Marzo - Aprile 2011
Anno 11, Numero 52
Questa copia è
di
Sommario
Editoriale
1
Parola alla
presidenza
2
Riflessioni dopo
il corso tutor avo
2010
3
Un pensiero ogni
2 mesi
3
Fermarsi e riflet- 4
tere: Luisella e
una buona scelta
Poesia: La scuola 4
della vita
Diario Luisella
5
Lambertini: sesto
giorno
Ciessevi - casa
6
del volontariato di
Milano
Ciessevi - docu6
mento del centro
europeo del volontariato sulla crisi
economica
Intervista al presi- 8
dente
Testimonianza
Giusy Pesto
10
Il Giappone
10
Abbronzatura
14
2 ricette
16
Accadde A...
17
compleanni
18
AVO GIOVANI
l’albero e le sue
foglie
Area Giochi
19
Soluzioni
21
Meteo Stagionale
22
20
Appuntamenti da 22
non perdere
Redazione:
LAURA Cavallini
MARCO Damiano
IVAN Di Bitetto
ANGELA Marotta
ALESSIA Martino
FEDERICA Martino
PATRIZIA Rocco
per una copia a colori
visita il sito
www.avocinisello.it
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Editoriale
Cari volontari e cari lettori,
gli scorsi 2 mesi sono stati pieni di ricorrenze ed attività. Il 17 marzo abbiamo festeggiato i 150 anni dell’unità
d’Italia: in questa data si è reso omaggio a Vittorio Emanuele, che proprio il
17 marzo del 1861 proclamò il regno
d’Italia.
Inoltre quest’anno la pasqua è stata
celebrata il 24 aprile quindi, il lunedì
dell’angelo coincide con la festa della
liberazione: Il 25 aprile.
Per quanto riguarda le attività svolte presso la nostra AVO, sono stati 2
mesi molto intensi:
Carnevale Avo Giovani
Il 7 marzo, in occasione del Carnevale
i giovani volontari Avo, travestiti per
l’occasione, hanno cercato di migliorare l’umore dei pazienti portando
loro sorrisi e risate. In reparto ci sono
stati costumi bizzarri: il temutissimo
Gheddafi, una strana Pocahontas,
l’immancabile Arlecchino, un’originale Geisha, Minnie , un antico Damerino, una Coccinella, e pippi calzelunghe vittima di dispetti da parte di una
Piratessa.
Riunione Generale Volontari: anniversario 30 anni
Il 14 marzo ci siamo riuniti per discutere come festeggiare i nostri 30
anni di AVO Cinisello B.mo. Durante
l’incontro, ci siamo divisi in gruppi,
ognuno dei quali ha proposto delle
idee, che saranno poi vagliate e prese
in esame dal consiglio. Le idee pervenute sono davvero molto originali,
ed interessanti. Alcune di esse, ovviamente, non potranno esser realizzate
per questioni economiche ma, più importante del fattore economico, credo
sia la partecipazione: se l’impegno per
organizzare questa festa proviene da
più persone, è possibile realizzarne
molte di più.
Cena Sociale
Il 24 marzo, presso “La Mangiatoia” di
via marconi 48, a Cinisello, si è svolta
la cena sociale dei volontari. Sul sito
web (www.avocinisello.it) potete trovare le foto di questo evento.
Banchetto “Primavera”
In occasione dell’arrivo della primavera, sabato 19 e domenica 20 marzo è
stato allestito un banchetto con fiori
e piantine.
Domenica delle palme
Il 17 aprile, in occasione della domenica delle palme, sono stati distribuiti
rametti d’ulivo ai pazienti dei reparti
dell’ospedale Bassini.
Auguro a tutti un buon lavoro
Marco Damiano
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Parola Alla Presidenza
Cari Volontari,
ci ritroviamo al nostro appuntamento “a tu per tu”, con la mia
rubrica del nostro periodico bimestrale. Questa volta, forse per
la prima volta, voglia raccontarvi
qualcosa che non si soffermi sulle nostre attività associative, in
quanto l’Incontro Generale di fine
Maggio 2011, sarà occasione per
illustrarvele e per parlarne insieme. Approfitto di questo spazio,
per anticiparvi, un argomento accennato in qualche occasione, ma
che merita di essere ripreso e approfondito. Questa non sarà sicuramente l’occasione dell’approfondimento, ma sarà l’occasione per
iniziare a ricevere un’informazione.Siamo in fase di cambiamento,
di svolta. Questa è stata la premessa nel percorso formativo per
Quadri Direttivi organizzato daAVO Lombardia e proposto a tutte
le sezioni AVO della regione.
Cambiamento, passaggio da una
condizione a un’altra; processo
per il quale una cosa, una situazione muta, si modifica, si trasforma, assume un aspetto nuovo.
In quest’ottica, dobbiamo ripensare ad una collocazione nuova e diversa del nostro volontariato AVO
e di conseguenza del nostro essere
volontari AVO e del nostro modo
di fare servizio accanto all’ammalato/anziano – in un contesto
aziendale ospedaliero evoluto. Il
fenomeno del cambiamento, è un
aspetto molto temuto, al quale si
cerca di fare opposizione e di creare resistenza, perché il “nuovo”,
non lo si conosce, spaventa e disorienta. Il cambiamento è costituito da diverse fasi, richiede tempo,
comprensione, volontà e collaborazione. Dobbiamo superare le resistenze del tempo, prima di tutto
le nostre resistenze al cambiamento, forse per il nostro essere conservatori – abbiamo sempre fatto
così ed è giusto continuare a fare
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così – tipica frase più volte sentita e sostenuta nell’AVO - cercando di superare un po’ la paura di
quello che verrà.Tutto questo deve
essere pensato in forma estesa e
globale, in una visione completa di
un sistema sanitario evoluto dove
la nostra missione se non vuole rimanerne al di fuori, tenendo salde
le nostre origini, ci resta adeguarci e accettare le sfide della realtà
futura. E’ opportuno ripensare ad
una nostra collocazione di servizio
e di collaborazione con l’azienda
ospedaliera e la residenza socio
assistenziale, dove il nostro lavoro
sia di supporto alle reali esigenze
ed incida sulle necessità di coloro
che accedono alla struttura in una
forma di accoglienza e di orientamento. Questo è anche un po’ il
messaggio pervenutoci a livello
Nazionale e Regionale da Federavo
e AVO Lombardia, e lo voglio condividere a livello locale con tutti
voi. Per essere all’avanguardia e
per rimanere al passo con i tempi odierni, si necessita di risorse
umane, di molte risorse che nel
nostro ambito sono i volontari
AVO. Volontari disposti ad impegnarsi a vivere questo impegno
associativo come un impegno di
costanza e di continuità, essendo
consapevoli che si opera nel nome
dell’Associazione e non in modo
individuale. Il fare servizio è offrire un servizio utile per soddisfare
quelli che sono i bisogni presenti
ed attuali e non soltanto per soddisfare il nostro egoistico senso di
benessere. Da qui, la condivisione
della mission associativa e delle
regole AVO. Può sembrarvi assurdo, ma non lo è, il vivere questo
servizio come se fosse di più del
rispetto che si possa avere per un
impegno lavorativo, per la condizione che la scelta motivazionale e
strettamente personale ad entrare
in associazione è stata volontariamente nostra. Rispettiamo la nostra scelta! La continuità dell’impegno associativo (servizio e non),
spinge ad arrivare ad un servizio
di presenza seria e di effettiva considerazione per le strutture in cui
siamo presenti. Acquistiamo credibilità, fattore determinate.
Quest’anno ricorre il trentesimo
anniversario di fondazione dell’AVO Cinisello Balsamo e stiamo
vagliando insieme la fattibilità di
realizzare qualcosa di innovativo
per festeggiare questo importante
evento. La realizzazione è concre-
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ti noi come piccoli pezzi di puzzle
prendiamo forma e valore nel momento dell’unione.
Ognuno di noi, dovrà contribuire
con la propria presenza – disponibilità e collaborazione all’evento
30 anniversario AVO. Nelle prossime riunioni di reparto, ci sarà
modo di valutare insieme al vostro
Responsabile il tipo di attività in
cui collaborare.
tizzazione delle idee da voi emerse
e la possibilità di realizzarle con la
collaborazione di tutti. I 30 anni
di AVO devono essere una festa
di ognuno di noi, che siamo come
dei puzzle che completano il quadro, dove il quadro è intenso come
associazione e il singolo puzzleè
ogni volontario. Da solo un pezzo
di puzzle non ha senso, lo inizia
ad assumere nel momento in cui
si unisce agli altre pezzi, ed è cosi
l’associazione, un luogo dove tut-
Con questo mio intervento, lascio a voi il compito di fare una
riflessione e rimango disponibile
a condividerla insieme. Vi ricordo
di tenervi aggiornati con le prossime attività AVO, potete prendere
nota degli avvisi nei nostri locali
e visitando il nostro sito internet
www.avocinisello.it. Vi invito personalmente all’Incontro Generale
Volontari di fine Maggio in RSA,
per discutere delle nostre attività
associative e dei nostri progetti
presenti e futuri.
Con questo numero, ci salutiamo e ci diamo l’appuntamento a
Settembre dopo le lunghe vacanze estive. Durante il periodo estivo tutti i volontari possono continuare a svolgere il servizio AVO,
ricordandoci che gli ammalati non
vanno in vacanze e nei mesi estivi
la nostra assenza si avverte molto.
Con l’augurio di trascorrere delle
vacanze meravigliose, accompagnate da relax e divertimento, vi
abbraccio e vi aspetto puntuali –
come sempre – carichi di energia
e con buoni propositi a Settembre.
Per chi desidera, aspettiamo la
cartolina dal luogo di villeggiatura
e per chi è appassionato di fotografia, aspettiamo le vostre foto –
inviatecele tramite email –e le più
originali e più significative verranno pubblicate nel nostro sito internet.
Con un abbraccio ed un sorriso:
Buone Vacanze!
Ivan Di Bitetto
Riflessioni dopo il corso tutor avo 2010
Sapere che tutti noi tutor abbiamo
ricevuto le stesse direttive, abbiamo ascoltato gli stessi argomenti,
affrontato insieme problematiche,
condiviso dubbi e perplessità, mi
permette di affrontare e vivere
questa esperienza (per me nuova)
con maggior tranquillità. Io, che
devo accompagnare, rassicurare,
mi sento a mia volta contenuta e
guidata. Sostenuta dagli altri tutor
con i quali, all’occorrenza, potrei
confrontarmi. A questo proposito
credo che sarebbe piacevole e
positivo, alla fine del periodo di
“tutoraggio” verificare insieme
l’esperienza. La verifica che conclude un percorso è sempre occasione di riflessione per raccogliere
suggerimenti utili alle esperienze
future.
Luisella Lambertini
Un pensiero ogni due mesi
Siamo qui per crescere e diventare alberi
Sotto l’ombra di altri alberi impariamo ad amare il sole
Nella solitudine della nostra ombra il sole ci dona la sua luce
Ma solamente nella profondità delle radici scopriamo
che la terra unisce i nostri cuori
Escher, Healthcare
a cura di
Angela Marotta
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Fermiarsi e Riflettere
LUISELLA E UNA BUONA
SCELTA
Luisella era una ragazza di quindici anni, simpatica e allegra. Frequentava il secondo anno di un
istituto d’arte e si considerava abbastanza fortunata, infatti a scuola le cose andavano bene, i suoi
genitori la trattavano con molto
affetto e aveva una compagnia di
amici simpatici come lei. L’unico
neo che appannava un po’ la sua
felicità era questo: non aveva mai
un soldo in tasca . Infatti la sua
era una famiglia modesta e non
c’erano soldi da scialare. Alla domenica mattina riceveva da suo
padre una mancetta di diecimila
lire, che alla sera non esistevano
più. Un giorno mentre tornava da
scuola, Luisella scorse sul bordo
della strada una busta bianca,
rigonfia. Incuriosita la raccolse e
l’apri: c’erano ottocento mila lire!
Infilò la busta nello zaino, guardandosi attorno, e, una volta a
casa verificò meglio il contenuto.
Scoprì, oltre ai soldi, un libretto
della pensione: era di un uomo di
settantott’anni (proprio l’età di suo
nonno). La tentazione era forte.
- Potrei bruciare il libretto e tenermi i soldi..Chi lo verrebbe a sapere? Li terrei nascosti ed i miei
non saprebbero mai niente. Potrei
comprarmi tutte le pizze ed i gelati
che voglio, potrei comprare quella
scatola per il trucco che ho visto
in profumeria, andare al cinema
quando voglio…Quella notte non riuscì a dormire.
Poesia: La scuola della vita
La vita è una scuola che insegna
tutto.
Ci sono degli esami e si è rimandati,
si è quasi sicuri di non essere bocciati.
Le cose più belle che vuoi imparare,
le cose più utili che devi sapere,
non sono di storia o di geografia,
né di matematica o filosofia.
Si tratta soltanto di amar tutti
quanti,
difendere il Vero e aver fede in te
stesso,
agire ascoltando la Voce interiore,
sforzandosi sempre di compiere il
bene,
avere rispetto per ogni creatura,
cercando di avere una mente più
pura.
Angela Marotta
Si sentiva sempre peggio: la felicità
che credeva di provare mentre sognava mille modi di spendere tutti
quei soldi era irrimediabilmente
guastata da una vocina che le diceva: - No, questo non va bene!. La mattina dopo uscì di casa in
bicicletta, mezz’ora prima del solito, e corse all’indirizzo segnato sul
libretto della pensione. Le aprì un
uomo anziano che, quando si vide
porgere la busta, cominciò a piangere ed abbracciò forte Luisella.
Voleva ricompensarla, voleva almeno offrirle qualche dolce nella
pasticceria lì vicino, ma Luisella
gli sorrise e gli rispose: - Grazie,
ma devo proprio scappare! Non
voglio far tardi a scuola! – E sulla
sua bicicletta pedalava felice. Non
si era mai sentita così leggere, così
contenta!
(Morale: l’onestà è premio a se
stessa).
a cura di
Angela Marotta
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Diario Luisella Lambertini: sesto giorno tirocinio
Arriviamo in reparto: nessuno in
corridoio. Decidiamo di iniziare
il giro dall’ultima stanza. Entriamo: un uomo sta armeggiando
nell’armadio; gli occhi lucidi! Sul
letto il suo papà appena morto.
I movimenti dell’uomo – figlio –
sono quasi meccanici, senza senso. Quel “senza senso” con cui si
definisce la vita nel suo ultimo
“atto”. In quell’istante, senza ritorno, velocemente si fa il bilancio di tutto quel percorso vissuto
dalla persona che non è più. E un
grande senso di impotenza si diffonde ovunque. Tutto quello che
nella vita quotidiana aveva assunto dimensioni più o meno grandi,
improvvisamente perde la sua
valenza.E’ un attimo… e poi la vita
riprende a scorrere in tutti i suoi
aspetti! Sul comodino un disegno
infantile: un pensiero affettuoso
dalla nipotina. L’uomo prende il
foglio e lo posa sulle mani del padre. “Ecco, la tua nipotina”. Io e
te assistiamo a tutto questo fare,
dire, alla commozione. In silenzio,
un silenzio che vuole esprimere
la nostra vicinanza in quel dolore, in quel senso di impotenza.
Anche noi siamo impotenti, però
ci siamo; una stretta di mano,
uno sguardo comprensivo e lasciamo la stanza. Il silenzio ci accompagna per un certo tratto
lungo il corridoio. Nella camera
di fronte stanno trasportando
un letto con un paziente già visto la scorsa settimana. Si nota
nell’atteggiamento della moglie
che è vicino alla porta una certa
preoccupazione. Quando il letto è
entrato, viene chiusa la porta. E
sopra a questa, appeso un cartello che ne impedisce l’ingresso.
Ricordo bene quel paziente; giovedì scorso abbiamo chiacchierato con lui, la moglie e la figlia.
Vedere che la sua condizione si è
aggravata, aumenta quel senso di
impotenza. L’impotenza dell’uomo
di fronte alle forze meno positive
della vita. Continuiamo il giro: entriamo in un’altra stanza. Ci sono
donne e tra queste una volontaria.
Contenta di vederla… ma dispiaciuta di trovarla nella situazione
di ricoverata. E’ stata parecchio
male ed è ancora in attesa di fare
ulteriori esami. Oggi è una giornata un po’ particolare. Tanti cambiamenti, tanti situazioni diverse.
In un’altra stanza un rumeno, già
ricoverato altre volte, ma da me
visto per la prima volta .Dichiara
di non capire l’italiano. Dispi-
aciuta nell’impossibilità di comunicare, ci muoviamo verso la
porta, nell’intento di uscire dalla
stanza. “Dove vai?” arriva chiara
la sua voce a fermarci. Ci ha messo alla prova; accettiamo l’invito a
rimanere ed ascoltiamo i suoi bisogni. Un’assistente sociale, una
casa, un posto dove stare, dove
poter essere curato. E’ solo nella
stanza, i suoi vicini di letto stanno
facendo esami. E’ solo anche nella
vita.
Luisella Lambertini
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Ciessevi - Casa del volontariato di Milano
La costituzione della CASA DEL
VOLONTARIATO di Milano è stata approvata dalla Giunta del Comune di Milano, con delibera del
9 luglio 2010, presso la struttura
di proprietà comunale sita in via
Monte Grappa 6/a a Milano.
L’immobile, in carico al Settore
Famiglia e Politiche Sociali dal
1956, fu adibito ad albergo, poi
chiuso. Ora, invece, è in stato di
abbandono da circa dodici anni.
Avendo gli ingressi murati, non è
stato mai occupato abusivamente.
Lo stabile è composto da tre piani
fuori terra, più un seminterrato.
La superficie totale è di 1.260 mq.
C’è inoltre un’area esterna di pertinenza di circa 700 mq. L’immobile è soggetto a vincolo della Soprintendenza per i beni ambientali
e architettonici di Milano di cui
D.Lgs 42/2004. L’Amministrazione Comunale ha deciso l’utilizzo
dell’immobile per la realizzazione
della CASA DEL VOLONTARIATO.
Si tratta di un’iniziativa prevista
sia nel Piano di Zona dei servizi
sociali che nel dossier di candidatura per Expo 2015. La delibera
del luglio 2010 prevede, in pri-
mo luogo, un progetto condiviso
tra Comune di Milano e Ciessevi
(Centro servizi per il volontariato
nella provincia di Milano); in secondo luogo, la sede di associazioni di volontariato milanesi e l’uso
al Comune di alcuni spazi; in
terzo luogo, la concessione dell’immobile in comodato d’uso gratuito
per vent’anni a Ciessevi per la realizzazione e gestione della CASA
DEL VOLONTARIATO. Inoltre gli
oneri relativi alla ristrutturazione, stimati in circa 2 milioni di
euro, saranno sostenuti da Ciessevi. Successivamente la Fondazione Cariplo ha comunicato, in
data 20 luglio 2010, l’avvenuta
deliberazione del Contributo di
un milione di euro a sostegno del
progetto “Casa del volontariato via
Montegrappa 6/a – Milano”. In generale l’obiettivo dell’intervento è
la creazione della CASA DEL VOLONTARIATO affinché diventi un
polo attrattivo capace sia di coordinare le attività specifiche delle
associazioni, sia come elemento
di valorizzazione più generale del
volontariato all’interno della città
di Milano. Il ruolo dell’architettu-
ra diventa quindi fondamentale,
in quanto attraverso l’immaginario collettivo dovrà trasmettere,
interpretandolo, il significato più
autentico del volontariato e luogo di incontro comune dove potrà
trovare compiutezza la vitalità relazionale e associativa delle realtà
coinvolte nel progetto. In dettaglio
il progetto CASA DEL VOLONTARIATO prevede la realizzazione di
un polo attrattivo comprensivo dei
seguenti servizi:
• Scuola di Alta Formazione per il
Volontariato
• Centro studi e Documentazione
del Volontariato
• Foresteria per giovani volontari
europei in SVE
• Punto Eurodesk per politiche
giovanili
• Sale riunioni e sedi per associazioni
• Ufficio Volontariato del Comune
di Milano
• Sede di Ciessevi Milano e del Coordinamento Regionale CSV
tratto da
Ciessevi
Ciessevi Documento del Centro Europeo del volontariato sulla crisi economica
In occasione dell’Assemblea Generale del CEV che si é tenuta a Bruxelles nel mese di dicembre 2010,
i componenti del Centro europeo
per il volontariato hanno adottato
un documento di Presa di Posizione sulla Crisi Economica e Finan-
ziaria. Considerato che in tempi di
crisi il volontariato diviene cruciale
in quanto potente mezzo per ridurre gli effetti della crisi, il CEV ha
ritenuto importante puntualizzare
il ruolo del volontariato onde evitare il suo sfruttamento, formulando
cinque principi guida. Centro Europeo del Volontariato (CEV) Documento di presa di posizione sulla Crisi Economica e Finanziaria.
La crisi economica e finanziaria
globale impatta fortemente su tutti gli ambiti della società, attenenti
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sia alla spesa pubblica sia a quella
privata, come anche sui singoli individui e sulle organizzazioni della
società civile. La recessione economica tocca quasi tutti gli individui e coinvolge tutte le sfere della società. La chiamata rivolta al
volontariato in questo periodo di
crisi deve essere gestita con cautela. Il volontariato è un potente
strumento per alleggerire gli effetti
della crisi. Tuttavia, è necessario
che tutti gli stakeholders coinvolti
siano consapevoli delle sfide, ma
anche delle possibili trappole che
l’impatto della crisi attuale può
tendere al panorama del volontariato. La vision del CEV è quella
di un volontariato che, in Europa,
gioca un ruolo centrale nella costruzione di una società coesa e
inclusiva, fondata sulla solidarietà e sulla cittadinanza attiva. In
quanto rete europea dei centri di
volontariato e delle organizzazioni
di supporto al volontariato che ad
oggi conta 83 aderenti in 33 paesi
e che raggiunge più di 17000 organizzazioni a livello locale, il CEV
lavora per creare un contesto politico, sociale ed economico che costituisca un terreno fertile allo sviluppo delle piene potenzialità del
volontariato. Attraverso il dialogo
con i propri aderenti, il CEV ha
preso coscienza di un fenomeno
che sembra essere in significativa
crescita in numerosi paesi dell’UE.
Il volontariato sembra poter costituire una alternativa immediata
per tutti coloro che si trovano a
confrontarsi,
inaspettatamente,
con la disoccupazione, consentendo loro di mantenere attive e
in esercizio le proprie competenze,
di svilupparne di nuove, di mantenere vivo il senso di appartenenza
a una comunità locale e di creare
legami sociali e reti. In questo senso, il volontariato aumenta l’occupabilità delle persone. Molte attività di volontariato sono, in fondo,
eventi sociali di incontro reciproco
che infondono e facilitano nell’individuo la percezione di essere
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utili e di costituire una risorsa per
la società. Vale la pena sottolineare, anzi andrebbe maggiormente
valorizzato, l’impatto che queste
attività producono in termini di
benessere personale e di prevenzione del rischio di esclusione e
depressione. Il CEV, inoltre, sottolinea il valore economico che il volontariato produce: per ogni euro
impiegato nel volontariato, nei volontari e nelle loro organizzazioni,
si producono servizi e si crea un
valore che arriva sino al 13,5 del
valore investito. Nonostante tale
valore venga raramente preso in
considerazione e sebbene il CEV
sia consapevole e comprenda le
preoccupazioni che la monetarizzazione del volontariato potrebbe
generare, molti studi mostrano
che il contributo economico dei
volontari e delle organizzazioni di
volontariato è veramente decisivo
e che un investimento nel volontariato produce efficienza ed efficacia. Sebbene consapevole di questi benefici, non vorrebbe correre
il rischio di abusare del volontariato. Per tale ragione CEV richiama tutti i possibili portatori di interesse a sottoscrivere le seguenti
linee guida per il volontariato:
1) il volontariato, in quanto attività
non retribuita che scaturisce dalla libera volontà dei cittadini, non
deve rappresentare un sostituto
del lavoro retribuito. E’ inaccettabile guardare al volontariato come
a una economica alternativa per
rimpiazzare la forza lavoro, o abusare della motivazione altruista
dei volontari per tagliare i costi dei
salari. Il lavoro retribuito e l’attività volontaria sono complementari,
devono rafforzarsi reciprocamente
e non devono rappresentare l’uno
l’alternativa all’altro.
2) Nonostante possa esserci una
crescita del volontariato durante
la crisi economica, non ci si può
aspettare che il volontariato si faccia interamente carico della disoccupazione negli Stati Membri. Il
volontariato non alleggerisce le re-
sponsabilità e i doveri dei decisori
politici (policymakers) nell’assicurare un impiego dignitoso a tutta
la popolazione in età lavorativa. Il
ruolo delle organizzazioni di volontariato è di supportare e far
crescere la qualità del volontariato, non di fungere da agenzia per
l’impiego.
3) Il volontariato dovrebbe essere
riconosciuto per e nelle sue dinamiche, nei suoi valori intrinseci e nelle caratteristiche a lui più
proprie. Contribuisce a produrre
coesione nella nostra società, promuovere i legami e le connessioni tra i singoli individui e tra gli
individui e la società e rappresenta una manifestazione della solidarietà e della cittadinanza attiva
che originano dalla volontà e dalle
motivazioni personali dei cittadini.
Proprio poiché il volontariato rappresenta un moltiplicatore di effetti positivi sugli individui e sulla
società in tutta la sua ampiezza,
dobbiamo evitare di cadere nella
tentazione di utilizzarlo e strumentalizzarlo per fini e obiettivi
che non riguardano l’essenza del
volontariato: i volontari non devono essere sfruttati come ancora di
salvezza laddove i governi cessano
di erogare servizi o risorse economiche.
4) Un principio fondamentale del
volontariato stabilisce che qualsiasi tentativo di rendere obbligatorio il volontariato è una contraddizione in termini. Chiediamo ai
decisori politici di non sminuire il
valore del volontariato istituendo
una sorta di impegno civile forzato o “spingendo” le persone verso
il “volontariato”. Questi tentativi
produrrebbero l’effetto opposto,
ovvero quello di offuscare lo spirito reale del volontariato, perdendo
lo slancio, la spontaneità e l’energia positivi dei volontari.
5) Il volontariato, sebbene donato gratuitamente, non è esente da
costi. Le organizzazioni che costituiscono l’infrastruttura del volontariato devono poter usufruire
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di risorse sufficienti per supportare opportunità ed esperienze per
un volontariato di qualità e per
offrire a tutti i cittadini, anche coloro che non sono generalmente
coinvolti in attività di volontariato,
l’occasione di poterle sperimentare. Tra questi, bisogna includere
anche tutti i cittadini che vivono
in condizioni di marginalità e che
si confrontano quotidianamente
con la povertà e l’esclusione sociale. I tagli al volontariato avranno
un effetto devastante sulla disponibilità, l’accessibilità e la qualità
delle opportunità di volontariato.
Intervista al Presidente
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Per tale ragione, CEV evidenzia
la necessità di avviare un dialogo
permanente tra tutti i portatori di
interesse coinvolti, al fine di prevenire aspettative errate o comunque incompatibili con lo spirito del
volontariato e di tutelare il volontariato affinché non venga strumentalizzato e adoperato come
soluzione ai fallimenti di quelle
strutture e di quei sistemi economici che dovrebbero far fronte ai
problemi e alle difficoltà. Il volontariato può mostrare i suoi punti
di forza e le sue potenzialità solo
nel momento in cui viene visto
come ciò che è sempre stato: una
modalità attraverso cui i cittadini
possono esprimere e vivere la solidarietà e, attraverso ciò, contribuire alla coesione sociale, con tutti
gli effetti positivi che questo provoca sul benessere delle persone
e sulla salute dell’intera società.
In questo modo, può contribuire a
superare l’attuale crisi economica
e finanziaria.
Centro Europeo del Volontariato
(CEV),
Dicembre 2010
www.cev.be
1. Quest’anno ricorrono i 30
anni di fondazione dell’ AVO Cinisello B.mo e cosa ti ha lasciato a livello di crescita personale
l’esperienza in AVO?
L’esperienza in AVO prima come
volontario poi come presidente mi
ha permesso di maturare più in
fretta e ho avuto modo di incontrare persone che mi hanno insegnato molto e mi hanno aiutato a
crescere sul piano educativo, professionale e associativo. Mi riferisco in particolare a due persone
che non ci sono più, che mi hanno
seguito e coinvolto nell’essere volontario AVO oltre al sevizio in corsia: Luisa Tosi, prima presidente
AVO Bollate e poi AVO Lombardia, Pino Valdini, Consulente AVO
Lombardia e membro dell’Associazione Sodalitas.
2. Cosa ricordi del tuo servizio
in corsia di volontario AVO?
Ricordo la forte emozione che provavo entrando in corsia, dovuta
probabilmente alla mia giovane
età. Ho infatti iniziato a 17 anni.
3. Hai mai pensato di riprendere
servizio?
Sì! Riprenderò a fare servizio l’anno prossimo e mi piacerebbe andare in RSA, poiché l’esperienza
dell’ospedale l’ho già fatta.
4. Pensi che proverai ancora
delle forti emozioni?
Mi auguro di sì. Sarò in un contesto diverso, ma sicuramente proverò delle emozioni forti e altrettanto belle.
dente AVO Cinisello?
Ho iniziato nel 2006 fino al 2009
per il primo mandato. Il secondo
mandato è iniziato nel 2009 e terminerà nel 2012.
5. Da quanto tempo sei presi-
6. In questi anni di attività
Aiutare Ci Unisce
come presidente cosa ti ha colpito maggiormente o creato delle difficoltà?
L’aver preso in mano una situazione associativa ancorato a schemi
obsoleti e poco a contatto con la
realtà circostante. Si dava solo importanza al servizio in corsia e non
alle relazioni e collaborazioni con
l’azienda ospedaliera, le scuole, i
giovani e il territorio. Non veniva
data importanza ad un lavoro per
progetti in ambito ricreativo, formativo ed aggregativo.
7. Cosa ti senti di aver cambiato
in questi anni?
Siamo ancora distanti dagli obiettivi che avrei voluto raggiungere.
Mi sembra di aver reso l’Associazione un po più vicina alla realtà
circostante, seguendo comunque
le indicazioni di AVO Lombardia e
Federavo.
8. Cosa vorresti consigliare o
suggerire al prossimo presidente AVO Cinisello?
Di continuare la strada intrapresa
e di far tesoro del lavoro svolto in
questi anni, con particolare riferimento all’aspetto formativo, dei
progetti con i giovani e dell’importanza della figura di responsabile
di reparto. Mi auguro possa fare
un lavoro anche migliore del mio,
ma è necessario che abbia la volontà di mettersi sempre in gioco,
sebbene possa capitare di trovarsi anche in situazioni spiacevoli e
difficili da gestire.
9. Quali sono state le difficoltà
maggiori in cui ti sei trovato?
Il fatto che la mia giovane età non
è stata da tutti condivisa e a volte ha creato indivie o discordie.
Ciò che mi ha spinto ad andare
avanti è stato credere fortemente
nell’Associazione e nel lavoro che
svolgo. E’ stato importante avere
una forte motivazione e consapevolezza dell’attività che si intende
perseguire.
10. Come è stato il tuo rapporto
con i volontari?
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Ho avuto un grande sostegno da
parte dello staff della segreteria
che mi ha supportato nelle attività e aiutato nei momenti difficili.
Anche i volontari con cui collaboro sono stati molto importanti per
il loro impegno e la voglia di fare
crescere sempre di più l’Associazione.
11. Hai dovuto seguire dei corsi
di formazione?
Sì, ho partecipato a diversi corsi
proposti dal Ciessevi per migliorare le mie competenze e abilità.
Sono stati corsi di formazione e
aggiornamento molto utili poiché,
senza voler essere retorico, non si
finisce mai di imparare!
12. C’è qualche attività formativa o evento in programma?
Poiché siamo nell’anno europeo di
volontariato, il Ciessevi della provincia di Milano ha lanciato il progetto di “volontari per un giorno”,
dove i manager delle grandi imprese saranno ospitati per un giorno
nelle Associazioni di volontariato e
quindi anche dell’AVO e avranno
la possibilità di sperimentare la
veste di volontario. Questo progetto sarà realizzato nel mese di
giugno.
13. Cosa ci dici delle attività dei
giovani?
Quando non ero presidente io e
i giovani volontari, che all’epoca
erano molti meno, abbiamo lottato
molto per avere lo spazio necessario alle iniziative e per dare voce
alla voglia di fare. Le idee dei giovani non erano condivise e i giovani erano poco considerati.
Oggi posso dire che il gruppo giovani che si è formato a Cinisello
è molto attivo nell’Associazione e
molto affiatato e questo per me è
come una vittoria anche personale.
14. Quindi che cosa rimane oggi
da migliorare?
Rimane da migliorare l’aspetto
della costanza nel servizio dei volontari e l’aspetto della socializ-
zazione. Bisogna considerare che
l’AVO è una realtà in continuo movimento e non basta più fare solo
servizio in corsia, ma è necessario
partecipare a tutte le attività che
vengono proposte. Spesso questo
è l’aspetto di più difficile comprensione per i volontari.
15. Cosa invece dovrebbe fare
l’AVO a livello nazionale?
Dovrebbe curare l’aspetto promozionale per farsi conoscere maggiormente, perché purtroppo ci
sono ancora molte persone che
non conoscono l’AVO. Inoltre sarebbe bello se sviluppasse la collaborazione tra le diverse sezioni
AVO a livello regionale e nazionale. C’è poca collaborazione nonostante i molteplici canali di comunicazione oggi esistenti. L’ AVO
Cinisello è riuscita finalmente ad
avere un proprio sito internet e
cogliamo ogni occasione e pretesto
per farci conoscere anche attraverso le feste in piazza, i banchetti
nei supermercati e le iniziative con
le scuole. E’ faticoso, ma a distanza di tempo i frutti si stanno raccogliendo.
16. Cosa desidereresti per la festa dei 30 anni dell’AVO?
Che sia una festa per tutti, per i
120 volontari e per le rispettive famiglie, perché in questi anni abbiamo regalato tanti sorrisi, parole
e condiviso dolori e gioie. Desidero
che sia un momento di festa anche per tutti gli enti e le istituzioni
che possono condividere con noi
questo anniversario.
17. Come ti immagini o sogni
l’AVO a Cinisello tra altri 30
anni?
Sogno un’ AVO con tanti volontari, il doppio di quelli che siamo,
con dei gruppi di lavoro ben strutturati e tanti giovani e che sia una
bella comunità di amicizia.
Ringraziamo Ivan per la disponibilità e l’essersi offerto spontaneamente per l’intervista!
Aiutare Ci Unisce
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Testimonianza: Giusy Pesto
Sono Giusy Pesto e faccio parte
di questa Associazione dal marzo
2010. Ho iniziato il mio tirocinio
nel reparto di Emodialisi con due
tutor che ancora ringrazio per i
preziosi consigli. Certamente tutti conoscete Leonina Denti, che è
una colonna portante dell’AVO e
l’altro tutor è stato Luca Colombo.
Avendo avuto mia mamma ricoverata nel reparto di Geriatria ero
abituata a camere con tre letti al
massimo. In Emodialisi mi si è
presentata una diversa realtà, una
grande stanza con circa 20 letti e
vari macchinari per monitorare i
pazienti. Ero un poco spaventata!!
Per fortuna Leonina mi ha dato
coraggio, mi ha presentato come
nuova volontaria e, cosa inaspettata, i pazienti si sono rivolti a me
con grande disponibilità per cui in
questa prima fase ho ricevuto da
loro conforto e la forza per affrontare questa avventura. Con buona
parte dei pazienti sono entrata in
empatia e ci è stato tra di noi uno
scambio di forti emozioni. Io svolgo il mio turno solitamente il mercoledì (in questo reparto i pazienti
sono sempre gli stessi) e fra noi si
è instaurato un rapporto di amicizia: l’importanza di essere volontario non riguarda solo il proprio
turno in corsia, ma è importante
partecipare alla vita associativa.
Riunioni di reparto, fare promozione con banchetti informativi e
altre iniziative che risultano interessanti per meglio conoscerci e
trasferirci esperienze e idee. Posso
dirvi che in questa associazione ho
trovato a partire dal nostro giovane presidente Ivan, alle segretarie
e al team di volontari, delle persone molto disponibili e sempre
pronti ad ascoltarti per ogni eventuale problematica. Ho riscontrato
nel vostro gruppo molto entusiasmo e disponibilità per cui vi auguro un “in bocca al lupo” perché
questa vostra scelta possa diventare una filosofia di vita per poter
aiutare chi in questo momento è
più sfortunato di noi.
Giusy Pesto
Storia: Il Giappone
Eccoci ritrovati nel nostro angolo
della storia, devo ammettere che
sono stata molto dubbiosa in merito all’argomento da trattare, ma
dopo alcune riflessioni, e soprattutto dopo che notizie della tragedia che ha recentemente colpito il
Giappone, ho deciso infine di trattate quella che è la storia, le usanze , le tradizioni di questo paese,
del quale non si sa molto, ma che
è davvero affascinante. Non ho la
presunzione di trattare tutto l’argomento (che di per sé sarebbe
immenso) in un unico articolo, ho
deciso quindi di dividere la storia
che sto per raccontarvi in due parti, la seconda parte la troverete sul
prossimo numero del nostro giornale.
Il Giappone è un paese insulare,
suddiviso se così si può dire in
quattro grandi isole che partendo
dal Nord sono: Hokkaido, Honshu,
Shikoku, Kyushu, ed infine come
una lunga lingua le Isole Ryukyu.
E’ bagnato dall’oceano Pacifico e
dal Mar del Giappone (quest’ultimo lo separa dalla Corea e dalla
Siberia).
Ha tratto buona parte del suo patrimonio culturale dai paesi vicini
dell’Asia, ma vi sono evidenti differenze che gli conferiscono caratteristiche proprie.
Ha sempre avuto una delle culture
più originali e sofisticate del mondo. E’ più piccolo della California
e più grande dell’Italia; è molto
montuoso e il suo vulcano, il monte Fuji raggiunge i 3800 metri di
altitudine. Essendo uno stato molto piovoso, cosa tra l’altro che gli
dona una vegetazione di un verde brillante particolare, sono stati
creati negli ultimi due millenni un
intricato sistema di canali che ha
reso possibile adibire a isaia ogni
più piccola superficie coltivabile. Inoltre essendo circondato dal
mare, il pesce è diventato la princi-
pale fonte della dieta dei giapponesi. In passato fu il Paese più isolato
di tutti, a differenza dei 35 km della Manica che separano la Francia
dall’Inghilterra, il Giappone è separato dalla Corea da ben 160 km, e
dalle coste cinesi da oltre 800 km,
quindi possiamo dire che il suo
splendido isolamento lo allontanò dalle varie invasioni asiatiche,
ma allo stesso tempo si richiuse
su se stesso. Il Giappone è figlio
della cultura cinese, ma contrariamente a quanto si pensa non è
formato da un popolo di imitatori e
questo lo ritroviamo nelle cose più
semplici e umili della sua cultura:
il vestire, la cucina, le costruzioni
architettoniche e altri aspetti che
lo identificano come unico. Anche
la scrittura, pur se derivante dalla
Cina ha delle caratteristiche sue
proprie. Quindi il suo isolamento
ne ha definito la struttura tradizionale, psicologica e caratteriale.
Come razza i giapponesi sono fondamentalmente mongolici, strettamente imparentati con in coreani
e i cinesi, ma in realtà derivano da
un miscuglio di razze. Fin dall’era del paleolitico, arrivarono in
Giappone gruppi etnici diversi non dobbiamo dimenticare che il
Aiutare Ci Unisce
Giappone circa 11.000 anni fa era
unito al resto dell’Asia, per cui le
popolazioni potevano tranquillamente arrivarci – e i primi abitanti
del Giappone furono gli Ainu, una
popolazione protocaucasica, cioè
staccatasi dalla razza bianca in
tempi assai remoti. Anche se oggi
ne sono rimasti pochi, hanno lasciato una forte eredità genetica
che ci spiega le differenze con la
razza prettamente mongola. Gli
Ainu si diffusero principalmente
nel nord, soprattutto nell’isola di
Hokkaido e nella parte settentrionale dell’isola di Honshu. A partire dal 10 millennio a.C., fiorì in
Giappone una cultura primitiva di
cacciatori, questi furono chiamati
Jomon, (deriva questo nome dalla
particolare decorazione a ‘corda’,
nelle ceramiche che denota inoltre
un grande senso artistico). Questa
fece spazio nel 300 a.C. ad una società agricola più avanzata, quella
Yayoi, caratterizzata da una ceramica più leggera e semplice, ma
portatrice anche di quelle tecniche
di irrigazione in uso ancora oggi.
La civiltà Yayoi faceva uso di ferro
e bronzo, e di tecniche per la sua
lavorazione importate dalla Cina.
Si diffuse in tutto il Giappone e si
radicò soprattutto nella pianura
di Kanto, la più grande del Giappone, dove oggi sorge Tokyo. Nel
300 d.C. si entra in una nuova era
archeologica: quella dei Tumuli,
il periodo Kofun. Chiamata così a
causa delle costruzioni funerarie
erette sulle tombe dei principi. Il
più grande tumulo, eretto verso il
V° Sec., ha una circonferenza di
800 metri ed è circondato da fossati. I più avevano tutto attorno
vasi cilindrici di terra cotta raffiguranti in arte semplice guerrieri e
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cavalli. I tumuli persistettero fino
al VII° Sec. e poi si interruppero
bruscamente, probabilmente a
causa dell’influenza del Buddismo
(propenso alla cremazione). Ma se
fino a questo periodo ci basiamo
su ipotesi, ora iniziamo ad trovare la corrispondenza delle nostre
teorie avvalendoci di documenti
scritti. Le cronache più antiche
del Giappone sono: le Kojiki (712),
e le Nihon shoki (720), queste parlano della dea del Sole (Amaterasu), della discesa di suo nipote
sulla terra e della fondazione dello
stato giapponese da parte di questi nel 660 a.C. – data scelta in un
periodo molto posteriore, circa il
600 d.C., - con l’intenzione di dare
al Giappone origini antiche come
quelle della Cina. La discendenza
mitologica della stirpe reale dalla
dea del Sole, e le cronache cinesi
che parlano della supremazia del
‘paese della regina’, ci fanno supporre una società originariamente matriarcale, che si trasformò
(forse sotto l’influenza cinese) in
patriarcale. Andò emergendo in
questo periodo l’egemonia del clan
Yamato, che intorno al 300 d.C.,
aveva unificato più o meno tutta
la nazione con accordi diplomatici
e con azioni militari. La loro stirpe
si fa discendere direttamente da
Amaterasu, la dea del sole, e intorno al V° Sec. introdusse la carica di Tenno (imperatore). Dall’espansine della famiglia Yamato,
da Kyusho fino al Mar Interno, al
Giappone centrale fino alla pianura di Kanto, nacque il concetto di
nazione detta Nihon, conosciuta
da noi con la pronuncia del cinese meridionale come Nippon o
Giappone. I tradizionali simboli di
queste tribù erano i ‘tre emblemi
imperiali’: la spada, il gioiello e lo
specchio (simboli dai quali il Giappone non si separerà più). Sotto il
loro governo il Paese era diviso in
tribù, dette uji (clan), queste avevano i propri capi ereditari e le proprie divinità. Sotto legate sempre
in modo ereditario con la famiglia
e il governo vi erano gruppi con
funzioni di supporto detti be, che
erano contadini, ma anche ceramisti e tessitori. Tutti erano sotto
la suprema autorità dei signori di
Yamato. Le gerarchie della società uji si imprimeranno nel tessuto
sociale giapponese, il nobile guerriero del periodo dei tumuli tornerà alla ribalta nel periodo medioevale, dai signori Yamato nascerà
la casa imperiale più antica del
mondo. Anche la religione inizierà
ad essere definita, dapprima senza un nome preciso, poi chiamata
Shinto o la ‘Via degli dei’ , per distinguerla dal buddismo. Il culto
della dea del Sole e di altre divinità
uji, faceva parte di un culto molto
più ampio della fertilità, delle meraviglie e dei misteri della natura,
dove un fiume o un albero o altro
potevano ispirare un sacro timore. Questi oggetti di culto vennero
chiamati Kami, che troppo spesso
è tradotto come dio, ma erroneamente se si considera il concetto
cristiano di dio. Lo Shintoismo
aveva un ricco cerimoniale e dei
riti legati alla purificazione, i luoghi di culto divennero i santuari di
oggi, dove si dice che dimori la divinità dell’uji del luogo. Di base lo
shintoismo rimane legato al concetto della natura e della fertilità,
la venerazione per le divinità ancestrali ed il sentimento della comunione con esse e con tutti gli spiriti dell’universo. Nei testi cinesi si
trova per la prima volta menzione
dell'esistenza di una confederazione di "regni" abitati da un popolo
intelligente, bellicoso e organizzato in clan a struttura gerarchica.
Alcuni clan si erano stabiliti nella parte settentrionale di Kyushu,
altri sulle coste del mare interno:
Aiutare Ci Unisce
uno di questi ultimi, che agli inizi del V sec. dominava la regione
di Yamato, elevò il suo capo alla
dignità di Supremo Augusto Imperatore (Sumera no Mikoto) e iniziò
a costruire nella pianura di Nara
uno stato accentrato sul modello
continentale (riforma di Taikwa,
646 d.C.).
L’influenza della cultura cinese:
la storia del Giappone durante
l’epoca Nara (710 - 794) e Heian
(794 - 1185).
Conquistato il potere, il clan ‘imperiale’ è costretto a cercare al
di fuori i principi politici e morali
per giustificare la sua superiorità
politica e le istituzioni che gli consentano di instaurare nell'arcipelago un’ amministrazione. A tale
duplice scopo attinge ai classici
confuciani e ai sutra (libri canonici) buddhisti; nello stesso tempo
sono prese a modello le istituzioni
cinesi. Durante sei secoli, periodo
durante il quale viene introdotto
il buddhismo, si compie nell’arcipelago una rivoluzione culturale,
politica ed economica, che lo inserisce nella sfera di influenza cinese. Il capo del clan imperiale si
convertì al buddismo assumendo
il titolo cinese di imperatore (tenno): l’antica aristocrazia dei clan
alleati al clan imperiale non rinnega la sua origine ‘divina’, e rafforza il suo potere sacrale attraverso
i concetti di lealtà e di responsabilità derivanti dal confucianesimo cinese. L'epoca di Nara, così
chiamata dal nome della prima
capitale, Nara (costruita nel 710),
è caratterizzata dall'assimilazione della cultura cinese (introdu-
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zione della scrittura ideografica,
redazione di cronache nazionali
– Nihongi - e di un codice di leggi
- Taiho - , riforma agraria) e dalla preminenza dell'antico clan dei
Fujiwara. Nel 794 con il trasferimento della capitale a Kyoto inizia
per la storia del paese l’epoca di
Heian (antico nome di Kyoto) che
dura fino al 1185. Questo periodo
è contrassegnato dalla graduale
perdita di influenza del clan Fujiwara, i cui capi avevano esercitato
dall'866 all'882 funzioni di reggenti; sul piano religioso si assiste
alla trasformazione del buddhismo sempre più radicato nella
vita nazionale. D’altra parte una
nuova aristocrazia terriera inizia
a condurre sotto il suo potere le
terre che le leggi del 7° e dell'8°
secolo, modellate su quelle cinesi, avevano distribuito tra numerosi piccoli coltivatori. La nuova
classe aristocratica beneficiava di
numerose esenzioni fiscali e aveva
un carattere militare ben marcato: i suoi membri guerreggiavano
continuamente tra di loro e con
gli Ainu, che abitavano nella parte settentrionale di Honshu. Verso
il 1150 restavano solo due grandi famiglie, i Taira e i Minamoto.
I Taira estromettono i Fujiwara,
dopo di che si scontrano con i Minamoto, dando inizio a un periodo
di aspre lotte che costituirà l’età
aurea della cavalleria giapponese:
la battaglia navale di Dan-noura
(1185) consacra il trionfo della casata dei Minamoto.
Il periodo delle dittature militari: le epoche Kamakura, Muromachi e Momoyama (1185 1600).
Dopo la vittoria sui Taira, Yoritomo,
capo del clan Minamoto, si proclama (1192) shogun(generalissimo)
creando così una nuova istituzione, lo shogunato, destinata a
durare fino al 1867 segnando fortemente la storia del Giappone.
Proclama capitale la città di Kamakura, 20 km a sud di Yokohama, e
dopo aver ripartito le province tra
i suoi compagni d’armi instaura
una vera dittatura. Il sorgere di
questo nuovo regime non provoca
tuttavia la fine del regime imperiale e al contrario lo shogunato
si incorpora nelle strutture preesistenti. L'imperatore, la sua corte,
i suoi ministri continuarono a risiedere a Kyoto, ma non contando
quasi nulla. Nell'epoca Kamakura
(1192- 1333) si assiste ad un nuovo frazionamento del potere, questa volta a spese dello shogunato.
Dopo la morte di Yoritomo (1199) i
suoi vicari (shikken), del clan Hojo,
eliminarono definitivamente i Minamoto, reclamando di esercitare
il potere perché derivato direttamente da Yoritomo. Gli usurpatori
Hojo conservano il potere per oltre
un secolo (1200- 1333), un periodo tra i più prosperi della storia
giapponese: grazie a Tokimune, il
Giappone riesce a conservare la
sua indipendenza minacciata da
due tentativi di invasione mongola
nel 1274 e nel 1281. Ma l'enorme
sforzo finanziario compiuto nel
corso della guerra contro i Mongoli, poiché si erano dovute fortificare le coste dell'arcipelago, rovinano le finanze shogunali, mentre i
grandidaimyo (signori feudali) del
Sud-Est iniziano a manifestare la
volontà di rendersi indipendenti.
La crisi è risolta nel 1338 da un
uomo nuovo, Ashikaga Takauji,
che si instaura a Kyoto e si proclama shogun, dando avvio al periodo detto Muromachi (1338-1573).
Come già i Minamoto, gli Ashikaga
Aiutare Ci Unisce
si rivelano incapaci di dare un governo forte al Giappone, preda dei
dissensi provocati dalla crescente
potenza dei grandi daimyo e dei
monasteri buddhisti che disponevano di veri eserciti. La loro autorità viene inoltre gravemente compromessa fin dagli inizi da uno
scisma dinastico: Daigo II (GoDaigo), il legittimo imperatore che
aveva privato Takauji del potere,
si rifugia nella fortezza di Yoshino, a sud di Kyoto, da dove poteva
mantenere la sua influenza sulle
grandi famiglie guerriere, mentre
un imperatore rivale, tenuto sotto
la stretta sorveglianza degli Ashikaga, teneva corte a Kyoto. Due
altri fatti importanti caratterizzano questo periodo di storia Muromachi: da una parte, lo sviluppo
di un ceto di mercanti all'ingrosso,
di cambiavalute, di usurai, di trasportatori, che costituisce il primo
nucleo di una borghesia urbana;
dall'altra, i rapporti commerciali
con il continente, interrotti dopo
i primi fruttuosi contatti del 7°
secolo, riprendono con vigore nei
secoli 15° e 16°, mentre i primi
Occidentali, commercianti e missionari portoghesi e spagnoli, iniziano a sbarcare sull’arcipelago a
partire dal 1542. I Giapponesi accolgono in principio con molto favore il cristianesimo (agli inizi del
17° secolo si calcola che i cristiani
fra la popolazione ammontassero a circa 300.000), come pure le
armi da fuoco e la tecnica militare
europee. Verso la metà del 16° secolo l'incapacità degli Ashikaga di
governare era divenuta evidente;
essi riuscirono a conservare il potere fino al 1573 soltanto perché
nessuna personalità di particolare
spicco era riuscita ancora a imporsi sui clan; ma nella seconda
metà del 16°secolo tre guerrieri di
modesta origine unificano il Giappone facendolo entrare in una
nuova fase storica. Oda Nobunaga, che sottomette le province del
centro, depone Yoshiaki, ultimo
degli shogun Ashikaga (1573), e
risana le rovine accumulatesi in
un secolo di guerra civile. Toyo-
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tomi Hideyoshi, figlio di contadini, raggiunto il potere completa
l’opera di Nobunaga, ma trascina
l’esercito nipponico nella disastrosa avventura di Corea (1598). Un
piccolo aristocratico di provincia,
Iyeyasu, della famiglia Tokugawa,
unifica definitivamente il Giappone, schiacciando i daimyo dissidenti nella battaglia di Sekigahara
(1600) e che, proclamandosi shogun, fonda una casata destinata a
governare il Giappone per due secoli e mezzo.
Lo shogunato autoritario e accentrato: epoca Tokugawa (1600
- 1868)
Hideyoshi aveva realizzato sul finire del 16°secolo l’unità dell’arcipelago. Tale unità, però, riposava solo sulla forza delle armi: fu
Iyeyasu a renderla definitiva dandole un solido fondamento amministrativo e giuridico. Egli si fa
conferire dall’imperatore il titolo
ereditario di shogun (1603) e stabilisce la sede del suo governo a
Yedo (l'odierna Tokyo). Conduce
tutti i daimyo sotto il suo controllo attraverso una fitta rete di spie,
costringendo i parenti prossimi
dei daimyo a vivere alla sua corte quali ostaggi e gli stessi daimyo
a risiedervi periodicamente. La
stessa corte imperiale è sottoposta alla sorveglianza costante dei
funzionari shogunali delegati a
Kyoto. Per quanto riguarda la politica estera, Iyeyasu e i suoi successori fecero di tutto per isolare
il Giappone dal resto del mondo.
Dal 1624 decreti di espulsione
vengono emanati contro gli stra-
nieri e solo a pochi mercanti cinesi e olandesi confinati nell'isola di Deshima, in prossimità di
Nagasaki, viene consentito commerciare dopo il 1640, attraverso
funzionari shogunali in veste di
intermediari. E’ vietato ai Giapponesi di espatriare, pena la morte
(1633), e il tonnellaggio delle navi
mercantili viene limitato, così da
rendere impossibile la navigazione
oceanica (1637). Naturalmente i
primi a soffrire di questa politica
di isolamento sono i missionari e
gli indigeni convertiti. Nel 1637
scoppia nella penisola di Shimabara una rivolta tra la popolazione
giapponese convertita al cristianesimo, che termina con lo sterminio di 37.000 insorti. Da questo
momento il cristianesimo cessa di
esistere in Giappone come religione organizzata. La storia del Giappone durante l'epoca Tokugawa,
culminata nel periodo Genroku
(1687-1709), è caratterizzata dalla rapida ascesa della borghesia
cittadina, mentre comincia a diminuire in proporzione l'influenza della vecchia casta dirigente
dei daimyo, legata a un’economia
agricola. La situazione dei contadini, che costituivano la principale classe produttiva, resta per
tutto questo periodo, critica e lo
stesso shogun deve ripetutamente intervenire per domare talune
rivolte nelle campagne. Nel corso
del 19°secolo la storia del paese si
muove verso la trasformazione del
Giappone in uno Stato moderno,
cominciando con l’abolizione del
dualismo imperatore-shogun. Dal
18°secolo si era formato intorno ai
potenti capi dei clan meridionali e
occidentali un movimento di opinione favorevole alla restaurazione dell’autorità imperiale, e questi
capi, d'altra parte, manifestavano
un costante interesse per le arti e
la tecnologia occidentali. A partire dal 1825 le potenze occidentali
iniziano ad esercitare sul Giappone la loro crescente pressione:
chiedono in particolare un trattamento umano per i loro naufraghi,
la concessione di stazioni carbo-
Aiutare Ci Unisce
nifere nei porti giapponesi e la libertà di operare sul suolo dell'arcipelago per i loro mercanti e per
i loro missionari. La prima mossa
in questo senso si ha nel 1853,
quando il comandante americano
Matthew Perry, violando i divieti,
entra con le sue navi nella baia di
Yedo (Tokyo) e l’anno successivo
impone al governo dello shogun
una convenzione relativa ai naufraghi e l’apertura di due porti per
il rifornimento delle navi americane. Nel 1856 giunge a Yedo il
primo ambasciatore americano,
Townsend Harris, che ottiene la
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firma di un trattato commerciale
(29 luglio 1858) sul quale vengono
modellati nei mesi seguenti analoghi trattati stipulati da Olandesi, Russi, Inglesi e Francesi. Tali
trattati aprono il Giappone alle relazioni politiche, culturali e commerciali con l'Occidente, e provocano un’immediata reazione da
parte dei nemici del regime shogunale. Questi si abbandonano,
nel nome dell'imperatore, a una
serie di atti di violenza contro i residenti stranieri (dodici dei quali
vengono assassinati tra il 1859 e
il 1862), e nel 1863 bombardano
le loro navi a Shimonoseki, il che
provocherà rappresaglie immediate da parte delle potenze. Di fronte
ai mezzi militari degli Occidentali,
l'impotenza del governo shogunale
diviene palese agli occhi dei suoi
stessi seguaci: il 9 novembre 1867
Yoshinobu, ultimo degli shogun
Tokugawa, si piega senza tentar di
resistere rimettendo tutti i poteri
all’imperatore Mutsuhito (Meiji)
che ha appena quindici anni.
scelto in base al proprio fototipo,
ma anche a seconda di zona (es.
montagna, tropici, mediterraneo,
ecc.), clima, altitudine e latitudine
del luogo in cui vi trovate. In caso
di dubbi, sempre meglio optare per
una protezione elevata!
PREVENIRE
Laura Cavallini
La Salute: Abbronzatura
Pelle d’Ambra
BASTA SEGUIRE POCHE E SEMPLICI REGOLE PER ASSICURARSI UN’ABBRONZATURA BELLA E
DUREVOLE, EVITANDO SCOTTATURE ED ERITEMI.
CREMA, LATTE o OLIO?
E’ già arrivata la Primavera, con
le sue belle giornate da passare al
sole e all’aria aperta e i primi caldi
che ci fanno pregustare il piacere
di stare fuori casa: in spiaggia, in
piscina o in mezzo a un prato verde in città o in montagna. Per avere un’abbronzatura dorata e durevole, senza rischiare di scottarsi
e limitare l’invecchiamento precoce della pelle, è bene scegliere un
buon PRODOTTO SOLARE, il cui
fattore di protezione dev’essere
I solari in commercio propongono
una varietà di prodotti, che spaziano dalle creme ai latti solari
passando per gli oli. Generalmente, creme e stick sono ottimi per il
viso e per le parti sensibili, hanno
una maggiore consistenza e determinano quindi una maggiore protezione; olio e acque solari invece
hanno solitamente un fattore di
protezione più basso e conferiscono lucentezza alla pelle, aumentandone il potere abbronzante;
motivo per cui sono sconsigliate a
chi ha la carnagione chiara e, in
ogni caso, nei primi giorni di esposizione.
In città, il prodotto solare va applicato regolarmente di giorno, ideale
come base per il trucco. L’effetto
combinato sole- l’inquinamento
inaridisce ulteriormente la pelle ed
è una delle cause dell’invecchiamento precoce. Al mare, il solare va
applicato prima di uscire e prima
di indossare il costume, così che
i principi attivi penetrino l’epidermide in modo omogeneo; il prodotto è da spalmare quindi uniformemente, senza trascurare orecchie,
ascelle, inguine, ginocchia e piedi.
Il solare va poi applicato più volte
nel corso della giornata e, in ogni
caso, dopo ogni bagno. Il sudore,
l’acqua e lo strofinamento con teli
da spiaggia riducono lo strato protettivo, anche se resistenti all’acqua (WATER RESISTANT). Inoltre,
un’applicazione costante e uniforme della crema o del latte solare
permette di mantenere idratata
più a lungo la pelle, garantendone un’abbronzatura più durevole.
Sulle zone maggiormente sensibili
è consigliabile applicare un solare
con indice di protezione più alto,
sfumandolo e facendolo penetrare
effettuando un massaggio con le
mani. Anche quando abbronzati,
continuate ugualmente a proteggervi con prodotti a protezione più
bassa, poiché gli strati superficiali
della pelle continuano a rinnovarsi e si è comunque vulnerabili alle
Aiutare Ci Unisce
radiazioni.
Autoabbronzanti, si o no? Gli
autoabbronzanti risultano essere
un buon alleato per gli appassionati della tintarella: consentono
infatti di ottenere una buona pigmentazione cutanea, seppur destinata a scomparire nell'arco di
2 o 3 giorni, in poche ore e in assenza di sole. Ottimi dunque per
i primi giorni, quando ancora la
pelle non è abbronzata, in quanto consentono di esibire una bel
colore dorato, ma anche una volta
rientrati in città, per conservarlo
più a lungo. Attenzione: gli autoabbronzanti non conferiscono alcuna protezione nei confronti delle radiazioni ultraviolette.
PROGRESSIONE
Nei primi giorni, esporsi in modo
graduale: 20-40 minuti in tutto,
intervallando momenti all’ombra.
Questo evita arrossamenti ed eritemi e favorisce un’abbronzatura
durevole. Una regola generale è
evitare di prendere il sole dalle 12
alle 16, ore in cui i raggi sono molto intensi. Se ci si trova in spiaggia in questi orari, proteggersi
con abiti leggeri e chiari e rimanere sotto l’ombrellone. Ricordarsi
di proteggersi anche quando si è
all’ombra e quando è nuvoloso!
Per un’abbronzatura il più uniforme possibile e un colorito omogeneo, è preferibile tenersi in MOVIMENTO. A fine giornata, fare una
doccia rimuove la salsedine dalla
pelle e una successiva idratazione
evita che questa si screpoli e mantiene l’abbronzatura più a lungo.
Una semplice crema idratante o,
meglio ancora, un DOPOSOLE
specifico rinfrescante e lenitivo,
assolvono bene a questa funzione.
OBIETTIVO TINTARELLA:
1. esporsi gradualmente
2. evitare le ore centrali della giornata
3. scegliere la protezione adeguata
4. applicare il solare ogni ora e
dopo i bagni
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5. proteggere labbra e capelli con
prodotti specifici
6. non usare profumi o acque profumate
7. idratare la pelle a fine giornata
CHIOME PROTETTE
Anche i capelli necessitano di cure
specifiche. Sole, vento, acqua salata e sabbia li sfibrano, rendendoli stopposi, opachi e deboli. Se
sono poi tinti, peggio ancora: i coloranti alterano le fibre dei capelli, danneggiandone la cuticola. E’
dunque sempre preferibile usare
sempre cappelli o bandane, che
riparano il cuoio capelluto dalle
aggressioni solari. Spalmate i capelli con oli protettivi e, se lunghi,
raccoglieteli sulla testa per diminuire la superficie di esposizione.
A fine giornata, lavateli con uno
shampoo diluito per eliminare salsedine, sabbia e sudore. Utilizzate
balsami studiati ad hoc per la riparazione in seguito all’esposizione
solare. Abbiate cura di asciugarli
delicatamente, tamponandoli con
una salvietta di cotone e approfittate del calore estivo per asciugarli
all’aria invece che con il phon.
L’ABBRONZATURA VIEN MANGIANDO
Anche la dieta è importante per
avere una tintarella invidiabile. Si
può cominciare ad assumere gli
alimenti giusti già qualche settimana prima dell’esposizione. Prima di tutto, bere molta ACQUA
PER IDRATARE l’epidermide, proteggendola dalle aggressioni dei
raggi ultravioletti. E introdurre
alimenti ricchi di vitamine e minerali, ad alto potere anti- ossidante. In particolare, la vitamina
C (in kiwi e agrumi) e la vitamina
E (nelle uova) aiutano a neutralizzare l’azione dei radicali liberi,
che determinano l’invecchiamento
precoce della pelle. La vitamina
A e il beta- carotene ( in frutta e
verdura a polpa rossa, arancione
gialla, come melone, albicocche,
pesche, carote, peperoni e pomodori) proteggono la pelle e favoriscono l’abbronzatura.
SAPERNE DI PIU’
IL BETA- CAROTENE
Che cos'è?
Il beta-carotene è un pigmento arancione contenuto in molte
varietà di frutta e verdura a cui
conferisce un colore che varia dal
giallo al rosso. Ne sono particolarmente ricchi frutti come le albicocche, i cachi, i meloni, le pesche, le arance e verdure come le
carote, i pomodori, la zucca gialla,
i peperoni rossi ma anche verdure
a foglia verde come gli spinaci, i
broccoli, le rape e la cicoria.
Il
beta-carotene,
giunt
Aiutare Ci Unisce
o nell'intestino, viene convertito in
parte in vitamina A, una sostanza
fondamentale per la salute della
pelle e degli occhi, e il resto viene
assorbito e immagazzinato come
tale.
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Quali i possibili impieghi?
Il beta-carotene assunto per bocca si deposita in parte nel tessuto
adiposo e nella cute conferendo
un caratteristico colore arancione
dorato alla pelle. Di conseguenza,
la sostanza è stata pubblicizzata
anche come stimolante dell'abbronzatura. In realtà l'abbronzatura dipende dalla PRODUZIONE
DI MELANINA. È importante perciò sottolineare che gli integratori
a base di beta-carotene non forniscono alcuna protezione nei confronti delle radiazioni ultraviolette:
il fatto che la pelle sembri abbronzata non deve esimere dall'utilizzo
di appropriati filtri solari (creme,
gel e latti). Una integrazione a
base di beta-carotene può essere
consigliata eventualmente a chi
ha la pelle molto chiara, in associazione a filtri ad ampio spettro,
per diminuire le reazioni di fotosensibilità nei confronti della luce
solare.
di preparazione anche complessi,
si ottengono piatti dal gusto delicato e coinvolgente. Dal colline del
Monferrato, nel sud della regione,
provengono le verdure, dall'Albese,
il rinomatissimo tartufo bianco.
La Bassa piemontese, ad est delle Alpi, è la patria delle risaie. Intorno a Novara e Vercelli si coltiva
uno dei più grandi quantitativi di
riso di tutta Europa. Nei suoi terreni acquitrinosi si trovano altre
prelibatezze della cucina storica
piemontese, quali le rane, servite fritte od in guazzetto e tutt'oggi
uccise davanti al compratore per
farne verificare personalmente la
freschezza, e le lumache,
condimento prelibato per
vari tipi di primi e secondi
piatti. Dal lago Maggiore
e dal lago d'Orta, a nord,
provengono
specialità
quali il pesce persico ed
altre prelibatezze d'acqua
dolce, mentre dalle montagne arriva il sapore di
piatti forti a base di polenta e castagne. Infine,
dalle dolci colline delle
Langhe arrivano vini tra
i più famosi del mondo,
ottimi per accompagnare
il pasto.
Polenta Concia
di Alessia Martino
LE INFORMAZIONI FORNITE IN
QUESTE PAGINE HANNO UNICAMENTE VALORE INDICATIVO E
INFORMATIVO; NON SISTITUISCONO PERTANTO IN NESSUN CASO
IL PARERE DEL MEDICO CURANTE O DEL MEDICO SPECIALISTA.
Cucina: 2 ricette
Bentornati alla nostra rubrica di
cucina! Come la volta precedente,
vi proporrò delle tipiche ricette����
regionali, una dolce ed una salata, e
stavolta toccheremo un’altra regione dalla grande tradizione culinaria: il Piemonte.
La cucina piemontese affonda le
proprie radici nella tradizione contadina. Una cucina di ispirazione popolare quindi, ma non per
questo priva di eleganza e raffinatezza. La varietà degli scenari
geografici regionali ( risaie, laghi,
colline, monti) fornisce ai cuochi
locali una grande scelta di alimenti base: da essi, attraverso metodi
La prima ricetta che vi propongo
è la POLENTA CONCIA, partiamo
dagli ingredienti (per 6 persone):
Acqua 1600 ml
Farina di mais 400 gr
Toma del Piemonte 400 gr
Ragù 300 gr
Burro 100 gr
Grana Padano50 gr
Olio di oliva
Sale
PREPARAZIONE:
Portare ad ebollizione l'acqua con
il sale e un cucchiaio d'olio in una
pentola capace. Versare la farina
di mais a pioggia girando con una
frusta. Far cuocere per circa 40
minuti continuando a girare.
Aiutare Ci Unisce
Ungete una pirofila con il burro,
fate un primo strato con la polenta, ricopritelo con la toma tagliata a striscioline e con uno strato
diragù. Ricoprite con un secondo strato di polenta e ripetete la
sequenza. Dopo il ragù, sull'ultimo strato spolverate con il Grana
Padano.Mettete in forno per una
quindicina di minuti e servite ben
caldo.
Se utilizzate la polenta del "giorno prima" dovrete aver cura di disporla in una pirofila il giorno prima, e poi la taglierete a fette che
disporrete nella pirofila.
Paste di Meliga
Ed ecco la seconda ricetta,le co-
Accadde a...
5 aprile 1817
Bici senza pedali
l barone tedesco Carl von Drais
presenta a Parigi la “draisina”, una
delle prime rudimentali biciclette,
che però, a differenza dei modelli
precedenti, aveva lo sterzo con cui
era possibile manovrare la ruota
davanti. Qualche anno più tardi
si tenne la prima gara di draisine,
vinta dal tedesco Semmler che riuscì a rimanere sulla dura sella di
legno per 31 minuti e a percorrere
ben 10 chilometri facendo leva con
i piedi sul terreno, la draisina infatti non aveva i pedali, che furono
inventati qualche anno più tardi.
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siddette PASTE DI MELIGA, dolci
piuttosto semplici da preparare.
Le paste di meliga o " paste 'd melia " (come sono chiamate i piemontese) risalgono alla tradizione
contadina piemontese che ne ha
tramandato la ricetta fino ai giorni
nostri.Ecco gli ingredienti:
200 gr
200 gr
200 gr
3 tuorli
La tradizione vuole che le paste di
meliga si inzuppino nellozabaione
(altra ricetta tipica della cucina
piemontese) oppure nel vino rosso, Dolcetto o meglio Barolo chinato.
burro
zucchero
farina di mais
d'uovo
PREPARAZIONE:
Impastate il burro, lo zucchero, la
farina di meliga (di mais) e 3 tuorli
d'uovo. Tirate una sfoglia abbastanza spessa e ritagliate dei biscotti rotondi . Mettete in forno a
180°C per circa mezz'ora.
8 aprile 1973
L’artista del secolo
Muore all’età di 91 anni lo spagnolo Pablo Picasso, considerato il più
grande genio artistico del Novecento.
e gigantesca tela “Guernica” - di 3
metri e mezzo per 7,7 metri - che
rappresenta il bombardamento e
la devastazione dell’omonina
cittadina basca (regione a Nord
della Spagna), durante la Guerra
Civile Spagnola. L’opera, nella
quale l’autore condanna apertamente le violenze e le brutalità
della guerra, è rimasta negli anni
simbolo della condanna di tutte le
guerre.
Nell’immagine, un particolare di
“Guernica” conservata al Museo
Nazionale Centro d’Arte Regina Sofia di Madrid.
Nella foto, un modello di draisina
del 1850 conservata al Museo della
Scienza e della Tecnologia di Milano.
17 marzo 1885
Picasso è stato un’artista tra i più
prolifici: al momento della morte
soltanto nella sua collezione
privata erano conservate 50 mila
sue opere tra disegni, sculture e
dipinti. Nel 1937 dipinse la famosa
Elephant Man, chi era costui?
All’Istituto di Patologia di Londra il
Dr. Frederick Treves presenta un
referto medico sulle cause della deformità di Joseph Merrick: è il primo riconoscimento scientifico della
malattia dell’uomo comunemente
conosciuto come “Elephant Man”.
Merrick aveva una testa smisurata, il braccio destro molto più lungo del normale, le gambe e i piedi
deformi, motivo per cui zoppicava
Aiutare Ci Unisce
e il suo modo di parlare risultava
incomprensibile a causa di una
protuberanza ossea sul labbro
superiore. Soltanto dopo più di
cent’anni, nel 1996, si è riusciti a classificare la sua deformità
come una forma molto grave della
rara sindrome di Proteo, dal nome
del dio greco che poteva prendere
qualunque forma di animale o di
elemento naturale.
Nella foto: John Hurt, in “The
Elephant man”. Il film si ispira alla
vita di John Merrick.
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22 marzo 1792
Comunicare col binocolo
l fisico francese Claude Chappe
presenta oggi un nuovo sistema
di comunicazione, il telegrafo ottico. Prima del telegrafo elettrico,
la possibilità di trasmettere messaggi (nomi, parole e frasi) era infatti legata a due bracci di legno
montati sui tetti delle case (“stazioni”) che si muovevano secondo
un codice segreto. Le informazioni
venivano captate dall’osservatore
della stazione più vicina attraverso un binocolo, il quale a sua volta le trasmetteva ad un’altra stazione distante una quindicina di
chilometri e così via fino a quando
il messaggio non arriva a destinazione.
Nell’immagine, una “stazione” di
comunicazione in una riproduzione
dell’epoca.
Compleanni dei volontari
Maggio
1 maggio: Aldizio Maria Cristina
6 maggio: Radaelli Stefano
10 maggio: Di Bitetto Ivan
12 maggio: Vavassori Luigi
15 maggio: Castelfranco Iris
16 maggio: Bianchini Marisa
25 maggio: Scumaci Maria
26 maggio: Prescendi Carmen
Giugno
1 giugno: Gulli Caterina
3 giugno: Marino Giuseppina
4 giugno: Denti Leonina
10 giugno: La Corte Giuseppe
11 giugno: Rusconi Margherita
11 giugno: Bianchessi Loredana
12 giugno: Ossoli Anna Maria
14 giugno: Martino Alessia
19 giugno: Ravizza Tomasina
Luglio
5 luglio: Darcio Anna
9 luglio: Colombo Gianluca
9 luglio: Fugagnoli Marzia
12 luglio: Squillaci Antonio
30 luglio: Stucchi Sergio
31 luglio: Pontoriero Maria Concetta
Agosto
1 agosto: Lagana’ Massimiliano
2 agosto: Pesto Giuseppina
9 agosto: Olivieri Angelo
10 agosto: Sormani Marilena
12 agosto: BertaminoMaria
17 agosto: Piazzolla Francesca
19 agosto: Marelli Carla
Aiutare Ci Unisce
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La VOCE all’AVO GIOVANI:
L’Albero e le sue foglie
Le animazioni di Carnevale di
solito risultano essere le più
belle rispetto a quelle fatte
nell’arco di tutto l’anno; vuoi
per la vivacità dei colori, per la
varietà dei costumi, per il clima festoso e ludico che accompagna questo giorno.
I pazienti, i parenti e gli infermieri dell’Ospedale Bassini in
quel giorno hanno visto girare
tra le corsie dei pirati, un indiano, arlecchino, una geisha,
la topolina Minnie, una coccinella, Pippi ‘calze lunghe’ e
poi anche un importante personaggio d’attualità, in vesti
stranamente simpatiche e per
niente dittatoriali:il Colonnello
Gheddaffi , interpretato ormai
dal nostro ben noto (per la sua
simpatia e goliardia) volontario
Antonio.
L’AVO Giovani ha girato tutti
i reparti, dispensando sorrisi,
barzellette e stelle filanti; questa volta siamo anche riusciti a fare un salto in pediatria,
reparto in cui l’AVO non svolge servizio perché è presente
un'altra associazione ma eravamo troppo carichi di buon
umore e allegria che volevamo
condividerla anche con i bimbi dell’ospedale , pensando
che un sorriso in più, anche se
dato da un’altra associazione,
non può che far sempre bene,
soprattutto se a darlo sono
Minnie, Arlecchino, un pirata
ecc..
L’animazione è stata davvero bella ,siamo anche riusciti
a coinvolgere gli infermieri di
alcuni reparti noti per essere
poco disponibili nei confronti
dei volontari.
Ma è proprio in queste occasioni che tra noi giovani si fa
sempre più forte l’idea che siamo utili, ci sentiamo utili...che
in fondo all’AVO, senza l’AVO
Giovani, mancherebbe qualcosa e l’AVO Giovani senza l’AVO
dietro non saprebbe dove trarre la sua forza.
Oggi c’ho pensato e ho capito
che noi giovani volontari siamo come le foglie di un grande albero che è l’AVO: le foglie
lo abbelliscono, lo colorano, lo
vivacizzano, ma è anche vero
che le foglie senza un tronco
con radici e rami forti che gli
donano la linfa per vivere non
esisterebbero e cadrebbero.
di
Federica Martino
Aiutare Ci Unisce
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Area Giochi
Sudoku
Cruciverba
1
2
3
4
5
11
6
12
14
7
9
10
13
1
15
17
18
24
5
25
26
27
29
5
7
8
3
1
28
30
31
33
3
9
2
9
7
8
8
21
23
2
7
8
6
4
5
3
7
34
36
38
4
6
19
22
32
6
16
20
35
8
37
39
ORIZZONTALI:
VERTICALI:
1. Il monte più alto della terra
7. Percorso di pratica
11. Il nome di Banfi
12. Monasteri
14. Andato poetico
15. Tra indice e anulare
16. Pubblica Sicurezza
17. Targa di Taranto
18. Uno dei sette colli di Roma
19. Nipote di Abramo
20. Confeziona abiti su misura
21. Taluni sono di coccio
22. Nome di donna
23. Membrana che divide una cavità
dall’altra
24. Carnivori con folta e lunga coda
25. Senza vita
26. Gioco d’azzardo
27. C’è quella canina
29. Appello disperato
30. Si subiscono ingiustamente
31. Le prime dell’alfabeto
32. Ancona
33. Contenta, felice
34. Struzzo australiano
35. Aiuto, rimedio
37. Il dio Marte in Grecia
38. Animale che se la ride
39. Pezzi di legno che ardono
1. La crema della crema
2. La misura la sarta
3. Vino nei prefissi
4. Lettera dell’alfabeto greco
5. Preferita ed eletta
6. Noia
7. Andato
8. Torino
9. Messo alla vista di tutti
10. Recalcitrante
13. Piccolo fiumiciattolo
15. Sulle torri delle fortezze antiche
18. Pesce d’acqua dolce
19. L’alimento principale dei neonati
20. La città di un San Francesco
21. Pezzi di poesia
22. Possedimenti all’estero di uno Stato
sovrano
23. Un momento di riposo
24. Il Giorgio autore della prima storia
dell’arte
25. Bocche da fuoco di grosso calibro
27. Tramezzino ... esotico
28. Illeciti
30. Segue il bis
31. Vale così sia
33. Galleggiante acquatico
34. Fu amata da Leandro
36. Sana senza eguali
37. La prima e l’ultima dell’alfabeto
Scopo del gioco: riempire le caselle
bianche con numeri da 1 a 9, in modo
tale che in ogni riga, colonna e regione
siano presenti tutte le cifre da 1 a 9 e,
pertanto, senza ripetizioni.
Indovinello: Il campo
Un uomo impiega 1 ora per arare
un terreno. Per lo stesso terreno,
lavorandoci insieme al figlio, ci
impiegherebbe 40 minuti. Quanto
tempo impiegherebbe, da solo, il
figlio ad arare il terreno ?
Aiutare Ci Unisce
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Soluzioni Numero Precedente
Cruciverba:
Indovinello: il resto
Poniamo 3 monete in un piatto
della bilancia, altre 3 nell’altro
piatto. Se i piatti della bilancia
hanno peso uguale, allora la moneta più leggera è quella non utilizzata. Se uno dei due piatti è più
leggero, la moneta falsa si trova
su di esso. Prendiamo 2 di queste
3 monete ed effettuiamo un’altra
pesata: Se i piatti sono uguali, la
moneta falsa è la restante, altrimenti è quella che ha peso inferiore.
Sudoku:
Aiutare Ci Unisce
Meteo stagionale
Previsioni Maggio - Giugno
- Luglio
Per la prima parte dell’estate 2011
è previsto un tempo più piovoso
del normale sull’area Atlantica,
fino alle isole Britanniche, le coste
francesi occidentali, a tratti tra la
bassa Scandinavia e la Danimarca, Mar Baltico. Spostandoci più
a sud, più piovoso del normale in
Giugno sulle coste Atlantiche spagnole e su buona parte del nord
Africa, specie nell’interno, questo
per la persistenza di circolazioni depressionarie che comunque
solleveranno aria piuttosto calda
verso l’Europa centro-orientale. In
Italia non è prevista alcuna anomalia in termini di precipitazioni
significativa. Possibile fase un po’
più piovosa tra Giugno e Luglio
sui settori più occidentali, ma poi
attesa una fase piuttosto secca
per Luglio sull’area del nord-est.
Agosto-Settembre-Ottobre
La tendenza per la seconda metà
della stagione estiva e per i primi
periodi autunnali, vede una concentrazione della maggior piovosità intorno alle isole britanniche,
Francia Germania Settentrionale,
Olanda e Danimarca. Tempo più
asciutto sulla Norvegia settentrionale, sugli estremi settori orientali europei ma anche tra Italia,
Balcani, Turchia, Libia ed Egitto.
Non si attendono anomalie significative altrove. Tra Settembre ed
Ottobre situazione che varierà di
poco. Le piogge autunnali continueranno a prediligere i settori
nord-occidentali europei, specie
tra Gran Bretagna, Francia, nord
Germania, Olanda, Danimarca e
Norvegia. Più asciutto sul bacino
del Mediterraneo e sulla fascia
settentrionale africana, Grecia e
Turchia. Pagina 22 di 22
Cosa sono le Previsioni Stagionali ?
● 30° Anniversario di Fondazione AVO Cinisello B.mo
Prevedere il tempo atmosferico su
distanze temporali che vadano oltre le canoniche 120 ore (5 giorni
a partire da un momento iniziale)
costituisce oggi una delle sfide
più ardue ed importanti per la
comunità scientifica internazionale. Occorre tenere ben presente
quindi che tali mappe e modelli
sono da considerarsi a solo scopo
di tendenza e non possono ad oggi
considerarsi previsioni ad alta affidabilità.
● I nostri progetti:
o Tutor AVO
o Giocavo
o Arcobaleno
o Gemellaggio tra Reparti
o Riunioni di Reparto
a cura di
Marco Damiano
( dati ricavati da www.ilmeteo.it )
Appuntamenti da non
perdere
♦ Festa della Mamma:
Banchetto di piantine e lavori artigianali per la tua mamma, in
ospedale Bassini, atrio ingresso
principale.
● Sabato 07 MAGGIO 2011
dalle ore 10 alle ore 13 e dalle
ore 15 alle ore 19
● Domenica 08 MAGGIO 2011
dalle ore 09 alle ore 13
♦ Incontro Generale Volontari:
Incontro Generale Volontari, in
RSA di Cusano M.no, via Alemanni 10.
● Consegna dell’Attestato di
Benemerito Volontario e Attestato di Benemerito Reparto
● Premiazione volontari: 150
ore - 10 anni di attività di servizio in corsia e per l’associazione
● Varie ed eventuali
Al termine dell’incontro generale
tra volontari, è previsto un momento conviviale.
L’AVO invita tutti i volontari per
un Aperitivo nel magnifico giardino della RSA
Raccomandiamo di verificare sempre le date e gli appuntamenti con
gli avvisi affissi nello spogliatoio
AVO, attraverso il sito web www.
avocinisello.it, o rivolgendosi direttamente in Segreteria. Confermare la propria disponibilità’ agli
eventi, in segreteria AVO negli
orari di apertura.
a cura di
Marco Damiano
Programma:
● Relazione Annuale 2010
Per una versione a colori
visita il sito
● Consegna prospetto riepilogo www.avocinisello.it/giornalino.php
ore di servizio in corsia 2010
● Pagellino AVO - Valutazione
Tirocinio per i nuovi volontari
● Relazione della V Conferenza
Nazionale dei Presidenti AVO
Rimini Maggio 2011
Scarica

Aiutare Ci Unisce - Avo Cinisello Balsamo