (clan), queste avevano i propri capi ereditari e le proprie divinità. Sotto legate sempre in modo ereditario con la famiglia e il governo vi erano gruppi con funzioni di supporto detti be, che erano contadini, ma anche ceramisti e tessitori. Tutti erano sotto la suprema autorità dei signori di Yamato. Le gerarchie della società uji si imprimeranno nel tessuto sociale giapponese, il nobile guerriero del periodo dei tumuli tornerà alla ribalta nel periodo medioevale, dai signori Yamato nascerà la casa imperiale più antica del mondo. Anche la religione inizierà ad essere definita, dapprima senza un nome preciso, poi chiamata Shinto o la ‘Via degli dei’ , per distinguerla dal buddismo. Il culto della dea del Sole e di altre divinità uji, faceva parte di un culto molto più ampio della fertilità, delle meraviglie e dei misteri della natura, dove un fiume o un albero o altro potevano ispirare un sacro timore. Questi oggetti di culto vennero chiamati Kami, che troppo spesso è tradotto come dio, ma erroneamente se si considera il concetto cristiano di dio. Lo Shintoismo aveva un ricco cerimoniale e dei riti legati alla purificazione, i luoghi di culto divennero i santuari di oggi, dove si dice che dimori la divinità dell’uji del luogo. Di base lo shintoismo rimane legato al concetto della natura e della fertilità, la venerazione per le divinità ancestrali ed il sentimento della comunione con esse e con tutti gli spiriti dell’universo. Nei testi cinesi si trova per la prima volta menzione dell'esistenza di una confederazione di "regni" abitati da un popolo intelligente, bellicoso e organizzato in clan a struttura gerarchica. Alcuni clan si erano stabiliti nella parte settentrionale di Kyushu, altri sulle coste del mare interno: Aiutare Ci Unisce uno di questi ultimi, che agli inizi del V sec. dominava la regione di Yamato, elevò il suo capo alla dignità di Supremo Augusto Imperatore (Sumera no Mikoto) e iniziò a costruire nella pianura di Nara uno stato accentrato sul modello continentale (riforma di Taikwa, 646 d.C.). L’influenza della cultura cinese: la storia del Giappone durante l’epoca Nara (710 - 794) e Heian (794 - 1185). Conquistato il potere, il clan ‘imperiale’ è costretto a cercare al di fuori i principi politici e morali per giustificare la sua superiorità politica e le istituzioni che gli consentano di instaurare nell'arcipelago un’ amministrazione. A tale duplice scopo attinge ai classici confuciani e ai sutra (libri canonici) buddhisti; nello stesso tempo sono prese a modello le istituzioni cinesi. Durante sei secoli, periodo durante il quale viene introdotto il buddhismo, si compie nell’arcipelago una rivoluzione culturale, politica ed economica, che lo inserisce nella sfera di influenza cinese. Il capo del clan imperiale si convertì al buddismo assumendo il titolo cinese di imperatore (tenno): l’antica aristocrazia dei clan alleati al clan imperiale non rinnega la sua origine ‘divina’, e rafforza il suo potere sacrale attraverso i concetti di lealtà e di responsabilità derivanti dal confucianesimo cinese. L'epoca di Nara, così chiamata dal nome della prima capitale, Nara (costruita nel 710), è caratterizzata dall'assimilazione della cultura cinese (introdu- Pagina 12 di 22 zione della scrittura ideografica, redazione di cronache nazionali – Nihongi - e di un codice di leggi - Taiho - , riforma agraria) e dalla preminenza dell'antico clan dei Fujiwara. Nel 794 con il trasferimento della capitale a Kyoto inizia per la storia del paese l’epoca di Heian (antico nome di Kyoto) che dura fino al 1185. Questo periodo è contrassegnato dalla graduale perdita di influenza del clan Fujiwara, i cui capi avevano esercitato dall'866 all'882 funzioni di reggenti; sul piano religioso si assiste alla trasformazione del buddhismo sempre più radicato nella vita nazionale. D’altra parte una nuova aristocrazia terriera inizia a condurre sotto il suo potere le terre che le leggi del 7° e dell'8° secolo, modellate su quelle cinesi, avevano distribuito tra numerosi piccoli coltivatori. La nuova classe aristocratica beneficiava di numerose esenzioni fiscali e aveva un carattere militare ben marcato: i suoi membri guerreggiavano continuamente tra di loro e con gli Ainu, che abitavano nella parte settentrionale di Honshu. Verso il 1150 restavano solo due grandi famiglie, i Taira e i Minamoto. I Taira estromettono i Fujiwara, dopo di che si scontrano con i Minamoto, dando inizio a un periodo di aspre lotte che costituirà l’età aurea della cavalleria giapponese: la battaglia navale di Dan-noura (1185) consacra il trionfo della casata dei Minamoto. Il periodo delle dittature militari: le epoche Kamakura, Muromachi e Momoyama (1185 1600). Dopo la vittoria sui Taira, Yoritomo, capo del clan Minamoto, si proclama (1192) shogun(generalissimo) creando così una nuova istituzione, lo shogunato, destinata a durare fino al 1867 segnando fortemente la storia del Giappone. Proclama capitale la città di Kamakura, 20 km a sud di Yokohama, e dopo aver ripartito le province tra i suoi compagni d’armi instaura una vera dittatura. Il sorgere di questo nuovo regime non provoca tuttavia la fine del regime imperiale e al contrario lo shogunato si incorpora nelle strutture preesistenti. L'imperatore, la sua corte, i suoi ministri continuarono a risiedere a Kyoto, ma non contando quasi nulla. Nell'epoca Kamakura (1192- 1333) si assiste ad un nuovo frazionamento del potere, questa volta a spese dello shogunato. Dopo la morte di Yoritomo (1199) i suoi vicari (shikken), del clan Hojo, eliminarono definitivamente i Minamoto, reclamando di esercitare il potere perché derivato direttamente da Yoritomo. Gli usurpatori Hojo conservano il potere per oltre un secolo (1200- 1333), un periodo tra i più prosperi della storia giapponese: grazie a Tokimune, il Giappone riesce a conservare la sua indipendenza minacciata da due tentativi di invasione mongola nel 1274 e nel 1281. Ma l'enorme sforzo finanziario compiuto nel corso della guerra contro i Mongoli, poiché si erano dovute fortificare le coste dell'arcipelago, rovinano le finanze shogunali, mentre i grandidaimyo (signori feudali) del Sud-Est iniziano a manifestare la volontà di rendersi indipendenti. La crisi è risolta nel 1338 da un uomo nuovo, Ashikaga Takauji, che si instaura a Kyoto e si proclama shogun, dando avvio al periodo detto Muromachi (1338-1573). Come già i Minamoto, gli Ashikaga Aiutare Ci Unisce si rivelano incapaci di dare un governo forte al Giappone, preda dei dissensi provocati dalla crescente potenza dei grandi daimyo e dei monasteri buddhisti che disponevano di veri eserciti. La loro autorità viene inoltre gravemente compromessa fin dagli inizi da uno scisma dinastico: Daigo II (GoDaigo), il legittimo imperatore che aveva privato Takauji del potere, si rifugia nella fortezza di Yoshino, a sud di Kyoto, da dove poteva mantenere la sua influenza sulle grandi famiglie guerriere, mentre un imperatore rivale, tenuto sotto la stretta sorveglianza degli Ashikaga, teneva corte a Kyoto. Due altri fatti importanti caratterizzano questo periodo di storia Muromachi: da una parte, lo sviluppo di un ceto di mercanti all'ingrosso, di cambiavalute, di usurai, di trasportatori, che costituisce il primo nucleo di una borghesia urbana; dall'altra, i rapporti commerciali con il continente, interrotti dopo i primi fruttuosi contatti del 7° secolo, riprendono con vigore nei secoli 15° e 16°, mentre i primi Occidentali, commercianti e missionari portoghesi e spagnoli, iniziano a sbarcare sull’arcipelago a partire dal 1542. I Giapponesi accolgono in principio con molto favore il cristianesimo (agli inizi del 17° secolo si calcola che i cristiani fra la popolazione ammontassero a circa 300.000), come pure le armi da fuoco e la tecnica militare europee. Verso la metà del 16° secolo l'incapacità degli Ashikaga di governare era divenuta evidente; essi riuscirono a conservare il potere fino al 1573 soltanto perché nessuna personalità di particolare spicco era riuscita ancora a imporsi sui clan; ma nella seconda metà del 16°secolo tre guerrieri di modesta origine unificano il Giappone facendolo entrare in una nuova fase storica. Oda Nobunaga, che sottomette le province del centro, depone Yoshiaki, ultimo degli shogun Ashikaga (1573), e risana le rovine accumulatesi in un secolo di guerra civile. Toyo- Pagina 13 di 22 tomi Hideyoshi, figlio di contadini, raggiunto il potere completa l’opera di Nobunaga, ma trascina l’esercito nipponico nella disastrosa avventura di Corea (1598). Un piccolo aristocratico di provincia, Iyeyasu, della famiglia Tokugawa, unifica definitivamente il Giappone, schiacciando i daimyo dissidenti nella battaglia di Sekigahara (1600) e che, proclamandosi shogun, fonda una casata destinata a governare il Giappone per due secoli e mezzo. Lo shogunato autoritario e accentrato: epoca Tokugawa (1600 - 1868) Hideyoshi aveva realizzato sul finire del 16°secolo l’unità dell’arcipelago. Tale unità, però, riposava solo sulla forza delle armi: fu Iyeyasu a renderla definitiva dandole un solido fondamento amministrativo e giuridico. Egli si fa conferire dall’imperatore il titolo ereditario di shogun (1603) e stabilisce la sede del suo governo a Yedo (l'odierna Tokyo). Conduce tutti i daimyo sotto il suo controllo attraverso una fitta rete di spie, costringendo i parenti prossimi dei daimyo a vivere alla sua corte quali ostaggi e gli stessi daimyo a risiedervi periodicamente. La stessa corte imperiale è sottoposta alla sorveglianza costante dei funzionari shogunali delegati a Kyoto. Per quanto riguarda la politica estera, Iyeyasu e i suoi successori fecero di tutto per isolare il Giappone dal resto del mondo. Dal 1624 decreti di espulsione vengono emanati contro gli stra- nieri e solo a pochi mercanti cinesi e olandesi confinati nell'isola di Deshima, in prossimità di Nagasaki, viene consentito commerciare dopo il 1640, attraverso funzionari shogunali in veste di intermediari. E’ vietato ai Giapponesi di espatriare, pena la morte (1633), e il tonnellaggio delle navi mercantili viene limitato, così da rendere impossibile la navigazione oceanica (1637). Naturalmente i primi a soffrire di questa politica di isolamento sono i missionari e gli indigeni convertiti. Nel 1637 scoppia nella penisola di Shimabara una rivolta tra la popolazione giapponese convertita al cristianesimo, che termina con lo sterminio di 37.000 insorti. Da questo momento il cristianesimo cessa di esistere in Giappone come religione organizzata. La storia del Giappone durante l'epoca Tokugawa, culminata nel periodo Genroku (1687-1709), è caratterizzata dalla rapida ascesa della borghesia cittadina, mentre comincia a diminuire in proporzione l'influenza della vecchia casta dirigente dei daimyo, legata a un’economia agricola. La situazione dei contadini, che costituivano la principale classe produttiva, resta per tutto questo periodo, critica e lo stesso shogun deve ripetutamente intervenire per domare talune rivolte nelle campagne. Nel corso del 19°secolo la storia del paese si muove verso la trasformazione del Giappone in uno Stato moderno, cominciando con l’abolizione del dualismo imperatore-shogun. Dal 18°secolo si era formato intorno ai potenti capi dei clan meridionali e occidentali un movimento di opinione favorevole alla restaurazione dell’autorità imperiale, e questi capi, d'altra parte, manifestavano un costante interesse per le arti e la tecnologia occidentali. A partire dal 1825 le potenze occidentali iniziano ad esercitare sul Giappone la loro crescente pressione: chiedono in particolare un trattamento umano per i loro naufraghi, la concessione di stazioni carbo- Aiutare Ci Unisce nifere nei porti giapponesi e la libertà di operare sul suolo dell'arcipelago per i loro mercanti e per i loro missionari. La prima mossa in questo senso si ha nel 1853, quando il comandante americano Matthew Perry, violando i divieti, entra con le sue navi nella baia di Yedo (Tokyo) e l’anno successivo impone al governo dello shogun una convenzione relativa ai naufraghi e l’apertura di due porti per il rifornimento delle navi americane. Nel 1856 giunge a Yedo il primo ambasciatore americano, Townsend Harris, che ottiene la Pagina 14 di 22 firma di un trattato commerciale (29 luglio 1858) sul quale vengono modellati nei mesi seguenti analoghi trattati stipulati da Olandesi, Russi, Inglesi e Francesi. Tali trattati aprono il Giappone alle relazioni politiche, culturali e commerciali con l'Occidente, e provocano un’immediata reazione da parte dei nemici del regime shogunale. Questi si abbandonano, nel nome dell'imperatore, a una serie di atti di violenza contro i residenti stranieri (dodici dei quali vengono assassinati tra il 1859 e il 1862), e nel 1863 bombardano le loro navi a Shimonoseki, il che provocherà rappresaglie immediate da parte delle potenze. Di fronte ai mezzi militari degli Occidentali, l'impotenza del governo shogunale diviene palese agli occhi dei suoi stessi seguaci: il 9 novembre 1867 Yoshinobu, ultimo degli shogun Tokugawa, si piega senza tentar di resistere rimettendo tutti i poteri all’imperatore Mutsuhito (Meiji) che ha appena quindici anni. scelto in base al proprio fototipo, ma anche a seconda di zona (es. montagna, tropici, mediterraneo, ecc.), clima, altitudine e latitudine del luogo in cui vi trovate. In caso di dubbi, sempre meglio optare per una protezione elevata! PREVENIRE Laura Cavallini La Salute: Abbronzatura Pelle d’Ambra BASTA SEGUIRE POCHE E SEMPLICI REGOLE PER ASSICURARSI UN’ABBRONZATURA BELLA E DUREVOLE, EVITANDO SCOTTATURE ED ERITEMI. CREMA, LATTE o OLIO? E’ già arrivata la Primavera, con le sue belle giornate da passare al sole e all’aria aperta e i primi caldi che ci fanno pregustare il piacere di stare fuori casa: in spiaggia, in piscina o in mezzo a un prato verde in città o in montagna. Per avere un’abbronzatura dorata e durevole, senza rischiare di scottarsi e limitare l’invecchiamento precoce della pelle, è bene scegliere un buon PRODOTTO SOLARE, il cui fattore di protezione dev’essere I solari in commercio propongono una varietà di prodotti, che spaziano dalle creme ai latti solari passando per gli oli. Generalmente, creme e stick sono ottimi per il viso e per le parti sensibili, hanno una maggiore consistenza e determinano quindi una maggiore protezione; olio e acque solari invece hanno solitamente un fattore di protezione più basso e conferiscono lucentezza alla pelle, aumentandone il potere abbronzante; motivo per cui sono sconsigliate a chi ha la carnagione chiara e, in ogni caso, nei primi giorni di esposizione. In città, il prodotto solare va applicato regolarmente di giorno, ideale come base per il trucco. L’effetto combinato sole- l’inquinamento inaridisce ulteriormente la pelle ed è una delle cause dell’invecchiamento precoce. Al mare, il solare va applicato prima di uscire e prima di indossare il costume, così che i principi attivi penetrino l’epidermide in modo omogeneo; il prodotto è da spalmare quindi uniformemente, senza trascurare orecchie, ascelle, inguine, ginocchia e piedi. Il solare va poi applicato più volte nel corso della giornata e, in ogni caso, dopo ogni bagno. Il sudore, l’acqua e lo strofinamento con teli da spiaggia riducono lo strato protettivo, anche se resistenti all’acqua (WATER RESISTANT). Inoltre, un’applicazione costante e uniforme della crema o del latte solare permette di mantenere idratata più a lungo la pelle, garantendone un’abbronzatura più durevole. Sulle zone maggiormente sensibili è consigliabile applicare un solare con indice di protezione più alto, sfumandolo e facendolo penetrare effettuando un massaggio con le mani. Anche quando abbronzati, continuate ugualmente a proteggervi con prodotti a protezione più bassa, poiché gli strati superficiali della pelle continuano a rinnovarsi e si è comunque vulnerabili alle Aiutare Ci Unisce radiazioni. Autoabbronzanti, si o no? Gli autoabbronzanti risultano essere un buon alleato per gli appassionati della tintarella: consentono infatti di ottenere una buona pigmentazione cutanea, seppur destinata a scomparire nell'arco di 2 o 3 giorni, in poche ore e in assenza di sole. Ottimi dunque per i primi giorni, quando ancora la pelle non è abbronzata, in quanto consentono di esibire una bel colore dorato, ma anche una volta rientrati in città, per conservarlo più a lungo. Attenzione: gli autoabbronzanti non conferiscono alcuna protezione nei confronti delle radiazioni ultraviolette. PROGRESSIONE Nei primi giorni, esporsi in modo graduale: 20-40 minuti in tutto, intervallando momenti all’ombra. Questo evita arrossamenti ed eritemi e favorisce un’abbronzatura durevole. Una regola generale è evitare di prendere il sole dalle 12 alle 16, ore in cui i raggi sono molto intensi. Se ci si trova in spiaggia in questi orari, proteggersi con abiti leggeri e chiari e rimanere sotto l’ombrellone. Ricordarsi di proteggersi anche quando si è all’ombra e quando è nuvoloso! Per un’abbronzatura il più uniforme possibile e un colorito omogeneo, è preferibile tenersi in MOVIMENTO. A fine giornata, fare una doccia rimuove la salsedine dalla pelle e una successiva idratazione evita che questa si screpoli e mantiene l’abbronzatura più a lungo. Una semplice crema idratante o, meglio ancora, un DOPOSOLE specifico rinfrescante e lenitivo, assolvono bene a questa funzione. OBIETTIVO TINTARELLA: 1. esporsi gradualmente 2. evitare le ore centrali della giornata 3. scegliere la protezione adeguata 4. applicare il solare ogni ora e dopo i bagni Pagina 15 di 22 5. proteggere labbra e capelli con prodotti specifici 6. non usare profumi o acque profumate 7. idratare la pelle a fine giornata CHIOME PROTETTE Anche i capelli necessitano di cure specifiche. Sole, vento, acqua salata e sabbia li sfibrano, rendendoli stopposi, opachi e deboli. Se sono poi tinti, peggio ancora: i coloranti alterano le fibre dei capelli, danneggiandone la cuticola. E’ dunque sempre preferibile usare sempre cappelli o bandane, che riparano il cuoio capelluto dalle aggressioni solari. Spalmate i capelli con oli protettivi e, se lunghi, raccoglieteli sulla testa per diminuire la superficie di esposizione. A fine giornata, lavateli con uno shampoo diluito per eliminare salsedine, sabbia e sudore. Utilizzate balsami studiati ad hoc per la riparazione in seguito all’esposizione solare. Abbiate cura di asciugarli delicatamente, tamponandoli con una salvietta di cotone e approfittate del calore estivo per asciugarli all’aria invece che con il phon. L’ABBRONZATURA VIEN MANGIANDO Anche la dieta è importante per avere una tintarella invidiabile. Si può cominciare ad assumere gli alimenti giusti già qualche settimana prima dell’esposizione. Prima di tutto, bere molta ACQUA PER IDRATARE l’epidermide, proteggendola dalle aggressioni dei raggi ultravioletti. E introdurre alimenti ricchi di vitamine e minerali, ad alto potere anti- ossidante. In particolare, la vitamina C (in kiwi e agrumi) e la vitamina E (nelle uova) aiutano a neutralizzare l’azione dei radicali liberi, che determinano l’invecchiamento precoce della pelle. La vitamina A e il beta- carotene ( in frutta e verdura a polpa rossa, arancione gialla, come melone, albicocche, pesche, carote, peperoni e pomodori) proteggono la pelle e favoriscono l’abbronzatura. SAPERNE DI PIU’ IL BETA- CAROTENE Che cos'è? Il beta-carotene è un pigmento arancione contenuto in molte varietà di frutta e verdura a cui conferisce un colore che varia dal giallo al rosso. Ne sono particolarmente ricchi frutti come le albicocche, i cachi, i meloni, le pesche, le arance e verdure come le carote, i pomodori, la zucca gialla, i peperoni rossi ma anche verdure a foglia verde come gli spinaci, i broccoli, le rape e la cicoria. Il beta-carotene, giunt Aiutare Ci Unisce o nell'intestino, viene convertito in parte in vitamina A, una sostanza fondamentale per la salute della pelle e degli occhi, e il resto viene assorbito e immagazzinato come tale. Pagina 16 di 22 Quali i possibili impieghi? Il beta-carotene assunto per bocca si deposita in parte nel tessuto adiposo e nella cute conferendo un caratteristico colore arancione dorato alla pelle. Di conseguenza, la sostanza è stata pubblicizzata anche come stimolante dell'abbronzatura. In realtà l'abbronzatura dipende dalla PRODUZIONE DI MELANINA. È importante perciò sottolineare che gli integratori a base di beta-carotene non forniscono alcuna protezione nei confronti delle radiazioni ultraviolette: il fatto che la pelle sembri abbronzata non deve esimere dall'utilizzo di appropriati filtri solari (creme, gel e latti). Una integrazione a base di beta-carotene può essere consigliata eventualmente a chi ha la pelle molto chiara, in associazione a filtri ad ampio spettro, per diminuire le reazioni di fotosensibilità nei confronti della luce solare. di preparazione anche complessi, si ottengono piatti dal gusto delicato e coinvolgente. Dal colline del Monferrato, nel sud della regione, provengono le verdure, dall'Albese, il rinomatissimo tartufo bianco. La Bassa piemontese, ad est delle Alpi, è la patria delle risaie. Intorno a Novara e Vercelli si coltiva uno dei più grandi quantitativi di riso di tutta Europa. Nei suoi terreni acquitrinosi si trovano altre prelibatezze della cucina storica piemontese, quali le rane, servite fritte od in guazzetto e tutt'oggi uccise davanti al compratore per farne verificare personalmente la freschezza, e le lumache, condimento prelibato per vari tipi di primi e secondi piatti. Dal lago Maggiore e dal lago d'Orta, a nord, provengono specialità quali il pesce persico ed altre prelibatezze d'acqua dolce, mentre dalle montagne arriva il sapore di piatti forti a base di polenta e castagne. Infine, dalle dolci colline delle Langhe arrivano vini tra i più famosi del mondo, ottimi per accompagnare il pasto. Polenta Concia di Alessia Martino LE INFORMAZIONI FORNITE IN QUESTE PAGINE HANNO UNICAMENTE VALORE INDICATIVO E INFORMATIVO; NON SISTITUISCONO PERTANTO IN NESSUN CASO IL PARERE DEL MEDICO CURANTE O DEL MEDICO SPECIALISTA. Cucina: 2 ricette Bentornati alla nostra rubrica di cucina! Come la volta precedente, vi proporrò delle tipiche ricette���� regionali, una dolce ed una salata, e stavolta toccheremo un’altra regione dalla grande tradizione culinaria: il Piemonte. La cucina piemontese affonda le proprie radici nella tradizione contadina. Una cucina di ispirazione popolare quindi, ma non per questo priva di eleganza e raffinatezza. La varietà degli scenari geografici regionali ( risaie, laghi, colline, monti) fornisce ai cuochi locali una grande scelta di alimenti base: da essi, attraverso metodi La prima ricetta che vi propongo è la POLENTA CONCIA, partiamo dagli ingredienti (per 6 persone): Acqua 1600 ml Farina di mais 400 gr Toma del Piemonte 400 gr Ragù 300 gr Burro 100 gr Grana Padano50 gr Olio di oliva Sale PREPARAZIONE: Portare ad ebollizione l'acqua con il sale e un cucchiaio d'olio in una pentola capace. Versare la farina di mais a pioggia girando con una frusta. Far cuocere per circa 40 minuti continuando a girare. Aiutare Ci Unisce Ungete una pirofila con il burro, fate un primo strato con la polenta, ricopritelo con la toma tagliata a striscioline e con uno strato diragù. Ricoprite con un secondo strato di polenta e ripetete la sequenza. Dopo il ragù, sull'ultimo strato spolverate con il Grana Padano.Mettete in forno per una quindicina di minuti e servite ben caldo. Se utilizzate la polenta del "giorno prima" dovrete aver cura di disporla in una pirofila il giorno prima, e poi la taglierete a fette che disporrete nella pirofila. Paste di Meliga Ed ecco la seconda ricetta,le co- Accadde a... 5 aprile 1817 Bici senza pedali l barone tedesco Carl von Drais presenta a Parigi la “draisina”, una delle prime rudimentali biciclette, che però, a differenza dei modelli precedenti, aveva lo sterzo con cui era possibile manovrare la ruota davanti. Qualche anno più tardi si tenne la prima gara di draisine, vinta dal tedesco Semmler che riuscì a rimanere sulla dura sella di legno per 31 minuti e a percorrere ben 10 chilometri facendo leva con i piedi sul terreno, la draisina infatti non aveva i pedali, che furono inventati qualche anno più tardi. Pagina 17 di 22 siddette PASTE DI MELIGA, dolci piuttosto semplici da preparare. Le paste di meliga o " paste 'd melia " (come sono chiamate i piemontese) risalgono alla tradizione contadina piemontese che ne ha tramandato la ricetta fino ai giorni nostri.Ecco gli ingredienti: 200 gr 200 gr 200 gr 3 tuorli La tradizione vuole che le paste di meliga si inzuppino nellozabaione (altra ricetta tipica della cucina piemontese) oppure nel vino rosso, Dolcetto o meglio Barolo chinato. burro zucchero farina di mais d'uovo PREPARAZIONE: Impastate il burro, lo zucchero, la farina di meliga (di mais) e 3 tuorli d'uovo. Tirate una sfoglia abbastanza spessa e ritagliate dei biscotti rotondi . Mettete in forno a 180°C per circa mezz'ora. 8 aprile 1973 L’artista del secolo Muore all’età di 91 anni lo spagnolo Pablo Picasso, considerato il più grande genio artistico del Novecento. e gigantesca tela “Guernica” - di 3 metri e mezzo per 7,7 metri - che rappresenta il bombardamento e la devastazione dell’omonina cittadina basca (regione a Nord della Spagna), durante la Guerra Civile Spagnola. L’opera, nella quale l’autore condanna apertamente le violenze e le brutalità della guerra, è rimasta negli anni simbolo della condanna di tutte le guerre. Nell’immagine, un particolare di “Guernica” conservata al Museo Nazionale Centro d’Arte Regina Sofia di Madrid. Nella foto, un modello di draisina del 1850 conservata al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano. 17 marzo 1885 Picasso è stato un’artista tra i più prolifici: al momento della morte soltanto nella sua collezione privata erano conservate 50 mila sue opere tra disegni, sculture e dipinti. Nel 1937 dipinse la famosa Elephant Man, chi era costui? All’Istituto di Patologia di Londra il Dr. Frederick Treves presenta un referto medico sulle cause della deformità di Joseph Merrick: è il primo riconoscimento scientifico della malattia dell’uomo comunemente conosciuto come “Elephant Man”. Merrick aveva una testa smisurata, il braccio destro molto più lungo del normale, le gambe e i piedi deformi, motivo per cui zoppicava Aiutare Ci Unisce e il suo modo di parlare risultava incomprensibile a causa di una protuberanza ossea sul labbro superiore. Soltanto dopo più di cent’anni, nel 1996, si è riusciti a classificare la sua deformità come una forma molto grave della rara sindrome di Proteo, dal nome del dio greco che poteva prendere qualunque forma di animale o di elemento naturale. Nella foto: John Hurt, in “The Elephant man”. Il film si ispira alla vita di John Merrick. Pagina 18 di 22 22 marzo 1792 Comunicare col binocolo l fisico francese Claude Chappe presenta oggi un nuovo sistema di comunicazione, il telegrafo ottico. Prima del telegrafo elettrico, la possibilità di trasmettere messaggi (nomi, parole e frasi) era infatti legata a due bracci di legno montati sui tetti delle case (“stazioni”) che si muovevano secondo un codice segreto. Le informazioni venivano captate dall’osservatore della stazione più vicina attraverso un binocolo, il quale a sua volta le trasmetteva ad un’altra stazione distante una quindicina di chilometri e così via fino a quando il messaggio non arriva a destinazione. Nell’immagine, una “stazione” di comunicazione in una riproduzione dell’epoca. Compleanni dei volontari Maggio 1 maggio: Aldizio Maria Cristina 6 maggio: Radaelli Stefano 10 maggio: Di Bitetto Ivan 12 maggio: Vavassori Luigi 15 maggio: Castelfranco Iris 16 maggio: Bianchini Marisa 25 maggio: Scumaci Maria 26 maggio: Prescendi Carmen Giugno 1 giugno: Gulli Caterina 3 giugno: Marino Giuseppina 4 giugno: Denti Leonina 10 giugno: La Corte Giuseppe 11 giugno: Rusconi Margherita 11 giugno: Bianchessi Loredana 12 giugno: Ossoli Anna Maria 14 giugno: Martino Alessia 19 giugno: Ravizza Tomasina Luglio 5 luglio: Darcio Anna 9 luglio: Colombo Gianluca 9 luglio: Fugagnoli Marzia 12 luglio: Squillaci Antonio 30 luglio: Stucchi Sergio 31 luglio: Pontoriero Maria Concetta Agosto 1 agosto: Lagana’ Massimiliano 2 agosto: Pesto Giuseppina 9 agosto: Olivieri Angelo 10 agosto: Sormani Marilena 12 agosto: BertaminoMaria 17 agosto: Piazzolla Francesca 19 agosto: Marelli Carla Aiutare Ci Unisce Pagina 19 di 22 La VOCE all’AVO GIOVANI: L’Albero e le sue foglie Le animazioni di Carnevale di solito risultano essere le più belle rispetto a quelle fatte nell’arco di tutto l’anno; vuoi per la vivacità dei colori, per la varietà dei costumi, per il clima festoso e ludico che accompagna questo giorno. I pazienti, i parenti e gli infermieri dell’Ospedale Bassini in quel giorno hanno visto girare tra le corsie dei pirati, un indiano, arlecchino, una geisha, la topolina Minnie, una coccinella, Pippi ‘calze lunghe’ e poi anche un importante personaggio d’attualità, in vesti stranamente simpatiche e per niente dittatoriali:il Colonnello Gheddaffi , interpretato ormai dal nostro ben noto (per la sua simpatia e goliardia) volontario Antonio. L’AVO Giovani ha girato tutti i reparti, dispensando sorrisi, barzellette e stelle filanti; questa volta siamo anche riusciti a fare un salto in pediatria, reparto in cui l’AVO non svolge servizio perché è presente un'altra associazione ma eravamo troppo carichi di buon umore e allegria che volevamo condividerla anche con i bimbi dell’ospedale , pensando che un sorriso in più, anche se dato da un’altra associazione, non può che far sempre bene, soprattutto se a darlo sono Minnie, Arlecchino, un pirata ecc.. L’animazione è stata davvero bella ,siamo anche riusciti a coinvolgere gli infermieri di alcuni reparti noti per essere poco disponibili nei confronti dei volontari. Ma è proprio in queste occasioni che tra noi giovani si fa sempre più forte l’idea che siamo utili, ci sentiamo utili...che in fondo all’AVO, senza l’AVO Giovani, mancherebbe qualcosa e l’AVO Giovani senza l’AVO dietro non saprebbe dove trarre la sua forza. Oggi c’ho pensato e ho capito che noi giovani volontari siamo come le foglie di un grande albero che è l’AVO: le foglie lo abbelliscono, lo colorano, lo vivacizzano, ma è anche vero che le foglie senza un tronco con radici e rami forti che gli donano la linfa per vivere non esisterebbero e cadrebbero. di Federica Martino Aiutare Ci Unisce Pagina 20 di 22 Area Giochi Sudoku Cruciverba 1 2 3 4 5 11 6 12 14 7 9 10 13 1 15 17 18 24 5 25 26 27 29 5 7 8 3 1 28 30 31 33 3 9 2 9 7 8 8 21 23 2 7 8 6 4 5 3 7 34 36 38 4 6 19 22 32 6 16 20 35 8 37 39 ORIZZONTALI: VERTICALI: 1. Il monte più alto della terra 7. Percorso di pratica 11. Il nome di Banfi 12. Monasteri 14. Andato poetico 15. Tra indice e anulare 16. Pubblica Sicurezza 17. Targa di Taranto 18. Uno dei sette colli di Roma 19. Nipote di Abramo 20. Confeziona abiti su misura 21. Taluni sono di coccio 22. Nome di donna 23. Membrana che divide una cavità dall’altra 24. Carnivori con folta e lunga coda 25. Senza vita 26. Gioco d’azzardo 27. C’è quella canina 29. Appello disperato 30. Si subiscono ingiustamente 31. Le prime dell’alfabeto 32. Ancona 33. Contenta, felice 34. Struzzo australiano 35. Aiuto, rimedio 37. Il dio Marte in Grecia 38. Animale che se la ride 39. Pezzi di legno che ardono 1. La crema della crema 2. La misura la sarta 3. Vino nei prefissi 4. Lettera dell’alfabeto greco 5. Preferita ed eletta 6. Noia 7. Andato 8. Torino 9. Messo alla vista di tutti 10. Recalcitrante 13. Piccolo fiumiciattolo 15. Sulle torri delle fortezze antiche 18. Pesce d’acqua dolce 19. L’alimento principale dei neonati 20. La città di un San Francesco 21. Pezzi di poesia 22. Possedimenti all’estero di uno Stato sovrano 23. Un momento di riposo 24. Il Giorgio autore della prima storia dell’arte 25. Bocche da fuoco di grosso calibro 27. Tramezzino ... esotico 28. Illeciti 30. Segue il bis 31. Vale così sia 33. Galleggiante acquatico 34. Fu amata da Leandro 36. Sana senza eguali 37. La prima e l’ultima dell’alfabeto Scopo del gioco: riempire le caselle bianche con numeri da 1 a 9, in modo tale che in ogni riga, colonna e regione siano presenti tutte le cifre da 1 a 9 e, pertanto, senza ripetizioni. Indovinello: Il campo Un uomo impiega 1 ora per arare un terreno. Per lo stesso terreno, lavorandoci insieme al figlio, ci impiegherebbe 40 minuti. Quanto tempo impiegherebbe, da solo, il figlio ad arare il terreno ? Aiutare Ci Unisce Pagina 21 di 22 Soluzioni Numero Precedente Cruciverba: Indovinello: il resto Poniamo 3 monete in un piatto della bilancia, altre 3 nell’altro piatto. Se i piatti della bilancia hanno peso uguale, allora la moneta più leggera è quella non utilizzata. Se uno dei due piatti è più leggero, la moneta falsa si trova su di esso. Prendiamo 2 di queste 3 monete ed effettuiamo un’altra pesata: Se i piatti sono uguali, la moneta falsa è la restante, altrimenti è quella che ha peso inferiore. Sudoku: Aiutare Ci Unisce Meteo stagionale Previsioni Maggio - Giugno - Luglio Per la prima parte dell’estate 2011 è previsto un tempo più piovoso del normale sull’area Atlantica, fino alle isole Britanniche, le coste francesi occidentali, a tratti tra la bassa Scandinavia e la Danimarca, Mar Baltico. Spostandoci più a sud, più piovoso del normale in Giugno sulle coste Atlantiche spagnole e su buona parte del nord Africa, specie nell’interno, questo per la persistenza di circolazioni depressionarie che comunque solleveranno aria piuttosto calda verso l’Europa centro-orientale. In Italia non è prevista alcuna anomalia in termini di precipitazioni significativa. Possibile fase un po’ più piovosa tra Giugno e Luglio sui settori più occidentali, ma poi attesa una fase piuttosto secca per Luglio sull’area del nord-est. Agosto-Settembre-Ottobre La tendenza per la seconda metà della stagione estiva e per i primi periodi autunnali, vede una concentrazione della maggior piovosità intorno alle isole britanniche, Francia Germania Settentrionale, Olanda e Danimarca. Tempo più asciutto sulla Norvegia settentrionale, sugli estremi settori orientali europei ma anche tra Italia, Balcani, Turchia, Libia ed Egitto. Non si attendono anomalie significative altrove. Tra Settembre ed Ottobre situazione che varierà di poco. Le piogge autunnali continueranno a prediligere i settori nord-occidentali europei, specie tra Gran Bretagna, Francia, nord Germania, Olanda, Danimarca e Norvegia. Più asciutto sul bacino del Mediterraneo e sulla fascia settentrionale africana, Grecia e Turchia. Pagina 22 di 22 Cosa sono le Previsioni Stagionali ? ● 30° Anniversario di Fondazione AVO Cinisello B.mo Prevedere il tempo atmosferico su distanze temporali che vadano oltre le canoniche 120 ore (5 giorni a partire da un momento iniziale) costituisce oggi una delle sfide più ardue ed importanti per la comunità scientifica internazionale. Occorre tenere ben presente quindi che tali mappe e modelli sono da considerarsi a solo scopo di tendenza e non possono ad oggi considerarsi previsioni ad alta affidabilità. ● I nostri progetti: o Tutor AVO o Giocavo o Arcobaleno o Gemellaggio tra Reparti o Riunioni di Reparto a cura di Marco Damiano ( dati ricavati da www.ilmeteo.it ) Appuntamenti da non perdere ♦ Festa della Mamma: Banchetto di piantine e lavori artigianali per la tua mamma, in ospedale Bassini, atrio ingresso principale. ● Sabato 07 MAGGIO 2011 dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 19 ● Domenica 08 MAGGIO 2011 dalle ore 09 alle ore 13 ♦ Incontro Generale Volontari: Incontro Generale Volontari, in RSA di Cusano M.no, via Alemanni 10. ● Consegna dell’Attestato di Benemerito Volontario e Attestato di Benemerito Reparto ● Premiazione volontari: 150 ore - 10 anni di attività di servizio in corsia e per l’associazione ● Varie ed eventuali Al termine dell’incontro generale tra volontari, è previsto un momento conviviale. L’AVO invita tutti i volontari per un Aperitivo nel magnifico giardino della RSA Raccomandiamo di verificare sempre le date e gli appuntamenti con gli avvisi affissi nello spogliatoio AVO, attraverso il sito web www. avocinisello.it, o rivolgendosi direttamente in Segreteria. Confermare la propria disponibilità’ agli eventi, in segreteria AVO negli orari di apertura. a cura di Marco Damiano Programma: ● Relazione Annuale 2010 Per una versione a colori visita il sito ● Consegna prospetto riepilogo www.avocinisello.it/giornalino.php ore di servizio in corsia 2010 ● Pagellino AVO - Valutazione Tirocinio per i nuovi volontari ● Relazione della V Conferenza Nazionale dei Presidenti AVO Rimini Maggio 2011